Non di Solo Pane n°715 - 21 Giugno 2015

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PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 715 Domenica 21 Giugno 2015 Tempo Ordinario Itinerario quotidiano di preghiera

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PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 715

Domenica 21 Giugno 2015

Tempo Ordinario

Itinerario quotidiano di preghiera

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Non di solo pane ­ Numero 715 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 2

Giugno 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giorna-

giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le

parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in u-

nione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che

continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la

salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha gui-

dato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi

affinché io possa essere testimone del tuo amo-

re. Con Maria, la madre del Signore e della Chie-

sa, prego specialmente per le intenzioni che il

Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i

fedeli in questo mese

Intenzione del Santo Padre

Perché i migranti e i rifugiati trovino accoglienza e

siano trattati con rispetto nei Paesi nei quali giungono.

Intenzione missionaria

Perché l'incontro personale con Gesù susciti in molti

giovani il desiderio di offrirgli la propria esistenza nel

sacerdozio o nella vita consacrata.

Intenzione dei vescovi

Perché venga annunciato il cuore del messaggio cri-

stiano, piuttosto che alcuni aspetti dottrinali e morali.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e

nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

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Non di solo pane ­ Numero 715 ­ pagina 3

Domenica 21

Giugno

IV Settimana del Salterio

XII Domenica del Tempo Ordinario

L’amicizia non deve essere una specie di dazio per esigere doverosi tributi ma piuttosto una fonte

di vera gioia e un abbellimento della vita. (Sant’Ambrogio)

Santa Demetria era un

tempo commemorata

nel Martirologio Ro­

mano al 21 giugno,

ma nei repertori agio­

grafici il suo dies na­

talis è riferito in gior­

ni diversi. Secondo la

leggendaria passio di

Pimenio sarebbe stata

figlia dei martiri Fla­

viano e Dafrosa e so­

rella di Santa Bibiana.

Dopo la morte dei

genitori, arrestata in­

sieme con la sorella e

condotta alla presenza

dell'imperatore Giu­

liano, improvvisa­

mente morì di spa­

vento. Come per i

suoi familiari, anche

per Demetria bisogna

dire che si tratta di un

personaggio storica­

mente incerto.

Etimologia: Demetria

= sacra alla dea De­

metra, dal greco.

Emblema: Palma.

Il santo del Giorno: Santa Demetria di Roma

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tem­pesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo sve­gliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbedi­scono?».

Brano Evangelico: Mc 4, 35­41

Contemplo: Perché avete paura? (Mc 4,40) Gesù è «consolazione» con

la sua presenza sulla barca della Chiesa, e le sue parole sono «esortazione»

a non avere paura. Non siamo noi a possedere la verità, ma è la Verità, cio-

è Gesù stesso, che ha scelto di restare con noi. «In virtù della perseveranza

e della consolazione che ci provengono dalle Scritture - le parole di Gesù -

teniamo viva la speranza» (Rm 15,4). Siamo «pieni di consolazione, pervasi

di gioia in ogni nostra tribolazione» (2Cor 7,4).

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Non di solo pane ­ Numero 715 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 4

P a g i n e b i b l i c h e

Oggi san Marco ci presenta il brano della tempesta sedata. Non ci sono dubbi che la barca che sta per essere travolta dalle onde im­petuose rappresenta la nostra vita quando viene visitata dalla soffe­renza, dalle difficoltà e dalle crisi. Cerchiamo, avvalendoci dell’aiuto dei padri della chiesa, di analizzare i singoli passaggi di questo brano così ricco di suggestioni.

«In quel medesimo giorno,

verso sera». S. Agostino commen­ta così queste parole: è lo stesso giorno in cui Gesù aveva esposto le due parabole della semente e del chicco di senapa che rappresenta­no la pienezza della nostra vita spirituale e il testo, precisando che si tratta di «quel medesimo gior­no» e facendo riferimento a quelle parabole, vuole dirci che per arri­vare là, alla pienezza dello spirito, bisogna passare attraverso le crisi.

«Verso sera»: le tenebre sono

il primo sintomo della tempesta dello spirito, quando ciò che sem­brava deciso dalla volontà crolla.

«Passiamo all'altra riva». Il testo nella traduzione esatta dice «contro» l'altra riva, come se fosse

necessario andare contro qualcosa per arrivare poi all'altra riva, sinoni­mo di una fede matura ed autentica. Il bambino impara a camminare solo quando ha fatto molti ruzzoloni; così nel rapporto con Dio: la fede cresce e matura solo se passa attraverso il crogiuolo della “fatica del credere” o, come la chiama San Giovanni della Croce, la notte oscura dello spirito.

«Lo presero con sé, così com'e-ra»: Dio va accentato nel misterioso disegno della sua volontà, così com’è. «Dio non è il “tappabuchi” dei nostri bisogni, non è colui che possiamo utilizzare per colmare le nostre insufficienze. Ė proprio di una religiosità primitiva e infantile voler piegare Dio alle necessità del momento». (K. Barth)

«Le onde nella barca»: è il mo­mento culminante della crisi, e non c'è nessun punto d'appoggio; dallo spirito escono considerazioni amare sulla vita, le certezze vengono meno, si rimane soli.

«E dormiva»: è quando, nel tor­mento della crisi, il fuoco dell'amore si raffredda e la fede si è intorpidita. È il momento del maggior turba­

mento e ci rivolgiamo a tutti, scon­trandoci con tutti, mentre Dio sembra dormire, zittito dal torpore del nostro egoismo.

«Maestro, non t’importa che sia-mo perduti?»

Quando infuria la tempesta solo noi possiamo fare qualcosa: ricorrere a quella voce che abbiamo zittito dentro di noi, e il Cristo ridona la tranquilli­tà. È la voce della nostra coscienza che può imporre il silenzio: quando sale il sussurro di morte ed è il mo­mento in cui l'uomo è tentato di gu­stare la morte, la coscienza allora deve imporre il silenzio.

«Il vento cessò e vi fu grande bo-naccia»: per significare che era com­pletamente cessata la burrasca, perché quando riusciamo a imporci con un «taci» imperativo, allora torna la cal­ma e il silenzio. La grande bonaccia ci mostra Dio: quando noi riusciamo ad ascoltare la voce della coscienza, allora ubbidiamo a Dio e tutto ritorna nella tranquillità. S. Ambrogio com­menta: nessuno può attraversare la vita senza crisi, siamo sottoposti a tempeste spirituali, ma svegliamo quel navigatore che è in noi e che è il solo in grado di dominarle; è il nostro sonno che lo fa dormire.

Le tempeste della vita.

A cura di don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane ­ Numero 715 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 5

P a g i n e b i b l i c h e

Contemplazio:

L’anima che non dimora

in Cristo è infelice

Dalle “Omelie” attribuite a San Macario, Vescovo.

Una casa, non più abitata dal padrone, rimane

chiusa e oscura, cadendo in abbandono; di conse-

guenza si riempie di polvere e di sporcizia. Nella

stessa condizione è l'anima che rimane priva del

suo Signore. Prima tutta luminosa della sua pre-

senza e del giubilo degli angeli, poi si immerge

nelle tenebre del peccato, di sentimenti iniqui e di

ogni cattiveria. Povera quella strada che non è

percorsa da alcuno e non è rallegrata da alcuna

voce d'uomo! Essa finisce per essere il ritrovo pre-

ferito di ogni genere di bestie. Povera quell'anima

in cui non cammina il Signore, che con la sua voce

ne allontani le bestie spirituali della malvagità.

Guai alla terra priva del contadino che la lavori!

Guai alla nave senza timoniere! Sbattuta dai maro-

si e travolta dalla tempesta andrà in rovina. Guai

all'anima che non ha in sé il vero timoniere, Cristo!

Avvolta dalle tenebre di un mare agitato e sbattu-

ta dalle onde degli affetti malsani, sconquassata

dagli spiriti maligni come da un uragano invernale,

andrà miseramente in rovina. Guai all'anima priva

di Cristo, l'unico che possa coltivarla diligentemen-

te perché produca i buoni frutti dello Spirito! In-

fatti, una volta abbandonata, sarà tutta invasa da

spine e da rovi e, invece di produrre frutti, finirà

nel fuoco. Guai a quell'anima che non avrà Cristo

in sé! Lasciata sola, comincerà ad essere terreno

fertile di inclinazioni malsane e finirà per diventa-

re una sentina di vizi.

Signore Gesù,

ti rendiamo grazie

perché non cessi d'insegnarci

come affrontare le tempeste

che agitano la nostra vita

e la storia degli uomini,

nostri fratelli.

Con lo sguardo del cuore

fisso su di te, sapremo

abbandonare ciò che rende

greve la nostra barca,

rafforzeremo la nostra fiducia,

sapremo sciogliere le vele

e sentiremo forte la certezza

che con te, qualunque cosa

accada, qualunque bufera

ci insidi, siamo al sicuro,

siamo al riparo,

siamo già in porto.

Amen

Preghiamo la Parola

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Non di solo pane ­ Numero 715 ­ pagina 6

Lunedì 22

Giugno

IV Settimana del Salterio

XII Tempo Ordinario

Il Santo del giorno: San Paolino di Nola

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non giudicate, per non

essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giu­

dicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.

Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti

accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello:

“Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio

c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci ve­

drai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Brano Evangelico: Mt 7, 1­5

Discendeva da ricca fami­glia patrizia romana (nacque nel 355 a Borde­aux, dove il padre era fun­zionario imperiale) e favo­rito nella carriera politica da amicizie altolocate, di­venne «consul suffectus», cioè sostituto, e governato­re della Campania. Incon­trò il vescovo Ambrogio di Milano e il giovane Agosti­no di Ippona, dai quali fu avviato alla fede cristiana.

Ricevuto il battesimo verso i venticinque anni, durante un viaggio in Spagna conobbe e sposò Therasia. Dopo la morte prematura dell'unico fi­glioletto, Celso, entrambi si dedicarono interamen­te all'ascesi cristiana, sul modello di vita monacale orientale. Così, di comu­ne accordo distribuirono le ingenti ricchezze ai poveri, e si ritirarono

nella Catalogna, deve venne ordinato prete. A Nola, poi, diede inizio alla costruzione di un santuario, ma si preoc­cupò anzitutto di erigere un ospizio per i poveri, adattandone il primo piano a monastero, dove si ritirò con Therasia e alcuni amici. Nel 409 fu eletto vescovo di Nola. Morì a 76 anni, nel 431.

Contemplo: Togli la trave dal tuo occhio (Mt 7,5)

Il Signore, prima di giudicare i fratelli, ci invita a considerare i nostri peccati, i nostri difetti. Abbiamo una trave nell'occhio e vorremmo to­gliere la pagliuzza nell'occhio dell'altro. Gesù ci aiuta a non disprezzare i fratelli. Egli ci vuole innalzare alla misura di Dio, che ha sempre mi­sericordia dei suoi figli, e ci ricorda che il giudizio appartiene solo a lui, non a noi.

Gli animali sono amici così discreti: non fanno

domande e non riportano pettegolezzi. (George Eliot)

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Non di solo pane ­ Numero 715 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 7

Il giudizio: non quello degli uomini, ma quello

di Dio. La nostra breve vita che scorre davanti,

nel bagliore di un istante, all’infinto, una bri-

ciola di tempo davanti all’eternità. Di fronte al

trono dell’altissimo svaniscono le nostre certez-

za, crollano le presunzioni, scivolano via i vellu-

ti dell’ ipocrisia. E la nostra vita si svela alla

luce di quell’unica e radiosa verità. I polsi tre-

mano, la nausea del nostro vuoto ci riempie la

gola. Poi l’eco di una parola lontana: “Non giu-

dicate, per non essere giudicati”. E’ Gesù stes-

so che ci ricorda il criterio del Giudizio, il peso

e la misura che verranno adottati. Non giudica-

re: più di un atto di clemenza nei confronti dei

fratelli, un gesto di bontà, un abbozzo di bene-

volenza. Il volgere lo sguardo verso noi stessi, il

porre attenzione alla nostra trave e il coprire le

altrui miserie sotto la coltre della misericordia

diventa un atto di legittima difesa, il garantirci

un cenno di assoluzione da parte di Dio nei con-

fronti della nostra vita nell’ultimo giorno, il

giorno del Giudizio.

meditazione

Un gesto di bontà Meditazione di Don Luciano Vitton Mea

Agisci

... Oggi contemplo ciò

che Dio ha compiuto

con l'umiltà di Maria

e scelgo la strada

dell'umiltà, per permettere al

Signore di compiere piccoli-

grandi miracoli nella mia vita,

secondo i suoi progetti.

Signore Gesù,

la tua parola

richiama al cuore

tutti gli esodi

della nostra storia

e della storia degli

uomini: la sofferenza

di lasciare ogni certezza

e ogni segmento

di vita, costruito con

amore per vivere,

insieme,la comune

Esperienza di una

provvisorietà

che pota e matura in te.

Per la tua presenza

grazie, oggi

e sempre, Signore!

Amen

Preghiamo la Parola

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Non di solo pane ­ Numero 715 ­ pagina 8

Martedì 23

Giugno

IV Settimana del Salterio

XII Tempo Ordinario

Ho rinunciato all’amicizia di due persone:

della prima perché non mi ha mai parlato di sé, dell’altra perché non mi ha parlato di me.

(Nicolas De Chamfort)

Maria d'Oignies, beghi­na e mistica, nacque a Liegi nel 1177 circa da famiglia benestante. All'età di 14 anni si spo­sò, ma in seguito decise con il marito di dedicar­si ad una vita apostolica di castità e carità, lavo­rando in un lebbrosario. All'età di 30 anni, nel 1207, si ritirò in una comunità di conversi, ossia di suore e fratelli laici, coordinata da un

gruppo di preti, fra cui Jacques de Vitry, futu­ro Cardinale d'Acri in Palestina e protettore del movimento delle beghine. Maria ebbe molta influenza spiri­tuale su Jacques, che ne scrisse la biografia e che la aiutò la fonda­re la sua comunità au­tosufficiente di beghi­ne e begardi. Nono­stante le accuse di ere­sia che sarebbero state

mosse al movimento negli anni successivi, Maria fu sempre molto ortodossa nelle sue con­vinzioni, tant'è che ap­poggiò con entusiasmo la Crociata contro i cata­ri del 1209. Nel 1212 si racconta che Maria a­vesse ricevuto le stim­mate, ben 12 anni prima di San Francesco. Morì nel 1213 all’età di 36 anni.

Il Santo del giorno: Beata Maria di Oignies

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai

cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpe­

stino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto vo­

lete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti

è la Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta

e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi

entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita,

e pochi sono quelli che la trovano!».

Brano Evangelico: Mt 7, 6.12­14

Contemplo: Entrate per la porta stretta (Mt 7,13)

Le parole di Gesù, le parabole, i paragoni, le immagini, hanno diversi livelli di comprensione. L'immagine della «porta stret­ta» più che l'idea di esclusione per tanti, o di salvezza per po­chi, deve farci ricordare il grosso cammello che non entra nella cruna dell'ago. Solo i piccoli, gli umili, possono passare per la cruna, per la porta stretta. Dice Gesù: «Io sono la porta. Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e trove­rete ristoro per la vostra vita» (cf Mt 11,29).

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Non di solo pane ­ Numero 715 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 9

Che cos'è "la porta stretta" di cui si parla nel van-

gelo? Certamente, il sacrificio. Non si può annun-

ciare il regno di Dio senza avere davanti agli occhi

della mente la storia di Cristo, la sua rinuncia ad

essere forte e vincente pur essendo il Dio incarna-

to, la sua umanità nata dal grembo di Maria, il suo

nascondimento nella casa di un falegname, la sua

predicazione rivolta a tutti (non ad un'èlite di a-

scoltatori), la sua accoglienza verso i poveri e i

deboli, il suo andare continuo in direzione della

croce, la sua scelta di perdonare coloro che lo sta-

vano crocifiggendo. Il Card. Gianfranco Ravasi, in

merito, ha scritto: "Il vero fedele ha davanti a sé

un modello su cui esemplare la sua moralità: un

Dio che non ignora, certo, la giustizia, ma che la

invera secondo un canone ulteriore e superiore,

quello del perdono che è frutto di amore". Le per-

sone più anziane, quelle che Cristo ce l'hanno

scritto nel DNA del loro pensiero, sintetizzerebbe-

ro il tutto rispondendo che la porta stretta è il Pa-

radiso". E certamente vi è del vero, perché in Pa-

radiso non si va se si è troppo comodi. Il sacrificio

costa, inutile nasconderlo, ed è proprio il suo alto

prezzo che lo distingue dalla "porta larga e spa-

ziosa che conduce alla perdizione". Ma dietro c'è

sempre l'amore. A differenza della "porta larga",

infatti, il sacrificio porta in se la consapevolezza

di voler amare (senza l'amore neppure il sacrificio

conta agli occhi di Dio) per un obiettivo che va ol-

tre. Giuseppe Crea sottolinea proprio questo quan-

do afferma: "L'uomo è veramente felice, ossia vive

in pienezza la sua esistenza, solo nella misura in

cui è orientato verso qualcosa o verso qualcuno

che è al di là di se stesso e che rappresenta un va-

lore, un ideale, un progetto carico di senso".

meditazione

Ma dietro c'è sempre l'amore

Meditazione di Fiorella Elmetti

Signore Gesù,

il criterio che muove

le nostre scelte è

ancora e troppo spesso

la nostra presunta

autosufficienza,

un'autonomia illusoria,

un «meglio» che non ha

l'anima del tuo amore.

Noi «non ci rendiamo conto»:

aiutaci a rinnovare

continuamente l'esodo

che ci porta lontano

dalle nostre false certezze

e sempre più vicino

al nostro cuore e,

soprattutto, al tuo.

Grazie, Signore!

Amen

Agisci

Oggi, nella mia pausa

contemplativa, sosto a

fare memoria di quel

grande, forte e carisma-

tico personaggio che è Giovanni Bat-

tista. Ne lodo Dio perché, ancor og-

gi, è lì a dirmi: Segui Gesù: l’Agnello

di Dio venuto a dare la vita per te.

Preghiamo la Parola

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Non di solo pane ­ Numero 715 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 10

La vocazione del profeta

Osea è quella di prendere in

moglie una prostituta:

«Quando il Signore cominciò

a parlare a Osea, gli disse:

“Và, prenditi in moglie una

prostituta e abbi figli di

prostituzione, poiché il pae-

se non fa che prostituirsi

allontanandosi dal Signo-

re”».

Osea obbedisce alle parole

del Signore e prende in mo-

glie Gomer, figlia di Di-

blàim. L’esperienza tormen-

tata di questo matrimonio,

così particolare e difficile,

ci rivela l’amore incondizio-

nato di Dio nei confronti di

un popolo infedele, costan-

temente tentato dagli idoli,

da quelle alture dove gli

amanti di turno vendono

vane illusioni di felicità. Go-

mer non rappresenta solo il

popolo d’Israele ma tutti gli

uomini; i suoi tratti ci sono

famigliari, sono fissati per

sempre in una vecchia foto

che troviamo incorniciata

nel salotto di casa: «“Essa

ha detto: “Seguirò i miei

amanti, che mi danno il mio

pane e la mia acqua, la mia

lana, il mio lino, il mio olio

e le mie bevande…”».

Ma forse mi sto sbagliando.

Più che una semplice foto il

libro di Osea è un vero e

proprio albo di famiglia,

tratti molteplici di senti-

menti e di emozioni contra-

stanti che si accavallano e

si sovrappongono; un alter-

narsi continuo di manifesta-

zioni di amore appassiona-

to, di minacce, di gelosia,

di rimproveri e denunce

contro l’infedeltà, di e-

spressioni piene di tenerez-

za e di annunci di terribili

castighi, infine di promessa

restaurazione finale. Da no-

tare che in Osea, come in

tutti i profeti, l’ultima paro-

la è sempre una parola di

speranza, anche nelle situa-

zioni più drammatiche, per-

ché l’amore del Signore è

più forte di tutte le infedel-

tà dell’uomo.

Gomer rappresenta l’amore

fragile e debole dell’uomo,

quella incapacità adulterina

d’abbandonarsi ad un dono

completo e definitivo. Le

alture, i suoi culti, i suoi i-

doli sono il miraggio degli

uomini; l’amore adulterino

lo troviamo agli angoli delle

strade ed è facile lasciarsi

abbindolare, convincere e

infine tradire. Tutti lo fac-

ciamo, costa poco tradire,

diventare meretrici che la-

sciano il focolare domestico

per accostarci ai culti di

questo mondo, ai piccoli o

grandi piaceri della vita.

Lasciando l’Eden di Dio c’è

sempre un “Baal” di turno

che ci lusinga, che ci pro-

mette un poco di considera-

zione, un posto di lavoro,

una facile carriera, trenta

denari, il prestigio del pote-

re. Amanti esigenti che ci

fanno diventare “figli di

prostituzione”.

Gomer ci è famigliare: è no-

stra madre in questa umana

miseria.

di don Luciano Vitton Mea

Una moglie per prostituta

Pagine bibliche: il libro del Profeta Osea/1

di don Luciano Vitton Mea

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

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Non di solo pane ­ Numero 715 ­ pagina 11

Natività di S. Giovanni Battista

L’amicizia non si nutre dell’utile; si nutre di quello che abbiamo visto, toccato, pensato,

gioito e sofferto: niente che serva. (Fausto Gianfranceschi)

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lin­gua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifesta­zione a Israele.

Brano Evangelico: Lc, 1, 57­66.80

Giovanni Battista è l'unico santo, oltre la Madre del Signore, del quale si celebra con la nascita al cielo anche la nascita se­condo la carne. Fu il più grande fra i profeti perché poté additare l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. La sua voca­zione profetica fin dal

grembo materno è circondata di eventi straordinari, pieni di gioia messianica, che preparano la nascita di Gesù. Giovanni è il Pre­cursore del Cristo con la parole con la vita. Il battesimo di penitenza che ac­compagna l'annun­zio degli ultimi tem­

pi è figura del Batte­simo secondo lo Spi­rito. La data della fe­sta, tre mesi dopo l'annunciazione e sei prima del Natale, ri­sponde alle indicazio­ni di Luca.

Patronato: Monaci.

Contemplo: Che sarà mai questo bambino? (Lc 1,66)

Giovanni è chiamato da Gesù «lampada che arde e risplende, il più grande dei nati da donna, e si è fatto il più piccolo del regno dei cieli». Il figlio del sacerdote Zaccaria e di Elisabetta proclama a tutto il mondo: «In mezzo a voi sta uno che non conoscete. Io battezzo in acqua, lui invece vi battezzerà nello Spirito. Lui è lo Sposo; e l'amico dello Sposo esulta di gioia alla voce dello Sposo. Lui deve crescere; io, invece, diminuire. Lui è l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo».

Il Santo del giorno: Natività di San Giovanni Battista

Mercoledì 24

Giugno

IV Settimana del Salterio

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Non di solo pane ­ Numero 715 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12

Avendo ritrovato la parola dopo la nascita del

figlio, Zaccaria cantò un inno di riconoscenza

contenente tutta la speranza del popolo eletto.

La prima parte, in forma di salmo, è una lode a

Dio per le opere da lui compiute per la salvez-

za. La seconda parte è un canto in onore della

nascita di Giovanni e una profezia sulla sua fu-

tura missione di profeta dell’Altissimo. Giovan-

ni sarà l’annunciatore della misericordia divina,

che si manifesta nel perdono concesso da Dio ai

peccatori. La prova più meravigliosa di questa

pietà divina sarà il Messia che apparirà sulla

terra come il sole nascente. Un sole che strap-

perà alle tenebre i pagani immersi nelle eresie

e nella depravazione morale, rivelando loro la

vera fede, mentre, al popolo eletto, che cono-

sceva già il vero Dio, concederà la pace. L’inno

di Zaccaria sulla misericordia divina può diven-

tare la nostra preghiera quotidiana. D'altro la-

to, Giovanni è il primo a testimoniare realmente

la luce stessa, per cui la sua missione sta chiara-

mente al di qua della soglia ed è una missione

neotestamentaria. Il compito neotestamentario

affidato da Dio a Mosè o a un profeta era sempre

un compito limitato e circoscritto all'interno della

giustizia. Esso veniva affidato e poteva essere e-

seguito in maniera tale che comando ed esecu-

zione si corrispondessero con precisione. Il compi-

to neotestamentario, già affidato a Giovanni, con-

tiene l'esigenza illimitata di testimoniare la luce

in generale. Esso viene affidato nell'amore e (per

quanto duro possa essere) nella gioia, perché vie-

ne affidato all'interno della missione del Figlio,

meditazione

Parola ritrovata A cura della redazione

Signore Gesù,

ti ringraziamo

per l'esempio forte

di Giovanni Battista,

per la sua vita

di astinenza,

di rinuncia generosa,

di preparazione

all'incontro con te.

Egli è la guida

al nuovo esodo,

al viaggio accolto e

desiderato, quello che

ci porta a te

per sentirci chiamare

«amici» per sempre.

Amen

Agisci

Oggi, sull'esempio di

Maria, proclamo Dio

Signore della mia vi-

ta in ogni aspetto. Se lo dico col

cuore e con convinzione, piano

piano tutto ritroverà la sua giu-

sta dimensione.

Preghiamo la Parola

Page 13: Non di Solo Pane n°715 - 21 Giugno 2015

Non di solo pane ­ Numero 715 ­ pagina 13

Giovedì 25

Giugno

IV Settimana del Salterio

XII Tempo Ordinario

L’amicizia si nutre di tante sorgenti, ma più

di tutto del rispetto reciproco.

(Daniel Defoe)

Guglielmo di Montevergi­

ne era nato a Vercelli nel

1085 da nobile famiglia.

Divenuto monaco, decise

di recarsi in Palestina.

Lungo il cammino si fer­

mò in Irpinia dove fondò

la Congregazione Bene­

dettina di Montevergine,

con caratteristiche cenobi­

tiche. Sentendo il bisogno

di solitudine, nominò il

suo successore nella Con­

gregazione, che abban­

donò per poi fondare

altri monasteri, fra cui

quello di San Salvatore,

diviso in due parti de­

stinate rispettivamente

ai religiosi e alle reli­

giose. La sua opera

infaticabile lo portò

ancora più lontano ver­

so Rocca San Felice,

Foggia e Troia. L'ideale

di vita ascetica da lui

proposto, sostanzialmen­

te legato alla Regola be­

nedettina, faceva parte

del movimento spirituale

che cercava una Regola

più pura e dava maggior

spazio alla preghiera e

alla contemplazione.

Morì a Goleto, in Irpinia,

il 24 giugno 1142.

Il Santo del giorno: San Guglielmo di Montevergine

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signo­

re”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.

In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel

tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non

abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai

conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.Perciò chiunque ascolta

queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito

la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si

abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiun­

que ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto,

che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffia­

rono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegna­

mento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

Brano Evangelico: Mt 7, 21­29

Contemplo: Costruisci la casa sulla roccia (cf Mt 7,24)

Signore Gesù, tu mi hai insegnato a pregare e a desiderare, perché senza di te non

posso far nulla, perché con te voglio fare la volontà del Padre tuo e Padre nostro che è

nei cieli. «Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mia rupe, in cui

trovo riparo; mio scudo e baluardo, mia potente salvezza» (Sal 18,3). Tu sei la roccia,

su di te è costruita la casa di Dio, tu sei la bevanda spirituale che «zampilla per la vita

eterna» e che ci accompagna nel cammino (1Cor 10,4).

Page 14: Non di Solo Pane n°715 - 21 Giugno 2015

Non di solo pane ­ Numero 715 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 14

Agisci

Donaci, Signore, uno

sguardo lungimirante

che sappia cogliere,

anche lì dove sembra

che niente sia vera-

mente cambiato, i segni della vita

nuova che ogni giorno concedi a

piene mani seminando fiducia illi-

mitata e speranza viva tra le spine

e i sassi della nostra durezza di cuo-

re.

La casa costruita sulla roccia io credo sia la san-ta Eucarestia. È pane benedetto, ma è pure il segno visibile della presenza di Cristo che conti-nua ad offrirsi per noi ed è sempre con noi... Per imparare ad amare da lui e con lui che ama do-narsi. Una bella testimonianza in tal senso ce la offre Arnoldo Mosca Mondadori, pronipote del famoso editore. Egli è un “normale” quaranten-ne milanese, felicemente sposato, padre di tre bambini: "Dio parla nel silenzio, bisogna solo a-scoltare". E poi: "Senti una grande pace, improv-visamente non hai più bisogno di nulla. La gioia che l’uomo prova nell’accostarsi all’Eucaristia è un anticipo di paradiso...Cristo disseta l’infinita sete che l’uomo ha della bellezza. Avvicinarsi al tabernacolo è un’esperienza di estasi: non è un’esaltarsi, ma il sentire la pace di un mistero immenso...se parlare degli amori terreni è già difficile, il mistero del corpo di Cristo addirittura toglie di bocca le parole". Un dono, quello della fede, che Mosca Mondadori ha ricevuto fin da piccolo. "Ho sempre avuto un rapporto personale con Gesù. A 8 anni, durante la celebrazione del-la seconda Comunione, mi sono chiesto “Cos’è questo Pane che mi ferisce e mi comunica una gioia immensa?” e dentro di me ho sentito la ri-sposta “Questo Pane viene dal Cielo”». Poi la vita procede. "Un giorno mi trovavo nella basili-ca di Sant’Ambrogio, a Milano: sostando in pre-ghiera ho visto la beatitudine che sgorgava dal tabernacolo. Mi sono allontanato, ma questa gio-ia continuava a uscire. Allora mi sono detto: “Chi la prende tutta questa beatitudine?”. Attor-no non c’era nessuno... Per non lasciarla andare mi sono rimesso in contemplazione, e ho capito la gioia di Dio quando lo guardiamo".

Meditiamo la Parola

Un anticipo di paradiso Meditazione di Fiorella Elmetti

Signore Gesù,

la prova, la tribolazione,

a volte persino la gioia...

ci spingono a metterci

al riparo.

Edifichiamo case,

in cuori instabili

eframmentati, senza un

fondamento certo.

Invia anche a noi

un angelo e fa' che

lo ascoltiamo,

qualcuno che parli

di te, che ci restituisca

noi stessi, orienti il

nostro cuore e lo

volga a te.

Grazie, Signore Gesù!

Amen

Preghiamo la Parola

Page 15: Non di Solo Pane n°715 - 21 Giugno 2015

Non di solo pane ­ Numero 715 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 15

Venerdì 26

Giugno

IV Settimana del Salterio

XII Tempo Ordinario

Una delle gioie dell’amicizia è di aver

qualcuno cui confidare un segreto. (Alessandro Manzoni)

Nasce il 22 novembre

1863 a Fiumicello di

Campodarsego (PD) da

una famiglia di contadini

affittuari. Seguendo la

sua vocazione al sacerdo­

zio nel 1879 inizia il no­

viziato nell'Ordine dei

Cappuccini, compiendo

gli studi tra Padova e

Venezia. Dopo aver svol­

to per 18 anni l'incarico

di direttore spirituale dei

giovani religiosi, nel 1902

viene eletto ministro pro­

vinciale dei Cappuccini

veneti. Il 13 aprile 1904

Pio X lo nomina vescovo

di Treviso. Nel proporre

le riforme indicate dal

Pontefice sceglie di curare

personalmente i rapporti

con il clero ed i laici della

popolosa diocesi veneta,

diventando così presto una

guida saggia e coraggiosa.

Compie tre visite pastora­

li, la seconda delle quali è

interrotta dalla prima

guerra mondiale che lo

vede però sempre accanto

alla sua gente. Colpito da

una grave malattia muore

il 26 giugno 1936.

Il Santo del giorno: Beato Andrea Giacinto Longhin

Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì. Ed ecco, si avvici­

nò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi

purificarmi». Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purifica­

to!». E subito la sua lebbra fu guarita. Poi Gesù gli disse: «Guàrdati

bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta

l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».

Brano Evangelico: Mt 8, 1­4

Contemplo: Signore, se vuoi, puoi purificarmi (Mt 8,2)

I miracoli di Gesù sono «segni», sono «meraviglie di Dio». Si possono vedere e ammirare solo con la fede, nella speranza e nell'amore di Gesù che ci salva. Spesso Gesù guarisce dei lebbrosi per dire a tutti noi che è venuto a guarire la lebbra del peccato, la lebbra che solo lui può elimi­nare. Egli ci insegna e ci dona la preghiera, il digiuno, la carità che sal­va, «perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).

Page 16: Non di Solo Pane n°715 - 21 Giugno 2015

Non di solo pane ­ Numero 715 ­ pagina 16

Agisci Oggi chiedo allo Spirito Santo di rivelarmi i tranelli

in cui sono caduto senza

accorgermene: l'eccessiva preoccupazione o l'attacca­

mento per qualcosa che mi

ha tolto la pace: il mettere al centro le mie

ragioni, che mi ha rubato la gioia di saper cedere e ascoltare. Oggi ridò il suo posto a

Dio, per ritrovare il vero senso delle cose.

L'evangelista dichiara che, sceso Gesù dal mon-

te, turbe numerose lo seguirono. Non sono i capi

né gli scribi che lo seguono, ma quanti sono privi

di malizia e hanno l'animo sincero, non corrotto.

In tutto il vangelo voi vedete che sono sempre co-

storo a seguirlo. Quando Gesù parla, essi l'ascolta-

no in silenzio, senza interromperlo, senza fargli

obiezioni, senza tendergli tranelli, senza voler

trovare da ridire su quanto afferma, come invece

fanno i farisei. Ecco perché anche ora, dopo un

così forte discorso, questi uomini semplici lo se-

guono pieni di ammirazione. Ma vi prego di consi-

derare anche la sapienza del Signore: come cioè

egli sappia variare il vantaggio che può procurare

ai suoi ascoltatori, passando dai miracoli agli inse-

gnamenti e, viceversa, dalla dottrina ai prodigi.

Prima di salire sulla montagna, il Signore guarisce

molti malati, per preparare la strada a quanto de-

ve dire; dopo questo lungo discorso, riprende a

compiere miracoli, confermando le parole con i

fatti. Dato che ammaestra come uno che ha auto-

rità, deve evitare che qualcuno creda che il suo

modo di insegnare sia pura ostentazione e arro-

ganza: perciò fa risplendere anche nelle sue ope-

re la medesima autorità, risanando gli infermi co-

me può farlo chi dispone di un effettivo potere.

Così non possono più turbarsi al vederlo insegnare

con autorità, quando con la stessa autorità egli

opera miracoli.

(GIOVANNI CRISOSTOMO, Comm. al vangelo di Matteo)

Meditiamo la Parola

La nostra lebbra

Meditazione di Don Luciano Vitton Mea

Signore Gesù,

la sterilità e l'isolamento

in cui viviamo

non ti allontanano da noi,

ma suscitano

la tua ferma volontà di amarci

e guarirci, proprio dove il

nostro limite è più grande.

È un nascere di nuovo,

nominare il mondo e se stessi

con lo stupore gioioso di

chi vive e vede ogni cosa

con lo sguardo incantato

di un bimbo,

come fosse la prima volta.

Lo speriamo e lo crediamo:

grazie, Signore!

Amen

Preghiamo la Parola

Page 17: Non di Solo Pane n°715 - 21 Giugno 2015

Non di solo pane ­ Numero 715 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 17

Tutto tace nell’immondezzaio

di Giobbe; anche gli amici han-

no terminato i loro sproloqui e

si sono fatti da parte. Quando

giunge la sera, sull’uomo rico-

perto di croste e di vermi,

scende la malinconia, il ricordo

dei giorni che furono, del Dio

della sua giovinezza.

«Giobbe continuò a pronunzia-

re le sue sentenze e disse: Oh,

potessi tornare com'ero ai mesi

di un tempo, ai giorni in cui

Dio mi proteggeva, quando

brillava la sua lucerna sopra il

mio capo e alla sua luce cam-

minavo in mezzo alle tenebre;

com'ero ai giorni del mio au-

tunno, quando Dio proteggeva

la mia tenda, quando l'Onnipo-

tente era ancora con me e i

giovani mi stavano attorno;

quando mi lavavo in piedi nel

latte e la roccia mi versava

ruscelli d'olio! Quando uscivo

verso la porta della città e sul-

la piazza ponevo il mio seggio:

vedendomi, i giovani si

ritiravano e i vecchi si al-

zavano in piedi; i notabili

sospendevano i discorsi e

si mettevan la mano sulla

bocca …»

Il ricordo dei giorni passa-

ti, del Dio delle giovinezza

aumenta in Giobbe la sof-

ferenza, diventa un fardel-

lo ancora più pesante dei ver-

mi che gli rodono la carne. E’

crosta dura ricordare la dol-

cezza del miele e il calore di

un focolare quando, nudi e

soli, si devono affrontare le

gelide notti orientali. E la

notte di Giobbe è profonda,

priva di stelle; anche la stella

del mattino sembra non sor-

gere sugli immondezzai

dell ’umana sofferenza.

L’attesa continua. L’attesa

della voce di un Dio che sem-

bra aver abbandonato coloro

che giacciono nella polvere,

di chi, buono e innocente,

“era gli occhi per il cieco, i

p iedi per lo zoppo,

il Padre per i poveri …”

Ma questa nostalgia è impor-

tante perché fa prendere co-

scienza che il presente e il

futuro allargano gli orizzonti

di un tempo che mai più ri-

tornerà. Quello atteso da

Giobbe sarà un Dio diverso da

quello della sua giovinezza;

quando risponderà alle accuse

mosse contro di Lui si rivelerà

con un volto nuovo e certa-

mente più splendente.

E’ questo forse il torto di

Giobbe, il nostro torto: atten-

dere il Dio che avevamo cono-

sciuto chiudendoci così alle

sue sorprese, alle novità di un

Dio “che fa nuove tutte le co-

se”.

Genera sofferenza la nostalgia

ma è pur sempre un dono;

quanti sventurati siedono ac-

canto a Giobbe privi di un ri-

cordo, senza aver esperimen-

tato un Dio giovane perché da

sempre seduti sul loro letama-

io.

“La nostalgia è nascosta nelle

cose e bussa lievemente alle

porte dei cuori. La malinconia

nasce dal Sole, dispiaciuto e

turbato di dover lasciare il

posto al buio. Non trattiamo

quindi male la malinconia. È

pur sempre un dono che nasce

dalla luce. E non trattiamo

male il nostro cuore quando

so f fre d i mal incon ia ;

anch’esso vorrebbe essere

tutto luce, e non può esserlo,

sinché non si sia trasformato

in una stella”.

don Luciano Vitton Mea

Il libro di Giobbe

La nostalgia di Giobbe di don Luciano Vitton Mea

Pagine bibliche: il Libro di Giobbe/5 Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Page 18: Non di Solo Pane n°715 - 21 Giugno 2015

Non di solo pane ­ Numero 715 ­ pagina 18

Sabato 27

Giugno

IV Settimana del Salterio

XII Tempo Ordinario

Chi può posare lo sguardo su un vero amico,

vede come un ritratto di se stesso. (Cicerone)

Nacque probabilmente a Cucciago, poco dopo l’anno 1000 da una fa­miglia di valvassori, originaria del vicino villaggio di Alzate Brianza o forse di Cari­mate. Fu ordinato dia­cono dall’arcivescovo di Milano Guido di Ve­late nel 1050, facendosi ben presto apprezzare per la sua capacità ora­toria e la preparazione.

Dopo la metà del XI secolo fondò insieme ad alcuni compagni tra cui Anselmo di Baggio e Landolfo Cotta un movimento contro la simonìa e per la rifor­ma dei costumi del cle­ro, detto dai suoi avver­sari pataria, termine tratto dal dialettale pa­tée per identificare gli straccioni. Divenuto Pontefice Anselmo di

Baggio con il nome di Alessandro II, si fece più aspro il conflitto con l’arcivescovo Gui­do che ribellandosi alla scomunica papale rice­vuta, fece scacciare Arialdo e i suoi seguaci dalla città. Il 27 giugno 1066 Arialdo venne ucciso da alcuni avver­sari nel castello di An­gera sul Lago Maggio­re.

Il Santo del giorno: Sant’Arialdo di Milano

Brano Evangelico: Mt 8, 5­17

Contemplo: Egli ha preso le nostre infermità (Mt 8,17)

Prima ancora che noi allargassimo le braccia, come fanno i bambini quan-

do sono disperati e invocano l'aiuto della mamma o del papà, il Signore

Gesù ha allargato le braccia sulla croce e si è caricato di tutte le nostre

infermità, materiali e morali, per dimostrarci il suo amore. Fin dall'inizio

dei tempi egli dice a favore dell'uomo: «Verrò e lo guarirò».

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo

scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre

terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore,

io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio

servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e

dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo:

“Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che

lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede

così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siede­

ranno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del

regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E

Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il

suo servo fu guarito. Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era

a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo ser­

viva. […]

Page 19: Non di Solo Pane n°715 - 21 Giugno 2015

Non di solo pane ­ Numero 715 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 19

Agisci

Cosa ci rende più

leggeri? Seguire il

nostro egoismo o fa-

re un gesto d'amore

secondo l'insegna-

mento di Gesù? li giogo di Gesù

in realtà ci alleggerisce la vita.

Oggi provo a vivere questa vera

libertà di cuore.

Il poeta L. Marcon ha scritto: "Quante volte nella vita tutti noi aspettiamo di uscire dal buio...un buio che si trascina da giorni oppure improvviso come un lampo. Ma è un "aspettare"? O è un rimanere inerti cercando una forza morale?". E in una sua poesia guarda a Dio, da cui gli viene la Luce per agire, pur essendo cosciente che il mistero, non sempre si dirada: "Momenti, frammenti d’eternità, svolte avvolte nel buio, sepolte in un pozzo giù nell’abisso. Dentro la mano una Luce viveva. Tut-to ora sembra oscuro, diverso. Ti aggrappi, ti af-fanni, non respiri quasi… Guardi quella mano, de-vi risalire per ritrovare la Luce e il respiro dell’anima". Qualcosa del genere dev'essere suc-cesso al centurione romano che va incontro a Ge-sù, sollecitandogli la guarigione del servo obbe-diente, e forse amico. Egli non si è chiuso nel pessimismo. È andato oltre sè. Ha aperto il suo cuore alla fede e alla speranza, pur non ritenen-dosi in grado di accogliere il Signore nella sua ca-sa. Ma è sempre la Luce che viene dal Cristo che attira, che smuove il cuore, che si fa vicino, come nel caso della suocera di Pietro. Per questo, co-me un'onda invisibile, "Venuta la sera, gli portaro-no molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati". È proprio vero che la grazia di Dio ci risolleva dalla polvere della no-stra povertà. Un grande santo ha scritto: "Se non fossi tuo, mio Cristo, mi sentirei creatura finita. Sono nato e mi sento dissolvere. Mangio, dormo, riposo e cammino, mi ammalo e guarisco, mi as-salgono senza numero brame e tormenti, godo del sole… Poi io muoio e la carne diventa polvere come quella degli animali che non hanno peccati. Ma io cosa ho più di loro? Nulla, se non Dio. Se non fossi tuo, Cristo mio, mi sentirei creatura fini-ta".

Meditiamo la Parola

Se non fossi tuo, Cristo mio... Meditazione di Fiorella Elmetti

Signore Gesù,

noi ti ringraziamo

per i tuoi benedetti

e sconcertanti passaggi

nella nostra vita.

Ne facciamo memoria oggi,

commossi e sollecitati

dalla tua parola

e ti chiediamo perdono

perché spesso non li abbiamo

riconosciuti come tali.

Che ci salvi l'attesa,

il balzare in piedi,

la ricerca inesausta,

il desiderio,

la nostalgia profonda.

Perché troppo spesso

dimentichiamo?

Amen

Preghiamo la Parola

Page 20: Non di Solo Pane n°715 - 21 Giugno 2015

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 715

Domenica 21 Giugno 2015

Chiuso il 16 Giugno 2015

Numero copie 1400

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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