Non di Solo Pane n°729 - 01 Novembre 2015
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Transcript of Non di Solo Pane n°729 - 01 Novembre 2015
Itinerario quotidiano di preghiera
PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 729
Domenica 1 Novembre 2015
XXXI del Tempo Ordinario
Beati i poveri in Spirito Perché di essi è il Regno dei Cieli
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 2
Ottobre 2015
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego
specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché sappiamo aprirci all'incontro personale
e al dialogo con tutti, anche con chi ha
convinzioni diverse dalle nostre.
Intenzione missionaria
Perché i pastori della Chiesa, amando
profondamente il proprio gregge, possano
accompagnarne il cammino e
tenere viva la speranza.
Intenzione dei vescovi
Perché il Convegno Ecclesiale nazionale di Firenze
sia l'occasione per ripensare l'umanesimo nell'epoca
della scienza, della tecnica e della comunicazione.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente
e misericordioso, ci impegniamo con gioia
nella costruzione della civiltà dell'amore.
Intenzioni mese di Novembre
Non di solo pane Numero 729 pagina 3
Domenica 1
Novembre
III Settimana del Salterio
XXXI Domenica del Tempo Ordinario
Fate crescere in voi l'amore per Dio; tutte le altre forme d'amore non sono amore affatto, sono
soltanto attaccamenti inconsistenti e passeggeri.
La Chiesa è indefettibil
mente santa: Cristo l’ha
amata come sua sposa e
ha dato se stesso per lei,
al fine di santificarla;
perciò tutti nella Chiesa
sono chiamati alla san
tità. La Chiesa predica
il mistero pasquale nei
santi che hanno sofferto
con Cristo e con lui so
no glorificati, propone
ai fedeli i loro esempi
che attraggono tutti al
Padre per mezzo di Cri
sto e implora per i loro
meriti i benefici di Dio.
Oggi in un’unica festa
si celebrano, insieme ai
santi canonizzati, tutti i
giusti di ogni lingua, di
ogni razza e di ogni
nazione, i cui nomi so
no scritti nel libro della
vita. Si iniziò a celebra
re la festa di tutti i santi
anche a Roma, fin dal
sec. IX.
Il Santo del giorno: Tutti i Santi
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i
suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Vangelo: Mt 5,112
Contemplo: Saranno chiamati figli di Dio (Mt 5,9)
«I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indot
to molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre» (Dn 12,3). Gesù dice
dei santi ciò che ha detto di Maria: «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la
osservano!» (Lc 11,28). La grazia della «letizia» o «beatitudine» evangelica è una
grazia che non possiamo presumere di avere; ma il Signore la concede gratuitamente
a chi la chiede e a chi la ammira nei suoi santi (Card. Carlo M. Martini).
Agisci
Questa festa è l'occa-sione per domandarmi cosa sto facendo di concreto per vivere quotidianamente nel-la santità evangelica. Chiedo a Maria di aiu-tarmi a capire qual è la via da seguire per ottenere la ricompen-sa nel regno dei cieli.
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 4
L u n g o i f i u m i c o m m e n t o a i S a l m i
«Per me, è il testo più im-
portante della storia umana.
S'indirizza a tutti, credenti e
non, e rimane dopo venti se-
coli, l'unica luce che brilla
ancora nelle tenebre fatte di
violenza, di paura, di solitudi-
ne in cui è stato gettato l'Oc-
cidente dal proprio orgoglio
ed egoismo». Con queste pa-
role Gilbert Cesbron sintetizza
le Beatitudini. Nel Vangelo di
Matteo le Beatitudini non sono
un discorso qualsiasi ma “il
discorso dei discorsi”, il pro-
gramma di vita che i discepoli
di Gesù devono abbracciare e
far diventare “luce del mondo
e sale della terra”. Dalla cat-
tedra della montagna Gesù non
pronuncia delle semplici esorta-
zioni o delle raccomandazioni;
parla con autorità, legifera, detta
un nuovo codice di vita, delle
nuove regole di comportamento.
E’ su questo punto che vorrei sof-
fermarmi. Le beatitudini non sono
facoltative, non riguardano un
numero ristretto di persone: sono
i nuovi comandamenti del cristia-
no. Infatti come Mosè è salito sul
monte per ricevere da Dio le ta-
vole della legge, così Gesù sale
sul monte per consegnare la nuo-
va alleanza ai suoi amici. Qual è
la differenza fondamentale?
Sostanzialmente un nuovo modo
di concepire il rapporto con Dio.
La legge antica ha un lin-
guaggio giuridico, la secon-
da esperienziale; la prima
sembra “calare dall’alto”,
la seconda passa attraverso
una “parola che si è fatta
carne”. Mi spiego meglio.
Gesù per primo è il
“beato” proprio perché
povero, mite, puro di cuo-
re e così via; sembra dirci:
“Io ho provato la strada
della povertà e vi assicuro
che è la via migliore, la
strada di una nuova uma-
nizzazione, un codice com-
portamentale che vi rende-
rà veramente felici”. Gesù
propone come modello non
delle parole scritte su tavole
di pietra, ma la sua stessa vi-
ta, la sua esperienza, i suoi
sentimenti, il suo cuore. Le
beatitudini non sono solo la
“Magna carta” del cristiano,
ma anche “luogo antropologi-
co” che rivela all’uomo la sua
vera identità. Vi è un luogo
profondo nell’animo umano
che rimane sconosciuto, quasi
velato; le Beatitudini rivelano
questo luogo, svelano all’uomo
il senso della sua vera natura,
fanno riemergere l’antica effi-
ge, la sua vera natura di figlio,
la dignità dell’“imago Dei”.
Sulla montagna delle beatitu-
dini Gesù non ci parla di Dio
ma dell’uomo, rivela la vera e
autentica dignità della natura
umana.
don Luciano
La dignità dell’uomo di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 5
L u n g o i f i u m i c o m m e n t o a i S a l m i
Contemplatio :
La virtù della speranza
Sì, la speranza. Se questa virtù non ci sostiene,
non è certa la nostra perseveranza, potremmo
smarrirci per via, ed è così facile, oggi purtroppo.
È facile rinunciare agli ideali della vita cristiana,
primo perché sono difficili e lontani; secondo per-
ché la psicologia dell'uomo moderno è rivolta al
conseguimento, anzi al godimento di beni facili e
immediati, di beni esteriori e sensibili, più di quel-
li interiori e morali; terzo perché l'opportunismo è
di moda. Il successo vicino e proprio prende il po-
sto degli ideali, obbligato a dure resistenze e ad
antipatiche posizioni. All'entusiasmo della resisten-
za, del coraggio, del sacrifico subentra il calcolo
dell'utilità, l'accettazione della moda, la fiducia
nella maggioranza, la noia di sostenere la parte di
una propria precisa, forte e incomoda impopolari-
tà; posizioni psicologiche ed altre simili che non
sanno vivere la speranza.
La speranza è la consapevolezza che il cristiano
ha di essere fin d'ora inserito mediante la grazia
dello Spirito Santo in un grande piano di salvezza,
per cui la propria sorte è avvolta da una promessa
non illusoria (Paolo VI).
Pure se il velo del Tempio
si è rotto alla sua morte
e la «Presenza» ora si posa
sopra un patibolo, anche se più non
credete, o pellegrini, aiutateci a canta
re ad altra gloria.
Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.
Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.
Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, oggi la Chiesa non celebra una irraggiungibile perfezione. Oggi è festa perché tu ci scegli uno per uno, ci ami così come siamo, mendicanti al margine della via. Noi siamo per te chiamati a lasciar ardere con amore fiducioso la scintilla della nostra vita, siamo ciottoli di fiume, che possono brillare solo in comunione con chi ci ha preceduto e con chi oggi cerca e riflette la tua luce, in una scia santa e luminosa!
Non di solo pane Numero 729 pagina 6
Lunedì 2
Novembre
III Settimana del Salterio
XXXI Tempo Ordinario
Il Santo del giorno: Commemorazione di tutti i fedeli defunti
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, ver
rà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono di
sceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che
mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che
io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti
nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiun
que vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò
nell’ultimo giorno».
Brano Evangelico: Gv 6,3740
Commemorazione di
tutti i fedeli defunti,
nella quale la santa Ma
dre Chiesa, già sollecita
nel celebrare con le do
vute lodi tutti i suoi fi
gli che si allietano in
cielo, si dà cura di in
tercedere presso Dio
per le anime di tutti co
loro che ci hanno
preceduti nel segno
della fede e si sono
addormentati nella
speranza della re
surrezione e per tut
ti coloro di cui,
dall’inizio del mon
do, solo Dio ha co
nosciuto la fede,
perché purificati da
ogni macchia di pec
cato, entrati nella
comunione della vita
celeste, godano della
visione della beatitu
dine eterna.
Contemplo: Venite, benedetti del Padre mio (Mt 25,34)
Come il Padre non ha abbandonato Gesù alla morte, così, seguendo le orme di Gesù, anche la morte del cristiano non è la morte di uno schiavo, ma quella di un figlio. «Scrivi: "D'ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore". Sì, dice lo Spirito, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono» (Ap 14,13). È la «comunione» della Chiesa: «Si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno una cetra e coppe d'oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi» (Ap 5,8).
Aspettiamo il nostro Salvatore Gesù Cristo; egli trasfigurerà il nostro corpo mortale a
immagine del suo corpo glorioso.
Agisci
Servire chi si trova
nel bisogno è servire
Gesù in persona.
Quanta grandezza si
nasconde in un umile
gesto d’amore. An-
che deporre un pic-
colo fiore o visitare i
nostri cari defunti è
un gesto di tenerezza
e d’amore.
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 7
Leggendo questo brano di vangelo, mi è venuta in
mente l’immagine della chiave. Ci vuole sempre
una chiave (o un codice d’accesso nel caso di can-
celli telecomandati dall’auto o delle casseforti)
per aprire tutte le porte, anche quelle più pesanti,
anche quelle realizzate con legno pregiato. Gio-
cando con i suoi incastri, la chiave apre tranquilla-
mente le serrature e ti fa entrare in casa. Se la
perdi, questa possibilità ti viene meno finché la
trovi o fai un’altra chiave. Gesù infatti dice: “Che
io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma
che lo resusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è
la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Fi-
glio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risu-
sciterò nell’ultimo giorno”. Senza Gesù il nostro
cuore è un tranello a se stesso. Meglio ancora è un
impasto, come suggerisce uno scritto di don Tonino
Bello: “Sono un impasto di mansuetudine e ira, di
superbia e di modestia, di bontà e di durezza. Sono
un intruglio di fervore e di frigidezza, di dissipazio-
ne e di raccoglimento, di slanci impetuosi e di apa-
tica immobilità. Sono un polpettone di carne e Spi-
rito, di passioni indomite e di mistiche elevazioni,
di ardimenti coraggiosi e di depressioni senza con-
forto. Dio mio, purificami da queste scorie in cui
naviga l'anima mia; fammi più coerente, più co-
stante. Annulla queste misture nauseanti di cui
sono composto, perché io ti piaccia in tutto, o mio
Dio". Può Gesù “operare” in mezzo a tante scorie?
Certamente. Egli è nato in mezzo alla paglia, non
in un appartamento tirato a lucido. Egli è morto
tra schegge di legno e rivoli di sangue, non in un
ospedale asettico. Egli è risorto tra lo stupore del-
le donne accorse al suo sepolcro e l’incredulità
degli apostoli che non avevano compreso le scrittu-
re. Ed ancora opera.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.
Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto.
Sono certo di contemplare la bontà
del Signore nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, i nostri carissimi defunti vivono
in noi, con struggente tenerezza. Ma vivono
soprattutto in te! Non il regno delle ombre li
ha inghiottiti, ma il regno della vita li ha ac
colti nella luce senza fine, nella gioia alla tua
presenza! Accogliamo la sfida: ogni vita, ogni
attimo, ogni inizio, ogni fine sono un dono
misterioso e prezioso, e, alla fine della strada,
c'è il tuo abbraccio, Signore, per ognuno! Lo
de a te per i secoli dei secoli.
Meditiamo la Parola
Giocando con i suoi incastri Meditazione di Fiorella Elmetti
Non di solo pane Numero 729 pagina 8
Martedì 3
Novembre
III Settimana del Salterio
XXXI Tempo Ordinario
Cominciate il giorno con amore, trascorrete il giorno con amore,
finite il giorno con amore; questa è la via che porta a Dio.
Nasce a Lima nel 1579. Suo padre è l'aristocratico spagnolo Juan de Porres, che all'inizio non vuole riconoscerlo, perché la madre è un'ex schiava nera d'origine africana. Nominato governatore del Panama, il padre lascia la bimba a un parente e Martino alla madre, con i mezzi per farlo studiare. Martino diventa allievo di un barbierechirurgo. Lui però vorrebbe entrare fra i Domenicani, che hanno fondato a Lima il loro
primo convento peruviano. Ma come mulatto viene accolto solo come terziario e gli vengono assegnati solo compiti umili. Quando i Domenicani avvertono la sua energia interiore lo tolgono dalla condizione subalterna, accogliendolo nell'Ordine come fratello cooperatore. Martino de Porres, figlio di un "conquistatore", offre così in Perù un esempio di vita esemplare. Vengono da lui per consiglio il viceré del Perù e
l'arcivescovo di Lima, trovandolo perlopiù circondato da poveri e da malati. Quando a Lima arriva la peste, cura da solo i 60 confratelli. Per tutti è l'uomo dei miracoli: fonda a Lima un collegio per istruire i bambini poveri: il primo del Nuovo Mondo. Guarisce l'arcivescovo del Messico, che vorrebbe condurlo con sé. Ma Martino muore a Lima. È il 1639.
Il Santo del giorno: San Martino da Porres
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi
prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e
fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è
pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho
comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse:
“Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro
disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo
riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo:
“Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i
ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è
ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e
costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di
quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena».
Brano Evangelico: Lc 14,1524
Contemplo: Custodiscimi, Signore, nella pace (dal Salmo responsoriale)
Il Signore Gesù ci racconta una parabola nella quale un uomo diede una grande cena e fece molti inviti: «Venite a casa mia, tutto è pronto». Nessuno degli invitati accettò. Il Signore invita anche noi, oggi, nella sua casa, il suo cuore pieno di amore per noi. Accogliamo l'invito e, una volta entrati nel suo cuore, diciamogli con fede: «Custodiscimi, Signore, nella pace, donami il conforto della tua misericordia e del tuo amore».
Agisci
Maria ha saputo affi-
dare totalmente a
Dio la sua vita, tro-
vando in questo la
pace. Affronterò la
mia giornata impe-
gnandomi ad essere
quieto e sereno.
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 9
Domenica scorsa, mi sono incontrata con amici. Ab
biamo trascorso una giornata in amicizia come faccia
mo da anni, ma soprattutto ci siamo fermati a pregare
e riflettere, e durante quell’incontro animato anche da
diapositive sulla creazione e musiche ho sentito una
bella canzone di un noto cantante italiano di musica
leggera che dice: “Puoi decidere le strade che farai,
puoi scalare le montagne oltre i limiti che hai, potrai
essere qualcuno se ti va, ma se non ami, se non ami,
non hai un vero motivo per vivere, se non ami, non ti
ami e non ci sei, se non ami, non ha senso tutto quel
lo che fai…”. Per brevità riporto solo l’inizio, ma il
testo riprende l’inno alla carità di san Paolo e ora che
mi ritrovo di fronte all’invito di partecipare ad “una
grande cena” capisco che non corrispondervi vuol
dire ritrovarsi col cuore vuoto di fronte a Dio, che con
insistenza prende l’iniziativa nel chiamarci a collabo
rare al suo regno, ciascuno con i doni che ha e
nell’ambito in cui vive. Non a caso, sr. Anna Maria
Canopi commenta così questo invito: “Il Signore
ogni giorno viene a cercarci dovunque siamo: nelle
piazze, lungo le vie delle città o sulle strade della pe
riferia, forse anche chiusi in qualche palazzo costruito
da noi stessi con le nostre illusioni. Mediante la sua
parola ci chiede di lasciare tutto, di lasciare soprattut
to noi stessi e di accogliere la sua gioia. Non faccia
moci pregare troppo, non ci accada di essere lasciati
fra coloro che non assaggeranno la cena del Signore
perché, sebbene più volte invitati, non hanno saputo
apprezzare il dono”. È vero, non ci capiti di continua
re a rimandare l’invito ad entrare in comunione con
Dio e di non rispondere al suo amore, altrimenti egli
passerà altrove e non conosceremo la gioia di essere
chiamati amici.
Come gli angeli volare eterna
mente immobili dentro il tuo gor
go e contemplare i tuoi occhi.
Ancor più, ancor più e sempre, o
Dio, o Amato, in ogni cosa piacerti! Sensi di
fanciullo ti chiedo, di farmi interiore e mite, e
taciturno nella tua pace. E di possedere un
cuore chiaro.
Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.
Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato
in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me
l’anima mia.
Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, liberaci dalla pigrizia
che ci induce a sottovalutare la portata
dell'invito che ci viene fatto non solo
per essere onorati, ma pure per essere
in grado di onorare, con la nostra pre
senza alla tavola della vita, la gioia
degli altri.
Meditiamo la Parola
Col cuore vuoto Meditazione di Fiorella Elmetti
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 10
Davanti alla morte si impone
il silenzio che, facendoci en-
trare nel dialogo dell'eterni-
tà e svelandoci il linguaggio
dell'amore, ci mette in co-
municazione profonda con
questo insondabile mistero.
Esiste un legame fortissimo
tra coloro che hanno cessato
di vivere nello spazio e nel
tempo e chi in esso si trova
ancora immerso. Se la scom
parsa fisica delle persone
care fa sentire con sofferen-
za una irraggiungibile lonta-
nanza, mediante la fede e la
preghiera si sperimenta con
loro una più intima comu
nione. Quando sembra che
esse ci lascino, è in realtà il
momento in cui si stabilisco-
no più saldamente nella no
stra vita, ci rimangono pre-
senti, fanno parte della no
stra interiorità; le troviamo
in quella patria che già por
tiamo nel cuore, là dove abi-
ta la Trinità.
San Paolo incoraggia a vivere
positivamente il mistero del-
la morte, affrontandola gior-
no dopo giorno, accettan
dola come legge di natura e
di grazia, per essere progres
sivamente spogliati di ciò che
deve perire fino a ritrovarci
miracolosamente già trasfor-
mati in ciò che dobbiamo di-
ventare. La `morte quoti-
diana' si rivela così piuttosto
una nascita: il lento declino
e il tramonto sfociano in
un'alba luminosa. Tut-
te le sofferenze, le
fatiche, le tribo
lazioni della vita pre-
sente fanno parte di
questo necessario,
quotidiano morire per
passare alla vita im-
mortale. Dobbiamo
vivere fissando lo
sguardo sull'oggetto
della beata speranza,
appoggiandoci unica-
mente alla fedeltà del
Signore, che ci ha da-
to una promessa di
eternità.
Se vivremo così, quando
giungeremo al tramonto di
questa vita, non vedremo
calare le tenebre della not-
te, ma ci apparirà davanti -
attesa eppure sorprendente -
l'alba dell'eternità e avremo
la gioia ineffabile di sentirci
una cosa sola con il Signore.
Dopo lungo faticare saremo
pienamente suoi e tale ap-
partenenza sarà pienezza di
beatitudine nella visione a
faccia a faccia.
Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Davanti al mistero della morte
Si impone il silenzio a cura di don Carlo Moro
Non di solo pane Numero 729 pagina 11
XXXI Tempo Ordinario
Ogni giorno al tuo risveglio pensa: oggi sono
fortunato perché mi sono svegliato,
sono vivo ho il dono prezioso della vita.
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i
figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui
che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vede
re se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è
in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo:
“Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se
può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no,
mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Brano Evangelico: Lc 14,2533
Nato nel 1538 nella Rocca dei Borromeo, sul Lago Maggiore, era il secondo figlio del Conte Giberto e quindi, secondo l'uso delle famiglie nobiliari, fu tonsurato a 12 anni. Studente brillante a Pavia, venne poi chiamato a Roma, dove venne creato cardinale a 22 anni. Fondò a Roma un'Accademia secondo l'uso del tempo, detta delle «Notti Vaticane». Inviato al Concilio di Trento, nel 1563 fu consacrato vescovo e inviato
sulla Cattedra di sant'Ambrogio di Milano, una diocesi vastissima che si estendeva su terre lombarde, venete, genovesi e svizzere. Un territorio che il giovane vescovo visitò in ogni angolo, preoccupato della formazione del clero e delle condizioni dei fedeli. Fondò seminari, edificò ospedali e ospizi. Utilizzò le ricchezze di famiglia in favore dei poveri. Impose ordine all'interno delle strutture
ecclesiastiche, difendendole dalle ingerenze dei potenti locali. Un'opera per la quale fu obiettivo di un fallito attentanto. Durante la peste del 1576 assistette personalmente i malati. Appoggiò la nascita di istituti e fondazioni e si dedicò con tutte le forze al ministero episcopale guidato dal suo motto: «Humilitas». Morì a 46 anni, consumato dalla malattia il 3 novembre 1584.
Contemplo: Il Signore è mia luce (dal Salmo responsoriale)
Il Signore, talvolta, sembra avere grandi pretese nei nostri confronti: «Se uno vuole seguirmi, deve odiare persino la propria vita!». Ci sembrano parole molto esigenti solo perché non cogliamo la luce che egli stesso fa nascere nei nostri cuori. Il Signore non vuole che ci distacchiamo dai nostri cari o dalla nostra vita, ma che consideriamo tutto nella sua luce, che illumina ogni creatura e ci fa vedere tutto con il suo sguardo di eternità.
Il Santo del giorno: San Carlo Borromeo
Mercoledì 4
Novembre
III Settimana del Salterio
Agisci Sull’esempio di Gesù, che ha saputo amare i fratelli fino al dono della vita, oggi mi im-pegnerò a compiere un gesto concreto d’amore nei confronti delle persone che ho accanto.
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 12
In un suo commento, Paolo Curtaz afferma:
“Gesù provoca, osa, scompagina: pretende di es-sere più grande della più grande emozione che
possiamo sperimentare, della più grande gioia
umana, quella dell'innamoramento, quella della
paternità, quella dell'affetto parentale. Chiedere di odiare significa, nel linguaggio semitico, ama-
re di più qualcos'altro, Dio e il Regno, in questo
caso. Gesù ci sfida: lui è di più, lui può colmare il cuore là dove immaginiamo che una gioia, le-
gittima e giusta, lo possa invece riempire. E sfi-
da: fate bene i vostri calcoli, come chi deve mettersi a costruire una casa, o fare guerra al
vicino. E tu, amico lettore, hai fatto bene i tuoi
conti? Hai investito le tue energie, il tuo tempo,
la tua intelligenza dalla parte giusta? Non abbia-mo paura di investire in Dio, l'unico bene che
non subisce gli scossoni delle borse! Tutto il tem-
po che dedichiamo all'interiorità, alla meditazio-ne, alla crescita spirituale, diventa un tempo che
porta frutti, che allarga gli orizzonti, che resti-
tuisce pace. Gesù ci chiede di vivere le legittime gioie di tutti i giorni (Dio ci chiederà conto di
tutte le gioie che non avremo vissute!) consape-
voli che da lui provengono e a lui rimandano. Ci
sono delle grandi gioie da vivere, ma Gesù è di più”, perché ti chiede una risposta personale che
vada oltre il proprio limite umano. Questo “di
più”, lo sottolinea pure Papa Francesco, quando in una sua omelia dice: “Fare ciò che Gesù ci di-
ce di fare è buono e si deve fare, ma questa è la
mia risposta alla salvezza che è gratuita, viene
dall’amore gratuito di Dio… L’amore più grande è questo: amare Dio con tutta la vita, con tutto
il cuore, con tutta la forza, e il prossimo come te
stesso… Ma la fonte è l’amore; l’orizzonte è l’amore”.
Meditiamo la Parola
Di più Meditazione di Fiorella Elmetti
Sorga anche per noi, in questa
tenebra che ci avvolge, una
luce clemente e soave: che
non si spenga la santità sulla
terra. Non solo i santi preghino per noi,
ma pure noi preghiamo per essi, perché
almeno essi non vengano meno.
Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà
benedetta.
Spunta nelle tenebre, luce per
gli uomini retti: misericordioso,
pietoso e giusto. Felice l’uomo
pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, che per noi ti sei fatto
caricare della croce e hai accettato di
esservi innalzato come un malfattore,
donaci la semplicità della verità, per
ché non presumiamo mai delle nostre
forze e impariamo, nella concretezza
dei tempi e delle situazioni, ad amare
in verità, anche se il nostro amore fos
se poco e povero.
Non di solo pane Numero 729 pagina 13
Giovedì 5
Novembre
III Settimana del Salterio
XXXI Tempo Ordinario
Non abbandonarmi, Signore mio Dio, da me non stare lontano; vieni presto in mio aiuto,
Signore, mia Salvezza.
Santa Trofimena, santa d'o
rigine siciliana, di Patti
(ME) omologa di Santa
Febronia, che si venera a
Minori (SA) in Costiera
Amalfitana. L'agiografia è
piuttosto contorta, la leg
genda vuole che fu marti
rizzata ancora fanciulla,
intorno ai 12 /13 anni per
mano dello stesso padre,
poiché desiderosa di battez
zarsi e di abbracciare la
fede cristiana, si racconta di
una visione di un angelo
che le annuncia la con
sacrazione a Cristo e
l'imminente martirio, e
contraria alle nozze con
il prescelto indicato dal
la famiglia. Il corpo fu
affidato alla custodia di
un urna e gettato in ma
re, le correnti la spinsero
sino alle coste salernita
ne e precisamente a Mi
nori. L'urna ritrovata
dalla popolazione mino
rese fu fatta trasportare da
una pariglia di giovenche,
ma arrivati al punto dove
oggigiorno sorge la chiesa
a lei dedicata, gli animali
non vollero assolutamente
proseguire, pertanto i mi
noresi interpretarono ciò
come il segnale divino del
la scelta del luogo ove eri
gere la suddetta chiesa.
Il Santo del giorno: Santa Trofimena
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Brano Evangelico: Lc 15,110
Contemplo: Accoglie i peccatori e mangia con loro (Lc 15,2)
Sta scritto: «È terribile cadere nelle mani del Dio vivente!» (Eb 10,31); «Il nostro Dio è un fuoco divorante» (Eb 12,29). La meraviglia dei nostri cuori, tremanti dinanzi al mistero, è che Dio si è fatto uomo, «accoglie i peccatori e mangia con loro», si carica sulle spalle la pecora distratta e perduta, ripulisce la moneta ritrovata nella polvere, vi fa brillare di nuovo l'immagine della scintilla divina, e dice: «Vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Agisci
Con l’umiltà di Ma-
ria oggi farò il mio
esame di coscienza,
individuando con
sincerità le mie
mancanze verso Dio
e verso il prossimo.
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 14
Le parabole che il vangelo ci presenta oggi sono pro-
nunciate da Gesù dinanzi ad un uditorio particolare:
pubblicani e peccatori. L'antefatto che Luca riferisce
è il commento amaro di farisei e scribi sul fatto che
Gesù si intrattenga e mangi insieme a queste persone
"poco raccomandabili".
Il filo conduttore di queste due parabole è che Dio
perdona e accoglie tutti. Al tempo stesso vediamo
pure spiegato il motivo della missione di Gesù, che
viene espresso con le figure del pastore che va in ri-
cerca della pecora smarrita e della donna che
“mette a soqquadro” la casa per ritrovare la moneti-
na perduta. Il Figlio di Dio si è incarnato per salvare i
peccatori, per riportare di nuovo vicino al Padre co-
loro che si erano allontanati. Ristabilire la comunione
degli uomini con Dio è l'interesse che emerge dall'at-
teggiamento di Gesù. Risponde così alla provo
cazione degli scribi e dei farisei, che si scandalizza-
vano di questa frequentazione del Maestro con perso-
ne di categorie ritenute "impure" che, anzi, si dove-
vano assolutamente evitare. Abbiamo una bellissima
immagine del volto del Padre: il nostro Dio non è pie-
no d'ira e non si lascia andare al rancore. E invece un
Dio misericordioso, che si china sull'uomo, gli va in-
contro attraverso le tenebre, lo cerca per poi acco-
glierlo nella sua luce e condurlo nella vita vera. Co-
me credenti non viviamo più per noi stessi — come ci
ricorda san Paolo — ma per il Signore, perché noi sia-
mo suoi (cf. la prima lettura).
«Non paura» di te o dell'uomo e più, brama di vederti è la fede: il tuo santuario ora è la terra, e il nido della mia
fiducia il tuo cuore.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza
del Signore e ammirare
il suo santuario.
Sono certo di contemplare la
bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e
spera nel Signore.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, donaci di sentire la tua
misericordia per ciascuna delle nostre
perdizioni e facci così trovare il co
raggio di cercare a nostra volta, fino
a perdonare come te, regalandoci gli
uni gli altri l'impagabile gioia di esse
re cercati e di essere trovati.
Medita la parola
La pecora ritrovata
Meditazione a cura di Don Carlo Moro
Parroco di Gargnano
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 15
Venerdì 6
Novembre
III Settimana del Salterio
XXXI Tempo Ordinario
Chi ama è paziente e premuroso. Chi ama non è geloso,
non si vanta, non si gonfia d'orgoglio. Chi ama è
rispettoso, non va in cerca del proprio interesse,
non conosce la collera, dimentica i torti.
Leonardo nacque in Gallia al tempo dell’imperatore Anastasio da nobili franchi, amici del re Clodoveo che volle fargli da padrino al battesimo. In gioventù rifiutò di arruolarsi nell’esercito e si mise al seguito di S. Remigio, arcivescovo di Reims. Avendo questi ottenuto dal re di poter chiedere la liberazione dei prigionieri che avesse incontrato, anche Leonardo, acceso di carità, chiese e ottenne lo
stesso favore e liberò, di fatto, un gran numero di questi infelici. Diffondendosi la fama della sua santità, egli rifiutata la dignità vescovile offertagli da Clodoveo si diresse a Limoges; attraversando la foresta di Pavum soccorse la Regina sorpresa dalle doglie del parto. La preghiera del santo le concesse di superare i dolori e di dare alla luce un bel bambino. Clodoveo riconoscente gli concesse una
parte del bosco per edificarvi un monastero. Il Santo costruì un oratorio in onore della Madonna e dedicò in altare in onore di S. Remigio; scavò poi un pozzo che si riempì miracolosamente d’acqua e al luogo diede il nome di nobiliacum in ricordo della donazione di Clodoveo. Il Santo sarebbe morto il 6 novembre di un anno imprecisato, nella metà del VI secolo.
Il Santo del giorno: San Leonardo di Limoges Eremita
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e
questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che
cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più
amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone
mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno.
So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia
qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone
e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili
d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse
a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la
tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché
aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più
scaltri dei figli della luce».
Brano Evangelico: Lc 16,18
Contemplo: Ha rivelato la sua giustizia (dal Salmo responsoriale)
«Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia» (dal Salmo responsoriale). Gesù ha annunciato la buona notizia dell'amore di Dio per tutti gli uomini, che si dispiega nella storia secondo i suoi criteri. La sua giustizia, però, non sempre coincide con la nostra: non avremmo mai lodato l'amministratore disonesto. In realtà, quell'uomo ha condonato (per quanto poteva) i debiti, cosa che equivale a perdonare i peccati. Se perdoniamo anche noi saremo, a nostra volta, perdonati.
Agisci: Gesù mi ha liberato
dalle tenebre del pec-cato rendendomi
“figlio della luce”. Oggi mi impegnerò a
testimoniare questa verità con un compor-tamento onesto e tra-
sparente.
Non di solo pane Numero 729 pagina 16
Non so bene indicare chi è l’autore, ma ho trova-
to in un commento quanto riporto: “Ogni bene della terra lui lo deve trasformare in eternità be-
ata. Anche il più piccolo bene, anche un tozzo di
pane dovrà essere trasformato in gaudio e gioia
del Paradiso. Questa scienza, questa sapienza, questa perizia dovrà acquisire ogni cristiano. Dal
bene infinitesimale della terra dovrà ricavare una
quantità smisurata di felicità immortale. Questa è la sola ed unica vera amministrazione dei beni di
questo mondo. Le altre sono fallimentari, pecca-
minose, futili, stolte, insipienti, disumane, antiu-mane, di morte eterna. La scaltrezza del cristiano
proprio in questo dovrà consistere: farsi con i beni
non suoi, perché sono tutti di Dio, un buon futuro
eterno. Ogni bene di questo mondo lo dovrà la-sciare, abbandonare in ogni istante. Non c'è alcu-
na sicurezza per nessuno. Oggi siamo. Domani non
siamo più...”. Vale qui il consiglio che più volte, terminata la confessione, mi viene detto: “Nella
preghiera chiedi il dono della sapienza (che è pu-
re scaltrezza). Essa, di volta in volta, ti guidi ad agire per il meglio”. Prezioso dono quello della
sapienza. In merito c’è una bella preghiera di
sant’Agostino che dice: “Vieni in me, Spirito San-
to, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l'udito interiore, perché non mi attacchi alla cose mate-
riali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali. Vieni
in me, Spirito Santo, Spirito dell'amore: riversa sempre più la carità nel mio cuore. Vieni in me,
Spirito Santo, Spirito di verità: concedimi di per-
venire alla conoscenza della verità in tutta la sua
pienezza. Vieni in me, Spirito Santo, acqua viva che zampilla per la vita eterna: fammi la grazia di
giungere a contemplare il volto del Padre nella
vita e nella gioia senza fine. Amen”.
Meditiamo la Parola
La sapienza (che è pure scaltrezza) Meditazione di don Fiorella Elmetti
Salmo 97
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha fatto conoscere la
sua salvezza, agli occhi delle genti ha
rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, ogni giorno siamo chia
mati a esercitare tutta la nostra creati
vità nell'affrontare la fatica di vivere e
la sfida a non isolarci nel nostro be
nessere né lasciarci deprimere dal no
stro malessere. Con la forza del tuo
Spirito, donaci l'audacia di trovare
sempre nuove strade per aprire sentie
ri di vita possibile per noi stessi e per
tutti.
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 17
Lungo i fiumi commento ai Salmi a cura di don Luciano Vitton Mea
Di solito don Luciano commentava personal-
mente i Salmi ma in questo periodo di
“trasferimento” dalla Parrocchia di Cailina a
quella di Bovegno non è riuscito a commentarli.
Vi proponiamo, per tanto, un’altra riflessione,
semplice ma profondissima, del Card. Dionigi
Tettamanzi Arcivescovo emerito di Milano.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce [...]
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
(Salmo 23,12.4)
Mi pare di venir immerso in un oceano di pace e
di coraggio ogni volta che sento cantare - e io
stesso canto - queste parole. Sono parole che
esprimono le mie sicurezze: è il Salmo della
mia certezza, lo chiamerei proprio così. Davve-
ro il Signore rinfranca l'anima mia, mi guida per
il giusto cammino a motivo del suo nome (Sal
23,3).
Per il cammino ho bisogno di «coraggio», ma
non meno ho bisogno di una «guida». E lui, il
Signore, si incammina al mio fianco: la sua pre-
senza è dono gratuito che tutto ordina allo
splendore della sua gloria.
Ci sono giorni sereni e gioiosi per i quali il sal-
mista mi invita a lodare e ringraziare. È il Si-
gnore: lui cammina davanti a me, ma è anche
al mio fianco, vive con me ed è nell'intimo del
Il Signore è il mio pastore Commento al Salmo 23
mio «io», mi precede, mi circonda, mi accarezza e
mi abbraccia con il suo tenerissimo affetto; mi so-
stiene con il suo «bastone» e mi fa da guida per il
cammino giusto, sostiene e nutre la vocazione con
cui mi ha chiamato a sé, «il giusto cammino». Sì, o
Signore, «alle spalle e di fronte mi circondi e poni
su di me la tua mano» (Sal 139,5). Una mano forte e
dolce ad un tempo, la tua: per me, per tutti.
Ma ci sono anche giorni di fatica e di prova e sono
ancora queste stesse parole del Salmo che mi indi-
cano in chi confidare: è sempre lui, il Signore, lui
che mi precede, si lascia vedere e io lo posso segui-
re passo passo. Lui ha predisposto ogni cosa per il
mio bene, per la mia gioia, per la speranza di tutta
la Chiesa e per la salvezza dell'intera umanità.
Così, nella gioia come nella fatica, i versetti di que-
sto Salmo diventano, nella mia mente, un
«ritornello» che amo ripetere con frequenza, quasi
una gioiosa e confortante «giaculatoria» o come una
«freccia d'amore» che giunge al cuore di Dio, così
che su tutto è inciso questo grande pensiero. Anche
sul sentimento più tenue e sul gesto più piccolo re-
sta impresso un significato nuovo e antico: tutto sta
nell'orizzonte della grazia e della volontà d'amore di
Dio, il Pastore, il Padre, l'Amico!
Da parte sua il salmista ha saputo infondermi piena
fiducia per continuare il cammino: bontà e fedeltà
mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita;
abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi
giorni.
Non di solo pane Numero 729 pagina 18
Sabato 7
Novembre
III Settimana del Salterio
XXXI Tempo Ordinario
Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero
per voi, perché voi diventiate ricchi per
mezzo della sua povertà.
Visse nel VI secolo. Nei suoi «Dialoghi» papa Gregorio Magno scrive che faceva vita monastica nel monastero dei Canonici Regolari di sant'Agostino. Chiamato alla cattedra episcopale di Perugia dopo la morte del vescovo Massimiano, si oppose all'invasione dei Goti di re Totila che combattevano i bizantini. Dopo tre anni di assedio, le truppe guidate dal sovrano ostrogota penetrerano a Perugia. Erco
lano fu catturato, scorticato e poi decapitato davanti a Porta Marzia, per ordine dello stesso Totila, impegnato nell'assedio di Roma. Il suo corpo fu gettato fuori delle mura cittadine. Come per gli antichi martiri cristiani, anche il suo corpo però fu ricomposto per poi essere seppellito insieme a un bambino trovato morto nello stesso luogo. Una qua
rantina di giorni dopo, i profughi perugini ebbero dal comandante dei Goti, il permesso di ritornare in città. Allora ricordando il loro vescovo Ercolano, morto martire per mano dei barbari, ne ricercarono il corpo sepolto, per trasferirlo nell'antica cattedrale di San Pietro. Trovarono il suo corpo intatto con il capo unito al corpo, come se non fosse mai stato tagliato.
Il Santo del giorno: Sant’Ercolano di Perugia
Brano Evangelico: Lc 169,15
Contemplo: Dio conosce i vostri cuori (Lc 16,15)
Credere a Dio o alla ricchezza? Essere fedeli a Dio o alla ricchezza? «Ciò che fra gli uomini è esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole», ossia, spiega Gesù, ci sono cose di poco conto e cose importanti nella nostra vita, e, diversamente dalla fede in Dio, la ricchezza può condurre gli uomini alla disonestà, tanto da far perdere la strada per le «dimore eterne». Impariamo da Maria, la serva del Signore, a usare i beni della terra: «Dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21).
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza diso
nesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disone
sto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete
stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati
fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?Nessun servitore può servire due
padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e di
sprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».I farisei, che erano attaccati
al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro:
«Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vo
stri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».
Agisci L'attaccamento alla ricchezza è uno dei mali più pericolosi, fonte di tante ingiusti-zie e sopraffazioni. Come discepolo di Ge-sù, oggi dimostrerò il mio distacco dal dena-ro facendo un'offerta per una situazione di bisogno.
Non di solo pane Numero 729 Tempo Ordinario pagina 19
Proseguiamo nella lettura e nell'ascolto del capitolo 16 di Luca. Siamo di fronte a una serie di sentenze pronunciate da Gesù per mostrare ai suoi discepoli attraverso quali atteggiamenti concreti possono vivere e testimoniare i valori del regno. Il tema delle diverse "massime" è quello del rapporto con il denaro e con le ricchezze e quello della fedeltà a questi o all'insegnamento di Gesù.
Per farci capire che l'unica cosa che conti vera-
mente per ogni uomo sia arrivare alla vita eter-
na, Gesù non ha paura di invitarci ad usare astu-
tamente e intelligentemente anche il "vil dena-
ro" purché ci conduca al Bene così apprezzabile
e incomparabile. Nei versetti del vangelo che
abbiamo ascoltato ieri il tema portante era il
medesimo. La ricchezza e il denaro sono impor-
tanti solo se li usiamo per arrivare alla vita sen-
za fine. Gesù ci dice: non è male se possedete
ricchezze e denaro, a condizione che questi beni
terreni vi servono esclusivamente per giungere
al regno di Dio nella vita eterna. I beni terreni
sono un mezzo e non il fine della nostra vita ter-
rena. Gesù aggiunge ancora che la virtù che dob-
biamo coltivare sempre, quella sulla quale sare-
mo messi alla prova, è la fedeltà. A chi dobbia-
mo essere fedeli? A Dio oppure a mammona.
Dobbiamo scegliere. Abbiamo di fronte a noi due
strade, e dobbiamo sceglierne una. Inevitabil-
mente scarteremo l'altra. L'insegnamento del
Maestro prosegue col dirci che sovente ciò che
agli occhi umani è apprezzabile, tale non è agli
occhi di Dio. Ci può essere utile fare attenzione
a questo insegnamento, qualora siamo nel dub-
bio e non sappiamo quale scelta operare.
«L'uomo, che è una parti
cella della tua creazione, ti
vuole lodare! Tu fai sì che
procuri gioia il fatto di lodarti, poiché
tu ci hai fatti per te e il nostro cuore è
inquieto finche non trovi riposo in te» .
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.
Una generazione narra all’altra
le tue opere, annuncia le tue imprese.
Il glorioso splendore della tua maestà
e le tue meraviglie voglio meditare.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore, tu conosci e conosci bene i nostri cuori, tu sai discernere il limite tra la gratitudine e l'avidità, tra l'intraprendenza e l'egoismo, tra l'ostentazione e la comunione. Donaci la sapienza, perché sappiamo vivere bene e gioiosamente senza dimenticare che ogni bene diventa più bello se condiviso nella semplicità e nella verità.
Meditiamo la Parola
Servire Dio e non mammona Meditazione a cura di don Carlo Moro
Parroco di Gargnano
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 729
Domenica 1 Novembre 2015
Chiuso il 27/10/2015
Numero copie 1350
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
www.nondisolopane.it