Non di Solo Pane n°729 - 01 Novembre 2015

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Itinerario quotidiano di preghiera PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 729 Domenica 1 Novembre 2015 XXXI del Tempo Ordinario Beati i poveri in Spirito Perché di essi è il Regno dei Cieli

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settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it

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Itinerario quotidiano di preghiera

PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 729

Domenica 1 Novembre 2015

XXXI del Tempo Ordinario

Beati i poveri in Spirito Perché di essi è il Regno dei Cieli

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Non di solo pane ­ Numero 729 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 2

Ottobre 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego

specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché sappiamo aprirci all'incontro personale

e al dialogo con tutti, anche con chi ha

convinzioni diverse dalle nostre.

Intenzione missionaria

Perché i pastori della Chiesa, amando

profondamente il proprio gregge, possano

accompagnarne il cammino e

tenere viva la speranza.

Intenzione dei vescovi

Perché il Convegno Ecclesiale nazionale di Firenze

sia l'occasione per ripensare l'umanesimo nell'epoca

della scienza, della tecnica e della comunicazione.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente

e misericordioso, ci impegniamo con gioia

nella costruzione della civiltà dell'amore.

Intenzioni mese di Novembre

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Non di solo pane ­ Numero 729­ pagina 3

Domenica 1

Novembre

III Settimana del Salterio

XXXI Domenica del Tempo Ordinario

Fate crescere in voi l'amore per Dio; tutte le altre forme d'amore non sono amore affatto, sono

soltanto attaccamenti inconsistenti e passeggeri.

La Chiesa è indefettibil­

mente santa: Cristo l’ha

amata come sua sposa e

ha dato se stesso per lei,

al fine di santificarla;

perciò tutti nella Chiesa

sono chiamati alla san­

tità. La Chiesa predica

il mistero pasquale nei

santi che hanno sofferto

con Cristo e con lui so­

no glorificati, propone

ai fedeli i loro esempi

che attraggono tutti al

Padre per mezzo di Cri­

sto e implora per i loro

meriti i benefici di Dio.

Oggi in un’unica festa

si celebrano, insieme ai

santi canonizzati, tutti i

giusti di ogni lingua, di

ogni razza e di ogni

nazione, i cui nomi so­

no scritti nel libro della

vita. Si iniziò a celebra­

re la festa di tutti i santi

anche a Roma, fin dal

sec. IX.

Il Santo del giorno: Tutti i Santi

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i

suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,

diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Vangelo: Mt 5,1­12

Contemplo: Saranno chiamati figli di Dio (Mt 5,9)

«I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indot­

to molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre» (Dn 12,3). Gesù dice

dei santi ciò che ha detto di Maria: «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la

osservano!» (Lc 11,28). La grazia della «letizia» o «beatitudine» evangelica è una

grazia che non possiamo presumere di avere; ma il Signore la concede gratuitamente

a chi la chiede e a chi la ammira nei suoi santi (Card. Carlo M. Martini).

Agisci

Questa festa è l'occa-sione per domandarmi cosa sto facendo di concreto per vivere quotidianamente nel-la santità evangelica. Chiedo a Maria di aiu-tarmi a capire qual è la via da seguire per ottenere la ricompen-sa nel regno dei cieli.

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Non di solo pane ­ Numero 729 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 4

L u n g o i f i u m i c o m m e n t o a i S a l m i

«Per me, è il testo più im-

portante della storia umana.

S'indirizza a tutti, credenti e

non, e rimane dopo venti se-

coli, l'unica luce che brilla

ancora nelle tenebre fatte di

violenza, di paura, di solitudi-

ne in cui è stato gettato l'Oc-

cidente dal proprio orgoglio

ed egoismo». Con queste pa-

role Gilbert Cesbron sintetizza

le Beatitudini. Nel Vangelo di

Matteo le Beatitudini non sono

un discorso qualsiasi ma “il

discorso dei discorsi”, il pro-

gramma di vita che i discepoli

di Gesù devono abbracciare e

far diventare “luce del mondo

e sale della terra”. Dalla cat-

tedra della montagna Gesù non

pronuncia delle semplici esorta-

zioni o delle raccomandazioni;

parla con autorità, legifera, detta

un nuovo codice di vita, delle

nuove regole di comportamento.

E’ su questo punto che vorrei sof-

fermarmi. Le beatitudini non sono

facoltative, non riguardano un

numero ristretto di persone: sono

i nuovi comandamenti del cristia-

no. Infatti come Mosè è salito sul

monte per ricevere da Dio le ta-

vole della legge, così Gesù sale

sul monte per consegnare la nuo-

va alleanza ai suoi amici. Qual è

la differenza fondamentale?

Sostanzialmente un nuovo modo

di concepire il rapporto con Dio.

La legge antica ha un lin-

guaggio giuridico, la secon-

da esperienziale; la prima

sembra “calare dall’alto”,

la seconda passa attraverso

una “parola che si è fatta

carne”. Mi spiego meglio.

Gesù per primo è il

“beato” proprio perché

povero, mite, puro di cuo-

re e così via; sembra dirci:

“Io ho provato la strada

della povertà e vi assicuro

che è la via migliore, la

strada di una nuova uma-

nizzazione, un codice com-

portamentale che vi rende-

rà veramente felici”. Gesù

propone come modello non

delle parole scritte su tavole

di pietra, ma la sua stessa vi-

ta, la sua esperienza, i suoi

sentimenti, il suo cuore. Le

beatitudini non sono solo la

“Magna carta” del cristiano,

ma anche “luogo antropologi-

co” che rivela all’uomo la sua

vera identità. Vi è un luogo

profondo nell’animo umano

che rimane sconosciuto, quasi

velato; le Beatitudini rivelano

questo luogo, svelano all’uomo

il senso della sua vera natura,

fanno riemergere l’antica effi-

ge, la sua vera natura di figlio,

la dignità dell’“imago Dei”.

Sulla montagna delle beatitu-

dini Gesù non ci parla di Dio

ma dell’uomo, rivela la vera e

autentica dignità della natura

umana.

don Luciano

La dignità dell’uomo di don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane ­ Numero 729 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 5

L u n g o i f i u m i c o m m e n t o a i S a l m i

Contemplatio :

La virtù della speranza

Sì, la speranza. Se questa virtù non ci sostiene,

non è certa la nostra perseveranza, potremmo

smarrirci per via, ed è così facile, oggi purtroppo.

È facile rinunciare agli ideali della vita cristiana,

primo perché sono difficili e lontani; secondo per-

ché la psicologia dell'uomo moderno è rivolta al

conseguimento, anzi al godimento di beni facili e

immediati, di beni esteriori e sensibili, più di quel-

li interiori e morali; terzo perché l'opportunismo è

di moda. Il successo vicino e proprio prende il po-

sto degli ideali, obbligato a dure resistenze e ad

antipatiche posizioni. All'entusiasmo della resisten-

za, del coraggio, del sacrifico subentra il calcolo

dell'utilità, l'accettazione della moda, la fiducia

nella maggioranza, la noia di sostenere la parte di

una propria precisa, forte e incomoda impopolari-

tà; posizioni psicologiche ed altre simili che non

sanno vivere la speranza.

La speranza è la consapevolezza che il cristiano

ha di essere fin d'ora inserito mediante la grazia

dello Spirito Santo in un grande piano di salvezza,

per cui la propria sorte è avvolta da una promessa

non illusoria (Paolo VI).

Pure se il velo del Tempio

si è rotto alla sua morte

e la «Presenza» ora si posa

sopra un patibolo, anche se più non

credete, o pellegrini, aiutateci a canta­

re ad altra gloria.

Del Signore è la terra e quanto contiene:

il mondo, con i suoi abitanti.

È lui che l’ha fondato sui mari

e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?

Chi potrà stare nel suo luogo santo?

Chi ha mani innocenti e cuore puro,

chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,

giustizia da Dio sua salvezza.

Ecco la generazione che lo cerca,

che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, oggi la Chiesa non celebra una irraggiungibile perfezione. Oggi è festa perché tu ci scegli uno per uno, ci ami così come siamo, mendicanti al mar­gine della via. Noi siamo per te chiamati a lasciar ardere con amore fiducioso la scintilla della nostra vita, siamo ciottoli di fiume, che possono brillare solo in comu­nione con chi ci ha preceduto e con chi oggi cerca e riflette la tua luce, in una scia santa e luminosa!

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Non di solo pane ­ Numero 729 ­ pagina 6

Lunedì 2

Novembre

III Settimana del Salterio

XXXI Tempo Ordinario

Il Santo del giorno: Commemorazione di tutti i fedeli defunti

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, ver­

rà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono di­

sceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che

mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che

io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti

nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiun­

que vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò

nell’ultimo giorno».

Brano Evangelico: Gv 6,37­40

Commemorazione di

tutti i fedeli defunti,

nella quale la santa Ma­

dre Chiesa, già sollecita

nel celebrare con le do­

vute lodi tutti i suoi fi­

gli che si allietano in

cielo, si dà cura di in­

tercedere presso Dio

per le anime di tutti co­

loro che ci hanno

preceduti nel segno

della fede e si sono

addormentati nella

speranza della re­

surrezione e per tut­

ti coloro di cui,

dall’inizio del mon­

do, solo Dio ha co­

nosciuto la fede,

perché purificati da

ogni macchia di pec­

cato, entrati nella

comunione della vita

celeste, godano della

visione della beatitu­

dine eterna.

Contemplo: Venite, benedetti del Padre mio (Mt 25,34)

Come il Padre non ha abbandonato Gesù alla morte, così, seguendo le orme di Gesù, anche la morte del cristiano non è la morte di uno schiavo, ma quella di un figlio. «Scrivi: "D'ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore". Sì, dice lo Spirito, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li se­guono» (Ap 14,13). È la «comunione» della Chiesa: «Si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno una cetra e coppe d'oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi» (Ap 5,8).

Aspettiamo il nostro Salvatore Gesù Cristo; egli trasfigurerà il nostro corpo mortale a

immagine del suo corpo glorioso.

Agisci

Servire chi si trova

nel bisogno è servire

Gesù in persona.

Quanta grandezza si

nasconde in un umile

gesto d’amore. An-

che deporre un pic-

colo fiore o visitare i

nostri cari defunti è

un gesto di tenerezza

e d’amore.

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Non di solo pane ­ Numero 729 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 7

Leggendo questo brano di vangelo, mi è venuta in

mente l’immagine della chiave. Ci vuole sempre

una chiave (o un codice d’accesso nel caso di can-

celli telecomandati dall’auto o delle casseforti)

per aprire tutte le porte, anche quelle più pesanti,

anche quelle realizzate con legno pregiato. Gio-

cando con i suoi incastri, la chiave apre tranquilla-

mente le serrature e ti fa entrare in casa. Se la

perdi, questa possibilità ti viene meno finché la

trovi o fai un’altra chiave. Gesù infatti dice: “Che

io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma

che lo resusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è

la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Fi-

glio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risu-

sciterò nell’ultimo giorno”. Senza Gesù il nostro

cuore è un tranello a se stesso. Meglio ancora è un

impasto, come suggerisce uno scritto di don Tonino

Bello: “Sono un impasto di mansuetudine e ira, di

superbia e di modestia, di bontà e di durezza. Sono

un intruglio di fervore e di frigidezza, di dissipazio-

ne e di raccoglimento, di slanci impetuosi e di apa-

tica immobilità. Sono un polpettone di carne e Spi-

rito, di passioni indomite e di mistiche elevazioni,

di ardimenti coraggiosi e di depressioni senza con-

forto. Dio mio, purificami da queste scorie in cui

naviga l'anima mia; fammi più coerente, più co-

stante. Annulla queste misture nauseanti di cui

sono composto, perché io ti piaccia in tutto, o mio

Dio". Può Gesù “operare” in mezzo a tante scorie?

Certamente. Egli è nato in mezzo alla paglia, non

in un appartamento tirato a lucido. Egli è morto

tra schegge di legno e rivoli di sangue, non in un

ospedale asettico. Egli è risorto tra lo stupore del-

le donne accorse al suo sepolcro e l’incredulità

degli apostoli che non avevano compreso le scrittu-

re. Ed ancora opera.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:

di chi avrò timore?

Il Signore è difesa della mia vita:

di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore,

questa sola io cerco:

abitare nella casa del Signore

tutti i giorni della mia vita,

per contemplare la bellezza del Signore

e ammirare il suo santuario.

Ascolta, Signore, la mia voce.

Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!

Il tuo volto, Signore, io cerco.

Non nascondermi il tuo volto.

Sono certo di contemplare la bontà

del Signore nella terra dei viventi.

Spera nel Signore, sii forte,

si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, i nostri carissimi defunti vivono

in noi, con struggente tenerezza. Ma vivono

soprattutto in te! Non il regno delle ombre li

ha inghiottiti, ma il regno della vita li ha ac­

colti nella luce senza fine, nella gioia alla tua

presenza! Accogliamo la sfida: ogni vita, ogni

attimo, ogni inizio, ogni fine sono un dono

misterioso e prezioso, e, alla fine della strada,

c'è il tuo abbraccio, Signore, per ognuno! Lo­

de a te per i secoli dei secoli.

Meditiamo la Parola

Giocando con i suoi incastri Meditazione di Fiorella Elmetti

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Non di solo pane ­ Numero 729 ­ pagina 8

Martedì 3

Novembre

III Settimana del Salterio

XXXI Tempo Ordinario

Cominciate il giorno con amore, trascorrete il giorno con amore,

finite il giorno con amore; questa è la via che porta a Dio.

Nasce a Lima nel 1579. Suo padre è l'aristocratico spagnolo Juan de Porres, che all'inizio non vuole riconoscerlo, perché la madre è un'ex schiava nera d'origine africana. Nominato governatore del Panama, il padre lascia la bimba a un parente e Mar­tino alla madre, con i mez­zi per farlo studiare. Mar­tino diventa allievo di un barbiere­chirurgo. Lui però vorrebbe entrare fra i Domenicani, che hanno fondato a Lima il loro

primo convento peruvia­no. Ma come mulatto vie­ne accolto solo come ter­ziario e gli vengono asse­gnati solo compiti umili. Quando i Domenicani avvertono la sua energia interiore lo tolgono dalla condizione subalterna, accogliendolo nell'Ordine come fratello cooperatore. Martino de Porres, figlio di un "conquistatore", offre così in Perù un e­sempio di vita esemplare. Vengono da lui per consi­glio il viceré del Perù e

l'arcivescovo di Lima, trovandolo perlopiù cir­condato da poveri e da malati. Quando a Lima arriva la peste, cura da solo i 60 confratelli. Per tutti è l'uomo dei miraco­li: fonda a Lima un colle­gio per istruire i bambini poveri: il primo del Nuo­vo Mondo. Guarisce l'arcivescovo del Messi­co, che vorrebbe condur­lo con sé. Ma Martino muore a Lima. È il 1639.

Il Santo del giorno: San Martino da Porres

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi

prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e

fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è

pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho

comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse:

“Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro

disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo

riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo:

“Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i

ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è

ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e

costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di

quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena».

Brano Evangelico: Lc 14,15­24

Contemplo: Custodiscimi, Signore, nella pace (dal Salmo responsoriale)

Il Signore Gesù ci racconta una parabola nella quale un uomo diede una gran­de cena e fece molti inviti: «Venite a casa mia, tutto è pronto». Nessuno degli invitati accettò. Il Signore invita anche noi, oggi, nella sua casa, il suo cuore pieno di amore per noi. Accogliamo l'invito e, una volta entrati nel suo cuore, diciamogli con fede: «Custodiscimi, Signore, nella pace, donami il conforto della tua misericordia e del tuo amore».

Agisci

Maria ha saputo affi-

dare totalmente a

Dio la sua vita, tro-

vando in questo la

pace. Affronterò la

mia giornata impe-

gnandomi ad essere

quieto e sereno.

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Non di solo pane ­ Numero 729 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 9

Domenica scorsa, mi sono incontrata con amici. Ab­

biamo trascorso una giornata in amicizia come faccia­

mo da anni, ma soprattutto ci siamo fermati a pregare

e riflettere, e durante quell’incontro animato anche da

diapositive sulla creazione e musiche ho sentito una

bella canzone di un noto cantante italiano di musica

leggera che dice: “Puoi decidere le strade che farai,

puoi scalare le montagne oltre i limiti che hai, potrai

essere qualcuno se ti va, ma se non ami, se non ami,

non hai un vero motivo per vivere, se non ami, non ti

ami e non ci sei, se non ami, non ha senso tutto quel­

lo che fai…”. Per brevità riporto solo l’inizio, ma il

testo riprende l’inno alla carità di san Paolo e ora che

mi ritrovo di fronte all’invito di partecipare ad “una

grande cena” capisco che non corrispondervi vuol

dire ritrovarsi col cuore vuoto di fronte a Dio, che con

insistenza prende l’iniziativa nel chiamarci a collabo­

rare al suo regno, ciascuno con i doni che ha e

nell’ambito in cui vive. Non a caso, sr. Anna Maria

Canopi commenta così questo invito: “Il Signore

ogni giorno viene a cercarci dovunque siamo: nelle

piazze, lungo le vie delle città o sulle strade della pe­

riferia, forse anche chiusi in qualche palazzo costruito

da noi stessi con le nostre illusioni. Mediante la sua

parola ci chiede di lasciare tutto, di lasciare soprattut­

to noi stessi e di accogliere la sua gioia. Non faccia­

moci pregare troppo, non ci accada di essere lasciati

fra coloro che non assaggeranno la cena del Signore

perché, sebbene più volte invitati, non hanno saputo

apprezzare il dono”. È vero, non ci capiti di continua­

re a rimandare l’invito ad entrare in comunione con

Dio e di non rispondere al suo amore, altrimenti egli

passerà altrove e non conosceremo la gioia di essere

chiamati amici.

Come gli angeli volare eterna­

mente immobili dentro il tuo gor­

go e contemplare i tuoi occhi.

Ancor più, ancor più e sempre, o

Dio, o Amato, in ogni cosa piacerti! Sensi di

fanciullo ti chiedo, di farmi interiore e mite, e

taciturno nella tua pace. E di possedere un

cuore chiaro.

Signore, non si esalta il mio cuore

né i miei occhi guardano in alto;

non vado cercando cose grandi

né meraviglie più alte di me.

Io invece resto quieto e sereno:

come un bimbo svezzato

in braccio a sua madre,

come un bimbo svezzato è in me

l’anima mia.

Israele attenda il Signore,

da ora e per sempre.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, liberaci dalla pigrizia

che ci induce a sottovalutare la portata

dell'invito che ci viene fatto non solo

per essere onorati, ma pure per essere

in grado di onorare, con la nostra pre­

senza alla tavola della vita, la gioia

degli altri.

Meditiamo la Parola

Col cuore vuoto Meditazione di Fiorella Elmetti

Page 10: Non di Solo Pane n°729 - 01 Novembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 729­ Tempo Ordinario ­ pagina 10

Davanti alla morte si impone

il silenzio che, facendoci en-

trare nel dialogo dell'eterni-

tà e svelandoci il linguaggio

dell'amore, ci mette in co-

municazione profonda con

questo insondabile mistero.

Esiste un legame fortissimo

tra coloro che hanno cessato

di vivere nello spazio e nel

tempo e chi in esso si trova

ancora immerso. Se la scom­

parsa fisica delle persone

care fa sentire con sofferen-

za una irraggiungibile lonta-

nanza, mediante la fede e la

preghiera si sperimenta con

loro una più intima comu­

nione. Quando sembra che

esse ci lascino, è in realtà il

momento in cui si stabilisco-

no più saldamente nella no­

stra vita, ci rimangono pre-

senti, fanno parte della no­

stra interiorità; le troviamo

in quella patria che già por­

tiamo nel cuore, là dove abi-

ta la Trinità.

San Paolo incoraggia a vivere

positivamente il mistero del-

la morte, affrontandola gior-

no dopo giorno, accettan­

dola come legge di natura e

di grazia, per essere progres­

sivamente spogliati di ciò che

deve perire fino a ritrovarci

miracolosamente già trasfor-

mati in ciò che dobbiamo di-

ventare. La `morte quoti-

diana' si rivela così piuttosto

una nascita: il lento declino

e il tramonto sfociano in

un'alba luminosa. Tut-

te le sofferenze, le

fatiche, le tribo­

lazioni della vita pre-

sente fanno parte di

questo necessario,

quotidiano morire per

passare alla vita im-

mortale. Dobbiamo

vivere fissando lo

sguardo sull'oggetto

della beata speranza,

appoggiandoci unica-

mente alla fedeltà del

Signore, che ci ha da-

to una promessa di

eternità.

Se vivremo così, quando

giungeremo al tramonto di

questa vita, non vedremo

calare le tenebre della not-

te, ma ci apparirà davanti -

attesa eppure sorprendente -

l'alba dell'eternità e avremo

la gioia ineffabile di sentirci

una cosa sola con il Signore.

Dopo lungo faticare saremo

pienamente suoi e tale ap-

partenenza sarà pienezza di

beatitudine nella visione a

faccia a faccia.

Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Davanti al mistero della morte

Si impone il silenzio a cura di don Carlo Moro

Page 11: Non di Solo Pane n°729 - 01 Novembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 729 ­ pagina 11

XXXI Tempo Ordinario

Ogni giorno al tuo risveglio pensa: oggi sono

fortunato perché mi sono svegliato,

sono vivo ho il dono prezioso della vita.

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:

«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i

figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui

che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vede­

re se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è

in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo:

“Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.

Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se

può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no,

mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.

Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Brano Evangelico: Lc 14,25­33

Nato nel 1538 nella Rocca dei Borromeo, sul Lago Maggiore, era il secondo figlio del Conte Giberto e quindi, secondo l'uso delle famiglie nobiliari, fu tonsu­rato a 12 anni. Studente bril­lante a Pavia, venne poi chiamato a Roma, dove ven­ne creato cardinale a 22 an­ni. Fondò a Roma un'Acca­demia secondo l'uso del tempo, detta delle «Notti Vaticane». Inviato al Conci­lio di Trento, nel 1563 fu consacrato vescovo e inviato

sulla Cattedra di sant'Am­brogio di Milano, una diocesi vastissima che si estendeva su terre lom­barde, venete, genovesi e svizzere. Un territorio che il giovane vescovo visitò in ogni angolo, preoccu­pato della formazione del clero e delle condizioni dei fedeli. Fondò semina­ri, edificò ospedali e ospi­zi. Utilizzò le ricchezze di famiglia in favore dei poveri. Impose ordine all'interno delle strutture

ecclesiastiche, difendendole dalle ingerenze dei potenti locali. Un'opera per la quale fu obiettivo di un fallito attentanto. Durante la peste del 1576 assistette personal­mente i malati. Appoggiò la nascita di istituti e fondazio­ni e si dedicò con tutte le forze al ministero episcopa­le guidato dal suo motto: «Humilitas». Morì a 46 anni, consumato dalla ma­lattia il 3 novembre 1584.

Contemplo: Il Signore è mia luce (dal Salmo responsoriale)

Il Signore, talvolta, sembra avere grandi pretese nei nostri con­fronti: «Se uno vuole seguirmi, deve odiare persino la propria vita!». Ci sem­brano parole molto esigenti solo perché non cogliamo la luce che egli stesso fa nascere nei nostri cuori. Il Signore non vuole che ci distac­chiamo dai nostri cari o dalla nostra vita, ma che consideriamo tutto nella sua luce, che illumina ogni creatura e ci fa vedere tutto con il suo sguardo di eternità.

Il Santo del giorno: San Carlo Borromeo

Mercoledì 4

Novembre

III Settimana del Salterio

Agisci Sull’esempio di Gesù, che ha saputo amare i fratelli fino al dono della vita, oggi mi im-pegnerò a compiere un gesto concreto d’amore nei confronti delle persone che ho accanto.

Page 12: Non di Solo Pane n°729 - 01 Novembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 729 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12

In un suo commento, Paolo Curtaz afferma:

“Gesù provoca, osa, scompagina: pretende di es-sere più grande della più grande emozione che

possiamo sperimentare, della più grande gioia

umana, quella dell'innamoramento, quella della

paternità, quella dell'affetto parentale. Chiedere di odiare significa, nel linguaggio semitico, ama-

re di più qualcos'altro, Dio e il Regno, in questo

caso. Gesù ci sfida: lui è di più, lui può colmare il cuore là dove immaginiamo che una gioia, le-

gittima e giusta, lo possa invece riempire. E sfi-

da: fate bene i vostri calcoli, come chi deve mettersi a costruire una casa, o fare guerra al

vicino. E tu, amico lettore, hai fatto bene i tuoi

conti? Hai investito le tue energie, il tuo tempo,

la tua intelligenza dalla parte giusta? Non abbia-mo paura di investire in Dio, l'unico bene che

non subisce gli scossoni delle borse! Tutto il tem-

po che dedichiamo all'interiorità, alla meditazio-ne, alla crescita spirituale, diventa un tempo che

porta frutti, che allarga gli orizzonti, che resti-

tuisce pace. Gesù ci chiede di vivere le legittime gioie di tutti i giorni (Dio ci chiederà conto di

tutte le gioie che non avremo vissute!) consape-

voli che da lui provengono e a lui rimandano. Ci

sono delle grandi gioie da vivere, ma Gesù è di più”, perché ti chiede una risposta personale che

vada oltre il proprio limite umano. Questo “di

più”, lo sottolinea pure Papa Francesco, quando in una sua omelia dice: “Fare ciò che Gesù ci di-

ce di fare è buono e si deve fare, ma questa è la

mia risposta alla salvezza che è gratuita, viene

dall’amore gratuito di Dio… L’amore più grande è questo: amare Dio con tutta la vita, con tutto

il cuore, con tutta la forza, e il prossimo come te

stesso… Ma la fonte è l’amore; l’orizzonte è l’amore”.

Meditiamo la Parola

Di più Meditazione di Fiorella Elmetti

Sorga anche per noi, in questa

tenebra che ci avvolge, una

luce clemente e soave: che

non si spenga la santità sulla

terra. Non solo i santi preghino per noi,

ma pure noi preghiamo per essi, perché

almeno essi non vengano meno.

Beato l’uomo che teme il Signore

e nei suoi precetti trova grande gioia.

Potente sulla terra sarà la sua stirpe,

la discendenza degli uomini retti sarà

benedetta.

Spunta nelle tenebre, luce per

gli uomini retti: misericordioso,

pietoso e giusto. Felice l’uomo

pietoso che dà in prestito,

amministra i suoi beni con giustizia.

Egli dona largamente ai poveri,

la sua giustizia rimane per sempre,

la sua fronte s’innalza nella gloria.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, che per noi ti sei fatto

caricare della croce e hai accettato di

esservi innalzato come un malfattore,

donaci la semplicità della verità, per­

ché non presumiamo mai delle nostre

forze e impariamo, nella concretezza

dei tempi e delle situazioni, ad amare

in verità, anche se il nostro amore fos­

se poco e povero.

Page 13: Non di Solo Pane n°729 - 01 Novembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 729 ­ pagina 13

Giovedì 5

Novembre

III Settimana del Salterio

XXXI Tempo Ordinario

Non abbandonarmi, Signore mio Dio, da me non stare lontano; vieni presto in mio aiuto,

Signore, mia Salvezza.

Santa Trofimena, santa d'o­

rigine siciliana, di Patti

(ME) omologa di Santa

Febronia, che si venera a

Minori (SA) in Costiera

Amalfitana. L'agiografia è

piuttosto contorta, la leg­

genda vuole che fu marti­

rizzata ancora fanciulla,

intorno ai 12 /13 anni per

mano dello stesso padre,

poiché desiderosa di battez­

zarsi e di abbracciare la

fede cristiana, si racconta di

una visione di un angelo

che le annuncia la con­

sacrazione a Cristo e

l'imminente martirio, e

contraria alle nozze con

il prescelto indicato dal­

la famiglia. Il corpo fu

affidato alla custodia di

un urna e gettato in ma­

re, le correnti la spinsero

sino alle coste salernita­

ne e precisamente a Mi­

nori. L'urna ritrovata

dalla popolazione mino­

rese fu fatta trasportare da

una pariglia di giovenche,

ma arrivati al punto dove

oggigiorno sorge la chiesa

a lei dedicata, gli animali

non vollero assolutamente

proseguire, pertanto i mi­

noresi interpretarono ciò

come il segnale divino del­

la scelta del luogo ove eri­

gere la suddetta chiesa.

Il Santo del giorno: Santa Trofimena

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conver­sione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampa­da e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mone­ta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Brano Evangelico: Lc 15,1­10

Contemplo: Accoglie i peccatori e mangia con loro (Lc 15,2)

Sta scritto: «È terribile cadere nelle mani del Dio vivente!» (Eb 10,31); «Il nostro Dio è un fuoco divorante» (Eb 12,29). La meraviglia dei no­stri cuori, tremanti dinanzi al mistero, è che Dio si è fatto uomo, «accoglie i peccatori e mangia con loro», si carica sulle spalle la pecora distratta e perduta, ripulisce la moneta ritrovata nella polvere, vi fa bril­lare di nuovo l'immagine della scintilla divina, e dice: «Vi è gioia da­vanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Agisci

Con l’umiltà di Ma-

ria oggi farò il mio

esame di coscienza,

individuando con

sincerità le mie

mancanze verso Dio

e verso il prossimo.

Page 14: Non di Solo Pane n°729 - 01 Novembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 729 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 14

Le parabole che il vangelo ci presenta oggi sono pro-

nunciate da Gesù dinanzi ad un uditorio particolare:

pubblicani e peccatori. L'antefatto che Luca riferisce

è il commento amaro di farisei e scribi sul fatto che

Gesù si intrattenga e mangi insieme a queste persone

"poco raccomandabili".

Il filo conduttore di queste due parabole è che Dio

perdona e accoglie tutti. Al tempo stesso vediamo

pure spiegato il motivo della missione di Gesù, che

viene espresso con le figure del pastore che va in ri-

cerca della pecora smarrita e della donna che

“mette a soqquadro” la casa per ritrovare la moneti-

na perduta. Il Figlio di Dio si è incarnato per salvare i

peccatori, per riportare di nuovo vicino al Padre co-

loro che si erano allontanati. Ristabilire la comunione

degli uomini con Dio è l'interesse che emerge dall'at-

teggiamento di Gesù. Risponde così alla provo­

cazione degli scribi e dei farisei, che si scandalizza-

vano di questa frequentazione del Maestro con perso-

ne di categorie ritenute "impure" che, anzi, si dove-

vano assolutamente evitare. Abbiamo una bellissima

immagine del volto del Padre: il nostro Dio non è pie-

no d'ira e non si lascia andare al rancore. E invece un

Dio misericordioso, che si china sull'uomo, gli va in-

contro attraverso le tenebre, lo cerca per poi acco-

glierlo nella sua luce e condurlo nella vita vera. Co-

me credenti non viviamo più per noi stessi — come ci

ricorda san Paolo — ma per il Signore, perché noi sia-

mo suoi (cf. la prima lettura).

«Non paura» di te o dell'uo­mo e più, brama di vederti è la fede: il tuo santuario ora è la terra, e il nido della mia

fiducia il tuo cuore.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:

di chi avrò timore?

Il Signore è difesa della mia vita:

di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore,

questa sola io cerco:

abitare nella casa del Signore

tutti i giorni della mia vita,

per contemplare la bellezza

del Signore e ammirare

il suo santuario.

Sono certo di contemplare la

bontà del Signore

nella terra dei viventi.

Spera nel Signore, sii forte,

si rinsaldi il tuo cuore e

spera nel Signore.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, donaci di sentire la tua

misericordia per ciascuna delle nostre

perdizioni e facci così trovare il co­

raggio di cercare a nostra volta, fino

a perdonare come te, regalandoci gli

uni gli altri l'impagabile gioia di esse­

re cercati e di essere trovati.

Medita la parola

La pecora ritrovata

Meditazione a cura di Don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

Page 15: Non di Solo Pane n°729 - 01 Novembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 729 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 15

Venerdì 6

Novembre

III Settimana del Salterio

XXXI Tempo Ordinario

Chi ama è paziente e premuroso. Chi ama non è geloso,

non si vanta, non si gonfia d'orgoglio. Chi ama è

rispettoso, non va in cerca del proprio interesse,

non conosce la collera, dimentica i torti.

Leonardo nacque in Gallia al tempo dell’imperatore Anastasio da nobili fran­chi, amici del re Clodoveo che volle fargli da padrino al battesimo. In gioventù rifiutò di arruolarsi nell’esercito e si mise al seguito di S. Remigio, arcivescovo di Reims. Avendo questi ottenuto dal re di poter chiedere la liberazione dei prigionieri che avesse incontrato, anche Leonardo, acceso di carità, chiese e ottenne lo

stesso favore e liberò, di fatto, un gran numero di questi infelici. Diffonden­dosi la fama della sua san­tità, egli rifiutata la dignità vescovile offertagli da Clodoveo si diresse a Li­moges; attraversando la foresta di Pavum soccorse la Regina sorpresa dalle doglie del parto. La pre­ghiera del santo le conces­se di superare i dolori e di dare alla luce un bel bam­bino. Clodoveo ricono­scente gli concesse una

parte del bosco per edifi­carvi un monastero. Il San­to costruì un oratorio in onore della Madonna e dedicò in altare in onore di S. Remigio; scavò poi un pozzo che si riempì mira­colosamente d’acqua e al luogo diede il nome di nobiliacum in ricordo della donazione di Clodoveo. Il Santo sarebbe morto il 6 novembre di un anno im­precisato, nella metà del VI secolo.

Il Santo del giorno: San Leonardo di Limoges Eremita

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e

questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che

cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più

amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone

mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno.

So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia

qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone

e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili

d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse

a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la

tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché

aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più

scaltri dei figli della luce».

Brano Evangelico: Lc 16,1­8

Contemplo: Ha rivelato la sua giustizia (dal Salmo responsoriale)

«Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivela­to la sua giustizia» (dal Salmo responsoriale). Gesù ha annunciato la buona notizia dell'amore di Dio per tutti gli uomini, che si dispiega nella storia se­condo i suoi criteri. La sua giustizia, però, non sempre coincide con la nostra: non avremmo mai lodato l'amministratore disonesto. In realtà, quell'uomo ha condonato (per quanto poteva) i debiti, cosa che equivale a perdonare i pecca­ti. Se perdoniamo anche noi saremo, a nostra volta, perdonati.

Agisci: Gesù mi ha liberato

dalle tenebre del pec-cato rendendomi

“figlio della luce”. Oggi mi impegnerò a

testimoniare questa verità con un compor-tamento onesto e tra-

sparente.

Page 16: Non di Solo Pane n°729 - 01 Novembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 729 ­ pagina 16

Non so bene indicare chi è l’autore, ma ho trova-

to in un commento quanto riporto: “Ogni bene della terra lui lo deve trasformare in eternità be-

ata. Anche il più piccolo bene, anche un tozzo di

pane dovrà essere trasformato in gaudio e gioia

del Paradiso. Questa scienza, questa sapienza, questa perizia dovrà acquisire ogni cristiano. Dal

bene infinitesimale della terra dovrà ricavare una

quantità smisurata di felicità immortale. Questa è la sola ed unica vera amministrazione dei beni di

questo mondo. Le altre sono fallimentari, pecca-

minose, futili, stolte, insipienti, disumane, antiu-mane, di morte eterna. La scaltrezza del cristiano

proprio in questo dovrà consistere: farsi con i beni

non suoi, perché sono tutti di Dio, un buon futuro

eterno. Ogni bene di questo mondo lo dovrà la-sciare, abbandonare in ogni istante. Non c'è alcu-

na sicurezza per nessuno. Oggi siamo. Domani non

siamo più...”. Vale qui il consiglio che più volte, terminata la confessione, mi viene detto: “Nella

preghiera chiedi il dono della sapienza (che è pu-

re scaltrezza). Essa, di volta in volta, ti guidi ad agire per il meglio”. Prezioso dono quello della

sapienza. In merito c’è una bella preghiera di

sant’Agostino che dice: “Vieni in me, Spirito San-

to, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l'udito interiore, perché non mi attacchi alla cose mate-

riali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali. Vieni

in me, Spirito Santo, Spirito dell'amore: riversa sempre più la carità nel mio cuore. Vieni in me,

Spirito Santo, Spirito di verità: concedimi di per-

venire alla conoscenza della verità in tutta la sua

pienezza. Vieni in me, Spirito Santo, acqua viva che zampilla per la vita eterna: fammi la grazia di

giungere a contemplare il volto del Padre nella

vita e nella gioia senza fine. Amen”.

Meditiamo la Parola

La sapienza (che è pure scaltrezza) Meditazione di don Fiorella Elmetti

Salmo 97

Cantate al Signore un canto nuovo,

perché ha compiuto meraviglie.

Gli ha dato vittoria la sua destra

e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la

sua salvezza, agli occhi delle genti ha

rivelato la sua giustizia.

Egli si è ricordato del suo amore,

della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto

la vittoria del nostro Dio.

Acclami il Signore tutta la terra,

gridate, esultate, cantate inni!

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, ogni giorno siamo chia­

mati a esercitare tutta la nostra creati­

vità nell'affrontare la fatica di vivere e

la sfida a non isolarci nel nostro be­

nessere né lasciarci deprimere dal no­

stro malessere. Con la forza del tuo

Spirito, donaci l'audacia di trovare

sempre nuove strade per aprire sentie­

ri di vita possibile per noi stessi e per

tutti.

Page 17: Non di Solo Pane n°729 - 01 Novembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 729 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 17

Lungo i fiumi commento ai Salmi a cura di don Luciano Vitton Mea

Di solito don Luciano commentava personal-

mente i Salmi ma in questo periodo di

“trasferimento” dalla Parrocchia di Cailina a

quella di Bovegno non è riuscito a commentarli.

Vi proponiamo, per tanto, un’altra riflessione,

semplice ma profondissima, del Card. Dionigi

Tettamanzi Arcivescovo emerito di Milano.

Il Signore è il mio pastore:

non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare,

ad acque tranquille mi conduce [...]

Anche se vado per una valle oscura,

non temo alcun male, perché tu sei con me.

(Salmo 23,1­2.4)

Mi pare di venir immerso in un oceano di pace e

di coraggio ogni volta che sento cantare - e io

stesso canto - queste parole. Sono parole che

esprimono le mie sicurezze: è il Salmo della

mia certezza, lo chiamerei proprio così. Davve-

ro il Signore rinfranca l'anima mia, mi guida per

il giusto cammino a motivo del suo nome (Sal

23,3).

Per il cammino ho bisogno di «coraggio», ma

non meno ho bisogno di una «guida». E lui, il

Signore, si incammina al mio fianco: la sua pre-

senza è dono gratuito che tutto ordina allo

splendore della sua gloria.

Ci sono giorni sereni e gioiosi per i quali il sal-

mista mi invita a lodare e ringraziare. È il Si-

gnore: lui cammina davanti a me, ma è anche

al mio fianco, vive con me ed è nell'intimo del

Il Signore è il mio pastore Commento al Salmo 23

mio «io», mi precede, mi circonda, mi accarezza e

mi abbraccia con il suo tenerissimo affetto; mi so-

stiene con il suo «bastone» e mi fa da guida per il

cammino giusto, sostiene e nutre la vocazione con

cui mi ha chiamato a sé, «il giusto cammino». Sì, o

Signore, «alle spalle e di fronte mi circondi e poni

su di me la tua mano» (Sal 139,5). Una mano forte e

dolce ad un tempo, la tua: per me, per tutti.

Ma ci sono anche giorni di fatica e di prova e sono

ancora queste stesse parole del Salmo che mi indi-

cano in chi confidare: è sempre lui, il Signore, lui

che mi precede, si lascia vedere e io lo posso segui-

re passo passo. Lui ha predisposto ogni cosa per il

mio bene, per la mia gioia, per la speranza di tutta

la Chiesa e per la salvezza dell'intera umanità.

Così, nella gioia come nella fatica, i versetti di que-

sto Salmo diventano, nella mia mente, un

«ritornello» che amo ripetere con frequenza, quasi

una gioiosa e confortante «giaculatoria» o come una

«freccia d'amore» che giunge al cuore di Dio, così

che su tutto è inciso questo grande pensiero. Anche

sul sentimento più tenue e sul gesto più piccolo re-

sta impresso un significato nuovo e antico: tutto sta

nell'orizzonte della grazia e della volontà d'amore di

Dio, il Pastore, il Padre, l'Amico!

Da parte sua il salmista ha saputo infondermi piena

fiducia per continuare il cammino: bontà e fedeltà

mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita;

abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi

giorni.

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Non di solo pane ­ Numero 729 ­ pagina 18

Sabato 7

Novembre

III Settimana del Salterio

XXXI Tempo Ordinario

Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero

per voi, perché voi diventiate ricchi per

mezzo della sua povertà.

Visse nel VI secolo. Nei suoi «Dialoghi» papa Gre­gorio Magno scrive che faceva vita monastica nel monastero dei Canonici Regolari di sant'Agostino. Chiamato alla cattedra episcopale di Perugia do­po la morte del vescovo Massimiano, si oppose all'invasione dei Goti di re Totila che combattevano i bizantini. Dopo tre anni di assedio, le truppe guidate dal sovrano ostrogota pe­netrerano a Perugia. Erco­

lano fu catturato, scor­ticato e poi decapitato davanti a Porta Marzia, per ordine dello stesso Totila, impegnato nell'assedio di Roma. Il suo corpo fu gettato fuori delle mura citta­dine. Come per gli antichi martiri cristia­ni, anche il suo corpo però fu ricomposto per poi essere seppellito insieme a un bambino trovato morto nello stesso luogo. Una qua­

rantina di giorni dopo, i profughi perugini ebbe­ro dal comandante dei Goti, il permesso di ri­tornare in città. Allora ricordando il loro ve­scovo Ercolano, morto martire per mano dei barbari, ne ricercarono il corpo sepolto, per trasferirlo nell'antica cattedrale di San Pietro. Trovarono il suo corpo intatto con il capo unito al corpo, come se non fosse mai stato tagliato.

Il Santo del giorno: Sant’Ercolano di Perugia

Brano Evangelico: Lc 16­9,15

Contemplo: Dio conosce i vostri cuori (Lc 16,15)

Credere a Dio o alla ricchezza? Essere fedeli a Dio o alla ricchezza? «Ciò che fra gli uomini è esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole», ossia, spie­ga Gesù, ci sono cose di poco conto e cose importanti nella nostra vita, e, diversamente dalla fede in Dio, la ricchezza può condurre gli uomini alla disonestà, tanto da far perdere la strada per le «dimore eterne». Impariamo da Maria, la serva del Signore, a usare i beni della terra: «Dov'è il tuo teso­ro, là sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21).

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza diso­

nesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disone­

sto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete

stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati

fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?Nessun servitore può servire due

padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e di­

sprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».I farisei, che erano attaccati

al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro:

«Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vo­

stri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».

Agisci L'attaccamento alla ricchezza è uno dei mali più pericolosi, fonte di tante ingiusti-zie e sopraffazioni. Come discepolo di Ge-sù, oggi dimostrerò il mio distacco dal dena-ro facendo un'offerta per una situazione di bisogno.

Page 19: Non di Solo Pane n°729 - 01 Novembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 729 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 19

Proseguiamo nella lettura e nell'ascolto del capitolo 16 di Luca. Siamo di fronte a una serie di sentenze pronunciate da Gesù per mostrare ai suoi discepoli attraverso quali atteggiamenti concreti possono vivere e testimoniare i valori del regno. Il tema delle diverse "massime" è quello del rapporto con il denaro e con le ricchezze e quello della fedeltà a questi o all'in­segnamento di Gesù.

Per farci capire che l'unica cosa che conti vera-

mente per ogni uomo sia arrivare alla vita eter-

na, Gesù non ha paura di invitarci ad usare astu-

tamente e intelligentemente anche il "vil dena-

ro" purché ci conduca al Bene così apprezzabile

e incomparabile. Nei versetti del vangelo che

abbiamo ascoltato ieri il tema portante era il

medesimo. La ricchezza e il denaro sono impor-

tanti solo se li usiamo per arrivare alla vita sen-

za fine. Gesù ci dice: non è male se possedete

ricchezze e denaro, a condizione che questi beni

terreni vi servono esclusivamente per giungere

al regno di Dio nella vita eterna. I beni terreni

sono un mezzo e non il fine della nostra vita ter-

rena. Gesù aggiunge ancora che la virtù che dob-

biamo coltivare sempre, quella sulla quale sare-

mo messi alla prova, è la fedeltà. A chi dobbia-

mo essere fedeli? A Dio oppure a mammona.

Dobbiamo scegliere. Abbiamo di fronte a noi due

strade, e dobbiamo sceglierne una. Inevitabil-

mente scarteremo l'altra. L'insegnamento del

Maestro prosegue col dirci che sovente ciò che

agli occhi umani è apprezzabile, tale non è agli

occhi di Dio. Ci può essere utile fare attenzione

a questo insegnamento, qualora siamo nel dub-

bio e non sappiamo quale scelta operare.

«L'uomo, che è una parti­

cella della tua creazione, ti

vuole lodare! Tu fai sì che

procuri gioia il fatto di lodarti, poiché

tu ci hai fatti per te e il nostro cuore è

inquieto finche non trovi riposo in te» .

Ti voglio benedire ogni giorno,

lodare il tuo nome in eterno e per sempre.

Grande è il Signore e degno di ogni lode;

senza fine è la sua grandezza.

Una generazione narra all’altra

le tue opere, annuncia le tue imprese.

Il glorioso splendore della tua maestà

e le tue meraviglie voglio meditare.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere

e ti benedicano i tuoi fedeli.

Dicano la gloria del tuo regno

e parlino della tua potenza.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore, tu conosci e conosci bene i nostri cuori, tu sai discernere il limite tra la gratitudine e l'avidità, tra l'in­traprendenza e l'egoismo, tra l'osten­tazione e la comunione. Donaci la sa­pienza, perché sappiamo vivere bene e gioiosamente senza dimenticare che ogni bene diventa più bello se condivi­so nella semplicità e nella verità.

Meditiamo la Parola

Servire Dio e non mammona Meditazione a cura di don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

Page 20: Non di Solo Pane n°729 - 01 Novembre 2015

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 729

Domenica 1 Novembre 2015

Chiuso il 27/10/2015

Numero copie 1350

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

Per la tua vita spirituale visita

Vi troverai:

Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

Ti aspetto ogni giorno su:

www.nondisolopane.it