Non di Solo Pane n°754 - 1 Maggio 2016

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Settimanale di preghiera PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 754 Domenica 1 Maggio 2016 VI Settimana di Pasqua Un mese con Maria

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Settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it

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Settimanale di preghiera

PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 754

Domenica 1 Maggio 2016

VI Settimana di Pasqua

Un mese con Maria

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Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 2

Maggio 2016

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego

specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché in tutti i Paesi del mondo le donne siano ono-

rate e rispettate, e sia valorizzato il loro imprescin-

dibile contributo sociale.

Intenzione missionaria

Perché si diffonda, in famiglie, comunità e gruppi,la

pratica di pregare il santo Rosario per

l’evangelizzazione e per la pace.

Intenzione dei vescovi

Perché Maria, Madre della Chiesa, ci insegni a vivere

sentimenti di tenerezza e compassione.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente

e misericordioso, ci impegniamo con gioia

nella costruzione della civiltà dell'amore.

Intenzioni mese di Maggio

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Non di solo pane ­ Numero 754 ­ pagina 3

Domenica 1

Maggio

II Settimana del Salterio

VI Domenica di Pasqua

La misericordia possiede una valenza che va

oltre i confini della Chiesa Papa Francesco

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la

mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora

presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi

ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose

mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre

manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che

io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo,

io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito

che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io

vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che

avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Brano Evangelico: Gv 14,23­29

Contemplo: Vi manderà il

Consolatore (cf Gv 14,26)

Diceva san Leone Magno che, nei giorni tra la Risurrezione e l'A­scensione, Gesù non è stato ino­peroso, ma ha illuminato gli Apo­stoli sui «grandi sacramenti e i

grandi misteri» della sua vita, spiegando loro tutta la Scrittura (Lc 24,27.32). Il Vangelo di Gio­vanni, che riporta tutte le rivela­zioni «pasquali» di Gesù, ci con­ferma che il Padre e lo Spirito Consolatore hanno preso dimora in noi, per i meriti di Gesù, Figlio

di Dio fatto uomo.

Agisci

"Il mese di maggio

per me è il mese di

grazie" (san Pio da

Pietrelcina). Ringra-

zierò fin d'ora Maria

e mi impegnerò ad

essere fedele nella

recita del santo Ro-

sario, per l'intero

mese.

Il santo del giorno:

San Giuseppe Lavoratore Questa memoria di

san Giuseppe si rico­

nosce la dignità del

lavoro umano, come

dovere e perfeziona­

mento dell'uomo, e­

sercizio benefico del

suo dominio sul crea­

to, servizio della co­

munità, prolunga­

mento dell'opera del

Creatore, contributo

al piano della salvez­

za (cfr Conc. Vat. II,

'Gaudium et spes",

34). Pio XII (1955)

istituì questa memo­

ria liturgica nel con­

testo della festa dei

lavoratori, universal­

mente celebrata il 1°

maggio.

Patronato: Padri,

Carpentieri, Lavora­

tori, Moribondi, Eco­

nomi, Procuratori

Legali

Etimologia: Giusep­

pe = aggiunto (in fa­

miglia), dall'ebraico

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Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 4

P a g i n e b i b l i c h e

Una vecchia leggenda raccon-

ta che San Giovanni Evangeli-

sta, vecchio e ormai sul letto

di morte, continuava a mor-

morare: "Figli miei amatevi gli

uni gli altri, amatevi gli uni gli

altri...." L'amore è la chiave

che apre il cuore dell'uomo

alla presenza di Dio, anzi che

diventi dimora stessa di Dio.

Che l'Eterno anelasse a fare

della sua creatura un lembo di

cielo lo si intuisce, se pur ve-

latamente, già nell'Antico Te-

stamento: "Vieni, mia eletta,

e porrò in te il mio trono". San

Giovanni nel Vangelo lo dice

espressamente: «Se uno mi

ama, osserverà la mia parola e

il Padre mio lo amerà e noi

verremo a lui e prenderemo

dimora presso di lui». Per

questo San Bernardo di Clair-

vaux può affermare: «E' ne-

cessario che l'anima cresca e

si dilati per poter contenere

Dio. Ora, la sua larghezza

corrisponde al suo amore,

come dice l 'Apostolo:

"Dilatatevi nella carità"». E in

un altro passo lo stesso auto-

re sottolinea: "Non fà meravi-

glia che il Signore Gesù è lie-

to di abitare nell'anima, che

è come un cielo ..."

Chi vive nell'amore diventa,

per San Bernardo, un piccolo

"paradiso terreste", un'antici-

pazione dell'eterna dimora,

un giardino dove Dio può pas-

seggiare con la sua creatura.

I tratti idilliaci dell'amore,

per essere autenticamente cri-

stiani, si devono incarnare, de-

vono deporre le vesti per dare

posto al grembiule; il paradig-

ma del cristiano non è un'idea

astratta e sentimentale dell'a-

more, ma un persona, un nome,

un'esperienza: Gesù di Naza-

reth, il crocefisso. Il teologo

latino americano Gustavo Gu-

tiérrez ci ricorda che: "andare

al Padre è una questione di vi-

ta, di impegno. E' una adesione

e un amore alla persona di Gesù

che si esprime nell'attenzione

alla sua parola, nell'impegno a

mettere in pratica il modo di

vivere di Gesù". In altre parole

l'amore che dilata il cuore "è un

amore che ci permette di com-

battere ogni genere di malvagi-

tà: l'odio, la rabbia, l'indifferen-

za, l'egoismo ..." Le porte del

giardino di Dio, del paradiso

terreste, in attesa di quello ce-

leste, si aprono solo se avremo

il coraggio di dirci e di dire "Se

non ho la carità, non sono

niente".

L'amore è la chiave che apre il cuore dell'uomo

Il Paradiso in noi di don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 5

P a g i n e b i b l i c h e

San Giuseppe Lavoratore

Chissà quante sedie Gesù avrà riparata

Per gli abitanti di Nà-

zaret, essere figlio di

un falegname era quasi

un titolo dispregiativo,

considerando che colui

che lo portava si arro-

gava addirittura il di-

ritto di chiamarsi Figlio

di Dio e Messia pro-

messo. Eppure, essi,

inconsapevolmente, ci

comunicano qualcosa di veramente importante:

Gesù era conosciuto come figlio di Giuseppe. Ciò

significa che negli anni nascosti a Nàzaret, Giusep-

pe aveva insegnato a questo figlio così normale,

eppure così straordinario, il suo lavoro; chissà

quante sedie Gesù ha riparato, quante ruote di le-

gno ha rimesso a posto, quante casse per conserva-

re il pane ha costruito! Gesù ha lavorato, per cui

questo significa che nel lavoro, per quanto possa

essere umile e poco gratificante, vi è qualcosa di

divino che ti fa collaborare attivamente al compi-

mento della volontà di Dio.

Grazie Signore,

perché oggi richiami

al nostro cuore

il dinamismo dell'amore,

che non è fusione,

non è simbiosi,

non è una stampella

sempre pronta,

ma è un' ancora da saper levare,

per separarsi dall'amato,

nella fiducia incrollabile

che ritornerà

e mai smetterà di tornare... e noi,

appassionati,

a scorgerlo da lontano, esultanti.

Alleluia!

Preghiamo la Parola

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Non di solo pane ­ Numero 754 ­ pagina 6

Lunedì 2

Maggio

II Settimana del Salterio

VI Settimana di Pasqua

Il santo del giorno:

Sant’Anastasio

M e m o r i a d i

sant’Atanasio, ve-

scovo e dottore

della Chiesa, di in-

signe santità e dot-

trina, che ad Ales-

sandria d’Egitto dai

tempi di Costantino

fino a quelli

dell’imperatore Va-

lente combattè

strenuamente per

la retta fede e, su-

bite molte congiure

da parte degli aria-

ni, fu più volte

mandato in esilio;

tornato infine alla

Chiesa a lui affida-

ta, dopo aver lotta-

to e sofferto molto

con eroica pazien-

za, nel quaranta-

seiesimo anno del

suo sacerdozio ri-

posò nella pace di

Cristo.

Etimologia: Atana-

sio = immortale,

dal greco

Emblema: Bastone

pastorale

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Pa­dre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, per­ché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E fa­ranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».

Brano Evangelico: Gv 15,26­16­4

Contemplo:II Signore le aprì il

cuore (At 16,14)

Fra le donne che ascoltavano Pao­lo lungo il fiume, a Filippi, c'era Lidia, tutta orecchi, perché Dio le aveva aperto il cuore. Nel suo cuore è dunque avvenuto ciò che

rimane inspiegabile: la conversio­ne, la vocazione. La grazia, infat­ti, è un dono gratuito e libero da parte di Dio. Sant'Agostino dice che Dio parla nell'intimo a coloro che gli fanno posto nella propria vita.

Anzitutto non giudicare e non condannare

Papa Francesco

Agisci

... Maria è un prezio-

so canale di bontà. lo

lo sono altrettanto

o sono di impedimen-

to a Dio con le mie

chiusure? Riporterò

alla mia mente il vol-

to della carità leggen-

do la prima lettera ai

Corinzi, cap. 13, I -8,

questo seguito dalla

preghiera del santo

Rosario.

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Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 7

At 16,11­15 Il Signore aprì il cuore a Lidia per aderire alle parole di Paolo.

La parola di Dio ed il Vangelo di Gesù

hanno una forza che cambia le vite

di chi l'accoglie con fede. Però, essa

ha bisogno di persone coraggiose che

la annuncino senza paura di girare il

mondo ad annunciarla. Certo, questo

comporta povertà e fiducia in Dio, il

quale porta i suoi missionari in luoghi

e con persone che spesso sono im-

previsti. Paolo non si spaventa per

questo stile di vita così precario,

considerando che Gesù stesso aveva

detto che il Figlio dell'uomo non ave-

va dove posare il capo. Probabilmen-

te Dio non ti chiederà di annunciare

il Vangelo in terra di missione, però

certamente ti chiederà di amarlo con

tutto te stesso: è questa l'opera di

evangelizzazione che anche tu puoi

vivere nella tua vita quotidiana, sen-

za rischiare la vita, e che risulta al-

trettanto feconda.

Dalla Prima Lettura Una forza che cambia le vite

Preghiera

Grazie Signore Gesù, perché oggi e sempre

tu apri il nostro cuore: sia totale la nostra

adesione a te e coraggiosa la nostra testimo-

nianza, nella certezza di appartenerti. Dona-ci, Signore, di incontrare e di essere noi stes-

si dei buoni compagni di viaggio, capaci di

donare e di ricevere parole e gesti accoglien-

ti, che riflettono, in un divino gioco di spec-

chi, la sollecitudine di Dio per noi e l'amore

tra di noi. Alleluia!

Medita La Parola

Una tentazione sottile Meditazione di don Carlo Moro ­ Parroco di Gargnano

«Viene l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà

di rendere culto a Dio»: parole forti, perché non

rimandano solo alle persecuzioni che i primi cri-

stiani subirono da parte degli ebrei, ma a

"chiunque" usa la violenza per dare onore a Dio.

Potrebbe essere interessante ripercorrere la sto-

ria dell'umanità per scoprire quante volte gli uo-

mini hanno ucciso in nome di Dio. E’ ciò che ha

fatto Papa Giovanni Paolo II quando, durante il

Giubileo, ha chiesto perdono per tutte le volte in

cui uomini di Chiesa hanno utilizzato la violenza

e la spada, invece dell'amore, per convertire al

Vangelo. Le parole di Gesù denunciano una ten­

tazione sottile, che può raggiungere anche noi,

nella nostra vita di tutti i giorni. Noi possiamo

conoscere con certezza la verità su Dio e su ciò

che lui desidera dagli uomini a partire dalla rive-

lazione divina e dall'insegnamento della Chiesa,

ma possiamo alle volte fare uso cattivo e parziale

delle nostre certezze per relazionarci in modo

sbagliato con altri che non la pensano o non sono

come noi. Certo, in quei momenti non uccidiamo

nessuno fisicamente, ma i nostri giudizi possono

impedirci di capire e trattare l'altro come vera-

mente è. Possiamo correre il rischio di affibbiar­

gli delle etichette ("è uno che bestemmia sem-

pre", "è un divorziato", "sono due conviventi", "è

omosessuale") che creano tra noi una distanza

incolmabile. Se, quindi, ci rendiamo conto di giu-

dicare le persone a partire dall'idea che noi ab-

biamo di Dio e del suo progetto sul mondo, do-

vremmo fermarci e porci una semplice domanda:

"quale è il volto del mio Dio?" Questo non è chia-

mare bene il male, ma capire che Dio è innanzi-

tutto amore e misericordia. Forse scopriremo che

il "mio Dio" non è il Padre di cui Gesù ha parlato.

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Non di solo pane ­ Numero 754­ pagina 8

Martedì 3

Maggio

II Settimana del Salterio

VI Settimana di Pasqua

Per l’eternità l’uomo sarà sempre sotto lo sguardo misericordioso del Padre

Papa Francesco

In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nes­suno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conosce­rete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

Agisci

Durante la preghiera

dei santo Rosario mi

soffermerò qualche

istante e mediterò

in modo particolare

il Padre nostro.

Contemplo: È bene per voi

che me ne vada (Gv 16,7)

Signore Gesù, la tristezza dei disce­poli, prima della tua Passione è con­fortata dalle tue parole: «Non vi la­scerò orfani» (Gv 14,18). E la gioia della Risurrezione è ancora oscurata

dalla nube della tua Ascensione alla destra del Padre. I tuoi piedi, però, rimarranno sempre sulla terra: tu cammini sempre con noi. È bello che tu sia vivo per noi, per combattere i nostri peccati, ma siamo noi che ab­biamo sempre paura di abbandonar­ti, perché senza di te non possiamo fare nulla (cf Gv 15,5).

Il Santo del giorno: San Filippo

Festa dei santi Fi-lippo e Giacomo, Apostoli. Filippo, nato a Betsaida co-me Pietro e Andrea e divenuto discepo-lo di Giovanni Bat-tista, fu chiamato dal Signore perché lo seguisse; Giaco-mo, figlio di Alfeo,

detto il Giusto, ri-tenuto dai Latini fratello del Signo-re, resse per primo la Chiesa di Geru-salemme e, duran-te la controversia sulla circoncisione, aderì alla proposta di Pietro di non im-porre quell’antico giogo ai discepoli convertiti dal paga-nesimo, coronando,

infine, il suo apo-stolato con il mar-tirio. Etimologia: Filippo = che ama i cavalli, dal greco Emblema: Croce, Pani e pesci

Brano Evangelico: Gv 14,6­14

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Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 9

1Cor 15,1­8

ll Signore apparve a Giacomo, e quin­

di a tutti gli apostoli.

Gli apostoli hanno nella Chiesa un ruo­

lo assolutamente unico ed irripetibile:

essi infatti hanno testimoniato quanto

hanno ascoltato e vissuto con Gesù. Per­

sino l'apostolo Paolo, che si riconosce

nel numero dei discepoli di Cristo, si

rende conto dell'importanza dell'insegna­

mento ricevuto sguardo la fede cristiana

e che anch'egli, a sua volta, ha ricevuto

grazie alla testimonianza di coloro che

hanno vissuto con il Signore. Dunque. la

tua devozione agli apostoli deve essere

davvero grande: anzi, non si tratta solo di

essere devoti, ma persino grati perché

grazie al loro messaggio ed al dono della

loro vita, essi hanno confermato di esse­

re veri discepoli di Cristo. Anche se uo­

mini come te, con tutte le loro debolezze

ed i loro limiti, essi sono stati strumenti

eletti per la grazia di Dio.

Dalla Prima Lettura

Non lasciarsi scoraggiare

Preghiera

O Dio Padre, fuoco d'amore e luce del mon-do, fa' che sappiamo vedere il riflesso del tuo splendore sul volto di ogni uomo: nel mistero del bimbo che cresce nel grem-bo materno;sul volto del giovane che cerca segni di speranza; sul viso dell'anziano che rievoca i ricordi;sul volto triste di chi soffre, sul volto stanco di chi è malato e di chi sta per morire. Suscita in noi la forza dell'amo-re,che Cristo Gesù ha testimoniato fino al dono di sé.

Medita La Parola

Lasciarsi trasformare Meditazione a cura della Redazione

Oggi facciamo memoria di due delle colonne

su cui si fonda la nostra fede: Filippo e Gia-

como, così splendidamente diversi nella loro

avventura interiore e indicati come modelli

per ogni cercatore di Dio.

Riflettiamo sempre poco sulla splendida di-

versità dei dodici apostoli! Noi che vorremmo

una Chiesa compatta, un pensiero unico, noi

che mal sopportiamo le differenze nella no-

stra parrocchia... Filippo, è discepolo del

Battista, e il nome greco ci fa supporre che

fosse di origine meticcia, in contatto con i

greci, quei pagani che sono ammirati dalla

predicazione del Signore. Giacomo il minore

è il cugino di Gesù, egli sostituirà l'altro Gia-

como, primo apostolo ucciso, alla guida della

comunità di Gerusalemme, e ci viene presen-

tato come un apostolo decisamente conser-

vatore. Un amico dei pagani e un amico dei

giudei tradizionalisti fanno parte del primiti-

vo gruppo dei discepoli, che meraviglia! E la

Chiesa, per sottolineare questo fatto, li fe-

steggia insieme... Sono come i due simboli,

le due facce della Chiesa che, sempre, è

chiamata a non svendere il prezioso tesoro

del vangelo consegnatoci da Cristo e, nel

contempo, a non arroccarsi o chiudersi al

mondo. Che i due apostoli, così diversi nei

loro percorsi interiori e nella loro esperienza,

ci insegnino a difendere la diversità come un

valore all'interno della Chiesa, senza adotta-

re logiche mondane che tradiscono il grande

sogno voluto dal Signore.

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Non di solo pane ­ Numero 754 ­ pagina 10

Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Parlare di Maria di Nazareth,

della sua vita e della sua fami-

glia non è facile. Troppo pochi i

dati e le notizie. I Vangeli cano-

nici ci dicono solo l’essenziale

sulla Vergine Madre, pochi tratti

che ci fanno solo intravedere la

sua grandezza e la sua bellezza.

Qualche notizia in più la possia-

mo attingere da alcuni scritti

risalenti ai primi secoli dell’era

cristiana o da testi redatti nel

primo millennio. Da tutto questo

materiale conosciamo i nomi dei

genitori di Maria e alcune bellis-

sime indiscrezioni sulla loro vita

e la loro pietà. Il Sinassario di

Ter Israel, un testo della chiesa

armena, ci da alcune notizie su

come i genitori della Vergine

avevano impostato la loro vita

coniugale:

“Gioacchino e Anna erano giusti

e puri da ogni macchia di pecca-

to; trascorrevano la vita piena-

mente; avevano, quindi, davanti

a Dio e agli uomini, una condot-

ta innocente, immune da calun-

nia e piena di pietà. Erano ze-

lanti nella preghiera, nel digiu-

no e nell'astinenza, devoti alla

legge; formavano una famiglia

assidua al Tempio, piena di cari-

tà, instancabile nel lavoro, e di

conseguenza molto ricca di be-

ni. Dividevano in tre parti il red-

dito annuale delle loro fatiche:

destinavano la prima parte al

Tempio di Dio, ai sacerdoti mi-

nistri del Tempio; la seconda

parte essi la dividevano tra i

poveri e gli indigenti; la terza

parte serviva per loro, per la

famiglia e gli ospiti. Avevano

così regolato la loro vita in tut-

to, e avevano vissuto insieme

ampiamente, dedicandosi alle

buone opere per ben vent'anni”.

M i ha sempre co lp i to

l’essenzialità dei genitori di

Maria; pur avendo molti beni si

accontentavano di vivere con

un terzo di quello che avevano:

i due terzi li destinavano alle

necessità del Tempio e ai biso-

gni dei poveri. Quello che rima-

neva a loro disposizione era per

l’ordinaria amministrazione del-

la vita famigliare e per gli ospi-

ti. Un esempio da seguire,

l’icona di una vera e autentica

famiglia cristiana. Tuttavia una

grande ombra incombeva sulla

loro relazione e la loro casa: la

mancanza di un figlio, la male-

dizione, perché così veniva con-

siderata nella società ebraica

del loro tempo, del ventre ste-

rile di Anna. Un grosso dispiace-

re, un peso che veniva portato

con dignità seppur bagnato dal-

le lacrime.

La tradizione orientale pone

sulle labbra di Gioacchino que-

sta bellissima preghiera:

«Signore, che hai dato speranza

ad Abramo e dopo cento anni

gli hai concesso un erede della

promessa, non privare la mia

vecchiaia di un frutto, ma be-

nedicimi con la benedizione di

Abramo; tutto infatti è facile

per il tuo volere».

Tutto è facile per Dio quando

incontra anime buone e disponi-

bili: apriamogli volentieri la

porta del nostro cuore, acco-

gliamolo con tanta fede e sem-

plicità.

La vita della Beata Vergine Maria

I Genitori della Vergine Santa

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane ­ Numero 754­ Tempo di Pasqua ­ pagina 11

VI Settimana di Pasqua

Maria ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il

suo Figlio Gesù Papa Francesco

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da

dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando

verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non

parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le

cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e

ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho

detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Brano Evangelico: Gv 16,12­15

Contemplo: Molte cose ho

ancora da dirvi (Gv 16,12)

Padre del cielo, tu sai che noi ab­biamo bisogno di molte parole per raggiungere la verità, ma tu hai voluto comunicare a noi in una sola volta, la tua Parola divi­na, tuo Figlio, Gesù Cristo nostro

Signore, e la promessa dello Spi­rito di verità. «Quando arrivere­mo alla tua presenza cesseranno le molte parole che diciamo sen­za giungere a te (Sir 43,27) e sen­za fine diremo una sola parola, lodandoti in un solo slancio, di­venuti anche noi una sola cosa con te, Signore, unico Dio, Dio Trinità» (sant'Agostino).

Mercoledì 4

Maggio

II Settimana del Salterio

Agisci

Quale grande dono è

la pace di Gesù! Ma-

ria quale Regina della

pace la offre ad ogni

creatura. Con la reci-

ta del santo Rosario

pregherò per chi non

ha la pace nel cuore.

Il Santo del giorno: Beato Luca da Toro

Nobile castigliano,

il Beato Luca da

T o r o , e n t r ò

nell’Ordine Merce-

dario, e fu molto

più nobile per le

virtù della vita.

Nominato redento-

re ed inviato in

Marocco nell’anno

1403, liberò 118

schiavi dalle cate-

ne degli oppressori

e predicò la fede

ai mori finché rag-

giunse il regno ce-

leste.

L’Ordine lo festeg-

gia il 4 maggio.

Page 12: Non di Solo Pane n°754 - 1 Maggio 2016

Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 12

At 17,15.22­18,1 Colui che, senza

conoscerlo, voi adorate, io ve lo an­

nuncio.

Hai mai pensato all'importanza di cono­

scere il linguaggio e la cultura delle per­

sone a cui parli di Gesù'? Certe volte pa­

role o concetti nomi possono essere

scontati, per le persone a cui parli non lo

sono affatto. Addirittura poi, alcune veri­

tà della fede cristiana hanno bisogno di

essere spiegate con linguaggi diversi, per

evitare di trovarsi nella situazione in cui

si trovò l'apostolo Paolo: egli, appena

parlò di risurrezione dei morti, fu deriso

e rifiutato. I greci credevano che l'anima

fosse una scintilla divina caduta nel cor­

po: questo era come una prigione per

l'anima, per cui bisognava liberarla in

tutti i modi possibili. Cosa avranno pen­

sato quando Paolo ha annunciato loro

che anche i corpi sarebbero risorti? Dun­

que, è importante avere sensibilità e sce­

gliere bene le parole per annunciare Ge­

sù: altrimenti si rischia di essere frainte­

si.

Dalla Prima Lettura

Linguaggi diversi

Preghiera

Sarà il nostro canto orante, Gesù, a illu-minare le tenebre, a inventare colori nel buio, a rinfrancare chi geme in catene. Sarà il nostro canto orante, Signore, a guidarti a noi, a far sì che ti attendiamo vigili, nostra salvezza e nostro liberato-re. Sarà ancora il nostro canto a far me-moria della tua presenza fra noi, anelito a un ritorno, canto divenuto vita. Allelu-ia!

Medita La Parola

L’essenziale della preghiera Meditazione di Elmetti Fiorella

Trovo una bella meditazione di un certo

Fra’ Vincenzo Boschetto, la condivido con

voi, affinché insieme impariamo a

considerare la preghiera un incontro di

libertà, come certamente è stato per

Maria: “La maturazione della preghiera

avviene dentro di noi, perché “l'essenziale

della preghiera non sta nel molto pensare,

ma nel molto amare” (santa Teresa

d'Avila). È un trovare Dio nel proprio

intimo, cioé amarlo e vivere in relazione

con Lui. Anche gli stessi Apostoli sentivano

il desiderio di stare con Gesù, di salire sulla

barca con Lui per riferirgli tutto quello che

avevano fatto ed insegnato. È la nostra vita

ordinaria.“Se dunque possiamo identificare

la preghiera con la vita stessa del cristiano

non dobbiamo però sottovalutare la

preghiera come forma di comunicazione

con Dio. Ogni cristiano, la cui vita in forza

del battesimo deve essere conformata a

Cristo, non può tralasciare un costante ed

intenso dialogo col Signore Dio, datore

della vita e fonte d'amore”. Preghiamo,

dialoghiamo con Dio e lo Spirito ci guiderà

“alla verità tutta intera”.

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Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 13

Giovedì 5

Maggio

II Settimana del Salterio

VI Settimana di Pasqua

Il linguaggio e i gesti della Chiesa devono trasmettere misericordia

Papa Francesco

Il Santo del giorno:

Sant’Angelo da Ge-rusalemme di Sicilia Angelo è annoverato tra i primi Carmelita­ni che dal monte Car­melo tornarono in Si­cilia, dove, secondo le fonti tradizionali de­gne di fede, morì a Licata per mano di uomini empi, nella prima metà del secolo

XIII. Venerato come martire, ben presto fu edificata una chiesa sul luogo del suo martirio, e ivi venne deposto il suo corpo. Solo nel 1662 i suoi resti mortali furono trasferiti alla chiesa dei Carmelitani di Licata. Il culto di sant'Angelo si diffuse in tutto l'Ordine e an­che tra il popolo

Martirologio Roma-no: A Licata in Sici­lia, sant’Angelo, sa­cerdote dell’Ordine dei Carmelitani e martire.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dis­sero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piange­rete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

Brano Evangelico: Gv 16,16­20

Contemplo: L'afflizione si

cambierà in gioia (cf cv 16,20)

«Beati gli afflitti, perché saranno consolati» (Mt 5,4). È un'af­flizione che si riferisce alla fede. Non piango perché ho il mal di pancia, perché mi fa male un den­te, perché mi rubano qualcosa,

piango con Gesù per i miei pecca­ti, per i peccati del popolo. Piango perché appartengo a un popolo peccatore che ha detto di no a Di­o. «Cristo Gesù, la dimora di Dio con gli uomini tergerà ogni lacri­ma dai nostri occhi» (cf Ap 21,1­4).

Agisci Gesù non sa opporre re­

sistenza alle preghiere e

suppliche di Maria sua

madre, perché esse sono

in conformità alla sua

volontà. Così le mie de­

vono essere finalizzate

alla salvezza eterna. Con

la preghiera del santo

Rosario, affiderò alla

Mamma questa intenzio­

ne.

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Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 14

Medita la Parola

La gioia frutto dello Spirito Santo Meditazione di don Carlo Moro ­ Parroco di Gargnano

Se vogliamo essere fedeli a Gesù e alla nostra

vocazione alla santità, le afflizioni arriveranno.

Possiamo starne certi: Dio stesso ci ha avvertito.

Piuttosto, la questione è come intendiamo far

fronte ad esse. Con quale fede, quale speranza

e quale amore le affronteremo?

Non c'è contrasto tra le afflizioni e la gioia. Ge-

sù promette una lotta senza tregua, ma non de-

sidera assolutamente che entriamo in un conti-

nuo conflitto interiore. Se siamo stati innestati

sulla vera vite, ci farà portare molto frutto per

mezzo dello Spirito. Uno di questi è la gioia.

Quanto più viviamo dello Spirito, tanto più gran-

de è la nostra gioia, a dispetto delle afflizioni e

delle contraddizioni. Per colui che ha il Signore,

nessuna prova è troppo grande. Per colui che ha

Cristo quale suo unico amore, anche le prove

diventano fonte di gioia. Sperimentare dentro di

sé una gioia profonda è segno che lo Spirito di

Cristo abita in noi e ci accompagna per soste-

nerci nel testimoniare da veri credenti l'amore

di Gesù per ogni uomo. "Attraverso lo Spirito

Santo veniamo ristabiliti nel paradiso, ricondotti

al Regno dei cieli e adottati come figli, cui è

concesso di chiamare Dio `Padre' e di par­

tecipare alla grazia di Cristo, chiamati figli della

luce e ammessi alla gloria eterna".

(san Basilio il Grande)

At 18,1­8

Paolo si stabilì in casa loro e lavo­

rava, e discuteva nella sinagoga.

Paolo comprende che, se vuole davvero

servire il Signore testimoniandolo. deve

dedicarsi tutto alla Parola. Questo signi­

fica anzitutto leggerla e farla propria,

affinché essa penetri nelle fibre profon­

de del cuore e sia vissuta concretamen­

te. Solo allora potrà essere annunciata

così da operare miracoli nel cuore di

coloro che l'accolgono. Fu proprio que­

sta l'esperienza dell'apostolo delle genti:

qual è il tuo rapporto con la parola del

Vangelo? Spesso ti trinceri dietro al fat­

to che essa è difficile da capire. per cui

la trascuri molto. In realtà, ci sono tanti

santi che hanno amato la parola di Dio e

l'hanno annunciata con la loro vita, pur

senza averla studiata. dunque, non è una

questione di conoscenza, quanto di a­

more e di passione nei confronti di essa.

Tu hai questi due requisiti?

Dalla Prima Lettura

Solo Dio conosce il cuore delle persone

Preghiera

Signore, tu sai attendere e compatisci

con amore la nostra debolezza dosando

i pesi sulle nostre spalle, finché non

saremo capaci di portarli. Nello stesso

tempo, Maestro buono, tu inondi d'infi-

nito la nostra realtà, con un tale fulgo-

re, da renderla splendente, dinamica,

luminosa, compimento di ogni nostra

attesa per risorgere in te. Alleluia!

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Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 15

Venerdì 6

Maggio

II Settimana del Salterio

VI Settimana di Pasqua

Il culto, le celebrazioni liturgiche, sono l’ambito privilegiato per ascoltare la voce del Signore.

Papa Francesco

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi di­

co: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella

tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando

partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato

alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è

venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi

vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la

vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».

Brano Evangelico: Gv 16,20­23

Contemplo: Nessuno vi toglie-

rà la gioia (Gv 16,22)

Il discepolo davanti alla croce è pau­roso, come la donna per la quale è giunto il travaglio del parto. Gli ulti­mi discorsi di Gesù sembrano un ad­dio, invece possiedono la certezza di un pros­simo abbraccio, proprio co­

me madre e figlio si possono vedere reciprocamente solo dopo il distacco del parto. «Quel giorno», nelle parole di Gesù, indica la nascita dell'uomo nuovo, svestito dell'uomo vecchio e rivestito di Cristo, con i suoi senti­menti di tenerezza, di bontà, di umil­tà, di mansuetudine, di magnanimità.

Agisci:

... Come ci hai amato, Gesù? "Il cuore del no-stro divino Maestro non ha legge più ama-bile di quella della dolcezza, dell'umiltà e della carità" (san Pio). Con gli stessi senti-menti di Cristo, mi sforzerò di vivere una di queste virtù.

Il Santo del giorno: Beata Santa Rosa Gattorno

Nata a Genova nel

1831 da famiglia agia­

ta, a 21 anni si sposò e

si trasferì a Marsiglia.

Una serie di tracolli

economici e disgrazie,

culminate con la mor­

te del marito, la se­

gnarono profonda­

mente. Così si fece

strada una nuova vo­

cazione. Sotto la gui­

da del confessore, don

Giuseppe Firpo, emise

i voti come terziaria

francescana. Si dedicò

ai poveri e ai figli del­

le operaie, mantenen­

do con sé anche i pro­

pri. A Piacenza iniziò

una nuova famiglia

religiosa, la Figlie di

Sant'Anna, che subito

(1878) andarono an­

che in missione. Col­

laborò con il vescovo

Scalabrini nell'assi­

stenza alle sordomute.

Morì a Roma nel

1900.

Page 16: Non di Solo Pane n°754 - 1 Maggio 2016

Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 16

Medita la Parola di don Luciano Vitton Mea

La piccola Speranza

Nel leggere il Vangelo di oggi mi sono concentrato sull’immagine che ci offre Gesù: “La donna, quando par-torisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uo-mo”. È un’immagine tenera e forte al tempo stesso, do-ve la sofferenza è palpabile, concreta, ma ciò nonostante non ha l’ultima parola. È la vita che ha l’ultima parola, perché da quella sofferenza nasce un bambino che prima non c’era e la gioia di quella donna è davvero grande, tanto che essa dimentica l’ora del dolore. A questa donna che partorisce ho dato il volto e il cuore della speranza, secondo quanto scrive Charles Péguy: “La Speranza vede quel che non è ancora e che sarà. Ama quel che non è ancora e che sarà”. Charles Péguy descrive la Speranza come la più piccola fra le due sorelle più grandi: La Fede (la sposa) e La Carità (la madre): “La piccola speranza a-vanza fra le due sorelle maggiori e su di lei nessuno volge lo sguardo. Sulla via della salvezza, sulla via carnale, sulla via accidentata della salvezza, sulla strada interminabile, sulla strada fra le sue due sorelle la piccola speranza. A-vanza. Fra le due sorelle maggiori. Quella che è sposata. E quella che è madre. E non si fa attenzione, il popolo cri-stiano non fa attenzione che alle due sorelle maggiori. La prima e l'ultima. Che badano alle cose più urgenti. Al tem-po presente. All'attimo momentaneo che passa. Il popolo cristiano non vede che le due sorelle maggiori, non ha occhi che per le due sorelle maggiori. Quella a destra e quella a sinistra. E quasi non vede quella ch'è al centro. La piccola, quella che va ancora a scuola. E che cammina. Persa fra le gonne delle sorelle. E ama credere che sono le due grandi a portarsi dietro la piccola per mano. Al cen-tro. Fra loro due. Per farle fare questa strada accidentata della salvezza. Ciechi che sono a non veder invece Che è lei al centro a spinger le due sorelle maggiori. E che senza di lei loro non sarebbero nulla. Se non due donne avanti negli anni. Due donne d'una certa età. Sciupate dalla vi-ta”. In verità, ogni cristiano è chiamato ad essere Speran-za, anche quando si desidera che i figli, non più bambini e che si sono allontanati dalla vita cristiana, ritornino a far esperienza dell’amore di Dio e della comunione nella Chiesa. Bisogna attendere e nell’attesa pregare sempre, in continuazione, con fedeltà e tenacia, osando sperare ciò che umanamente è impossibile. Bisogna amare, soffri-re e piangere con Gesù e per Gesù. Così fece santa Moni-ca e suo figlio divenne il grande sant’Agostino che tutti conosciamo.

At 18,9­18

In questa città io ho un popolo

numeroso.

Le parole di Gesù sono un balsamo non

soltanto per Paolo, ma anche per ciascu­

no di noi. Non è facile, nel mondo in cui

viviamo, testimoniare la fede cristiana;

può accadere che il contesto sia quello

dell'indifferentismo o addirittura di osti­

lità al Vangelo. Ma Gesù, ancora oggi,

ci dice di non temere e di continuare e

vivere da cristiani, senza paura. Il moti­

vo di questo sereno coraggio è chiaro:

non siamo noi, con le nostre capacità o

con la nostra bravura, a convincere le

persone riguardo la salvezza di Dio. È

lui, con la sua grazia. che si manifesta

attraverso la povertà delle nostre perso­

ne. Ancora oggi Gesù ha un popolo nu­

meroso, che attende di ricevere salvezza

e perdono. Noi non dobbiamo fare altro

che vivere da cristiani, senza paura lui

farà il resto.

Dalla Prima Lettura

Cambiamento di mentalità

Preghiera

La tua risurrezione, Signore, è un mi-stero che conferisce senso e orienta-mento a ogni istante della nostra vita. Attingendo a questa fonte di grazia, noi possiamo accostare i fratelli, esercitan-do un ministero che affonda le sue radi-ci nella buona novella. Ma siamo poca cosa... Fabbrica con noi e per noi, Si-gnore, ali alle nostre parole, gioia alla nostra vita, mani tese per i fratelli con cui ci affidiamo a te. Alleluia!

Page 17: Non di Solo Pane n°754 - 1 Maggio 2016

Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 17

spiritualità Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Dio ascolta sempre la pre-

ghiera degli umili, esaudi-

sce coloro che si rivolgono

a Lui con cuore sincero,

guarda con benevolenza

alle nostre povertà. Ogni

sofferenza, ogni umiliazione

ha un senso nel misterioso

disegno di Dio: i genitori di

Maria “ Non avevano figli ,

poiché il seno di Anna era

chiuso per la sterilità. Con-

veniva infatti alla madre e

a colei che fu l’inizio dei

prodigi, nascere prodigio-

s a m e n t e d a l s e n o

sterile, come Maria stessa

doveva prodigiosamente e

verginalmente far nascere,

il Verbo di Dio, ed elevarsi

dal grembo inferiore della

sterilità a quello superiore

del parto verginale.” Non dob-

biamo temere il limite della

fragilità, l’apparente vergogna

di un fallimento; è quando sia-

mo sterili che Dio agisce, che

rende fecondo il grembo della

nostra esistenza, trasforma un

pugno di fango in un bellissimo

vaso di creta, un capolavoro di

rara bellezza. Il capolavoro di

Dio, la Vergine Maria, nasce

da un grembo sterile, dalla

fede di un uomo e una donna

che hanno portato il peso del-

la vergogna, gli sguardi alteri

di coloro che vedono nella sof-

ferenza la maledizione di Dio.

La nascita di Maria non è solo

una pura grazia di Dio ma è

anche il frutto della bontà di

Anna e Gioacchino. Leggiamo

infatti nel Vangelo dello Pseu-

do Matteo: «L'angelo apparve

di nuovo a Giacchino durante il

sonno e gli disse: «lo sono l'an-

gelo che Dio ti ha dato come

custode; scendi e ritorna ad An-

na senza timore perché le opere

buone che tu e la tua sposa An-

na avete compiuto hanno rice-

vuto merito di fronte all'Altissi-

mo e vi è stata accordata una

posterità tale che, dalle origini,

profeti e santi non hanno avuta,

ta l e che non avranno

mai» [...]».

La bontà, anche se agli occhi

degli uomini appare spesso ste-

rile è stolta, è la culla della

Grazia di Dio, il presupposto

perché l’umano sia rivestito con

i tenui e delicati colori divini.

L’uomo buono concepisce un

pezzo di cielo nella sua anima,

permette a Dio di iniziare ogni

giorno una nuova creazione.

Così la sterile Anna diventa la

madre di una vergine e le sue

labbra possono sussurrare un

nuovo canto: “Un’ode santa

canterò al Signore mio Dio, per-

ché egli mi ha visitato (cfr. Gen

21,1) e ha tolto da me il rim-

provero dei miei nemici; il Si-

gnore Iddio mi ha dato un frutto

della sua giustizia (cfr. Prv

11,30), unico e molteplice di-

nanzi a lui. Chi annunzierà ai

figli di Ruben che Anna allatta?

Ascoltate, ascoltate, o voi, do-

dici tribù di Israele! Anna allat-

ta!”

(Cantico di Anna, dal Protovangelo di Gia-

como).

La vita della Beata Vergine Maria

La nascita di Maria

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane ­ Numero 754 ­ pagina 18

Sabato 7

Maggio

II Settimana del Salterio

VI Settimana di Pasqua

La nostra preghiera si estenda di tanti Santi e Beati che hanno fatto della misericordia la

loro missione di vita. Papa Francesco

Brano Evangelico: Gv 16,23­28

Contemplo : Chiedete al Pa-

dre nel mio nome (cf cv 16,23)

La Chiesa, ammaestrata dallo Spirito Santo, prega sempre il Padre rifugiandosi nel nome di Gesù. Nel nome di Cristo Gesù otteniamo dal Padre tutto ciò che

è buono per noi. Se la nostra pre­ghiera non è esaudita, diceva sant'Agostino, è perché siamo cattivi, domandiamo in modo cattivo, o domandiamo cose cat­tive. «Cattivo» vuol dire essere prigioniero del proprio egoismo.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:«In verità, in verità io vi

dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la

darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otter­

rete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in

modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato

e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio

nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso in­

fatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono

uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora

lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».

Agisci

Forse c'è una per­sona di

mia conoscenza o addirit­

tura una persona cara che

gradirebbe una parola di

sostegno, di inco­

raggiamento. Oggi, rin­

graziando il buon Dio, i

mezzi di comunicazione

non mancano. Provvederò

dunque ad estere questa

voce amica.

Il santo del giorno:

Sant’Agostino da Nicomedia Il Martirologio Roma­no al 7 maggio ricorda il martirio a Nicome­dia dei tre fratelli Fla­vio, Augusto e Agosti­no. Questa commemo­razione proviene dal Martirologio di Floro che, a sua volta, l'ave­va presa dal Geroni­miano. Qui però solo il nome di Flavio vesco­vo deve essere con sicurezza associato a

Nicomedia. Augusto e Agostino non sembra­no essere altro che la doppia forma di uno stesso martire non i­dentificabile. In esso il Delehaye vorrebbe vedere il martire di Capua venerato il 16 novembre: in tal caso però resterebbe da spiegare la sua trasla­zione al 7 maggio e a Nicomedia. Quanto alla dicitura del Gero­nimiano "tre fratelli" è meglio, sembra, leg­

gerla, dopo Flavio, nella forma "e tre fra­telli", lettura che tra l'altro si avvicina mol­to più al Martirologio Siriaco del sec. IV che al 7 ayyàr (maggio) ricorda a Nicomedia Flavio con altri quattro martiri. Ma è finora impossibile identifica­re sia i "tre fratelli" sia i "quattro martiri".

Page 19: Non di Solo Pane n°754 - 1 Maggio 2016

Non di solo pane ­ Numero 754 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 19

At 18,23­28

Apollo dimostrava attraverso le Scritture che

Gesù è il Cristo.

Apollo è l'immagine di coloro che, conqui­

stati dalla parola del Vangelo, mettono a

disposizione di Dio tutte le loro capacità e

le loro risorse, affinché il loro contributo

possa essere valido per la costruzione del

regno dei cieli. Egli, pur non conoscendo

tutta la dottrina, nondimeno non si sottrae al

dovere di annunciare la salvezza che egli

stesso ha sperimentato: nota soprattutto co­

me i discepoli ed i credenti non ritengono

un limite che Apollo non sia uno di loro;

essi guardano al risultato, che cioè molti si

convertono. Come sarebbe bello se anche

nelle nostre chiese e nelle nostre par­

rocchie ci fosse lo stesso spirito di collabo­

razione! Non è importante a quale gruppo o

parrocchia si appartiene: l'importante è met­

tere da parte le divisioni ed i campanilismi

per lavorare tutti per l'unico regno di Dio.

Dalla Prima Lettura Lavorare per il Regno di Dio

Preghiera

... e forse un giorno guarderemo all'oggi, al lungo tempo del nascondimento e dell'ir-rilevanza, come a una stagione feconda e benedetta, voluta da te, Signore. Ricordia-mo e impariamo da Mattia, il discepolo che non chiese primati, né gratificazioni, o cri-teri di scelta, ma rispose alla chiamata e seppe leggere nella «sorte» la tua voce e la tua volontà, e così scorse il tuo volto di Signore. Alleluia!

Medita La Parola

Con gli occhi e il cuore rivolti al cielo Meditazione a cura di don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

I nostri dubbi sulle nostre preghiere e sulla

loro effettiva efficacia si scontrano, oggi.

con queste parole di Gesù che brillano per la

loro semplicità e la loro logica. Egli dice che

tutto ciò che chiederemo ci verrà dato; lo

otterremo perché lo chiediamo nel suo no-

me; del resto, se non abbiamo ancora otte-

nuto quanto abbiamo chiesto, è perché non

abbiamo ancora chiesto nulla nel suo nome.

Ecco dunque il segreto: chiedere nel nome

di Gesù non significa semplicemente dire un

nome, quanto unirsi a lui con tutta la vita e

facendo nostri i suoi sentimenti di amore e

di gratitudine nel confronti del Padre.

Può nascere in noi una domanda insidiosa ma

che ha una parvenza di verità: “Perché il Si-

gnore quando gli chiedo qualcosa non mi e-

saudisce? La guarigione di un ammalato, un

aiuto nelle mie sofferenze?” La risposta sep-

pur banale è altresì semplice: i nostri occhi

sono spesso ancora rivolti alla realtà di que-

sto mondo e troppo poco al mistero di Dio,

l’amore del Padre verso il Figlio e del Figlio

nei confronti della nostra vita.

Quando il Padre celeste vede che in noi ci

sono gli stessi sentimenti e le stesse scelte

di vita di Gesù suo Figlio, non può non con-

cederci quello che chiediamo: perché non

proviamo a pregare in questo modo?

Page 20: Non di Solo Pane n°754 - 1 Maggio 2016

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 754

Domenica 1 Maggio 2016

Chiuso il 26/04/2016

Numero copie 1400

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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