Non di Solo Pane n°740 - 24 Gennaio 2016

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Settimanale di preghiera PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 740 Domenica 24 Gennaio 2016 Tempo Ordinario

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Settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it

Transcript of Non di Solo Pane n°740 - 24 Gennaio 2016

Settimanale di preghiera

PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 740

Domenica 24 Gennaio 2016

Tempo Ordinario

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 2

Gennaio 2016

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego

specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché il dialogo sincero fra uomini e donne di

religioni differenti porti frutti di pace e di giustizia.

Intenzione missionaria

Perché mediante il dialogo e la carità fraterna,

con la grazia dello Spirito Santo si superino

le divisioni fra i cristiani.

Intenzione dei vescovi

Per la conversione dei fautori di ogni forma di

terrorismo di corruzione e di illegalità.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente

e misericordioso, ci impegniamo con gioia

nella costruzione della civiltà dell'amore.

Intenzioni mese di Gennaio

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ pagina 3

Domenica 24

Gennaio

III Settimana del Salterio

III Domenica del Tempo Ordinario

L’amore cristiano non è l’amore delle telenovele! No, è un’altra cosa. L’amore cristiano ha sempre una

qualità: la concretezza.

Papa Francesco

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono com­piuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni ocu­lari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordi­nato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinago­ghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta I­saìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Brano Evangelico: Lc 1,1­4;4,14­21

Contemplo: Siete corpo di Cri-

sto (i cor 12,27)

Siamo corpo di Cristo, sue mem-

bra, tempio dello Spirito Santo.

Siamo, in altre parole, intima-

mente uniti a lui. Nella sinagoga

di Nazaret, Gesù ha proclamato

che nella sua persona si compio-

no le Scritture, cioè egli viene a

portare quella salvezza che gli

antichi profeti annunciavano. Noi

che siamo suo Corpo e sue mem-

bra, lo ascoltiamo e lo seguiamo,

certi di trovare in lui la via, la

verità e la vita, la salvezza che

da sempre attendiamo.

Agisci

La domenica è il gior-

no del Signore e in

questo giorno lui e i

fratelli devono avere

il primo posto. Trove-

rò, nel corso di que-

sta giornata, un mo-

mento per andare a

trovare una persona

sola o malata.

Il santo del giorno:

Beata Paola

Gambara Costa

Data in sposa appena dodicenne al signore di Bene Vagienna, nel Cu­neese, madre un anno dopo, la beata Paola Gambara Costa continuò a vivere le virtù cristiane in un ambiente dissoluto. Il marito per questo la angheriò e tra le crudeltà che le fece subire ci fu

anche la convivenza con la sua amante. Paola era nata nel 1463 in una no­bile famiglia di Verola Alghise (oggi Verolanuo­va), nel Bresciano, dove era ammirata per la devo­zione e la bellezza. Dopo le principesche nozze (gli sposi furono ricevuti a Torino dal Duca di Sa­voia), iniziò il calvario, durante il quale ebbe un atteggiamento caritatevo­le verso chi la maltratta­va (a Verolanuova c'è il

detto «è stata provata come la beata Paola»). Fu sotto la direzione spi­rituale del beato Angelo di Chivasso e divenne terziaria francescana, spendendosi per i poveri. Morì nel 1515 e il suo culto è stato confermato nel 1845. Nelle immagi­ni: la tela che ricorda il «miracolo delle rose»; si narra che, mentre dava pane ai poveri, il marito la scoprì, ma il cibo si trasformò in fiori.

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 4

P a g i n e b i b l i c h e

Un vento nuovo e potente

investe la sinagoga di Naza-

ret. Il Vangelo di oggi ci

presenta la prima predica

di Gesù che avviene appun-

to nella sua piccola città

natale. Cosa c’è di straor-

dinario in questo fatto? Ve-

dete, questo è il pulpito

più povero che un rabbino

avrebbe potuto scegliere.

Nazaret era considerata dai

giudei di allora poca cosa,

la città più ignorante, addi-

rittura tanti suoi abitanti

sembravano s f io rare

l’ateismo. Godeva, la città

di Gesù, di pochissima sti-

ma, era disprezzata da tut-

ti. E Gesù inizia proprio da

quel pulpito, da quella po-

vera sinagoga. Questo è un

chiaro indizio, una scelta

precisa, un programma a

cui Gesù rimarrà fedele fi-

no alla fine. Partire dagli

ultimi, lambire uomini e

regioni lontani da qualsiasi

tipo di considerazione uma-

na, portare il lieto annun-

zio ai poveri e ai peccatori.

Si, ora tutto mi appare

chiaro e semplice. Nazaret

rappresenta tutti noi, Gesù

inizia dal povero pulpito

racchiuso nel mio cuore,

tra la polvere e tante altre

cianfrusaglie. Non si vergo-

gna di essere mio concitta-

dino, mio famigliare, di a-

ver assunto questa paren-

tela in cui si trovano tanti

compromessi, costellata da

tante mancanze e incon-

gruenze. Inizia con me, con

te; con le tante Nazaret

sparse tra la gente di oggi,

lontane, apparentemente

prive di Dio, schiacciate

dal peso del male e del

peccato.

Un vento nuovo e potente

investe la sinagoga di Naza-

ret. La buona notizia viene

portata proprio a me, a te.

Non consiste in buone pa-

role, in un discorso teologi-

camente corretto, in dogmi

complessi e riservati a una

stretta cerchia di persone,

in documenti che analizza-

no, descrivono, indicano.

No! La buona novella di Ge-

sù consiste in una pratica

che porta gli esclusi e gli

emarginati al possesso di

una vita piena. Il testo di

Isaia, citato dal pulpito di

Nazaret, parla di prigionie-

ri liberi, di ciechi che ve-

dono, di oppressi liberati,

di “un anno di grazia da

parte del Signore”. Non ci

sono dubbi: questa predica

mi riguarda, la capisco, mi

coinvolge. E’ rugiada che

bagna i deserti del mio

cuore, è balsamo che leni-

sce lo spasimo delle mie

piaghe. Un vento nuovo e

potente investe la sinago-

ga, investe la mia povera

vita.

Tra la polvere di tante cianfrusaglie

Il pulpito più povero Di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 5

P a g i n e b i b l i c h e

L’angolo della misericordia

Le preghiere più belle della Bibbia e dei grandi autori della tradizione cristiana.

Elena Guerra

Nata a Lucca nel 1835, Elena Guerra visse i primi anni dell'impegno

cristiano nella forma laica di giovane donna dedicata all'istruzione

cattolica e ai poveri. Avendo deciso di consacrarsi a Dio, lo fece co­

munque inizialmente in una comunità laica, di impegno per l'educa­

zione dei ragazzi. La stessa venne poi riconosciuta come congrega­

zione religiosa. Elena si dedicò con forza al recupero della preghiera

e della devozione allo Spirito Santo, tanto da essere considerata una

precorritrice del Rinnovamento nello Spirito. Scrisse, proprio a que­

sto scopo, vari testi e preghiere che mettevano al centro l'amore di

Dio e la sua misericordia. Morì sempre a Lucca nel 1914.

Il fuoco dell’amore

O Spirito Santo,

contemplarti vuoi dire

immergere il nostro sguardo nell'invisibile,

nella profondità dei mistero di Dio.

Tu non hai un volto umano come il Cristo del Vangelo,

nelle sembianze dei Padre;

ma rinunciando a raffigurarli in qualche modo,

noi vogliamo aderire a Te

con tutte le nostre forze O Spirito di Dio,

Tu non hai volto

perché sei il fuoco dell'amore,

poiché unisci il volto del Padre e dei Figlio,

per formarne uno solo in una fusione sublime.

O Spirito Santo,

Tu che sei il soffio

che emana dal Padre e dal Figlio

porta il giusto respiro alla nostra vita,

la luce al nostro intelletto,

il vero slancio al nostro cuore

in modo da poter amare i nostri fratelli.

Era il il 22 Febbraio del 1300 quando, con la bolla “Antiquorum habet” papa Bonifacio VIII indisse il

primo Anno Santo della storia della Chiesa Cattolica. Il papa giustificò la sua decisione rifacendosi ad una antica tradizione che con­cedeva abbondanti remissioni dei peccati a tutti quei pellegrini che avessero visitato la Basilica del Principe degli Apostoli con ani­mo penitente. Precisa Papa Bonifacio nella “Antiquorum Habet” : “Un documento degno di fede degli antichi riporta che a coloro che accedono all'onorabile basilica del Principe degli apo­stoli in Roma sono state concesse abbondanti remissioni ed indulgenze dei peccati. Pertan­to Noi che, secondo quanto spetta al nostro ministero, desideriamo e molto volentieri ci prendiamo cura della salvezza di ciascun fe­dele, ritenendo giuste e ben accette tutte le siffatte indulgenze e remissioni, con autorità apostolica confermiamo, approviamo, rinno­viamo le stesse e, con il presente scritto, le ribadiamo. Inoltre, affinché i beatissimi apo­stoli Pietro e Paolo vengano onorati in ma­niera più solenne e le loro basiliche in Roma frequentate dai fedeli con più devozione e questi stessi, a causa di ciò, siano arricchiti di grazie spirituali, Noi, confidando nella mise­ricordia di Dio onnipotente, nei meriti e nell'autorità di questi suoi apostoli e forti del parere dei nostri fratelli, concediamo in virtù della pienezza della potestà apostolica un'in­dulgenza di tutti i peccati, non solo piena e più abbondante, ma pienissima a tutti coloro che, nell'anno in corso 1300, a partire dalla festa appena trascorsa della Natività di nostro Signore Gesù Cristo sino alla prossima, si re­cheranno alle stesse basiliche con riverenza, veramente penitenti e confessati, ed accordia­mo la stessa indulgenza dei peccati a tutti coloro che ciò faranno in qualsiasi anno cen­tesimo a venire”.

(don Luciano Vitton Mea)

Storia dei Giubilei

“Antiquorum habet” Papa Bonifacio VIII

Bonifacio VIII papa

Nome Benedetto Caetani

Nascita Anagni, 1230 circa

Elezione 24 dicembre 1294

Fine pontificato 11 ottobre 1303

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ pagina 6

Lunedì 25

Gennaio

III Settimana del Salterio

III Settimana del Tempo Ordinario

Il santo del giorno:

Beata Arcangela

Girlani

Eleonora Girlani, na­tiva di Trino di Mon­ferrato, si chiamò Arcangela quando, con le sorelle Maria e Francesca, prese nel 1477 l'abito carmeli­tano nel monastero di Parma, di cui fu poi priora. Più tardi eser­citò il medesimo uffi­

cio nel nuovo mona­stero di Mantova dal 1492 e ivi morì nel 1495. In un mano­scritto leggiamo che la beata si adoperava sommamente perchè essendo denominato il monastero "S. Ma­ria del Paradiso", es­sa e le consorelle pur vivendo in terra, fos­sero come assorte in cielo. Si distinse per la sua speciale devo­

zione alla SS.ma Tri­nità. Il suo culto litur­gico fu approvato da Pio IX nel 1864.

Etimologia: Arcangela = principe degli an­geli, dal greco.

Emblema: Giglio.

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto

il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà

battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi sa­

ranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome

scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano

serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; impor­

ranno le mani ai malati e questi guariranno».

Brano Evangelico: Mc 16, 15­18

Contemplo: Che devo fare,

Signore? (At 22,10)

La nostra vita cristiana è fondata

sulla volontà di ascoltare Dio, di

obbedirgli. Il segno che si obbe-

disce a Dio è fare la volontà del

Padre che è nei cieli, mettere in

pratica i suoi comandamenti. «È

Dio che opera in noi il volere e il

fare», ci dice san Paolo. Se, co-

me Paolo, ci lasceremo attrarre

da Cristo e vivremo questa con-

versione, cammineremo nella

luce che è Cristo stesso.

Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo.

Papa Francesco

Agisci

Raramente, di fronte

alle decisioni piccole

o grandi della vita,

chiediamo al Signore

che ci faccia capire

che cosa vuole che

facciamo, anche se ci

diciamo cristiani. Og-

gi, nella preghiera,

gli chiederò di illumi-

nare le mie scelte.

Festa liturgica della Conversione di San Paolo

Apostolo

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 7

At 22,3-16 Àlzati, fatti battezzare e

purificare dai tuoi peccati, invocan-

do il nome di Gesù.

In tutta la storia del cristianesimo, la

conversione di san Paolo rappresenta

un evento epocale: grazie a tale con-

versione noi tutti abbiamo potuto

conoscere la grazia di Dio donataci in

Gesù Cristo. Nota come l'Apostolo

racconta il suo primo incontro con

Gesù risorto: egli, nella narrazione,

evidenzia un passaggio importante

anche per te. La luce di Cristo ha co-

me primo effetto quello di accecar-

lo. Cosa significa? La luce di Gesù

rivela a Paolo la profonda cecità del-

la sua anima e il buio che abita nel

profondo del suo cuore. Solo la gra-

zia di Dio può donargli la vera vista

interiore; dunque ti può sembrare, a

volte, di essere cieco: in realtà Dio ti

sta invitando ad aprirti a una luce

più grande.

Dalla Prima Lettura Un evento epocale

Preghiera

Signore Gesù, è il volto dell'altro che o-

gni giorno ci chiama a conversione, per

riconoscere il tuo vero volto oltre la pau-

ra, che sottilmente ci pervade, di non es-

sere i soli giusti. Rischiare la vita signifi-

ca lasciarci spodestare, disorientare e

infine guidare verso la salvezza che pos-

siamo solo disporci a ricevere gratuita-

mente dalla tua misericordia.

Medita La Parola

Scrivere per lodare Meditazione di Fiorella Elmetti

Ci sono tanti modi per “andare in tutto il mondo e proclamare il Vangelo”, tra questi c’è anche lo scritto di uno scrittore. Luigi Santucci, poeta e scrittore cattolico, nel suo testamento spirituale ai figli ha lasciato scritto così: “La ragione più segreta e più forte per cui ho fatto questo mestiere di scrittore, e della quale ho preso coscienza ultimamente, è… sì, è la vocazione, la spin-ta, la volontà di lodare. Lodare quante più cose posso. Persone, luoghi, rapporti umani, sentimenti, autori e le loro parole, o se mu-sicisti le loro musiche. Ho lodato, ho cercato di applaudire, di risuscitare nella lode, quante più cose ho potuto. Anche la vec-chiaia, che come ricordate non mi è mai sta-ta simpatica né gradita. Scrivere per lodare. Dunque certo una letteratura alquanto inam-missibile, in anni come questi dove quasi tutto è squalificato come negativo, come spregevole, come il contrario che “degno di lode”. Spero che questa mia chiacchierata a ruota libera lasci voi, figli miei, con un gran-de conforto: nel sapere, nel sentirmi con questa voce affermare che me ne sono anda-to in pienezza di soddisfazione e di gratitu-dine alla mia sorte. E adesso… buona vita, figli miei. Buona vita… Io vorrei che voi, nell’amare l’altro, vorrei che scriveste su una vostra ideale lavagna domestica alcune parole – come dire – più stimolanti, più pre-potenti. Le parole entusiasmo, immaginazio-ne, cocciutaggine; e magari anche, sì, le pa-role pietà innamorata, memoria e sogno. Perché si ama non solo col cuore e coi sensi, ma si ama con queste facoltà (l’entusiasmo, l’immaginazione, la fantasia, la memoria, il sogno, accidenti!), mobilitate tutte e tutti i giorni per quel miracolo che è la conserva-zione e la crescita dell’amore”.

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ pagina 8

Martedì 26

Gennaio

III Settimana del Salterio

III Settimana del Tempo Ordinario

E’ veramente il caso di dire che Dio ha un amore “viscerale”

Papa Francesco

Il Santo del giorno:

Santi Senofonte Maria e figli La storia di questa famiglia di santi, fe­steggiata al 26 genna­io, inizia a Costantino­poli nel V secolo. Cse­nofonte e Maria, no­nostante la loro ri­chezza e la loro posi­zione sociale, si distin­guevano per la loro semplicità d'animo e la bontà del cuore.

Desiderosi di dare ai loro figli Arcadio e Giovanni una più completa formazione, li mandarono a Beirut in Fenicia. La Provvi­denza volle che, anda­ta distrutta la nave su cui erano in viaggio, i due fratelli furono mi­racolosamente salvati dalle onde facendoli giungere a riva in luo­ghi diversi. Intraprese­ro dunque la vita mo­nastica ed i genitori, non avendo più noti­

zie, credettero fossero morti. Ormai anziani, Csenofonte e Maria si recarono pellegrini ai luoghi santi di Gerusa­lemme, ove reincon­trarono i loro figli. Grati al Signore per aver riunito la loro famiglia, anch'essi scelsero di passare il resto dei loro giorni nel silenzio e nel di­giuno dell'ascesi.

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due da­vanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della mes­se, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnel­li in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Brano Evangelico: Lc 10, 1­9

Agisci

La Chiesa non può

fare a meno dei sa-

cerdoti ma in molte

diocesi, ormai, il lo-

ro numero sembra

essere insufficiente.

Oggi pregherò per le

vocazioni.

Contemplo: Rendo grazie a

Dio (2Tm 1,3)

«Rendo grazie a Dio che io ser-vo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno» (2Tm 1,3). San

Paolo ci insegna a rendere grazie a Dio nella preghiera, in unione con quanti ci hanno preceduto (gli antenati), ma anche nel ri-cordo dei vivi, degli amici (Timoteo). Ci insegna, infine, a pregare «notte e giorno», cioè sempre, in ogni circostanza.

Memoria liturgica dei Santi Timoteo e Tito

Vescovi

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 9

Medita la Parola

Come i cerchi nell’acqua Meditazione di Fiorella Elmetti

Ci troviamo di fronte ad una Chiesa che impara

a camminare. Infatti, l’evangelista Luca ci riferi-

sce che oltre ai Dodici “il Signore designò altri

settantadue”. L’annuncio del vangelo si amplia,

si diffonde a largo raggio, e ricorrendo ad

un’immagine mi vengono in mente i cerchi che

sull’acqua di un lago si formano quando getti un

sasso, che le onde poi portano lontano. Questa

immagine mi riporta ad un pensiero che in que-

sti giorni mi ha rallegrato il cuore, tornando più

volte in primo piano nelle mie riflessioni, aventi

per tema la gioia. Il pensiero è che “si fa l'espe-

rienza della gioia diffondendola”. Chi non ha

mai fatto l’esperienza che, raccontando di un

incontro bello, significativo, pieno di amicizia, si

comunica anche a chi ascolta la gioia vissuta?

Se poi ci accorgiamo che la sorgente della no-

stra gioia nasce dallo stare con Gesù allora tut-

to torna e tutto si spiega. È lui il nostro centro

attorno al quale la vita cristiana cresce e si svi-

luppa. A conferma di ciò, il testo dice che il Si-

gnore non solo ha chiamato i settantadue di-

scepoli, ma “li inviò a due a due davanti a sé in

ogni città e luogo dove stava per recarsi”. La

“missione” dei settantadue nasce da un

“incontro” che li spinge “avanti”. Ma che valore

contiene questo “avanti”? In un sito dei Giovani

Dehoniani ho trovato scritto: “Avanti per ricor-

dare la salvezza avvenuta e donata in Gesù.

Avanti per non perdere la speranza nella vita.

Avanti non per conquistare qualcuno, ma per

lasciarsi accogliere e accogliere la fatica di ogni

“malato”. Avanti per portare in dote a tutti il Pa-

dre che ci ama in Gesù, il cuore del Padre”.

Certo, c’è molta fragilità nel nostro andare a-

vanti, tuttavia se Gesù ci invia è perché un

messaggio buono sta anche in noi. Poi lui arri-

va e dà il senso della completezza.

2Tm 1,1-8 Mi ricordo della tua schietta fede.

La descrizione che Paolo fa dell'amico

e discepolo Timòteo è davvero bella.

Egli è un uomo dalla fede schietta, e-

reditata dai suoi genitori. Per questo

Paolo lo invita a rinnovare sempre tale

dono, perché possa essere non solo per

lui, ma anche per gli altri fedeli, fonte

di conoscenza e di amore più pro­

fondo per Cristo. Che significa per te

avere una fede schietta? Evidentemen-

te, si tratta di impostare tutta la vita

su una semplice verità: Dio è il tutto

della propria esistenza. Quando questa

verità è chiara, tutto il resto le ruota

attorno. Ma devi ricordare che questo

è un punto d'arrivo, non di partenza:

quindi ogni scelta o ogni azione che

compi ha il potere di confermarti o di

allontanarti da quest'esperienza. Allo-

ra, impegnati con semplicità e amore

per Dio e anche tu avrai una fede for-

te.

Dalla Prima Lettura

Dio è tutto

Preghiera

Signore Gesù, tu hai tanta fiducia in noi dai affidarti alla nostra capacità di portare pace e consolazione a coloro che incontriamo e che sempre possia-mo riconoscere come fratelli: solo ri-

manendo davanti al tuo volto, possia-mo essere il tuo volto davanti a loro, perché non c'è niente da temere nel condividere la tua salvezza, che è per tutti e per ciascuno.

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 10

“Gli si fece vicino, gli fasciò le

ferite, versandovi olio e vino; poi

lo caricò sulla sua cavalcatura, lo

portò in un albergo e si prese

cura di lui. Il giorno seguente,

tirò fuori due denari e li diede

all'albergatore, dicendo: «Abbi

cura di lui; ciò che spenderai in

più, te lo pagherò al mio ritorno».

Il buon samaritano si prende

cura del malcapitato che giace

lungo la via, gli presta soccorso,

versa sulle sue ferite vino ed

olio; sulla strada, sempre sulla

strada, si incontrano la finitudi-

ne umana e la misericordia di

Dio. Ma Gesù, Buon Samaritano,

non salva l’uomo senza gli uomi-

ni. Così, giunto alla locanda, lo

affida alle cure dell’oste. Non è

difficile scorgere nella locanda

l’immagine della Chiesa, la figu-

ra della comunità cristiana che

riceve dalle mani di Dio l’uomo

emarginato, solo, esamine.

San Agostino, con grande mae-

stria, sottolinea: “I briganti ti

hanno abbandonato sulla via,

tra la vita e la morte, però,

mentre eri disteso a terra, sei

stato trovato da un misericor-

dioso samaritano di passaggio, è

stato sparso su di te vino ed o-

lio, hai ricevuto il sacramento

dell'Unigenito, sei stato solleva-

to sul giumento di lui, hai cre-

duto nel Cristo incarnato; sei

stato condotto nella locanda,

vieni curato nella Chiesa. È in

conseguenza di ciò che parlo:

questo, anch'io, questo faccia-

mo noi tutti; adempiamo il com-

pito dell'albergatore. A quello

fu detto: Rifonderò al ritorno

quanto spenderai in più”

Gesù affida gli uomini alla cura

della Chiesa, alla sollecitudine

degli apostoli e dei discepoli;

ogni cristiano diventa quindi

oste e stalliere, colui che si

prende cure dei mali, di ogni

male, dei fratelli.

Bisogna in oltre osservare che

gli osti o i locandieri non sono

mai stati esempio di onestà e di

affidabilità. Eppure il samarita-

no Gesù affida proprio ad una

categoria “sospetta” il malcapi-

tato che giaceva “mezzo morto

sulla strada”; Gesù si fida della

sua Chiesa, fragile e imperfet-

ta, e gli affida il compito di

prendersi cura di tutti coloro

che sono feriti nel corpo e nello

spirito. E’ proprio per questo

che papa Francesco parla di una

“Chiesa infermeria” con le por-

te spalancate, come una locan-

da, a tutti coloro che hanno

bisogno di cure, di essere unti e

fasciati con la misericordia divi-

na. Non è il Tempio di Gerusa-

lemme l’immagine della Chiesa

ma una povera locanda; non

sono il sacerdote ed il levita a

prendersi cura di chi giace

“spogliato” da ogni dignità ai

margini della strada ma a un

oste e a uno stalliere.

San Ambrogio non ha dubbie nel

proclamare “benedetto quello

stalliere, che può medicare le

ferite altrui, benedetto colui al

quale dice Gesù: tutto ciò che

spenderai di più te lo rifonderò

al mio ritorno”.

don Luciano Vitton Mea

Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Anno della Misericordia 2015/16

Catechesi sulla parabola

del buon samaritano

Benedetto quello stalliere

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ pagina 11

III Settimana del Tempo Ordinario

Non cadiamo nell’indifferenza che umilia,

nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo!

Papa Francesco

In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la ri­va. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profon­do, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Quan­do poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato». E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengo­no meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiun­gono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

Brano Evangelico: Mc 4, 1­20

Contemplo: Il seme è la parola

di Dio (AI Vangelo)

«Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo: chiunque trova lui, ha la vita eterna» (Al Vangelo). Gesù semina la parola di Dio, semina se stesso, dona a noi la vita, la luce, l'amore di

Dio. Come terra buona, libera da rovi, spine e pietre, apriamoci alla sua azione vivificante. Il se-me senz'altro crescerà, ma di-penderà da noi dargli spazio, cura e libertà di agire, affinché porti frutto per la vita eterna.

Il Santo del giorno:

Sant’Angela

Merici

Angela Merici fondò nel

1535 la Compagnia di

Sant'Orsola, congrega­

zione le cui suore sono

ovunque note come Or­

soline. Le sua idea di

aprire scuole per le ra­

gazze era rivoluzionaria

per un'epoca in cui l'edu­

cazione era privilegio

quasi solo maschile. Na­

ta nel 1474 a Desenzano

del Garda (Brescia) in

una povera famiglia con­

tadina, entrò giovanissi­

ma tra le Terziarie fran­

cescane. Rimasta orfana

di entrambi i genitori a

15 anni, partì per la Ter­

ra Santa. Qui avvenne un

fatto insolito. Giunta per

vedere i luoghi di Gesù,

rimase colpita da cecità

temporanea. Dentro di

sé, però, vide una luce e

una scala che saliva in

cielo, dove la attendeva­

no schiere di fanciulle.

Capì allora la sua mis­

sione. Tornata in patria,

diede vita alla nuova

congregazione, le cui

prime aderenti vestivano

come le altre ragazze di

campagna. La regola

venne stampata dopo la

morte, avvenuta a Bre­

scia il 27 gennaio del

1540. E' santa dal 1807.

Mercoledì 27

Gennaio

III Settimana del Salterio

Agisci

Il nostro Dio è il Dio

della storia e Io scor-

rere del tempo e delle

generazioni è la "casa"

che ha scelto di abita-

re. Mediterò e preghe-

rò il Magnificat, con il

quale Maria ha canta-

to la fedeltà e la bon-

tà del Signore.

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12

2Sam 7,4-17 Io susciterò un tuo

discendente dopo di te e rende-

rò stabile il suo regno.

Davide vorrebbe costruire una casa de-

gna per custodire l'arca di Dio. Dio, in-

vece, dice a Davide che sarà lui a co-

struirgli una casa: per la precisione Ja-

hwè parla al re di una discendenza, che

gli permetterà di vivere in eterno, an-

che dopo la sua morte. Questa discen-

denza sarà Salomone, che porterà avanti

la dinastia davidica fino al suo massimo

splendore. È sempre così: quando noi

vogliamo compiere un atto di generosità

nei confronti di Dio, egli ci supera sem-

pre in longanimità: egli è sempre prodi-

go, nel suo amore nei nostri confronti,

tanto da commuoversi quando vede nel

nostro cuore la disponibilità e la genero-

sità verso di lui. Amare Dio non è una

questione d'interesse, ma egli guarda

nelle profondità del cuore e sa quando

la nostra generosità è limpida e senza

secondi fini.

Dalla Prima Lettura Dio è sempre generoso con noi

Preghiera

Signore Gesù, desideriamo riposare nel-

la casa che hai preparato per noi: il tuo

volto, che sempre ci guarda e ci acco-

glie, irriducibile a ogni schema, mo-

strandoci una terra da coltivare senza

paura di esporre le zolle ancora sterili

alla tua Parola perché le fecondi. Libe-

raci dall'illusione di doverci meritare il

tuo amore, perché il nostro cuore sia la

tua casa.

Medita La Parola

I segni Meditazione di Fiorella Elmetti

Colui che semina ad ampie bracciate, lo sap-piamo, è Dio stesso, che si manifesta in Gesù, e che quest’anno siamo invitati a contemplare come misericordioso. Ma non tutti i terreni sono uguali. C’è il terreno fertile e quello pie-no di rovi, sassoso in cui i semi germogliano sì, ma senza radici, vengono bruciati dal sole. Un po’ come il nostro cuore. Senza la radice dell’ascolto della Parola di Dio, come ci ricor-da Papa Francesco, “…non facciamo la strada di Dio venuto nella carne, del Figlio di Dio che si è fatto Uomo per camminare con noi, non siamo sulla strada del buon spirito: è l’anticristo, è la mondanità, è lo spirito del mondo: Quanta gente troviamo, nella vita, che sembra spirituale: ‘Ma che persona spiri-tuale, questa!’; ma non parlare di fare opere di misericordia. Perché? Perché le opere di misericordia sono proprio il concreto della no-stra confessione che il Figlio di Dio si è fatto carne: visitare gli ammalati, dare da mangiare a chi non ha cibo, aver cura degli scartati… Opere di misericordia: perché? Perché ogni fratello nostro, che dobbiamo amare, è carne di Cristo. Dio si è fatto carne per identificarsi con noi. E quello che soffre è il Cristo che lo soffre. Se lo spirito viene da Dio mi porta al servizio degli altri… Non prestate fede a ogni spirito, state attenti mettete alla prova gli spiriti per saggiare se provengono veramente da Dio”. E ha sottolineato che il servizio al prossimo, al fratello, alla sorella che ha biso-gno, anche di un consiglio, che ha bisogno del mio orecchio per essere ascoltato, “questi so-no i segni che andiamo sulla strada del buono spirito, cioè sulla strada del Verbo di Dio che si è fatto carne”. Perciò più ci mettiamo in ascolto, più le nostre radici si stendono e nel tempo porteremo frutti di grazia.

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ pagina 13

Giovedì 28

Gennaio

III Settimana del Salterio

III Settimana del Tempo Ordinario

Dopo il peccato di Adamo ed Eva, Dio non ha voluto lasciare

l’umanità sola e in balia del male.

Papa Francesco

Il Santo del giorno:

San Tommaso

d’Aquino

Domenicano (1244), formatosi nel mona­stero di Montecassi­no e nelle grandi scuole del tempo, e divenuto maestro ne­gli studi di Parigi, Orvieto, Roma, Vi­terbo e Napoli, im­presse al suo insegna­

mento un orienta­mento originale e sa­pientemente innova­tore. Affidò a molti scritti impegnati e specialmente alla ce­lebre ‘Summa’ la si­stemazione geniale della dottrina filoso­fica e teologica rac­colta dalla tradizione. Ha esercitato un in­flusso determinante sull’indirizzo del pensiero filosofico e

della ricerca teologi­ca nelle scuole dei secoli seguenti.

Patronato: Teologi, Accademici, Librai, Scolari, Studenti.

Etimologia: Tommaso = gemello, dall'ebrai­co.

Emblema: Bue, Stel­la.

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Viene forse la lampada per esse­re messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

Brano Evangelico: Mc 4, 21­25

Contemplo: A chi ha, sarà dato

(Mc 4,25)

«Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più» (Mc 4,24). Non dobbiamo misu­rare la comprensione, la pa­zienza e il soccorso che do­

niamo al nostro prossimo, il nostro dono sia abbondante e sincero. Più avremo dato agli altri e più troveremo grazia agli occhi di Dio: a chi ha più amore per gli altri, più gliene sarà dato da parte di Dio.

Agisci

Il Signore ci invia

nel mondo per esse-

re testimoni visibili

del suo amore. Oggi

chiederò a Maria,

Regina dei veri cri-

stiani, il dono di una

testimonianza forte

e coerente.

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 14

Medita la Parola

Se il cristiano non risplende Meditazione di Eletti Fiorella

Diceva san Giovanni Bosco: “…un cristiano viene

osservato da mille e mille, e guai se non risplende.

Non dimenticate che dovete essere ovunque cristia­

ni, vale a dire: sale nei discorsi e luce colle buone

opere”. Oggi indirettamente Gesù ci chiede:

“Quanto serve la luce nel buio?”. Così mi è tornata

alla mente la storia delle quattro candele, che

“bruciando, si consumavano lentamente. Il luogo era

talmente silenzioso, che si poteva ascoltare la loro

conversazione. La prima diceva: "Io sono la pace.

Ma gli uomini non riescono a mantenermi: penso

proprio che non mi resti altro da fare che spegner­

mi!" così fu, e a poco a poco, la candela si lasciò

spegnere completamente. La seconda disse: "Io sono

la fede. Purtroppo non servo a nulla. Gli uomini non

ne vogliono sapere di me, e per questo motivo non

ha senso che io resti accesa". Appena ebbe terminato

di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la

spense. Triste triste, la terza candela, a sua volta dis­

se: "Io sono l’amore. Non ho la forza per continuare

a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e

non comprendono la mia importanza. Essi odiano

perfino coloro che più li amano, i loro familiari" e

senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere.

Inaspettatamente... un bimbo in quel momento entrò

nella stanza e vide le tre candele spente. Impaurito

per la semioscurità, disse: "Ma cosa fate! Voi dovete

rimanere accese, io ho paura del buio!" e così dicen­

do scoppiò in lacrime. Allora la quarta candela im­

pietositasi disse: "Non temere, non piangere: finché

io sarò accesa, potremo sempre riaccendere le altre

tre candele: “Io sono la speranza". Con gli occhi lu­

cidi e gonfi di lacrime il bimbo prese la candela del­

la speranza e riaccese tutte le altre”. Noi che cristiani

vogliamo essere?

2Sam 7,18-19.24-29: Chi so-no io, Signore Dio, e che cos’è la mia casa?

La benedizione di Dio ha un valore che

va al di là del tempo prossimo, per svi-

lupparsi secondo un progetto che coin-

volge persone e situazioni anche molto

lontane. Davide, con sguardo illumina-

to, si rende conto della portata della

promessa e della benedizione che ha

appena ricevuto da Dio: niente riuscirà

a cancellare tale benedizione, nemme-

no le sue reiterate infedeltà e quelle

dei suoi discendenti. Tale benedizione

si realizzerà in pienezza nella persona

di Gesù: grazie a lui anche noi possia-

mo beneficare di quella parola di be-

nedizione che tanti secoli prima è sta-

ta data a Davide. Quante benedizioni

Dio ci concede? Le benedizioni accolte

con gratitudine hanno un valore im-

menso non solo per noi, ma anche per

tante persone che forse, nemmeno co-

nosciamo.

Dalla Prima Lettura Dio rimane fedele sempre

Preghiera

Signore Gesù, dona anche a noi un sus-sulto di consapevolezza per accorgerci che l'unica misura del tuo amore è a-mare ciascuno di noi senza misura. Li-bera il nostro cuore, ancora rattrappito e sanguinante, dal giudizio e dall'invi-dia, perché ogni giorno benediciamo la tua sapienza, che sceglie e ama ogni uomo in modo preferenziale ma non esclusivo.

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ pagina 15

Venerdì 29

Gennaio

III Settimana del Salterio

III settimana del Tempo Ordinario

Siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia.

Papa Francesco

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme ger­moglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamen­te prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possia­mo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intende­re. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Brano Evangelico: Mc 4, 26­34

Contemplo: Ai piccoli è rivela-

to il regno (Al Vangelo)

Il regno dei cieli è come un seme che germoglia e cresce, senza che l'uomo possa sapere esattamente come ciò acca-da. Occorre la sapienza dei piccoli, che non si fanno trop-

pe domande, ma con sempli-cità si affidano ai genitori. Così anche noi, più ci abban-doniamo ai disegni misteriosi di Dio, più troveremo la sere-na forza di camminare nei

sentieri della vita.

Agisci:

La gioia e la letizia

sono doni che Dio

concede a chi si affi-

da a lui con cuore

sincero. Oggi glieli

chiederò e mi impe-

gnerò i testimoniar-

li, anche solo con un

sorriso.

Il Santo del giorno: Beata Agnese da Bagno di Romagna

Della beata Agnese da Bagno di Roma­gna, detta anche A­gnese da Sarsina, ci sono veramente po­che notizie disponibi­li. Agnese visse nel secolo XII e fu com­pagna della beata

Giovanna da Bagno († 1105), festa 16 gennaio, nel convento camaldolese di Santa Lucia, presso Bagno di Romagna (Forlì). Evidentemente era originaria di Sarsina (Forlì) da qui la sua doppia denominazio­ne. Si sa che fu ono­rata dalle Comunità di Bagno di Romagna e di Pereto e il suo cul­

to fu confermato il 15 aprile 1823, insieme a quello della beata Giovanna da Bagno. Le due Beate mona­che camaldolesi, sono raffigurate nella Chie­sa di Camaldoli (Arezzo) in un affre­sco; la beata Agnese è ricordata il 29 genna­io.

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 16

2Sam 11,1­4.5­10.13­17

Mi hai disprezzato e hai preso in

moglie la moglie di Urìa l’Ittita

In questo brano, Davide non brilla cer­

to per le sue qualità umane davanti a

Dio! Lussurioso, bugiardo e prevarica-

tore, commette una terribile ingiusti-

zia e si macchia di un efferato delitto

pur di mettere a tacere lo scandalo

che egli stesso ha provocato. Questo

t'insegna una verità fondamentale:

spesso il male crea una catena incon-

trollabile di eventi che rovinano irri-

mediabilmente coloro che ne sono re-

sponsabili e non solo. Purtroppo non

sarà solo il re a scontare le conseguen-

ze del suo peccato, ma anche il figlio

che nascerà da quell'adulterio. Bi­

sogna vigilare su se stessi per non ca-

dere nel peccato, perché spesso provo-

ca danni irreparabili e, a causa di azio-

ni sconsiderate, anche gli altri si ritro-

vano a pagare per la tua insipienza e

per la tua infedeltà.

Dalla Prima Lettura Il peccato di Davide

Preghiera

Signore Gesù, siamo spesso tentati di misurare la nostra fecondità e la nostra sterilità con il pericoloso metro della volontà o del merito. Non ti stancare di educarci ad aspettare - con fiducia, pa-zienza e attenzione - i frutti che la semi-na della tua Parola e della tua promes-sa di vita faranno automaticamente germogliare in noi e nei nostri fratelli.

Medita La Parola

Come un miracolo Meditazione di Fiorella Elmetti

“Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo”, non so bene chi ne sia l’autore, ma questa fra-se che ho letto su un social network mi ha fat-to trasalire di gioia. Si collega molto bene al “granello di senape che, quando viene semina-to sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene semi-nato, cresce…”.Come ovvio, ho pensato subito al buon seminatore del Vangelo che ha semi-nato anche sulla strada pur di far nascere spe-ranza nella vita. Ma anche a tante persone che pur di far star bene gli altri si inventano occa-sioni, storie, esperienze coinvolgendo tanti altri. Ad esempio, ho pensato a Madre Teresa di Calcutta che presto sarà dichiarata santa: pur di non far morire le persone in strada tra il fango e l’indifferenza, ha creato ospedali an-che in luoghi di culto non cristiani. E ha curato tutti, indistintamente dalla religione, e per tutti ha pregato e sorriso. Ho pensato a Gio-vanni Paolo II che quando era giovane prete, volendo stare con i giovani per parlare di Dio, si inventò delle passeggiate o delle attività te-atrali, cose che non erano gradite al regime comunista polacco dell’epoca. Ho pensato a Papa Francesco che ad ogni occasione lancia semplici battute piene di verità e di simpatia. Ma pure a tanti innamorati che scrivono bi-glietti o festeggiano i loro partner in modo sor-prendente, pur di catturare l’attenzione dell’altro. Sì, bisogna essere innamorati per vedere il bene che l’amore sa far fiorire. È co-sì anche per il regno di Dio. Dall’amore non può che fiorire l’amore e tutto avviene nel si-lenzio, come un miracolo che si compie all’improvviso. Dal buio della tristezza e della solitudine si passa alla luce e alla gioia. Tutti si vuole incontrare e tutti vogliono far parte del frammento di Cielo che porti.

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ Tempo Ordinario­ pagina 17

spiritualità Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

«Non è esagerato dire che,

nonostante una limpida pro-

fessione di fede, vaste regioni

di noi stessi restano profane e

persino pagane. Spaventarsi

non condurrebbe a nulla. Ac-

cettarle, spinge in avanti. Se

restano in noi alcune zone non

ben conosciute, Dio è capace

di penetrarle tutte. Vi entra

senza che noi lo sappiamo.

Egli penetra l'impenetrabile. È

una certezza questa alla quale

è concesso aggrapparsi. Rifiu-

tarla per vivere in una manife-

sta insicurezza, significhereb-

be esporsi presto o tardi ad

affondare». Questa breve ri-

flessione di Roger Schutz è

fondamentale per comprende-

re e approfondire la seconda

opera di miseri-

cordia spirituale.

“Insegnare agli

Ignoranti” è

un’opera di bene

che riguarda in-

nanzitutto noi

stessi prima che

gli altri; non oc-

corre citare la celebre frase di

Socrate “So di non sapere”

per renderci conto che siamo

tutti ignoranti di fronte a Dio,

ai suoi imperscrutabili disegni,

alla sublime grandezza del suo

mistero. Non dobbiamo mai

dimenticarci il monito di Gesù

che ci ricorda che uno solo è il

Maestro e che i discepoli sono

tutti fratelli. Insegnare agli

ignoranti non significa essere

o sentirci superiori agli altri,

anzi, tutt’altro. L’icona di

quest’opera di misericordia si

identifica con gli apostoli An-

drea e Filippo che conducono i

greci da Gesù perché volevano

vederlo.

Insegnare, per il cristiano,

significa condurre, accompa-

gnare chi è nell’oscurità alla

luce vera, la “miseria” alla

“misericordia”, chi ignora alla

pianezza della verità; condur-

re gli uomini a Gesù è l’unico

insegnamento che siamo in

grado di dare, l’unica sapien-

za che possiamo donare,

l’esclusiva perla che possiamo

condividere. Con un’altra si-

militudine potremmo parago-

nare l’ignorante a colui che

non vede o che non ha visto

qualcosa. Gli angeli del Signo-

re apparendo ai pastori li invi-

tarono ad “andare e vedere”;

è importante scorgere e vede-

re spiragli nuovi, rendersi con-

to e toccare con mano la mi-

steriosa presenza di Dio nella

nostra e nell’altrui vita.

L’insegnamento cristiano

non è una mera comunicazio-

ne di nozioni, ma il far vedere

una Persona, un condurre gli

uomini presso Gesù; la nostra

fede è esperienza, uno “stare

con Dio”, un rimanere qualche

ora con Lui per decidere e

scegliere. Gesù è la cattedra;

noi, come Andrea, fratello di

Simon Pietro, possiamo dire

all’uomo di ogni tempo:

«“Abbiamo trovato il Messia”,

se vuoi anche tu puoi veder-

lo».

Anno della Misericordia 2015/2016

Le opere di Misericordia

Insegnare agli ignoranti Meditazione di don Luciano Vitton Mea

3

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ pagina 18

Sabato 30

Gennaio

III Settimana del Salterio

III Settimana del Tempo Ordinario

Giorno per giorno, toccati dalla sua compassione, possiamo anche noi

diventare compassionevoli verso tutti.

Papa Francesco

Brano Evangelico: Mc 4, 35­41

Contemplo : Perché avete paura?

(Mc 4,40)

I discepoli, impauriti dalla

tempesta, chiedono aiuto al

Signore. All'ordine di Gesù, il

vento cessa e ritorna il sere-

no. «Perché avete paura?

Non avete ancora fede?».

Notiamo che il Signore non

rimprovera i discepoli di a-

vergli chiesto aiuto, ma di

aver avuto paura. Nei mo-

menti difficili continuiamo a

invocare l'aiuto del Signore,

con la serena certezza che

egli ci soccorrerà.

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che sia­mo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càl­mati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timo­re e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Agisci

Non è facile conser-

vare il cuore puro

nel mondo in cui vi-

viamo. Per questo

non dobbiamo mai

stancarci di chieder-

lo a Dio per mezzo di

Maria, Madre purissi-

ma.

Il santo del giorno:

Santa Batilde

Di origine anglosassone, Batilde durante un viag­gio fu catturata da alcuni pirati e venduta in Fran­cia, nel 641, ad Erchino­aldo, dignitario di corte di Neustria, che, dopo essere rimasta vedovo, voleva sposarla. L'ex schiava si rifiutò, accet­tando poi di sposare

Clodoveo II re di Neu­stria e di Borgogna. Eb­be tre figli, Clotario III, Tierrico III e Childerico II. Nel 657 Batilde di­venne vedova e quindi reggente del regno in nome del figlio Clotario; con la guida dell'abate Genesio, si diede alle opere di carità, aiutando i poveri e i monasteri. Lottò strenuamente con­tro la simonia e contro la schiavitù, che fu in­

terdetta per i cristiani, mentre con proprio de­naro restituì la libertà a moltissimi schiavi. Quando il figlio Clotario III raggiunse la maggio­re età, Batilde si ritirò nel monastero di Chel­les, nella diocesi di Pari­gi, che lei stessa nel 662, aveva fatto restau­rare. Vi morì nel 680. Fu sepolta a Chelles, accanto al figlio Clota­rio III, morto nel 670.

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 19

2Sam 12,1-7.10-17

Ho peccato contro il Signore.

La grandezza di un uomo non sta tan­

to nel non peccare, quanto piuttosto

nel riconoscere il suo peccato e chie-

dere perdono a Dio senza tentare né

di giustificarsi né di minimizzare il

proprio operato. È quello che fa il re

Davide che, aiutato da Natan, com-

prende la malizia del suo gesto e del

suo comportamento: a quel punto la

sua penitenza non serve tanto a far

cambiare idea a Dio riguardo la sorte

del suo bambino, ma a dimostrargli

che ha capito il male commesso e la

volontà di riparare. Quando hai occa-

sione di offrire sacrifici a Dio, non

farli con la mentalità mercantile di

chi vuole ottenere qualcosa in cam-

bio. Piuttosto, siano il segno del tuo

cuore contrito e umiliato, disposto a

cambiare vita e a riprendere la via

del bene.

Dalla Prima Lettura

Un cuore contrito

Preghiera

Signore Gesù, come è facile aspettarsi che

tu ci eviti ogni maremoto! Siamo sempre

tentati di ricomprenderti nei nostri schemi

limitati e, invece di lasciarci sorprendere

dal mistero di un ancore che non ha paura-

a di morire e di condurci oltre noi stessi, ti

sentiamo distante, se non proprio assente.

Ma tu non esitare: entra nella nostra vita

così come sei!

Medita La Parola

L’urgenza del grido a Gesù Meditazione di Fiorella Elmetti

Dopo aver operato il miracolo della moltiplicazione

del pane, Gesù non si ferma a raccogliere i compli-

menti e gli onori, ma decide: “Passiamo all’altra

riva”. Altri devono potere godere dell’annuncio del

Vangelo e della salvezza. Perciò, detto tra noi e a

posteriori, suona ingiusto quel rimprovero che i

discepoli fanno a Gesù, mentre egli dormiva placi-

damente a poppa della barca: “Maestro, non

t’importa che siamo perduti?”. Certo che gli impor-

ta e, in fondo, anche i discepoli lo sanno, ma pro-

prio per questo gli gridano forte la loro paura per

la “grande tempesta”. Con quel grido, che esce

dalle labbra come un urlo di dolore, di cui si è con-

sapevoli che l’esito resterà inascoltato. E invece

quell’urlo Gesù lo ascolta e se ne prende carico

immediatamente: “Si destò, minacciò il vento e

disse al mare: “Taci, càlmati!”. Il vento cessò e vi

fu grande bonaccia”. E Gesù a questo punto ci

scuote con la sua calma: “Perché avete paura? Non

avete ancora fede?”. La fede non è mai qualcosa di

scontato, soprattutto nei momenti di prova. Avere

fede non vuol dire aggrapparsi a delle certezze, ma

consiste in un continuo lasciarsi purificare. Ed è

questo che ci mette a disagio, non sapendo in qua-

le direzione metterai il prossimo passo. Di una cosa

sola possiamo essere certi nell’esperienza della

fede: Gesù è la strada come ci ricorda Pseudo Ma-

cario, Padre della Chiesa e monaco: “Gesù è la

strada che viene da Dio e porta a Dio. Fra noi e Dio

a volte la strada non funziona abbastanza. La stra-

da della preghiera, della fiducia è ostruita e bloc-

cata. È urgente aprire un sentiero praticabile che

porti a Dio e che porti Dio nel nostro cuore”. Allo-

ra, non temiamo di urlare a Gesù la nostra paura,

ma poi lasciamoci condurre con fiducia dalla sua

presenza.

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 740

Domenica 24 Gennaio 2016

Chiuso il 19/01/2016

Numero copie 1470

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

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don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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Vi troverai:

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