Non di Solo Pane n°728 - 25 Ottobre 2015

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Itinerario quotidiano di preghiera PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 728 Domenica 25 Ottobre 2015 XXX del Tempo Ordinario Alzati, ti chiama!

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Settimanale cristiano per la riflessione della famiglia www.nondisolopane.it

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Itinerario quotidiano di preghiera

PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 728

Domenica 25 Ottobre 2015

XXX del Tempo Ordinario

Alzati, ti chiama!

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Non di solo pane - Numero 728 - Tempo Ordinario - pagina 2

Ottobre 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con immenso affetto e stima

La Redazione di “Non di solo Pane”

Augura

a

Don Luciano Vitton Mea

un felice e sereno cammino

di preghiera e spiritualità,

nella Parrocchia di Bovegno (Bs).

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Non di solo pane - Numero 728 - pagina 3

Domenica 25

Ottobre

II Settimana del Salterio

XXX Domenica del Tempo Ordinario

Non si può scegliere il modo di morire. O il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora.

Crisanto figlio di un certo Polemio, di origine ales-sandrina, venne a Roma per studiare filosofia al tempo dell'imperatore Numeriano (283-284), qui ebbe l'occasione di cono-scere il presbitero Carpo-foro e si fece battezzare. Il padre Polemio cercò in tutti i modi di farlo tornare al culto degli dei, si servì anche di alcune donne e specialmente della bella

vestale Daria. Ma Crisan-to riuscì a convertire Daria e di comune accordo, si-mulando il matrimonio, poterono essere lasciati liberi di predicare, conver-tendo molti altri romani al Cristianesimo. La cosa non passò inosservata, scoperti furono infine ac-cusati al prefetto Celerino, il quale li affidò al tribuno Claudio, che però si con-vertì insieme alla moglie

Ilaria, i due figli Giasone e Mauro, alcuni parenti ed amici e i settanta soldati della guarnigione, che aveva in custodia gli arre-stati. Scoperti, vennero tutti condannati a morte dallo stesso imperatore Numeriano. Crisanto e Daria furono condotti sul-la Via Salaria, gettati in una fossa e sepolti vivi.

Il Santo del giorno: Santa Daria

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli

e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lun-

go la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a

gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo

rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte:

«Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse:

«Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti

chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da

Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il

cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse:

«Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lun-

go la strada.

Vangelo: Mc 10,46-52

Contemplo: Alzati, ti chiama! (Mc 10,49)

Il cieco Bartimèo invoca Gesù: «Figlio di Davide, abbi pietà di me! Rabbunì, maestro mio, che io veda di nuovo!». Voleva vedere, e vedere Gesù. Prima lo considerava solo un uomo buono e saggio. Gesù gli apre la vista, gli dà la fede che salva. Bartimèo lo segue «lungo la strada», perché lo vede come vero Dio. Gesù dice: «Io Sono la luce del mondo, chi segue me avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Anche Maria di Màgdala chiama Gesù «Rabbunì» (Gv 20,16), quando lo riconosce risorto, Signore e Dio.

Agisci

Oggi, insieme a Ma-

ria, prego per i sa-

cerdoti che sono

chiamati a guidarmi

e ringrazio il Signo-

re per le loro debo-

lezze, perché è an-

che grazie ad esse

che possono com-

prendermi.

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Non di solo pane - Numero 728 - Tempo Ordinario - pagina 4

P a g i n e b i b l i c h e

Il cieco di Gerico, Bartimeo,

è seduto sul ciglio della stra-

da: sta mendicando. E’ la

sorte di tutti i miseri: quella

di tendere la mano, di avere

come casa la strada e di por-

tare sul volto il velo della

polvere. Ma Bartimeo, come

tutti i poveri, ha nel cuore

una grande fede, sa che Dio

ascolta il grido dell’indigente

e soccorre chi soffre. E’ sul

ciglio della strada, seduto, a

mendicare; ma la lucerna del

cuore è ben accesa e i fianchi

sono cinti di speranza. Passa

Gesù. Il momento tanto atte-

so è arrivato. «Figlio di Davi-

de, Gesù, abbi pietà di

me!». Bartimeo grida, la

gente lo rimprovera, Dio

lo esaudisce. E’ la rea-

zione della gente davan-

ti al grido del povero

che mi stupisce: perché

rimproverarlo? Non ho

mai capito tanta durez-

za di cuore …. Un gior-

no, nel mio vagabonda-

re su internet, sono ca-

pitato nella pagina web

dell’Ordine dei Carmeli-

tani. Clicca di qui, clic-

ca di là e con stupore

trovo la “lectio Divina”

di questo brano. Ascol-

tate!

«Il grido del povero è

scomodo, non piace.

Coloro che vanno in pro-

cessione con Gesù cer-

cano di farlo stare zitto.

Ma “lui gridava ancora più for-

te!”. Fino ad oggi il grido del

povero è scomodo. Oggi sono

milioni coloro che gridano: mi-

granti, carcerati, affamati, ma-

lati, emarginati, oppressi, gente

senza lavoro, senza stipendio,

senza casa, senza tetto, senza

terra, che non riceveranno mai

un segno di amore! Grida silen-

ziate, che entrano nelle case,

nelle chiese, nelle città,

nell’organizzazione mondiale. Le

ascolta solo colui che apre gli

occhi per osservare ciò che suc-

cede nel mondo. Ma molti sono

coloro che hanno smesso di a-

scoltare. Si sono già abituati.

Altri tentano di ridurre al silen-

zio le grida, come fu fatto

con il cieco di Gerico. Ma non

riescono a zittire le grida del

povero. Dio lo ascolta (Es 2,23

-24; 3,7). E Dio ci avverte di-

cendo: “Non maltratterai la

vedova o l’orfano. Se tu lo

maltratti questi, quando invo-

cherà da me l’aiuto, io ascol-

terò il suo grido!» (Es 22,21).

Ecco la chiave di lettura: la

gente era abituata alla cecità

di Bartolomeo, ci si abitua

all’altrui sofferenza. Siamo

abituati a vedere i bimbi che

muoiono di fame, le donne

che piangono i loro uomini

sventrati da una mitraglia

(magari fabbricata poco lon-

tano da noi), il grido di mi-

gliaia di profughi che mendi-

cano un tozzo di pane; meglio

zittirli, rimproverarli. Se Dio

li ascolta le nostre sicurezze

si sgretolano, la coscienza

comincia a farsi sentire … Ta-

ci Bartolomeo, cosa vuoi dal

Signore, tu misero mendican-

te …. Gesù ascolta il grido di

Bartolomeo e lo guarisce; Dio

ascolta il grido dell’orfano e

della vedova e li soccorre. Il

grido del povero non deve

essere soffocato ma accolto

ed esaudito. E’ quel grido non

soffocato ma accolto che ci

aprirà le porte del paradiso:

non dimentichiamolo mai ….

don Luciano

Quel grido non soffocato Meditazione di don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane - Numero 728 - Tempo Ordinario - pagina 5

P a g i n e b i b l i c h e

Contemplatio :

Amate Cristo

Amate il Signore. Amate, di-

co, questa luce, così come

amava di un amore immenso

colui che faceva giungere a

Gesù il suo grido: «Abbi pietà

di me, figlio di Davide!». Il

cieco gridava così mentre

Gesù passava. Temeva che Gesù passasse e non lo risa-

nasse. Con che ardore gridava? Al punto che, mentre la

folla lo zittiva, continuava a gridare. La sua voce trion-

fò su chi lo contrastava e trattenne il Salvatore. Mentre

la folla faceva strepito e gli voleva impedire di parlare,

Gesù si fermò. Amate Cristo. Desiderate quella luce

che è Cristo. Se quel cieco desiderò la luce fisica,

quanto più voi dovete desiderare la luce del cuore. A

lui eleviamo il nostro grido non tanto con la voce fisica,

quanto con l'operare rettamente. Cerchiamo di vivere

santamente, ridimensioniamo le cose del mondo. Ciò

che è effimero sia come nulla per noi. Quando ci com-

porteremo così, gli uomini mondani ci faranno rimpro-

veri come se ci amassero. Ci criticheranno senza dubbio

e, vedendoci disprezzare queste cose naturali, queste

cose terrene, ci diranno: «Perché vuoi soffrire privazio-

ni? Sei pazzo?». Costoro sono quella folla che contrasta-

va il cieco quando egli voleva far sentire il suo richia-

mo. Ci sono dei tali cristiani, ma noi cerchiamo di tri-

onfare su di loro e la nostra stessa vita sia come un gri-

do lanciato verso Cristo. Egli si fermerà, perché in ef-

fetti sta, immutabile. Perché la carne di Cristo fosse

onorata «il Verbo si è fatto carne e abitò tra noi» (Gv

1,14a). Gridiamo dunque, e viviamo rettamente.

(AGOSTINO, Discorso 349, 5)

E tu, Signore, per questa gioia degli umili ­ gioia divina, da im­pazzire ­, continua a intervenire: sarà anche per te la gioia più

grande e umana! Troppi popoli poveri ancora seminano nel pianto, senza neppure il diritto di raccogliere il frumento maturato con l'ac­qua delle loro lacrime. Quando il Signore ristabilì

la sorte di Sion,

ci sembrava di sognare.

Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,

la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:

«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».

Grandi cose ha fatto il Signore per noi:

eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,

come i torrenti del Negheb.

Chi semina nelle lacrime

mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,

portando la semente da gettare,

ma nel tornare, viene con gioia,

portando i suoi covoni.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Come il cieco Bartimeo, Signore, anche

noi gridiamo e ti aspettiamo, aspettiamo e

gridiamo a te, senza pretendere, ma senza

poterci dare pace. Noi attendiamo te, Si­

gnore, e sappiamo che ci sarà un attimo in

cui il tuo grande cuore si volgerà a noi, in

cui immeritatamente ci guarderai e sarà

l'incontro tanto atteso, l'abbraccio che da

sempre attendiamo, la salvezza che ricon­

durrà alla nostra piccola, autentica pie­

nezza.

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Non di solo pane - Numero 728 - pagina 6

Lunedì 26

Ottobre

II Settimana del Salterio

XXX Tempo Ordinario

Il Santo del giorno: Beato Bonaventura di Potenza

In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là

una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in

alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata

dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava

Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigio-

ne di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavo-

rare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato». Il Signore gli

replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o

l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che

Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da que-

sto legame nel giorno di sabato?». Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avver-

sari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui

compiute.

Brano Evangelico: Lc 13,10-17

Nato a Potenza come An-

tonio Carlo Gerardo La-

vanga nel 1651, entrò tra i

Minori conventuali a 15

anni. Girò per tanti con-

venti campani: Aversa,

Maddaloni, Amalfi, I-

schia, Nocera Inferiore

(vi fu maestro dei novizi),

Sorrento, Napoli e, infine,

Ravello, dove morì per

una cancrena nel

1711. Fu esempio di

umiltà. Ma, pur non

essendo dotto, colpiva

anche per la profondi-

tà teologica della sua

predicazione. A lui

sono attribuiti nume-

rosi prodigi. Vide

l’anima della sorella

salire in cielo, guarì

un lebbroso. A Napoli,

nel convento di

Sant’Antonio a Porta

Medina, il suo mistici-

smo si manifestò con

numerose elevazioni

da terra. Si prodigò

anche per gli appestati.

È beato dal 1775.

Contemplo: Avete ricevuto lo Spirito (Rm 8,15)

Nel Vangelo di oggi, c'è un racconto esclusivo di Luca che ci fa notare la bon-tà di Gesù verso i bisognosi e le donne in particolare, in una società dai costu-mi troppo legalisti e maschilisti. Il povero capo della sinagoga è l'esempio del burocrate che ha lo «spirito da schiavi», quelli che hanno paura di Dio e del prossimo, perché sono senza amore. Gesù ci insegna: «Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà avuto misericordia» (Gc

2,12­13).

Puoi trovare Dio ovunque Sei tu a rendere le cose

spirituali. La Spiritualità è il tuo dono al mondo.

Agisci...

Gesù, oggi ti prego con

fede di liberarmi da

ogni malattia fisica,

morale, spirituale …

Credo che se tu vuoi,

puoi … Se la tua volon-

tà è diversa, aiutami a

essere comunque sere-

no e in pace insieme a

te.

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Non di solo pane - Numero 728 - Tempo Ordinario - pagina 7

È affascinante il volto di Dio che Gesù oggi il Vangelo ci svela. Egli non tiene conto della ri-gidità dei tempi, delle tradizioni e dei riti sta-biliti dalle autorità religiose, ma si fa carico del dolore dell’uomo, dei suoi bisogni, del suo desiderio di felicità, di essere amato e riama-to. Così lo dipinge pure il salmo 67: "Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano. I giusti invece si ral-legrano, esultano davanti a Dio e cantano di gioia. Padre degli orfani e difensore delle ve-dove è Dio nella sua santa dimora. A chi è so-lo, Dio fa abitare una casa, fa uscire con gioia i prigionieri. Di giorno in giorno benedetto il Signore: a noi Dio porta la salvezza. Il nostro Dio è un Dio che salva; al Signore Dio appar-tengono le porte della morte". Con parole di-verse, anche san Paolo lo stesso concetta lo sottolinea nella lettera ai Romani, quando scrive: “Fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi so-no figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adotti-vi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Pa-dre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spi-rito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua glo-ria”. Ne esce il volto della misericordia, che Dio “applica” da sempre, senza chiedere nulla all’uomo e senza che questi ne sia la causa o in qualche modo meritevole. Dio è misericor-dioso perché ama.

Disperdi le genti che aman le guerre. Non turbiamo con nostre parole l'impetuoso dispiegarsi del canto. I pensieri si allarghino agli

spazi senza confini della preghiera; il cuore scorga ancora la potenza tremenda di Dio che si rivela nella storia, e cammina ­ fattosi Ema­nuele ­ con l'uomo. Finiamo il canto ai piedi della Croce, davanti alla decisiva e ultima teo­fania; poi attendiamo in silenzio il mattino di Pasqua.

Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano. I giusti invece si rallegrano, esultano davanti a Dio e cantano di gioia. Padre degli orfani e difensore delle vedove è Dio nella sua santa dimora. A chi è solo, Dio fa abitare una casa, fa uscire con gioia i prigionieri. Di giorno in giorno benedetto il Signore: a noi Dio porta la salvezza. Il nostro Dio è un Dio che salva; al Signore Dio appartengono

le porte della morte.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, quante volte, come l donna

del Vangelo non riesco a raddrizzarmi

pienamente, a ergermi ed esprimermi nel­

la pienezza della relazione con te. Signo­

re, dona ad ogni uomo e donna su questa

terra la liberazione dal male della cattive­

ria, la possibilità di guardare il cielo da

figli in pienezza e in tutta la nostra statu­

ra.

Meditiamo la Parola

Il volto della misericordia Meditazione di Fiorella Elmetti

Page 8: Non di Solo Pane n°728 - 25 Ottobre 2015

Non di solo pane - Numero 728 - pagina 8

Martedì 27

Ottobre

II Settimana del Salterio

XXX Tempo Ordinario

Quando condanni qualcun altro per qualcosa non fai che

condannare gli aspetti di te stesso che vedi nell'altro.

In Francia, nella diocesi di Reims, Balsamia vie-ne onorata come nutrice di San Remigio, vesco-vo di quella città. Un dato che la rende parti-colarmente importante per l'Oltralpe. San Re-migio, infatti, convertì nel V secolo la regina Clotilde e il marito Clo-doveo. E con la conver-sione del re franco ini-ziò la storia cristiana della Francia. La figura

di Balsamia si accosta a quella della madre di R emig io , C el i na , anch'essa santa. Il nome della balia, però, appare tardivamente, nel X secolo quando oltre che nutrice viene identifica-ta anche come madre di santi: san Celsino sa-rebbe stato, infatti, uno dei suoi figli. La leg-genda dice che, benché venerata in Francia, Balsamia sarebbe stata

di origine italiana. Da Roma sarebbe giunta a Reims proprio in tem-po per svolgere la sua delicata mansione di nutrice. una lettura della storia che stabili-sce un legame forte tra Roma e la Francia: il la t t e , come u n «balsamo», che ha nu-trito il «padre della Chiesa francese», sa-rebbe venuto da Roma.

Il Santo del giorno: Santa Balsamia

In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a

che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un

uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli

uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami». E disse ancora:

«A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che

una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta

lievitata».

Brano Evangelico: Lc 13, 18-21

Contemplo: A che cosa è simile il regno di Dio? (Lc 13,18)

Gesù vuole spiegarci «il regno di Dio». È Lui il Regno e «se uno non nasce dall'alto non può vedere il regno di Dio» (Gv 3,3). Paolo che an-nunciava il regno di Dio e insegnava «le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento» ha scritto che «il regno di Dio non è cibo o bevanda, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo» (Rm 14,17) perché «non consiste in parole, ma in poten-za».

Agisci…

Io che tipo di lievito

sono? Buono, cioè fac-

c i o f e r m e n t a r e

l’ambiente verso il

bene, o cattivo, cioè

distruggo la massa?

Maria, custodisci in

ogni cuore il buon lie-

vito del regno di Dio.

Page 9: Non di Solo Pane n°728 - 25 Ottobre 2015

Non di solo pane - Numero 728 - Tempo Ordinario - pagina 9

Quando sentiamo o pronunciamo il termine "regno",

abbiamo in mente una realtà caratterizzata da po-

tenza, gloria e sfarzo. Gesù, usando il linguaggio

umano, sconvolge il nostro modo di pensare e la no-

stra esperienza umana, affermando che il Regno di

Dio, infinito nella sua grandezza e in tutte le sue

perfezioni è simile a un granellino di senapa gettato

nell'orto. L'infinitamente grande diventa infinita-

mente piccolo! È un monito per noi che siamo cadu-

ti nel peccato a causa della superbia, per le nostra

smania di grandezza. Il Signore ci dice chiaramente

che se vogliamo far parte di quel Regno dobbiamo

diventare piccoli ed umili e, dunque, modificare

radicalmente le nostre categorie di pensiero. Il se-

me della senapa è davvero tra i più minuscoli esi-

stenti in natura, perciò il paragone usato da Gesù

non dà adito a fraintendimenti. Questo è un discor-

so che nel nostro mondo risuona incomprensibile e

perfino insensato agli orecchi di molti. La virtù

dell'umiltà sembra sia oggi quasi improponibile an-

che perché viene spesso confusa con la debolezza o

la pusillanimità. La seconda immagine usata da Ge-

sù per parlare del Regno di Dio è il lievito che viene

mischiato alla massa di farina. Qui il linguaggio di-

venta estremamente impegnativo perché il lievito

siamo noi, piccola porzione di eletti, in una massa

che attende di fermentare nel bene, sotto gli impul-

si convincenti del buon esempio. Per far questo non

possiamo e non dobbiamo far affidamento alle no-

stre sole forze, ma dobbiamo confidare soprattutto

nella grazia divina che ci fortifica e ci rende capaci

di compiere le opere di bene. E questa una gran­de

responsabilità, ma anche un meraviglioso privilegio.

Quando Signore

Quando il Signore ristabilì

la sorte di Sion,

ci sembrava di sognare.

Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,

la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:

«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».

Grandi cose ha fatto il Signore per noi:

eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,

come i torrenti del Negheb.

Chi semina nelle lacrime

mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,

portando la semente da gettare,

ma nel tornare, viene con gioia,

portando i suoi covoni.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, bagna con la grazia della

tua Parola e con il dono dello Spirito la

nostra vita, perché possa crescere e dila­

tarsi fino a tendere verso il cielo come

rami festanti di un albero esultante. Libe­

raci dalla paura di essere tritati dalla vita

e aprici alla gioia di dare profumo e sapo­

re alla vita di tutti, sentendoci parte della

vita di tutto il cosmo, sempre protesi oltre

noi stessi.

Meditiamo la Parola

Il valore dell’umiltà Meditazione a cura di don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

Page 10: Non di Solo Pane n°728 - 25 Ottobre 2015

Non di solo pane - Numero 728 - Tempo Ordinario - pagina 10

Non ha un colore l’ipocrisia,

piuttosto gioca con le mezze tin-

te. Si insinua e seduce in

“chiaroscuro”, con “il fascino

della menzogna”. Il Papa, par-

tendo dal brano del Vangelo di

Luca – Gesù e i discepoli in mez-

zo a una calca che si calpesta i

piedi tanto è fitta – mette in luce

lo schietto avvertimento di Cristo

ai suoi: “Guardatevi dal lievito

dei farisei”. “È una cosa piccolis-

sima” il lievito, osserva France-

sco, ma per come Gesù ne parla

è come se volesse dire “virus”.

Come “un medico” che dice “ai

suoi collaboratori” di fare atten-

zione ai rischi di un “contagio”:

“L’ipocrisia è quel

modo di vivere, di

agire, di parlare che

non è chiaro. Forse

sorride, forse è se-

rio… Non è luce, non

è tenebra… Si muove

in una maniera che

sembra non minaccia-

re nessuno, come la

serpe, ma ha il fasci-

no del chiaroscuro.

Ha quel fascino di

non avere le cose

chiare, di non dire le

cose chiaramente; il

fascino della menzo-

gna, delle apparen-

ze… Ai farisei ipocriti, Gesù dice-

va anche che erano pieni di se

stessi, di vanità, che a loro piace-

va passeggiare nelle piazze facen-

do vedere che erano importanti,

gente colta…”.

Gesù tuttavia rassicura la folla.

“Non abbiate paura”, afferma,

perché “non c’è nulla di nascosto

che non sarà svelato, né di segre-

to che non sarà conosciuto”. Co-

me a dire, osserva ancora France-

sco, che nascondersi “non aiuta”,

anche se “il lievito dei farisei”

portava e porta “la gente ad ama-

re più le tenebre che la luce”:

“Questo lievito è un virus che

ammala e ti farà morire. Guarda-

tevi! Questo lievito ti porta alle

tenebre. Guardatevi! Ma c’è uno

che è più grande di questo: è il

Padre che è nel Cielo. ‘Cinque

passeri non si vendono forse per

due soldi? Eppure, nemmeno uno

di essi è dimenticato davanti a

Dio. Anche i capelli del vostro

capo sono tutti contati’. E poi,

l’esortazione finale: ‘Non abbiate

paura! Valete più di molti passe-

ri!’. Davanti a tutte queste paure

che ci mettono di qua e di là e di

là, e che ci mette il virus, il lievi-

to dell’ipocrisia farisaica, Gesù ci

dice: ‘C’è un Padre. C’è un Padre

che vi ama. C’è un Padre che ha

cura di voi’”.

E c’è un solo modo per evitare il

contagio, sostiene Papa France-

sco. È la strada indicata da Gesù:

pregare. L’unica soluzione, con-

clude, per non cadere in

quell’“atteggiamento farisaico

che non è né luce né tenebre”,

ma è “a metà” di un cammino

che “mai arriverà alla luce di

Dio”:

“Preghiamo. Preghiamo tanto.

‘Signore, custodisci la tua Chiesa,

che siamo tutti noi: custodisci il

tuo popolo, quello che si era ra-

dunato e si calpestavano tra loro,

a vicenda. Custodisci il tuo popo-

lo, perché ami la luce, la luce

che viene dal Padre, che viene da

Tuo Padre, che ha inviato Te per

salvarci. Custodisci il tuo popolo

perché non divenga ipocrita, per-

ché non cada nel tepore della

vita. Custodisci il tuo popolo per-

ché abbia la gioia di sapere che

c’è un Padre che ci ama tanto”.

Pagine bibliche / farisei Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Un nuovo anno di Grazia

Papa: l’ipocrisia è un virus

nell’ombra, la preghiera lo vince don Luciano

Page 11: Non di Solo Pane n°728 - 25 Ottobre 2015

Non di solo pane - Numero 728 - pagina 11

XXX Tempo Ordinario

Puoi fare di questo giorno tutto ciò che desideri. Nel momento esatto in cui ti svegli al mattino, puoi decidere che tipo di giornata sarà per te.

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando

Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede

anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea,

suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo,

figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota,

che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era

gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusa-

lemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere

guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri veniva-

no guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guari-

va tutti.

Brano Evangelico: Lc 6, 12-19

Il santo che si festeggia oggi assieme a Simone «il cananeo», pur appartenen-do al gruppo dei 12 aposto-li, non va confuso con l'o-monimo apostolo traditore di Gesù, l'Iscariota. Si trat-ta infatti di Giuda fratello di Giacomo, detto Taddeo, c h e s i g n i f i c a «magnanimo». Un nome ben conosciuto dalla tradi-zione ebraica quello di Giuda: era stato, infatti, di uno dei figli di Giacobbe e

dalla tribù di Giuda sa-rebbe uscita la stirpe dello stesso Messia. Inoltre, nel secondo secolo avanti Cristo, Giuda Maccabeo era stato un eroe della rivol-ta giudaica contro An-tioco IV. Secondo il racconto dell'evangeli-sta Giovanni al capitolo 14 durante l'ultima cena Giuda Taddeo domanda a Gesù: «Signore, come è accaduto che devi

manifestarti a noi e non al mondo?». «Se uno mi ama, osserverà la mia pa-rola e il Padre mio lo ame-rà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui», è la risposta di Gesù. Dopo l'Ascensione, anche Giuda Taddeo, se-condo la tradizione, andò a portare nel mondo l'an-nuncio di Cristo.

Contemplo: Siete familiari di Dio (Ef2,19)

Nella Chiesa apostolica non siamo «più stranieri né ospiti, ma concit-tadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d'angolo lo stesso Cristo Ge-sù». Nella «città di Dio» la costituzione è tanto antica che risale ai tempi degli apostoli e si adatta ad ogni tempo. L'unica legge fonda-mentale è l'amore di Cristo Gesù, che può rinnovare veramente la «città degli uomini».

Il Santo del giorno: San Giuda Taddeo

Mercoledì 28

Ottobre

II Settimana del Salterio

Agisci Non sono uno stranie-ro nei confronti di Dio e nemmeno un ospite. Sono invece un suo famigliare, uno di “casa” e come tale voglio vivere e consi-derarmi. Oggi, in ogni situazione, scelta, comportamento, mi ricordo di questo.

Page 12: Non di Solo Pane n°728 - 25 Ottobre 2015

Non di solo pane - Numero 728 - Tempo Ordinario - pagina 12

Gesù prega, chiama, insegna. Potrebbero sem-brare azioni distinte, invece no. Neppure per noi. L’una è conseguenza dell’altra. Non si può svolgere un tema senza conoscere l’alfabeto e non si può insegnare senza avere padronanza della materia. E tutto richiede sensibilità, sa-pendo che le corde del cuore non sono tutte u-guali. In merito, il Vescovo Luciano Monari affer-ma: “Ci sono preoccupazioni necessarie, come quelle che riguardano il cibo e il vestito; e ci so-no preoccupazioni superflue. E può darsi che l’uomo riesca artificialmente ad addormentarsi, ma il prezzo che paga per questo è elevato: è l’insensibilità spirituale: «che quel giorno non vi piombi addosso improvviso come un laccio». Co-me evitare questo rischio? Con la preghiera, dice Luca; con una preghiera costante. Pregare, in-fatti, significa volgere lo sguardo da ciò che ci circonda a Dio che ci chiama, dalle preoccupa-zioni immediate al progetto ultimo della nostra vita. Pregare significa anche fare concretamente spazio alla volontà di Dio nella propria vita in modo da arricchire davanti a Lui. La Lettera ai Tessalonicesi offre per questo maggiori precisa-zioni. Una, anzitutto, che delinea l’atteggiamento di fondo del credente: «Il Signo-re poi vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole… cercate di agire sempre così per distinguervi ancora di più». San Paolo esorta a un progresso spirituale continuo; non basta essere, bisogna crescere; non basta crescere, bisogna abbondare. L’esistenza del cristiano rimane sem-pre una via, un cammino che richiede perseve-ranza e progresso continuo. È questa, d’altra parte, la legge di ogni vivente; quando il vivente non cresce più è già morto; quando la vita cri-stiana non progredisce, si è già sclerotizzata”.

Meditiamo la Parola

Con una preghiera costante Meditazione di Fiorella Elmetti

I cieli narrano

Ora sappiamo perché tante stelle e

sappiamo perché tanti fiori: siamo noi

la coscienza del loro splendere, noi la

coscienza del loro fiorire; ed è la tua

legge la fonte di ogni esistere, la ra­

gione del nostro pensare ed agire.

I cieli narrano la gloria di Dio,

l’opera delle sue mani

annuncia il firmamento.

Il giorno al giorno ne affida

il racconto e la notte alla notte

ne trasmette notizia.

Senza linguaggio, senza parole,

senza che si oda la loro voce,

per tutta la terra si diffonde

il loro annuncio

e ai confini del mondo

il loro messaggio.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Gesù, Signore di tutte le notti della

nostra vita, della storia, di sem-

pre... in una notte hai posto profon-

dissime basi alla tua Chiesa, hai

pregato sui volti, sui nomi, sulle sto-

rie degli uomini da inviare al servi-

zio della tua Parola e di ogni uomo

lungo il cammino. A te, Signore no-

stro, che ci scegli senza avere pau-

ra delle notti della nostra anima,

lode e gloria e ogni benedizione nei

secoli.

Page 13: Non di Solo Pane n°728 - 25 Ottobre 2015

Non di solo pane - Numero 728 - pagina 13

Giovedì 29

Ottobre

II Settimana del Salterio

XXX Tempo Ordinario

Sii attento a ogni cosa. Non esiste il "grande" e non esiste il "piccolo".

Tutto è Divino.

Amico del Beato Gia-

como 1°, Re d'Arago-

na, il Beato Bernardo

de Olivella, merce-

dario di Tarragona

(Spagna), venne e-

letto arcivescovo

della stessa città. Fu

presente al funerale

dell'amico Re morto

nell'anno 1276; lui

stesso poi cinse

con la corona re-

gale nella chiesa

cattedrale di Va-

lenza e consacrò

Re il nuovo sovra-

no Pietro. Finché

pieno di meriti

morì nella pace

del Signore nell'anno

1287 nella sua sede

di Tarragona. L'Ordi-

ne lo festeggia il 29

ottobre.

Il Santo del giorno: Beato Bernardo da Olivella

In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”. Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho volu-to raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».

Brano Evangelico: Lc 13, 31-35

Contemplo: Salvami, Signore, per il tuo amore (dal Salmo responsoriale)

Signore Gesù, tu non hai avuto paura di fronte ai potenti di questo mon-

do, hai sempre detto la verità e anche dinanzi alle minacce non ti sei

mai tirato indietro. Lo hai fatto per amore nostro, fino al dono della tua

stessa vita. Aiutaci e salvaci nel tuo grande amore, non lasciarci soli

nelle difficoltà e nelle prove della vita, ma rialzaci e donaci la vita per

la tua grande misericordia.

Agisci

Oggi riprendo consa-

pevolezza che Dio è

per me! È dalla mia

parte! Questo mi

darà nuova forza per

affrontare la giorna-

ta con le sue diffi-

coltà, sull’esempio

di Maria.

Page 14: Non di Solo Pane n°728 - 25 Ottobre 2015

Non di solo pane - Numero 728 - Tempo Ordinario - pagina 14

Come è consolante sapere che Gesù dice a tutti

— farisei com­presi — che alla fine dei tempi tut-

ti diranno: «benedetto colui che viene nel nome

del Signore!». Questo è il senso dell'esem­pio

dell'immagine della chioccia che protegge la sua

nidiata sotto le sue ali. Nell'iconografia della Ma-

donna, soprattutto del XIII secolo troviamo

un'immagine simile: la Madonna che tiene sotto

il suo mantello un gruppo di fedeli in preghiera.

Normalmente questi ultimi sono raffigurati mol-

to più piccoli della Madonna e quindi sotto il suo

mantello ne entrano molti. Sono molto vicini tra

di loro e alla Madonna. Nulla può succedere fin-

ché i fedeli stanno sotto questo mantello. L'im-

magine è presa da un uso civile: chi era "sotto il

mantel­lo" del principe aveva una protezione —

normalmente di tipo giuridico. La Madonna, qui

la Regina del Cielo, dà protezio­ne "ai suoi". Non

sembra che il Signore sia mai stato raffigu­rato

in questo modo "protettivo", anche se in questo

Vangelo troviamo proprio questa descrizione:

l'amore di Gesù per gli uomini è come l'amore

materno, che tutela in qualche modo i propri

piccoli fino a dare la vita. Ma Gesù non può far-

lo, se la covata se ne va, rifiuta la protezione.

Come nella natura il piccolo che si allontana dal-

la mamma rischia molto e normalmente muore,

così avviene anche a chi si allontana da Cristo.

Ma, come l'animale cerca il suo cucciolo, anche

il Signore cerca i suoi. Nel Vangelo di Matteo l'e-

sempio della chioccia è offerto in prossimità del-

la morte del Signore. Il nostro rifiuto di Gesù è

un dolore per il Signore come quello della perdi-

ta di un figlio.

Come si addice al

tuo nome

Ma Dio capisce. Esiste anche il diritto del

disperato a pregare; il diritto di chi è solo;

ed è innocente, ed è condannato; o peggio

ancora, tradito dall'amico. Ed è impotente,

sottoposto a torture senza fine.

Tu, Signore Dio,

trattami come si addice al tuo nome:

liberami, perché buona è la tua grazia.

Io sono povero e misero,

dentro di me il mio cuore è ferito.

Aiutami, Signore mio Dio,

salvami per il tuo amore.

Sappiano che qui c’è la tua mano:

sei tu, Signore, che hai fatto questo.

A piena voce ringrazierò il Signore,

in mezzo alla folla canterò la sua lode,

perché si è messo alla destra del misero

per salvarlo da quelli che lo condannano.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Tu sei come una chioccia che tiene la

sua covata sotto le sue ali, Signore.

Posso contare sempre sulla tua prote­

zione, se non mi allontano da te. Tu mi

dai tutto ciò di cui ho bisogno e mi

proteggi..

Meditiamo la Parola

Come la chioccia con i pulcini Meditazione a cura di don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

Page 15: Non di Solo Pane n°728 - 25 Ottobre 2015

Non di solo pane - Numero 728 - Tempo Ordinario - pagina 15

Venerdì 30

Ottobre

II Settimana del Salterio

XXX Tempo Ordinario

Possa io fare della mia vita qualcosa di semplice e diritto, come un flauto di canna che il Signore

riempie di musica.

Nato nel 1669 ad A-cri (Cosenza), Lucan-tonio Falcone ebbe un cammino vocazio-nale singolarmente travagliato. Entrò e uscì dal noviziato cappuccino per ben due volte. Il terzo tentativo fu decisivo. Venne ordinato sa-cerdote nel 1700 nel-

la cattedrale di Cassa-no. Esercitò il suo apostolato come pa-dre provinciale e, so-prattutto, come predi-catore in tutto il Mez-zogiorno per 40 anni. Era conosciuto come l'«Angelo della pa-ce». In vita e dopo la morte, avvenuta nel 1739, compì numero-

si miracoli. Il suo cor-po è venerato nella basilica di Acri, che è a lui dedicata. È stato beatificato da Papa Leone XII nel 1825.

Il Santo del giorno: Beato Angelo d’Acri

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare

ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo ma-

lato di idropisìa. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù

disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo pre-

se per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse loro: «Chi di voi, se un

figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di

sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole.

Brano Evangelico: Lc 14, 1-6

Contemplo: Lo prese per mano e lo guarì (Lc 14,4)

I farisei piacciono a Gesù, pranza con loro, discute, dialoga con loro, li sgrida, li vuole convertire. Sono i più vicini al regno di Dio, perché co-noscono bene la parola di Dio nelle Scritture. Gesù guarisce il loro e nostro «gonfiore», l'idropisia spirituale che ci impedisce di vedere che le leggi sono fatte per l'uomo. E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato!»; «La legge di libertà con la miseri-cordia ha sempre la meglio sul giudizio» (Gc 2,13).

Agisci: Gesù è più interessato al nostro bene che a osservanze solo este-riori: non può aspetta-re a beneficiarci! E noi abbiamo la stessa “urgenza” di fare del bene a coloro che ne hanno bisogno? Oggi rispondo con sincerità a questa domanda e cerco di seguire l’esempio di Gesù.

Page 16: Non di Solo Pane n°728 - 25 Ottobre 2015

Non di solo pane - Numero 728 - pagina 16

I farisei osservano Gesù e si avverte subito che il

loro non è uno sguardo benevolo. Infatti il verbo “stavano” indica che lo osservavano continuamen-

te, attenti a carpire ogni gesto per poi interpre-

tarlo a loro modo, alla luce dei loro pensieri tanto

diversi dai suoi. Lui pensa a guarire “un uomo ma-lato”, a ridargli dignità e speranza, loro invece gli

fanno notare che è “sabato”, giorno sacro per gli

ebrei in cui il riposo dalle attività deve prevalere su ogni altra attività. Per loro tutto ha senso nella

sacralità della legge, per lui il centro è la cura

delle creature. Questo è il dramma che Papa Francesco cerca di estirpare anche dalla Chiesa

dicendo: “E’ il cuore con quella durezza che non

lascia entrare la misericordia di Dio. E’ più impor-

tante la mia predica, sono più importanti i miei pensieri, è più importante tutto quell’elenco di

comandamenti che devo osservare, tutto, tutto,

tutto che la misericordia di Dio … Anche Gesù non era capito per la sua misericordia. E questo dram-

ma anche Gesù lo ha vissuto con i Dottori della

Legge, che non capivano perché Lui non lasciò la-pidare quella donna adultera, come Lui andava a

cena con i pubblicani e i peccatori: non capivano.

Non capivano la misericordia … No ai ministri del-

la rigidità, il Signore ci chiede misericordia. Dove c’è il Signore c’è la misericordia. E Sant’Ambrogio

aggiungeva: ‘E dove c’è la rigidità ci sono i suoi

ministri’. La testardaggine che sfida la missione, che sfida la misericordia: Vicini all’inizio

dell’Anno della Misericordia, preghiamo il Signore

che ci faccia capire come è il suo cuore, cosa si-

gnifica ‘misericordia’… soltanto si capisce la mise-ricordia di Dio quando è stata versata su di noi,

sui nostri peccati, sulle nostre miserie …”.

Meditiamo la Parola

Stavano... Meditazione di don Fiorella Elmetti

Spuntino quali fiori le pa­

role sulle labbra finalmen­

te gaudiose. Eri vento im­

petuoso sulle prime sco­

gliere del mondo. Eri colomba uscita

dalla nube eterna.

Celebra il Signore, Gerusalemme,

loda il tuo Dio, Sion,

perché ha rinforzato le

sbarre delle tue porte,

in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli mette pace nei tuoi confini

e ti sazia con fiore di frumento.

Manda sulla terra il suo messaggio:

la sua parola corre veloce.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,

i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.

Così non ha fatto con nessun’altra nazione,

non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, nulla disprezzi di ciò che è umano e tutto assumi della no­stra storia, del nostro cuore, del nostro spirito e della nostra carne. Ti ringra­ziamo e ti preghiamo: liberaci dalla tentazione di «disincarnare» la fede, di darle e darci un volto troppo angelica­to, lontano dalla realtà della nostra vita. Donaci di vivere con semplicità, realismo e dignità la nostra umanità, perché tu possa porre la tua tenda in noi e farti carne della nostra carne!

Page 17: Non di Solo Pane n°728 - 25 Ottobre 2015

Non di solo pane - Numero 728 - Tempo Ordinario - pagina 17

Lungo i fiumi commento ai Salmi cura di don Luciano Vitton Mea

Riprendiamo la rubrica dedicata ai Salmi che lo

scorso anno ha avuto un notevole gradimento.

Di solito don Luciano commentava personal-

mente i Salmi ma in questo periodo di

“trasferimento” dalla Parrocchia di Cailina a

quella di Bovegno non è riuscito a commentarli.

Vi proponiamo, per tanto, una bellissima rifles-

sione, semplice ma profondissima, del Card.

Dionigi Tettamanzi Arcivescovo emerito di

Milano

esseri, anime in tormenti d'amore; anime e

corpi assetati di lui, altro non dite,

perché tutto è già detto, cantato, sofferto da

altri innamorati. È grazia di lui pregare così:

O Dio, tu sei il mio Dio,

dall’ aurora io ti cerco,

ha sete di te l'anima mia,

desidera te la mia carne

in terra arida, assetata,

senz'acqua. Così nel santu-

ario ti ho contemplato,

guardando la tua potenza e

la tua gloria.

(Salmo 63,2-3)

Lo definirei il Salmo della mia memoria

quotidiana. Quel «dall’ aurora io ti cerco»

mi rimanda al senso della vita, allo scopo

dei miei giorni: vivo per cercare il Signore,

Dall’aurora io ti cerco Commento al Salmo 63

non dimenticando mai e

ricordando sempre, an-

zitutto a me stesso,

qual è il destino gran-

dioso e meraviglioso che

Dio ha pensato per me

da prima del tempo. C'è

una meta di beatitudine

per la mia vita che mi è

di conforto e mi motiva

in profondità, è la ragione profonda e bella che

dà impulso e forza al mio quotidiano.

Quel «dall aurora io ti cerco» è anche un esame

di coscien­za «fulminante» che mi mette spalle

al muro e mi chiede conto della fedeltà che ho

promesso al mattino, appena sve­glio, con il mi-

o primo «segno di croce».

Tracciato sul mio corpo, quel segno ha la forza

di accen­dere e di far ardere il cuore al brucio-

re di un unico grande desiderio: quello di pro-

mettere una sincera e totale coerenza tra la

«sete» di Dio e tutte le altre «seti», i più diversi

senti­menti e gesti con i quali inizia e si snoda il

cammino della mia giornata.

Quel segno di croce si imprimerà altre volte an-

cora durante il giorno nella mia «carne», nella

mia umanità tanto fragile e talvolta così povera

e miserevole. Ma sono chiamato sempre, anche

«in terra arida», a tenere accesa e a ridestare

la sete di Dio e ad accogliere con cuore spalan-

cato quella misericordia, che instancabilmente

lo Spirito versa su di me, come acqua fresca e

rigenerante. Così proseguo il cammino e mi av-

vicino alla meta: ritrovo Dio come

«beatitudine», come felicità piena e indistrutti-

bile.

Page 18: Non di Solo Pane n°728 - 25 Ottobre 2015

Non di solo pane - Numero 728 - pagina 18

Sabato 31

Ottobre

II Settimana del Salterio

XXX Tempo Ordinario

"La fede viene con la pratica; vivi di fede, finché essa

diviene irremovibile, come una roccia,

e troverai la vera libertà dello spirito."

Alfonso era un mercan-

te, nato a Segovia, in

Spagna, nel 1533. Si era

sposato e aveva avuto

due figli ma fu sconvol-

to dalla perdita della

moglie e dei beni. A 35

anni tornò a scuola,

proseguendo faticosa-

mente gli studi interrotti

in gioventù. Si presen-

tò, quasi vecchio, come

novizio in un convento

della Compagnia di

Gesù. Venne accolto,

ma volle restare fra-

tello coadiutore, ad-

detto al servizio mate-

riale della comunità.

Divenne così portina-

io nel convento dell'i-

sola di Maiorca, da

dove passavano i mis-

sionari diretti in Ame-

rica. Per tutti l'incon-

tro con il santo porti-

naio era un'esperienza

illuminante e a volte

decisiva, come nel caso

di san Pietro Claver,

l'«apostolo degli schia-

vi». I suoi scritti furono

raccolti dopo la morte,

avvenuta il 31 ottobre

del 1617.

Il Santo del giorno: Sant’Alfonso Rodriguez

Brano Evangelico: Lc 14,1.7-11

Contemplo: Chi si umilia sarà esaltato (Lc 14,11)

Gesù ci insegna che umiliarsi non significa sottrarsi alle proprie responsabi-lità. Ma invece significa esaltare Dio e la sua misericordia che, come dice il cantico di Maria, «guarda l'umiltà dei suoi servi» (cf Lc 1,48). Valutiamo noi stessi per convertirci agli insegnamenti di Gesù: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Parafrasando san Paolo: «Se non avessi l'umiltà di amare Dio e il prossimo, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita» (cf 1Cor 13,1).

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi

stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sce-

glievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non met-

terti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e co-

lui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai

con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a

metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti di-

ca: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i com-

mensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esalta-

to».

Agisci Dio sa trarre il bene anche dai nostri er-rori. Oggi affido al Signore i miei errori e le mie cadute, af-finché possa trarne il bene come solo lui sa fare.

Page 19: Non di Solo Pane n°728 - 25 Ottobre 2015

Non di solo pane - Numero 728 - Tempo Ordinario - pagina 19

Ancora una volta la logica del Regno annunciato da

Gesù non coincide con quella del mondo. Nella no-

stra società veniamo educati, per quanto in maniera

quasi subdola, senza che ce ne rendiamo conto, pro-

prio ad ottenere i primi posti e questo, molto spesso,

a costo di passare sopra al prossimo, o di sacrificare

altri valori, più alti, come la famiglia, la dignità uma-

na o, anche, la nostra vita di preghiera. Così, ci tro-

viamo coinvolti in una lotta per arrivare in alto, se-

condo il motto "tanto hai, tanto vali", ricercando solo

convenienza e risultati rapidi. Tuttavia, Gesù ci con-

segna oggi un altro insegnamento: essere umili, rite-

nersi sempre meno degni dei fratelli. Ci dice di se-

derci all'ultimo posto. Ciò suona scandaloso alle no-

stre orecchie. Si può comprendere davvero questo

messaggio solo volgendo lo sguardo al Crocifisso. E-

gli, che pure era il Figlio di Dio, ha voluto nascere

nella povertà e nella miseria di una stalla. Egli, che

aveva creato tutto dal nulla, passò la gran parte dei

suoi anni terreni nella discrezione della tranquilla

vita domestica, lavorando come falegname. Colui per

il quale tutto è stato creato e al quale ogni cosa è

sottomessa di tutto quanto esiste, nonostante la sua

condizione divina, non considerò tesoro geloso la sua

divinità. A tanto è giunto il suo amore per noi, che

ha voluto rimanere tra noi e in noi, nascosto, ridu-

cendo la sua divinità in una piccola forma di pane,

per la nostra salvezza. Ecco la luce che guida la no-

stra vita. San Paolo fece della croce di Cristo la sua

unica gloria. "La mia vita è Cristo", ci dice oggi. Ciò

che importa non è la vita, né la morte, ma solo stare

dove Dio vuole, vivendo secondo il suo spirito.

Dio, sostegno dell’uomo.

Ma il quotidiano attrito dei potenti ha fatto del

mio cuore un rogo, avvampa ora il fuoco del

mio silenzio. Che io dica sempre la tua libera

parola, e quale speranza è nell'attesa amara.

Beato l’uomo che tu castighi, Signore,

e a cui insegni la tua legge,

per dargli riposo nei giorni di sventura.

Poiché il Signore non

respinge il suo popolo

e non abbandona la sua eredità,

il giudizio ritornerà a essere giusto

e lo seguiranno tutti i retti di cuore.

Se il Signore non fosse stato

il mio aiuto, in breve avrei abitato

nel regno del silenzio.

Quando dicevo: «Il mio piede vacilla»,

la tua fedeltà, Signore, mi ha sostenuto.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, insegnaci a essere

capaci di discernimento e donaci

la dolcezza in ogni nostra scelta,

per metterci sempre a nostro agio

senza mai mettere a disagio alcu-

no. La quotidiana frequentazione

della tua Parola crei in noi un in-

confondibile stile di vita.

Meditiamo la Parola

L’ultimo posto Meditazione a cura di don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

Page 20: Non di Solo Pane n°728 - 25 Ottobre 2015

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 728

Domenica 25 Ottobre 2015

Chiuso il 20/10/2015

Numero copie 1350

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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