Non di Solo Pane 705

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PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 705 Domenica 12 Aprile 2015 Tempo di Pasqua Itinerario di preghiera quotidiana I segni dell’amore

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settimanale di preghiera per la famiglia www.nondisolopane.it

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PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 705

Domenica 12 Aprile 2015

Tempo di Pasqua

Itinerario di preghiera quotidiana

I segni dell’amore

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Non di solo pane - Numero 705 - Tempo di Pasqua - pagina 2

Aprile 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giorna-

ta. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le paro-

le, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione

con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che conti-

nua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvez-

za del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato

Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affin-

ché io possa essere testimone del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,

prego specialmente per le intenzioni che il Santo

Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli

in questo mese

Intenzione del Santo Padre

Perché gli uomini imparino a rispettare il

creato e a custodirlo quale dono di Dio.

Intenzione missionaria

Perché i cristiani perseguitati sentano la

presenza confortante del Signore Risorto

e la solidarietà di tutta la Chiesa.

Intenzione dei vescovi

Perché ogni Chiesa particolare si impegni ad

essere presente dove maggiormente mancano

la luce e la vita del Risorto.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e

nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.latracciameditazioni.it

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Non di solo pane - Numero 705 - pagina 3

Domenica 12

Aprile

II Settimana del Salterio

Domenica della Divina Misericordia

“Quando un uomo bussa alla dimora della

solitudine, ad aprirgli la porta è sempre Dio.” Antonio Aschiarolo

Nato a Salerno nel 930 dalla nobile famiglia dei Pappacarbone, servì per lungo tempo Guaimaro, principe della sua città. Settantenne, nel 1002, era a capo di una legazione diretta in Francia al re Enrico II. Essendosi am-malato prima di valicare le Alpi, chiese ospitalità al monastero di San Mi-chele della Chiusa e fece voto di farsi monaco se fosse guarito. Ristabilito-

si, lasciò il mondo per rivestire l'abito benedetti-no, e seguì a Cluny sant'Odilone incontrato nel convento della Chiusa. Alcuni anni dopo, il prin-cipe di Salerno chiese all'abate di Cluny il suo antico ministro per impie-garlo nella riforma dei monasteri locali, ma, dopo un tentativo poco fruttuo-so, Alferio si ritirò con due compagni nella «valle Metilia», presso Salerno

(nell'attuale Cava dei Tir-reni), per condurvi vita eremitica. In seguito vi costituì, dedicandolo alla Santissima Trinità, un monastero per dodici di-scepoli, destinato a diven-tare uno dei principali centri della riforma mona-stica. Fra i discepoli del santo dobbiamo ricordare san Leone di Lucca e il monaco Desiderio, che più tardi sarà papa Vittore III. Alferio morì nel 1050.

Il santo del Giorno: Sant’Alferio Abate

[…] Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io

mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a

cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non sa-

ranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro

quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma

egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio

dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto

giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Ven-

ne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso:

«Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco;

e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio

Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non han-

no visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni

che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate

che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo no-

me.

Brano Evangelico: Gv 20, 19-31

Contemplo Nel giorno del Signore, la Domenica, i cristiani si sono sempre radunati a ringraziare il Padre con Gesù, perché hanno «un cuore solo e un'anima sola» con Lui. Ogni Domenica sentiamo di nuovo Gesù che ci dice: «Pace a voi!», «Ricevete lo Spirito San-to!» e la Chiesa canta: «Entrate nella gioia e nella gloria, e rende-te grazie a Dio, che vi ha chiamato al regno dei cieli». La risurre-zione del Signore ci fa entrare nella gioia di una vita nuova, una vita resa piena dalla sua misericordia.

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Non di solo pane - Numero 705 - Tempo di Pasqua - pagina 4

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Tommaso voleva toccare con

le mani, sentire, vedere, per

poter credere: “se non ve-

do, non credo”. È nostro

fratello Tommaso, non dob-

biamo vergognarci di lui,

temere questa parentela che

ci lega a questo apostolo

nell’incredulità. Tommaso

vive in noi perché tutti, in

alcuni momenti della nostra

vita, abbiamo dubitato, ab-

biamo fatto fatica a ricono-

scere la presenza del Risorto

nella nostra vita e nelle ci-

catrici della storia umana

così bisognosa di redenzione.

L’incredulità è l’ultima ten-

tazione del demonio, si insi-

nua non negli atei ma negli

uomini di fede, in coloro che

hanno costruito la loro casa

sulla roccia salda della Paro-

la di Gesù. Nella biografia del

compianto Mons. Luigi Ferret-

ti, per tanti anni arciprete

della mia parrocchia natia di

Gavardo, vi è una confidenza

fatta ad un anziano maestro

del paese che mi ha sempre

colpito: “Non sono gli anni che

mi pesano e che mi spaventa-

no, è il… dopo… come sarà il

dopo? Nessuno è mai venuto a

dirci come sarà!” (in Mons.

Luigi Ferretti: l’arciprete del-

la ricostruzione, Franco Fras-

sine, 2000). Il dubbio si insi-

nua in ogni uomo, anche in

coloro che hanno avuto una

vita esemplare, buona e santa

come quelle di mons. Luigi. In

ciascuno di noi si insinua

l’ombra di Tommaso che vuole

vedere, vuole toccare e che la

grazia del Signore renderà

credente. Tommaso non solo

vuole vedere il Risorto, sfiora-

re il suo corpo luminoso, ma

vuole mettere il suo dito nelle

piaghe della crocefissione, la

sua mano nel costato trafitto

dalla lancia; vuole vedere e

toccare l’essenziale, cioè i se-

gni dell’amore. Grazie a Tom-

maso sappiamo che Gesù ha

sconfitto la morte ma che por-

ta con se per sempre i segni

del riscatto, il prezzo che ha

dovuto pagare per sconfiggere

definitivamente l’antico avver-

sario, ogni forma di cattiveria,

l’oblio di ogni male. “Guarda

sul mio dorso la flagellazione

subita per liberare le tue spalle

dal peso dei tuoi peccati. Guar-

da le mie mani inchiodate al

legno per te, che un tempo a-

vevi malamente allungato la

tua mano all'albero. Morii sulla

croce e la lancia penetrò nel

mio costato, per te che ti ad-

dormentasti nel paradiso e fa-

cesti uscire, Eva dal tuo fianco.

Il mio costato sanò il dolore del

tuo fianco. Il mio sonno ti libe-

rerà dal sonno dell'inferno. La

mia lancia trattenne la lancia

che si era rivolta contro di

te”(Da un'antica «Omelia sul

Sabato santo». Pg 43, 439. 451.

462-463). Anche noi, come San

Tommaso, contempliamo il Ri-

sorto, meditiamo quello che

saremo, tocchiamo con gli oc-

chi della fede i segni

dell’amore.

I segni dell’amore Meditazione di don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane - Numero 705 - Tempo di Pasqua - pagina 5

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Contemplatio: “Se egli mi appare”

Di carattere esigente e diffidente, Tommaso avanza la

sua incredulità, sperando così di godere di una visione.

«Se egli mi appare», dice, «eliminerà la mia increduli-

tà. Metterò il mio dito nelle cicatrici dei chiodi e ab-

braccerò il Signore che tanto amo. Rimproveri pure la

mia incredulità, ma mi ricolmi con la sua visione». Il

Signore riappare e placa il tormento ed elimina il dub-

bio del suo discepolo. Più che il dubbio, soddisfa il suo

desiderio.

Entra a porte chiuse. Questa apparizione incredibile

conferma la sua risurrezione incredibile. Allora Tomma­

so lo palpa, fa cadere la sua diffidenza e, ricolmo di

una fede sincera e di tutto l'amore che si deve al pro-

prio Dio, grida: «Signore mio e Dio mio». Il Signore gli

risponde: «Perché mi hai veduto, hai creduto. Beati

quelli che credono senza avermi visto. Tommaso, an-

nunzia la risurrezione a quelli che non mi hanno visto.

Trascina tutte le genti a credere non ai loro occhi, ma

alla tua parola».

Queste sono le nuove reclute del Signore [...]. Hanno

seguito Cristo senza averlo visto, lo hanno desiderato,

hanno creduto in lui. Lo hanno riconosciuto con gli oc‑

chi della fede e non del corpo. Non hanno messo le loro

dita nella ferita dei chiodi, ma si sono attaccati alla sua

croce e hanno abbracciato le sue sofferenze. Non han-

no visto il costato del Signore, ma per la grazia si sono

uniti alle sue membra.

(BASILIO DI SELEUCIA, Omelia sulla Pasqua, cit. in PADRI DELLA CHIESA,

Il mistero pasquale, Brescia 1991,3 171-175, passim).

Signore Gesù,

grazie per il dono

indicibile della tua

risurrezione, che,

come una veste

bianchissima,

rinnova la nostra vita,

rende aperto e luminoso

il nostro cuore,

ci spalanca un

orizzonte fulgido,

in cui ogni nostra miseria,

ogni dubbio sono vinti

per sempre dal tuo

dito che risana.

Alleluia!

Preghiamo la Parola

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Lunedì 13

Aprile

II Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua

Quando i cuori si aprono al Vangelo, il mondo

comincia a cambiare e l’umanità risorge! Se

accogliamo e viviamo ogni giorno la Parola di

Gesù, risorgiamo con Lui. (Papa Francesco)

Il Santo del giorno: San Orso da Ravenna

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giu-dei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

Brano Evangelico: Gv 3, 1-8

Non di solo pane - Numero 705 - pagina 6

Sant’Orso, vescovo di Classe, trasferì definitiva-mente la sede episcopale a Ravenna attorno al 402, quando l’imperatore Ono-rio per ragioni di sicurezza strategica pose nella mede-sima città la capitale dell’impero d’Occidente. Nel catalogo episcopale della Chiesa ravennate il nome di Orso precede im-mediatamente quello di Pier Crisologo, quindi pre-supponendo l’esattezza di

tale fonte l’episcopato di Orso si collocherebbe all’inizio del V secolo. In Ravenna Orso edificò la “ecclesia catholica, cioè la cattedrale, detta poi in suo onore “basilica Ursiana”, dedi-candola all’Anastasi di Nostro Signore nel gior-no di Pasqua. Secondo Agnello, Orso morì dopo ventisei anni di episco-pato il 13 aprile di un anno attorno al 425. La

sua memoria era però celebrata in Ravenna il giorno di Pasqua, anni-versario della dedica-zione per sua mano del-la basilica Ursiana. Una tradizione vuole che Orso fosse di origini siciliane, fattore che spiegherebbe la diffu-sione del culto di santi siciliani in Ravenna sin dal V secolo.

Contemplo: Il fariseo Nicodèmo riconosce la divina missione di Gesù. Il

quarto Vangelo lo ricorda tre volte: quando va di notte a parlare con

Gesù (Gv 3,1-21), indicando così l'abitudine farisea dello studio not-

turno della Torah; quando è insultato perché difende Gesù davanti ai

farisei e ai capi dei sacerdoti (Gv 7,50­51); quando porta gli aromi,

mirra e àloe, per la sepoltura regale di Gesù (Gv 19,39). Gesù gli di-

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Non di solo pane - Numero 705 - Tempo di Pasqua - pagina 7

Nicodemo era una persona anziana, navigata, ap-

parteneva al sinedrio in qualità di dottore e molti,

in Israele, si rivolgevano a lui come uomo di saggez-

za e di sapienza. Oggi sarebbe stato definito opinion

leader, una persona che orienta il pensiero degli

altri. Era anche umile, attento a cogliere i segni dei

tempi e le novità dello Spirito, tant’è che va a in-

contrare Gesù, i cui segni erano chiaramente quelli

di una persona inviata da Dio; anche se ci va di not-

te, perché un maestro che va a consultare un altro

nuovo maestro rischia di perdere molta della sua

credibilità. Dopo che Nicodemo si è presentato e

dopo le prime parole introduttive, Gesù va subito al

cuore del discorso: «Se uno non nasce dall’alto, non

può vedere il regno di Dio». Anche Nicodemo non

perde tempo e pone subito la domanda tipica di una

persona saggia, che si rende conto di non aver anco-

ra raggiunto la gioia e lo stupore di chi è arrivato

alle sorgenti della vita e del mistero. La sua doman-

da è quella di ogni uomo che, dopo aver conosciuto

abbastanza della realtà che lo circonda, sente il bi-

sogno di una seconda nascita, un salto nella fede

per accedere a quella sfera spirituale dove si trova-

no le risposte ai perché della vita: «Come può na-

scere [di nuovo] un uomo quando è vecchio». Gesù

a questa domanda dà una risposta molto chiara: a

Nicodemo dice di guardare avanti alla nuova realtà

del regno dei cieli, mentre a noi dice di guardare

indietro, a quando con il nostro battesimo siamo

entrati a far parte del Regno. Ci chiede di rivisitare

con spirito nuovo quanto abbiamo vissuto e capito

nel corso degli anni, per addentrarci nel mistero

della gioia, della fede e della speranza, e per riap-

propriarci del progetto di vita che ci era stato affi-

dato. Non sarà difficile, basterà tirare sulla barca i

nostri remi troppo terreni e alzare le vele della fe-

de, abbandonandoci al vento dello Spirito: «Il vento

soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da

dove viene né dove va». Fidiamoci di quel vento.

meditazione

Rivisitare con spirito nuovo Meditazione di Anna Maria Rossi e

Pierluigi Castaldi

Agisci

Signore, tu hai crea-

to tutto eppure ti

sei fatto uno di noi.

Anche noi, con l'umiltà di Maria,

vogliamo farci realmente vicini

agli altri, dimenticando noi stes-

si. Oggi cercherò di vivere que-

sto.

Signore Gesù,

ti ringraziamo

infinitamente perché

muovi i nostri passi

verso la grande e profonda

gioia, che si alimenta

della tua risurrezione.

Come una madre amorevole,

ci inviti con forza

a rinascere in te,

forti di una vita nuova,

più ferma, luminosa

e salda nell'Amore.

Alleluia!

Preghiamo la Parola

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Non di solo pane - Numero 705 - pagina 8

Martedì 14

Aprile

II Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua

La pace non è solo l’assenza di conflitti o risulta-to di qualche compromesso politico, o fatalismo rassegnato. La pace, per noi, è un dono che vie-ne dall’Alto, è Gesù Cristo stesso, Principe della Pace, Colui che ha fatto dei due un popolo solo.

(Papa Francesco)

Sta pattinando con gio-vani e ragazze sulle distese ghiacciate pres-so il villaggio di Schie-dam, in Olanda dove è nata nel 1380, e a un tratto cade. C'è una costola fratturata, for-se con lesioni interne. Portata a casa, la met-tono subito a letto. Lei ha quindici anni: e in quel letto rimarrà per altri 38. Per sempre, fino alla morte. Dopo l'incidente sopraggiun-gono altre malattie, in

una disgraziata suc-cessione che trova impotenti i medici. Non guarisce, non muore, i dolori incru-deliscono, Liduina è a un passo dalla dispe-razione. Trova un senso però alle sue sofferenze grazie alle parole di un prete, Giovanni de Pot. Li-duina decide di offri-re il proprio dolore per la salvezza degli altri ma chiede un segno dall'alto che

confermi la volontà divina: sopra il suo ca-po appare splendente l'Ostia eucaristica. E la vedono anche i parenti. Da quel giorno la sua casa diventa meta di pellegrinaggi da tutto il Nord Europa. La sua opera di ascolto e aiuto dei sofferenti che van-no da lei si conclude il martedì di Pasqua del 1433. (Avvenire) Emblema: Giglio

Il Santo del giorno: Santa Liduina, Vergine

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli repli-cò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei mae-stro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E co-me Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Fi-glio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

Brano Evangelico: Gv 3, 7-15

Contemplo: Il colloquio di Gesù con Nicodèmo è «pasquale», universale,

cioè si riferisce a tutta la realtà: «Se vi ho parlato di cose della terra e non

credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?». Fin dai tempi di

sant'Agostino si diceva che l'anno li­turgico, quindi anche tutta la nostra

vita e tutta la storia dell'umanità, si deve dividere in due parti: prima di

Pasqua e dopo Pasqua. Dice Gesù: «Chiunque è nato dallo Spirito ne sente

la voce, crede nel Figlio dell'uomo e ha la vita eterna».

Page 9: Non di Solo Pane 705

Non di solo pane - Numero 705 - Tempo di Pasqua - pagina 9

Non è un male porsi delle domande per ciò che

riguarda la fede. Se non lo facessimo saremmo

dei sottomessi. Accada quel che accada do-

vremmo sempre arrenderci passivamente agli eventi. Invece, no. Se il cuore ci dice di andare

oltre dobbiamo farlo. A volte, le strade della

curiosità ci portano in un mare di guai, e allora è meglio cercare altri appigli o ritornare ad un

approdo sicuro. Altre volte, quelle più vere, ci

conducono lontano, in un oceano di luce e ci

danno dignità. La curiosità, infatti, ci spinge ad andare oltre, ad imparare cose nuove con umil-

tà e saggezza. Ed è ciò che cerca di fare Nico-

demo, "maestro di Israele" (probabilmente a-vanti con gli anni). Abituato a ragionare con gli

schemi della Tradizione ebraica, egli si ritaglia

degli spazi per capire Gesù e il Vangelo che lui porta. Certo, si nasconde, ma intanto accetta il

confronto, si mette in discussione. E questo lo

porta a percepire concetti nuovi, come quel

"dovete nascere dall’alto", dallo Spirito. C'è pu-re l'immagine del vento a solleticare il suo inte-

resse. Esso infatti "soffia dove vuole e ne senti

la voce, ma non sai da dove viene né dove va". Tuttavia, la curiosità non basta. Bisogna fare

esperienza di Dio e della vita, sentirsi oggetti e

soggetti d'amore. Progredire, non fermarsi, cre-scere. In merito, Kallistos Ware afferma che "La

fede non è una certezza logica ma una relazio-

ne personale, per il momento molto incomple-

ta, che ha bisogno continuamente di crescere e svilupparsi. Dobbiamo far nostro il grido:

“Signore, io credo: aiuta la mia incredulità”.

Per moltissimi di noi questa sarà la preghiera costante proprio fino alle soglie della morte. E

il dubbio, di per sé, non indica mancanza di fe-

de. Può significare l’opposto: che la nostra fede è viva e sta crescendo".

meditazione

La curiosità non basta Meditazione di Fiorella Elmetti

Signore Gesù,

la gloria della tua

risurrezione è un dono

incommensurabile,

che chiede di essere

Accolto e di fiorire,

giorno dopo giorno,

tra luci e ombre

della quotidianità.

Nei nostri compagni

di cammino, scorgiamo

il tuo volto risorto:

non sappiamo più vivere,

senza andarne in cerca

e senza testimoniarlo.

Alleluia!

Agisci

Avere un cuore solo e

un'anima sola! Anche

noi possiamo e dobbia-

mo aspirare a vivere questa uni-

tà. Oggi scelgo di essere una per-

sona di unione e non di divisione.

Maria, donna dell'unità, aiutaci.

Preghiamo la Parola

Page 10: Non di Solo Pane 705

Non di solo pane - Numero 705 - Tempo di Pasqua - pagina 10

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

La resurrezione di Gesù è il

fondamento della speranza

cristiana, il cardine della

nostra fede. Infatti San Pa-

olo ci ricorda: “Se Cristo

non è risuscitato vana è la

nostra fede”.

Ma chi ci garantisce che

Gesù è veramente risorto? E

se dopo la morte non ci fos-

se più niente? La fede nel

risorto è solo un desiderio,

una sorta di miraggio oppu-

re una speranza radicata in

un evento storico, una cer-

tezza incrollabile che di-

venta una roccia su cui fon-

dare tutta la nostra esisten-

za? Ci sono delle prove certe

e sicure che Gesù ha vinto de-

finitivamente la morte? Biso-

gna subito precisare che

l’esperienza religiosa non può

basarsi sull’evidenza, sul veri-

ficabile, sull’empirico; la fede

nasce da un incontro, da un

evento per sona le , da

un’esperienza che cambia ra-

dicalmente la vita. La ragione

può solo constatare che in noi

è impresso il desiderio di non

morire, la percezione che il

tempo può diventare eternità,

che oltre la siepe del limite

c’è un orizzonte più ampio che

chiamiamo infinito: “E come il

vento Odo stormir tra queste

piante, io quello Infinito silen-

zio a questa voce Vo comparan-

do: e mi sovvien l'eterno….”

Ma Cristo risorto non lo incon-

tro in un libro di filosofia o di

teologia, in un mero ragiona-

mento, nell’emozione di un

verso poetico; per incontrare il

Vivente dobbiamo percorrere,

alle prime luci dell’alba, con

Maria di Magdala, Maria madre

di Giacomo e Salome il sentiero

dell’umana pietà, dobbiamo

comperare oli aromatici per

ungere il corpo di un crocefis-

so. Solo attraverso un atto

d’amore, vero ed autentico,

so lo con i l cuore d i

un’innamorata o di una madre

possiamo alzare lo sguardo e

vedere la pietra sepolcrale di-

velta e un giovane, in bianche

vesti, annunciarci “«Non abbia-

te paura! Voi cercate Gesù Na-

zareno, il crocifisso. È risorto,

non è qui. Ecco il luogo dove

l'avevano posto. Ma andate,

dite ai suoi discepoli e a Pietro:

"Egli vi precede in Galilea. Là

lo vedrete, come vi ha detto"».

Se fosse un teologo a dirmi:

“Cristo è risorto”, se l’eternità

fosse dimostrata da un sillogi-

smo filosofico, dubiterei, sarei

incerto, diventerei un ateo. Ma

se a dirmelo sono delle povere

donne con le mani cosparse

dall’unguento della pietà allora

credo, sono certo che Gesù è

veramente risorto: la pietà non

mente mai.

La pietà non mente mai Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra pre-

dicazione ed è vana anche la vostra fede... Se poi noi abbia-

mo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo

da compiangere più di tutti gli uomini (1 Corinzi 15,14.19).

Riflessioni Pasquali

Page 11: Non di Solo Pane 705

Non di solo pane - Numero 705 - pagina 11

Tempo di Pasqua

Una comunità cristiana in cui prossimità e gratuità non fossero più considerate indispensabili, perde-

rebbe con esse la sua anima. Dove non c’è onore per gli anziani, non c’è futuro per i giovani.

(Papa Francesco)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare

il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia

la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare

il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui

non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha

creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è

venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, per-

ché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e

non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa

la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono

state fatte in Dio».

Brano Evangelico: Gv 3, 16-21

Mansionario della basilica di San Pietro in Vaticano, santo. I Dialoghi di san Gregorio Magno sono l'u-nica fonte che ci parli di lui, senza tuttavia precisare l'epoca in cui visse.

San Gregorio lo descrive come uomo di grande umiltà e di tale dignità nell'adempimento del divino servizio, che lo stesso apostolo Pietro volle dimostrare con un

miracolo quanta consi-derazione avesse per lui. Narra, infatti, san Gregorio che un giorno una fanciulla paralitica, mentre si trovava nella basilica e trascinava per terra le sue membra inerti cercando di so-stenersi sulle mani, invocò insistentemente la guarigione dal beato Pietro. E questi una notte le apparve in so-gno ordinandole di

recarsi da Abbondio per ottenere la guarigione. Tornata nella basilica e imbattutasi nel mansio-nario, la fanciulla gli narrò la miracolosa visio-ne ed Abbondio, presala per mano, la restituì alla sanità primitiva. Fin qui il racconto di san Grego-rio. Il clero della basilica di San Pietro in Vaticano celebra la festa di Ab-bondio il 15 Aprile.

Contemplo: «La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più

le tenebre che la luce». Come la luce di notte ci mostra la strada da per-

correre, così Gesù è qui «per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre

e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace». Noi

siamo ancora nel mondo, nella lotta contro il peccato, ma ci conforta il

pensiero che «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio» e ormai

«le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera» (1Gv 2,8).

Il Santo del giorno: Sant’Abbondio

Mercoledì 15

Aprile

II Settimana del Salterio

Page 12: Non di Solo Pane 705

L’evangelista Giovanni, riportando le parole di

Gesù a Nicodemo, nel cuore di una notte di col-

loquio, ci trasmette, con espressioni semplici ed

essenziali, quella che deve essere stata la com-

mozione del Maestro nel proiettare davanti a sé

e al suo interlocutore il film del suo destino. Egli

segnala se stesso a Nicodemo e a tutti noi come

colui che si offre per la nostra salvezza. Gesù

crocifisso è il segno inequivocabile dell’amore di

Dio per il mondo: Dio ha tanto amato il mondo

da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque

crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna.

C’è in queste parole un messaggio di valore uni-

versale. Non si tratta di un amore limitato a un

numero di persone scelte, ai buoni, ma al mon-

do. Nel donare il Figlio, Dio pensa ad ogni uomo.

Il suo è un amore di Padre che vuole la salvezza

di tutti. Cristo crocifisso è la rivelazione

dell’amore infinito, misterioso di Dio per gli uo-

mini. La fede che salva è fede nell’amore di Dio

rivelato nella croce. Qui sta la scelta fondamen-

tale per l’uomo; la sua sorte dipende dalla sua

fede o dal suo rifiuto di fronte all’amore che si è

rivelato in Gesù. C’è qui un invito a uscire da

una religiosità impersonale, superficiale, rituale

e a maturare un rapporto personale con il Signo-

re. Non siamo stati salvati in serie, ma amati

uno ad uno. Così il dono della salvezza provoca

una risposta personale al Signore, una risposta di

fede e di amore. Nell’ultima parte del brano Ge-

sù rivela verità importanti sul giudizio. C’è in-

nanzi tutto una affermazione consolante: Dio ha

mandato il Figlio Gesù non per condannare il

mondo ma per salvarlo. Di fronte ai pessimismi

contemporanei, questa affermazione è una luce

di speranza. La gloria di Dio è pur sempre

l’uomo vivente.

meditazione

Una luce di speranza. a cura Tiziana e Cristina

Non di solo pane - Numero 705 - Tempo di Pasqua - pagina 12

Signore Gesù,

ti rendiamo grazie,

oggi e sempre,

per il dono estremo

della tua vita, pane

spezzato per amore.

È tempo di Pasqua:

sia uno spazio di libertà.

Non sceglieremo chi,

né dove, né come:

saremo l'uno per l'altro...

cuore, rifugio, parola,

ascolto in te.

Alleluia!

Agisci

... Oggi voglio ricor-

darmi degli angeli e

in particolare del

mio angelo custode. Anche io mi

farò "angelo" per qualcuno, per

aiutarlo a uscire da una difficol-

tà, dalle sue "prigioni", per pren-

dermi cura di lui.

Preghiamo la Parola

Page 13: Non di Solo Pane 705

Non di solo pane - Numero 705 - pagina 13

Giovedì 16

Aprile

II Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua

Chi si nutre con fede di Cristo Pane vivo viene spinto dal suo amore a dare la vita per i fratelli,

ad uscire, ad andare incontro a chi è emarginato e disprezzato.

(Papa Francesco)

Quando, l'11 febbraio del

1858, la Vergine apparve

per la prima volta a Berna-

dette presso la rupe di Mas-

sabielle, sui Pirenei france-

si, questa aveva compiuto

14 anni da poco più di un

mese. Era nata, infatti, il 7

gennaio 1844. A lei, povera

e analfabeta, ma dedita con

il cuore al Rosario, appare

più volte la «Signora».

Nell'apparizione del 25

marzo 1858, la Signora

rivela il suo nome: «Io sono

l'Immacolata Concezione».

Quattro anni prima, Papa

Pio IX aveva dichiarato

l'Immacolata Concezione

di Maria un dogma, ma

questo Bernadette non

poteva saperlo. La lettera

pastorale firmata nel

1862 dal vescovo di Tar-

bes, dopo un'accurata

inchiesta, consacrava per

sempre Lourdes alla sua

vocazione di santuario

mariano internazionale.

La sera del 7 Luglio

1866, Bernadette Soubi-

rous decide di rifugiarsi

dalla fama a Saint-

Gildard, casa madre della

Congregazione delle Suo-

re della Carità di Nevers.

Ci rimarrà 13 anni. Co-

stretta a letto da asma,

tubercolosi, tumore osseo

al ginocchio, all'età di 35

anni, Bernadette si spe-

gne il 16 aprile 1879,

mercoledì di Pasqua.

(Avvenire)

Il Santo del giorno: Santa Bernadette

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appar-tiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

Brano Evangelico: Gv 3, 31-36

Contemplo Il lettore attento e ammirato del Vangelo di Giovanni, si accorge

subito che questo discepolo, «il discepolo che Gesù amava», è stato seguace di

Giovanni il Battista, del quale riporta la più bella frase su Gesù: «Ecco l'A-

gnello di Dio». Questo «discepolo» supera la cultura giudaica, supera il lin-

guaggio ellenistico del tempo e si innalza sopra ogni «testimonianza» umana,

perché «chi viene dall'Alto è al di sopra di tutti».

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Non di solo pane - Numero 705 - Tempo di Pasqua - pagina 14

Stamattina, ho trovato questa citazione di sant'A-

gostino: "Cercate la felicità nella regione della morte: non è lì. Come essere felici dove non c'è

vita? [...] Dovete scendere per salire fino a Dio".

Subito l'ho accostato al vangelo, infatti, mi pare che Gesù ci chieda di salire con lo Spirito. Quan-

do si guarda dall'alto il panorama è diverso da

chi guarda stando rasoterra. Si vedono case e strade che dal basso non avresti mai visto. Così,

quando ci si accosta all'Eucarestia, ci si innalza a

contemplare il Cristo e la sua verità. Anche san

Francesco d'Assisi in una sua ammonizione ce lo ricorda: "...lo Spirito del Signore, che abita nei

suoi fedeli, è lui che riceve il santissimo corpo e

sangue del Signore. Tutti gli altri, che hanno la presunzione di riceverlo senza partecipare dello

stesso Spirito, mangiano e bevono "la loro con-

danna". Perciò: "Figli degli uomini, fino a quando sarete duri di cuore?". Perché non conoscete la

verità e non credete "nel figlio di Dio?". Ecco, o-

gni giorno egli si umilia, come quando "dalla sede

regale" discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile;

ogni giorno discende dal seno del Padre sull'altare

nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mo-

stra a noi nel pane consacrato. E come essi con la

vista del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con occhi spirituali, cre-

devano che egli era lo stesso Dio, così anche noi,

vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dob-

biamo vedere e credere fermamente che è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero. E in tal

modo il Signore è sempre con i suoi fedeli, come

egli stesso dice: "Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo" (Mt 28,20)".

Signore Gesù,

ti rendiamo grazie:

lunga è la strada di

un'autentica obbedienza

nella fede, perché

contraddittoria è spesso

la lettura degli incontri

e degli avvenimenti

e impervia la via

della libertà in te.

Ma il tuo mistero

pasquale modella in noi

la tua immagine e,

durante il cammino,

ci matura nella libertà

di figli e fratelli.

Alleluia!

Agisci

meditazione

Scendere per salire Meditazione di Elmetti Fiorella

Anche noi oggi vogliamo

riempire i nostri cuori e

i nostri luoghi dei tuoi

insegnamenti, Signore. Lo faccia-

mo con umiltà e discrezione, ma

soprattutto con amore e con la

nostra vita, anche nelle piccole

cose, come farebbe Maria.

Preghiamo la Parola

Page 15: Non di Solo Pane 705

Non di solo pane - Numero 705 - Tempo di Pasqua - pagina 15

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Che qualcosa di noi , ma-

gari l'ombra o l'anima,

rimanga dopo la morte lo

hanno sempre creduto

tutti. La novità del cri-

stianesimo è che risorgo-

no i corpi.

Il nostro corpo è un chicco.

I valori del Vangelo sono il

terreno buono, l'acqua, l'a-

ria, la luce, il concime, la

cura vigile del contadino,

che fanno sì che da esso

sbocci la vita in pienezza.

Niente di quello che

quaggiù sperimentia-

mo sarà inghiottito

dal vuoto del nulla.

Le gioie e le pene, la

festa e la fatica, l'a-

more e il dolore, l'a-

micizia e la solitudi-

ne, l'allegria e le la-

crime, il riposo e la

stanchezza, gli affetti

e i distacchi, la giovi-

nezza e la vecchiaia

diventeranno «noi» nel pae-

saggio assolato del paradiso.

La bella notizia di Gesù è la

molla e la forza formidabile

per vivere al meglio ogni

momento e ogni particella

della vita terrena.

Chi invece si aspetta di di-

ventare un'ombra, vive da

ombra.

Le scelte anti-Vangelo di-

struggono il chicco e gli im-

pediscono di sbocciare. E

questo è l'inferno.

Tonino Lasconi

La bella notizia di Gesù Pagina curata da Cristina e Tiziana

Ma qualcuno dirà: «Come risuscitano i morti? Con

quale corpo verranno?». Stolto! Ciò che tu semini

non prende vita, se prima non muore; e quello che

semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice

chicco, di grano per esempio o di altro genere.

(1 Corinzi 15,35-37).

Riflessioni Pasquali

Page 16: Non di Solo Pane 705

Non di solo pane - Numero 705 - pagina 16

Venerdì 17

Aprile

II Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua La preghiera purifica incessantemente il cuore.

La lode e la supplica a Dio prevengono

l’indurimento del cuore nel risentimento e nell'egoismo. (Papa Francesco)

Nacque a Madrid il 17 gennaio 1565, consa-crata a Dio fin dalla sua fanciullezza, la Beata Marianna di Gesù, fu illuminata sulla via del-la perfezione dal padre mercedario Giovanni Battista Gonzales, dal 1598 fino alla sua mor-te. Dopo anni di peni-tenza in stato di grave infermità che le impedi-

va di entrare in conven-to come religiosa, final-mente fu ammessa co-me terziaria mercedaria. Ricevette la sua profes-sione il 20 maggio 1614, dedicandosi alle opere di carità verso gli infermi ed i bisognosi, si distinse inoltre per la sua umiltà e devozione alla Santissima Vergine e al Santissimo Sacra-

mento. Un giorno in contemplazione verso la passione del Signore, ricevette una corona di spine da Cristo il quale più volte gli parlò del tabernacolo. Insigne per la santità, morì il 17 aprile 1624, il suo corpo si conserva incorrotto nella chiesa del mona-stero Alarconense di Madrid.

Il Santo del giorno: Beata Maria Anna di Gesù

Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per com-piere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinque-mila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Brano Evangelico: Gv 6, 1-15

Il Signore è mia luce (dal Salmo Responsoriale)

La moltiplicazione dei pani è uno dei segni compiuti da Gesù perché potessi-

mo vedere in lui l'Inviato del Padre, colui che è nostra luce e nostra salvezza.

Gesù non vuole soltanto darci il pane materiale, ma qualcosa di più: la vita

eterna, la beatitudine del Regno, l'intima gioia dell'unione con il Padre nello

Spirito Santo.

Page 17: Non di Solo Pane 705

Non di solo pane - Numero 705 - Tempo di Pasqua - pagina 17

Agisci

Signore, aumenta la

nostra fede affinché

nella quotidianità dei

nostri giorni impariamo a confi-

dare in te in ogni nostra necessi-

tà e ci disponiamo ad accoglierti

nel cuore e nella mente per sa-

per accogliere, amare e servire

coloro che hanno fame.

Gesù sale la montagna e io vado con lui, non con le

gambe ma con il cuore. Salgo per i sentieri stretti e la

montagna, nella sua semplicità, mi parla della sua

grandezza, della sua forza e non posso che restare

meravigliata di fronte alle tante creature che Dio ha

creato per noi: le creste che sfiorano il cielo, i fiori

che abbelliscono i prati con i loro colori ed i loro pro-

fumi, i ruscelli zampillanti d’acqua trasparente più

del cristallo che bagnano le rocce, levigandole in for-

me davvero strane. E poi c’è il silenzio, da nessuna

parte il silenzio è così intenso, così ricco della presen-

za di Dio come in montagna. Solo le campane rompo-

no il silenzio con il canto degli uccelli e le voci di chi

arriva fin lassù. Sfido che Gesù va volentieri in monta-

gna da solo a pregare o in compagnia, come in questo

caso. Lì il Padre quasi lo si tocca, lì il Padre infonde

coraggio a Gesù perché tutto si compia come è nella

sua volontà, al di là del successo delle sue azioni.

“Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande fol-

la veniva da lui”… Anche Gesù è costretto dalla folla a

lasciare il silenzio interiore, a guardare i bisogni della

gente che lo cerca per saziare la propria povertà. E il

bello è che lui non si tira indietro, non si nasconde

ma stimola i discepoli a dar loro da mangiare alla folla

numerosa e affamata. Ovviamente, i discepoli pensa-

no al denaro insufficiente a comprare cibo per sfama-

re tutta quella gente ed ecco che l’amore entra in

azione, tanto che quando furono saziati, disse ai di-

scepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla

vada perduto”. Nessun pezzo d’amore può essere per-

duto, perché niente è più prezioso dell’amore.

L’amore dà sempre, dà tutto se stesso, in abbondan-

za, perché qualcuno o qualcosa, anche di piccolo,

possa rinascere di bello e di buono prima o poi.

Meditiamo la Parola

Nessun pezzo d’amore va perduto di Fiorella Elmetti

Signore Gesù,

ti rendiamo grazie

per la tua profonda

comunione, da solo a solo,

con il Padre, fonte di vita,

di vera umanità, di relazioni

liberate e liberanti

anche per noi.

Fa' che manteniamo

sempre viva

la relazione con te,

nella mitezza

e nel nascondimento,

per essere pane spezzato,

dono misero, ma gradito

a te e ai fratelli.

Rendi feconda

la nostra solitudine,

Signore.

Alleluia!

Preghiamo la Parola

Page 18: Non di Solo Pane 705

Sabato 18

Aprile

II Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua

“Sono consapevole dei miei limiti, ma sono

anche sicuro di non essere circondato da giganti.”

Giulio Andreotti

Nata a Siena il 29 a-gosto 1851, Savina a 15 anni entra nella Congregazione delle Figlie di Maria. Il 15 agosto 1873, con 5 compagne emette i voti di castità, povertà e obbedienza alla pre-senza dell'arcivesco-vo Enrico Bondi che concede il permesso di iniziare un'opera a

beneficio dei poveri. La nuova famiglia religiosa prende il nome di Congrega-zione sorelle dei po-veri di santa Caterina da Siena. Nel 1881 nasce la prima fonda-zione a Onano (Viterbo) e, nel 1903, la prima missione in Brasile, a Belem. Madre Savina muore

il 18 aprile 1923 ed è stata proclamata bea-ta da Giovanni Paolo II il 24 aprile 1988. La congregazione da lei fondata ha più di 25 case in Italia e opere in Brasile, Ar-gentina, India, Stati Uniti, Filippine e Pa-raguay.

Il Santo del giorno: Beata Savina Petrilli

Brano Evangelico: Gv 6, 16-21

Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e

si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era

ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato,

perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quat-

tro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla

barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate pau-

ra!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la

riva alla quale erano diretti.

Non di solo pane - Numero 705 - pagina 18

Sono io, non abbiate paura! (cv 6,20)

Chi non ha paura o è molto incosciente, oppure ama molto: «Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore» (1Gv 4,18). Con questa frase a onde concentriche l'Apo-stolo Giovanni cerca di spiegare tutta la morale cristiana basata sull'a-more e non sulla paura di Dio.

Page 19: Non di Solo Pane 705

Non di solo pane - Numero 705 - Tempo di Pasqua - pagina 19

Agisci

Prendiamo Gesù sulla

barca della nostra vita

ed egli ci condurrà alla

meta. Oggi, sull’esempio di Ma-

ria, gli affido veramente le redi-

ni della mia vita.

È confortante sentire una voce amica che ci ras-

sicura quando è "ormai buio". È confortante che

un amico ci raggiunga quando si è stanchi e sfi-

duciati, provati dal "mare agitato" e dal "forte

vento" che ci impedisce di raggiungere l'obietti-

vo prefisso. Allora, anche se l'alba non è ancora

spuntata, nel nostro cuore viene la luce e ogni

agitazione e nervosismo si placa. "Sono io, non

abbiate paura!", è quello che Gesù dice ai disce-

poli, dopo essersi ritirato a pregare per evitare

di cadere nella trappola del potere e del succes-

so, avendo precedentemente operato guarigioni

e moltiplicato pani e pesci. "Sono io, non abbiate

paura!", Gesù non avrebbe potuto trovare parole

più efficaci e capaci di rallegrare il loro cuore,

tanto che "vollero prenderlo sulla barca, e subito

la barca toccò la riva alla quale erano diretti".

L'incontro con Gesù porta gioia ai discepoli e pu-

re a noi, che senza di lui esperimentiamo cosa

sono la paura e la tristezza. Certo, possiamo o-

perare anche noi grandi cose, ma se non lo fac-

ciamo con l'amore che ci ha dato il Signore, cosa

portiamo? Soltanto noi stessi (che siamo fragili e

peccatori). L'amore con la gioia della fede, inve-

ce, ci fanno contemplare giorni sempre nuovi. In

merito, Papa Francesco ci dice che “La gioia del-

la fede, la gioia del Vangelo è la pietra di para-

gone della fede di una persona. Senza gioia quel-

la persona non è un vero credente. Torniamo a

casa, ma prima facciamo la celebrazione qui con

queste parole di Gesù: ‘Abramo, vostro padre,

esultò nella speranza di vedere il mio giorno. Lo

vide e fu pieno di gioia’. E chiedere al Signore la

grazia di essere esultanti nella speranza, la gra-

zia di poter vedere il giorno di Gesù quando ci

troveremo con Lui e la grazia della gioia”.

Meditiamo la Parola

L’incontro con Gesù porta gioia Meditazione di Fiorella Elmetti

Chi può dimenticare

quella notte, Signore?

Il buio, il vento,

il mare in burrasca

e il nostro remare

inefficace e pesante!

E poi la tua presenza,

sempre più chiara,

e quella parola

nella cui forza

la nostra barca

asseconda le onde

e naviga agile e lieve

verso il porto.

Alleluia!

Preghiamo la Parola

Page 20: Non di Solo Pane 705

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 705

Domenica 12 Aprile 2015

Chiuso il 8 Aprile 2015

Numero copie 1450

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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