Non di Solo Pane n°722 - 13 Settembre 2015
-
Upload
non-di-solo-pane -
Category
Documents
-
view
216 -
download
0
description
Transcript of Non di Solo Pane n°722 - 13 Settembre 2015
PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 722
Domenica 13 Settembre 2015
XXIV del Tempo Ordinario
Itinerario quotidiano di preghiera
Non di solo pane Numero 721 Tempo Ordinario pagina 2
Settembre 2015
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, pre-
go specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché crescano le opportunità di formazione e di
lavoro per tutti i giovani.
Intenzione missionaria
Perché i catechisti siano nella propria vita testimoni
coerenti della fede che annunciano.
Intenzione dei vescovi
Perché i movimenti e le associazioni si integrino
volentieri nelle pastorale organica della parrocchia.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede, nella speran-
za e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel
mondo
Intenzioni mese di Settembre
Non di solo pane Numero 722 pagina 3
Domenica 13
Settembre
IV Settimana del Salterio
XXIV Domenica del Tempo Ordinario
Donami, Signore, la pazienza che non disarma
di fronte al male che scopro in me e intorno a me, ma senza pretendere il tutto subito.
Nasce a Grenoble tra il 565 e il 570 da Eliodoro, nobile romano. Entrò nel monastero di Agauno, nel Vallese, nel 581 e fu ordinato sacerdote e
vi rimase per 30 anni per poi ritirarsi da eremita. Fondò il mo
nastero doppio di Habend nei Vosgi assieme a sant’Eustasio. Amato morì un 13 settembre. Apparso più volte dopo morto compiendo molti mi
racoli, le sue spoglie furono trasportate nell’interno della
chiesa di Santa Maria. Dal 670 la sua festa è celebrata il 13 settembre San Leone IX fece la ricognizione delle reliquie il 3 dicembre 1049. Amato è
onorato soprattutto a Grenoble e a Saint Dié.
Il Santo del giorno: Sant’Amato di Remiremont Abate
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di
Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?».
Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti». Ma
egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E im
pose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che
il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi
sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva
questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimprove
rarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse:
«Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire
dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà sal
vare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del van
gelo, la salverà.
Vangelo: Mc 8,2735: Tu sei il Cristo… Il Figlio dell’uomo deve molto soffrire.
Contemplo: Tu non pensi secondo Dio (Mc 8,33)
A Pietro e ai discepoli Gesù dice: «Tu non pensi secondo Dio. Va' dietro a me, e non discutere con Dio che ti ama!». Scriveva Giovanni Crisostomo: «La barca di Gesù nessuno la può affondare. Cosa dobbiamo temere? La morte? Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno (Fil 1,21). L'esilio? Del Signore è la terra e quanto contiene (Sal 23,1). La povertà? Non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via (1Tm 6,7). Siamo separati in vari luoghi, ma riuniti nell'Amore».
Agisci
Posso davvero dire
che le mie opere mo-
strano la mia fede?
Vivo la carità col cuo-
re e materialmente?
Oggi mi impegno in
un gesto concreto di
aiuto verso chi ne ha
necessità.
Non di solo pane Numero 722 Tempo Ordinario pagina 4
P a g i n e b i b l i c h e
E per via interrogava i suoi
discepoli dicendo: «Chi dice
la gente che io sia?».
Gesù parla di se, del suo
mistero, delle “cose” che
riguardano Dio non da una
cattedra o da un pulpito
ma lungo la via, mentre
cammina, attraverso un di-
alogo che aiuta i discepoli,
partendo dall’esperienza
concreta, a giungere alla
verità. Così, cammin facen-
do, mettendo in comune i
pareri discordanti della
gente, Pietro arriva a rico-
noscere in Gesù il Cristo, il
Figlio del Dio Vivente. Gesù
è la “pazzia di Dio”, Colui
che verrà messo in croce,
l’innocente condannato al
patibolo. Scelta assurda,
così come è assurdo il cri-
stianesimo secondo una lo-
gica puramente umana. Ma
le logiche cadono di fronte
all’amore; l’innamoramento
è di per sé folle, concede
poco spazio alla razionalità.
Dio è perennemente inna-
morato dell’uomo e lo cer-
ca, lo raggiunge e si sacrifi-
ca per esso. L’uomo è un
“amante”, Dio un innamora-
to. “Perciò, ecco, la attire-
rò a me, la condurrò nel de-
serto e parlerò al suo cuore.
Le renderò le sue vigne e
trasformerò la valle di Acòr
in porta di speranza. Là can-
terà come nei giorni della
sua giovinezza, come quan-
do uscì dal paese d'Egitto. E
avverrà in quel giorno - ora-
colo del Signore mi chiame-
rai:Marito mio, e non mi
chiamerai più: Mio padro-
ne”. (Osea, 2,16-18). Dio è
perennemente giovane, ri-
dona all’uomo l’eterna gio-
vinezza, dona alla sua crea-
tura un cuore capace di a-
mare.: «Chi dice la gente
che io sia?». Tu sei il Cristo,
l’eterna giovinezza di Di-
o.Una giovinezza che per
rimanere tale accetta “la
follia della croce.
Il mistero di Dio Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 722 Tempo Ordinario pagina 5
P a g i n e b i b l i c h e
Contemplatio Il servo sofferente di jahvè
“Il Signore Dio mi ha aperto
l'orecchio e io non ho oppo-
sto resistenza, non mi sono
tirato indietro. 'Ho presen-
tato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi
strappavano la barba; non
ho sottratto la faccia agli
insulti e agli sputi”.
La prima Lettura che abbiamo ascoltato nella litur-
gia di questa domenica ci presenta una parte del
cosiddetto "Terzo carme del Servo di jahvè" (Is
50,4-11).
La misteriosa figura del `servo' è presentata come
quella di un discepolo fedele. Il Signore l'ha reso
capace di ascoltare la parola (v. 5), che quotidia-
namente gli rivolge affinché la trasmetta ai con-
temporanei, nei quali è venuta meno la forza e la
fiducia.
Il profeta si rende conto che, per quanto si trovi in
una situazione di persecuzione e di sofferenza, Dio
è con lui. Nessuno può togliergli dal cuore la cer-
tezza che il Signore lo sorreggerà nel momento del
bisogno. Queste parole sono state rilette sull'espe-
rienza di Gesù Cristo: è lui il servo sofferente che
confida nel Signore e che quindi non teme per la
sua persona. Queste parole valgono anche per noi.
Nella vita non c'è sofferenza, incomprensione o
persecuzione che debba farci dimenticare una cosa
fondamentale: Dio è con noi e non ci fascerà mai
soli; egli è al nostro fianco come fedele compagno:
ci sosterrà e ci darà la forza per sopportare ogni
croce; è lui che infonde nel nostro cuore coraggio
e fiducia persino per sfidare le avversità e riuscire
a vedere la luce, nonostante il buio.
La pietra vive. Anche i monti respirano; vive il mare sempre agitato dal tuo Spirito. Tutta la terra è viva. L 'intera creazione
geme di dolori di parto, come una madre, in attesa di essere liberata dalla vanità della morte. Natura è il tuo manto, Signore, ma la storia dell'uomo è lo spazio dove ti riveli per quello che sei, e sei conosciuto. Tuo vero santuario è la coscienza dell'uomo. È questo nostro cantare a dare gioia e senso agli elementi, a tutte le cose. Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.
Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».
Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore, Padre nostro, il cuore si interroga e geme. Dove ci conduci? Che senso ha questo nostro cammino, tra slanci, esitazioni e soste? Signore, non capiamo, ma crediamo con ogni nostra forza al tuo amore per noi, al valore di ogni passo compiuto alla tua sequela e al servizio dei fratelli, al richiamo íneludibile di quella libertà interiore alla quale ci chiami attraverso le luci e Ie ombre della nostra vita per camminare dietro di te.
Non di solo pane Numero 722 pagina 6
Lunedì 14
Settembre
IV Settimana del Salterio
XXIV Tempo Ordinario
Il Santo del giorno: Esaltazione della Santa Croce
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cie-
lo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come
Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il
Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, per-
ché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il
mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Brano Evangelico: Gv 3,1317 Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo.
La croce, già segno del più terribile fra i supplizi, è per il cristiano l'albero della vita, il talamo, il trono, l'altare della nuova alleanza. Dal Cristo, nuovo Adamo addormentato sulla croce, è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa. La croce è il segno della si
gnoria di Cristo su coloro che nel Battesimo sono configurati a lui nella morte e nella gloria. Nella tradizione dei Padri la croce è il segno del figlio dell'uomo che comparirà alla fine dei tempi. La festa dell'esaltazione del
la croce, che in Oriente è paragonata a quella della Pasqua, si collega con la dedicazione delle basiliche costantiniane costruite sul Golgota e sul sepolcro di Cristo.
Contemplo: Sia innalzato il Figlio dell'uomo (Gv 3,14)
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto». È l'amore del Padre per gli uomini che ha condotto Gesù sulla croce. Gesù dona Dio a coloro che sembrano abbandonati da Dio. Gesù dopo aver vinto il principe di questo mondo, apre di nuovo le porte del giardino paradiso e sulla croce diventa il re dell'universo. Proprio quando è immobilizzato sulla croce Gesù instaura il regno della gloria. «Vincitore, perché vittima» scriveva sant'Agostino.
Signore, dammi la convinzione che se non prego non amo veramente. Insegnami tu a pregare
perché io ami e dunque viva con gioia.
Agisci
Oggi provo ad aprir-
mi al mistero della
croce nella mia vita
e dedico un po' di
tempo ad adorare
Gesù crocifisso, in-
sieme a Maria.
Non di solo pane Numero 722 Tempo Ordinario pagina 7
Al centro la croce più grande, quella che santifica
tutte le altre croci, quella del Cristo. La vita
dell'uomo è segnata dall'ombra del patibolo, dall'or-
rendo strumento dove venivano appesi i reprobi, i
senza diritto, gli schiavi, coloro che osavano alzare
leggermente il capo contro il pugno ferreo del pote-
re romano. Gesù vince la morte, l'odio, l'inimicizia
proprio dalla croce che diventa così strumento di
salvezza per tutta l'umanità. Sottolinea Gabriele di
S. M. Maddalena: «Chi non si arrende a Cristo croci-
fisso e non crede in lui, non può ottenere la salvez-
za». Il primo gesto che La Chiesa traccia sul neona-
to e l'ultimo con cui conforta e benedice il moribon-
do è il santo segno della croce. Quando il sole sorge
e gli occhi si aprono a un nuovo giorno il cristiano
inizia la sua preghiera con il segno della Santa Cro-
ce; quando le ombre scendono tra gli alberi del bo-
sco o tra i palazzi della città, il cristiano conclude
la sua giornata sempre con il segno della Croce. Mia
mamma, me lo ricordo perfettamente, tracciava il
segno della croce sul letto prima di coricarsi per il
meritato riposo. Non si tratta di un gesto simbolico,
ma di una grande realtà. Chi nega la croce occulta
la verità, inganna l'uomo, narcotizza la realtà. Il
mistero della sofferenza ci accompagna ogni giorno,
è la dura crosta che dobbiamo masticare in questo
pellegrinaggio terreno. Negli spasimi del parto ve-
niamo alla luce, nel rantolo dell'agonia porgiamo
l'ultimo saluto al sole che declina nel tramonto del-
la vita. La sofferenza bussa spesso alla nostra porta:
quando ci ammaliamo, quando un amore viene tra-
dito, quando la morte ci strappa una persona cara.
Se Cristo non fosse salito sulla croce, santificando
l'umano soffrire, insegnandoci come si ama, sarem-
mo dei maledetti, dei disperati, dei miserabili senza
futuro e senza patria. Sulla nodosa croce dove pen-
de il Creatore di tutte le cose si accende una nuova
luce, una nuova certezza: la certezza della risurre-
zione e di una patria senza confini perché eterna.
Meditazione
Il segno della Santa Croce Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Tuttavia, senza Dio, la notte è
ancor più nera. Non c'è santità
senza Dio. Neppure giustizia. Se
non c'è Dio, nemmeno l'uomo è più un uomo.
Senza offendere gli atei. Anzi, nessuno è così
vicino a Dio come l'ateo. L'ateismo non è non
credere in Dio. Ateismo, forse, è nella dispe
razione nuda: la sola forma di ateismo da
prendere sul serio. «Non esiste alcuna luce
beata che illumini l'abisso scuro del dolore, se
non Dio stesso. E noi lo troviamo solo se di
ciamo con amore: "sì, sì" alla sua incompren
sibilità, senza di cui egli non sarebbe Dio» (K.
Rahner).
Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.
Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore.
Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Ti preghiamo oggi, Signore, per tutte le donne e gli uomini nel mondo che vivono gravati da croci difficili da portare. Dona a tutti la forza di tenere alto lo sguardo, di non soccombere sotto il peso, di assumere la croce, facendone la leva della propria libertà e dignità di figli e di fratelli. Donaci di portare nel corpo e nel cuore quel frammento della tua croce, che sa parlare ad ogni uomo del tuo amore divino che ti ha reso servo e crocifisso, per accogliere, amare, donare salvezza.
Non di solo pane Numero 722 pagina 8
Martedì 15
Settembre
IV Settimana del Salterio
XXIV Tempo Ordinario
L’amicizia è un dono inestimabile. Offrila a qualcuno
Beata Vergine Maria Addolorata
Nasce nel 1447 in una delle principali famiglie genovesi. A sedici anni viene data in moglie a Giuliano Adorno, appartenente ad una importante famiglia ghibellina. Vive una vita frivola e mondana ma dopo un incontro con la sorella suora, decide di cambiare vita e condivide le sue esperienze mistiche e caritative con un piccolo gruppo di figli spirituali. Muore il 15 settembre
1510. Dopo la conversione, la vita di Caterina ha il proprio centro nel rapporto con Cristo. Non si dedica però solo alla contemplazione, ma anche all'azione, rivolgendo il suo impegno concreto soprattutto agli ammalati. Opera nella Compagnia delle dame della Misericordia e inizia a visitare il lebbrosario di san Lazzaro, svolge le mansioni più umili; cura pure i bambini ab
bandonati e fronteggia varie epidemie di peste. Nel 1497 fonda la prima «Compagnia del divino amore», che sarà il modello per analoghe istituzioni di altre città italiane nel quadro di quella che è stata chiamata la Riforma cattolica. Il suo corpo è conservato nella chiesa genovese della Santissima Annunziata in Portoria.
Il Santo del giorno: Santa Caterina da Genova
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di
sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli ama
va, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo:
«Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Brano Evangelico: Gv 19, 2527 «Donna, ecco tuo figlio!».
Contemplo: A te una spada trafiggerà l'anima (Lc 2,35)
Scrive S. Basilio il Grande: «Simeone chiama "spada" la Parola di Dio che è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio, perché penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, mette alla prova e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore (cf Eb 4,12). Questo significa che, dopo lo scandalo derivato dalla Croce di Cristo, il Signore ha fatto seguire un pronto rimedio sia per Maria che per i discepoli, confermando il loro cuore nella fede in Lui».
Agisci
Oggi contemplo Maria
ai piedi della croce e
rimango un po' con lei
in preghiera per con-
solarla. Se posso, reci-
to il Rosario dell'Addo-
lorata o sette Ave Ma-
ria in onore dei sette
dolori della Vergine.
Non di solo pane Numero 722 Tempo Ordinario pagina 9
La Mamma di Gesù, che oggi ricordiamo col titolo di
Beata Vergine Maria Addolorata, ci ricorda che il cuore
umano, per essere vero e autentico, deve essere se-
gnato dalla sofferenza. La sofferenza non è un castigo
di Dio, come spesso si è creduto, ma fa parte
dell’esperienza umana, del limite che ci accompagna
fin dal concepimento. Questa breve meditazione di
don Giovanni Antognoli ci può aiutare a comprendere
meglio il senso e il significato del Cuore Addolorato di
Maria.
“Nel boschi delle mie montagne, ci sono dei sentieri
strani che i boscaioli chiamano sentieri della legna.
Non hanno niente a che vedere con le solite strade
costruite per gli uomini e per le bestie, ma essi risul-
tano dal continuo passaggio della legna ridotta a fasci
o a tronchi. Ecco perché li chiamano i sentieri della
legna. Son proprio i rami e i tronchi che li formano e li
mantengono meglio di quello che gli uomini mantenga-
no le strade fatte per loro. Su questi sentieri rintracci
brandelli di corteccia, qualche pezzo di ramo, che ac-
compagnano il difficile cammino della legna. Trovo
molto simile a questi sentieri quella strada che in o-
gnuno di noi il dolore costruisce e sulla quale passa la
nostra vita. Ogni via è personale, perché determinata
dalla quantità di sofferenza che è passata e dall'inci-
sione che ha prodotto. Una leggenda sarda parla di un
bambino che non vuol riconoscere la mamma che è
andata a farsi bella, bevendo l'acqua di una fontana
che ringiovanisce. Spaventata, questa mamma è co-
stretta a ridiventar brutta per essere riconosciuta da
suo figlio. I segni del dolore sono i veri segni di ricono-
scimento della persona umana e col tentativo di can-
cellarli facciamo torto alla sua dignità. I solchi lasciati
dai tronchi, che continuano a passare, sembrano le
rughe del viso, con la differenza che sui primi non si
semina, mentre sulle seconde si semina e si miete”.
Meditazione
Segnati dalla sofferenza Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Ma il mattino ridona la gioia
Basta che l'alba appena sorrida
e subito qual fumo è dissolta la notte,
e il giorno si alza sovrano sul mondo:
così, è così del tuo volto, Signore.
Nel gioco alterno di gioia e pianto
sono i nostri giorni, Signore,
secondo che il tuo volto appare e dispare..
In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Tendi a me il tuo orecchio.
Vieni presto a liberarmi.
Sii per me una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva.
Perché mia rupe e mia fortezza tu sei,
per il tuo nome guidami e conducimi.
Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, oggi contempliamo Maria ai piedi della tua croce, partecipe della tua passione, e ti chiediamo di insegnarci a restare saldi, anche nei momenti di dolore. Dove c'è una sofferenza restiamo come sentinelle nel buio, attendiamo con la preghiera, l'intercessione, i gesti d'amore perché le tenebre lascino il posto all'aurora della tua risurrezione. Per intercessione della tua santa Madre addolorata, donaci di perseverare e di vigilare.
Non di solo pane Numero 722 Tempo Ordinario pagina 10
«Supponiamo che entri in una vostra
adunanza qualcuno con un anello
d'oro al dito, vestito splendidamente,
ed entri anche un povero con un ve
stito logoro. 3Se voi guardate a colui
che è vestito splendidamente e gli
dite: «Tu siediti qui comodamente»,
e al povero dite: «Tu mettiti in piedi
lì», oppure: «Siediti qui ai piedi del
mio sgabello», 4non fate in voi stessi
preferenze e non siete giudici dai
giudizi perversi?
'Ascoltate, fratelli miei carissimi:
Dio non ha forse scelto i poveri nel
mondo per farli ricchi con la fede ed
eredi del regno che ha promesso a
quelli che lo amano? 'Voi invece
avete disprezzato il povero!» ( Gia
como 2,15)
In queste domeniche la seconda
lettura della liturgia della Paro-
la ci presenta alcuni brani della
lettera di Giacomo. Due Dome-
niche fa abbiamo ascoltato il
passo che vi proponiamo per la
nostra riflessione nella pagina
dedicata agli approfondi-
menti biblici. L’apostolo
Giacomo non usa mezze
misure nel sollecitare i cri-
stiani a non contraddire la
fede con un comportamen-
to incoerente e antievange-
lico.
Interpellando i suoi interlo-
cutori li esorta a non cade-
re nei favoritismi, a non
preferire i ricchi a scapito
dei poveri. Chi ha un oc-
chio di riguardo nei confronti
dei privilegiati, di chi è ricoper-
to di anelli o di onori non crede
in Gesù perché, come gli ebrei
nel deserto, preferisce gli idoli
fabbricati dalle mani degli uo-
mini e rinnega Dio che nasce
nella semplicità e nella povertà
di Betlemme.
Non è una scelta sociale o di
classe ma piuttosto la consape-
volezza che i bisognosi sono i
veri rappresentati di Dio su que-
sta terra.
Commentando questo brano Di-
vo Barsotti sottolinea:
«Se veramente il Regno è dei
poveri, noi dobbiamo avere per
costoro un atteggiamento di
maggior rispetto, stima e amo-
re. Se è degli umili il Regno dei
cieli, dobbiamo avere maggiore
stima di essi, piuttosto che dei
potenti. L'insegnamento del giu-
daismo, prima, e del cristianesi-
mo poi esige tutto un rovescia-
mento di giudizi e di atteggia-
menti. È veramente dei poveri
il Regno dei cieli: l'elezione di-
vina ha una giustificazione, per-
ché la ricchezza e il potere ra-
dicano l'uomo nel mondo di
quaggiù, lo fanno estraneo al
Regno di Dio ed è per conces-
sione benigna dei poveri che il
ricco potrà entrare in esso».
Spesso gli uomini sono forti con
i deboli e deboli con i forti.
Questo atteggiamento si na-
sconde spesso anche tra le pie-
ghe delle nostre comunità cri-
stiane. Tendiamo a dividere i
colti dagli ignoranti, i presunti
giusti da coloro che sbagliano e
vivono nella penombra del pec-
cato, i vicini dai lontani.
Gesù ha fatto delle scelte pre-
cise: è passato in mezzo agli
uomini, ha camminato sui sen-
tieri polverosi della Palestina
facendo del bene a tutti. Ma è
partito sempre e comunque dal-
le periferie, dalla povera gente;
la sua gloria ha illuminato il
volto dei pastori, toccato il
cuore dei pubblicani, ridato
dignità a chi l’aveva perduta.
Non sono i giusti che hanno bi-
sogno di un atteggiamento di
predilezione ma coloro che so-
no piagati nel corpo e nello
spirito. E’ lo stesso Gesù che ci
ricorda che è venuto “non per i
sani ma per gli ammalati”.
Una comunità che non mette ai
primi posti i bisognosi rinnega
Dio è la sua stessa missione di-
ventando “giudice dai giudizi
perversi”.
di don Luciano Vitton Mea
Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Un nuovo anno di Grazia
Il Dio dei poveri Di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 722 pagina 11
XXIV Tempo Ordinario
Mantieniti in buona salute: mangia bene, dormi bene,
vivi bene e tratta bene gli altri.
In quel tempo, il Signore disse: «A chi posso paragonare la gente di
questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in
piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e
non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. È
venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve
vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che
mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di
pubblicani e di peccatori!”. Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta
da tutti i suoi figli».
Brano Evangelico: Lc 7, 3135
Nata intorno alla metà del
IX secolo, diffuse il cristia
nesimo in Boemia. A 14
anni sposò Borivoj, duca di
Boemia. Fu zelante nella
diffusione del cristianesi
mo, in una Boemia ancora
pagana. Dopo la morte del
marito, distribuì ai poveri
la maggior parte dei suoi
beni. I nobili boemi affida
rono a Ludmilla l'educa
zione del nipote Vencesla
o, mentre alla madre del
ragazzo, Drahomíra,
venne affidato il gover
no del ducato. Ma in
preda alla gelosia la
donna accusò Ludmilla
di mirare al governo del
ducato influenzando
Venceslao, verso il qua
le cercava, invece, di
infondergli l'amore ver
so Dio. Abbandonata la
corte di Praga, si rifugiò
nel castello Tetín, ma
anche qui fu perseguita
ta: nella notte del 15 set
tembre 920, un gruppo di
assassini guidati dai corti
giani di Drahomíra la
strangolarono. Ludmilla
aveva 61 anni. Quando il
nipote Venceslao divenne
duca, fece traslare il corpo
della nonna da Tetín a
Praga, dove il 10 ottobre
926 le spoglie ricevettero
definitiva sepoltura nella
basilica di San Giorgio.
Contemplo: È venuto il Figlio dell'uomo (Lc 7,34)
Giovanni il Battista propone il pianto della conversione a Dio, e Gesù, che mangia e beve come noi, è venuto a salvare la nostra umanità e porta a termine la conversione con la festa delle nozze nel regno di Dio. Quando Gesù ha detto: «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati» ricordava i Salmi: «Hai mutato il mio lamento in danza Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 29,12; Sal 15,11).
Il Santo del giorno: Santa Ludmilla
Mercoledì 16
Settembre
IV Settimana del Salterio
Agisci
Oggi chiedo a Maria
che mi guidi, affin-
ché io sappia com-
portarmi nella fami-
glia di Dio come il
Signore desidera.
Non di solo pane Numero 722 Tempo Ordinario pagina 12
Il ritratto che ne esce di Gesù da questo brano è
quello di chi è molto infastidito e sfiduciato da
tutti i brontolii e i giudizi che vengono dall'uomo.
Sembra infatti dire: "Non vi va mai bene niente!
Qualunque cosa io faccia per voi non siete con-
tenti". Ed in effetti tante volte ci comportiamo
proprio così: come dei bambini capricciosi, sem-
pre insoddisfatti e neghittosi. Il vangelo però non
si chiude senza speranza, c'è un "Ma" che se-
gna la differenza: "Ma la Sapienza è tata ricono-
sciuta da tutti i suoi figli". Perché in quanto Figlio
di Dio Gesù è fedele al suo amore, a qualunque
prezzo. Ed è questa fedeltà che ci apre gli occhi
e rende sapiente il nostro cuore, capace, cioè, di
riconoscerlo anche nei segni della sconfitta, del-
la sofferenza e della morte. Mentre scrivo, sono
passati pochi giorni dalla morte del Cardinal Car-
lo Maria Martini, perciò ricorro alla sua sapiente
preghiera, perché anche se forse era parco di
sorrisi amava intensamente la sacra Scrittura e
la comunicava amandola: "O Gesù, tu che sei
risorto, dona a ciascuno di noi di comprendere
che tu sei l'oggetto ultimo, vero, dei nostri desi-
deri e della nostra ricerca. Facci capire che cosa
c'è al fondo dei nostri problemi, che cosa c'è
dentro le realtà che ci danno sofferenza. Aiutaci
a vedere che noi cerchiamo te, pienezza della
vita; cerchiamo te, pace vera; cerchiamo una
persona che sei tu Figlio del Padre, per essere
noi stessi figli fiduciosi e sereni. Mostrati a noi
anche oggi in questa eucaristia, o Gesù risorto,
perché possiamo ascoltare la tua voce che ci
chiama per nome, perché ci lasciamo attirare da
te, entrando cosi nella vita trinitaria dove sei col
Padre l'unico Figlio, nella pienezza dello Spirito".
Sì, abbiamo bisogno di risorgere nella fede e di
purificarla nell'amore.
Meditiamo la Parola
Come bambini capricciosi Meditazione di Fiorella Elmetti
Grandi solo le opere del Signore
Divenisse il cuore una conchiglia che ri
suoni delle voci di tutte le creature della
terra,' o una cetra ove Cristo stesso, il
Risorto, componga i canti più dolci e le
infinite fughe dell'Alleluia che gli spiriti
beati cantano a ogni Pasqua davanti al
suo trono!
Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
tra gli uomini retti riuniti in assemblea.
Grandi sono le opere del Signore:
le ricerchino coloro che le amano.
Il suo agire è splendido e maestoso,
la sua giustizia rimane per sempre.
Ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie:
misericordioso e pietoso è il Signore.
Egli dà il cibo a chi lo teme,
si ricorda sempre della sua alleanza.
Mostrò al suo popolo la potenza
delle sue opere,
gli diede l’eredità delle genti.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, che hai assunto la no
stra carne mortale per riconciliare
ciascuno di noi con la propria debo
lezza e la propria vulnerabilità, dona
ci di non vergognarci inni di quello
che siamo e di riconoscere la dignità
ad ogni uomo e ad ogni donna, so
prattutto quando soffrono e sono umi
liati.
Non di solo pane Numero 722 pagina 13
Giovedì 17
Settembre
IV Settimana del Salterio
XXIV Tempo Ordinario
Approfitta di una nuova giornata:
impara qualcosa di nuovo.
Originario di Tolosa
(Francia), il Beato An
tonio Moreli era profes
sore e decano dell'Uni
versità tolosana esperto
nelle lingue: latina, gre
ca, ebraica e nelle altre
lingue orientali.XXII°
Maest ro Generale
dell'Ordine Mercedario,
rimase in carica per 12
anni, fu eletto il 25
febbraio 1480, du
rante il suo generala
to l'Ordine conseguì
un grande impulso
in Francia. Nel
1482, i due redento
ri, Santi Giovanni
Zorrosa e Giovanni
Huete inviati da lui a
Granada in Spagna,
furono catturati e mar
tirizzati dai mori. Im
pareggiabile e famoso
per i meriti, morì san
tamente il 15 giugno
1492, il suo corpo fu
sepolto nel suo con
vento di Santa Maria in
Tolosa. L'Ordine lo
festeggia il 17 settem
bre.
Il Santo del giorno: Beato Antonio Moreli
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?».
Brano Evangelico: Lc 7, 3650 «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
Contemplo: I tuoi peccati sono perdonati (Lc 7,48)
«Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t'invoca» (Sal 85,5). Chi non ti servirà con tutto il cuore, dopo aver iniziato a gustare la dolcezza della tua paternità? Che cosa comandi, Signore, ai tuoi servi? «Prendete il mio giogo sopra di voi» (Mt 11,29). E qual è il tuo giogo? «Il mio giogo è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11,30). Chi non porterà volentieri un giogo che non stringe, ma accarezza, un peso che non opprime, ma solleva?
Agisci
Gesù mi conosce per
nome e ha qualcosa da
dirmi e da insegnarmi,
forse proprio riguardo
a cio in cui mi sento
"più giusto". Oggi mi
metto in discussione e
chiedo allo Spirito di
fare verità in me.
Non di solo pane Numero 722 Tempo Ordinario pagina 14
Gesù ci insegna che la fede e l'amore sono più
importanti che il continuo sforzarsi di essere
perfetti. Purtroppo, molte persone oggi somi-
gliano più al fariseo che alla donna peccatrice.
Si impegnano nel vivere una buona vita, evitano
di far del male agli altri, fanno elemosine, ecc.
Tutto questo va molto bene, ma il problema è
che la loro fede e il loro amore sono tiepidi.
È per questo che non riescono a riconoscere il
peccato nelle loro vite, così come non si accor-
gono di aver bisogno di Dio e del suo perdono. Di
conseguenza, non frequentano la Messa domeni-
cale, e ogni pretesto è buono per giustificare
questa mancanza ("Non mi piace andare a Messa
solo per farmi vedere dagli altri", "il prete è no-
ioso", ecc.), né si accostano più alla confessione.
Queste povere anime sono vittime del proprio
inganno, proprio come il fariseo, e perciò, poco
alla volta, si allontanano da Dio. Benedetti sono
gli umili, come la donna peccatrice, che è capa-
ce di riconoscere il proprio peccato, la verità
della propria vita e, quindi, di rivolgersi since
ramente a Dio, con gli occhi pieni di lacrime e il
cuore colmo di fede e d'amore. Saranno consola-
ti e sentiranno Dio dire loro: "La tua fede ti ha
salvato; va' in pace".
Meditiamo la Parola
Oltre la perfezione Meditazione di Fiorella Elmetti
Per quanto terribile sia il tuo nome, Dio
di giustizia, ora che per tuo Figlio hai
inaugurato la nuova ed eterna alleanza,
continua a compiere le tue meraviglie an
che nella nostra storia.
Le opere delle sue mani sono verità e diritto,
stabili sono tutti i suoi comandi,
immutabili nei secoli, per sempre,
da eseguire con verità e rettitudine.
Mandò a liberare il suo popolo,
stabilì la sua alleanza per sempre.
Santo e terribile è il suo nome.
Principio della sapienza è
il timore del Signore:
rende saggio chi ne esegue i precetti.
La lode del Signore rimane per sempre.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, ti ringraziamo per la parola di oggi che, ancora una volta, ci colpisce e ci commuove. Vigiliamo sulla rigidità e sull'aridità che spesso governano la nostra fede ordinata e sicura sui giudizi che continuamente avvelenano il nostro cuore e oscurano il nostro sguardo di persone «giuste». Rendici capaci di slancio, esagerati per amore, capaci di gesti mossi dal profondo e dal desiderio folle di incontrarti.
Non di solo pane Numero 722 Tempo Ordinario pagina 15
Venerdì 18
Settembre
IV Settimana del Salterio
XXIV Tempo Ordinario
La gentilezza e la cortesia possono rendere eccezio
nale anche una persona comune; l’indifferenza e il
disinteresse possono rendere comune una persona
eccezionale.
Giuseppe Maria Desa nacque il 17 giugno 1603 a Copertino (Lecce) in una stalla del paese. Il padre fabbricava carri. Rifiutato da alcuni Ordini per «la sua poca letteratura» (aveva dovuto abbandonare la scuola per povertà e malattia), venne accettato dai Cappuccini e d i m e s s o p e r «inettitudine» dopo un anno. Accolto come Terziario e inserviente nel
conventino della Grotella, riuscì ad essere ordinato sacerdote. Aveva manifestazioni mistiche che continuarono per tutta la vita e che, unite alle preghiere e alla penitenza, diffusero la sua fama di santità. Giuseppe levitava da terra per le continue estasi. Così, per decisione del Sant'Uffizio venne trasferito di convento in convento fino a quello di San Francesco in Osimo. Giu
seppe da Copertino ebbe il dono della scienza infusa, per cui gli chiedevano pareri perfino i teologi e seppe accettare la sofferenza con estrema semplicità. Morì il 18 settembre 1663 a 60 anni; fu beatificato il 24 febbraio 1753 da papa Benedetto XIV e proclamato santo il 16 luglio 1767 da papa Clemente XIII.
Il Santo del giorno: San Giuseppe da Copertino Sacerdote
In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e an
nunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e
alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità:
Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Gio
vanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre,
che li servivano con i loro beni.
Brano Evangelico: Lc 8, 13 Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando ...
Contemplo: Ai piccoli è rivelato il Regno (Canto al Vangelo)
La «buona notizia» del Regno è il Vangelo. Noi lo consideriamo un testo in cui è scritta la vita di Gesù Cristo, invece è molto di più: è il dono dello Spirito offerto da Gesù e dalla sua Chiesa, è la parola di Gesù che rivela Dio, un Padre dal cuore di Madre, che perdona e accoglie tutti gli uomini, ai quali «ha dato potere di diventare figli di Dio». Il Vangelo è la parola di Gesù che vive e ci dona la nuova conoscenza di Dio. Il Vangelo «è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm 1,16).
Agisci
Oggi accolgo l'invito
alla sobrietà e alla
semplicità e cerco di
metterlo in pratica,
per sperimentare la
vera libertà e sere-
nità che ne deriva-
no.
Non di solo pane Numero 722 pagina 16
Tra coloro che seguono Gesù, ascoltano la sua parola e
fanno parte della sua piccola famiglia itinerante ci so-
no anche delle donne. Fatto inaudito e sconvolgente in
una società dove la donna era relegata ai margini, non
aveva diritti, non era considerata.
«Benedetto sei tu, nostro Dio, perché non mi hai fatto,
né pagano, né donna, né ignorante». Questa formula di
ringraziamento esprime in maniera lapidaria la conside-
razione in cui era tenuta la donna ebrea. Un rabbino
non avrebbe mai osato parlare in pubblico con una don-
na, fosse pure sua parente o la sua stessa moglie. Un
vecchio detto rabbinico suona pressappoco così: «Non si
deve stare solo in un alloggio, neppure con la propria
sorella o con la propria figlia, a causa dei pensieri degli
uomini. Non si deve chiacchierare con una donna sulla
strada, nemmeno con la propria moglie e men che
meno con una donna altrui a causa dei pettegolezzi
degli uomini». Infine rabbì Eleazoro diceva: «Sarebbe
meglio che la Legge andasse in fiamme, piuttosto che
essere data in mano ad una donna». Gesù rompe ogni
forma di indugio e supera questa mentalità: la buona
novella non conosce confini né di tempo, né di culture,
né di sesso, né di condizione sociale perché è parola
eterna che, quando viene accolta, dona a tutti un
cuore nuovo. Gesù non solo entra nella casa di Marta e
Maria e coltiva con loro un rapporto di amicizia, non
solo acconsente di lasciarsi asciugare i capelli da una
peccatrice, ma permette ad un piccolo gruppo di donne
di seguirlo, di servirlo e di ascoltarlo. E che donne!
Giovanna era sposata, da Maria Maddalena aveva
scacciato sette demòni, altre saranno state delle
povere peccatrici baciate dalla Sua misericordia.
Questo piccolo passo evangelico è un monito fortissimo
per ciascuno di noi che tendiamo ad emarginare tante
persone dalla nostra vita e allo stesso tempo ci offre
uno squarcio di luce tra le nubi della nostra grettezza:
se Gesù è stato così buono con gli esclusi del suo
tempo, lo sarà anche con noi che tante volte, per la
nostra cattiveria e i nostri peccati, ci autoescludiamo
dalla sua dolce amicizia.
Meditiamo la Parola
Oltre ogni confine Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Beati i poveri in Spirito
E così c'è morte e morte: una
multiforme, svariatissima morte.
Pensate alla morte dell'Epulone: morto anche
lui! E alla morte di Lazzaro, per cui la morte
era una speranza. C'è dunque una saggezza
anche della morte. E poi pensate alla grazia di
morire; o al contrario: pensate se non ci fosse
la morte!..
Perché dovrò temere nei giorni del male,
quando mi circonda la malizia
di quelli che mi fanno inciampare?
Essi confidano nella loro forza,
si vantano della loro grande ricchezza.
Certo, l’uomo non può riscattare se stesso
né pagare a Dio il proprio prezzo.
Troppo caro sarebbe il riscatto di una vita:
non sarà mai sufficiente
per vivere senza fine
e non vedere la fossa.
Non temere se un uomo arricchisce,
se aumenta la gloria della sua casa.
Quando muore, infatti,
con sé non porta nulla
né scende con lui la sua gloria.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, ti ringraziamo per tutte le donne che nella Chiesa e della Chiesa vivono e hanno vissuto: per le donne che ti hanno seguito insieme agli apostoli, che ti hanno servito condividendo la tua stessa vita, che sono rimaste sotto la croce e con i gesti di cura, di accudimento, di tenera custodia, che sono loro propri, hanno accompagnato la tua sepoltura.
Non di solo pane Numero 722 Tempo Ordinario pagina 17
«Cingiti i fianchi come un prode,
io t'interrogherò e tu mi istruirai.
Dov'eri tu quand'io ponevo le fon-
damenta della terra? Dillo, se hai
tanta intelligenza! Chi ha fissato
le sue dimensioni, se lo sai,
o chi ha teso su di essa la misura?
Dove sono fissate le sue basi o chi
ha posto la sua pietra angolare,
mentre gioivano in coro le stelle
del mattino e plaudivano tutti i
figli di Dio?».
E’ inutile negarlo: la difesa di
Dio di fronte alle accuse di
Giobbe ci sorprende, ci spiaz-
za. La sua arringa difensiva ci
stupisce e disorienta. L’uomo
ricoperto da pustole ripugnanti
chiede una risposta ai suoi per-
ché, il motivo della sua soffe-
renza innocente e Dio invece di
rispondere, di spiegare e moti-
vare, di dare un senso
all’umano soffrire pone a sua
volta delle domande: «Cingiti
i fianchi come un prode, io
t'interrogherò e tu mi istruirai.
Dov'eri tu quand'io ponevo le
fondamenta della terra? ».
Il capolavoro di Giobbe non
solo ci pone dei quesiti tanto
importanti per la vita di coloro
che giacciono negli immondez-
zai dell’umano soffrire ma ci
regale anche una chiave per
ascoltare e interpretare la Pa-
rola di Dio.
Quando noi ci poniamo davanti
a Dio e alla sua Parola cer-
chiamo risposte, spiegazioni,
talune volte addirittura con-
ferma che avvallano i nostri
modi di pensare e di agire.
Seppur in maniera assai diver-
sa usiamo la Bibbia come i te-
stimoni di Geova: passi e ver-
setti che confermano le nostre
teorie, l’impianto teorico che
ci siamo fatti. Così la religio-
ne, la teologia diventano ideo-
logia, rigidi schemi interpreta-
tivi che ingabbiano la Voce di
Dio ad uso e consumo di un
modello, su uno schema presta-
bilito che cerca di dare rispo-
ste semplici a problemi assai
più complessi.
«Cingiti i fianchi come un pro-
de, io t'interrogherò e tu mi
istruirai. Dov'eri tu quand'io
ponevo le fondamenta della
terra? Dillo, se hai tanta intel-
ligenza! Chi ha fissato le sue
dimensioni, se lo sai,
o chi ha teso su di essa la misu-
ra? ».
Dio non risponde ma pone delle
domande, non spiega ma inter-
pella. La difesa di Dio nel tribu-
nale istituito sommariamente
da Giobbe è un radicale cam-
biamento di come l’uomo si de-
ve porre davanti a Lui e alla sua
Parola.
Nella Sacre scritture non trovia-
mo risposte precostituite, ricet-
te esaustive alla nostra fame di
conoscere e di sapere. La Bib-
bia ci chiede di cingerci i fian-
chi, di uscire dal guscio
dell’autocommiserazione e di
metterci in cammino. Un viag-
gio, meglio una ricerca, in com-
pagnia di Colui che ha posto le
fondamenta dell’infinitamente
grande e dell’infinitamente pic-
colo, delle galassie e degli ato-
mi.
La Parola di Dio non spiega ma
chiede, è faticosa ricerca di
una storia d’amore tra la crea-
tura e il suo Creatore.
Pagine bibliche: il Libro di Giobbe/9 Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Le domande di Dio
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 722 pagina 18
Sabato 19
Settembre
IV Settimana del Salterio
XXIV Tempo Ordinario
Spargiamo a larghe mani la vita, la gioia, il perdono, la
bellezza, il canto: entreremo nel Regno. Non le dure mo
rali, ma l'incoraggiamento a ogni espressione di bene, di
servizio, di donazione di sé, è la porta del Regno.
Proveniente dalla nobile famiglia de Cervellón, Santa Maria, nacque a Barcellona (Spagna), l'1 dicembre 1230. Attratta dalla carità che infondevano i frati mercedari redentori degli schiavi diventò la consolatrice dei poveri, degli infermi e degli schiavi nell'Ospedale di Sant'Eulalia. Il 25 marzo 1265 emise la professione religiosa come consorella dell'Ordine Mercedario,
ricevendo l'abito dalle mani di San Bernardo da Corbara; la seguirono poi le: Beata Eulalia Pinos, Beata Elisabetta Berti, Beata Maria de Requesens ed in seguito si aggregò Santa Colagia. Santa Maria de Cervellón fu così la fondatrice delle monache mercedarie ed é anche chiamata S. Maria del Soccorso perché sia in vita che dopo la morte
fu vista più di una volta, accorrere sulle ali del vento in aiuto delle navi della redenzione flagellate dalle onde del mare in tempesta. Dopo una vita piena di umiltà, veglie, digiuni e con l'aver operato strepitosi miracoli, emigrò verso il Signore il 19 settembre 1290, il suo corpo incorrotto si conserva nella Basilica della Mercede in Barcellona.
Il Santo del giorno: Santa Maria de Cervellon
Brano Evangelico: Lc 8, 415 «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Contemplo: Il seme è la parola di Dio (Lc 8,11)
Gesù dà il senso della parabola del «seminatore», perché i suoi discepoli glielo chiedono. Essi capiscono le parole del Maestro, derivate dall'osservazione della natura circostante. Però vogliono capire il significato profondo e spirituale, quello che non si limita a comprendere la natura creata, ma vuole la comprensione dei rapporti con gli uomini e dei rapporti con Dio. Gesù ha voluto assimilarsi al «chicco di grano», e proprio per questo la Parola di Dio si è incarnata nel grembo di Maria.
In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano. Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.
Agisci
Il Signore dà vita a
tutte le cose. Oggi
medito con gioia sul
dono della vita di ogni
creatura e mi impe-
gno, nelle piccole
scelte quotidiane,
contro la cultura della
morte.
Non di solo pane Numero 722 Tempo Ordinario pagina 19
Dalla Parola nasce la fede, la Bibbia è Dio-in-
azione, lo sappiamo bene. Quanti, fra noi, hanno
ascoltato con cuore nuovo il Vangelo, scoprendo
in esso un significato inatteso e una forza che li
ha spinti alla conversione? E la Parola è la prota-
gonista della parabola di oggi, la Parola che Dio
getta a piene mani nei nostri cuori. Ma Gesù ci
avverte: non basta che il seme cada, bisogna lot-
tare e faticare affinché cresca e produca frutto
nelle nostre vite. Lottare perché l'avversario cer-
ca di togliere la Parola dalla nostra vita, sa bene
quanto è pericolosa, dal suo punto di vista! Lot-
tare significa conservarla nel cuore, leggerla con
assiduità, prenderla come punto di riferimento.
Quante parole ascoltiamo ogni giorno! La Parola
deve svettare sulle altre: perché non scrivere
una frase del vangelo domenicale da tenere a
portata di sguardo? E la Parola porta frutto solo
se il terreno del nostro cuore ne favorisce la cre-
scita: con la costanza e la perseveranza. Se sia-
mo in crisi o in difficoltà facciamo in modo che
la Parola sia presente nella nostra tenebra, la-
sciamola illuminare le nostre fatiche. E perseve-
riamo leggendola e meditandola, come abbiamo
imparato a fare con questo piccolo sussidio...
P. Curtaz
Meditiamo la Parola
Dio in azione Meditazione a cura della redazione
Sono un dono le villotte anonime, i canti del popolo. Fortunato il popolo che ancora
canta! O meglio: beata la gente che sa inventare la sua preghiera; e si presenta a Dio con i suoi canti spontanei, in cui vibra ogni suo sentimento in melodie fascinose di amore e di delusione, di gioia e di dolore.
Acclamate il Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza Riconoscete che solo il Signore è Dio: egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo. Varcate le sue porte con inni di grazie, i suoi atri con canti di lode, lodatelo, benedite il suo nome. Perché buono è il Signore, il suo amore è per sempre, la sua fedeltà di generazione
in generazione.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, siamo terreno, terra buona talvolta, più spesso senza profondità, gravato dalle spine, reso arido da sassi e asperità. Ogni tipo di terreno è presente nel nostro cuore, mutevole, ingannevole.., e a poco serve cercare di catalogarci nell'una o nell'altra specie. Confidiamo in te, Giardiniere buono, che sai trattare ogni terreno, che sai ararci, concimarci e gettare il seme «prendendoci per il nostro verso»!
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 722
Domenica 13 Settembre 2015
Chiuso il 06/09/ 2015
Numero copie 1400
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita il
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
www.nondisolopane.it