Non di Solo Pane n°722 - 13 Settembre 2015

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PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 722 Domenica 13 Settembre 2015 XXIV del Tempo Ordinario Itinerario quotidiano di preghiera

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www.nondisolopane.it settimanale di riflessione per tutta la famiglia

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PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 722

Domenica 13 Settembre 2015

XXIV del Tempo Ordinario

Itinerario quotidiano di preghiera

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Non di solo pane ­ Numero 721 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 2

Settembre 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, pre-

go specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché crescano le opportunità di formazione e di

lavoro per tutti i giovani.

Intenzione missionaria

Perché i catechisti siano nella propria vita testimoni

coerenti della fede che annunciano.

Intenzione dei vescovi

Perché i movimenti e le associazioni si integrino

volentieri nelle pastorale organica della parrocchia.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché i credenti crescano nella fede, nella speran-

za e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel

mondo

Intenzioni mese di Settembre

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Non di solo pane ­ Numero 722 ­ pagina 3

Domenica 13

Settembre

IV Settimana del Salterio

XXIV Domenica del Tempo Ordinario

Donami, Signore, la pazienza che non disarma

di fronte al male che scopro in me e intorno a me, ma senza pretendere il tutto subito.

Nasce a Grenoble tra il 565 e il 570 da E­liodoro, nobile roma­no. Entrò nel mona­stero di Agauno, nel Vallese, nel 581 e fu ordinato sacerdote e

vi rimase per 30 anni per poi ritirarsi da eremita. Fondò il mo­

nastero doppio di Ha­bend nei Vosgi assie­me a sant’Eustasio. Amato morì un 13 settembre. Apparso più volte dopo morto compiendo molti mi­

racoli, le sue spoglie furono trasportate nell’interno della

chiesa di Santa Maria. Dal 670 la sua festa è celebrata il 13 settem­bre San Leone IX fe­ce la ricognizione del­le reliquie il 3 dicem­bre 1049. Amato è

onorato soprattutto a Grenoble e a Saint Dié.

Il Santo del giorno: Sant’Amato di Remiremont Abate

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di

Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?».

Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti». Ma

egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E im­

pose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che

il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi

sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva

questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimprove­

rarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse:

«Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire

dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà sal­

vare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del van­

gelo, la salverà.

Vangelo: Mc 8,27­35: Tu sei il Cristo… Il Figlio dell’uomo deve molto soffrire.

Contemplo: Tu non pensi secondo Dio (Mc 8,33)

A Pietro e ai discepoli Gesù dice: «Tu non pensi secondo Dio. Va' dietro a me, e non discutere con Dio che ti ama!». Scriveva Giovanni Crisostomo: «La barca di Gesù nessuno la può affondare. Cosa dobbiamo temere? La morte? Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno (Fil 1,21). L'esilio? Del Signore è la terra e quanto contiene (Sal 23,1). La povertà? Non abbia­mo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via (1Tm 6,7). Siamo separati in vari luoghi, ma riuniti nell'Amore».

Agisci

Posso davvero dire

che le mie opere mo-

strano la mia fede?

Vivo la carità col cuo-

re e materialmente?

Oggi mi impegno in

un gesto concreto di

aiuto verso chi ne ha

necessità.

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Non di solo pane ­ Numero 722 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 4

P a g i n e b i b l i c h e

E per via interrogava i suoi

discepoli dicendo: «Chi dice

la gente che io sia?».

Gesù parla di se, del suo

mistero, delle “cose” che

riguardano Dio non da una

cattedra o da un pulpito

ma lungo la via, mentre

cammina, attraverso un di-

alogo che aiuta i discepoli,

partendo dall’esperienza

concreta, a giungere alla

verità. Così, cammin facen-

do, mettendo in comune i

pareri discordanti della

gente, Pietro arriva a rico-

noscere in Gesù il Cristo, il

Figlio del Dio Vivente. Gesù

è la “pazzia di Dio”, Colui

che verrà messo in croce,

l’innocente condannato al

patibolo. Scelta assurda,

così come è assurdo il cri-

stianesimo secondo una lo-

gica puramente umana. Ma

le logiche cadono di fronte

all’amore; l’innamoramento

è di per sé folle, concede

poco spazio alla razionalità.

Dio è perennemente inna-

morato dell’uomo e lo cer-

ca, lo raggiunge e si sacrifi-

ca per esso. L’uomo è un

“amante”, Dio un innamora-

to. “Perciò, ecco, la attire-

rò a me, la condurrò nel de-

serto e parlerò al suo cuore.

Le renderò le sue vigne e

trasformerò la valle di Acòr

in porta di speranza. Là can-

terà come nei giorni della

sua giovinezza, come quan-

do uscì dal paese d'Egitto. E

avverrà in quel giorno - ora-

colo del Signore mi chiame-

rai:Marito mio, e non mi

chiamerai più: Mio padro-

ne”. (Osea, 2,16-18). Dio è

perennemente giovane, ri-

dona all’uomo l’eterna gio-

vinezza, dona alla sua crea-

tura un cuore capace di a-

mare.: «Chi dice la gente

che io sia?». Tu sei il Cristo,

l’eterna giovinezza di Di-

o.Una giovinezza che per

rimanere tale accetta “la

follia della croce.

Il mistero di Dio Meditazione di don Luciano Vitton Mea

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P a g i n e b i b l i c h e

Contemplatio Il servo sofferente di jahvè

“Il Signore Dio mi ha aperto

l'orecchio e io non ho oppo-

sto resistenza, non mi sono

tirato indietro. 'Ho presen-

tato il dorso ai flagellatori,

la guancia a coloro che mi

strappavano la bar­ba; non

ho sottratto la faccia agli

insulti e agli sputi”.

La prima Lettura che abbiamo ascoltato nella litur-

gia di questa domenica ci presenta una parte del

cosiddetto "Terzo carme del Servo di jahvè" (Is

50,4-11).

La misteriosa figura del `servo' è presentata come

quella di un discepolo fedele. Il Signore l'ha reso

capace di ascoltare la parola (v. 5), che quotidia-

namente gli rivolge affinché la trasmetta ai con-

temporanei, nei quali è venuta meno la forza e la

fiducia.

Il profeta si rende conto che, per quanto si trovi in

una situazione di persecuzione e di sofferenza, Dio

è con lui. Nessuno può togliergli dal cuore la cer-

tezza che il Signore lo sorreggerà nel momento del

bisogno. Queste parole sono state rilette sull'espe-

rienza di Gesù Cristo: è lui il servo sofferente che

confida nel Signore e che quindi non teme per la

sua persona. Queste parole valgono anche per noi.

Nella vita non c'è sofferenza, incom­prensione o

persecuzione che debba farci dimenticare una cosa

fondamentale: Dio è con noi e non ci fascerà mai

soli; egli è al nostro fianco come fedele compagno:

ci sosterrà e ci darà la forza per soppor­tare ogni

croce; è lui che infonde nel nostro cuore coraggio

e fiducia persino per sfidare le avversità e riuscire

a vedere la luce, nonostante il buio.

La pietra vive. Anche i monti respirano; vive il mare sempre agitato dal tuo Spirito. Tutta la terra è viva. L 'intera creazione

geme di dolori di parto, come una madre, in attesa di essere liberata dalla vanità della morte. Natura è il tuo manto, Signore, ma la storia dell'uomo è lo spazio dove ti riveli per quello che sei, e sei conosciuto. Tuo vero san­tuario è la coscienza dell'uomo. È questo no­stro cantare a dare gioia e senso agli elemen­ti, a tutte le cose. Amo il Signore, perché ascolta

il grido della mia preghiera.

Verso di me ha teso l’orecchio

nel giorno in cui lo invocavo.

Mi stringevano funi di morte,

ero preso nei lacci degli inferi,

ero preso da tristezza e angoscia.

Allora ho invocato il nome del Signore:

«Ti prego, liberami, Signore».

Pietoso e giusto è il Signore,

il nostro Dio è misericordioso.

Il Signore protegge i piccoli:

ero misero ed egli mi ha salvato.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore, Padre nostro, il cuore si in­terroga e geme. Dove ci conduci? Che senso ha questo nostro cammino, tra slanci, esitazioni e soste? Signore, non capiamo, ma crediamo con ogni nostra forza al tuo amore per noi, al valore di ogni passo compiuto alla tua sequela e al servizio dei fratelli, al richiamo íneludibile di quella libertà interiore alla quale ci chiami attra­verso le luci e Ie ombre della nostra vita per camminare dietro di te.

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Non di solo pane ­ Numero 722 ­ pagina 6

Lunedì 14

Settembre

IV Settimana del Salterio

XXIV Tempo Ordinario

Il Santo del giorno: Esaltazione della Santa Croce

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cie-

lo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come

Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il

Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, per-

ché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.

Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il

mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Brano Evangelico: Gv 3,13­17 Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo.

La croce, già segno del più terribile fra i suppli­zi, è per il cristiano l'al­bero della vita, il tala­mo, il trono, l'altare della nuova alleanza. Dal Cristo, nuovo Ada­mo addormentato sulla croce, è scaturito il mi­rabile sacramento di tutta la Chiesa. La cro­ce è il segno della si­

gnoria di Cristo su coloro che nel Bat­tesimo sono confi­gurati a lui nella morte e nella gloria. Nella tradizione dei Padri la croce è il segno del figlio dell'uomo che com­parirà alla fine dei tempi. La festa dell'esaltazione del­

la croce, che in O­riente è paragonata a quella della Pasqua, si collega con la de­dicazione delle basi­liche costantiniane costruite sul Golgota e sul sepolcro di Cri­sto.

Contemplo: Sia innalzato il Figlio dell'uomo (Gv 3,14)

«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto». È l'amore del Padre per gli uomini che ha condotto Gesù sulla croce. Gesù dona Dio a coloro che sembrano abbandona­ti da Dio. Gesù dopo aver vinto il principe di questo mondo, apre di nuovo le porte del giardino paradiso e sulla croce diventa il re dell'universo. Proprio quando è immobilizzato sulla croce Gesù instaura il regno della gloria. «Vincitore, perché vittima» scriveva sant'Agostino.

Signore, dammi la convinzione che se non prego non amo veramente. Insegnami tu a pregare

perché io ami e dunque viva con gioia.

Agisci

Oggi provo ad aprir-

mi al mistero della

croce nella mia vita

e dedico un po' di

tempo ad adorare

Gesù crocifisso, in-

sieme a Maria.

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Non di solo pane ­ Numero 722 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 7

Al centro la croce più grande, quella che santifica

tutte le altre croci, quella del Cristo. La vita

dell'uomo è segnata dall'ombra del patibolo, dall'or-

rendo strumento dove venivano appesi i reprobi, i

senza diritto, gli schiavi, coloro che osavano alzare

leggermente il capo contro il pugno ferreo del pote-

re romano. Gesù vince la morte, l'odio, l'inimicizia

proprio dalla croce che diventa così strumento di

salvezza per tutta l'umanità. Sottolinea Gabriele di

S. M. Maddalena: «Chi non si arrende a Cristo croci-

fisso e non crede in lui, non può ottenere la salvez-

za». Il primo gesto che La Chiesa traccia sul neona-

to e l'ultimo con cui conforta e benedice il moribon-

do è il santo segno della croce. Quando il sole sorge

e gli occhi si aprono a un nuovo giorno il cristiano

inizia la sua preghiera con il segno della Santa Cro-

ce; quando le ombre scendono tra gli alberi del bo-

sco o tra i palazzi della città, il cristiano conclude

la sua giornata sempre con il segno della Croce. Mia

mamma, me lo ricordo perfettamente, tracciava il

segno della croce sul letto prima di coricarsi per il

meritato riposo. Non si tratta di un gesto simbolico,

ma di una grande realtà. Chi nega la croce occulta

la verità, inganna l'uomo, narcotizza la realtà. Il

mistero della sofferenza ci accompagna ogni giorno,

è la dura crosta che dobbiamo masticare in questo

pellegrinaggio terreno. Negli spasimi del parto ve-

niamo alla luce, nel rantolo dell'agonia porgiamo

l'ultimo saluto al sole che declina nel tramonto del-

la vita. La sofferenza bussa spesso alla nostra porta:

quando ci ammaliamo, quando un amore viene tra-

dito, quando la morte ci strappa una persona cara.

Se Cristo non fosse salito sulla croce, santificando

l'umano soffrire, insegnandoci come si ama, sarem-

mo dei maledetti, dei disperati, dei miserabili senza

futuro e senza patria. Sulla nodosa croce dove pen-

de il Creatore di tutte le cose si accende una nuova

luce, una nuova certezza: la certezza della risurre-

zione e di una patria senza confini perché eterna.

Meditazione

Il segno della Santa Croce Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Tuttavia, senza Dio, la notte è

ancor più nera. Non c'è santità

senza Dio. Neppure giustizia. Se

non c'è Dio, nemmeno l'uomo è più un uomo.

Senza offendere gli atei. Anzi, nessuno è così

vicino a Dio come l'ateo. L'ateismo non è non

credere in Dio. Ateismo, forse, è nella dispe­

razione nuda: la sola forma di ateismo da

prendere sul serio. «Non esiste alcuna luce

beata che illumini l'abisso scuro del dolore, se

non Dio stesso. E noi lo troviamo solo se di­

ciamo con amore: "sì, sì" alla sua incompren­

sibilità, senza di cui egli non sarebbe Dio» (K.

Rahner).

Ascolta, popolo mio, la mia legge,

porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.

Aprirò la mia bocca con una parabola,

rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.

Quando li uccideva, lo cercavano

e tornavano a rivolgersi a lui,

ricordavano che Dio è la loro roccia

e Dio, l’Altissimo, il loro redentore.

Lo lusingavano con la loro bocca,

ma gli mentivano con la lingua:

il loro cuore non era costante verso di lui

e non erano fedeli alla sua alleanza.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Ti preghiamo oggi, Signore, per tutte le donne e gli uomini nel mondo che vivono gravati da croci difficili da por­tare. Dona a tutti la forza di tenere alto lo sguardo, di non soccombere sotto il peso, di assumere la croce, fa­cendone la leva della propria libertà e dignità di figli e di fratelli. Donaci di portare nel corpo e nel cuore quel frammento della tua croce, che sa par­lare ad ogni uomo del tuo amore divi­no che ti ha reso servo e crocifisso, per accogliere, amare, donare salvezza.

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Non di solo pane ­ Numero 722 ­ pagina 8

Martedì 15

Settembre

IV Settimana del Salterio

XXIV Tempo Ordinario

L’amicizia è un dono inestimabile. Offrila a qualcuno

Beata Vergine Maria Addolorata

Nasce nel 1447 in una delle principali famiglie genovesi. A sedici anni viene data in moglie a Giuliano Adorno, appar­tenente ad una importan­te famiglia ghibellina. Vive una vita frivola e mondana ma dopo un incontro con la sorella suora, decide di cambia­re vita e condivide le sue esperienze mistiche e caritative con un piccolo gruppo di figli spirituali. Muore il 15 settembre

1510. Dopo la conver­sione, la vita di Caterina ha il proprio centro nel rapporto con Cristo. Non si dedica però solo alla contemplazione, ma an­che all'azione, rivolgen­do il suo impegno con­creto soprattutto agli ammalati. Opera nella Compagnia delle dame della Misericordia e ini­zia a visitare il lebbrosa­rio di san Lazzaro, svol­ge le mansioni più umili; cura pure i bambini ab­

bandonati e fronteggia varie epidemie di peste. Nel 1497 fonda la pri­ma «Compagnia del divino amore», che sarà il modello per analoghe istituzioni di altre città italiane nel quadro di quella che è stata chia­mata la Riforma cattoli­ca. Il suo corpo è con­servato nella chiesa genovese della Santissi­ma Annunziata in Por­toria.

Il Santo del giorno: Santa Caterina da Genova

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di

sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.

Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli ama­

va, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo:

«Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Brano Evangelico: Gv 19, 25­27 «Donna, ecco tuo figlio!».

Contemplo: A te una spada trafiggerà l'anima (Lc 2,35)

Scrive S. Basilio il Grande: «Simeone chiama "spada" la Parola di Dio che è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio, perché penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, mette alla prova e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore (cf Eb 4,12). Questo significa che, dopo lo scandalo derivato dalla Croce di Cristo, il Signore ha fatto seguire un pronto rimedio sia per Maria che per i discepoli, con­fermando il loro cuore nella fede in Lui».

Agisci

Oggi contemplo Maria

ai piedi della croce e

rimango un po' con lei

in preghiera per con-

solarla. Se posso, reci-

to il Rosario dell'Addo-

lorata o sette Ave Ma-

ria in onore dei sette

dolori della Vergine.

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Non di solo pane ­ Numero 722 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 9

La Mamma di Gesù, che oggi ricordiamo col titolo di

Beata Vergine Maria Addolorata, ci ricorda che il cuore

umano, per essere vero e autentico, deve essere se-

gnato dalla sofferenza. La sofferenza non è un castigo

di Dio, come spesso si è creduto, ma fa parte

dell’esperienza umana, del limite che ci accompagna

fin dal concepimento. Questa breve meditazione di

don Giovanni Antognoli ci può aiutare a comprendere

meglio il senso e il significato del Cuore Addolorato di

Maria.

“Nel boschi delle mie montagne, ci sono dei sentieri

strani che i boscaioli chiamano sentieri della legna.

Non hanno niente a che vedere con le solite strade

costruite per gli uomini e per le bestie, ma essi risul-

tano dal continuo passaggio della legna ridotta a fasci

o a tronchi. Ecco perché li chiamano i sentieri della

legna. Son proprio i rami e i tronchi che li formano e li

mantengono meglio di quello che gli uomini mantenga-

no le strade fatte per loro. Su questi sentieri rintracci

brandelli di corteccia, qualche pezzo di ramo, che ac-

compagnano il difficile cammino della legna. Trovo

molto simile a questi sentieri quella strada che in o-

gnuno di noi il dolore costruisce e sulla quale passa la

nostra vita. Ogni via è personale, perché determinata

dalla quantità di sofferenza che è passata e dall'inci-

sione che ha prodotto. Una leggenda sarda parla di un

bambino che non vuol riconoscere la mamma che è

andata a farsi bella, bevendo l'acqua di una fontana

che ringiovanisce. Spaventata, questa mamma è co-

stretta a ridiventar brutta per essere riconosciuta da

suo figlio. I segni del dolore sono i veri segni di ricono-

scimento della persona umana e col tentativo di can-

cellarli facciamo torto alla sua dignità. I solchi lasciati

dai tronchi, che continuano a passare, sembrano le

rughe del viso, con la differenza che sui primi non si

semina, mentre sulle seconde si semina e si miete”.

Meditazione

Segnati dalla sofferenza Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Ma il mattino ridona la gioia

Basta che l'alba appena sorrida

e subito qual fumo è dissolta la notte,

e il giorno si alza sovrano sul mondo:

così, è così del tuo volto, Signore.

Nel gioco alterno di gioia e pianto

sono i nostri giorni, Signore,

secondo che il tuo volto appare e dispare..

In te, Signore, mi sono rifugiato,

mai sarò deluso;

difendimi per la tua giustizia.

Tendi a me il tuo orecchio.

Vieni presto a liberarmi.

Sii per me una roccia di rifugio,

un luogo fortificato che mi salva.

Perché mia rupe e mia fortezza tu sei,

per il tuo nome guidami e conducimi.

Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,

perché sei tu la mia difesa.

Alle tue mani affido il mio spirito;

tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, oggi contempliamo Ma­ria ai piedi della tua croce, partecipe della tua passione, e ti chiediamo di insegnarci a restare saldi, anche nei momenti di dolore. Dove c'è una soffe­renza restiamo come sentinelle nel bu­io, attendiamo con la preghiera, l'in­tercessione, i gesti d'amore perché le tenebre lascino il posto all'aurora del­la tua risurrezione. Per intercessione della tua santa Madre addolorata, do­naci di perseverare e di vigilare.

Page 10: Non di Solo Pane n°722 - 13 Settembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 722 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 10

«Supponiamo che entri in una vostra

adunanza qualcuno con un anello

d'oro al dito, vestito splendidamente,

ed entri anche un povero con un ve­

stito logoro. 3Se voi guardate a colui

che è vestito splendi­damente e gli

dite: «Tu siediti qui comodamente»,

e al povero dite: «Tu mettiti in piedi

lì», oppure: «Siediti qui ai piedi del

mio sga­bello», 4non fate in voi stessi

preferenze e non siete giudici dai

giudizi perversi?

'Ascoltate, fratelli miei carissimi:

Dio non ha forse scelto i poveri nel

mondo per farli ricchi con la fede ed

eredi del regno che ha promesso a

quelli che lo amano? 'Voi invece

avete disprezzato il povero!» ( Gia­

como 2,1­5)

In queste domeniche la seconda

lettura della liturgia della Paro-

la ci presenta alcuni brani della

lettera di Giacomo. Due Dome-

niche fa abbiamo ascoltato il

passo che vi proponiamo per la

nostra riflessione nella pagina

dedicata agli approfondi-

menti biblici. L’apostolo

Giacomo non usa mezze

misure nel sollecitare i cri-

stiani a non contraddire la

fede con un comportamen-

to incoerente e antievange-

lico.

Interpellando i suoi interlo-

cutori li esorta a non cade-

re nei favoritismi, a non

preferire i ricchi a scapito

dei poveri. Chi ha un oc-

chio di riguardo nei confronti

dei privilegiati, di chi è ricoper-

to di anelli o di onori non crede

in Gesù perché, come gli ebrei

nel deserto, preferisce gli idoli

fabbricati dalle mani degli uo-

mini e rinnega Dio che nasce

nella semplicità e nella povertà

di Betlemme.

Non è una scelta sociale o di

classe ma piuttosto la consape-

volezza che i bisognosi sono i

veri rappresentati di Dio su que-

sta terra.

Commentando questo brano Di-

vo Barsotti sottolinea:

«Se veramente il Regno è dei

poveri, noi dobbiamo avere per

costoro un atteggiamento di

maggior rispetto, stima e amo-

re. Se è degli umili il Regno dei

cieli, dobbiamo avere maggiore

stima di essi, piuttosto che dei

potenti. L'insegnamento del giu-

daismo, prima, e del cristianesi-

mo poi esige tutto un rovescia-

mento di giudizi e di atteggia-

menti. È veramente dei poveri

il Regno dei cieli: l'elezione di-

vina ha una giustificazione, per-

ché la ricchezza e il potere ra-

dicano l'uomo nel mondo di

quaggiù, lo fanno estraneo al

Regno di Dio ed è per conces-

sione benigna dei poveri che il

ricco potrà entrare in esso».

Spesso gli uomini sono forti con

i deboli e deboli con i forti.

Questo atteggiamento si na-

sconde spesso anche tra le pie-

ghe delle nostre comunità cri-

stiane. Tendiamo a dividere i

colti dagli ignoranti, i presunti

giusti da coloro che sbagliano e

vivono nella penombra del pec-

cato, i vicini dai lontani.

Gesù ha fatto delle scelte pre-

cise: è passato in mezzo agli

uomini, ha camminato sui sen-

tieri polverosi della Palestina

facendo del bene a tutti. Ma è

partito sempre e comunque dal-

le periferie, dalla povera gente;

la sua gloria ha illuminato il

volto dei pastori, toccato il

cuore dei pubblicani, ridato

dignità a chi l’aveva perduta.

Non sono i giusti che hanno bi-

sogno di un atteggiamento di

predilezione ma coloro che so-

no piagati nel corpo e nello

spirito. E’ lo stesso Gesù che ci

ricorda che è venuto “non per i

sani ma per gli ammalati”.

Una comunità che non mette ai

primi posti i bisognosi rinnega

Dio è la sua stessa missione di-

ventando “giudice dai giudizi

perversi”.

di don Luciano Vitton Mea

Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Un nuovo anno di Grazia

Il Dio dei poveri Di don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane ­ Numero 722­ pagina 11

XXIV Tempo Ordinario

Mantieniti in buona salute: mangia bene, dormi bene,

vivi bene e tratta bene gli altri.

In quel tempo, il Signore disse: «A chi posso paragonare la gente di

questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in

piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e

non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. È

venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve

vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che

mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di

pubblicani e di peccatori!”. Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta

da tutti i suoi figli».

Brano Evangelico: Lc 7, 31­35

Nata intorno alla metà del

IX secolo, diffuse il cristia­

nesimo in Boemia. A 14

anni sposò Borivoj, duca di

Boemia. Fu zelante nella

diffusione del cristianesi­

mo, in una Boemia ancora

pagana. Dopo la morte del

marito, distribuì ai poveri

la maggior parte dei suoi

beni. I nobili boemi affida­

rono a Ludmilla l'educa­

zione del nipote Vencesla­

o, mentre alla madre del

ragazzo, Drahomíra,

venne affidato il gover­

no del ducato. Ma in

preda alla gelosia la

donna accusò Ludmilla

di mirare al governo del

ducato influenzando

Venceslao, verso il qua­

le cercava, invece, di

infondergli l'amore ver­

so Dio. Abbandonata la

corte di Praga, si rifugiò

nel castello Tetín, ma

anche qui fu perseguita­

ta: nella notte del 15 set­

tembre 920, un gruppo di

assassini guidati dai corti­

giani di Drahomíra la

strangolarono. Ludmilla

aveva 61 anni. Quando il

nipote Venceslao divenne

duca, fece traslare il corpo

della nonna da Tetín a

Praga, dove il 10 ottobre

926 le spoglie ricevettero

definitiva sepoltura nella

basilica di San Giorgio.

Contemplo: È venuto il Figlio dell'uomo (Lc 7,34)

Giovanni il Battista propone il pianto della conversione a Dio, e Gesù, che mangia e beve come noi, è venuto a salvare la nostra umanità e porta a termi­ne la conversione con la festa delle nozze nel regno di Dio. Quando Gesù ha detto: «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati» ricordava i Salmi: «Hai mutato il mio lamento in danza ­ Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 29,12; Sal 15,11).

Il Santo del giorno: Santa Ludmilla

Mercoledì 16

Settembre

IV Settimana del Salterio

Agisci

Oggi chiedo a Maria

che mi guidi, affin-

ché io sappia com-

portarmi nella fami-

glia di Dio come il

Signore desidera.

Page 12: Non di Solo Pane n°722 - 13 Settembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 722 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12

Il ritratto che ne esce di Gesù da questo brano è

quello di chi è molto infastidito e sfiduciato da

tutti i brontolii e i giudizi che vengono dall'uomo.

Sembra infatti dire: "Non vi va mai bene niente!

Qualunque cosa io faccia per voi non siete con-

tenti". Ed in effetti tante volte ci comportiamo

proprio così: come dei bambini capricciosi, sem-

pre insoddisfatti e neghittosi. Il vangelo però non

si chiude senza speranza, c'è un "Ma" che se-

gna la differenza: "Ma la Sapienza è tata ricono-

sciuta da tutti i suoi figli". Perché in quanto Figlio

di Dio Gesù è fedele al suo amore, a qualunque

prezzo. Ed è questa fedeltà che ci apre gli occhi

e rende sapiente il nostro cuore, capace, cioè, di

riconoscerlo anche nei segni della sconfitta, del-

la sofferenza e della morte. Mentre scrivo, sono

passati pochi giorni dalla morte del Cardinal Car-

lo Maria Martini, perciò ricorro alla sua sapiente

preghiera, perché anche se forse era parco di

sorrisi amava intensamente la sacra Scrittura e

la comunicava amandola: "O Gesù, tu che sei

risorto, dona a ciascuno di noi di comprendere

che tu sei l'oggetto ultimo, vero, dei nostri desi-

deri e della nostra ricerca. Facci capire che cosa

c'è al fondo dei nostri problemi, che cosa c'è

dentro le realtà che ci danno sofferenza. Aiutaci

a vedere che noi cerchiamo te, pienezza della

vita; cerchiamo te, pace vera; cerchiamo una

persona che sei tu Figlio del Padre, per essere

noi stessi figli fiduciosi e sereni. Mostrati a noi

anche oggi in questa eucaristia, o Gesù risorto,

perché possiamo ascoltare la tua voce che ci

chiama per nome, perché ci lasciamo attirare da

te, entrando cosi nella vita trinitaria dove sei col

Padre l'unico Figlio, nella pienezza dello Spirito".

Sì, abbiamo bisogno di risorgere nella fede e di

purificarla nell'amore.

Meditiamo la Parola

Come bambini capricciosi Meditazione di Fiorella Elmetti

Grandi solo le opere del Signore

Divenisse il cuore una conchiglia che ri­

suoni delle voci di tutte le creature della

terra,' o una cetra ove Cristo stesso, il

Risorto, componga i canti più dolci e le

infinite fughe dell'Alleluia che gli spiriti

beati cantano a ogni Pasqua davanti al

suo trono!

Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,

tra gli uomini retti riuniti in assemblea.

Grandi sono le opere del Signore:

le ricerchino coloro che le amano.

Il suo agire è splendido e maestoso,

la sua giustizia rimane per sempre.

Ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie:

misericordioso e pietoso è il Signore.

Egli dà il cibo a chi lo teme,

si ricorda sempre della sua alleanza.

Mostrò al suo popolo la potenza

delle sue opere,

gli diede l’eredità delle genti.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, che hai assunto la no­

stra carne mortale per riconciliare

ciascuno di noi con la propria debo­

lezza e la propria vulnerabilità, dona­

ci di non vergognarci inni di quello

che siamo e di riconoscere la dignità

ad ogni uomo e ad ogni donna, so­

prattutto quando soffrono e sono umi­

liati.

Page 13: Non di Solo Pane n°722 - 13 Settembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 722 ­ pagina 13

Giovedì 17

Settembre

IV Settimana del Salterio

XXIV Tempo Ordinario

Approfitta di una nuova giornata:

impara qualcosa di nuovo.

Originario di Tolosa

(Francia), il Beato An­

tonio Moreli era profes­

sore e decano dell'Uni­

versità tolosana esperto

nelle lingue: latina, gre­

ca, ebraica e nelle altre

lingue orientali.XXII°

Maest ro Generale

dell'Ordine Mercedario,

rimase in carica per 12

anni, fu eletto il 25

febbraio 1480, du­

rante il suo generala­

to l'Ordine conseguì

un grande impulso

in Francia. Nel

1482, i due redento­

ri, Santi Giovanni

Zorrosa e Giovanni

Huete inviati da lui a

Granada in Spagna,

furono catturati e mar­

tirizzati dai mori. Im­

pareggiabile e famoso

per i meriti, morì san­

tamente il 15 giugno

1492, il suo corpo fu

sepolto nel suo con­

vento di Santa Maria in

Tolosa. L'Ordine lo

festeggia il 17 settem­

bre.

Il Santo del giorno: Beato Antonio Moreli

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi ca­pelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono en­trato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti di­co: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?».

Brano Evangelico: Lc 7, 36­50 «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Contemplo: I tuoi peccati sono perdonati (Lc 7,48)

«Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t'invo­ca» (Sal 85,5). Chi non ti servirà con tutto il cuore, dopo aver iniziato a gusta­re la dolcezza della tua paternità? Che cosa comandi, Signore, ai tuoi servi? «Prendete il mio giogo sopra di voi» (Mt 11,29). E qual è il tuo giogo? «Il mio giogo è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11,30). Chi non porterà volen­tieri un giogo che non stringe, ma accarezza, un peso che non opprime, ma solleva?

Agisci

Gesù mi conosce per

nome e ha qualcosa da

dirmi e da insegnarmi,

forse proprio riguardo

a cio in cui mi sento

"più giusto". Oggi mi

metto in discussione e

chiedo allo Spirito di

fare verità in me.

Page 14: Non di Solo Pane n°722 - 13 Settembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 722­ Tempo Ordinario ­ pagina 14

Gesù ci insegna che la fede e l'amore sono più

importanti che il continuo sforzarsi di essere

perfetti. Purtroppo, molte persone oggi somi-

gliano più al fariseo che alla donna peccatrice.

Si impegnano nel vivere una buona vita, evitano

di far del male agli altri, fanno elemosine, ecc.

Tutto questo va molto bene, ma il problema è

che la loro fede e il loro amore sono tiepidi.

È per questo che non riescono a riconoscere il

peccato nelle loro vite, così come non si accor-

gono di aver bisogno di Dio e del suo perdono. Di

conseguenza, non frequentano la Messa domeni-

cale, e ogni pretesto è buono per giustificare

questa mancanza ("Non mi piace andare a Messa

solo per farmi vedere dagli altri", "il prete è no-

ioso", ecc.), né si accostano più alla confessione.

Queste povere anime sono vittime del proprio

inganno, proprio come il fariseo, e perciò, poco

alla volta, si allontanano da Dio. Benedetti sono

gli umili, come la donna peccatrice, che è capa-

ce di riconoscere il proprio pec­cato, la verità

della propria vita e, quindi, di rivolgersi since­

ramente a Dio, con gli occhi pieni di lacrime e il

cuore colmo di fede e d'amore. Saranno consola-

ti e sentiranno Dio dire loro: "La tua fede ti ha

salvato; va' in pace".

Meditiamo la Parola

Oltre la perfezione Meditazione di Fiorella Elmetti

Per quanto terribile sia il tuo nome, Dio

di giustizia, ora che per tuo Figlio hai

inaugurato la nuova ed eterna alleanza,

continua a compiere le tue meraviglie an­

che nella nostra storia.

Le opere delle sue mani sono verità e diritto,

stabili sono tutti i suoi comandi,

immutabili nei secoli, per sempre,

da eseguire con verità e rettitudine.

Mandò a liberare il suo popolo,

stabilì la sua alleanza per sempre.

Santo e terribile è il suo nome.

Principio della sapienza è

il timore del Signore:

rende saggio chi ne esegue i precetti.

La lode del Signore rimane per sempre.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, ti ringraziamo per la pa­rola di oggi che, ancora una volta, ci colpisce e ci commuove. Vigiliamo sulla rigidità e sull'aridità che spesso governano la nostra fede ­ ordinata e sicura ­ sui giudizi che continuamente avvelenano il nostro cuore e oscurano il nostro sguardo di persone «giuste». Rendici capaci di slancio, esagerati per amore, capaci di gesti mossi dal profondo e dal desiderio folle di in­contrarti.

Page 15: Non di Solo Pane n°722 - 13 Settembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 722­ Tempo Ordinario ­ pagina 15

Venerdì 18

Settembre

IV Settimana del Salterio

XXIV Tempo Ordinario

La gentilezza e la cortesia possono rendere eccezio­

nale anche una persona comune; l’indifferenza e il

disinteresse possono rendere comune una persona

eccezionale.

Giuseppe Maria Desa nacque il 17 giugno 1603 a Copertino (Lecce) in una stalla del paese. Il padre fabbricava carri. Rifiutato da alcuni Ordini per «la sua poca letteratu­ra» (aveva dovuto abban­donare la scuola per po­vertà e malattia), venne accettato dai Cappuccini e d i m e s s o p e r «inettitudine» dopo un anno. Accolto come Ter­ziario e inserviente nel

conventino della Grotella, riuscì ad essere ordinato sacerdote. Aveva manife­stazioni mistiche che con­tinuarono per tutta la vita e che, unite alle preghiere e alla penitenza, diffusero la sua fama di santità. Giuseppe levitava da terra per le continue estasi. Così, per decisione del Sant'Uffizio venne trasfe­rito di convento in con­vento fino a quello di San Francesco in Osimo. Giu­

seppe da Copertino ebbe il dono della scienza infusa, per cui gli chiedevano pareri perfino i teologi e seppe accettare la soffe­renza con estrema sempli­cità. Morì il 18 settembre 1663 a 60 anni; fu beatifi­cato il 24 febbraio 1753 da papa Benedetto XIV e proclamato santo il 16 luglio 1767 da papa Cle­mente XIII.

Il Santo del giorno: San Giuseppe da Copertino Sacerdote

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e an­

nunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e

alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità:

Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Gio­

vanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre,

che li servivano con i loro beni.

Brano Evangelico: Lc 8, 1­3 Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando ...

Contemplo: Ai piccoli è rivelato il Regno (Canto al Vangelo)

La «buona notizia» del Regno è il Vangelo. Noi lo consideriamo un testo in cui è scritta la vita di Gesù Cristo, invece è molto di più: è il dono dello Spiri­to offerto da Gesù e dalla sua Chiesa, è la parola di Gesù che rivela Dio, un Padre dal cuore di Madre, che perdona e accoglie tutti gli uomini, ai quali «ha dato potere di diventare figli di Dio». Il Vangelo è la parola di Gesù che vive e ci dona la nuova conoscenza di Dio. Il Vangelo «è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm 1,16).

Agisci

Oggi accolgo l'invito

alla sobrietà e alla

semplicità e cerco di

metterlo in pratica,

per sperimentare la

vera libertà e sere-

nità che ne deriva-

no.

Page 16: Non di Solo Pane n°722 - 13 Settembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 722 ­ pagina 16

Tra coloro che seguono Gesù, ascoltano la sua parola e

fanno parte della sua piccola famiglia itinerante ci so-

no anche delle donne. Fatto inaudito e sconvolgente in

una società dove la donna era relegata ai margini, non

aveva diritti, non era considerata.

«Benedetto sei tu, nostro Dio, perché non mi hai fatto,

né pagano, né donna, né ignorante». Questa formula di

ringraziamento esprime in maniera lapidaria la conside-

razione in cui era tenuta la donna ebrea. Un rabbino

non avrebbe mai osato parlare in pubblico con una don-

na, fosse pure sua parente o la sua stessa moglie. Un

vecchio detto rabbinico suona pressappoco così: «Non si

deve stare solo in un alloggio, neppure con la propria

sorella o con la propria figlia, a causa dei pensieri degli

uomini. Non si deve chiacchierare con una donna sulla

strada, nemmeno con la propria moglie e men che

meno con una donna altrui a causa dei pettegolezzi

degli uomini». Infine rabbì Eleazoro diceva: «Sarebbe

meglio che la Legge andasse in fiamme, piuttosto che

essere data in mano ad una donna». Gesù rompe ogni

forma di indugio e supera questa mentalità: la buona

novella non conosce confini né di tempo, né di culture,

né di sesso, né di condizione sociale perché è parola

eterna che, quando viene accolta, dona a tutti un

cuore nuovo. Gesù non solo entra nella casa di Marta e

Maria e coltiva con loro un rapporto di amicizia, non

solo acconsente di lasciarsi asciugare i capelli da una

peccatrice, ma permette ad un piccolo gruppo di donne

di seguirlo, di servirlo e di ascoltarlo. E che donne!

Giovanna era sposata, da Maria Maddalena aveva

scacciato sette demòni, altre saranno state delle

povere peccatrici baciate dalla Sua misericordia.

Questo piccolo passo evangelico è un monito fortissimo

per ciascuno di noi che tendiamo ad emarginare tante

persone dalla nostra vita e allo stesso tempo ci offre

uno squarcio di luce tra le nubi della nostra grettezza:

se Gesù è stato così buono con gli esclusi del suo

tempo, lo sarà anche con noi che tante volte, per la

nostra cattiveria e i nostri peccati, ci autoescludiamo

dalla sua dolce amicizia.

Meditiamo la Parola

Oltre ogni confine Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Beati i poveri in Spirito

E così c'è morte e morte: una

multiforme, svariatissima morte.

Pensate alla morte dell'Epulone: morto anche

lui! E alla morte di Lazzaro, per cui la morte

era una speranza. C'è dunque una saggezza

anche della morte. E poi pensate alla grazia di

morire; o al contrario: pensate se non ci fosse

la morte!..

Perché dovrò temere nei giorni del male,

quando mi circonda la malizia

di quelli che mi fanno inciampare?

Essi confidano nella loro forza,

si vantano della loro grande ricchezza.

Certo, l’uomo non può riscattare se stesso

né pagare a Dio il proprio prezzo.

Troppo caro sarebbe il riscatto di una vita:

non sarà mai sufficiente

per vivere senza fine

e non vedere la fossa.

Non temere se un uomo arricchisce,

se aumenta la gloria della sua casa.

Quando muore, infatti,

con sé non porta nulla

né scende con lui la sua gloria.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, ti ringraziamo per tutte le donne che nella Chiesa e della Chiesa vivono e hanno vissuto: per le donne che ti hanno seguito insieme agli apostoli, che ti hanno servito con­dividendo la tua stessa vita, che sono rimaste sotto la croce e con i gesti di cura, di accudimento, di tenera custo­dia, che sono loro propri, hanno ac­compagnato la tua sepoltura.

Page 17: Non di Solo Pane n°722 - 13 Settembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 722­ Tempo Ordinario ­ pagina 17

«Cingiti i fianchi come un prode,

io t'interrogherò e tu mi istruirai.

Dov'eri tu quand'io ponevo le fon-

damenta della terra? Dillo, se hai

tanta intelligenza! Chi ha fissato

le sue dimensioni, se lo sai,

o chi ha teso su di essa la misura?

Dove sono fissate le sue basi o chi

ha posto la sua pietra angolare,

mentre gioivano in coro le stelle

del mattino e plaudivano tutti i

figli di Dio?».

E’ inutile negarlo: la difesa di

Dio di fronte alle accuse di

Giobbe ci sorprende, ci spiaz-

za. La sua arringa difensiva ci

stupisce e disorienta. L’uomo

ricoperto da pustole ripugnanti

chiede una risposta ai suoi per-

ché, il motivo della sua soffe-

renza innocente e Dio invece di

rispondere, di spiegare e moti-

vare, di dare un senso

all’umano soffrire pone a sua

volta delle domande: «Cingiti

i fianchi come un prode, io

t'interrogherò e tu mi istruirai.

Dov'eri tu quand'io ponevo le

fondamenta della terra? ».

Il capolavoro di Giobbe non

solo ci pone dei quesiti tanto

importanti per la vita di coloro

che giacciono negli immondez-

zai dell’umano soffrire ma ci

regale anche una chiave per

ascoltare e interpretare la Pa-

rola di Dio.

Quando noi ci poniamo davanti

a Dio e alla sua Parola cer-

chiamo risposte, spiegazioni,

talune volte addirittura con-

ferma che avvallano i nostri

modi di pensare e di agire.

Seppur in maniera assai diver-

sa usiamo la Bibbia come i te-

stimoni di Geova: passi e ver-

setti che confermano le nostre

teorie, l’impianto teorico che

ci siamo fatti. Così la religio-

ne, la teologia diventano ideo-

logia, rigidi schemi interpreta-

tivi che ingabbiano la Voce di

Dio ad uso e consumo di un

modello, su uno schema presta-

bilito che cerca di dare rispo-

ste semplici a problemi assai

più complessi.

«Cingiti i fianchi come un pro-

de, io t'interrogherò e tu mi

istruirai. Dov'eri tu quand'io

ponevo le fondamenta della

terra? Dillo, se hai tanta intel-

ligenza! Chi ha fissato le sue

dimensioni, se lo sai,

o chi ha teso su di essa la misu-

ra? ».

Dio non risponde ma pone delle

domande, non spiega ma inter-

pella. La difesa di Dio nel tribu-

nale istituito sommariamente

da Giobbe è un radicale cam-

biamento di come l’uomo si de-

ve porre davanti a Lui e alla sua

Parola.

Nella Sacre scritture non trovia-

mo risposte precostituite, ricet-

te esaustive alla nostra fame di

conoscere e di sapere. La Bib-

bia ci chiede di cingerci i fian-

chi, di uscire dal guscio

dell’autocommiserazione e di

metterci in cammino. Un viag-

gio, meglio una ricerca, in com-

pagnia di Colui che ha posto le

fondamenta dell’infinitamente

grande e dell’infinitamente pic-

colo, delle galassie e degli ato-

mi.

La Parola di Dio non spiega ma

chiede, è faticosa ricerca di

una storia d’amore tra la crea-

tura e il suo Creatore.

Pagine bibliche: il Libro di Giobbe/9 Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Le domande di Dio

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane ­ Numero 722 ­ pagina 18

Sabato 19

Settembre

IV Settimana del Salterio

XXIV Tempo Ordinario

Spargiamo a larghe mani la vita, la gioia, il perdono, la

bellezza, il canto: entreremo nel Regno. Non le dure mo­

rali, ma l'incoraggiamento a ogni espressione di bene, di

servizio, di donazione di sé, è la porta del Regno.

Proveniente dalla nobile famiglia de Cervellón, Santa Maria, nacque a Barcellona (Spagna), l'1 dicembre 1230. Attratta dalla carità che infondeva­no i frati mercedari reden­tori degli schiavi diventò la consolatrice dei poveri, degli infermi e degli schiavi nell'Ospedale di Sant'Eulalia. Il 25 marzo 1265 emise la professione religiosa come consorella dell'Ordine Mercedario,

ricevendo l'abito dalle mani di San Bernardo da Corbara; la seguirono poi le: Beata Eulalia Pinos, Beata Elisabetta Berti, Beata Maria de Requesens ed in seguito si aggregò Santa Cola­gia. Santa Maria de Cer­vellón fu così la fonda­trice delle monache mercedarie ed é anche chiamata S. Maria del Soccorso perché sia in vita che dopo la morte

fu vista più di una volta, accorrere sulle ali del vento in aiuto delle navi della redenzione flagella­te dalle onde del mare in tempesta. Dopo una vita piena di umiltà, veglie, digiuni e con l'aver ope­rato strepitosi miracoli, emigrò verso il Signore il 19 settembre 1290, il suo corpo incorrotto si con­serva nella Basilica della Mercede in Barcellona.

Il Santo del giorno: Santa Maria de Cervellon

Brano Evangelico: Lc 8, 4­15 «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».

Contemplo: Il seme è la parola di Dio (Lc 8,11)

Gesù dà il senso della parabola del «seminatore», perché i suoi discepoli glielo chiedono. Essi capiscono le parole del Maestro, derivate dall'osserva­zione della natura circostante. Però vogliono capire il significato profondo e spirituale, quello che non si limita a comprendere la natura creata, ma vuole la comprensione dei rapporti con gli uomini e dei rapporti con Dio. Gesù ha voluto assimilarsi al «chicco di grano», e proprio per questo la Parola di Dio si è incarnata nel grembo di Maria.

In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con pa­rabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano. Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada so­no coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello cadu­to in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a matu­razione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

Agisci

Il Signore dà vita a

tutte le cose. Oggi

medito con gioia sul

dono della vita di ogni

creatura e mi impe-

gno, nelle piccole

scelte quotidiane,

contro la cultura della

morte.

Page 19: Non di Solo Pane n°722 - 13 Settembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 722­ Tempo Ordinario ­ pagina 19

Dalla Parola nasce la fede, la Bibbia è Dio-in-

azione, lo sappiamo bene. Quanti, fra noi, hanno

ascoltato con cuore nuovo il Vangelo, scoprendo

in esso un significato inatteso e una forza che li

ha spinti alla conversione? E la Parola è la prota-

gonista della parabola di oggi, la Parola che Dio

getta a piene mani nei nostri cuori. Ma Gesù ci

avverte: non basta che il seme cada, bisogna lot-

tare e faticare affinché cresca e produca frutto

nelle nostre vite. Lottare perché l'avversario cer-

ca di togliere la Parola dalla nostra vita, sa bene

quanto è pericolosa, dal suo punto di vista! Lot-

tare significa conservarla nel cuore, leggerla con

assiduità, prenderla come punto di riferimento.

Quante parole ascoltiamo ogni giorno! La Parola

deve svettare sulle altre: perché non scrivere

una frase del vangelo domenicale da tenere a

portata di sguardo? E la Parola porta frutto solo

se il terreno del nostro cuore ne favorisce la cre-

scita: con la costanza e la perseveranza. Se sia-

mo in crisi o in difficoltà facciamo in modo che

la Parola sia presente nella nostra tenebra, la-

sciamola illuminare le nostre fatiche. E perseve-

riamo leggendola e meditandola, come abbiamo

imparato a fare con questo piccolo sussidio...

P. Curtaz

Meditiamo la Parola

Dio in azione Meditazione a cura della redazione

Sono un dono le villotte ano­nime, i canti del popolo. For­tunato il popolo che ancora

canta! O meglio: beata la gente che sa inventare la sua preghiera; e si presenta a Dio con i suoi canti spontanei, in cui vi­bra ogni suo sentimento in melodie fasci­nose di amore e di delusione, di gioia e di dolore.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza Riconoscete che solo il Signore è Dio: egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo. Varcate le sue porte con inni di grazie, i suoi atri con canti di lode, lodatelo, benedite il suo nome. Perché buono è il Signore, il suo amore è per sempre, la sua fedeltà di generazione

in generazione.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, siamo terreno, terra buona talvolta, più spesso senza pro­fondità, gravato dalle spine, reso arido da sassi e asperità. Ogni tipo di terre­no è presente nel nostro cuore, mute­vole, ingannevole.., e a poco serve cer­care di catalogarci nell'una o nell'al­tra specie. Confidiamo in te, Giardi­niere buono, che sai trattare ogni ter­reno, che sai ararci, concimarci e get­tare il seme «prendendoci per il nostro verso»!

Page 20: Non di Solo Pane n°722 - 13 Settembre 2015

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 722

Domenica 13 Settembre 2015

Chiuso il 06/09/ 2015

Numero copie 1400

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

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