Non di solo Pane n° 721 - 06 Settembre 2015

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PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 721 Domenica 6 Settembre 2015 XXIII del Tempo Ordinario Itinerario quotidiano di preghiera

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Settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it

Transcript of Non di solo Pane n° 721 - 06 Settembre 2015

PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 721

Domenica 6 Settembre 2015

XXIII del Tempo Ordinario

Itinerario quotidiano di preghiera

Non di solo pane ­ Numero 721 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 2

Settembre 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, pre-

go specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché crescano le opportunità di formazione e di

lavoro per tutti i giovani.

Intenzione missionaria

Perché i catechisti siano nella propria vita testimoni

coerenti della fede che annunciano.

Intenzione dei vescovi

Perché i movimenti e le associazioni si integrino

volentieri nelle pastorale organica della parrocchia.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché i credenti crescano nella fede, nella speran-

za e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel

mondo

Intenzioni mese di Settembre

Non di solo pane ­ Numero 721 ­ pagina 3

Domenica 6

Settembre

III Settimana del Salterio

XXIII Domenica del Tempo Ordinario

Ha fatto bene ogni cosa:

fa udire i sordi e fa parlare i muti.

(Mc 7,37)

Nacque a Madrigal de las

Altas Torres, in provincia

di Avila, il 7 settembre

1908 e fu battezzato poco

dopo. Mentre era allievo

delle Scuole Professionali

salesiane di Madrid, sentì

la vocazione religiosa e

ottenne di fare il Novizia­

to a Carabanchel Alto

(Madrid), dove emise i

voti il 15 agosto 1929

come coadiutore. Per il

buono spirito che lo ani­

mava e le attitudini alla

meccanica, venne inviato

in Italia a completare la

formazione tecnica e reli­

giosa. Dopo il ritorno in

patria ebbe l’incarico del

laboratorio di meccanica

nel collegio di Madrid.

Qui lo sorprese la rivolu­

zione del 1936. Dopo al­

terne vicende, riconosciu­

to come religioso, fu defi­

nitivamente imprigionato

il 6 settembre e condotto

a l l a f u c i l a z i o n e .

Beatificato il 28 ottobre

2007.

Il Santo del giorno: Beato Anastasio Garzon Gonzalez (Salesiano)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per

Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della

Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di impor-

gli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le

dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando

quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cio-

è: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il no-

do della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di

non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo procla-

mavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni co-

sa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Brano Evangelico: Mc 6, 30­34

Contemplo:

Solo di Gesù, l'uomo perfetto, si dice: «Ha fatto bene ogni cosa». Si compie in lui l'antica profezia: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio. Egli viene a salvarvi. Si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto» (Is 35,4­6). I miracoli compiuti da Gesù sono il segno che inizia una nuova creazione: siamo «ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che amano Dio» (Gc 2,5).

Agisci

Ognuno di noi ha bi-

sogno di sentirsi inco-

raggiato, sostenuto.

Oggi cercherò di dare

sollievo a chi sembra

non farcela, a chi si

sente smarrito, an-

nunciandogli: «Ecco il

vostro Dio... viene a

salvarvi».

Non di solo pane ­ Numero 721 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 4

P a g i n e b i b l i c h e

“Qualcuno ha bussato non

alla porta di casa ma a quel-

la del tuo cuore. Subito si è

affacciato il sospetto. E ha

detto: Non aprire! Potrebbe

essere chi vuol farti del ma-

le. Qualcuno ha bussato non

alla porta di casa, ma a

quella del tuo cuore. Subito

si è affacciata la paura. E ha

detto: Non aprire! Potrebbe

essere un nemico che insidia

i tuoi averi. Qualcuno ha

bussato non alla porta di

casa ma a quella del tuo

cuore. E la voce del calcolo

interessato ha insinuato:

Guardati dall'aprire! Non ci

guadagni proprio nulla; è

una seccatura”.

Quando ho letto questa bre-

ve riflessione di Maria Pia

Giudici nel suo libro “Elogio

della vita” subito ho pensa-

to al brano evangelico di Mar-

co della guarigione del sordo-

muto. L’uomo che viene men-

zionato nel Vangelo non sente

e non parla: un’esperienza di

isolamento e di solitudine. Ma

quale muro di separazione

provoca la sordità interiore,

un cuore incapace di cogliere

la voce sommessa di chi gli

sta accanto.

Un sordomuto. Assomiglia

molto a noi, quando siamo

nel peccato. Sottolinea in una

bellissima omelia San Beda il

venerabile: “Il sordomuto che

fu curato in modo mirabile

dal Signore simboleggia tutti

quelli, tra gli uomini, che per

grazia divina meritano di es-

sere liberati dal peccato pro-

vocato dall'inganno del diavo-

lo. Infatti l'uomo è diventato

sordo all'ascolto della Parola

di vita dopo che, gonfio di

superbia, ascoltò le parole

mortali del serpente indi-

rizzate contro Dio; è diven-

tato muto al canto delle

lodi del Creatore da quan-

do ha presunto di parlare

con il seduttore”.

Effatà", cioè "Apriti". Una

brevissima parola densa di

significato che esprime la

potenza di Dio che non solo

ci libera dai mali fisici ma

soprattutto da quelli spirituali.

Il più grande miracolo non è far

udire un sordo ma convertire

un cuore. Alcuni anni fa sono

stato a Lourdes e mentre i miei

scout prestava servizio come

barellieri io mi ero reso dispo-

nibile per le confessioni. Lì ho

potuto constatare i miracoli

quotidiani che la Madonna com-

pie: peccatori incalliti, persone

che da anni non si confessavano

inginocchiarsi davanti al sacer-

dote e piangere per il male

commesso e dopo l’assoluzione

vederli felici, contenti, sereni.

Dio ridona ad ognuno di noi,

con un semplice tocco, un cuo-

re da bambino. “Qualcuno ha

bussato, ancora e con insisten-

za, alla porta del tuo cuore. Il

bambino del regno che si era

assopito in fondo, proprio mol-

to in fondo al cuore, si è desta-

to gridando: Spalanca subito

questa porta, se vuoi con te la

gioia. Tu apristi finalmente!

Era il Signore”.(Maria Pia Giudici)

don Luciano

“Effatà", cioè "Apriti". Meditazione di don Luciano Vitton mea

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane ­ Numero 721 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 5

P a g i n e b i b l i c h e

Contemplatio

I miracoli, soprattutto quelli spirituali, avvengono sempre

lontano dalla folla, in disparte, nell’incontro segreto tra il

Creatore e la sua creatura. Commenta San Girolamo “chi

vuole essere sanato deve sempre portarsi in disparte, lonta-

no dai pensieri turbolenti, lontano dagli atti disordinati, lon-

tano dai discorsi scomposti, a tu per tu con lui, rag­giungere

questo contatto diretto, nell'interiorità dello spirito. Poiché

è dentro di noi questo Verbo, non dobbiamo andare lontano,

dobbiamo rientrare in noi stessi, e più rientriamo in noi stessi

più ritroviamo noi stessi, la nostra identità, più ritroviamo la

nostra identità e più ritroviamo lui, Verbo che è lì, passa e

ripassa con i continui richiami alla giustizia e alla libertà del-

lo spirito”. Così perdiamo la sordità, l'orecchio si apre e la

lingua si scioglie e allora sentiamo, sentiamo ciò che dice lui,

che ci parla interiormente, nello spirito, di giustizia, di bon-

tà, di amore, di verità e di bellezza. È lui che ci parla ancora

attraverso il mondo esterno che ci circonda, è lui che ci par-

la anche attraverso il prossimo con cui abbiamo le nostre

relazioni. E ci parla attraverso il prossimo anche quando que-

sto linguaggio del prossimo è per noi urtante, scostante, e a

volte offensivo: è un linguaggio che ha anch'esso un suo signi-

ficato. E così il nostro linguaggio diventa allora carico di si-

gnificato, carico di esperienza. Non sono più parole vuote

per cui, il più delle volte, presi da questa mutezza, ci abban-

doniamo a un mutismo assoluto, oppure parliamo, parliamo

molto, parliamo tanto, parliamo troppo, dice il santo, e non

diciamo nulla: moltiplichiamo le parole, ma moltiplichiamo,

nello stesso tempo, anche le stoltezze. Soltanto quando il

nostro linguaggio sarà denso di un significato acquisito attra-

verso l'ascolto della verità, allora sarà un linguaggio autenti-

co, denso.

Loda il Signore, anima mia.

«L'uomo, che è una particella della tua crea-

zione, ti vuole lodare! Tu fai sì che procuri

gioia il fatto di lodarti, poiché tu ci hai fatti

per te e il nostro cuore è inquieto finche non

trovi riposo in te» (S. Agostino).

Il Signore rimane fedele per sempre

rende giustizia agli oppressi,

dà il pane agli affamati.

Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,

il Signore rialza chi è caduto,

il Signore ama i giusti,

il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,

ma sconvolge le vie dei malvagi.

Il Signore regna per sempre,

il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazio­

ne.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, tu sei un Dio che ama

con sovrabbondanza di amore, che fa

udire e che fa parlare, che suscita e

rinnova di continuo la fede nell'im-

possibile, la speranza contro ogni

speranza, l'amore che non viene mai

meno. In te la nostra vita, sorda e

chiusa in se stessa, si apre su un oriz-

zonte nuovo di libertà. Accogli il no-

stro grazie riconoscente, Signore!

Amen

Non di solo pane ­ Numero 720 ­ pagina 6

Lunedì 7

Settembre

III Settimana del Salterio

XXIII Tempo Ordinario

Il Santo del giorno: AvSanto Stefano di Chatillon Certosino, vescovo

Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo

che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per

vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.

Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano para­

lizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.

Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del

bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti

intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu

guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su

quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

Brano Evangelico: Lc 6,6­11: «Tendi la tua mano!».

Stefano nacque nel 1149 o 1150 a Châtillon­des­Dombes, da nobile fami­glia. Adolescente, assiduo nella preghiera, già pratica­va il digiuno e l'astinenza. A 25 anni entrò nella Cer­tosa di Portes­en­Bugey, fino a quando ne divenne priore. In seguito, riluttante, accettò la dignità di vesco­vo di Die, nella Francia sudorientale. Resse la dio­cesi per pochi mesi, perché morì a Die il 7 settembre

dello stesso 1208. Ma già in vita, durante il suo priorato a Portes, gli furono attribuiti parecchi miracoli: la guarigione di una don­na ammalata, avvenuta qualche giorno prima della morte, la profezia riguardante la nascita dell'Ordine dei Dome­nicani nel 1215; l'appa­rizione dei demoni ai fedeli non osservanti. I miracoli continuarono

anche dopo la morte, al punto che nel 1231 l'ar­civescovo di Vienne e altri vescovi francesi chiesero la canonizza­zione. Nel 1557, dopo una ricognizione sui resti, il corpo fu ritrova­to intatto; ma nel 1561

Contemplo:

La mano destra paralizzata impedisce di dare e di ricevere, di lavorare, di pro­curare il cibo per sé e per la propria famiglia. Il fatto che il «segno» di guarire la mano avvenga di sabato, a noi non impressiona più come ai contemporanei di Gesù. Ma il «comando» rimane. Noi dobbiamo tendere la mano a Dio per essere pronti a tenderla al prossimo per aiutare, sicuri che per tutti Gesù farà come a Pietro: «Tese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, per­ché hai dubitato?"» (Mt 14,31).

“Io sono la luce del mondo, dice il Signore, “chi segue me non cammina nelle tenebre,

ma avrà la luce della vita”. (Gv 8,12)

Agisci Forse, senza render-mene conto, cerco la salvezza in cose o per-sone che non possono darmela e così ne dipen-do o mi affanno inutil-mente. Oggi rivedo la mia vita, le mie paure e i miei attaccamenti alla luce di questa verità libe-rante: solo in Dio è la mia salvezza.

Non di solo pane ­ Numero 720 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 7

La contrapposizione nei confronti del Cristo da

parte del Giudaismo ufficiale cresce man mano

che il Redentore annuncia e testimonia la buona

novella dell'amore. La grettezza e la miopia spiri-

tuale sono "avversi" al messaggio di salvezza uni­

versale. I nemici del Signore non tollerano, in no-

me della legge, che egli possa mostrarsi così buo-

no verso tutti, special­mente verso i più deboli e

poveri in nome di Dio. Gli scribi e i farisei non rie-

scono — e forse non vogliono — comprendere la

novità che Cristo sta annunciando. Sono preoccu-

pati prevalentemente che la legge, come loro

stessi la interpretano e di cui si sentono custodi

esclusivi, sia osservata e dimentica­no così lo sco-

po ultimo per cui il Signore ha dato delle leggi per

il suo popolo. Gesù nel vangelo di oggi sfida

apertamen­te i suoi avversari. È bello e consolan-

te vedere che il Signore pone l'uomo al centro:

così egli ne dichiara il primato e la sua sublime

dignità. Egli già sta dicendo ai suoi oppositori e a

noi tutti che prima della legge vi è l'uomo, anzi, il

cuore stesso della legge è l'uomo, con le sue mi-

serie, le sue più urgenti ne­cessità, la sua salvez-

za e la sua guarigione. Il culmine dell'insipienza è

la reazione che gli scribi e i farisei mostrano dopo

che Gesù ha compiuto il miracolo: «Ma essi furono

pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello

che avrebbero potuto fare a Gesù». Quando di-

nanzi alla bontà divina sgorga in noi la rabbia,

vuol dire che la perversione ha raggiunto gli abissi

più profondi.

Meditazione

Miopia spirituale Meditazione di don Diego Facchetti In Dio è la mia salvezza e

la mia gloria.

E preghiamo anche per i re. Che mai nes-

suno sia escluso dalla preghiera.

Ma prima di lunga vita, abbiano la grazia

di governare bene. E chiediamo perdono

anche per loro: che la terra non diventi

mai una «regione infernale».

Solo in Dio riposa l’anima mia:

da lui la mia speranza.

Lui solo è mia roccia

e mia salvezza,

mia difesa: non potrò vacillare.

Confida in lui, o popolo,

in ogni tempo;

davanti a lui aprite

il vostro cuore:

nostro rifugio è Dio.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore, i capi di queste nazioni

signoreggiano e spadroneggiano

e si fanno chiamare perfino benefatto-

ri: non sia così per i rappresentanti

del tuo popolo e per i poveri:

fa' che non ci siano capi fra noi;

e tu mostrati di essere l'unico nostro

Padre salvandoci da queste potenze;

e almeno la tua chiesa

sia per tutti un esempio

di una umanità veramente libera.

Amen.

Non di solo pane ­ Numero 721 ­ pagina 8

Martedì 8

Settembre

III Settimana del Salterio

XXIII Tempo Ordinario

Beato l'uomo che dei perversi non batte le vie

né dei maldicenti i ritrovi frequenta né siede

nelle assemblee dei malvagi.

Questa celebrazio-ne, che ricalca sul Cristo le prerogati-ve della Madre, è stata introdotta dal papa Sergio I (sec VII) nel solco della tradizione orienta-le. La natività della Vergine è stretta-mente legata alla venuta del Messia, come promessa, preparazione e

frutto della salvez-za. Aurora che precede il sole di giustizia, Maria preannunzia a tut-to il mondo la gioia del Salvatore. (Mess. Rom.) Martirologio Roma-no: Festa della Na-tività della Beata Vergine Maria, na-ta dalla discenden-

za di Abramo, del-la tribù di Giuda, della stirpe del re Davide, dalla qua-le è nato il Figlio di Dio fatto uomo per opera dello Spirito Santo per liberare gli uomini dall’antica schiavi-tù del peccato.

Il Santo del giorno: Natività della Beata Vergine Maria

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe,

prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.

Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente,

pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli

apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non

temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei

viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli

infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si com­

pisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine con­

cepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa

Dio con noi.

Brano Evangelico: Mt 12, 46­50 Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio

Contemplo:

Così canta la Liturgia: «Celebriamo con gioia la nascita della Beata Vergi­ne Maria: da lei è sorto il sole di giustizia, Cristo, nostro Dio». «I confini dell'universo ti proclamano gloriosa e cantano con amore: "Rallegrati, Ma­ria, Libro santo, dove il dito del Padre ha scritto il Verbo"». La Vergine Maria è nata per dire il suo "sì" alla Parola di Dio, per questo è proclamata beata e può intercedere per noi presso il Figlio suo.

Agisci Oggi onorerà la Vergi-

ne Maria, lodando lei

e il Signore che ce l'ha

donata. Se posso, par-

teciperò alla santa

Messa in segno di rin-

graziamento.

Non di solo pane ­ Numero 721 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 9

Oggi la chiesa è in festa nel ricordo della nascita della Be­

ate Vergine Maria, “il Libro santo, dove il dito del Padre

ha scritto il Verbo”.

E’ interessante notare come i Vangeli coprano con un velo

di pudore il giorno Santo della nascita della Vergine: nes­

suna menzione o annotazione; nessuna traccia dei suoi

genitori e della sua famiglia. Tutto avviene

nell’ordinarietà, nel silenzio del tempo e della storia. Ma­

ria è una di noi, la sua famiglia ha le stesse umili origini

delle nostre famiglie: Dio compie le sue grandi opere nella

penombra, lontano dai riflettori, alla fioca luce di un foco­

lare dove si consumano gli ultimi bisbigli del giorno che

volge al declino.

Solo alcuni testi che si sono formati nel primo millennio

cercano di colmare il vuoto lasciato dai Vangeli canonici.

Il Sinassario di Ter Israel ci ricorda la bontà e la giustizia

di Gioacchino e Anna sottolineando che: “Dividevano in

tre parti il reddito annuale delle loro fatiche: destinavano

la prima parte al Tempio di Dio, ai sacerdoti ministri del

Tempio; la seconda parte essi la dividevano tra i poveri e

gli indigenti; la terza parte serviva per loro, per la famiglia

e gli ospiti. Avevano così regolato la loro vita in tutto, e

avevano vissuto insieme piamente, dedicandosi alle buone

opere per ben vent'anni”.

Dio sceglie questa famiglia buona e segnata dalla sterili­

tà di Anna per far nascere e crescere la Vergine Santa. Ma­

ria è un dono per i Santi Gioacchino e Anna, come è un

dono per ciascuno di noi a prescindere dalla nostra sterilità

o dai nostri meriti. Per avere come Madre la Vergine Ma­

ria dobbiamo coltivare uno spazio di bontà, dividere quel

poco che siamo in tre parti. Il Vangelo dello Pseudomatte­

o precisa: «L'angelo apparve di nuovo a Giacchino durante

il sonno e gli disse: “lo sono l'angelo che Dio ti ha dato

come custode; scendi e ritorna ad Anna senza timore per­

ché le opere buone che tu e la tua sposa Anna avete com­

piuto hanno ricevuto merito di fronte all'Altissimo e vi è

stata accordata una posterità tale che, dalle origini, profeti

e santi non hanno avuta, tale che non avranno mai”» [...].

La bontà genera sempre un raggio di luce, una piccola stel­

la del mattino, un’aurora di salvezza che vince le tenebre

della sera.

Meditazione

Uno spazio di bontà Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Signore, gli uomini dalle mille parole

dominano gli uomini dalle cento parole:

Verità si è oscurata, questo è tempo sen-

za colpevoli.

Guarda, rispondimi, Signore,

mio Dio,conserva la luce

ai miei occhi.

Io nella tua fedeltà ho confidato;

esulterà il mio cuore nella tua

salvezza, canterò al Signore,

che mi ha beneficato.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Oggi facciamo memoria della nasci-

ta di Maria, tua madre. Così tu ci

vieni incontro, Gesù, e gli eventi, i

paesaggi interiori, i volti, la paro-

la... ci preparano a scorgerti. Nella

piccolezza, nel nascondimento, nel-

la tenerezza di una bambina appe-

na nata noi possiamo da lontano

contemplare te, Dio che vieni, Dio

tra gli uomini, Dio per gli uomini.

Per questo ti rendiamo grazie, Si-

gnore.

Non di solo pane ­ Numero 721 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 10

Origene diceva che “le parole

scritte nella Bibbia sono

nient’altro che le parole

d’amore che lo sposo (Gesù)

scambia con la sua sposa (la

Chiesa)”. Egli dai suoi disce-

poli pretendeva l’assiduità,

diceva, infatti, : “ogni giorno

si deve tornare al pozzo delle

Scritture come Rebecca, e

domandare a Dio che ci aiuti a

trovare. Egli esortava a scru-

tare la Parola di Dio con la

sollecitudine di un cuore inna-

morato ”.

Con questo spirito “Non di

solo pane” inizia il suo dicias-

settesimo anno di vita; siamo

consapevoli di essere

una piccola goccia tra

le tante proposte e ini-

ziative che potete tro-

vare su altri mensili o

riviste che si impegnano

nel servizio della Paro-

la. Una goccia, però,

significativa perché di-

stribuita ogni settimana

e capillarmente in quasi

venti parrocchie della

nostra diocesi con una

tiratura di 1400 copie.

Posto sotto la protezio-

ne del Sacro cuore di

Gesù “Non di solo pane”

fa propria la spiritualità

dell’Apostolato della

preghiera. Semplicità e

concretezza sono le caratteri-

stiche del nostro settimanale.

Consapevoli che la preghiera è

soprattutto ascolto cerchiamo

di offrire la possibilità di ap-

profondire il Vangelo che la

Liturgia della Chiesa ci offre

ogni giorno come viatico per il

nostro cammino di fede. Un

piccolo spazio di riflessione,

un spaccato di deserto tra le

attività e la frenesia che ca-

ratterizzano la nostra vita

quotidiana. La Bibbia è la luce

che rischiare l’oscurità

dell’anima, quella prigione

interiore dove il male cerca di

rinchiudere l’uomo che deside-

ra la verità e il bene. Bellissi-

ma questa testimonianza del

compianto Card. Francois Xa-

vier Nguyen Van Thuan: «In

carcere non ho potuto portare

con me la Bibbia; allora ho

raccolto tutti i pezzetti di car-

ta che ho trovato e mi sono

fatto una minuscola agenda,

in cui ho riportato più di 300

frasi del Vangelo; questo Van-

gelo ricostruito e ritrovato è

stato il mio vademecum quo­

tidiano, il mio scrigno prezioso

da cui attingere forza e ali-

mento mediante la lectio divi-

na. Amo pregare con l'intera

Parola di Dio, con le preghiere

liturgiche, i salmi, i cantici».

Non di solo pane vuole essere

proprio un semplice pezzetti-

no di carta dove attingere

conforto e speranza; una boc-

cata d’ossigeno tra i comignoli

inquinanti che circondano la

nostra quotidianità.

Il cristiano ha bisogno di risco-

prire la dimensione contem-

plativa della vita: «cioè quel

momento di distacco

dall’incalzare delle cose, di

riflessione, di valutazione

alla luce della fede, che è

tanto necessario per non es-

sere travolti dal vortice degli

impegni quotidiani»(Card. Carlo

Maria Martini). Non di solo pane

diventi quindi un pertugio di

luce per tutti i suoi cari let-

tori.

di don Luciano Vitton Mea

Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Un nuovo anno di Grazia

Pertugio di luce Di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane ­ Numero 721­ pagina 11

XXIII Tempo Ordinario

Malvagi e perversi mai siederanno a giudizio coi giusti,

mai avran parte all'assemblea dei santi

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi,

poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché

sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando

gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e

disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo.

Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è

grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a

voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché

sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di

voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Brano Evangelico: Lc.6,20­26 Beati voi,

Nacque in Francia nel

1803 da famiglia borghese

che lo spinse a laurearsi in

medicina. Scampato da un

incidente, decise di abban­

donare la professione per

farsi missionario. Mandato

nel 1841 nell’isola di Mau­

ritius si dedicò con

entusiasmoall’evangelizzaz

ione dei Neri che erano

stati per legge liberati dalla

schiavitù, ma abbandonati

a se stessi. La sua “scelta

di campo” suscitò gravi

conflitti con gli altri

missionari e perfino con

il Vescovo, che voleva­

no dedicarsi soltanto ai

figli dei coloni bianchi.

La sua “incarnazione”

nel mondo del la

“negritudine” lo portò a

valorizzare tutti gli ele­

menti positivi della cul­

tura locale non solo ma

anche della religiosità

indigena. Giacomo La­

val fu beatificato da Papa

Giovanni Paolo II sottoli­

neando il fatto che si era

messo “da una parte”,

dalla parte degli Ultimi, i

Neri in tempo di razzismo.

Contemplo:

Le Beatitudini in Matteo sono otto con una espansione che parla della giusti­zia di Gesù, la nuova legge di libertà. In Luca ci sono quattro «beati voi» se­guiti da altrettanti «guai a voi». E difficile apprezzare il carattere paradossale delle Beatitudini, se non si capisce con attenzione lo Spirito della Scrittura. Le Beatitudini iniziano una rivoluzione morale che non ha anco­ra raggiunto il suo completamento. La vera ricchezza sarà in cielo: «Non abbiamo quag­giù una città stabile» (Eb 13,14).

Il Santo del giorno: Beato Giacomo Desiderio Laval Sacerdote

Mercoledì 9

Settembre

III Settimana del Salterio

Agisci Oggi, con l'aiuto di

Maria, pro. vo a vive-

re la mia giornata

secondo la logica del-

le beatitudini di Ge-

sù, che capovolge i

nostri schemi umani.

Non di solo pane ­ Numero 721­ Tempo Ordinario ­ pagina 12

Meditazione del giorno

San Gregorio Magno (ca 540-604), papa, dottore della Chiesa

Omelia 5 sul Vangelo: PL 76, 1093-1094

Il grande San Gregorio ci ricorda che nessuno è

così povero da non avere nulla da donare; tutti

abbiamo qualcosa da lasciare, tutti abbiamo un

briciolo di egoismo da vendere.

« Avrai un tesoro in cielo »

Nessuno, vedendo qualcuno lasciare grandi beni,

dica in se stesso: vorrei imitare coloro che così si

distaccano dal mondo, però non ho niente da lascia-

re. Abbandonate molto, fratelli miei, quando rinun-

ciate ai desideri terreni. I nostri beni esteriori, an-

che piccoli, bastano agli occhi del Signore. Egli

guarda il cuore, non le ricchezze. Non guarda quan-

to sacrifichiamo, bensì l’amore che ci spinge al sa-

crificio… Il Regno di Dio non ha prezzo, eppure ti

costa esattamente ciò che hai... È costato a Pietro

e ad Andrea l'abbandono di una barca e delle reti; è

costato alla vedova due spiccioli d'argento (Lc

21,2); è costato a qualcun altro un bicchiere di ac-

qua fresca (Mt 10,42). Il Regno di Dio, abbiamo det-

to, ti costa ciò che hai. Trovate forse, fratelli, qual-

cosa di più facile da acquistare, qualcosa di più pre-

zioso da possedere? Ma forse non hai neanche un

bicchiere di acqua fresca da offrire al povero che ne

ha bisogno. Pure in questo caso, la Parola di Dio ci

placa... « Pace in terra agli uomini di buona volontà

» (Lc 2,14). Infatti, agli occhi di Dio la mano non è

mai sprovvista di doni se il segreto del cuore è ricol-

mo di buona volontà... Anche se non ho niente di

esteriore da offrirti, Dio mio, trovo tuttavia in me

stesso ciò che deporrò sull'altare a tua lode... Ti

compiaci delle offerte del cuore.

Meditiamo la Parola

Beati i poveri Meditazione a cura di Cristina e Tiziana

La pietra vive. Anche i monti respirano; vive il

mare sempre agitato dal tuo Spirito. Tutta la terra è

viva. L 'intera creazione geme di dolori di parto,

come una madre, in attesa di essere liberata dalla

vanità della morte. Natura è il tuo manto, Signore,

ma la storia dell'uomo è lo spazio dove ti riveli per

quello che sei, e sei conosciuto. Tuo vero santuario

è la coscienza dell'uomo. È questo nostro cantare a

dare gioia e senso agli elementi, a tutte le cose.

Ti voglio benedire ogni giorno,

lodare il tuo nome in eterno e per sempre.

Grande è il Signore e degno di ogni lode;

senza fine è la sua grandezza.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere

e ti benedicano i tuoi fedeli.

Dicano la gloria del tuo regno

e parlino della tua potenza.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese

e la splendida gloria del tuo regno.

Il tuo regno è un regno eterno,

il tuo dominio si estende per tutte le gene­

razioni.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, accogliamo il tuo

sguardo su di noi e ci mettiamo da-

vanti a te con tutte le nostre beati-

tudini e tutti i nostri guai. Donaci la

grazia di non diventare prigionieri

né di noi stessi, né di altri, né di

altro. Mentre ci sentiamo continua-

mente sollecitati dalla logica del

successo e dell'avere, donaci una

buona dose di umorismo e di ironia

che ci salvi da noi stessi.

Non di solo pane ­ Numero 721 ­ pagina 13

Giovedì 10

Settembre

III Settimana del Salterio

XXIII Tempo Ordinario

Come il cervo anela ai corsi d’acqua, così l’anima

mia anela a te, o Dio: l’anima mia ha sete di Dio,

del Dio vivente.

(Sal 42,2­3)

Nella rada di Rochefort,

diocesi di La Rochelle in

Francia, morirono durante la

Rivoluzione francese ben

547 sacerdoti e religiosi

ammassati in due navi. Tra

loro vi erano almeno tre

Carmelitani Scalzi che, per

la loro fedeltà a Dio, alla

Chiesa e al Papa, avevano

rifiutato il giuramento della

Costituzione civile del Clero

imposto dall' Assemblea

Costituente rivoluzionaria.

Perseguitati e condanna­

ti, furono dunque depor­

tati nella baia di Roche­

fort, sul litorale atlantico

della Charente­Maritime,

in attesa di essere trasfe­

riti ai lavori forzati nella

Guyana francese piutto­

sto che in Africa. Verso

la fine di agosto del

1794, essendosi oltremo­

do diffusa una feroce

pestilenza nel bastimento

Deux­Associés, i prigio­

nieri ancora in vita vennero

fatti sbarcare sull'isola

Madame, dove furono al­

loggiati in tende e sempre

in condizioni terrificanti.

Padre Giacomo Gagnot vi

morì il 10 settembre ed in

questa stessa isola fu sepol­

to.

Il Santo del giorno: Beato Giacomo Gagnot Sacerdote carmelitano, martire

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i

vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono,

pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche

l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti

chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini

facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitu­

dine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a

coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fan­

no lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovu­

ta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate

invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricom­

pensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati

e i malvagi.

Brano Evangelico: Lc 6,27­38 Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

Contemplo:

Gesù, con immagini ed esempi concreti, propone un atteggia­mento di bene­volenza, lo stesso con il quale Dio si rivolge agli uomini. Non scusa ogni torto e ogni tirannia né tantomeno chiede impunità per ladri, violenti, assassini, rapinatori e ogni sorta di malfattori. La bellezza della parola di Gesù orienta verso l'autenticità della legge cristiana: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Rm 12,21). Gesù muo­re per noi peccatori, non dà solo l'altra guancia, ma la stessa vita!

Agisci

Se ho di che lamen-

tarmi nei confronti

di un altro, oggi ri-

fletto sugli insegna-

menti della Parola

del Signore e cerco

di metterli in prati-

ca. Maria, guidaci

nella carità.

Non di solo pane ­ Numero 721­ Tempo Ordinario ­ pagina 14

Nel discorso della montagna, nel mezzo delle Beati-

tudini si trova scritto: “Beati i misericordiosi, perché

troveranno misericordia”. E allora mi sono chiesto:

“Chi sono i misericordiosi? E che cos’è la misericor-

dia?”.

Per comprendere la profondità della misericordia di

Dio dobbiamo percorrere l’impervio sentiero che

conduce al luogo detto “del Cranio”; dobbiamo ingi-

nocchiarci, con Maria e l’apostolo Giovanni, sotto

una croce da cui pende il mistero dell’amore, della

follia di Dio che per salvarci muore come un malfat-

tore tra due ladroni.

“Ricordati di me, Signore, quando sarai nel tuo Re-

gno” (Lc 23,42). La misericordia è un ricordo, è Dio

che nella sua Onnipotenza e Onniscienza non si di-

mentica dell’uomo, della sua creatura; che vede nel

buio della cattiveria umana e sa scorgere una bricio-

la di bene sepolta nel cuore di un ladrone. Ci sono

due modi di conservare un volto, di ricordare una

persona. Il ricordo, se è avvelenato dal risentimento,

può diventare maledizione, chiusura, odio. Quando

invece è illuminato dalla pietà diventa misericordia,

perdono, beatitudine: “oggi sarai con me in Paradi-

so”. Dio, dalla cattedra della croce, ci insegna la pie-

tà, un ricordo dell’uomo che diventa misericordia e

perdono.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericor-

dia”. Beati coloro che, come il buon ladrone, sanno

scorgere in Gesù Crocefisso la misericordia di Dio,

sanno ricordare al Signore della vita che il Paradiso

diventa più povero se manca un solo ladrone che sa

morire accanto all’Unigenito Figlio di Dio.

“Non dimentichiamo con facilità l’esempio del ladro-

ne e non vergogniamoci di prenderlo come maestro,

lui che nostro Signore, senza arrossire, ha introdotto

per primo in Paradiso… (San Giovanni Crisostomo) ”

Meditiamo la Parola

La Misericordia: un ricordo ... Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Ma lodiamolo anche per la sua piccolezza,

e debolezza e impotenza! Perché ama e

piange come noi; e ci usa tenerezza come

una madre; e ha compassione delle nostre

infermità. Lodiamolo perché si rivela ai

fanciulli e ai piccoli; perché elegge le crea-

ture più deboli, e dei forti e potenti non sa

cosa farsene.

Lodate Dio nel suo santuario,

lodatelo nel suo maestoso firmamento.

Lodatelo per le sue imprese,

lodatelo per la sua immensa grandezza.

Lodatelo con il suono del corno,

lodatelo con l’arpa e la cetra.

Lodatelo con tamburelli e danze,

lodatelo sulle corde e con i flauti.

Lodatelo con cimbali sonori,

lodatelo con cimbali squillanti.

Ogni vivente dia lode al Signore.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, non ti è certo nasco-

sto il tormento del nostro cuore, che

attenta alla lucidità della nostra

mente e alla generosità della nostra

volontà: i «se» e i «ma» non si conta-

no e ci frullano dentro fino a esauri-

re le nostre forze. Regalaci la liber-

tà di dare... e di dare ancora... e di

dare sempre.., per essere liberi da

inutili aspettative e sereni nel no-

stro cuore.

Non di solo pane ­ Numero 721­ Tempo Ordinario ­ pagina 15

Venerdì 11

Settembre

III Settimana del Salterio

XXIII Tempo Ordinario

La tua parola, Signore, è verità;

consacraci nella verità.

Il mercedario Bea-

to Baldassarre Ve-

làsquez, cadde pri-

gioniero fra i sara-

ceni ribelli a La

Muela presso Sara-

gozza in Spagna.

Fu, da questi, mi-

nacciato di morte

qualora non avesse

rinnegato la fede

cattolica ma egli li

rimproverò severa-

mente delle loro

cattiverie e vizi co-

sì testimoniando la

propria fede fu tra-

fitto da una freccia

nell'anno 1588 e

assieme a lui simil-

mente vennero tra-

fitti altri 16 marti-

ri. L'Ordine lo fe-

steggia l'11 settem-

bre.

Il Santo del giorno: Beato Baldassarre Velasquez Martire mercedario

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco

guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo

non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo

maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti

accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello:

“Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso

non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo

occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fra­

tello».

Brano Evangelico: Lc 6,39­42 Può forse un cieco guidare un altro cieco?

Contemplo:

Le parole «difficili» del Vangelo ci stimolano ad approfondir­ne il senso con l'aiuto della Chiesa. Ma non restiamo indiffe­renti alle parole «facili» e chiare di Gesù, che, vero Dio e vero Uomo, usa la saggezza popolare per indicare che ogni popolo possiede nella sua coscienza una scintilla dello Spirito: Dim­mi con chi vai e ti dirò chi sei! Un cieco non può guidare un cieco! Togli pri­ma i difetti del tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello!

Agisci

Anche se ho molto pec-

cato, Gesù può fare

tanto bene con me, se

mi lascio guidare. Oggi,

in qualunque situazione

mi trovo, prendo la fer-

ma decisione di lasciar-

mi guidare da Gesù,

sull'esempio di Maria.

Non di solo pane ­ Numero 721 ­ pagina 16

Non è mia abitudine soffermarmi troppo sulla figura

del Maligno nelle mie meditazioni. Però porto con me

la convinzione che la trave che si trova nel nostro

“occhio”, questa cecità interiore che ci porta a indu-

giare sui difetti degli altri, è opera dell’ “antico avver-

sario” di Dio e delle sue opere.

Cosa c’è di più diabolico e di più pericoloso che na-

scondere a noi stessi la trave interiore che ci rende

ciechi e mettere in risalto la “pagliuzza” degli altri?

Ho visto su internet un famoso quadro di Bruegel dove

un cieco conduce altri ciechi. Osservandolo bene av-

verti un senso di confusine, di grigia decadenza. E’

l’immagine più eloquente del declino spirituale che

provoca la trave interiore conficcata nel nostro cuore.

“Ipòcrita, togli prima la trave dal tuo occhio…”

Quello di Gesù è un monito che potremo accogliere

solo attraverso l’umiltà. Solo questa virtù ci può guari-

re da ogni sorta di cecità interiore. L’umiltà è una vir-

tù che fa parte della fortezza: solo l’umile è veramen-

te forte. Scriveva giustamente Romano Guardini:

“L'umiltà non può del resto avere la sua origine

nell'uomo, bensì in Dio. È lui il primo umile. Egli è tal-

mente grande, talmente al di fuori di ogni possibilità

che una qualsiasi potenza lo possa costringere, che

egli può 'permettersi' — se ci è concesso di esprimerci

in questo modo — di essere umile. La grandezza gli è

essenziale; soltanto lui può dunque rischiare di abbas-

sare questa sua grandezza sino all'umiltà”.

La superbia, scettro del Maligno, genera la trave;

l’umiltà, forza di Dio, guarisce da ogni forma di ceci-

tà.

Meditiamo la Parola

Lo scettro del Maligno Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Chi di noi può mai abitare presso un fuoco

divoratore? Chi può abitare tra fiamme peren-

ni? Eppure non altra dimora è sicura quanto

fare del cuore di Dio il nostro rifugio.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu,

solo in te è il mio bene».

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:

nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;

anche di notte il mio animo mi istruisce.

Io pongo sempre davanti a me il Signore,

sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Mi indicherai il sentiero della vita,

gioia piena alla tua presenza,

dolcezza senza fine alla tua destra

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, siamo tutti un po' cie-

chi, e lo siamo ancora di più quan-

do pensiamo di vederci bene... di

vederci troppo bene. La tua Parola

illumini il nostro cuore e lo renda

umile e chiaro, così sapremo soste-

nerci senza pretese e con un amore

che rende possibile la correzione

fraterna, in una dolcezza che la

rende non solo vivibile ma persino

desiderabile.

Non di solo pane ­ Numero 721­ Tempo Ordinario ­ pagina 17

Tutto tace nel letamaio di

Giobbe: le voci degli uomini

cedono il passo al silenzio. So-

no volate accuse pesanti, ora

nei confronti di Dio, ora nei

confronti di Giobbe; tutti han-

no fatto le loro arringhe, di-

scusso, cercato soluzioni o di

trovare un perché al dramma

della sofferenza innocente. Ora

tutto tace. Sta per arrivare

l’ultimo personaggio, Colui che

Giobbe ha osato mettere con le

spalle al muro, trascinare in un

tribunale, mettere alla sbarra.

L’incontro tanto atteso è arri-

vato. Dio si presenta, sta per

prendere la parola; dopo il

pubblico ministero e i difensori

d’ufficio è arrivato il tempo di

Dio. “Il Signore rispose a Giob-

be di mezzo al turbine: Chi è

costui che oscura il consiglio

con parole insipienti?” Dio non

si pone sullo stesso piano di

Giobbe, non si siede sulla so-

glia di una casa di fango. Parla

dentro ad un vento impetuoso.

Non si tratta di una semplice

teofania: va oltre una manife-

stazione della divinità in for-

ma sensibile, attraverso un

fenomeno atmosferico.

Dio non si siede nel consesso

umano, ma parla nel cuore

dell’uomo, nell’esistenza della

sofferenza innocente.

Dio rispose a Giobbe di mezzo

al turbine: non è forse una

tempesta il cuore di colui che

oscura il consiglio con parole

insipienti? Non vi è forse un

turbine nell’esistenza mar-

chiata dalla sofferenza inno-

cente?

Non c’è vento impetuoso nel

cuore di un malato di cancro,

in un’esistenza segnata dalla

solitudine? Non è pioggia im-

petuosa il pianto di un orfano,

di una mamma che ha perso il

suo bambino, di un uomo o

una donna che hanno perso un

amore che rallegrava e rende-

va giovane i loro giorni?

Nell’aula del tribunale allesti-

to tra i letamai della sofferen-

za umana ecco Dio come ulti-

ma voce. Sottolinea David Ma-

ria Turoldo: “E come sarà sta-

ta la voce di Dio? Una voce

che parlava dentro , attraver-

so l’impotenza dell’uomo; sor-

ge dall’angoscia di una luce,

che non bastava a schiarire

l’orizzonte carico di tenebre.

Una voce che parlava da tutta

la natura; voce di procella;

voce di tempi antichi, di cieli

v a s t i s s im i , u na v o c e

d’elementi, che sfidava qual

prode, il piccolo uomo.”

Certo, perché questo turbine

diventi brezza mattutina, vo-

ce che parla dal profondo di

un cuore piagato, i perché e i

lamenti devono cedere il pas-

so al silenzio, affinché la pre-

senza interiore di Dio diventi

sillaba, Parola arcana, discor-

so comprensibile anche per gli

ultimi, per coloro che abitano

nelle case di fango.

Tutto tace nel letamaio di

Giobbe: è arrivata la voce di

Dio.

Pagine bibliche: il Libro di Giobbe/8 Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

La voce di Dio

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane ­ Numero 721 ­ pagina 18

Sabato 12

Settembre

III Settimana del Salterio

XXIII Tempo Ordinario

A te, o Padre, che sei luce e fuoco, a lui che viene col gran ventilabro,al Santo Spirito, vento e fiamma,

gioia dei giusti e giudizio degli empi, gloria e vittoria da tutto il creato

La festa del santo no­

me di Maria fu con­

cessa da Roma, nel

1513, ad una diocesi

della Spagna, Cuenca.

Soppressa da san Pio

V, fu ripristinata da

Sisto V e poi estesa

nel 1671 al Regno di

Napoli e a Milano. Il

12 settembre 1683,

avendo Giovanni III

Sobieski coi suoi

Polacchi vinto i

Turchi che assedia­

vano Vienna e mi­

nacciavano la cri­

stianità, il Beato In­

nocenzo XI, in ren­

dimento di grazie,

estese la festa alla

Chiesa universale e

la fissò alla domenica

fra l'Ottava della Na­

tività. Il santo Papa

Pio X la riportò al 12

settembre.

Il Santo del giorno: Santo nome di Maria

Brano Evangelico: Lc 6,43­49 Perché mi invocate: Signore, Signore! e non fate

quello che dico?

Contemplo:

Il nome di Maria dice: «Signora, Amata da Dio», o come scrivono Isidoro di Siviglia e Beda, «Stella del mare!». «Nei pericoli, nelle difficoltà, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria! Il suo nome non si allontani dalla tua bocca, non si allontani dal tuo cuore e per ottenere l'aiuto della sua preghie­ra, non tralasciare di seguire l'esempio della sua condotta di vita. Speri­menterai in te stesso quanto giustamente sia stato detto: "E il nome della

Vergine era Maria"» (Bernardo di Chiaravalle).

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non vi è albero buono che produca un

frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni

albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si

vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori

il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti

esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e

non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in

pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha

scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il

fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi

invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa

sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di

quella casa fu grande».

Agisci Com'è il tesoro che tengo

nel cuore? Da ciò che

esce da me lo riconosco.

Oggi, invocando il nome

di Maria santissima, chie-

do che il mio cuore sia

ripulito da tutto ciò che

non viene da Dio e che

assomigli il più possibile

a quello di Maria.

Non di solo pane ­ Numero 721­ Tempo Ordinario ­ pagina 19

Come spesso accade, le parole di Gesù possono

aiutarci a compiere una verifica del nostro esse-

re suoi discepoli. Il vero cristiano può essere ri-

conosciuto dalle azioni che compie e che l'evan­

gelista aveva indicato nei versetti precedenti,

vale a dire l'insegnamento dell'amore ai nemici e

della generosità verso il prossimo. A chi sente di

essere una pianta cattiva che produce frutti cat-

tivi, l'unico rimedio per tornare ad essere fedele

discepolo di Gesù è accettare di essere innestato

nell'albero buono che produce frutti buoni, l'al-

bero della misericordia di Dio: la croce di Cristo.

L'essere vero cristiano si valuta solo dalla bontà

del cuore, dalla bontà d'animo che si manifesta

attraverso l'amore concreto per il prossimo, un

amore che alle parole fa seguire i fatti. L'auten-

tico discepolo di Gesù è colui che vive ed opera

come Cristo. La parabola della casa costruita

sulla roccia conclude nel modo migliore tutto il

discorso. La salvezza non consiste solo nel rico-

noscere Gesù come "il Signore", ma anche nel

compiere la sua volontà. Dalla parola ascoltata,

accolta e custodita gelosamente nel cuore, sca-

turiscono le opere buone della fede. Il cristiano

che vive radicato e fondato nella fede nutrendo

salde e profonde convinzioni che si traducono in

un serio impegno di vita, non teme di crollare

davanti alle contrarietà e alle prove. Un cristia-

nesimo fatto solo di belle parole, di bei gesti, di

belle celebrazioni liturgiche, non resiste alle im-

mancabili persecuzioni e alle avversità della vi-

ta.

Meditiamo la Parola

Compiere la sua volontà Meditazione a cura di don Diego Facchetti

Sorga anche per noi, in questa tenebra

che ci avvolge, una luce clemente e soa-

ve: che non si spenga la santità sulla ter-

ra. Non solo i santi preghino per noi, ma

pure noi preghiamo per essi, perché al-

meno essi non vengano meno.

Lodate, servi del Signore,

lodate il nome del Signore.

Sia benedetto il nome del Signore,

da ora e per sempre.

Dal sorgere del sole al suo tramonto

sia lodato il nome del Signore.

Su tutte le genti eccelso è il Signore,

più alta dei cieli è la sua gloria.

Chi è come il Signore, nostro Dio,

che si china a guardare

sui cieli e sulla terra?

Solleva dalla polvere il debole,

dall’immondizia rialza il povero.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, liberaci da ogni forma

sottile di idolatria, che comincia sem-

pre con il culto delle cose facili, delle

comode e scontate evidenze, della su-

perficialità come stile.

Insegnaci la via della profondità e apri

il nostro cuore all'ascesi dell'intelli-

genza, che apre la via alla creatività di

un amore fecondo e duraturo.

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 721

Domenica 6 Settembre 2015

Chiuso il 30 Agosto 2015

Numero copie 1400

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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