Non di Solo Pane n°724 - 27 Settembre 2015
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Transcript of Non di Solo Pane n°724 - 27 Settembre 2015
PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 724
Domenica 27 Settembre 2015
XXVI del Tempo Ordinario
Itinerario quotidiano di preghiera
Non di solo pane - Numero 724 - Tempo Ordinario - pagina 2
Settembre 2015
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, pre-
go specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché crescano le opportunità di formazione e di
lavoro per tutti i giovani.
Intenzione missionaria
Perché i catechisti siano nella propria vita testimoni
coerenti della fede che annunciano.
Intenzione dei vescovi
Perché i movimenti e le associazioni si integrino
volentieri nelle pastorale organica della parrocchia.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede, nella speran-
za e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel
mondo
Intenzioni mese di Settembre
Non di solo pane - Numero 724 - pagina 3
Domenica 27
Settembre
II Settimana del Salterio
XXVI Domenica del Tempo Ordinario
La gioia è contagiosa.
Dai il via ad una bella epidemia!
Nato a Pouy in Guascogna il 24 aprile 1581, fino a quindi-ci anni fece il guardiano di porci per poter pagarsi gli studi. Ordinato sacerdote a 19 anni, nel 1605 mentre viaggiava da Marsiglia a Narbona fu fatto prigioniero dai pirati turchi e venduto come schiavo a Tunisi. Ven-ne liberato dal suo stesso «padrone», che convertì. Da questa esperienza nacque in lui il desiderio di recare sol-lievo materiale e spirituale ai
galeotti. Nel 1612 diventò parroco nei pressi di Parigi. Alla sua scuola si formarono sacerdoti, religiosi e laici che furono gli animatori della Chiesa di Francia, e la sua voce si rese interprete dei diritti degli umili presso i potenti. Promosse una forma semplice e popolare di evan-gelizzazione. Fondò i Preti della Missione (Lazzaristi) e insieme a santa Luisa de Marillac, le Figlie della Cari-tà (1633). Diceva ai sacerdoti
di S. Lazzaro: «Amiamo Dio, fratelli miei, ma amiamolo a nostre spese, con la fatica delle nostre braccia, col su-dore del nostro volto». Per lui la regina di Francia inven-tò il Ministero della Carità. E da insolito «ministro» orga-nizzò gli aiuti ai poveri su scala nazionale. Morì a Pari-gi il 27 settembre 1660 e fu canonizzato nel 1737.
Il Santo del giorno: San Vincenzo De Paoli
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scac-
ciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».
Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un
miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di
noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio
nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio
per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel ma-
re. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella
vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuo-
co inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio
per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato
nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio
per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere
gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
Vangelo: Mc 9,38-43.45.47-48 Chi non è contro di noi è per noi.
Contemplo: Mostraci, Signore, la tua misericordia (dal Salmo responsoriale)
Gesù, che è Dio, «non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria
vita». Il Dio altissimo ha voluto essere bassissimo e umiliarsi tra gli ultimi della ter-
ra, come il vero Pastore che sta per ultimo, dietro le sue pecore, e le spinge verso
pascoli di vita eterna. Gesù vuole mostrare nel servizio e nell'amore la sua miseri-
cordia, ed è così che siamo chiamati a comprenderne il senso e ad accoglierla nella
nostra vita.
Agisci
Se non ho pagato il giu-
sto ai miei lavoratori, il
Signore mi chiederà
conto di ciò. Oggi ho
l'opportunità di correg-
germi in questo. Se sono
tra i lavoratori, prego
per i miei datori di lavo-
ro, affinché lo Spirito li
guidi sempre secondo
giustizia.
Non di solo pane - Numero 724 - Tempo Ordinario - pagina 4
P a g i n e b i b l i c h e
«Maestro, abbiamo visto uno
che scacciava demòni nel
tuo nome e volevamo impe-
dirglielo, perché non ci se-
guiva».
Gli apostoli sono preoccupa-
ti perché un estraneo, cioè
uno che non fa parte del
gruppo, che non segue di-
rettamente il Signore, com-
pie un miracolo invocando il
nome di Gesù. H. Cox defi-
nisce questo modo di rela-
zionarsi con Dio concentri-
co. Cerchiamo di usare un
linguaggio più semplice. Con
la concezione concentrica
“abbiamo un mondo chiuso
in se stesso, che non riserva
sorprese, che non va oltre le
proprie possibilità, caratte-
rizzato dalla rigidità e dalla
sclerosi”. E’ una concezione
che tende a innalzare stecca-
ti, a dividere tra un dentro e
un fuori, a creare una menta-
lità elitaria, di presunti giusti
rispetto a un mondo popolato
da spettri maligni da cui biso-
gna difendersi. Questa tenta-
zione ha sempre attraversato
la storia della chiesa, dai suoi
albori fino ai nostri giorni.
Quanta ottusità e durezza
serpeggia anche oggi in tante
comunità cristiane.
Gesù ci presenta, nel Vangelo
di oggi, una mentalità e una
prospettiva eccentrica. Preci-
sa ancora H. Cox: “La conce-
zione eccentrica non va inte-
sa nel senso di strano, strava-
gante. Ma come qualcosa che
ha il centro fuori di sé. E’ la
per sona che accogl ie
l’elemento nuovo, inatteso
quello che arriva da ‘altrove’.
E’ la persona aperta allo Spiri-
to, disponibile al suo ‘gioco’,
capace di accentarne i rischi.
Quello che ci viene presentati
nel brano evangelico, è in so-
stanza, il Cuore di Gesù, un
cuore magnanimo, senza invi-
die, senza pregiudizi di gruppo
o di appartenenza. Un cuore
che scardina gli steccati degli
uomini, che infrange il muro
dell’inimicizia e del sospetto.
Un cuore che reagisce con ge-
nerosità alle parole di Giovan-
ni “abbiamo visto uno che scac-
ciava demòni nel tuo nome e
glielo abbiamo vietato, perché
non era dei nostri”, con questa
risposta: “non glielo proibite,
perché non c’è nessuno che
faccia un miracolo nel mio no-
me e subito dopo possa parlare
male di me”.
Chi parla animato dallo spirito
di Dio, quindi, è solo un opera-
tore del bene, non può procu-
rare il male a Gesù e a coloro
che lo seguono. Se uno non
“opera contro” certamente è
animato dallo spirito di Gesù
che lo conduce a compiere il
bene.
Aperti allo Spirito Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane - Numero 724 - Tempo Ordinario - pagina 5
P a g i n e b i b l i c h e
Contemplatio:
Magari fossero tutti profeti nel popolo di Dio.
Intanto, due uomini, uno
chiamato Eldad e l'altro Me-
dad, erano rimasti nell'ac-
campamento e lo spirito si
posò su di essi; erano fra gli
iscritti ma non erano usciti
per andare alla tenda; si
misero a profetizzare
nell'accampamento. Numeri 11,25-29
Il racconto del libro dei Nu-
meri presenta l'organiz
zazione del popolo d'Israele
nel suo viaggio verso la terra promessa. Presentato co-
me una comunità santa — di cui tuttavia non vengono
taciuti errori, debolezze, ribellioni —, Israele è guidato
da YHWH che abita in mezzo al popolo e, accompa-
gnandone le gesta con la sua potenza, manifesta la sua
signoria anche sulle popolazioni limitrofe. Il nostro bra-
no mette in evidenza la strutturazione del governo del-
la comunità. Mosè è il mediatore per eccellenza tra Dio
e il popolo. A lui il Signore parla direttamente ed è lui
che ha ricevuto in pienezza lo spirito (v. 25a). Gli ven-
gono affiancati settanta anziani (v. 25b), i quali parte-
cipano dell'autorità carismatica di Mosè. Il testo prose-
gue comunicando una verità che segna un avanzamento
importante nel cammino dell'uomo religioso: il dono di
Dio non è rigidamente legato a un luogo, ma raggiunge
la persona lì dove essa si trova. È il caso di due uomini
che, pur convocati tra i settanta anziani, non si erano
recati nel luogo fissato. Anche su di loro è effuso lo spi-
rito (v. 26), suscitando il disappunto di Giosuè (v. 28).
L'affermazione della libertà sovrana di Dio nel suo agire
(v. 29) è il messaggio altissimo che interpella il creden-
te di ogni tempo, sempre tentato di rinchiudere Dio
negli angusti spazi di una `giustizia' che si arroga il
compito di salvaguardare i presunti diritti di Dio calpe-
stando quelli delle persone umane.
Sia gloria al Padre nell'al-to dei cieli, sia gloria al Figlio, suo eterno splendo-re,e allo Spirito, cuore del
mondo, pure all'uomo, suo volto, an-cor gloria!
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima; la testimonianza
del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.
Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti.
Anche dall’orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro da grave peccato.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, non siamo sempre noi quelli che offrono il bicchiere d'acqua. Riconosciamoci mendicanti, affannati e assetati del necessario per vivere, dell'acqua della tua presenza che ci rimette in vita. Siamo qui, Signore, guardaci e il cuore non saprà mai ab-bastanza che tu sei il primo che ci nu-tre e ci disseta, e che la vita è soltanto ridonare quanto abbiano ricevuto da te con una gratuità che ci interpella a fare altrettanto.
Non di solo pane - Numero 724 - pagina 6
Lunedì 28
Settembre
II Settimana del Salterio
XXVI Tempo Ordinario
Il Santo del giorno: San Venceslao Martire
In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse
più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese
un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo
bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui
che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è
grande». Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto
uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito,
perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo
impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».
Brano Evangelico: Lc 9, 46-50 Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me.
Vissuto nel X secolo, prin-
cipe di Boemia, fu educato
cristiana mente dalla nonna
Santa Ludmilla. Giovanissi-
mo, successe al padre dopo
un periodo di emergenza
della madre che gli preferi-
va il secondogenito Bole-
slao. Ella fomentò a tal pun-
to la rivalità fra i due fratelli
che Boleslao assalì Vence-
slao mentre si recava da
solo, come era solito fare,
in chiesa per il Mattuti-
no. Difesosi dalla spada
di Boleslao, a cui il
risparmio alla vita, ven-
ne ucciso dai suoi se-
guaci. Venceslao visse
nel periodo in cui, in
Boemia, il Cristianesi-
mo era agli albori e
l'attività apostolica e
missionaria erano molto
difficili e pericolose.
Egli, profondamente
religioso, contribuì alla
diffusione del messaggio
evangelico, promuoven-
do religiosamente e cul-
turalmente il proprio
popolo e, per la sua bon-
tà e per la sua rettitudi-
ne, divenne il santo più
popolare della Boemia.
Contemplo: Coraggio, àlzati, ti chiama! (Mc 10,49)
«Coraggio, àlzati, ti chiama!» è la parola che la Chiesa e ogni educa-tore - come il beato Lodovico Pavoni - rivolge ai giovani che non ve-dono la strada giusta, non trovano la persona giusta, e sono mendi-canti di monete senza valore, di cose effimere, quando possono ave-re l'oro della fede e «tesori in cielo, dove né tarma né ruggine con-sumano e dove ladri non scassinano e non rubano». Gesù ci insegna a scegliere il vero tesoro: «Dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,19-21).
Le persone che dimenticano se stesse
Sono quelle che gli altri ricordano di più.
Agisci
... Oggi mi metto in
preghiera e chiedo
al Signore di com-
prendere la sua ge-
losia per me, il suo
grande ardore nei
miei confronti.
Non di solo pane - Numero 724 - Tempo Ordinario - pagina 7
È inserita nel cuore umano, a causa della ferita
del peccato originale, la passione della super-
bia che ci spinge sempre verso l'ambizione ad
essere più degli altri, ritenendo che il nostro
valore di persone si misuri in base al maggior
potere. Gli apostoli, ancora fermi alla loro erro-
nea idea di Messia, aspettavano il momento
della manifestazione della gloria di Gesù. Essi
pensavano che sarebbe arrivato il giorno in cui
il Signore avrebbe mostrato umanamente il suo
potere, e avrebbe così stabilito il nuovo regno
d'Israele forte e saldo. Dunque, era normale
che fra di loro discutessero quale fosse la squa-
dra "di governo" dopo questo evento. È una
mentalità che purtroppo riscontriamo nella vi-
ta: per essere qualcuno devi schiacciare l'altro,
perché ti fa concorrenza. Non è stato facile per
Gesù "regolare" questo atteggiamento nei suoi
apostoli. Ha preso un bambino e ha detto loro:
"il più piccolo tra tutti voi, questi è grande". La
grandezza tramite il servizio, l'essere conside-
rato come privo di valore agli occhi umani. L'u-
miltà è la vera grandezza. È stato Gesù stesso a
darci la lezione più alta, giacché con la sua to-
tale umiliazione sulla morte in croce ha manife-
stato la sua grandezza. La potenza di Dio è
quella dell'amore, della sofferenza, del morire
per noi. Sicuramente, se consideriamo la nostra
vita, i nostri rapporti umani, ci renderemo con-
to delle tante opportunità che abbiamo per
praticare l'umiltà e di manifestare, come Gesù,
che la grandezza sta nel servizio. È difficile,
certamente, perché il cuore ci spinge con forza
verso il potere superbo, ma con la grazia di Dio,
guadagnata per noi proprio sulla croce, possia-
mo vivere questo ideale cristiano.
Medita la parola
Grandi nel servizio Meditazione a cura della redazione
Certo, scompariremo. E però il
gemito è universale: perfino le
pietre patiscono di morire. Ma è
ugualmente certo che senza questa coscienza
dell'uomo nulla ha senso: neppure un qualsia-
si linguaggio sarebbe concepibile.
Le genti temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria,
quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso in tutto il suo splendore.
Egli si volge alla preghiera dei derelitti,
non disprezza la loro preghiera.
Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo, da lui creato, darà lode al Signo-
re. Il Signore si è affacciato dall’alto del suo
santuario, dal cielo ha guardato la terra,
per ascoltare il sospiro del prigioniero,
per liberare i condannati a morte.
I figli dei tuoi servi avranno una dimora,
la loro stirpe vivrà sicura alla tua presenza,
perché si proclami in Sion il nome del Signore
e la sua lode in Gerusalemme,
quando si raduneranno insieme i popoli
e i regni per servire il Signore.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, vogliamo stare vicino a
te e guardare come te e con te le inutili
discussioni dei grandi, che, invece di
creare luoghi di vita, rischiano di se-
minare inutili tristezze. Donaci un cuo-
re simile a quello dei bambini, che in-
tuiscono i drammi dei grandi, eppure
sanno continuare i loro giochi d'infan-
zia senza mai smettere di sognare.
Non di solo pane - Numero 724 - pagina 8
Martedì 29
Settembre
II Settimana del Salterio
XXVI Tempo Ordinario
Cambia le cose che vanno cambiate,
lascia invariate le cose che vanno bene come
sono e chiedi a Dio di mostrarti la differenza.
Gabriele (forza di Dio) è uno degli spiriti che stan-no davanti a Dio, rivela a Daniele i segreti del pia-no di Dio, annunzia a Zaccaria la nascita di Giovanni e a Maria quel-la di Dio. Il nuovo calen-dario ha riunito in una sola celebrazione i tre arcangeli Michele, Ga-briele e Raffaele, la cui festa cadeva rispettiva-mente il 29 settembre, il 24 marzo e il 24 ottobre. Dell'esistenza di questi
angeli parla esplicita-mente la Sacra Scrittura, che dà loro un nome e ne determina la funzione. San Michele, l'antico patrono della Sinagoga, è ora patrono della Chiesa universale; San Gabriele è l'angelo dell'Incarna-zione e forse dell'agonia nel giardino degli ulivi; San Raffaele è la guida dei viandanti. San Ga-briele, «colui che sta.al cospetto di Dio» (si pre-senta così quando annun-
cia a Maria la sua scelta come madre del Reden-tore). È lui che spiega al profeta Daniele come avverrà la piena restau-razione, dal ritorno dall'esilio all'avvento del Messia. A lui è affì-dato l'incarico di annun-ciare la nascita del pre-cursore, Giovanni, figlio di Zaccaria e di Elisa-betta. Egli gode di una particolare venerazione anche presso i maomet-tani.
Il Santo del giorno: San Gabriele Arcangelo
In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui:
«Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò:
«Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti
ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu
sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho det-
to che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di
queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e
gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
Brano Evangelico: Gv 1, 47-51 Vedrai cose più grandi di queste!
Contemplo: Vedrete gli angeli salire e scendere (cv 1,51)
Anche se il testo ebraico parla di «dèi», per secoli la liturgia ha tra-dotto: «Alla presenza degli angeli, a te voglio cantare" (Sal 137). La fede di Cristo ci insegna che ci sono «angeli» (dal greco «messaggeri») buoni e cattivi, non dèi, ma creature di Dio. Ogni cre-atura ci può essere di aiuto o di inciampo. Ma il Signore non ha volu-to far scrivere invano, nelle Scritture, il nome di tre grandi angeli: Michele, «Chi come Dio?»; Gabriele, «Forza di Dio»; Raffaele, «Dio guarisce».
Agisci
Prima Che qualcuno
mi chiamasse alla fe-
de, Gesù mi ha visto,
si è accorto di me!
Oggi desidero alzarmi
e andare da lui, senti-
re quali progetti ha
per me, seguirlo nella
mia vita. Chiedo ai
santi arcangeli di ac-
compagnarmi.
Non di solo pane - Numero 724 - Tempo Ordinario - pagina 9
Nel deserto della vita o nella “notte oscura
dell’anima” non siamo soli: c’è sempre una presen-
za che ci accompagna, ci sorregge, ci protegge. Dio
non abbandona l’uomo, stabilisce con la sua creatu-
ra un rapporto di vicinanza. La presenza degli spiriti
celesti sono un dono di Dio, un dono d’amore. Sot-
tolinea con estrema acutezza Anselm Grün: «Da
tempo immemorabile, riferendosi all’amore, si
parla dell’Angelo dell’Amore. A chi mi ama, io dico:
“Sei un angelo”. Quando mi è dato di sperimentare
l’amore, ho la sensazione che un angelo sia entrato
nella mia vita». Celebrando la festa dei santi
Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele noi
commemoriamo l’amore di Dio che ci libera e ci
protegge dal male. Quella degli Arcangeli, che
combattono al fianco degli uomini per proteggerli
dalle insidie del maligno, è la certezza che Dio ci
vuole con sé in Paradiso, che ci vuole bene e ci
copre con la sua paterna misericordia. La Divina
Commedia è una grande raffigurazione simbolica
della vita del cristiano che dall’oscura selva del
peccato è chiamato a intraprendere un cammino di
purificazione verso la beatitudine del Paradiso. Nel
canto IX dell’Inferno un angelo interviene per aprire
le porte della città di Dite e scacciare i demoni che
si oppongono al viaggio di Dante e Virgilio
nell’oltretomba; nel secondo canto del Purgatorio è
un angelo che conduce su una navicella le anime di
coloro che devono purificare i loro peccati nel
Purgatorio; ogni balza dello stesso Purgatorio è
affidata ad un angelo che con un sigillo sulla fronte
libera le anime dalla penitenza appena scontata. La
vita dell’uomo è perennemente avvolta dalla
misteriosa presenza degli spiriti celesti. Rose
Ausländer parla di un angelo dentro di te che
gioisce per la tua luce e piange per la tua tenebra:
«Dalle sue ali escono sussurri / di parole d’amore /
e squisite carezze». Dio invia i suoi angeli per
custodire gli uomini: non cacciamoli dalla nostra
vita.
Medita la parola
Presenza d’amore Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Grande Dio è il Signore. E degno di ogni lode, terribile sopra tutti gli dèi. Tutti gli dèi delle genti un nulla: è
Dio il Signore che fatto il cielo e la terra»
Ti rendo grazie, Signore, con tutto
il cuore: hai ascoltato le parole
della mia bocca. Non agli dèi, ma
a te voglio cantare, mi prostro
verso il tuo tempio santo.
Rendo grazie al tuo nome per il
tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più
grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi
hai risposto, hai accresciuto in me
la forza.
Ti renderanno grazie, Signore,
tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole
della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!
Preghiamo la Parola
Preghiera
Ti rendiamo grazie, Signore, e ti pre-
ghiamo. Nei momenti difficili come
nell'esultanza per la gioia, vi sia ac-
canto a ciascuno un ponte tra il cielo e
la terra, un tuo angelo, garante della
speranza e custode della libertà, che ci
accompagni, ci sostenga e ci consoli
nel cammino con te e con i fratelli.
Non di solo pane - Numero 724 - Tempo Ordinario - pagina 10
«Un tardo pomeriggio Davi-
de, alzatosi dal letto, si mise
a passeggiare sulla terrazza
della reggia. Dall'alto di quel-
la terrazza egli vide una don-
na che faceva il bagno: la
donna era molto bella di a-
spetto. Davide mandò a in-
formarsi chi fosse la donna.
Gli fu detto: «È Betsabea fi-
glia di Eliàm, moglie di Uria
l'Hittita». Allora Davide man-
dò messaggeri a prenderla.
Essa andò da lui ed egli giac-
que con lei, che si era appena
purificata dalla immondezza.
Poi essa tornò a casa».
Nel Vangelo la purezza è
strettamente legata al cuore
e agli occhi: “Beati i puri di
cuore perché vedranno Dio”
Il re Davide, intorpidito
dall’ozio, ha uno sguardo im-
puro, vede Betsabea ed è
colpito solo dalla sua bellez-
za. Il suo è uno sguardo su-
perficiale, che non va oltre
alla sinuosità delle forme, che
si ferma al bagliore accecante
“dell’apparire”. E’ un uomo
moderno quello che viene de-
scritto nei primi versetti del
capitolo undicesimo del se-
condo libro di Samuele.
Infatti, come sottolinea, Luigi-
no Bruni “la purezza è la pa-
rola meno capita e amata dal-
la nostra civiltà dei consumi e
della finanza”. Tutto è forma,
sembianza, corpo, vigore,
muscoli, perfezione, efficienza
nella decadente civiltà occi-
dentale.
“La donna, infatti, era molto
bella di aspetto”. Che a Davi-
de piacessero le donne è risa-
puto e anche Dio lo sapeva:
“Così dice il Signore, Dio d'I-
sraele: Io ti ho unto re d'Isra-
ele e ti ho liberato dalle mani
di Saul, ti ho dato la casa del
tuo padrone e ho messo nelle
tue braccia le donne del tuo
padrone, ti ho dato la casa di
Israele e di Giuda e, se questo
fosse troppo poco, io vi avrei
aggiunto anche altro”.
Ecco la radice del peccato di
Davide e dei nostri peccati:
l ’uomo quando v ive
nell’abbondanza si dimenti-
ca dei doni ricevuti, di Dio e
dei fratelli: i suoi occhi di-
ventano impuri. L’uomo pu-
ro va oltre la superficie, il
suo sguardo va oltre il cor-
po. “Beati i puri di cure per-
ché vedranno Dio”.
Uno sguardo retto e buono
sa vedere Dio nella bellezza
delle creature, l’interiorità
delle persone, la presenza
dell’Altro e degli altri. Gli
occhi di Davide non vedono
più Dio, la presenza-
assenza di Uria l’Hittita, la
dignità della stessa Betsabea.
Davide ne approfitta della sua
posizione, dell’assenza di chi
lo sta servendo, si permette
di “alzarsi dal letto in un tar-
do pomeriggio” mentre la sua
gente lotta e combatte per
lui.
L’impurità non consiste in un
atto ma in una cecità interiore
che fa ripiegare su se stessi,
che “non vede più negli altri,
nel mondo e nel cuore una
presenza d’infinito”, il taber-
nacolo di una presenza che va
oltre l’effimero, la superficiali-
tà delle “forme”, l’attimo fug-
genti di una sensazione.
Beati i puri di cuore perché
vedranno Dio: “senza purezza
il mondo non lo capiamo, per-
ché vediamo solo le sue di-
mensioni più superficiali e ci
sfugge la visione delle cose
più belle”.
don Luciano
di don Luciano Vitton Mea
Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Uno sguardo impuro
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane - Numero 724 - pagina 11
XXVI Tempo Ordinario
Se le stelle non ti fanno l’occhiolino, non
vuol dire che sono scomparse. Sono solo
nascoste da una coltre di nubi,
ma torneranno di nuovo a brillare per te.
In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù:
«Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le
loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non
ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose:
«Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli re-
plicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e
annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima
però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli ri-
spose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è a-
datto per il regno di Dio».
Brano Evangelico: Lc 9, 57-62 «Ti seguirò dovunque tu vada».
.Fece studi e enciclo-pedici ma, portato all'ascetismo, si ritirò nel deserto presso An-tiochia, vivendo in penitenza. Divenuto sacerdote a patto di conservare la propria indipendenza come monaco, iniziò un'in-tensa attività letteraria. A Roma collaborò con papa Damaso, e, alla
sua morte, tornò a Gerusalemme dove partecipò a numero-se controversie per la fede, fondando poco lontano dalla Chiesa della Nativi-tà, il monastero in cui morì. Di caratte-re focoso, soprattut-to nei suoi scritti, non fu un mistico e provocò consensi o
polemiche, fustigando vizi e ipocrisie. Scrit-tore infaticabile, gran-de erudito e ottimo traduttore, a lui si de-ve la Volgata in latino della Bibbia, a cui aggiunse dei com-menti, ancora oggi importanti come quel-li sui libri dei Profeti.
Contemplo: Ti seguirò dovunque tu vada (Lc 9,57)
«Questo tuo proposito di vita cristiana non sia per te superbia, ma a-more e timore. Tu cammini con vesti d'oro: devi evitare il ladro! Per noi mortali la vita è un campo atletico: lottiamo qui per essere vincitori altrove. Leggi molto spesso e impara il più possibile. Il sonno ti sor-prenda mentre hai in mano il Libro e la Pagina Santa accolga il tuo volto quando crolla. Se amiamo Cristo ci sembrerà facile ogni cosa difficile» (san Girolamo).
Il Santo del giorno: San Girolamo Sacerdote
Mercoledì 30
Settembre
II Settimana del Salterio
Agisci Oggi, prima di ogni scelta,
mi chiedo se quello che sto
per fare mi allontana o mi
avvicina a Cristo. Se desi-
dero essere trovato in lui, è
necessario che io sia dispo-
sto a rinunciare a ciò che
mi porta in un'altra dire-
zione.
Non di solo pane - Numero 724 - Tempo Ordinario - pagina 12
San Luca ci lascia la libertà di trovare un finale per ciascuno dei tre incontri, riflettendo su quan-to faremmo noi al posto loro. Il primo personag-gio sembra pieno di buone intenzioni. Forse nelle nostre preghiere ci può essere capitato di dire a Gesù: "Signore ti voglio seguire, dovunque tu va-da, qualunque cosa tu voglia da me". Lo diciamo facilmente quando ci sentiamo toccati nel cuore dalla preghiera, da una bella liturgia, quando stiamo bene, quando "il cuore è colmo". In fondo stiamo dicendo a Gesù: "Con te stiamo bene, Si-gnore, così vogliamo rimanere sempre". Ma Gesù ci risponde che la sua sequela non è uno stare "al caldo", in un "rifugio". Il vero discepolo di Gesù sa che seguirlo significa accettare la croce, piccola o grande che sia. Il secondo personaggio è invita-to personalmente da Gesù a seguirlo. È chiamato in un momento particolare, proprio quando gli è morto il padre. In questa situazione anche il cri-stiano più distratto si interroga sul senso della vita, della sofferenza e della morte, ed è allora che è più semplice sentire Gesù che dice "Seguimi!". Tanti impegni trattengono però il pro-tagonista della seconda scena, tutte le incom-benze del funerale gli fanno dire: "Signore, sì, ti seguirò, ma prima devo assolutamente fare que-sto e quello...". Nessuno mette in dubbio la ne-cessità di seppellire i morti, neanche Gesù. Ci saranno sempre cose che ci sembreranno più im-portanti, Gesù però ci chiede di dare a Lui la priorità: chi Lo vuol seguire deve mettere tutto in secondo piano. "Gesù, ti voglio seguire". Quan-to è chiara l'intenzione del terzo personaggio, ma quanto comprendiamo anche la sua richiesta di poter salutare i genitori, di tornare ancora una volta alle proprie origini. Tuttavia, come non si può guardare indietro mentre si arano i campi, così capita per chi si impegna nel lavoro per il Regno di Dio: se si guarda indietro i solchi verran-no storti, e il lavoro sarà fatto male e dunque è inutile. Chi continua a mantenere lo sguardo ver-so il passato non camminerà diritto verso il Signo-re, con il Signore. La domanda è: siamo disposti a lasciarci tutto "alle spalle" per volgerci esclusiva-mente al Signore?
Meditiamo la Parola
Voglio seguirti Signore! Meditazione a cura di Cristina e Tiziana
Ma pregare è calmarsi; è placare
e vincere anche i più infernali
furori. È disarmare il cuore, libe-
randoci da queste beatitudini nere della ven-
detta; della morte che invoca morte. E però tu,
orante, devi farti voce: voce anche di tutti i
disperati; anima sanguinante di chi vuole san-
gue. Come Cristo sulla Croce: a gemere con
lui ogni gemito del mondo.
Lungo i fiumi di Babilonia,
là sedevamo e piangevamo
ricordandoci di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.
Perché là ci chiedevano parole di
canto coloro che ci avevano deportato,
allegre canzoni, i nostri oppressori:
«Cantateci canti di Sion!».
Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
si dimentichi di me la mia destra.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, non è facile distinguere
il tuo progetto d'amore su di noi, dagli
infiniti mascheramenti con cui cerchia-
mo di abbellire la facciata del nostro
cuore. Donaci tu, Signore, un'autenti-
ca e sempre più profonda volontà di
discernimento, perché sia l'amore a
guidarci e la passione per il solco da
tracciare per l'edificazione del tuo Re-
gno, che comincia dentro di noi.
Non di solo pane - Numero 724 - pagina 13
Giovedì 1
Ottobre
II Settimana del Salterio
XXVI Tempo Ordinario
L’amore non è mai sprecato:
ritorna sempre moltiplicato.
Sensibilissima e precoce, fin da bambina decise di dedicarsi a Dio. Entrò nel Carmelo di Lisieux e nel solco della tradizione car-melitana scoprì la sua piccola via dell'infanzia spirituale, ispirata alla semplicità e all'umile confidenza nell'amore misericordioso del Padre. Posta dalla vocazione contemplativa nel cuore della Chiesa, si aprì all'i-
deale missionario, of-frendo a Dio le sue giornate fatte di fedel-tà e di silenziosa e gioiosa offerta per gli apostolo del Vangelo. I suoi pensieri, raccolti sotto il titolo Storia di un'anima, sono la cro-naca quotidiana del suo cammino di iden-tificazione con l'Amo-re. Con San Francesco Saverio è patrona delle
missioni. Patronato: Missionari, Francia Etimologia: Teresa = cacciatrice, dal greco; oppure donna amabile e forte, dal tedesco Emblema: Giglio, Rosa
Il Santo del giorno: Santa Teresa di Gesù Bambino
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in
ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono
pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua
messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca,
né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate,
prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà
su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di
quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una
casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi
sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.
Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite:
“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo
contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno,
Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
Brano Evangelico: Lc.10.1-12 La vostra pace scenderà su di lui
Contemplo: Pace a questa casa (Lc 10,5)
Il Signore Gesù, nel mandare i suoi discepoli per il mondo, dà loro al-cune direttive importanti: siate mansueti, non attaccatevi alle cose e siate solleciti nell'annunciare il Vangelo. Dice soprattutto di portare la pace nelle case che vanno a visitare. La pace è un dono grandissimo di cui abbiamo bisogno ogni giorno: pace con Dio, con il creato, tra di noi.
Agisci
Oggi prendo in mano la Bibbia per leggerne qualche passo, chie-dendo allo Spirito San-to che mi apra il cuore e la mente affinché possa lasciarmi tocca-re, commuovere, scuotere dalla parola di Dio. Maria, che ami la sua Parola, interce-di per noi.
Non di solo pane - Numero 724 - Tempo Ordinario - pagina 14
Capita che in chiesa qualche lettore, preso alla sprovvista, mi confidi: “Mi hanno chiesto di leggere la lettura, ma io mi sento incerto, ho paura di sba-gliare”. Incoraggiando, rispondo che per un cristia-no, non c’è cosa più grande e più bella che questa! Tuttavia, è vero: non basta leggere la Parola, biso-gna parlare più con il cuore che con le labbra. E bisogna che la propria via non sia in dissonanza con ciò che viene proclamato, altrimenti ne sciupiamo la bellezza. Ma è anche vero, che il maggior lavoro lo fa lo Spirito, che sa andare oltre i nostri limiti. Per questo, non spaventiamoci di fronte alle in-comprensioni e agli insuccessi, c’è Gesù dalla no-stra parte, che ci chiama e ci invia. Di fronte alla Parola non c’è che adorare e affidare tutto con semplicità al Signore, certi che riusciremo ad ama-re nella misura in cui ci sentiremo amati. È questo l’insegnamento che ci viene da santa Teresa del Bambin Gesù a cui possiamo applicare il salmo 130: "Non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre". Santa Teresa ha vissuto l’amore nella semplicità e nella tenerezza, come si può leggere nella sua autobiografia: “La carità mi offrì il cardine della mia vocazione. Com-presi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall'amore. Capii che solo l'amore spinge all'azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apo-stoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l'amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l'amore é tutto, che si e-stende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una pa-rola, che l'amore è eterno. Allora con somma gioia ed estasi dell'animo grida: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia voca-zione é l'amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Di-o. Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'a-more ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà”.
Meditiamo la Parola
Gesù ci chiama e ci invia Meditazione di Fiorella Elmetti
Ora sappiamo perché tante stelle e sappiamo perché tanti fiori: siamo noi la co-
scienza del loro splendere, noi la co-scienza del loro fiorire; ed è la tua legge la fonte di ogni esistere, la ra-gione del nostro pensare ed agire.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima; la testimonianza
del Signore è stabile, rende saggio
il semplice.
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore; il comando del
Signore è limpido, illumina gli occhi.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre; i giudizi del
Signore sono fedeli, sono tutti giusti.
Più preziosi dell’oro, di molto oro
fino, più dolci del miele e di un favo
stillante.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, continua a inviarci sulle
strade del mondo come tuoi discepoli.
Donaci di non portare noi stessi, tua di
portare la tua pace sapendola ricono-
scere già presente nella vita dei nostri
fratelli e sorelle con cui vogliamo con-
dividere la commozione e la gioia di
essere tuo popolo.
Non di solo pane - Numero 724 - Tempo Ordinario - pagina 15
Venerdì 2
Ottobre
II Settimana del Salterio
XXVI Tempo Ordinario
Le persone che dimenticano se stesse
Sono quelle che gli altri ricordano di più.
Nella storia della salvezza, Dio affida agli Angeli l'inca-rico di proteggere i patriar-chi, i suoi servi e tutto il popolo eletto. Pietro in car-cere viene liberato dal suo Angelo. Gesù a difesa dei piccoli dice che i loro Ange-li vedono sempre il volto del Padre che sta nei Cie-li.Figure celesti presenti nell'universo religioso e culturale della Bibbia - così come di molte religioni antiche - e quasi sempre rappresentati come esseri alati (in quanto forza media-
trice tra Dio e la Terra), gli angeli trovano l'origine del proprio nome nel vocabolo greco anghelos =messaggero. Non a caso, nel linguaggio biblico, il termine indica una persona inviata per svolgere un incarico, una missione. Ed è proprio con questo si-gnificato che la parola ricor-re circa 175 volte nel Nuovo Testamento e 300 nell'Antico Testamento, che ne individua anche la funzione di milizia celeste, suddivisa in 9 gerar-chie: Cherubini, Serafini, Troni, Dominazioni, Potestà,
Virtù celesti, Principati, Ar-cangeli, Angeli. Oggi il tema degli Angeli, quasi scompar-so dai sermoni liturgici, rie-cheggia stranamente nei pulpiti dei media in versione new age, nei film e addirittu-ra negli spot pubblicitari, che hanno voluto recepirne esclu-sivamente l'aspetto estetico e formale.
Il Santo del giorno: Santi Angeli Custodi
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è
più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in
mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diven-
terete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si
farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E
chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i
loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».
Brano Evangelico: Mt.18,1-5.10 I loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
Contemplo: I loro angeli vedono il Padre (cf Mt 18,10)
Gli angeli sono il segno della Provvidenza di Dio. La nostra vita è detta spiri-tuale non perché già contempliamo il volto di Dio, ma perché siamo mossi, attirati e invitati dalla sua Presenza provvidente. Gli angeli salgono con la contemplazione, attirati dal desiderio e dall'amore, e scendono per il servizio dell'amore contemplato (cf Gv 1,51). La preghiera del cristiano sale per loda-re, e scende per abbracciare speranze, gioie e angosce dell'uomo (Cesare Fal-letti).
Agisci
Oggi ringrazio il Si-gnore per il dono dell'angelo custode e mi impegno a ri-cordare e a pregare di più questa creatu-ra di Dio che ha cura di me, ad avere ri-spetto della sua pre-senza, ad ascoltarla.
Non di solo pane - Numero 724 - pagina 16
Gesù mette sulla nostra strada la figura piccola,
vacillante ma trasparente di un bambino. Essa mi
appare come un raggio di luce che illumina i mie
passi incerti nel buio della mia notte. Un bambino
lo posso sempre incontrare, accarezzare, stringe-
re vicino vicino al mio gelido cuore. Il suo sorriso
disperde la nebbia che mi circonda, mi dona uno
sprazzo d’azzurro, ridona innocenza ai miei senti-
menti intorpiditi da tanto egoismo. Nel volto di un
bambino contemplo il volto di Dio, accolgo la sua
presenza, permetto all’eterno di toccare il limite
incerto della mia finitezza. “Le rondini, i fanciul-
li, i poveri sono gli amici del sacerdote”. (don
Primo Mazzolari)
Dolce amicizia, quella dei bambini. Mi indica la
strada per una vita semplice, vera, libera dalle
umane ipocrisie; mi apre le porte del paradiso
perduto, del Regno che non avrà mai fine.
Meditiamo la Parola
Dolce amicizia Meditazione di don Luciano Vitton Mea Da lassù, dal vertiginoso pinna-
colo sentivi il risucchio dell'abis-so, l'incantesimo del fascinoso e del magico, la spirale più avvol-
gente: questa, di sedurre e di dominare i pic-coli uomini che si muovono giù, sull'immensa spianata, sul grande sagrato. Ma tu, sussurra-vi tra tentazione e tentazione: «Solo a Dio servirai».Un salmo che può essere di tutti, almeno come invito, ma che per ora è solo tuo nella sua verità, o Cristo, perché tu solo gli hai detto veramente di no.
Chi abita al riparo dell’Altissimo
passerà la notte all’ombra
dell’Onnipotente.
Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia
fortezza, mio Dio in cui confido».
Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
Ti coprirà con le sue penne,
sotto le sue ali troverai rifugio;
la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza.
Non temerai il terrore della notte
né la freccia che vola di giorno,
la peste che vaga nelle tenebre,
lo sterminio che devasta a mezzogiorno.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, ti ringraziamo per tutte
quelle presenze piccole e discrete che
poni a custodia della nostra vita e che
rendono meno vacillanti i nostri passi.
La grata esperienza di essere custoditi
ci renda capaci di custodire - a nostra
volta - con altrettanto amore e con al-
trettanta discrezione.
Non di solo pane - Numero 724- Tempo Ordinario - pagina 17
“Ecco, io mando un angelo davan-
ti a te per custodirti sul cammino e
per farti entrare nel luogo che ho
preparato. Abbi rispetto della sua
presenza, ascolta la sua voce e non
ribellarti a lui; egli infatti non per-
donerebbe la vostra trasgressione,
perché il mio nome è in lui. Se tu
ascolti la sua voce e fai quanto ti
dirò, io sarò il nemico dei tuoi ne-
mici e l'avversario dei tuoi avver-
sari”.
Poche verità della religione
danno sollievo come questa,
umanissima, dell'angelo custo-
de, allegra invenzione di Dio. E
il sapere che un così gran vici-
no l'ha il re quando scrive la
legge, seduto sul suo trono d'o-
ro, e l'ha il poveraccio seduto
su la pietra del cimitero a man-
giare il pane della carità, è co-
sa che nobilita la vita e la esal-
ta. La poesia pagana ha fatto
appena in tempo a intraveder-
lo. La letteratura ebraica è
piena di messaggeri alati, e le
sue pagine trasaliscono di bri-
vidi luminosi. La teologia cri-
stiana, che è l'approfondimen-
to di quella, ne è tutta un fre-
sco fremito. Nessuno sa gli
aspetti che può prendere il
suo custode secondo i tempi e
i bisogni della sua vita. Entri
in una via solitaria, e un tale
ti si accompagna e fa la via
con te, scambiando parole con
aria familiare. Forse è lui l'an-
gelo che, presa forma umana,
vuoi farti compagnia...
Non tutti i frulli d'ali che senti
lungo i filari o sotto la gronda
di casa, sono di passeri e co-
lombi; e il fruscio che ti scuo-
te in certi momenti improvvi-
si, non è sempre il vento che
ti cammina davanti. Nella
divina economia di bene in
cui è stabilito il mondo, c'è
sempre da aspettarsi che
sia quella la sensibile rive-
lazione dell'alato attenden-
te. Come quella provata
una volta, quando, capita-
to sul fare della sera sulla
soglia di una vecchia Abba-
zia, da quei monaci gravi
sentii cantare l'ora di Com-
pieta; e dalla voce del pa-
dre priore intesi l'orazione
finale, che è un inno agli
angeli: «Visita, o Signore,
questa tua abitazione, e al-
lontana le insidie degli spiriti
maligni; i tuoi angeli abitino
in essa, e la custodiscano in
pace». In quei momento, sot-
to il suono dell'ultima campa-
na, mi parve di vedere tanti
angeli che, uscendo dall'alto,
si raccoglievano in tutte le
famiglie come l'ultima benedi-
zione della giornata.
E tornato alla mia camera nu-
da come una cella, chiudendo
l'uscio e accostando gli scuri,
tremavo dalla gioia che mi
dava il sapere, quasi il vede-
re, che ci avevo rinchiuso un
angelo tutto per me.
(C. ANGELINI, Discorso con l'angelo custo-
de, in Ritorno degli angeli, Vicenza 1988,
43-46, passim).
Pagine bibliche: Libro dell’Esodo/1 Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Visita, o Signore, questa tua abitazione
Non di solo pane - Numero 724 - pagina 18
Sabato 3
Ottobre
II Settimana del Salterio
XXVI Tempo Ordinario
La pressione e lo stress sono erbacce;
rimpiazzale con l’amore e la pace di Dio.
Dionigi viene citato
da Luca come uno dei
pochissimi ateniesi
che seguirono Paolo
dopo il discorso
all’Areopago. Un al-
tro Dionigi, vescovo
di Corinto del II seco-
lo , scr ive che
l’Areopagita fu il pri-
mo pastore di Atene.
Fu, poi, confuso con
l’omonimo protove-
scovo martire di Pa-
rigi, la cui festa ca-
de il 9 ottobre. Sotto
il nome di Pseudo-
Dionigi va l’autore
(forse un monaco
siriaco del V-VI se-
colo) di celebri
scritti largamente
diffusi nel Medioe-
vo: tra essi il «De
coelesti Ierarchia» e
il «De divinis nomi-
nibus». In essi si af-
ferma che Dionigi
a v r e b b e v i s t o
l’eclissi della Croci-
fissione e assistito
alla Dormizione di
Maria. Perciò furono
attribuiti all’antico
ateniese.
Il Santo del giorno: San Dionigi
Brano Evangelico: Lc 10.17-24 Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei
cieli
Contemplo: I vostri nomi sono scritti nei cieli (Lc 10,20)
La gioia dei settantadue discepoli è purificata dalla gioia di Gesù che esulta nello Spirito Santo e ringrazia il Padre che lo ha mandato a rivelare la gloria del suo amore, Il potere di camminare su serpenti e scorpioni, di vincere i demoni che si sottomettono e cadono come una folgore, è niente di fronte alla beatitudine degli occhi che vedono Gesù. E noi, nel contemplare l'im-magine di Maria, specchio della Chiesa, alziamo gli occhi alle realtà del cielo!
In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i
demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cade-
re dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra ser-
penti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non
rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché
i vostri nomi sono scritti nei cieli».In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello
Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché
hai nascosto queste cose ai sapienti e aidotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre,
perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio
e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui
al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati
gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno vo-
luto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate,
ma non lo ascoltarono».
Agisci
... Signore, oggi vo-
glio provare a met-
tere da parte la "mia
sapienza" e i miei
tanti ragionamenti
giusti, ma a volte
eccessivi, per speri-
mentare veramente
l'abbandono a te
nella fede.
Non di solo pane - Numero 724- Tempo Ordinario - pagina 19
Quando i nostri nomi sono scritti nei cieli? Quan-
do accettiamo di fare la volontà di Dio, quando ci
lasciamo provare dal suo amore. È allora che Dio
e l’uomo entrano in comunione, in esperienza
simbiotica, e la povertà umana si arricchisce della
potenza di Dio. Vi faccio un esempio proponendo-
vi l’esperienza di san Francesco. Egli, come ci
racconta l’omelia di fr. Josè Carballo “dopo es-
sersi lasciato lavorare interiormente dall'Artefice
di ogni perfezione, verso la fine della sua vita,
quando già è toccato dall’incomprensione
dell’ordine di frati che aveva fondato e dalla sof-
ferenza della cecità, al monte della Verna deside-
ra provare ciò che Cristo Gesù ha provato mentre
per amore dava la sua vita per l'umanità, e così
prega: “ch'io senta nel cuore mio, guanto è possi-
bile, quello eccessivo amore del quale eri acceso
nel sostenere volentieri tanta passione per noi
peccatori". Non chiede un racconto, non chiede
spiegazioni, non chiede nemmeno di capire, ma
di provare! E la risposta che riceve dal Signore è
un'esperienza unica. Francesco prova, sente, vi-
ve ciò che Cristo ha provato. Non gli basta l'ani-
mo e le emozioni, non gli basta il cuore e il senti-
mento, non gli basta neppure la mente e l'intellet-
to, ci vuole anche il corpo! Tutto di Francesco,
spirito e carne, animo e corpo, anche il suo fisico
viene avvolto dal mistero ineffabile dell'amore di
Cristo, l'amore provato nella sua Passione e Mor-
te in croce”. Del resto, la stessa esperienza ha
portato Francesco ad abbracciare il lebbroso con
sguardo rinnovato: "ciò che prima alla sola vista
gli dava ripugnanza poi si trasforma in dolcezza…
seguire Cristo è certamente un percorso verso
l'amore, ma è sempre e anzitutto un cammino da
fare per amore!".
Medita la parola
Con sguardo rinnovato di Fiorella Elmetti Ma tu, Signore Gesù, che nell'Orto
prima e poi sulla Croce, hai sofferto
tutti i gemiti degli animali e degli
uomini; i gemiti dei cieli e degli abissi; tu che sai, o
Servo del Signore e Uomo esperto d'ogni patire:
prima libera dalla disperazione i disperati; libera
dall'odio ogni offesa e dolore; libera vivi e morti
dalla stessa morte che tutti avvolge come un lago
profondo. Libera tutti i miseri del mondo dalla
bocca del leone; e che non li assorba il Tartaro, ne
cadano nelle regioni oscure, inferno vero di ogni
esistenza senza amore. Così tu che sai, offrirai al
Padre anche le nostre imprecazioni, fatte purpuree
dal tuo sangue; dalla tua Passione fatte bianche
come la neve, come l'ostia santa. Sia il tuo gemere
la vera anima del mondo, la voce profonda ove
trova purificazione e salvezza ogni pena e bestem-
mia e agonia.
Vedano i poveri e si rallegrino; voi che cerca-
te Dio, fatevi coraggio, perché il Signore a-
scolta i miserie non disprezza i suoi che sono
prigionieri. A lui cantino lode i cieli e la terra,
i mari e quanto brulica in essi.
Perché Dio salverà Sion, ricostruirà le città di
Giuda:vi abiteranno e ne riavranno il posses-
so. La stirpe dei suoi servi ne sarà erede e chi
ama il suo nome vi porrà dimora.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, non smettere di nutrir-
ci e fallo con gioia perché possiamo
continuare il nostro cammino in una
fedeltà amorosa alle nostre terre, a-
mando la certezza che non solo i no-
stri nomi sono scritti nei cieli, ma so-
no incisi nel tuo cuore di madre.
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 724
Domenica 27 Settembre 2015
Chiuso il 22/09/ 2015
Numero copie 1350
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita il
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Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
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