Non di Solo Pane n°700

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PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 700 Domenica 8 Marzo 2015 III Settimana di Quaresima 700 numeri al servizio della Parola

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PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 700

Domenica 8 Marzo 2015

III Settimana di Quaresima

700 numeri al servizio della Parola

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 2

Marzo 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giorna-

ta. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le paro-

le, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione

con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che conti-

nua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvez-

za del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato

Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affin-

ché io possa essere testimone del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,

prego specialmente per le intenzioni che il Santo

Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli

in questo mese

Intenzione del Santo Padre

Perché quanti sono impegnati nella ricerca

scientifica si pongano al servizio del bene integrale

della persona umana.

Intenzione missionaria

Perché sia sempre più riconosciuto il contributo

proprio della donna alla vita della chiesa.

Intenzione dei vescovi

Perché l’impegno quaresimale ci educhi ad uno

stile di sobrietà e di condivisione.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e

nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.latracciameditazioni.it

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ pagina 3

Domenica 8

Marzo

III Settimana del Salterio

III Domenica di Quaresima Esodo 20,1-17 Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non pro­nuncerai invano il nome del Signore. Ricordati del giorno del sabato per santi­ficarlo. Onora tuo padre e tua madre. Non ucciderai. Non commetterai adulte­rio. Non ruberai. Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai alcuna cosa che

appartenga al tuo prossimo.

Nato a Montemoro­Novo, poco lontano da Lisbona, nel 1495, Gio­vanni di Dio ­ allora Giovanni Ciudad ­ tra­sferitosi in Spagna, vi­ve una vita di avventu­re, passando dalla peri­colosa carriera militare alla vendita di libri. Ricoverato nell'ospeda­le di Granada per pre­sunti disturbi mentali

legati alle manifestazio­ni "eccessive" di fede, incontra la drammatica realtà dei malati, abban­donati a se stessi ed e­marginati e decide così di consacrare la sua vita al servizio degli infer­mi. Fonda il suo primo ospedale a Granada nel 1539. Muore l'8 marzo del 1550. Nel 1630 vie­ne dichiarato Beato da

Papa Urbano VII, nel 1690 è canonizzato da Papa Alessandro VIII. Tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 viene proclamato Patrono degli ammalati, degli ospedali, degli infer­mieri e delle loro asso­ciazioni e, infine, pa­trono di Granada.

Il santo del Giorno: San Giovanni di Dio Religioso

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio

gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece

una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a

terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe

disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un merca­

to!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divore­

rà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare

queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò

risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei

anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.

Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto

questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusa­

lemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, cre­

dettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e

non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva

quello che c’è nell’uomo.

Brano Evangelico: Gv 2, 13­25: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

Contemplo: Dobbiamo possedere tutto come se tutto ci fosse stato

prestato, non dato, e come se su nulla avessimo proprietà: corpo e ani­

ma, sensi, facoltà, beni, onori, amici, parentela, case e terre. Dio infatti

vuol essere Lui il solo e assoluto nostro bene: è questo il suo deside­

rio, la sua sola ricerca, ed Egli fa di tutto per poterlo e doverlo essere. (Meister Eckhart)

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 4

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Sarebbe un grave errore rele-

gare questo episodio evange-

lico nell’ampio complesso di

cortili e porticati che circon-

davano il tempio di Gerusa-

lemme. Sarebbe un grave er-

rore puntare il dito contro le

bancarelle che circondano i

Santuari che visitiamo duran-

te qualche pellegrinaggio.

Nel dialogo con la samaritana

Gesù ci ricorda che è venuto

il tempo di adorare Dio non

nel Tempio di Gerusalemme o

sul Monte, ma in “spirito e

verità”. Noi siamo il tempio

del Dio vivente e quella cordi-

celle che sferzano nell’aria e

quei tavoli dei cambiavalute

che vengono rovesciati ci ri-

guardano personalmente.

Quante cianfrusaglie si annida-

no nel nostro cuore, quanti

compromessi offuscano le co-

scienze, quanti soldi diventa-

no “la paga di Giuda” rimanen-

do tra delle mani appiccicatic-

ce “degli umani interessi” in-

vece di scivolare “dove dove-

vano andare”.

Quei cortili e quei portici pieni

di pecore e di buoi, quei cam-

bisti che speculavano sulle cose

sacre li trovo dentro di me, con-

vivono nelle mediocrità che,

come bruma autunnale, avvolge

la mia esistenza.

Solo lo zelo di Gesù e l’eco del-

le sue parole diventano per me

una sorta di frusta che purifica,

un vento impetuoso che dissolve

la caligine dei facili compro-

messi e purifica le mani sporche

di fango.

Esortava Cesario di Arles «I tem-

pli di Cristo sono le sante anime

cristiane disperse in tutto il

mondo. Esultiamo, poiché ab-

biamo ottenuto la grazia di es-

sere tempio di Dio; ma insieme

viviamo nel santo timore di vio-

lare questo tempio di Dio con

opere malvagie. Perciò, fratelli,

poiché Dio ha voluto fare di noi

il suo tempio, e in noi si è de-

gnato di venire ad abitare, per

quanto dipende da noi cerchia-

mo col suo aiuto di allontanare

ogni cura superflua e di racco-

gliere invece quanto ci giova. Se

con l'aiuto di Dio agiremo in

questo modo, allora, fratelli,

potremo invitare il Signore nel

tempio del nostro cuore e del

nostro corpo ».

Gesù vuole, quindi, instaurare

la religione dell'interiorità - ri-

cordate sant'Agostino: «Fuori di

me ti cercavo e tu eri dentro di

me» -, la porta fino in fondo

sulla via del cuore. E ci raggiun-

ge nella vita di tutti i giorni,

suo tempio fragile, bellissimo e

innumerevole.

Le cianfrusaglie del cuore Meditazione di don Luciano Vitton Mea

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Contemplatio: La purificazione del tempio

di Mons. Luciano Monari Vescovo

La purificazione

del tempio deve

diventare la nostra

purificazione, di

quel tempio che sia­

mo noi come Chie­

sa. Dobbiamo essere

un luogo dove Dio si

manifesta. Ma evi­

dentemente per po­

terlo essere bisogna che tutto quello che c’è di egoismo o

di violenza o di cattiveria sia purificato e cancellato. Noi

come Chiesa dobbiamo essere luogo dove la vita umana

viene trasformata in qualche cosa di gradito al cospetto di

Dio. Questo evidentemente significa che tutto quanto è

estraneo al mistero di Dio deve essere cancellato. Questa

purificazione del tempio alla fine ha almeno due signifi­

cati:

La prima è di conoscere il mistero di Gesù come luogo in

cui Dio si manifesta ed è incontrabile.

La seconda è il cammino di purificazione che stiamo fa­

cendo in questa Quaresima, perché dobbiamo arrivare

alla Pasqua come tempio santo del Signore. Non possia­

mo arrivare a Pasqua con tutti i nostri egoismi e compro­

messi; li dobbiamo piangere con umiltà davanti al Signo­

re, chiedendo il suo perdono e purificazione, perché an­

che in noi – povera gente con tutti i nostri limiti – Dio

possa effettivamente manifestarsi.

Questa purificazione è reale, ci deve coinvolgere nel con­

creto. Per questo la prima Lettura è il Decalogo, i coman­

damenti: non è una purificazione solo rituale nel fare

qualche gesto esterno di purificazione; ma è la nostra vita

che deve diventare effettivamente gradita a Dio. Per que­

sto la presentiamo al Signore con umiltà e con fiducia.

Isacco, legato sul monte,

per il sacrificio estremo,

tu pure, Signore Gesù,

sul Calvario,

inchiodato alla croce.

Vacillano i cuori

in queste tenebre tremende,

tremano le montagne.

Perché sacrificare

ciò che più amiamo, Signore?

Grazie, perché la risposta

è ancora sul monte,

inondato,

trasfigurato di luce.

Kyrie eleison!

Preghiamo la Parola

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 5

Lunedì 9

Marzo

III Settimana del Salterio

III Settimana di Quaresima

2 Re 5,1-15a Naaman, comandante dell'esercito del re di Aram, era lebbroso. Egli scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola dell'uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; era purificato. Tornò con tutto il seguito dall'uomo di Dio; stette davanti a lui dicendo: «Ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele».

Il Santo del giorno: Santa Francesca Romana Religiosa

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret: «In verità io vi

dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico:

c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per

tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di

esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti

lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purifica­

to, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si

riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo con­

dussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettar­

lo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Brano Evangelico: Lc 4, 24­30: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ pagina 6

Nacque a Roma nel 1384. Cresciuta negli agi di una nobile e ricca famiglia, coltivò nel suo animo l'i­deale della vita monastica, ma non poté sottrarsi alla scelta che per lei avevano fatto i suoi genitori. La giovanissima sposa, appe­na tredicenne, prese dimo­ra con lo sposo Lorenzo de' Ponziani altrettanto ricco e nobile, nella sua casa nobiliare a Trasteve­

re. Con semplicità ac­cettò i grandi doni della vita, l'amore dello spo­so, i suoi titoli nobiliari, le sue ricchezze, i tre figli nati dalla loro unio­ne, due dei quali le mo­rirono. Da sempre gene­rosa con tutti, specie i bisognosi, per poter al­largare il raggio della sua azione caritativa, nel 1425 fondò la congrega­zione delle Oblate Oli­

vetane di Santa Maria Nuova, dette anche Oblate di Tor de' Spec­chi. Tre anni dopo la morte del marito, emi­se ella stessa i voti nel­la congregazione da lei fondata, assumendo il secondo nome di Ro­mana. Morì il 9 marzo 1440.

Contemplo: L’ora di adorazione... consideratela come un'ora di pa­

radiso, andate ad essa come si va al Cielo, al banchetto divino, e

quest'ora sarà desiderata, salutata con gioia. Fomentatene dolcemente il

desiderio, dicendo a voi stessi: «In quest'ora... io andrò all'udienza di

grazia e di amore di nostro Signore: egli mi ha invitato, mi attende, mi

desidera». (Pietro Giuliano Eymard)

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 7

I suoi concittadini di Nazareth non avevano alcun

problema a riconoscere in Gesù sapienza e potenza

divine, che si manifestavano nei suoi insegnamenti e

nei miracoli. Ciò che non riuscivano a comprendere

è come Dio si fosse rivelato completamente e com-

piutamente in quel figlio del carpentiere e di Maria,

del quale sapevano tutto fin da quando era bambi-

no. È lo scandalo che i cittadini di Nazareth non

hanno accettato e che anche noi, nonostante la sua

morte in croce e risurrezione, rischiamo di non ac-

cettare. Ma è proprio nella sua incarnazione in Gesù

che si manifesta fino in fondo la libertà divina. Dio,

come annuncia il vangelo di oggi, è libero di manda-

re Elia solo a una vedova di Serepta di Sidone e di

risanare, tra tanti lebbrosi, solo Naamàn il Siro. An-

che per noi è difficile accettare che Dio si sia rivela-

to completamente in un piccolissimo pezzo della

storia umana, come è quella della famiglia di Naza-

reth. È molto più facile vederlo nell'armonia dell'u-

niverso, nelle meraviglie della natura o negli eventi

della storia, ma Dio non si oggettivizza nella storia

come lo «spirito assoluto di Hegel». Dio, nella sua

libertà, ha pensato bene di vivere (la parola «og­

gettivarsi» sarebbe sbagliata) nella persona di Gesù

di Nazareth.

Noi, come i suoi concittadini, abbiamo solo un

modo di superare questo scandalo: la fede. Più in

alto facciamo il salto nella fede, e più si apriranno

per noi scenari di sapienza e potenzialità inimmagi-

nabili. Se ci apriamo completamente al vangelo,

possiamo capire verità insospettabili e operare mi-

racoli inimmaginabili, ma non per opera nostra: sarà

sempre il Signore a operare attraverso di noi. Lodia-

mo Dio per questa sua strategia di salvezza dell'uo-

mo, perché se ci avesse liberato e salvato senza

passare attraverso la persona e la storia di Gesù di

Nazareth, ci avrebbe donato solo un'altra ideologia

in più. La fede è un'altra cosa.

Non sempre più in alto,

alla ricerca di una illusoria

e pericolosa perfezione...

ma sempre più nel profondo,

consapevoli dei limiti

del nostro cuore:

stupefatti e travolti

dal tuo smisurato amore,

Signore Gesù!

Ricevere e donare

misericordia: ecco il nostro

modo di renderti grazie,

sia la misura

della nostra umanità

e della nostra fede.

Kyrie eleison!

Preghiamo la Parola

Agisci

Che Maria ci aiuti a

non cacciare mai

fuori dalla nostra

vita Gesù, anche

quando non lo comprendiamo.

Oggi, in qualunque situazione

mi trovo, rinnovo la piena acco-

glienza di Gesù nella mia vita.

meditazione

La fede è sapienza e potenza Meditazione a cura della redazione

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ pagina 8

Martedì 10

Marzo

III Settimana del Salterio

III Settimana di Quaresima

Daniele 3,25.34-43 Azaria si alzò e fece questa preghiera in

mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse: «Non ci abbando­

nare fino in fondo, per amore del tuo nome, non infrangere

la tua alleanza; non ritirare da noi la tua misericordia.

Nato a Tivoli, fu papa

in un periodo tormen­

tato della storia

dell’Occidente che

vide la caduta

dell’Impero Romano

d’Occidente, quando

il barbaro Odoacre

nel 476 depose

l’ultimo imperatore

Romolo Augustolo.

Contemporaneamente

la Chiesa d’Oriente

era travagliata dalle

c o n s e g u e n z e

dell’eresia monofisi­

ta, la quale sostene­

va che in Cristo ci

fosse unicamente la

natura divina. Si

hanno poche infor­

mazioni su Simpli­

cio: prese netta posi­

zione contro l’eresia

anche nei confronti

d e l l ’ i m p e r a t o r e

d’Oriente Zenone,

stabilì turni di presbi­

teri nelle principali

basiliche cimiteriali e

non soltanto restaurò

e dedicò chiese a Ro­

ma ma, rispettoso del­

la vera arte, salvò dal­

la distruzione i mosai­

ci pagani della Chiesa

di S. Andrea.

Il Santo del giorno: San Simplicio papa

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello com­mette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguz­zini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Brano Evangelico: Mt 18, 21­35: fino a settanta volte sette.

3Contemplo: O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell'U­

niverso, Dio e Figlio di Dio, così si umilia da nascondersi, per la nostra sal­

vezza in poca apparenza di pane! Guardate, frati, l'umiltà di Dio, e aprite da­

vanti a Lui i vostri cuori. (Francesco d'Assisi)

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 9

Perdonare, bella parola! Ma è davvero possibile

realizzare a pieno il perdono? Laura, sorella di quel

Pietro Maso che nel 1991 uccise entrambi i genitori

per questioni di eredità, insieme alla sorella ci è

riuscita. Certamente soffrendo, ma facendosi aiuta-

re da un sacerdote. E così ha potuto raccontare il

suo percorso in televisione. Ecco una parte del suo

racconto: "...Lo potevamo anche abbandonare quel

fratello, sarebbe stato facile. Invece perdonare è

una cosa un poco più profonda e difficile ma che ci

ha anche procurato una gioia dentro per i piccoli

passi che vedevamo fare al nostro fratello, il suo

cammino, la sua conversione. L’abbiamo perdona-

to in ascolto delle parole di Gesù “amatevi gli uni gli

altri”. E’ facile amare quando ci si vuole bene, ma è

difficile quando ci si sente dire “ha ucciso i genitori”

e sono parole molto forti per noi, ma noi sappiamo

che dobbiamo far nostre anche quelle altre parole

di Gesù che dice “Padre perdona loro perché non

sanno quello che fanno”. Noi abbiamo perdonato

con l’aiuto di Dio ed ecco che questo fratello che

era morto è come risorto ed è lui, a volte, che ci

conforta con il suo cammino. Oggi, che è il giorno

di Pasqua, ci pareva bello di poter dire: “Eravamo

morte e siamo risuscitate”. Alle volte andiamo alle

tombe dei nostri genitori e li sentiamo in paradiso e

che ci sono vicini e approvano il cammino che i loro

figli stanno facendo. Perdonare non vuol dire volta-

re pagina e fare come se non fosse successo nulla.

Vuol dire vedere tutto, anche quel delitto, alla luce

della fede. Non è che uno dimentica. Il perdono è

una cosa profonda e uno deve sentirsela dentro

per poter vivere bene. Odiando non so come si po-

trebbe vivere".

Ti ringraziamo,

Signore Gesù, ci conduci

- un passo dopo l'altro ‑

a maturare,

nel cuore e nello spirito,

la qualità delle nostre

relazioni:

fratelli, tutti figli

di un unico Padre,

liberi dall'illusione

di autosufficienza,

docili al dipanarsi della vita,

alla luce della tua Parola,

pronti al servizio reciproco.

Kyrie eleison!

Preghiamo la Parola

Agisci

Oggi pregherò un

Rosario domandando

il dono di una since-

ra contrizione sia

per me che per gli altri, special-

mente per coloro che sono più

lontani da Dio.

meditazione

Certamente soffrendo Meditazione di Fiorella Elmetti

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 10

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Vorrei riprendere in questa

meditazione il brano che ab-

biamo ascoltato Domenica

scorsa. È importante rilegger-

lo e farlo penetrare nel nostro

cuore perché, ci ricorda Isaia,

«come la pioggia e la neve

scendono dal cielo e non vi

ritornano senza avere irrigato

la terra, senza averla fecon-

data e fatta germogliare, per-

ché dia il seme a chi semina e

il pane a chi mangia, così sarà

della mia parola uscita dalla

mia bocca: non ritornerà a me

senza effetto, senza aver ope-

rato ciò che desidero e senza

aver compiuto ciò per cui l’ho

mandata». La cacciata dei

venditori dal Tempio, attra-

verso il commento spirituale

che ne danno i Padri, ci pro-

pone il problema della nostra

v i ta sp i r i tua l e e d i

un’autentica pasqua, che è la

liberazione della nostra vita

interiore e la risurrezione attra-

verso una distruzione, meglio,

tramite una cacciata. Secondo

S.Agostino bisogna espellere da

noi tutto ciò che non è umano

e cioè i buoi, le pecore e le co-

lombe.

I buoi simboleggiano le passioni,

cioè tutte quelle dimensioni che

ci legano alla terra, all’uomo

fatto di fango: «Espellere i

buoi, che raffigurano la volon-

tà, significa espellere gli stimoli

passionali che condizionano la

nostra libertà di spirito, poiché

spesso finiamo, come questi, ad

arare la sola terra». Le pecore,

secondo il Vescovo di Ippona,

rappresentano l’uomo indiscipli-

nato, l’irrazionalità che offusca

la mente degli uomini: «Le pe-

core da espellere sono simbolo

dell'irrazionalità che prende l'in-

telletto, di uno spirito che non si

sottopone alla disciplina per ac-

quistare la verità».

«Infine le colombe riproduco-

no la leggerezza e l’incostanza

spirituale: Espelle infine le

colom­be che ci richiamano al

terzo momento dello spirito, il

sentimento, e che simboleggiano

incostanza e leggerezza: è il no-

stro mondo affettivo che ha tan-

to peso in noi e che rischia di

bruciarsi nella leggerezza, nei

sentimenti non coltivati e rimessi

alla sola emotività. Occorre puri-

ficare il nostro spirito perché la

sentinella della coscienza che è

in noi ci faccia camminare verso

l'amore e la giustizia».

Quale rimedio, come cacciare

questi tre animali tanto famiglia-

ri e che, in qualche modo, fanno

parte di noi? Attraverso le virtù

cardinali della giustizia, fortezza

e temperanza: «“Distruggete

questo tempio e in tre giorni lo

farò risorgere»: «in tre giorni»,

dice, non nel terzo giorno, per-

ché la sua costruzione ha bisogno

sempre di tre giorni, cioè di giu-

stizia, fortezza e temperanza,"i

tre giorni che non hanno limiti,

ogni giorno è tre giorni, e solo

così possiamo risorgere dalla

sferza che ci colpisce. Vuoi pre-

gare nel tempio? Prega in te

stesso, ma prima sii tempio di

Dio”».

I buoi, le pecore e le colombe. Pagina curata da Cristina e Tiziana

Meditazioni quaresimali

da una catechesi del 2009 di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ pagina 11

III Settimana di Quaresima

Deuteronomio 4,1.5-9 Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dèi vostri padri, sta per darvi. Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signo­re, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazio­ne che io oggi vi do?

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia

venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma

a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati

il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Leg­

ge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di

questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà con­

siderato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li inse­

gnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Brano Evangelico: Mt 5, 17­19: sarà considerato grande nel regno dei cieli.

Una delle sante più popo­

lari dei secoli scorsi in

alcune zone della Germa­

nia, infatti in una relazio­

ne sulla processione avve­

nuta nel 1769 per la festi­

vità del ‘Corpus Domini’

in Miesbach, la santa ve­

niva rappresentata in un

quadro vivente, fatto ri­

servato ai santi più cono­

sciuti. Nello stesso tempo

dobbiamo considerare

che c’è una costanza

secolare nel festeggiar­

la all’11 marzo, data

rimasta ancora oggi a

Wenglingen. Per quan­

to riguarda la sua figu­

ra non si sa niente, pro­

babilmente vissuta nel

IV secolo, come una

vergine oppure come

vergine martire (per

questo sull’altare mag­

giore della chiesa di

Wenglingen, nella dioce­

si di Augusta, essa è rap­

presentata con la tradi­

zionale palma e con la

spada) e a volte viene

considerata come un ere­

mita martire nelle selve.

Contemplo: Appoggiatevi al Vangelo, affidatevi al Vangelo. La parola

fede, nella sua lunga storia ­ nell'Antico Testamento, nella Bibbia, nella

versione ebraica della Scrittura ­ rappresenta la situazione di chi si affida,

di chi appoggia su una roccia, di chi si sente saldo perché è appoggiato a

qualcuno molto più forte di lui. (Carlo Maria Martini)

Il Santo del giorno: Santa Rosina di Wenglingen

Mercoledì 11

Marzo

III Settimana del Salterio

Oggi il Signore annuncia che non è venuto per a-

bolire la Legge o i Profeti, ma a dar loro compi-mento. Che cosa ha apportato Gesù nel mondo e

nella storia perché la Legge e i Profeti si compis-

sero? La risposta è: la libertà! Tuttavia la legge,

alla quale si riferisce Gesù, non è solo quella giu-daica, ma soprattutto la legge di Dio. Quando gli

uomini parlano di libertà intendono la capacità di

perseguire i propri progetti, senza limiti e senza costrizioni. Per il Signore, invece, l'uomo è libero

quando è capace di perseguire il progetto di Dio

su di lui. All'inizio dei tempi era così. Poi, in se-guito al peccato che è entrato nel mondo, la li-

bertà di compiere naturalmente la volontà di Dio

era andata perduta, e l'uomo era diventato schia-

vo del peccato. Intendiamoci, anche oggi l'uomo può essere schiavo del peccato, ma solo se lo

vuole, perché Gesù Cristo ci ha liberati da quella

schiavitù, ridonandoci la libertà originaria di per-seguire il nostro progetto di vita. Il modo che Dio

ha scelto per liberarci dall'antica schiavitù del

peccato è stato quello di inviare nel mondo suo Figlio, Gesù di Nazareth, vero uomo e vero Dio,

perché vivesse tra noi da persona libera di segui-

re sempre la volontà del Padre: nei pensieri, nei

sentimenti, nelle parole e nelle azioni. L'atto su-premo della sua libertà è stato l'obbedienza

nell'accettare di morire in croce per ridonare

all'uomo la sua libertà originaria. In quel momen-to la catena che teneva imprigionato il mondo si

è spezzata, liberando Gesù stesso dalla morte, e

dal peccato tutti coloro che lo riconoscono come il Cristo, il Figlio di Dio. In questo senso Gesù Cri-

sto ha dato compimento alla «Legge o i Profeti»:

ci ha ridonato la libertà, e con essa la grazia, l'a-

more e la gioia di compiere la volontà di Dio, se noi lo riconosciamo come Signore.

Signore Gesù,

grazie per il dono

inestimabile che scorre

Attraverso le nostre storie

personali, i nostri cuori

ostinati,le nostre

drammatiche scelte.

Fa' che non siamo di ostacolo

a questo flusso di salvezza,

ma che lo arricchiamo e lo

rendiamo più vero e profondo

con la verità e la profondità

del nostro dono ai fratelli.

Kyrie eleison!

Preghiamo la Parola

Agisci

La legge del Signore

sia la nostra sapienza.

Oggi rileggerò i dieci

comandamenti per

ricordare questi principi importanti

per la nostra fede, sempre accom-

pagnati dall'amore di Dio.

meditazione

La legge e la libertà. A cura della redazione

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 12

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ pagina 13

Giovedì 12

Marzo

III Settimana del Salterio

III Settimana di Quaresima

Geremia 7,23-28 Così dice il Signore: «Questo ordinai loro: `Ascoltate la mia voce, e io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popo­lo; camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate feli­ci". Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio alla mia parola; anzi, procedettero ostinatamente secondo il loro cuore malvagio e, invece di rivolgersi verso di me, mi hanno voltato le spalle».

Simeone fu educato alla corte di Costantino Porfi­rogeneto. Nel 977 entrò nel monastero studita per mettersi sotto la guida di Simeone Eulabis, il Pio. Un anno dopo entrò nel monastero di San Ma­mos, sotto la disciplina dell’Igumenos Antonio cui successe nella carica di superiore. Non ebbe facile vita nel monastero, la sua fedeltà intransi­gente, la sua dottrina co­

erente e coraggiosa lo posero in contrasto con le autorità ecclesiasti­che, nel 1009 fu con­dannato dal Santo Si­nodo all’esilio. Egli sosteneva che il cristia­no non sviluppa piena­mente la grazia del Battesimo fintanto che non arrivi alla coscien­za della presenza dello Spirito Santo e non veda la luce gloriosa di

Dio. Senza questa ma­turazione interiore è temerario fondare la propria azione cristiana nel Battesimo ed eser­citare, qualora uno sia prete o vescovo, il po­tere di sciogliere e le­gare. Sbarcato a Cryso­poli, restaurò un antico romitaggio dedicato a Santa Marina, fu rag­giunto da un piccolo numero di discepoli.

Il Santo del giorno: San Simone il nuovo teologo

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il

muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per

mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per met­

terlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro inten­

zioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra.

Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi

dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per

mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno

loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a

voi il regno di Dio.Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo,

ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via

le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di

me, e chi non raccoglie con me, disperde».

Brano Evangelico: Lc 11, 14­23: Chi non è con me è contro di me...

Contemplo: La gioia di Dio è perdonare. Qui c'è tutto il Vangelo,

c'è tutto il cristianesimo! Ma guardate che non è sentimento, non è

«buonismo»! È la gioia di un pastore che ritrova la sua pecorella, la

gioia di una donna che ritrova la sua moneta; è la gioia di un padre che

riaccoglie a casa il figlio che si era perduto, era come morto ed è torna­

to in vita, è tornato a casa. (Papa Francesco)

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 14

Le persone lacerate in se stesse da forti tensioni non

possono essere felici. Persino in volto abbruittiscono.

E tutto ciò che riescono a diffondere attorno a se stes-

si è identificabile con l'aggressività, la rabbia, il bulli-

smo, la violenza a varie forme, fino ad arrivare a tra-

scinare altri in gravi misfatti o addirittura nel dramma

della guerra. È ciò che Gesù cerca di spiegare con

l'immagine del regno dicendo: "Ogni regno diviso in se

stesso va in rovina e una casa cade sull’altra". Del re-

sto, lo vediamo come sta diventando sempre più com-

plicato il mondo! Sembra troppo semplice ricordarlo e

sottolinearlo, ma la causa di tutto viene dal non ascol-

to della Parola di Dio. Un ascolto non fatto solo di pa-

role, ma di esperienza dell'amore di Dio. Nel Libro di

Geremia si può leggere: "Così dice il Signore: «Questo

ordinai loro: “Ascoltate la mia voce, e io sarò il vostro

Dio e voi sarete il mio popolo; camminate sempre sul-

la strada che vi prescriverò, perché siate felici”. Ecco

a cosa siamo chiamati: "ad essere felici". Non so bene

chi l'abbia scritto, ma ho trovato questo appunto che

riporto, perché ci richiama a diventare nuovi, a parti-

re dalla nostra interiorità: "Il progetto di Gesù è così

grandioso che ci disorienta. La carità, la carità come

la vuole Cristo, è la novità più strepitosa della terra,

che potrebbe cambiare il volto del mondo se fosse ve-

ramente accolta dagli uomini. La carità cambia il vol-

to delle persone, cambia il volto delle famiglie, cam-

bia il volto delle comunità, cambia il volto della Chie-

sa. L'amore è la potenza trasformante dell'uomo; l'uo-

mo che ama è rigenerato, il suo tessuto umano diven-

ta un altro: quando amo, io cambio nei pensieri, nelle

parole, nei sentimenti, nelle azioni e nelle reazioni.

Gesù vuole che attraverso la carità e l'amore, gli uo-

mini diventino "uomini nuovi". Chi non ha il coraggio di

scegliere una vita nuova, pulita, generosa, viva, non

entra nella carità di Gesù".

Signore Gesù, ti ringraziamo,

perché la tua Parola,

oggi, è un nuovo,

forte richiamo a fissare,

con attenzione,

lo sguardo e il cuore

a coloro che si trovano

«alla nostra porta».

Accogliere fraternamente

ed essere accolti

è la nostra unica ricchezza,

la nostra vera salvezza.

Accogliere, in ogni volto,

il tuo volto così

amabilmente nascosto.

Kyrie eleison!

Preghiamo la Parola

Agisci

meditazione

Il cielo non è più così lontano Meditazione di Elmetti Fiorella

Non cadiamo nella ten-

tazione di voler mettere

alla prova il Signore.

Oggi gli rinnoviamo la

nostra fiducia incondi-

zionata e saremo noi a

dargli un piccolo segno del nostro amore

(un'azione, una preghiera, una candela

accesa come fiamma d'amore...).

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 15

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Tutto è provvisorio nella

vita dell'uomo, tutto è le-

gato al tempo: in questo

senso i peccatori come ì

giusti vivono nel tempo, un

tempo che è dono di Dio

per loro, un tempo di gra-

zia e quindi un tempo aper-

to alla conversione. Né il

peccatore incallito né il

giusto incallito resteranno

tali per sempre, tutti sono

chiamati a diventare

`peccatori in conversione'.

Dio viene a toccarci in infi-

niti modi per renderci doci-

li a questo stato di conver-

sione; da parte nostra pos-

siamo solo prepararci a esse-

re toccati da Dio.

Estranei alla conversione sia-

mo estranei all'amore. In

questo caso rimarrebbero

all'uomo solo due alternati-

ve: o l'auto soddisfazione e la

giustizia propria, oppure una

profonda insoddisfazione e la

disperazione. Al di fuori della

conversione non possiamo

stare alla presenza del vero

Dio: non saremmo davanti a

Dio, bensì davanti a uno dei

nostri numerosi idoli. D'altro

lato, senza Dio, non possia-

mo dimorare nella conversio-

ne, perché questa non è mai

frutto di buoni propositi o di

qualche sforzo sostenuto: è il

primo passo dell'amore,

dell'amore di Dio molto più

che del nostro.

Convertirsi significa cedere

all'azione insistente di Dio,

abbandonarsi al primo segnale

d'amore che percepiamo come

proveniente da lui. Abbando-

no, dunque, nell'accezione

forte di “capitolazione”: se

capitoliamo davanti a Dio, ci

offriamo a lui. Allora tutte le

nostre resistenze fondono da-

vanti al fuoco divorante della

sua Parola e davanti al suo

sguardo; non ci resta altro

che la preghiera del profeta

Geremia: «Sconvolgici [lett.:

rovesciaci], Signore, e noi sa-

remo convertiti [lett.: rove-

sciati]» (Lam 5,21; cfr.

Ger31,18) (A. Louf, Sotto la guida

dello Spirito, Magnano 1990, 15-17,

passim).

Conversione: il passo dell’amore.

Pagina curata da Cristina e Tiziana

Meditazioni quaresimali di A. Louf

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ pagina 16

Venerdì 13

Marzo

III Settimana del Salterio

III Settimana di Quaresima

Osea 14,2-10 Così dice il Signore: «Torna, Israele, al Signore, tuo

Dio, poiché hai inciampato nella tua iniquità. Preparate le parole da

dire e tornate al Signore; ditegli: "Togli ogni iniquità, accetta ciò che è

bene: non offerta di tori immolati, ma la lode delle nostre labbra. Per­

ché presso di te l'orfano trova misericordia"».

Fu prete a Cordova, nell'Andalusia, un territorio allora sotto il dominio arabo. Uno dei suoi fratelli era rimasto cristiano e l'altro invece si era fatto musulmano. Ro­drigo viene ucciso da musulmani, ma non si tratta in questo caso di persecuzione. È vittima, infatti, di ris­se familiari, fraterne.

Tenta di mettere pace tra i due fratelli di fede diversa, ma senza riu­scirvi. Un giorno per separarli Rodrigo vie­ne picchiato, rimanen­do privo di sensi. A quel punto il fratello musulmano lo porta via e, all'insaputa di Rodrigo, dice alla gen­te che, gravemente malato, si è fatto an­

che lui musulmano. Rodrigo, però, si ripre­senta vestito da prete: è lo stesso fratello a portarlo davanti a un giudice musulmano, accusarlo di apostasia e farlo condannare a morte. Etimologia: Rodrigo = ricco di gloria, dall'anti­co tedesco.

Il Santo del giorno: San Rodrigo di Cordova

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israe­le! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di in­terrogarlo.

Brano Evangelico: Mc 12, 28­34: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”.

Contemplo: Tutti noi abbiamo bisogno di adorare perché abbiamo l'impronta

di Dio dentro di noi. Quando non adoriamo Dio, adoriamo le creature. E questo è

il passaggio dalla fede all'idolatria. E qual è la strada dell'idolatra? L'egoismo del

proprio pensiero, il pensiero onnipotente, quello che io penso sia vero: «Io penso

la verità, io faccio la verità col mio pensiero...». Anche oggi ci sono tanti idoli e

anche oggi ci sono tanti idolatri, tanti che si credono sapienti. Ma anche fra noi,

fra i cristiani! «Sono diventati stolti e cambiano la gloria di Dio incorruttibile con

un'immagine»: il proprio io, le mie idee, la mia comodità... Tutti noi abbiamo den­

tro qualche idolo nascosto. (Papa Francesco)

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 17

Signore Gesù,

ti ringraziamo per il

forte invito

che oggi e sempre

ci rivolgi: ritornare a te,

unico Signore, unica Parola,

Padre, Fratello, Amico...

ritornare sempre alla fonte,

per attingere speranza,

carità operosa, fiducia.

Ritornare...

è davvero sempre possibile?

Kyrie eleison!

Preghiamo la Parola

Agisci

Come farebbe Maria,

riconosciamo che i no-

stri buoni frutti sono

dovuti alla grazia di Dio

che opera in noi. Oggi,

se avrò occasione di compiere una

buona azione, materiale o spirituale,

ringrazierò il Signore per questa op-

portunità e per la disposizione inte-

riore di poterla compiere.

Oggi e domani si svolge l'iniziativa "24 ore con il

Signore" promossa da Papa Bergoglio, per "non

trascurare la forza della preghiera di tanti".

Quest'anno il tema è "Dio ricco di misericordia".

Esso vuole mettere in evidenza che "celebrare il

sacramento della Riconciliazione significa essere

avvolti in un abbraccio caloroso: è l'abbraccio

dell'infinita misericordia del Padre". In attesa di

saperne di più, ricordo parte del messaggio dello

scorso anno: "Il secondo elemento: Rimanere

nell’amore. L’amore di Gesù Cristo dura per

sempre, non avrà mai fine perché è la vita stessa

di Dio. Questo amore vince il peccato e dona la

forza di rialzarsi e ricominciare, perché con il

perdono il cuore si rinnova e ringiovanisce. Tutti

lo sappiamo: il nostro Padre non si stanca mai di

amare e i suoi occhi non si appesantiscono nel

guardare la strada di casa, per vedere se il figlio

che se n’è andato e si è perduto fa ritorno. Pos-

siamo parlare della speranza di Dio: nostro Padre

ci aspetta sempre, non solo ci lascia la porta a-

perta, ma ci aspetta. Lui è coinvolto in questo

aspettare i figli. E questo Padre non si stanca

nemmeno di amare l’altro figlio che, pur rima-

nendo sempre in casa con lui, tuttavia non è par-

tecipe della sua misericordia, della sua compas-

sione. Dio non solo è all’origine dell’amore, ma

in Gesù Cristo ci chiama ad imitare il suo stesso

modo di amare: «Come io ho amato voi, così a-

matevi anche voi gli uni gli altri». Nella misura

in cui i cristiani vivono questo amore, diventano

nel mondo discepoli credibili di Cristo. L’amore

non può sopportare di rimanere rinchiuso in se

stesso. Per sua stessa natura è aperto, si diffon-

de ed è fecondo, genera sempre nuovo amore".

Riconoscendo Dio ricco di misericordia ci porta a

rinnovare il cuore in un solo amore.

Meditiamo la Parola

Un abbraccio caloroso Meditazione di Fiorella Elmetti

Sabato 14

Marzo

III Settimana del Salterio

III Settimana di Quaresima

Osea 6,1-6 Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce. Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti, li ho uccisi con le parole della mia bocca e il mio giudizio sorge come la luce: poiché voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti.

Dopo la morte del suo secondo marito, cava­lier Ulrico De Schara­plan, decise di entrare in monastero e chiese consiglio al papa che la indirizzò da Udone, abate di St. Blasien. Purtroppo però in quel periodo morirono sia l’abate che Moricho, padre di Paolina e fra­tello converso a Hirsau. Paolina decise quindi di ritirarsi con alcune

compagne in una fore­sta in Turingia, dove fondò il monastero di Paulinzelle. La direzio­ne fu affidata ad un monaco mentre wer­ner, figlio di Paolina, si occupava delle cose materiali come fratello converso. Paolina e le compagne lasciarono il monastero ai monaci e si ritirarono in un altro luogo. Nel 1107 Paoli­na si recò ad Hirsau

per prendervi un grup­po di monaci riformati, ma durante il viaggio si ammalò e chiese di essere r icoverata nell’ospizio dei poveri di Munsterchwarzach. Qui ricevette la visita di 6 monaci destinati a Paulinzelle e del loro superiore Gerung che le diede i sacramenti. Morì il 14 marzo 1107.

Il Santo del giorno: Santa Paolina Religiosa

Brano Evangelico: Lc 18, 9­14: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che ave­vano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli al­tri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùl­teri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla setti­mana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me pecca­tore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giu­stificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ pagina 18

Contemplo: L'anima veramente vive se vive in lei l'universo: la

vita è una sola e tu sarai sempre infelice se qualcosa sarà fuori di te,

estraneo a te. L'uomo che si presenta a Dio deve rappresentare tutta

l'umanità. (Divo Barsotti)

Non di solo pane ­ Numero 700 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 19

Signore Gesù, rinnoviamo

il nostro grazie, perché

la consapevolezza

della nostra miseria

non ci allontana da te,

ma ci aiuta a non presumere,

a sentirci in cammino

con ogni fratello,

a testimoniare con gioia

che sei infinitamente

più grande di ogni male,

di ogni limite, di ogni morte.

Signore, insegnaci a pregare,

insegnaci a guardare.

Kyrie eleison!

Preghiamo la Parola

Agisci

Che non ci succeda di sentirci giusti, mi-gliori degli altri. Oggi cercherò di guardare ai pregi di chi non mi

sembra sia "un buon cristiano",

riconoscendo invece i miei limiti.

Un fariseo e un pubblicano: due modi così diversi

e opposti di porsi d’innanzi a Dio. Il primo sicuro

di se, chiuso nelle proprie certezze, rivestito da

una patina di perbenismo che lo porta a guarda-

re tutto e tutti, anche Dio, se fosse possibile,

dall’alto al basso; il secondo consapevole delle

proprie miserie, schiacciato dal peso dei propri

peccati. Nella parabola manca un terzo perso-

naggio: sono io, che oggi ascolto con stupore le

parole di Gesù. Nel mio cuore c’è un po’ dell’

uno e un po’ dell’altro; ci sono i colori sfarzosi

dell’abito del fariseo, ci sono i colori spenti e

sbiaditi dei logori stracci di cui è ricoperto il

pubblicano. Questi due personaggi si alternano

dentro di me, giocano a nascondersi l’uno agli

occhi dell’altro. Ora mi sento buono e giusto

d’innanzi a Dio, peccando così di presunzione.

Poi, per grazia, mi è dato di avvertire la mia lon-

tananza dai sentimenti di Gesù e allora mi metto

all’ultimo posto, non oso alzare gli occhi al cie-

lo. La mia vita, la vita del cristiano è un costan-

te lottare per seguire Gesù, diventando piccolo e

umile; devo deporre gli abiti sfarzosi del fariseo

e gli stracci del pubblicano. Dio mi invita ad in-

dossare l’abito nuziale: non è sfarzoso, ne sciat-

to; me lo trovo cucito addosso, me lo ha prepa-

rato Lui quando mi ha pensato, mi ha creato. Il

modo giusto di porsi d’innanzi al Signore è quello

di essere se stessi, come Lui ci ha fatti: questa è

la preghiera a Lui gradita.

Meditiamo la Parola

Piccolo e umile Meditazione di Don Luciano Vitton Mea

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 700

Domenica 08 Marzo 2015

Chiuso il 3 Marzo 2015

Numero copie 1400

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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