Non di Solo Pane n°719 - 19 Luglio 2015

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PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 719 Domenica 19 Luglio 2015 XVI del Tempo Ordinario Itinerario quotidiano di preghiera Erano come pecore che non hanno pastore

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settimanale di preghiera e riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it

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PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 719

Domenica 19 Luglio 2015

XVI del Tempo Ordinario

Itinerario quotidiano di preghiera

Erano come pecore che non hanno pastore

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Non di solo pane ­ Numero 719 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 2

Luglio 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, pre-

go specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché la responsabilità politica sia vissuta come

forma di alta carità.

Intenzione missionaria

Perché i cristiani in America latina, di fronte alle

disuguaglianze sociali, possano dare testimonianza

d’amore per i poveri e contribuire

ad una società più fraterna.

Intenzione dei vescovi

Perché adempiamo il dovere di annunciare

il Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo

o lo hanno sempre rifiutato.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché i credenti crescano nella fede, nella speran-

za e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel

mondo

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Non di solo pane ­ Numero 719 ­ pagina 3

Domenica 19

Luglio

IV Settimana del Salterio

XVI Domenica del Tempo Ordinario

Nazaret è una lezione di silenzio: rinasca in noi la stima del silenzio, questa meravigliosa e indispensabile condizione dello spirito

(Papa Paolo VI)

Nacque il 18 marzo 1911 in Polonia nel villaggio di Kosin, diocesi di Przemy. Terminata la scuola ele­mentare, nel 1924 entrò a Leopoli nel seminario mi­nore dei Frati minori con­ventuali. La sua formazione religiosa culminò il 22 maggio 1932 con la profes­sione dei voti solenni ed il 5 luglio 1936 venne ordina­to sacerdote. I primi anni di ministero furono nel con­

vento di Grodno. Trasferito poi a Iwieniec, diocesi di Pilsk, fu sorpreso dallo scoppio della seconda guer­ra mondiale. Il 19 giugno 1943 si verificò un'insurre­zione contro i nazisti. Quando il parroco della vicina Pierszaje fuggì, pa­dre Achilles vi si trasferì nei primi anni 40 per regge­re la sede vacante. Un mese dopo giunse a Pierszaje la Gestapo, che perquisì anche

la canonica. Secondo un testimone oculare, il co­mandante locale della gen­darmeria tedesca, cattolico praticante che abitava nella canonica, propose ai due sacerdoti di rifugiarsi in un nascondiglio, ma Achilles non abbandonò i fedeli e si unì agli arrestati. Fu ucciso in un fienile a cui poi fu dato fuoco il 19 luglio 1943.

Il Santo del giorno: Beato Achille

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono

tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli

disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposate­

vi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non

avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca

verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capi­

rono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla

barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché era­

no come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte

cose.

Brano Evangelico: Mc 6, 30­34

Contemplo: Si mise a insegnare loro (Mc 6,34)

Gli apostoli si riuniscono «attorno a Gesù» per riferirgli tutto ciò che hanno fatto e ciò che hanno insegnato nella loro missione tra la gente, ed egli li con­duce in un luogo deserto a riposare e a pregare. Vengono in mente le parole di Gesù a Marta: «Tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno» (Lc 10,41): ascoltare la parola di Gesù, nella preghiera, per non essere come pecore erranti, e stare vicini al Pastore e al Custode delle nostre anime (cf 1Pt 2,25).

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Non di solo pane ­ Numero 719 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 4

P a g i n e b i b l i c h e

Nel Vangelo che abbiamo

appena ascoltato Gesù de-

lude le aspettative dei di-

scepoli che aveva mandato

in missione. Invece di gra-

tificarli per quello che ave-

vano fatto, li invita a ripo-

sarsi, a ritirarsi in un luogo

deserto, a non lasciarsi

“consumare” dai bisogni e

dalle difficoltà della molti-

tudine che li circonda. Pri-

ma di lasciarsi “mangiare”

dagli altri bisogna riappro-

priarsi di se stessi, della

propria interiorità, bisogna

provare “compassione” per

le proprie miserie e fragili-

tà. Solo l’uomo capace

d’interiorità può provare

veramente compassione

per la moltitudine che lo

circonda, per quelle peco-

re senza pastore. Come

possiamo essere guide sag-

ge, capaci di un dono vero e

autentico se perdiamo con-

tatto con noi stessi, se non

siamo capaci di interiorizza-

re i bisogni di chi ci sta ac-

canto? Il vero nemico del

cristiano di ieri e soprattutto

di oggi è la dispersione, la

mancanza d’interiorità. Bi-

sogna trovare il coraggio di

ritirarsi nel deserto, di riap-

pacificarsi con il proprio

cuore. Precisa San’Agostino:

“Il testo di Marco ci dà una

precisazione: voi stessi, ve-

nite voi stessi a me, voi con

tutto il vostro essere, con

tutto il vostro mondo inte-

riore …”. Gesù ci riconduce

a quell’unità che abbiamo

lasciato disperdendoci nella

molteplicità delle cose, del-

le attività, della stessa mis-

sione.

Non esiste vero dono, au-

tentico amore nella disper-

sione, nell’incapacità di

contemplare Dio in ciò che

stiamo facendo.

Non a caso il Card. Carlo

Maria Martini nella sua pri-

ma lettera pastorale alla

diocesi di Milano, “La di-

mensione contemplativa

della vita”, sottolinea: «Nel

fare ciò mi accorgo di stare

vivendo, per dono di Dio,

quella che si potrebbe chia-

mare la “dimensione contem-

plativa” dell’esperienza: cioè

quel momento di distacco

dall’incalzare delle cose, di

riflessione, di valutazione alla

luce della fede, che è tanto

necessario per non essere tra-

volti dal vortice degli impegni

quotidiani».

Gesù ci invita quindi a sot-

t r a r c i a l l a s c h i av i t ù

dell’attivismo per affrontare

noi stessi, le dispersioni del

nostro cuore per poter soste-

nere con generosità la molti-

tudine i loro bisogni e la loro

fame di misericordia e di bon-

tà.

don Luciano

La dimensione interiore Meditazione di

don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane ­ Numero 719 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 5

P a g i n e b i b l i c h e

Contemplatio : Lettera di don Milani a Pippetta

Caro Pipetta,

ogni volta che ci incontriamo tu mi dici che se tutti i preti fos­

sero come me, allora … Lo dici perché tra noi due ci siamo

sempre intesi anche se te della scomunica te ne freghi e se dei

miei fratelli preti ne faresti volentieri polpette. Tu dici che ci

siamo intesi perché t'ho dato ragione mille volte in mille tue

ragioni: Ma dimmi Pipetta, m'hai inteso davvero? E' un caso,

sai, che tu mi trovi a lottare con te contro i signori. San Paolo

non faceva così. E quel caso è stato quel 18 aprile(2) che ha

sconfitto insieme ai tuoi torti anche le tue ragioni. E solo per­

ché ho avuto la disgrazia di vincere che… Mi piego, Pipetta, a

soffrire con te delle ingiustizie. Ma credi, mi piego con ripu­

gnanza. Lascia che te lo dica a te solo. Che me ne sarebbe im­

portato a me della tua miseria? Se vincevi te, credimi Pipetta,

io non sarei più stato dalla tua. Ti manca il pane? Che vuoi che

me ne importasse a me, quando avevo la coscienza pulita di

non averne più di te, che vuoi che me ne importasse a me che

vorrei parlarti solo di quell'altro Pane che tu dal giorno che

tornasti da prigioniero e venisti colla tua mamma a prenderlo

non m'hai più chiesto. Pipetta, tutto passa. Per chi muore pia­

gato sull'uscio dei ricchi, di là c'è il Pane di Dio. E solo questo

che il mio Signore m'aveva detto di dirti. E' la storia che mi s'è

buttata contro, è il 18 aprile che ha guastato tutto, è stato il

vincere la mia grande sconfitta. Ora che il ricco t'ha vinto col

mio aiuto mi tocca dirti che hai ragione, mi tocca scendere

accanto a te a combattere il ricco. Ma non me lo dire per que­

sto, Pipetta, ch'io sono l'unico prete a posto. Tu credi di farmi

piacere. E invece strofini sale sulla mia ferita. E se la storia

non mi si fosse buttata contro, se il 18... non m'avresti mai

veduto scendere lì in basso, a combattere i ricchi. Hai ragione,

sì, hai ragione, tra te e i ricchi sarai sempre te povero a aver

ragione. Anche quando avrai il torto di impugnare le armi ti

darò ragione. Ma come è poca parola questa che tu m'hai fatto

dire. Come è poco capace di aprirti il Paradiso questa frase

giusta che tu m'hai fatto dire. Pipetta, fratello, quando per ogni

tua miseria io patirò due miserie, quando per ogni tua sconfitta

io patirò due sconfitte, Pipetta quel giorno, lascia che te lo dica

subito, io non ti dirò più come dico ora: “Hai ragione”. Quel

giorno finalmente potrò riaprire la bocca all'unico grido di vit­

toria degno d'un sacerdote di Cristo: “Pipetta hai torto. Beati i

poveri perché il Regno dei Cieli è loro”. Ma il giorno che a­

L’unico riposo

Signore, spesso anche

noi siamo folla: dispersi e

stanchi, incapaci di

riconciliarci, prima di

tutto con noi stessi.

Ti ringraziamo, Signore,

perché ci insegni

a fare unità dentro

e fuori di noi e ci additi

il limite e il dolore

come risorsa

per imparare compassione

e accoglienza:

questo è l'unico riposo!

Amen

Preghiamo la Parola

vremo sfondata insieme la cancellata di

qualche parco, installata insieme la casa

dei poveri nella reggia del ricco, ricorda­

tene Pipetta, non ti fidar di me, quel

giorno io ti tradirò. Quel giorno io non

resterò là con te. Io tornerò nella tua ca­

succia piovosa e puzzolente a pregare

per te davanti al mio Signore crocifisso.

Quando tu non avrai più fame né sete,

ricordatene Pipetta, quel giorno io ti tra­

dirò. Quel giorno finalmente potrò can­

tare l'unico grido di vittoria degno d'un

sacerdote di Cristo: “Beati i... fame e

sete”.

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Non di solo pane ­ Numero 719 ­ pagina 6

Lunedì 20

Luglio

IV Settimana del Salterio

XVI Tempo Ordinario

Il Santo del giorno: Sant’Apolinnare di Ravenna

In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te

vogliamo vedere un segno». Ed egli rispose loro: «Una generazione

malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun se­

gno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre

giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà

tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del giudizio, quelli

di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno,

perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è

uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si

alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne

dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone.

Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».

Brano Evangelico: Mt 12,38­42

Sant’Apollinare, vesco­vo, che, facendo cono­scere tra le genti le in­sondabili ricchezze di Cristo, precedette come un buon pastore il suo gregge, onorando la Chiesa di Classe presso Ravenna in Romagna con il suo glorioso mar­tirio. Il 23 luglio migrò al banchetto eterno. (23

luglio: A Classe presso Ravenna in Romagna, comme­mo r a z io n e d i sant ’Apo l l ina r e , vescovo, la cui me­moria si celebra il 20 luglio). Patronato: Raven­n a , E m i l i a ­Romagna

Etimologia: Apolli­nare = sacro ad A­pollo, dal latino Emblema: Bastone pastorale, Palma, Pallio

Contemplo: Vogliamo vedere un segno (Mt 12,38)

Lo Spirito dice con Paolo: «Mentre i giudei chiedono segni e i greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i giudei e stoltezza per le genti» (1Cor 1,22). I Vangeli non si accontentano di riferire le azioni di Gesù, anche se sono «miracolose», ma ne danno la chiave di inter­pretazione. Per Luca i miracoli di Gesù sono manifestazioni della potenza di Dio che agisce in Gesù. Per Giovanni le opere che Gesù compie sono segni della gloria di Dio che riposa su Gesù.

La contemplazione è la forma più alta dell'atti-

vità umana.

(Papa Paolo VI)

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Non di solo pane ­ Numero 719 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 7

Molte volte vorremmo che un intervento potente di

Dio, un miracolo, un segno grandioso, potesse risolve-

re non solo i nostri piccoli o grandi problemi, ma an-

che i grandi problemi del mondo. In questi frangenti è

opportuno riflettere che il grande miracolo, il grande

segno della potenza di Dio lo abbiamo già ricevuto in

Gesù Cristo, risorto dai morti, al terzo giorno dalla sua

crocifissione: il segno di Giona. Egli, infatti, passò lun-

go le strade di questo mondo e ha condiviso la nostra

stessa esperienza di creature deboli segnate dalla sof-

ferenza. Egli, per amor nostro, è giunto ad abbraccia-

re il legno della croce e morire sul quel legno. In que-

sto modo anche le nostre "croci" hanno un senso. A

partire dalla morte e risurrezione di Cristo, possiamo

vedere la nostra vita in modo diverso. Gesù è l’unico e

vero segno dell’ amore di Dio che rende possibile il

perpetuarsi nella storia di una moltitudine di “segni”.

Non è forse segno, cioè miracolo, l’ammalato che vive

con fede e rassegnazione una malattia inguaribile? Non

è “segno” la fedeltà e il perdono di una o donna o di

un uomo traditi dal loro coniuge? Non è miracolosa la

conversione dei nostri cuori o la confessione sacra-

mentale di chi per tantissimi anni è vissuto immerso

nella selva oscura del peccato? Non sono segni le suo-

re, i preti, i fedeli laici che vivono gomito a gomito

con i “dimenticati” nei letamai di questo mondo, nelle

case di fango di chi soffre e muore per la fame o per

la mancanza di un banale vaccinino? Non sono segni le

rondini che tornano ai loro nidi o le primole che vinco-

no la resistenza delle ultime nevi invernali?

Non è segno questa vita modellata con un pugno di

creta e decorata dall’amore di chi l’ha voluta e pensa-

ta?

Perché cercare segni straordinari e dimenticarsi della

straordinarietà di ciò che è semplicemente ordinario?

Non dobbiamo essere increduli ma dei credenti che

vedono Dio nello stupore di una stella, di una mamma

che allatta, di un povero che viene accolto e sfamato.

Meditazione

Il miracolo dell’ordinario Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Educarci alla libertà

Signore,

se ci fermiamo un

attimo scorgiamo

intorno a noi

e nella nostra storia,

come stelle lucentissime,

i segni del tuo amore

paziente, fedele, forte,

del quale oggi

e sempre ti ringraziamo.

Questo amore educa

alla libertà e non ci

occorre altro, non

chiederemo altro.

Più liberi e più forti

camminiamo con te:

non vogliamo altro!

Amen

Agisci

Se oggi affido al Signore, nel

sacramento della Riconcilia­

zione, i peccati che vedo in

me e che non mi lasciano la vera libertà,

non li vedrò più e so che, ogni volta che

ricadrò nell'errore, posso sempre ricorre­

re alla Confessione che dona vera pace.

Preghiamo la Parola

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Non di solo pane ­ Numero 719 ­ pagina 8

Martedì 21

Luglio

IV Settimana del Salterio

XVI Tempo Ordinario

La santità è proposta a tutti, grandi e piccoli, uo-mini e donne; è proposta come realmente possibi-

le. Anzi, come doverosa. La santità è per tutti.

(Papa Paolo VI)

Martirologio Roma-

no: San Lorenzo da Brindisi, sacerdote e

dottore della Chiesa:

entrato nell’Ordine

dei Frati Minori Cap­

puccini, svolse in­

stancabilmente nelle

regioni d’Europa il

ministero della predi­

cazione; esercitò ogni

compito in semplicità

e umiltà nel difendere

la Chiesa contro gli

infedeli, nel riconci­

liare tra loro i poten­

ti in guerra, nel cu­

rare il governo del

suo Ordine. Il 22

luglio morì a Lisbo­

na in Portogallo. (22

luglio: A Lisbona in

Portogallo, anniver­

sario della morte di

san Lorenzo da

Brindisi, la cui me­

moria si celebra il

giorno precedente a

questo).

Etimologia: Lorenzo = nativo di Laurento,

dal latino

Il Santo del giorno: San Lorenzo da Brindisi

In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e

i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli dis­

se: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlar­

ti». Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e

chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli,

disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà

del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

Brano Evangelico: Mt 12, 46­50

Contemplo: Ecco mia madre e i miei fratelli! (Mt 12,49)

Dio non volle che Maria fosse solo Madre di Cristo; volle che fosse degna Madre di Cristo, degna dimora per il suo Figlio: come non volle che gli apostoli fossero solo predicatori e ministri di Cristo, ma li rese degni e idonei ad assolvere un così alto ufficio. Donò loro lo Spirito Santo, fonte di tutte le grazie celesti. Lo stesso operò con Giovanni Battista, il quale non fu solo precursore, ma degno precursore di Cristo, pieno di Spirito Santo fin dal seno materno (Lorenzo da Brindisi).

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Non di solo pane ­ Numero 719 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 9

Sottolinea giustamente J. Guitton nel suo libro

“L’Evangelo nella mia vita”:

«Fra le parole dure che hanno un sigillo d'autenticità,

troviamo un episodio raramente ricordato perché è

quasi insopportabile per la nostra mentalità moderna,

e forse lo era anche per gli spiriti antichi. I parenti di

Gesù, avendo saputo quanto accadeva, arrivarono per

portarselo via dicendo: «È pazzo!». E gli scribi, venuti

da Gerusalemme, dissero: «È posseduto dal demo-

nio!». Sopraggiunsero sua madre e i suoi fratelli che,

restando in disparte, lo mandarono a chiamare. La

folla era seduta attorno a lui. Gli dissero: «Tua madre

e i tuoi fratelli sono là che ti vogliono vedere». Egli

rispose: «“Chi è mia madre e chi sono i miei fratel-

li?”». Lo stesso autore ci spiega con chiarezza anche i

motivi di un tale comportamento: «Per comprendere

questo passo dobbiamo ricordare che Mosè aveva co-

mandato di mettere a morte i falsi profeti, i maghi

che operavano miracoli. Inoltre, a quei tempi era am-

messa la responsabilità collettiva, cosicché i genitori

erano responsabili se non denunciavano nel loro figlio

un falso profeta. Possiamo quindi capire il comporta-

mento della gente di Nazaret. È necessario rendere

innocuo Gesù, impedirgli di perdersi. E non solamente

lui, ma anche i suoi, eventualmente l'intero villaggio.

Allora i fratelli di Gesù, portando con loro la Vergine,

gli chiedono di rinunciare alla sua follia, ossia alla sua

missione».

Devo essere sincero con Voi? Non mi stupisce il com-

portamento dei parenti di Gesù perché anch’io mi

comporto come loro. Quante volte cerco di rendere

inoffensivo Gesù perché mi disturba, mette a soqqua-

dro i mie interessi, punta il dito contro la mia cattiva

coscienza. Lo ridicolizzo e lo tratto come uno stupido

perché con le parole lo benedico, lo ritengo il mio Si-

gnore ma poi con il comportamento lo espongo al pub-

blico ludibrio e lo lapido sulle piazze della mediocrità.

Quante volte lo rinchiudo nel “manicomio”

dell’incoerenza, di una schizofrenia esistenziale che

offende Lui, me stesso e i fratelli che mi circondano.

Per fortuna che con me, come nell’episodio evangeli-

co, c’è la Vergine Santa che con il suo silenzio e le sue

preghiere supplisce a tanta miseria.

Meditazione

Nel manicomio della mia incoerenza

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

La tua mano potente

Signore Gesù,

le nostre mani

ti vorrebbero

possedere,

le nostre parole

girano a vuoto

in un monologo

pretenzioso che

confonde il travolgente,

silenzioso mistero

della tua presenza.

Ti rendiamo grazie,

perché nel mezzo

della nostra storia

la tua mano potente

ci risolleva, ci salva,

ci chiede un ascolto

pieno della nostra vita.

Amen

Agisci

... Gesù mi dice che se

compio la volontà del

Padre, posso essere suo

fratello, sua ma­dre: che

bello! Oggi, con l'aiuto di

Maria, cercherò di prestare atten-

zione a ciò che il Padre desidera da

me.

Preghiamo la Parola

Page 10: Non di Solo Pane n°719 - 19 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 718 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 10

I sapienti rifulgeranno come

lo splendore del firmamen-

to; coloro che avranno edu-cato molti alla giustizia ri-

splenderanno come stelle

per sempre. DANIELE 12,3

Nelle gelide notti invernali o

in quelle limpide estive le

stelle s'affacciano in cielo

con tutto il loro scintillio.

Ora, il libro di Daniele è un

testo tutto intarsiato di visio-

ni simboliche, di scene im-

pressionistiche, di immagini

apocalittiche, ed è stato

composto - come si è già det-

to precedentemente - per

incoraggiare e sostenere gli

Ebrei travolti dal turbine del-

la persecuzione che nel II

secolo a.C. il re siro elleni-

stco Antioco IV Epifane aveva

scatenato contro di loro. In

quel periodo era sorto il mo-

vimento politico religioso dei

Maccabei, i cinque fratelli (tre

faranno da capi) che avevano

spinto gli Ebrei oppressi alla ri-

bellione e alla conquista della

libertà. Il nostro passo acquista,

allora, un valore particolare che

potremmo sintetizzare nella pa-

rola «testimonianza». Nel buio

della persecuzione si leva la lu-

ce dei maestri di verità e di giu-

stizia che diventano una sorta di

stella polare verso la quale gli

altri si orientano. È un po' la

proposta che Gesù avanza per i

suoi discepoli: «Voi siete la luce

del mondo ... Così risplenda la

vostra luce davanti agli uomi-

ni» (Mt 5,14.16). In questo il di­

scepolo si modella su Cristo stes-

so che si era definito così: «Io

sono la luce del mondo; chi se-

gue me non camminerà nelle te­

nebre, ma avrà la luce della vi-

ta» (Gv 8,12).

Stelle che brillano nel presente

cupo, quindi; ma anche astri

che sfavilleranno nel futuro sto-

rico, cioè nella memoria dei

posteri. E questa la vera eredità

da trasmettere, l'essere stati

maestri di vita il cui insegna-

mento non perisce, né si arrug-

ginisce o è consumato, come

invece accade per i beni mate-

riali che si lasciano dietro di sé.

Ma questa bella immagine del

firmamento trapuntato di stelle

si apre a un altro orizzonte.

Oltre la testimonianza nel pre-

sente, oltre il ricordo nel futuro

storico, il profeta Daniele fa

balenare un ulteriore destino

dei giusti. È quello della gloria

in Dio, nella sua eternità, nello

splendore della sua luce, attra-

verso la comunione beata con

lui. Infatti, in quel periodo, si

era fatta strada in Israele una

fede nitida nell'immortalità co-

me beatitudine e nella risurre-

zione finale. «Il re dell'univer-

so, dopo che saremo morti per

le sue leggi, ci risusciterà a vita

nuova ed eterna»: già sappiamo

che queste sono le parole che la

madre ebrea dirà ai suoi figli

martiri la cui vicenda è narrata

nel Secondo Libro dei Maccabei

(7,9). Il libro della Sapienza, un

secolo dopo, alle soglie del cri-

stianesimo, confermerà questa

speranza: «Le anime dei giusti

sono nelle mani di Dio ... Agli

occhi degli stolti sembrò che

morissero ... ma la loro speran-

za è piena di immortalità» (3,1-

2.4).

di don Luciano Vitton Mea

Pagine bibliche

di don Luciano Vitton Mea

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Il profeta Daniele

Come stelle di Mons Gianfranco Ravasi

Page 11: Non di Solo Pane n°719 - 19 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 719­ pagina 11

XVI Tempo Ordinario

Se nostro dovere è l’amore del prossimo, noi dob-

biamo ricordare che anche la Chiesa è prossimo,

anzi è il nostro prossimo per eccellenza. (Papa Paolo VI)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando

era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da

Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato

via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Maria stava all’esterno,

vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due an­

geli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato

posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno

portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e

vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché pian­

gi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se

l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse:

«Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» ­ che significa: «Maestro!». Ge­

sù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei

fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».

Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le

aveva detto.

Brano Evangelico: Gv 20,1 2­11­18

Martirologio Romano:

Memoria di santa Maria

Maddalena, che, liberata

dal Signore da sette de­

mòni, divenne sua disce­

pola, seguendolo fino al

monte Calvario, e la

mattina di Pasqua meritò

di vedere per prima il

Salvatore risorto dai

morti e portare agli

a l t r i d i s c e p o l i

l’annuncio della risur­

rezione.

Patronato: Prostitute

pentite, Penitenti, Par­

rucchieri

Etimologia: Maria =

amata da Dio, dall'egi­

ziano; signora, dall'e­

braico

Emblema: Ampolla

d'unguento

Contemplo: Va' dai miei fratelli (Gv 20,17)

Il Vangelo insegna l'atteggiamento di Gesù nei confronti delle donne. È una donna che gli dice: «Beato il grembo che ti ha portato!». Vuole che le donne lo seguano in Galilea e a Geru­salemme. Dialoga con la samaritana, non con­danna l'adultera, accetta l'invito di Marta e Maria, permette alla peccatrice di spargere profumo ai suoi piedi, proclama ai farisei che le pro­stitute li prece­deranno nel Regno dei cieli e dispone che una donna, Maria di Màgdala, sia la prima testimone della risurrezione.

Il Santo del giorno: Santa Maria Maddalena di Magdala

Mercoledì 22

Luglio

IV Settimana del Salterio

Page 12: Non di Solo Pane n°719 - 19 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 719­ Tempo Ordinario ­ pagina 12

Maria Maddalena è una figura tra le più belle è

trasparenti che incontriamo nei Vangeli: bella per-

ché ha amato come solo le donne sanno fare e tra-

sparente perché in lei, come in un lago limpidissi-

mo, si riflette la misericordia di Dio. Il suo passato è

avvolto nell’oscurità: prostituta, indemoniata o lu-

natica; forse tutte e tre queste povertà hanno trat-

teggiato la sua esperienza umana. Uscita dalla pe-

nombra della vergogna e del peccato si mise a se-

guire Gesù. Era dunque una delle donne che serviva-

no il Signore. Esse ascoltavano i suoi insegnamenti

e, soprattutto, provvedevano a tutte quelle piccole

necessità della vita quotidiana di cui il Maestro non

poteva occuparsi. Da questo angolo nascosto del

Vangelo, Maria nutrì per Gesù un amore purissimo.

Amore chiacchierato come tutti gli amori; le comari

dei villaggi sono maliziose e tormentate da pruriti

che vanno ben oltre la giovinezza: dicevano che si

fosse invaghita del maestro itinerante che veniva da

Nazareth, che coltivasse un amore impossibile.

Ciance da comari dicevamo. Di sicuro il suo amore

era grande e sincero perché il pensiero che il suo

Maestro non fosse stato degnamente sepolto le ave-

va tolto il sonno. Perciò, quando non era ancora

spuntata la prima stella del mattino, era già presso

il sepolcro per terminare di ripulite e ungere il cor-

po del Signore secondo l’usanza ebraica. Un amore

che diventa pietà è sempre trasparente e sincero e

fa impallidire di vergogna le “vampate” delle pette-

gole di turno. Per la sua pietà Maria Maddalena può

essere a ragione accumunata ai grandi dell’ Antico

Testamento come Tobi che si preoccupava di dare

degna sepoltura ai corpi dei suoi connazionali. Per il

suo amore e la sua dedizione ebbe il privilegio di

vedere per prima il Signore Risorto e di annunciarlo

agli apostoli ancora intorpiditi dal sonno. La prima

missionaria in assoluto alla faccia di tutte le comari

di questo mondo.

Meditiamo la Parola

Alla faccia delle comari di questo

mondo Meditazione di don Luciano Vitton Mea

La potenza dell’amore

di Cristo

Signore Gesù,

noi ti ringraziamo

per l'esempio di

Maria Maddalena.

Nel buio, che inclina a

un'alba che non avrà fine,

alba del giorno nuovo e

della vita risorta,

questa donna

è capace di lasciare

che la croce di Cristo

cambi per sempre

la sua vita: non vede

la morte,ma la potenza

dell'amore crocifisso

Custodita in un piccolo

ramo,che pare morto,

ma sta per esplodere

in un tripudio di vita

risorta!

Amen

Agisci

Se ho visto il Signore

nella mia vita, oggi

desidero mostrare il

suo volto agli altri, lasciandolo

trasparire da tutto il mio modo

di essere, dalla mia gioia e dal

mio amore, sull'esempio di Ma-

ria.

Preghiamo la Parola

Page 13: Non di Solo Pane n°719 - 19 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 719 ­ pagina 13

Giovedì 23

Luglio

IV Settimana del Salterio

XVI Tempo Ordinario

Lo stupore! Vi raccomando lo stupore: la meravi-glia, come se scoprissimo in ogni cosa qualcosa di

nuovo... Scoprite e lasciate che lo spirito esulti di stupore.

(Papa Paolo VI)

Martirologio Roma-

no: Santa Brigida, reli­

giosa, che, data in noz­

ze al legislatore Ulfo in

Svezia, educò nella pie­

tà cristiana i suoi otto

figli, esortando lo stes­

so coniuge con la paro­

la e con l’esempio a

una profonda vita di

fede. Alla morte del

marito, compì nume­

rosi pellegrinaggi ai

luoghi santi e, dopo

aver lasciato degli

scritti sul rinnova­

mento mistico della

Chiesa dal capo fino

alle sue membra e

a v e r f o n d a t o

l’Ordine del Santis­

simo Salvatore, a Ro­

ma passò al cie­

lo.Patronato: Svezia,

Europa (Giovanni Pao­

lo II, 1/10/99)

Etimologia: Brigida

(come Brigitta) = alta,

forte, potente, dall'irlandese

Il Santo del giorno: Santa Brigida da Svezia

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è

l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta

frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho

annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se

stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la

vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me

non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca;

poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie paro­

le rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il

Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Brano Evangelico: Gv 15,1­8

Contemplo: Padre mio è l'agricoltore (cv 15,1)

Paolo spiega le parole di Gesù: «Io ho piantato, Apollo ha irri­gato, ma era Dio che faceva crescere. Né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio che fa crescere. Siamo collaboratori di Dio, campo di Dio, edificio di Di­o» (1Cor 3,6­8). Dio ha donato alla sua Chiesa, in Europa, tanti santi, come Brigida, e molte famiglie religiose. Tutti hanno piantato e irrigato la Vigna del Signore, nella fede del Figlio di Dio che «ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei» (Ef 5,25).

Page 14: Non di Solo Pane n°719 - 19 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 719­ Tempo Ordinario ­ pagina 14

Agisci

Oggi osservo i frutti

che sto portando nel-

la mia vita. Sono frut-

ti di amore e perdono o di egoi-

smo e giudizio? Oggi rivedo il mio

vivere alla luce di questo.

Oggi la Chiesa festeggia la madre di famiglia e reli-

giosa santa Brigida come patrona d'Europa, insieme a

Benedetto, Cirillo e Metodio e Edith Stein.

È davvero singolare il gruppo di santi che la Chiesa ha

scelto come patroni d'Europa. Santi molto diversi fra

loro, nati e vissuti in epoche e contesti diversi. Dal

fondatore del monachesimo occidentale, Benedetto,

italiano, che ha posto la ricerca di Dio nel silenzio e

nel lavoro come pilastro della sua intuizione, ai fra-

telli Cirillo e Metodio, vissuti alla fine del primo mil-

lennio, che inventarono una lingua nuova, il cirillico,

per annunciare il vangelo ai popoli dell'Est e ci richia-

mano all'urgenza dell'evangelizzazione, alla docente

universitaria Edith Stein, uccisa in campo di concen-

tramento per la sua origine ebraica, che ci richiama i

rischi di un nazionalismo impazzito. Santa Brigida,

oggi, ci ricorda il fatto che possiamo essere nel mon-

do pur appartenendo a Dio. Questa donna esemplare,

svedese, sposa e madre di otto figli (una di loro, Ca-

terina, fu canonizzata), seppe occuparsi attivamente

della carità cristiana, compì numerosi pellegrinaggi.

Possiamo cogliere in Brigida una ricerca continua di

luce e di senso che la rendono una donna continua-

mente in viaggio e in perenne ricerca. Una ricerca

non fine a se stessa ma volta ad approfondire

l’amore di Gesù verso tutti gli uomini. Infatti ciò che

da tono e forza alla grande e faticosa ricerca di Brigi-

da è la meditazione della passione del Signore e, in

particolare, la considerazione delle sue piaghe che

sono il segno dell’amore più grande con cui Cristo ha

amato l’umanità sofferente nel corpo e nello spirito.

Concluse la sua vita fondando una congregazione re-

ligiosa che negli intenti avrebbe dovuto essere com-

posta da uomini e donne... guidati da una badessa,

cosa mai realizzata, e ne intuiamo le ragioni...

Meditiamo la Parola

Nel mondo pur appartenendo a Dio Meditazione a cura della redazione

Intuire il bene!

Ti ringraziamo, Signore,

per il dono e la continua

ricerca di luce e di senso

di Brigida, continuamente

in viaggio e perennemente

in ricerca. Ti chiediamo,

per sua intercessione,

di illuminare coloro

che hanno responsabilità

di governo, perché

sappiano far fronte ai

grandi tormenti del nostro

tempo con un'azione positiva,

capace di intuire il bene

che comunque si fa strada.

Amen

Preghiamo la Parola

Page 15: Non di Solo Pane n°719 - 19 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 719­ Tempo Ordinario ­ pagina 15

Venerdì 24

Luglio

IV Settimana del Salterio

XVI Tempo Ordinario

La santità, la vera aristocrazia del cristiano, può essere accessibile a tutti; può essere, per così dire,

democratica. (Papa Paolo VI)

Martirologio Roma-

no: San Charbel

(Giuseppe) Makhlūf,

sacerdote dell’Ordine

Libanese Maronita,

che, alla ricerca di

una vita di austera

solitudine e di una

più alta perfezione, si

ritirò dal cenobio di

Annaya in Libano in

un eremo, dove servì

Dio giorno e notte in

somma sobrietà di

vita con digiuni e pre­

ghiere, giungendo il

24 dicembre a riposa­

re nel Signore. (24

dicembre: Ad Annaya

in Libano, anniversa­

rio della morte di san

Charbel (Giuseppe)

Makhluf, la cui me­

moria si celebra il 24

luglio).

Il Santo del giorno: San Charbel Makhluf

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque ascoltate la parabola del

seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene

il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato

lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la

Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché,

appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito

viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupa­

zione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà

frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la compren­

de; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Brano Evangelico: Mt 13,18­23

Contemplo: Signore, hai parole di vita eterna (Salmo responsoriale)

Le parabole offrono spesso brevi sintesi della storia della salvezza: sono paro­le di vita eterna. Più il suo racconto è semplice e più il suo messaggio è pro­fondo. Le parabole non sono altro che la rivelazione dei misteri della salvez­za, in particolare la rivelazione dell'amore di Dio per gli uomini. Questa è l'intenzione fondamentale di tutte le parabole e la Chiesa si è sempre preoccu­pata di trasmettere un'interpretazione autorizzata del testo insieme al testo stesso.

Page 16: Non di Solo Pane n°719 - 19 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 719 ­ pagina 16

Agisci

Oggi medito con at­

tenzione i dieci coman-

damenti nella prima

lettura e mi ci confron-

to. Li sto vivendo davvero? Com-

prendo pienamente che essi sono

una Parola di libertà per me.

«Tutto avviene secondo un ritmo più profondo … che si

dovrebbe insegnare ad ascoltare: è la cosa più importan-

te che si può imparare in questa vita. Il silenzio può così

essere strada che conduce alla profondità. Ecco perché

le grandi donne e i grandi uomini dello spirito hanno a-

mato e vissuto il silenzio».

Etty Hillesum

Nella spiegazione che Gesù dà della parabola del semina-

tore, l'attenzione si sposta dal seminatore ai diversi ter-

reni che ricevono il seme, mettendo così in luce che la

mancanza di frutto non dipende né dal seminatore, né

dal seme, ma dal terreno su cui il seme cade. Il seme è

identificato con la Parola del Signore, i terreni rappre-

sentano i diversi modi in cui l'uomo può accogliere questa

parola. L'uomo può non comprendere in profondità la

parola annunciata: è il seme che cade sulla strada e che

viene portato via dagli uccelli del cielo. La strada rap-

presenta la superficialità, l’incapacità cioè di lasciar pe-

netrare nella nostra esistenza la Parola che salva. Ascol-

tiamo tutte le domeniche la Parola del Signore, alcune

parabole o discorsi li conosciamo quasi a memoria ma la

nostra vita non cambia, rimaniamo sempre terribilmente

uguali. E alla fine cadiamo nella banalità: “E’ troppo esi-

gente Gesù, è praticamente impossibile mettere in prati-

ca quello che ci insegna …”. Siamo strada, terreno duro:

invece di abituarci a vivere il bene lo rendiamo inaccessi-

bile, mentre dovevamo rendere abituale il Vangelo lo

abbiamo ridotto ad eccezione. Perché tanta durezza,

diciamolo pure, tanta incredulità? Perché sulla nostra

strada ci sono troppi rumori, troppe voci che, come gli

uccelli del cielo, rubano il seme di Dio, ammutoliscono la

dolcezza della sua voce. Manca attorno a noi e in noi il

silenzio, la brezza del mattino che rivela la presenza di

Dio. Ha ragione Etty Hillesum: “Il silenzio può così essere

strada che conduce alla profondità”.

Meditiamo la Parola

La strada del silenzio

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Ai nostri occhi

Dove eravamo

prima di essere seminati?

Che cosa stiamo diventando,

mentre abitiamo il solco

della vita che ci è stata

donata per spendersi e

macerarsi? Signore,

tu scruti e conosci

i nostri cuori:

anche il poco

che possiamo offrirti

ha un suo piccolo

posto nell'immenso

orizzonte che schiudi

ai nostri occhi:

grazie, Signore Gesù!

Amen

Preghiamo la Parola

Page 17: Non di Solo Pane n°719 - 19 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 719­ Tempo Ordinario ­ pagina 17

La Bibbia in un frammento

La carta d’ identità Di Dio

di Mons. Gianfranco Ravasi

Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

modella sulla promessa

che il Si­gnore stesso

aveva fatto a Mosè

quando costui gli aveva

chiesto di poter vedere

il suo volto. «No, tu non

potrai vedere il mio vol-

to, perché nessun uomo

può vedermi e restare

vivo». Tuttavia, uno

svelamento c'era stato:

«Farò passare davanti a

te tutta la mia bontà e proclame-

rò il mio nome, Signore, davanti a

te ... Ti porrò poi nella cavità di

una rupe e ti coprirò con la mano,

finché non sarò passato. Poi to-

glierò la mano e vedrai solo le mie

spalle, ma il mio volto non lo si

può vedere!» (Es 33,18-23).

Ora Mosè sa che il Dio invisibile è

là, davanti a lui, perché sta pro-

prio proclamando il suo nome,

«Signore», in ebraico il nome sa-

cro e impronunciabile Jhwh.

Ma subito dopo Dio aggiunge quat-

tro attributi che completano la

suà «carta d'identità». Il primo è

in ebraico rahúm, che la versione

«misericordioso» rende solo in

modo pallido perché il termine

originale allude alle viscere ma-

terne, a una sorta di affetto

«viscerale» appunto, totale e as-

soluto come è quello di una madre

o di un padre. Il secondo aggetti-

vo è «pietoso» che rimanda al do-

no, alla gratuità di un rapporto

d'amore.

La terza qualità divina è la sua

paziente attesa che l'umanità

si converta, prima che egli

debba intervenire con la sua

ira, che in ebraico è curiosa-

mente raffigurata con le

«narici» sbuffanti. L'Ultimo

tratto è affidato a un binomio

di parole che sono quelle tipi-

che per definire l'alleanza tra

il Signore e Israele. In ebraico

sono hesed e 'emet, «amore»

e «fedeltà», coppia di termini

destinati a esprimere quella

ricca trama di rela­zioni, di

sentimenti, di affetti che in-

tercorrono tra due persone

che sono legate tra loro da un

vincolo d'amore e da un patto

di fedeltà. A questo punto il

nostro frammento si allarga in

un canto dell'amore di Dio.

Ascoltiamo, allora, le ultime

parole che in quell'alba neb-

biosa sulla cima del Sinai Dio

proclamò a Mosè: «Il Signore

conserva il suo amore per mil-

le generazioni, perdona la col-

pa, la trasgressione e il pecca-

to; ma non lascia senza puni-

zione, castiga la colpa dei pa-

dri nei figli e nei figli dei figli

fino alla ter­za e alla quarta

generazione» (Es 34,7).

Il Signore, il Signore, Dio miseri-

cordioso e pietoso, lento all'ira e

ricco di amore e di fedeltà.

ESODO 34,6

Quelle che noi abbiamo citato sono

solo le prime parole di un passo bi-

blico che è stato definito da un ese-

geta francese, André Gelin, «la car-

ta d'identità di Dio». Prima di ap-

profondire queste righe, ricostruia-

mo la scena che funge da fondale. È

l'alba. Mosè si è arrampicato lungo

le pendici erte e pietrose del monte

Sinai, reggendo tra le mani le due

tavole marmoree che dovranno ac­

cogliere il nuovo Decalogo, dopo

che le precedenti erano state spez-

zate di fronte all'idolo del vitello

d'oro eretto dal popolo (Es 32,19-

20). La vetta della montagna sacra

è immersa nelle nubi.

Mosè le varca e si trova nell'oscurità

che all'improvviso è squarciata da

una voce possente. È Dio stesso che

si auto presenta con le parole che

abbiamo evocato. È un autoritratto

sorprendentemente dolce che si

Page 18: Non di Solo Pane n°719 - 19 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 719 ­ pagina 18

Sabato 25

Luglio

IV Settimana del Salterio

XVI Tempo Ordinario

Il peccato, la fuga sembra che accenda in Dio una fiamma di più intenso amore, un desiderio di ria-

verci e di reinserirci nel suo piano di salvezza.

(Papa Paolo IV)

Martirologio Roma-

no: Festa di san Gia-

como, Apostolo, che,

figlio di Zebedeo e

fratello di san Gio-

vanni evangelista, fu

insieme a Pietro e

Giovanni testimone

della trasfigurazione

del Signore e della

sua agonia. Decapita-

to da Erode Agrippa

in prossimità della

festa di Pasqua,

ricevette, primo tra

gli Apostoli, la co-

rona del martirio.

Patronato: Pelle-

grini, Cavalieri, Sol-

dati, Malattie reu-

matiche

Etimologia: Giacomo

= che segue Dio,

dall'ebraico

Emblema: Cappello

da pellegrino, Con-

chiglia, Stendardo

Il Santo del giorno: San Giacomo il Maggiore

Brano Evangelico: Mt 20,20­28

Contemplo: Siamo sconvolti, ma non disperati (1 Cor 4,8)

San Paolo ci insegna che abbiamo un tesoro in vasi di creta, cioè nella no­stra fragile umanità. Ciò significa che se in noi vi è qualcosa di grande e di magnifico non proviene da noi, ma da Dio. Nella nostra povertà possiamo vivere momenti difficili, talvolta drammatici, ma non per questo dobbiamo pensare di essere abbandonati da Dio: «Siamo sconvolti, ma non disperati», poiché la nostra speranza è posta in Dio che non abbandona mai i suoi figli.

In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si

prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’

che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo

regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice

che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice,

lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è

per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».Gli altri dieci, avendo sentito, si

sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i

governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non

sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole

essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è

venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Page 19: Non di Solo Pane n°719 - 19 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 719­ Tempo Ordinario ­ pagina 19

Agisci

... Oggi medito sul­

l'immagine del tesoro

in un vaso di creta. Mi

rendo conto che sem-

brerebbe una pazzia

mettere un tesoro in un contenito-

re così... Sono consapevole di ave-

re un tesoro dentro di me? Come

me ne sto prendendo cura?

La grandezza e il servizio di ogni apostolo sta nel

condividere la volontà del Signore di amare l'altro

sempre e comunque, fino ad anteporlo alla propria

vita. Il Vangelo ricorda come la comprensione e l'ac-

cettazione di tutto ciò non sia stata facile per nessu-

no di loro, tanto meno per Giacomo e suo fratello

Giovanni, che pensavano sarebbero stati più uniti e

vicino a Gesù se fossero stati separati dagli altri e

posti in una condizione riservata ad essi soli. Emble-

matico che, in Matteo, tale posizione sia stata posta

sulle labbra della loro madre. Perché? Poco prima,

l'evangelista ci ha raccontato del compito profonda-

mente positivo assolto dalla Madre di Gesù. Fedele

alla tecnica compositiva antica, che amava porre a

confronto realtà tra loro opposte, ora l'evangelista ci

pone di fronte un'altra madre, avvolta in una luce

non positiva. Se la Madre di Gesù era stata una fede-

le collaboratrice del regno, la madre di Giacomo e di

Giovanni appare invece come un'esponente del mon-

do "vecchio" e incapace di trasformarsi grazie alla

"novità" del regno di Dio. Per potersi convertire, Gia-

como ha quindi bisogno di "lasciare sua madre", di far

risuonare in lui quella parola che Gesù aveva prece-

dentemente pronunciato tra lo scandalo di molti:

«Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno

di me». Per Giacomo, lasciare la madre e bere il cali-

ce del Signore sono l'emblema della conversione, cio-

è dell'entrare in quella vita che non dipende dai pre-

vilegi o dai posti, ma dalla potenza dello Spirito. È lo

Spirito, infatti, che risana, perdona, converte all'a-

more. In Giacomo celebriamo oggi quest'opera dello

Spirito del Risorto e la riconosciamo come elemento

fondativo e costitutivo della Chiesa e della sua mis-

sione. Gli apostoli sono le fondamenta della Chiesa

perché hanno esperimentato per primi la fragilità

umana ma anche la grande misericordia di Gesù.

Meditiamo la Parola

Le due madri Meditazione a cura di don Diego Facchetti

Come una perla rara

Beviamo il tuo calice,

Signore, così come lo

ha bevuto san Giacomo

e ti rendiamo grazie

perché tracci

la traiettoria delle

nostre vite con perfezione

mirabile:la nostra sarà

una vita ben spesa,

donata in riscatto

per molti, luminosa

e misteriosa come una

perla rara, nascosta

agli uomini,ma raggiante

ai tuoi occhi, Gesù!

Amen

Preghiamo la Parola

Page 20: Non di Solo Pane n°719 - 19 Luglio 2015

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 719

Domenica 17 Luglio 2015

Chiuso il 14 Luglio 2015

Numero copie 1400

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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