Non di Solo Pane n°708

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PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 708 Domenica 03 Maggio 2015 Tempo di Pasqua Itinerario quotidiano di preghiera

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PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 708

Domenica 03 Maggio 2015

Tempo di Pasqua

Itinerario quotidiano di preghiera

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Non di solo pane ­ Numero 708­ Tempo di Pasqua ­ pagina 2

Maggio 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giorna-

ta. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le paro-

le, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione

con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che conti-

nua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvez-

za del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato

Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affin-

ché io possa essere testimone del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,

prego specialmente per le intenzioni che il Santo

Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli

in questo mese

Intenzione del Santo Padre

Perché, rifiutando la cultura dell’indifferenza,

possiamo prenderci cura delle sofferenze del prossimo,

particolarmente dei malati e dei poveri.

Intenzione missionaria

Perché l’intercessione di Maria aiuti i cristiani

che vivono in contesti secolarizzati a rendersi

disponibili per annunciare Gesù.

Intenzione dei vescovi

Perché le Conferenze Episcopali portino il loro

contributo molteplice e fecondo per realizzare

il senso di collegialità nella Chiesa.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e

nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.latracciameditazioni.it

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Non di solo pane ­ Numero 708 ­ pagina 3

Domenica 03

Maggio

I Settimana del Salterio

V Domenica di Pasqua

In un mondo che non riusciamo a interessare con le parole che noi diciamo, solo la Sua presenza che ci ama e che ci

salva può interessare. Il fervore apostolico si rinnova perché testimoni di Colui che ci ha amato per primo.

(Papa Francesco)

Fondò con l’eredità pa­

terna il monastero do­

menicano di Santa Mar­

gherita a Vercelli, ove

sin dall’età di 18 anni

volle servire il Redento­

re seguendo l’austero

itinerario che Egli stes­

so le aveva indicato. La

rettitudine d’intenzione

che esclude dal nostro

agire fini secondi man­

tenendoci costantemen­

te protesi verso Dio e la

filiale gratitudine per i

doni ricevuti sono le

due doti dominanti del­

la sua vita spirituale.

Martirologio Romano:

A Vercelli, beata Emilia

Bicchier i, vergine

dell’Ordine di san Do­

menico, che, sebbene

nominata più volte prio­

ra, svolse con letizia di

spirito tra le sue conso­

relle i più umili servizi

domestici.

Il santo del Giorno: Beata Emilia Bicchieri

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre

mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni

tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a

causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come

il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così

neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane

in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nul­

la. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo

raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie

parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In que­

sto è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei

discepoli».

Brano Evangelico: Gv 15, 1­8

Contemplo: Io sono la vite, voi i tralci (cv 15,5)

«Io sono la vite vera, che porta frutto, e voi staccati da me non potete

produrre frutto, senza di me non potete fare nulla. Io sono il pane,

quello vero (Gv 6,32), diverso dagli altri cibi che non saziano. Io sono

la luce vera (Gv 1,9), diversa dagli altri bagliori che non illuminano».

Se amiamo Gesù e rimaniamo con lui, egli rimane in noi e possiamo

produrre «molto frutto», perché partecipiamo alla sua vita e alla pie­

nezza della sua gioia.

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G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Più la vite è estesa e ben

curata e più c’è la possibilità

che nascano numerosi rami

con grappoli gustosi. Essi, in

verità, possono anche venire

tagliati e fatti attecchire al-

trove, ma senza la vite non

possono fruttificare. E chi

decide se e quando tagliare

non è forse l’agricoltore?

Quindi, per portare frutto il

tralcio, la vite e l’agricoltore

devono rimanere l’uno in

relazione dell’altro, altri-

menti non c’è speranza di

vita. La stessa cosa vale per i

cristiani: soltanto rimanendo

uniti a Cristo e alla Chiesa

possono portare frutto e co-

municare l’amore di Cristo.

Il “Rimanere” ci chiede di

credere nella bellezza di vive-

re, in quella bellezza che

“salverà il mondo”.

In proposito riporto questa

storiella: “Quando lo Spirito di

Dio trasse il mondo dal Nulla,

il Nulla chiese: "Chi lo salverà

dal ritornare a Me?". Lo Spirito

rispose: "Lo salverà la Bellez-

za", di cui il Nulla, nulla sape-

va. La Prima Bellezza, quella

che attrasse gli uomini a Dio

anziché al Nulla, fu quella del-

la natura. Il lampeggiare dei

ghiacciai, l’animata tavolozza

del mare, l’esuberanza delle

forme viventi affascinarono

l’uomo che si disse: "Chi si na-

sconde dietro tanta magnifi-

cenza?" La Seconda Bellezza

nacque dalle mani dell’uomo.

Egli le sentì animate da un im-

pulso irresistibile e strano. For-

giò vasi di un’armonia mai vi-

sta, dipinse figure più misterio-

se di quelle esistenti, costruì

edifici più fantastici di quelli

naturali. L’uomo si chiese: "Chi

agisce nelle mie mani?" La Ter-

za Bellezza fu quella del pen-

siero. In ogni angolo del mon-

do, dovunque vi fosse un uomo,

il pensiero deponeva i propri

germi. Ne nasceva una trama di

realtà che né la natura né le

mani sapevano tessere, un

mondo parallelo a quello visibi-

le e, forse, ancora più ricco. E

l’uomo si stupì: "Chi muove

dentro di me il mio pensiero?".

L’Ultima Bellezza è quella che

ognuno porta dentro di sé e i

cui tratti può cogliere quando

riesce a guardarsi dentro in

limpidezza trasparente. Non se

ne può parlare, poiché è diver-

sa per ognuno di noi, ma la sua

semplicità confina con il tutto.

È tale bellezza che suscita la

domanda più inquietante: "Da

chi sono abitato?" Sino a che

l’uomo si porrà anche una sola

di queste domande sulle Quat-

tro Bellezze, il Nulla attenderà

invano che il mondo ritorni a

lui.

La bellezza che salva Meditazione di Fiorella Elmetti

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Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 5

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Contemplatio: un abbraccio di Carità

Anche la vite, quando intorno le è stato zappato il

terreno, viene legata e tenuta diritta affinché non

si pieghi verso terra. Alcuni tralci si tagliano, altri

si fanno ramificare: si tagliano quelli che ostenta-

no un'inutile esuberanza, si fanno ramificare quelli

che l'esperto agricoltore giudica produttivi. Perché

dovrei descrivere l'ordinata disposizione dei pali di

sostegno e la bellezza dei pergolati, che insegnano

con verità e chiarezza come nella Chiesa debba

essere conservata l'uguaglianza, sicché nessuno,

se ricco e ragguardevole, si senta superiore, e nes-

suno, se povero e di oscuri natali, si abbatta o si

disperi? Nella Chiesa ci sia per tutti un'unica e u-

guale libertà, con tutti si usi pari giustizia e identi-

ca cortesia.

Per non essere piegato dalle burrasche del secolo e

travolto dalla tempesta, ognuno, come fa la vite

con i suoi viticci e le sue volute, si stringe a tutti

quelli che gli sono vicini quasi in un abbraccio di

carità e unito ad essi si sente tranquillo. È la carità

che ci unisce a ciò che sta sopra di noi e ci intro-

duce in cielo. «Se uno rimane nella carità, Dio ri-

mane in lui» (1 Gv 4,16). Perciò anche il Signore

dice: «Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio

non può produrre frutto da solo, se non resta uni-

to alla vite, così anche voi, se non rimanete in me.

Io sono la vite, voi i tralci» (Gv 15,4s).

AMBROGIO, Exaemeron III 5,12, passim

Signore Gesù, ti ringraziamo!

La tua parola.

ci esorta a rimanere.

Rimanere perché la

tua presenza renda vivo e

pulsante il nostro

cuore tardo, lo dilati,

lo spalanchi, lo renda

compassionevole e mite:

uno specchio piccolo, ma

lucente del grande,

tenerissimo amore che

abbiamo ricevuto

e continuamente riceviamo,

se rimaniamo in te.

Alleluia!

Preghiamo la Parola

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Lunedì 4

Maggio

I Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua

Il Santo del giorno: Santa Antonina di Nicea

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comanda­

menti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Pa­

dre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non

l’Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al

mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Pa­

dre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi

non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è

mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono

ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà

nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho

detto».

Brano Evangelico: Gv 14, 21­26

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ pagina 6

Nel Martirologio Romano questa santa è menzionata tre volte: il 1 marzo, il 4 maggio e il 12 giugno, e ogni volta in maniera di­versa, come se si trattasse di tre persone distinte. Si tratta invece della stessa persona, il cui "dies nata­lis" è il 4 maggio, come appare nel Martirologio Siriaco del IV secolo. Gli elogi del Martirologio Ro­mano rispecchiano un'anti­ca "passio" perduta. Secon­

do queste fonti Antonina, cristiana di Nicea in Biti­nia, durante la persecu­zione di Diocleziano ar­restata per ordine del prefetto Priscilliano, fu battuta con le verghe, sospesa al cavalletto, dilaniata ai fianchi e infi­ne arsa viva. Qualche codice del Geronimiano aggiunge che Antonina fu uccisa di spada. Alcu­ni documenti dicono che fu rinchiusa in un sacco e

gettata in una palude; sembra, però, che que­ste circostanze non ap­paiano nei documenti più antichi. Secondo il Martirologio Siriaco e molti codici del Marti­rologio Geronimiano il martirio sarebbe avve­nuto a Nicomedia, men­tre altri codici lo pongo­no a Nicea in Bitinia.

Contemplo: Lo Spirito insegnerà ogni cosa (Gv 14,26)

Lo Spirito Santo, che ci insegnerà ogni cosa, è detto anche «Pa­

raclito». Per capire bene cosa significa Paràclito ­ etimologicamente

«Colui che viene a una chiamata di aiuto» ­ non dimentichiamo che

Gesù stesso ne ha dato la spiegazione: «Egli rimane presso di voi e sa­

rà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi» (Gv 14,17­18). Il Para­

clito è Dio, Consolatore nelle difficoltà, Avvocato nelle tribolazioni, e

Dono di gioia.

Uscire da sé stessi è uscire anche dal recinto dell’orto dei propri convincimenti considerati inamovibili se

questi rischiano di diventare un ostacolo, se chiudono l’orizzonte che è di Dio.

(Papa Francesco)

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Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 7

La legge del Signore non va eseguita ma ascol-

tata e osservata. L’eseguire è l’atteggiamento

tipico del servo, l’ascolto invece ci fa entrare in

una relazione intima e famigliare. E’ più facile

eseguire che ascoltare e osservare. Quando ese-

guo un ordine non sono più responsabile

dell’azione che compio perché le colpe o i meriti

ricadono esclusivamente su chi impartisce il co-

mando mentre chi lo traduce diventa paradossal-

mente irresponsabile. L’ordine deresponsabilizza.

Dio ci chiama ad assumerci le nostre responsabili-

tà, ci chiama ad osservare e a mettere in pratica

quello che abbiamo ascoltato. L’ascolto richiede

attenzione e fatica, l’ordine no. L’osservanza

nasce dall’amore, l’ordine invece incute tremore

e paura; chi osserva è figlio, chi esegue è sempli-

cemente un povero paltonière, un misero accat-

tone senza coscienza e privo di volontà propria. Si

ascolta l’amico, l’amato, il paterno; si osserva il

bene, il bello, cioè che incanta per la sua traspa-

renza. L’osservare apre lo sguardo agli ampi spazi

della contemplazione.

Così si esprime una grande mistica, Santa Elisa-

betta della Trinità: “Verbo eterno, Parola del mio

Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarti, vo-

glio rendermi docilissima ad ogni tuo insegna-

mento, per imparare tutto da te. E poi, nelle not-

ti dello spirito, nel vuoto, nell'impotenza, voglio

fissarti sempre e starmene sotto la tua grande

luce”.

L’ascolto accende una piccola luce nella buia not-

te dello spirito, l’ordine spegne la luce della ra-

gione.

meditazione

Figli, non servi Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Agisci

Forse qualcuno pote-

rebbe pensare di me:

“Dov’è il suo Dio di

cui parla tanto?”. Mi impegnerò

ad una maggiore coerenza nella

fede che professo, affinché nelle

opere buone sia glorificato il Si-

gnore.

Grazie, Signore Gesù!

Tu irradi l'amore del Padre,

proprio nei passi più

malfermi della nostra

Umanità e ci sostieni

nella realtà faticosa,

ma autentica della

nostra vita. Il tuo Spirito

ci consola, ci rafforza

e ci ricorda che siamo

radicati nella fatica

della maturazione

del divino gioco di amore

che si rifrange

tra te e il Padre...

un riflesso di arcobaleno,

anche per la nostra esistenza.

Alleluia!

Preghiamo la Parola

Page 8: Non di Solo Pane n°708

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ pagina 8

Frutto del mistero: L’umiltà.

"Siamo agli occhi di Dio quel che siamo: né più, né me-

no: Dobbiamo soltanto compiacerlo. Tutto il nostro

merito è di contribuire alla grazia". San Giovanni Maria Vianney

«Ecco, io sono l'ancella del Signore, si faccia di me un secondo la tua parola» (Lc 1,

31.38). Nessun altro evento si compì mai con tanta semplicità, eppure la decisione,

che fu presa in quell'ora, congiunge la terra al cielo. Questo evento si ripete spiri-

tualmente nella vita di ogni fedele. Soprattutto quando uno per la prima volta, attra-

verso una parola viva, un libro o un'esperienza interiore, è commosso dalla figura e

dalla parola di Cristo in modo da avvertire che quella è la verità e ad essa si volge

con spirito pronto. Il Signore entra in lui come realtà e forza viva ed incomincia

quell'azione di cui già abbiamo parlato: Cristo penetra in lui e vi si sviluppa; l'uomo

nuovo si forma su di Lui. Da quell'ora l'appello si ripete continuamente: ogni volta che

ascoltiamo una sua verità; ogni volta ch'Egli ci appare, ci comanda o ci ammonisce, si

rinnova l'esigenza di accoglierlo in noi più profondamente e di mettergli a disposizio-

ne il nostro proprio essere con più pronta volontà. (Romano Guardini)

INTENZIONE: per le anime sacerdotali e religiose 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

<

L’angolo del I° Mistero Gaudioso

L’annunciazione

A cura di Fiorella, Tiziana e Cristina

ESEMPIO ­ Un giorno Ruggero Bonghi, letterato e filosofo napoletano disse a un sa­

cerdote suo amico: «Voi mi conoscete male. Sappiate che, tra i laici, io sono uno di quelli

che più hanno parlato di Dio». Il sacerdote gli diede una risposta che lasciò il filosofo

pensoso: «I buoni cristiani si riconoscono non dal parlare di Dio, ma dal parlare a Dio!». I

Santi, infatti, quasi continuamente parlavano a Dio, trascorrendo in preghiera tutto il tem­

po libero dai loro doveri. Perché non fruttare alcuni momenti in cui siamo soli (in auto­

mobile quando guidiamo o quando stiamo facendo alcuni lavori manuali) per recitare una

decina del Santo Rosario?

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Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 9

Martedì 05

Maggio

I Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua

“Non possiamo annunciare altro che la vita, dal principio alla fine. Tutti noi dobbiamo curare la

vita, amare la vita, con tenerezza, calore.”

(Papa Francesco)

Angelo è annoverato

tra i primi Carmelita­

ni che dal monte Car­

melo tornarono in

Sicilia, dove, secondo

le fonti tradizionali

degne di fede, morì a

Licata per mano di

uomini empi, nella

prima metà del secolo

XIII. Venerato come

martire, ben presto

fu edificata una

chiesa sul luogo del

suo martirio, e ivi

venne deposto il suo

corpo. Solo nel 1662

i suoi resti mortali

furono trasferiti alla

chiesa dei Carmeli­

tani di Licata. Il cul­

to di sant'Angelo si

diffuse in tutto l'Ordi­

ne e anche tra il popo­

lo.

Martirologio Roma-

no: A Licata in Sici­

lia, sant’Angelo, sa­

cerdote dell’Ordine

dei Carmelitani e

martire.

Il Santo del giorno: Sant’Angelo da Gerusalemme

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la

mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il

vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e

tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre,

perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avven­

ga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con

voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla,

ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre

mi ha comandato, così io agisco».

Brano Evangelico: Gv 14, 27­31

Contemplo: Vi do la mia pace (Gv 14,27)

La pace è dono dello Spirito, dono di Gesù alla sua Chiesa. Questa pa­

ce, si capisce subito, non è quella del quieto vivere, la falsa pace che

Gesù dice di essere venuto a togliere dalla terra (Mt 10,34). «I desideri

degli uomini portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano

alla vita e alla pace» (cf Rm 8,6). «Il regno di Dio è giustizia, pace e

gioia nello Spirito Santo». La pace è Dio, e «E' n la sua volontade è

nostra pace» (Raniero Cantalamessa).

Page 10: Non di Solo Pane n°708

Non abbiamo ancora compreso la bellezza e la

profondità del Vangelo! Ricordiamo alcune frasi,

alcuni episodi della vita e della predicazione pub-

blica di Gesù, ma poi, quando ci troviamo di fron-

te agli eventi, lasciamo che le cose vadano per

conto loro. Oggi Gesù ci dice: "Vi lascio la pace, vi

do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do

a voi". Se siamo chiamati a vivere una pace diver-

sa da come c'insegna il mondo, dovremmo riempi-

re di Gesù il nostro stile di vita e poi portarlo al

mondo, non viceversa. Dovremmo, innanzitutto,

dominare le nostre azioni purificandole con la

preghiera. Gesù stesso non predicava e non opera-

va guarigioni se prima non benediva, ringraziava o

si ritirava a pregare. Perfino in punto di morte E-

gli ha pregato e, pregando, ha perdonato. Diceva

don Tonino Bello che "La preghiera è come l'acqua

nei vasi comunicanti. Ha efficacia anche a distan-

za e colma il vuoto di recipienti lontani”. Non ne

vediamo gli effetti immediati, ma se ci crediamo

davvero che al Signore "Tutto è possibile" i frutti

non possono non venire. Sr. Emmanuel da Medju-

gorje scrive: "Dal 1984, la Madonna ci ha pronun-

ciato almeno 400 volte la sua parola preferita:

Pregate!”Perché? Perché la preghiera è la chiave

della santità e Maria vuole guidarci verso la santi-

tà, nostro unico futuro. Ma Lei sa che non è facile

arrivarci! In effetti Lei conosce bene le trappole

che ci minacciano perché il nemico va in giro cer-

cando chi divorare... La nostra cultura cristiana

non è soltanto minacciata dall'Islam radicale, ma

dalla nostra propria mancanza di preghiera che ci

allontana da Dio. La preghiera è una splendida av-

ventura con Dio!". Non si sa bene quel che accade,

ma accade sempre con il sigillo della benedizione

e della pace.

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 10

meditazione

Con il sigillo della pace Meditazione di Fiorella Elmetti

Grazie, Signore,

sei la vita della nostra

Vita e l'unico possibile

orientamento ai molti

«perché» che agitano

e interpellano il nostro cuore.

Non c'è risposta ai troppi

«perché»... c'è forse la

luce di un «per Chi?»:

per te, Signore, e i fratelli

che nel mondo soffrono,

nel dolore e nella speranza

di un'alba nuova.

È necessario che la tua

sia la nostra alba, Signore.

Alleluia!

Agisci

Mi unirò al creato, a

tutte le creature in

questo canto di lode

universale. Per que-

sto, con profondo sentimento di

gratitudine, reciterò il cantico

dei tre giovani (Dn 3,52-90).

Preghiamo la Parola

Page 11: Non di Solo Pane n°708

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ pagina 11

Frutto del mistero: La contrizione dei nostri peccati

“Un cristiano deve essere sempre pronto a combattere. È com­

battendo che proviamo a Dio che il nostro amore consiste

nell’accettare le pene che Lui ci manda". San Giovanni Maria Vianney

La cosa peggiore del peccato è la sua natura sub­

dola: si nasconde dappertutto sotto false apparenze, ci fa credere d'essere una cosa natura-

le, o da non potersi evitare, o che sia in esso la forza della vita, o la sua serietà, o la sua

drammaticità, o che altro si voglia dire. Se cerchiamo di vivere quest'ora con Cristo, allora

incominciamo a comprendere: è un momento importante nella vita del cristiano quello in cui

per la prima volta sente orrore davanti alla realtà del peccato. Noi incontriamo dappertutto

l'angoscia della creatura; di che si angustia non lo sa neppur lei, ma è il peccato che domina

tutta la sua esistenza, e nell'angoscia di Cristo ciò perviene all'estrema, tremenda chiarezza.

È per causa del peccato che il Figlio di Dio soffre l'orrore di quest'ora. Noi però dobbiamo ri-

conoscerlo, ognuno deve farlo nel suo intimo: è il mio peccato che si rivela qui in tutto il suo

orrore.

I tre misteri che seguono parlano delle sofferenze che ha patite il Signore prima della sua

morte. Tra essi sta ciò che narrano i Vangeli intorno alla sua cattura, al suo processo, alla

sua condanna: di tutto questo v'è in essi la risonanza.

È difficile dire qualche cosa su questi misteri. Essi riguardano la nostra perdizione e il mo-

do in cui il Signore l'ha sentita e l'ha sopportata: il loro contenuto è infinito. Non possiamo

trattarne che a frammenti e chi prega deve veder di completare il nostro pensiero. Romano Guardini

INTENZIONE: per gli agonizzanti 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

L’angolo del I° Mistero Doloroso

L’agonia di Gesù nel Getsemani

A cura di Fiorella, Tiziana e Cristina

ESEMPIO - Tutti i Santi hanno avuto un vero odio anche al più piccolo peccato. San Domenico Savio aveva come sua norma di vita: «La morte, ma non peccati». E si comportava in maniera ve­ramente angelica, per non dare il minimo dispiacere a Maria. San Luigi Gonzaga, una volta che si dovette accusare di una lievissima mancanza, provò un fortissimo dolore, durante la Confessione.

Page 12: Non di Solo Pane n°708

Tempo di Pasqua

Il Signore opera un cambiamento in colui che gli è fedele,

gli fa alzare lo sguardo da sé stesso. Questa è la missione,

questa è la testimonianza.“

(Papa Francesco)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio

è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio

che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della

parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non

può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non

rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta

molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me

viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco

e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete

quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portia­

te molto frutto e diventiate miei discepoli».

Brano Evangelico: Gv 15, 1­8

Commemorato da S. Luca negli Atti degli Apostoli come vescovo di Cirene, di lui si sa pochissimo. Si celebra oggi il più antico e il più sconosciuto fra i nume­rosi santi di nome Lucio. Il Martirologio Romano ci dice che presso la Chiesa di Antiochia vi erano “ profeti e dottori “ fra cui Barnaba, Sime­one, soprannominato

Niger, Lucio di Cire­ne, Manaèn, compa­gno d’infanzia di Ero­de Tetrarca, e Saulo. Questi cinque profeti, secondo gli esegeti della Bibbia di Geru­salemme, rappresen­tavano il governo del­la Chiesa di Antio­chia. Il toponimo sta ad indicare solo il luogo d’origine di Lucio che non è da

identificarsi con il mar­tire omonimo, origina­rio anche lui di Cirene e martirizzato sotto Dio­cleziano, martire che però non fu vescovo e che si ricorda in altra data.

Etimologia: Lucio = luminoso, splendente, dal latino.

Contemplo: Senza di me non potete far nulla (Cv 15,5)

Qualcuno potrebbe pensare che il Signore ha detto di non fare nulla. Invece

dice: «Rimanete in me e io in voi. Chi rimane in me porta molto frutto». An­

che san Paolo, come Giovanni, ha spiegato in tutte le sue Lettere il mistero

del dono di Dio: «Che cosa possiedi che tu non l'abbia ricevuto? E se l'hai

ricevuto, perché te ne vanti come se non l'avessi ricevuto?» (1Cor 4,7). E poi:

«Me infelice! Chi mi libererà? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù

Cristo nostro Signore!» (cf Rm 7,24­25).

Il Santo del giorno: San Lucio di Cirene, Vescovo

Mercoledì 06

Maggio

I Settimana del Salterio

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 12

Page 13: Non di Solo Pane n°708

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ pagina 13

“Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e

ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più

frutto”.

Io mi sento quel tralcio. La mia vita è una continua

potatura. Senza prove, senza sofferenze, senza tagli

la vita non cresce, si rimane egoisti, miseramente

chiusi in se stessi. Il cristiano, l’uomo maturo è

l’uomo che porta sulla propria pelle le cicatrici del-

la potatura. I tagli non sono una calamità, una di-

savventura, una tragedia; il taglio è crescita, linfa

che matura, misura d’umanità.

Una persona senza tagli è priva di sensibilità, inca-

pace di attenzioni; è muta e sorda, rigida, inflessi-

bile. Afferma Henri J.M. Nouwen: “Nessuno sfugge

alla possibilità d'essere ferito. Siamo tutte persone

ferite, fisicamente, psicologicamente, mentalmen-

te, spiritualmente. La domanda principale non è:

"Come possiamo nascondere le nostre ferite?», af-

finché non ne siamo imbarazzati, ma: «Come pos-

siamo mettere le nostre ferite al servizio degli al-

tri?».

Quando le ferite cessano di essere una fonte di ver-

gogna, e diventano fonte di guarigione, diventiamo

dei guaritori feriti.”

La ferita mi rende un redento cioè un uomo capace

di guarire le infermità, di capire l’altro quando gia-

ce esamine sulla strada che da Gerusalemme scen-

de verso Gerico; il taglio mi rende partecipe, mi fa

entrare nel mistero profondo della mia e dell’altrui

anima.

La potatura diventa indispensabile per crescere

nell’ottica della comprensione, crea uno squarcio

attraverso il quale il mio orizzonte si dilata e diven-

ta punto di incontro con il fratello, luogo sublime

dove il cielo bacia la terra.

meditazione

Guaritori feriti Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Signore Gesù,

ti ringraziamo per

la mirabile semplicità

delle immagini con

la quale ci ammaestri

e ci guidi. Tu sei la vite

e noi siamo tralci

pieni di iniziative,

di lentezze, di entusiasmi

fugaci. Insegnaci a restare

fermi, saldi, pronti a

essere recisi negli

inutili vaneggiamenti

del nostro cuore.

Alleluia!

Agisci

Gesù non sa opporre resi-

stenza alle preghiere di

Maria sua Madre, perché

esse sono in conformità con la sua

volontà. E le mie? Sono certo di non

chiedere cose che vanno contro i

comandamenti di Dio? Esso sono fi-

nalizzate alle realtà terrene o alla

salvezza eterna? Gesù mi chiede di

fare un sì discernimento.

Preghiamo la Parola

Page 14: Non di Solo Pane n°708

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 14

Frutto del mistero: La fede

"La fede può tutto. Mio Dio dateci la fede e vi ameremo di

tutto cuore". San Giovanni Maria Vianney

Gesù che è risorto».

La morte del Signore è misteriosa. Egli ne ha

sofferto più di quanto ne possano soffrire gli uo-

mini, perché Egli era più vivo di qualunque altro

uomo. Eppure Egli ha sempre parlato della sua morte collegandola con la risurrezione:

«da quell'ora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che Egli doveva anda-

re a Gerusalemme a soffrire molte cose da parte degli Anziani, degli Scribi e dei som-

mi sacerdoti, ed essere ucciso e risuscitare il terzo giorno» (Mt 16, 21). I discepoli non

compresero queste parole, lo dimostra tutto il loro modo di comportarsi alla sua mor-

te; chi invece deve averne intuito la verità è Maria. Ella gli aveva dato la sua vita u-

mana; per trent'anni il suo respiro, il suo crescere, il suo agire erano stati sotto gli oc-

chi di Lei e nel suo cuore. Ella stette sotto la croce, e lo vide morire aveva dunque sa-

puto che la sua vita era una vita tutta speciale. Allorché le pie donne e Pietro e Gio-

vanni le dettero notizia della tomba vuota e delle parole dell'Angelo, dovette avere

l'impressione di aver già atteso tutto questo. Ed Ella, il cui cuore era stato chiuso nella

tomba col cadavere del Figlio, è risorta con Lui nella luce della sua divina vittoria. Romano Guardini

INTENZIONE: per il Papa, i Vescovi, in particolare per il nostro Vescovo Luciano,

e per tutti i Sacerdoti 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

L’angolo del

I° Mistero della Gloria

La Resurrezione

A cura di Fiorella, Tiziana

e Cristina

ESEMPIO - Quando la beata Angela da Foligno, facendo il segno della santa croce, portava, la ma­no sul petto, dicendo «e del Figliuolo...», «Qui sei ­ esclamava ­ sotto la mia mano, sotto la punta delle mie dita, sei nel petto mio! ...». Che meravigliosa alta! Quando noi viviamo in Grazia di Dio, Gesù è dentro di noi.

Page 15: Non di Solo Pane n°708

Giovedì 07

Maggio

I Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua

Dare la vita è aprire il cuore, e prendersi cura della vita

è spendersi con tenerezza e calore per gli altri, portare

nel mio cuore l'interesse per gli altri.

(Papa Francesco)

Il Martirologio Romano al

7 maggio ricorda il martirio

a Nicomedia dei tre fratelli

Flavio, Augusto e Agosti­

no. Questa commemorazio­

ne proviene dal Martirolo­

gio di Floro che, a sua vol­

ta, l'aveva presa dal Geroni­

miano. Qui però solo il

nome di Flavio vescovo

deve essere con sicurezza

associato a Nicomedia.

Augusto e Agostino non

sembrano essere altro

che la doppia forma di

uno stesso martire non

identificabile. In esso il

Delehaye vorrebbe vede­

re il martire di Capua

venerato il 16 novembre:

in tal caso però restereb­

be da spiegare la sua

traslazione al 7 maggio e

a N i c o m e d i a .

Quanto alla dicitura del

Geronimiano "tre fratel­

li" è meglio, sembra, leg­

gerla, dopo Flavio, nella

forma "e tre fratelli", let­

tura che tra l'altro si avvi­

cina molto più al Martiro­

logio Siriaco del sec. IV

che al 7 ayyàr (maggio)

ricorda a Nicomedia Fla­

vio con altri quattro mar­

tiri. Ma è finora impossi­

bile identificare sia i "tre

fratelli" sia i "quattro

martiri".

Il Santo del giorno: Santi Flavio, Augusto e Agostino di Nicomedia

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato

me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i

miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i

comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto que­

ste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

Brano Evangelico: Gv 15, 9­11

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 15

Contemplo: Rimanete nel mio amore (cv 15,9)

Se vogliamo portare frutti, teniamo fissi gli sguardi su Gesù, inviato dal Padre per la nostra salvezza, e invochiamo il Dono di Gesù, lo Spirito Santo, che noi chiamiamo anche amore, grazia, dono, gioia. Gesù vuole che la sua gioia sia in noi e che la nostra gioia sia piena. «Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; con­tro queste cose non c'è legge. Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito» (Gal 5,22­25).

Page 16: Non di Solo Pane n°708

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ pagina 16

Agisci

Ogni domenica preghia-mo: “Credo in Dio Pa-

dre Onnipotente”. Ma credo davvero che Dio

è Onnipotente e che dunque ha il sopravvento sulle forze

del male o qualche dubbio si annida in me? Riporterò spesso alla mia mente le parole di Gesù nel Vange-

lo: “Non abbiate timore, io ho vinto il mondo”.

Cosa vuol dire quel "Rimanete nel mio nome" che Ge-

sù ci chiede oggi? Senz'altro è un richiamo a vivere la

fedeltà dello "stare con Lui", di vivere nel Suo amore,

di fidarci, di radicarci, appunto, nel Suo amore, non

di distrarci secondo le varie circostanze o di temere

negli imprevisti. Ernesto Olivero, fondatore del Ser-

ming della Pace, racconta così una sua esperienza:

"Ricordo un giorno di tanti anni fa: ero in autostrada,

in viaggio da alcune ore. All'improvviso un nubifragio,

uno di quelli che ti sorprende, uno di quelli che sem-

brano non finire mai. Sono dietro ad un tir, decido di

superarlo, ma devo fare i conti con un imprevisto.

Sull'asfalto, c'è una grande pozzanghera, l'acqua tra-

volge completamente il parabrezza: non vedo più

niente, solo ombre, proprio quello che non ci voleva

in un sorpasso. Ho vissuto un momento interminabile,

uno dei peggiori della mia vita: a destra, l'ombra del

tir, a sinistra il guardrail che quasi mi aspettava. Ho

capito in un attimo che se mi spaventavo morivo, se

frenavo morivo, se spostavo solo di un millimetro il

volante mi schiantavo. Eppure, poco prima, quando

avevo deciso di superare il camion, avevo visto da-

vanti a me la strada libera. Ecco, mi sono detto con

estrema lucidità, «se non ti fai prendere dalla paura,

tra qualche secondo vedrai di nuovo la luce, ritrove-

rai di nuovo la strada». Così ho fatto e così è stato.

Per me è questa la fede: riuscire a vedere anche

quando non vedi niente, riuscire a vivere anche nei

momenti in cui ti sembra di non farcela. La fede è

ciò che ti fa superare le tempeste e la nebbia senza

perdere mai la direzione. È il viaggio della vita che ti

fa entrare nella Vita". "Rimanete nel mio nome" è

vedere anche quando davvero non c'è luce, non c'è

via d'uscita, non c'è respiro.

Meditiamo la Parola

Veder anche quando non vedi niente Meditazione di Fiorella Elmetti

Quanti «vuoti» nel nostro

amore, Signore, quante viltà:

riflettiamo in noi l'ombra

del tradimento supremo,

che ti ha svenduto e crocifisso.

Eppure, anche su questa

strada impossibile,

ci indichi una traccia

da seguire: il silenzio

di Mattia, che, senza

Sgomentarsi e senza ritrarsi,

ha colmato la tragica

assenza di Giuda, ricucendo

una lacerazione tremenda

con una presenza pronta,

umile, amorevole.

Te ne siamo grati, Signore.

Alleluia!

Preghiamo la Parola

Page 17: Non di Solo Pane n°708

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 17

Frutto del mistero: Ravvivare in noi la grazia del nostro battesimo

"Un cristiano creato a immagine di Dio, un cristiano ri-

scattato dal sangue di un Dio. Un cristiano, figlio di Dio,

fratello di un Dio, l’erede di un Dio.” San Giovanni Maria Vianney

L'aspro panorama lunare declina nei canneti vicini alla riva del Giordano. Giovanni alza gli occhi: centi-

naia di persone attendono il loro turno. Alcuni pregano, altri parlano sottovoce, altri ancora, in silenzio, piangono. Attendono, ci spiega Luca. Giovanni è stanco: consumato dal deserto e dal sole, dal vento sottile del Nord e dalla luce abbagliante, dai digiuni e dalle privazioni, ora il suo compito volge al termine. Da tre secoli tacciono i profeti e la fede si è incupita, irrigidita, riempi-ta di regole e di intransigenze. La gente è venuta da lontano, dalla capitale. Ha fuggito il tempio per trovare un testimone credibile. Come accade ancora oggi. E mentre lo sguardo si posa sul-la fila che attende di scendere nell'acqua, Giovanni ha un tuffo al cuore. Lo vede. Cammina con i peccatori, penitente con i penitenti. Non ha da chiedere perdono, non ha ombra nel suo cuore ma non ne fa un privilegio. Lui che è senza tenebra accetta di condividere la nostra tenebra per illuminarla con la sua presenza. Non il Giordano laverà le sue colpe, ma la sua presenza santi-ficherà le sue acque. No, non brucerà non punirà come predica il Battista. Sarà solidale con i peccatori e cercherà la pecora smarrita. Isaia, nella prima lettura, deportato in Babilonia con molti ebrei dopo la disfatta di Gerusalemme, incoraggia un popolo smarrito e fragile parlando della venuta di Dio. Anche la gloria di Dio, come dice altrove Geremia, lascia il Tempio ormai distrutto e parte in catene per stare con il suo popolo. Gesù è il Dio-con-noi, senza riserve, senza compromessi. Lo abbiamo lasciato in braccio alla madre, adorato dai magi. Lo ritroviamo ora adulto, determinato, solidale. Inizia la vita pubblica di Dio.

INTENZIONE: per i battezzati, 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

L’angolo del

I° Mistero della Luce

Il Battesimo di Gesù

A cura di don Luciano Vitton Mea

ESEMPIO - San Cipriano, Vescovo e martire, rimproverava così un cristiano che nella persecu­zione aveva rinnegato la fede: «... Che penseresti di un soldato che abbandona l'esercito del suo imperatore e passa sotto le bandiere del suo nemico? Non lo diresti un fedifrago traditore? Mi­serabile! Questo titolo ti meritasti abbandonando Dio che nel Battesimo eleggesti come padro­ne, per darti al diavolo e alle sue opere. Pensaci bene e ritorna al Signore!». Solo vivendo il nostro Battesimo saremo veri figli di Dio in Cristo e saremo amati da Dio.

Page 18: Non di Solo Pane n°708

Venerdì 08

Maggio

I Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua

Colui che isola la sua coscienza dal cammino del popolo di Dio non conosce l’allegria dello Spirito

Santo che sostiene la speranza.

(Papa Francesco)

Della sua vita non si hanno molte notizie. Di certo si sa che Lui­gi Rabatà era nato ad Erice, nel Trapanese, probabilmente nel 1443 e che entrò pre­sto nel Carmelo di Trapani, dedicato all'Annunziata. Fu poi priore del convento carmelitano riformato di Randazzo (nel Ca­

tanese), dove morì nel 1490. Secondo la tra­dizione la sua morte fu causata da una ferita alla testa procuratagli da una freccia scaglia­ta da un prepotente signorotto locale, tal Antonio Cataluccio, di cui padre Luigi aveva condannato fermamen­te e ripetutamente i costumi. Padre Luigi

agonizzò per diversi mesi, ma nonostante ciò perdonò il suo feri­tore. Il suo corpo fu dapprima sepolto nel convento della cittadi­na siciliana e fu poi traslato " nel 1913" sotto l'altare dell'As­sunzione nella basilica di Santa Maria. È bea­to dal 1841.

Il Santo del giorno: Beato Luigi Rabatà

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Questo è il mio comanda­mento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; per­ché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Brano Evangelico: Gv 15, 12­17

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ pagina 18

Contemplo: Io ho scelto voi (Cv 15,16)

«Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi». Diversamente dagli antichi rabbini, è Gesù che sceglie i suoi discepoli. Gesù si presenta come la Sapienza che chiama, e che si può trovare, se la si cerca. Nei Dodici, che rappresentano le dodici tribù d'Israele, Gesù vede l'umanità intera, in una visione che va al di là della storia e che guarda «alla rige­nerazione del mondo» (Mt 19,28). Tutta la Chiesa è «costituita» da Ge­sù per andare e portare frutto.

Page 19: Non di Solo Pane n°708

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 19

Agisci

L’esperienza di Cri-

sto è l’esperienza di

Maria! Purtroppo in

tante maniere, il no-

me e la figura di Maria vengono

oltraggiati. Riparerò alle offese

recatele con la recita di un Ro-

sario.

Il comandamento dell'amore è in fondo l'unico co-

mandamento che Gesù ci ha lasciato; amarsi gli uni

gli altri sembrerebbe la cosa più semplice da fare e

anche la più spontanea ma sappiamo che non è così

soprattutto quando l'amore presuppone un perdono e

una riconciliazione. Infatti Gesù ci chiede di amarci

come Lui ci ha amato fino a dare la vita per noi. In

un altro passo del Vangelo ci ricorda: «Se amate co-

loro che vi amano quale merito avrete? Non fanno

così anche i pagani? Amate i vostri nemici». Egli sa

che amare quando dall'altra parte c'è qualcuno che ci

corrisponde e riconosce il nostro affetto è facile e

naturale, ma l'amore di Dio va più in profondità e

diventa amore per tutti, in particolare verso coloro

che ci odiano e ci respingono. Questo tipo di amore è

squisitamente divino ma Egli lo vuole insegnare an-

che a noi, amandoci Lui per primo e accettando tutte

le nostre infedeltà e i nostri tradimenti. «Non voi a-

vete scelto me ma io ho scelto voi e vi ho costituiti

perché andiate e portiate frutto»: la chiamata ad

essere apostoli e testimoni di questo amore non è un

merito né un risultato da conquistare ma è dono gra-

tuito. Se Dio ha scelto noi è perché conosce le nostre

capacità e i nostri limiti e sa che con il suo aiuto pos-

siamo portare frutti buoni. Quante volte nascondia-

mo le nostre pigrizie e le nostre paure dietro una fal-

sa umiltà dicendo: «Ma io non sono capace», «questo

non lo so fare», «di sicuro sarà un fallimento». Il Si-

gnore ci ricorda che è Lui che ci ha scelti e Lui non si

sbaglia e non ritira la sua mano; Egli è fedele alle sue

promesse e ci chiede di fidarci di Lui. Essere apostoli

per il nostro tempo, annunciatori della lieta notizia è

quanto mai urgente e necessario e non possiamo sot-

trarci a questa chiamata. Egli continua a mandare

operai nella sua messe chiedendoci soltanto di met-

tere in pratica il suo amore, iniziando dalle relazioni

in famiglia, tra amici, nell'ambiente ecclesiale fino

ad ampliare l'orizzonte verso i nostri fratelli più lon-

tani e dispersi: «Questo vi comando: che vi amiate gli

uni gli altri».

Meditiamo la Parola

Amarsi gli uni e gli altri Meditazione a cura della Redazione

Ti rendiamo grazie,

Signore Gesù,

per la tua parola

che oggi ci sollecita

a rileggere la mirabile

storia che il tuo amore

ha creato per ognuno di noi.

Nel cuore di ciascuno,

l'incontro decisivo

con te ha il colore

di un luogo, il sapore

di un incontro, un

volto preciso...

tutto è mosso

dalla tua potenza.

Alleluia!

Preghiamo la Parola

Page 20: Non di Solo Pane n°708

Frutto del mistero: Il controllo dei sensi

“Il buon Dio non domanda il martirio del corpo, ci chiede sol­

tanto il martirio del cuore e dell’anima". San Giovanni Maria Vianney

La battitura è un avvenimento di tremenda

chiarezza: l'atto originario dell'odio contro la

vita e la sensibilità dell'odiato.

L'odio del peccato contro Dio colpisce con que-

ste percosse il Redentore. Vuole fargli male. Il suo corpo deve divenirgli dolore. La

sua santa vita deve essere distrutta. Ed è proprio un peccato speciale che si volge qui

contro di Lui, quello dei sensi. La sua voglia si muta per il Signore nella sofferenza.

Il cristianesimo non dice che il corpo sia cattivo e che le sue brame istintive siano

peccato; bensì, che nella voglia c'è anche il peccato e che il male opera anche nel

corpo. Divenire cristiano non significa disprezzare o distruggere il corpo, bensì depor-

re la cecità e imparare a vedere il male che è in opera nella natura; a condurre la

lotta per la purezza del corpo e del senso; e ad accogliere lo stesso dolore corporale

come mezzo di purificazione. Se il cristiano fa così, è la stessa purezza di Cristo che

penetra in lui.

INTENZIONE: per i peccatori schiavi dell’impurità. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

L’angolo del II° Mistero Doloroso

Gesù è flagellato

A cura di Fiorella, Cristina e Tiziana

ESEMPIO - La piccola Giacinta di Fatima ci ha fatto sapere che la Madonna una volta le disse: «I

peccati che più mandano all'inferno sono i peccati contro la santa purezza» ed un'altra volta:

«Verranno delle mode scandalose (e sono venute) che offenderanno molto Gesù e oltraggeranno il

Cuore Immacolato». La purezza è la virtù degli Angeli ed è indispensabile per chi vuole camminare

sulla via della perfezione.

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 20

Page 21: Non di Solo Pane n°708

Sabato 9

Maggio

I Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua

Il coraggio apostolico è seminare. Seminare la Parola. Ren-derla a quel lui e a quella lei per i quali è data. Dare loro la bellezza del Vangelo, lo stupore dell’incontro con Gesù e

lasciare che sia lo Spirito Santo a fare il resto.

(Papa Francesco)

Nacque in un sobborgo

della città di Ratisbona

in Baviera, il 20 giugno

1797. Carolina Gerhar­

dinger ottenuto il diplo­

ma di maestra elemen­

tare, ebbe l'incarico

d'insegnante alla scuola

femminile. Dopo ebbe

l'idea di creare una

Congregazione organiz­

zata in modo da inviare

le suore, a due alla vol­

ta, nelle scuole rurali.

Quindi dette vita nel

1833 ad una piccola

comunità religiosa in

Neunburg nel Palatina­

to in Baviera. Il 16 no­

vembre 1835, fece la

sua professione cam­

biando il nome in quel­

lo di Maria Teresa di

Gesù. La sua congrega­

zione si propagò in

tutto il mondo. Il 9

maggio 1879 si spense

a Monaco. Beatificata

il 17 novembre 1985.

Il Santo del giorno: Beata Maria Teresa di Gesù

Brano Evangelico: Gv 15, 18­21

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia,

sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo

amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho

scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della

parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padro­

ne”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno

osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a

voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui

che mi ha mandato».

Contemplo: Vi ho scelti dal mondo (cv 15,19)

Secondo il Vangelo di Giovanni vi è una certa distanza tra Gesù e il mondo.

Per «mondo» si deve intendere la mentalità di coloro che si chiudono allo

Spirito di Dio, pensando di essere del tutto autonomi, come se Dio non ci

fosse. Gesù ci ha scelti, quasi tratti fuori da questa mentalità. Restiamo uniti a

Gesù senza timore: il suo amore dura in eterno, confidiamo nel suo aiuto so­

prattutto quando non ci sentiamo accolti da coloro che rifiutano il Signore.

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 21

Page 22: Non di Solo Pane n°708

Agisci

Dio ha voluto che ogni

uomo di buona volontà

cooperasse alla sua

opera di salvezza; per-

ciò, in quanto cristia-

no, Egli mi chiede di cooperare a

questo suo disegno. Che cosa pos-

so e voglio offrirgli?

"Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito San-

to, scenda sul Papa la benedizione di Dio Onnipoten-

te", così è iniziata la missione presbiterale di Salva-

tore Mellone di Barletta, che il 16 aprile scorso, nel

giorno dedicato alla memoria di santa Bernadette

Soubirous. ha voluto raggiungere l'obiettivo di diven-

tare prete, per uscire da se stesso e andare nelle pe-

riferie toccate dalla sofferenza. Il tutto sembrava

davvero impossibile, avendo scoperto di essere mala-

to di tumore durante il secondo anno di seminario.

L'iter degli studi teologici non era quindi completo,

ma i sacerdoti del seminario, in comunione con il lo-

ro arcivescovo monsignor Giovan Battista Pichierri,

hanno accelerato la procedura e Salvatore ha potuto

dire il suo sì in casa sua, diventata per poche ore una

Cattedrale. Una grande testimonianza di fede e di

amore quella di Don Salvatore, che ora è in fase ter-

minale. Pochi giorni prima della sua ordinazione era

stato raggiunto telefonicamente da Papa Francesco,

che gli aveva chiesto il dono della prima benedizio-

ne: "La prima benedizione la darai per me" , e così è

stato. Ma che senso ha una scelta così totale in un

momento drammatico della propria vita? Appunto

perché Don Salvatore non è "del mondo". Egli ha vo-

luto consegnare nelle mani di Dio tutto se stesso, co-

me fa chiunque è innamorato di un Tu più grande. Il

fatto poi che abbia scelto di diventare prete nel gior-

no di santa Bernadette sottolinea il forte legame con

Maria Santissima, la Bianca Signora di Lourdes, che i

malati e il mondo della malattia li ha da sempre vo-

luti accanto, cooperatori del bene salvifico e della

conversione di tante anime che, con l'offerta delle

proprie sofferenze, sostengono il cammino della

Chiesa e, naturalmente, del Papa.

Meditiamo la Parola

Grande testimonianza d’amore e di fede

Meditazione di Fiorella Elmetti

Grazie Signore Gesù,

prima di noi,

attraverso e dopo di noi

la buona novella del

tuo amore per gli uomini

si snoda.

La complessità dolorante

di un mondo che è in tutti

noi e di tutti noi

a volte ci disorienta

e ci confonde,

ma il tuo amore è una

bussola e ci sollecita a

mantenere acceso, a

qualunque costo,

il piccolo lume

che tu hai scelto

di affidarci.

Alleluia!

Preghiamo la Parola

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 22

Page 23: Non di Solo Pane n°708

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Era da un po' di giorni che

il Signore non faceva un

giro per il Paradiso; una

mattina quindi si svegliò

deciso a controllare se

tutto lassù filava per il

verso giusto. Con sua

grande sorpresa vide, in

mezzo a un gruppetto di

persone, un tipo che in

vita non aveva mai conclu-

so niente di buono, era un

gran lazzarone, indolente

e poco pio.

«Come ha fatto un indivi-

duo del genere ad entrare

in Paradiso? San Pietro do-

vrà rendermi conto di que-

sto!», si indispettì il Signo-

re.

Continuò il giro di control-

lo ed ecco che scoprì tra

gli altri beati una donna

che nella vita ne aveva

combinate di tutti i colori.

«Anche lei qui?», esclamò

sbalordito. «Ma chi con-

trolla l'ingresso tra le ani-

me beate? San Pietro do-

vrà spiegarmi anche que-

sta!».

Girando qua e là, s'imbatté

in altre persone che non si

aspettava proprio di incon-

trare in Paradiso. A passi

decisi, con un viso che pro-

metteva tempesta, il Signo-

re si avviò verso l'ingresso.

Lì, a fianco del portone,

con le chiavi in mano, stava

san Pietro.

«Non ci siamo, non ci siamo

proprio!», lo affrontò seve­

ramente il Signore. «Ho vi-

sto gente qui intorno, che

del Paradiso non è proprio

degna! Che custode sei? Non

sarà che ti addormenti

mentre sei in servizio?».

«Eh no! Io non dormo pro-

prio!», rispose risentito san

Pietro. «Io alla porta ci sto,

e con gli occhi ben aperti

anche. E che sopra di me,

c'è una piccola finestra. Di

là, ogni tanto la Madonna fa

scendere una corda e tira su

anche quelli che io avevo

allontanato. A questo punto

è proprio inutile che io fac-

cia il portinaio! Dò le di­

missioni!».

Il volto del Signore si distese

in un grande sorriso. «Va be-

ne, va bene», disse bonaria-

mente, cingendo le spalle di

san Pietro con un braccio,

come ai vecchi tempi, in ter-

ra. «Quello che fa la Madon-

na è sempre ben fatto. Tu

continua a sorvegliare la

porta e lasciamo che al fine­

strino ci pensi lei».

Bruno Ferrero, Ti racconto Maria -

Elledici 2013

San Pietro e la Madonna A cura di Tiziana e Cristina

Non di solo pane ­ Numero 708 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 23

Page 24: Non di Solo Pane n°708

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 708

Domenica 03 Maggio 2015

Chiuso il 28 Aprile 2015

Numero copie 1450

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

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