Non di Solo Pane n°718 - 12 Luglio 2015

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PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 718 Domenica 12 Luglio 2015 XV del Tempo Ordinario Itinerario quotidiano di preghiera Non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone

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Settimanale di preghiera per la famiglia. www.nondisolopane.it

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PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 718

Domenica 12 Luglio 2015

XV del Tempo Ordinario

Itinerario quotidiano di preghiera

Non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone

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Non di solo pane ­ Numero 718 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 2

Luglio 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Tutta la redazione di

Non di Solo Pane è vi-

cina all’amica e inso-

stituibile collaboratri-

ce del nostro settima-

nale Cristina Sabatti

per la perdita della

cara nonna

Maria

Porgendo a lei e alla sua cara famiglia le

nostre condoglianze la rassicuriamo della

nostra solidale vicinanza e di un particolare

ricordo nella nostra preghiera.

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Non di solo pane ­ Numero 718 ­ pagina 3

Domenica 12

Luglio

III Settimana del Salterio

XV Domenica del Tempo Ordinario

Cari figlioli, tornando a casa, troverete i bambini: date una carezza ai vostri bambini e dite: "Questa è la carezza del Papa!" (Papa Giovanni XXIII)

Agnese nacque nel 1781 circa a Ba Den, nei pressi di Tranh Hoa in Vietnam. Madre di famiglia, all’età di sessant’anni anni fu imprigionato e sottoposta a crudeli torture per aver nascosto in casa sua un sacerdote. Rifiutatasi di rinnegare la fede cristiana, morì in carcere nella pro­vincia di Ninh Binh nel T o n c h i n o s o t t o

l’imperatore Thieu Tri in data 12 luglio 1841. Agne­se Le Thi Thanh fu cano­nizzata da Papa Giovanni Paolo II il 19 giugno 1988 con altri 116 martiri che avevano irrorato con il loro sangue la sua patria vietnamita. Il gruppo, noto con il nome “Santi Andrea Dung Lac e compagni”, è festeggiato comunemente dal calendario liturgico

latino al 24 novembre. Sant’Agnese è invece fe­steggiata singolarmente al 12 luglio dal Martirologio Romano.

Il Santo del giorno: Sant’Agnese Le Thi Tahan

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a

due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prende­

re per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né dena­

ro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E

diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sa­

rete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi a­

scoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come

testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si

convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infer­

mi e li guarivano

Brano Evangelico: Mc 6,7­13

Contemplo: Il Signore donerà il suo bene (dal Salmo responsoriale)

«Il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto» (Sal 84,13). Il Vangelo di oggi riporta le istruzioni che Gesù diede ai suoi discepoli prima di mandarli in missione. Tutti noi siamo chiamati a una missione e forse sia­mo proprio noi, la nostra vita, il nostro impegno e anche il nostro sacrificio, il bene che il Signore vuole dare agli altri. La nostra fragilità non ci deve spa­ventare: è il Signore che fa tutto, noi siamo solo suoi servi.

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Non di solo pane ­ Numero 718 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 4

P a g i n e b i b l i c h e

Nel brano evangelico di

quest’oggi Gesù chiama i suoi

discepoli e li manda in missio-

ne dandogli potere “sugli spi-

riti immondi”. Non dobbiamo

leggere con superficialità

questa pericope evangelica

perché in essa troviamo alcu-

ni tratti fondamentali

dell’esperienza cristiana e

umana che deve caratterizza-

re la vita del credente. I pa-

dri della Chiesa sottolineano

che questo brano evangelico

è una parafrasi del cammino

del credente e dell’uomo in

generale nell’amore verso Dio

e verso il prossimo.

Soffermiamoci su due passag-

gi del Brano evangelico.

“Allora chiamo i dodici”.

I Padri interpretano queste

parole come l’archetipo di

ogni chiamata, del tempo di

Dio e di quello degli uomini: “è

il tempo di ognuno di noi, tem-

po dell’atto creativo e tempo

in cui prendiamo coscienza di

noi stessi, è la chiamata a vive-

re la grande vocazione della

nostra umanità, che per il cre-

dente è la propria fede. I dodi-

ci che sono chiamati rappre-

sentano ogni uomo che si sfor-

za di realizzare la propria voca-

zione, la chiamata a realizzare

nell’amore la propria esisten-

za”.

E ordinò loro di non prendere per il

viaggio nient’altro che un bastone:

né pane, né sacca, né denaro nella

cintura; ma di calzare sandali e di

non portare due tuniche.

Gesù è molto preci so

nell’indicare ciò che il discepo-

lo deve portare o ciò che inve-

ce deve lasciare. Beda il vene-

rabile commenta in senso spiri-

tuale queste indicazioni del Si-

gnore. Il pane, la bisaccia e il

denaro rappresentano le grandi

tentazioni della vita: gli onori

(la bisaccia), i piaceri e le deli-

zie temporali (il pane), le ric-

chezze e l’attaccamento ai beni

(il denaro). Il discepolo deve

quindi coltivare un salutare di-

stacco dalle cose, vivere con

equilibrio il proprio rapporto

con gli affetti e con tutto quel-

lo che possiede. In altre parole

deve sapersi accontentare di

quello che ha, coltivare

l’essenzialità senza farsi coglie-

re dalle bramosie dell’avere.

Bellissima è l’interpretazione di

Beda riguardi invece a quello

che il discepolo deve portare

con se.

Il bastone indica la retta co-

scienza e la lealtà nei confronti

di Dio e degli uomini. La coscien-

za, la voce di Dio che abita in

noi, deve essere infatti il basto-

ne che sostiene l’uomo in questo

pellegrinaggio terreno. I sandali

hanno un significato mistico: il

piede non è ne coperto sopra né

nudo sotto, a indicare un cammi-

no fatto con piedi aperti alla sal-

vezza, alla trasparenza, alla tra-

scendenza e all’apertura verso

Dio e alla sua santa volontà. Più

che la povertà i sandali rappre-

sentano quindi il desiderio

dell’uomo di camminare con Dio

e i fratelli verso un regno che

non ci appartiene e che non è di

questo mondo.

I sandali del desiderio Meditazione di

don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane ­ Numero 718­ Tempo Ordinario ­ pagina 5

P a g i n e b i b l i c h e

Lectio divina

«Lo avete ricevuto gratuitamente».

Gesù Cristo percorre il mondo e

compie la sua opera tramite i

suoi dodici messaggeri. La grazia

regale di cui sono forniti i disce-

poli è la parola di Dio creatrice e

redentrice. Poiché l'ordine e il

potere dei messaggeri poggia so-

lo sulla parola di Gesù, negli in-

viati di Gesù non si deve vedere nulla che possa

rendere poco chiara o poco credibile questa mis-

sione regale. I messaggeri devono rendere testimo-

nianza della ricchezza del loro Si­gnore mediante

la loro regale povertà. Quello che hanno ricevuto

da Gesù non è un possesso loro con il quale potreb-

bero acquistarsi altri beni.

«Lo avete ricevuto gratuitamente». Essere

messaggero di Gesù non attribuisce alcun diritto

personale, nessun diritto a onore o potenza. I dirit-

ti dell'uomo che ha studiato, le pretese sociali di

classe non hanno più alcun valore per chi è divenu-

to messaggero di Gesù. «Gratuitamente avete ri-

cevuto». Oppure non è stata solo la chiamata di

Gesù che ci ha attirati, senza che lo meritassimo,

al suo servizio? «Gratuitamente date». Fate vede-

re chiaramente che con tutte le ricchezze che ave-

te da dare, non chiedete nulla per voi, nessun be-

ne, ma neppure onore, riconoscimento, e neppure

gratitudine! Che cosa me ne darebbe il diritto?

Tutto l'onore che ricadesse su di noi, sarebbe ruba-

to a colui al quale appartiene realmente, al Si­

gnore che ci ha inviati.

(BONHOEFFER, Sequela, Brescia 1975).

Il fine del nostro cammino Signore Gesù,

ti rendiamo grazie

per la missione

con cui hai inviato

i tuoi discepoli:

due a due, per ricordare

l'un l'altro la necessaria

apertura all'alterità,

con il solo bastone per

ricordarci la povertà che

è il nido della grazia e la

croce che è la fonte e il

fine del nostro cammino

per sanare le nostre

infermità, olio e

Unguento per le ferite

dei cuori, Gesù!

Amen

Preghiamo la Parola

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Non di solo pane ­ Numero 718 ­ pagina 6

Lunedì 13

Luglio

III Settimana del Salterio

XV Tempo Ordinario

Il Santo del giorno: Sant’Enrico II

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:«Non crediate che io sia venuto a portare

pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a se­

parare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemi­ci dell’uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama padre o madre più di me, non è

degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la

propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria

vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.

Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi ac­

coglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli

perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

Brano Evangelico: Mt 10.34­11­1

Martirologio Roma-

no: Sant’Enrico, che

imperatore dei Romani,

si adoperò insieme alla

moglie santa Cunegon­

da per rinnovare la vita

della Chiesa e propaga­

re la fede di Cristo in

tutta l’Europa; mosso

da zelo missionario,

istituì molte sedi epi­

scopali e fondò mo­

nasteri. A Grona vici­

no a Göttingen in

Germania lasciò in

questo giorno la vita.

Patronato: Oblati

benedettini

Etimologia: Enrico

= possente in patria,

dal tedesco

Emblema: Corona,

Globo, Scettro

Contemplo: Chi accoglie voi accoglie me (Mt 10,40)

A volte Gesù usa parole dure come pietre che attirano la nostra attenzione e rompono il nostro ghiaccio indifferente alla voce di Dio. Noi chiamiamo Gesù «la nostra pace» (Ef 2,14), e lui dice di essere venuto «a portare non pace, ma spada», «a gettare fuoco sulla terra». Gesù usa parole profetiche, ma ha il cuo­re più tenero di una madre che vede i suoi figli prendere la strada sbagliata. I discepoli di Gesù usano i suoi «stessi sentimenti» di «amore, gioia, pace, be­nevolenza, bontà, mitezza».

L'Educazione che lascia tracce più profonde è sempre quella di casa. Io ho dimenticato molto di ciò che ho ap­preso sui libri; ma ricordo benissimo tutto quello che ho appreso dai genitori e dai vecchi. (Papa Giovanni XXIII)

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Non di solo pane ­ Numero 718 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 7

È fuoco la presenza di Dio. È una vampa divo-

rante la sua esperienza. È devastante, intensa,

destabilizzante la sua amicizia. Tutti i profeti

ne hanno parlato, Gesù lo conferma. Credere

non è una scelta rassicurante che tranquillizza

le nostre presunte certezze. Credere è un in-

cendio che divampa e cresce in noi, giorno do-

po giorno. Cosa ha a che fare questa Parola con

la visione tiepida della fede che ci rassicura?

Cosa ha a che fare con la mediocrità delle no-

stre scelte? Invochiamo lo Spirito, allora, che

davvero possa incendiare i nostri cuori d'amore.

E questo fuoco ci spinge a non accettare inutili

compromessi: come l'innamorato difende a spa-

da tratta il suo amore e la sua amata, così l'in-

contro reale e intimo con Cristo ci porta a ridi-

segnare e ridimensionare ogni altra scelta.

Quando Matteo scrive il tempio è già distrutto e

la parte restante del giudaismo ha

"scomunicato" i discepoli del Nazareno. Quella

che era una costola della fede ebraica diventa

un'eresia provocando grande sconcerto nelle

famiglie. Ma più forte dei legami famigliari è la

passione per il vangelo, e i discepoli, pur con

grande dolore, non verranno meno alla loro fe-

de, preferendola agli affetti.

Meditazione

Scelta rassicurante Meditazione di don Carlo Moro

Lasciarci condurre da te

Signore Gesù,

le nostre paure ci

guidano e ci

conducono proprio

dove tanto temiamo

di giungere: paura

che genera paura e

incubo da incubo.

Fa' che invece ci lasciamo

condurre da te, Signore,

serenamente in cammino,

al cuore della nostra storia

per portare con risolutezza

i nostri pesi, e attenti

nell'intuire e pronti nel

condividere quelli dei fratelli.

Amen

Agisci

... Cosa significa per me, oggi, perdere la vita a causa del Signore? Se og­gi provo a rinunciare a qualcosa (anche a un mio

punto di vista) per aiutare di cuore qualcuno, sentirò in me la vita che rinasce.

Preghiamo la Parola

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Non di solo pane ­ Numero 718 ­ pagina 8

Martedì 14

Luglio

III Settimana del Salterio

XV Tempo Ordinario

"Dovere di ogni uomo, dovere impellente del cristiano è di considerare il superfluo con la misura delle necessità

altrui, e di ben vigilare perché l'amministrazione e la distribuzione dei beni creati venga posta a vantaggio di tutti."

Martirologio Roma-

no: San Camillo de

Lellis, sacerdote, che,

nato vicino a Chieti

in Abruzzo, dopo a­

ver seguito fin

dall’adolescenza la

vita militare ed esser­

si mostrato incline ai

vizi del mondo, matu­

rò la conversione e si

adoperò con zelo nel

servire i malati

nell’ospedale degli

incurabili come fos­

sero Cristo stesso;

ordinato sacerdote,

fondò a Roma la

Congregazione dei

Chierici regolari Mi­

nistri degli Infermi.

Patronato: Infermie­

ri, Malati, Ospedali,

Abruzzo

Etimologia: Camillo

= aiutante nei sacrifi­

ci, fenicio

Il Santo del giorno: San Camillo de Lellis

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la

maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te,

Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i

prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e

cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del

giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrna­

o, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a

Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa

esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sò­

doma sarà trattata meno duramente di te!».

Brano Evangelico: Mt 11,20­24

Contemplo: Ascoltate la voce dei Signore (dal Canto al Vangelo)

Gesù rimprovera le città, egli è l'unico Verbo di Dio che può rimproverare nel

modo più efficace: egli insegna le «beatitudini», «come innalzarsi alla destra

della gioia», e avvisa quando si imbocca una strada sbagliata che conduce alla

perdizione: «Guai a te, guai a voi!». Da parte nostra siamo chiamati ad ascol­

tare la voce del Signore, a mettere in pratica i suoi insegnamenti, perché solo

così potremo percorrere la via sicura che da questo mondo sale al Padre che è

nei cieli.

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Non di solo pane ­ Numero 718 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 9

L'attività di Gesù è giunta ad un punto cruciale:

il popolo di Israele che attendeva il messia non

riconosce in lui il definitivo inviato di Dio. Le

città in cui Gesù ha compiuto miracoli e segni si

chiudono, lo rifiutano anziché convertirsi. E Ge-

sù non può far altro che costatare l'incredulità

di queste persone: la sua invettiva segna l'inizio

di quel conflitto che lo condurrà alla morte. Ci

sono momenti in cui ci troviamo ad invidiare le

persone che hanno avuto la fortuna di vedere

Gesù in carne ed ossa, di vedere i suoi miracoli,

di ascoltare le sue parole: per loro, pensiamo, è

stato più facile credere in Gesù. Ma il Vangelo

di oggi ci mette in guardia davanti a questa ide-

a: non sempre il semplice vedere i miracoli

conduce ad aprirsi a Gesù. I miracoli sono segni

ambigui che possono aprire la strada, stimolare

domande, ma che possono anche condurre il

cuore all'indurimento. Perché i miracoli condu-

cano alla fede è necessario porsi in un atteggia-

mento di conversione, di apertura ad una rela-

zione che pretende di modellare il nostro cuo-

re. Come ci ricordano altri passi della Sacra

Scrittura è questa apertura fiduciosa a Dio che

dà stabilità alla nostra vita, che ci libera

dall'angoscia e dall'ansia. Nell'Antico Testamen-

to, l'invito alla conversione si concretizza

nell'invito a tornare a Dio: solo se c'è questa di-

sponibilità di fondo riusciremo a leggere nei mi-

racoli compiuti da Gesù, nelle sue parole, il

compiersi del Regno di Dio.

Meditazione

Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida

Meditazione a cura di don don Carlo Moro

Cuori Increduli

Signore Gesù,

Ti rendiamo grazie,

perché hai compassione

dei nostri cuori increduli

città indecifrabili e contorte

eppure tanto amate da te,

che illumini ogni angolo buio

con i miracoli nati

dalla tua divina fantasia

e dalla tua bontà.

Amen

Agisci

Come sta il mio cuore?

Forse, senza che me ne

accorgessi, si è indu­rito

in tante sue parti. Oggi

chiedo allo Spirito Santo

di scioglierlo e ridonarmene uno

nuovo, per saper amare Dio, me stes­

so, gli altri

Preghiamo la Parola

Page 10: Non di Solo Pane n°718 - 12 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 718 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 10

Tutto è pronto per il pro-

cesso, per il ripudio di Go-

mer da parte di Osea, di

Dio nei confronti del suo

popolo infedele. L’esito è

scontato: gli stessi figli sono

chiamati a testimoniare

contro di lei, verrà spoglia-

ta nuda sulla pubblica piaz-

za, gli sarà tolto l’abito nu-

ziale e verrà allontanata

per sempre. Tutto è sconta-

to ma non troppo: improvvi-

so e inaspettato si riaccen-

de l’invincibile amore nei

confronti di questa moglie

prostituta, di questo popolo

infedele e duro di cervice:

«Oracolo del Signore. Per-

ciò, ecco, la attirerò a me,

la condurrò nel deserto e

parlerò al suo cuore.

Le renderò le sue vigne e

trasformerò la valle di Acòr

in porta di speranza. Là cante-

rà come nei giorni della sua

giovinezza, come quando uscì

dal paese d'Egitto. Ti farò mia

sposa per sempre, ti farò mia

sposa nella giustizia e nel dirit-

to, nella benevolenza e nell'a-

more, ti fidanzerò con me nel-

la fedeltà e tu conoscerai il

Signore».

Quella che doveva essere una

dura sentenza di divorzio si

trasforma in un nuovo canto

d’amore, in un vero e proprio

sogno: Gomer delusa dai suoi

amanti ritornerà sulla strada di

casa, da suo marito, a quel fo-

colare fonte di una semplice

ma autentica felicità.

Dio si pente dei suoi propositi,

cambia idea, si converte; atti-

rerà il suo popolo nel deserto e

stringerà con gli uomini un

nuovo patto d’amore. Gli spa-

zio aperti del de-

serto diventano il

luogo dove Dio riab-

braccia la sua crea-

tura, la sabbia riar-

sa dal sole il tala-

mo di un nuovo a-

more.

Dio e Israele ritor-

nano nel luogo della

loro giovinezza, il

Creatore e la sua

creatura riscoprono

la bellezza di un amore pen-

duto.

Dio è grande proprio perché

imprevedibile, perché cambia

i propri propositi, non cessa di

sognare. Noi abbiamo racchiu-

so Dio in categorie filosofiche

ingessate, necessarie da un

lato ma riduttive dall’altro.

Il Dio di Osea va oltre le no-

stre definizione, la nostra con-

cezione di perfezione. Nei

confronti di Gomer Dio rompe

qualsiasi schema e diventa un

marito geloso, innamorato,

irascibile ma disposto al rav-

vedimento, ad una vera e pro-

pria inversione di rotta.

Con questa pedagogia Dio edu-

ca il suo popolo, educa ogni

uomo. Dio può chiedere al suo

popolo e agli uomini la con-

versione perché per primo sa

convertirsi. Una grande lezio-

ne: una lezione divina.

di don Luciano Vitton Mea

Pagine bibliche: il libro del Profeta Osea/3

di don Luciano Vitton Mea

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Il Libro di Osea

Una lezione divina di don Luciano Vitton Mea

Page 11: Non di Solo Pane n°718 - 12 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 718 ­ pagina 11

XV Tempo Ordinario

Per avere una vera pace, bisogna darle

un'anima. Anima della pace è l'amore.

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e

della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai

rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevo­

lenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio

se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al

quale il Figlio vorrà rivelarlo».

Brano Evangelico: Mt 11,25­27

Martirologio Roma-

no: Memoria della

deposizione di san Bo­

naventura, vescovo di

Albano e dottore della

Chiesa, che rifulse per

dottrina, santità di vita

e insigni opere al ser­

vizio della Chiesa.

Resse con saggezza

nello spirito di san

Francesco l’Ordine

dei Minori, di cui fu

ministro generale.

Nei suoi molti scrit­

ti unì una somma

erudizione a una

ardente pietà. Men­

tre si adoperava e­

gregiamente per il II

Concilio Ecumenico

di Lione, meritò di

giungere alla visione

beata di Dio.

Patronato: Fattorini

Etimologia: Bona­

ventura = fortunato,

significato intuitivo

Emblema: Bastone

pastorale, cappello da

cardinale

Contemplo: Benedici il Signore, anima mia (dal Salmo responsoriale)

Benedici il Signore, anima mia, poiché il Signore Gesù ti ha rivelato la via

della purezza e della semplicità. Il Signore non predilige ­ come facciamo noi

­ i grandi e i potenti di questo mondo, ma gli umili, i puri di cuore, i piccoli,

coloro che si affidano al Padre con animo di fanciulli. Benedici il Signore,

anima mia, poiché in lui hai l'amico fedele che asciuga le tue lacrime e guar­

sce tutte le tue malattie.

Il Santo del giorno: San Bonaventura

Mercoledì 15

Luglio

III Settimana del Salterio

Page 12: Non di Solo Pane n°718 - 12 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 718­ Tempo Ordinario ­ pagina 12

Il mistero di Dio appartiene ai semplici, non ai dotti, a

coloro che sanno scorgere Dio nella vita di tutti i giorni e

non ai saccenti che riducono la fede ad una serie di steri-

li concetti.

La beatitudine della semplicità è quella che hanno

vissuto i nostri genitori e i nostri nonni; volti famigliari

segnati da un vero e profondo senso religioso, che respi-

ravano Dio nello stupore del creato e lo sentivano nel

rintocco delle campane o nel lamento del povero e

dell’ammalato. Il Dio di Gesù è il Dio degli ignoranti

cioè di coloro che non presumono di conoscere la verità

ma che sono perennemente alla ricerca di una luce che

sveli il Mistero nascosto nella propria e nell’altrui esi-

stenza. La semplicità è l’anticamera dello stupore e lo

stupore è la lente d’ ingrandimento che ci permette di

scorgere Dio in un cielo stellato, nella tenue luce

dell’aurora o nei bagliori fiammeggianti del tramonto,

nel pianto dell’orfano o nella mano tesa del mendico. Dio

stesso, nascendo in una stalla, si è fatto semplice, è di-

ventato il Dio dei pastori e degli emarginati. La legge

della semplicità, dopo il Santo Natale, è diventata il pa-

radigma della divina volontà, l’unica strada per entrare

in un Regno che non appartiene ai grandi della terra. Per

questo motivo la Madre di Dio, per affidare il suo messag-

gio di richiamo alla fede, alla preghiera e la pellegrinag-

gio, non scelse né professori, né notabili, né giornalisti,

né altri cristiani ormai `adulti' e `divenuti finalmente

maggiorenni'. Per diciotto volte, parlando in dialetto,

apparve nella grotta dove sì riparava il branco dei maiali

di proprietà comunale a quella povera ignorante per il

mondo, a quella meravigliosa sapiente per il vangelo che

è Santa Bernadette Soubirous, la figlia di un mugnaio fal-

lito dell'oscura Lourdes. Non è una sorpresa: è solo l'en-

nesima conferma di una strategia divina

Meditiamo la Parola

Il Dio degli ignoranti Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Signore Gesù,

ti rendiamo grazie

e facciamo memoria,

oggi, della nostra

vocazione, dell'incontro

con te,nel quale ci

siamo riconosciuti e

del cammino che

abbiamo intrapreso

e che, lungo la via,

ci definisce e ci plasma:

sia questo il luogo santo,

la terra benedetta

dell'incontro, della

relazione e di una

sempre rinnovata

adesione a te.

Amen

Agisci

... Il Signore ci affida

dei compiti ed è

sempre con noi. Og-

gi, in ogni situa­

zione, cerco di scorgere una pos-

sibilità per crescere nell'amore

di Dio e nel mio essere cristiano,

ricordo

Preghiamo la Parola

Page 13: Non di Solo Pane n°718 - 12 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 718 ­ pagina 13

Giovedì 16

Luglio

III Settimana del Salterio

XV Tempo Ordinario

Con donne di qualunque condizione, siano pure parenti o

sante, avrò un riguardo speciale, fuggendo dalla loro fa­

miliarità, compagnia o conversazione, come dal diavolo.“

(Papa Giovanni XXIII)

Il primo profeta d'Israele, Elia dimorando sul Monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Vergi­ne, che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte, por­tando la pioggia e salvan­do Israele dalla siccità. In quella immagine tutti i mistici cristiani e gli ese­geti hanno sempre visto la Vergine Maria, che portando in sé il Verbo divino, ha dato la vita e la

fecondità al mondo. Un gruppo di eremiti, «Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo», co­struirono una cappella dedicata alla Vergine sul Monte Carmelo. I monaci carmelitani fondarono, inoltre, dei monasteri in Occiden­te. Il 16 luglio del 1251 la Vergine, cir­condata da angeli e

con il Bambino in brac­cio, apparve al primo Padre generale dell'Ordi­ne, beato Simone Stock, al quale diede lo « s c a p o l a r e » c o l «privilegio sabatino», ossia la promessa della salvezza dall'inferno, per coloro che lo indossano e la liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato seguente alla loro morte.

Il Santo del giorno: Beata Maria Vergine del Monte Carmelo

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e

oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e impa­

rate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vo­

stra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Brano Evangelico: Mt 11,28­30

Contemplo: Sono mite e umile di cuore (Mt 11,29)

Gesù è il nostro «monte» delle beatitudini: «Beati i miti, perché erediteranno la terra». Il Salmo parla di lui: «I poveri vivranno in eredità la terra e godranno di una grande pace» (Sal 36,11). L'umile e mite Gesù ha trionfato e siede alla destra Iella gioia: «Ecco il mio servo, che ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiaci­mento. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una lancia già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta» (Mt 12,18).

Page 14: Non di Solo Pane n°718 - 12 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 718­ Tempo Ordinario ­ pagina 14

Agisci

Cosa penso e provo sa-

pendo che il Signore è

sempre fedele verso di

me? Oggi mi chiedo an-

che come io posso essere fedele a

lui nelle mie scelte quotidiane. Ma-

ria, sposa fedele dello Spiri­to e

Vergine del Carmelo, custodisci nel-

la fedeltà.

Le parole del Vangelo sembrano un controsenso:

perché delle persone affaticate, appesantite e

provate dalla vita dovrebbero accettare un ulterio-

re peso? Per comprendere la pericope evangelica

dobbiamo conoscere il contesto religioso e cultura-

le del tempo di Gesù. Con l’immagine del giogo la

tradizione giudaica indicava la Torah, l’insieme

delle leggi: una legge che per molti era diventato

un peso insopportabile a causa dell’impossibilità di

osservarla compiutamente nei minimi particolari.

Dio era stato ingabbiato in una serie di norme e-

steriori che di fatto avevano svilito la freschezza e

la novità della sua Parola e ridotto la sua volontà a

mero formalismo. Gesù parlando di un gioco dolce

e leggero libera la volontà di Dio da ogni conformi-

smo e ridona alla Parola la sua forza creatrice e

liberante. Un lieto annuncio quindi proprio per i

poveri e gli oppressi. Nell’omelia che ha inaugura-

to il suo pontificato Benedetto XVI ha ribadito con

queste splendide parole quanto sopra accennato:

«Il giogo di Dio è la volontà di Dio, che noi acco-

gliamo. E questa volontà non è per noi un peso e-

steriore, che ci opprime e ci toglie la libertà. Co-

noscere ciò che Dio vuole, conoscere qual è la via

della vita: questa era la gioia di Israele, era il suo

grande privilegio. Questa è anche la nostra gioia:

la volontà di Dio non ci aliena, ci purifica — magari

in modo anche doloroso — e così ci conduce a noi

stessi» (Benedetto XVI, Omelia per l'inizio del Pontificato, 24 aprile 2005) .

Meditiamo la Parola

La volontà di Dio non è un peso. Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Signore del dono

Signore Gesù,

che ti lasci interrogare

da domande che nascono

nel profondo di noi, che ti

riveli nel mistero immen-

so della tua incarnazione

e nelle pieghe della nostra

piccola storia,

tu sei Signore del dono.

Sempre ti volgi a noi

con amore, senza mai

essere soltanto nostro:

grazie, ora e sempre,

Signore!

Amen

Preghiamo la Parola

Page 15: Non di Solo Pane n°718 - 12 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 718­ Tempo Ordinario ­ pagina 15

Venerdì 17

Luglio

III Settimana del Salterio

XV Tempo Ordinario

Non basta una misericordia qualunque. Il peso delle

iniquità sociali e personali è così grave che non ba-sta un gesto di carità ordinaria a perdonarle. (Papa Giovanni XXIII)

Fattosi povero, da pa­trizio qual era, Alessio trascorreva le notti sot­to una scala sul colle romano dell’Aventino. In quel luogo Papa O­norio III gli dedicò nel 1217 una chiesa, scelta ancora oggi per molti matrimoni che si cele­brano nell’Urbe. Ma quella della scala è sol­tanto una delle due tra­dizioni esistenti sul

santo. Secondo quella siriaca, infatti, il giova­ne fuggì la sera delle nozze per recarsi a E­dessa, dove visse da mendicante e morì. La variante greco­romana introduce il ritorno a Roma(raffigurato nelle pitture della chiesa in­feriore della basilica San Clemente). Qui Alessio visse sempre da mendico e non venne

riconosciuto dal padre. Fu Papa Innocenzo a scoprirne l’identità e a comunicarla ai genitori, che, straziati, si recaro­no al capezzale del fi­glio ormai morente. Una scena spesso raffi­gurata nell’arte. Della figura di Alessio si è impadronita anche la letteratura.

Il Santo del giorno: Sant’Alessio

In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli

ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle.

Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che

non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece

Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e

mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare,

ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti

nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è

uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io

voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio

dell’uomo è signore del sabato».

Brano Evangelico: Mt 12,1­8

Contemplo: Misericordia io voglio (Mt 12,7)

Il tempio di Gerusalemme era sede della «presenza» di Dio. Il popolo di Israele saliva spesso al tempio: «Quale gioia quando mi dissero: "Andremo alla casa del Signore". Innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia» (Sal 121,1). La «presenza» nel santuario ricordava che Dio era amico degli uomini. Il tempio di pietra, dove si immolavano i sacrifici, è stato sostituito dal tempio del cuore, dove si canta la miseri­cordia del Signore.

Page 16: Non di Solo Pane n°718 - 12 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 718 ­ pagina 16

Agisci

Oggi desidero rin­graziare

il Signore per tutti i bene­

fici che mi ha fatto... e

sono tanti! Il modo mi­

gliore per farlo è l'amore che si traduce

anche in gesti concreti: verso di lui,

verso la mia vita e quella di ogni crea­

tura.

Quando si percorre il deserto, quando la terra è ari-

da, non si può digiunare, si strappano le spighe che

si riescono a trovare, si spigola il campo dove i co-

voni sono già stati posti nei granai. I poveri vedono

la presenza del Signore nel poco che riescono a ra-

cimolare, anche di Sabato. Le miserie spirituali ri-

chiedono la costante presenza di Dio, tutti i giorni

sono santi per chi mendica un tozzo di misericordia.

Quando si rincorre Dio per toccargli un lembo del

mantello non si ha tempo di rinchiuderlo nel bozzo-

lo di un precetto, nell’astratta definizione di un con-

cetto teologico. Solo chi possiede dei campi, un

raccolto sicuro può decidere i giorni del raccolto;

chi non possiede deve accontentarsi di raggranella-

re quello che può. Fin che posso cerco di godere

della presenza dello sposo, finché la sua presenza

non è del tutto offuscata in me, strappo le spighe

del campo, mangio, come i cagnolini, di quel che

cade dal suo Santo Altare. Anche Davide, quando

ebbe fame, mangiò del pane dell’offerta; io sono

nel bisogno, in un perenne bisogno, non posso a-

spettare le prime luci del giorno dopo. Non posso

comunicare con l’Infinito attraverso le belle idee

che mi sono fatto di Lui. Sono vuoto. Il deserto,

solo la sabbia arroventata dal sole mi sta dinnanzi,

si perde negli angusti orizzonti del mio essere, di

questo niente che tende le sue mani vuote per rice-

vere le poche spighe che scivolano dal carro

dell’eterna misericordia. E diceva loro: “Il sabato è

stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!

Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del saba-

to”. Dio passa nel cuore e non nella testa, passa

nel mio deserto, non nell’oasi delle umane perfezio-

ni.

don Luciano

Meditiamo la Parola

Nel mio deserto

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Spiga di grano

Ti rendiamo grazie,

Signore Gesù, per il

dono di ogni tuo passaggio

che ci sospinge innanzi

sulla via della pienezza,

grazie per ogni

spiga di grano, condivisa

in libertà, e ancora grazie

per ogni grande e piccolo

esodo, che sconvolge

le nostre certezze

vacillanti: grazie per

ogni Pasqua.

Amen

Preghiamo la Parola

Page 17: Non di Solo Pane n°718 - 12 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 718­ Tempo Ordinario ­ pagina 17

«Non lamentarti contro la soffe-

renza: ascolta piuttosto la sua vo-

ce, perché è voce di Dio». Eliu

Eliu non si presenta solo come il

difensore di Dio ma ha anche

l’ambizione di porsi come arbi-

tro tra Dio e Giobbe; il giovane

teologo si pone al di sopra di

Elifaz, di Bildad e di Zofar: do-

ve hanno fallito loro riuscirà lui.

Dotato di buona dialettica, sen-

za troppi giri di parole, Eliu e-

spone la sua tesi: il dolore è

uno strumento di Dio, attraver-

so la sofferenza Egli si rivela

all’uomo. Ascoltiamo con atten-

zione le sue parole: «Perché ti

lamenti di lui, se non risponde

ad ogni tua parola? Dio parla in

un modo o in un altro, ma non

si fa attenzione. Parla nel so-

gno, visione notturna, quando

cade il sopore sugli uomini e si

addormentano sul loro giaci-

glio; apre allora l'orecchio degli

uomini e con apparizioni li spa-

venta, per distogliere l'uomo

dal male e tenerlo lontano

dall'orgoglio, per preser-

varne l'anima dalla fossa

e la sua vita dalla morte

violenta. Lo corregge con

il dolore nel suo letto e

con la tortura continua

delle ossa; quando il suo

senso ha nausea del pane,

il suo appetito del cibo

squisito; quando la sua carne

si consuma a vista d'occhio e le

ossa, che non si vedevano pri-

ma, spuntano fuori, quando

egli si avvicina alla fossa e la

sua vita alla dimora dei mor-

ti».

Non ci sono dubbi: per Eliu la

sofferenza, anche quella estre-

ma, è un teofania, una rivela-

zione di Dio. La sofferenza i-

noltre, secondo Eliu, ha un a-

spetto pedagogico: Dio se ne

serve per correggere, purifica-

re e guidare l’uomo. Il giovane

teologo propugna una tesi che

ha attraversato tutta la tradi-

zione ebraica prima e quella

cristiana poi: il valore salvifico

della sofferenza; Dio non libe-

ra dal male, ma salva mediate

il male.

Il monologo di Eliu non può

soddisfare le attese di Giobbe,

ne di coloro che abitano nelle

case di fango, tra i rifiuti o nei

deserti esistenziali; tra i dirupi

dell’umana sofferenza non c’è

spazio per argomentazioni ari-

de e distanti dall’uomo, per

una teologia fine a se stessa e

ripiegata nei propri schemi. Se

da un lato la sofferenza può

avvicinare a Dio, essere l’inizio

di un cambiamento radicale di

vita, dall’altro può diventare

un punto di non ritorno, di un

definitivo allontanamento

dall’esperienza religiosa e di

fede. Troppo enigmatico

l’umano soffrire, un processo

pedagogico dagli esiti impreve-

dibili e spesso ingiustificati.

Il giusto perché dovrebbe esse-

re corretto? Un bambino con

una malformazione congenita

perché dovrebbe essere purifi-

cato da degli errori che non ha

commesso? La sofferenza fine

a se stessa non ci rivela Dio ma

scivola nel non senso, nella

negazione di un Dio buono e

appassionato dell’uomo. Le

croci senza un Crocefisso sono

disumane, non possono diven-

tare strumento di redenzione.

Nel letamaio di Giobbe ci sono

solo croci, non c’è ancora il

sangue che redime e che sal-

va.

Eliu non ci convince: ricono-

sciamo i suoi sforzi ma

l’atteggiamento di fondo è

troppo lontano da Giobbe, lo

tratta come “un caso” da risol-

vere, un problema di cui discu-

tere. Troppo poco per Giobbe,

per i suoi e nostri interrogati-

vi.

Il libro di Giobbe

Troppo enigmatico l’umano soffrire

di don Luciano Vitton Mea

Pagine bibliche: il Libro di Giobbe/7 Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Page 18: Non di Solo Pane n°718 - 12 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 718 ­ pagina 18

Sabato 18

Luglio

III Settimana del Salterio

XV Tempo Ordinario

Il mondo non ha più fascini per me. Voglio essere

tutto e solo di Dio, penetrato dalla sua luce, splen-dente della carità verso la Chiesa e le anime.

Simone da Lipnica, sa­

c er d o t e p r o f e s s o

dell’Ordine dei Frati

Minori, fu predicatore e

grande devoto del nome

di Gesù. Trovò la morte

nel curare gli appestati.

Ricevette la conferma

di culto da parte della

Santa Sede il 24 febbra­

io 1685, ma solo il 19

dicembre 2005 sono

state riconosciute le

sue virtù eroiche. Be­

nedetto XVI lo ha

canonizzato il 3 giu­

gno 2007. A Cracovia

in Polonia, beato Si­

mone da Lipnica, sa­

cerdote dell’Ordine

dei Minori, che fu

insigne per la predica­

zione e la devozione

verso il nome di Gesù

e, mosso dalla carità a

provvedere alla cura

dei malati di peste mo­

ribondi, trovò egli stes­

so fra loro la morte.

Il Santo del giorno: Simone da Lipnica

Brano Evangelico: Mt 12,14­21

Contemplo: Nel suo nome sperano le nazioni (cf Mt 12,21)

Gesù Cristo è la vera luce, il Sole sorto sulle tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno di luci vicine, di persone che donano luce traendola dalla sua luce e offrono orientamento per il nostro cammino. E quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza, lei che con il suo «sì» aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo, lei in cui Dio si fece carne, divenne uno di noi (cf Gv 1,14), piantò la sua tenda in mezzo a noi? (Benedetto XVI).

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo

morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed

egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che

era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Ecco il mio servo, che io ho

scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio

spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né

griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già in­

crinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la

giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni».

Page 19: Non di Solo Pane n°718 - 12 Luglio 2015

Non di solo pane ­ Numero 718­ Tempo Ordinario ­ pagina 19

Agisci

... A volte non ci ac­

corgiamo che, quando

parliamo male di una per­

sona o non la trattiamo

con amore, facciamo del

male a Gesù stesso che

vive in lei come in ognuno di noi. Og­gi mi propongo di usare delicatezza e

benevolenza verso gli altri.

Fugge i farisei che lo vogliono morto. Non vuole

lo scontro, non aizza i suoi discepoli, comunque

fedeli e determinati, a difenderlo con la violen-

za. Non vuole nemmeno sollevare le folle sfrut-

tando la sua notorietà e i miracoli che ha com-

piuto: chiede ai guariti di tacere, di nascondere i

prodigi. Giustamente Matteo evangelista cita un

brano di Isaia: Gesù interpreta correttamente un

messianismo dimesso, compassionevole, miseri-

cordioso, che sa aspettare. Non valuta le conse-

guenze che ne possono scaturire: sarà la violen-

za ottusa degli uomini di religione ad ucciderlo.

Ma lui non contraddirà mai la sua visione pacifi-

cata di Dio. E noi, suoi discepoli, come ci com-

portiamo? Sempre arroccati sulle difensive, a

volte ho paura che nella nostra inutile severità

spezziamo tante canne fragili e spegniamo mille

lumini fumiganti... Corriamo il rischio, per difen-

dere il vangelo, di ergerci a paladini inflessibili,

dimenticando l'esempio che il Maestro ci ha do-

nato: difendendo la verità non ha mai offeso o

umiliato chi non l'aveva ancora scoperta. Impa-

riamo dal Signore, allora, ad avere pazienza, ad

essere misericordiosi come lui è stato.

P. C.

Meditiamo la Parola

Difendendo la verità Meditazione a cura della redazione

Sapersi viandanti

«Camminando...

si apre il cammino»

e si rinsalda

la nostra umanità,

si coltiva l'umiltà

del sapersi viandanti,

la comune speranza

delle mete ancora

da raggiungere

e la consapevolezza

del tratto già percorso...

e tu, Signore,

sempre con noi,

nostro bastone,

nostra forza, nostra via.

Grazie, Signore Gesù!

Amen

Preghiamo la Parola

Page 20: Non di Solo Pane n°718 - 12 Luglio 2015

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 718

Domenica 12 Luglio 2015

Chiuso il 7 Luglio 2015

Numero copie 1400

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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