Non di Solo Pane n°713 - 7 Giugno 2015
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Transcript of Non di Solo Pane n°713 - 7 Giugno 2015
PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 713
Domenica 7 Giugno 2015
Tempo Ordinario
Itinerario quotidiano di preghiera
«Prendete, questo è il mio corpo».
Non di solo pane - Numero 713 - Tempo Ordinario - pagina 2
Giugno 2015
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giorna-
ta. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le paro-
le, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione
con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che conti-
nua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvez-
za del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato
Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affin-
ché io possa essere testimone del tuo amore.
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,
prego specialmente per le intenzioni che il Santo
Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli
in questo mese
Intenzione del Santo Padre
Perché i migranti e i rifugiati trovino accoglienza e
siano trattati con rispetto nei Paesi nei quali giungono.
Intenzione missionaria
Perché l'incontro personale con Gesù susciti in molti
giovani il desiderio di offrirgli la propria esistenza nel
sacerdozio o nella vita consacrata.
Intenzione dei vescovi
Perché venga annunciato il cuore del messaggio cri-
stiano, piuttosto che alcuni aspetti dottrinali e morali.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e
nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.latracciameditazioni.it
Non di solo pane - Numero 713 - pagina 3
Domenica 7
Giugno
II Settimana del Salterio
Corpus Domini
“Ecco l’errore: «Ognuno cerca la sua propria sal-vezza, non la salvezza di tutti, la salvezza del po-
polo». Eppure «Gesù ha salvato ognuno, ma in un popolo, in una Chiesa”.
Anna di san Bartolo-meo (Garcia) nacque ad Almendral (Avila, in Spagna) nel 1549. Di famiglia umile, vis-se la sua adolescenza lavorando i campi. A 21 anni, nel 1570, en-trò nel monastero delle Carmelitane Scalze di San Giuseppe d'Avila come prima conversa all'interno della rifor-ma dell'ordine promos-
sa dalla celebre conter-ranea Teresa. Anna ne divenne l'assistente e grazie a lei imparò a scrivere. Fu vicina alla santa fino alla morte di questa (il 4 ottobre 1582), che spirò tra le sue braccia. Proseguì la sua vita conventuale ad Avila, a Madrid e ad Ocana. Nel 1604 si trasferì in Francia ed iniziò la riforma
dell'Ordine, diventan-do priora di Pontoise e Tours. Nel 1611 andò a Parigi ma si trasferì subito in Fiandra e in Belgio, prima a Mons e poi ad Anversa dove fondò un monastero. Qui morì nel 1626. È stata beatificata da Be-nedetto XV il 6 mag-gio 1917.
Il santo del Giorno: Beata Anna di San Bartolomeo
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incon-tro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Brano Evangelico: Mc 14, 12-16.22-26
Contemplo: Prendete, questo è il mio corpo (Mc 14,22)
L'Eucaristia (ringraziamento) è l'unico sacrificio gradito a Dio, perché offerto dall'unico e perfetto sacerdote, Cristo Gesù. I bambini si mera-vigliano del «come» può stare Gesù «dentro» il pane, ma poi imparano che tutti gli uomini sono «dentro» il cuore di Gesù, che è il «Sommo Sacerdote dei beni futuri, il santuario più grande e più perfetto, non costruito da mano d'uomo, cioè non appartenente a questa creazio-ne» (cf Eb 9,11). Gesù è la vera «comunione» di amore con Dio e con gli uomini.
Non di solo pane - Numero 713 - Tempo Ordinario - pagina 4
P a g i n e b i b l i c h e
Non ci sono dubbi: anche
Gesù, durante la sua vita
terrena, ha pianto, ha prova-
to dentro di se l’angoscia e
la paura che accompagnano
ogni forma di dolore.
Ha pianto di fronte al sepol-
cro dell’amico Lazzaro, si è
commosso per la figlia della
vedova di Nain, piange am-
mirando la città di Gerusa-
lemme e pensando alla sua
distruzione. Egli è Colui che
condivide il dolore, le lacri-
me con coloro che piango-
no.
Gesù ascolta ancora oggi il
grido di disperazione di tanti
poveri costretti a elemosina-
re un avanzo tra i cumuli di
rifiuti che si trovano nelle
periferie delle grandi città;
asciuga le lacrime di tante
mamme che piangono i loro
bambini stroncati dalla fame
o i propri mariti dilaniati da
una mina anti uomo mentre
lavoravano nei campi o racco-
glievano un po' di legna. La
violenza, l’avidità, l’egoismo,
con tutti i mali che essi com-
portano, hanno reso falso il
mondo e coloro che vi abitano
e recano dolore al Figlio di
Dio.
Possono sembrare strane
queste considerazioni oggi
che celebriamo la festa del
Corpus Domini, il mistero di
una presenza, di Gesù che,
nel nascondimento, rimane e
rimarrà sempre presente nel-
la storia e nella vita degli uomi-
ni. Ma il mistero Eucaristico lo
si comprende meglio partendo
dagli occhi velati di lacrime.
Il pane che scende dal cielo è
impastato con il sudore e i se-
gni della sofferenza umana, il
vino mescolato con poche goc-
ce d’acqua diventa il vero san-
gue di Gesù perché sgorga da
un costato trafitto dall’umana
cattiveria. Il Sacrificio di Cri-
sto, il suo Memoriale continua
a perpetuarsi tra i sassi e la
polvere dei “Golgota” di ieri e
di oggi; finché ci sarà una lacri-
ma, un tradito, un abbandona-
to, un reo continuerà a perpe-
tuarsi il Sacrificio dell’Altare.
Nell’eucarestia si incontrarono
e si fondono l’amore di Dio e il
mistero della sofferenza uma-
na, le lacrime di coloro che
giacciono, come Giobbe, su un
mucchio di letame e la luce
della risurrezione che terge
ogni debolezza e riveste di una
candida veste il lutto della
morte. Nell’Eucarestia c’è tut-
ta la vita di Gesù “fatta di paro-
le vere come le beatitudini e le
parabole, di gesti buoni come
le guarigioni dei malati e la
liberazione degli indemoniati”;
c’è la certezza che la potenza
della morte è stata vinta dalla
debolezza di un Dio che ha o-
sato sedersi sui letamai dei
“Giobbe” di sempre.
L’Eucarestia è tutta la vita
di Gesù Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane - Numero 713 - Tempo Ordinario - pagina 5
P a g i n e b i b l i c h e
Contemplazio:
Vivere la Messa
Vivere la messa. L'espressione è
diventata oramai un luogo co-
mune. Ma non basta mai: spe-
cialmente in un periodo come il nostro, in cui il
cristianesimo è sottoposto a un lavoro di essen
zializzazione, in cui è diminuita ogni struttura e
aiuto dall'esterno, è più che mai urgente l'insisten-
za su queste idee 'essenziali'. E urge insegnare in
che modo concretamente l'eucaristia possa e deb-
ba essere calata nella vita di ogni giorno, in che
modo possa e debba davvero diventare quella luce
che dà spiegazione e significato alle vicende uma-
ne.
Chi non ha nulla da offrire-soffrire, non può
`partecipare' all'eucaristia: Cristo soffre e si immo-
la, anche noi dobbiamo soffrire-immolarci con lui.
E questi sentimenti vittimali sono l'anima della
messa. Come si può applicare alla vita questa dot-
trina? Con un metodo molto semplice: spesso le
nostre giornate lavorative sono piene di croci: il
freddo, il caldo, la stanchezza; contrattempi, in-
successi, incomprensioni; malattie, noie, solitudi-
ni; scoraggiamenti, depressioni, angosce: si tratta
di un materiale preziosissimo da offrirsi durante la
messa, che — per dirla con il concilio di Trento —
dai dolori di Cristo assume valore, da Cristo è of-
ferto al Padre e per amore della passione di Cristo
è accettato dal Padre. Saper accettare paziente-
mente la vita, è vivere il sacrificio della messa.
(A. DAGNINO, La vita cristiana o il mistero pasquale del Cristo mistico, Cinisello
B. 1988', 509-511; 534-539, passim).
Signore Gesù,
il tuo cuore divino è
dilatato oltre i limiti
del tempo e della storia,
persino oltre la vita
e oltre la morte.
Il tuo cuore di uomo
ha vissuto, in tutto ciò che
è buono, ciò che anche
noi viviamo e sentiamo.
Sia il tuo cuore a richiamare
il nostro, ad animarlo,
a vivificarlo e a battere
il ritmo della nostra vita,
di ogni nostra scelta,
di ogni nostro gesto
capace di rendere grazie.
Amen
Preghiamo la Parola
Non di solo pane - Numero 713 - pagina 6
Lunedì 8
Giugno
II Settimana del Salterio
X Tempo Ordinario
Il Santo del giorno: San Armando da Zierikzee
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinaro-no a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vo-stra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».
Brano Evangelico: Mt 5, 1-12
Già famoso per diversi
titoli, Armando stupiva
per il suo attaccamento
all'umile vita comune,
che lo portava a rifiuta-
re persino i privilegi
concessi comunemente
ai “lettori”. Negli ultimi
anni della sua vita, Ar-
mando fu afflitto dalla
podagra e dalla chira-
gra, e fu pertanto co-
stretto a dettare peno-
samente le ultime sue
opere a uno scriba.
Morì nel convento di
Lovanio, nel 1524
secondo l'epitafio, nel
1534 secondo alcuni
autori che fondano le
asserzioni sul titolo
della sua cronaca. E'
ricordato, come bea-
to, l'8 giugno nel
Martirologio France-
scano.
Contemplo: Beati i poveri in spirito (Mt 5,3)
Gesù conosceva la Bibbia fin dalla più tenera infanzia. Inizia il suo «Discorso sul monte» con il genere letterario delle beatitudini. Matteo e Luca danno una versione diversa delle beatitudini. Invece di cercare la versione originale delle beatitudini di Gesù, possiamo pensare che in circostanze diverse le abbia pro-nunciate in diverse forme espressive. «La beatitudine è l'insieme dei beni» dice san Gregorio di Nissa. L'uomo creato a immagine di Dio è felice perché partecipa alla gioia di Dio.
“Chiediamo allo Spirito Santo la grazia di fare
scelte concrete nella nostra vita secondo la logica di Gesù e del suo Vangelo”.
Non di solo pane - Numero 713 - Tempo Ordinario - pagina 7
Il Vangelo di oggi riporta la straordinaria pagina del-
le beatitudini. Questo seguito di annunci che comin-
ciano tutti con la stessa parola: beati? o meglio ?
felici? ha avuto sempre il potere di toccare nel pro-
fondo il cuore dell’uomo, proprio perché la felicità
rimane la nostra aspirazione più profonda e la no-
stra delusione più amara, non potendola completa-
mente raggiungere la desidera ardentemente. Ma
proprio con le beatitudini Gesù ci fa comprendere
che questa felicità comincia quaggiù. Dio non atten-
de lo stato celeste per donarsi all’uomo. Offre già il
suo amore a coloro che vivono sulla terra. La prima
verità che bisogna cogliere dalle beatitudini è che
la felicità discende da Dio; non vi è altra sorgente di
felicità. Noi non avremmo certo sottoscritto nessu-
na delle beatitudini così come ci sono state propo-
ste. Semmai avremmo suggerito, con un po’ di pre-
sunzione, che, per essere felici, occorrono diverse
cose e subito. Altro che povertà. Afflizioni, persecu-
zioni, misericordia, mitezza in un mondo di violen-
za! Eppure le beatitudini sono un’autobiografia di
Gesù, l’uomo della pace. Chi lo segue su questa
strada, pone i segni del mondo nuovo che egli è ve-
nuto a inaugurare. Ma non è una nuova legge. E’ il
cuore nuovo, promesso dai profeti. Proclamando le
vere beatitudini, egli attira l’attenzione sulla vanità
delle false beatitudini e invita l’umanità a riflettere
sul genere di felicità che persegue. La felicità che
infonde Gesù non danneggia nessuno, tutt’altro. E’
una forza dall’alto che carica di significato e di luce
la già angustiata vita umana. Nella misura in cui ci
apriamo alla grazia, possiamo comprendere il senso
delle beatitudini, enunciate da Gesù e viverle in
unione con lui.
meditazione
Immagine velata Meditazione a cura della Redazione
Agisci
Oggi, nella mia pausa contemplativa, sosterò a "gustare" la certezza di questa presenza nel
"qui e ora". Poi, lungo il giorno, du-rante il lavoro o il mio andare solle-cito per la strada o il mio riposare, proverò a richiamarla con un breve ma intenso sguardo rivolto al Signo-re.
Signore Gesù,
ti rendiamo grazie
per il mistero del tuo cuore
che si fa per noi ancora più
tangibile dolce
attraverso il cuore
di tua madre, Maria.
Concedici di crescere
nell'intelligenza del cuore
per essere capaci
di vero amore.
Amen
Preghiamo la Parola
Non di solo pane - Numero 713 - pagina 8
Martedì 9
Giugno
II Settimana del Salterio
X Tempo Ordinario
“Le tre lingue che una persona matura e deve saper parlare, la lingua della mente, del cuore e delle mani:
pensare quello che senti, sentire bene quello che pensi e fare bene quello che pensi e senti”.
Martirologio Roma-no: Sant’Efrem, dia-cono e dottore della Chiesa, che dapprima in patria a Nisibi e-sercitò il ministero della predicazione e dell’ insegnamento della sacra dottrina, poi, rifugiatosi a E-dessa nell’Osroene con i suoi discepoli dopo l’invasione di Nisibi da parte dei
Persiani, pose le fondamenta di una scuola teologica. Esercitò il suo mini-stero con la parola e con gli scritti e riful-se a tal punto per austerità di vita e dottrina da meritare per l’eleganza degli inni da lui composti l’appellativo di cetra dello Spirito Santo.
Etimologia: Efrem = che porta frutto, ferti-le.
Il Santo del giorno: Sant’ Efrem
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della ter-
ra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A
null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi
siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra
un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma
sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così ri-
splenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre ope-
re buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Brano Evangelico: Mt 5, 13-16
Contemplo: Voi siete il sale della terra (Mt 5,13)
Ciò che colpisce nelle parole di Gesù è l'autorità con cui parla. È l'esat-tezza delle immagini che usa. Il tono non è quello di un interprete della «Legge», ma di chi conosce la volontà di Dio. Le esigenze poste da Gesù superano quelle degli scribi e dei dottori di Legge. Gesù compie la Legge e la supera. «Compiere» significa perfezionare. «Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo»: impariamo a far risplen-dere la luce di Cristo davanti agli uomini.
Non di solo pane - Numero 713 - Tempo Ordinario - pagina 9
Anche se la minestra non è il mio piatto preferito, devo ammettere che può essere buona con un pizzico di sale. Senza non ha gusto, è solo qual-cosa che scivola. Essere sale ci richiama a vive-re quell'umiltà di chi sta bene con se stesso, ma sceglie di aprirsi agli altri, a chi ha più bisogno, e lo fa per la gioia di dare. Col titolo di "Umiltà" Er-nesto Olivero ci racconta una sua esperienza: "L'Arsenale della Pace era ancora un rudere, ma eravamo in tanti a sporcarci le mani. Ci trovava-mo dopo il lavoro, invitavamo gli amici, chiunque
potesse aiutarci. Un sabato mattina, arrivò an-che un anziano distinto. Su due piedi non sape-vo cosa fargli fare, ma aveva volontà ed entusia-smo incredibili. Pensai a dei travetti di legno dai quali si dovevano togliere vecchi chiodi. E così fece per diverse volte. Senza mai dirci chi fosse. Lo scoprii solo più avanti quando, di fronte a un problema di progettazione dei locali della nuova chiesa, quell'anziano si fece avanti e disse: «Se volete, sono un ingegnere!». Scoprii così di ave-
re davanti Giulio Pizzetti, un docente di fama del Politecnico di Torino, che aveva insegnato nelle università di mezzo mondo. Senza saperlo ave-vo incrociato la vita e il desiderio di restituire di un numero uno. Giulio Pizzetti dimostrò con l'e-sempio cos'è l'umiltà: la scelta dell'intelligenza di far posto agli altri, dare non per dovere né per mostrarsi, ma per senso di giustizia. Giulio mi ha insegnato che pulire i gabinetti e parlare alle Na-zioni Unite sono la stessa cosa. Contano le moti-vazioni, il tuo modo di vedere la vita, la volontà
di fare tutto con amore. Dare il massimo, senza montarsi la testa, per dire a se stessi e al proprio cuore: «Ho fatto semplicemente il mio dovere. Fatto con piacere»". E ce ne sono tanti come Giulio Pizzetti. Ve l'assicuro!
meditazione
Con piacere Meditazione di Fiorella Elmetti
Signore Gesù,
ti rendiamo grazie
perché non cessi d'insegnarci
come affrontare le tempeste
che agitano la nostra vita
e la storia degli uomini,
nostri fratelli.
Con lo sguardo del cuore
fisso su di te, sapremo
abbandonare ciò che rende
greve la nostra barca,
rafforzeremo la nostra fiducia,
sapremo sciogliere le vele
e sentiremo forte la certezza
che con te, qualunque cosa
accada, qualunque bufera
ci insidi, siamo al sicuro,
siamo al riparo,
siamo già in porto.
Amen
Agisci
Oggi, nel mio rientro al cuore, sosterò a considerare le manife-stazioni dell'amore del Padre nella mia vita, a cominciare dalla generosità del suo perdo-no. Confronterò quindi il mio
agire con il suo, evocando situazioni concre-te. Mi chiederò: come posso "far sorgere il sole" su questa situazione, con questa perso-na?
Preghiamo la Parola
Non di solo pane - Numero 713 - Tempo Ordinario - pagina 10
P a g i n e b i b l i c h e
Il Libro di Giobbe è una perla
preziosa incastonata nel ra-
dioso diadema della Parola di
Dio. E’ uno dei libri più belli
e, ahimè, mene conosciuti
dell’Antico Testamento.
Per comprendere la bellezza
di Giobbe dobbiamo andare
oltre lo stereotipo dello
“sfigato” che accetta pazien-
temente le disgrazie e le sof-
ferenze che lo hanno colpito
improvvisamente tra “capo e
collo”. L’autore di questo me-
raviglioso capolavoro osa ciò
che nessun altro autore sacro
ha mai immaginato di osare:
mettere sotto accusa Dio stes-
so. Si, Giobbe fa proprio que-
sto! Ha l’ardire di processare
Dio, di chiedergli conto della
sofferenza innocente che dai
cumuli di cenere della storia
umana si leva straziante verso
il cielo. Giobbe vuole capire,
affronta Dio ponendogli dei
perché, delle domante al limi-
te del blasfemo ma profonde
come i fondali degli oceani.
Giobbe ama Dio e proprio per
questo non si accontenta del-
le spiegazione dei teologi del
suo tempo, di coloro che di-
fendono Dio ad oltranza tra-
dendo così le aspettative di
chi è seduto sui letamai
dell’umana sofferenza. Dio
non ha bisogno di chi lo difen-
de ma di essere liberato dalle
prigioni concettuali dove
spesso viene rinchiuso. Com’è
vero Giobbe: maledice il gior-
no in cui è nato, dichiara la
propria innocenza, difende le
proprie ragioni permettendo
così a Dio di rivelarsi, di usci-
re dagli stereotipi di ieri e di
oggi.
Giobbe ci insegna a non esse-
re banali di fronte alle lacri-
me degli uomini, a prendere
sul serio le piaghe purulenti di
chi giace su un cumulo di le-
tame. Di fronte a un malato
di cancro, a una mamma che
ha perso il proprio bambino,
a una donna o a un uomo tra-
diti e abbandonati non prossimo
accontentarci di un “non cade
foglia che Dio non voglia; ti ricor-
derò nelle mie preghiere”.
Ogni risposta superficiale di fron-
te all’umano soffrire diventa be-
stemmia, raggiunge il limite della
blasfemia. L’uomo piagato non
ha bisogno di una “pacca sulle
spalle”, di vaghe promesse, di
un’eternità disincarnata dal lento
claudicare di questa vita terrena.
Anche l’uomo che striscia tra gli
immondezzai ha il diritto di ave-
re una risposta, di trovare un
senso a ciò che umanamente ap-
pare come mera ingiustizia.
Giobbe prende Dio per il bavero
e lo scaraventa tra i lazzaretti di
questo mondo, pretende di capi-
re e di comprendere, vuole delle
spiegazioni.
Mentre i teologi del suo tempo,
rappresentati dai petulanti amici
che lo vengono a consolare, di-
fendono Dio mascherandolo con i
tratti tenebrosi di colui che casti-
ga le colpe degli uomini, Giobbe,
processando l’Improcessabile,
permette all’Accusato di difen-
dersi, di prendere con autorevo-
lezza la Parola, di riappropriarsi
della sua sovranità.
Il libro di Giobbe
Osare l’inosabile di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane - Numero 713 - pagina 11
X Tempo Ordinario
"La famiglia e la scuola non vanno mai contrappo-ste. Sono complementari, e dunque è importante che collaborino, nel rispetto reciproco".
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Leg-ge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà con-siderato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li inse-gnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Brano Evangelico: Mt 5, 17-19
Figlio si S. Una, fu
battezzato da S. Deo-
dato, vescovo, fonda-
tore di St Diè. Quando
poi i discepoli di que-
sto santo fondarono il
monastero di Eber-
sheim, Deodato fu tra
i primi monaci.
Le sue reliquie erano
in antico portate pro-
cessionalmente insie-
me con quelle del
vescovo San Deo-
dato nel giorno del-
la festa di quest'ulti-
mo. Viene sempre
commemorato in-
sieme con la madre,
S. Una, e non è im-
probabile che si
tratti di uno sdop-
piamento del santo
vescovo, il cui culto
infatti si trova sempre
in relazione con quel-
lo di S. Una. Gli scrit-
tori locali, però, lo
menzionano sempre
con il titolo di santo;
la festa ricorre il 10
giugno.
Contemplo: Sono venuto a dare compimento (cf Mi 5,17)
Gesù non è venuto a sconfiggere, a distruggere, a condannare, a fare piazza pulita o carta straccia dei vecchi e santi Libri. Sì, è venuto a fare piazza pulita dei nostri peccati, dei nostri modi di agire e di parlare, rinnovando, ricostruendo l'Antica Alleanza, facendola capire e spie-gandola con il segno della Croce, con il segno del suo amore per gli uomini. Con Gesù gli antichi e santi Libri ritrovano il loro significato, e nelle antiche preghiere (i Salmi) noi possiamo trovare in ogni verset-to la preghiera di Gesù.
Il Santo del giorno: San Deodato
Mercoledì 10
Giugno
II Settimana del Salterio
Non di solo pane - Numero 713 - Tempo Ordinario - pagina 12
Crea una certa confusione l'affermazione
di Gesù. Egli dice chiaramente di non es-
sere venuto ad abolire una virgola della
Legge ma, leggendo il vangelo, vediamo
che molto spesso Gesù contraddice le af-
fermazioni dei dottori della Legge e mette
in discussione i loro precetti. Bisogna ca-
pirsi, allora. I precetti derivanti dalla To-
rah, dalla legge scritta di Mosè, si erano
rivelati insufficienti, secondo i rabbini, e
si prestavano a troppe interpretazioni.
Con una certa disinvoltura, allora, a parti-
re dal V secolo, si aggiunsero una enorme
quantità di minuziose prescrizioni, oltre
seicento, chiamate "legge orale" ma pro-
poste come leggi derivanti da Mosè. Que-
ste leggi, molto spesso, non erano altro
che tradizioni umane innalzate al rango di
precetti. Contro questa confusione Gesù si
scaglia: non mette mai in discussione la
Torah ma non esita a correggere le norme
della legge orale, confrontandole esatta-
mente con l'essenziale. Non è un anarchi-
co, Gesù, ma non vuole in alcun modo che
il prezioso tesoro della Parola di Dio sia
confuso con le interpretazioni, spesso ap-
prossimative, che ne fanno gli uomini.
meditazione
Bisogna capirsi A cura della redazione
Signore Gesù,
la tua parola
richiama al cuore
tutti gli esodi della
nostra storia e della
storia degli uomini:
la sofferenza di lasciare
ogni certezza e ogni segmento
di vita, costruito con
amore per vivere, insieme,
la comune esperienza
di una provvisorietà
che pota e matura in te.
Per la tua presenza grazie,
oggi e sempre, Signore!
Amen
Agisci
Ripetere al cuore "Abbà, Padre" sia dun-que, oggi più che mai, in preghiera, amore ac-colto ma anche amore
donato. E nel mio rientro al cuore chiederò luce di Spirito Santo perché possa lasciarmi avvolgere dall'Amo-re divino, a cui mi concederò con generosità e fiducia, nello slancio di una fede limpida.
Preghiamo la Parola
Non di solo pane - Numero 713 - pagina 13
Giovedì 11
Giugno
II Settimana del Salterio
X Tempo Ordinario
“La santità richiede il donarsi con sacrificio ogni
giorno; per questo il matrimonio è una via maestra
per diventare santi”.
Martirologio Roma-
no: Memoria di san
Barnaba, Apostolo,
che, uomo mite e col-
mo di Spirito Santo e
di fede, fu annoverato
tra i primi fedeli di
Gerusalemme. Predicò
il Vangelo ad Antio-
chia e introdusse Sau-
lo di Tarso da poco
convertito nel nove-
ro dei fratelli, ac-
compagnandolo pu-
re nel suo primo
v i a g g i o p e r
l’evangelizzazione
dell’Asia; partecipò
poi al Concilio di
Gerusalemme e,
f a t t o r i t o r n o
all’isola di Cipro,
sua patria di origine,
vi diffuse il Vangelo.
Etimologia: Barnaba
= figlio di consola-
zione, dall'arameo.
Il Santo del giorno: San Barnaba
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate,
dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i
morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete rice-
vuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle
vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né basto-
ne, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o
villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non
sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne
è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra
pace ritorni a voi».
Brano Evangelico: Mt 10, 7-13
Contemplo: Strada facendo, predicate (Mt 10,7)
Cristo chiama i suoi discepoli «sale della terra», perché danno gusto con la sapienza divina ai cuori degli uomini resi insipidi dal maligno. Li chiama anche «luce del mondo», perché, illuminati da lui, luce vera ed eterna, sono diventati luce che illumina le tenebre. Egli è il Sole di giustizia e chiama «luce del mondo» i suoi discepoli, perché per mezzo loro illumina tutta la terra con la luce della sua conoscenza (Cromazio di Aquileia).
Non di solo pane - Numero 713 - Tempo Ordinario - pagina 14
Agisci
Signore Dio, insegnami a non disprezzare nessuno dei tuoi comandamenti, neppure quelli che sem-brano di poca importanza. Ma liberami anche da
qualsiasi forma di legalismo, perché non sull'osservanza della legge, ma sulla qualità del nostro amore saremo giudi-cati prima di entrare nel regno dei cieli per sempre".
Una delle cose più tristi che ho constatato è che
ci sono cristiani che sanno fare il bene, ma non
collaborano con altri. Hanno grandi capacità, ma
attirano troppo l'attenzione su di sè, quasi fosse-ro delle prime donne. È una tentazione subdola,
che si vince con la preghiera e il sacrificio, ma si
deve vegliare molto. Non è stato così certamen-te per san Barnaba che oggi ricordiamo. Tra le
sue pagine di vita più belle si racconta che
"L’ebreo Giuseppe nativo di Cipro si fa cristiano,
vende un suo campo e consegna il ricavato "ai piedi degli apostoli", in Gerusalemme. Così lo
incontriamo, presentato dagli Atti degli Apostoli,
con questo gesto di conversione radicale. La Chiesa neonata impara presto a onorarlo col so-
prannome di Barnaba, ossia “figlio
dell’esortazione”. E la sua autorità cresce. Un giorno i cristiani di Gerusalemme sono sottoso-
pra perché in città è tornato Saulo di Tarso, già
persecutore spietato. Dicono che ora sia cristia-
no, ma chi si fida? Ed ecco che Barnaba, preso Saulo con sé, "lo presentò agli apostoli", dicono
gli Atti, garantendo per lui. Basta la sua parola:
Saulo, che poi si chiamerà Paolo, "poté stare con loro". Qualche tempo dopo arriva la notizia che
ad Antiochia di Siria si fanno cristiani anche dei
non ebrei: novità mai vista. La Chiesa di Gerusa-lemme "mandò Barnaba ad Antiochia"; è l’uomo
delle emergenze. E ad Antiochia capisce subito:
"Vide la grazia del Signore e si rallegrò". Nessuna
incertezza, nessun “vedremo”, “concerteremo”: subito egli invita "tutti a perseverare con cuore
risoluto nel Signore". Risoluto lui per primo, por-
ta Paolo da Tarso ad Antiochia, predicano insie-me, poi insieme portano soccorsi ai cristiani di
Gerusalemme affamati da una carestia".
Meditiamo la Parola
"Vide la grazia del Signore e si rallegrò"
Meditazione di Fiorella Elmetti
Signore Gesù,
il criterio che muove
le nostre scelte è ancora
e troppo spesso
la nostra presunta
autosufficienza, un'autonomia
illusoria, un «meglio»
che non ha l'anima
del tuo amore.
Noi «non ci rendiamo conto»:
aiutaci a rinnovare
continuamente l'esodo
che ci porta lontano
dalle nostre false certezze
e sempre più vicino
al nostro cuore e,
soprattutto, al tuo.
Grazie, Signore!
Amen
Preghiamo la Parola
Non di solo pane - Numero 713 - Tempo Ordinario - pagina 15
Venerdì 12
Giugno
II Settimana del Salterio
X Tempo Ordinario
“Unti con olio di gioia per ungere con olio di gioia. La
gioia sacerdotale del sacerdote ha la sua fonte
nell’Amore del Padre, e il Signore desidera che la gioia
di questo Amore «sia in noi» e «sia piena»”.
Memoria mariana di
origine devozionale,
istituita da Pio XII,
l'odierna celebrazio-
ne ci invita a medita-
re sul mistero di Cri-
sto e della Vergine
nella sua interiorità e
profondità. Maria,
che custodisce le pa-
role ed i fatti del Si-
gnore meditandoli
nel suo cuore (Lc
2,19), è dimora dello
Spirito Santo, sede
della sapienza (Lc
1,35), immagine e
modello della Chiesa
che ascolta e testimo-
nia il messaggio del
Signore (cfr Lc
11,28).
Il Santo del giorno: Cuore Immacolato di Gesù
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla
croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero
a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero
dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati cro-
cifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non
gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco,
e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua te-
stimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo
infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun
osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a
colui che hanno trafitto».
Brano Evangelico: Gv 19, 31-37
Contemplo: Cristo abiti nei vostri cuori (Ef 3,17)
Signore Gesù, tu che hai detto: «Andate a imparare cosa vuol dire: "Misericordia io voglio e non sacrifici". Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,13) e hai anche detto: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29), noi ti preghiamo con le parole del Venerabile Paolo VI: «Aiutaci ad ottenere un cuore grande e forte ad amare, a tutti servire, con tutti soffrire, un cuore grande, forte, solo beato di palpitare in unione con il cuore di Dio».
Non di solo pane - Numero 713 - pagina 16
Agisci
Oggi, nel mio rientro al
cuore, mi concederò un
momento abbastanza lun-
go di silenzio esteriore ed
interiore. Poi ripeto più e più volte
l’inizio della più bella preghiera: Ab-
bà, Padre nostro.
Una festa solo all'apparenza dal sapore devozionale,
quella del Sacro Cuore ma che nasconde, in realtà,
una grande verità: la misura dell'amore di Dio.
Cosa può ancora dirci l'immagine di un improbabi-
le Gesù con gli occhi chiari e i boccoli che apre il
mantello e lascia intravvedere un cuore da cui si
dipartono dardi luminosi? Non è solo l'immagine di
una devozione ottocentesca che ci fa venire il
diabete all'anima? Spogliata dalla sua collocazione
storica, la festa del Sacro Cuore di Gesù rivela u-
na grande verità: al centro della nostra vita, della
fede, del nostro percorso interiore c'è l'amore di
Dio. L'amore è al centro, questo dice la festa di
oggi. Non la legittima tradizione storica, non i no-
stri ragionamenti, non le convenienze, non fonda-
menti etici. Se crediamo in Dio, se abbiamo visto
e creduto nell'amore del Padre, lui solo ci spinge
a credere e a lottare. Lottare, sì, perché lasciare
che sia l'amore a dominare la nostra vita (e la fe-
de) non è affatto scontato. È una continua con-
versione, una scelta, talvolta dolorosa. Come
quella del Maestro e Signore che mostra la misura
del suo bene morendo in croce. Oggi, allora, la-
sciamoci raggiungere dal suo amore che non pone
condizioni, che non pesa, che non ricatta, un a-
more libero, come Dio solo, in Gesù, sa proporre.
Meditiamo la Parola
Al centro della nostra vita c’è l’amore di Dio
Meditazione a cura della Redazione
Signore,
guarisci il nostro cuore
e rendici attenti all'altro
e pronti a servirlo,
a dissetarlo, a confortarlo
nell'arsura del cammino.
Guarisci il nostro cuore
e rendici solleciti
alle sofferenze dei fratelli
pienamente abbandonati
alla forza della tua parola,
che ci rimette in movimento.
E ti vedremo giungere,
Signore, verrai da noi,
accanto alle querce
che segnano e delimitano
la nostra vita...
e sarai nostro, e noi tuoi!
Amen
Preghiamo la Parola
Non di solo pane - Numero 713 - Tempo Ordinario - pagina 17
P a g i n e b i b l i c h e
Dio non c'entra; Dio non vuole la
sofferenza degli uomini; Dio non
vuole la morte. Il nostro è il Dio
della vita! Io mi arrabbio quando
sento coinvolgere Dio: «Ti manda
il cancro...». Ma è impossibile!
«Sia fatta la volontà di Dio»... Ma
Dio non vuole il cancro, assoluta-
mente! Vuole che io sia sano e viva!
Non vuole la morte, vuole la vita! David Maria Turoldo
Giobbe non processa un Dio ge-
nerico, sa perfettamente che
“il Signore ha in mano l’anima
di ogni vivente e il respiro di
ogni essere umano” (Giobbe 12,10).
Quello che finisce dietro la
sbarra degli imputati è
un’immagine di Dio, il Dio di
Elifaz il Temanita, Bildad il Su-
chita e Zofar il Naamatita. I tre
amici conoscono Giobbe e san-
no che egli “ha istruito molti e
a mani fiacche ha ridato vigore;
le sue parole hanno sorretto chi
vacillava e le ginocchia che si
piegavano ha rafforzato”.
Ma di fronte all’uomo Giobbe,
alle sue lacrime e alle sue pia-
ghe si straccino le vesti; hanno le
idee chiare, risposte certe, pre-
confezionate: “se ti trovi seduto
su un cumolo di letame è perché
tu o i tuoi figli avete peccato:
riconoscilo, ammettilo, confessa
e sarai perdonato”.
Giobbe reagisce e non accetta un
Dio così; non accetta che gli inno-
centi paghino le colpe dei padri,
esce dalla ferrea logica
“retributiva” che interpretava le
disgrazie e le malattie come una
conseguenza del peccato, il casti-
go di un Dio che ristabilisce la
giustizia riempiendo di pustole
ripugnanti il corpo dell’empio.
Giobbe mette Dio stesso con le
spalle al muro, esige una Parola
chiara: se il suo vero volto è
quello del Dio di Elifaz, Bildad, e
Zofar, ebbene, non sarà più il suo
Dio. Se un uomo nasce cieco, di-
vorato da un morbo o inchiodato
sul legno di due grucce per risar-
cire le colpe dei genitori, meglio
un aborto, esser mai nati:
“Perisca il giorno in cui nacqui e
la notte in cui si disse: «E' stato
concepito un uomo!». Quel gior-
no sia tenebra, non lo ricerchi
Dio dall'alto, né brilli mai su di
esso la luce. Lo rivendichi tene-
bra e morte, gli si stenda sopra
una nube e lo facciano spavento-
so gli uragani del giorno! Quel
giorno lo possieda il buio non si
aggiunga ai giorni dell'anno, non
entri nel conto dei mesi. Ecco,
quella notte sia lugubre e non
entri giubilo in essa. La maledi-
cano quelli che imprecano al gior-
no, che sono pronti a evocare Le-
viatan. Si oscurino le stelle del
suo crepuscolo, speri la luce e non
venga; non veda schiudersi le pal-
pebre dell'aurora, poiché non mi
ha chiuso il varco del grembo ma-
terno, e non ha nascosto l'affanno
agli occhi miei!”
Giobbe ha una grande intuizione:
le sofferenze, le malattie e i lutti
visitano tutti gli uomini, i giusti e
gli ingiusti, i buoni e i cattivi. La
sofferenza è un sudario cosmico,
avvolge l’intera umanità; non è
patrimoni degli reietti ma di ogni
uomo. Un morbo o un cancro non
sono un castigo di Dio ma si insi-
nuano nella nostra caducità; colpi-
scono indistintamente ricchi e po-
veri, credenti e atei, pii e bestem-
miatori.
Una prospettiva troppo moderna
per gli amici di Giobbe, per gli
integralisti di ieri e di oggi. Infatti
dopo Elifaz sale in cattedra Bildad
il Sunchita: “Fino a quando dirai
queste cose e vento impetuoso
saranno le parole della tua bocca?
Può forse Dio deviare il diritto o
l'Onnipotente sovvertire la giusti-
zia? Se i tuoi figli hanno peccato
contro di lui, li ha messi in balìa
della loro iniquità. Se tu cercherai
Dio e implorerai l'Onnipotente, se
puro e integro tu sei, fin d'ora ve-
glierà su di te e ristabilirà la dimo-
ra della tua giustizia …”
Cambia il maestro, ma non la mu-
sica ...
Il libro di Giobbe
Dio non c’entra di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane - Numero 713 - pagina 18
Sabato 13
Giugno
II Settimana del Salterio
X Tempo Ordinario
“La sapienza è proprio questo: è la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio. E’ semplicemente questo: è vedere il mondo, vedere le situazioni, le congiunture, i problemi, tutto, con gli occhi di Dio”.
Martirologio Roma-no: Memoria di sant’Antonio, sacer-dote e dottore della Chiesa, che, nato in Portogallo, già cano-nico regolare, entrò nell’Ordine dei Mino-ri da poco fondato, per attendere alla diffusione della fede tra le popolazioni dell’Africa, ma eser-citò con molto frutto
il ministero della predicazione in Italia e in Francia, attiran-do molti alla vera dottrina; scrisse ser-moni imbevuti di dottrina e di finezza di stile e su mandato di san Francesco in-segnò la teologia ai suoi confratelli, fin-ché a Padova fece ritorno al Signore. Patronato: Affamati,
oggetti smarriti, Po-veri. Etimologia: Antonio = nato prima, o che fa fronte ai suoi av-versari, dal greco. Emblema: Giglio, Pesce.
Il Santo del giorno: Sant’Antonio da Padova
Brano Evangelico: Lc 2, 41-51
Contemplo: Custodiva tutto nel suo cuore (cf Lc 2,51)
Guarda, o Maria, l'umanità tutta, guarda questo mondo moderno in cui il disegno divino ci ha chiamati a vivere e operare: è un mondo che volta le spalle alla luce di Cristo e poi teme e geme per le ombre paurose che, così facendo, crea davanti a sé. La tua dolce voce umanissima, o bellissima fra le vergini, o degnissima fra le madri, o benedetta fra tutte le donne, inviti l'u-manità a volgere lo sguardo verso la Vita, verso Cristo Gesù, sola e somma Luce (Paolo VI).
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa.
Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù
rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che
egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercar-
lo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a
Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai mae-
stri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni
di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e
sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io,
angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sape-
vate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero
ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro
sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.
Non di solo pane - Numero 713 - Tempo Ordinario - pagina 19
Agisci
Oggi, nel mio rientro al cuore chiedo di uscire dalla ripetizione vuota di consapevolezza del Padre nostro. Capisco
che se mi converto a una preghiera più consapevole, più viva d'amore, la preghiera converte la mia vita.
Una delle immagini che mi porto dall'infanzia è
quella della Madonna che, sorridendoci, tiene il
cuore rosso bene in vista sul suo petto e con la
mano ce lo mostra, invitandoci ad adorarlo e a
sostare in preghiera davanti a lui. Confesso che
un poco, non so perché, mi inquietava quell'im-
magine. Forse, mi sembrava una figura dolce sì,
ma troppo lontana, un pochino persino altezzo-
sa...Ma ovviamente ero io ad inquinare la verità
con la mia poca umiltà e con il mio tanto giudi-
zio. Adesso, invece, che sono cresciuta, me la
sento più familiare. Capisco che pregare e ado-
rare il Cuore Immacolato di Maria di cui oggi ce-
lebriamo la festa è pregare e adorare il Cuore di
Gesù. Chi altri può aiutarci a conoscerlo meglio?
È lei che l'ha accolto per prima e a me, a noi,
chiede di fare la stessa cosa con lui. Contempla-
re il Cuore Immacolato di Maria è risentire ciò
che scrive Isaia: "Sarà famosa tra le genti la loro
stirpe, la loro discendenza in mezzo ai popoli.
Coloro che li vedranno riconosceranno che essi
sono la stirpe benedetta dal Signore. Io gioisco
pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel
mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della
salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giu-
stizia, come uno sposo si mette il diadema e co-
me una sposa si adorna di gioielli. Poiché, come
la terra produce i suoi germogli e come un giar-
dino fa germogliare i suoi semi, così il Signore
Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti
a tutte le genti". Maria, sempre meditando nel
suo cuore, ci ha dato, e tuttora ci dà, i semi di
bontà e di bene da mettere in atto, poi li fa cre-
scere con l'acqua dello Spirito Santo che lava via
ogni dubbio, ogni paura, trasformandola in co-
raggio e fedeltà.
Meditiamo la Parola
Meditando nel suo cuore Meditazione di Fiorella Elmetti
Signore, allontana da noi
il terribile male della
dimenticanza! Immemori
e stolti, noi dimentichiamo
continuamente le grandi cose
che tu hai compiuto per noi,
dimentichiamo la strada
e ci accontentiamo
di fermarci tra quattro mura,
di riposare su mattoni
e fondamenta, fasulle...
troppo sicuri, troppo sazi,
troppo paurosi
per lasciarci travolgere
dal cammino povero
e sempre nuovo, scomodo
e affascinante del tuo amore.
Pietà di noi, Signore!
Amen
Preghiamo la Parola
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 713
Domenica 7 Giugno 2015
Chiuso il 3 Giugno 2015
Numero copie 1400
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita il
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
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