Non di Solo Pane n°726 - 11 Ottobre 2015

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PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 726 Domenica 11 Ottobre 2015 XXVIII del Tempo Ordinario Itinerario quotidiano di preghiera Mi fu elargita la prudenza

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Settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it

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PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 726

Domenica 11 Ottobre 2015

XXVIII del Tempo Ordinario

Itinerario quotidiano di preghiera

Mi fu elargita la prudenza

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Non di solo pane ­ Numero 726­ Tempo Ordinario ­ pagina 2

Ottobre 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, pre-

go specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché sia sradicata la tratta delle persone,

forma moderna di schiavitù.

Intenzione missionaria

Perché, con spirito missionario, le comunità

cristiane del continente asiatico annuncino

il vangelo a coloro che ancora lo attendono.

Intenzione dei vescovi

Perché nei luoghi di lavoro cresca la

collaborazione reciproca e i problemi emergenti

siano affrontati con spirito fraterno..

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché i credenti crescano nella fede,

nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni

di Cristo nel mondo.

Intenzioni mese di Ottobre

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Non di solo pane ­ Numero 726 ­ pagina 3

Domenica 11

Ottobre

IV Settimana del Salterio

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario

Ci sono persone che possiedono molte cose,

ma nel caso di molti sono le cose che possie-

dono loro.

« Non potete venire da

me, così io vengo da

voi...Dunque eccomi

qua, sono venuto, m'a­

vete visto; io ho fissato

i miei occhi nei vostri,

ho messo il cuor mio

vicino al vostro cuore…

la prima lettera che scri­

verete a casa deve por­

tare la notizia che il

papa è stato da voi e si

impegna a pregare per i

vostri familiari ». (Visita ai

carcerati)

E poi tutti insieme, aiutati

così, nella santa pace del

Signore, alle opere del

Bene. Tornando a casa,

troverete i bambini. Date

una carezza ai vostri bam-

bini e dite: questa è la

carezza del Papa. Trove-

rete qualche lacrima da

asciugare, dite una parola

buona: il Papa è con noi,

specialmente nelle ore

della tristezza e dell'ama-

rezza. » (Discorso alla luna)

Il Santo del giorno: San Giovanni XXIII papa

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettan­

dosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per

avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è

buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere

adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua

madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla

mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa

sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e

vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattrista­

to; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi di­

scepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di

Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro:

«Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi

per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti,

dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse:

«Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Vangelo: Mc 10,17­27

Contemplo: Avrai un tesoro in cielo (Mc 10,21)

Tutti, poveri e ricchi, desiderano le ricchezze in modo sbagliato. Gesù ci apre una visione che allarga i confini della nostra vita. Commenta san Paolo: «Non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via» (1Tm 6,7); «Quelli che usano i beni del mondo devono pensare che passa la figura di questo mondo!» (1Cor 7,31); «A quelli che sono ricchi in questo mondo ordina di non porre la speranza nell'instabilità delle ricchezze, ma in Dio che ci dà tutto con abbondanza» (lTm 6,17).

Agisci

... Gesù si guarda intorno, forse di-spiaciuto che per noi seguirlo sia così difficile. Se oggi fis-so il mio sguardo su di lui, certamente incrocerò il suo sguardo su di me. Cosa provo?

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Non di solo pane ­ Numero 726 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 4

P a g i n e b i b l i c h e

Di fronte a Gesù cadono le

nostre certezze, le cose di

sempre, buone o cattive

che siano; con Lui

cambiano le gerarchie dei

valori, le priorità dettate

dagli usi e dai costumi

degli uomini. Così il tale

del Vangelo si trova

spiazzato, messo con le

spalle al muro, costretto a

tornare a mani vuote

verso casa sua, ricca di

troppi beni. Difficilmente

coloro che sono ricchi di

“se stessi”, avvolti in

tiepide coperte tessute

con rigide certezze,

adornati da vistosi monili

fabbricati da mani

d’uomo, riescono a

s e g u i r e G e s ù , a

raggiungere la pienezza di

una vita basata su un conto

in perdita. Dio ci chiama,

ci invita a lasciare la quiete

del porto, ci conduce sulle

polverose strade dove

l’uomo giace esamine, ad

un crocicchio lontano dove

un povero tende la sua

mano . Ancora ogg i

l‘affascinante Parola che

vince il lento logorio del

tempo ci invita a vendere

quello che abbiamo e

quello che siamo per

acquistare un tesoro che

non ci verrà tolto.

Gesù, la parola che oggi mi

rivolgi, l’invito che mi fai «

Và, vendi quello che hai e

dallo ai poveri e avrai un

tesoro in cielo; poi vieni e

seguimi», lambisce la mia

vita, ma non la scuote,

penetra nel mio cuore,

ma non lo cambia. Io

sono quel cammello

che deve passare nella

cruna di un ago, la

pietra che Tu solo puoi

trasformare in pane.

N o n p e r m e t t e r e

Signore che torni

indietro, verso casa

mia; non permettere

che le sirene di una

apparente tranquillità

abbiano il sopravvento,

che i “trenta denari” di

questo mondo distruggano

ciò che Tu hai costruito nel

misero tugurio del mio

cuore. Ti prego, Signore,

fermami, tira il logoro lembo

di questa esistenza, tienimi

con Te. Amen.

Meditazione di Don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane ­ Numero 726 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 5

P a g i n e b i b l i c h e

Contemplatio :

La sapienza va oltre ogni ricchezza

“Pregai e mi fu elargita la prudenza;

implorai e venne in me lo spirito della

sapienza. 'La preferii a scettri e a troni,

stimai un nulla la ricchezza al suo con-

fronto; 'non la paragonai neppure a una gemma inestima-

bile, perché tutto l'oro al suo confronto è un po' di sabbia

e come fango sarà valutato di fronte ad essa l'argento”.

Il brano è tratto dalla parte centrale del libro della Sa-

pienza. In esso l'autore, che con finzione letteraria di-

venta Salomone, il re saggio, si presenta autorevol­

mente come colui che implora e ottiene il dono della sa

­pienza. Essa infatti non è frutto di abilità o di acquisi­

zione umana, ma può essere ricevuta solo dall'alto. Il

testo rilegge la famosa preghiera di Salomone a Gabaon

(cfr. 1 Re 3,6-13) in cui il giovane sovrano chiede un

cuore «capace di ascoltare» (così letteralmente), cioè

capace di discernere per governare rettamente. Ma per

ottenere questo dono della sapienza bisogna operare

alcune scelte. L'autore dice che l'ha preposta, progres-

sivamente, a sette beni: agli scettri, ai troni, alle ric-

chezze, a una gemma inestimabile, alla salute, alla

bellezza e alla luce. Si passa dunque da beni esterni e

materiali a quelli che riguardano la vita fisica dell'uo-

mo: anche questi, però, perfino la luce degli occhi, non

sostengono il paragone con la sapienza, che è quindi da

ritenersi il vero e unico bene dell'uomo. Se questo già

poteva essere vero per i Giudei in diaspora nella città

di Alessandria, al fine di dare loro coesione e unità

mentre erano attorniati da una solida cultura ellenisti-

ca, ciò vale ancor più per noi a cui è stato svelato, in

Gesù, il vero volto della sapienza di cui parla la Scrittu-

ra.

«I mondi volano. Gli anni vola-

no. Il vuoto universo ci fissa

con occhi di tenebra.

E tu, anima stanca, anima sorda ti ostini a

parlare di felicità. Che cosa è felicità? Le

frescure serali nel giardino che imbruna, nel

fitto del bosco? O le cupe, viziose delizie

del vino, delle passioni, della perdizione

dell'anima? Ti svegli, e di nuovo un folle,

ignoto volo che ti afferra il cuore… Ma quan-

do la fine? Come tutto è terribile! come tutto è

selvaggio!» (A. A. Blok).

Insegnaci a contare i nostri giorni

e acquisteremo un cuore saggio.

Ritorna, Signore: fino a quando?

Abbi pietà dei tuoi servi!

Saziaci al mattino con il tuo amore:

esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.

Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflit­

ti, per gli anni in cui abbiamo visto il male.

Si manifesti ai tuoi servi la tua opera

e il tuo splendore ai loro figli. Sia su di noi la

dolcezza del Signore, nostro Dio:

rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,

l’opera delle nostre mani rendi salda.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore, fammi capire se cerco la

tua mano, o piuttosto gli spiccioli

che hai nella mano. Tu vuoi essere

amato per te stesso perché sei in-

finitamente amabile. Rendi il mio

cuore capace di questo: amarti

senza seconde intenzioni, amarti

solo perché sei pienamente degno

del mio amore.

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Non di solo pane ­ Numero 726 ­ pagina 6

Lunedì 12

Ottobre

IV Settimana del Salterio

XXVIII Tempo Ordinario

Il Santo del giorno: Nostra Signora del Pilar

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:

«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma

non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu

un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per que­

sta generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli

uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi

confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno

più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alze­

ranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predica­

zione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Brano Evangelico: Lc 11,29­32

Festività spagnola che

celebra l’apparizione di

Maria Vergine a San Gia­

como maggiore. Secondo

la tradizione attestata dal­

la letteratura del XII seco­

lo, l’apostolo evangeliz­

zatore della Spagna si

trovava presso il fiume

Ebreo, nelle vicinanze di

Saragozza quando

Maria gli apparve

sopra una colonna

Pilar in spagnolo, sul­

la quale gli chiese di

edificare una chiesa.

Sorse così per inizia­

tiva di San Giacomo

il primo santuario

mariano nella peniso­

la iberica.

L’iconografia raffigura

Maria seduta su una

c ol o n na d i na nz i

all’apostolo Giacomo.

Contemplo: Acclami il Signore tutta la terra (dal salmo responsoriale)

La regina del Sud andò, dagli estremi confini della terra, fino a Gerusalemme per ascoltare la sapienza di Salomone. Questo significa che gli uomini di tutti i tempi e di tutte le latitudini desiderano conoscere, approfondire, imparare. Nel Vangelo Gesù ci avverte che nella sua persona vi è qualcuno di più gran­de di Salomone e noi faremmo bene a non perdere l'occasione di imparare da lui la via della vita, di ascoltare la sua parola e metterla in pratica per avere in lui la salvezza.

Una preghiera non deve per forza essere lunga

per essere esaudita. Basta che venga dal cuore

Agisci...

Oggi ringrazio il Si­

gnore per gli apostoli

che chiama al suo ser-

vizio e an­che io, nel

mio ambiente, deside-

ro essere un piccolo

apostolo a servizio

della fede di coloro

che incontro.

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Non di solo pane ­ Numero 726 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 7

Le folle si accalcavano, ma Gesù sa bene che non

sono mosse né da una vera voglia di istruirsi con le

sue parole, né dal proposito di conversione, bensì

dal banale desiderio di vedere un segno, magari

qualche miracolo sorprendente. Sa anche che con

questa disposizione superficiale, le sue parole sa-

ranno come il seme caduto sulle roccie. Come fare

per aiutarli a cambiare disposizione? La storia di

Israele offriva esempi abbondanti. Con personaggi

che erano decisamente meno di Gesù (Giova e Salo-

mone), i loro coetanei si erano convertiti oppure

l'avevano ascoltato attentamente per imparare dal-

la sua saggezza. Non dovrebbero quelle folle fare

altrettanto? Questo è il velato suggerimento di Ge-

sù, che anche così rivela un po' la sua identità pro-

fonda.

Le cose non stanno diversamente per noi. Per cre-

dere a Gesù, la nostra generazione - talvolta noi

stessi - cerca dei segni: la guarigione di qualche fa-

miliare, il benessere materiale, perfino qualche e-

sperienza spirituale desiderata... ma la "malvagità"

consiste nel rovesciare l'ordine naturale: Gesù va

cercato per se stesso, e non perché compie dei se-

gni. Se quello che è desiderato direttamente sono i

segni, allora essi non servono per far sorgere la fede

in Gesù, e l'aspettativa insoddisfatta ci fa diventare

malvagi.

È venuto, viene e verrà. Un Dio mai finito di venire. Un regno che è sempre il più fondo e o-

scuro (o palese) desiderio dell'umanità in-tera. E un cantare che è anche un gemere. E però, nella certezza che è venuto e viene, la gioia almeno degli elementi è conforto agli uomini a sperare. È la speranza - «la speranza cui siamo chiamati» - un provvi-denziale fattore di disturbo per queste co-munità umane che vogliono diventare una «città stabile». Intanto «gonfio di vita ululi il mare»: pure se tutta la natura continua ancora a gemere in dolori di parto, perché sempre in attesa di essere liberata definiti-

vamente dalla morte.

Cantate al Signore un canto nuovo,

perché ha compiuto meraviglie.

Gli ha dato vittoria la sua destra

e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,

agli occhi delle genti ha rivelato la sua

giustizia. Egli si è ricordato del suo amore,

della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto

la vittoria del nostro Dio. Acclami il Signore

tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni!

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, apri il nostro cuore alle

tue promesse, perché la grazia che

viene dal tuo mistero e si riversa nel-

le nostre vite ci purifichi e ci ravvivi

per non essere mai più una generazio-

ne malvagia, ma una comunità di di-

scepoli attraversata e continuamente

rinnovata dal dono del tuo vangelo,

perché sia segno di salvezza per tutti.

Meditiamo la Parola

Senza seconde intenzioni Meditazione a cura di don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

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Non di solo pane ­ Numero 726 ­ pagina 8

Martedì 13

Ottobre

IV Settimana del Salterio

XXVIII Tempo Ordinario

Una madre è una rappresentazione di Dio

S.Benedetto potrebbe essere stato un soldato, forse di origini friuliane come dicono alcuni stori­ci, dell’esercito imperiale di stanza a Cupra, con­vertitosi al cristianesimo durante il servizio milita­re. La tradizione dice che S. Benedetto fu martiriz­zato sul ponte del torren­te Menocchia nei pressi dell’antica Civita di Cu­pra. Era il 13 ottobre dell’anno 304, quando era imperatore Dioclezia­

no. Dopo il martirio, i cristiani del luogo prov­videro a dare sepoltura al martire, costruendo un sepolcro nascosto, quasi una catacomba a cui ac­cedervi senza esser visti dai pagani. Sulla tomba del martire fu murata una lapide, che in parte ancora oggi si conserva. Dopo l’editto di Costan­tino, sulla tomba del san­to fu ben presto costruito un piccolo sacrario (oratorio), presso il quale

venivano a pregare mol­ti del luogo richiamati dalla fama taumaturgica del santo, soprattutto contro le malattie della testa. Più tardi, nei pres­si del piccolo oratorio fu costruita una pieve. La pieve divenne poi chiesa abazziale.

Il Santo del giorno: San Benedetto

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pran­

zo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non

avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse:

«Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro in­

terno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto

l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosi­

na quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».

Brano Evangelico: Lc 11,37­41

Contemplo: Per voi tutto sarà puro (Lc 11,41)

Gesù ci fa capire che la pulizia del cuore è più importante. Non fa le abluzioni rituali prima del pranzo: è un gesto profetico! Lui con il battesimo ha purifi­cato tutte le acque, ma sa bene che nel cuore dell'uomo c'è sempre tanta acqua sporca. Dice san Paolo: «Sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è impu­ro in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come impuro, per lui è impu­ro» (Rm 14,14); «Tutto è puro per chi è puro, ma per quelli che sono corrotti e senza fede nulla è puro» (Tt 1,15).

Agisci…

Oggi immagino di in-

vitare Gesù a pranzo

nella mia casa, con la

mia famiglia. Che cosa

penso ci direbbe? E

noi che cosa diremmo

a lui? Immagino e me-

dito questa scena.

Page 9: Non di Solo Pane n°726 - 11 Ottobre 2015

Non di solo pane ­ Numero 726 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 9

Ricordiamo che Gesù va verso Gerusalemme. La

presenza dei farisei diventa più cospicua. Ma Luca

fa vedere che non tutti si oppongono per principio

al maestro di Nazareth. Alcuni lo sentono con inte-

resse, lo invitano perfino a pranzo, in segno di sti-

ma. Eppure ciò non basta se non si è pronti ad an-

dare oltre, cioè a una conversione più profonda che

possa magari approdare alla fede.

Leggiamo nel brano del Vangelo che "un fariseo lo

invitò a pranzo". Probabilmente rimase meravigliato

all'udire gli insegnamenti di Gesù. Il problema sta

nel fatto che si meraviglia anche di un'altra cosa:

che Gesù non facesse le abluzioni, un precetto della

legge che i farisei osservavano con grande attenzio-

ne. S'intravvede quindi un'incoerenza: l'interesse

per la buona novella, e il desiderio di rimanere at-

taccati alle vecchie usanze. Ma non si può versare

del vino nuovo in otri vecchi!

Gesù mostra invece di essere uno spirito libero e

coerente. Accetta volentieri l'invito a pranzo senza

badare alle possibili "trappole" che i farisei amavano

tendergli. Anzi, senza aspettare trappole ingegnose,

"cade" deliberatamente in una questione più sempli-

ce: omettere le abluzioni. E con la stessa libertà

interiore, rimprovera i farisei per una omissione più

grave: non purificare l'interno.

L'accusa di essere "stolti", cioè incapaci di discerni-

mento e giudizio certo, riguarda appunto la priorità

dell'interno sull'esterno, così come il vangelo di ieri

riguardava la priorità di Gesù sui segni che ne dimo-

stravano la portata.

Meditazione

Più limpida la mia anima Meditazione a cura di don Diego Facchetti

Ora sappiamo perché tante stelle e sappiamo perché tanti fiori: siamo noi la co-

scienza del loro splendere, noi la co-scienza del loro fiorire; ed è la tua legge la fonte di ogni esistere, la ra-gione del nostro pensare ed agire.

I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte

ne trasmette notizia. Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Tu sai, Signore, che mi risulta

spesso difficile conoscere la situa-

zione del mio cuore. Il peccato e

la mancanza di silenzio mi rende

oscuro a me stesso. Illuminami

perché possa collaborare con la

tua grazia a rendere più limpida la

mia anima.

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Non di solo pane ­ Numero 726 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 10

Il Signore è sempre in ascolto e

non perde una sillaba, nemmeno

un bisbiglio di chi parla contro di

lui. Fuggite dunque le parole inu-

tili, non mormorate contro il Si-

gnore, non criticatelo. Anche di

una parola detta in segreto ren-

derete conto e chi parla ingiusta-

mente costruisce la sua rovina.

(Dal Libro della Sapienza)

La chiacchiera è un discorso

senza fondamento, un parlare

inutilmente, è uno spendere

parole per passare il tempo, o

come si usa dire, per ingannare

il tempo.

La chiacchiera è un impoverire

la parola, che è segno di

pensiero. Il pensiero por-

ta con sé ricchezza, per-

ché attinge le sue risorse

allo spirito, immagine di

Dio.

La chiacchiera è più serva

della fantasia e dell'im-

maginazione che del pen-

siero. Oh, non si deve

pensare che la fantasia e

l'immaginazione non pos-

sano avere una voce:

piuttosto, questa mia sot-

tolineatura vuole espri-

mere l'aspetto sbrigliato,

incontrollato, avventizio,

furtivo della fantasia e

dell'immaginazione.

Vorrei dare qui al pensie-

ro il suo significato più

profondo, più costruttivo,

più serio, destinato a far nasce-

re, dentro chi lo esprime, una

intenzione, un disegno, una cu-

ra, un affetto, una gentilezza,

un'attenzione, una sollecitudi-

ne, un affanno, una preoccupa-

zione.

Le chiacchiere trasmettono

spesso maldicenza, sono fonte

di pettegolezzi, rischiano di

togliere e di rovinare l’altrui

dignità.

Se le chiacchiere sono inutili

quando ci troviamo in piazza o

ai crocicchi delle strade a mag-

gior ragione diventano, passi

questo termine un poco forte,

blasfeme quando si consumano

in chiesa, il luogo della pre-

ghiera e della presenza di Dio

nascosto nel tabernacolo.

Quand'ero piccolo ritenevo il

"chiacchierare in chiesa" un

peccato rispettabile; non avrei

mai potuto escluderlo dalla ac-

cusa senza nutrire un certo ri-

morso. Ora non confesso più

queste "chiacchiere" perché mi

sento adulto. Ma... è poi vero?

Se ai bimbi non è permesso di

chiacchierare in chiesa, la chie-

sa potrà forse essere l'ambiente

ove gli adulti possono chiac-

chierare senza avere rimorsi?

Penso di no.

Chiacchierare in chiesa è un

gran peccato. Perché questo

discorso? Per condannare i

chiacchieroni? No! «Non con-

dannate!». Piuttosto, abbiamo

bisogno di conoscere la verità,

anche nei comportamenti di chi

vive "in Chiesa" oggi.

"In Chiesa" si respira bene quan-

do si ama, quando ci si spende

senza calcolare, quando si co-

struisce l'autentica pace, quan-

do si soffre nel proprio ruolo di

servi del Divino Volere, quando

non ci si adira con i prepotenti,

quando non si invidiano i ricchi,

né ci si crede gli unici salvatori

della storia.

"In Chiesa" si vive bene nei pan-

ni del pubblicano, con il cuore

del samaritano, con la fede

dell'emorroissa, con la sem­

plicità di Giuseppe, con la spe-

ranza del buon ladrone.

di don Luciano Vitton Mea

Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Un nuovo anno di Grazia

Non chiacchierate in chiesa di don Pierino Ferrari e don Luciano

Page 11: Non di Solo Pane n°726 - 11 Ottobre 2015

Non di solo pane ­ Numero 726 ­ pagina 11

XXVIII Tempo Ordinario

Meglio avanzare strisciando

che rimanere seduti a far niente.

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la deci­

ma sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giusti­

zia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascu­

rare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe

e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che

non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».Intervenne uno

dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi

anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che

caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate

nemmeno con un dito!».

Brano Evangelico: Lc 11,42­46

(Papa dal 217 al 222) Ebbe molti avversari tra i cristiani dissidenti di Ro­ma, e proprio da uno scrit­to del capo di questi cri­stiani separati, un antipapa, abbiamo quasi tutte le noti­zie sul suo conto, presenta­te però in modo tendenzio­so. Vi si legge che, prima di diventare papa, era stato schiavo e frodatore. Fuggi­to in Portogallo, venne arrestato e ricondotto a Roma, dove subì una con­

danna ai lavori forzati nelle miniere della Sar­degna. Tornato a Roma in occasione di un'amni­stia, venne inviato ad Anzio. Papa Zeffirino, però, lo richiamò a Ro­ma, affidandogli la cura dei cimiteri della Chie­sa. Iniziò così lo scavo del grande sepolcreto lungo la via Appia che porta il suo nome. Alla morte di Zeffirino, Cal­listo venne eletto papa.

Ma il suo pontificato atti­rò le inimicizie di un'ala della comunità cristiana di Roma che lo accusò, fal­samente, di eresia. Il ri­scatto definitivo su questa figura controversa venne dal suo martirio. Callisto, infatti, fu gettato in un pozzo di Trastevere, forse in una sommossa popolare contro i cristiani nel 222.

Contemplo: Non trascurate l'amore di Dio (cf Lc 11,42)

«Non trascurate l'amore di Dio» ci dice Gesù, in contrapposizione al legalismo esasperato di alcuni farisei e dottori della Legge. Intendeva dire che la nuova legge perfeziona e supera, senza trascurarle, le anti­che prescrizioni, e ci fa capire che, in Dio, giustizia e amore non si possono distinguere, e non sono in antagonismo, come spesso accade tra gli uomini.

Il Santo del giorno: San Callisto Papa

Mercoledì 14

Ottobre

IV Settimana del Salterio

Agisci ... Oggi, nelle even-

tuali discussioni, scel-

go l'ultimo posto, cioè

scelgo di non mostrare

di sapere più degli al-

tri o di non voler ave-

re ragione.

Page 12: Non di Solo Pane n°726 - 11 Ottobre 2015

Non di solo pane ­ Numero 726 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12

Il brano di oggi è la continuazione di quello di ieri.

Stiamo davanti a una delle pagine più veementi del

Vangelo: il rimprovero ai farisei e dottori della leg-

ge, scandito con i potenti "guai a voi!", a motivo

della loro doppiezza. La liturgia ce lo presenterà in

tre sezioni lungo altrettanti giorni.

Anche oggi Gesù, nel Vangelo, rimprovera gli uo-

mini religiosi del suo tempo per aver ridotto il loro

rapporto con Dio a banali atteggiamenti esteriori,

per aver rinchiuso la misericordia divina in un

freddo legalismo; con la loro interpretazione ca-

villosa della legge hanno reso impossibile, e per-

ciò odioso, il comando di Dio. Non corriamo il ri-

schio, di fronte a questi rimproveri del Signore, di

scaricare la nostra coscienza pensando che siano

sempre rivolti ad “altri”, invece di toccare la no-

stra fede, la nostra vita. Quante volte anche noi

neutralizziamo la Parola di Dio riducendola a pic-

coli “precetti”, a gesti che possiamo orientare a

nostro piacimento seguendo la guisa dei nostri gu-

sti, delle mode ricorrenti, dei nostri tornaconti.

Non dobbiamo mai dimenticare, come ci ricorda

San Paolo, che alla fine della nostra vita,

nell’ultimo e supremo giorno, dove cadranno nel

nulla le nostre false sicurezze, saremo giudicati

non sulle piccole prescrizioni rituali ma sulla

“giustizia verso il prossimo e sull’amore per Dio”.

E l’amore è un gesto di pura e gratuità libertà,

non rigida e fredda normativa.

Meditiamo la Parola

Guai a noi Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Da una folla nuda, schierata infila, è

mai riuscito qualcuno a discernere un

re da un mendicante, e un papa dal

suo portamitria? E dove dunque risie-

de l'essenza di queste imperiose gerar-

chie?

Solo in Dio riposa l’anima mia:

da lui la mia salvezza.

Lui solo è mia roccia e mia salvezza,

mia difesa: mai potrò vacillare.

Solo in Dio riposa l’anima mia:

da lui la mia speranza.

In Dio è la mia salvezza e la mia

gloria; il mio riparo sicuro, il

mio rifugio è in Dio.

Confida in lui, o popolo, in ogni

tempo; davanti a lui aprite

il vostro cuore:

nostro rifugio è Dio.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, non mancare di mette-

re in riga il piccolo fariseo che si an-

nida nel nostro cuore e donaci di ri-

trovare sempre la via della conversio-

ne. Obbligaci, te ne preghiamo, a di-

stogliere lo sguardo da noi stessi per

compiacerci delle nostre piccole con-

quiste spirituali, per saperlo porre -

amorevole e giusto - sulle fatiche de-

gli altri senza cedere al giudizio e a-

prendoci a una carità sempre più am-

pia.

Page 13: Non di Solo Pane n°726 - 11 Ottobre 2015

Non di solo pane ­ Numero 726 ­ pagina 13

Giovedì 15

Ottobre

IV Settimana del Salterio

XXVIII Tempo Ordinario

Non nasconderti dietro false apparenze.

Le persone ti ameranno di più per la tua onestà.

Memoria di santa Tere­

sa di Gesù, vergine e

dottore della Chiesa:

entrata ad Ávila in Spa­

gna nell’Ordine Carme­

litano e divenuta madre

e maestra di una assai

stretta osservanza, di­

spose nel suo cuore un

percorso di perfeziona­

mento spirituale sotto

l’aspetto di una a­

scesa per gradi

dell’anima a Dio;

per la riforma del

suo Ordine sostenne

molte tribolazioni,

che superò sempre

con invitto animo;

scrisse anche libri

pervasi di alta dottri­

na e carichi della sua

profonda esperienza.

Etimologia: Teresa =

cacciatrice, dal greco;

oppure donna amabile

e forte, dal tedesco

Emblema: Giglio

Il Santo del giorno: Santa Teresa di Gesù

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i

vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri:

essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro

profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazio­

ne sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal

sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì,

io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge,

che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che

volevano entrare voi l’avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei

cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendo­

gli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

Brano Evangelico: Lc 11,45­54

Contemplo: Manderò loro profeti e apostoli (Lc 11,49)

Abbiamo al fianco Gesù, un così buon amico che non ci abbandona mai nelle

tribolazioni e nelle sventure. Beato colui che lo ama e lo ha sempre con sé!

Guardiamo il glorioso apostolo Paolo che non poteva fare a meno di avere

sempre sulla bocca il nome di Gesù, perché l'aveva ben fisso nel cuore. Cono­

sciuta questa verità, ho considerato e ho appreso che altri santi contemplativi,

come Francesco, Antonio di Padova, Bernardo, Caterina da Siena, hanno se­

guito questo cammino (Teresa d’Avila).

Agisci Costruire un sepolcro ai

profeti uccisi, può signi-

ficare voler rendere de­

finitiva una realtà, con-

siderarla finita, morta.

Oggi mi apro alla novità

della parola di Dio, che

è sempre viva, capace di

sorprendermi e di par-

larmi in tanti modi.

Page 14: Non di Solo Pane n°726 - 11 Ottobre 2015

Non di solo pane ­ Numero 726 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 14

Con questo brano finisce l'impressionante giudizio di

Gesù contro i farisei, quelli di allora e quelli di tutti i

tempi. Mentre il brano di ieri era centrato sulle usanze

e precetti della legge, il brano di oggi esplora il rap-

porto che i farisei avevano con la tradizione, col passa-

to. Anche qui si scoprono delle colpe: opporsi all'azione

di Dio, venir meno alla propria missione di messaggeri

e maestri della parola di. Dio, doppiezza.

Gesù chiude questo rimprovero ai farisei guardando al

futuro: loro diverranno responsabili della sua morte.

Ciò sarà fatto in continuità con altri fatti di sangue. I

farisei consideravano Gesù un predicatore, un rabbino,

insomma un tipo di profeta.

E sembra che il mestiere dei farisei di allora, anche a

partire dai loro padri, era quello di opporsi all'azione di

Dio che inviava dei profeti al suo popolo, nonostante

che si trattasse di "fratelli israeliti". Perciò la menzione

di Abele e Zaccaria, ambedue uccisi da fratelli israeliti.

Ma la morte di Gesù sarà la goccia che farà traboccare

il vaso: tutto il sangue dei profeti sarà chiesto a quella

generazione, la generazione cioè che poco dopo la mor-

te di Cristo vedrà la distruzione di Gerusalemme.

Più in positivo si può pensare che le gravi colpe sono

l'esi­to negativo di qualcosa che era destinato ad essere

molto buono. "La corruzione del migliore genera il peg-

giore", dicevano gli antichi. Questo "migliore" s'intravve-

de nel dover "rendere conto" di ogni cosa che facciamo.

Ciò sta ad indicare la grandezza dell'essere umano le

cui azioni non sono affatto indifferenti. Hanno un valo-

re immenso perché l'uomo è sempre in rapporto con Dio

in ogni sua scelta, in ogni suo pensiero lungo tutta la

giornata. Davvero il dover "rendere conto" è ciò che

rende possibile tanto i rimproveri quanto gli "elogi" che,

il secondo il Vangelo, ci fanno guadagnare un grande

tesoro nei cieli.

No, non c'è notte da Innominato

che non possa essere squarciata

da una preghiera. Perché anche

il disperato spera; anche il suici-

da spera. Pure la morte spera; e può essa stes-

sa comporsi in un estremo De profundis. Anche

il fiotto del sangue è un inaudito gemito. Anche

chi grida a te da luoghi troppo profondi e ti

dice di non ascoltar la tua voce, ti prega. E

pure chi ti maledice, Dio, a suo modo ti innalza

il suo De profundis assurdo. E, presente o as-

sente che tu sia, sempre incombi dall'altro polo

dell'abisso: ora muto come una lapide; ora te-

nero come una madre, gioioso di sentire pietà.

Tu pure commosso e avvilito per questo infinito

dolore del mondo; commosso per le tante vite

infelici, colpevoli o innocenti che siano.

Dal profondo a te grido, o Signore;

Signore, ascolta la mia voce.

Siano i tuoi orecchi attenti

alla voce della mia supplica.

Se consideri le colpe, Signore,

Signore, chi ti può resistere?

Ma con te è il perdono:

così avremo il tuo timore.

Io spero, Signore.

Spera l’anima mia,

attendo la sua parola.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore, i farisei forse non si ren-

devano conto delle loro colpe. Tu

hai dovuto agire con forza cercan-

do di fargli aprire gli occhi.., an-

che sapendo che molti di loro non

si sarebbero ravveduti. Non la-

sciarmi nella mia cecità. Se ce n'è

bisogno, non esitare, Signore, ad

agire con altrettanta forza nei

miei riguardi.

Meditiamo la Parola

Rendere conto Meditazione a cura di don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

Page 15: Non di Solo Pane n°726 - 11 Ottobre 2015

Non di solo pane ­ Numero 726 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 15

Venerdì 16

Ottobre

IV Settimana del Salterio

XXVIII Tempo Ordinario

Attento alle conclusioni affrettate:non esistono solo due versioni di una storia,ma tre o quattro o anche più. Concedi agli altri il beneficio del

dubbio e te ne saranno grati.

Santa Edvige, reli­

giosa, che, di origine

bavarese e duchessa

di Polonia, si dedicò

a s s i d u a m e n t e

nell’assistenza ai po­

veri, fondando per

loro degli ospizi, e,

dopo la morte del

marito, il duca Enri­

co, trascorse operosa­

mente i restanti anni

della sua vita nel mo­

nastero delle mona­

che Cistercensi da lei

stessa fondato e di cui

era badessa sua figlia

Gertrude. Morì a

Trebnitz in Polonia il

15 ottobre.

Etimologia: Edvige =

ricca guerriera, o for­

tuna in battaglia, dal

tedesco

Il Santo del giorno: Sant’Edvige

In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpesta­vano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepo­li: «Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze. Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver pau­ra: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passe­ri!».

Brano Evangelico: Lc 12­1­7

Contemplo: Amici miei, non abbiate paura (Lc 12,4)

Ecco il commento di san Paolo: «Gesù Cristo è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati» (Rm 8,34­37). Nelle tenebre e nella luce, nel segreto e in pubblico, ogni cristiano può dire: «Chi mi rallegrerà se non colui che è stato da me rattristato?» (2Cor 2,2).

Agisci Oggi e sempre mi im-

pegno a vivere nella

sincerità e nella tra-

sparenza. Chiedo al

Signore di inondare il

mio cuore con la luce

del suo Sacro Cuore,

per intercessione di

santa Margherita Maria

Alacoque.

Page 16: Non di Solo Pane n°726 - 11 Ottobre 2015

Non di solo pane ­ Numero 726 ­ pagina 16

Il rimprovero ai farisei era stato capito e ben accolto

dal popolo. I farisei sono andati via imbarazzati, e le

folle si radunano intorno a questo predicatore, l'unico

che aveva osato dire la verità in faccia a quel gruppo

di ipocriti. Gesù ora parla della provvidenza di Dio e

della sua bontà .

Il Vangelo di oggi ben si adatta al consiglio di Santa

Teresa : “Nulla ti turbi. Niente ti manca. Dio solo

basta”. L’immagine dei passeri, che valgono due

soldi, ma che non sono dimenticati dal buon Dio, è un

raggio di sole che disperde le brume autunnali delle

mie preoccupazioni così legate alle cose di questa

terra. Gesù ci invita ad andare oltre il limite del

nostro orizzonte; ci invita a salire sul monte delle

beatitudini per volgere lo sguardo oltre le siepi che

abbiamo coltivato con cura.

Nell’aria tersa dell’altura vedo l’umanità, un’umanità

calpestata dalla sofferenza, dai morsi della fame, dal

flagello delle guerre. Mi giunge il lamento del malato

di cancro, il pianto dell’orfano e della vedova, il sibilo

di un proiettile che sta per spezzare una giovane vita

innocente. E’ l’umanità che Dio ama, di cui si prende

cura, che non andrà persa. E i miei problemi, le mie

preoccupazioni cosa sono di fronte a questo abisso di

disperazione? Tutto si ridimensiona, cade la siepe, mi

si aprono gli occhi. Presto devo scendere dal colle. Dio

ha bisogno delle mie mani, della mia voce, del mio

cuore. Non temo più le piccole preoccupazioni che mi

condannano al fuoco di una ottusa esistenza, temo,

piuttosto, il giudizio di Dio sulle mie omissioni, sulla

mia sordità che non intende il grido di tanti fratelli. E

come i passeri spicco il volo nel cielo del dono puro e

gratuito.

Meditiamo la Parola

Dio solo basta Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Dio ha incontrato l'uomo che lo cerca-

va: «Egli lo trovò in terra deserta,

in un landa di ululati solitari. Lo cir-

condò, lo allevò, lo custodì come pupil-

la del suo occhio».

Beato l’uomo a cui è tolta la colpa

e coperto il peccato.

Beato l’uomo a cui Dio non imputa

il delitto e nel cui spirito non è inganno.

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,

non ho coperto la mia colpa.

Ho detto: «Confesserò al Signore

le mie iniquità» e tu hai tolto

la mia colpa e il mio peccato.

Rallegratevi nel Signore

ed esultate, o giusti!

Voi tutti, retti di cuore,

gridate di gioia!

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, continua a chiamarci

«amici» e fa' che possiamo trovare in

questa intimità con te il senso profon-

do del nostro vivere e del nostro esse-

re discepoli, sentendoci perdonati e

sollevati da ogni peccato che ci fa

sperimentare il timore davanti alla

vita e, soprattutto, la paura nel con-

fronto con gli altri.

Page 17: Non di Solo Pane n°726 - 11 Ottobre 2015

Non di solo pane ­ Numero 726­ Tempo Ordinario ­ pagina 17

“Io ti conoscevo solo per sentito

dire. Ora, però, i miei occhi ti

hanno veduto” (Giobbe 42,5).

E’ l’approdo e il suggello al lun-

go pellegrinare dell’uomo rico-

perto di piaghe. Giobbe ricono-

sce che prima aveva solo senti-

to parlare di Dio, ora invece i

suoi occhi lo hanno visto. Non è

più il Dio dei teologi, racchiuso

in rigidi schemi, in dottrine che

non riescono a reggere all’urto

del dolore e della sofferenza

innocente. Precisa Mons. Rava-

si: «Giobbe comprende, allora,

che il suo errore è stato quello

di voler escogitare una risposta

razionale, semplice e schemati-

ca al mistero del male, alline-

andosi, così, sullo stesso per-

corso battuto dai suoi amici te-

ologi che si erano illusi di ridur-

re il «progetto» divino all'inter-

no dei loro teoremi, a partire

da quello della cosiddetta

«retribuzione» secondo la

quale ogni prova o sofferenza

è punizione di un peccato.

Dottrina semplicistica contro

la quale Giobbe aveva batta-

gliato in tutti gli interventi

del suo dialogo con loro».

Giobbe, con i suoi amici, ave-

va solo parlato di Dio, accusa-

ta o difesa la sua apparente

“assenza” dai letamai dove gli

uomini piangono, soffrono e

muoiono. Ora la parola cede il

passo alla visione, i ragiona-

menti si infrangono di fronte

a un disegno cosmico che va

oltre gli orizzonti della ragio-

ne. La sofferenza prende atto

che “Sapienza, Provvidenza,

Potenza di Dio sono sempre al

lavoro, perché anche il mon-

do, e non solo l’uomo, non è

mai perfetto, mai sicuro, non

è mai perfetto, mai sicuro,

perché uomo e universo non

sono mai finiti” (David Maria

Turoldo).

Solo attraverso la visione, cioè

la contemplazione, il volto di

Dio si rivela nell’infinitamente

piccolo o nei siderali spazi co-

smici: “Conosci tu le leggi del

cielo? Ne poni tu l’influenza

sulla terra?”

La ragione ha e deve avere i

suoi spazi per scrutare

l’intellegibile ma non ha e non

deve avere l’ultima parola

perché l’infinito non può esse-

re racchiuso in rigidi schemi.

Giobbe vedendo scorrere i te-

stimoni della difesa che abita-

no nei cieli, sulla terra e negli

abissi marini, si accorge che

Dio gli aveva sempre parlato,

che era nascosto nei suoi la-

menti, nascosto nella sua stes-

sa vita.

“Per immergersi (in Dio) Giob-

be deve essere distrutto. Non

s’arriva al vero Dio senza un

totale annientamento dell’Io.

Ora finalmente i suoi occhi lo

vedono, ora che è solo polvere

e cenere.”

Il libro di Giobbe non risponde

con dei ragionamenti alle do-

mande che si alzano dai tanti

letamai della terra ma si rivela

come un autentico scritto teo-

logico perché incentrato sulla

scoperta del vero volto di Dio.

Pagine bibliche: il Libro di Giobbe/12 Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

I miei occhi ti hanno veduto … di don Luciano Vitton Mea

Page 18: Non di Solo Pane n°726 - 11 Ottobre 2015

Non di solo pane ­ Numero 726 ­ pagina 18

Sabato 17

Ottobre

IV Settimana del Salterio

XXVIII Tempo Ordinario

Non confondere mai la fama con il successo.

M e m o r i a d i

sant’Ignazio, vescovo

e martire, che, discepo­

lo di san Giovanni A­

postolo, resse per se­

condo dopo san Pietro

la Chiesa di Antiochia.

Condannato alle fiere

sotto l’ imperatore

Traiano, fu portato a

Roma e qui coronato

da un glorioso marti­

rio: durante il viag­

gio, mentre speri­

mentava la ferocia

delle guardie, simile

a quella dei leopardi,

scrisse sette lettere a

Chiese diverse, nelle

quali esortava i fra­

telli.

Etimologia: Ignazio

= di fuoco, igneo, dal

latino Emblema: Ba­

stone pastorale, Palma

a servire Dio in comu­

nione con i vescovi e a

non impedire che egli

fosse immolato come

vittima per Cristo.

Il Santo del giorno: Sant’Ignazio di Antiochia

Brano Evangelico: Lc 12,8­12

Contemplo: Lo Spirito Santo vi insegnerà (Lc 12,12)

A Maria l'angelo ha detto: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra». La Chiesa si rispecchia in Ma­ria. E la Chiesa sa che prima di intraprendere ogni cosa e lanciarsi per le vie del mondo, ha bisogno dello Spirito Santo, e che alla venuta dello Spirito Santo ci si prepara con la preghiera, e che tale preghiera deve essere perse­verante e concorde. La Chiesa riceve lo Spirito Santo quando rimane in pre­ghiera con Maria e gli Apostoli (At 1,14).

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: chiunque mi ricono­

scerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti

agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato

davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli

sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.

Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità,

non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, per­

ché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».

Agisci Oggi mi sgancio dall'i-

dea che, se compio

bene la legge, sono

automaticamente giu-

sto. È certamente giu-

sto rispettare le nor-

me date da Dio, ma

questo non basta se

non è accompagnato

da un cuore che si af-

fida a Dio e che ama.

Page 19: Non di Solo Pane n°726 - 11 Ottobre 2015

Non di solo pane ­ Numero 726 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 19

Tante volte, di fronte alle incomprensioni e alle diffi-

coltà della vita, ci si chiede: “Parlare o non parlare?

E come parlare?”. A queste domande oggi viene in

aiuto il vangelo: “…non preoccupatevi di come o di

che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo

Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che

bisogna dire”. Certo che non possiamo non essere

preoccupati se, ad esempio, vediamo i nostri giovani

frequentare cattive compagnie e non partecipare alla

santa Messa, tuttavia non è rimproverandoli con pa-

role qualsiasi che li ricondurremo sulla buona strada,

ma avendo fiducia nell’aiuto dello Spirito Santo e

familiarità con tutto ciò che riguarda la vita cristia-

na: la preghiera, l’ascolto della Parola, la condivisio-

ne dell’Eucaristia. Infatti, come il patriarca “Abramo

ebbe fede sperando contro ogni speranza, e così

divenne padre di molti popoli, come gli era stato

detto” anche al cristiano non è data nessuna certez-

za tangibile, ma solo la promessa che la sua preghie-

ra può essere esaudita, secondo i tempi che solo Dio

conosce. Anche Raissa Maritain, filosofa, poetessa e

mistica russa, affermava che “camminare sulle ac-

que, ecco la vocazione del cristiano. Senza nessun

appoggio umano, nella fede pura, nella speranza e

nella pura carità. Senza nessun sentimento, a volte,

tenendo unicamente lo sguardo levato verso Dio...”.

E in fondo questo è molto bello, perché questa è la

via che tutti possiamo percorrere per raggiungere la

santità. Così è stato per sant’Ignazio d’Antiochia,

vescovo e martire, di cui oggi celebriamo la memo-

ria, così è per ciascuno di noi. Raramente possiamo

contare su visioni celesti o voci d’angeli che ci spia-

nano la strada, tuttavia nella fedeltà al vangelo dav-

vero nulla ci manca.

Meditiamo la Parola

Senza nessun appoggio umano Meditazione di Fiorella Elmetti

Potranno altri popoli oppressi, i poveri di sempre, i poveri di tutto il mondo: questa umanità

schiava come l'antico tuo popolo, Signore; potrà questo oceano di poveri cantare un giorno il salmo della loro liberazione? O ci saranno soltanto nuovi faraoni senza nuovi esodi? Che senso avranno le nostre Pasque e questo cantare ancora salmi se ci troviamo conniventi con gli stessi faraoni? Oh chie-se!...

Voi, stirpe di Abramo, suo servo,

figli di Giacobbe, suo eletto.

È lui il Signore, nostro Dio:

su tutta la terra i suoi giudizi.

Si è sempre ricordato della sua alleanza,

parola data per mille generazioni,

dell’alleanza stabilita con Abramo

e del suo giuramento a Isacco.

Così si è ricordato della sua parola santa,

data ad Abramo suo servo.

Ha fatto uscire il suo popolo

con esultanza,

i suoi eletti con canti di gioia.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, rendici saldi come il

nostro padre Abramo, ma non lasciare

mai che cediamo alla durezza di uno

sterile rigorismo. Persino nel momen-

to della prova, quando il rifiuto e la

persecuzione potranno segnare il rit-

mo della nostra esistenza, donaci di

essere sereni e non solo pacifici, ma

persino pacificanti.

Page 20: Non di Solo Pane n°726 - 11 Ottobre 2015

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 726

Domenica 11 Ottobre 2015

Chiuso il 07/10/ 2015

Numero copie 1350

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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