Non di Solo Pane n°726 - 11 Ottobre 2015
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Transcript of Non di Solo Pane n°726 - 11 Ottobre 2015
PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 726
Domenica 11 Ottobre 2015
XXVIII del Tempo Ordinario
Itinerario quotidiano di preghiera
Mi fu elargita la prudenza
Non di solo pane Numero 726 Tempo Ordinario pagina 2
Ottobre 2015
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, pre-
go specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché sia sradicata la tratta delle persone,
forma moderna di schiavitù.
Intenzione missionaria
Perché, con spirito missionario, le comunità
cristiane del continente asiatico annuncino
il vangelo a coloro che ancora lo attendono.
Intenzione dei vescovi
Perché nei luoghi di lavoro cresca la
collaborazione reciproca e i problemi emergenti
siano affrontati con spirito fraterno..
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede,
nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni
di Cristo nel mondo.
Intenzioni mese di Ottobre
Non di solo pane Numero 726 pagina 3
Domenica 11
Ottobre
IV Settimana del Salterio
XXVIII Domenica del Tempo Ordinario
Ci sono persone che possiedono molte cose,
ma nel caso di molti sono le cose che possie-
dono loro.
« Non potete venire da
me, così io vengo da
voi...Dunque eccomi
qua, sono venuto, m'a
vete visto; io ho fissato
i miei occhi nei vostri,
ho messo il cuor mio
vicino al vostro cuore…
la prima lettera che scri
verete a casa deve por
tare la notizia che il
papa è stato da voi e si
impegna a pregare per i
vostri familiari ». (Visita ai
carcerati)
E poi tutti insieme, aiutati
così, nella santa pace del
Signore, alle opere del
Bene. Tornando a casa,
troverete i bambini. Date
una carezza ai vostri bam-
bini e dite: questa è la
carezza del Papa. Trove-
rete qualche lacrima da
asciugare, dite una parola
buona: il Papa è con noi,
specialmente nelle ore
della tristezza e dell'ama-
rezza. » (Discorso alla luna)
Il Santo del giorno: San Giovanni XXIII papa
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettan
dosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per
avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è
buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere
adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua
madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla
mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa
sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e
vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattrista
to; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi di
scepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di
Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro:
«Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi
per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti,
dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse:
«Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Vangelo: Mc 10,1727
Contemplo: Avrai un tesoro in cielo (Mc 10,21)
Tutti, poveri e ricchi, desiderano le ricchezze in modo sbagliato. Gesù ci apre una visione che allarga i confini della nostra vita. Commenta san Paolo: «Non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via» (1Tm 6,7); «Quelli che usano i beni del mondo devono pensare che passa la figura di questo mondo!» (1Cor 7,31); «A quelli che sono ricchi in questo mondo ordina di non porre la speranza nell'instabilità delle ricchezze, ma in Dio che ci dà tutto con abbondanza» (lTm 6,17).
Agisci
... Gesù si guarda intorno, forse di-spiaciuto che per noi seguirlo sia così difficile. Se oggi fis-so il mio sguardo su di lui, certamente incrocerò il suo sguardo su di me. Cosa provo?
Non di solo pane Numero 726 Tempo Ordinario pagina 4
P a g i n e b i b l i c h e
Di fronte a Gesù cadono le
nostre certezze, le cose di
sempre, buone o cattive
che siano; con Lui
cambiano le gerarchie dei
valori, le priorità dettate
dagli usi e dai costumi
degli uomini. Così il tale
del Vangelo si trova
spiazzato, messo con le
spalle al muro, costretto a
tornare a mani vuote
verso casa sua, ricca di
troppi beni. Difficilmente
coloro che sono ricchi di
“se stessi”, avvolti in
tiepide coperte tessute
con rigide certezze,
adornati da vistosi monili
fabbricati da mani
d’uomo, riescono a
s e g u i r e G e s ù , a
raggiungere la pienezza di
una vita basata su un conto
in perdita. Dio ci chiama,
ci invita a lasciare la quiete
del porto, ci conduce sulle
polverose strade dove
l’uomo giace esamine, ad
un crocicchio lontano dove
un povero tende la sua
mano . Ancora ogg i
l‘affascinante Parola che
vince il lento logorio del
tempo ci invita a vendere
quello che abbiamo e
quello che siamo per
acquistare un tesoro che
non ci verrà tolto.
Gesù, la parola che oggi mi
rivolgi, l’invito che mi fai «
Và, vendi quello che hai e
dallo ai poveri e avrai un
tesoro in cielo; poi vieni e
seguimi», lambisce la mia
vita, ma non la scuote,
penetra nel mio cuore,
ma non lo cambia. Io
sono quel cammello
che deve passare nella
cruna di un ago, la
pietra che Tu solo puoi
trasformare in pane.
N o n p e r m e t t e r e
Signore che torni
indietro, verso casa
mia; non permettere
che le sirene di una
apparente tranquillità
abbiano il sopravvento,
che i “trenta denari” di
questo mondo distruggano
ciò che Tu hai costruito nel
misero tugurio del mio
cuore. Ti prego, Signore,
fermami, tira il logoro lembo
di questa esistenza, tienimi
con Te. Amen.
Meditazione di Don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 726 Tempo Ordinario pagina 5
P a g i n e b i b l i c h e
Contemplatio :
La sapienza va oltre ogni ricchezza
“Pregai e mi fu elargita la prudenza;
implorai e venne in me lo spirito della
sapienza. 'La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo con-
fronto; 'non la paragonai neppure a una gemma inestima-
bile, perché tutto l'oro al suo confronto è un po' di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte ad essa l'argento”.
Il brano è tratto dalla parte centrale del libro della Sa-
pienza. In esso l'autore, che con finzione letteraria di-
venta Salomone, il re saggio, si presenta autorevol
mente come colui che implora e ottiene il dono della sa
pienza. Essa infatti non è frutto di abilità o di acquisi
zione umana, ma può essere ricevuta solo dall'alto. Il
testo rilegge la famosa preghiera di Salomone a Gabaon
(cfr. 1 Re 3,6-13) in cui il giovane sovrano chiede un
cuore «capace di ascoltare» (così letteralmente), cioè
capace di discernere per governare rettamente. Ma per
ottenere questo dono della sapienza bisogna operare
alcune scelte. L'autore dice che l'ha preposta, progres-
sivamente, a sette beni: agli scettri, ai troni, alle ric-
chezze, a una gemma inestimabile, alla salute, alla
bellezza e alla luce. Si passa dunque da beni esterni e
materiali a quelli che riguardano la vita fisica dell'uo-
mo: anche questi, però, perfino la luce degli occhi, non
sostengono il paragone con la sapienza, che è quindi da
ritenersi il vero e unico bene dell'uomo. Se questo già
poteva essere vero per i Giudei in diaspora nella città
di Alessandria, al fine di dare loro coesione e unità
mentre erano attorniati da una solida cultura ellenisti-
ca, ciò vale ancor più per noi a cui è stato svelato, in
Gesù, il vero volto della sapienza di cui parla la Scrittu-
ra.
«I mondi volano. Gli anni vola-
no. Il vuoto universo ci fissa
con occhi di tenebra.
E tu, anima stanca, anima sorda ti ostini a
parlare di felicità. Che cosa è felicità? Le
frescure serali nel giardino che imbruna, nel
fitto del bosco? O le cupe, viziose delizie
del vino, delle passioni, della perdizione
dell'anima? Ti svegli, e di nuovo un folle,
ignoto volo che ti afferra il cuore… Ma quan-
do la fine? Come tutto è terribile! come tutto è
selvaggio!» (A. A. Blok).
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflit
ti, per gli anni in cui abbiamo visto il male.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli. Sia su di noi la
dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore, fammi capire se cerco la
tua mano, o piuttosto gli spiccioli
che hai nella mano. Tu vuoi essere
amato per te stesso perché sei in-
finitamente amabile. Rendi il mio
cuore capace di questo: amarti
senza seconde intenzioni, amarti
solo perché sei pienamente degno
del mio amore.
Non di solo pane Numero 726 pagina 6
Lunedì 12
Ottobre
IV Settimana del Salterio
XXVIII Tempo Ordinario
Il Santo del giorno: Nostra Signora del Pilar
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma
non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu
un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per que
sta generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli
uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi
confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno
più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alze
ranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predica
zione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
Brano Evangelico: Lc 11,2932
Festività spagnola che
celebra l’apparizione di
Maria Vergine a San Gia
como maggiore. Secondo
la tradizione attestata dal
la letteratura del XII seco
lo, l’apostolo evangeliz
zatore della Spagna si
trovava presso il fiume
Ebreo, nelle vicinanze di
Saragozza quando
Maria gli apparve
sopra una colonna
Pilar in spagnolo, sul
la quale gli chiese di
edificare una chiesa.
Sorse così per inizia
tiva di San Giacomo
il primo santuario
mariano nella peniso
la iberica.
L’iconografia raffigura
Maria seduta su una
c ol o n na d i na nz i
all’apostolo Giacomo.
Contemplo: Acclami il Signore tutta la terra (dal salmo responsoriale)
La regina del Sud andò, dagli estremi confini della terra, fino a Gerusalemme per ascoltare la sapienza di Salomone. Questo significa che gli uomini di tutti i tempi e di tutte le latitudini desiderano conoscere, approfondire, imparare. Nel Vangelo Gesù ci avverte che nella sua persona vi è qualcuno di più grande di Salomone e noi faremmo bene a non perdere l'occasione di imparare da lui la via della vita, di ascoltare la sua parola e metterla in pratica per avere in lui la salvezza.
Una preghiera non deve per forza essere lunga
per essere esaudita. Basta che venga dal cuore
Agisci...
Oggi ringrazio il Si
gnore per gli apostoli
che chiama al suo ser-
vizio e anche io, nel
mio ambiente, deside-
ro essere un piccolo
apostolo a servizio
della fede di coloro
che incontro.
Non di solo pane Numero 726 Tempo Ordinario pagina 7
Le folle si accalcavano, ma Gesù sa bene che non
sono mosse né da una vera voglia di istruirsi con le
sue parole, né dal proposito di conversione, bensì
dal banale desiderio di vedere un segno, magari
qualche miracolo sorprendente. Sa anche che con
questa disposizione superficiale, le sue parole sa-
ranno come il seme caduto sulle roccie. Come fare
per aiutarli a cambiare disposizione? La storia di
Israele offriva esempi abbondanti. Con personaggi
che erano decisamente meno di Gesù (Giova e Salo-
mone), i loro coetanei si erano convertiti oppure
l'avevano ascoltato attentamente per imparare dal-
la sua saggezza. Non dovrebbero quelle folle fare
altrettanto? Questo è il velato suggerimento di Ge-
sù, che anche così rivela un po' la sua identità pro-
fonda.
Le cose non stanno diversamente per noi. Per cre-
dere a Gesù, la nostra generazione - talvolta noi
stessi - cerca dei segni: la guarigione di qualche fa-
miliare, il benessere materiale, perfino qualche e-
sperienza spirituale desiderata... ma la "malvagità"
consiste nel rovesciare l'ordine naturale: Gesù va
cercato per se stesso, e non perché compie dei se-
gni. Se quello che è desiderato direttamente sono i
segni, allora essi non servono per far sorgere la fede
in Gesù, e l'aspettativa insoddisfatta ci fa diventare
malvagi.
È venuto, viene e verrà. Un Dio mai finito di venire. Un regno che è sempre il più fondo e o-
scuro (o palese) desiderio dell'umanità in-tera. E un cantare che è anche un gemere. E però, nella certezza che è venuto e viene, la gioia almeno degli elementi è conforto agli uomini a sperare. È la speranza - «la speranza cui siamo chiamati» - un provvi-denziale fattore di disturbo per queste co-munità umane che vogliono diventare una «città stabile». Intanto «gonfio di vita ululi il mare»: pure se tutta la natura continua ancora a gemere in dolori di parto, perché sempre in attesa di essere liberata definiti-
vamente dalla morte.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua
giustizia. Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio. Acclami il Signore
tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni!
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, apri il nostro cuore alle
tue promesse, perché la grazia che
viene dal tuo mistero e si riversa nel-
le nostre vite ci purifichi e ci ravvivi
per non essere mai più una generazio-
ne malvagia, ma una comunità di di-
scepoli attraversata e continuamente
rinnovata dal dono del tuo vangelo,
perché sia segno di salvezza per tutti.
Meditiamo la Parola
Senza seconde intenzioni Meditazione a cura di don Carlo Moro
Parroco di Gargnano
Non di solo pane Numero 726 pagina 8
Martedì 13
Ottobre
IV Settimana del Salterio
XXVIII Tempo Ordinario
Una madre è una rappresentazione di Dio
S.Benedetto potrebbe essere stato un soldato, forse di origini friuliane come dicono alcuni storici, dell’esercito imperiale di stanza a Cupra, convertitosi al cristianesimo durante il servizio militare. La tradizione dice che S. Benedetto fu martirizzato sul ponte del torrente Menocchia nei pressi dell’antica Civita di Cupra. Era il 13 ottobre dell’anno 304, quando era imperatore Dioclezia
no. Dopo il martirio, i cristiani del luogo provvidero a dare sepoltura al martire, costruendo un sepolcro nascosto, quasi una catacomba a cui accedervi senza esser visti dai pagani. Sulla tomba del martire fu murata una lapide, che in parte ancora oggi si conserva. Dopo l’editto di Costantino, sulla tomba del santo fu ben presto costruito un piccolo sacrario (oratorio), presso il quale
venivano a pregare molti del luogo richiamati dalla fama taumaturgica del santo, soprattutto contro le malattie della testa. Più tardi, nei pressi del piccolo oratorio fu costruita una pieve. La pieve divenne poi chiesa abazziale.
Il Santo del giorno: San Benedetto
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pran
zo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non
avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse:
«Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro in
terno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto
l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosi
na quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».
Brano Evangelico: Lc 11,3741
Contemplo: Per voi tutto sarà puro (Lc 11,41)
Gesù ci fa capire che la pulizia del cuore è più importante. Non fa le abluzioni rituali prima del pranzo: è un gesto profetico! Lui con il battesimo ha purificato tutte le acque, ma sa bene che nel cuore dell'uomo c'è sempre tanta acqua sporca. Dice san Paolo: «Sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è impuro in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come impuro, per lui è impuro» (Rm 14,14); «Tutto è puro per chi è puro, ma per quelli che sono corrotti e senza fede nulla è puro» (Tt 1,15).
Agisci…
Oggi immagino di in-
vitare Gesù a pranzo
nella mia casa, con la
mia famiglia. Che cosa
penso ci direbbe? E
noi che cosa diremmo
a lui? Immagino e me-
dito questa scena.
Non di solo pane Numero 726 Tempo Ordinario pagina 9
Ricordiamo che Gesù va verso Gerusalemme. La
presenza dei farisei diventa più cospicua. Ma Luca
fa vedere che non tutti si oppongono per principio
al maestro di Nazareth. Alcuni lo sentono con inte-
resse, lo invitano perfino a pranzo, in segno di sti-
ma. Eppure ciò non basta se non si è pronti ad an-
dare oltre, cioè a una conversione più profonda che
possa magari approdare alla fede.
Leggiamo nel brano del Vangelo che "un fariseo lo
invitò a pranzo". Probabilmente rimase meravigliato
all'udire gli insegnamenti di Gesù. Il problema sta
nel fatto che si meraviglia anche di un'altra cosa:
che Gesù non facesse le abluzioni, un precetto della
legge che i farisei osservavano con grande attenzio-
ne. S'intravvede quindi un'incoerenza: l'interesse
per la buona novella, e il desiderio di rimanere at-
taccati alle vecchie usanze. Ma non si può versare
del vino nuovo in otri vecchi!
Gesù mostra invece di essere uno spirito libero e
coerente. Accetta volentieri l'invito a pranzo senza
badare alle possibili "trappole" che i farisei amavano
tendergli. Anzi, senza aspettare trappole ingegnose,
"cade" deliberatamente in una questione più sempli-
ce: omettere le abluzioni. E con la stessa libertà
interiore, rimprovera i farisei per una omissione più
grave: non purificare l'interno.
L'accusa di essere "stolti", cioè incapaci di discerni-
mento e giudizio certo, riguarda appunto la priorità
dell'interno sull'esterno, così come il vangelo di ieri
riguardava la priorità di Gesù sui segni che ne dimo-
stravano la portata.
Meditazione
Più limpida la mia anima Meditazione a cura di don Diego Facchetti
Ora sappiamo perché tante stelle e sappiamo perché tanti fiori: siamo noi la co-
scienza del loro splendere, noi la co-scienza del loro fiorire; ed è la tua legge la fonte di ogni esistere, la ra-gione del nostro pensare ed agire.
I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte
ne trasmette notizia. Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Tu sai, Signore, che mi risulta
spesso difficile conoscere la situa-
zione del mio cuore. Il peccato e
la mancanza di silenzio mi rende
oscuro a me stesso. Illuminami
perché possa collaborare con la
tua grazia a rendere più limpida la
mia anima.
Non di solo pane Numero 726 Tempo Ordinario pagina 10
Il Signore è sempre in ascolto e
non perde una sillaba, nemmeno
un bisbiglio di chi parla contro di
lui. Fuggite dunque le parole inu-
tili, non mormorate contro il Si-
gnore, non criticatelo. Anche di
una parola detta in segreto ren-
derete conto e chi parla ingiusta-
mente costruisce la sua rovina.
(Dal Libro della Sapienza)
La chiacchiera è un discorso
senza fondamento, un parlare
inutilmente, è uno spendere
parole per passare il tempo, o
come si usa dire, per ingannare
il tempo.
La chiacchiera è un impoverire
la parola, che è segno di
pensiero. Il pensiero por-
ta con sé ricchezza, per-
ché attinge le sue risorse
allo spirito, immagine di
Dio.
La chiacchiera è più serva
della fantasia e dell'im-
maginazione che del pen-
siero. Oh, non si deve
pensare che la fantasia e
l'immaginazione non pos-
sano avere una voce:
piuttosto, questa mia sot-
tolineatura vuole espri-
mere l'aspetto sbrigliato,
incontrollato, avventizio,
furtivo della fantasia e
dell'immaginazione.
Vorrei dare qui al pensie-
ro il suo significato più
profondo, più costruttivo,
più serio, destinato a far nasce-
re, dentro chi lo esprime, una
intenzione, un disegno, una cu-
ra, un affetto, una gentilezza,
un'attenzione, una sollecitudi-
ne, un affanno, una preoccupa-
zione.
Le chiacchiere trasmettono
spesso maldicenza, sono fonte
di pettegolezzi, rischiano di
togliere e di rovinare l’altrui
dignità.
Se le chiacchiere sono inutili
quando ci troviamo in piazza o
ai crocicchi delle strade a mag-
gior ragione diventano, passi
questo termine un poco forte,
blasfeme quando si consumano
in chiesa, il luogo della pre-
ghiera e della presenza di Dio
nascosto nel tabernacolo.
Quand'ero piccolo ritenevo il
"chiacchierare in chiesa" un
peccato rispettabile; non avrei
mai potuto escluderlo dalla ac-
cusa senza nutrire un certo ri-
morso. Ora non confesso più
queste "chiacchiere" perché mi
sento adulto. Ma... è poi vero?
Se ai bimbi non è permesso di
chiacchierare in chiesa, la chie-
sa potrà forse essere l'ambiente
ove gli adulti possono chiac-
chierare senza avere rimorsi?
Penso di no.
Chiacchierare in chiesa è un
gran peccato. Perché questo
discorso? Per condannare i
chiacchieroni? No! «Non con-
dannate!». Piuttosto, abbiamo
bisogno di conoscere la verità,
anche nei comportamenti di chi
vive "in Chiesa" oggi.
"In Chiesa" si respira bene quan-
do si ama, quando ci si spende
senza calcolare, quando si co-
struisce l'autentica pace, quan-
do si soffre nel proprio ruolo di
servi del Divino Volere, quando
non ci si adira con i prepotenti,
quando non si invidiano i ricchi,
né ci si crede gli unici salvatori
della storia.
"In Chiesa" si vive bene nei pan-
ni del pubblicano, con il cuore
del samaritano, con la fede
dell'emorroissa, con la sem
plicità di Giuseppe, con la spe-
ranza del buon ladrone.
di don Luciano Vitton Mea
Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Un nuovo anno di Grazia
Non chiacchierate in chiesa di don Pierino Ferrari e don Luciano
Non di solo pane Numero 726 pagina 11
XXVIII Tempo Ordinario
Meglio avanzare strisciando
che rimanere seduti a far niente.
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la deci
ma sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giusti
zia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascu
rare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe
e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che
non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».Intervenne uno
dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi
anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che
caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate
nemmeno con un dito!».
Brano Evangelico: Lc 11,4246
(Papa dal 217 al 222) Ebbe molti avversari tra i cristiani dissidenti di Roma, e proprio da uno scritto del capo di questi cristiani separati, un antipapa, abbiamo quasi tutte le notizie sul suo conto, presentate però in modo tendenzioso. Vi si legge che, prima di diventare papa, era stato schiavo e frodatore. Fuggito in Portogallo, venne arrestato e ricondotto a Roma, dove subì una con
danna ai lavori forzati nelle miniere della Sardegna. Tornato a Roma in occasione di un'amnistia, venne inviato ad Anzio. Papa Zeffirino, però, lo richiamò a Roma, affidandogli la cura dei cimiteri della Chiesa. Iniziò così lo scavo del grande sepolcreto lungo la via Appia che porta il suo nome. Alla morte di Zeffirino, Callisto venne eletto papa.
Ma il suo pontificato attirò le inimicizie di un'ala della comunità cristiana di Roma che lo accusò, falsamente, di eresia. Il riscatto definitivo su questa figura controversa venne dal suo martirio. Callisto, infatti, fu gettato in un pozzo di Trastevere, forse in una sommossa popolare contro i cristiani nel 222.
Contemplo: Non trascurate l'amore di Dio (cf Lc 11,42)
«Non trascurate l'amore di Dio» ci dice Gesù, in contrapposizione al legalismo esasperato di alcuni farisei e dottori della Legge. Intendeva dire che la nuova legge perfeziona e supera, senza trascurarle, le antiche prescrizioni, e ci fa capire che, in Dio, giustizia e amore non si possono distinguere, e non sono in antagonismo, come spesso accade tra gli uomini.
Il Santo del giorno: San Callisto Papa
Mercoledì 14
Ottobre
IV Settimana del Salterio
Agisci ... Oggi, nelle even-
tuali discussioni, scel-
go l'ultimo posto, cioè
scelgo di non mostrare
di sapere più degli al-
tri o di non voler ave-
re ragione.
Non di solo pane Numero 726 Tempo Ordinario pagina 12
Il brano di oggi è la continuazione di quello di ieri.
Stiamo davanti a una delle pagine più veementi del
Vangelo: il rimprovero ai farisei e dottori della leg-
ge, scandito con i potenti "guai a voi!", a motivo
della loro doppiezza. La liturgia ce lo presenterà in
tre sezioni lungo altrettanti giorni.
Anche oggi Gesù, nel Vangelo, rimprovera gli uo-
mini religiosi del suo tempo per aver ridotto il loro
rapporto con Dio a banali atteggiamenti esteriori,
per aver rinchiuso la misericordia divina in un
freddo legalismo; con la loro interpretazione ca-
villosa della legge hanno reso impossibile, e per-
ciò odioso, il comando di Dio. Non corriamo il ri-
schio, di fronte a questi rimproveri del Signore, di
scaricare la nostra coscienza pensando che siano
sempre rivolti ad “altri”, invece di toccare la no-
stra fede, la nostra vita. Quante volte anche noi
neutralizziamo la Parola di Dio riducendola a pic-
coli “precetti”, a gesti che possiamo orientare a
nostro piacimento seguendo la guisa dei nostri gu-
sti, delle mode ricorrenti, dei nostri tornaconti.
Non dobbiamo mai dimenticare, come ci ricorda
San Paolo, che alla fine della nostra vita,
nell’ultimo e supremo giorno, dove cadranno nel
nulla le nostre false sicurezze, saremo giudicati
non sulle piccole prescrizioni rituali ma sulla
“giustizia verso il prossimo e sull’amore per Dio”.
E l’amore è un gesto di pura e gratuità libertà,
non rigida e fredda normativa.
Meditiamo la Parola
Guai a noi Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Da una folla nuda, schierata infila, è
mai riuscito qualcuno a discernere un
re da un mendicante, e un papa dal
suo portamitria? E dove dunque risie-
de l'essenza di queste imperiose gerar-
chie?
Solo in Dio riposa l’anima mia:
da lui la mia salvezza.
Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: mai potrò vacillare.
Solo in Dio riposa l’anima mia:
da lui la mia speranza.
In Dio è la mia salvezza e la mia
gloria; il mio riparo sicuro, il
mio rifugio è in Dio.
Confida in lui, o popolo, in ogni
tempo; davanti a lui aprite
il vostro cuore:
nostro rifugio è Dio.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, non mancare di mette-
re in riga il piccolo fariseo che si an-
nida nel nostro cuore e donaci di ri-
trovare sempre la via della conversio-
ne. Obbligaci, te ne preghiamo, a di-
stogliere lo sguardo da noi stessi per
compiacerci delle nostre piccole con-
quiste spirituali, per saperlo porre -
amorevole e giusto - sulle fatiche de-
gli altri senza cedere al giudizio e a-
prendoci a una carità sempre più am-
pia.
Non di solo pane Numero 726 pagina 13
Giovedì 15
Ottobre
IV Settimana del Salterio
XXVIII Tempo Ordinario
Non nasconderti dietro false apparenze.
Le persone ti ameranno di più per la tua onestà.
Memoria di santa Tere
sa di Gesù, vergine e
dottore della Chiesa:
entrata ad Ávila in Spa
gna nell’Ordine Carme
litano e divenuta madre
e maestra di una assai
stretta osservanza, di
spose nel suo cuore un
percorso di perfeziona
mento spirituale sotto
l’aspetto di una a
scesa per gradi
dell’anima a Dio;
per la riforma del
suo Ordine sostenne
molte tribolazioni,
che superò sempre
con invitto animo;
scrisse anche libri
pervasi di alta dottri
na e carichi della sua
profonda esperienza.
Etimologia: Teresa =
cacciatrice, dal greco;
oppure donna amabile
e forte, dal tedesco
Emblema: Giglio
Il Santo del giorno: Santa Teresa di Gesù
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i
vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri:
essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro
profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazio
ne sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal
sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì,
io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge,
che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che
volevano entrare voi l’avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei
cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendo
gli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.
Brano Evangelico: Lc 11,4554
Contemplo: Manderò loro profeti e apostoli (Lc 11,49)
Abbiamo al fianco Gesù, un così buon amico che non ci abbandona mai nelle
tribolazioni e nelle sventure. Beato colui che lo ama e lo ha sempre con sé!
Guardiamo il glorioso apostolo Paolo che non poteva fare a meno di avere
sempre sulla bocca il nome di Gesù, perché l'aveva ben fisso nel cuore. Cono
sciuta questa verità, ho considerato e ho appreso che altri santi contemplativi,
come Francesco, Antonio di Padova, Bernardo, Caterina da Siena, hanno se
guito questo cammino (Teresa d’Avila).
Agisci Costruire un sepolcro ai
profeti uccisi, può signi-
ficare voler rendere de
finitiva una realtà, con-
siderarla finita, morta.
Oggi mi apro alla novità
della parola di Dio, che
è sempre viva, capace di
sorprendermi e di par-
larmi in tanti modi.
Non di solo pane Numero 726 Tempo Ordinario pagina 14
Con questo brano finisce l'impressionante giudizio di
Gesù contro i farisei, quelli di allora e quelli di tutti i
tempi. Mentre il brano di ieri era centrato sulle usanze
e precetti della legge, il brano di oggi esplora il rap-
porto che i farisei avevano con la tradizione, col passa-
to. Anche qui si scoprono delle colpe: opporsi all'azione
di Dio, venir meno alla propria missione di messaggeri
e maestri della parola di. Dio, doppiezza.
Gesù chiude questo rimprovero ai farisei guardando al
futuro: loro diverranno responsabili della sua morte.
Ciò sarà fatto in continuità con altri fatti di sangue. I
farisei consideravano Gesù un predicatore, un rabbino,
insomma un tipo di profeta.
E sembra che il mestiere dei farisei di allora, anche a
partire dai loro padri, era quello di opporsi all'azione di
Dio che inviava dei profeti al suo popolo, nonostante
che si trattasse di "fratelli israeliti". Perciò la menzione
di Abele e Zaccaria, ambedue uccisi da fratelli israeliti.
Ma la morte di Gesù sarà la goccia che farà traboccare
il vaso: tutto il sangue dei profeti sarà chiesto a quella
generazione, la generazione cioè che poco dopo la mor-
te di Cristo vedrà la distruzione di Gerusalemme.
Più in positivo si può pensare che le gravi colpe sono
l'esito negativo di qualcosa che era destinato ad essere
molto buono. "La corruzione del migliore genera il peg-
giore", dicevano gli antichi. Questo "migliore" s'intravve-
de nel dover "rendere conto" di ogni cosa che facciamo.
Ciò sta ad indicare la grandezza dell'essere umano le
cui azioni non sono affatto indifferenti. Hanno un valo-
re immenso perché l'uomo è sempre in rapporto con Dio
in ogni sua scelta, in ogni suo pensiero lungo tutta la
giornata. Davvero il dover "rendere conto" è ciò che
rende possibile tanto i rimproveri quanto gli "elogi" che,
il secondo il Vangelo, ci fanno guadagnare un grande
tesoro nei cieli.
No, non c'è notte da Innominato
che non possa essere squarciata
da una preghiera. Perché anche
il disperato spera; anche il suici-
da spera. Pure la morte spera; e può essa stes-
sa comporsi in un estremo De profundis. Anche
il fiotto del sangue è un inaudito gemito. Anche
chi grida a te da luoghi troppo profondi e ti
dice di non ascoltar la tua voce, ti prega. E
pure chi ti maledice, Dio, a suo modo ti innalza
il suo De profundis assurdo. E, presente o as-
sente che tu sia, sempre incombi dall'altro polo
dell'abisso: ora muto come una lapide; ora te-
nero come una madre, gioioso di sentire pietà.
Tu pure commosso e avvilito per questo infinito
dolore del mondo; commosso per le tante vite
infelici, colpevoli o innocenti che siano.
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.
Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore, i farisei forse non si ren-
devano conto delle loro colpe. Tu
hai dovuto agire con forza cercan-
do di fargli aprire gli occhi.., an-
che sapendo che molti di loro non
si sarebbero ravveduti. Non la-
sciarmi nella mia cecità. Se ce n'è
bisogno, non esitare, Signore, ad
agire con altrettanta forza nei
miei riguardi.
Meditiamo la Parola
Rendere conto Meditazione a cura di don Carlo Moro
Parroco di Gargnano
Non di solo pane Numero 726 Tempo Ordinario pagina 15
Venerdì 16
Ottobre
IV Settimana del Salterio
XXVIII Tempo Ordinario
Attento alle conclusioni affrettate:non esistono solo due versioni di una storia,ma tre o quattro o anche più. Concedi agli altri il beneficio del
dubbio e te ne saranno grati.
Santa Edvige, reli
giosa, che, di origine
bavarese e duchessa
di Polonia, si dedicò
a s s i d u a m e n t e
nell’assistenza ai po
veri, fondando per
loro degli ospizi, e,
dopo la morte del
marito, il duca Enri
co, trascorse operosa
mente i restanti anni
della sua vita nel mo
nastero delle mona
che Cistercensi da lei
stessa fondato e di cui
era badessa sua figlia
Gertrude. Morì a
Trebnitz in Polonia il
15 ottobre.
Etimologia: Edvige =
ricca guerriera, o for
tuna in battaglia, dal
tedesco
Il Santo del giorno: Sant’Edvige
In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli: «Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze. Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!».
Brano Evangelico: Lc 1217
Contemplo: Amici miei, non abbiate paura (Lc 12,4)
Ecco il commento di san Paolo: «Gesù Cristo è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati» (Rm 8,3437). Nelle tenebre e nella luce, nel segreto e in pubblico, ogni cristiano può dire: «Chi mi rallegrerà se non colui che è stato da me rattristato?» (2Cor 2,2).
Agisci Oggi e sempre mi im-
pegno a vivere nella
sincerità e nella tra-
sparenza. Chiedo al
Signore di inondare il
mio cuore con la luce
del suo Sacro Cuore,
per intercessione di
santa Margherita Maria
Alacoque.
Non di solo pane Numero 726 pagina 16
Il rimprovero ai farisei era stato capito e ben accolto
dal popolo. I farisei sono andati via imbarazzati, e le
folle si radunano intorno a questo predicatore, l'unico
che aveva osato dire la verità in faccia a quel gruppo
di ipocriti. Gesù ora parla della provvidenza di Dio e
della sua bontà .
Il Vangelo di oggi ben si adatta al consiglio di Santa
Teresa : “Nulla ti turbi. Niente ti manca. Dio solo
basta”. L’immagine dei passeri, che valgono due
soldi, ma che non sono dimenticati dal buon Dio, è un
raggio di sole che disperde le brume autunnali delle
mie preoccupazioni così legate alle cose di questa
terra. Gesù ci invita ad andare oltre il limite del
nostro orizzonte; ci invita a salire sul monte delle
beatitudini per volgere lo sguardo oltre le siepi che
abbiamo coltivato con cura.
Nell’aria tersa dell’altura vedo l’umanità, un’umanità
calpestata dalla sofferenza, dai morsi della fame, dal
flagello delle guerre. Mi giunge il lamento del malato
di cancro, il pianto dell’orfano e della vedova, il sibilo
di un proiettile che sta per spezzare una giovane vita
innocente. E’ l’umanità che Dio ama, di cui si prende
cura, che non andrà persa. E i miei problemi, le mie
preoccupazioni cosa sono di fronte a questo abisso di
disperazione? Tutto si ridimensiona, cade la siepe, mi
si aprono gli occhi. Presto devo scendere dal colle. Dio
ha bisogno delle mie mani, della mia voce, del mio
cuore. Non temo più le piccole preoccupazioni che mi
condannano al fuoco di una ottusa esistenza, temo,
piuttosto, il giudizio di Dio sulle mie omissioni, sulla
mia sordità che non intende il grido di tanti fratelli. E
come i passeri spicco il volo nel cielo del dono puro e
gratuito.
Meditiamo la Parola
Dio solo basta Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Dio ha incontrato l'uomo che lo cerca-
va: «Egli lo trovò in terra deserta,
in un landa di ululati solitari. Lo cir-
condò, lo allevò, lo custodì come pupil-
la del suo occhio».
Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa
il delitto e nel cui spirito non è inganno.
Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore
le mie iniquità» e tu hai tolto
la mia colpa e il mio peccato.
Rallegratevi nel Signore
ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore,
gridate di gioia!
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, continua a chiamarci
«amici» e fa' che possiamo trovare in
questa intimità con te il senso profon-
do del nostro vivere e del nostro esse-
re discepoli, sentendoci perdonati e
sollevati da ogni peccato che ci fa
sperimentare il timore davanti alla
vita e, soprattutto, la paura nel con-
fronto con gli altri.
Non di solo pane Numero 726 Tempo Ordinario pagina 17
“Io ti conoscevo solo per sentito
dire. Ora, però, i miei occhi ti
hanno veduto” (Giobbe 42,5).
E’ l’approdo e il suggello al lun-
go pellegrinare dell’uomo rico-
perto di piaghe. Giobbe ricono-
sce che prima aveva solo senti-
to parlare di Dio, ora invece i
suoi occhi lo hanno visto. Non è
più il Dio dei teologi, racchiuso
in rigidi schemi, in dottrine che
non riescono a reggere all’urto
del dolore e della sofferenza
innocente. Precisa Mons. Rava-
si: «Giobbe comprende, allora,
che il suo errore è stato quello
di voler escogitare una risposta
razionale, semplice e schemati-
ca al mistero del male, alline-
andosi, così, sullo stesso per-
corso battuto dai suoi amici te-
ologi che si erano illusi di ridur-
re il «progetto» divino all'inter-
no dei loro teoremi, a partire
da quello della cosiddetta
«retribuzione» secondo la
quale ogni prova o sofferenza
è punizione di un peccato.
Dottrina semplicistica contro
la quale Giobbe aveva batta-
gliato in tutti gli interventi
del suo dialogo con loro».
Giobbe, con i suoi amici, ave-
va solo parlato di Dio, accusa-
ta o difesa la sua apparente
“assenza” dai letamai dove gli
uomini piangono, soffrono e
muoiono. Ora la parola cede il
passo alla visione, i ragiona-
menti si infrangono di fronte
a un disegno cosmico che va
oltre gli orizzonti della ragio-
ne. La sofferenza prende atto
che “Sapienza, Provvidenza,
Potenza di Dio sono sempre al
lavoro, perché anche il mon-
do, e non solo l’uomo, non è
mai perfetto, mai sicuro, non
è mai perfetto, mai sicuro,
perché uomo e universo non
sono mai finiti” (David Maria
Turoldo).
Solo attraverso la visione, cioè
la contemplazione, il volto di
Dio si rivela nell’infinitamente
piccolo o nei siderali spazi co-
smici: “Conosci tu le leggi del
cielo? Ne poni tu l’influenza
sulla terra?”
La ragione ha e deve avere i
suoi spazi per scrutare
l’intellegibile ma non ha e non
deve avere l’ultima parola
perché l’infinito non può esse-
re racchiuso in rigidi schemi.
Giobbe vedendo scorrere i te-
stimoni della difesa che abita-
no nei cieli, sulla terra e negli
abissi marini, si accorge che
Dio gli aveva sempre parlato,
che era nascosto nei suoi la-
menti, nascosto nella sua stes-
sa vita.
“Per immergersi (in Dio) Giob-
be deve essere distrutto. Non
s’arriva al vero Dio senza un
totale annientamento dell’Io.
Ora finalmente i suoi occhi lo
vedono, ora che è solo polvere
e cenere.”
Il libro di Giobbe non risponde
con dei ragionamenti alle do-
mande che si alzano dai tanti
letamai della terra ma si rivela
come un autentico scritto teo-
logico perché incentrato sulla
scoperta del vero volto di Dio.
Pagine bibliche: il Libro di Giobbe/12 Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
I miei occhi ti hanno veduto … di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 726 pagina 18
Sabato 17
Ottobre
IV Settimana del Salterio
XXVIII Tempo Ordinario
Non confondere mai la fama con il successo.
M e m o r i a d i
sant’Ignazio, vescovo
e martire, che, discepo
lo di san Giovanni A
postolo, resse per se
condo dopo san Pietro
la Chiesa di Antiochia.
Condannato alle fiere
sotto l’ imperatore
Traiano, fu portato a
Roma e qui coronato
da un glorioso marti
rio: durante il viag
gio, mentre speri
mentava la ferocia
delle guardie, simile
a quella dei leopardi,
scrisse sette lettere a
Chiese diverse, nelle
quali esortava i fra
telli.
Etimologia: Ignazio
= di fuoco, igneo, dal
latino Emblema: Ba
stone pastorale, Palma
a servire Dio in comu
nione con i vescovi e a
non impedire che egli
fosse immolato come
vittima per Cristo.
Il Santo del giorno: Sant’Ignazio di Antiochia
Brano Evangelico: Lc 12,812
Contemplo: Lo Spirito Santo vi insegnerà (Lc 12,12)
A Maria l'angelo ha detto: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra». La Chiesa si rispecchia in Maria. E la Chiesa sa che prima di intraprendere ogni cosa e lanciarsi per le vie del mondo, ha bisogno dello Spirito Santo, e che alla venuta dello Spirito Santo ci si prepara con la preghiera, e che tale preghiera deve essere perseverante e concorde. La Chiesa riceve lo Spirito Santo quando rimane in preghiera con Maria e gli Apostoli (At 1,14).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: chiunque mi ricono
scerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti
agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato
davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli
sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.
Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità,
non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, per
ché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
Agisci Oggi mi sgancio dall'i-
dea che, se compio
bene la legge, sono
automaticamente giu-
sto. È certamente giu-
sto rispettare le nor-
me date da Dio, ma
questo non basta se
non è accompagnato
da un cuore che si af-
fida a Dio e che ama.
Non di solo pane Numero 726 Tempo Ordinario pagina 19
Tante volte, di fronte alle incomprensioni e alle diffi-
coltà della vita, ci si chiede: “Parlare o non parlare?
E come parlare?”. A queste domande oggi viene in
aiuto il vangelo: “…non preoccupatevi di come o di
che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo
Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che
bisogna dire”. Certo che non possiamo non essere
preoccupati se, ad esempio, vediamo i nostri giovani
frequentare cattive compagnie e non partecipare alla
santa Messa, tuttavia non è rimproverandoli con pa-
role qualsiasi che li ricondurremo sulla buona strada,
ma avendo fiducia nell’aiuto dello Spirito Santo e
familiarità con tutto ciò che riguarda la vita cristia-
na: la preghiera, l’ascolto della Parola, la condivisio-
ne dell’Eucaristia. Infatti, come il patriarca “Abramo
ebbe fede sperando contro ogni speranza, e così
divenne padre di molti popoli, come gli era stato
detto” anche al cristiano non è data nessuna certez-
za tangibile, ma solo la promessa che la sua preghie-
ra può essere esaudita, secondo i tempi che solo Dio
conosce. Anche Raissa Maritain, filosofa, poetessa e
mistica russa, affermava che “camminare sulle ac-
que, ecco la vocazione del cristiano. Senza nessun
appoggio umano, nella fede pura, nella speranza e
nella pura carità. Senza nessun sentimento, a volte,
tenendo unicamente lo sguardo levato verso Dio...”.
E in fondo questo è molto bello, perché questa è la
via che tutti possiamo percorrere per raggiungere la
santità. Così è stato per sant’Ignazio d’Antiochia,
vescovo e martire, di cui oggi celebriamo la memo-
ria, così è per ciascuno di noi. Raramente possiamo
contare su visioni celesti o voci d’angeli che ci spia-
nano la strada, tuttavia nella fedeltà al vangelo dav-
vero nulla ci manca.
Meditiamo la Parola
Senza nessun appoggio umano Meditazione di Fiorella Elmetti
Potranno altri popoli oppressi, i poveri di sempre, i poveri di tutto il mondo: questa umanità
schiava come l'antico tuo popolo, Signore; potrà questo oceano di poveri cantare un giorno il salmo della loro liberazione? O ci saranno soltanto nuovi faraoni senza nuovi esodi? Che senso avranno le nostre Pasque e questo cantare ancora salmi se ci troviamo conniventi con gli stessi faraoni? Oh chie-se!...
Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.
Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco.
Così si è ricordato della sua parola santa,
data ad Abramo suo servo.
Ha fatto uscire il suo popolo
con esultanza,
i suoi eletti con canti di gioia.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, rendici saldi come il
nostro padre Abramo, ma non lasciare
mai che cediamo alla durezza di uno
sterile rigorismo. Persino nel momen-
to della prova, quando il rifiuto e la
persecuzione potranno segnare il rit-
mo della nostra esistenza, donaci di
essere sereni e non solo pacifici, ma
persino pacificanti.
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 726
Domenica 11 Ottobre 2015
Chiuso il 07/10/ 2015
Numero copie 1350
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita il
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
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