Non di Solo Pane n°703

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PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 703 Domenica 29 Marzo 2015 Settimana Santa Itinerario di preghiera quotidiana

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Settimanale di preghiera quotidiana per la famiglia www.nondisolopane.it

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PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 703

Domenica 29 Marzo 2015

Settimana Santa

Itinerario di preghiera quotidiana

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Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 2

Marzo - Aprile 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giorna-

ta. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le paro-

le, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione

con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che conti-

nua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvez-

za del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato

Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affin-

ché io possa essere testimone del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,

prego specialmente per le intenzioni che il Santo

Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli

in questo mese

Intenzione del Santo Padre

Perché quanti sono impegnati nella ricerca

scientifica si pongano al servizio del bene integrale

della persona umana.

Intenzione missionaria

Perché sia sempre più riconosciuto il contributo

proprio della donna alla vita della chiesa.

Intenzione dei vescovi

Perché l’impegno quaresimale ci educhi ad uno

stile di sobrietà e di condivisione.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e

nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.latracciameditazioni.it

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Non di solo pane ­ Numero 703 ­ pagina 3

Domenica 29

Marzo

II Settimana del Salterio

Domenica delle Palme Isaia 50,4-7: Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io

sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio

orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il signore Dio mi ha aperto l'orec­

chio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato

il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano a barba;

non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il signore Dio mi assiste, per

questo non resto svergognato.

In molte zone d’Italia, con le parti tenere delle grandi foglie di palma, vengono intrecciate pic­cole e grandi confezioni addobbate, che vengono regalate o scambiate fra i fedeli in segno di pace. La benedizione delle palme è documentata sin dal VII secolo ed ebbe uno sviluppo di cerimo­nie e di canti adeguato all’importanza sempre

maggiore data alla pro­cessione. Questa è testi­moniata a Gerusalemme dalla fine del IV secolo e quasi subito fu accolta dalla liturgia della Siria e dell’Egitto.In Occidente giacché questa domenica era riservata a cerimonie prebattesimali e all’inizio solenne della Settimana Santa, benedizione e pro­cessione delle palme tro­varono difficoltà a intro­

dursi; entrarono in uso prima in Gallia (sec. VII­VIII) dove Teodulfo d’Orléans compose l’inno “Gloria, laus et honor”; poi in Roma dalla fine dell’XI seco­lo.L’uso di portare nelle proprie case l’ulivo o la palma benedetta ha origi­ne soltanto devozionale, come augurio di pace.

Il santo del Giorno: Domenica delle Palme

Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il

monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate

nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro

legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se

qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha biso-

gno, ma lo rimanderà qui subito”». Andarono e trovarono un puledro legato

vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dis-

sero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come

aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi get-

tarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri

mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli

che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto

colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del no-

stro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».

Brano Evangelico: Mc 11, 1­10

Contemplo:

Gesù è lasciato da solo nel tabernacolo, dobbiamo amarlo di più,

tenerci libere solamente per Gesù. Dirgli spesso «Ti amo», pren-

dendoci cura di tutti coloro che sono non desiderati, non amati,

soli.., tutti i poveri.

(Madre Teresa di Calcutta)

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G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Contemplatio: I Mantelli delle fragilità di don Luciano Vitton Mea

Con la domenica delle Palme inizia la Settimana Santa,

i giorni dell’amore incondizionato di Dio e della meschi-

nità degli uomini. I giorni dell’annientamento del Si-

gnore, del tradimento di Giuda, dei tribunali umani,

dei compromessi, del rinnegamento dei vincoli più sacri

come l’amicizia, la fedeltà, il rispetto e la riconoscen-

za verso chi ci ha fatto del bene. Come accostarci a

questi giorni sacri? Lasciando spazio al giuda, al Pilato

ai crocifissori che vivono in noi. Guai pensare che il vol-

to del traditore, del giudice o dei carnefici non ci ap-

partengano; vivono in noi, abitano nelle pieghe recon-

dite del nostro cuore. Stendiamo il peggio di noi ai pie-

di del Signore, permettiamo alla divina misericordia di

calpestare i nostri peccati. Accogliamo l’invito di An-

drea di Creta: «Venite, e saliamo insieme sul monte

degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna

da Betania e si avvicina spontaneamente alla venerabi-

le e beata passione, per compiere il mistero della no-

stra salvezza. Viene di sua spontanea volontà verso Ge-

rusalemme. Corriamo anche noi insieme a colui che si

affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli an-

darono incontro. Non però per stendere davanti al suo

cammino rami d'olivo o di palme, tappeti o altre cose

del genere, ma come per stendere in umile prostrazio-

ne e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le no-

stre persone. Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a

Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inani-

mati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per

poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, an-

che il loro verde».

Viviamola così questa settimana: stentiamo innanzi al

Signore i mantelli delle nostre fragilità, lasciamoci rive-

stire con candida tunica “cucita tutta d’un pezzo”, la

veste della divina spogliazione, dell’amore incondizio-

nato del Creatore nei confronti della sua creatura.

Disse loro Pilato: «Che farò dun­

que di Gesù chiamato il Cristo?».

Tutti gli ri­sposero: «Sia crocifis­

so!» [...] E, dopo aver fatto flagel­

lare Gesù, lo consegnò ai soldati

perché fosse crocifisso.

(Matteo 27,22 e 26)

Hai scelto il Tuo posto:

l'ultimo.

Così, nessun condannato della

terra potrà sentirsi solo.

Abbandonato da tutti,

Tu sarai con lui,

il Suo silenzio, il Tuo,

le Sue lacrime, le Tue,

il Tuo abbandono al Padre,

la Sua unica forza,

per continuare a sperare,

per perdonare e amare.

Gesù condannato,

Signore che doni vita,

Santo che perdoni

e rendi capace di amare

chi non ha più nulla,

accogli il grido,

ascolta la preghiera

e il silenzio...

La condanna

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G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 5

Tutte le parole di Gesù sono

importanti, sono lampada ai

nostri passi, devono segnare

la nostra esistenza. Ma le

ultime parole del Signore,

quelle pronunciate sulla cro-

ce diventano il suo testa-

mento, si devono incidere

indelebilmente nel cuore. In

tutti e quattro i Vangeli Gesù

è appeso ad una croce ma il

s u o a t t e g g i a m e n t o

nell’affrancare l’ora supre-

ma, quella della morte, non

è uguale, ci sono delle sfu-

mature che sintetizzano

l’agonia di ogni uomo: gli

spasimi, il travaglio, la ras-

segnazione o la pace che

rendono la morte un evento

unico, mai uguale, irrepeti-

bile e personalissimo. Ecco

perché Gesù sembra morire

con atteggiamenti diversi

che gli Evangelisti raccolgo-

no e trasmetto con puntiglioso

rigore: in Gesù ogni morte uma-

na viene ricapitolata e portata

a compimento.

In Marco e Matteo le ultime pa-

role del Signore sono un grido

lacerante che squarcia il velo

del tempio “Dio mio, Dio mio

perché mi hai abbandonato”.

È il grido dell’abbandonato,

della paura e dell’angoscia che

sembrano scivolare nel baratro

della disperazione. È un incon-

tro faccia a faccia e a muso du-

ro con la morte nel suo aspetto

più drammatico e dilaniante: il

distacco dalle cose viste e co-

nosciute da sempre, dai volti

incontrati ed amati, dagli affet-

ti più cari. È il grido del bambi-

no che non trova più il papà o

lo vede in lontananza velato

dalle brume autunnali: “Dove

sei papà? Ritorna subito, non

lasciarmi solo mentre scende la

sera!”.

Personalmente non mi interessa

sapere se Gesù abbia recitato per

intero il Salmo 22, se il grido

dell’abbandonato sia sfociato in

quel bellissimo atto di fede con

qui termina il Salmo: ”Ecco

l’opera del Signore”.

Non scalfisce minimamente la

divinità del Signore il crogiuolo

del dubbio, una qual sorta di

smarrimento di fronte all’agonia

e ai veli della morte; anzi danno

pienezza alla sua umanità, a

quell’essersi fatto del tutto simi-

le alla nostra natura umana. Per-

ché in quel grido non scorgiamo

l’annientamento definitivo di Dio

nel mistero dell’Incarnazione?

Perché non pensare che il croce-

fisso faccia suo lo strazio dei di-

sperati della terra, di chi ha pau-

ra di morire, di chi muore solo ed

abbandonato perché per tutta la

vita non ha masticato altro che la

dura scorza dell’”assenza”?

La morte dei poveri è comunque

dignitosa e il “Figlio dell’uomo”

muore con dignità. Dalla cattedra

della croce Gesù ci insegna a mo-

rire; dice a me che ho paura

dell’agonia e della morte, che

temo di essere solo ed abbando-

nata in quell’ora suprema e tre-

menda che Lui, che per primo a

sperimentato all’abbandono, mi

farà compagnia e che insieme

potremo dire: “Tu non hai di-

s p r ez z a to , né sd e gna to

l’afflizione del povero ma hai a-

scoltato il suo grido d’aiuto”.

(Salmo 22).

L’abbandono di don Luciano Vitton Mea

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Lunedì 30

Marzo

II Settimana del Salterio

Settimana Santa Isaia 42,1-7 «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle

nazioni. Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce

delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tene­

bre».

Il Santo del giorno: San Leonardo Murialdo

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi disce­poli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per tre­cento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

Brano Evangelico: Gv 12, 1­11

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Leonardo Murialdo nasce a Torino il 26 ottobre 1828 da una famiglia bor­ghese. Studia dai padri Scolopi di Savona e alla Regia Università di Tori­no laureandosi in Teolo­gia. Viene ordinato sacer­dote nel 1851 e dedica i primi 14 anni del suo mi­nistero ai giovani torinesi nell'oratorio di San Luigi a Porta Nuova. Nel 1867 fonda la confraternita lai­

cale di San Giuseppe per aiutare i ragazzi poveri e abbandonati. Nel 1871 dà vita all'U­nione operai cattolici di cui diventa successiva­mente assistente eccle­siastico. È anche il fon­datore dell'Associazio­ne della Buona stampa e tra gli ideatori del giornale «La voce dell'operaio». Viaggia spesso nel Sud Italia

per conoscere le realtà assistenziali delle altre città. Muore nel capo­luogo piemontese, colpito dalla polmoni­te, il 30 marzo 1900. Viene beatificato da Paolo VI nel 1963 e canonizzato nel 1970.

Contemplo: Egli è così innamorato del carcere, da doversi proporre di rivi­

sitare la terra per potersi di nuovo sottomettere ad esso, per quanto è possibile. Attri­

buisce un tale valore al fatto di essere soggetto alle sue creature da fare effettivamente

in modo, prima di andarsene, nella sera stessa del tradimento, di perpetuare la sua

prigionia fino alla fine del mondo, dopo la sua morte. Fratelli, la grande verità sta ogni

giorno davanti ai nostri occhi. Egli ha decretato il miracolo perpetuo per il quale il suo

cor­po e il suo sangue sono presenti in simboli visibili: in questo modo assicura il mi­

racolo perpetuo dell'onnipotenza imprigionata. (John Henry Newman)

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Non di solo pane ­ Numero 703­ Tempo di Quaresima ­ pagina 7

Ancora pochi giorni e Gesù porterà a compi-

mento il progetto del Padre: amare fino al dono

di sé. Maria, colei che sa ascoltare profonda-

mente Gesù, rompe il prezioso vaso di profumo,

gli unge i piedi e li asciuga con i suoi capelli: è

un momento molto intimo. Quanto amore e

quanta tenerezza in questo gesto! Solo chi, co-

me Maria, ha saputo accogliere l'amore può ca-

pire. Giuda non comprende, ma Gesù continua

ad amarlo: "Lasciala fare, i poveri infatti li ave-

te sempre con voi...".

Sì, i poveri li abbiamo sempre... anche oggi,

dopo 2000 anni, e sono tanti.., e quanti gesti di

amore e di giustizia possiamo compiere nei loro

confronti. Questa povera donna che vuole par-

lare con noi la conosciamo bene, le hanno ucci-

so il marito e due figli in questa assurda e inter-

minabile guerra. Durante la notte la sua capan-

na è bruciata e ha perso tutto. Viene a chiedere

una coperta e un po' di farina. Mariko è un mu-

twa (la classe più emarginata della società bu-

rundese) rimasto vedovo con 5 bambini, ci chie-

de di poter lavorare per avere riso e fagioli con

cui nutrire i figli. Emanuele, handicappato, vie-

ne a chiedere le medicine perché ha la febbre

molto alta... Come Maria, anche noi tutti ab-

biamo del "nardo prezioso" da offrire a Gesù

presente oggi nel volto di questi poveri: la no-

stra vita spesa per loro, le nostre capacità mes-

se a servizio, i nostri beni offerti con generosi-

tà, affinché ogni persona si senta amata e ritro-

vi la sua dignità di "uomo" e di figlio di Dio.

Sr Ester Zerla - Burundi

meditazione

Uno spreco d’amore Meditazione di Sr Ester Zerla - Burundi

Allora i soldati lo condussero

dentro il cortile, cioè nel pretorio,

e convocarono tutta la coorte […]

Dopo averlo schernito, lo

condussero fuori per crocifiggerlo. (Marco 15,16 e 20)

Non era lieve

il peso della croce,

fatta del legno

della nostra terra,

carico delle nostre storie,

dei nostri peccati

e delle nostre speranze.

Tutto hai preso su di Te,

umanissimo Signore,

per raggiungere ogni cuore

col palpito del Tuo amore

così umano,

così divino,

e a tutto dare senso,

vita, conforto silenzioso

e amico...

La croce

Agisci Grazie Gesù, perché hai compas-

sione di me, perché mi capisci! Anche io

voglio aver compassione dei miei fratelli,

comprenderli anche quando sbagliano

verso di me! Oggi mi impegno in questo,

soprattutto verso coloro con cui vivo al-

cune incomprensioni.

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Non di solo pane ­ Numero 703 ­ pagina 8

Martedì 31

Marzo

II Settimana del Salterio

Settimana Santa

Isaia 49,1-6 Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lon­

tane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. E ha detto: «E troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ri­condurre i superstiti d'Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, per­ché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra».

Natalia Tulasiewicz nacque nel paese polac­co di Rzeszów, nei pressi di Podkarpackie, il 9 aprile 1906. Inse­gnante laica nella città d i P o z n a n , f u un’insolita animatrice dell’apostolato dei laici. Durante l’occupazione militare della sua patria da parte del regime na­zista tedesco, questa coraggiosa donna parti­ta liberamente per il

Terzo Reich, insieme con le donne condan­nate ai lavori forzati, al fine di portare loro un sollievo spirituale. Quando nell’aprile 1944 la Gestapo sco­prì la sua indesiderata presenza, la arrestò. Atrocemente torturata ed umiliata in pubbli­co, venne infine con­dannata a morte nel campo di Rawen­sbrück, nei pressi di

Brandeburgo. Il Vener­dì Santo, raccogliendo le poche forze rimaste­le, salì sulla panca della baracca e tenne alle pri­gioniere una conferenza sulla passione e risurre­zione del Signore. Due giorni dopo, il 31 marzo 1945, venne trasportata nella camera a gas ove morì. Era il giorno di Pasqua.

Il Santo del giorno: Beata Natalia

In quel tempo, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».

Brano Evangelico: Gv 13,21­33.36­38

Contemplo: Dimenticate sempre il passato e non inquietatevi

per le vostre cadute, per numerose che possano essere. Tutte

le volte che vi rialzerete nulla potrà nuocervi, mentre potreste

essere in pericolo nel caso vi scoraggiaste o vi affliggeste trop-

po per quel motivo. Fate tutto nella massima calma e nel modo

più riposante che potete e fatelo per il grandissimo, purissimo

e santissimo amore di Gesù e di Maria. (Francesco Maria Libermann)

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Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 9

A sottolineare queste parole di Gesù è l'Evange-

lista Giovanni, il più giovane tra i Dodici, il di-

scepolo amato. Le sottolinea perché le ha udi-

te, essendo egli con la testa china sul capo di

Gesù, con tutta la pesantezza che esse trasci-

nano con sè, pronunciate come un soffio, a vo-

ce bassa. Lui che ha offerto la sua compagnia ai

peccatori sta per essere tradito da colui che

d'ora in poi diventerà l'icona del tradimento.

Lui che ha parlato di fratellanza sta per essere

additato come il nemico numero uno da elimi-

nare, pur sapendo che non ha commesso reato

alcuno. E a Pietro che afferma con slancio ed

entusiasmo "Darò la mia vita per te!", Gesù ri-

batte senza via d'uscita: "In verità, in verità io

ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non

m’abbia rinnegato tre volte". E infatti così ac-

cade. Ma perché Gesù dice "Uno di voi mi tradi-

rà"...? Infondo, tranne Giovanni, non è stato

solo Giuda a tradire, ma anche Pietro che l'ha

rinnegato, anche gli altri che sono fuggiti presi

dal panico... Forse, perché Giuda ha compiuto

il tradimento in modo palese, e l'ha fatto dietro

la promessa del denaro. Forse, perché, a diffe-

renza degli altri, è stato proprio indicato da

Gesù con il boccone intinto, come a dargli forza

per quello che stava per fare, infatti subito do-

po gli dice: "Quello che vuoi fare, fallo presto".

Probabilmente, Gesù sottolinea il fatto che ba-

sta uno ad accendere la scintilla per il fuoco

d'amore che dalla passione e morte di Gesù si

sprigiona. Ognuno di noi è quell'uno menzionato

da Gesù, e giustamente lui lo mette in eviden-

za. Dobbiamo, così, sentire in noi la pesantezza

di quelle parole, farle calare dentro la coscien-

za e lasciarci toccare fino al punto di spingerci

in basso e guardare il nostro peccato. Solo così

possiamo risorgere.

meditazione

“Uno di voi mi tradirà”... Meditazione di Fiorella Elmetti

Egli è stato trafitto per i nostri delitti,

schiacciato per le nostre iniquità.

Può un Dio cadere?

No, se è un idolo immobile,

prigioniero degli umani.

Solo il Dio vivente cade,

come cade ogni amore

che sa compatire,

che ha ragioni per perdere

e donare la vita.

Il Figlio di Dio nella carne,

cadendo, abita

la nostra fragilità,

rialzandosi, illumina

la nostra speranza...

ravviva il lucignolo fumigante...

rinsalda la canna

Incrinata dal vento ….

Dio cade

Agisci Signore, forse a volte anche noi

ti abbiamo tradito, ti abbiamo

"barattato" per i nostri comodi, in

nome di una falsa libertà...

Oggi, guidati da Maria, vogliamo ri-

tornare al tuo cuore e proporci di fa-

re scelte coerenti, che saranno poi la

nostra vera pace.

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G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Nel momento della morte,

una morte redentrice, cioè

che salva, Gesù mette tra se

e il male che cerca di an-

nientarlo una parola che se-

gna la definitiva separazione

tra la luce e le tenebre: “

perdona loro ”. Non si tratta

di un semplice perdono ma

il suggello di una vita che ha

portato allo “sfinimento” del

male. Gesù ha distrutto la

cattiveria semplicemente

salvaguardando la sua uma-

nità, non permettendo cioè

alla malvagità di renderlo

“meno uomo”.

“Padre perdona loro perché

non sanno quello che fanno”.

Sono parole che tracciano un

solco, che indicano una via

ben precisa per isolare il ma-

le, per creare un deserto

dove il risentimento non tro-

vi l’alimento necessario per

generare altro male. La morte

di Gesù, quel “perdona loro”

non e solo il preludio “di cieli

nuove e terre nuove”, di quel-

la città piena di luce che San

G i o v a n n i d e s c r i v e

nell’Apocalisse; le labbra di

Gesù morente segnano l’inizio

dell’uomo nuovo che neutra-

lizza le radici velenose del

male con la forza della debo-

lezza, di un disarmante perdo-

no. L’uomo nuovo generato

dal Cristo morente non può

più permettersi che “il meglio

che c’è in lui”, sia scalfito

dall’odio e dalla vendetta, che

il male si fortifichi nel suo

cuore alimentato dal risenti-

mento e dal rancore. “Padre

perdona loro perché non sanno

quello che fanno”: «Qui il ma-

le si incontra con un avversa-

rio più forte di lui; il male qui

non può raggiungere il suo

scopo di generare altro male;

resta solo». Il perdono non è

buonismo, sinonimo di stupidità

o di debolezza: è forza, è

l’armatura dell’uomo forte che

tende una trappola al male per

distruggerlo.

Nell’Evangelo di Luca la croce

non è più espiazione, il tono

dominante non è quello della

vittima sacrificale: in Luca Ge-

sù è colui che riconcilia il cielo

con la terra e gli uomini tra di

loro. La croce quindi diventa

strumento di riconciliazione e

di misericordia, strumento di

perdono. Gesù ci riconcilia con

noi stessi, con il meglio di noi;

ci riconcilia con Il Padre e con i

fratelli. E’ una morte che gene-

ra perdono e che trova il sug-

gello nell’episodio del buon

ladrone. Sono le ultimissime

parole di Gesù: “Oggi tu sarai

con me in Paradiso”.

“Ricordati di me”: questa vita

umanamente irrecuperabile

perché non ha più la possibilità

di riscattarsi, di compiere delle

buone azioni, di riparare al ma-

le fatto; un disperato senza

storia che chiede ad un croce-

fisso come lui di essere

“ricordato”. Gesù lo riscatta,

gli dona dignità, gli apre le por-

te dell’eternità: “oggi sarai con

me …”

Non importa come moriremo,

se da giusti o da malfattori:

l’importante sarà morire ac-

canto ad un crocefisso che re-

dime, riscatta, salva: “Oggi sa-

rai con me in Paradiso”

Le ultime parole di Gesù in Luca «Padre, perdona loro ...»

di don Luciano Votton Mea

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Non di solo pane ­ Numero 703 ­ pagina 11

Settimana Santa

Isaia 50,4-9 Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e

disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta

monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare

Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero:

«Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli

rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino;

farò la Pasqua da te con i miei discepoli». I discepoli fecero come aveva loro ordinato

Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre

mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profonda­

mente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?».

Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tra­

dirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal

quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai na­

to!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

Brano Evangelico: Mt 26,14­25

Nata nel IV secolo ad Alessandria d'Egitto e si guadagnava da vivere facendo la prostituta. Fuggita da casa a 12 anni, a 29 si imbarcò su una nave di pellegrini diretta in Terra Santa. Arrivata a Gerusalem­me, volle partecipare alla festa dell'Esaltazio­ne della croce al Santo Sepolcro. Prima di en­trare però fu come tratte­

nuta da una forza in­visibile mentre una voce dentro di lei di­ceva: «Tu non sei degna di vedere la croce di colui che è morto per te tra dolori inenarrabili». Conver­titasi, andò a vivere solitaria nel deserto oltre il Giordano dove restò per 47 anni. Là fu trovata dal monaco Zosimo che le porse

la santa Comunione, promettendole di torna­re l'anno successivo. Quando fece ritorno la trovò però morta. Era probabilmente il 430. Secondo la tradizione la tomba sarebbe stata scavata da un leone con i suoi artigli.

Contemplo: Noi saziamo la Sete di Gesù adorandolo nel sacra-

mento dell'eucaristia, nell'incontro personale con Lui, faccia a fac-

cia. Rinnovate il vostro zelo per saziare la sua Sete sotto le specie

del pane e nelle dolorose sembianze dei più poveri dei poveri. «Voi

l'avete fatto a me». Non dividete mai queste parole di Gesù: «Ho

sete» e «Voi l'avete fatto a me». (Madre Teresa di Calcutta)

Il Santo del giorno: Santa Maria Egiziaca

Mercoledì 1

Aprile

II Settimana del Salterio

Page 12: Non di Solo Pane n°703

Dove vuoi che ti prepariamo per mangiare la

Pasqua?

Per le nostre comunità cristiane in Mozambico

la risposta è abbastanza scontata, con il gruppo

di cristiani, papà, mamme, giovani, bambini e

bambine che costituiscono la comunità, perché

gli avvenimenti importanti si celebrano, si ri-

cordano insieme come famiglia. Agli eventi pa-

squali ci si prepara con un cammino comunita-

rio che culmina con la Veglia Pasquale che, in

molti casi, si protrae per tutta la notte. Quando

si ha la possibilità di avere il sacerdote, il bat-

tesimo dei catecumeni, che per tre anni si sono

preparati a questo momento, rappresenta dav-

vero il punto centrale della celebrazione, la

memoria viva del risorgere con Cristo a vita

nuova, allora danze, canti di gioia risuonano

per tutta la notte insieme alla condivisione del

cibo che ogni famiglia prepara, concludendo poi

al mattino presto con la celebrazione della Pa-

rola che invita tutti ad essere annunciatori del-

la Risurrezione in mezzo ai propri fratelli e so-

relle.

Sr Eleonora Reboldi - Mozambico

meditazione

Se tu conoscessi il dono di Dio Meditazione di Sr Eleonora Reboldi - Mozambico

Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 12

Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo

dei dolori che ben conosce il patire, come

uno davanti al quale ci si copre la faccia.

(Isaia 53,2 s.)

Una donna, un gesto

di mani pietose

ad asciugarti il volto,

bagnato di sudore

e di sangue.

Un povero panno,

macchiato dall'impronta

del tuo soffrire per noi,

reliquia preziosa

del tuo amore per gli uomini,

lettera purpurea

indirizzata a ogni nato da donna,

per dire che tu, il Figlio,

sei venuto per noi, e

hai abitato di noi

il dolore e la morte

per darci la vita...

ai

a

La donna

Agisci: Quanto entusiasmo mettiamo

per le cose di Dio? Oggi prego lo

Spirito Santo affinché accenda in

me il fuoco del suo amore, perché io

possa tradurlo in opere concrete.

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Non di solo pane ­ Numero 703 ­ pagina 13

Giovedì 2

Aprile

II Settimana del Salterio

Giovedì Santo

Corinzi 11,23-26 Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradi­to, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».

A lui si ispirò certa­mente il Manzoni nel dare il nome al suo celebre personaggio sul «ramo del lago di Como». Di Abbondio si sa che fu vescovo lariano dal 440, men­tre non si conoscono con certezza data di nascita e morte. Come ignoto è il luogo di origine. Conosceva

bene il greco e, per­ciò, prima di dedi­carsi a tempo pieno al servizio episcopa­le (e all’attività mis­sionaria nelle zone montuose vicino Lu­gano ancora scristia­nizzate), fu mandato dal Papa Leone I Magno a Costanti­nopoli per dirimere, con successo, la que­

stione dottrinale sul­le due nature di Cri­sto suscitata da Ne­storio ed Eutiche. I resti del patrono so­no nella basilica di Como.

Il Santo del giorno: Sant’Abbondio Vescovo di Como

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quan­do il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Brano Evangelico: Gv 13,1­15

Contemplo: Che la Santa Messa non cada per noi in una routine

superficiale! Che attingiamo sempre di più alla sua profondità! È pro-

prio essa ad inserirci nell'immensa opera di salvezza di Cristo, ad affi-

nare la nostra vita spirituale per cogliere il suo amore, la sua «profezia

in atto» con cui, nel Cenacolo, diede inizio al dono di sé sulla Croce. (Papa Francesco)

Page 14: Non di Solo Pane n°703

Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Triduo Pasquale ­ pagina 14

Chi può capire i gesti di Gesù? Di certo, non chi

ambisce al successo e al potere. Gesù, infatti, si

abbassa a lavare i piedi e lo fa, nonostante le resi-

stenze di Pietro, che doveva avere una stima pro-

fonda del suo Maestro, tanto che gli dice: "Tu non

mi laverai i piedi in eterno!". E cosa dice Gesù per

spiegare ciò che sta facendo? "Se non ti laverò i

piedi, non avrai parte con me". Quindi, pur nella

drammaticità del momento, in Gesù c'è la consa-

pevolezza di un obiettivo: ungere di gioia i disce-

poli, farli diventare anime sacerdotali capaci di

prendersi cura di altre anime, perché stiano sem-

pre con lui, anche quando non sarà più fisicamen-

te vicino a loro. Papa Francesco l'anno scorso, du-

rante l'omelia del Giovedì Santo ha parlato di que-

sta gioia dicendo: "Colui che è chiamato sappia

che esiste in questo mondo una gioia genuina e

piena: quella di essere preso dal popolo che uno

ama per essere inviato ad esso come dispensato-

re dei doni e delle consolazioni di Gesù, l’unico

Buon Pastore che, pieno di profonda compassione

per tutti i piccoli e gli esclusi di questa terra, affati-

cati e oppressi come pecore senza pastore, ha vo-

luto associare molti al suo ministero per rimanere

e operare Lui stesso, nella persona dei suoi sacer-

doti, per il bene del suo popolo... chiedo al Signore

Gesù che risplenda la gioia dei sacerdoti anziani,

sani o malati. E’ la gioia della Croce, che promana

dalla consapevolezza di avere un tesoro incorrutti-

bile in un vaso di creta che si va disfacendo. Sap-

piano stare bene in qualunque posto, sentendo

nella fugacità del tempo il gusto dell’eterno

(Guardini). Sentano, Signore, la gioia di passare la

fiaccola, la gioia di veder crescere i figli dei figli e

di salutare, sorridendo e con mitezza, le promes-

se, in quella speranza che non delude".

meditazione

“Capite quello che ho fatto per voi?” Meditazione di Elmetti Fiorella

Dio mio, Dio mio, perché mi hai

abbandonato? Si dividono le mie

vesti, sul mio vestito gettano la

sorte».

(Salmo 22,2 e 19)

Null'altro Ti rimase,

neanche le vesti

che coprissero la carne

del Dio povero

per amore dei poveri.

E quella povera carne

si preparò così all'ultimo

passaggio: trafitta dai chiodi,

irrorata dal sangue, fu

materia per il miracolo nuovo

del terzo giorno della vita,

vittoriosa d'ogni morte,

sorgente di vita nuova

ed eterna...

Agisci Oggi prego per il Papa, per i

vescovi, i sacerdoti, i consacrati, le

consacrate e la Chiesa intera, medi-

tando su quale grande dono essi sia-

no. Provo a riflettere: e se non ci

fossero?

Le vesti

Page 15: Non di Solo Pane n°703

Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Triduo Pasquale ­ pagina 15

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

In San Giovanni gli ultimi

istanti del Signore diventa-

no l’incontro con le perso-

ne più care, più intime: la

madre e l’apostolo a cui

aveva voluto molto bene. E

questo ultime parole, que-

sto ultimo incontro diventa-

no dono: “Donna ecco tuo

figlio” e “Ecco tua madre”.

Sono parole che vanno oltre

quell’istante di intimità e

che abbracciano tutta

l’umanità: Giovanni rappre-

senta infatti ogni cristiano,

ogni uomo. Gesù dice a co-

loro che ascoltano questo

passo evangelico: “prendi

nella tua casa, nel tepore

del tuo cuore la mia mam-

ma; Maria d’ora in poi è

anche la tua madre, prepa-

ragli una stanza nella tua

esistenza”.

“Ecco tua madre”. Queste

parole illuminano tutta la

vita di Gesù perché nel Van-

gelo di Giovanni le donne

compaiono sempre e solo in

scene d’amore. Dalle nozze

di Cana al dialogo con la Sa-

maritana, da Marta e Maria

alle quattro donne che sono

ai piedi della croce la pre-

senza femminile indica sem-

pre un incontro d’amore. Do-

nandoci Maria, Gesù ci dona

l’amore. Accogliendo la Ver-

gine Santa, facendola diven-

tare nostra compagna di pia-

nerottolo, riservandogli un

bugigattolo nelle pieghe re-

condite della nostra esisten-

za noi avremo garantiti sem-

pre e solo degli incontro

d’amore.

L’uomo ha bisogno di questi

spazi, dell’intimità di una ma-

dre, della presenza premurosa

di chi gli vuole bene.

Maria diventa questo segno,

questa esperienza, questa

presenza.

Nell’Antico Testamento spes-

so Dio si Presenta con dei

tratti femminili, con dei sen-

timenti tipici di una madre:

“Anche se ci fosse una donna

che si dimenticasse, io invece

non ti dimenticherò mai. Ec-

co, ti ho disegnato sulle pal-

me delle mie mani …”

Gli uomini fanno fatica a co-

gliere questi tratti materni di

Dio; donandoci Maria Gesù

vuole che abbiamo sempre

davanti a noi una luce che ri-

schiari le tenebre delle nostre

fatiche, un focolare sempre

acceso quando scende la soli-

tudine e il peso della stan-

chezza. Con Maria nella no-

stra casa ritorniamo bambini,

riassaporiamo l’infanzia, il

bisogno di una carezza.

Con la presenza di Maria var-

chiamo la soglia del Regno

perché “se non ritorneremo

come bambini non entreremo

mai nel Regno dei Cieli”.

Le ultime parole di Gesù in Giovanni «Ecco tuo figlio … Ecco tua madre»

di don Luciano Votton Mea

Page 16: Non di Solo Pane n°703

Non di solo pane ­ Numero 703 ­ pagina 16

Venerdì 3

Aprile

II Settimana del Salterio

Venerdì Santo Ebrei 4,14-16; 5,7-9 Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia. Cristo, infatti, nei giorni della sua vita terre­na, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno ab­bandono a lui, venne esaudito.

La Croce simbolo del cristianesimo, presen­te nella nostra vita sin dalla nascita, nei segni del rito del Battesimo, nell’assoluzione nel Sacramento della Pe­nitenza, nelle benedi­zioni ricevute e date in ogni nostro atto devo­zionale e sacramenta­le; fino all’ultimo se­gno tracciato dal sa­

cerdote nel Sacramen­to degli Infermi, nella croce astile che prece­de il funerale e nella croce di marmo o altro materiale, poggiata sulla tomba. Così pre­sente nella nostra vita e pur tante volte igno­rata e guardata senza che ci dica niente, con occhio distratto e abi­tuato; eppure la Croce

è il supremo simbolo della sofferenza e della morte di Gesù, vero Dio e vero uomo, che con il Suo sacrificio ci ha riscattato dalla mor­te del peccato, indican­doci la vera Vita che passa attraverso la sof­ferenza.

Il Santo del giorno: Passione del Signore

Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!

[…] Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua ma­

dre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo

la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:

«Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E

da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo

che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse:

«Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna,

imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.

Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo,

consegnò lo spirito.

Brano Evangelico: Gv 18, 1­19,42

Contemplo: proprio nella sventura che risplende la misericordia di Dio;

nel profondo, nel centro della sua inconsolabile amarezza. Se perseverando

nell'amore si cade fino al punto in cui l'anima non può trattenere il grido:

«Mio Dio, perché mi hai abbandonato?», se si rimane in quel punto senza ces­

sare di amare, si finisce per toccare qualcosa che non è più la sventura, che

non è la gioia, ma è l'essenza centrale, pura, non sensibile, comune alla gioia e

alla sofferenza, cioè l'amore stesso di Dio.

(Simone Weil)

Page 17: Non di Solo Pane n°703

Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Triduo Pasquale ­ pagina 17

Il Venerdì santo, in passione et morte Do-

mini. AI centro di questo giorno sta la cro-

ce con il suo Crocifisso. È strano e inaccet-

tabile che essa attragga la venerazione,

che si adori uno strumento infamante, che

un segno di maledizione sia divenuto un

segno di benedizione. La croce è simbolo

della sofferenza che ogni volta impaurisce,

del male che sentiamo inflitto irragionevol-

mente, del dolore che ci appare violenza

ingiusta e inaccettabile oppressione, quasi

indice della non-esistenza di Dio, poiché la

croce sembra essere indifferenza, silenzio,

lo stare a guardare, l'abbandono di Dio.

Ma c'è un avvenimento inaudito che ha

trasformato il legno deprecato in legno be-

nedetto: su di esso ha esalato lo spirito il

Figlio di Dio. La croce fu per lui lo stru-

mento dell'adorazione redentrice e ripara-

trice, il segno della vita non trattenuta, ma

donata per ricreare la dolorosa fraternità.

Separata da Gesù, la croce è deprecabile;

solo per lui crocifisso l'adoriamo e l'accet-

tiamo.

Don Adriano Dabellani - Mozambico

Meditiamo la Parola

La croce: strumento di adorazione

A cura della Redazione

Era verso mezzogiorno, quando il sole si

eclissò e si fece buio su tutta la terra fino

alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran

voce, disse: «Padre, nelle tue mani conse-

gno il mio spirito». Detto questo, consegnò lo Spirito.

(Luca 23,44-46)

E la Parola tacque,

prigioniera dell'ultimo silenzio.

Abbandonato sulle braccia

della croce vergognosa,

dopo l'ultimo grido,

entrasti nel silenzio.

Mai silenzio fu più grande

e tenebra più fitta!

Si spegneva la luce,

che illumina ogni uomo

che viene in questo mondo.

Taceva la Parola,

che disse e creò tutte le cose.

Sospesa la terra attendeva

e il cuore del mondo

batteva nell'ansia della notte

che prepara l'aurora...

La morte

Agisci Stiamo con Gesù in quest'ora così

difficile e partecipiamo in chiesa alla com-

memorazione della sua passione. Anche noi

oggi, nelle nostre difficoltà, ripetiamo con

lui: «Padre nelle tue mani consegno il mio

spirito», come a dire: «Mi abbandono a te,

ho fiducia in te...».

Page 18: Non di Solo Pane n°703

Sabato 4

Aprile

II Settimana del Salterio

Sabato Santo Auguro a tutti noi occhi di Pasqua, capaci di guardare nella morte sino a vedere la vita, nella colpa sino a vedere il perdo­no, nella separazione sino a vedere l'unità, nelle ferite sino a vedere la gloria, nell'uomo sino a vedere Dio, in Dio sino a vedere l'uomo, nell'io sino a vedere il tu. E insieme a questo, tutta la forza della Pasqua.

Copatrono ­ con santa Rosalia ­ della dioce­si di Palermo, Bene­detto Manassari nac­que a San Fratello (Messina) nel 1526 da genitori discen­denti di schiavi afri­cani. A 21 anni entrò in una comunità ere­mitica e visse sul Monte Pellegrino. Quando Pio IV sciol­

se la comunità, passò ai Frati minori. Visse 24 anni nel convento di Santa Maria di Ge­sù a Palermo come cuoco, superiore, ma­estro dei novizi, infi­ne ancora cuoco. A Palermo, san Bene­detto Massarari, detto il Moro per il colore della sua pelle, che fu dapprima eremita e,

divenuto poi religio­so nell’Ordine dei Frati Minori, si mo­strò umile in tutto e sempre pieno di fede nella divina Provvi­denza. Morto nel 1589 è santo dal 1807.

Il Santo del giorno: San Benedetto il Moro

Brano Evangelico: Mc 16,1­7

Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salò­

me comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino,

il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del so­

le. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso

del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già

stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro,

videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed

ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate

Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove

l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi

precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto».

Non di solo pane ­ Numero 703 ­ pagina 18

Contemplo: È risorto, non è qui (Mc 16,6)

Nella notte di Pasqua, ogni battezzato sa di essere illuminato dalla speranza, dalla luce della risurrezione. Il sepolcro vuoto sembra dire: «Non è qui, non è più qui!». E ritornano alla mente le parole di Gesù a Maria e a Giuseppe: «Perché mi cercava te? Non sapevate?» e quelle dei discepoli a Gesù: «Tutti ti cercano!». Gli angeli si affrettano a rassicurare: «Egli vi precede». E Gesù dice: «Io sono con voi tutti i giorni». Preghiamo con il Salmo: «Non temerò alcun male, perché tu sei con me».

Page 19: Non di Solo Pane n°703

Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Triduo Pasquale ­ pagina 19

Nel giorno del Sabato Santo non c'è liturgia, c'è

solo il silenzio per meditare sulla morte di Gesù.

Per questo, io credo che sia il giorno più adatto

per riscoprire chi è Gesù. Un profeta fallito? L'in-

carnazione di un Dio crudele o pazzo? O...? Ecco

allora che ho ripreso il prologo al Vangelo di Gio-

vanni. Lo si legge a Natale, ma credo che questo

sia il tempo più adatto. Infatti è una rilettura sul

mistero di Gesù, a partire dalla sua morte: "In

principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il

Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio:

tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di

lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In

lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;

la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non

l’hanno accolta... Veniva nel mondo la luce ve-

ra, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel

mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ep-

pure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua

gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti

però l’hanno accolto, ha dato potere di diventa-

re figli di Dio: a quelli che credono nel suo no-

me, i quali non da sangue, né da volere di carne,

né da volere di uomo, ma da Dio sono stati gene-

rati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare

in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, glo-

ria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia

e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e

grida: «Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che vie-

ne dopo di me mi è passato avanti, perché era

prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbia-

mo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge

fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità

vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno

l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è

nel seno del Padre, lui lo ha rivelato". Gesù ha

dato tutto il suo amore e continua a dare, per

questo io credo.

Meditiamo la Parola

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto

Meditazione di Fiorella Elmetti

Giuseppe d'Arimatèa, membro autore­vole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù […] e, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce.

(Marco 15,43.45)

Giacevi abbandonato

fra le braccia di Lei,

che T'aveva avvolto

Bambino e custodito,

sempre, nei silenzi del cuore.

Ora Ti contemplava

per dirTi ancora

parole d'amore...

Nel Suo cuore di Madre

l'attesa lacerante

era abbandono e pace

confidente nella fedeltà

della promessa ultima.

La Madre del sabato santo

colmava di fede

la notte dell'attesa,

per ogni notte di umano dolore...

La deposizione

Agisci Contemplerò a lungo Gesù Risor-

to e gli chiederò di non perdermi (nei

pensieri, desideri, negli affetti e nella

volontà), dietro cose vane. Che io capi-

sca quello che il Padre vuole da me e

lo compia con tutto il cuore.

Page 20: Non di Solo Pane n°703

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 703

Domenica 29 Marzo 2015

Chiuso il 24 Marzo 2015

Numero copie 1450

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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