Non di Solo Pane n°739 - 17 Gennaio 2016
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Transcript of Non di Solo Pane n°739 - 17 Gennaio 2016
Settimanale di preghiera
PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 739
Domenica 17 Gennaio 2016
Tempo Ordinario
E l’acqua si mutò in vino...
Non di solo pane Numero 739 Tempo Ordinario pagina 2
Gennaio 2016
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego
specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché il dialogo sincero fra uomini e donne di
religioni differenti porti frutti di pace e di giustizia.
Intenzione missionaria
Perché mediante il dialogo e la carità fraterna,
con la grazia dello Spirito Santo si superino
le divisioni fra i cristiani.
Intenzione dei vescovi
Per la conversione dei fautori di ogni forma di
terrorismo di corruzione e di illegalità.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente
e misericordioso, ci impegniamo con gioia
nella costruzione della civiltà dell'amore.
Intenzioni mese di Gennaio
Non di solo pane Numero 739 pagina 3
Domenica 17
Gennaio
II Settimana del Salterio
II Domenica del Tempo Ordinario
L’amore di Gesù non delude mai, perché Lui non si stanca di amare, come non
si stanca di perdonare. Papa Francesco
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Brano Evangelico: Gv 2, 1111
Contemplo: Gesù manifestò
la sua gloria (Gv 2,11)
«Venuto a mancare il vino, la
madre di Gesù gli disse: "Non
hanno vino" (Gv 2,3). Gesù fa
riempire sei anfore d'acqua e
quando i servi vi attingono
trovano in realtà del vino. Ge-
sù manifesta così la sua glo-
ria, che è amore, compassio-
ne, grazia che trasforma l'ac-
qua della nostra natura uma-
na nel vino nuovo che dà vita
e vera gioia.
Agisci
La parola di Dio è
sempre parola di vita,
anche quando sembra
chiedermi qualcosa di
difficile o di incom-
prensibile. Oggi mi
farò obbediente alla
parola e cercherò di
viverla con coerenza
nella mia giornata.
Il santo del giorno:
Beato Enrico da
Comentina
La famiglia Comentina (o dei Comentini) nei secoli XIIXIV possedeva ad Asti varie case ed un palazzo, di cui esiste ancora la torre, oggi detta di san Bernardino, in stile gotico con merlatura ghibellina a coda di rondine, forse la più alta torre del Piemon
te. Enrico dapprima fu presso la corte papale di Avignone – residenza dei papi dal 1309 al 1376 c on l ’ in car i co d i “Uditore” pontificio, poi ebbe l’incarico di Legato papale in Asia Minore e Patriarca di Costantinopoli. Fu decapitato a Smirne dai Turchi il 17 gennaio 1345, mentre celebrava la santa messa. Il suo corpo fu traslato ad Asti nel 1392. Oggi riposa nella cattedrale, sotto l’altare del Santissimo Sacramen
to, dove fu traslato dalla chiesa di San Francesco nel 1801. Viene esposto alla pubblica venerazione nei tempi di calamità atmosferica (siccità o inondazioni), perché secondo la tradizione (che ha recepito elementi leggendari), l’urna con il suo corpo sarebbe stata salvata dalle acque in burrasca nel trasporto dall’Oriente nella città di Asti. Per questo è popolarmente invocato come il “santo dell’acqua”.
Non di solo pane Numero 739 Tempo Ordinario pagina 4
P a g i n e b i b l i c h e
Ci fu uno sposalizio a Cana di Gali-
lea...venne a mancare il vino. Vi
erano là sei giare di pietra per la
purificazione dei giudei. E Gesù dis-
se loro: "Riempite d'acqua le giare".
E l'acqua divenne vino.
La tavola è imbandita per le
nozze, ma il vino è finito. La
situazione diventa imbaraz-
zante soprattutto per gli
sposi che rischiano di fare
una brutta figura proprio nel
giorno in cui sono in festa
per il loro matrimonio. Maria
si accorge, interviene e ordi-
na agli inservienti di fare
tutto quello che gli verrà
detto da Gesù. L’acqua del-
le giare diventa vino, e Gesù
compie il primo miracolo
dando così inizio, secondo
Giovanni, al suo
ministero pubblico.
Infatti le nozze di
Cana sono il primo
di sette miracoli,
sette segni che il
Vangelo di Giovan-
ni riporta come an-
ticipo dei beni fu-
turi, segni che ri-
mandano ad altri
segni. È evidente
che il matrimonio
celebrato in Cana
di Galilea diventa
metafora dell’unione tra Dio
e gli uomini, tra la divinità e
l’umanità. Durante la cele-
brazione della santa Messa il
sacerdote, mettendo qual-
che goccia di acqua nel vi-
no, dice: «L’acqua unita al
vino sia segno della nostra
unione alla vita divina di Co-
lui che ha voluto assumere
la nostra natura umana».
Dio, nell’umiltà del presepe,
diventa uomo per innalzare
la natura umana ad una nuo-
va dignità. L’acqua posta
nelle giare è poca cosa, co-
me misera è la nostra natura
umana; ma Gesù trasforma
l’umile contenuto delle gia-
re in vino, così come innalza
la nostra condizione di servi
alla dignità di figli. Il vino di
Cana è per noi segno
dell’amore di Dio, segno
della sua tenerezza, della
sua sollecitudine, della sua
paterna bontà. Questa cari-
tà divina trasforma anche il
cuore dell’uomo, guarisce le
ferite dell’anima, ci dona la
capacità di essere buoni. Sì,
è bello pensare che questa
acqua trasformata in vino è
segno d’amore e che questo
miracolo avviene proprio
durante le nozze di due gio-
vani che coronano il loro so-
gno d’amore. “Fate quello
che vi dirà!” Chi ascolta la
parola di Dio si trasforma,
rimane uomo ma nello stes-
so tempo diventa figlio nel
Figlio, assume una dimensio-
ne divina. Il maestro di tavo-
la attinge acqua dalle giare
ma sulle sue labbra acquista
il sapore di vino, diventa
vino. Così l’uomo che vive in
Dio diventa per gli uomini
opera divina, segno di un
mondo nuovo, di una bontà
che non avrà mai fine.
Segno dell’amore di Dio
L’umile contenuto delle giare Di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 739 Tempo Ordinario pagina 5
P a g i n e b i b l i c h e
L’angolo della misericordia
Le preghiere più belle della Bibbia e dei grandi autori della tradizione cristiana.
Simeone Nuovo Teologo
L’Oriente cristiano, con la Preghiera del cuore di Gesù e la tradizio
ne esicasta, ha sempre avuto il tema della misericordia al centro della
propria riflessione spirituale: il dono delle lacrime, che segue il rico
noscimento del peccato personale confessato a Dio con il cuore since
ro, ne è l'espressione più sentita. Tra gli autori di questa tradizione
spicca Simeone, che visse tra il 949 e il 1022: di lui colpisce, a di
stanza di mille anni, la modernità della riflessione orante, qui espres
sa in una citazione dagli Inni.
Dispensatore di beni, fammi grazie di vincere le prove
Ti ringrazio, o Signore,
delle prove che soffro ingiustamente:
se invece sono giuste,
che mi siano di soddisfazione dei peccati
come purificazione dei miei troppi peccati, o Cristo.
Non permettere, un giorno,
sofferenze che oltrepassino le mie for-
ze, sia in prove sia in tribolazioni,
ma concedimi la grazia di superarle, o Dio mi-
o, e la forza per poter accettare le amarezze.
Tu infatti dall'inizio dei tempi
sei il dispensatore dei beni su
coloro che si prostrano,
nel cuore, alla tua potenza, com'è giusto,
offrendo loro i doni della fede,
delle opere e delle buone speranze,
e tutti i doni del divino e adorabile Spirito tuo,
o Dio di misericordia,
ora e sempre e in ogni tempo,
per i secoli dei secoli. Amen.
Egli ti corre incontro,
perché già ti ascolta
mentre stai riflettendo
tra te e te nel segreto
del cuore. Quando poi ancora sei
lontano, ti vede e si mette a corre-
re. Egli vede nel tuo cuore, accorre
perché nessuno ti trattenga, e per
di più ti abbraccia. Nel correre in-
contro c'è la prescienza, nell'ab-
braccio la sua misericordia e direi
quasi la viva sensibilità dell'amore
paterno! Gli si getta al collo per sol-
levare chi giaceva a terra e per fare
sì che chi già era oppresso dal peso
dei peccati e chino verso le cose
terrene, rivolgesse nuovamente lo
sguardo al cielo, ove doveva cercare
il proprio creatore. Cristo ti si getta
al collo, perché ti vuole togliere il
peso della schiavitù dal collo e im-
porti un dolce giogo.
Sant’Ambrogio
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, tu sei la rivelazione ulti-
ma di Dio e dell'uomo, l'acqua viva
che zampilla eternamente. Eppure noi
preferiamo dissetarci alle cisterne
screpolate delle nostre false sicurezze.
Ma niente ci sazia in profondità e il
vuoto si dilata in noi a dismisura. Inse-
gnaci ad accostarci alla tua Parola,
sostanza vitale dell'anima nostra e gui-
da sicura al nostro cammino.
Non di solo pane Numero 739 pagina 6
Lunedì 18
Gennaio
II Settimana del Salterio
II Settimana del Tempo Ordinario
Il santo del giorno:
Beata Regina
Protmann
La beata Regina Protmann nacque nel 1552 a Braniewo nella regione polacca settentrionale della Warmia (Ermland), geograficamente vicina e storicamente legata alla Germania, in cui infuriava a quel tempo la Riforma protestante. A 19
anni lasciò la ricca casa paterna per iniziare con due compagne una vita comunitaria ispirata a santa Caterina di Alessandria e dedita all'assistenza verso malati e poveri, nonché all'educazione delle giovani. Era il primo nucleo delle Suore di santa Caterina vergine e martire. Oggi sono presenti con 120 comunità in diverse nazioni del mondo, tra le quali il Brasile, dove è avvenu
to il miracolo che ha portato, nel 1999, alla beatificazione della fondatrice, morta nel 1613.
Martirologio Romano: A Braunsberg in Prussia, beata Regina Protmann, vergine, che, presa d’amore per i poveri, si adoperò molto al servizio dei bisognosi e fondò la Congregazione delle Suore di Santa Caterina.
In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».
Brano Evangelico: Mc 2, 1822
Contemplo: La parola di Dio è
viva (Eb 4,12)
La parola di Dio, che è definita «viva ed efficace» (Eb 4,12), si è fatta carne, è venuta ad abitare
in mezzo a noi, è il Signore Gesù, Verbo di Dio e vero sposo dell'u-
manità. La Chiesa e ogni fedele, membro del suo corpo, è come
una Sposa «fidanzata» a Cristo Signore, per formare con lui un
solo Spirito. Per questo seguiamo il Signore là dove ci vuole con-
durre, in piena docilità alla sua volontà.
Dio è padre amoroso che perdona sempre, che ha
un cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi
impariamo ad essere misericordiosi con tutti.
Papa Francesco
Agisci
Il digiuno è una prati-
ca importante nel
cammino di fede: raf-
forza la nostra volontà
e ci rende più disponi-
bili ad accogliere la
parola. Oggi digiunerò
privandomi di qualco-
sa a cui tengo.
Non di solo pane Numero 739 Tempo Ordinario pagina 7
L’obbedire è meglio del sacrifi-
cio. Poiché hai rigettato la paro-
la del Signore, egli ti ha rigettato
come re.
A Dio non interessano le nostre imprese,
per quanto belle e magnifiche possano esse
re, nemmeno se esse sono compiute per lui.
Quello che gli interessa davvero è il nostro
cuore, soprattutto quando si mostra docile e
aperto a fare la sua volontà. Dio sa che
quando c'è questa disponibilità di cuore egli
si può fidare del suo prescelto, e può affi
dargli missioni importanti. Dunque, il se
greto è anzitutto l'ascolto della Parola di
Dio e la docile adesione della vita, anche
quando essa si rivela esigente. Obbedire
non significa interpretare ciò che Dio vuole,
ma eseguire i suoi comandi nel modo in cui
egli li manifesta attraverso i canali ordinari.
Sono belle le grandi imprese, ma tu cerca
piuttosto di fare ciò che Dio vuole da te nel
le piccole cose di tutti i giorni.
Dalla Prima Lettura Primo Libro di Samuele 15,16-23
Preghiera
Signore, immersi in un mondo assordante
e incapace di ascolto, noi ti chiediamo di
sanare il nostro cuore per poter sentire
ancora oggi la tua Parola. Ti chiediamo
anche di poterla vivere senza glosse e
totalmente. Noi crediamo che la tua Pa-
rola non inganni; la tua Parola è la fonte
a cui attingere la nostra verità di uomini
e donne. Amen.
Medita La Parola
Strappi e rattoppi Meditazione di Fiorella Elmetti
In questo esempio molto concreto e "quotidiano"
usato da Gesù c'è un insegnamento per la vita
spirituale. Nella vita si commettono errori, si
provocano degli "strappi", e talvolta si cerca di
rimediare con superficialità o poca coerenza.
Magari abbiamo promesso qualcosa che poi non
abbiamo saputo mantenere e cerchiamo di giu-
stificarci con bugie e accomodamenti. Oppure,
se abbiamo offeso qualcuno, tentiamo di rime-
diare elargendo lodi insincere; si tratta di
"rammendi" che addirittura peggiorano gli
"strappi", e non è saggio continuare così. Si dice
che "le bugie hanno le gambe corte" oppure che
"tutti i nodi vengono al pettine". Così, quando
non si vive come si pensa, si finisce col pensare
come si vive. La coerenza e la trasparenza di
vita non vanno di moda: la tentazione delle scor-
ciatoie che, però, portano a vicoli ciechi, è sem-
pre a portata di mano. Si presentano spesso co-
me soluzioni immediate, ma alla fine "si pagano
le fatture con gli interessi". Gesù chiude il suo
intervento con queste parole: «vino nuovo in otri
nuovi». Noi possiamo tradurre queste parole co-
me "parola nuova in cuore nuovo". Il vangelo è la
buona novella, la parola nuova che ha bisogno di
cuori nuovi che la accolgano e di una vita nuova
che la metta in pratica. La creatività dello Spiri-
to Santo è sempre nuova e sa adattarsi ad ogni
situazione, ma richiede un cuore nuovo per po-
ter realizzare l'opera nuova della salvezza, della
liberazione interiore. La vita evangelica è carat-
terizzata dalla trasparenza, dalla semplicità e
dalla gioia. Tutto ciò che non ha queste caratte-
ristiche è vita vecchia, marcia, fatta di bugie e
inganni, e i suoi frutti sono come gli otri vecchi,
rotti, vuoti, incapaci di contenere e conservare
il vino nuovo della vita in Cristo.
Non di solo pane Numero 739 pagina 8
Martedì 19
Gennaio
II Settimana del Salterio
II Settimana del Tempo Ordinario
L’azione pastorale dovrebbe essere avvolta dalla tenerezza con
cui si indirizza ai credenti. Papa Francesco
Il Santo del giorno:
San Remigio Vescovo Ar c ivesco vo d i Reims in Francia. È un personaggio molto importante nella storia francese; si deve a lui la conversione di Clodoveo e di conseguenza la cristianizzazione della Francia. Troviamo san Remigio all'inizio della storia cri
stiana della Gallia. Da arcivescovo di Reims si dedica molto alla diffusione del vangelo; fonda diverse diocesi, forma il clero, interviene autorevolmente per fermare i barbari e, come si è detto, avvicina alla fede il futuro re dei Franchi, incoraggiandolo a sposare la regina cattolica Clotilde. Il battesimo di Clodoveo, la notte
di Natale, nella cattedrale di Reims, è uno degli eventi più famosi della storia francese. Molte leggende sono fiorite attorno a san Remigio, ma il nucleo storico è quello che abbiamo ricordato. San Remigio è uno dei santi più importanti di Francia.
In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi di-scepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbe-ro fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacer-doti, e ne diede anche ai suoi compagni!». E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».
Brano Evangelico: Mc 2, 2328
Agisci
Viviamo in una cultura
che tende molto alla superficialità, dove
ciò che conta è quello che appare. Oggi mi
impegnerò a vivere i miei rapporti con gli
altri andando oltre l’apparenza e cercan-do di incontrarli in
profondità.
Contemplo: II sabato è fatto
per I'uomo (Mc 2,27)
Ciò che conta agli occhi del Si-gnore non è l'osservanza esterio-re della legge, ma l'orientamen-to del cuore dell'uomo. La legge è lì per dirigere e illuminare, per
ordinare i desideri, non per op-primere e paralizzare. Il fine a cui tende la legge è l'amore, che esige la conversione del cuore. Riconoscersi poveri davanti a Dio è più vantaggioso che ripetere gesti esteriori che favorirebbero la presunzione di essere santi.
Non di solo pane Numero 739 Tempo Ordinario pagina 9
Medita la Parola
Nel mio deserto Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Quando si percorre il deserto, quando la terra è
arida, non si può digiunare, si strappano le spighe
che si riescono a trovare, si spigola il campo dove i
covoni sono già stati posti nei granai. I poveri ve-
dono la presenza del Signore nel poco che riescono
a racimolare, anche di Sabato. Le miserie spirituali
richiedono la costante presenza di Dio, tutti i gior-
ni sono santi per chi mendica un tozzo di miseri-
cordia. Quando si rincorre Dio per toccargli un
lembo del mantello non si ha tempo di rinchiuderlo
nel bozzolo di un precetto, nell’astratta definizio-
ne di un concetto teologico. Solo chi possiede dei
campi, un raccolto sicuro può decidere i giorni del
raccolto; chi non possiede deve accontentarsi di
raggranellare quello che può. Fin che posso cerco
di godere della presenza dello sposo, finché la sua
presenza non è del tutto offuscata in me, strappo
le spighe del campo, mangio, come i cagnolini, di
quel che cade dal suo Santo Altare. Anche Davide,
quando ebbe fame, mangiò del pane dell’offerta;
io sono nel bisogno, in un perenne bisogno, non
posso aspettare le prime luci del giorno dopo. Non
posso comunicare con l’Infinito attraverso le belle
idee che mi sono fatto di Lui. Sono vuoto. Il deser-
to, solo la sabbia arroventata dal sole mi sta din-
nanzi, si perde negli angusti orizzonti del mio esse-
re, di questo niente che tende le sue mani vuote
per ricevere le poche spighe che scivolano dal car-
ro dell’eterna misericordia. E diceva loro: “Il saba-
to è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sa-
bato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del
sabato”. Dio passa nel cuore e non nella testa,
passa nel mio deserto, non nell’oasi delle umane
perfezioni.
Samuèle unse Davide in mezzo
ai suoi fratelli, e lo spirito del
Signore irruppe su di lui.
Dio invita il profeta Samuèle a non di
spiacersi per il fatto che Davide prenderà il
posto di Saul; ciò che a prima vista sembrerà
un ripudio, in realtà si dimostrerà essere una
benedizione per tutto il popolo eletto: Israele
conoscerà, grazie al re Davide, un periodo di
grande splendore e unità. Spesso anche noi
siamo vittime dei nostri rimpianti: anche a
noi Dio dice di non versare più lacrime e di
non sprecare più il tempo attendendo situa
zioni che non torneranno più e che sono del
tutto passate. Piuttosto, siamo invitati ad a
prirci alla continua novità che è l'amore di
Dio. Certe strade che ormai sembrano chiuse,
in realtà sono il preludio di nuovi cammini:
tutto sta ad avere il coraggio di percorrerli
con la fiducia in Dio.
Dalla Prima Lettura Primo Libro di Samuele 16,1-13a
Preghiera
Signore, cosa conta veramente al no-stro sguardo? Siamo attirati da ciò che è effimero e dimentichiamo spesso ciò che è sostanziale e quindi irrinunciabi-le. La tua Parola apra il nostro sguar-do e ci conduca dalla dispersione all'unità, dalla superficialità all'inte-riorità, dal semplice vedere all'intui-zione della verità che dimora in ogni uomo.
Non di solo pane Numero 739 Tempo Ordinario pagina 10
E chi è quel Samaritano se non lo
stesso Salvatore?
O chi fa maggiore misericordia a
noi, quasi uccisi dalle potenze
delle tenebre con ferite, paure,
desideri, furori, tristezze, frodi,
piaceri? Di queste ferite solo Ge-
sù è medico; egli solo sradica i
vizi dalle radici.
Clemente Alessandrino
Gesù è il Buon Samaritano di-
sceso dalla Gerusalemme cele-
ste per salvare l’umanità esa-
nime e ferita che giace ai bor-
di della strada, avvolta dalle
tenebre del male e della catti-
veria. Il Verbo si è fatto carne
e ha posto la sua tenda sulla
via che scende verso Gerico.
La strada è la cattedra di Ge-
sù, il luogo dove Dio manifesta
la sua presenza, diventa medi-
co dei corpi e delle anime.
Lungo la strada Gesù annuncia
la “buona novella”, guarisce i
malati, scaccia i demoni, in-
contra pubblicani e prostitute;
la strada è l’itinerario della
misericordia divina. Dio è sem-
pre sulla strada. La strada è il
Santuario, dove Gesù ci educa.
È un Santuario senza archi,
colonne e altari, che non e-
sclude i numerosissimi Santua-
ri di pietra, elevati per glorifi-
care Dio nella santa dimora.
Scrive David Turoldo: «Gli e-
venti più significativi del Van-
gelo si avverano sulla strada…
Perciò il nostro Dio è sempre
sulla strada, magari in aggua-
to, nascosto dietro i tornanti;
con la sensazione che qualche
volta arrivi in ritardo; e altre
volte invece ti precede o ti
venga incontro… Tutto avvie-
ne sulla strada, neppure in un
crocicchio, sulla strada ove
passano tutti: strada unica,
dove si è "costretti" a passa-
re» (Anche Dio è infelice, Piemme, p. 76).
Il Card. J. Ratzinger sottolinea
nel suo libro “Gesù di Naza-
reth dal battesimo alla trasfi-
gurazione”: “Se la vittima
dell'imboscata è per antono-
masia l'immagine dell'umanità,
allora il samaritano può solo
essere l'immagine di Gesù Cri-
sto. Dio stesso, che per noi è
lo straniero e il lontano, si è
incamminato per venire a
prendersi cura della sua crea-
tura ferita. Dio, il lontano, in
Gesù Cristo si è fatto prossi-
mo”.
L’immagine di Gesù, buon sa-
maritano, diventa l’icona
dell’amore di Dio, di Colui che
“viene accanto ad ogni uomo
piagato nel corpo e nello spiri-
to e versa sulle sue ferite
l’olio della consolazione e il
vino della speranza”.
don Luciano Vitton Mea
Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Anno della Misericordia 2015/16
Catechesi sulla parabola del buon samaritano
L’icona dell’amore di Dio
di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 739 pagina 11
II Settimana del Tempo Ordinario
In questo Anno Santo, potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono
nelle più disparate periferie esistenziali. Papa Francesco
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo
guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
Brano Evangelico: Mc 3, 16
Contemplo: Benedetto il Signo-
re, mia roccia (Salmo responsoriale)
Ti ringraziamo e ti benedicia-mo, Signore, poiché non ci abbandoni nelle nostre necessi-tà. Ci chiami alla tua presen-za, ci indichi la via della com-passione, del bene, dell'amo-
re. Tu guarisci il nostro inti-mo, e vuoi che, a nostra vol-ta, siamo luce e compassione per il nostro prossimo. Ti ren-diamo grazie, Signore, nostra roccia di salvezza, poiché con te siamo sicuri di non smarri-
re la retta via.
Il Santo del giorno:
San Sebastiano
Martire romano, con Pietro e Paolo è uno dei protettori della città e del popolo romano. Sebastiano è un soldato, capo di una corte imperiale; nessuno però sa della sua fede. Viene alla luce quando si accorgono che si dedica con fervore ad aiutare i poveri e i carcerati. Scoperta la sua
fede, è condannato ad essere trafitto dalle frecce. Muore nella persecuzione di Diocleziano; il suo corpo è gettato nella cloaca massima, viene recuperato e conservato nelle catacombe degli apostoli, che dal IX secolo si chiamano appunto Catacombe di San Sebastiano. È patrono dei vigili urbani e di altre categorie di soldati. Anche D'An
nunzio ha scritto un'opera sul martirio di san Sebastiano, musicata dal celebre Debussy. Un martire celebre ricordato in molte città e nazioni come uno dei grandi martiri della fede. Molte le chiese, come pure i musei, che conservano una tela rappresentante san Sebastiano colpito dalle frecce.
Mercoledì 20
Gennaio
II Settimana del Salterio
Agisci
Un cuore indurito,
incapace di amare è
il più grosso ostacolo
che possiamo porre
a Dio. Com’è il mio
cuore?
Non di solo pane Numero 739 Tempo Ordinario pagina 12
Davide ebbe il sopravvento sul
Filisteo con la fionda e con la
pietra.
Questo brano ci ricorda l'eterna verità che
è sempre bene tenere a mente: non sono
la forza o la furbizia che ci fanno vincere
le battaglie più rischiose nella vita. Sono
piuttosto la fiducia in Dio e la consapevo
lezza di combattere per lui e con lui. Egli
non abbandona mai coloro che si fidano
di lui e spesso anche tu ti rendi conto che,
di fronte a certe situazioni disperate, il
suo intervento ti salva e ti dà la vittoria al
di là delle tue forze e delle tue possibi
lità. Sconfiggerai nemici ben più perico
losi di Golia e ben più potenti dei popoli
più forti, se solo avrai il coraggio di ripor
re la tua speranza in Dio. Altrimenti, an
che se tu avessi tutte le armi migliori, ma
confidassi soltanto nelle tue capacità,
saresti destinato a fallire miseramente.
Dalla Prima Lettura Primo Libro di Samuele 17.32-33.37.40-51
Preghiera
Signore Gesù, dopo la tua passione e morte sei stato esaltato dal Padre e hai ricevuto un nome che è al di sopra di ogni altro nome. Tu sei il Signore del cielo e della terra. Noi vogliamo cammi-nare nella tua signoria, perché abbiamo capito che in te possiamo trovare la vera libertà. Alla scuola del vangelo formaci alla fede, sostieni la nostra speranza e alimenta con il tuo Spirito quella carità che tu rinnovi nell'eucaristia.
Medita La Parola
Certi sguardi uccidono Meditazione di don Luciano Vitton Mea
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consi-
glio contro di lui per farlo morire.
“Creandomi Dio si è creato un giudice”. Come sono
vere queste parole di don Primo Mazzolari. Il brano
evangelico è una triste conferma di come l’uomo
sappia con estrema facilità giudicare e condannare.
Sarebbe semplicistico ridurre e confinare il processo
di Gesù tra le fredde mura del Sinedrio. Tutta la
vita del Figlio di Dio e del Figlio dell’uomo è stata
un giudizio, un celato processo, una sentenza già
scritta ancor prima di essere pronunciata. E il giudi-
zio nasce nel cuore e si rivela nello sguardo. “ … e
lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di
sabato per poi accusarlo”. Certi sguardi uccidono
perché esprimono una condanna. Non si osserva per
conoscere, per scorgere il bene ma per trovare un
pretesto, una conferma ad una condanna già scritta
nel cuore. Dio guardato, spiato, osservato dagli uo-
mini. Quale bestemmia. Eppure questo oltraggio ci
rivela la grandezza dell’amore divino. L’Antico Te-
stamento ci insegna che l’uomo non può vedere Dio,
non lo può osservare e scrutare altrimenti morireb-
be. L’uomo non può alzare gli occhi e fissare la
grandezza di Dio, la sua luce accecante, lo splendo-
re della sua immensa bellezza. Narra una leggenda
che il peccato di Lucifero è stato proprio questo:
fissare Dio, voler incrociare il Suo sguardo, immer-
gere i suoi occhi in quelli di Dio. Ed è precipitato.
Dio per farsi guardare dagli uomini, privilegio non
concesso agli Angeli, si è fatto uomo, è diventato
piccolo piccolo, fragile fragile, debole debole. Ed è
stato giudicato, condannato, ucciso. Volendo guar-
dare la sua creatura con occhi umani Dio ha firmato
la sua condanna. E’ stato condannato, durante tutta la sua vita pubblica, per riscattarci dal peccato e
salvarci. Ci ricorda sempre don Primo Mazzolari: “Il
peccato è Dio giudicato dagli uomini”. Non dimenti-chiamolo mai: quando giudichiamo diventiamo car-
nefici, giudicando il fratello bestemmiamo Dio per-
ché solo Lui è il sommo giudice. Nessuno può per-
mettersi il Suo posto. Ecco perché quando giudi-chiamo pecchiamo: perché indirettamente giudi-
chiamo l’operato di Dio, ci impossessiamo di ciò che
non ci appartiene.
Non di solo pane Numero 739 pagina 13
Giovedì 21
Gennaio
II Settimana del Salterio
II Settimana del Tempo Ordinario
C’è una strada contraria a quella di Cristo:
la mondanità! Papa Francesco
Il Santo del giorno:
Sant’Agnese
Martire romana del III secolo, elogiata da molti padri della chiesa per il suo coraggio e le sue virtù. È una fanciulla romana, additata come esempio della gioventù cristiana; anche oggi è presa a modello da alcune organizzazioni cattoliche giovanili e fem
minili come le Figlie di Maria. Muore durante la persecuzione: torturata per ottenere la rinunzia della fede, resiste con la forza di Dio, vince sul peccato, accetta la morte con fiducia e con gioia. Molti sono i racconti antichi del martirio di sant'Agnese; molti i miracoli a lei attribuiti sin dall'antichità. La data del martirio è
fissata al 21 gennaio. Oggi si benedicono gli agnelli, con la cui lana le monache benedettine di Roma fanno quelle strisce bianche chiamate pallio, l'insegna dei vescovi metropoliti, che il papa dona il 29 giugno di ogni anno.
In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.
Brano Evangelico: Mc 3, 712
Contemplo: Ne aveva guariti
molti (Mc 3,10)
Gesù si è fatto carne nella mise-
ria dell'uomo per annunciare
l'amore e liberare gli uomini
dalla sofferenza e dalle forze
del male. Anche noi, nell'evan-
gelizzazione, dobbiamo imitare
Cristo nella sua incarnazione,
discendere fino all'altro per ac-
coglierlo com'è, mettendoci nel
suo cuore, là dov'è ferito, e cer-
cando nel nostro cuore, là dove
anch'esso è ferito, le parole da
dire.
Agisci
Spesso i vangeli ci riferi-
scono di Gesù che si riti-
rava in luoghi appartati
per pregare e recuperare
le forze. Oggi troverò un
tempo sufficientemente
ampio di silenzio e pre-
ghiera per unirmi a Cri-
sto e rinvigorire il mio
impegno di testimonian-
za.
Non di solo pane Numero 739 Tempo Ordinario pagina 14
Medita la Parola
Una barca, il suo posto Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a dispo-
sizione una barca.
Una barca. Quanti insegnamenti possiamo trar-
re da quella barca che è diventata, suo malgra-
do, il piccolo pulpito da dove Gesù ammaestra
le folle. Innanzitutto una barca è sempre or-
meggiata, ben attraccata alla riva. Così è la
vita dell’uomo. Deve essere ancorata a dei
punti fermi, a dei valori saldi e precisi. Senza
un porto finiamo per cadere in balia di noi stes-
si, delle nostre passioni, delle intemperie che
l’umana esistenza porta con sé. Abbiamo biso-
gno di un piccolo porto dove rifugiarci quando
le ombre della sera si confondono con le scure
acque del lago. Una barca non prende mai il
largo da sola, senza un timoniere, senza qual-
cuno che la guidi verso il largo, la dove le reti
scivolano nelle profondità dell’abisso. La stiva
si riempie di pesci solo se qualcuno tira le reti,
ammaina le vele, le fa risalire nel vento che la
fa andare oltre, sulla via del ritorno. Così
l’uomo. Senza una guida, senza qualcuno che lo
accompagni finisce sugli scogli, si abissa nei
gorghi della tempesta. Così recita una vecchia
omelia attribuita a San Macario Vescovo: “Guai
alla nave senza timoniere! Sbattuta dai morosi
e travolta dalle tempeste, andrà in rovina. Guai
all’anima che non ha in sé il vero timoniere,
Cristo! Avvolta dalle tenebre di un mare agitato
e sbattuta dalle onde degli effetti malsani, co-
me da un uragano invernale, andrà miseramen-
te in rovina”. Guai all’uomo che perde Dio,
perde sé stesso!
Saul, mio padre, cerca di ucciderti.
Un veleno sottile, che spesso circola
anche nella nostra vita, è proprio quello
dell'invidia. Saul, nella consapevolezza
che ormai Davide lo sta inesorabilmente
spodestando dal trono, decide addirittu
ra di eliminarlo fisicamente senza ren
dersi conto che tale sentimento distrutti
vo lo porterà alla follia. Quanto spazio
ha nella tua vita il sentimento dell'invi
dia? Anche tu ti fai guidare, in maniera
più o meno consapevole, da questo ve
leno che piano piano uccide anche le
relazioni più forti e le amicizie più sal
de? Qualora tu trovassi nel tuo cuore
questo sentimento negativo, cerca di
sradicarlo con forza prima possibile:
solo così farai l'esperienza di sentirti
libero e non più condizionato e le tue
relazioni fraterne saranno equilibrate e
serene.
Dalla Prima Lettura Primo Libro di Samuele 18,6-9; 19,1-7
Preghiera
Signore Gesù, donaci una nuova capa-cità di amare per poter abbracciare nel silenzio del cuore la vita dei nostri fra-telli; una vita talora attraversata dal peccato e dalla fragilità. Sì, è solo nell'amore che impariamo ad ascoltare e tacere, a parlare e comunicare nel pieno rispetto dell'altro, nella gioia dell'incontro fraterno.
Non di solo pane Numero 739 pagina 15
Venerdì 22
Gennaio
II Settimana del Salterio
II settimana del Tempo Ordinario
Il Padre non ha cessato di far conoscere
in vari modi e in tanti momenti della storia
la sua natura divina.
Papa Francesco
In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che vo-leva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio
di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Tad-deo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.
Brano Evangelico: Mc 3, 1319
Contemplo: Chiamò a sé quelli
che voleva (Mc 3,13)
Gesù, l'Inviato del Padre, fin dall'inizio del suo ministero, «chiamò a sé quelli che vole-va [...] perché stessero con lui e per mandarli a predica-re» (Mc 3,13-14). Da quel mo-
mento, essi saranno i suoi «inviati» (apostoli). Il loro mi-nistero è la continuazione del-la stessa missione di Gesù, testimoniare l'amore di Dio per tutte le genti, predicare il Vangelo e alleviare le soffe-
renze degli uomini.
Agisci:
Quale è stato il mio
comportamento di
fronte al male ricevu-
to? Sono stato capace
di continuare ad ama-
re o mi sono chiuso
nel silenzio e nella
indifferenza? Invoco
da Dio il coraggio e la
forza del perdono.
Il Santo del giorno: San Gaudenzio di Novara Primo vescovo di Novara; da giovane è segretario e notaio del vescovo di Milano Martino, poi si trasferisce a Vercelli, infine a Novara, fa vita comune con alcuni discepoli, preconizzato da sant'Ambrogio, diventa vescovo di Novara: predica da una parte all'altra,
ottenendo molte conversioni; costruisce chiese e monasteri, diventa padre della comunità. Quando sente vicina la morte, raduna il clero e indica il successore, per evitare discordie e confusioni. Dopo la morte, avvenuta il 22 gennaio, il suo corpo resta incorrotto per circa sei mesi. Senza far torto a san Gaudenzio, ci piace ricordare che siamo nella Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.
Cattolici, ortodossi, protestanti, anglicani, ci ritroviamo dal 18 al 25 gennaio a pregare insieme, perché la chiesa sia una, come è nel desiderio di Gesù. La gran parte dei nostri santi, che ricordiamo ogni mattina, appartiene alla chiesa unita. «Che siano una cosa sola»: è questa l'ultima preghiera di Gesù ed è anche la nostra ardente preghiera.
Non di solo pane Numero 739 Tempo Ordinario pagina 16
Non stenderò la mano su di
lui, perché egli è il consacra-
to del Signore.
Davide è un uomo dal cuore grande e
dall'animo nobile; egli sa che non ha
senso vendicarsi quando si ha a che
fare con un uomo disarmato e che non
può difendersi. Ma soprattutto, il gio
vane ha chiara una grande verità: anche
se Saul è ormai caduto in disgrazia da
vanti a Dio, egli è sempre l'unto del
Signore. Ciò significa che egli è e resta
consacrato a Dio, per cui nessuno può
stendere impunemente la mano su di
lui. Anche noi cristiani dovremmo im
parare da Davide il senso di rispetto
verso coloro che sono i consacrati del
Signore: anche se vedi le loro incon
gruenze e le loro mancanze di testimo
nianza, essi sono e restano persone sul
le quali la scelta di Dio si è manifesta
ta. Invece di giudicare, puoi pregare e
chiedere al Signore, per loro, la forza e
la luce.
Dalla Prima Lettura Primo Libro di Samuele 24,3-21
Preghiera
Signore Gesù, tu ci chiami a stare con te; vogliamo stare con te per ascoltare la tua Parola, per riconoscerti sul volto dei no-stri fratelli, per donarti interamente il nostro cuore, per conoscerti e amarti. Signore Gesù, tu ci invii nel inondo; vo-gliamo camminare con te per seguirti sul-la tua stessa via, per camminare come tu hai camminato, per percorrere la strada della donazione fino alla morte.
Medita La Parola
Stare con Gesù Meditazione di Fiorella Elmetti
Un giorno ho sentito dire da un sacerdote che, per
quanto avesse predicato in diverse occasioni i santi
esercizi spirituali, non si era mai soffermato sullo
“stare con Gesù”, che è la cosa più bella che può
capitare ad un cristiano, ma anche la cosa più im-
pegnativa. Gesù ci chiede di perdonare, di dare
sempre, abbassarci fino a dare la vita, ma, soprat-
tutto, di stare alla presenza di Dio, non di vivere la
giornata e basta. Afferma il vescovo Monari in una
sua omelia: “Se sto alla presenza di Dio, mi rendo
conto che i miei desideri istintivi possono essere
buoni, ma che non sono assoluti, c’è qualcosa di
più, la volontà di Dio, la Parola del Signore che mi
chiama, la sua vocazione rivolta alla mia libertà;
c’è anche questo, c’è prima di tutto questo. E al-
lora, se uno questo lo tiene presente diventa capa-
ce di sacrifici, di rinunce e senza sacrifici e rinun-
ce l’amore del prossimo va poco lontano. Rimane,
rimangono lo stesso dei gesti di simpatia per gli
altri, di elemosina, di attenzione, ma appunto ri-
mangono solo dei piccoli frammenti che esprimono
in fondo il fatto che il nostro cuore è costruito per
amare. Ma la vita non diventa un capolavoro di a-
more; perché la vita possa diventare un capolavoro
di amore bisogna che l’orizzonte della vita sia
l’amore, l’amore di Dio quello che sta all’origine
del mondo e, dicevamo all’inizio, che mi è stato
fatto vedere in concreto nella vita e nella morte di
Gesù. Se questo orizzonte rimane dietro a tutto
quello che io faccio, a tutto quello che io penso, a
tutto quello che io dico, allora poco alla volta le
mie parole e le mie azioni, prendono la forma
dell’amore fraterno, diventano un dare la vita per
gli altri”. Stare con Gesù è fare esperienza di Lui
in noi e lasciarci sollevare dal suo amore per co-
municarlo.
Non di solo pane Numero 739 Tempo Ordinario pagina 17
spiritualità Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
«Se il tuo fratello commet-
terà una colpa contro di te,
va’ e ammoniscilo fra te e
lui solo; se ti ascolterà, a-
vrai guadagnato il tuo fra-
tello» (Mt 18, 15)
Ammonire colui che si trova
nel buio dell’errore è uno dei
doveri fondamentali del cri-
stiano: un comandamento
del Signore da conoscere e
tramandare a memoria. Non
dobbiamo mai dimenticarci
che nessuno è solo e che c’è
un vincolo spirituale che ci
rende responsabili dell’altro.
Proprio per questo la Chiesa
considera questo precetto
un’opera di misericordia spi-
rituale che potremmo tran-
quillamente abbinare a quel-
la corporale di vestire gli i-
gnudi. Mi spiego meglio: il
peccato spoglia l’uomo dalla
propria dignità e lo espone al
pubblico ludibrio. Come una
persona priva di indumenti in
una gelida giornata inverna-
le, il peccatore rischia, se
non viene soccorso, di morire
assiderato sotto la gelida col-
tre dei propri errori; ecco
perché abbiamo il dovere di
soccorrerlo, aiutarlo e rin-
cuorarlo. Il monito non è un
giudizio ma una salutare me-
dicina. Attenzione però: que-
sto farmaco va somministrato
con discrezione, riservatezza
e dolcezza. Una frattura o
una bruciatura deve essere
curata con circospezione,
premura e delicatezza; così
il male spirituale deve essere
affrontato con il benefico
medicamento della miseri-
cordia. Prima di ammonire
qualcuno dovremmo sempre
ricordarci di questo aneddoto
dei padri del deserto: «Un
giorno a Sceta si scoprì che
un confratello aveva pecca-
to; gli anziani si riunirono e
mandarono a chiamare l'Aba-
te Mosè, dicendogli di veni-
re; ma quello non volle anda-
re. Allora il presbitero lo
mandò a chiamare dicendo:
Vieni, poiché la comunità dei
confratelli ti attende. E quel-
lo, levatosi, andò. Tuttavia
portando con sé una cesta
vecchissima, la riempì di sab-
bia e se la trascinò dietro.
Quelli gli andarono incontro
dicendo: che significa, o Pa-
dre? E il vecchio rispose loro:
I miei peccati scorrono a pro-
fusione alle mie spalle e io
oggi sono venuto a giudicare
i peccati altrui? Allora essi,
sentendolo, non dissero nulla
al confratello, e anzi lo per-
donarono». Solo coloro che
portano sulle proprie spalle il
pesante fardello delle pro-
prie miserie possono trovare
le parole giuste per ammoni-
re i peccatori; e chi ha pec-
cato sa che l’unico linguaggio
adatto per curare i mali spi-
rituali è quello dell’amore.
Sant’Agostino amava dire:
«Ti viene imposto un breve
precetto: Ama e fa quel che
vuoi. Abbi nel cuore la radi-
ce dell’amore, e da questa
radice non potrà procedere
se non il bene». La radice
salutare dell’amore, coltiva-
ta nel fertile terreno
dell’umiltà, ci libera dai no-
stri peccati e ci predispone a
correggere i fratelli con la
pazienza e la benevolenza
che viene da Dio.
Anno della Misericordia 2015/16
Le opere di Misericordia
Ammonire i peccatori Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 739 pagina 18
Sabato 23
Gennaio
II Settimana del Salterio
II Settimana del Tempo Ordinario
Il mistero della Misericordia è fonte di gioia, di serenità e di pace.
Papa Francesco
Brano Evangelico: Mc 3, 2021
Contemplo : Fa' splendere il
tuo volto, Signore (Salmo re
sponsoriale)
O Dio, che illumini ogni uomo
che viene in questo mondo, fa'
risplendere su di noi la luce del
tuo volto, perché i nostri pen
sieri e le nostre azioni siano
sempre conformi alla tua volon-
tà. Fa' che con la grazia che in-
fondi nei nostri cuori possiamo
amarti con animo sincero e fe-
dele, e testimoniare le tue me-
raviglie a tutti gli uomini.
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Agisci
Oggi, con l’aiuto di
Maria, cercherò di
rinunciare a qualche
mia necessità per
dare un po' del mio
tempo a chi ha biso-
gno del mio aiuto.
Il santo del giorno:
Sant’Idelfonso da
Toledo
Il santo che vogliamo ricordare oggi è un grande devoto di Maria, su cui scrisse un celebre trattato, e un significativo esponente della Spagna del suo tempo, il VII secolo. Ildefonso di Toledo era discendente di una potente famiglia romana. Anche sotto i
visigoti avrebbe potuto far carriera, ma si fece monaco e divenne diacono. Fu eletto abate del monastero dei Santi Cosma e Damiano nei pressi di Toledo. Quando il vescovo morì, nel 657, l'uomo di lettere e preghiera, cinquantenne, divenne anche uomo di governo ecclesiale nella diocesi della capitale del regno visigoto. Si districò tra difficili
questioni interne e tenne testa alle pretese del re Recesvinto, che si era mosso personalmente per convincerlo a lasciare il cenobio e accettare l'elezione. Ha lasciato libri di liturgia e l'opera De viris illustri bus, una sorta di continuazione dell'enciclopedia di sant'Isidoro di Siviglia. Morì a Toledo, di cui è patrono, nel 667.
Non di solo pane Numero 739 Tempo Ordinario pagina 19
Come son caduti gli eroi in
mezzo alla battaglia?
La grandezza d'animo non sta nel vin
cere i propri nemici, quanto nel pianger
li quando si comprende che essi sono
stati grandi uomini. Questo è ciò che fa
Davide nei confronti di Saul e di suo
figlio Giònata. Nonostante i dissapori e
la persecuzione nei suoi confronti, il
futuro re d'Israele riconosce che Saul è
stato per lui come un padre e che co
munque la sua morte è una grande per
dita per tutti. Spesso aspettiamo con an
sia la caduta di coloro che riteniamo
nostri avversari, per poi gioire della
loro sconfitta. Quando inizierai a sentire
nel tuo cuore compassione per coloro
che sono nel dolore, anche se ti hanno
fatto del male, allora significherà che
sei sulla buona strada: Dio abita in te e
la misericordia ha spaccato il tuo cuore
di pietra.
Dalla Prima Lettura Primo Libro di Samuele 1,1-4,11-12.17. 19.23-27
Preghiera
Signore Gesù, anche noi facciamo par-
te della tua famiglia, ma ancora non ti
conosciamo perché non crediamo e vi-
viamo la tua Parola. Ci manca l'espe-
rienza che ci stabilisca nella tua comu-
nione. Accompagnaci in quella e dona-
ci questa. Amen.
Medita La Parola
La follia della croce Meditazione di don Luciano Vitton Mea
È vero, concordo con i parenti di Gesù: “È fuori
di se”. Senza saperlo i famigliari di Gesù ci rive-
lano un tratto nuovo ma autentico del Signore. È
tipico di colui che ama essere fuori da se stesso,
perdersi completamente nell’amato. È la legge
dell’amore, l’unica nota che ci fa capire le dina-
miche dell’innamoramento. San Paolo parla di
“follia” riferendosi alla croce e Gesù è andato in
croce per la salvezza degli uomini.
Per amore Gesù “è fuori”. Fuori dalla sua Casa,
straniero in una terra e in un regno che non gli
appartiene; lo dice con chiarezza davanti a quel-
la “buona lana” di Pilato: «Il mio regno non è di
questo mondo; se il mio regno fosse di questo
mondo, i miei servitori avrebbero combattuto per-
ché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio re-
gno non è di quaggiù». Quindi Gesù è fuori:
fuori dai suoi privilegi divini, da ogni compro-
messo col male, da ogni logica con il potere
umano. Nasce fuori dai centri abitati, in un
rifugio per animali, perché “non c’era posto
per loro nella locanda”; muore fuori le mura
di Gerusalemme, tra due “fuorilegge”, sul
Golgota.
Bisogna essere “fuori di se” per farsi toccare
da una peccatrice, per entrare nella casa di
Zaccheo, per chiamare un “losco figuro” co-
me Levi, esattore delle tasse. Bisogna
“essere fuori” per affidare la cassa del grup-
po a Giuda, ladro e tanto avido da tradirlo
per trenta denari. I parenti di Gesù hanno
ragione, sono lungimiranti: bisogna “essere
fuori di se”, cioè pazzo, per morire per me,
per ogni uomo segnato dalla lebbra del pec-
cato; ma è la legge dell’amore, della “follia
della croce”.
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 739
Domenica 17 Gennaio 2016
Chiuso il 12/01/2016
Numero copie 1470
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
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