Non di Solo Pane n°739 - 17 Gennaio 2016

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Settimanale di preghiera PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 739 Domenica 17 Gennaio 2016 Tempo Ordinario E l’acqua si mutò in vino...

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Settimanale di preghiera per la famiglia www.nondisolopane.it

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Settimanale di preghiera

PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 739

Domenica 17 Gennaio 2016

Tempo Ordinario

E l’acqua si mutò in vino...

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Non di solo pane ­ Numero 739 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 2

Gennaio 2016

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego

specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché il dialogo sincero fra uomini e donne di

religioni differenti porti frutti di pace e di giustizia.

Intenzione missionaria

Perché mediante il dialogo e la carità fraterna,

con la grazia dello Spirito Santo si superino

le divisioni fra i cristiani.

Intenzione dei vescovi

Per la conversione dei fautori di ogni forma di

terrorismo di corruzione e di illegalità.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente

e misericordioso, ci impegniamo con gioia

nella costruzione della civiltà dell'amore.

Intenzioni mese di Gennaio

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Non di solo pane ­ Numero 739 ­ pagina 3

Domenica 17

Gennaio

II Settimana del Salterio

II Domenica del Tempo Ordinario

L’amore di Gesù non delude mai, perché Lui non si stanca di amare, come non

si stanca di perdonare. Papa Francesco

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Ge­sù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazio­ne rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirige­va il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavo­la il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Brano Evangelico: Gv 2, 11­11

Contemplo: Gesù manifestò

la sua gloria (Gv 2,11)

«Venuto a mancare il vino, la

madre di Gesù gli disse: "Non

hanno vino" (Gv 2,3). Gesù fa

riempire sei anfore d'acqua e

quando i servi vi attingono

trovano in realtà del vino. Ge-

sù manifesta così la sua glo-

ria, che è amore, compassio-

ne, grazia che trasforma l'ac-

qua della nostra natura uma-

na nel vino nuovo che dà vita

e vera gioia.

Agisci

La parola di Dio è

sempre parola di vita,

anche quando sembra

chiedermi qualcosa di

difficile o di incom-

prensibile. Oggi mi

farò obbediente alla

parola e cercherò di

viverla con coerenza

nella mia giornata.

Il santo del giorno:

Beato Enrico da

Comentina

La famiglia Comentina (o dei Comentini) nei secoli XII­XIV possedeva ad Asti varie case ed un pa­lazzo, di cui esiste ancora la torre, oggi detta di san Bernardino, in stile gotico con merlatura ghibellina a coda di rondine, forse la più alta torre del Piemon­

te. Enrico dapprima fu presso la corte papale di Avignone – residenza dei papi dal 1309 al 1376 ­ c on l ’ in car i co d i “Uditore” pontificio, poi ebbe l’incarico di Legato papale in Asia Minore e Patriarca di Costantinopo­li. Fu decapitato a Smirne dai Turchi il 17 gennaio 1345, mentre celebrava la santa messa. Il suo corpo fu traslato ad Asti nel 1392. Oggi riposa nella cattedrale, sotto l’altare del Santissimo Sacramen­

to, dove fu traslato dalla chiesa di San Francesco nel 1801. Viene esposto alla pubblica venerazione nei tempi di calamità at­mosferica (siccità o inon­dazioni), perché secondo la tradizione (che ha rece­pito elementi leggendari), l’urna con il suo corpo sarebbe stata salvata dalle acque in burrasca nel trasporto dall’Oriente nella città di Asti. Per questo è popolarmente invocato come il “santo dell’acqua”.

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Non di solo pane ­ Numero 739 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 4

P a g i n e b i b l i c h e

Ci fu uno sposalizio a Cana di Gali-

lea...venne a mancare il vino. Vi

erano là sei giare di pietra per la

purificazione dei giudei. E Gesù dis-

se loro: "Riempite d'acqua le giare".

E l'acqua divenne vino.

La tavola è imbandita per le

nozze, ma il vino è finito. La

situazione diventa imbaraz-

zante soprattutto per gli

sposi che rischiano di fare

una brutta figura proprio nel

giorno in cui sono in festa

per il loro matrimonio. Maria

si accorge, interviene e ordi-

na agli inservienti di fare

tutto quello che gli verrà

detto da Gesù. L’acqua del-

le giare diventa vino, e Gesù

compie il primo miracolo

dando così inizio, secondo

Giovanni, al suo

ministero pubblico.

Infatti le nozze di

Cana sono il primo

di sette miracoli,

sette segni che il

Vangelo di Giovan-

ni riporta come an-

ticipo dei beni fu-

turi, segni che ri-

mandano ad altri

segni. È evidente

che il matrimonio

celebrato in Cana

di Galilea diventa

metafora dell’unione tra Dio

e gli uomini, tra la divinità e

l’umanità. Durante la cele-

brazione della santa Messa il

sacerdote, mettendo qual-

che goccia di acqua nel vi-

no, dice: «L’acqua unita al

vino sia segno della nostra

unione alla vita divina di Co-

lui che ha voluto assumere

la nostra natura umana».

Dio, nell’umiltà del presepe,

diventa uomo per innalzare

la natura umana ad una nuo-

va dignità. L’acqua posta

nelle giare è poca cosa, co-

me misera è la nostra natura

umana; ma Gesù trasforma

l’umile contenuto delle gia-

re in vino, così come innalza

la nostra condizione di servi

alla dignità di figli. Il vino di

Cana è per noi segno

dell’amore di Dio, segno

della sua tenerezza, della

sua sollecitudine, della sua

paterna bontà. Questa cari-

tà divina trasforma anche il

cuore dell’uomo, guarisce le

ferite dell’anima, ci dona la

capacità di essere buoni. Sì,

è bello pensare che questa

acqua trasformata in vino è

segno d’amore e che questo

miracolo avviene proprio

durante le nozze di due gio-

vani che coronano il loro so-

gno d’amore. “Fate quello

che vi dirà!” Chi ascolta la

parola di Dio si trasforma,

rimane uomo ma nello stes-

so tempo diventa figlio nel

Figlio, assume una dimensio-

ne divina. Il maestro di tavo-

la attinge acqua dalle giare

ma sulle sue labbra acquista

il sapore di vino, diventa

vino. Così l’uomo che vive in

Dio diventa per gli uomini

opera divina, segno di un

mondo nuovo, di una bontà

che non avrà mai fine.

Segno dell’amore di Dio

L’umile contenuto delle giare Di don Luciano Vitton Mea

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P a g i n e b i b l i c h e

L’angolo della misericordia

Le preghiere più belle della Bibbia e dei grandi autori della tradizione cristiana.

Simeone Nuovo Teologo

L’Oriente cristiano, con la Preghiera del cuore di Gesù e la tradizio­

ne esicasta, ha sempre avuto il tema della misericordia al centro della

propria riflessione spirituale: il dono delle lacrime, che segue il rico­

noscimento del peccato personale confessato a Dio con il cuore since­

ro, ne è l'espressione più sentita. Tra gli autori di questa tradizione

spicca Simeone, che visse tra il 949 e il 1022: di lui colpisce, a di­

stanza di mille anni, la modernità della riflessione orante, qui espres­

sa in una citazione dagli Inni.

Dispensatore di beni, fammi grazie di vincere le prove

Ti ringrazio, o Signore,

delle prove che soffro ingiustamente:

se invece sono giuste,

che mi siano di soddisfazione dei peccati

come purificazione dei miei troppi peccati, o Cristo.

Non permettere, un giorno,

sofferenze che oltrepassino le mie for-

ze, sia in prove sia in tribolazioni,

ma concedimi la grazia di superarle, o Dio mi-

o, e la forza per poter accettare le amarezze.

Tu infatti dall'inizio dei tempi

sei il dispensatore dei beni su

coloro che si prostrano,

nel cuore, alla tua potenza, com'è giusto,

offrendo loro i doni della fede,

delle opere e delle buone speranze,

e tutti i doni del divino e adorabile Spirito tuo,

o Dio di misericordia,

ora e sempre e in ogni tempo,

per i secoli dei secoli. Amen.

Egli ti corre incontro,

perché già ti ascolta

mentre stai riflettendo

tra te e te nel segreto

del cuore. Quando poi ancora sei

lontano, ti vede e si mette a corre-

re. Egli vede nel tuo cuore, accorre

perché nessuno ti trattenga, e per

di più ti abbraccia. Nel correre in-

contro c'è la prescienza, nell'ab-

braccio la sua misericordia e direi

quasi la viva sensibilità dell'amore

paterno! Gli si getta al collo per sol-

levare chi giaceva a terra e per fare

sì che chi già era oppresso dal peso

dei peccati e chino verso le cose

terrene, rivolgesse nuovamente lo

sguardo al cielo, ove doveva cercare

il proprio creatore. Cristo ti si getta

al collo, perché ti vuole togliere il

peso della schiavitù dal collo e im-

porti un dolce giogo.

Sant’Ambrogio

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, tu sei la rivelazione ulti-

ma di Dio e dell'uomo, l'acqua viva

che zampilla eternamente. Eppure noi

preferiamo dissetarci alle cisterne

screpolate delle nostre false sicurezze.

Ma niente ci sazia in profondità e il

vuoto si dilata in noi a dismisura. Inse-

gnaci ad accostarci alla tua Parola,

sostanza vitale dell'anima nostra e gui-

da sicura al nostro cammino.

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Non di solo pane ­ Numero 739 ­ pagina 6

Lunedì 18

Gennaio

II Settimana del Salterio

II Settimana del Tempo Ordinario

Il santo del giorno:

Beata Regina

Protmann

La beata Regina Prot­mann nacque nel 1552 a Braniewo nella regio­ne polacca settentriona­le della Warmia (Ermland), geografica­mente vicina e storica­mente legata alla Ger­mania, in cui infuriava a quel tempo la Rifor­ma protestante. A 19

anni lasciò la ricca casa paterna per iniziare con due compagne una vita comunitaria ispirata a santa Caterina di Ales­sandria e dedita all'assi­stenza verso malati e poveri, nonché all'edu­cazione delle giovani. Era il primo nucleo delle Suore di santa Caterina vergine e mar­tire. Oggi sono presenti con 120 comunità in diverse nazioni del mondo, tra le quali il Brasile, dove è avvenu­

to il miracolo che ha portato, nel 1999, alla beatificazione della fondatrice, morta nel 1613.

Martirologio Romano: A Braunsberg in Prussia, beata Regina Prot­mann, vergine, che, presa d’amore per i poveri, si adoperò mol­to al servizio dei biso­gnosi e fondò la Con­gregazione delle Suore di Santa Caterina.

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con lo­ro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneran­no. Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peg­giore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

Brano Evangelico: Mc 2, 18­22

Contemplo: La parola di Dio è

viva (Eb 4,12)

La parola di Dio, che è definita «viva ed efficace» (Eb 4,12), si è fatta carne, è venuta ad abitare

in mezzo a noi, è il Signore Gesù, Verbo di Dio e vero sposo dell'u-

manità. La Chiesa e ogni fedele, membro del suo corpo, è come

una Sposa «fidanzata» a Cristo Signore, per formare con lui un

solo Spirito. Per questo seguiamo il Signore là dove ci vuole con-

durre, in piena docilità alla sua volontà.

Dio è padre amoroso che perdona sempre, che ha

un cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi

impariamo ad essere misericordiosi con tutti.

Papa Francesco

Agisci

Il digiuno è una prati-

ca importante nel

cammino di fede: raf-

forza la nostra volontà

e ci rende più disponi-

bili ad accogliere la

parola. Oggi digiunerò

privandomi di qualco-

sa a cui tengo.

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Non di solo pane ­ Numero 739 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 7

L’obbedire è meglio del sacrifi-

cio. Poiché hai rigettato la paro-

la del Signore, egli ti ha rigettato

come re.

A Dio non interessano le nostre imprese,

per quanto belle e magnifiche possano esse­

re, nemmeno se esse sono compiute per lui.

Quello che gli interessa davvero è il nostro

cuore, soprattutto quando si mostra docile e

aperto a fare la sua volontà. Dio sa che

quando c'è questa disponibilità di cuore egli

si può fidare del suo prescelto, e può affi­

dargli missioni importanti. Dunque, il se­

greto è anzitutto l'ascolto della Parola di

Dio e la docile adesione della vita, anche

quando essa si rivela esigente. Obbedire

non significa interpretare ciò che Dio vuole,

ma eseguire i suoi comandi nel modo in cui

egli li manifesta attraverso i canali ordinari.

Sono belle le grandi imprese, ma tu cerca

piuttosto di fare ciò che Dio vuole da te nel­

le piccole cose di tutti i giorni.

Dalla Prima Lettura Primo Libro di Samuele 15,16-23

Preghiera

Signore, immersi in un mondo assordante

e incapace di ascolto, noi ti chiediamo di

sanare il nostro cuore per poter sentire

ancora oggi la tua Parola. Ti chiediamo

anche di poterla vivere senza glosse e

totalmente. Noi crediamo che la tua Pa-

rola non inganni; la tua Parola è la fonte

a cui attingere la nostra verità di uomini

e donne. Amen.

Medita La Parola

Strappi e rattoppi Meditazione di Fiorella Elmetti

In questo esempio molto concreto e "quotidiano"

usato da Gesù c'è un insegnamento per la vita

spirituale. Nella vita si commettono errori, si

provocano degli "strappi", e talvolta si cerca di

rimediare con superficialità o poca coerenza.

Magari abbiamo promesso qualcosa che poi non

abbiamo saputo mantenere e cerchiamo di giu-

stificarci con bugie e accomodamenti. Oppure,

se abbiamo offeso qualcuno, tentiamo di rime-

diare elargendo lodi insincere; si tratta di

"rammendi" che addirittura peggiorano gli

"strappi", e non è saggio continuare così. Si dice

che "le bugie hanno le gambe corte" oppure che

"tutti i nodi vengono al pettine". Così, quando

non si vive come si pensa, si finisce col pensare

come si vive. La coerenza e la trasparenza di

vita non vanno di moda: la tentazione delle scor-

ciatoie che, però, portano a vicoli ciechi, è sem-

pre a portata di mano. Si presentano spesso co-

me soluzioni immediate, ma alla fine "si pagano

le fatture con gli interessi". Gesù chiude il suo

intervento con queste parole: «vino nuovo in otri

nuovi». Noi possiamo tradurre queste parole co-

me "parola nuova in cuore nuovo". Il vangelo è la

buona novella, la parola nuova che ha bisogno di

cuori nuovi che la accolgano e di una vita nuova

che la metta in pratica. La creatività dello Spiri-

to Santo è sempre nuova e sa adattarsi ad ogni

situazione, ma richiede un cuore nuovo per po-

ter realizzare l'opera nuova della salvezza, della

liberazione interiore. La vita evangelica è carat-

terizzata dalla trasparenza, dalla semplicità e

dalla gioia. Tutto ciò che non ha queste caratte-

ristiche è vita vecchia, marcia, fatta di bugie e

inganni, e i suoi frutti sono come gli otri vecchi,

rotti, vuoti, incapaci di contenere e conservare

il vino nuovo della vita in Cristo.

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Non di solo pane ­ Numero 739 ­ pagina 8

Martedì 19

Gennaio

II Settimana del Salterio

II Settimana del Tempo Ordinario

L’azione pastorale dovrebbe essere avvolta dalla tenerezza con

cui si indirizza ai credenti. Papa Francesco

Il Santo del giorno:

San Remigio Vescovo Ar c ivesco vo d i Reims in Francia. È un personaggio mol­to importante nella storia francese; si deve a lui la conver­sione di Clodoveo e di conseguenza la cristianizzazione del­la Francia. Troviamo san Remigio all'ini­zio della storia cri­

stiana della Gallia. Da arcivescovo di Reims si dedica mol­to alla diffusione del vangelo; fonda diver­se diocesi, forma il clero, interviene au­torevolmente per fer­mare i barbari e, co­me si è detto, avvici­na alla fede il futuro re dei Franchi, inco­raggiandolo a sposa­re la regina cattolica Clotilde. Il battesimo di Clodoveo, la notte

di Natale, nella catte­drale di Reims, è uno degli eventi più fa­mosi della storia francese. Molte leg­gende sono fiorite attorno a san Remi­gio, ma il nucleo sto­rico è quello che ab­biamo ricordato. San Remigio è uno dei santi più importanti di Francia.

In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi di-scepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbe-ro fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacer-doti, e ne diede anche ai suoi compagni!». E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».

Brano Evangelico: Mc 2, 23­28

Agisci

Viviamo in una cultura

che tende molto alla superficialità, dove

ciò che conta è quello che appare. Oggi mi

impegnerò a vivere i miei rapporti con gli

altri andando oltre l’apparenza e cercan-do di incontrarli in

profondità.

Contemplo: II sabato è fatto

per I'uomo (Mc 2,27)

Ciò che conta agli occhi del Si-gnore non è l'osservanza esterio-re della legge, ma l'orientamen-to del cuore dell'uomo. La legge è lì per dirigere e illuminare, per

ordinare i desideri, non per op-primere e paralizzare. Il fine a cui tende la legge è l'amore, che esige la conversione del cuore. Riconoscersi poveri davanti a Dio è più vantaggioso che ripetere gesti esteriori che favorirebbero la presunzione di essere santi.

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Non di solo pane ­ Numero 739 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 9

Medita la Parola

Nel mio deserto Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Quando si percorre il deserto, quando la terra è

arida, non si può digiunare, si strappano le spighe

che si riescono a trovare, si spigola il campo dove i

covoni sono già stati posti nei granai. I poveri ve-

dono la presenza del Signore nel poco che riescono

a racimolare, anche di Sabato. Le miserie spirituali

richiedono la costante presenza di Dio, tutti i gior-

ni sono santi per chi mendica un tozzo di miseri-

cordia. Quando si rincorre Dio per toccargli un

lembo del mantello non si ha tempo di rinchiuderlo

nel bozzolo di un precetto, nell’astratta definizio-

ne di un concetto teologico. Solo chi possiede dei

campi, un raccolto sicuro può decidere i giorni del

raccolto; chi non possiede deve accontentarsi di

raggranellare quello che può. Fin che posso cerco

di godere della presenza dello sposo, finché la sua

presenza non è del tutto offuscata in me, strappo

le spighe del campo, mangio, come i cagnolini, di

quel che cade dal suo Santo Altare. Anche Davide,

quando ebbe fame, mangiò del pane dell’offerta;

io sono nel bisogno, in un perenne bisogno, non

posso aspettare le prime luci del giorno dopo. Non

posso comunicare con l’Infinito attraverso le belle

idee che mi sono fatto di Lui. Sono vuoto. Il deser-

to, solo la sabbia arroventata dal sole mi sta din-

nanzi, si perde negli angusti orizzonti del mio esse-

re, di questo niente che tende le sue mani vuote

per ricevere le poche spighe che scivolano dal car-

ro dell’eterna misericordia. E diceva loro: “Il saba-

to è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sa-

bato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del

sabato”. Dio passa nel cuore e non nella testa,

passa nel mio deserto, non nell’oasi delle umane

perfezioni.

Samuèle unse Davide in mezzo

ai suoi fratelli, e lo spirito del

Signore irruppe su di lui.

Dio invita il profeta Samuèle a non di­

spiacersi per il fatto che Davide prenderà il

posto di Saul; ciò che a prima vista sembrerà

un ripudio, in realtà si dimostrerà essere una

benedizione per tutto il popolo eletto: Israele

conoscerà, grazie al re Davide, un periodo di

grande splendore e unità. Spesso anche noi

siamo vittime dei nostri rimpianti: anche a

noi Dio dice di non versare più lacrime e di

non sprecare più il tempo attendendo situa­

zioni che non torneranno più e che sono del

tutto passate. Piuttosto, siamo invitati ad a­

prirci alla continua novità che è l'amore di

Dio. Certe strade che ormai sembrano chiuse,

in realtà sono il preludio di nuovi cammini:

tutto sta ad avere il coraggio di percorrerli

con la fiducia in Dio.

Dalla Prima Lettura Primo Libro di Samuele 16,1-13a

Preghiera

Signore, cosa conta veramente al no-stro sguardo? Siamo attirati da ciò che è effimero e dimentichiamo spesso ciò che è sostanziale e quindi irrinunciabi-le. La tua Parola apra il nostro sguar-do e ci conduca dalla dispersione all'unità, dalla superficialità all'inte-riorità, dal semplice vedere all'intui-zione della verità che dimora in ogni uomo.

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Non di solo pane ­ Numero 739 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 10

E chi è quel Samaritano se non lo

stesso Salvatore?

O chi fa maggiore misericordia a

noi, quasi uccisi dalle potenze

delle tenebre con ferite, paure,

desideri, furori, tristezze, frodi,

piaceri? Di queste ferite solo Ge-

sù è medico; egli solo sradica i

vizi dalle radici.

Clemente Alessandrino

Gesù è il Buon Samaritano di-

sceso dalla Gerusalemme cele-

ste per salvare l’umanità esa-

nime e ferita che giace ai bor-

di della strada, avvolta dalle

tenebre del male e della catti-

veria. Il Verbo si è fatto carne

e ha posto la sua tenda sulla

via che scende verso Gerico.

La strada è la cattedra di Ge-

sù, il luogo dove Dio manifesta

la sua presenza, diventa medi-

co dei corpi e delle anime.

Lungo la strada Gesù annuncia

la “buona novella”, guarisce i

malati, scaccia i demoni, in-

contra pubblicani e prostitute;

la strada è l’itinerario della

misericordia divina. Dio è sem-

pre sulla strada. La strada è il

Santuario, dove Gesù ci educa.

È un Santuario senza archi,

colonne e altari, che non e-

sclude i numerosissimi Santua-

ri di pietra, elevati per glorifi-

care Dio nella santa dimora.

Scrive David Turoldo: «Gli e-

venti più significativi del Van-

gelo si avverano sulla strada…

Perciò il nostro Dio è sempre

sulla strada, magari in aggua-

to, nascosto dietro i tornanti;

con la sensazione che qualche

volta arrivi in ritardo; e altre

volte invece ti precede o ti

venga incontro… Tutto avvie-

ne sulla strada, neppure in un

crocicchio, sulla strada ove

passano tutti: strada unica,

dove si è "costretti" a passa-

re» (Anche Dio è infelice, Piemme, p. 76).

Il Card. J. Ratzinger sottolinea

nel suo libro “Gesù di Naza-

reth dal battesimo alla trasfi-

gurazione”: “Se la vittima

dell'imboscata è per antono-

masia l'immagine dell'umanità,

allora il samaritano può solo

essere l'immagine di Gesù Cri-

sto. Dio stesso, che per noi è

lo straniero e il lontano, si è

incamminato per venire a

prendersi cura della sua crea-

tura ferita. Dio, il lontano, in

Gesù Cristo si è fatto prossi-

mo”.

L’immagine di Gesù, buon sa-

maritano, diventa l’icona

dell’amore di Dio, di Colui che

“viene accanto ad ogni uomo

piagato nel corpo e nello spiri-

to e versa sulle sue ferite

l’olio della consolazione e il

vino della speranza”.

don Luciano Vitton Mea

Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Anno della Misericordia 2015/16

Catechesi sulla parabola del buon samaritano

L’icona dell’amore di Dio

di don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane ­ Numero 739 ­ pagina 11

II Settimana del Tempo Ordinario

In questo Anno Santo, potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono

nelle più disparate periferie esistenziali. Papa Francesco

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo

guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

Brano Evangelico: Mc 3, 1­6

Contemplo: Benedetto il Signo-

re, mia roccia (Salmo responsoriale)

Ti ringraziamo e ti benedicia-mo, Signore, poiché non ci ab­bandoni nelle nostre necessi-tà. Ci chiami alla tua presen-za, ci indichi la via della com-passione, del bene, dell'amo-

re. Tu guarisci il nostro inti-mo, e vuoi che, a nostra vol-ta, siamo luce e compassione per il nostro prossimo. Ti ren-diamo grazie, Signore, nostra roccia di salvezza, poiché con te siamo sicuri di non smarri-

re la retta via.

Il Santo del giorno:

San Sebastiano

Martire romano, con Pietro e Paolo è uno dei protettori della città e del popolo romano. Sebastiano è un solda­to, capo di una corte imperiale; nessuno pe­rò sa della sua fede. Viene alla luce quando si accorgono che si dedica con fervore ad aiutare i poveri e i car­cerati. Scoperta la sua

fede, è condannato ad essere trafitto dalle frecce. Muore nella persecuzione di Dio­cleziano; il suo corpo è gettato nella cloaca massima, viene recu­perato e conservato nelle catacombe degli apostoli, che dal IX secolo si chiamano appunto Catacombe di San Sebastiano. È pa­trono dei vigili urbani e di altre categorie di soldati. Anche D'An­

nunzio ha scritto un'o­pera sul martirio di san Sebastiano, musicata dal celebre Debussy. Un martire celebre ri­cordato in molte città e nazioni come uno dei grandi martiri della fede. Molte le chiese, come pure i musei, che conservano una tela rappresentante san Se­bastiano colpito dalle frecce.

Mercoledì 20

Gennaio

II Settimana del Salterio

Agisci

Un cuore indurito,

incapace di amare è

il più grosso ostacolo

che possiamo porre

a Dio. Com’è il mio

cuore?

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Non di solo pane ­ Numero 739 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12

Davide ebbe il sopravvento sul

Filisteo con la fionda e con la

pietra.

Questo brano ci ricorda l'eterna verità che

è sempre bene tenere a mente: non sono

la forza o la furbizia che ci fanno vincere

le battaglie più rischiose nella vita. Sono

piuttosto la fiducia in Dio e la consapevo­

lezza di combattere per lui e con lui. Egli

non abbandona mai coloro che si fidano

di lui e spesso anche tu ti rendi conto che,

di fronte a certe situazioni disperate, il

suo intervento ti salva e ti dà la vittoria al

di là delle tue forze e delle tue possibi­

lità. Sconfiggerai nemici ben più perico­

losi di Golia e ben più potenti dei popoli

più forti, se solo avrai il coraggio di ripor­

re la tua speranza in Dio. Altrimen­ti, an­

che se tu avessi tutte le armi migliori, ma

con­fidassi soltanto nelle tue capacità,

saresti destinato a fallire miseramente.

Dalla Prima Lettura Primo Libro di Samuele 17.32-33.37.40-51

Preghiera

Signore Gesù, dopo la tua passione e morte sei stato esaltato dal Padre e hai ricevuto un nome che è al di sopra di ogni altro nome. Tu sei il Signore del cielo e della terra. Noi vogliamo cammi-nare nella tua signoria, perché abbiamo capito che in te possiamo trovare la vera libertà. Alla scuola del vangelo formaci alla fede, sostieni la nostra speranza e alimenta con il tuo Spirito quella carità che tu rinnovi nell'eucaristia.

Medita La Parola

Certi sguardi uccidono Meditazione di don Luciano Vitton Mea

E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consi-

glio contro di lui per farlo morire.

“Creandomi Dio si è creato un giudice”. Come sono

vere queste parole di don Primo Mazzolari. Il brano

evangelico è una triste conferma di come l’uomo

sappia con estrema facilità giudicare e condannare.

Sarebbe semplicistico ridurre e confinare il processo

di Gesù tra le fredde mura del Sinedrio. Tutta la

vita del Figlio di Dio e del Figlio dell’uomo è stata

un giudizio, un celato processo, una sentenza già

scritta ancor prima di essere pronunciata. E il giudi-

zio nasce nel cuore e si rivela nello sguardo. “ … e

lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di

sabato per poi accusarlo”. Certi sguardi uccidono

perché esprimono una condanna. Non si osserva per

conoscere, per scorgere il bene ma per trovare un

pretesto, una conferma ad una condanna già scritta

nel cuore. Dio guardato, spiato, osservato dagli uo-

mini. Quale bestemmia. Eppure questo oltraggio ci

rivela la grandezza dell’amore divino. L’Antico Te-

stamento ci insegna che l’uomo non può vedere Dio,

non lo può osservare e scrutare altrimenti morireb-

be. L’uomo non può alzare gli occhi e fissare la

grandezza di Dio, la sua luce accecante, lo splendo-

re della sua immensa bellezza. Narra una leggenda

che il peccato di Lucifero è stato proprio questo:

fissare Dio, voler incrociare il Suo sguardo, immer-

gere i suoi occhi in quelli di Dio. Ed è precipitato.

Dio per farsi guardare dagli uomini, privilegio non

concesso agli Angeli, si è fatto uomo, è diventato

piccolo piccolo, fragile fragile, debole debole. Ed è

stato giudicato, condannato, ucciso. Volendo guar-

dare la sua creatura con occhi umani Dio ha firmato

la sua condanna. E’ stato condannato, durante tutta la sua vita pubblica, per riscattarci dal peccato e

salvarci. Ci ricorda sempre don Primo Mazzolari: “Il

peccato è Dio giudicato dagli uomini”. Non dimenti-chiamolo mai: quando giudichiamo diventiamo car-

nefici, giudicando il fratello bestemmiamo Dio per-

ché solo Lui è il sommo giudice. Nessuno può per-

mettersi il Suo posto. Ecco perché quando giudi-chiamo pecchiamo: perché indirettamente giudi-

chiamo l’operato di Dio, ci impossessiamo di ciò che

non ci appartiene.

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Non di solo pane ­ Numero 739 ­ pagina 13

Giovedì 21

Gennaio

II Settimana del Salterio

II Settimana del Tempo Ordinario

C’è una strada contraria a quella di Cristo:

la mondanità! Papa Francesco

Il Santo del giorno:

Sant’Agnese

Martire romana del III secolo, elogiata da molti padri della chie­sa per il suo coraggio e le sue virtù. È una fanciulla romana, ad­ditata come esempio della gioventù cristia­na; anche oggi è presa a modello da alcune organizzazioni catto­liche giovanili e fem­

minili come le Figlie di Maria. Muore durante la per­secuzione: torturata per ottenere la rinun­zia della fede, resiste con la forza di Dio, vince sul peccato, ac­cetta la morte con fi­ducia e con gioia. Molti sono i racconti antichi del martirio di sant'Agnese; molti i miracoli a lei attribui­ti sin dall'antichità. La data del martirio è

fissata al 21 gennaio. Oggi si benedicono gli agnelli, con la cui lana le monache be­nedettine di Roma fanno quelle strisce bianche chiamate pal­lio, l'insegna dei ve­scovi metropoliti, che il papa dona il 29 giu­gno di ogni anno.

In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo se­guì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti ave­vano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Fi­glio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

Brano Evangelico: Mc 3, 7­12

Contemplo: Ne aveva guariti

molti (Mc 3,10)

Gesù si è fatto carne nella mise-

ria dell'uomo per annunciare

l'amore e liberare gli uomini

dalla sofferenza e dalle forze

del male. Anche noi, nell'evan-

gelizzazione, dobbiamo imitare

Cristo nella sua incarnazione,

discendere fino all'altro per ac-

coglierlo com'è, mettendoci nel

suo cuore, là dov'è ferito, e cer-

cando nel nostro cuore, là dove

anch'esso è ferito, le parole da

dire.

Agisci

Spesso i vangeli ci riferi-

scono di Gesù che si riti-

rava in luoghi appartati

per pregare e recuperare

le forze. Oggi troverò un

tempo sufficientemente

ampio di silenzio e pre-

ghiera per unirmi a Cri-

sto e rinvigorire il mio

impegno di testimonian-

za.

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Non di solo pane ­ Numero 739 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 14

Medita la Parola

Una barca, il suo posto Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a dispo-

sizione una barca.

Una barca. Quanti insegnamenti possiamo trar-

re da quella barca che è diventata, suo malgra-

do, il piccolo pulpito da dove Gesù ammaestra

le folle. Innanzitutto una barca è sempre or-

meggiata, ben attraccata alla riva. Così è la

vita dell’uomo. Deve essere ancorata a dei

punti fermi, a dei valori saldi e precisi. Senza

un porto finiamo per cadere in balia di noi stes-

si, delle nostre passioni, delle intemperie che

l’umana esistenza porta con sé. Abbiamo biso-

gno di un piccolo porto dove rifugiarci quando

le ombre della sera si confondono con le scure

acque del lago. Una barca non prende mai il

largo da sola, senza un timoniere, senza qual-

cuno che la guidi verso il largo, la dove le reti

scivolano nelle profondità dell’abisso. La stiva

si riempie di pesci solo se qualcuno tira le reti,

ammaina le vele, le fa risalire nel vento che la

fa andare oltre, sulla via del ritorno. Così

l’uomo. Senza una guida, senza qualcuno che lo

accompagni finisce sugli scogli, si abissa nei

gorghi della tempesta. Così recita una vecchia

omelia attribuita a San Macario Vescovo: “Guai

alla nave senza timoniere! Sbattuta dai morosi

e travolta dalle tempeste, andrà in rovina. Guai

all’anima che non ha in sé il vero timoniere,

Cristo! Avvolta dalle tenebre di un mare agitato

e sbattuta dalle onde degli effetti malsani, co-

me da un uragano invernale, andrà miseramen-

te in rovina”. Guai all’uomo che perde Dio,

perde sé stesso!

Saul, mio padre, cerca di ucciderti.

Un veleno sottile, che spesso circola

anche nella nostra vita, è proprio quello

dell'invidia. Saul, nella consapevolezza

che ormai Davide lo sta inesorabilmente

spodestando dal trono, decide addirittu­

ra di eliminarlo fisicamente senza ren­

dersi conto che tale sentimento distrutti­

vo lo porterà alla follia. Quanto spazio

ha nella tua vita il sentimento dell'invi­

dia? Anche tu ti fai guidare, in maniera

più o meno consapevole, da questo ve­

leno che piano piano uccide anche le

relazioni più forti e le amicizie più sal­

de? Qualora tu trovassi nel tuo cuore

questo sentimento negativo, cerca di

sradicarlo con forza prima possibile:

solo così farai l'esperienza di sentirti

libero e non più condizionato e le tue

relazioni fraterne saranno equilibrate e

serene.

Dalla Prima Lettura Primo Libro di Samuele 18,6-9; 19,1-7

Preghiera

Signore Gesù, donaci una nuova capa-cità di amare per poter abbracciare nel silenzio del cuore la vita dei nostri fra-telli; una vita talora attraversata dal peccato e dalla fragilità. Sì, è solo nell'amore che impariamo ad ascoltare e tacere, a parlare e comunicare nel pieno rispetto dell'altro, nella gioia dell'incontro fraterno.

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Non di solo pane ­ Numero 739 ­ pagina 15

Venerdì 22

Gennaio

II Settimana del Salterio

II settimana del Tempo Ordinario

Il Padre non ha cessato di far conoscere

in vari modi e in tanti momenti della storia

la sua natura divina.

Papa Francesco

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che vo-leva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio

di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Tad-deo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

Brano Evangelico: Mc 3, 13­19

Contemplo: Chiamò a sé quelli

che voleva (Mc 3,13)

Gesù, l'Inviato del Padre, fin dall'inizio del suo ministero, «chiamò a sé quelli che vole-va [...] perché stessero con lui e per mandarli a predica-re» (Mc 3,13-14). Da quel mo-

mento, essi saranno i suoi «inviati» (apostoli). Il loro mi-nistero è la continuazione del-la stessa missione di Gesù, testimoniare l'amore di Dio per tutte le genti, predicare il Vangelo e alleviare le soffe-

renze degli uomini.

Agisci:

Quale è stato il mio

comportamento di

fronte al male ricevu-

to? Sono stato capace

di continuare ad ama-

re o mi sono chiuso

nel silenzio e nella

indifferenza? Invoco

da Dio il coraggio e la

forza del perdono.

Il Santo del giorno: San Gaudenzio di Novara Primo vescovo di Novara; da giovane è segretario e notaio del vescovo di Milano Martino, poi si trasferisce a Vercelli, infine a Novara, fa vita comune con alcuni disce­poli, preconizzato da sant'Ambrogio, diventa vescovo di Novara: predi­ca da una parte all'altra,

ottenendo molte conver­sioni; costruisce chiese e monasteri, diventa padre della comunità. Quando sente vicina la morte, raduna il clero e indica il successore, per evitare discordie e confusioni. Dopo la morte, avvenuta il 22 gennaio, il suo corpo resta incorrotto per circa sei mesi. Senza far torto a san Gaudenzio, ci piace ricordare che siamo nella Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.

Cattolici, ortodossi, prote­stanti, anglicani, ci ritro­viamo dal 18 al 25 genna­io a pregare insieme, per­ché la chiesa sia una, co­me è nel desiderio di Ge­sù. La gran parte dei no­stri santi, che ricordiamo ogni mattina, appartiene alla chiesa unita. «Che siano una cosa sola»: è questa l'ultima preghiera di Gesù ed è anche la nostra ardente preghiera.

Page 16: Non di Solo Pane n°739 - 17 Gennaio 2016

Non di solo pane ­ Numero 739 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 16

Non stenderò la mano su di

lui, perché egli è il consacra-

to del Signore.

Davide è un uomo dal cuore grande e

dall'animo nobile; egli sa che non ha

senso vendicarsi quando si ha a che

fare con un uomo disarmato e che non

può difendersi. Ma soprattutto, il gio­

vane ha chiara una grande verità: anche

se Saul è ormai caduto in disgrazia da­

vanti a Dio, egli è sempre l'unto del

Signore. Ciò significa che egli è e resta

consacrato a Dio, per cui nessuno può

stendere impunemente la mano su di

lui. Anche noi cristiani dovremmo im­

parare da Davide il senso di rispetto

verso coloro che sono i consacrati del

Si­gnore: anche se vedi le loro incon­

gruenze e le loro mancanze di testimo­

nianza, essi sono e restano persone sul­

le quali la scelta di Dio si è manifesta­

ta. Invece di giudicare, puoi pregare e

chiedere al Signore, per loro, la forza e

la luce.

Dalla Prima Lettura Primo Libro di Samuele 24,3-21

Preghiera

Signore Gesù, tu ci chiami a stare con te; vogliamo stare con te per ascoltare la tua Parola, per riconoscerti sul volto dei no-stri fratelli, per donarti interamente il nostro cuore, per conoscerti e amarti. Signore Gesù, tu ci invii nel inondo; vo-gliamo camminare con te per seguirti sul-la tua stessa via, per camminare come tu hai camminato, per percorrere la strada della donazione fino alla morte.

Medita La Parola

Stare con Gesù Meditazione di Fiorella Elmetti

Un giorno ho sentito dire da un sacerdote che, per

quanto avesse predicato in diverse occasioni i santi

esercizi spirituali, non si era mai soffermato sullo

“stare con Gesù”, che è la cosa più bella che può

capitare ad un cristiano, ma anche la cosa più im-

pegnativa. Gesù ci chiede di perdonare, di dare

sempre, abbassarci fino a dare la vita, ma, soprat-

tutto, di stare alla presenza di Dio, non di vivere la

giornata e basta. Afferma il vescovo Monari in una

sua omelia: “Se sto alla presenza di Dio, mi rendo

conto che i miei desideri istintivi possono essere

buoni, ma che non sono assoluti, c’è qualcosa di

più, la volontà di Dio, la Parola del Signore che mi

chiama, la sua vocazione rivolta alla mia libertà;

c’è anche questo, c’è prima di tutto questo. E al-

lora, se uno questo lo tiene presente diventa capa-

ce di sacrifici, di rinunce e senza sacrifici e rinun-

ce l’amore del prossimo va poco lontano. Rimane,

rimangono lo stesso dei gesti di simpatia per gli

altri, di elemosina, di attenzione, ma appunto ri-

mangono solo dei piccoli frammenti che esprimono

in fondo il fatto che il nostro cuore è costruito per

amare. Ma la vita non diventa un capolavoro di a-

more; perché la vita possa diventare un capolavoro

di amore bisogna che l’orizzonte della vita sia

l’amore, l’amore di Dio quello che sta all’origine

del mondo e, dicevamo all’inizio, che mi è stato

fatto vedere in concreto nella vita e nella morte di

Gesù. Se questo orizzonte rimane dietro a tutto

quello che io faccio, a tutto quello che io penso, a

tutto quello che io dico, allora poco alla volta le

mie parole e le mie azioni, prendono la forma

dell’amore fraterno, diventano un dare la vita per

gli altri”. Stare con Gesù è fare esperienza di Lui

in noi e lasciarci sollevare dal suo amore per co-

municarlo.

Page 17: Non di Solo Pane n°739 - 17 Gennaio 2016

Non di solo pane ­ Numero 739 ­ Tempo Ordinario­ pagina 17

spiritualità Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

«Se il tuo fratello commet-

terà una colpa contro di te,

va’ e ammoniscilo fra te e

lui solo; se ti ascolterà, a-

vrai guadagnato il tuo fra-

tello» (Mt 18, 15)

Ammonire colui che si trova

nel buio dell’errore è uno dei

doveri fondamentali del cri-

stiano: un comandamento

del Signore da conoscere e

tramandare a memoria. Non

dobbiamo mai dimenticarci

che nessuno è solo e che c’è

un vincolo spirituale che ci

rende responsabili dell’altro.

Proprio per questo la Chiesa

considera questo precetto

un’opera di misericordia spi-

rituale che potremmo tran-

quillamente abbinare a quel-

la corporale di vestire gli i-

gnudi. Mi spiego meglio: il

peccato spoglia l’uomo dalla

propria dignità e lo espone al

pubblico ludibrio. Come una

persona priva di indumenti in

una gelida giornata inverna-

le, il peccatore rischia, se

non viene soccorso, di morire

assiderato sotto la gelida col-

tre dei propri errori; ecco

perché abbiamo il dovere di

soccorrerlo, aiutarlo e rin-

cuorarlo. Il monito non è un

giudizio ma una salutare me-

dicina. Attenzione però: que-

sto farmaco va somministrato

con discrezione, riservatezza

e dolcezza. Una frattura o

una bruciatura deve essere

curata con circospezione,

premura e delicatezza; così

il male spirituale deve essere

affrontato con il benefico

medicamento della miseri-

cordia. Prima di ammonire

qualcuno dovremmo sempre

ricordarci di questo aneddoto

dei padri del deserto: «Un

giorno a Sceta si scoprì che

un confratello aveva pecca-

to; gli anziani si riunirono e

mandarono a chiamare l'Aba-

te Mosè, dicendogli di veni-

re; ma quello non volle anda-

re. Allora il presbitero lo

mandò a chiamare dicendo:

Vieni, poiché la comunità dei

confratelli ti attende. E quel-

lo, levatosi, andò. Tuttavia

portando con sé una cesta

vecchissima, la riempì di sab-

bia e se la trascinò dietro.

Quelli gli andarono incontro

dicendo: che significa, o Pa-

dre? E il vecchio rispose loro:

I miei peccati scorrono a pro-

fusione alle mie spalle e io

oggi sono venuto a giudicare

i peccati altrui? Allora essi,

sentendolo, non dissero nulla

al confratello, e anzi lo per-

donarono». Solo coloro che

portano sulle proprie spalle il

pesante fardello delle pro-

prie miserie possono trovare

le parole giuste per ammoni-

re i peccatori; e chi ha pec-

cato sa che l’unico linguaggio

adatto per curare i mali spi-

rituali è quello dell’amore.

Sant’Agostino amava dire:

«Ti viene imposto un breve

precetto: Ama e fa quel che

vuoi. Abbi nel cuore la radi-

ce dell’amore, e da questa

radice non potrà procedere

se non il bene». La radice

salutare dell’amore, coltiva-

ta nel fertile terreno

dell’umiltà, ci libera dai no-

stri peccati e ci predispone a

correggere i fratelli con la

pazienza e la benevolenza

che viene da Dio.

Anno della Misericordia 2015/16

Le opere di Misericordia

Ammonire i peccatori Meditazione di don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane ­ Numero 739 ­ pagina 18

Sabato 23

Gennaio

II Settimana del Salterio

II Settimana del Tempo Ordinario

Il mistero della Misericordia è fonte di gioia, di serenità e di pace.

Papa Francesco

Brano Evangelico: Mc 3, 20­21

Contemplo : Fa' splendere il

tuo volto, Signore (Salmo re­

sponsoriale)

O Dio, che illumini ogni uomo

che viene in questo mondo, fa'

risplendere su di noi la luce del

tuo volto, perché i nostri pen­

sieri e le nostre azioni siano

sempre conformi alla tua volon-

tà. Fa' che con la grazia che in-

fondi nei nostri cuori possiamo

amarti con animo sincero e fe-

dele, e testimoniare le tue me-

raviglie a tutti gli uomini.

In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».

Agisci

Oggi, con l’aiuto di

Maria, cercherò di

rinunciare a qualche

mia necessità per

dare un po' del mio

tempo a chi ha biso-

gno del mio aiuto.

Il santo del giorno:

Sant’Idelfonso da

Toledo

Il santo che vogliamo ricordare oggi è un grande devoto di Maria, su cui scrisse un celebre trattato, e un significati­vo esponente della Spa­gna del suo tempo, il VII secolo. Ildefonso di Toledo era discendente di una potente famiglia romana. Anche sotto i

visigoti avrebbe potuto far carriera, ma si fece monaco e divenne dia­cono. Fu eletto abate del monastero dei Santi Cosma e Damiano nei pressi di Toledo. Quan­do il vescovo morì, nel 657, l'uomo di lettere e preghiera, cinquanten­ne, divenne anche uomo di governo ecclesiale nella diocesi della capi­tale del regno visigoto. Si districò tra difficili

questioni interne e ten­ne testa alle pretese del re Recesvinto, che si era mosso personalmente per convincerlo a la­sciare il cenobio e ac­cettare l'elezione. Ha lasciato libri di liturgia e l'opera De viris illustri bus, una sorta di conti­nuazione dell'enciclope­dia di sant'Isidoro di Siviglia. Morì a Toledo, di cui è patrono, nel 667.

Page 19: Non di Solo Pane n°739 - 17 Gennaio 2016

Non di solo pane ­ Numero 739 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 19

Come son caduti gli eroi in

mezzo alla battaglia?

La grandezza d'animo non sta nel vin­

cere i propri nemici, quanto nel pianger­

li quando si comprende che essi sono

stati grandi uomini. Questo è ciò che fa

Davide nei confronti di Saul e di suo

figlio Giònata. Nonostante i dissapori e

la persecuzione nei suoi confronti, il

futuro re d'Israele riconosce che Saul è

stato per lui come un padre e che co­

munque la sua morte è una grande per­

dita per tutti. Spesso aspettiamo con an­

sia la caduta di coloro che riteniamo

nostri avversari, per poi gioire del­la

loro sconfitta. Quando inizierai a sentire

nel tuo cuore compassione per coloro

che sono nel dolore, anche se ti hanno

fatto del male, allora significherà che

sei sulla buona strada: Dio abita in te e

la misericordia ha spaccato il tuo cuore

di pietra.

Dalla Prima Lettura Primo Libro di Samuele 1,1-4,11-12.17. 19.23-27

Preghiera

Signore Gesù, anche noi facciamo par-

te della tua famiglia, ma ancora non ti

conosciamo perché non crediamo e vi-

viamo la tua Parola. Ci manca l'espe-

rienza che ci stabilisca nella tua comu-

nione. Accompagnaci in quella e dona-

ci questa. Amen.

Medita La Parola

La follia della croce Meditazione di don Luciano Vitton Mea

È vero, concordo con i parenti di Gesù: “È fuori

di se”. Senza saperlo i famigliari di Gesù ci rive-

lano un tratto nuovo ma autentico del Signore. È

tipico di colui che ama essere fuori da se stesso,

perdersi completamente nell’amato. È la legge

dell’amore, l’unica nota che ci fa capire le dina-

miche dell’innamoramento. San Paolo parla di

“follia” riferendosi alla croce e Gesù è andato in

croce per la salvezza degli uomini.

Per amore Gesù “è fuori”. Fuori dalla sua Casa,

straniero in una terra e in un regno che non gli

appartiene; lo dice con chiarezza davanti a quel-

la “buona lana” di Pilato: «Il mio regno non è di

questo mondo; se il mio regno fosse di questo

mondo, i miei servitori avrebbero combattuto per-

ché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio re-

gno non è di quaggiù». Quindi Gesù è fuori:

fuori dai suoi privilegi divini, da ogni compro-

messo col male, da ogni logica con il potere

umano. Nasce fuori dai centri abitati, in un

rifugio per animali, perché “non c’era posto

per loro nella locanda”; muore fuori le mura

di Gerusalemme, tra due “fuorilegge”, sul

Golgota.

Bisogna essere “fuori di se” per farsi toccare

da una peccatrice, per entrare nella casa di

Zaccheo, per chiamare un “losco figuro” co-

me Levi, esattore delle tasse. Bisogna

“essere fuori” per affidare la cassa del grup-

po a Giuda, ladro e tanto avido da tradirlo

per trenta denari. I parenti di Gesù hanno

ragione, sono lungimiranti: bisogna “essere

fuori di se”, cioè pazzo, per morire per me,

per ogni uomo segnato dalla lebbra del pec-

cato; ma è la legge dell’amore, della “follia

della croce”.

Page 20: Non di Solo Pane n°739 - 17 Gennaio 2016

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 739

Domenica 17 Gennaio 2016

Chiuso il 12/01/2016

Numero copie 1470

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

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