Non di Solo Pane n°761 - 19 Giugno 2016

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Settimanale di preghiera Anno XV - n° 761 Non di solo PANE Domenica 19 Giugno 2016 XII Settimana del Tempo Ordinario “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso…”

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Settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it

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Il Calice di Gesù di don Luciano Vitton Mea

Settimanale di preghiera

Anno XV - n° 761

Non di solo

PANE Domenica 19 Giugno 2016

XII Settimana del Tempo Ordinario

“Se qualcuno vuole venire

dietro a me, rinneghi se stesso…”

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Non di solo pane - Numero 761 - Tempo Ordinario - pagina 2

Giugno 2016

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego

specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché gli anziani, gli emarginati e le persone sole

trovino, anche nelle grandi città, opportunità

di incontro e di solidarietà.

Intenzione missionaria

Perché i seminaristi, i novizi e le novizie incontrino

formatori che vivano la gioia del Vangelo e li

preparino con saggezza alla loro missione.

Intenzione dei vescovi

Perché ci impegniamo a riportare la fraternità

al centro della nostra società, troppo condizionata

dalla cultura dello scarto.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente

e misericordioso, ci impegniamo con gioia

nella costruzione della civiltà dell'amore.

Intenzioni mese di Giugno

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Domenica 19

Giugno

IV Settimana del Salterio

XII Domenica del Tempo Ordinario

La famiglia che vive la gioia, la gioia della vita, la gioia della fede, la comunica spontaneamente,

è sale della terra e luce del mondo, è lievito per tutta la società.

Papa Francesco

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, di-ceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».

Brano Evangelico: Lc 9, 18-24

Contemplo: Voi chi dite che

io sia? (Lc 9,20)

In unione con Pietro, la Chiesa professa la fede in Cristo Gesù. La Chiesa sorge e vive per dare una risposta alla domanda im­pegnativa di Gesù: «Ma voi chi dite che io sia?». Gesù il Cristo,

Figlio di Dio, è riconosciuto da chi mangia il Pane con lui e si lascia interrogare da lui. Noi cri-stiani, figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, siamo diventati ere-di secondo la promessa e siamo impegnati a confermarlo con la nostra vita.

Agisci

Signore Gesù, apri i

miei occhi, perché

possa riconoscere nel-

la via stretta che tu

mi indichi, la porta di

accesso alla vita pie-

na. Invocherò il dono

dello Spirito perché io

abbia la forza di per-

correrla tutta, giorno

per giorno.

Il santo del giorno:

San Romualdo Abate

Nobile, divenne eremi-

ta e dopo l'esperienza

in Spagna, nei pressi di

monastero sotto l'influ-

enza di Cluny, iniziò

una serie di peregrina-

zioni lungo l' Appenni-

no con lo scopo di ri-

formare monasteri ed

eremi sul modello degli

antichi cenobi dell'O-

riente. La sua fama e il

suo carisma lo misero

più volte in contatto

con i potenti, principi e

prelati. Convertì Ottone

III che lo nominò abate

di S. Apollinare in

Classe, carica che Ro-

mualdo rifiutò clamo-

rosamente dopo un an-

no rifugiandosi a Mon-

tecassino dove portò il

suo rigore ascetico.

Riprese le sue peregri-

nazioni fondando nu-

merosi eremi, l'ultimo

dei quali fu Camaldoli.

Questo nome deriva dal

campo che un tale Mal-

dolo aveva donato a

Romualdo, in cerca di

solitudine.

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Preghiera

Per tutti gli incontri imprevisti, per ogni

parola scambiata, per i pesi portati insie-

me al fratello e per l'amico che ci ha sor-

retto nel cammino, per il mondo che cia-

scuno porta nel cuore e per questa vita

che è tua - unica e tanto amata - preziosa

non perché protetta, ma perché donata, ti

chiediamo il lume santo dello stupore

profondo e della rinnovata riconoscenza.

Meditiamo la Parola

Ogni giorno Meditazione di Fiorella Elmetti

Piccola figlia della croce - Lumezzane

Forse, già lo sapete, ma fa bene ricordare

che quando Gesù ha cominciato a dire che

Egli “doveva soffrire molto, essere riprovato

dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli

scribi, essere messo a morte e risorgere” tra

i suoi discepoli c’è chi si è scandalizzato, a

partire dal buon Pietro, scelto da Gesù come

capo degli apostoli. Infatti, secondo la logica

umana fa scandalo che il Messia debba

soffrire o, meglio, che voglia soffrire per

amore nostro. Quell’espressione “Il Figlio

dell’uomo deve soffrire molto” contiene un

comando (deve soffrire) che non viene

dall’esterno ma parte dall’interno del cuore

di Gesù, indicandoci che Egli “sceglie” di

amarci attraverso la sofferenza. Ma non

credo che Egli intendesse dare priorità alla

sofferenza fisica (quella può essere una

variabile), quanto alla fatica tipica di chi

vuole amare e dare senso alla propria vita. In

questa prospettiva, tutti possiamo

“respirare” e tornare a comprendere quanto

sia importante che ogni giorno, (nel segno

dell’oggi) facciamo nostra la scelta di Gesù.

Ne guadagna la qualità della nostra vita,

perché “lasciarsi vivere, significa vedersi

morire” (V. Ghika).

L’ascolto è finestra aperta sul Cielo e sulle speranze sepolte

nell'uomo. Chiedo la presenza dello Spirito Santo perché aiuti me a smembrare, a snoc-ciolare, a spezzare, a guardare dentro alla Parola con la luce dello Spirito. Metterci in ascolto della parola di Dio, è come porsi da-vanti ad un tavolo... molti cibi, alimenti con varietà diverse e ognuno prende ciò che piace di più, ciò che nutre di più... la parola di Dio ha questa caratteristica, che è infinita di fron-te al nostro finito. Per cui ha questa capacità di andare a toccare, a nutrire, a scambiare, a spezzare, a rimuovere, a confrontare alcuni aspetti della nostra vita. Non è sufficiente non peccare, bisogna costruire il regno; un regno che è Dio che viene dentro di noi, che ci vuole plasmare. Dio Padre e Madre deside-ra che noi viviamo questa atmosfera, desidera che noi ci impadroniamo di una mentalità nuova, il senso del nuovo, perché il Vangelo vuol dire "buona nuova" ed è effettivamente per chi lo sa cogliere, qualcosa di nuovo, di continuamente nuovo perché la parola di Dio non è quella stampata, ma è quella che per-mette all’uomo di ritornare giovane e perciò aperto e disponibile a compiere la sua santa volontà.

Francesco Zambotti

Lettura spirituale

In ascolto

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Lunedì 20

Giugno

IV Settimana del Salterio

XII Settimana del Tempo Ordinario

Il santo del giorno:

San Giovanni da Ma-tera

Nacque nel 1070 a Ma-tera da una famiglia di nobili. Da giovane si trasferì a Taranto dove chiese ospitalità e lavo-ro ai monaci basiliani dell'Isola di San Pietro. Ispirato da una visione si recò in Calabria e poi in Sicilia continuando a condurre un'esistenza nel segno della peniten-za e della rinuncia. Ri-

tornato in Puglia, a Gi-nosa, si fece conoscere come predicatore nella zona e attirando l'ammi-razione di molti. Impri-gionato a causa di false calunnie fu liberato mi-racolosamente. Allonta-natosi dalla terra natia, vi fece ritorno in seguito a una visione. Dopo un incontro e un periodo di permanenza con l'eremi-ta san Guglielmo da Vercelli decise di anda-re in Palestina. Tuttavia passando per Bari com-

prese che la sua missio-ne doveva svolgersi in quella città. Dopo un periodo di predicazione si fermò vicino a Pulsa-no, dove fondò una co-munità che in sei mesi vide l'adesione di 50 monaci. La Congrega-zione monastica fu detta degli «Scalzi». Morì nel monastero di Foggia nel 1139.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non giudicate, per non

essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giu-

dicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a

voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non

ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello:

“Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio

c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci ve-

drai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Brano Evangelico: Mt 7, 1-5

Se tu vuoi trovare Dio, cercalo nell’umiltà, cercalo nella povertà, cercalo dove Lui è nascosto: nei bisognosi, nei

più bisognosi, nei malati, gli affamati, nei carcerati.

Papa Francesco

Agisci

Signore, libera il mio

cuore dalle spine e

dai rovi che impedi-

scono alla tua Parola

di portare in me il suo

frutto, e il mio cuore

non venga turbato

dalle voci dei falsi

profeti.

Contemplo: Non giudicate

(Mt 7,1)

Nel linguaggio biblico «giudicare»

equivale spesso alla condanna o

all'assoluzione ultima e definitiva.

Nel Vangelo di Luca si spiega: «Non

giudicate e non sarete giudicati, non

condannate e non sarete condanna-

ti, perdonate e vi sarà perdonato,

date e vi sarà dato» (Lc 6,37-38). E

san Paolo dice: «Mentre giudichi gli

altri condanni te stesso; infatti tu

che giudichi fai le medesime co-

se» (Rm 2,1) e anche: «Perché giu-

dichi? Perché disprezzi? Tutti ci pre-

senteremo al tribunale di Dio» (Rm

4,10).

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Non di solo pane - Numero 761 - Tempo Ordinario - pagina 6

L’ Eucaristia è il focolare

sempre acceso della conoscenza di Dio

perché nel Sacrificio Gesù, rendendo

grazie al Padre, offre e immola se stes­

so interamente per la gloria del Padre e

per salvarci dai nostri peccati. Se non lo

«conosciamo» nel suo sacrificio, come è

possibile che questo abbia per noi tutto

il suo valore? La gratitudine e l'ipocrisia

non possono coesistere: sono assoluta-

mente incompatibili. Ma la gratitudine è

più che un esercizio mentale o un giuo-

co di parole. Essere grati vuoi dire rico-

noscere l'amore di Dio in tutto quello

che egli ci ha dato, ed egli ci ha dato

tutto.

Ogni nostro respiro è un dono dell'amore

suo, ogni attimo della nostra esistenza è

una grazia, perché porta con sé grazie

immense che ci vengono da lui.

Thomas Merton

Lettura spirituale

L’amore che Dio ci dona

Preghiera

Ci perdiamo spesso in piccolezze e misuria-mo il filo di paglia che offusca la vista del fratello. Signore, sfuggiamo così al lavoro evidente e impegnativo che ciascuno di noi deve svolgere: la trave del giudizio, della scarsa libertà interiore, ci impedisce di vede-re e di ascoltare. Consapevoli del nostro grande limite, ti rendiamo grazie per ogni fratello che ci corregge nel tuo nome e ti chiediamo un metro buono e solidale, per misurare quanto ci sono vicini i fratelli!

Meditiamo la Parola

Un cenno di assoluzione Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Parroco di Bovegno

Il giudizio: non quello degli uomini, ma

quello di Dio. La nostra breve vita che scorre

davanti, nel bagliore di un istante,

all’infinto, una briciola di tempo davanti

all’eternità. Di fronte al trono dell’altissimo

svaniscono le nostre certezza, crollano le

presunzioni, scivolano via i velluti dell’ ipo-

crisia. E la nostra vita si svela alla luce di

quell’unica e radiosa verità. I polsi tremano,

la nausea del nostro vuoto ci riempie la gola.

Poi l’eco di una parola lontana: “Non giudi-

cate, per non essere giudicati”. E’ Gesù stes-

so che ci ricorda il criterio del Giudizio, il

peso e la misura che verranno adottati. Non

giudicare: più di un atto di clemenza nei

confronti dei fratelli, un gesto di bontà, un

abbozzo di benevolenza. Il volgere lo sguar-

do verso noi stessi, il porre attenzione alla

nostra trave e il coprire le altrui miserie sot-

to la coltre della misericordia diventa un at-

to di legittima difesa, il garantirci un cenno

di assoluzione da parte di Dio nei confronti

della nostra vita nell’ultimo giorno, il giorno

del Giudizio.

Don Luciano

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Non di solo pane - Numero 761 - pagina 7

Martedì 21

Giugno

IV Settimana del Salterio

XII Settimana del Tempo Ordinario

Nelle nostre parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti, insomma, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve

poter trovare un’oasi di misericordia.

Papa Francesco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai

cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpesti-

no con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete

che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la

Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e

spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi

entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e

pochi sono quelli che la trovano!».

Agisci

Farò una visita a Ge-

sù Sacramentato rin-

graziandolo per il

dono e beneficio del

Battesimo, rinnovan-

do le promesse bat-

tesimali.

Il Santo del giorno: San Luigi Gonzaga Figlio del marchese Fer-rante Gonzaga, nato il 19 marzo del 1568, fin dall'infanzia il padre lo educò alle armi, tanto che a 5 anni già indossava una mini corazza ed un elmo e rischiò di rimanere schiacciato sparando un colpo con un cannone. Ma a 10 anni Luigi aveva deciso che la sua strada

era un'altra: quella che attraverso l'umiltà, il voto di castità e una vita dedi-cata al prossimo l'avrebbe condotto a Dio. A 12 anni ricevette la prima comu-nione da san Carlo Borro-meo, venuto in visita a Brescia. Decise poi di entrare nella compagnia di Gesù e per riuscirci dovette sostenere due anni di lotte contro il pa-dre. Libero ormai di se-guire Cristo, rinunciò al

titolo e all'eredità ed entrò nel Collegio romano dei gesuiti, dedicandosi agli umili e agli ammalati, distinguendosi soprattutto durante l'epidemia di pe-ste che colpì Roma nel 1590. In quell'occasione, trasportando sulle spalle un moribondo, rimase contagiato e morì. Era il 1591, aveva solo 23 anni.

Brano Evangelico: Mt 7,6. 12-14

Contemplo: Angusta è la via (cf Mt 7,14)

Queste parole mettono paura agli inesperti. Eppure anche

i più pigri sanno che bisogna bussare alla porta giusta e

non sbagliare la via. La porta

non è stretta, ma è unica; la

via non è angusta, ma è una

sola. Gesù ha detto «Io sono la porta», «Io sono la via»,

perché è Lui l'unica porta e

l'unica via che conduce alla vita.

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Non di solo pane - Numero 761 - Tempo Ordinario - pagina 8

Nello svolgimento del loro com-

pito presso gli uomini gli angeli non sono

distratti dalla contemplazione di Dio. AI

contrario il loro sguardo è sempre rivolto

al Padre. Questo loro atteggiamento co-

stituisce per gli stessi uomini una forza di

attrazione verso le realtà celesti, uno

stimolo alla preghiera e all'adorazione.

L'angelo “custode” è quindi in modo spe-

ciale considerato I' “angelo della preghie-

ra” , colui che guida l'anima al dialogo

con Dio, che prega con essa, che ne pre-

senta le suppliche al cospetto di Dio. Egli

costituisce per il cristiano, oltre che una

protezione e una guida, anche un model-

lo da imitare. La santità degli uomini,

infatti, tende a conformarsi a quella an-

gelica per il fatto che gli angeli sono, a

loro volta, un riflesso purissimo della bel-

lezza e santità di Dio. Serafino di Sarov -

il grande mistico di quella che fu la santa

Russia - diceva: “Il silenzio avvicina l'uo-

mo a Dio e lo rende sulla terra simile agli

angeli. Sii vigilante e perseverante nel

silenzio; ricerca con tutte le tue forze

l'unione con il Signore; allora il Signore

farà di te, che sei un uomo, un angelo

sulla terra”

Anna Maria Cànopi

Lettura spirituale

Il silenzio avvicina l’uomo a Dio

Preghiera

Signore, come non ammetterlo? I pensieri a volte ci schiacciano e minano nel pro-fondo la nostra fiducia in te, la insidiano e la corrodono. Ci sia d'aiuto la preghiera,

nuda, autentica, porta stretta ma certa grazie alla quale procediamo senza cerca-re appigli e certezze facili, se non il confi-dare in te, che a tutti doni fiducia, ascolto, misericordia. Sia lode a te, Signore Gesù!

Meditiamo la Parola

Cingerci i panni del fratello Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Parroco di Bovegno

La Legge e i profeti: il tutto, la pienezza. Più

che un elenco di doveri, una raccolta di divie-

ti o prescrizioni, il tutto si riduce a poche pa-

role, a uno stile di vita, a un porsi di fronte

allo scorre quotidiano della vita: fare agli altri

quello che vorremmo fosse fatto a noi. Stra-

da stretta, via che ci conduce oltre la superfi-

cie per cogliere il senso, il dramma, le situa-

zioni dell’esistenza altrui. Anticamera angu-

sta dove vengono deposte le proprie vesti

per cingerci i panni del fratello, gli stracci di

chi ci sta accanto. Gesto rivelatore perché

subito ci accorgiamo che quei panni logori,

quei brandelli di cui ci siamo ricoperti hanno

la nostra stessa misura, la taglia e il marchio

dell’umana fragilità. In quest’ottica, dopo lo

stupore di questa scoperta, ci viene quasi

facile porre mano all’ago e ricucire i cenci al-

trui, lavare quella tunica che non ci appartie-

ne ma che ci è tanto famigliare. La Legge e i

profeti: il tutto, la pienezza. Siamo alle solite:

qualcosa che dobbiamo a noi stessi più che

un azione per sentirci più buoni.

(Don Luciano)

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Non di solo pane - Numero 761 - pagina 9

XII Settimana del Tempo Ordinario

Il Signore con la sua tenerezza ci apre il suo cuore, ci apre il suo amore. Il Signore è allergico alle rigidità.

Papa Francesco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profe-

ti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai

loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai

rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo

produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi,

né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon

frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li ricono-

scerete».

Brano Evangelico: Mc 7, 15-20

Contemplo: Guardatevi dai

falsi profeti (Mt 7,15)

Come è impegnativo individuare la porta stretta e la via angusta che conduce alla vita, altrettan-to lo è riconoscere i falsi profeti dai quali stare alla larga: la ric-

chezza senza lavoro, il piacere senza coscienza, la scienza sen-za umanità, la politica senza princìpi, la religione senza re-sponsabilità. Ci sono più falsi profeti nel nostro cuore che alla televisione o sui giornali. L'unico buon «profeta» è Gesù, la Parola di Dio che ci salva.

Mercoledì 22

Giugno

IV Settimana del Salterio

Agisci

Ringrazierò il Signore che nella sua misericor-dia mi concede ancora la grazia di poterlo amare e servire in questo nuovo giorno; di poter accre-scere i meriti per il Pa-radiso ed essere disposto a ricevere ogni cosa che mi possa accadere dalla sua mano. (cfr. beata Giu-seppina I Bonino)

Il Santo del giorno:

San Tommaso Moro

Tommaso Moro è il nome italiano con cui è ricordato Thomas Mo-re (7 febbraio 1478 - 6 luglio 1535), avvocato, scrittore e uomo politi-co inglese. More ha coniato il termine «utopia», indicando un'immaginaria isola dotata di una società ideale, di cui descrisse

il sistema politico nella sua opera più famosa, «L'Utopia», del 1516. È ricordato soprattutto per il suo rifiuto alla rivendicazione di Enri-co VIII di farsi capo supremo della Chiesa d'Inghilterra, una deci-sione che mise fine alla sua carriera politica conducendolo alla pena capitale con l'accusa di tradimento. Nel 1935, è proclamato santo da

Papa Pio XI; dal 1980 è commemorato anche nel calendario dei santi della chiesa anglicana (il 6 luglio), assieme all'amico John Fisher, vescovo di Rochester, decapitato quindici giorni prima di Moro. Nel 2000 San Tomma-so Moro venne dichia-rato patrono degli stati-sti e dei politici da Pa-pa Giovanni Paolo II.

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Non di solo pane - Numero 761 - Tempo Ordinario - pagina 10

I nostri gesti sono cristiani - qualun-

que essi siano - quando sono acco-

glienza del Signore in modo persona-

le, originale. Quando sono un «sì » al

disegno di Gesù su di me, un acco-

glierlo con tutto il cuore, e non sol-

tanto esteriormente. E questa acco-

glienza che dà valore a ogni gesto

dell'uomo, per piccolo e insignifican-

te che sia. Accoglienza personale,

fatta da noi con ciò che siamo, e ori-

ginale, per una certa sua imprevedi-

bilità. È qui che cogliamo la spiritua-

lità del gesto: è imprevedibile così

come lo Spirito che soffia dove vuole

e non sai da dove venga e dove vada.

II cristiano che risponde alle richie-

ste di Gesù nella sua esistenza stori-

ca, personalmente e originalmente,

dimostra di compiere un cammino

spirituale, di essere mosso dallo Spi-

rito.

Carlo Maria Martini

Lettura spirituale

Gesù ha un disegno per me

Preghiera

Stiamo dando buoni frutti? Signore, che co-

sa scorgi accanto al nostro albero? Noi non

sappiamo trovare una risposta convincente,

che ci rassicuri, ma tu, Signore, che conosci

la nostra storia, che vedi nel segreto, cerca e

trova in noi un frutto buono, uno, almeno,

che sia succo e polpa dolcissima per risto-

rarci e proseguire il nostro imperfetto cam-

mino! Per questo ti preghiamo e ti ringrazia-

mo!

Meditiamo la Parola

Non sono lontani da me Meditazione di

don Luciano Vitton Mea parroco di Bovegno

Falsi profeti: chi e dove sono, come ricono-

scerli? Chi sono questi lupi rapaci di qui ci

parla Gesù nel brano evangelico di S. Matteo.

Io non ho bisogno di fare tanta strade per tro-

varli: basta volgere lo sguardo al mio povero

cuore e li ritrovo nascosti nelle pieghe dei miei

sentimenti, nelle cicatrici dei miei peccati. Ce

una parte dentro di me, apparentemente im-

peccabile, un presunto profeta, un predicato-

re, nel sui modi accomodanti e benevoli, quel-

lo che può essere definito un bravo cristiano.

Poi guardandola bene rivela i sui lati oscuri, le

ombre che le fanno assumere il volto del lupo:

spietata nei giudizi, vendicativa, bramosa di

soddisfare le proprie voglie. Parla di poveri

ma poi non vuole sporcarsi le mani con loro,

lancia invettive contro le ingiustizie ma poi si

compromette con tutto e con tutti, predica

contro i potenti ma poi esercita il suo servizio,

la sua elemosina con ostentata autorità, come

gesto sottile di forza e di facoltà. Smascherare

questa parte di noi stessi, questo falso profeta

che abita in noi, diventa il primo passo per

combatterla e metterla alla periferia della no-

stra vita spirituale.

don Luciano

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Giovedì 23

Giugno

IV Settimana del Salterio

XII Settimana del Tempo Ordinario

L’amore di Dio previene, anticipa e salva.

L’inizio della storia di peccato nel giardino dell’Eden si risolve nel progetto di un amore che salva.

Papa Francesco

Il Santo del giorno:

Beato Pietro Gia-

como da Pesaro Dobbiamo alla sua attivi-

tà di calligrafo le prime

due date certe della sua

vita. L'8 agosto del 1472

lo troviamo infatti a Far-

neto di Montelabbàte

(Pesaro) e il 3 novembre

maestro degli studenti a

Perugia, dove, l'anno se-

guente otterrà il grado di

Lettore. Nel 1479 fu pro-

mosso maestro in Sacra

Teologia. Insegnò negli

Studi generali di Firenze

e di Bologna. Dalle noti-

zie che conosciamo per

certe e da altre che si de-

sumono indirettamente, il

Beato emerge per alcune

caratteristiche inconfon-

dibili: la santità di vita,

l'amore per lo studio,

l'impegno nell'evangeliz-

zazione e nella formazio-

ne spirituale e culturale

dei giovani agostiniani, la

preghiera e la penitenza.

Predicò con grande zelo

la parola di Dio in molte

città d’Italia e amò inten-

samente la vita contem-

plativa. Morì nel 1496 a

Valmanente (PU), dove le

sue reliquie si venerano

nella chiesa agostinia-

na.Pio IX ne approvò il

culto nel 1848.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbia-mo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque a-scolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiu-mi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha au-torità, e non come i loro scribi.

Brano Evangelico: Mt 7, 21-29

Agisci

Farò mia la preghie-

ra del centurione e

intercederò per

qualcuno malato nel

corpo e nello spirito.

Contemplo: Salvaci, Signore

(Salmo responsoriale)

La Chiesa oggi ci invita a invocare il Signore perché venga in nostro soc-corso. Abbiamo bisogno del suo aiu-to, perché senza di lui rischiamo di costruire la nostra casa non sulla salda roccia del suo amore, ma sulla

sabbia delle nostre fragilità. Gesù vuole che ascoltiamo le sue parole e che le mettiamo in pratica, perché la casa della nostra vita sia fondata su di lui. Se sentiamo venire meno il coraggio, invochiamolo con fiducia: «Salvaci, Signore», ed egli non man-cherà di venire in nostro aiuto.

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Non di solo pane - Numero 761 - Tempo Ordinario - pagina 12

Dobbiamo amare la nostra

povertà come la ama Gesù.

Essa ha tanto valore agli occhi suoi,

che è morto sulla Croce per presen-

tare la nostra povertà al Padre suo e

arricchirci dei tesori della sua miseri-

cordia infinita. Dobbiamo amare la

povertà degli altri come la ama Ge-

sù. Dobbiamo vederli con gli occhi

della sua compassione. Ma non pos-

siamo avere una vera compas­sione

degli altri se non siamo disposti a es-

sere oggetto di pietà e a ricevere

perdono per i nostri peccati. Non

sappiamo realmente perdonare se

non conosciamo che cosa sia essere

perdonati. Dovremmo dunque essere

contenti che i nostri fratelli ci possa-

no perdonare. È il perdono scambie-

vole che rende manifesto nella no-

stra vita l'amore che Gesù ha per noi,

perché nel perdonarci a vicenda ci

comportiamo nei confronti degli altri

così come Gesù fa con noi.

Thomas Merton

Lettura spirituale

Poveri davanti a Dio

Preghiera

Signore Gesù, sospesi tra silenzio e parola,

comunque abitati da te, ascoltiamo con reve-

renza le voci che hanno riconosciuto e prepa-

rato la tua venuta. Ti chiediamo, come il sag-

gio Zaccaria, di credere sempre nella luce

che dall'alto ci visita e dissipa ogni morte e,

come Giovanni, di essere voce, solo voce, che

fedelmente e fortemente annuncia credibil-

mente, e con la vita, la tua discreta e amabile

presenza al cuore della nostra umanità.

Meditiamo la Parola

Come entrare nel regno dei cieli Meditazione a cura di don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

La realtà del cielo o dell'inferno, quale desti-

no eterno dell'uomo, è affermata da Gesù in

più occasioni nel Vangelo, e questa di oggi

rimane una delle più esplicite. Conviene do-

mandarsi cosa significherebbe altrimenti l'e-

spressione "entrare nel regno dei cieli", o

quella perentoria dichiarazione di Gesù

“allontanatevi da me, voi operatori di iniqui-

tà”, se non, appunto, meritare il cielo o l'in-

ferno alla fine della nostra esistenza terrena.

Una volta di più, emerge qui la trascendenza

degli atti umani e non serve, dunque, sot-

trarsi di fronte ad un messaggio tanto chiaro.

È più saggio sforzarsi di mettere in pratica gli

insegnamenti del Signore negli anni - pochi o

molti - che ci concederà di vivere, per co-

struire sulla solida roccia della sua Parola,

dato che costruire significa mettere in prati-

ca la volontà di Dio, manifestata nei coman-

damenti, nel Vangelo, nella carità e nel com-

pimento dei doveri che derivano dal nostro

stato di vita. Questo è l'atteggiamento

dell'uomo che costruisce la sua casa sulla so-

lida roccia, e si prepara a resistere agli assal-

ti dei marosi del mondo e del peccato. I santi

ne sono il miglior esempio.

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Non di solo pane - Numero 761 - pagina 13

Venerdì 24

Giugno

IV Settimana del Salterio

XII Settimana del Tempo Ordinario

La fede si predica prima con la testimonianza e poi con la parola. Lentamente.

Papa Francesco

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i

parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericor-

dia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bam-

bino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre

intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua

parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo

padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse:

«Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la

sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono

presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di

tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicen-

do: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con

lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte

fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Brano Evangelico: Lc 1, 57-66.80

Contemplo: Che sarà mai

questo bambino? (Lc 1,66)

«E tu, bambino, sarai chiamato pro-

feta dell'Altissimo, perché andrai

innanzi al Signore a preparargli le

strade» (Lc 1,76). Ogni giorno la

Chiesa ripete queste parole nel Be-

nedictus, l'Inno di Zaccaria, e predi-

ca Gesù, «il sole che sorge, venuto a

visitarci dall'Alto, per dirigere i no-

stri passi sulla via della pace» (Lc

1,78-79). Giovanni Battista, l'ultimo

dei grandi profeti che hanno prece-

duto Gesù, dà ad ogni cristiano l'im-

pegno di indicare a tutti chi è

«l'Agnello di Dio che toglie il peccato

del mondo» (Gv 1,29).

Agisci:

San Giovanni Batti-

sta chiedi per me e

con me il dono della

conversione quoti-

diana a Cristo e al

suo Vangelo.

Il Santo del giorno: Natività di San Gio-vanni Battista Giovanni Battista è l'u-

nico santo, oltre la Ma-

dre del Signore, del qua-

le si celebra con la na-

scita al cielo anche la

nascita secondo la car-

ne. Fu il più grande fra i

profeti perché poté addi-

tare l'Agnello di Dio che

toglie il peccato del

mondo. La sua vocazio-

ne profetica fin dal

grembo materno è cir-

condata di eventi straor-

dinari, pieni di gioia

messianica, che prepara-

no la nascita di Gesù.

Giovanni è il Precursore

del Cristo con la parole

con la vita. Il battesimo

di penitenza che accom-

pagna l'annunzio degli

ultimi tempi è figura del

Battesimo secondo lo

Spirito. La data della

festa, tre mesi dopo l'an-

nunciazione e sei prima

del Natale, risponde alle

indicazioni di Luca.

Page 14: Non di Solo Pane n°761 - 19 Giugno 2016

Non di solo pane - Numero 761 - Tempo Ordinario - pagina 14

Se venisse vicino a noi un po-vero, che a stento è in grado di

spiccicar parola per la fame, ecco che noi cerchiamo di evitare chi è partecipe della nostra natura, ne proviamo disgu-sto, ce ne allontaniamo in fretta, come temessimo che ci si attaccasse anche la sua stessa disgrazia se indugiamo a cam-minargli a fianco. E se stesse con il capo chino a terra, vergognandosi della sua sventura, noi diremmo che recita una parte; se invece ci guardasse arditamen-te per via del pesante stimolo della fa-me, noi lo chiameremmo uno sfrontato e un violento. E se per caso fosse rivestito di abiti decorosi perché qualcuno glieli ha dati, lo cacceremmo via come un in-contentabile, e giureremmo che simula povertà; se invece fosse ricoperto di stracci tarmati, ecco che ancora una volta lo cacceremmo via come uno che puzza; e nemmeno se mescolasse alle sue suppliche il nome del Creatore e fa-cesse voti continuamente che non ca-dessimo anche noi in tali condizioni di sofferenza potrebbe modificare la scelta della mancata compassione nei suoi con-fronti.

Basilio di Cesarea

Lettura Spirituale

La cura del povero

Preghiera

Scendiamo dalle alture che ci evitano di

coinvolgerci e di sporcarci le mani,

scendiamo e inventiamo un modo, perché

le beatitudini diventino carne e vita, a

tua immagine, Gesù. Scendiamo con pas-

si malsicuri, certi però che in mezzo alla

gente ci sei sempre tu, Signore, c'è la tua

volontà di salvezza per tutti, di pienezza,

di vero incontro tra fratelli. Seguiamo i

tuoi passi e ti ringraziamo, Signore!

Meditiamo la Parola

Il nome del figlio “dono di Dio” Meditazione di Fiorella Elmetti

Piccola figlia della croce - Lumezzane

La nascita di un bambino è quasi sempre moti-

vo di stupore, di meraviglia, di speranza in un

futuro più bello e più giusto proprio a causa

(non solo, ma anche...) di quella nuova creatu-

ra. Quando ad Elisabetta e Zaccaria nasce il

figlio desiderato, è facile immaginarlo, le ru-

ghe scompaiono dal volto e i loro volti tornano

freschi, come quando agli occhi di tutti costi-

tuivano una giovane coppia di sposi. Ma nella

loro vita insieme il tempo non è trascorso inva-

no, entrambi hanno imparato a riconoscere i

segni di Dio, come scrive Padre Ermes Ronchi:

"Nel loro vecchio cuore i genitori sentono che il

piccolo appartiene ad una storia più grande,

che i figli non sono nostri: appartengono a Dio,

a se stessi, alla loro vocazione, al mondo. Il

genitore è solo l'arco che scocca la freccia, per

farla volare lontano. Il passaggio tra i due te-

stamenti è un tempo di silenzio: la parola, tol-

ta al tempio e al sacerdozio, si sta intessendo

nel ventre di due madri. Dio traccia la sua sto-

ria sul calendario della vita, e non nel confine

stretto delle istituzioni... Zaccaria incide il no-

me del figlio: «Dono-di­Dio», e subito riprende

a fiorire la parola e be­nediceva Dio. Benedire

subito, dire bene come il Creatore all'origine

(crescete e moltiplicatevi): la benedizione è

una energia di vita, una forza di crescita e di

nascita che scende dall'alto, ci raggiunge, ci

avvolge, e ci fa vivere la vita come un debito

d'amore che si estingue solo ritornando vita.

Che sarà mai questo bambino? Grande doman-

da da ripetere, con venerazione, davanti al mi-

stero di ogni culla. Cosa sarà, oltre che essere

dono che viene dall'alto? Cosa porterà nel mon-

do? Un dono unico e irriducibile: lo spazio della

sua gioia; e la profezia di una parola unica che

Dio ha pronunciato e che non ripeterà mai più

(Vannucci)".

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Meditiamo la Parola

Una barca, il suo posto Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane - Numero 761 - pagina 15

Sabato 25

Giugno

IV Settimana del Salterio

XII Settimana del Tempo Ordinario

Davanti ad una esperienza negativa c’è Sempre la possibilità di aprire un orizzonte,

di aprirlo con la forza di Gesù.

Papa Francesco

Brano Evangelico: Mt 8, 5-17

Contemplo : Signore, non

sono degno (Mt 8,8)

Non sono degno, Signore, che tu

entri nella mia povera casa. Risve-

glia in me la fede nella tua Parola

per accogliere il tesoro delle tue

promesse. La tua Parola è vita per

quanti l'accolgono con fiducia. La

tua misericordia si stende di gene-

razione in generazione, perché tu

hai guardato l'umiltà della tua ser-

va, Maria: diventando uomo l'hai

scelta come tua Madre e nostra

Madre, e hai fatto grandi cose con

la tua onnipotenza. Amen.

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo

scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io

non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo

sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ que-

sto!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguiva-

no: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa

con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al cen-

turione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guari-

to. Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la feb-bre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva. Venuta la sera,

gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i

malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:“Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie”.

Agisci

Nella giornata recite-

rò la seguente giacu-

latoria per la conver-

sione dei peccatori:

"Soccorri i tuoi figli,

Signore, che hai re-

dento con il tuo san-

gue prezioso".

Il santo del giorno: San Massimo di Torino Vescovo Massimo guidò la diocesi di Torino, di cui è considerato il fondatore, nel trava-gliato periodo delle invasioni barbariche. Nato verso la metà del IV secolo, fu di-scepolo di sant'Am-brogio e di sant'Eu-sebio di Vercelli. Nonostante il suo carattere mite, che

t r a s p a r e d a l l e «Omelie» e dai «Sermoni» che ci sono pervenuti, pro-pose ai sui fedeli un esempio di fermezza. «È figlio ingiusto ed empio - così li spro-nava a non lasciare la città - colui che ab-bandona la madre in pericolo. Dolce ma-dre è in qualche mo-do la patria». Li e-sortava a anche a mantenersi irrepren-sibili nei costumi e a

non confidare in su-perstizioni come l'in-vocazione della luna: «Veramente presso di voi la luna è in travaglio - scriveva con ironia -, quando una copiosa cena vi distende il ventre e il capo vi ciondola per troppe libagioni». La data della sua morte non è certa: avvenne tra il 408 e il 423.

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333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 761

Domenica 19 Giugno 2016

Chiuso il 10/06/2016

Numero copie 1350

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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