Non di Solo Pane 709 - 10 Maggio 2015

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PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 709 Domenica 10 Maggio 2015 Tempo di Pasqua Itinerario quotidiano di preghiera Rimanete nel mio amore ...

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PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 709

Domenica 10 Maggio 2015

Tempo di Pasqua

Itinerario quotidiano di preghiera

Rimanete nel mio amore ...

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Non di solo pane ­ Numero 709 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 2

Maggio 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giorna-

ta. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le paro-

le, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione

con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che conti-

nua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvez-

za del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato

Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affin-

ché io possa essere testimone del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,

prego specialmente per le intenzioni che il Santo

Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli

in questo mese

Intenzione del Santo Padre

Perché, rifiutando la cultura dell’indifferenza,

possiamo prenderci cura delle sofferenze del prossimo,

particolarmente dei malati e dei poveri.

Intenzione missionaria

Perché l’intercessione di Maria aiuti i cristiani

che vivono in contesti secolarizzati a rendersi

disponibili per annunciare Gesù.

Intenzione dei vescovi

Perché le Conferenze Episcopali portino il loro

contributo molteplice e fecondo per realizzare

il senso di collegialità nella Chiesa.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e

nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.latracciameditazioni.it

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Non di solo pane ­ Numero 709 ­ pagina 3

Domenica 10

Maggio

II Settimana del Salterio

VI Domenica di Pasqua

La trasmissione della fede avviene in primo luogo attraverso il Battesimo. Potrebbe sembrare che il Battesimo sia solo un mo­do per simbolizzare la confessione di fede, un atto pedagogico per chi ha bisogno di immagini e gesti, ma da cui, in fondo, si

potrebbe prescindere.“ (Papa Francesco)

Nato in Irlanda all'inizio

del secolo VII, dopo esse­

re stato monaco e poi aba­

te del monastero di Li­

smore, fondato dal vesco­

vo Cartagine, Cataldo

divenne vescovo di Ra­

chau. Durante un peilegri­

naggio in Terra Santa,

morì a Taranto, nella cui

cattedrale fu sepolto e

dimenticato. Nel 1094,

durante la ricostruzione

del sacro edificio, che era

stato distrutto dai Sarace­

ni, fu ritrovato il suo cor­

po, come indicava chiara­

mente una crocetta d'oro

su cui era inciso il suo

nome e quello della sede

episcopale. Questo reper­

to, che si conserva insie­

me col corpo ha permesso

di stabilire che il santo

visse nel secolo VII e er­

roneamente, quindi, i ta­

rantini lo considerarono

loro vescovo, anzi il pro­

tovescovo. nominato da s.

Pietro apostolo. Il 10 mag­

gio ricorre la festa di Ca­

taldo, che è patrono della

città bimare ed è venerato,

oltre che in Irlanda, sua

patria, nell'Italia Meridio­

nale e insulare. A Modena

gli è intitolata una chiesa

parrocchiale e Supino,

cittadina del Lazio meri­

dionale, è uno dei centri

del suo culto.

Il santo del Giorno: San Cataldo di Rachau

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho

amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete

nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel

suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia

piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato

voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.

Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il

servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò

che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.

Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portia­

te frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio

nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Brano Evangelico: Gv 15, 9­17

Contemplo: Voi siete miei amici (Gv 15,14)

È amico chi ha «un cuore solo e un'anima sola» (At 4,32). Gesù, pur essendo Dio, non vuole più chiamarci «servi», ma amici, perché abbiamo conosciuto e amato ciò che compie per noi il vero Padre del mondo. Gesù, addirittura, come suoi discepoli vuole chiamarci «fratelli» (cf Mt 28,10; Gv 20,17), per­ché «chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre» (Mc 3,35). Egli ha voluto «rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso» (Eb 2,17).

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G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

“Non vi chiamo più servi

ma amici …”

Con Gesù, Dio diventa no-

stro famigliare, si avvicina

a noi nell’intimità, nella

novità di un rapporto dove

il volto di Dio diviene

quello di un padre e il vol-

to dell’uomo diviene quel-

lo di un figlio.

L’arcano timore si dissol-

ve, il sacrificio non sale

più dalla terra verso il cie-

lo ma dall’alto scende ver-

so il basso. Non è più

l’uomo che offre sacrifici

a Dio ma è Dio che si sacri-

fica per l’uomo.

“Non vi chiamo più servi ma

amici …”

Cambiando la relazione mu-

ta anche il comportamento,

passando dalla condizione

di servi a quella di figli

cambiano le responsabilità:

«Questo è il mio comanda-

mento: che vi amiate gli uni

gli altri come io ho amato

voi ».

Tutto si semplifica e nello

stesso tempo si complica.

Se prima bastava “non ru-

bare, non uccidere, non

commettere atti impuri …”

adesso bisogna “fare qualco-

sa”, bisogna amare. Non ba-

sta rispettare l’altro, biso-

gna amarlo. I Dieci Coman-

damenti diventano un solo

c o m a n d a m e n t o m a

quest’ultimo supera tutti gli

altri.

Osserva A. Bloom: “ Il cri-

stiano è una persona cui Dio

ha affidato gli altri; siamo

affidati gli uni agli altri e re-

sponsabili gli uni degli altri.

La responsabilità inizia nel

momento in cui ci dimostria-

mo capaci di rispondere ad

un bisogno con tutta la no-

stra intelligenza, con il no-

stro essere intero ….”

I legacci “del non fare qual-

cosa” tipici della servitù so-

no sciolti: diventiamo re-

sponsabili di un patrimonio,

di un volto, di una casa, di

un regno che va oltre i confi-

ni del tempo; gli orizzonti si

allargano, la superficie

dell’oceano diventa abisso

d’amore.

Famigliari di Dio Meditazione di don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane ­ Numero 709 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 5

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Contemplatio:

la concretezza di “Dio è amore

Nella prima lettera di Giovanni, troviamo scritto:

“Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché

l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio

e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio,

perché Dio è amore. In questo si è manifestato

l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo uni-

genito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la

vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati

noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha

mandato il suo Figlio come vittima di espiazione

per i nostri peccati”. E nelle parole di Gesù quel

“Dio è amore” trova la sua concretezza. Cosa po-

teva fare di più Dio se non darci il Suo unico Figlio

come porta di salvezza per i nostri peccati? "Dio è

amore". "Amare" significa quindi avere gli stessi

sentimenti di Dio, agire gratuitamente, comportar-

si "come" Gesù con i suoi, anzi entrare nella comu-

nione che unisce da tutta l'eternità e per sempre il

Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ecco perché que-

sto amore, di origine divina, rivelato da ciò che ha

fatto il Signore e soprattutto dalla sua morte, con-

sente di produrre un frutto che "rimane". Come

Maria che ci è sempre accanto, anche nelle tribo-

lazioni.

Fiorella Elmetti

Cantate al Signore

un canto nuovo,

perché ha compiuto meraviglie.

Gli ha dato vittoria

la sua destra

e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere

la sua salvezza,

agli occhi delle genti

ha rivelato la sua giustizia.

Egli si è ricordato del suo

amore, della sua fedeltà

alla casa d'Israele.

Tutti i confini della terra hanno

veduto la vittoria del nostro Dio.

Acclami il Signore tutta la terra,

gridate, esultate, cantate inni!

Preghiamo la Parola

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Lunedì 11

Maggio

II Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua

Il Santo del giorno: Sant’Ignazio da Laconi

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito,

che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Pa­

dre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, per­

ché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non

abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene

l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E fa­

ranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho

detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate,

perché io ve l’ho detto».

Brano Evangelico: Gv 15,26­16,4

Non di solo pane ­ Numero 709 ­ pagina 6

Devotissimo e dedito alla penitenza fin da giovane, indossò il saio francescano, nonostante la sua gracile costitu­zione, e fu dispensiere ed umile questuante nel convento di Iglesias e poi in altri conventi. Dopo quindici anni, fu richiamato a Cagliari nel convento del Buon­cammino. Qui, lavorò

nel lanificio e come questuante in città, s v o l g e n d o p e r quarant’anni il suo apostolato tra poveri e peccatori, aiutando e convertendo. La gente lo chiamava “Padre santo “ e an­che un pastore prote­stante, cappellano del reggimento di fanteria tedesco, lo definì ‘un

santo vivente’. Dive­nuto cieco due anni prima della morte, fu dispensato dalla que­stua ma continuò a osservare la Regola come i suoi confra­telli.

Etimologia: Ignazio = di fuoco, igneo, dal latino.

Contemplo: Vi manderò il Paraclito (cv 15,26)

Così la Chiesa prega quest'oggi: «Donaci, Padre misericordioso, di rendere presente in ogni momento della vita la fecondità della Pasqua, che si attua nei tuoi misteri». È proprio lo Spirito Santo, il Paraclito, che rende presente in ogni momento della vita il mistero della Pasqua di Gesù: la nostra vita, allora, diventa un continuo passaggio dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita. Nello Spirito di Dio abbiamo un difenso­re potente che ci assiste e ci aiuta in tutti i momenti della vita.

La Risurrezione di Cristo è la nostra più grande certezza; è il tesoro più prezioso! Come non condividere con gli altri questo tesoro, questa certezza? Non è soltanto per noi, è per trasmet­terla, per darla agli altri, condividerla con gli altri. È proprio la nostra testimonianza.“

(Papa Francesco)

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Non di solo pane ­ Numero 709 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 7

«L'arco dei forti s'è spezzato, ma i deboli sono

rivestiti di vigore» (1 Sam 2,4).

Giustamente la grazia dello Spirito Santo viene

chiamata vigore, in quanto gli eletti, ri­

cevendola, diventano forti contro tutte le av-

versità di questo mondo. Chi, se non gli aposto-

li, sono da conside­rarsi deboli? Infatti nell'ora

in cui il Signore fu arresta­to sta scritto che tut-

ti, abbandonatolo, fuggirono. Ma appena il vi-

gore li rivestì, è bello vedere come li rese forti.

Con un rombo improvviso, lo Spirito Santo di-

scese sopra di essi e trasformò la loro debolez-

za nella potenza di una meravigliosa carità. Il

vigore dello Spirito vinse il timore, superò i ter-

rori, le minacce e le torture, e quelli che rivestì

scendendo sopra di essi, li adornò con le inse-

gne di una meraviglio­sa audacia per il combat-

timento spirituale; tanto che, in mezzo ai fla-

gelli, alle torture e agli oltraggi, non solo non

temettero, ma esultarono

(GREGORIO MAGNO, Commento al primo libro dei Re, 1,97).

meditazione

Figli, non servi A cura di Tiziana e Cristina

Agisci

Più che scandalizzarsi

dinanzi al Crocifisso, Ma-

ria nonostante tutto il

suo dolore di madre, rin-

graziò il Padre celeste per l'amore del

Figlio che moriva per la nostra salvez-

za. Oggi, eleverò il mio rendimento di

grazie a Dio con una preghiera per i

martiri del nostro tempo.

Grazie Signore Gesù,

perché oggi e sempre

tu apri il nostro cuore:

sia totale la nostra

adesione a te e coraggiosa

la nostra testimonianza,

nella certezza

di appartenerti.

Donaci, Signore,

di incontrare e di essere

noi stessi dei buoni compagni

di viaggio, capaci

di donare e di ricevere parole

e gesti accoglienti,

che riflettono,in un

divino gioco di specchi,

la sollecitudine di Dio per noi

e l'amore tra di noi.

Alleluia!

Preghiamo la Parola

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Non di solo pane ­ Numero 709 ­ pagina 8

Frutto del mistero: L’amore al prossimo

"Un buon cristiano che ama Dio e il prossimo, vedete

come è felice! Quanta pace nella sua anima! Quelli che

amano il buon Dio sono felici così quelli che sono in­

torno a loro" San Giovanni Maria Vianney

Metterai in comune con il tuo prossimo quello che

hai e nulla chiamerai tua proprietà; se siete compar-

tecipi dei beni incorruttibili, quanto più dovete esserlo in ciò che si corrompe? Non esiterai nel

dare, né darai il tuo dono in modo offensivo. (dalla Lettera di Barnaba).

È il tempo che segue al messaggio dell'Angelo, che fu per Maria al tempo stesso pieno di bea-

titudine e d'angoscia. Nessuna donna ha conosciuto una felicità pari alla sua, ma nessuna eb-

be a rinchiudersi in un tale silenzio; come può riferire l'accaduto in modo che le si creda?

Non la capirà nemmeno colui cui s'è promessa per la vita - anzi lui meno di ogni altro poiché

il fatto lo tocca più da vicino. Qui veramente incomincia la sua dedizione. Il suo onore e il

suo disonore, la sua vita e la sua morte sono nelle mani di Dio. In questo frangente Ella lascia

la sua casa per recarsi al di là dei monti, da Elisabetta, la donna materna cui è legata evi-

dentemente da antica confidenza. Ella, così spera Maria angosciata, capirà quel che è avve-

nuto: così è infatti, poiché lo stesso Spirito che ha operato in Maria, opera anche in Elisabet-

ta che conosce la verità prima ancora che le venga comunicata: “ Benedetta tu fra le donne

e benedetto il frutto del tuo seno” (Romano Guardini)

INTENZIONE: per le nostre famiglie 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

Virtù da praticare: il raccoglimento

L’angolo del II° Mistero Gaudioso

La visita di Maria a Santa Elisabetta A cura di don Luciano Vitton Mea

ESEMPIO ­ San Giuseppe Cafasso paragonava la vita raccolta a un fiume, che tranquillo

scorre nel suo letto, mantenendo le sue acque sempre limpide e pure. Il santo Curato d'Ars, per

alimentare il raccoglimento dello spirito fra le attività, raccomandava di recitare spesso durante

il giorno le giaculatorie e di fare Comunioni spirituali, perché queste sono simili a soffi di man­

tice sul fuoco ricoperto di cenere, in procinto di spegnersi: «Quando sentiamo che l'amore di

Dio si raffredda, su presto! Una breve preghiera, un rapido pensiero a Dio, una Comunione spi­

rituale...».

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Non di solo pane ­ Numero 709 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 9

Martedì 12

Maggio

II Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall'aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono

tanti!“ (Papa Francesco)

S u l l ’ A r d e a t i n a e

sull’Aurelia sono stati

sepolti i tre martiri Nereo e Achilleo, e Pancrazio.

Benchè ricordati tutti e

tre al 12 maggio, il loro

culto è stato sempre se­

parato, come precisano gli estensori del nuovo

calendario: «La memoria

dei santi Nereo e Achil­

leo e la memoria di san

Pancrazio vengono cele­brate separatamente con

formulari propri secondo

l’antica tradizione ro­

mana». La storia di san

Pancrazio, morto in giovane età sotto Dio­

cleziano, è stata arric­

chita di tanti elementi

leggendari dalla sua

tardiva «Passio» che è ben difficile isolare le

reali vicende storiche di

questo che è stato uno

dei santi più popolari

non solo a Roma e in Italia, ma anche

all’estero: è patrono dei

Giovani di Azione Catto­

lica. A lui sono stati de­

dicati chiese e monasteri: quello di Roma venne

fondato da san Gregorio

Magno e quello di Lon­

dra da sant’Agostino di

Canterbury. Il suo sepol­cro si trova a Roma nel

cimitero di Ottavilla al

secondo miglio della via

Aurelia, dove Papa Sim­

maco costruì una basilica in suo onore.

Il Santo del giorno: San Pancrazio Martire

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha

mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho

detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la veri­

tà: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non ver­

rà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando

sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giu­

stizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; ri­

guardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo

al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».

Brano Evangelico: Gv 16, 5­11

Contemplo: lo vi dico la verità (Gv 16,7)

«In verità, in verità io vi dico!». Le parole di Gesù agiscono, non sono un suono che passa: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». Le «parole» di Gesù agiscono e ci rendono liberi: «La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1,17), «la Verità vi farà liberi» (Gv 8,32), e «se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero» (Gv 8,36). Per questo preghiamo ogni giorno il Padre: «Liberaci dal male».

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Mentre scrivo apprendo della morte del Rabbino Elio

Toaff che abbiamo conosciuto con il pontificato di

Karol Wojtyla, oggi san Giovanni Paolo II. Da note

autorevoli apprendo che Elio e Karol "si erano ab-

bracciati due volte il 13 aprile del 1986 nella Sinago-

ga di Roma. Il Papa aveva chiamato “fratelli” quattro

volte gli ebrei, che gli avevano battuto le mani nove

volte. Una volta li aveva chiamati “fratelli maggiori” e

quella parola impressionò il Rabbino Capo Toaff che

la mise nel titolo del suo libro più noto: “Perfidi Giudei

fratelli maggiori” (Mondadori 1987). Toaff aveva cin-

que anni più del Papa ed appariva davvero, nono-

stante la minore statura, come un fratello maggiore

rispetto al vigoroso Wojtyla che si era perfettamente

ripreso dall’attentato. Con quel volto che appariva

segnato in ogni momento, anche in quelli sereni, dal-

la memoria delle sofferenze del suo popolo, il Rabbi-

no accolse amichevolmente il Papa ma gli pose, esi-

gente, la questione del riconoscimento di Israele, che

allora per il Vaticano era tabù. Il riconoscimento pa-

pale di Israele arriverà nel 1993 e tra i passi che lo

prepararono ci fu proprio la visita di Giovanni Paolo

alla sinagoga di Roma che resta come il capolavoro

del Rabbino del dialogo. Il momento più toccante si

ebbe alla fine dello scambio dei discorsi, quando il

coro della sinagoga intonò “Anì Maamìn” (Io credo),

la professione di fede che gli ebrei nei campi di ster-

minio cantavano mentre venivano condotti alle came-

re a gas..". Al di là dei numeri, di certo, il Papa si sa-

rà commosso, di certo il Rabbino ne sarà stato lieto.

Ecco, anche se con gli Ebrei non si può parlare di

Resurrezione di Cristo, con i loro abbracci si può ri-

spondere al "Dove vai?" del Vangelo. In quegli ab-

bracci c'era la resurrezione dei giusti.

Non di solo pane ­ Numero 709 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 10

meditazione

Elio e Karol con i loro abbracci ... Meditazione di Fiorella Elmetti

Signore tu ci chiami

Signore, tu ci chiami a seguirti.

ti rivolgi ad ognuno di noi,

ma noi abbiamo paura.

Tu ci mandi in tutto il mondo

e noi mettiamo il catenaccio

alle nostre porte.

Tu ci spingi a prendere il largo

e noi ancoriamo la barca in porto.

Scuoti il torpore

della nostra indifferenza.

Accendi nel nostro cuore

il fuoco della tua audacia.

Apri le nostre orecchie

alle grida dei fratelli:

donaci fame e sete di giustizia.

Spingi i nostri passi sulle strade

dove l'uomo lavora e ama,

soffre e spera.

Insegnaci a cercarti con pazienza,

donando a tutti la tua Parola.

Amen

Agisci

Quante volte nella gior-

nata incontro persone

che non sanno far altro

che lamentarsi di tutto

e di tutti? Cercherò con la mia testi-

monianza di far capire l'importanza

della gratitudine verso Dio e verso i

fratelli.

Preghiamo la Parola

Page 11: Non di Solo Pane 709 - 10 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 709 ­ pagina 11

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Maria è bella perché è la don-

na del silenzio. In lei tutto

tace. Per capire il silenzio di

Maria dobbiamo inoltrarci su

un sentiero di alta montagna

dove le voci degli uomini ces-

sano; dopo aver attraversato i

boschi dove il vento, come le

mani esperte del musicista

sulle corde dell’arpa, compo-

ne, sfiorando i rami e le fo-

glie, la sua melodia, tutto ta-

ce e i sussurri diventano echi

lontani.

Dopo il bosco, mentre gli al-

beri diventano sempre più ra-

refatti, rimane il silenzio e la

vetta. È l’esperienza mistica

della Vergine Santa. In questo

silenzio assoluto la Parola e-

terna diventa carne, si conce-

pisce Dio e l’uomo.

Solo nel silenzio l’uomo com-

prende il mistero di Dio,

se stesso, la storia e

l’avvenire.

Sottolinea giustamente

Alessandro Pronzato:

«Una vera vita interiore

risulta impossibile se vie-

ne a mancare il silenzio. Il

silenzio, infatti, fa parte

di quella dimensione delle

profondità che dovrebbe

caratterizzare ogni espe-

rienza spirituale seria.

L'uomo può trovare un'a-

pertura all'esterno. Allora fug-

ge, evade, si dissolve nella mol-

teplicità, si stempera nella su-

perficialità, si disperde nell'insi-

gnificanza. Ma, fortunatamen-

te, può anche trovare un'aper-

tura all'interno. Allora l'uomo si

ritrova, recupera l'armonia, at-

tua uno spostamento dell'esi-

stenza in profondità, lungo l'as-

se dei valori.

Silenzio come opposizione alla

frammentarietà che ci minac­

cia e apertura alla totalità. Solo

nel silenzio autentico si attua la

conoscenza autentica. Anche di

se stessi. "L'uomo, questo sco-

nosciuto" (per riferirmi al cele-

bre libro di Alexis Carrel), per-

ché i l s i lenz io r i su lta

"sconosciuto”.»

Questo silenzio che rende Maria

bella agli occhi di Dio deve di-

ventare la dimensione che segna

la profondità della saggezza cri-

stiana; non è solo l’esperienza di

una creatura unica e del tutto

particolare come la Vergine San-

ta. Il suo silenzio deve diventare

il silenzio dei semplici e dei miti;

cella interiore dove rifugiarsi per

conservare il meglio di noi.

Penso a un'immagine stupenda di

Francesco d'Assisi, ritagliata dal-

la Vita seconda di Tommaso da

Celano: «… Se a volte urgevano

visite di secolari o altre faccen-

de, le troncava più che terminar-

le, per rifugiarsi di nuovo nella

contemplazione ...

… Cercava sempre un luogo ap-

partato, dove potersi unire non

solo con lo spirito, ma con le sin-

gole membra, al suo Dio: e se

all'improvviso si sentiva visitato

dal Signore, per non rimanere

senza cella, se ne faceva una

piccola col mantello. E se a volte

era privo di questo, si copriva il

volto con la manica, per non sve-

lare la manna nascosta».

Tutti possiamo costruirci una

piccola cella per rimanere in si-

lenzio e nel silenzio: un luogo

appartato, un angolo della nostra

stanza, un lembo del nostro

mantello. Tutti dobbiamo e pos-

siamo concepire Dio e l’uomo nel

silenzio della casa di Nazareth.

don Luciano

Il silenzio di Maria Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Meditazioni mariane

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Tempo di Pasqua

Senza un amore affidabile nulla potrebbe tenere veramente uniti gli uomini. L’unità tra loro sarebbe concepibile solo come fondata sull’utilità, sulla composizione degli interessi, sulla paura, ma non sulla bontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell’altro può suscitare.“ (Papa Francesco)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da

dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando

verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non

parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le

cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e

ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo

ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Brano Evangelico: Gv 16, 12­15

La beata Maddalena nac­que a Como verso il 1415. Entrò a Brunate in una casa religiosa, isti­tuita sotto la regola di sant'Agostino che fu da lei trasformata in mona­stero sotto il titolo di sant'Andrea, ma sempre obbediente alla regola agostiniana. Innamorata della spiritualità del san­to le stava a cuore appar­tenere all'Ordine e stare nella sua giurisdizione.

Nel 1455 la Congre­gazione agostiniana di Lombardia accolse la comunità sotto la sua giurisdizione. Pio II, il 16 luglio 1459, appro­vò in modo definitivo tale aggregazione. La beata fu una propaga­trice della vita agosti­niana e ricondusse all'Ordine molte gio­vani, che vivevano da sole nelle proprie ca­se, e alcuni terziari,

accolti nei pressi di Co­mo. Sempre desiderosa di ubbidire più che di comandare infervorava le consorelle a lei sog­gette alla perfezione delle virtù. Morì nel maggio del 1465. Il pa­pa Pio X confermò il suo culto nel 1907. Le sue reliquie sono custo­dite nella chiesa di Bru­nate.

Contemplo: Molte cose ho ancora da dirvi (Cv 16,12)

Gesù promette ai suoi discepoli di restare con loro per sempre, e promette

pure che svelerà loro, mediante lo Spirito, tutto ciò che per il momento non

possono comprendere pienamente. Accade lo stesso per noi, suoi discepoli

nell'oggi della storia: non sempre riusciamo a cogliere il mistero della sua

presenza in noi, ma ci promette che nel suo Spirito ci farà capire ogni cosa

nella luce della vita eterna.

Il Santo del giorno: Beata Maddalena Albrici

Mercoledì 13

Maggio

II Settimana del Salterio

Non di solo pane ­ Numero 709 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 12

Page 13: Non di Solo Pane 709 - 10 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 709 ­ pagina 13

Non aspettatevi di a-

scoltare da noi quelle

verità che il Signore

non volle dire ai disce-

poli, in quanto essi non

erano ancora in grado

di comprenderle. Appli-

catevi piuttosto a pro-

gredire nella carità, che scende nei vostri cuori

per mezzo dello Spirito Santo che vi è stato do-

nato. Grazie al fervore della vostra carità e

all'amore che nutrite per le cose dell'anima, po-

treste esperimentare interiormente quella luce,

quella voce spirituale che gli uomini legati alla

carne sono incapaci di tollerare; e che non ap-

pare con segni che gli occhi del corpo possono

vedere, né si fa sentire con suoni che le orec-

chie possono udire. Non si può certo amare ciò

che è del tutto sconosciuto. Ma amando ciò che

in parte si conosce, per effetto di questo stesso

amore si arriva a conoscerlo sempre meglio,

sempre più profondamente

(AGOSTINO, Commento al vangelo di Giovanni, 96,4).

meditazione

Progredire nella Carità A cura di Cristina e Tiziana

L’ombra della luce Difendimi dalle forze contrarie, la notte, nel sonno, quando non sono cosciente, quando il mio percorso, si fa incerto. E non abbandonarmi mai... Non mi abbandonare mai! Riportami nelle zone più alte in uno dei tuoi regni di quiete: E' tempo di lasciare questo ciclo di vite. E non mi abbandonare mai... Non mi abbandonare mai! Perché le gioie del più profondo affetto o dei più lievi anditi del cuore sono solo l'ombra della luce. Ricordami, come sono infelice, lontano dalle tue leggi; come non sprecare il tempo che mi rimane. E non abbandonarmi mai... Non mi abbandonare mai! Perché la pace che ho sentito in certi monasteri, o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa, sono solo l'ombra della luce.

Agisci

Anche per Maria, la Ma-

dre di Dio, la compren-

sione del mistero di Cri-

sto suo Figlio non fu subito piena

ed immediata. La pazienza di

Dio nel rispettare i miei tempi è

espressione della sua incom­

mensurabile premura. Gli espri-

merò la mia gratitudine.

Preghiamo la Parola

Page 14: Non di Solo Pane 709 - 10 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 709 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 14

Frutto del mistero: Il desiderio del Cielo

"Vedete, figli miei, bisogna riflettere che abbiamo

un’anima da salvare e una eternità che ci aspetta" San Giovanni Maria Vianney

«Finché Egli venga» (1 Cor 11, 26).

Tutto quello che avviene sulla terra da allora in

poi è tutta un'attesa: credere vuol dire perseverare in quest'attesa. Per colui che non

crede, gli eventi si compiono come se avessero il loro significato in se stessi: le cose

ordinarie e le straordinarie, le grandi e le piccole, le terribili e le belle, tutti gli e-

venti di cui è intessuta la storia, avvengono come se fossero l'unica realtà, e come se

al di là non ci fosse nient'altro. In realtà, la dipartita del Signore è stata come il ri-

suonare di un accordo potente che sta sospeso nell'aria e dura fino a che nel suo e-

saurirsi si rifà la quiete del silenzio. Solamente col ritorno di Cristo tutte le cose sa-

ranno compiute. (Romano Guardini)

INTENZIONE: per la santificazione dei sacerdoti e delle anime consacrate

1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

Virtù da praticare: la speranza.

L’angolo del

II° Mistero della Gloria

L’Ascensione di Gesù al Cielo

A cura di don Luciano Vitton Mea

ESEMPIO - San Filippo Neri, ritornato alla Varricella da una udienza pontificia, confidò

all'amico Corona che il papa Clemente VIII gli aveva manifestato l'intenzione di elevarlo

alla sacra Porpora. Il Corona lo esortava ad accettare l'alta dignità cardinalizia, se non altro

per l'onore che ne riceveva tutta la Congregazione e per la soddisfazione grandissima che

ne avrebbero ricevuto tanti suoi penitenti. Gettando in aria con un gesto improvviso la sua

berretta il Santo esclamò giulivo: «Paradiso. Paradiso...». Il desiderio struggente del Para­

diso ha consumato tutti i Santi.

Page 15: Non di Solo Pane 709 - 10 Maggio 2015

Giovedì 14

Maggio

II Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua

Solo lo Spirito Santo può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e allo stesso tempo fare l'unità. Perché quando sia­mo noi a voler fare la diversità facciamo gli scismi e quando siamo noi a voler fare l'unità facciamo l'uniformità, l'omologa­zione.“

(Papa Francesco)

Di Mattia si parla nel primo capitolo degli Atti degli apostoli, quando viene chiamato a ricom­porre il numero di dodi­ci, sostituendo Giuda Iscariota. Viene scelto con un sorteggio, attra­verso il quale la prefe­renze divina cade su di lui e non sull'altro candi­dato ­ tra quelli che era­no stati discepoli di Cri­sto sin dal Battesimo sul

Giordano ­ Giuseppe, detto Barsabba. Dopo Pentecoste, Mattia inizia a predicare, ma non si hanno più noti­zie su di lui. La tradi­zione ha tramandato l'immagine di un uo­mo anziano con in mano un'alabarda, simbolo del suo marti­rio. Ma non c'è evi­denza storica di morte violenta. Così come

non è certo che sia morto a Gerusalemme e che le reliquie siano state poi portate da sant 'Elena, madre dell'imperatore Co­stantino, a Treviri, do­ve sono venerate.

Etimologia: Mattia =

uomo di Dio, dall'e­

braico.

Il Santo del giorno: San Mattia Apostolo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho

amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete

nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo

amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia pie­

na. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato

voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi

siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il ser­

vo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che

ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho

scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga;

perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi

comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Brano Evangelico: Gv 15, 9­17

Non di solo pane ­ Numero 709 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 15

Contemplo: La mia gioia sia in Voi (Gv 15,11)

Al seguito di Gesù, noi rimaniamo nel suo amore e la nostra gioia è

piena. È Gesù stesso che ci ha fatto dono della sua gioia; una gioia, pe­

rò, che non è come quella transitoria che ci dà il mondo. La gioia di

Gesù è pienezza di vita interiore, è sguardo puro sulle cose del mondo,

è la beatitudine di chi confida nel Signore e lo segue ogni giorno.

Page 16: Non di Solo Pane 709 - 10 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 709 ­ pagina 16

Agisci

Oggi pregherò per

tutti gli evangelizza-

tori e i predicatori.

Reciterò il terzo mi-

stero glorioso, perché con il do-

no dello Spirito Santo cerchino

soltanto la gloria di Dio e la sal-

vezza delle anime.

Sul web ho letto un buongiorno luminoso, ma che

non acceca, un buongiorno semplice ma che sa

raggiungere tante vite che solitamente rimangono

nell'ombra (mamme e papà, innanzitutto, ma anche

suore e sacerdoti, scrittori e poeti, operai ed im-

prenditori, impiegati e pittori, ecc.). Mi sembra pro-

prio in linea con il comandamento nuovo dell'amore

riproposto oggi e con san Mattia, di cui ricorre la

memoria. Egli, infatti, venne eletto per sostituire tra

gli apostoli il posto di Giuda, impiccatosi dopo aver

tradito e venduto Gesù. San Mattia non si propose,

ma altri proposero lui e non per parlare di sè, ma

per annunciare il Vangelo, come pure è chiesto ad

ogni cristiano. Perciò ecco il buongiorno promesso:

"Buongiorno alle persone "girasole" che splendo-

no, quelle generose che per dare luce agli altri, a

volte rimangono loro stesse al buio. Buongiorno alle

persone che con parole semplici sanno comunicarci

emozioni e sentimenti. Quelle che non scintilla-

no, ma sono luminose per una loro luce interiore,

quelle che non brillano mai per luce riflessa. Buon-

giorno alle anime antiche che brillano di luce pro-

pria e sorridono, donando amore a chi sta loro vici-

no. Quelle che preferiscono sviluppare la luce den-

tro se stesse, anziché consolarsi col buio degli al-

tri. Buongiorno alle persone che “sono” e non han-

no bisogno di apparire, quelle che sono umili, meno

appariscenti fuori ma più attraenti dentro. Buongior-

no alle persone che splendono, che con la loro luce

illuminano gli altri, perché sono persone vere, sem-

plici, profonde le sole capaci di darci grandi emozio-

ni. Buongiorno a tutti, ma proprio a tutti, nessuno

escluso. Con un sorriso". Ci aiuterà questo buon-

giorno a "dare la vita"? Lo scopriremo solo nel

"dare" adesso, senza rimandare a domani.

Meditiamo la Parola

Buon giorno alle persone che splendono

Meditazione di Fiorella Elmetti

Signore tu ci chiami

Signore, tu ci chiami a seguirti.

ti rivolgi ad ognuno di noi,

ma noi abbiamo paura.

Tu ci mandi in tutto il mondo

e noi mettiamo il catenaccio

alle nostre porte.

Tu ci spingi a prendere il largo

e noi ancoriamo la barca in porto.

Scuoti il torpore

della nostra indifferenza.

Accendi nel nostro cuore

il fuoco della tua audacia.

Apri le nostre orecchie

alle grida dei fratelli:

donaci fame e sete di giustizia.

Spingi i nostri passi sulle strade

dove l'uomo lavora e ama,

soffre e spera.

Insegnaci a cercarti con pazienza,

donando a tutti la tua Parola.

Amen

Preghiamo la Parola

Page 17: Non di Solo Pane 709 - 10 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 709 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 17

Frutto del mistero: L’amore della chiesa

"Tutto quello che il Figlio domanda al Padre gli è accor­

dato. Tutto quello che la Madre domanda al Figlio le è

ugualmente accordato. Quel che ci deve impegnare a ri­

volgerci ad Essa con grande fiducia, è che Lei è sempre

disponibile.

San Giovanni Maria Vianney

Senza Gesù anche i momenti più belli diventano alla fine tristi. Maria, attenta e pre-

murosa, si rende conto che le cose stavano andando male per i due sposi e intercede.

La sua preghiera continua ancora oggi a forzare il Figlio perché la nostra vita sia sem-

pre benedetta. Ella prega per noi e per i tanti paesi poveri di questo mondo nei quali

il vino è già terminato e tante famiglie non hanno più di che vivere. Maria però chia-

ma ciascuno di noi, come quel giorno chiamò i servi, e ci dice: "Fate quello che egli vi

dirà", ossia: "Ascoltate il Vangelo e mettetelo in pratica". Se lo faremo, vedremo

cambiare la nostra vita e quella di chi ci sta attorno, come quel giorno l'acqua si tra-

sformò in vino. E quel vino era migliore del precedente.

Dio è tutto per te: se hai fame è il tuo pane, se hai sete è la tua acqua, se sei nell'oscurità è la tua luce che non ha

tramonto (sant'Agostino d'Ippona).

INTENZIONE: per gli sposi, 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

Virtù da praticare: preghiera a Maria.

L’angolo del II° Mistero della Luce

Le nozze di Cana

A cura di don Luciano Vitton Mea

Page 18: Non di Solo Pane 709 - 10 Maggio 2015

Venerdì 15

Maggio

II Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua

Anche nel nostro cammino di fede è importante sapere e senti­re che Dio ci ama, non aver paura di amarlo: la fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con l'amore.“

(Papa Francesco)

Nacque a Madrid intor­no al 1070 e lasciò gio­vanissimo la casa pa­terna per essere impie­gato come contadino. Grazie al suo impegno i campi, che fino allora rendevano poco, diede­ro molto frutto. Nono­stante lavorasse dura­mente la terra, parteci­pava ogni giorno all'Eucaristia e dedica­va molto spazio alla

preghiera, tanto che alcuni colleghi invidiosi lo accusarono, peraltro ingiustamente, di to­gliere ore al lavoro. Quando Madrid fu con­quistata dagli Almora­vidi si rifugiò a Torrela­guna dove sposò la gio­vane Maria. Un matri­monio che fu sempre contraddistinto dalla grande attenzione verso i più poveri, con cui

condividevano il poco che possedevano. Nes­suno si allontanava da Isidoro senza aver rice­vuto qualcosa. Morì il 15 maggio 1130. Venne canonizzato il 12 marzo 1622 da Papa Gregorio XV. Le sue spoglie so­no conservate nella chiesa madrilena di Sant'Andrea.

Il Santo del giorno: Sant’Isidoro l’Agricoltore

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi

dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete

nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna,

quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando

ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la

gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel

dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno

potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più

nulla».

Brano Evangelico: Gv 16, 20­23

Non di solo pane ­ Numero 709 ­ pagina 18

Contemplo: La tristezza si cambierà in gioia (Cv 16,20)

È la gioia delle beatitudini. La voce dei profeti dal tono rauco quando si rivolge agli uomini, è trasformata dalla preghiera di Gesù che si rivolge a Dio con il tono sereno delle beatitudini. Gesù proclama una grande felicità nelle beatitudini, che sono l'invito alla gioia del regno di Dio. Le beatitudini non sono un'esortazione morale e tanto meno un incorag­giamento a vivere nella miseria e nell'infelicità. Sono invece la descri­zione della persona di Gesù, che ha cambiato la nostra vita.

Page 19: Non di Solo Pane 709 - 10 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 709 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 19

Agisci

Quanta sarà stata la

gioia di Maria nel dare

alla luce Gesù, l'Autore

della vita! Lei, però,

fa suo ogni dolore ma-

terno per la perdita del proprio

figlio. Pregherò per tutti i bambi-

ni, i giovani stroncati dalla morte

e reciterò dieci L'eterno riposo.

Come spiegare la gioia che proviene dalla fede?

Gesù ci lascia una splendida immagine: quella

del parto. Dicevamo ieri che la gioia non è solo

un'emozione, ma la presa di consapevolezza di

ciò a cui siamo chiamati. La luce del risorto

cambia la nostra prospettiva, ci fa nascere ad

una nuova ed inattesa dimensione. La nostra vi-

ta, dice Gesù, sta alla vita vera in lui, (ti va una

virgola qui?) come la vita del feto sta alla vita

dell'uomo che nasce e cresce. Sono la stessa per-

sona, il feto e l'uomo, ma il primo vive nell'angu-

sto spazio del ventre materno, il secondo vive la

pienezza della vita fuori dal grembo. Così è la

vita di fede: fino a quando non incontriamo Dio

nel nostro cammino siamo come dentro un grem-

bo che pensiamo essere l'intero universo. Ma una

volta partoriti alla fede, pur restando le stesse

persone, cresciamo e scopriamo un mondo infini-

tamente più grande. Questo parto alla fede, pe-

rò, avviene in un contesto di fatica e di sofferen-

za e questa ci fa paura. Non spaventiamoci allo-

ra se a volte il nostro è un percorso faticoso, irto

di dubbi e di incertezze: è l'unico modo che ab-

biamo per poter nascere alla nuova dimensione

di figli di Dio.

Meditiamo la Parola

Partoriti alla fede Meditazione a cura della Redazione

Riflessi di luce

O Dio Padre, fuoco d'amore e luce del mon-do, fa' che sappiamo vedere il riflesso del tuo splendore sul volto di ogni uomo: nel mistero del bimbo che cresce nel grembo materno; sul volto del giovane che cerca segni di speranza; sul viso dell'anziano che rievoca i ricordi; sul volto triste di chi soffre, sul volto stanco di chi è malato e di chi sta per mori-re. Suscita in noi la forza dell'amore, che Cristo Gesù ha testimoniato fino al dono di sé, e la gioia di promuovere, custodire, difendere e servire il bene prezioso della vita, sem-pre e comunque. Manda su di noi il tuo Santo Spirito, perché sappiamo in-fondere fiducia e speranza ad ogni persona che incontria-mo,e testimoniare al mondo della bellezza e pienezza di u-na vita vissuta, e donata per amore.

Amen

Preghiamo la Parola

Page 20: Non di Solo Pane 709 - 10 Maggio 2015

Non di solo pane ­ Numero 709 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 20

Frutto del mistero: La guarigione del nostro orgoglio

"Quelli che ci umiliano sono nostri amici, non quelli

che ci lodano…" San Giovanni Maria Vianney

Prendiamo con coraggio su di noi le sofferenze di Cri-

sto e alle nostre sofferenze corrisponderanno le con-

solazioni che cerchiamo, quelle delle quali godranno

tutti coloro che piangono. (Origene)

«E i soldati ... intrecciata una corona di spine gliela misero in capo e gli posero una canna nella destra;

poi piegando il ginocchio davanti a Lui lo schernivano» (Mt 27, 27-29). Nel capo si manifesta la dignità

dell'uomo; la corona è il segno della regalità che viene da Dio. Qui lo spregio si rivolge contro il capo

del Signore che porta invisibilmente la corona del «Re dei re». I soldati fanno di Lui un re da burla.

Sotto la loro ottusa crudeltà si nasconde un'altra volontà che vuole fare di Lui un uomo da burla e -

oseremo dirlo? - un dio da burla. Tutto lo scherno del mondo si accumula qui per distruggere la dignità

di Dio - e con essa anche la dignità dell'uomo che da Lui deriva ... L'esistenza umana è impregnata di

orgoglio, di disdegno, di vanità, talvolta apertamente, più spesso nascostamente; né occhio umano né

umana volontà giunge alle loro radici. Il Signore svela questa potenza nel darle modo di agire contro di

Lui. L'orgoglio per cui ci innalziamo, la vanità per cui godiamo di noi stessi assumono per Lui l'aspetto

dell'umiliazione: la sua sofferenza è in proporzione del nostro peccato. Ecco un altro momento decisi-

vo nella vita del cristiano: quello in cui egli penetra l'inganno che si nasconde in tutto ciò che si chia-

ma grandezza, potenza, attività, bellezza, prestigio. Tutto ciò non è male di per sé, ma il male vi si

annida. Qui bisogna guardarlo in faccia, sopportare questa vista, riconoscere se stessi in quel che av-

viene. E poi lottare per l'umiltà: l'umiltà non è che il riconoscimento della verità che Dio è Dio - Lui

solo - e che l'uomo è uomo. Veramente uomo. (Romano Guardini)

INTENZIONE: per la Chiesa del silenzio 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.

Virtù da praticare: l'umiltà.

L’angolo del III° Mistero Doloroso

Gesù incoronato di spine

A cura di don Luciano Vitton Mea

ESEMPIO - Santa Teresa di Gesù ci insegna: «Il vero umile deve sinceramente desiderare di essere disprezzato, burlato, perseguitato ed incolpato, benché a torto. Se vuol imitare Cri­sto, dove può farlo meglio che in questo? Oh, quanto savio si vedrà un giorno essere stato colui che si rallegrò di essere tenuto per vile ed anche per pazzo!».

Page 21: Non di Solo Pane 709 - 10 Maggio 2015

Sabato 16

Maggio

II Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua Sì, il nostro cuore si edifica sulla memoria di quegli uomini e quelle donne che ci hanno fatto avvicinare a sorgenti di vita e di speranza a cui potranno attingere anche quelli che ci segui­ranno. È la memoria dell'eredità ricevuta che dobbiamo, a no­stra volta, trasmettere ai nostri figli.“ (Papa Francesco)

Figlio di nobili polacchi

nato a Sandomir il 30 no­

vembre 1591, a vent'anni

entra fra i Gesuiti e diven­

ta sacerdote nel 1622, con

l'incarico della predicazio­

ne. Padre Andrea Bobola

ha una fede tranquilla,

nutrita di studi e stimolata

da un vivace gusto perso­

nale per il confronto con

chiunque. Di lui si può

dire che non può vivere

senza predicare. Ammira­

no il suo coraggio i catto­

lici, ma pure molti cristia­

ni dissidenti. E i nemici lo

chiamano «cacciatore di

anime», con una avversio­

ne che è anche un ricono­

scimento al suo coraggio,

al suo «gridare dai tetti»,

sempre e davanti a chiun­

que. Una rivolta di cosac­

chi al servizio dell'Impero

russo (nemico della Polo­

nia) scatena persecuzioni,

con chiese e conventi

messi a fuoco. Proprio

per questo Andrea Bobo­

la rimane a predicare tra i

disastri. È di questi esem­

pi che hanno bisogno i

fedeli. Una banda cosac­

ca lo cattura e lo uccide

dopo molte sevizie: è il

16 maggio 1657. È stato

canonizzato da Pio XI nel

1938.

Il Santo del giorno: Sant’Andrea Bobola Martire

Brano Evangelico: Gv 16, 23­28

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi

dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la da­

rà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete,

perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in modo

velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e aper­

tamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome

e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi

ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da

Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di

nuovo il mondo e vado al Padre».

Contemplo: Chiedete e otterrete (Cv 16,24)

«Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Chiedete nel mio nome. Chiedete con le parole che vi ho insegnato. Non sprecate parole come quelli che non credono. Voi dunque pregate così: "Padre nostro"». Per pregare in modo giusto Gesù ci ha inviato «lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: "Abbà! Pa­dre"». «Noi non sappiamo come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede per noi» (Rm 8,15.26).

Non di solo pane ­ Numero 709 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 21

Page 22: Non di Solo Pane 709 - 10 Maggio 2015

Agisci

Per l’oriente, l'ospitali-

tà è sacra. Per noi cri-

stiani, in essa acco-

gliamo la presenza

stessa di Cristo nei fra-

telli. E per me? Sono attento, pre-

muroso, o la fretta, la negligenza

sono le mie uniche guide? Avrò

maggiore attenzione e cura...!

I discepoli scoprono un rapporto di intimità fra

Gesù e Dio. Non come già si aspettavano, una

relazione fatta di tenerezza e conoscenza, ma

un vero rapporto di appartenenza: Gesù non è

figlio di Dio come lo siamo noi, ma in maniera

esclusiva e assoluta. Sono straniti, i discepoli:

quell'uomo che hanno imparato a conoscere e ad

amare, ora, si rivela molto più di un grande pro-

feta, di uno straordinario uomo spirituale, si ri-

vela come la manifestazione stessa di Dio. Gesù

sta parlando di una gioia da acquisire, di una tri-

stezza da superare, di un parto ad una vita nuo-

va da affrontare. In questo percorso non siamo

soli: lo Spirito Santo, primo dono fatto ai cre-

denti, ci accompagna in questa crescita interiore

che porta gli apostoli, e noi, a scoprire chi è ve-

ramente Gesù e chi siamo noi in profondità. Cer-

to: fatichiamo a capire come essere felici, anche

dopo avere conosciuto Gesù e riconosciuto in lui

la pienezza di Dio. Perciò Gesù ci fornisce un

suggerimento: chiedere al Padre, in suo nome,

qualche consiglio utile per dimorare nella gioia.

Visto che conosciamo il figlio del capo, qualche

spintarella la possiamo ottenere!

Meditiamo la Parola

Chiedere al Padre

Meditazione a cura della Redazione

Signore Gesù,

noi ti ringraziamo:

la fretta, la superficialità,

la noncuranza che

corrodono il nostro

tempo non sono

tue e non possono

e non devono essere

nostre. Alla luce della

tua parola, viviamo

in preghiera e preghiamo

con la vita... con calma,

con pazienza, un passo

dopo l'altro...

non accontentiamoci

per dare carne

alla tua parola con cura.

Alleluia!

Preghiamo la Parola

Non di solo pane ­ Numero 709 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 22

Page 23: Non di Solo Pane 709 - 10 Maggio 2015

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Una bambina viveva felice

con il suo papà e la sua

mamma. Ma per una meschi-

na vendetta, degli uomini

perfidi la rapirono.

Arrivarono un giorno avvolti

nei loro grandi mantelli e,

sulla strada che portava alla

scuola, s'impadronirono della

bambina.

Galoppando di gran carriera

sui cavalli neri si allonta­

narono ben presto dal villag-

gio e presero la strada della

foresta. La buia e tenebrosa

foresta che ingoiava per

sempre gli incauti che vi si

avventuravano senza guida.

Quegli uomini dal cuore di

pietra portarono la bambina

nel cuore della foresta. Vole-

vano che si perdesse per

sempre nella foresta

La bambina piangeva ter-

rorizzata. E ripeteva,

quasi gridava, la preghie-

ra che la mamma le ave-

va insegnato: «Ave Ma-

ria, piena di grazia..».

Attraversarono torrenti e

burroni, finché giunsero

dove la foresta era più

intricata e impenetrabi-

le. Là abbandonarono la

bambina.

La poverina si accucciò ai pie-

di di un grande albero, conti-

nuando a ripetere tra i sin-

ghiozzi: «Ave Maria... Ave Ma-

ria...».

Improvvisamente, fra le lacri-

me, proprio ai suoi piedi scor-

se una rosa. Una rosa dai pe-

tali teneri come una carezza

Poco più avanti, ben visibile,

tra l'erba e le foglie, c'era

un'altra rosa, poi un'altra, e

un'altra ancora... Formavano

un sentiero che si snodava tra

gli alberi. La bambina comin-

ciò a camminare da una rosa

all'altra, prima esitante poi

quasi di corsa. Dopo un po'

arrivò al margine della foresta

e si trovò nelle braccia della

mamma e del papà. Anche lo-

ro avevano visto il sentiero di

rose ed erano partiti alla sua

ricerca.

Perché anche la mamma e il

papà avevano continuato a dire

l'Ave Maria. E tutte quelle Ave

Maria, quelle dei genitori e

quelle della figlia, erano diven-

tate un sentiero di rose. Che li

aveva riportati tutti insieme.

Il sentiero A cura di Tiziana e Cristina

Non di solo pane ­ Numero 709 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 23

Ti racconto Maria Alcune storie per parlare della mamma di Gesù

di Bruno Ferrero

Questo racconto di Bruno

Ferrero , nella sua semplici-

tà, ci ricorda che nella vita

è facile perdere la strada

della bontà, perdere la ret-

ta via e trovarsi nella selva

oscura del male e della cat-

tiveria. Solo se riscopriamo

in noi la semplicità dei

bambini e ricorriamo al ma-

terno aiuto della Vergine

Santa sentiremo il profumo

dei fiori che ci conduce ver-

so la luce e la bellezza della

bontà.

Cristina e Tiziana

Page 24: Non di Solo Pane 709 - 10 Maggio 2015

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 709

Domenica 10 Maggio 2015

Chiuso il 5 Maggio 2015

Numero copie 1450

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

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