Non di solo pane n°732 - 22 Novembre 2015

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Itinerario quotidiano di preghiera PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 732 Domenica 22 Novembre 2015 XXXIV del Tempo Ordinario

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settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it

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Itinerario quotidiano di preghiera

PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 732

Domenica 22 Novembre 2015

XXXIV del Tempo Ordinario

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 2

Novembre 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego

specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché sappiamo aprirci all'incontro personale

e al dialogo con tutti, anche con chi ha

convinzioni diverse dalle nostre.

Intenzione missionaria

Perché i pastori della Chiesa, amando

profondamente il proprio gregge, possano

accompagnarne il cammino e

tenere viva la speranza.

Intenzione dei vescovi

Perché il Convegno Ecclesiale nazionale di Firenze

sia l'occasione per ripensare l'umanesimo nell'epoca

della scienza, della tecnica e della comunicazione.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente

e misericordioso, ci impegniamo con gioia

nella costruzione della civiltà dell'amore.

Intenzioni mese di Novembre

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ pagina 3

Domenica 22

Novembre

II Settimana del Salterio

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario

La preghiera non può cambiare le cose rispetto

a te, ma di sicuro cambia te rispetto alle cose.

Al momento della revi­sione del calendario dei santi tra i titolari delle basiliche romane solo la memoria di santa Ceci­lia è rimasta alla data tradizionale. Degli altri molti sono stati sop­pressi perché mancava­no dati o anche indizi storici riguardo il loro culto. Anche riguardo a Cecilia, venerata come martire e onorata come patrona dei musicisti, è difficile reperire dati storici completi ma a

sostenerne l'importanza è la certezza storica dell'antichità del suo culto. Due i fatti accer­tati: il «titolo» basilica­le di Cecilia è antichis­simo, sicuramente ante­riore all'anno 313, cioè all'età di Costantino; la festa della santa veniva già celebrata, nella sua basilica di Trastevere, nell'anno 545. Sembra inoltre che Cecilia ven­ne sepolta nelle Cata­combe di San Callisto, in un posto d'onore,

accanto alla cosiddetta «Cripta dei Papi», tra­sferita poi da Pasquale I nella cripta della basili­ca trasteverina. La fa­mosa «Passio», un testo più letterario che stori­co, attribuisce a Cecilia una serie di drammati­che avventure, termina­te con le più crudeli torture e conclusesi con il taglio della testa.

Il Santo del giorno: Santa Cecilia Vergine e Martire

In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù ri­

spose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato

disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti han­

no consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno

non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei

servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei;

ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu

sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato

e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità.

Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Vangelo: Gv 18,33­37

Contemplo: Il mio regno non è di quaggiù (Gv 18,36)

Pilato chiede a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù risponde che il suo regno non è di questo mondo, di quaggiù. Il regno di Gesù non si può circoscrivere o delimitare, poiché è un regno spirituale. Gesù è venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità, all'amore di Dio, alla pace. Chiunque vive questi valori, e li testimonia con la propria vita, vive già nel regno di Gesù.

Agisci

Il regno annunciato

da Gesù è un regno

fondato sull'amore:

per questo non verrà

mai meno. Oggi darò

il mio contributo alla

costruzione di questo

Regno attraverso un

gesto concreto d'amo-

re nei confronti delle

persone che ho ac-

canto.

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 4

L u n g o i f i u m i c o m m e n t o a i S a l m i

La liturgia odierna, suggello

ciclo liturgico dedicato

all’Evangelista Marco, ci ri-

corda la signoria di Cristo,

Re dell’universo.

Il profeta Daniele descrive

una sua impressionante visio-

ne notturna. A quattro be-

stiali figure si contrappone

quella rassicurante del Figlio

dell'uomo. Dio è rappresen-

tato come un vegliardo che

consegna il potere sulla sto-

ria umana al figlio Gesù, che

da questo momento diviene

il Signore assoluto di tutto

l'universo. L'Apocalisse ci

presenta Gesù quale primo-

genito della creazione nuo-

va, l'inizio e il termine di

tutta la storia della sal­

vezza.

Nel Vangelo, Pilato non af-

fronta seriamente il proble-

ma della possibile regalità di

Gesù.

Mettersi sotto il potere di Cristo

Re non comporta solamente il

futuro possesso del regno dei

cieli, ma anche un'incipiente

conquista, per vivere la propria

esistenza con il sigillo di un'au-

tentica dignità umana. Ieri è

toccato a Pilato prendere posi-

zione di fronte a Cristo Re; oggi

tocca a noi. E’ relativamente

facile per tutti cadere nell'equi-

voco del procuratore romano

quando, dopo essersi chiesti se

davvero Gesù sia re, non ci si

ferma a valutare il peso della

risposta, e non se ne accettano

le conseguenze pratiche. Anche

per noi Cristo Re potrebbe costi-

tuire una breve "avventura litur-

gica", che termina con la fine

della celebrazione eucaristica;

mentre il potere lo teniamo per

noi, negandogli, di fatto, di re-

gnare sulla nostra esistenza.

Possiamo ridimen-

sionare il "Pilato"

che c'è in ciascuno

di noi, e lasciare

maggior spazio al

discepolo autentico,

nella convinzione

che accettare leal-

mente la regalità di

Cristo significa re-

gnare con lui, da

subito e per tutta

l'eternità. Noi, con

il battesimo diventiamo in

Cristo re, sacerdoti e profeti.

Appartenere al popolo

"regale" significa essere si-

gnori di se stessi, liberi dai

condizionamenti che da ogni

parte ci avvolgono, perché

liberati da Cristo. Proprio

perché liberi, si può servire

disinteressatamente senza

pretese di dominio, ma con

l'umile ambizione di costruire

ogni giorno il regno di cui sia-

mo fatti partecipi. Chiedia-

moci: ho coscienza che con il

battesimo divento in Cristo

re, sacerdote e profeta? Co-

me vivo questa grande real-

tà? Non è doveroso ripetere

ancora una volta a Gesù tutta

la mia riconoscenza e ricon-

fermargli la fiducia più asso-

luta?

don Carlo

Rendere testimonianza alla verità Meditazione di don Carlo Moro

parroco di Gargnano

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 5

L u n g o i f i u m i c o m m e n t o a i S a l m i

Contemplatio

a cura di don Luciano

Gesù, che sta per salire

il patibolo, senza che un

solo gesto, dalla terra o

dal cielo, sia tentato per

difenderlo, questo Gesù

afferma con suprema

calma: «Io sono re». Re,

cioè non solo libero — ed

è legato — ma anche Si-

gnore — e stanno per uc-

ciderlo!

Quell'istante esigeva la

fede più salda, perché

era quello dell'oscurità più fonda, era il momento in cui

sembrava che del Dio-uomo nulla più restasse di Dio e,

di lì a poco, più nulla dell'uomo. Non era difficile cre-

dere alla potenza di Gesù quando comandava alle ma-

lattie, ai demoni, alla tempesta, alla morte. Ma per

pensare come Re e Dio uno che è vinto, schiacciato,

ridotto al nulla, bisogna ricorrere a una logica che in-

verte qualsiasi pensiero umano, occorre lasciare affon-

dare la propria intelligenza nelle tenebre più fitte, in

una parola, rinunziare a qualsiasi altra luce che non sia

quella della fiducia cieca, propria dell'amore [...].

In quel momento ci voleva l'amore stesso di Dio per ca-

pire come lo spogliamento completo potesse costituire

l'offerta suprema dell'amore, per scoprire nell'annienta-

mento della croce la più sublime manifestazione

dell'onnipotenza di Dio.

Gesù manifesta la propria regalità e signoria sovrana

servendosi della cattiva volontà degli uomini per il

compimento della sua volontà di salvezza, utilizzando il

loro odio per la sua opera d'amore. Lo crocifiggevano

per toglierlo di mezzo: ed ecco che lo rituffano nell'e-

ternità da cui era venuto e che, col suo ritorno, egli

riaprirà a tutti gli uomini.

(I. RIVIÈRE, A chaque jour suffit sa joie, Paris 1949, 171s.).

Sì, c'è qualcosa di più alto del

fragore dei flutti, del frangersi

delle onde, più forte del fra-

stuono di questa nostra storia,

e del rimbombo dei mari. È il

silenzio dell'Infinito, oltre i «sovrumani silen-

zi»: è l'infinito silenzio di Dio. Come nel fondo

dell'India, nel tempio della «Parola vivente»

adorata anche dagli animali, nell'estasi del

creato, nell'assoluto silenzio. E non è che il

suono dei due oceani che finisce alle soglie

del tempo,'il suono dei due oceani che si in-

contrano e si abbracciano nel rumore indistin-

to ed eterno di un «AOM», sempre riassorbito

nel silenzio.

Il Signore regna, si riveste di maestà:

si riveste il Signore, si cinge di forza.

È stabile il mondo, non potrà vacillare.

Stabile è il tuo trono da sempre,

dall’eternità tu sei.

Davvero degni di fede

i tuoi insegnamenti!

La santità si addice alla tua casa

per la durata dei giorni, Signore.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, che rovesci i potenti dai troni e innalzi gli umili, che mandi i ricchi a mani vuote e colini di beni gli affamati, noi contempliamo il divino rovesciamento che tu compi nella sto-ria e nelle nostre vicende di uomini, e ti lodiamo. Lavora il nostro cuore per-ché fiorisca ciò che in noi è piccolo e invisibile, alla luce del tuo amore, del-la tua pace, della tua mitezza. Sia lode a te, o Signore della vita!

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ pagina 6

Lunedì 23

Novembre

II Settimana del Salterio

XXXIV Tempo Ordinario

Il Santo del giorno: Beato Bartolomeo Poggio

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettava-

no le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova

povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi di-

co: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti

costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro su-

perfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello

che aveva per vivere».

Brano Evangelico: Lc 21, 1­4

Di origine italiana, il Beato Bartolomeo Poggio, nacque il 21 settembre 1768 a San Martino Stella (Savona), da piccolo andò con i genitori in Argen t ina . En trò nell’Ordine Mercedario a Buenos Aires e fu ordinato sacerdote a Cordova il 26 maggio 1799. L’anno dopo fu destinato come cappella­no in Patagonia, in questo luogo e nel vicino porto di San Giuseppe, evangelizzò

per 10 anni, dando e­sempio di vita apostoli­ca e povera. In quella regione gli indigeni frequentemente rapina­vano tutto ciòtutto ciò che incontravano persi­no persone per poi scambiarle con viveri. Durante una di queste incursioni gli indigeni incendiarono la cappel­la dove padre Poggio stava celebrando la

messa, quindici persone furono uccise, altre furo­no fatte schiave, il mer­cedario morì in ginoc­chio davanti all’altare con lo sguardo fisso ver­so la croce e la preghiera sulle labbra. Era il 7 agosto del 1810 ed è considerato il protomar­tire della Patagonia. L’Ordine lo festeggia il 23 novembre.

Contemplo: Ha donato più di tutti (Lc 21,3)

La Chiesa ci esorta a esprimere la nostra fede con la carità della povera vedova del Tempio, umile a paragone degli scribi pieni di vanità, non con la tristezza di una povertà subita, ma tacitamente e gioiosamente, per amore di Dio. Possiamo paragonare questa vedova a Cristo stesso, che ci ha donato tutto quanto aveva per vivere, donando la sua vita. Nella carità è contenuta la richiesta più gradita a Dio, quella che mette in sintonia con Cristo Gesù.

Frutto del silenzio è la preghiera. Frutto della

preghiera è la fede. Frutto della fede è l’amore.

Frutto dell’amore è il servire.

Agisci

Siamo sempre di corsa e presi da mille impe-gni. Questo spesso ci impedisce di trovare un momento per con-templare la bellezza del creato, ricono-scendovi il segno della grandezza di Dio. Oggi cercherò di guardare al mondo che mi cir-conda con lo sguardo contemplativo di Ma-ria.

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 7

Gesù ci indica la figura di una donna vedova

come esempio da seguire, come modello di

un’autentica e vera vita cristiano. Non sono le

offerte dei farisei o degli uomini ricchi il tribu-

to gradito a Dio ma la piccola monetina di una

povera, il necessario di chi non possiede altro

che due spiccioli. Infatti la vedova offre a Dio

il necessario che ha per vivere, non il super-

fluo. La fede di questa donna, una fede sem-

plice che sa compiere un gesto all'apparenza

insignificante, è colto dal Signore Gesù come il

più bel dono al tesoro del Tempio. Donare è

difficile, donare bene quasi impossibile. Que-

sta donna è libera nella sua devozione e nella

sua semplicità, non si ferma davanti all'uso

che del denaro veniva fatto, non si scandalizza

delle belle pietre che adornano il Tempio, né

invoca presunti soldi dei Sommi Sacerdoti...

No! E Gesù guarda il cuore di questo dono di

pochi spiccioli, dono dell'essenziale, dono sof-

ferto e meditato. Costa fatica donare, ma Dio

vede. Diamogli l'essenziale, del nostro, ciò che

è nella nostra interiorità perché il Signore lo

prenda e lo faccia lievitare, e lo trasfiguri. Se

sfidiamo Dio in generosità, è sempre il Signore

a vince­re! Chiediamoci: Cosa sono disposto a

donare oggi al Maestro? Del tempo? Un sorriso?

Un perdono?

A te la lode e la gloria nei secoli

Benedetto sei tu, Signore,

Dio dei padri nostri,

benedetto il tuo nome

glorioso e santo.

Benedetto sei tu nel tuo tempio

santo, glorioso,benedetto

sei tu sul trono del tuo regno.

Benedetto sei tu che penetri

con lo sguardo gli abissi

e siedi sui cherubini,

benedetto sei tu nel

firmamento del cielo.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, rianima in noi il corag-

gio e la semplicità di seguire il nostro

cuore in tutto ciò che ci ispira e spesso

ci obbliga a decidere e a vivere. Ti

preghiamo di darci la forza di essere

decisi, senza inni essere sbruffoni.

Meditiamo la Parola

Il più bel dono al tesoro

del tempio. Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ pagina 8

Martedì 24

Novembre

II Settimana del Salterio

XXXIV Tempo Ordinario

Il Signore ascolta le preghiere di coloro che

chiedono di dimenticare l’odio. Ma è sordo

a chi vuole sfuggire all’amore.

Secondo la sua «Passio» Fermina era una vergine romana figlia dello stes­so «praefectus urbis», Calpurnio. Il testo narra che un «consularis», O­limpiade, aveva tentato di sedurla, ma in realtà fu lei a condurre lui alla fede cristiana. Una con­versione che costò a O­limpiade il martirio. Fer­mina seppellì allora l'a­mico in un suo fondo detto Agulianus a circa otto miglia da Amelia il

1° dicembre. La donna fu chiamata più tardi a dare la stessa testimo­nianza di fede, subendo il martirio sotto Diocle­ziano. Secondo la «Passio» sarebbe stata sepolta il 24 novembre nello stesso luogo in cui ella aveva sotterrato l'a­mico Olimpiade. Il seme della sua testimonianza, però, avrebbe dato anco­ra frutti. Venti giorni dopo l'uccisione di Fer­mina, infatti, anche il

suo carnefice Ursiano (Ursicinus) si convertì, andò a Ravenna, dove fu battezzato dal prete Valentino e subì il mar­tirio il 13 dicembre. Un altro documento più recente, pur riportando gli stessi elementi della leggenda, suppone in­vece che Fermina sia stata sepolta a Civita­vecchia il 20 dicembre.

Il Santo del giorno: Santa Firmina di Amelia

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e

di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non

sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro,

quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staran­

no per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti ver­

ranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro

a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché pri­

ma devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si

solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luo­

ghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni gran­

diosi dal cielo.

Brano Evangelico: Lc 21,5­11

Contemplo: Non sarà lasciata pietra su pietra (Lc 21,6)

Giuseppe Flavio paragona l'edificio del tempio di Gerusalemme a una montagna innevata. Gesù che frequentava il tempio, lo ammirava e lo ha chiamato «casa di preghiera», annuncia che la distruzione del bel­lissimo tempio di pietra, sostituito da un tempio di carne, sarà l'inizio di un nuovo modo di adorare Dio «in Spirito e verità».

Agisci

Tutto è destinato a

passare, eppure è così

facile attaccare il cuo-

re alle cose! Quello

che possiedo è solo

uno strumento che il

Signore mi ha donato

per fare il bene. Oggi

rifletto su come vivo il

mio rapporto con i be-

ni terreni.

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 9

Il tempio di Dio è l’uomo vivente, colui che ricono-

sce nella propria vita la presenza di Dio. Il compian-

to Card. Ballestrero ci ricorda questa verità in questa

bellissima meditazione.

“Quale sarà il mio posto nella casa di Dio? Lo so,

non mi farai fare brutta figura, non mi farai sentire

creatura che non serve a niente, perché tu sei fatto

così: quando ti serve una pietra per la tua costruzio-

ne, prendi il primo ciottolo che incontri, lo guardi con

infinita tenerezza e lo rendi quella pietra di cui hai

bisogno - ora splendente come un diamante, ora o-

paca e ferma come una roccia, - ma sempre adatta

al tuo scopo.

Cosa farai di questo ciottolo che sono io, di questo

piccolo sasso che tu hai creato e che lavori ogni gior-

no con la potenza della tua pazienza, con la forza

invincibile del tuo amore trasfigurante? Tu fai cose

inaspettate, gloriose. Getti là le cianfrusaglie e ti met-

ti a cesellare la mia vita. Se mi metti sotto un pavi-

mento che nessuno vede, ma che sostiene lo splen-

dore dello zaffiro o in cima a una cupola che tutti

guardano e ne restano abbagliati, ha poca importan-

za. Importante è trovarmi ogni giorno là dove tu mi

metti, senza ritardi. E io, per quanto pietra, sento di

avere una voce: voglio gridarti, o Dio, la mia felicità di

trovarmi nelle tue mani malleabile, per renderti servi-

zio, per essere tempio della tua gloria”.

(A.A. Ballestrero).

A lui la lode e la gloria nei secoli

Benedite, opere tutte del Signore,

il Signore.

Benedite, angeli del Signore,

il Signore.

Benedite, cieli, il Signore.

Benedite, acque tutte,

che siete sopra i cieli, il Signore.

Benedite, potenze tutte del Signore,

il Signore, lodatelo ed esaltatelo

nei secoli.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, noi siamo argilla, ma siamo comunque opera delle tue mani e siamo segno di quanto grandi possa rendere l'amore, anche quando agisce su quella piccola «cosa» che siamo noi. Donaci di attingere la serenità del cuore e la stabilità della niente alla certezza che tu, come sei all'origine, sei pure alla fine di ogni storia, picco-la o grande che sia!

meditazione

Quale sarà il mio posto nella casa di Dio A cura della redazione

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 10

Lungo i fiumi commento ai Salmi a cura di don Luciano Vitton Mea

Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio

cammino [...]

Fa' risplendere il tuo volto sul

tuo servo e insegnami i tuoi

decreti [...] Limpida epura è

la tua promessa e il tuo servo

la ama [...]

La tua giustizia è

giustizia eterna e la tua legge è verità [...]

Desidero la tua

salvezza, Signore, e la tua

legge è la mia delizia.

(Salmo 119,105.135.140.142.174)

Nel cammino della vita abbiamo bisogno di

punti di riferimento precisi e stabili come una

roccia su cui è inciso visibile il segno che i-

dentifica il sentiero sul quale muoversi.

È l'esperienza tipica di chi cammina in monta-

gna. Ci si imbatte di frequente in sentieri ap-

pena tracciati o che si inerpicano lungo un

pendio che emette un brivido di paura. Lo

stesso sentiero si fa poi più ripido, anche se

ben evidente tra due pareti rocciose e alte

sino a nascondere il sole. Più in là però la luce

torna a risplendere e così il passo riprende a

farsi più sicuro, gioioso e deciso. Non è ancora

la meta, ma il cammino può proseguire più

sicuro e sereno.

Anche la vita è fatta così: passo dopo passo

noi camminiamo, ci esponiamo anche a qual-

Lampada ai miei passi Commento al Salmo 119

che rischio, ci mettiamo in gioco per amore di Dio

e dei fratelli, per amore del Vangelo e della Chie-

sa... E succede, non poche volte, che il percorso

ci riservi anche qualche incognita e ci faccia non

poco paura.

Siamo come Israele nel deserto: abbiamo bisogno

che una colonna di fuoco ci preceda rischiarando

la via, scaldandoci il cuore e arricchendoci di nuo-

va energia.

Siamo come i due di Emmaus che, dopo la notte

buia della croce, vagano incerti e senza speranza,

finché la Parola non torna ad accendersi e ad ar-

dere in loro e a fare luce sufficiente perché il cuo-

re senta che Dio è vicino e ricuperi fiducia e co-

raggio.

Così, Signore, non ci manchi mai la tua Parola che

dona la speranza e rafforza la nostra fede: ci sia-

mo messi in gioco per servire il tuo Regno e tu hai

promesso di essere luce soprattutto là dove noi

rimaniamo impressionati dalle tenebre e impauriti

dal buio di questo mondo, amato sì dal Padre ma

insieme tanto lontano da lui e indifferente ai suoi

«richiami».

È grande grazia per noi che sia il Vangelo, la tua

Parola, la bussola luminosa del nostro cammino:

ogni giorno! Qui si trova la vera gioia: «La tua leg-

ge è la mia delizia!».

Card. Dionigi Tettamanzi

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ pagina 11

XXXIV Tempo Ordinario

L’Agnello c’insegna la fortezza: l’Umiliato ci dà lezioni di dignità: il Condannato esalta

la giustizia: il Morente conferma la vita: il Crocifisso prepara la gloria.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di

voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni,

trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete

allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di

non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, co­

sicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.

Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici,

e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome.

Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra

perseveranza salverete la vostra vita».

Brano Evangelico: Lc 21, 12­19

La letteratura popolare

parla di Caterina come

di una giovane colta e

affascinante originaria

di Alessandria d'Egit­

to. Durante una festa

pagana il governatore

Massenzio invitò la

giovane a venerare gli

dèi. Al rifiuto di Cate­

rina le propose il ma­

trimonio, ma rice­

vette un altro dinie­

go. La giovane cri­

stiana venne con­

dannata alla ruota

dentata, ma si salvò

miracolosamente.

Venne poi decapita­

ta. Tutto ciò sarebbe

avvenuto nel no­

vembre 305. Nel

secolo VIII fu trovato

il suo sepolcro nel

celebre monastero di

Santa Caterina, al

Monte Sinai. Il suo

corpo sarebbe stato

portato lì dagli angeli.

Contemplo: Vi darò parola e sapienza (Lc 21,15)

Spesso ci preoccupa il modo di «dare testimonianza» davanti al mondo con le nostre parole, più che con la nostra vita. La Chiesa ricorda le parole di Gesù: «Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vo­stro che parla in voi» (Mt 10,20) e tutti sappiamo che se «nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto», a maggior ragione nemmeno andrà perduta una parola detta con amore, «con dolcezza e rispetto, per far vedere a tutti la speranza che è in noi» (cf 1Pt 3,15-16).

Il Santo del giorno: Santa Caterina d’Alessandria

Mercoledì 25

Novembre

II Settimana del Salterio

Agisci Essere cristiani coerenti

mette sempre in diffi-

coltà i nostri rapporti

con gli altri ed è facile

cadere nella tentazione

di 'seguire la corrente".

Oggi cercherò di testi-

moniare con coraggio la

mia fede, anche se que-

sto sarà fonte di qualche

incomprensione.

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12

Don Andrea Santoro ucciso in Turchia nel 2006, po-

chi giorni prima di morire scriveva: “Una sera verso

gli inizi di dicembre, ero in strada con il mio pulmi-

no. Dovevo girare, ho messo la freccia e ho comin-

ciato a voltare. Veniva una macchina velocissima.

Ha dovuto frenare per non investirmi. Uno è sceso

e ha cominciato a urlare. Conoscendo l'irascibilità

dei turchi, soprattutto se sono ubriachi, ho prose-

guito, temendo brutte intenzioni. Mi sono accorto

che mi inseguivano. Arrivato in piazza mi hanno

sbarrato la strada. Mi sono trovato con la portiera

aperta, uno che mi ha sferrato un pugno, un altro

che mi strappava dal sedile e l'altro ancora che vo-

leva trascinarmi. Ho portato il segno di quel pugno

per qualche giorno e la spalla, tirata, che a volte

mi fa ancora male. È intervenuta la polizia: erano

ubriachi ed è stato fatto un verbale a loro carico.

Me ne sono tornato a casa stordito, chiedendomi

come si potesse diventare delle bestie. Mi sono ve-

nuti in mente i litigi in cui ci scappa un morto, le

violenze fatte a una ragazza sola, il divertimento

sadico ai danni di qualche povero disgraziato. Devo

dirvi la verità: ho avuto paura e per qualche notte

non ho dormito. Continuavo a chiedermi: perché?

Come è possibile? Una settimana dopo, verso sera,

hanno suonato al campanello della chiesa. Sono an-

dato ad aprire, erano tre giovani sui 25-30 anni.

Uno mi ha chiesto: «Si ricorda di me?». Ho guardato

bene e ho riconosciuto quello che mi aveva tirato

per la spalla. «Sono venuto a chiederle scusa. Ero

ubriaco e mi sono comportato molto male. Padre

mi perdoni». «Va bene, gli ho detto, stai tranquillo.

Ma non farlo più, per chiunque altro». Subire il ma-

le e la cattiveria del mondo non è certo piacevole,

eppure sappiamo che niente va perduto, tantomeno

l’amore.

Meditiamo la Parola

Niente va perduto Meditazione di Fiorella Elmetti

A lui la lode e la gloria nei secoli

Benedite, sole e luna, il Signore.

Benedite, stelle del cielo, il Signore.

Benedite, piogge e rugiade, il Signore.

Benedite, o venti tutti, il Signore.

Benedite, fuoco e calore, il Signore.

Benedite, freddo e caldo, il Signore.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, sei tu che raccogli ogni

capello del nostro capo e lo poni nella

memoria divina delle realtà che non

passano e che hanno già il sapore

dell'eternità. Non lasciare che ci sen-

tiamo mai sprecati, anche quando sia-

mo trattati come semplici cose da mo-

strare e da esibire... Tu abiti le nostre

anime e fai di noi vasi preziosi come

quelli dell'altare.

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ pagina 13

Giovedì 26

Novembre

II Settimana del Salterio

XXXIV Tempo Ordinario

Il male mette le radici quando un

uomo comincia a pensare di essere

migliore degli altri.

La sua intensa vita inte­

riore lo rese quasi traspa­

rente alla luce sopranna­

turale di Dio, e accadde

così che quel frate indotto

e semplice, ritirato e mo­

desto, venisse ricercato

da sapienti e da potenti

desiderosi di ottenere da

lui consigli di spirituale

perfezione. Due Papi,

Gregorio XV e Urbano

VIII, lo ebbero in grande

considerazione e insi­

sterono perché il frate

di Bisignano restasse

presso di loro a Roma,

dove non gli sarebbero

mancati, se li avesse

appetiti, leciti onori e

consolanti soddisfa­

zioni. Frate Umile pre­

ferì invece tornare nel

suo convento nel cuo­

re della Calabria, dove

il Signore aveva pre­

parato per lui un doloro­

so calvario. Infatti, gli

ultimi tempi della sua

vita non lunga furono

segnati da penose soffe­

renze fisiche, che il fran­

cescano riformato sop­

portò, in silenzio, con

indicibile pazienza.

Il Santo del giorno: Sant’Umile da Bisignano

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eser­citi, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saran­no sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

Brano Evangelico: Lc 21,20­28

Contemplo: La vostra liberazione è vicina (Lc 21,28)

La liberazione è vicina: opera in mezzo a noi il regno di Dio. Noi pre­ghiamo ogni giorno con la preghiera che Gesù ci ha insegnato: «Liberaci dal male!». Preghiamo che il nome di Dio sia santificato in noi, il regno di Dio trionfi in noi e la volontà di Dio, cioè il suo amore, la sua Parola, scesa dal cielo, non ritorni senza effetto, senza aver irri­gato la terra, averla fecondata e fatta germogliare (cf Is 55,10-11). Siamo infatti collaboratori di Dio, campo di Dio, edificio di Dio (cf 1Cor 3,9).

Agisci L'angelo è un mes-saggero di Dio che illumina, accompa-gna, incoraggia, so-stiene... Oggi mi fa-rò "angelo di Dio", andando a trovare qualcuno che cono-sco e che so in diffi-coltà, portandogli aiuto e consolazione.

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 14

“Levate il capo, perché la vostra liberazione è vici-

na”. Questa affermazione di Gesù che conclude il

brano evangelico di quest’oggi è per tutti noi motivo

di conforto e di speranza. Il Signore non viene per

giudicarci o per gettare pesi insopportabili sulle no-

stre fragili spalle, a imporci il gioco della legge e di

norme che tendono ad ingabbiarci in un freddo lega-

lismo. Il Signore viene per liberarci, per aprirci la

strada verso la libertà dei figli. Sciolti dai lacci del

nostro egoismo siamo chiamati a costruire cieli nuovi

e terre nuove, a depositare nell’aridità di questa ter-

ra il piccolo seme del “Regno di Dio”. Costruttori di

pace, di un nuovo sistema economico basato sulla

solidarietà e non sul profitto; un modo dove le lacri-

me dei poveri, degli orfani e delle vedove saranno

lucenti; dove non vi saranno più bambini con le pan-

ce gonfie di vermi, mamme che alzano lamenti per i

loro bimbi morti di fame o per una malattia che po-

teva essere guarita con un vaccino dal costo irrisorio.

Anche il mio peccato sarà cancellato e libero nella

misericordia di Dio potrò volare alto nel mio cielo.

Ecco, le “Gerusalemmi” di questo mondo stanno per

essere abbattute: “Levate il capo, perché la vostra

liberazione è vicina”.

A lui la lode e la gloria nei secoli

Benedite, rugiada e brina, il Signore.

Benedite, gelo e freddo, il Signore.

Benedite, ghiacci e nevi, il Signore.

Benedite, notti e giorni, il Signore.

Benedite, luce e tenebre, il Signore.

Benedite, folgori e nubi, il Signore.

Benedica la terra il Signore,

lo lodi e lo esalti nei secoli.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, quando ci sentiamo pre-cipitare nella fossa dell'angoscia e ci sentiamo sbranare dalla paura, donaci la semplicità di levare il capo, gli oc-chi, il cuore, la mente e il desiderio.., verso di te. Come un bimbo che guarda la propria madre nel tempo del perico-lo, sii tu la nostra liberazione, sii tu la nostra salvezza.

Medita la parola

Levate il capo

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ pagina 15

Venerdì 27

Novembre

II Settimana del Salterio

XXXIV Tempo Ordinario

Essere non amati, non voluti, dimenticati.

È questa la grande povertà, peggio di non avere

niente da mangiare.

Non si hanno notizie sicure sulla sua vita poi­ché tutta la documenta­zione dipende da uno scritto di Magonza, che tutti oggi riconoscono per un falso del secolo XII. Secondo la leggen­da Bililde nacque a Vei­tshochheim, presso Wür­zburg, e sposò il duca di Turingia. Partito il mari­to per una guerra, la san­ta si ritirò presso lo zio Sigiberto (o Rigiberto),

vescovo di Magonza, ma, rimasta vedova molto presto, pose fine al suo ritiro per fondare il mo­nastero di Altinfinster (identificato da alcuni con Hagenmiinster, nei pressi della stessa città) dove morì. Mentre le notizie concernenti la Vita di Bililde sono scar­samente attendibili, molte sono le testimonianze del culto. In un calendario manoscritto di Fulda del

secolo IX, oggi perduto, è testimoniata la com­memorazione di Bililde vergine. A Magonza esiste anche oggi una piccola chiesa a lei dedi­cata. Sembra quindi che Bililde non fu sposa ma una vergine di Magonza e che contribuì alla fon­dazione del monastero sopra ricordato. Con tutta probabilità morì nel 734.

Il Santo del giorno: Santa Bililde

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Osservate

la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi

stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quan­

do vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vici­

no. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tut­

to avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passe­

ranno».

Brano Evangelico: Lc 21,29­33

Contemplo: Il cielo e la terra passeranno (Lc 21,33)

Il fatto che «il cielo e la terra passeranno» e «non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura» (Eb 13,14) non ci fa dimenticare che «Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre» e che «per mezzo di Lui offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome» (Eb 13,8.15). La Chiesa di Gesù è sulla terra per costruire «l'uomo nuovo», «nuovi cieli e nuova terra», attraverso le parole di Gesù che «non passeranno».

Agisci: Il regno di Dio non sa-

rà mai distrutto per-

ché fondato sull'amo-

re. Solo l'amore co-

struisce e solo l'amore

è per sempre. Oggi mi

impegnerò a compiere

un gesto di riconcilia-

zione e di pace nei

confronti di qualcuno

con cui ho difficoltà.

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ pagina 16

Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non

passeranno. Quale eredità vogliamo lasciare al mondo? Le nostre

opere, i valori, i principi, gli ideali, le battaglie vinte

in nome dell'amore verso il prossimo, i figli che accu-

diamo. Tutto avrà fine prima o poi, tutto si sgretolerà

e diventerà polvere disperdendosi e chi verrà dopo

nemmeno si accorgerà che quella cosa è esistita, ma

ciò che non passeranno mai sono le parole buone,

quelle che insegnano le regole da seguire, le buone

maniere, l'amore per la giustizia. Avete mai fatto caso

a quanto siamo tutti sempre molto critici nei confronti

del prossimo? Eppure quando un nostro conoscente

muore, magari più volte da noi disprezzato, con il pas-

sare del tempo tendiamo a dimenticarci i suoi aspetti

negativi e siamo pronti a sottolineare quelli positivi. Il

segno che il bene trionfa sul male, che l'amore e i buo-

ni insegnamenti vanno oltre i nostri giudizi sommari,

un po' come se vedessimo sempre la cenere che si de-

posita nel caminetto e non riuscissimo a vedere la bra-

ce che arde e riscalda da sotto. Atei o credenti che

siate, prendete il Vangelo. Per qualcuno è la parola di

Dio, per altri la filosofia di un certo Gesù vissuto due-

mila anni fa. Però! Duemila anni e le sue parole sono

sempre vive, attuali. Sfido chiunque a dire che il per-

dono non porti alla pace, che la solidarietà non faccia

bene anche a chi la mette in pratica, che la perseve-

ranza non porti a buoni risultati. Tutti, anche gli amici

atei, sono chiamati a leggere il Vangelo almeno una

volta nella vita. Non si può criticare o mettere da par-

te ciò che non si conosce. Le parole di Gesù non tra-

monteranno mai.

Meditiamo la Parola

Quale eredità Meditazione a cura di don Fabio Marini

A lui la lode e la gloria nei secoli

Benedite, monti e colline, il Signore.

Benedite, creature tutte che

germinate sulla terra, il Signore.

Benedite, sorgenti, il Signore.

Benedite, mari e fiumi, il Signore.

Benedite, mostri marini e quanto

si muove nell’acqua, il Signore.

Benedite, uccelli tutti dell’aria,

il Signore.

Benedite, animali tutti, selvaggi

e domestici, il Signore,

lodatelo ed esaltatelo nei secoli.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, quanto siamo ciechi e quanto siamo insensibili ai segni che annunciano la vita e ci promettono un di più di speranza! Donaci la sapienza di Daniele e donaci la docilità della pianta de fico, perché sappiamo la-sciarci risvegliare dal sole della tua presenza e ritrovare il pieno gusto di vivere e di donarci.

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 17

“Dio ha compassione. Ha compas-

sione per ciascuno di noi, ha com-

passione dell’umanità e ha man-

dato suo Figlio per guarirla, per

rigenerarla”, per “rinnovarla”. È

uno dei passaggi di una delle ome-

lia di Papa Francesco a Casa San-

ta Marta incentrata proprio sulla

compassione di Dio: “E’ interes-

sante – ha osservato – che nella

parabola che noi tutti conosciamo

del Figliol Prodigo, si dice che

quando il padre – che è una figura

di Dio che perdona – vede arriva-

re suo figlio ebbe compassione. La

compassione di Dio non è avere

pietà: non ha nulla a che vedere

una cosa con l’altra”. Io, ha sog-

giunto il Santo Padre, “posso ave-

re pietà di un cane che

sta morendo”, ma la

compassione di Dio è

altro: è “mettersi nel

problema, mettersi nella

situazione dell’altro, con

il cuore di Padre”. E per

questo, ha sottolineato

Papa Francesco, “ha

mandato suo Figlio”.

“Gesù curava la gente –

ha affermato – però non

è un ‘guaritore’. No!

Curava la gente come

segno, come segno della

compassione di Dio, per

salvarla, per rimettere al

suo posto nel recinto la pecorella

smarrita, i soldi smarriti della

donna che aveva perso la sua

dracma. Dio ha compassione. Dio

ci mette il suo cuore di Padre, ci

mette il suo cuore per ciascuno di

noi. E quando Dio perdona, per-

dona come Padre e non come un

impiegato del tribunale, che legge

una sentenza e dice: ‘Assolto per

insufficienza di prove’. Ci perdona

da dentro. Perdona perché si è

messo nel cuore di questa perso-

na”. Gesù, ha soggiunto il papa,

è stato inviato per “portare la lie-

ta novella, per liberare colui che

si sente oppresso”. Gesù “è invia-

to dal Padre per mettersi in cia-

scuno di noi, liberandoci dei no-

stri peccati, dei nostri mali”.

Domenica prossima inizia il nuo­

vo anno liturgico che avrà come

punto di riferimenti il Vangelo di

Luca, il Vangelo della misericor­

dia. Un anno particolare perché

segnato dal Giubileo indetto da

papa Francesco, il giubileo della

misericordia. Così esordisce Am­

brogio di Milano nel com­

mentare, dal Vangelo di Luca, il

testo della donna che cerca la mo­

neta.

Non senza motivo san Luca ci

presenta di seguito tre parabole: la

pecora che si era smarrita ed è

stata ritrovata, la dramma che era

stata perduta, poi ritrovata, il fi­

glio prodigo che era morto, e poi è

tornato in vita. Cosicché, solleci­

tati da questo triplice rimedio,

curiamo le nostre ferite. Chi sono

questo padre, questo pastore, que­

sta donna? Non sono forse Dio

Padre, Cristo, la Chiesa? Cristo ha

preso su di sé i tuoi peccati, ti por­

ta nel suo corpo; la Chiesa ti cer­

ca; il Padre ti accoglie. Come un

pastore, ti riporta; come una ma­

dre, ti ricerca; come un Padre, ti

riveste. Prima la misericordia, poi

l'assistenza, infine, la riconcilia­

zione.

Con queste parole del vescovo di

Milano ci inoltriamo in questo

tempo di grazia che è l'Anno San­

to della Misericordia, perché sia

un'occasione per riprendere a spe­

rare e ad amare in modo più pro­

fondo e sereno.

Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Dio ha compassione di noi

Accendiamo la lucerna del cuore di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ pagina 18

Sabato 28

Novembre

II Settimana del Salterio

XXXIV Tempo Ordinario

Non accontentiamoci di dare solo del denaro.

Il denaro non è sufficiente. Vorrei che ci fossero

più persone ad offrire le loro mani per servire

ed i loro cuori per amare.

E' nato a Montepran­done (Ascoli Piceno) nel 1394, fu discepolo di san Bernardino da Siena, dal quale rice­vette a 22 anni il saio francescano. Come il maestro, anch'egli si diede alla predicazio­ne, in Italia, Polonia, Boemia, Bosnia e in Ungheria dove si recò per ordine del Papa. Oratore ardente, si sca­

gliò soprattutto con­tro i vizi dell'avari­zia e dell'usura. Pro­prio per combattere quest'ultima, san Giacomo della Mar­ca ideò i Monti di Pietà, dove i poveri potevano impegnare le proprie cose, non più all'esoso tasso preteso dai privati usurai ma ad un in­teresse minimo. Già

debilitato per la vita di penitenza e colpito da coliche fortissime, morì a Napoli, nel 1476. Le sue ultime p a r o le fu r o no : «Gesù, Maria. Bene­detta la Passione di Gesù».

Etimologia: Giacomo = che segue Dio, dall'e­braico.

Il Santo del giorno: San Giacomo della Marca

Brano Evangelico: Lc 21, 34­36

Contemplo: State attenti a voi stessi (Lc 21,34)

Gesù ci mette in guardia perché «le dissipazioni, le ubriachezze di parole e di immagini, gli affanni della vita» non siano un laccio che ci faccia inciam­pare e ci allontani da Lui come pecore smarrite. Solo nella preghiera, nella conoscenza della parola di Gesù, possiamo restare con Lui e trovare «la for­za di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere» per poter «essere rivestiti di potenza dall'alto» (Lc 24,49). Con Maria diciamo: «Eccomi! Avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38).

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi,

che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e

affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso

all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti co­

loro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momen­

to pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per

accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Agisci Donaci, Signore, un

cuore l ibero e

“leggero” come quello

di Maria! Oggi mi im-

pegnerò a sgombrare

il cuore da tutto quel-

lo che lo appesanti-

sce, rendendolo meno

libero di seguire il Si-

gnore.

Non di solo pane ­ Numero 732 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 19

Quante volte le mamme ripetono ai figli: “Fate at-

tenzione!”. Le mamme sanno (e pure i papà) che la

vita è piena di inganni e che, soltanto con l’aiuto di

Dio, tutto si può superare e tutto acquista senso e

valore. Lo sapeva Maria che qualche raccomandazio-

ne al piccolo Gesù l’ha certamente fatta. Lo sapeva

Gesù nei confronti dei discepoli, destinati a diffonde-

re a far nascere la Chiesa nel mondo. Lo sappiamo

oggi anche noi, che leggiamo questo vangelo al ter-

mine dell’anno liturgico e che veniamo coinvolti a

sostenere la fede dei più giovani e di tutti coloro

che, alla scuola di Gesù, stanno imparando a dare

ragione della speranza che li anima. La liturgia sa

bene che la tentazione a cui andiamo incontro è

quello di assuefarci a perdere poco alla volta valore

alla vita spirituale, dicendo: “Che male c’è? Così fan

tutti!”. Che male c’è non andare a Messa la domeni-

ca, non frequentare la parrocchia, non impegnarsi in

nessuna proposta di volontariato? Che male c’è to-

gliere dalle scuole il crocifisso, bestemmiare per ogni

inezia, sporcare i rapporti e i sentimenti più belli,

imbrogliare o calunniare il prossimo?

Vedete, il male ci fa scendere in basso, inesorabil-

mente, ci risucchia in un vortice da cui è difficile riu-

scire a districarsi. Il demonio ci fa apparire buone le

malefatte. Ci è riuscito con Adamo ed Eva facendoli

cadere miseramente nel peccato originale. E ci rie-

sce benissimo pure con noi, che, tuttavia, dobbiamo

ricordare che siamo creati a immagine di Dio, che

siamo stati creati perché amati, che siamo figli della

luce e non delle tenebre e che per questo Gesù ha

pagato, perché noi morissimo al peccato per rinasce-

re alla vita della grazia, la vita eterna. Occorre ve-

gliare su noi stessi senza dare scandalo, ma per far

tutto occorre pregare senza stancarsi, credendoci.

A lui la lode e la gloria nei secoli.

Benedite, figli dell’uomo,

il Signore.

Benedite, figli d’Israele,

il Signore.

Benedite, sacerdoti del Signore,

il Signore.

Benedite, servi del Signore,

il Signore.

Benedite, spiriti e anime dei giusti,

il Signore.

Benedite, santi e umili di cuore,

il Signore.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, ti benediciamo per tut-

to ciò che abbiamo imparato durante

questo anno liturgico e per ciò che la

tua Parola e i sacramenti hanno fatto

crescere in noi come consapevolezza,

di fronte al nostro compito di com-

battere strenuamente contro tutto ciò

che ferisce la vita e diminuisce la

speranza.

Meditiamo la Parola

Il più bel dono al tesoro

del tempio. Meditazione di don Luciano Vitton Mea

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 732

Domenica 22 Novembre 2015

Chiuso il 16/11/2015

Numero copie 1450

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

Per la tua vita spirituale visita

Vi troverai:

Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

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