Non di Solo Pane n°751

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Settimanale di preghiera PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 751 Domenica 10 Aprile 2016 III Settimana di Pasqua «Figlioli, non avete nulla da mangiare?».

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Settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it

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Settimanale di preghiera

PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 751

Domenica 10 Aprile 2016

III Settimana di Pasqua

«Figlioli, non avete nulla da mangiare?».

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Non di solo pane ­ Numero 751 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 2

Aprile 2016

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego

specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché i piccoli agricoltori ricevano il giusto

compenso per il loro prezioso lavoro.

Intenzione missionaria

Perché i cristiani dell’Africa diano testimonianza

di amore e di fede in Gesù Cristo in mezzo

ai conflitti politico-religiosi.

Intenzione dei vescovi

Per le coppie di giovani che desiderano formare

una famiglia e devono fare i conti con la

precarietà del lavoro e la disoccupazione.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente

e misericordioso, ci impegniamo con gioia

nella costruzione della civiltà dell'amore.

Intenzioni mese di Aprile

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Domenica 10

Aprile

III Settimana del Salterio

III Domenica di Pasqua

Non possiamo sfuggire alle parole del Signore, e in base ad esse saremo giudicati.

Papa Francesco

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli disse­ro: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centi­naio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava do­mandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

Brano Evangelico: Gv 21, 1­14

Contemplo: Signore, tu sai

che ti voglio bene (c,v 21,17)

La risurrezione di Gesù e il bat-tesimo nella sua Chiesa ci hanno resi capaci di amare: «L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito

Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Ogni domenica, come ha fatto con Pietro, il Signore ci chiede se noi lo amiamo, e nono-stante i nostri rinnegamenti e le nostre infedeltà egli continua ad insegnarci l'amore di Dio e del prossimo.

Agisci

Oggi Gesù chiede

anche a me se lo

amo. Cosa rispondo

in sincerità nel mio

cuore e nei fatti?

Maria ci guida ad

amare Gesù.

Il santo del giorno:

San Michele dei Santi Na cq u e a V i ch (Catalogna), non lonta­

no da Barcellona, il 29

settembre 1591. Rima­

sto orfano di padre a 11

anni, si sentì chiamato a

vita religiosa. Nel 1603

fu accolto nel convento

dei Trínitari di Barcel­

lona, dove ebbe a mae­

stro il venerabile Paolo

Aznar. Il 30 settembre

1607 emise la profes­

sione religiosa. Cono­

sciuta la riforma com­

piuta nell'Ordine della

Santissima Trinità dal

beato Giovanni Battista della Concezione e ap­

provata dal papa Cle­

mente VIII, rifece l'an­

no di noviziato e la

nuova professione tra i

Trinitari Scalzi. Subito

si manifestarono nel

giovane religioso feno­

meni mistici. Colto da

fenomeni mistici, i su­

periori lo inviarono a

Siviglia per farlo esa­

minare da sacerdoti

esperti e il loro giudizio

fu quanto mai favore­vole. Fu prima eletto

vicario del convento di

Baeza e poi superiore

di Valladolid, dove al­

lora si trovava la corte

del re di Spagna. Morí

nel 1625.

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Non di solo pane ­ Numero 751 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 4

P a g i n e b i b l i c h e

Dopo i fatti successi a Gerusa-

lemme e le prime apparizioni i

discepoli ritornano in Galilea,

alla vita di sempre. “Disse loro

Simon Pietro: «Io vado a pesca-

re». Gli dissero: «Veniamo anche

noi con te»”. Tutto ricomincia

dalla Galilea delle genti, lontano

da Gerusalemme, in quella regio-

ne ibrida, di forte immigrazione,

incontro tra popolazioni e cultu-

re diverse, una sorta di “terra di

mezzo” senza un’identità ben

precisa come la Giudea. Tutto

ricomincia dalle loro case , da

quel lago, da un lavoro duro e

faticoso. Ed è proprio sulla spiag-

gia del primo incontro, del primo

sguardo, del primo amore che

Gesù risorto attende, sulla riva,

all’alba, dopo una notte di pesca

fallimentare i suoi discepoli.

Questo è un fatto importante per

la nostra vita perché dobbiamo

imparare ad incontrare il Risorto

nel tessuto della nostra esisten-

za, in quella Galilea delle genti

che troviamo nel nostro cuore.

Gesù, l’evento straordinario del-

la sua resurrezione , non lo tro-

viamo lontano da noi, tra le pie-

tre votive del Tempio. E’ nella

nostra Galilea, fatta di luci e di

ombre, di slanci di generosità e

di compromessi, di promesse e di

tradimenti che noi facciamo

l’esperienza viva e vera con la

resurrezione. Gesù ci attende,

seduto, sulla spiaggia della no-

stra esistenza, tra la sabbia, il

sudore, le delusioni e la fatica

del credere. Perché la fede, sia

chiaro, è fatica, un andare oltre

il contingente per scorgere

all’orizzonte, tra la luce incerta

di un nuovo giorno che nasce, la

figura indefinita del Risorto se-

duto accanto alle braci di un fuo-

co: “Allora quel discepolo che

Gesù amava disse a Pietro: «È il

Signore!»”. Solo se percorriamo

le strade fangose della nostra

Galilea incontreremo Gesù risor-

to e potremo cominciare a vivere

da risorti. E’ nelle nostre case,

nelle nostre famiglie, sul luogo di

lavoro che noi possiamo vivere

l’etica della “resurrezione”, la

grammatica dell’amore e del

dono gratuito. L’uomo che ha

incontrato Gesù risorto dovrebbe

vivere come suggerisce Giovanni

Crisostomo : “L'uomo, appena si

leva dal suo letto, non ricerchi

altra cosa, sia con le parole sia

con le opere, che di rendere la

sua casa e la sua famiglia più

pia. Vive veramente soltanto chi

vive per gli altri. Chi invece vive

solo per sé, disprezza e non si

cura degli altri, è un essere inu-

tile, non è un uomo, non appar-

tiene alla razza umana [...]”.

Questa è la nostra Pasqua terre-

na: vivere nella luce trasparente

della gratuità in attesa di vivere

in quella luce che non conosce

tramonto e che nessuno ci potrà

togliere.

Nella nostra Galilea Meditazione di don Luciano Vitton Mea

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P a g i n e b i b l i c h e

L’angolo della misericordia

Le preghiere più belle della Bibbia e dei grandi autori della tradizione cristiana.

Paolo VI

Giovanni Battista Montini (1897­1978), divenuto Papa con il

nome di Paolo VI, è figura che ha saputo coniugare la profon­

dità intellettuale con l'impegno fattivo nell'ambito della forma­

zione, dell'educazione e della politica, grazie a capacità non

comuni di interpretazione della società ecclesiale e civile. Que­

sto aspetto, unito a un'immagine pubblica un poco timida e,

solo apparentemente, distaccata, ha celato ai più la ricchezza

della sua vita spirituale, davvero esemplare e capace di sintesi

elevatissime, come quelle delle seguenti preghiere all'Amore di

Dio, scritte in momenti diversi della sua vita.

… Perché sei l’amore

Signore, nel momento della prova,

ora che il dolore e la trepidazione gravano sul mio cuore,

guidami con la chiarezza della fede a trovare

in Te l'aiuto e il conforto.

Lo Spirito Santo

mantenga in me la certezza

di essere tuo figlio

aiutandomi ad accettare tutto

dalla tua mano.

Persuadimi che Tu, Padre,

disponi gli avvenimenti al mio bene,

rispettando la libertà umana.

Fa', o Cristo,

che nella certezza del tuo amore

io trovi la risposta a quelle domande

che superano questo mistero umano.

Fa' che senta sulla mia strada dolorosa,

il tuo passo sicuro che non mi abbandona.

Credo in Te, o Gesù,

perché sei la Verità.

Spero in Te perché sei fedele. Amo Te,

perché sei l'Amore.

“Simone di Giovanni, mi ami tu più di

costoro?” è la domanda che Gesù ri-

volge a Pietro, dopo la Sua Risurrezio-

ne. Ma sentiamocela rivolta a ciascu-

no di noi, perché Gesù interpella cia-

scuno a seguirlo sulla via del Vangelo,

nel nome dell’amore da Lui abbon-

dantemente sparso. E l’amore è una

medicina di cui non possiamo fare a

meno. "In un mondo che va perdendo

la capacità di amare, man mano che

perde la capacità di conoscere Dio e,

facendo dell'uomo centro supremo

del suo pensiero e della sua attività,

divinizza se stesso, spegne la luce

della verità, vulnera i motivi della

onestà e della gioia, noi proclamiamo

la legge dell'amore che si sublima,

dell'amore che sale, dell'amore che

osa prefiggere a suo termine l'infinita

bontà... In un mondo che ha deturpa-

to l'amore in tutte le maniere, ne ha

fatto sorgente di indescrivibili bassez-

ze, che lo ha confuso col piacere, e il

piacere lo ha reso emozione animale,

che lo ha sconsacrato nell'innocenza,

lo ha deriso nella sua integrità, lo ha

mercanteggiato nella sua debolezza,

lo ha esaltato per avvilirlo, lo ha esal-

tato per renderlo complice della pas-

sione e del delitto, in questo mondo

noi proclamiamo la legge dell'amore

che purifica" (Card. Battista Montini -

discorso 8 Giugno 1956).

“Mi ami tu più di costoro?”

di don Luciano

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Lunedì 11

Aprile

III Settimana del Salterio

III Settimana di Pasqua

Il santo del giorno: Santa Gemma Galgani

Nasce il 12 marzo 1878 a Bogonuovo di Cami­gliano (Lucca). La mamma Aurelia muore nel settembre del 1886. Nel 1895 Gemma rice­ve l'ispirazione a segui­re impegno e decisione la via della Croce. Gemma ha alcune vi­sioni del suo angelo custode. L'11 novem­bre 1897 muore anche il padre di Gemma,

Enrico. Ammalata, Gemma, legge la bio­grafia del venerabile passionista Gabriele dell'Addolorata (ora santo), che le appare e la conforta. Gemma nel frattempo matura una decisione e la sera dell'8 dicembre, festa dell'Immacolata, fa voto di verginità. No­nostante le terapie me­diche, la malattia di Gemma, osteite delle vertebre lombari con

ascesso agli inguini, si aggrava fino alla para­lisi delle gambe, dalla quale però viene guari­ta miracolosamente. Le visioni di Gemma con­tinuano e le viene data la grazia di condividere le sofferenza di Cristo. Nel maggio del 1902 Gemma si ammala nuovamente, si ripren­de, ma ha una ricaduta in ottobre. Muore l'11 aprile 1903.

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Pa­dre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Brano Evangelico: Gv 6, 22­29

Contemplo: L'opera di Dio è

credere in Cristo (cf Cv 6,29)

Signore Gesù, tu lo sai che ogni gior-

no ti domandiamo: «Che cosa dob-

biamo fare per compiere le opere di

Dio?». Noi vogliamo combattere per

il trionfo del tuo Regno, ma siamo

anche convinti che sono più impor-

tanti le tue opere, perché le nostre,

tu le conosci bene, sono scarse.

«L'opera di Dio» sarà dunque la no-

stra preghiera con te e la manifesta-

zione della fede, della speranza e

dell'amore che ci hai dato.

La Chiesa, in questo momento di grandi cambiamenti epocali, è chiamata ad offrire più fortemente i segni della presenza e della vicinanza di Dio.

Papa Francesco

Agisci

Perché cerchiamo Cri-

sto? Solo per "saziare" i

nostri bisogni (certo

Gesù ci aiuta anche in

quello) o anche perché

abbiamo capito davvero

chi è lui per noi? Chie-

diamo a Maria di aiutar-

ci a fare luce.

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Non di solo pane ­ Numero 751 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 7

At 6,8­15

Non potevano resistere alla sapienza

e allo Spirito con cui Stefano parla­

va.

Hai notato come per i discepoli di Gesù si av­

vera la Parola che il Maestro aveva detto loro?

Egli aveva annunciato loro che se avrebbero

perseguitato il capo, tanto più avrebbero

perseguita­to i discepoli. Ciò significa che per

essi è previsto il suo stesso destino di rifiuto e

di morte. Nel caso di Stefano poi, san Luca

sottolinea la similitudine con gli eventi della

passione di Gesù: i falsi testimoni, la cattura ed

il processo farsa davanti al Sinedrio. Eppure,

Stefano sembra non accorgersi di ciò che sta

avvenendo attorno a lui: egli ormai è catturato

completamente dalla presenza di Dio, che lo

guida e lo prepara per la testimonianza supre­

ma. Quando sei unito a Dio e sei nella sua gra­

zia, difficilmente tutto ciò che ti circonda può

spaventarti o turbarti: anche se tutto attorno a

te crolla e viene meno, nulla può toglierti la tua

incrollabile fiducia in lui. Ma per giungere a

questo, devi impegnarti attimo per attimo a

confidare in lui.

Dalla Prima Lettura I falsi testimoni

Preghiera

Gesù Cristo, fedele amico della mia ani-

ma, ti rinnovo l'offerta della mia vita, af-

finché mi insegni a compiere la tua vo-

lontà, mi rafforzi nel seguirti, così che

possa imitarti nelle virtù cristiane: la

bontà, la carità, l'umiltà, la giustizia.

Medita La Parola

Senza la grazia non possiamo nulla Meditazione a cura di Fiorella Elmetti

Come spiegare la risurrezione di Gesù? Papa

Francesco ce l'ha ben spiegato a pasquetta: "...

se io mi lascio raggiungere dalla grazia di Cristo

risorto, se le permetto di cambiarmi in quel mio

aspetto che non è buono, che può far male a me

e agli altri, io permetto alla vittoria di Cristo di

affermarsi nella mia vita, di allargare la sua azio-

ne benefica. Questo è il potere della grazia! Sen-

za La grazia non possiamo nulla! E con la grazia

del Battesimo e della Comunione eucaristica pos-

so diventare strumento della misericordia di Dio,

di quella bella misericordia di Dio". Ecco l'aned-

doto di un missionario che viveva da tantissimi

anni in Cina. Non aveva battezzato nessuno, ma

era riuscito a stabilire una bellissima relazione

con un vecchietto con cui passava le ore e le

giornate a chiacchierare del più e del meno, e a

discutere delle cose di Dio. Era stupendo per en-

trambi potersi scambiare le proprie esperienze di

fede. Era bello poter scoprire, grazie all'altro, un

altro volto di Dio, un altro colore del Suo arcoba-

leno, un altro raggio della Sua luce. Un giorno il

missionario arrivò a parlare della risurrezione.

Come spiegare al suo amico il mistero della risur-

rezione di Gesù? Era facile raccontargli della vita

di Gesù, del bene che aveva fatto, di come la

gente semplice lo ricordasse proprio come un uo-

mo buono che aveva fatto tanto bene. Ma come

spiegargli la risurrezione? Provò, e riprovò, cercò

esempi, metafore... ma il suo grande amico non

riusciva a comprendere tale stupefacente miste-

ro. Finché un giorno il vecchio cinese disse al suo

amico missionario: "Ascolta, da tanti giorni ti

sforzi di spiegarmi quello che io non posso capi-

re. Credo ci sia un unico modo perché io possa

capire cos'è la risurrezione di Gesù: mostrami la

tua risurrezione!".

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Non di solo pane ­ Numero 751 ­ pagina 8

Martedì 12

Aprile

III Settimana del Salterio

III Settimana di Pasqua

L’amore di Dio è reso visibile e tangibile in tutta la vita di Gesù.

Papa Francesco

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché ve­diamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mo­sè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Brano Evangelico: Gv 6, 30­35

Agisci

Oggi medito su queste

parole di Gesù: «lo sono

il pane della vita», e le

ripeto in ogni difficoltà

che incontrerò durante

la giornata; so che egli

può nutrirmi nel profon-

do e darmi vita. Maria,

Vergine dell'Eucaristia,

accompagnaci sempre

alla fonte dell'amore.

Contemplo: lo sono il pane

della vita (Gv 6,35)

La «manna» che discese dal cielo è la figura meravigliosa, ma or-mai solo figura, del vero pane che Dio ci dona nel presente. Pri-ma di Cristo e al di fuori di Cristo

è tutta una figura: «La realtà in-vece è Cristo!» (Col 2,17). Dio ha sempre cura del suo popolo, in tutta la storia. Cristo vive in mez-zo a noi. Il vero pane è una per-sona: «Colui che discende dal cie-lo». Egli ha una missione precisa:

«Dare la vita al mondo» (Gv 6,33).

Medita La rivelazione di Gesù raggiunge qui il suo apice: Gesù, dopo aver aiutato la folla a prendere coscienza della sua fame di vita eterna, annuncia loro che il vero pane che dona tale vita è lui. Nella storia dell'umanità ci saranno ancora tanti popoli affamati di pane materiale, ma quello che egli dona va al di là del semplice cibo. Ciò che il Signore ti dona è sé stesso, cioè il pane che ti sfama per la vita senza fine: per que­sto ci saranno tante cose che potranno mancarti nella vita, ma certa­mente non verrà mai meno il pane che ti dà la forza per camminare ver­so Dio e per giungere alla pienezza della vita eterna. Tutti coloro che non mangiano di questo pane, anche se sono sazi di tante cose; in realtà sono affamati di quella fame tremenda che porta alla disperazione, che è la mancanza di Dio.

San Giulio I Papa

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Non di solo pane ­ Numero 751 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 9

spiritualità Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Solo dopo la Risurrezione Gesù ha trasmesso agli apostoli il potere di perdonare i peccati. È chiaro il riferimento

alla sua morte redentrice. La croce è il prezzo del peccato; la croce è la morte che ci ha portato la vita. Per poco

che riflettiamo sopra l’amore di Dio e la realtà della nostra condizione di peccatori, il cuore ci si riempie di profon-

da riconoscenza.

C’è un legame strettissimo tra la resurrezione e la remissione dei peccati. L’assoluzione che rice-

viamo tutte le volte che ci accostiamo al Sacramento della penitenza è un’anticipazione dei beni

futuri, è risorgere a vita nuova. Il peccato è una porta chiusa, un cuore avvolto nella penombra

della decadenza, una sorta di pietra posta all’ingresso di un sepolcro. La risurrezione di Gesù, e

quindi anche il potere che Egli da alla Chiesa di rimettere i peccati, spalanca le porte del nostro

cuore, è luce che penetra e dissipa le tenebre dei nostri peccati. Osserva Anselm Grun: “Il Risorto

passa attraverso le porte chiuse. La paura dei discepoli non riesce ad impedirgli di giungere a loro

attraverso le porte sprangate e di augurare loro la pace. È una stupenda immagine della risurrezio-

ne. Abbastanza spesso noi teniamo chiuse gli uni agli altri le nostre porte. Non facciamo entrare

nessuno in casa nostra. Ci nascondiamo dietro una corazza di paura. Risurrezione significa che nes-

sun lucchetto e nessun catenaccio riesce ad impedire al Risorto di raggiungere il nostro cuore e di

entrare in casa nostra”.

Preghiamo: Signore Gesù, nostro Salvatore, ispiraci una fiducia illimitata nella tua misericordia, insieme a un pro­

fondo desiderio di combattere il peccato in tutte le sue forme. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Dal Vangelo di Giovanni.

La sera di quello stesso giorno, il primo della set-

timana, i discepoli se ne stavano con le porte

chiuse per paura dei capi ebrei. Gesù venne, si

fermò in piedi in mezzo a loro e li salutò dicen-

do: «La pace sia con voi». Poi mostrò ai discepoli

le mani e il fianco, ed essi si rallegrarono al ve-

dere il Signore. Gesù disse di nuovo: «La pace sia

con voi. Come il Padre ha mandato me, così io

mando voi». Poi soffiò su di loro e disse:

«Ricevete lo Spirito Santo. A chi perdonerete i

peccati, saranno perdonati; a chi non li perdone-

rete non saranno perdonati» (Gv 20,19-23).

Via Lucis Gesù da il potere di rimettere i peccati.

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Non di solo pane ­ Numero 751 ­ pagina 10

III Settimana di Pasqua

Il tema della misericordia esige di essere riproposto con nuovo entusiasmo e con una

rinnovata azione pastorale.

Papa Francesco

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi vie­ne a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di co­lui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha manda­to: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiun­que vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Brano Evangelico: Gv 6, 35­40

Contemplo: Lo risusciterò

nell'ultimo giorno (Cv 6,40)

«Chi viene a me non avrà più

fame e chi crede in me non

avrà più sete». L'insegnamen-

to di Gesù va ben al di là del-

la lotta quotidiana per il nu-

trimento. Il cibo materiale,

conquistato con il lavoro di

tutti e con il rispetto per tut-

ti, è ben poca cosa di fronte

al cibo spirituale promesso da

Gesù nella risurrezione.

Mercoledì 13

Aprile

III Settimana del Salterio

Agisci

Oggi medito sul do-

no della vita eterna

e della risurrezione

finale. Con questa

luce rivedo la mia

vita.

Il Santo del giorno: Madonna dell’arco

Era un lunedì di Pasqua, il giorno della cosiddet­ta ‘Pasquetta’, cioè la famosa gita fuori porta di una volta e nei pressi di Pomigliano d’Arco, alcuni giovani stavano giocando in un campetto a “palla a maglio”, oggi diremmo a bocce; ai margini del campetto sorgeva un’edicola sulla quale era dipinta una immagine della Madon­

na con il Bambino Ge­sù, ma più propriamente era dipinta sotto un arco di acquedotto; da questi archi viene il nome di Madonna dell’Arco Nello svolgersi del gio­co, la palla finiva contro un vecchio tiglio, i cui rami ricoprivano in par­te il muro affrescato, il giocatore che aveva sbagliato il colpo, in pratica perse la gara; al colmo dell’ira il giovane riprese la palla e be­

stemmiando la scagliava contro l’immagine sa­cra, colpendola sulla guancia che prese a san­guinare. La notizia del miracolo si diffuse nella zona, arrivando fino al conte di Sarno, un nobi­le del luogo, con il com­pito di ‘giustiziere’; dietro il furore del po­polo, il conte imbastì un processo contro il gio­vane bestemmiatore, c o n d a n n a n d o l o all’impiccagione.

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Non di solo pane ­ Numero 751 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 11

At 8,1­8

Andarono di luogo in luogo, annun­

ciando la Parola.

A volte, quelle che sembrano delle disgrazie

in realtà sono delle grandi opportunità. Così,

la prima persecuzione della Chiesa si trasfor­

ma in una opportunità per annunciare la sal­

vezza operata da Gesù. I risultati non si la­

sciano attendere, e nuovi credenti si aggiun­

gono alla comunità. Certi imprevisti, poi, in

realtà sono davvero provvidenziali, in quanto

manifestano una volontà di Dio assoluta­

mente imprevedibile: è il caso di Sàulo, il

quale ancora non sa quale destino lo attende.

Intanto, egli fa la sua parte e crede di servire

Dio imprigionando gli appartenenti a questa

nuova dottrina. Dio sa essere paziente e sa

attendere il momento opportuno per rivelarsi:

quando apri anche solo uno spiraglio nella

tua vita, egli entra e compie grandi miracoli e

cambiamenti insperati. Non preoccuparti se

Dio permette qualche persecuzione: forse chi

ti perseguita sta per divenire discepolo di Cri­

sto più fervoroso di te.

Dalla Prima Lettura

Dio sa essere paziente

Preghiera

Padre di bontà, proclamiamo con il sal-

mista: «Stupende sono le tue opere!».

Mirabile è, infatti il tuo agire per noi.

Concedimi, di essere portatore del tuo

amore per i fratelli che incontrerò.

Medita La Parola

Troppo duri nel cuore e testardi nella mente Meditazione a cura di don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

Andare a Gesù: è questo che il Padre vuole

da ciascuno di noi. Eppure, coloro che ascol­

tavano Gesù non erano ben disposti, per cui

molti di loro non credevano alle sue parole.

Tu, che conosci la grazia e la promessa rea-

lizzatasi in Cristo, purtroppo a volte ti com-

porti proprio come i Giudei contemporanei

del Maestro: troppo duri nel cuore e testardi

nella mente, essi non hanno la volontà di ac-

cogliere il dono che Gesù fa a tutta l'umani-

tà. Credere in lui significa avere già su que-

sta terra la caparra della vita eterna che è

dono di Dio, ma che Egli fa a coloro che cre-

dono nel Figlio divino. Hai mai pensato che

ogni volta che ricevi la comunione, ti viene

donato il pegno di quella vita senza fine che

un giorno vivrai assieme a tutti gli angeli ed i

santi? Per questo, cerca di non fare come

tanti cristiani che ricevono il corpo di Cristo

in maniera distratta o superficiale.

Page 12: Non di Solo Pane n°751

Non di solo pane ­ Numero 751 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 12

Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

È una storia strana quella

di Maria, la discepola di

Gesù originaria di Magdala,

un villaggio di pescatori sul

lago di Tiberiade, centro

commerciale ittico deno-

minato in greco Tarichea,

cioè "pesce salato". La sua

figura fu, infatti, sottopo-

sta a una serie di equivoci.

Noi vorremmo partire pro-

prio da quell'alba primave-

rile evocata da un brano

del Vangelo di Giovanni

che la liturgia di Pasqua ci

propone, sia pure parzial-

mente (20, 1-18). Maria è

davanti al sepolcro ove po-

che ore prima era stato

deposto il corpo esanime

di Gesù. Paradossale è l'e-

quivoco in cui cade la don-

na che scambia quel Gesù,

ritornato a nuova vita e

presente davanti a lei, col

custode dell'area cimite-

riale. Come è potuto acca-

dere questo inganno? La

risposta è nella natura

stessa dell'evento pasquale

che incide nella storia ma

è al tempo stesso un atto

soprannaturale, misterio-

so, trascendente. Per

"riconoscere" il Risorto non

bastano gli occhi del volto

e neppure aver camminato

con lui e ascoltato i suoi

discorsi sulle piazze pale-

stinesi o cenato con lui. E

necessario uno sguardo

profondo, un canale di co-

noscenza superiore. Infatti

Maria "riconosce" Gesù

quando la chiama per no-

me e gli occhi della sua

anima si aprono ed escla-

ma «in ebraico Rabbunì,

che significa: Mae-

stro!» (20, 16) e, così, ri-

ceve la missione di essere

testimone della risurrezio-

ne: «Va' dai miei fratelli e

di' loro: Io salgo al Padre

mio e Padre vostro, Dio

mio e Dio vostro. Maria di

Magdala, allora, andò su-

bito ad annunziare ai di-

scepoli: Ho visto il Si­

gnore! e anche ciò che le

aveva detto» (20, 17-18).

Personaggi Pasquali

Per rivivere la gioia di un incontro

Maria di Magdala

di Mons. Gianfranco Ravasi

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Non di solo pane ­ Numero 751 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 13

Giovedì 14

Aprile

III Settimana del Salterio

III Settimana di Pasqua

È il momento di ascoltare il pianto delle persone innocenti depredate dei beni, della dignità,

degli affetti, della stessa vita.

Papa Francesco

Il Santo del giorno: San Tiburzio e com-pagni I tre santi martiri Tibur­zio, Valeriano e Massi­mo, vissuti nel III seco­lo a Roma, sono ricor­dati da antiche fonti sin dal V secolo, tuttavia vi sono due versioni che trattano la loro perso­nalità ed esistenza sto­rica; una è legata alla «Passio» di S. Cecilia mentre l'altra è riporta­

ta dal «Martirologio Geronimiano».Secondo la «Passio», Valeriano era sposo di Cecilia e da lei convertito, fu battezzato dal papa Ur­bano I e a sua volta convertì al cristianesi­mo il fratello Tiburzio; ambedue furono con­dannati a morte dal prefetto Almachio, che l i a f f i d ò a l «cornicularius» Massi­mo,il quale prima di fare eseguire la senten­

za, si convertì anche lui, venendo così con­dannato e ucciso qual­che giorno dopo. Vale­riano e Tiburzio furono martirizzati e sepolti in un posto chiamato Pa­gus da Cecilia, a quat­tro miglia da Roma, ma che non è stato identifi­cato, e che poco dopo seppellì anche Massi­mo in un diverso sarco­fago.

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo gior­no. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcu­no abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Brano Evangelico: Gv 6, 44­51

Contemplo: Saremo ammae-

strati da Dio (cf Gv 6,45)

Gesù annuncia alla Nuova Geru-salemme: «Tutti i tuoi figli sa-ranno discepoli del Signore» (Is

54,13). Nella Nuova Alleanza, scritta non più sulla pietra ma nel cuore, «nessuno avrà più da

istruire il suo concittadino, né alcuno il proprio fratello, dicen-do - Conosci il Signore! Tutti in-fatti mi conosceranno» (Ger 31,31-

34, citato in Eb 8,8-12). «Non ci sarà più bisogno di lampada né di lu-ce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà» (Is 60,19 e Ap 22,5).

Agisci

Dio stesso ci istrui-

sce, parla al nostro

cuore e alla nostra

mente attraverso la sua Parola. Oggi de-

sidero riconoscere la

grandezza e la bel-lezza di questo.

Page 14: Non di Solo Pane n°751

Non di solo pane ­ Numero 751 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 14

Medita la Parola

Uno sguardo nuovo Meditazione di don Luciano Vitton Mea

L’episodio della manna nel deserto, narrato

nell’antico testamento, era un fatto di primaria

importanza per la tradizione giudaica. Eppure

Gesù sta dicendo a coloro che lo ascoltano, che

essi sono ben più fortunati dei loro padri, i quali

poterono mangiare quel cibo che veniva diretta-

mente da Dio: essi infatti nonostante tutto mo-

rirono comunque mentre chi di loro accetterà di

nutrirsi del vero pane disceso dal cielo, cioè

della carne di Gesù, non conoscerà la morte.

Per scorgere però la presenza del Divino in un

frammento di pane consacrato bisogna andare

oltre il contingente, guardare la realtà con uno

sguardo contemplativo. Solo questa capacità di

andare oltre può salvare la nostra anima e il

mondo intero. Ci ricorda A. Frossard: “Se il ven-

tunesimo secolo si convertirà, ciò avverrà per

uno sguardo nuovo, per lo sguardo mistico che

ha la proprietà di vedere le cose per la prima

volta in una maniera inedita.” E’ proprio questo

sguardo che ci permette di vedere in Gesù il pa-

ne vivo disceso dal cielo.

At 8,26­40

Ecco, qui c’è dell’acqua; che cosa

impedisce che io sia battezzato?

Il dialogo tra Filippo e l'eunuco etiope

ricorda tanto le catechesi che venivano

impartite ai catecumeni che si prepara­

vano a ricevere il Battesimo; inoltre,

tutto il brano sembra costruito su un

cammino ideale che l'apostolo fa com­

piere all'uomo il quale, dal buio dell'in­

comprensione e della mancanza di fede,

arriva man mano alla pienezza della lu­

ce della rivelazione della salvezza.

Quando la rinascita nelle acque del Bat­

tesimo è compiuta, la presenza di Filip­

po non è più necessaria, ed egli viene

rapito dallo Spirito mentre il nuovo cre­

dente continua il suo cammino pieno di

gioia. A volte il Signore ci fa fare degli

incontri, lungo la nostra strada, che sono

solo apparentemente casuali, ma che in

realtà ci cambiano la vita: ringrazia Dio,

se egli si è servito delle persone più im­

pensabili o da cui meno te lo aspettavi,

per risvegliarti ad una fede più forte e

più salda.

Dalla Prima Lettura

Un cammino pieno di gioia

Preghiera

Eterno Padre, «ti prego affinché ti de-

gni di condurre me peccatore a quell'i-

neffabile convito dove tu con tuo Figlio

e con lo Spirito Santo sei per i tuoi san-

ti luce vera, sazietà piena, gaudio eter-

no, gioia completa, felicità perfet-

ta» (san Tommaso d'Aquino).

Page 15: Non di Solo Pane n°751

Non di solo pane ­ Numero 751 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 15

Venerdì 15

Aprile

III Settimana del Salterio

III Settimana di Pasqua

Gesù, dinanzi alla moltitudine di persone che lo seguivano, stanche e sfinite, smarrite e senza guida,

sentì una forte compassione per loro.

Papa Francesco

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi man­

gia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

Brano Evangelico: Gv 6, 52­59

Contemplo: Chi mangia que-

sto pane vivrà in eterno (Gv

6,58)

Nell'eucaristia il cristiano riceve la partecipazione alla vita stessa di Dio. Le parole del quarto Van-gelo, nel capitolo 6, riportano la fede di Giovanni e dei dodici a-

postoli, uguale in tutto allo scrit-to più antico che conosciamo sull'istituzione dell'eucaristia: «Gesù prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e dis-se: "Questo è il mio corpo che è per voi... Questo calice è la nuo-va alleanza nel mio san-gue» (1Cor 11,23-26).

Agisci:

San Paolo, subito

dopo la sua conver-

sione, va ad annun-

ciare che Gesù è il

Figlio di Dio. Oggi

chiedo al Signore un

po' del suo entusia-

smo e della sua for-

za.

Il Santo del giorno: San Marone Le più antiche notizie rinviano al tempo in cui a Roma sul trono imperiale sedeva Do­miziano (81­96), della dinastia dei Flavi. Ap­parteneva alla famiglia dei Flavi anche Domi­tilla, giovanissima cu­gina dell'imperatore, "pecora nera" nella fa­miglia imperiale, per­

ché cristiana. Promessa sposa, già da bambina, ad Aureliano, di nobile famiglia senatoria, ven­ne dissuasa dalle nozze da Marone, insieme ai suoi amici Eutiche e Vittorino, cristiani anch'essi. Aureliano spinse così l'imperatore a condannarla all'esilio sull'isola di Ponza. Ac­compagnarono Domi­tilla, per curarne la for­

mazione, anche i tre amici cristiani Marone, Eutiche e Vittorino, che agli occhi di Aure­liano apparvero come i responsabili del rifiuto da parte di Domitilla. Marone fu condannato ai lavori forzati e invia­to sulla Salaria, a 130 miglia da Roma, dove morì nell'anno 100.

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Non di solo pane ­ Numero 751 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 16

Medita la Parola

Smettere di vivere per se stessi

Meditazione a cura di don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

In fondo, le obiezioni dei Giudei sono comprensibi-

li: Gesù sta dicendo loro che essi devono nutrirsi

materialmente di lui, e questo poteva facilmente

creare degli equivoci. Ma il Signore non abbassa il

tiro, anzi: egli con grande chiarezza dice ai suoi

ascoltatori che tra lui e coloro che mangiano di lui

si crea un rapporto così intimo che essi riman­gono

in lui. È un modo per dire che la comunione che si

crea tra lui e i suoi fedeli che vivono del pane del-

la vita eterna è così piena, che niente può di­

struggerla. Non solo: mangiare quel pane significa

smetterla di vivere per se stessi, per le proprie i-

dee e per i propri progetti: vuol dire assumere nel-

la propria vita lo stile di vita di Gesù, con i suoi

desideri e la sua ansia di portare la salvezza a tutti

gli uomini. Vogliamo accettare la sua vita in noi e

fare in modo che sia lui a vivere in noi? Mangiamo

con fede il suo corpo e beviamo il suo sangue, e

sarà lui a vivere in noi.

At 9,1­20

Egli è lo strumento che ho scelto

per me, affinché porti il mio nome

dinanzi alle nazioni.

La conversione di Sàulo sembra istantanea:

in realtà, il Signore va a scavare nelle pro­

fondità stesse del suo cuore e fa appello alla

sua ricerca di verità e di amore. Dunque,

dopo un vero e proprio terremoto interiore,

Sàulo è pronto per vedere con occhi nuovi

la realtà che lo circonda e, soprattutto è in

grado di capire chi deve servire ed è degno

della sua lode. Gesù si rivela a lui mostran­

dogli come. nella persecuzione al suo corpo

che è la Chiesa, si perseguita anche lui. Il

cambiamento è talmente radicale che anche

le comunità cristiane fanno fatica a credere

a questo cambiamento: eppure, solo con il

tempo il neoconvertito comprenderà che per

testimoniare la persona e la salvezza del

Cristo è necessario soffrire molto e pagare

personalmente per conquistare alla causa di

Gesù e del Vangelo. Se vuoi aiutare Gesù a

convertire più cuori possibile, non dimenti­

carti che senza sofferenza si ottiene ben

poco.

Dalla Prima Lettura

Fare fatica a credere

Preghiera

«Buon Pastore, vero pane, o Gesù, pie-

tà di noi: nutrici e difendici, portaci ai

beni eterni nella terra dei viventi. Tu

che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla

terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola

del cielo nella gioia dei tuoi san-

ti» (dall'inno eucaristico "Sion, loda il

Salvatore").

Page 17: Non di Solo Pane n°751

Non di solo pane ­ Numero 751 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 17

spiritualità Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Uno dei dodici discepoli, Tommaso detto Gemello,

non era con loro quando Gesù era venuto. Gli altri

discepoli gli dissero: «Abbiamo visto il Signore!».

Tommaso replicò: «Se non vedo il segno dei chiodi

nelle sue mani, se non tocco col dito il segno dei

chiodi e se non tocco con mano il suo fianco, io non

crederò». Otto giorni dopo, i discepoli erano di nuo-

vo lì, e c’era anche Tommaso con loro. Le porte era-

no chiuse. Gesù venne, si fermò in piedi in mezzo a

loro e li salutò: «La pace sia con voi!». Poi disse a

Tommaso: «Metti qui il dito e guarda le mani; acco-

sta la mano e mettila nel mio costato. Non essere

incredulo, ma credente!».

Tommaso gli disse: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù

gli disse: «Tu hai creduto perché hai visto; beati

quelli che hanno creduto senza aver visto» (Gv 20,24

-29).

Rifletti

La tua grande pazienza, Signore! La tua grande bontà! Anche gli altri discepoli ne hanno avuto

bisogno. Tu eri pronto a dare spiegazioni, a fornire notizie circa il mistero della tua vita di invia-

to del Padre. Anche noi ne abbiamo bisogno.

Anche se ci può sembrare strano e ingiusto all’apostolo Tommaso viene concesso ciò che è stato

negato ad altri. Infatti Gesù aveva negato a Maria Maddalena di toccare le sue mani e il suo co-

stato. La sera di Pasqua ai suoi discepoli aveva solamente mostrato i segni della sua passione.

Ora, invece, invita Tommaso a porre le sue dita nei segni dei chiodi delle proprie mani e a toccare

con la sua mano la ferita del proprio costato. Ma anche noi, come Tommaso, siamo dei privilegia-

ti. Infatti, nell'eucaristia, Gesù non solamente è in mezzo a noi, ma si fa anche toccare. Quando

egli pone il suo corpo nelle nostre mani nella specie del pane, noi mettiamo le nostre dita nelle

sue ferite. Infatti è la sua carne, offerta per noi, offerta per la vita del mondo (cfr. Gv 6,51). E

quando noi beviamo dal calice, beviamo il sangue che sgorga dalla ferita del suo costato. Accade

in quel momento esattamente quanto Gesù permette a Tommaso. Se, credendo, mettiamo le no-

stre dita nelle ferite delle sue mani e la nostra mano nella ferita del suo costato, allora nelle sue

ferite può accadere il miracolo della fede. Si realizza la sua promessa, fatta nel discorso eucaristi-

co: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me e io in lui» (Gv 6,56).

Via Lucis

Gesù conferma nella fede l’apostolo Tommaso

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Non di solo pane ­ Numero 751 ­ pagina 18

Sabato 16

Aprile

III Settimana del Salterio

III Settimana di Pasqua

Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso.

Papa Francesco

Brano Evangelico: Gv 6, 60­69

Contemplo : È lo Spirito

che dà la vita (cv 6,63)

Con Gesù di Nazareth, con la sua morte e risurrezione, Dio ha cam-biato radicalmente il destino degli uomini, nel corpo, nell'anima e nello spirito. Il «Padre degli spiri-ti» (Eb 12,9) dà la vita all'uomo nella

sua completezza: all'elemento ma-teriale si deve aggiungere quello immateriale, che consiste nell'ani-ma e nello spirito. La Madre di Ge-sù, vero Dio e vero uomo, ci aiuti a «distinguere sempre il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo» (Fil 1,10).

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse al­lora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbia­mo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Agisci

Con la fede di Pietro,

oggi desidero portare

conforto a chi soffre

per aiutarlo a rialzarsi

almeno nello spirito e

nel cuore, portandogli

la certezza che Gesù

gli è vicino e lo sostie-

ne davvero!

Il santo del giorno: Santa Bernadetta de Soubirous

Quando, l'11 febbraio

del 1858, la Vergine

apparve per la prima

volta a Bernadette pres­so la rupe di Massabiel­

le, sui Pirenei francesi,

questa aveva compiuto

14 anni da poco più di

un mese. Era nata, in­

fatti, il 7 gennaio 1844.

A lei, povera e analfa­beta, ma dedita con il

cuore al Rosario, appa­

re più volte la

«Signora». Nell'appari­

zione del 25 marzo

1858, la Signora rivela

il suo nome: «Io sono l'Immacolata Concezio­

ne». Quattro anni pri­

ma, Papa Pio IX aveva

dichiarato l'Immacolata

Concezione di Maria un

dogma, ma questo Ber­

nadette non poteva sa­perlo. La lettera pasto­

rale firmata nel 1862

dal vescovo di Tarbes,

dopo un'accurata in­

chiesta, consacrava per

sempre Lourdes alla

sua vocazione di santu­

ario mariano interna­

zionale. La sera del 7

Luglio 1866, Bernadet­te Soubirous decide di

rifugiarsi dalla fama a

Saint­Gildard, casa ma­

dre della Congregazio­

ne delle Suore della

Carità di Nevers. Ci

rimarrà 13 anni. Co­stretta a letto da asma,

tubercolosi, tumore

osseo al ginocchio,

all'età di 35 anni, Ber­

nadette si spegne il 16

aprile 1879.

Page 19: Non di Solo Pane n°751

Non di solo pane ­ Numero 751 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 19

At 9,31­42

La Chiesa si consolidava, e con il

conforto dello Spirito Santo cresce­

va di numero.

Gli Atti degli Apostoli ti riportano alcuni mi­

racoli compiuti da Pietro, che ormai compie le

stesse cose che faceva il Maestro: anzi, in que­

sto brano egli nel nome di Gesù addirittura

opera una risurrezione. Ma c'è anche un altro

aspetto su cui è bene soffermare la tua atten­

zione: il brano spiega le qualità di Gazzella,

che viene chiamata discepola, e la cui vita

abbondava di opere buone. Nella comunità di

Gesù, dunque, trovano spazio ed hanno un

ruolo importante anche le donne: questo parti­

colare ha qualcosa di rivoluzionario, poiché al

tempo di Gesù alle donne non era ammesso

seguire una dottrina o un rabbì che insegnasse

loro dottrine religiose. Esse erano dunque e­

scluse dalla vita sociale e religiosa del tempo:

la primitiva comunità cristiana, in questo sen­

so, manifesta il superamento di questa menta­

lità, in vista di una uguaglianza e di un rispetto

reciproco assolutamente profetico.

Dalla Prima Lettura Rispetto reciproco

Preghiera

Gesù Cristo, credo che sei il Figlio e-

terno del Padre e il Salvatore degli uo-

mini. Credo che sei la Via, la Verità e

la Vita. Credo che tu solo hai parole di

vita eterna e che con te posso tutto. Au-

menta la mia fede. Fa' che, credendo in

te, ti conosca più intimamente, e cono-

scendoti intimamente, ti ami più inten-

samente.

Medita La Parola

Nella pienezza di noi stessi Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Dopo il discorso di Gesù, molti non andarono

più con lui. L’evangelista dice il motivo di

questa scelta: il suo discorso era troppo du-

ro. Ma in che senso il messaggio evangelico è

duro e tante volte ci sembra improponibile?

La risposta è semplice: spesso gli uomini, in

generale e i cristiani in particolare, ragiona-

no con categorie troppo legate alle cose di

questo mondo, mentre la proposta di Dio fa

“scoppiare” i nostri schemi e ci propone una

strada nuova che passa attraverso il tortuoso

sentiero del sacrificio e dell’amore. Ma è

possibile, se ci abbandoniamo con fiducia

alla parola del Signore, vivere secondo i suoi

insegnamenti. Osserva H. Kung: “l’esempio

di molti Santi dimostra che è possibile, a un

cristiano, vivere nel mondo secondo il van-

gelo e attuare nel mondo l’imitazione di Cri-

sto, in mezzo alla propria famiglia, ai propri

possedimenti e alla vita politica: è possibile,

in queste varie situazioni, vivere con sobrie-

tà, semplicità e onestà senza fantasmi e

“bigotterie” in modo serio e gaio nello stes-

so tempo.”

La parola del Signore è apparentemente du-

ra ma in realtà, se la lasciamo scendere nel

profondo del nostro cuore, diventa semplice

e luminosa come un raggio di sole e ci per-

mette di percorrere la strada della vita nella

pienezza della propria realizzazione.

Page 20: Non di Solo Pane n°751

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 751

Domenica 10 Aprile 2016

Chiuso il 05/04/2016

Numero copie 1400

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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