Non di Solo Pane m°757 - 22 Maggio 2016

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Settimanale di preghiera Anno XV - n° 757 Non di solo PANE Domenica 22 Maggio 2016 VIII Settimana del Tempo Ordinario

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Settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it

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Settimanale di preghiera

Anno XV - n° 757

Non di solo

PANE Domenica 22 Maggio 2016

VIII Settimana del Tempo Ordinario

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Non di solo pane ­ Numero 757 – Tempo Ordinario­ pagina 2

Maggio 2016

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego

specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché in tutti i Paesi del mondo le donne siano ono-

rate e rispettate, e sia valorizzato il loro imprescin-

dibile contributo sociale.

Intenzione missionaria

Perché si diffonda, in famiglie, comunità e gruppi,la

pratica di pregare il santo Rosario per

l’evangelizzazione e per la pace.

Intenzione dei vescovi

Perché Maria, Madre della Chiesa, ci insegni a vivere

sentimenti di tenerezza e compassione.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente

e misericordioso, ci impegniamo con gioia

nella costruzione della civiltà dell'amore.

Intenzioni mese di Maggio

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Non di solo pane ­ Numero 757 ­ pagina 3

Domenica 22

Maggio

IV Settimana del Salterio

Santissima Trinità

Se abbiamo trovato il senso della vita in Gesù, non possiamo essere indifferenti davanti a uno

che soffre, a uno che è triste.

Papa Francesco

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da

dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando

verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non

parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le

cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve

lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho

detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Brano Evangelico: Gv 16, 12­15

Contemplo: Vi guiderà a tutta

la verità (cv 16,13)

Ogni domenica è la festa della SS. Trinità. Ogni domenica siamo guidati dallo Spirito alla verità tutta intera. Il Dio del Vangelo è un Dio «Persona» che si rivela,

vive in mezzo al suo po­polo, si incarna nell'umanità. La Trinità è l'espressione di questa «vitalità» divina, è la radice dell'amore che è in noi: «In Cristo Gesù l'amore del Padre è stato riversato nei no­stri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (cf Rm 5,1­5).

Agisci

... lo sto vivendo da

figlio fiducioso nel

Padre e quindi libe-

ro di amare, di per-

donare, di essere

generoso, o vivo da

schiavo pauroso e

attaccato alle mie

cose?

Il santo del giorno:

Santissima Trinità La solennità della Santissima Trinità ricorre ogni anno la domenica dopo Pen­tecoste, quindi come festa del Signore. Si colloca pertanto co­me riflessione su tut­to il mistero che ne­gli altri tempi è cele­

brato nei suoi diversi momenti e aspetti. Fu introdotta soltanto nel 1334 da papa Giovanni XXII, men­tre l'antica liturgia romana non la cono­sceva. Propone uno sguardo riconoscente al compimento del mistero della salvez­za realizzato dal Pa­dre, per mezzo del

Figlio, nello Spirito Santo. La messa ini­zia con l'esaltazione del Dio Trinità "perché grande è il suo amore per noi".

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Non di solo pane ­ Numero 757 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 4

L’ amore non consiste nel

sentire che si ama, ma nel

voler amare; quando si vuole amare, si

ama; quando si vuole amare al di so-

pra di tutto, si ama al di sopra di tut-

to...

Se accade di soccombere a una ten-

tazione, significa che l'amore è troppo

debole, non che non esiste; bisogna

piangere, come san Pietro, pentirsi

come san Pietro, umiliarsi come lui,

ma come lui anche dire per tre volte:

« vi amo, vi amo, sapete che, nono-

stante le mie debolezze e i miei pec-

cati, io vi amo... ».

Quanto all'amore che Gesù ha per

noi, ce l'ha dimostrato abbastanza

perché noi ci crediamo senza sentirlo:

sentire che noi lo amiamo e che egli ci

ama sarebbe il cielo, e quaggiù il cielo

non esiste, tranne che in rari momenti

e in rare eccezioni. Charles de Foucauld

Lettura spirituale Dio ci ama nonostante tutto

Preghiera

O Trinità beata, oceano di pace, la Chie-

sa a te consacra la sua lode perenne. Pa-

dre d'immensa gloria, Verbo d'eterna lu-

ce, Spirito di sapienza e carità perfetta.

Roveto inestinguibile di verità e d'amore,

ravviva in noi la gioia dell'agape frater-

na. Principio e sorgente della vita immor-

tale rivelaci il tuo volto nella gloria dei

cieli. Amen.

Meditiamo la Parola

Vivere per gli altri Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Parroco di Bovegno

Ogni mattina, appena il sole bussa alle finestre

della nostra camera, noi apriamo gli occhi al mi-

stero di un nuovo giorno. Il primo gesto è quello di

tracciare sul nostro corpo il segno della Santa Cro-

ce e con le nostre labbra proclamiamo un altro

mistero: quello di Dio. "Nel nome del Padre e del

Figlio e dello Spirito Santo". Parole semplici e abi-

tuali ma che ci parlano di Dio e della sua più pro-

fonda intimità. Pensare alla Santissima Trinità co-

sta fatica. Più ci avviciniamo con la nostra mente

a Dio e più ci sembra lontano, inaccessibile, ir­

raggiungibile. Eppure il mistero della Trinità è il

cuore della fede cristiana, il mistero che ci svela

non solo i segreti di Dio ma anche quello degli uo-

mini. Parlando di Dio, seppur in modo velato, par-

liamo dell'uomo, delle sue origini, della sua storia.

Come avvicinarci a così grandi misteri senza il ri-

schio di esserne accecati? Con semplicità. Narra

Mons. Antonino Bello che un giorno ebbe occasio-

ne di parlare della Santissima Trinità con un suo

amico prete che lavorava con gli zingari. Questi

gli disse: «Io ai miei zingari sai come spiego il mi-

stero di un solo Dio in tre persone? Non parlo di

uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo

di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In

Dio, cioè, non c'è una persona che si aggiunge

all'altra e poi all'altra ancora. In Dio ogni persona

vive per l'altra. E sai come concludo? Dicendo che

questo è una specie di marchio di famiglia. Una

forma di "carattere ereditario" così dominante in

"casa Trinità" che, anche quando è sceso sulla ter-

ra, il Figlio si è manifestato come l'uomo per gli

altri». Vivere per l'altro questo è il mistero di Dio

e il mistero di colui che è fatto a sua immagine e

somiglianza. E' quel "per" che caratterizza la vita

di Dio e la vita del Cristiano. Non dimentichiamolo

mai quanto tracciamo sul nostro corpo il santo

segno della Croce quando diciamo: " Nel nome del

Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

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Non di solo pane ­ Numero 757 ­ pagina 5

Lunedì 23

Maggio

IV Settimana del Salterio

VIII Settimana del Tempo Ordinario

Il santo del giorno:

Beato Raimondo

Folch

Figlio di Don Giovanni

Folch, primo duca di

Cardona (Spagna), il

Beato Raimondo era

destinato alla corte ma

quando fu sul punto di

essere presentato al Re,

il giovane Raimondo si

gettò ai piedi del padre

supplicandolo di poter

entrare nell’Ordine

Mercedario. Avuto il

consenso del padre,

prese l’abito nel con­

vento di Barcellona

dove esercitò la via spi­

rituale con umiltà e san­

tità tanto che i reali di

Castiglia Ferdinando ed

Isabella lo vollero a

corte per servirsi dei

suoi consigli. Procla­

mato vescovo di Cuen­

ca vi rinunciò per la sua

grande umiltà finché

santamente spirò nel

convento di Saragozza

fra le braccia dei suoi

religiosi ed al suo fune­

rale partecipò tutta la

corte. L’Ordine lo fe­

steggia il 23 maggio.

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettando­si in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua ma­dre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; pos­sedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quan­to è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Brano Evangelico: Mc 10, 17­27

Contemplo: Dio solo è buono

(Mc 10,18)

Dio è la fonte stessa della bontà, della bellezza: lui solo può dirsi davvero buono. A volte anche noi siamo buoni, ma purtroppo non lo siamo sempre. Il Signore Gesù,

dicendo che «nessuno è buono, se non Dio solo» (Mc 10,18), vuole insegnarci che la bontà perfetta non è di questo mondo. Ci esorta così a cercare solo in Dio la fonte di ogni bontà e misericordia.

La carità, la pazienza e la tenerezza sono tesori bellissimi. E quando li hai,

vuoi condividerli con gli altri.

Papa Francesco

Agisci

Oggi esco da me-

stesso e cerco di a-

vere occhi per vede-

re il povero (a livel-

lo materiale, spiritu-

ale, interiore) vicino

a me e mi prendo

cura di lui.

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Non di solo pane ­ Numero 757 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 6

Chiunque venga nel nome del Signore

sia accolto. In seguito, mettendolo

alla prova, saprete chi è, perché sie-

te in grado di distinguere la destra

dalla sinistra. Se, dunque, colui che

sopraggiunge è di passaggio, aiutate-

lo per quanto potete; però non si

tratterrà presso di voi se non due o

tre giorni, se ce ne fosse necessità.

Se invece vuole stabilirsi presso di

voi, nel caso conosca un mestiere,

lavori e si guadagni da mangiare. Se

non sa un mestiere, provvedete se-

condo il vostro buon senso a che un

cristiano non abbia a vivere tra di voi

nell'ozio. E se non vuole fare così,

allora è un trafficante di Cristo.

Guardatevi da gente così!

Didachè

Lettura spirituale

Caratteristiche dell’accoglienza

Preghiera

Signore Gesù, ti riconosciamo nella verità

dello spirito, come il nostro unico Dio. Que-

sto modifica profondamente la nostra vita:di

che cosa abbiamo timore, quale insidia può

farci vacillare? Tu, Signore, sei la nostra

certezza, levighi e plasmi il nostro cuore e

noi desideriamo per questo abbandonare e

sconvolgere ogni progetto soltanto nostro

per essere tua immagine. Sii benedetto nei

secoli!

Meditiamo la Parola

Cosa devo fare per avere la vita? Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Parroco di Bovegno

Di fronte a Gesù cadono le nostre certezze, le

cose di sempre, buone o cattive che siano; con

Lui cambiano le gerarchie dei valori, le priorità

dettate dagli usi e dai costumi degli uomini. Così

il tale del Vangelo si trova spiazzato, messo con

le spalle al muro, costretto a tornare a mani

vuote verso casa sua, ricca di troppi beni.

Difficilmente coloro che sono ricchi di “se

stessi”, avvolti in tiepide coperte tessute con

rigide certezze, adornati da vistosi monili

fabbricati da mani d’uomo, riescono a seguire

Gesù, a raggiungere la pienezza di una vita

basata su un conto in perdita. Dio ci chiama, ci

invita a lasciare la quiete del porto, ci conduce

sulle polverose strade dove l’uomo giace

esanime, ad un crocicchio lontano dove un

povero tende la sua mano. Ancora oggi

l‘affascinante Parola che vince il lento logorio

del tempo ci invita a vendere quello che abbiamo

e quello che siamo per acquistare un tesoro che

non ci verrà tolto.

Gesù, la parola che oggi mi rivolgi, l’invito che

mi fai «Và, vendi quello che hai e dallo ai poveri

e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi»,

lambisce la mia vita, ma non la scuote, penetra

nel mio cuore, ma non lo cambia. Io sono quel

cammello che deve passare nella cruna di un

ago, la pietra che Tu solo puoi trasformare in

pane. Non permettere Signore che torni indietro,

verso casa mia; non permettere che le sirene di

una apparente tranquillità abbiano il

sopravvento, che i “trenta denari” di questo

mondo distruggano ciò che Tu hai costruito nel

misero tugurio del mio cuore. Ti prego, Signore,

fermami, tira il logoro lembo di questa esistenza,

tienimi con Te. Amen

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Non di solo pane ­ Numero 757 ­ pagina 7

Martedì 24

Maggio

IV Settimana del Salterio

VIII Settimana del Tempo Ordinario

Impariamo a “perdere” la vita per Cristo, secondo la logica del dono, del sacrificio.

Con Cristo non perdiamo nulla.

Papa Francesco

In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato

tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non

c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o

figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già

ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri

e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che

verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

Agisci

... Oggi, con la carità

di Maria, provvederò

al sostentamento di

qualche famiglia che

ne ha bisogno o farò

un gesto di generosità

verso una associazione

che se ne occupa.

Contemplo: Gli ultimi saranno

primi (cfMc 10,31)

La disputa sulla precedenza e sul­la grandezza ricorre ripetuta­mente nel Vangelo. La vera gran­dezza scaturisce dall'esempio di abbassamento che ci ha dato Gesù

Cristo (cf Mc 10,45 e Gv 13,15) e Dio lo ha esaltato dandogli un nome sopra ogni altro nome (Fil 2,9) e lo ha costituito Signore dell'universo. Dio è colui che ab­bassa i potenti ed esalta gli umili, come canta Maria, la «serva del Signore» (Lc 1,48).

Il Santo del giorno: San Donaziano Donaziano e Rogaziano erano fratelli che abita­vano a Nantes, ma solo Donaziano aveva rice­vuto il Battesimo e pre­dicava la fede cattolica. Nel tempo di una perse­cuzione la cui data è ancora soggetta a di­scussione (sotto Diocle­ziano o sotto Decio) Donaziano, ancora ado­lescente, fu arrestato e gettato in prigione. Il

legato tentò di condurre Rogaziano al culto de­gli idoli, ma, non essen­dovi riuscito, lo fece gettare nella stessa pri­gione. Desideroso del Battesimo, egli pensò che un bacio di suo fra­tello lo avrebbe sostitui­to. Tutti e due furono torturati qualche tempo dopo e uccisi. Dopo l'editto del 313 i corpi dei due martiri furono collocati in una chiesa più volte ricostruita, che ha il titolo di basilica

minore dal 1889 e fu affidata ai monaci di San Martino di Tours. La data della festa ha subito uno spostamento dopo la Rivoluzione. Tutte le diocesi della Bretagna e anche gli altri paesi evangelizzati dai Bretoni, come il Canada, hanno luoghi di culto dedicati ai «fanciulli nantesi».

Brano Evangelico: Mc 10, 28­31

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Non di solo pane ­ Numero 757 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 8

Tu non sei venuto a civilizzare

i poveri, ma a evangelizzarli. Non sei

sceso a colonizzarci, ma a stringere alle-

anze paritetiche con noi. Non hai consi-

derato l'umanità come zona depressa da

occupare, sia pure a fin di bene, con

l'alterigia dei conquistatori, ma come

partner con cui stabilire e osservare in-

tese bilaterali. Tu sei un Dio estroverso,

solidale con gli uomini. Tu sei nostro

fratello, solidale con gli uomini. Aiutaci

a collocarci sul crocevia delle culture,

ma non per dirigere il traffico. (... ) Nel

cielo più persone mettono tutto in co­

munione sul tavolo della stessa divinità,

così che fra loro rimane intrasferibile

solo l'identità di ciascuno, che è rispetti-

vamente l'essere Padre, l'essere Figlio,

l'essere Spirito Santo. Sulla terra gli uo-

mini sono chiamati a vivere secondo

questo archetipo trinitario: a mettere

cioè tutto in comunione sul tavolo della

stessa umanità.

Tonino Bello

Lettura spirituale

L’altro, un volto da riscoprire

Preghiera

A te, Dio della promessa e del compimento,

Signore di un dialogo d'amore che non la-

scia spazio alla morte, leviamo la nostra

invocazione. Signore Gesù che ci chiami, ci

ami e ci rendi capaci di una risposta d'amo-

re, chiediamo di restare ancorati in te e libe-

rati da qualunque desiderio che non sia

quello di fare la tua volontà nel portare il

dono dell'altro con responsabilità. A te la

nostra lode, Signore della vita.

Meditiamo la Parola

Un vecchio cencioso! Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea

Parroco di Bovegno

«Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo se-

guito». Chi lascia tutto, riceve tutto, anzi qualcosa

di più. Riceve la capacità di scorgere, là dove l'u-

mana pietà fatica a penetrare, una luce nuova, di

leggere tra le pieghe di ciò che ripugna la dolcez-

za di una presenza. Mi ha colpito un racconto di I.

Turgheniev che ho trovato in un vecchio libro dal

titolo Poesie in prosa e che esprime con una di-

sarmante semplicità la verità poc'anzi esplicitata.

"Passeggiavo per la via. Un mendicante, un vec-

chio cencioso, mi fermò. Aveva gli occhi infiam-

mati, lacrimosi, le labbra violacee, le vesti a bran-

delli, e mostrava piaghe ripugnanti. Oh, come la

miseria aveva laidamente conciato quell'essere

infelice! Mi stese la mano rossa, gonfia, sudicia.

Con un gesto mi chiese soccorso. Mi frugai per

tutte le tasche. Non avevo né il portamonete, né

l'orologio, neppure il fazzoletto; non avevo proprio

nulla indosso. E il mendicante se ne stava sempre

lì, in attesa. Tendeva la mano ed era scosso da

un fremito lieve. Turbato, confuso, afferrai vigoro-

samente quella mano lurida e tremante: «Abbia

pazienza, fratello, non ho niente». Il mendicante

mi guardò coi suoi occhi infiammati; le sue labbra

violacee si schiusero e sorrisero, e mi strinse a

sua volta le gelide dita. «Che importa, fratello!»,

mormorò, «grazie lo stesso. Anche questa è un'e-

lemosina!». Compresi che avevo ricevuto anch'io

un'elemosina da quel mio fratello".

Chi lascia tutto, riceve tutto perché acquista ciò

che i soldi e le ricchezze non possono com-

perare: la semplicità. Beata semplicità che mi fai

leggere la storia e gli avvenimenti attraverso il sor-

riso e la carità di un vecchio cencioso, che mi doni

il centuplo attraverso le gelide dita di un mendi-

cante.

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Non di solo pane ­ Numero 757 ­ pagina 9

VIII Settimana del Tempo Ordinario

Un cristiano non può mai essere annoiato o triste. Chi ama Cristo è una persona

piena di gioia e che diffonde gioia.

Papa Francesco

In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai di­

scepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i

Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il

Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo

consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e

dopo tre giorni risorgerà». Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli:

«Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete

che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno

alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io

bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E

Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato

anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è

per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con

Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono

considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però

non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra

voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servi­

re e dare la propria vita in riscatto per molti».

Brano Evangelico: Mc 10, 32­45

Contemplo: Il Figlio è venuto

per servire (cf Mc 10,45)

Queste parole di Gesù mettono anzitutto in risalto una netta op­posizione fra due modi di conce­pire l'autorità. Da una parte,

un'autorità che è di dominio; dall'altra, un'autorità, quella del Figlio dell'uomo e del discepolo, che è invece di servizio. Un'altra precisazione: servire è una di­mensione dell'intera esistenza ancorata nell'amore.

Mercoledì 25

Maggio

IV Settimana del Salterio

Agisci

... Quando sbaglia-

mo, il Signore ci in-

dica sempre la stra-

da per rimetterci

sulla via giusta. Og-

gi, in cosa ho biso-

gno di convertirmi?

Il Santo del giorno: Santa Maria Madda-

lena de’ Pazzi

Nasce nel 1566 e appar­tiene alla casata de' Paz­zi, potenti (e violenti) per generazioni a Firenze, e ancora autorevoli alla sua epoca. Battezzata con il nome di Caterina, a 16 anni entra nel mona­stero carmelitano di San­ta Maria degli Angeli in Firenze e come novizia prende il nome di Maria Maddalena. Nel maggio

1584 soffre di una miste­riosa malattia che le im­pedisce di stare coricata. Al momento di pronun­ciare i voti, devono por­tarla davanti all'altare nel suo letto. Da questo mo­mento vivrà diverse esta­si, che si succederanno per molti anni. Le descri­vono cinque volumi di manoscritti, opera di consorelle che registra­vano gesti e parole sue in quelle ore. Più tardi le voci dall'alto le chiedono

di promuovere la «rinnovazione della Chiesa» (iniziata dal Concilio di Trento con i suoi decreti), esortando e ammonendo le sue gerar­chie. Scrive così a papa Sisto V, ai cardinali della curia; e tre lettere manda ad Alessandro de' Medi­ci, arcivescovo di Firen­ze, predicendogli il suo breve pontificato. La mistica morirà nel 1607 dopo lunghe malattie.

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Non di solo pane ­ Numero 757 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 10

Il Vangelo di Paolo è questo: il messaggio

della Croce di Cristo che egli annuncia ai

giudei e ai gentili. È la testimonianza di Cri-

sto, ossia la morte di Cristo in croce. Cristo

crocifisso, po­tenza di Dio e sapienza di

Dio (1Cor 1,24), non solo perché inviato di

Dio, Figlio di Dio e Dio lui stesso, ma per-

ché crocifisso. Infatti la morte di croce è il

mezzo di reden­zione prescelto dalla inson-

dabile sapienza di Dio. La croce non è fine

a se stessa, non è soltanto una insegna, è

anche l'arma potente di Cristo, la verga del

pastore con cui il divino Davide esce in-

contro a Golia. Il simbolo trionfale con cui

egli batte alla porta del cielo e la spalanca, e

vi entrano tutti quelli che camminano al

seguito del Crocifisso.

Edith Stein

Lettura spirituale

La croce batte alle porte del cielo

Preghiera

Signore, ti rendiamo grazie per il vibrante vortice d'amore nel quale ci hai immesso, risposta a ogni smarrimento e a ogni do-manda e fondamento di un vero servizio ai fratelli. Amare, in te, ogni uomo, ascoltare nel profondo la tua parola, incarnata nella storia di ciascuno, perché il tuo Regno si attui in terra e in cielo: sii tu il nostro aiuto e fa' che ti rendiamo grazie!

Meditiamo la Parola

Il calice di Cristo Meditazione a cura

di don Luciano Vitton Mea parroco di Bovegno

Anche i discepoli corrono il rischio di cadere

nella trappola di una logica che cede il passo al

prestigio, al “posto”, al sedere alla destra o alla

sinistra di qualcuno che conta. Oggi, come allora,

dobbiamo stare attenti alle lusinghe del “comune

pensare”. Dietro le pieghe del bene, di una

buona azione, di un atto di generosità si possono

nascondere i velenosi nidi dell’auto

compiacimento, del sentirsi “apposto”, del

plauso della gente che spesso porta alle stelle ciò

che poco dopo fa cadere miseramente nella

polvere. Gesù ci promette un “calice”, il suo

calice. E’ un battesimo che si consuma nel

silenzio, nel bene nascosto, nella lieve brezza

che non si avverte, sul ruvido e nodoso legno

della solitudine, dell’incomprensione, del

perdersi per amore e nella pura gratuità. Un

calice che solo i piccoli e gli umili possono bere,

un banchetto da cui sono esclusi tutti i grandi e i

prepotenti di questo mondo.

Signore, il tuo calice non è facile da trovare! Non

è esposto nelle vetrine o nei musei così ricchi di

opere d’arte; non è appariscente o vistoso, non

luccica perché rivestito d’oro o di diamanti. E’

un calice nascosto tra le pagine semplici di una

vita ricoperta di ordinarietà. Nel tuo calice non

troviamo bevande inebrianti, vini famosi,

spumanti costosi; nel tuo calice scorre il fremito

di una vita bagnata di sudore, macchiata di

fragilità, ricoperta dalle dure croste del

quotidiano lavoro. Il tuo calice raccoglie i gemiti

del moribondo, le lacrime degli orfani, la

disperazione di una mamma che ha perso per

sempre il suo bambino. Nel tuo calice Tu

trasformi la morte in vita, le ombre della

disperazione nell’aurora di una nuova speranza,

gli azzimi della cattiveria nella fragranza di un

amore che diventa pane per il fratello. Signore

donami la grazia di accostare le mie aride labbra

alla sorgente che nasce da un cuore diventato

calice di vita. Amen

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Non di solo pane ­ Numero 757 ­ pagina 11

Giovedì 26

Maggio

IV Settimana del Salterio

VIII Settimana del Tempo Ordinario

Il Signore ci parla attraverso la Sacra Scrittura, nella preghiera. Impariamo a rimanere in silenzio

davanti a Lui, a meditare il Vangelo.

Papa Francesco

Il Santo del giorno:

Sant’Eleuterio

Greco. Nato a Nicopoli nell'Epiro, fu papa dal 175 al 189. Dopo il mar­tirio probabilmente fu sepolto in Vaticano, vi­cino al corpo di san Pie­tro. Il suo pontificato fu segnato da movimenti ereticali che giunsero fino a Roma. Tra di essi il montanismo, che so­steneva l'imminente fine

del mondo accanto a un forte rigore morale. E­leuterio fu tollerante per evitare una scissione fra i cristiani. Invece contro i marcioniti, che ammet­tevano tre principi e tre battesimi, e gli gnostici emanò un decreto nel quale, tra l'altro, si auto­rizzavano i cristiani a cibarsi con qualsiasi ali­mento e superare così la distinzione tra cibi puri ed impuri. Sembra inol­tre che con un altro suo

decreto ordinò che il giorno di Pasqua si cele­brasse di domenica. Il Martirologio Romano di lui riporta: «A Roma sant'Eleuterio, papa e martire, il quale convertì alla fede di Cristo molti nobili romani, e mandò nella Gran Bretagna Da­miano e Fugazio, i quali battezzarono il Re Lu­cio, insieme a sua mo­glie e a quasi tutto il po­polo».

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Brano Evangelico: Mc 10, 46­52

Contemplo: Il Signore Gesù è

la pietra viva (cf 1 Pt 2,4)

L'apostolo Pietro ci esorta a cre­

scere verso la salvezza in un mo­

vimento dinamico. Se davvero

abbiamo «gustato che buono è il

Signore» (1Pt 2,3), non avremo

più timore, anzi ci affideremo con

gioia a lui, pietra viva, angolare e

solida, sulla quale costruire la no­

stra esistenza in questo mondo. Il

Signore ci chiama a essere suoi

amici, suo tempio spirituale nel

quale vuole porre la sua dimora.

Agisci

Oggi con Maria, Re-

gina della famiglia,

prego per tutte le

famiglie, soprattut-

to per quelle più in

difficoltà. Come mi

sto occupando della

mia? La considero

un dono di Dio, pur

con i suoi difetti?

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Non di solo pane ­ Numero 757 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12

“Scrivo col piede sinistro articoli per

la parrocchia, per un mensile locale,

per il settimanale “Non di solo pane”

che arriva in molte parrocchie non solo del bre­

sciano. Alcuni pensieri li metto anche su Facebo­

ok, perché ho tanti contatti soprattutto tra i giova­

ni. Così un messaggio positivo oggi, una poesia

domani, un’esperienza intensa poi, provo a semi­

nare speranza. Fa parte del mio apostolato di con­

sacrata”. Fiorella infatti è una “piccola figlia della

Croce”. In questa poesia del 1985 Fiorella già

esprimeva per intero la sua piena intuizione della

gioia che può essere acquisita vivendo nel Signo­

re, pur quando le nostre ali risultino “tarpate” in

un modo o nell’altro:

Le ali tarpate

Non ho le ali per volare,

le mie ali sono tarpate,

paralizzate, recise,

nel segno di croce.

Eppure nell’amore io amo,

nell’amore io sono,

nella gioia io gioisco,

nella gioia io esisto,

nella speranza io spero,

nella speranza io vivo.

Poiché io sono,

io esisto,

io vivo con te

e non sono infelice.

Lettura spirituale

Le ali tarpate

Preghiera

Signore Gesù, di fronte al mistero imperscru-

tabile della persecuzione siamo soli, davanti

a te. Imprimi nei nostri cuori la tua immagi-

ne: Dio del perdono, vittima innocente - mite

e fortissima - Signore misericordioso che ci

rende persone dal grande cuore, capaci di

accogliere l'offesa senza restituirla, di perdo-

nare e chiedere perdono, anche senza com-

prendere. Per questo ti ringraziamo!

Meditiamo la Parola

Bartimeo, in continua preghiera Meditazione di Fiorella Elmetti

Piccola figlia della croce - Lumezzane

Leggendo questo vangelo ho pensato a quanto

fosse triste la vita quotidiana del cieco Bartimeo.

Egli ci viene presentato come colui che “sedeva

lungo la strada a mendicare”, ruolo scontato per

la società di allora nei confronti di chi non pote-

va vedere, muoversi o camminare in autonomia.

Forse, è proprio a causa di ciò che, al passaggio

di Gesù, “molti lo rimproveravano perché taces-

se”. Pur tuttavia, iI cieco Bartimeo non si arren-

de. L’evangelista Marco, infatti, sottolinea che

“il figlio di Timeo”, nonostante i rimproveri

“gridava ancora più forte”. E qui scatta il riscat-

to, perché quella vita di Bartimeo è una vita in

attesa. Infatti, la speranza agita il suo cuore, co-

me i flutti in tempesta agitano le onde del mare

che purificandosi spingono le alghe, le conchiglie

e i rifiuti verso la deriva. E com’è significativa

questa agitazione. È segno di un cuore in conti-

nua preghiera. Perché la preghiera, come dice

san Tommaso d’Aquino, “non viene presentata a

Dio per fargli conoscere qualcosa che egli non sa,

ma per spingere verso Dio l'animo di chi prega”.

Capito? Nel cuore di Bartimeo c’è il desiderio vi-

vo di incontrare Dio. E che il cuore di Bartimeo

fosse in continua preghiera lo sottolinea pure il

fatto che egli non chiama Gesù semplicemente

col suo nome, ma riconosce in lui il “Figlio di Da-

vide”, come è scritto nella Sacra Scrittura. Chis-

sà quante volte l’ha sentita proclamare di sabato

nella Sinagoga! Ed ora Gesù, sentendo quel grido

provenire dai margini della strada di fede si fer-

ma e lo fa chiamare. Bellissimo segno! Nessuna

vita è tanto inutile da essere costretta a rimane-

re relegata nell’oscurità. Impariamo pure noi a

non dare nulla per scontato, tanto meno quella

di chi non può far altro che gridare la propria fra-

gilità: “Rabbunì, che io veda di nuovo”!

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Non di solo pane ­ Numero 757 ­ pagina 13

Venerdì 27

Maggio

IV Settimana del Salterio

VIII Settimana del Tempo Ordinario

Non possiamo restare chiusi nella parrocchia, nelle nostre comunità, quando tante persone

sono in attesa del Vangelo!

Papa Francesco

Gesù entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per ve­dere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono. Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scac­ciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamo­nete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di pre­ghiera per tutte le nazioni”? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città. La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per que­sto vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi acca­drà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».

Brano Evangelico: Mc 11, 11­25

Contemplo: Vi farò una sola

domanda (Mc 11,29)

Gesù non rifiuta mai le nostre do­mande, è sempre pronto al dialo­go, ma ci mette davanti al bivio della fede: o mettere in questione il Signore e la sua Parola, o la­

sciarsi mettere in questione da lui, nell'ascolto della sua Parola. La prima via porta a non ascoltare Dio che ci parla e arrivare quindi al limite del nulla; la seconda al dialogo fecondo con Dio, nella preghiera, e arrivare alla vita.

Agisci:

Oggi, nonostante ie

difficoltà che vivo e

ho vissuto, guardo

alla mia vita, con la

luce dello Spirito,

per scorgervi i segni

della fedeltà di Dio.

Il Santo del giorno:

Sant’Agostino di

Canterbury

Abate benedettino a Roma, fu invitato da San Gregorio Magno ad evangelizzare l'In­ghilterra, ricaduta nell'idolatria sotto i Sassoni. Qui fu rice­vuto da Etelberto, re di Kent che aveva

sposato la cattolica Berta, di origine fran­ca. Etelberto si con­vertì, aiutò Agostino e gli permise di predica­re in piena libertà. Nel Natale successivo al suo arrivo in Inghil­terra, più di diecimila Sassoni ricevettero il battesimo. Il Papa in­viò altri missionari e nominò arcivescovo e

primate d'Inghilterra Agostino, che cercò di riunire la Chiesa bre­tone a quella sassone senza riuscirci perché troppo forte era il ran­core dei bretoni con­tro gli invasori sasso­ni. Suo merito però è stato quello di aver convertito quasi tutto il regno di Kent.

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Non di solo pane ­ Numero 757 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 14

Noi siamo chiamati a compiere il gesto di Dio

il gesto del seminatore. Invece di denunciare

sempre la tristezza dei tempi o la caduta dei

valori, dovremmo coltivare una fiducia nuova

nella forza contenuta nei poveri e piccoli semi

del Regno, nelle gemme di bontà e di giustizia

che spuntano e sono vincenti.

Anche se talvolta appare gravida di morte, la

storia in realtà è incinta di Dio, di risurrezione.

Dio è ancora all'opera in seno alla terra, in alto

silenzio e con piccole cose.

Se accostiamo l'orecchio al cuore della vita, al

pulsare del cosmo, sentiamo, come nella notte

della risurrezione, un rotolio profondo di pietre

smosse, come il rotolare della pietra dal sepol-

cro di Cristo. Sentiamo milioni di semi che

premo­no alle frontiere della vita, smuovono,

attraver­sano, aprono zolle che parevano impe-

netrabili.

Ermes Ronchi

Lettura Spirituale

La forza di semi del Regno

Preghiera

Signore Gesù, ti rendiamo grazie per coloro

che, sono tuoi discepoli, ma esclusi e margi-

nali. Per loro brilla la buona notizia del tuo

amore e arde ogni lettera della tua Parola!

Da questi poveri giunge a noi l'annuncio di

salvezza, un dono silenzioso, fatto con il

cuore, che siamo chiamati a contempla-

re,per convertire il nostro cuore a te, povero

per i poveri!

Meditiamo la Parola

Esteriormente impeccabili Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Parroco di Bovegno

Ritorna anche in questo brano del Vangelo l’immagine

dell’albero. Si tratta di un fico ricco di foglie, verde e

rigoglioso, ma privo di frutti. Un albero che non porta

frutti è in realtà secco, arido, inutile. E’ immagine

della vita cristiana priva di Carità, di misericordia, di

benevolenza. Cristiani sempre lì, in piedi, assidui,

esteriormente impeccabili: osservanze, pratiche,

elemosina, messa festiva, comportamento

esteriormente inappuntabile. Ma privi di linfa. Dal

loro cuore nascono rancori, maldicenze, critiche,

sentimenti cattivi. Sono duri, rigidi, inospitali. Da soli

siamo condannati a questa aridità, a diventare come il

fico: ricchi di foglie prima, secchi quando non siamo

in grado di donare frutti a chi ne ha bisogno, poi.

“L'uomo che non vuole incorrere in questa maledi-

zione, si preoccupa di stabilire un contatto continuo

con il «corso d'acqua». Preghiera, silenzio, sacra-

menti, contemplazione, liturgia, confronto costante

con la Parola di Dio. Proprio per conservare la fre-

schezza, la spontaneità, la giovinezza, la libertà, il

gusto del rinnovamento. Per garantire l'ombra, ossia

qualcosa di riposante, di confortante, un senso di

pace, di fiducia per tutti coloro che

l'avvicinano” (Alessandro Pronzato). Dio che sei

cuore, entra ancora una volta nella mia solitudine, nel

deserto di un’anima inospitabile, priva di vita,

apparentemente abitata, ma in realtà popolata solo

da ombre e da ricordi ancorati al passato. Vieni a

riversare in me il dono di te stesso , che sei così

diverso e ti facesti così simile a me, uomo di poca

fede. Donami la freschezza della tua parola, la

sostanza di un pane che diventa, per opera dello

Spirito Santo, tuo Corpo. Vienimi vicino e prendimi

per mano; guidami sul tuo sentiero, così ricco

d’incontri, di volti, di fratelli con cui condividere un

lembo di questa mia vita. Tu conosci, o eterno

incontro, la mia prigionia: liberami dal mio egoismo,

dalle tenebre del peccato, dalla solitudine della mia

presunzione. O eterno incontro, abbracciami nel tuo

amore, sussurrami il tuo perdono.

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Meditiamo la Parola

Una barca, il suo posto Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane ­ Numero 757 ­ pagina 15

Sabato 28

Maggio

IV Settimana del Salterio

VIII Settimana del Tempo Ordinario

Signore, insegnaci a uscire da noi stessi. Insegnaci a uscire nelle strade e manifestare il tuo amore.

Papa Francesco

Brano Evangelico: Mc 11, 27­33

Contemplo : Abbiate fede (Mc

11,24)

Gesù vuole insegnarci ad avere

fede nella bontà del Padre, il

quale non mancherà di provve­

dere ai nostri bisogni. Gesù, pe­

rò, ci insegna pure che il Padre

vuole da noi l'amore per i nostri

fratelli, un amore capace di per­

donare, di accogliere quanti sono

nel bisogno. Per questo Gesù ci

ha scelti: perché portiamo nel

mondo frutti di pace e di bene,

nella preghiera e nelle opere

buone.

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E,

mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli

scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti

ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda.

Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di

Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discutevano

fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non

gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la

folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Ri­

spondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche

io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Agisci

Oggi comprendo che

quando non mi com-

porto secondo l'amore

di Dio, prima di tutto

ferisco me stesso. Og-

gi, in ogni cosa, mi ri-

cordo che amarmi si-

gnifica non tradire la

mia intima natura che

è stata creata da Dio

per compiere il bene

Il santo del giorno: San Germano di Parigi Saint­Germain­des­Prés è oggi tra i quartieri più sugge­stivi di Parigi. La chiesa che vi sorge è stata ricostruita nel 990, dopo la distru­zione dell'abbazia precedente. L'edifi­cio ­ che sorgeva ap­punto "nei prati" at­torno a Parigi ­ era

stato voluto da re Childerico, che l'ave­va donato a Germano (496­576), abate del monastero benedetti­no di San Sinforiano, cui attribuiva la sua miracolosa guarigio­ne. Saint­Germain divenne il monastero più importante di Parigi e uno dei grandi polmoni spiri­tuali dell'Occidente. Germano fu poi no­

minato vescovo di Parigi. Oggi riposa nella chiesa che por­ta il suo nome.

E t i m o l o g i -a: Germano = fratello/sorella, dal latino.

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333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 757

Domenica 22 Maggio 2016

Chiuso il 17/05/2016

Numero copie 1400

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

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