Non di Solo Pane m°757 - 22 Maggio 2016
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Transcript of Non di Solo Pane m°757 - 22 Maggio 2016
Settimanale di preghiera
Anno XV - n° 757
Non di solo
PANE Domenica 22 Maggio 2016
VIII Settimana del Tempo Ordinario
Non di solo pane Numero 757 – Tempo Ordinario pagina 2
Maggio 2016
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego
specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché in tutti i Paesi del mondo le donne siano ono-
rate e rispettate, e sia valorizzato il loro imprescin-
dibile contributo sociale.
Intenzione missionaria
Perché si diffonda, in famiglie, comunità e gruppi,la
pratica di pregare il santo Rosario per
l’evangelizzazione e per la pace.
Intenzione dei vescovi
Perché Maria, Madre della Chiesa, ci insegni a vivere
sentimenti di tenerezza e compassione.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente
e misericordioso, ci impegniamo con gioia
nella costruzione della civiltà dell'amore.
Intenzioni mese di Maggio
Non di solo pane Numero 757 pagina 3
Domenica 22
Maggio
IV Settimana del Salterio
Santissima Trinità
Se abbiamo trovato il senso della vita in Gesù, non possiamo essere indifferenti davanti a uno
che soffre, a uno che è triste.
Papa Francesco
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da
dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando
verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non
parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le
cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve
lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho
detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Brano Evangelico: Gv 16, 1215
Contemplo: Vi guiderà a tutta
la verità (cv 16,13)
Ogni domenica è la festa della SS. Trinità. Ogni domenica siamo guidati dallo Spirito alla verità tutta intera. Il Dio del Vangelo è un Dio «Persona» che si rivela,
vive in mezzo al suo popolo, si incarna nell'umanità. La Trinità è l'espressione di questa «vitalità» divina, è la radice dell'amore che è in noi: «In Cristo Gesù l'amore del Padre è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (cf Rm 5,15).
Agisci
... lo sto vivendo da
figlio fiducioso nel
Padre e quindi libe-
ro di amare, di per-
donare, di essere
generoso, o vivo da
schiavo pauroso e
attaccato alle mie
cose?
Il santo del giorno:
Santissima Trinità La solennità della Santissima Trinità ricorre ogni anno la domenica dopo Pentecoste, quindi come festa del Signore. Si colloca pertanto come riflessione su tutto il mistero che negli altri tempi è cele
brato nei suoi diversi momenti e aspetti. Fu introdotta soltanto nel 1334 da papa Giovanni XXII, mentre l'antica liturgia romana non la conosceva. Propone uno sguardo riconoscente al compimento del mistero della salvezza realizzato dal Padre, per mezzo del
Figlio, nello Spirito Santo. La messa inizia con l'esaltazione del Dio Trinità "perché grande è il suo amore per noi".
Non di solo pane Numero 757 Tempo Ordinario pagina 4
L’ amore non consiste nel
sentire che si ama, ma nel
voler amare; quando si vuole amare, si
ama; quando si vuole amare al di so-
pra di tutto, si ama al di sopra di tut-
to...
Se accade di soccombere a una ten-
tazione, significa che l'amore è troppo
debole, non che non esiste; bisogna
piangere, come san Pietro, pentirsi
come san Pietro, umiliarsi come lui,
ma come lui anche dire per tre volte:
« vi amo, vi amo, sapete che, nono-
stante le mie debolezze e i miei pec-
cati, io vi amo... ».
Quanto all'amore che Gesù ha per
noi, ce l'ha dimostrato abbastanza
perché noi ci crediamo senza sentirlo:
sentire che noi lo amiamo e che egli ci
ama sarebbe il cielo, e quaggiù il cielo
non esiste, tranne che in rari momenti
e in rare eccezioni. Charles de Foucauld
Lettura spirituale Dio ci ama nonostante tutto
Preghiera
O Trinità beata, oceano di pace, la Chie-
sa a te consacra la sua lode perenne. Pa-
dre d'immensa gloria, Verbo d'eterna lu-
ce, Spirito di sapienza e carità perfetta.
Roveto inestinguibile di verità e d'amore,
ravviva in noi la gioia dell'agape frater-
na. Principio e sorgente della vita immor-
tale rivelaci il tuo volto nella gloria dei
cieli. Amen.
Meditiamo la Parola
Vivere per gli altri Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Parroco di Bovegno
Ogni mattina, appena il sole bussa alle finestre
della nostra camera, noi apriamo gli occhi al mi-
stero di un nuovo giorno. Il primo gesto è quello di
tracciare sul nostro corpo il segno della Santa Cro-
ce e con le nostre labbra proclamiamo un altro
mistero: quello di Dio. "Nel nome del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo". Parole semplici e abi-
tuali ma che ci parlano di Dio e della sua più pro-
fonda intimità. Pensare alla Santissima Trinità co-
sta fatica. Più ci avviciniamo con la nostra mente
a Dio e più ci sembra lontano, inaccessibile, ir
raggiungibile. Eppure il mistero della Trinità è il
cuore della fede cristiana, il mistero che ci svela
non solo i segreti di Dio ma anche quello degli uo-
mini. Parlando di Dio, seppur in modo velato, par-
liamo dell'uomo, delle sue origini, della sua storia.
Come avvicinarci a così grandi misteri senza il ri-
schio di esserne accecati? Con semplicità. Narra
Mons. Antonino Bello che un giorno ebbe occasio-
ne di parlare della Santissima Trinità con un suo
amico prete che lavorava con gli zingari. Questi
gli disse: «Io ai miei zingari sai come spiego il mi-
stero di un solo Dio in tre persone? Non parlo di
uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo
di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In
Dio, cioè, non c'è una persona che si aggiunge
all'altra e poi all'altra ancora. In Dio ogni persona
vive per l'altra. E sai come concludo? Dicendo che
questo è una specie di marchio di famiglia. Una
forma di "carattere ereditario" così dominante in
"casa Trinità" che, anche quando è sceso sulla ter-
ra, il Figlio si è manifestato come l'uomo per gli
altri». Vivere per l'altro questo è il mistero di Dio
e il mistero di colui che è fatto a sua immagine e
somiglianza. E' quel "per" che caratterizza la vita
di Dio e la vita del Cristiano. Non dimentichiamolo
mai quanto tracciamo sul nostro corpo il santo
segno della Croce quando diciamo: " Nel nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Non di solo pane Numero 757 pagina 5
Lunedì 23
Maggio
IV Settimana del Salterio
VIII Settimana del Tempo Ordinario
Il santo del giorno:
Beato Raimondo
Folch
Figlio di Don Giovanni
Folch, primo duca di
Cardona (Spagna), il
Beato Raimondo era
destinato alla corte ma
quando fu sul punto di
essere presentato al Re,
il giovane Raimondo si
gettò ai piedi del padre
supplicandolo di poter
entrare nell’Ordine
Mercedario. Avuto il
consenso del padre,
prese l’abito nel con
vento di Barcellona
dove esercitò la via spi
rituale con umiltà e san
tità tanto che i reali di
Castiglia Ferdinando ed
Isabella lo vollero a
corte per servirsi dei
suoi consigli. Procla
mato vescovo di Cuen
ca vi rinunciò per la sua
grande umiltà finché
santamente spirò nel
convento di Saragozza
fra le braccia dei suoi
religiosi ed al suo fune
rale partecipò tutta la
corte. L’Ordine lo fe
steggia il 23 maggio.
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Brano Evangelico: Mc 10, 1727
Contemplo: Dio solo è buono
(Mc 10,18)
Dio è la fonte stessa della bontà, della bellezza: lui solo può dirsi davvero buono. A volte anche noi siamo buoni, ma purtroppo non lo siamo sempre. Il Signore Gesù,
dicendo che «nessuno è buono, se non Dio solo» (Mc 10,18), vuole insegnarci che la bontà perfetta non è di questo mondo. Ci esorta così a cercare solo in Dio la fonte di ogni bontà e misericordia.
La carità, la pazienza e la tenerezza sono tesori bellissimi. E quando li hai,
vuoi condividerli con gli altri.
Papa Francesco
Agisci
Oggi esco da me-
stesso e cerco di a-
vere occhi per vede-
re il povero (a livel-
lo materiale, spiritu-
ale, interiore) vicino
a me e mi prendo
cura di lui.
Non di solo pane Numero 757 Tempo Ordinario pagina 6
Chiunque venga nel nome del Signore
sia accolto. In seguito, mettendolo
alla prova, saprete chi è, perché sie-
te in grado di distinguere la destra
dalla sinistra. Se, dunque, colui che
sopraggiunge è di passaggio, aiutate-
lo per quanto potete; però non si
tratterrà presso di voi se non due o
tre giorni, se ce ne fosse necessità.
Se invece vuole stabilirsi presso di
voi, nel caso conosca un mestiere,
lavori e si guadagni da mangiare. Se
non sa un mestiere, provvedete se-
condo il vostro buon senso a che un
cristiano non abbia a vivere tra di voi
nell'ozio. E se non vuole fare così,
allora è un trafficante di Cristo.
Guardatevi da gente così!
Didachè
Lettura spirituale
Caratteristiche dell’accoglienza
Preghiera
Signore Gesù, ti riconosciamo nella verità
dello spirito, come il nostro unico Dio. Que-
sto modifica profondamente la nostra vita:di
che cosa abbiamo timore, quale insidia può
farci vacillare? Tu, Signore, sei la nostra
certezza, levighi e plasmi il nostro cuore e
noi desideriamo per questo abbandonare e
sconvolgere ogni progetto soltanto nostro
per essere tua immagine. Sii benedetto nei
secoli!
Meditiamo la Parola
Cosa devo fare per avere la vita? Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Parroco di Bovegno
Di fronte a Gesù cadono le nostre certezze, le
cose di sempre, buone o cattive che siano; con
Lui cambiano le gerarchie dei valori, le priorità
dettate dagli usi e dai costumi degli uomini. Così
il tale del Vangelo si trova spiazzato, messo con
le spalle al muro, costretto a tornare a mani
vuote verso casa sua, ricca di troppi beni.
Difficilmente coloro che sono ricchi di “se
stessi”, avvolti in tiepide coperte tessute con
rigide certezze, adornati da vistosi monili
fabbricati da mani d’uomo, riescono a seguire
Gesù, a raggiungere la pienezza di una vita
basata su un conto in perdita. Dio ci chiama, ci
invita a lasciare la quiete del porto, ci conduce
sulle polverose strade dove l’uomo giace
esanime, ad un crocicchio lontano dove un
povero tende la sua mano. Ancora oggi
l‘affascinante Parola che vince il lento logorio
del tempo ci invita a vendere quello che abbiamo
e quello che siamo per acquistare un tesoro che
non ci verrà tolto.
Gesù, la parola che oggi mi rivolgi, l’invito che
mi fai «Và, vendi quello che hai e dallo ai poveri
e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi»,
lambisce la mia vita, ma non la scuote, penetra
nel mio cuore, ma non lo cambia. Io sono quel
cammello che deve passare nella cruna di un
ago, la pietra che Tu solo puoi trasformare in
pane. Non permettere Signore che torni indietro,
verso casa mia; non permettere che le sirene di
una apparente tranquillità abbiano il
sopravvento, che i “trenta denari” di questo
mondo distruggano ciò che Tu hai costruito nel
misero tugurio del mio cuore. Ti prego, Signore,
fermami, tira il logoro lembo di questa esistenza,
tienimi con Te. Amen
Non di solo pane Numero 757 pagina 7
Martedì 24
Maggio
IV Settimana del Salterio
VIII Settimana del Tempo Ordinario
Impariamo a “perdere” la vita per Cristo, secondo la logica del dono, del sacrificio.
Con Cristo non perdiamo nulla.
Papa Francesco
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato
tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non
c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o
figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già
ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri
e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che
verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».
Agisci
... Oggi, con la carità
di Maria, provvederò
al sostentamento di
qualche famiglia che
ne ha bisogno o farò
un gesto di generosità
verso una associazione
che se ne occupa.
Contemplo: Gli ultimi saranno
primi (cfMc 10,31)
La disputa sulla precedenza e sulla grandezza ricorre ripetutamente nel Vangelo. La vera grandezza scaturisce dall'esempio di abbassamento che ci ha dato Gesù
Cristo (cf Mc 10,45 e Gv 13,15) e Dio lo ha esaltato dandogli un nome sopra ogni altro nome (Fil 2,9) e lo ha costituito Signore dell'universo. Dio è colui che abbassa i potenti ed esalta gli umili, come canta Maria, la «serva del Signore» (Lc 1,48).
Il Santo del giorno: San Donaziano Donaziano e Rogaziano erano fratelli che abitavano a Nantes, ma solo Donaziano aveva ricevuto il Battesimo e predicava la fede cattolica. Nel tempo di una persecuzione la cui data è ancora soggetta a discussione (sotto Diocleziano o sotto Decio) Donaziano, ancora adolescente, fu arrestato e gettato in prigione. Il
legato tentò di condurre Rogaziano al culto degli idoli, ma, non essendovi riuscito, lo fece gettare nella stessa prigione. Desideroso del Battesimo, egli pensò che un bacio di suo fratello lo avrebbe sostituito. Tutti e due furono torturati qualche tempo dopo e uccisi. Dopo l'editto del 313 i corpi dei due martiri furono collocati in una chiesa più volte ricostruita, che ha il titolo di basilica
minore dal 1889 e fu affidata ai monaci di San Martino di Tours. La data della festa ha subito uno spostamento dopo la Rivoluzione. Tutte le diocesi della Bretagna e anche gli altri paesi evangelizzati dai Bretoni, come il Canada, hanno luoghi di culto dedicati ai «fanciulli nantesi».
Brano Evangelico: Mc 10, 2831
Non di solo pane Numero 757 Tempo Ordinario pagina 8
Tu non sei venuto a civilizzare
i poveri, ma a evangelizzarli. Non sei
sceso a colonizzarci, ma a stringere alle-
anze paritetiche con noi. Non hai consi-
derato l'umanità come zona depressa da
occupare, sia pure a fin di bene, con
l'alterigia dei conquistatori, ma come
partner con cui stabilire e osservare in-
tese bilaterali. Tu sei un Dio estroverso,
solidale con gli uomini. Tu sei nostro
fratello, solidale con gli uomini. Aiutaci
a collocarci sul crocevia delle culture,
ma non per dirigere il traffico. (... ) Nel
cielo più persone mettono tutto in co
munione sul tavolo della stessa divinità,
così che fra loro rimane intrasferibile
solo l'identità di ciascuno, che è rispetti-
vamente l'essere Padre, l'essere Figlio,
l'essere Spirito Santo. Sulla terra gli uo-
mini sono chiamati a vivere secondo
questo archetipo trinitario: a mettere
cioè tutto in comunione sul tavolo della
stessa umanità.
Tonino Bello
Lettura spirituale
L’altro, un volto da riscoprire
Preghiera
A te, Dio della promessa e del compimento,
Signore di un dialogo d'amore che non la-
scia spazio alla morte, leviamo la nostra
invocazione. Signore Gesù che ci chiami, ci
ami e ci rendi capaci di una risposta d'amo-
re, chiediamo di restare ancorati in te e libe-
rati da qualunque desiderio che non sia
quello di fare la tua volontà nel portare il
dono dell'altro con responsabilità. A te la
nostra lode, Signore della vita.
Meditiamo la Parola
Un vecchio cencioso! Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea
Parroco di Bovegno
«Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo se-
guito». Chi lascia tutto, riceve tutto, anzi qualcosa
di più. Riceve la capacità di scorgere, là dove l'u-
mana pietà fatica a penetrare, una luce nuova, di
leggere tra le pieghe di ciò che ripugna la dolcez-
za di una presenza. Mi ha colpito un racconto di I.
Turgheniev che ho trovato in un vecchio libro dal
titolo Poesie in prosa e che esprime con una di-
sarmante semplicità la verità poc'anzi esplicitata.
"Passeggiavo per la via. Un mendicante, un vec-
chio cencioso, mi fermò. Aveva gli occhi infiam-
mati, lacrimosi, le labbra violacee, le vesti a bran-
delli, e mostrava piaghe ripugnanti. Oh, come la
miseria aveva laidamente conciato quell'essere
infelice! Mi stese la mano rossa, gonfia, sudicia.
Con un gesto mi chiese soccorso. Mi frugai per
tutte le tasche. Non avevo né il portamonete, né
l'orologio, neppure il fazzoletto; non avevo proprio
nulla indosso. E il mendicante se ne stava sempre
lì, in attesa. Tendeva la mano ed era scosso da
un fremito lieve. Turbato, confuso, afferrai vigoro-
samente quella mano lurida e tremante: «Abbia
pazienza, fratello, non ho niente». Il mendicante
mi guardò coi suoi occhi infiammati; le sue labbra
violacee si schiusero e sorrisero, e mi strinse a
sua volta le gelide dita. «Che importa, fratello!»,
mormorò, «grazie lo stesso. Anche questa è un'e-
lemosina!». Compresi che avevo ricevuto anch'io
un'elemosina da quel mio fratello".
Chi lascia tutto, riceve tutto perché acquista ciò
che i soldi e le ricchezze non possono com-
perare: la semplicità. Beata semplicità che mi fai
leggere la storia e gli avvenimenti attraverso il sor-
riso e la carità di un vecchio cencioso, che mi doni
il centuplo attraverso le gelide dita di un mendi-
cante.
Non di solo pane Numero 757 pagina 9
VIII Settimana del Tempo Ordinario
Un cristiano non può mai essere annoiato o triste. Chi ama Cristo è una persona
piena di gioia e che diffonde gioia.
Papa Francesco
In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai di
scepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i
Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il
Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo
consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e
dopo tre giorni risorgerà». Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli:
«Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete
che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno
alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io
bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E
Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato
anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è
per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con
Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono
considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però
non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra
voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servi
re e dare la propria vita in riscatto per molti».
Brano Evangelico: Mc 10, 3245
Contemplo: Il Figlio è venuto
per servire (cf Mc 10,45)
Queste parole di Gesù mettono anzitutto in risalto una netta opposizione fra due modi di concepire l'autorità. Da una parte,
un'autorità che è di dominio; dall'altra, un'autorità, quella del Figlio dell'uomo e del discepolo, che è invece di servizio. Un'altra precisazione: servire è una dimensione dell'intera esistenza ancorata nell'amore.
Mercoledì 25
Maggio
IV Settimana del Salterio
Agisci
... Quando sbaglia-
mo, il Signore ci in-
dica sempre la stra-
da per rimetterci
sulla via giusta. Og-
gi, in cosa ho biso-
gno di convertirmi?
Il Santo del giorno: Santa Maria Madda-
lena de’ Pazzi
Nasce nel 1566 e appartiene alla casata de' Pazzi, potenti (e violenti) per generazioni a Firenze, e ancora autorevoli alla sua epoca. Battezzata con il nome di Caterina, a 16 anni entra nel monastero carmelitano di Santa Maria degli Angeli in Firenze e come novizia prende il nome di Maria Maddalena. Nel maggio
1584 soffre di una misteriosa malattia che le impedisce di stare coricata. Al momento di pronunciare i voti, devono portarla davanti all'altare nel suo letto. Da questo momento vivrà diverse estasi, che si succederanno per molti anni. Le descrivono cinque volumi di manoscritti, opera di consorelle che registravano gesti e parole sue in quelle ore. Più tardi le voci dall'alto le chiedono
di promuovere la «rinnovazione della Chiesa» (iniziata dal Concilio di Trento con i suoi decreti), esortando e ammonendo le sue gerarchie. Scrive così a papa Sisto V, ai cardinali della curia; e tre lettere manda ad Alessandro de' Medici, arcivescovo di Firenze, predicendogli il suo breve pontificato. La mistica morirà nel 1607 dopo lunghe malattie.
Non di solo pane Numero 757 Tempo Ordinario pagina 10
Il Vangelo di Paolo è questo: il messaggio
della Croce di Cristo che egli annuncia ai
giudei e ai gentili. È la testimonianza di Cri-
sto, ossia la morte di Cristo in croce. Cristo
crocifisso, potenza di Dio e sapienza di
Dio (1Cor 1,24), non solo perché inviato di
Dio, Figlio di Dio e Dio lui stesso, ma per-
ché crocifisso. Infatti la morte di croce è il
mezzo di redenzione prescelto dalla inson-
dabile sapienza di Dio. La croce non è fine
a se stessa, non è soltanto una insegna, è
anche l'arma potente di Cristo, la verga del
pastore con cui il divino Davide esce in-
contro a Golia. Il simbolo trionfale con cui
egli batte alla porta del cielo e la spalanca, e
vi entrano tutti quelli che camminano al
seguito del Crocifisso.
Edith Stein
Lettura spirituale
La croce batte alle porte del cielo
Preghiera
Signore, ti rendiamo grazie per il vibrante vortice d'amore nel quale ci hai immesso, risposta a ogni smarrimento e a ogni do-manda e fondamento di un vero servizio ai fratelli. Amare, in te, ogni uomo, ascoltare nel profondo la tua parola, incarnata nella storia di ciascuno, perché il tuo Regno si attui in terra e in cielo: sii tu il nostro aiuto e fa' che ti rendiamo grazie!
Meditiamo la Parola
Il calice di Cristo Meditazione a cura
di don Luciano Vitton Mea parroco di Bovegno
Anche i discepoli corrono il rischio di cadere
nella trappola di una logica che cede il passo al
prestigio, al “posto”, al sedere alla destra o alla
sinistra di qualcuno che conta. Oggi, come allora,
dobbiamo stare attenti alle lusinghe del “comune
pensare”. Dietro le pieghe del bene, di una
buona azione, di un atto di generosità si possono
nascondere i velenosi nidi dell’auto
compiacimento, del sentirsi “apposto”, del
plauso della gente che spesso porta alle stelle ciò
che poco dopo fa cadere miseramente nella
polvere. Gesù ci promette un “calice”, il suo
calice. E’ un battesimo che si consuma nel
silenzio, nel bene nascosto, nella lieve brezza
che non si avverte, sul ruvido e nodoso legno
della solitudine, dell’incomprensione, del
perdersi per amore e nella pura gratuità. Un
calice che solo i piccoli e gli umili possono bere,
un banchetto da cui sono esclusi tutti i grandi e i
prepotenti di questo mondo.
Signore, il tuo calice non è facile da trovare! Non
è esposto nelle vetrine o nei musei così ricchi di
opere d’arte; non è appariscente o vistoso, non
luccica perché rivestito d’oro o di diamanti. E’
un calice nascosto tra le pagine semplici di una
vita ricoperta di ordinarietà. Nel tuo calice non
troviamo bevande inebrianti, vini famosi,
spumanti costosi; nel tuo calice scorre il fremito
di una vita bagnata di sudore, macchiata di
fragilità, ricoperta dalle dure croste del
quotidiano lavoro. Il tuo calice raccoglie i gemiti
del moribondo, le lacrime degli orfani, la
disperazione di una mamma che ha perso per
sempre il suo bambino. Nel tuo calice Tu
trasformi la morte in vita, le ombre della
disperazione nell’aurora di una nuova speranza,
gli azzimi della cattiveria nella fragranza di un
amore che diventa pane per il fratello. Signore
donami la grazia di accostare le mie aride labbra
alla sorgente che nasce da un cuore diventato
calice di vita. Amen
Non di solo pane Numero 757 pagina 11
Giovedì 26
Maggio
IV Settimana del Salterio
VIII Settimana del Tempo Ordinario
Il Signore ci parla attraverso la Sacra Scrittura, nella preghiera. Impariamo a rimanere in silenzio
davanti a Lui, a meditare il Vangelo.
Papa Francesco
Il Santo del giorno:
Sant’Eleuterio
Greco. Nato a Nicopoli nell'Epiro, fu papa dal 175 al 189. Dopo il martirio probabilmente fu sepolto in Vaticano, vicino al corpo di san Pietro. Il suo pontificato fu segnato da movimenti ereticali che giunsero fino a Roma. Tra di essi il montanismo, che sosteneva l'imminente fine
del mondo accanto a un forte rigore morale. Eleuterio fu tollerante per evitare una scissione fra i cristiani. Invece contro i marcioniti, che ammettevano tre principi e tre battesimi, e gli gnostici emanò un decreto nel quale, tra l'altro, si autorizzavano i cristiani a cibarsi con qualsiasi alimento e superare così la distinzione tra cibi puri ed impuri. Sembra inoltre che con un altro suo
decreto ordinò che il giorno di Pasqua si celebrasse di domenica. Il Martirologio Romano di lui riporta: «A Roma sant'Eleuterio, papa e martire, il quale convertì alla fede di Cristo molti nobili romani, e mandò nella Gran Bretagna Damiano e Fugazio, i quali battezzarono il Re Lucio, insieme a sua moglie e a quasi tutto il popolo».
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Brano Evangelico: Mc 10, 4652
Contemplo: Il Signore Gesù è
la pietra viva (cf 1 Pt 2,4)
L'apostolo Pietro ci esorta a cre
scere verso la salvezza in un mo
vimento dinamico. Se davvero
abbiamo «gustato che buono è il
Signore» (1Pt 2,3), non avremo
più timore, anzi ci affideremo con
gioia a lui, pietra viva, angolare e
solida, sulla quale costruire la no
stra esistenza in questo mondo. Il
Signore ci chiama a essere suoi
amici, suo tempio spirituale nel
quale vuole porre la sua dimora.
Agisci
Oggi con Maria, Re-
gina della famiglia,
prego per tutte le
famiglie, soprattut-
to per quelle più in
difficoltà. Come mi
sto occupando della
mia? La considero
un dono di Dio, pur
con i suoi difetti?
Non di solo pane Numero 757 Tempo Ordinario pagina 12
“Scrivo col piede sinistro articoli per
la parrocchia, per un mensile locale,
per il settimanale “Non di solo pane”
che arriva in molte parrocchie non solo del bre
sciano. Alcuni pensieri li metto anche su Facebo
ok, perché ho tanti contatti soprattutto tra i giova
ni. Così un messaggio positivo oggi, una poesia
domani, un’esperienza intensa poi, provo a semi
nare speranza. Fa parte del mio apostolato di con
sacrata”. Fiorella infatti è una “piccola figlia della
Croce”. In questa poesia del 1985 Fiorella già
esprimeva per intero la sua piena intuizione della
gioia che può essere acquisita vivendo nel Signo
re, pur quando le nostre ali risultino “tarpate” in
un modo o nell’altro:
Le ali tarpate
Non ho le ali per volare,
le mie ali sono tarpate,
paralizzate, recise,
nel segno di croce.
Eppure nell’amore io amo,
nell’amore io sono,
nella gioia io gioisco,
nella gioia io esisto,
nella speranza io spero,
nella speranza io vivo.
Poiché io sono,
io esisto,
io vivo con te
e non sono infelice.
Lettura spirituale
Le ali tarpate
Preghiera
Signore Gesù, di fronte al mistero imperscru-
tabile della persecuzione siamo soli, davanti
a te. Imprimi nei nostri cuori la tua immagi-
ne: Dio del perdono, vittima innocente - mite
e fortissima - Signore misericordioso che ci
rende persone dal grande cuore, capaci di
accogliere l'offesa senza restituirla, di perdo-
nare e chiedere perdono, anche senza com-
prendere. Per questo ti ringraziamo!
Meditiamo la Parola
Bartimeo, in continua preghiera Meditazione di Fiorella Elmetti
Piccola figlia della croce - Lumezzane
Leggendo questo vangelo ho pensato a quanto
fosse triste la vita quotidiana del cieco Bartimeo.
Egli ci viene presentato come colui che “sedeva
lungo la strada a mendicare”, ruolo scontato per
la società di allora nei confronti di chi non pote-
va vedere, muoversi o camminare in autonomia.
Forse, è proprio a causa di ciò che, al passaggio
di Gesù, “molti lo rimproveravano perché taces-
se”. Pur tuttavia, iI cieco Bartimeo non si arren-
de. L’evangelista Marco, infatti, sottolinea che
“il figlio di Timeo”, nonostante i rimproveri
“gridava ancora più forte”. E qui scatta il riscat-
to, perché quella vita di Bartimeo è una vita in
attesa. Infatti, la speranza agita il suo cuore, co-
me i flutti in tempesta agitano le onde del mare
che purificandosi spingono le alghe, le conchiglie
e i rifiuti verso la deriva. E com’è significativa
questa agitazione. È segno di un cuore in conti-
nua preghiera. Perché la preghiera, come dice
san Tommaso d’Aquino, “non viene presentata a
Dio per fargli conoscere qualcosa che egli non sa,
ma per spingere verso Dio l'animo di chi prega”.
Capito? Nel cuore di Bartimeo c’è il desiderio vi-
vo di incontrare Dio. E che il cuore di Bartimeo
fosse in continua preghiera lo sottolinea pure il
fatto che egli non chiama Gesù semplicemente
col suo nome, ma riconosce in lui il “Figlio di Da-
vide”, come è scritto nella Sacra Scrittura. Chis-
sà quante volte l’ha sentita proclamare di sabato
nella Sinagoga! Ed ora Gesù, sentendo quel grido
provenire dai margini della strada di fede si fer-
ma e lo fa chiamare. Bellissimo segno! Nessuna
vita è tanto inutile da essere costretta a rimane-
re relegata nell’oscurità. Impariamo pure noi a
non dare nulla per scontato, tanto meno quella
di chi non può far altro che gridare la propria fra-
gilità: “Rabbunì, che io veda di nuovo”!
Non di solo pane Numero 757 pagina 13
Venerdì 27
Maggio
IV Settimana del Salterio
VIII Settimana del Tempo Ordinario
Non possiamo restare chiusi nella parrocchia, nelle nostre comunità, quando tante persone
sono in attesa del Vangelo!
Papa Francesco
Gesù entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono. Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni”? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città. La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».
Brano Evangelico: Mc 11, 1125
Contemplo: Vi farò una sola
domanda (Mc 11,29)
Gesù non rifiuta mai le nostre domande, è sempre pronto al dialogo, ma ci mette davanti al bivio della fede: o mettere in questione il Signore e la sua Parola, o la
sciarsi mettere in questione da lui, nell'ascolto della sua Parola. La prima via porta a non ascoltare Dio che ci parla e arrivare quindi al limite del nulla; la seconda al dialogo fecondo con Dio, nella preghiera, e arrivare alla vita.
Agisci:
Oggi, nonostante ie
difficoltà che vivo e
ho vissuto, guardo
alla mia vita, con la
luce dello Spirito,
per scorgervi i segni
della fedeltà di Dio.
Il Santo del giorno:
Sant’Agostino di
Canterbury
Abate benedettino a Roma, fu invitato da San Gregorio Magno ad evangelizzare l'Inghilterra, ricaduta nell'idolatria sotto i Sassoni. Qui fu ricevuto da Etelberto, re di Kent che aveva
sposato la cattolica Berta, di origine franca. Etelberto si convertì, aiutò Agostino e gli permise di predicare in piena libertà. Nel Natale successivo al suo arrivo in Inghilterra, più di diecimila Sassoni ricevettero il battesimo. Il Papa inviò altri missionari e nominò arcivescovo e
primate d'Inghilterra Agostino, che cercò di riunire la Chiesa bretone a quella sassone senza riuscirci perché troppo forte era il rancore dei bretoni contro gli invasori sassoni. Suo merito però è stato quello di aver convertito quasi tutto il regno di Kent.
Non di solo pane Numero 757 Tempo Ordinario pagina 14
Noi siamo chiamati a compiere il gesto di Dio
il gesto del seminatore. Invece di denunciare
sempre la tristezza dei tempi o la caduta dei
valori, dovremmo coltivare una fiducia nuova
nella forza contenuta nei poveri e piccoli semi
del Regno, nelle gemme di bontà e di giustizia
che spuntano e sono vincenti.
Anche se talvolta appare gravida di morte, la
storia in realtà è incinta di Dio, di risurrezione.
Dio è ancora all'opera in seno alla terra, in alto
silenzio e con piccole cose.
Se accostiamo l'orecchio al cuore della vita, al
pulsare del cosmo, sentiamo, come nella notte
della risurrezione, un rotolio profondo di pietre
smosse, come il rotolare della pietra dal sepol-
cro di Cristo. Sentiamo milioni di semi che
premono alle frontiere della vita, smuovono,
attraversano, aprono zolle che parevano impe-
netrabili.
Ermes Ronchi
Lettura Spirituale
La forza di semi del Regno
Preghiera
Signore Gesù, ti rendiamo grazie per coloro
che, sono tuoi discepoli, ma esclusi e margi-
nali. Per loro brilla la buona notizia del tuo
amore e arde ogni lettera della tua Parola!
Da questi poveri giunge a noi l'annuncio di
salvezza, un dono silenzioso, fatto con il
cuore, che siamo chiamati a contempla-
re,per convertire il nostro cuore a te, povero
per i poveri!
Meditiamo la Parola
Esteriormente impeccabili Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Parroco di Bovegno
Ritorna anche in questo brano del Vangelo l’immagine
dell’albero. Si tratta di un fico ricco di foglie, verde e
rigoglioso, ma privo di frutti. Un albero che non porta
frutti è in realtà secco, arido, inutile. E’ immagine
della vita cristiana priva di Carità, di misericordia, di
benevolenza. Cristiani sempre lì, in piedi, assidui,
esteriormente impeccabili: osservanze, pratiche,
elemosina, messa festiva, comportamento
esteriormente inappuntabile. Ma privi di linfa. Dal
loro cuore nascono rancori, maldicenze, critiche,
sentimenti cattivi. Sono duri, rigidi, inospitali. Da soli
siamo condannati a questa aridità, a diventare come il
fico: ricchi di foglie prima, secchi quando non siamo
in grado di donare frutti a chi ne ha bisogno, poi.
“L'uomo che non vuole incorrere in questa maledi-
zione, si preoccupa di stabilire un contatto continuo
con il «corso d'acqua». Preghiera, silenzio, sacra-
menti, contemplazione, liturgia, confronto costante
con la Parola di Dio. Proprio per conservare la fre-
schezza, la spontaneità, la giovinezza, la libertà, il
gusto del rinnovamento. Per garantire l'ombra, ossia
qualcosa di riposante, di confortante, un senso di
pace, di fiducia per tutti coloro che
l'avvicinano” (Alessandro Pronzato). Dio che sei
cuore, entra ancora una volta nella mia solitudine, nel
deserto di un’anima inospitabile, priva di vita,
apparentemente abitata, ma in realtà popolata solo
da ombre e da ricordi ancorati al passato. Vieni a
riversare in me il dono di te stesso , che sei così
diverso e ti facesti così simile a me, uomo di poca
fede. Donami la freschezza della tua parola, la
sostanza di un pane che diventa, per opera dello
Spirito Santo, tuo Corpo. Vienimi vicino e prendimi
per mano; guidami sul tuo sentiero, così ricco
d’incontri, di volti, di fratelli con cui condividere un
lembo di questa mia vita. Tu conosci, o eterno
incontro, la mia prigionia: liberami dal mio egoismo,
dalle tenebre del peccato, dalla solitudine della mia
presunzione. O eterno incontro, abbracciami nel tuo
amore, sussurrami il tuo perdono.
Meditiamo la Parola
Una barca, il suo posto Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 757 pagina 15
Sabato 28
Maggio
IV Settimana del Salterio
VIII Settimana del Tempo Ordinario
Signore, insegnaci a uscire da noi stessi. Insegnaci a uscire nelle strade e manifestare il tuo amore.
Papa Francesco
Brano Evangelico: Mc 11, 2733
Contemplo : Abbiate fede (Mc
11,24)
Gesù vuole insegnarci ad avere
fede nella bontà del Padre, il
quale non mancherà di provve
dere ai nostri bisogni. Gesù, pe
rò, ci insegna pure che il Padre
vuole da noi l'amore per i nostri
fratelli, un amore capace di per
donare, di accogliere quanti sono
nel bisogno. Per questo Gesù ci
ha scelti: perché portiamo nel
mondo frutti di pace e di bene,
nella preghiera e nelle opere
buone.
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E,
mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli
scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti
ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda.
Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di
Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discutevano
fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non
gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la
folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Ri
spondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche
io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
Agisci
Oggi comprendo che
quando non mi com-
porto secondo l'amore
di Dio, prima di tutto
ferisco me stesso. Og-
gi, in ogni cosa, mi ri-
cordo che amarmi si-
gnifica non tradire la
mia intima natura che
è stata creata da Dio
per compiere il bene
Il santo del giorno: San Germano di Parigi SaintGermaindesPrés è oggi tra i quartieri più suggestivi di Parigi. La chiesa che vi sorge è stata ricostruita nel 990, dopo la distruzione dell'abbazia precedente. L'edificio che sorgeva appunto "nei prati" attorno a Parigi era
stato voluto da re Childerico, che l'aveva donato a Germano (496576), abate del monastero benedettino di San Sinforiano, cui attribuiva la sua miracolosa guarigione. SaintGermain divenne il monastero più importante di Parigi e uno dei grandi polmoni spirituali dell'Occidente. Germano fu poi no
minato vescovo di Parigi. Oggi riposa nella chiesa che porta il suo nome.
E t i m o l o g i -a: Germano = fratello/sorella, dal latino.
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 757
Domenica 22 Maggio 2016
Chiuso il 17/05/2016
Numero copie 1400
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
www.nondisolopane.it