Non do Solo Pane n°734 - 6 Dicembre 2015

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Itinerario quotidiano di preghiera PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 734 Domenica 6 Dicembre 2015 II Settimana di Avvento

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Settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it

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Itinerario quotidiano di preghiera

PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 734

Domenica 6 Dicembre 2015

II Settimana di Avvento

Non di solo pane - Numero 734 - Tempo di Avvento - pagina 2

Dicembre 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego

specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché tutti possiamo fare l'esperienza della

misericordia di Dio, che non si stanca mai

di perdonare.

Intenzione missionaria

Perché le famiglie, in modo particolare quelle

che soffrono, trovino nella nascita di Gesù un

segno di sicura speranza .

Intenzione dei vescovi

Perché accogliamo l'invito alla rivoluzione

della tenerezza che il Figlio di Dio ci ha rivolto

nella sua incarnazione.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente

e misericordioso, ci impegniamo con gioia

nella costruzione della civiltà dell'amore.

Intenzioni mese di Dicembre

Non di solo pane - Numero 734 - pagina 3

Domenica 6

Dicembre

II Settimana del Salterio

II Domenica di Avvento

In Paradiso le nostre lacrime verranno asciugate: il

dolore, la pena e l’angoscia della vita saranno dimenticati come se fossero un sogno.

Nasce nel 1150 a Niar-do, in provincia di Bre-scia, da una famiglia agiata. Il padre, Gratia-deus, è governatore della Valcamonica. Anche se devoto di santa Marghe-rita, Obizio non intra-prende da subito la car-riera ecclesiastica ma decide di diventare «Milites», termine allora in uso per designare il gentiluomo dedito, per professione, al maneggio delle armi a cavallo. An-

Il Santo del giorno: San Obizio da Niardo

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pila-

to era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo

fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca

dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne

su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. Egli percorse tutta la regione

del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei

peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa: «Voce di uno

che grida nel deserto:Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentie-

ri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le

vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo ve-

drà la salvezza di Dio!».

Vangelo: Lc 3,1-6

Contemplo: Preparate la via del Signore (Lc 3,4)

La predicazione di Giovanni il Battista ci invita a preparare la via del Signore, una via di rettitudine, di giustizia, di bontà. È un invito a pre-pararci a una grande gioia, «perché Dio mostrerà il suo splendore a ogni creatura sotto il cielo» (Bar 5,3). La via che dobbiamo preparare al Signore, infatti, è la nostra condotta piena di benevolenza e di com-passione, perché abbiamo ricevuto dal Signore il grande dono della vita eterna e della sua misericordia.

Agisci

Forse non me ne ren-

do conto ma il Signo-

re ha fatto grandi co-

se per me! Oggi de-

pongo ogni tristezza e

mi dispongo ad acco-

gliere la gioia di Dio

nel la mia v ita

sull’esempio di Maria.

cora giovane, prende in moglie la contessa In-glissenda Porro, da cui avrà quattro figli: Jaco-po, Berta, Margherita e Maffeo. Il 7 luglio 1191, sull'Oglio, Obizio si tro-va a combattere quella che sarà l'ultima batta-glia della sua carriera militare. Durante un contrasto con i bergama-schi, che stanno battendo in ritirata, un ponte di legno crolla sotto il peso delle pesanti corazze dei

soldati. Obizio finisce nel fiume, tratto a riva perde conoscenza ma ha una visione dell'inferno. L'esperienza lo porterà a scegliere la vita religio-sa. La famiglia dapprima lo ostacolerà e poi lo sosterrà. Nel 1197, otte-nuti i consensi necessari, è ammesso come oblato nel monastero di Santa Giulia a Brescia. Tra-scorrerà gli ultimi anni della sua vita in questo luogo. Morì nel 1204.

Non di solo pane - Numero 734 - Tempo di Avvento - pagina 4

P a g i n e b i b l i c h e

“La parola di Dio venne su

Giovanni, figlio di Zaccaria,

nel deserto”.

I padri del deserto lasciarono

ogni cosa per ritirarsi in luo-

ghi inospitali e ritrovare così

la loro identità cristiana. Io

non devo andare molto lonta-

no per trovare sabbia, rovi e

sassi arroventati dal sole. La

cella del mio cuore è un de-

serto, un anfratto inospitale,

un luogo dove i vizi coltivano

i cardi della cattiveria. Rac-

conta un vecchio detto dei

padri del deserto: «Un con-

fratello andò dall’Abate Mosè

a Scete, chiedendogli un col-

loquio. Il vecchio gli rispose:

Va’, siedi nella tua cella e la

tua cella ti insegnerà tutto».

Solo nel deserto del cuore la

parola di Dio scende su di me,

solo quando assaporo l’amarezza

della mia miseria posso pregu-

stare la dolcezza della divina

misericordia. Non fuggire da te

stesso, rimani in questo deserto,

non ascoltare le voci suadenti

che ti invitano a lasciare questa

povera cella, la povertà della

tua condizione umana. Dio si sta

facendo uomo per incontrarti in

questo luogo inospitale e tu fug-

gi? Dio nasce in una grotta non

tra le mura maestose del tem-

pio; la luce viene nelle tenebre

non tra i candelabri del palazzo

reale; la Vergine Madre partori-

sce tra la paglia di una stalla non

nel comodo letto di un albergo.

“La parola di Dio venne su Gio-

vanni, figlio di Zaccaria, nel de-

serto”. Entriamo nella nostra

cella, prepariamoci ad

incontrare il Dio bambi-

no nell’umiltà della no-

stre “quattro mura”, tra

le assi di questo misero

rifugio. Perché fuggire,

perché rinnegare la no-

stra natura, indossare

abiti che non ci appar-

tengono? Meditare e

vigilare significa prende-

re coscienza della nostra

abissale lontananza, par-

tire da una misero tugu-

rio dove posano le stan-

che membra coloro che accu-

discono i porci; non rinnega-

re te stesso, non nasconderti,

non mentire. Non avere paura

della tua povera cella. «Lì

dove non vogliamo guardare,

nella sfera delle nostre pul-

sioni, negli abissi della nostra

anima, lì dove in noi fa fred-

do e si nascondono i nostri

lati duri, proprio lì è pronta

in noi la mangiatoia in cui Dio

vuole depositare il proprio

Figlio, affinché possa nascere

anche in noi e diventare per

noi il Messia che ci libera dal

paese della schiavitù, dalla

prigione interiore delle no-

stre ossessioni e delle nostre

immagini ideali, per salvarci

e fare di noi l'uomo sognato

da Dio».(Anselm Grüm) Solo

nel deserto del cure si rea-

lizza il sogno di Dio.

don Luciano Vitton Mea

Nell’umiltà delle nostre “quattro mura”

di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane - Numero 734 - Tempo di Avvento - pagina 5

P a g i n e b i b l i c h e

Contemplatio di Fiorella Elmetti

Un niente basta a far battere un cuore, come un niente lo può fermare. E se un niente può fermarci sull'abisso, la speranza fa suo questo niente; vi si incarna, ne prende il volto e la voce (don Primo Mazzolari). “Una sera, racconta una mamma, ci trovavamo seduti a

tavola e parlavamo di Gesù e Maria. Mio figlio piccolo,

Giuseppe, mi dice: "Sai, mamma, io sono tanto dispia-

ciuto che non posso vedere Maria e Gesù...". Stavo per

rispondergli quando interviene mia figlia e gli dice: "Sai,

Giuseppe, anche io lo penso spesso ma quando la sera

mi trovo nel letto sola prima di dormire e magari ho an-

che paura chiedo a Gesù e Maria di accarezzarmi cosi

sicuramente le paure vanno via, e io sento come un vento

sottile che mi passa sulle guance e so che sono Loro e mi

addormento!". Il mio piccolo subito mi dice: "Mamma, io

vado a letto perché voglio le carezze da Gesù e Maria!".

E dopo qualche minuto lo trovo addormentato e felice

per le carezze ricevute”.

Questa storia ha mi richiama alla bellezza della fede e

alla semplicità. Quante volte invece di fronte ad una do-

manda di fede ci addentriamo in discorsi complicati che

nessuno capisce. La nostra fede è bella e la sua bellezza

passa dalla semplicità del come la amiamo. Un po’ come

ci racconta questo fioretto su san Giuseppe da Copertino:

“Quando Giuseppe era ancora un giovane frate usciva

ogni giorno dal convento, insieme ad un confratello, per

la questua. Andare a piedi verso il paese era un tragitto

lungo che poteva risultare noioso, cosìcch quel giorno il

confratello suggerì a Giuseppe di recitare ognuno per

proprio conto e silenziosamente tante Ave Maria finché

fossero arrivati. Giunti in paese il fraticello disse: "Io so-

no arrivato a cento Ave Maria, e tu?". Giuseppe, abbas-

sando la testa umilmente, disse. "Non ho ancora finito la

prima!".

Giuseppe amava la Madonna e la teneva più possibile

con sè!

E tu, Signore, per questa gioia degli umili - gioia divina, da impazzire -, con-tinua a intervenire: sarà

anche per te la gioia più grande e umana! Troppi popoli poveri ancora seminano nel pianto, senza neppure il diritto di racco-gliere il frumento maturato con l'acqua delle loro lacrime.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,

ci sembrava di sognare.

Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,

la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:

«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».

Grandi cose ha fatto il Signore per noi:

eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,

come i torrenti del Negheb.

Chi semina nelle lacrime

mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,

portando la semente da gettare,

ma nel tornare, viene con gioia,

portando i suoi covoni.

Preghiamo la Parola

Preghiera

O Signore, nei deserti che ancora oggi

attraversano le nostre vite, fa' risuona-

re la tua Parola. La voce dei tuoi pro-

feti non trovi cuori induriti e orecchie

chiuse, ma sia accolta da uomini e

donne disponibili a preparare le tue

vie e a testimoniarti già presente nel

Inondo come Salvatore e Redentore.

Non di solo pane - Numero 734 - pagina 6

Lunedì 7

Dicembre

II Settimana del Salterio

II settimana di Avvento

Il Santo del giorno: San Pietro Beteta

Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era para-lizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il let-tuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

Brano Evangelico: Lc 5, 17-26

Originario di Cuenca (Spagna), San Pietro Beteta, entrò nell'Ordi-ne Mercedario a Bar-cellona dove il suo fer-vore e la sua umiltà si distinsero tanto che da frate laico fu elevato a religioso professo e ordinato sacerdote. Successivamente passò per i conventi di Sara-gozza, Perpignano (Francia), Calatayud, Vic, Portel, Valenza e

in quello di EI Puig; nominato redentore e trovandosi in Alme-ria dove predicava apertamente Cristo, venne preso dai mori e messo in carcere dove fu picchiato selvaggiamente. Do-po vari maltratta-menti in odio verso la fede cattolica gli furono tagliati i pie-di, le mani ed infine la testa lasciando il

suo corpo in un ma-re di sangue. Impor-porato così dal pro-prio sangue meritò gloriosamente la co-rona dei martiri nell 'anno 1397. L'Ordine lo festeg-gia il 7 dicembre.

Contemplo: Ti sono perdonati i tuoi peccati (Lc 5,20)

Grazie, Signore, perché sempre mi accogli nell'abbraccio del tuo amore e perdoni i miei peccati. Togli dal mio cuore la paura e l'angoscia, puri-fica il mio cuore e guarisci il mio corpo, perché io possa cantare le tue lodi e innalzare, con la mia vita, un inno di benedizione e di ringrazia-mento. Grazie, Signore, perché mi accompagni nella vita e mi guidi sulla strada dell'amore.

Il miglior modo di farsi strada nella vita

è aiutare gli altri a farsi strada.

Agisci

Gesù può e desidera

perdonarmi, qualun-

que cosa io abbia fat-

to. Con questa fiducia

mi accosterò al sacra-

mento della Ricon­

ciliazione e mi impe-

gno a perdonare ai

miei fratelli, come fa

Dio con me.

Non di solo pane - Numero 734 - Tempo di Avvento - pagina 7

Gesù dimostra in modo evidente e straordina-

rio il suo potere divino di fronte a tutti i pre-

senti, specialmente davanti ai farisei e agli

scribi. Perdonando il peccato, tutti avevano

compreso che era giunto alla radice della ma-

lattia. E, guarendo il paralitico davanti ai loro

occhi, dimostrava di avere il potere di perdo-

nare i peccati. Ciononostante, i capi del popo-

lo, in quella come in altre occasioni, non cre-

dettero a ciò che videro. Furono incapaci di

credere in Gesù, perché ciò avrebbe richiesto

un grande cambiamento della loro vita: non

essere più capi e maestri, ma iniziare ad esse-

re seguaci di Gesù. Non vollero "pagare la tas-

sa" della loro stessa salvezza: la "tassa" dell'u-

miltà e della docilità. E troppo salata. Rimase-

ro paralizzati nelle loro convinzioni, mentre il

paralitico iniziò a camminare. È sorprendente

che questi si salvi grazie alla fede ed all'inter-

vento efficace di alcuni amici. "Veduta la loro

fede" operò il miracolo. E ancora oggi continua

ad essere così. Quante volte Dio agisce per le

preghiere e le opere di una madre, di una mo-

glie, degli amici.

Già le tue mani nuove e la terra nuova spandono profumi insieme, e l'«Arida» riprende a fiorire al passo leggero di Dio che torna alla sua fattoria. Sem-

pre nella certezza che torna: «Allora l'uomo giocherà Con il cielo, e terra e sole, e Con le creature: tutte le creature proveranno anche un piacere, un amore, una gioia lirica e rideranno Con te e tu a tua volta riderai Con lo-ro» (Lutero).

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:

egli annuncia la pace.

Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,

perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Amore e verità s’incontreranno,

giustizia e pace si baceranno.

Verità germoglierà dalla terra

e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene

e la nostra terra darà il suo frutto;

giustizia camminerà davanti a lui:

i suoi passi tracceranno il cammino.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, il tuo sguardo conosce le profondità del nostro cuore, conosce le ferite che fanno sanguinare la no-stra vita, conosce le paure seminate in noi dal peccato, paure che ci impedi-scono di camminare nella gioia. Rendi libero il nostro cuore e sapremo allora portare le nostre fatiche con un cuore colmo di gratitudine per la tua miseri-cordia.

Meditiamo la Parola

La tassa dell’umiltà Meditazione a cura di don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

Non di solo pane - Numero 734 - pagina 8

Martedì 8

Dicembre

II Settimana del Salterio

II settimana di Avvento

L’Immacolata Concezione indica il modo

dell’agire di Dio fin dai primordi

della nostra storia.

Già celebrata dal sec. XI, questa solennità si inserisce nel conte-sto dell’Avvento-Natale, congiungendo l’attesa messianica e il ritorno glorioso di Cristo con l’ammirata memoria della Ma-dre. In tal senso que-sto periodo liturgico deve essere conside-rato un tempo parti-colarmente adatto per

il culto della Madre del Signore. Maria è la tutta santa, immu-ne da ogni macchia di peccato, dallo Spi-rito Santo quasi pla-smata e resa nuova creatura. Già profeti-camente adombrata nella promessa fatta ai progenitori della vittoria sul serpente, Maria è la Vergine che concepirà e par-

torirà un figlio il cui nome sarà Emma-nuele. Il dogma d e l l ’ Im maco la ta Concezione fu pro-clamato da Pio IX nel 1854.

Il Santo del giorno: Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàza-

ret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La

vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con

te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come

questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco,

concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio

dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla

casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà

questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e

la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà

chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito

anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a

Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

E l’angelo si allontanò da lei.

Brano Evangelico: Lc 1,26-38

Contemplo: Lo Spirito Santo scenderà su di te (Lc 1,35)

L'evangelista la chiama «Maria». L'angelo mandato da Dio la chiama «Amata gratuitamente e per sempre». Maria chiama se stessa «serva», perché è il suo modo di stare davanti a Dio e agli uomini. Grazia e servizio sono due termini corrispondenti della gratuità: l'amore gratuitamente ricevuto deve essere gra-tuitamente dato. Maria diventa la figura della Chiesa e di ogni uomo, la figura più luminosa del Vangelo che è, appunto, la bella notizia della gratuità e dell'amore di Dio (Bruno Maggioni).

Agisci

Oggi comprendo che non devo avere paura

di mostrarmi al Signo-re "nudo", così come

sono davvero nella mia anima, con tutto

ciò che ho fatto. Egli desidera solo risanar-

mi e amarmi ed è l'u-nico che può farlo davvero fino in fondo.

Non di solo pane - Numero 734 - Tempo di Avvento - pagina 9

C’è uno scritto di don Primo Mazzolari che ini-

zia così: “La primavera incomincia con il primo

fiore, il giorno con il primo barlume, la notte

con la prima stella, il torrente con la prima

goccia, il fuoco con la prima scintilla, l'amore

con il primo sogno”. In queste parole, come in

uno specchio, ho visto riflesso il volto di Maria,

l’Immacolata di cui oggi la Chiesa celebra la

festa, che ancora prima dell’Incarnazione ci ri-

chiama a contemplare il suo immacolato con-

cepimento. In proposito, Papa Benedetto XVI

nel 2008 ha sottolineato come “…la convinzione

circa l’immacolato concepimento di Maria esi-

steva già molti secoli prima delle apparizioni di

Lourdes, ma esse giunsero come un sigillo cele-

ste dopo che il mio venerato predecessore, il

beato Pio IX, ne definì il dogma, l’8 dicembre

del 1854. Nella festa odierna, così cara al popo-

lo cristiano, questa espressione sale dal cuore e

affiora alle labbra come il nome della nostra

Madre celeste. Come un figlio alza gli occhi al

viso della mamma e, vedendolo sorridente, di-

mentica ogni paura e ogni dolore, così noi, vol-

gendo lo sguardo a Maria, riconosciamo in lei il

“sorriso di Dio”, il riflesso immacolato della lu-

ce divina, ritroviamo in lei nuova speranza pur

in mezzo ai problemi e ai drammi del mondo”.

Maria, l’Immacolata, non si può comprendere

come una cosa a parte da Dio, ella invece è il

riflesso di Dio. Maria è il volto della speranza

rinnegata da Adamo ed Eva di cui l’umanità ha

bisogno per risollevarsi e cantare la gloria di

Dio. Certo, Maria è stata risparmiata dal pecca-

to fin dal concepimento, ma anche il suo cuore

poteva essere raggiunto dalla tentazione. In

Maria ha operato la grazia di Dio, che l’ha sor-

retta rendendola per tutte le generazioni “la

tutta bella”, “la tutta pura”, “la tutta santa”.

È venuto, viene e verrà. Un Dio mai finito di venire. Un regno che è sempre il più fondo e oscu-ro desiderio dell'umanità intera. E un cantare che è anche un ge-

mere. E però, nella certezza che è venuto e viene, la gioia almeno degli elementi è conforto agli uomini a sperare. È la speranza - «la spe-ranza cui siamo chiamati» - un provvidenziale fattore di disturbo per queste comunità umane che vogliono diventare una «città stabile». Intanto «gonfio di vita ululi il mare»: pure se tutta la natura continua ancora a gemere in dolori di parto, perché sempre in attesa di es-sere liberata definitivamente dalla morte. Cantate al Signore un canto nuovo,

perché ha compiuto meraviglie.

Gli ha dato vittoria la sua destra

e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua

salvezza, agli occhi delle genti ha

rivelato la sua giustizia.

Egli si è ricordato del suo amore,

della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto

la vittoria del nostro Dio.

Acclami il Signore tutta la terra,

gridate, esultate, cantate inni!

Preghiamo la Parola

Preghiera

Sii benedetto, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, perché hai guardato all'umiltà della tua serva. In Maria, nostra sorella, tu guardi ogni nostra povertà e la riscatti con la potenza del tuo amore. In Maria, nostra madre, tu ci doni un tratto della tua bellezza e della tua misericordia. Sii benedetto, o Dio, perché hai posto accanto a noi, nel nostro cammino, la Madre del tuo Figlio.

Meditiamo la Parola

Maria, riflesso di Dio Meditazione di Fiorella Elmetti

Non di solo pane - Numero 734 - Tempo di Avvento - pagina 10

L’immagine del papa che apre la

Porta Santa è un invito a varca-

re le soglie del tempo per incon-

trare l’inizio di una nuova crea-

zione, di un “nuovo inizio”.

Quella porta che si è aperta e

ci ha introdotto nella maestosa

e solenne Basilica di San Pietro

è la rappresentazione metafori-

ca del cigolante uscio del mio

cuore che si deve aprire alla

voce di Dio che mi chiama per

incontrarmi negli angusti anfrat-

ti della mia esistenza: «Ecco,

sto alla porta e busso. Se qual-

cuno ascolta la mia voce e mi

apre la porta, io verrò da lui,

cenerò con lui ed egli con

me» (Ap 3,20).

Per ascoltare la voce di Dio dob-

biamo prendere tra le nostre

povere mani le Sacre Scritture

per incontrare, da un lato,

l’effimera e fragile condizione

e s i s te nz i a le de l l ’ ad am ,

dell’uomo fatto di polvere, e,

dall’altro, il potente soffio di

Dio che ridona vita alle ossa ina-

ridite descritte nella sublime

visione del profeta Ezechiele. I

Libri che compongono la Storia

della Salvezza sono come delle

note poste su un pentagramma

dove la sinfonia di Dio canta la

perenne nostalgia di un Padre

che è alla costante ricerca dei

figli perduti. Questa malinconi-

ca armonia va oltre le soglie del

tempo, per accompagnare le

notti dei tanti “Innominati” che

incontreranno, alle prime luci

dell’alba, il volto della miseri-

cordia:

« - E che? - riprese, ancor più

affettuosamente, Federigo: -

voi avete una buona nuova da

darmi, e me la fate tanto sospi-

rare?

- Una buona nuova, io? Ho l'in-

ferno nel cuore; e vi darò una

buona nuova? Ditemi voi, se lo

sapete, qual è questa buona

nuova che aspettate da un par

mio.

Che Dio v'ha toccato il cuore, e

vuoi farvi suo, - rispose pacata-

mente il cardinale.

- Dio! Dio! Dio! Se lo vedessi! Se

lo sentissi! Dov'è questo Dio?

- Voi me lo domandate? Voi? E

chi più di voi l'ha vicino? Non ve

lo sentite in cuore, che v'oppri-

me, che v'agita, che non vi la-

scia stare, e nello stesso tempo

v'attira, vi fa presentire una

speranza di quiete, di consola-

zione, d'una consolazione che

sarà piena, immensa, subito

che voi lo riconosciate, lo con-

fessiate, l'imploriate?»

Ascoltando la voce di Dio che ci

chiama dalle pagine della sacra

Bibbia, noi facciamo esperienza

dell’adam che vuole ritornare

nel giardino perduto e il volto

misericordioso che da sempre lo

sta aspettando.

don Luciano

Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

“Aperite mihi portas iustitiæ”

Varcare le soglie del tempo di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane - Numero 734 - pagina 11

II settimana di Avvento

Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre.

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e

oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e im-

parate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la

vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Brano Evangelico: Mt 11,28-30

Dall'ebraico "Hannah", Anna significa "pietà". Più donne bibliche por-tano questo nome; quel-la di cui parleremo oggi è una delle due mogli di Elkana lo Zufita. Essen-do sterile, andata pelle-grina al Tempio di Silo, una vallata tra Sichem e Rama, la località dove abitava, implora il Si-gnore di renderla madre, facendo voto di offrigli

la sua creatura per per tutti i giorni della sua vita" (I Sam 1,12). Ottenuta la grazia, Anna impone al figlio agognato uno splendi-do nome che fa capire trattarsi di una vera e propria consacrazio-ne: Samuele in ebrai-co vuoi dire infatti "il nome (di Dio) è EI" (Shem-EI) ma collegato anche al

fatto che la madre lo ha lungamente e insistente-mente richiesto, tale sarebbe il significato poiché in ebraico "shal'al" è come dire "domandare", logica-mente in questo caso al Signore, (I Sam, 1-20). Sant'Anna è festeggiata dai Greci all'8 e 9 di-cembre.

Contemplo: Venite a me, voi che siete stanchi (Mt 11,28)

I versetti di Mt 11, 28-30 sono «la perla di grande valore del Vangelo di Matteo». Tutta la Bibbia e la storia della Chiesa non è altro che una «moltitudine di testimoni» (Eb 12,1) che parlano di Gesù. «Non un invi-ato né un angelo, ma egli stesso ci ha salvati» (Is 63,9). Gesù in persona ci parla e vive con noi: «Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamen-te, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,1-2).

Il Santo del giorno: Sant’Anna Madre di Samuele

Mercoledì 9

Dicembre

II Settimana del Salterio

Agisci

A chi possiamo pa­

ragonare il Signore?

Nessuno può essere

suo pari, ma oggi

cerco nel mio cuore

le immagini più bel-

le che posso riferire

a lui.

Non di solo pane - Numero 734 - Tempo di Avvento - pagina 12

Avvento: tempo d’attesa. Queste settimane che

ci separano dal Santo Natale sintetizzano la

stessa esperienza umana, sono uno piccolo spec-

chio che riflette lo scorrere dei giorni, della mia

e della vostra vita. Infatti cosa sarebbe “l’oggi”,

il presente senza l’attesa? L’attesa ci permette

di allungare il passo oltre il quotidiano, di aprire

ciò che è finito al senso e al significato di un do-

mani che non ci appartiene perché avvolto nel

mistero della pura gratuità. Tutto è dono e sia-

mo nella continua attesa che ciò che percepiamo

nella finitezza del tempo doventi immortale. San

Paolo ci ricorda che solo lo Carità, cioè l’amore

di Dio, “non avrà mai fine”. Ecco perché don

Tonino Bello sottolineava che “attendere non è

altro che l’infinito del verbo Amare”. Il cristiano

non attende una persona qualsiasi,

un’esperienza destinata a sciogliersi come la ne-

ve ai primi raggi del sole: noi attendiamo Dio, la

pienezza dell’amore. Il giorno di Natale ci ingi-

nocchieremo davanti ad un piccolo bimbo, alla

povertà di una greppia. Nell’ultimo giorno sco-

priremo che nella debolezza di quel piccolo, nel-

la sua povertà, come in ogni povertà, era presen-

te la grandezza di Dio, la potenza che ci regala

l’eternità. San Cirillo di Gerusalemme ci ricorda

che: “Due sono anche le sue discese nella sto-

ria. Una prima volta è venuto in modo oscuro e

silenzioso, come la pioggia sul vello. Una secon-

da volta verrà nel futuro in splendore e chiarez-

za davanti agli occhi di tutti”. Siamo in attesa.

Serviamo la pioggia nascosta nel vello, cioè Gesù

nascosto nei poveri , affinché nell’ultimo incon-

tro Dio ci rivesta di una luce senza tramonto.

Meditiamo la Parola

Fermarsi un attimo Meditazione di don Luciano

Certo, scompariremo. E però il

gemito è universale: perfino le

pietre patiscono di morire. Ma è

ugualmente certo che senza questa coscienza

dell'uomo nulla ha senso: neppure un qualsia-

si linguaggio sarebbe concepibile.

Benedici il Signore, anima mia,

quanto è in me benedica il suo santo nome.

Benedici il Signore, anima mia,

non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,

guarisce tutte le tue infermità,

salva dalla fossa la tua vita,

ti circonda di bontà e misericordia.

Misericordioso e pietoso è il Signore,

lento all’ira e grande nell’amore.

Non ci tratta secondo i nostri peccati

e non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Solo nella tua mitezza, o Signore Gesù,

trova riposo il nostro cuore affaticato.

Solo nella tua povertà, trova pace il

nostro cuore oppresso dall'orgoglio. I

nostri orecchi possano ascoltare anco-

ra oggi la tua Parola di vita: «Venite a

me, voi tutti che siete oppressi, e io vi

darò ristoro».

Non di solo pane - Numero 734 - pagina 13

Giovedì 10

Dicembre

II Settimana del Salterio

II settimana di Avvento

Misericordia è l’atto ultimo e supremo con

il quale Dio ci viene incontro.

È senz'altro la santa più famosa di Spagna. La tradizione identifica in Eulalia una martire bam-bina. La sua morte sareb-be infatti avvenuta all'età di soli dodici anni a Méri-da, in Spagna appunto, durante la persecuzione di Diocleziano, nell'inverno del 304. Di famiglia cri-stiana, Eulalia era stata nascosta dai parenti in una casa lontana dalla

città e dalla persecu-zione. Ma, forte della sua fede, la fanciulla fuggì di casa, attraver-sò la campagna gelata a piedi scalzi, giunse in città e si presentò al tribunale, dove la sua unica parola fu: «Credo». Ai persecu-tori quella parola e-cheggiò come una be-stemmia. Dopo essere stata a lungo torturata

crudelmente e orribil-mente mutilata, fu posta sopra un braciere. La tradizione narra che sul luogo della sepoltura sbocciarono dei fiori bianchi, nonostante fosse pieno inverno.

Etimologia: Eulalia = donna eloquente, ben parlante, dal greco.

Il Santo del giorno: Sant’Eulalia

In quel tempo, Gesù disse alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il

Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».

Brano Evangelico: Mt 11,11-15

Contemplo: II Signore è grande nell'amore (cf Salmo responsoriale)

«Io sono il Signore, tuo Dio, che ti tengo per la destra e ti dico: "Non temere, io ti vengo in aiuto"» (Is 41,13). La Chiesa oggi canta con il Salmo responsoriale: «Il Signore è misericordioso e grande nell'amo-re». Il suo amore si rivela proprio con la sua vicinanza paterna, poiché ci tiene per la destra, ci parla al cuore e viene in nostro aiuto. La gran-dezza del Signore sta proprio nell'amore, nella misericordia e nella fe-deltà alle sue promesse.

Agisci

II Signore ci tiene

per la destra, ci gui-

da. Oggi mi appoggio

a lui per seguire le

strade che mi indica,

certo del suo soste-

gno.

Non di solo pane - Numero 734 - Tempo di Avvento - pagina 14

La liturgia di oggi afferma con forza che solo il

Signore è il nostro Dio e la sua presenza nella nostra vita è continua. L'attenzione di questo Dio

appassionato d'amore, si rivolge a quel

«vermiciattolo di Giacobbe», che prosegue il suo

avventuroso itinerario di salvezza pieno di umi-lianti cadute e di riprese entusiasmanti. Proprio

per questo piccolo ogni giorno Dio prepara un'ab-

bondante irrigazione di grazia. Il Signore non si stanca, nonostante la nostra indifferenza, di cre-

are dal nulla, per noi, cose meravigliose, affin-

ché vediamo e sappiamo, consideriamo e inten-diamo che tutto viene da Lui. Da questa intima

conoscenza del suo mistero di grazia scaturisce

spontanea la nostra gratitudine. Gesù elogia Gio-

vanni Battista, dichiarando che è il più grande tra i nati di donna; e tuttavia, ecco il parados­

so: «il più piccolo nel regno dei cieli è più gran-

de di lui». A quest'uomo di statura morale e spi-rituale gigantesca viene anteposto un qualsiasi

peccatore rigenerato dalla grazia di Cristo. E

questo perché l'ordine della redenzione è supe-riore all'ordine della creazione; la realtà messia­

nica è superiore alla figura profetica. Ciò che fa

grandi i piccoli del regno dei cieli è l'amore. Ed è

l'amore l'unica forma di "violenza" con la quale si può "dare l'assalto" al Regno dei cieli. La nostra

salvezza non sta dunque nell'affannarci a conqui-

stare Dio, che sarebbe un atteggiamento idola-trico, ma nel lasciarci conquistare da lui. La di-

chiarazione "Io sono il tuo Dio, che vengo a sal-

varti" richiede da parte nostra la volontà di ac-coglierlo e il desiderio che sia Lui a salvarci. Nel-

la nostra giornata ricordiamo mai che la sua pre-

senza nella nostra vita è continua? Il Regno è dei

"violenti", appartiene cioè a coloro che, come Gesù, hanno il coraggio di creare comunità. Io

creo comunione o divisione?

«L'uomo, che è una particella

della tua creazione, ti vuole lo-

dare! Tu fai sì che procuri gioia

il fatto di lodarti, poiché tu ci

hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto fin-

che non trovi riposo in te» (S. Agostino).

O Dio, mio re, voglio esaltarti

e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.

Buono è il Signore verso tutti,

la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere

e ti benedicano i tuoi fedeli.

Dicano la gloria del tuo regno

e parlino della tua potenza.

Facciano conoscere agli uomini le tue imprese

e la splendida gloria del tuo regno.

Il tuo regno è un regno eterno,

il tuo dominio si estende

per tutte le generazioni.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore, che prometti di cambiare il deserto in un lago e la terra in zona di sorgenti, vieni a trasformare la nostra vita perché, liberata dalla paura, pos-sa aprirsi alla gioia e alla speranza di chi si sa custodito dalla tua mano. Co-me a Giovanni, insegna anche a noi l'arte sapiente di diminuire perché in noi cresca il tuo amore, più forte di ogni paura.

Medita la parola

Ti riprenderò con immenso amore

Meditazione a cura della Redazione

Non di solo pane - Numero 734 - pagina 15

Venerdì 11

Dicembre

II Settimana del Salterio

II settimana di Avvento

Dinanzi alla gravità del peccato Dio risponde

con la pienezza del perdono.

Spagnolo di origine,

ma probabilmente

nato a Roma, Dama-

so divenne Papa nel

366, dopo la pace

costantiniana. Si a-

doperò affinché la

catacombe non ca-

dessero in rovina e

non fosse perduta la

memoria dei martiri.

Man mano che ne

rintracciava le tombe,

le ornava di poetiche

epigrafi di sua com-

posizione. Ma non fu

solo archeologo e let-

terato. Agì con fer-

mezza di fronte al

rappresentante del

potere civile, l'impe-

ratore, e commissio-

nò a san Girolamo la

traduzione in latino

della Bibbia. Morì

nel 384.

Patronato: Archeologi.

Il Santo del giorno: San Damasco I Papa

In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa

generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai

compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,

abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. È venuto

Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È

venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un

mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la

sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

Brano Evangelico: Mt 11,16-19

Contemplo: È venuto il Figlio dell'uomo (Mt 11,19)

Noi non aspettiamo più: Gesù è venuto! La redenzione d'Israele si è perfettamente compiuta. Colui che doveva venire è venuto e non se ne può aspettare un altro (Mt 11,3). Eppure noi aspettiamo ancora qualco-sa; ogni epoca aspetta una nuova «visita di Dio». Tale attesa assume un carattere più intenso in questa specie di «avvento» più lungo che è la nostra vita. Aspettiamo tutti, nella Chiesa, un rinnovamento spirituale e la realizzazione piena della nuova Pentecoste (Raniero Cantalamessa).

Agisci: Che cosa sta cercando

di insegnarmi oggi il

Signore, anche attra-

verso le circo. stanze

della mia vita? Con lo

sguardo di Maria, cer-

co di capire che ciò

che desidera insegnar-

mi è per il mio bene e

per la mia felicità.

Non di solo pane - Numero 734 - Tempo di Avvento - pagina 16

Il passo di Dio è discreto. Egli non si impone con

l'evidenza del fulmine, non scuote con la violenza

del vento impetuoso, ma si propone con il sugge-

rimento di una brezza leggera. Dio si presenta a

noi attraverso dei segni. Può accadere che non ce

ne accorgiamo, perché stiamo guardando da un'al-

tra parte. Oppure che non ne riconosciamo il lin-

guaggio, perché non siamo addestrati. Spesso suc-

cede che, abituati ad aspettare sempre qualcosa

d'altro rispetto alla realtà presente, ci la­

mentiamo del segno che ci è dato. Come bambini

capricciosi vogliamo sempre un'altra cosa, o addi-

rittura il contrario di quel che ci viene dato. Così

sprechiamo gran parte delle nostre energie a re-

spingere la vita che ci è donata, sognando una

strada diversa per il nostro compimento. Ci la-

mentiamo della pioggia e poi del sole, della bo-

naccia e poi del vento, della salita e poi della di-

scesa. Intanto la realtà avanza imperiosa e Dio

continua a percorrere la sua strada verso di noi;

nel frattempo noi abbiamo svoltato. Non ricono-

sciamo, sotto il velo di ciò che accade, il valore

sacramentale che conduce a Cristo. Un grande

passaggio avviene quando riconosciamo che la re-

altà ci è amica, e i fatti che accadono sono prov-

videnziali. Ogni cosa, anche quel che si presenta

a noi con il volto della sofferenza e della fatica,

porta con sé una possibilità di bene, ed è via di

salvezza. Dio, incarnato in Gesù, ha preso su di sé

tutta la vita umana, e l'ha redenta attraverso la

sua croce e risurrezione, alla quale ci chiede, co-

me amici fedeli, di associarci, certi della sua vit-

toria. «Alla sapienza è stata resa giustizia dalla

sue opere». Accettando le circostanze della vita

non come obiezione ma come occasione, possia-

mo sperimentare la potenza dell'amore di Dio che

vince ogni male.

Meditiamo la Parola

Un Dio discreto Meditazione di don Carlo Moro

Apri, Signore, la mia bocca

la mia lingua apprenda a lo-

darti: di lettera in lettera

dell'intero alfabeto canti dispiega, mio

cuore, al Santo: nel nome di ogni creatura.

Beato l’uomo che non entra nel

consiglio dei malvagi,

non resta nella via dei peccatori

e non siede in compagnia degli arroganti,

ma nella legge del Signore trova la sua gioia,

la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua,

che dà frutto a suo tempo:

le sue foglie non appassiscono

e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,

ma come pula che il vento disperde;

poiché il Signore veglia

sul cammino dei giusti,

mentre la via dei malvagi va in rovina.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Padre, tu vuoi che il nome di ciascuno e di ciascuna sia sempre davanti a te: custodiscici nel tuo amore. Tu prepari per noi una festa nel tuo Regno: fa'

che, sia che mangiamo sia che digiu-niamo, in ogni cosa possiamo danzare i passi che tu ci insegni, cantare le parole che tu ami ascoltare.

Non di solo pane - Numero 734 - Tempo di Avvento - pagina 17

Nell’omelia tenuta nella Messa

che ha aperto il conclave che

lo avrebbe eletto al soglio di

Pietro il Card. Ratzinger sotto-

lineava che “in Dio misericor-

dia e giustizia s’incontrano”;

Dio è giusto perché misericor-

dioso e misericordioso perché

giusto. Per capire questo bino-

mio dobbiamo superare il con-

cetto occidentale di giustizia.

Il concetto che noi occidentali

abbiamo di giustizia è stato

ben definito da uno dei cinque

più grandi giuristi del periodo

imperiale, Eneo Domizio Ulpia-

no,: “la giustizia è la ferma e

costante volontà di dare a cia-

scuno ciò che gli spetta”. La

Bibbia capovolge questa con-

cezione di giustizia e quello di

Dio diventa un “amore anoma-

lo”, una concezione giuridica

rivoluzionaria . Chi legge la

Bibbia si accorgerà che in mol-

ti passi Dio, sia nell’Antico che

nel Nuovo Testamento , non si

comporta secondo i nostri ca-

noni etici e che in molti rac-

conti viene sgretolata anche la

cosiddetta “teologia della sod-

disfazione”. Contemplando

alcuni volti tratteggiati nelle

Pagine Sacre, Dio ci appare

ingiusto e del tutto parziale:

non ama tutti gli uomini alla

stesso modo e non segue il cri-

terio dei meriti. Dio non è mi-

sericordioso verso chiunque,

ma solo nei confronti di chi si

trova in una condizione di er-

rore, di difetto, di peccato;

una situazione che lo ha tocca-

to e ferito personalmente.

Osserva Luigino Bruni: “Il cam-

po semantico della misericor-

dia non si incontra con quello

della meritocrazia. Per la

sua stessa natura, la miseri-

cordia si prova per chi è de-

meritevole, per colui o colei

che meriterebbe solo il di-

sprezzo e la repulsione. Anche

per questa ragione non la tro-

v i a m o n e l m o n d o

dell’economia e delle grandi

imprese, dove non è capita e,

se capita, è combattuta per-

ché sovversiva rispetto a tutte

le leggi e le regole della giu-

stizia dei mercati, che cono-

scono e praticano solo la logi-

ca meritocratica del “fratello

maggiore”. La misericordia

invece è imprudente, parzia-

le, asimmetrica, squilibrata,

di parte”.

L’amore di Dio è anomalo, si

tinge dei colori passionali

dell’amante che più viene tra-

dita e più sconsideratamente

ama; o dell’amore materno

che predilige il figlio più sfor-

tunato, deforme, scapestrato.

Meno siamo amabili e più Dio

si incaponisce, cerca, aspetta,

cura, versa l’olio e il vino del-

la consolazione. Sono le ingiu-

stizie di Dio che solo gli ulti-

mi, le prostitute e i pubblicani

comprendono e amano.

Solo partendo da questa pro-

spettiva possiamo comprende-

re le sconvolgenti parole e-

vangeliche: “In verità, in veri-

tà vi dico: le prostitute e i

pubblicani vi passeranno da-

vanti nel regno dei Cieli”.

don Luciano V. M.

Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Meno siamo amabili e più Dio si incaponisce, cerca, aspetta:

Un Dio “ingiusto” di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane - Numero 734 - pagina 18

Sabato 12

Dicembre

II Settimana del Salterio

II settimana di Avvento

Dio non si manifesta nella potenza

di questo mondo ma si rivolge a noi

nell’umiltà del suo amore.

San Spiridione, pur avendo origini assai umili, divenne vescovo di una piccola zona remota nord-orientale dell'i-sola di Cipro, nei pressi di Salamina. Secondo lo stori-co Socrate, egli fu ritenuto degno della carica episco-pale proprio per la santità dimostrata nell'attività pre-cedente e fu così che fu fatto pastore di uomini nella città cipriota di Trimithon-te. La sua profonda umiltà lo portò a continuare a pa-

scolare anche il suo gregge animale, nono-stante l'alto ufficio ec-clesiastico assunto. Una leggenda narra che un giorno riuscì a catturare dei ladri che avevano tentato di rubargli delle pecore, pregò con loro, li liberò ed infine donò addirittura loro un mon-tone, così da non aver trascorso l'intera notte svegli invano. Secondo alcune fonti avrebbe

partecipato al Concilio di Nicea nel 325. Spiridione rimase coinvolto nella persecuzione anticristiana indetta da Galerio: secon-do alcune tradizioni in tale contesto storico ven-ne ferito e poi fu deporta-to ai lavori forzati nelle miniere. Alla sua morte, le reliquie furono traslate da Cipro a Costantinopo-li, poi a Corfù, Zachitos e Cefalonia.

Il Santo del giorno: San Spiridone di Trimithonte

Brano Evangelico: Mt 17,10-13

Contemplo: Fa' splendere il tuo volto, Signore

Giovanni, il figlio del sacerdote Zaccaria lascia un segno profondo nella storia dell'umanità, un segno più profondo della depressione del fiume Giordano. Gesù, «l'Agnello di Dio», il «figlio di Maria», cambia invece completamente la nostra storia. Gesù battezza gli uomini più che in acqua, in Spirito Santo e fuoco. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono presenti all'appuntamento del Giordano. E da allora Gesù rivela Dio Trinità, miste-ro di luce che risplende su noi uomini e ci salva.

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù:

«Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Ed

egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa

è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quel-

lo che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per

opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di

Giovanni il Battista.

Agisci Le parole dei profeti

spesso non furono a-

scoltate. Oggi parteci-

po alla Messa e ascol-

to la parola del sacer-

dote chiedendo allo

Spirito di lasciarmi

infiammare il cuore.

Non di solo pane - Numero 734 - Tempo di Avvento - pagina 19

Le notti di dicembre sono fredde e affollate di stel-

le. Sembra che in questo mese in cui il buio scende

presto sulla terra, esse si diano tutte insieme ap-

puntamento per ritrovarsi a far quattro chiacchiere

e rischiarare i passi di chi cammina in una strada

senza lampioni. Così, passando lungo i margini dei

sentieri non è raro in queste notti, dove i pastori si

radunano al termine della giornata, vedere i fuochi

accesi tra l'erba ingiallita dei prati, immersi nel

sonno invernale. Sembra di tornare indietro nel

tempo, in un'epoca in cui la televisione nemmeno si

sapeva che cosa fosse e la povertà la faceva da pa-

drona. Allora gli abitanti delle vecchie cascine si

riunivano con tutta la famiglia attorno al fuoco, do-

ve si raccontavano gli aneddoti di paese mescolati

alle storie di paura, ma soprattutto si sgranavano

interi rosari, con le Ave Marie recitate in fretta e

intercalate, di quando in quando, da una carezza ai

bambini o uno sguardo di rimprovero ai giovani irre-

quieti, desiderosi di scappare con gli amici o con la

fidanzata a cui dedicare una dolce serenata. Il fuo-

co diventava cosi l'amico più caro, con le sue fiam-

me rosse e gialle che si ergevano sopra i ceppi di

legno, con le sue scintille scoppiettanti; era colui

che creava nella casa, per quanto povera e spoglia,

un clima in cui la saggezza dei vecchi incontrava le

curiosità dei bimbi. Penso spesso che la preghiera

sia simile al fuoco, che illumina, riscalda, brucia,

trasforma e annuncia nella casa una presenza. Co-

me il Battista, Elia, forte come il fuoco, è venuto

"per ricondurre il cuore dei padri verso i figli" e,

grazie ai profeti come lui, ancora oggi annunciamo

il Regno di Dio.

Dobbiamo piangere più sulla

devastazione della vigna, o

non invece sul ricordo del tuo

amore tradito? Le tenerezze

tue, le tue dolci cure, o divino

Innamorato, sono la sorgente della nostra

misteriosa gioia. Eppure siamo tutti sempre

più disperati e infelici. Perché, Signore? Sem-

pre più fasciati da bende di morte, Signore.

Tu, pastore d’Israele, ascolta.

Seduto sui cherubini, risplendi.

Risveglia la tua potenza

e vieni a salvarci.

Dio degli eserciti, ritorna!

Guarda dal cielo e vedi

e visita questa vigna,

proteggi quello che la tua destra ha piantato,

il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,

sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Da te mai più ci allontaneremo,

facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Padre buono e misericordioso, noi ti ringraziamo per tutti coloro che hai posto sul nostro cammino, per prepa-rare anche noi all'incontro con il tuo Figlio Gesù. Hanno acceso in noi do-mande, aperto il cuore alla ricerca, sostenuto la nostra attesa. Donaci di non spegnere mai il desiderio di cer-care il tuo volto.

Meditiamo la Parola

Attorno al fuoco Meditazione di don Luciano Vitton Mea

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 734

Domenica 6 Dicembre 2015

Chiuso il 30/11/2015

Numero copie 1460

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

Per la tua vita spirituale visita

Vi troverai:

Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

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