Non di Solo Pane n°762 - 26 Giugno 2016

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Settimanale di preghiera Anno XV - n° 762 Non di solo PANE Domenica 26 Giugno 2016 XIII Settimana del Tempo Ordinario «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

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Settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it

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Il Calice di Gesù di don Luciano Vitton Mea

Settimanale di preghiera

Anno XV - n° 762

Non di solo

PANE Domenica 26 Giugno 2016

XIII Settimana del Tempo Ordinario

«Nessuno che mette mano all’aratro e poi si

volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

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Non di solo pane ­ Numero 762 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 2

Giugno – Luglio 2016

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego

specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché gli anziani, gli emarginati e le persone sole

trovino, anche nelle grandi città, opportunità

di incontro e di solidarietà.

Intenzione missionaria

Perché i seminaristi, i novizi e le novizie incontrino

formatori che vivano la gioia del Vangelo e li

preparino con saggezza alla loro missione.

Intenzione dei vescovi

Perché ci impegniamo a riportare la fraternità

al centro della nostra società, troppo condizionata

dalla cultura dello scarto.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente

e misericordioso, ci impegniamo con gioia

nella costruzione della civiltà dell'amore.

Intenzioni mese di Giugno

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Non di solo pane ­ Numero 762 ­ pagina 3

Domenica 26

Giugno

I Settimana del Salterio

XIII Domenica del Tempo Ordinario

Il Signore con la sua tenerezza ci apre il suo cuore, ci apre il suo amore. Il Signore

è allergico alle rigidità.

Papa Francesco

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i disce­poli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammi­no verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli dis­se: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posa­re il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permetti­mi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

Brano Evangelico: Lc 9, 51­62

Contemplo: Siete chiamati a

libertà (cf Gai 5,13)

Siamo chiamati alla libertà dei

figli di Dio, purché - scrive l'apo-

stolo Paolo - «questa libertà non

divenga un pretesto» (Gal 5,13)

per vivere secondo i propri ca-

pricci. Vivere in Cristo ci porta a

essere a «servizio gli uni degli

altri», in una libertà più alta e

più vera, quella di vivere piena-

mente secondo la volontà di Dio

e il suo amore per tutta l'umani-

tà.

Agisci

Quando parli di Dio, fai scendere il miele deli-zioso delle cose divine e pregherai Dio nell'in-timo della tua anima che voglia far scendere quella santa rugiada fino al cuore di quelli che ascoltano" (san Francesco di Sales). Pre-gherò il santo rosario, perché Maria mi insegni ad annunciare Dio.

Il santo del giorno:

San Costantino Imperatore

Dei santi che portano questo nome ce ne sono almeno una quindicina. C'è un san Costantino abate, un Costantino re e diversi martiri della fede. Il più importante naturalmente, sotto l'a­spetto storico, è Co­stantino, l'imperatore che segna la svolta dell'Impero verso la

nuova religione e, se­condo molti documenti antichi, è venerato co­me santo. Certamente egli ha molta parte nel­la storia del cristianesi­mo. Alla madre, la fa­mosa sant'Elena, si de­ve il ritrovamento della vera croce su cui fu appeso il Signore. Il culto di san Costantino si sviluppa subito nella città di Costantinopoli, ove c'è un'importante

chiesa, dedicata ai santi apostoli, nella quale viene sepolto. Il ruolo di Costantino è deter­minante per il cambia­mento di visione del cristianesimo: a giusta ragione è denominato primo imperatore cri­stiano. Il suo sepolcro è molto onorato nell'anti­chità, la fama di santo lo accompagna sin dai primi decenni del IV secolo.

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Non di solo pane ­ Numero 762 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 4

Preghiera

Un centurione e il suo servo: senza nome e senza volto questi due uomini vivono la sollecitudine fraterna, che va oltre la con-dizione sociale, la storia personale, ogni possibile barriera umana. Ed è afferrare una mano, intercedere per l'altro, incon-trare e compatire, rivelando così un fram-mento del tuo volto, o Signore. Per i mira-coli inaspettati dell'amore, ti rendiamo grazie, Signore!

Meditiamo la Parola

L’amore non appartiene al passato Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Parroco di Bovegno

«Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si

volge indietro, è adatto per il regno di Dio»

Le vie di Dio sono senza ritorno. Ci si può fer-

mare, alle volte si cade, il passo può diventare

pesante, in alcuni momenti si zoppica, ma non

si può tornare indietro. Una volta imboccata la

strada di Dio e del prossimo non c’è spazio per

i rimpianti, per uno sguardo che, furtivo, volge

al borgo dove vivono i ricordi e gli affetti di un

tempo. Tra i sassi e la polvere del sentiero che

conduce a quel piccolo dosso, dove si erge una

croce, trovi te stesso, la tua storia, dei volti

d’amare. Trovi l’uomo, il meglio dell’uomo.

Trovi Cristo avvolto nelle vesti del povero, ri-

coperto di solitudine, con gli occhi velati di

pianto. Trovi l’amore, l’eterna giovinezza che

mai ti verrà tolta. “Chi ama profondamente

non invecchia mai neanche quando ha cent'an-

ni. Potrà morire di vecchiaia ma morirà giova-

ne. L'amore è l'ala che solleva l'anima verso

l'infinito. L'amore è il principio di tutte le co-

se. Quando si ama non si ha più paura di nien-

te perchè siamo vicini a Dio” (Romano Batta-

glia). «Nessuno che ha messo mano all'aratro e

poi si volge indietro, è adatto per il regno di

Dio». Non volgere lo sguardo al passato. Dio ti

precede, ti cammina innanzi, ti prepara la

strada. L’amore non appartiene al passato, ha

i colori dell’alba, del giorno che nasce.

Pur avendo sentito tanto parlare di misericor­dia non è facile capire che cosa esperimenta un cuore misericordioso. Credo che sia mise­ricordia la compassione che si prova quando si vede soffrire un altro oppresso dal peso di una disgrazia. Credo che saremo misericor­diosi se le pene degli altri ci faranno soffrire, se il loro dolore ci farà piangere. La persona che davvero ama Gesù versa molte lacrime perché vede che tanti suoi fratelli non Lo a­mano, Lo offendono e raramente accettano la Sua volontà; e questa è la maggiore disgrazia che possa capitare a una persona. L'anima ami­ca di Gesù, che veramente lo ama, è deli­cata, cerca di non ferire il prossimo ed evita tutto ciò che può fargli dispiacere. Prova una grande pena quando si accorge di aver com­messo un'imprudenza e dimentica facilmente tutto quello che gli altri le hanno fatto, o, se lo ricorda, è solo per presentarlo a Gesù e chiedergli di aiutare i suoi fratelli perché sia­no come Egli li vuole. Signore, donaci amo­re, donaci carità, concedici di amare il prossi­mo; soltanto così ameremo Gesù, amando i nostri fratelli. lo voglio amarli tutti, buoni e cattivi. Il peccato no, Gesù mio, ma il pecca­tore sì perché si converta e ti ami.

Madre Speranza

Lettura spirituale

L’anima amica di Gesù

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Non di solo pane ­ Numero 762 ­ pagina 5

Lunedì 27

Giugno

I Settimana del Salterio

XIII Settimana del Tempo Ordinario

Il santo del giorno:

San Cirillo d’Alessandria

Cirillo d'Alessandria, detto anche Alessandri­no, è l'ultimo rappresen­tante della Scuola ales­sandrina ed è uno dei grandi dottori della chie­sa. Nato nell'anno 378, muore nel 444 senza vedere la tanto invocata pace nella chiesa, soprat­tutto la sconfitta delle molte eresie contro cui combatte e scrive per

tutta la vita. San Cirillo è un grande santo che ca­pisce il ruolo della chie­sa nel mondo e si spende continuamente per com­battere le false dottrine su Cristo e sulla Madre di Dio, chiamata dai greci Theotòkos. Egli fu l'intrepido difensore del­la divina maternità di Maria, il trionfatore del concilio di Efeso che sanzionò tale verità. San Cirillo lavora molto per­ché i vescovi del suo tempo arrivino all'auten­

tica verità e siano buoni pastori del loro popolo. Soffre molto e viene incarcerato. Dal carcere scrive alcune tra le sue più belle opere teologi­che e morali. Molte sono le opere di questo santo dottore. Di san Cirillo ci piace ricordare gli scritti sulla santissima Trinità e sull'incarnazione del Verbo, che ancora oggi si studiano nelle scuole e si citano nei testi sacri.

In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare

all’altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti se­

guirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane

e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove po­

sare il capo». E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permetti­

mi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose:

«Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».

Brano Evangelico: Mt 8, 18­22

Dio è Giustizia! Ecco perché noi, cristiani, siamo chiamati ad essere nel mondo gli artigiani

di una pace fondata sulla giustizia.

Papa Francesco

Agisci

Ringrazierò il Signore che nella sua miseri-cordia mi concede an-cora la grazia di poter-lo amare e servire in questo nuova giorno: di poter accrescere i meriti per il Paradiso ed essere disposto a ricevere ogni cosa che mi possa accadere dal-la sua mano (cfr. beata Giuseppina G Bonino).

Contemplo: Non ha dove

posare il capo (Mt 8,20)

L'esistenza del Figlio dell'uo-mo - e del suo discepolo -, che non ha dove posare il ca-po, dice l'insicurezza e la pre-carietà, ma dice al tempo

stesso l'incondizionata fiducia nel Padre che veste i fiori e nutre i passeri (Mt 6,25-34). Ad una sicurezza affannosamente cercata nel possesso, l'uomo del Vangelo so­stituisce una migliore sicurezza cercata

nella fede.

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Non di solo pane ­ Numero 762 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 6

Ci sono rifugiati in tutte le parti del mon­do. Quando ero nel campo profughi di Maela, in Thailandia, ho conosciuto per­

sone che si dedicano ogni giorno nell'in­gegnarsi per rendere la vita dei detenuti la meno difficoltosa possibile. Hanno parla­to della loro preoccupazione per il « logo­rio del donatore» che potrebbe anche tra­dursi come « stanchezza della compassio­ne ». La stanchezza dei donatori si espri­me proprio nella riduzione dei finanzia­menti. La stanchezza della compassione si esprime in modo meno evidente nella riduzione delle premure. Uno è la conse­

guenza dell'altro. Possiamo permetterci di indulgere in «compassion fatigue »? È il costo di soddisfare le esigenze dei rifu­giati superiore al costo conseguente a chiudere un indifferente, se non cieco, occhio sulla loro sofferenza? Mi appello ai donatori di tutto il mondo per soddisfa­re le esigenze di queste persone che sono alla ricerca, spesso deve sembrare loro una vana ricerca, di rifugio.

Aung San Suu Kyi

Lettura spirituale

Stanchezza della compassio-ne

Preghiera

Signore Gesù, quanta vita contempliamo in questo tuo camminare consapevolmen-te verso la morte! Signore della libertà, Signore della vera forza, Signore della mitezza e della decisione incrollabile, Signore che non cerchi riparo, noi siamo a volte timorosi! Donaci di riposare in te, per attingere la certezza che ciò che ci attende è solo, soltanto amore! Te ne ren-diamo grazie, Signore Gesù!

Meditiamo la Parola

Seguire prontamente Gesù Meditazione di Fiorella Elmetti

Piccola figlia della croce - Lumezzane

Abramo è modello dell'uomo giusto, timoroso

di Dio che si propone quale mediatore per

intercedere per la sorte dei peccatori di So-

doma e Gomorra. In realtà, il venerato patri-

arca è anche figura di Cristo, il Mediatore

per eccellenza, che è venuto al mondo per

intercedere per tutti, e per riscattarci dal

peccato. L'esempio di Abramo ci insegna che

la nostra preghiera e la supplica fiduciosa a

Dio per i mali e i peccati del mondo, finita a

quella di Cristo Nostro Signore, risulta effica-

ce perché Dio l'ascolta. Non dobbiamo man-

care di pregare, anche se a volte non ne ve-

diamo subito i frutti; sappiamo che Dio può

trarre il bene, a nostro favore, perfino dal

male. Oltre a pregare e a decidere risoluta-

mente di allontanarci dal peccato, possiamo

mettere in pratica gli insegnamenti del van-

gelo, come, ad esempio, il distacco dalle co-

se terrene, che conduce alla libertà di spiri-

to. E occorre anche quella prontezza e deci-

sione nel seguirlo senza perder tempo, dedi-

cando i migliori anni e tutta l'energia della

nostra vita per la causa del suo Regno e della

predicazione del Vangelo. Si può così com-

prendere il senso dell'altra dichiarazione di

Gesù: «Seguimi e lascia i morti seppellire i

loro morti». La causa del Regno non aspetta.

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Non di solo pane ­ Numero 762 ­ pagina 7

Martedì 28

Giugno

I Settimana del Salterio

XIII Settimana del Tempo Ordinario

Davanti ad una esperienza negativa c’è sempre la possibilità di aprire un orizzonte, di aprirlo

con la forza di Gesù.

Papa Francesco

In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed

ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca

era coperta dalle onde; ma egli dormiva. Allora si accostarono a lui e lo

svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse

loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i

venti e il mare e ci fu grande bonaccia. Tutti, pieni di stupore, dicevano:

«Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

Agisci

Come il lebbroso, voglio

prostrarmi ai piedi di

Gesù Eucaristico chie-

dendogli la guarigione

interiore. Ma per chie-

derla, devo innanzitutto

riconoscermi malato,

bisognoso. Maria, inse-

gnami ad essere umile di

cuore!

Il Santo del giorno:

Sant’Ireneo di Lione

Sant'Ireneo è vescovo di Lione nella seconda metà del II secolo. Uo­mo di tradizione, fede­lissimo al vangelo, Ire­neo è una delle voci limpide, dopo gli apo­stoli. Tenace e forte combatte contro le pri­me eresie e difende

con tutte le forze la verità del vangelo. Di questo santo è famosa l'espressione: «L'uomo vivente è la gloria di Dio!». L'uomo, cioè, non è solo un dono dell'Altissimo, ma è anche un dono a tutti noi, come dono è la vita, dono è la grazia. L'idea centrale dell'in­segnamento di sant'Ire­

neo è il primato di Cri­sto, il Figlio di Dio che ci ha salvato e ci salva continuamente dal pec­cato e dall'inferno eter­no. L'opera maggiore del santo è il famoso Trattato contro le ere-sie, noto sin dall'anti­chità, che costituisce oggi una delle opere più significative, dopo la Bibbia.

Brano Evangelico: Mt 8, 23­27

Contemplo: Perché avete pau-

ra? (Mt 8,26)

Signore Gesù, abbiamo paura quando vediamo venire contro di noi i venti contrari, le diffi-coltà e le incomprensioni. Abbia­mo paura quando ci sentiamo soli e abbandonati.

Abbi pietà di noi, sostienici e perdona la nostra poca fede. Con il tuo aiuto la nostra bar-ca giungerà al porto sospirato. Se tu ci fai sentire la tua pre-senza, non avremo più paura, poiché solo in te confidiamo.

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Non di solo pane ­ Numero 762 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 8

La misericordia non è contraria alla giusti­zia ma esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un'ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere. L'esperienza del profeta Osea ci viene in aiuto per mostrarci il superamento della giustizia nella direzione della miseri­cordia. L'epoca di questo profeta è tra le più drammatiche della storia del popolo ebraico. Il Regno è vicino alla distruzione; il popolo non è rimasto fedele all'alleanza, si è allontanato da Dio e ha perso la fede dei Padri. Secondo una logica umana, è giusto che Dio pensi di rifiutare il popolo infedele: non ha osservato il patto stipulato e quindi merita la dovuta pena, cioè l'esi­lio. Le parole del profeta lo attestano: « Non ritornerà al paese d'Egitto, ma Assur sarà il suo re, perché non hanno voluto convertirsi» (Os 11,5). Eppure, dopo questa reazione che si richiama alla giustizia, il profeta modifica radicalmente il suo lin­guaggio e rivela il vero volto di Dio: «Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione» (11,8­9).

Francesco

Lettura spirituale

La Misericordia supera la giustizia

Preghiera

Signore, tu non ti compiaci di slanci gene-rosi, ma vani… di propositi buoni, ma in-genui. Tu ci chiedi un sano realismo, la verità del cuore e una vita abbracciata giorno per giorno e portata con austerità, ma anche con leggerezza. Signore della vita, tu desideri che la nostra esistenza non affondi sotto pesi insopportabili, ma si proietti in avanti e cresca e si ampli e si approfondisca come un albero, esile o ma-estoso.

Meditiamo la Parola

Sulla barca di Pietro Meditazione a cura di don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

Con brevi cenni, il Vangelo di Matteo pre-

senta in quest'occasione un quadro abba-

stanza verosimile di quel che accade oggi

alla Chiesa, la barca di Pietro che naviga

lottando contro le onde increspate e contro

il vento avverso del mondo. La Chiesa sem-

bra un'imbarcazione fragile, scossa ai fianchi

dai suoi molti nemici, sul mare burrascoso

dell'esistenza terrena. Un po' come la con-

templò Don Bosco, in uno dei suoi sogni più

famosi: la grande nave della Chiesa, guidata

dal Papa, si vede attaccata da innumerevoli

vascelli che la circondano, tra i flutti agitati

e le grida di odio dei nemici, ma l'imbarca-

zione avanza fino a situarsi in mezzo a due

grandi colonne sul mare, che rappresentano

l'Eucaristia e la Vergine Immacolata. Sotto

questa divina protezione, gli assalti del ne-

mico sono inefficaci. Non dobbiamo mai tra-

scurare che Cristo stesso si trova a bordo

della barca della sua Chiesa e che ci chiede

solo di aver fede e di collaborare con cuore

sincero. Quali figli fedeli della Chiesa, ab-

biamo la certezza di giungere salvi al porto,

anche tra le tempeste e gli arrembaggi che

da ogni lato la investono. Gesù, d'altro can-

to, permette che constatiamo la nostra de-

bolezza di fronte alle forze ostili, affinché

ricorriamo alla sua grazia ed al suo aiuto di-

vino, cercandolo nella preghiera e nei sacra-

menti.

Page 9: Non di Solo Pane n°762 - 26 Giugno 2016

Non di solo pane ­ Numero 762­ pagina 9

XIII Settimana del Tempo Ordinario

Il bene che i preti possono fare nasce soprattutto dalla loro vicinanza e da un tenero amore per le persone. Non sono filantropi o funzionari, i preti

sono padri e fratelli […].

Papa Francesco

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai

suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero:

«Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei

profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro:

«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu,

Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il

Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edifi­

cherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te

darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato

nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Brano Evangelico: Mc 16, 13­19

Contemplo: Tu sei Pietro (Mt

16,18)

Padre santo, per la fede di Pie-tro e della Chiesa, «colonna e sostegno della verità» (1Tm 3,15), «edificata sopra il fon-damento degli Apostoli» (Ef

2,20), apri gli occhi della no-stra mente, perché possiamo chiederci chi sia Gesù per cia-scuno di noi e, animati dal tuo Spirito d'amore, possiamo rico-noscerlo come il Cristo, il no-

stro Redentore. Amen.

Mercoledì 29

Giugno

I Settimana del Salterio

Agisci

"La tristezza impe­disce lo sbocciare del-la gratitudine, perché rende l'anima quasi paralizzata e impo-tente in tutte le sue facoltà" (san Francesco

di Sales). Combatterò con forza la tentazio-ne della malinconia, della tristezza.

Il Santo del giorno:

Santi Pietro e Paolo

Non sono fratelli e non sono neppure eguali, anzi tra Pietro e Paolo c'è un'immensa diffe­renza. Simon Pietro è un pescatore di Galilea che Gesù chiama insie­me al fratello Andrea per farli pescatori di uomini. Paolo, invece, è un ebreo convertito mentre sulla via di Da­

masco porta lettere di persecuzione contro i primi cristiani. Caratteri forti, talora anche in contrasto tra di loro; sul cammino apostolico, però, si trovano più volte insieme, come a Gerusalemme, per veri­ficare la loro predica­zione. Pur predicando per lidi diversi e con diverse strategie apo­stoliche, approdano entrambi a Roma al tempo di Nerone e

muoiono martiri: Pietro è crocifisso sul colle Vaticano, Paolo è deca­pitato sulla via Ostien­se. Diventano così fra­telli nella predicazione e nel martirio. Sono i pilastri della chiesa di Roma e della chiesa universale: l'Apostolo delle genti e il primo vescovo di Roma sono i corifei della fede. Sono per noi una luce che ancora oggi ci guida e ci illumina.

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Il Signore osservò la miseria del suo popolo ridotto in schiavitù, udì il suo grido, conob­be le sue angosce e decise di liberarlo (cfr. Es 3,7­8). In questo atto di salvezza com­piuto dal Signore il profeta seppe individua­re il suo amore e la sua compassione (cfr. Is 63,9). E proprio qui che si radica la sicurez­za di tutto il popolo e di ciascuno dei suoi membri nella misericordia divina, che si può invocare in ogni circostanza drammati­ca. A ciò si aggiunge il fatto che la miseria dell'uo­mo è anche il suo peccato. Il popolo dell'antica alleanza conobbe questa miseria fin dai tempi dell'esodo, allorché innalzò il vitello d'oro. Su tale gesto di rottura dell'al­leanza il Signore stesso trionfò, quando si dichiarò solennemente a Mosè come « Dio di tenerezza e di grazia, lento all'ira e ricco di misericordia e di fedeltà» (cfr. Es 34,6). E in questa rivelazione centrale che il popo­lo eletto e ciascuno dei suoi componenti troveranno, dopo ogni colpa, la forza e la ragione per rivolgersi al Signore, per ricor­dargli ciò che egli aveva esattamente rivela­to di se stesso e per implorarne il perdono.

Giovanni Paolo II

Lettura spirituale

Dio di tenerezza e di grazia

Preghiera

Signore, grande è il dono dei santi Pietro e Paolo, di cui oggi facciamo memoria. Dalla loro umanità ricca, forte ma intri-sa di contraddizioni, tu hai saputo trarre l'armonia impareggiabile, il tesoro pre-zioso per la Chiesa di ogni tempo e luo-go. Per questi due apostoli coraggiosi, forgiati e resi degni dal crogiuolo della sofferenza per la fede, del servizio ai fra-telli, della testimonianza sino al marti-rio, ti rendiamo grazie, Signore Gesù!

Meditiamo la Parola

Solida pietra, Meditazione di

don Luciano Vitton Mea parroco di Bovegno

La chiesa celebra attraverso questi due apo-

stoli il suo fondamento apostolico, per mezzo

del quale essa poggia direttamente sulla pie-

tra angolare che è Cristo, Pietro e Paolo sono

i 'fondatori' della nostra fede; da loro il dialo-

go tra istituzione e carisma s'intreccia per far

progredire il cammino della vita cristiana. Il

pescatore di Galilea cominciò la sua straordi-

naria avventura seguendo il Maestro di Na-

zareth prima in Giudea e poi, dopo la sua

morte, fino a Roma. E qui è rimasto non solo

con la sua tomba, ma con il suo mandato, cio-

è in coloro che sono saliti sulla 'cattedra di

Pietro. Nei vescovi di Roma Pietro continua a

essere la 'roccia' e il centro di unità su cui

Cristo edifica la sua chiesa. Paolo di Tarso,

l'Apostolo delle genti, da persecutore di Cristo

diventa zelante missionario del suo vangelo.

Afferrato dall'amore del Signore, Cristo diven-

ta per lui la sua più grande passione, al punto

di dire: «Non sono più io che vivo, ma Cristo

vive in me» Il suo martirio rivelerà la sostanza

della sua fede. L'evangelizzazione di queste

due colonne della chiesa poggia non su un

messaggio intellettuale, ma su quello di una

prassi profonda, sofferta e testimoniata con

la parola di Gesù.

don Luciano

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Giovedì 30

Giugno

I Settimana del Salterio

XIII Settimana del Tempo Ordinario

Il rispetto per il valore della vita, e, ancora di più, l’amore per essa, trova un’attuazione insostituibile nel farsi prossimo, avvicinarsi, prendersi cura di chi

soffre nel corpo e nello spirito.

Papa Francesco

Il Santo del giorno: Protomartiri di Roma

Nel calendario d'oggi non c'e un santo o un nome unico, ma vi sono i primi martiri di Roma, venerati all'indomani della festa dei santi apo­stoli Pietro e Paolo. Do­po aver onorato i due grandi apostoli, la chie­sa ricorda anche i primi martiri di Roma, perse­guitati da Nerone e dai

suoi rappresentanti im­periali, i cui nomi sono registrati nella storia. Nel luglio dell'anno 64, infatti, si diffonde un grande incendio che distrugge molte parti della città di Roma. Per placare il furore popola­re, l'imperatore fa impri­gionare un gruppo di cristiani e, come dice lo storico romano Tacito, si ha la prima persecu­zione, nel corso della quale muoiono migliaia

di cristiani. Il ricordo dei primi martiri di Ro­ma è quanto mai saluta­re per i cristiani d'oggi, chiamati a vivere in un tempo carico di tensioni, ma anche di aspre e sot­tili persecuzioni contro la chiesa e contro i valo­ri del van­gelo. Il san­gue dei martiri ­ insegna Tertulliano ­ è seme di cristiani. Ed è proprio vero. Ieri come oggi.

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestem­mia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sap­piate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i pec­cati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

Brano Evangelico: Mt 9, 1­8

Agisci Sento nel mio cuore questo richiamo, ma non ho la forza di ri-spondergli; ho paura! Vorrei essere generoso come Maria. Sosterò dinanzi a Gesù Eucari-stico, meditando il Vangelo odierno.

Contemplo: Gesù può ri-

mettere i peccati (cf Mt 9,6)

Il perdono dei peccati è un'espe-rienza di salvezza e di risurre­zione che ci è data di fare in que-sto mondo. Gesù quando perdona compie il miracolo più grande. Lazzaro, risuscitato, morirà anco-

ra, ma la sua risurrezione dimostra «il potere» di Gesù. Perdonare è far nascere a vita immortale, la stessa vita di Dio, che è amore accordato e ricevuto senza condi-zioni. Il perdono è l'esperienza di un amore più grande di ogni male: Dio ama senza misura l'uomo, suo figlio, che è sempre e comunque amato.

Page 12: Non di Solo Pane n°762 - 26 Giugno 2016

Non di solo pane ­ Numero 762 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12

Madre mia, Voi che state continuamente con le braccia aperte implorando dal Vostro Di­vin Figlio la Sua misericordia e compassione per ogni bisognoso, ottenetemi da Lui la gra­zia che trionfi nel mondo intero il Suo amore e la Sua misericordia invece dei castighi di cui tanto e dovunque si parla. Fate che tutti riceviamo la grazia di conoscere il Vostro Divin Figlio non come giudice che attende di darci il castigo, ma come padre pieno di amore e di misericordia verso tutti noi; chie­detegli che mi dia il Suo santo amore, il san­to timore e la Sua santa grazia, e che giam­mai commetta il peccato mortale. Chiedete­gli che mi tolga la vita prima che arrivi a offenderlo. Ottenetemi la grande grazia di avere verso il buon Gesù l'amore e la fiducia che hanno avuto le anime sante, e che au­menti in me !a fede, la speranza e la carità. Benedite i poveri agonizzanti e chiedete al Vostro Divin Figlio che li perdoni, e li liberi dal tormento dell'inferno. Intercedete presso il Vostro Divin Figlio perché liberi il mondo intero dal grande castigo che tutti abbiamo meritato.

Madre Speranza

Lettura spirituale

Con le braccia aperte

Preghiera

Signore Gesù, alla tua misericordia dona-ta in pienezza e per sempre, affidiamo la furia di questo mondo e i demoni che ci lusingano e ci circondano. Ti chiediamo di imparare da te l'arte di un discerni-mento senza «se» e senza «ma», che sal-va, guarisce e che accetta persino, con libertà, di essere allontanato, non avendo fatto che bene. Per il perenne esempio della tua vita, che diviene linfa della no-stra, ti ringraziamo, Signore!

Meditiamo la Parola

La fresca rugiada che rigenera Meditazione di

don Luciano Vitton Mea parroco di Bovegno

Il peccato paralizza l’uomo, lo rende schia-

vo, pallida controfigura di quell’originaria

somiglianza stabilita da Dio nell’atto creati-

vo: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e

somiglianza”. In Gesù il Creatore si piega sul-

la creatura, la ricopre con la fresca rugiada

che la rigenera, infonde il coraggio che nasce

da una carezza, dal cenno della mano che

comunica il calore della misericordia. Parole

sussurrate nella tenue luce di un confessio-

nale, intima unione con un Dio che assolve,

guarisce, giustifica, ama, perdona. In Gesù

l’uomo paralizzato dal fango della fragilità,

claudicante per la paura dei suoi errori, co-

perto dalle piaghe del peccato, si rialza, ri-

prende il cammino, riprende il ritmo di una

musica da tempo dimenticata. Non dispera-

re, uomo che giaci ansimante ai bordi della

strada, ricoperto di stracci, pallidi riflessi

dell’abito nuziale, il tuo Dio passa vicino alle

tue miserie e ti dice: «Coraggio, figliolo, ti

sono rimessi i tuoi peccati».

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Non di solo pane ­ Numero 762 ­ pagina 13

Venerdì 1

Luglio

I Settimana del Salterio

XIII Settimana del Tempo Ordinario

Una fede che pensa a sé stessa e sta chiusa in casa non è

fedele all’invito del Signore, che chiama i suoi a prende-

re l’iniziativa e a coinvolgersi, senza paura.

Papa Francesco

In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco

delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre

sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e

se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i

farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia

insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i

sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che

cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono ve­

nuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Brano Evangelico: Mt 9, 9­13

Contemplo: Misericordia io

voglio (Mt 9,13)

Matteo fa dire a Gesù ben due volte questa frase del profeta Osea: «Voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti» (Os 6,6). Ma ognuno dei quattro Vangeli può

essere chiamato il Vangelo - la bella notizia - della miseri­cordia di Dio. Nessuno è escluso dalla misericordia. Il segno più traspa-rente della misericordia di Dio è la croce di Gesù. Per il discepolo di Gesù non ci può essere rituali-tà senza misericordia, come non ci può essere misericordia senza adorazione.

Agisci:

Nel corso di questa

giornata, rivolgerò al Signore preghiere

di lode, di benedi-

zione, di ringrazia-mento in riparazione

di tutte le bestem-

mie.

Il Santo del giorno: Sant’Aronne

Era il fratello maggiore di Mosè e con lui colla­borò per ricondurre il popolo eletto nella Terra promessa. Durante la marcia nel deserto con­divise con Mosè diffi­coltà e responsabilità. Fu a capo del popolo per tutto il tempo in cui il fratello rimase sul Sinai, ma ebbe la debolezza di

accondiscendere al desi­derio del popolo di farsi un'immagine di Dio. Rimproverato aspramen­te, fu risparmiato dalla tremenda ira divina per intercessione di Mosè. Dopo la solenne consa­crazione sacerdotale, Dio stesso ne difese la legittimità contro la in­subordinazione di alcuni oppositori con il miraco­lo della verga. Ma aven­do Aronne dubitato ­

come Mosè ­ della pos­sibilità di un intervento divino per far scaturire l'acqua dalla roccia, fu punito da Dio allo stesso modo del fratello: en­trambi non avrebbero messo piede nella Terra di Canaan. Morì infatti nei pressi di Cades, dopo che Mosè lo ebbe spo­gliato delle insegne sa­cerdotali. Il popolo lo pianse, giudicandolo grande e simile a Mosè.

Page 14: Non di Solo Pane n°762 - 26 Giugno 2016

Non di solo pane ­ Numero 762 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 14

Se in tutti i sacramenti, Gesù, medico di­

vino, guarisce le nostre infermità spiritua­

li, le guarisce tanto più nel sacramento

dell'Eucaristia, che contiene la sua divini­

tà e la sua umanità, sorgente di ogni gra­

zia.

Questo è il sacramento che crea l'unione e

l'amore, poiché è segno del massimo a­

more dare se stesso in cibo.

Ci trasforma nel corpo di Cristo, in modo

che siamo ossa delle sue ossa, carne della

sua carne, membra delle sue membra.

L'Eucaristia ci fa fare la comunione di

tutti i beni materiali e spirituali.

Per il fatto stesso che Cristo unisce tutti a

sé, li unisce vicendevolmente.

Alberto Magno

Lettura Spirituale

Eucaristia sacramento di comunione

Preghiera

Signore Gesù, aiutaci ogni giorno a spo-

gliarci di noi stessi per rivestirci del tuo

stesso desiderio, imparando a fare della

nostra vita una sequela e non un investi-

mento. Quando ci fa paura la nostra nu-

dità e quella che ci chiede l'essere tuoi

discepoli, illumina il nostro cuore per

ritrovare l'innocenza dell'amore che tut-

to crede e tutto può.

Meditiamo la Parola

Ogni mattina ti dico:oggi comincio. Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Parroco di Bovegno

Matteo accoglie l’invito del Signore e lo segue. Subito.

Senza proferir parola, senza esitare. Nel volgere di pochi

istanti la vita di Matteo, il pubblicano, cambia, si apre

alla luce di una Parola che rende nuove tutte le cose.

Ogni chiamata ai i suoi tempi, segue i ritmi del respiro

di Dio. Per qualcuno tutto avviene nel volgere di pochi

istanti, per altri non basta una vita. Io sono recidivo, o­

stinato. Sono sempre terribilmente uguale. Non cambio,

forse non voglio cambiare. Una cosa mi consola: anche

Dio non cambia, si ostina, continua a chiamarmi. Ho

bisogno di tempo. E a Dio, essendo eterno, il tempo non

manca. A. Louf, in “Sotto la guida dello Spirito”, ha

delle espressioni tanto belle al riguardo. Ve le propongo.

“È sempre illusorio credersi convertiti una volta per tut­

te. No, non siamo mai dei semplici peccatori, ma dei

peccatori perdonati, dei peccatori­in­perdono, dei pecca­

tori­in­conversione. Non è data un'altra santità quaggiù

[.. .]. Convertirsi significa ricominciare sempre questo

rivolgimento interiore, per mezzo del quale la nostra

povertà umana si volta verso la grazia di Dio. La con­

versione, infatti, è sempre una questione di tempo: l'uo­

mo ha bisogno di tempo e anche Dio vuole avere biso­

gno di tempo con noi. Ci faremmo un'immagine dell'uo­

mo assolutamente errata se pensassimo che le cose im­

portanti nella vita di un uomo possano realizzarsi imme­

diatamente e una volta per tutte. L'uomo è fatto in modo

tale che ha bisogno di tempo per crescere, maturare e

sviluppare tutte le proprie capacità. Dio lo sa meglio di

noi e per questo aspetta, non desiste, è indulgente, lon­

ganime: «La bontà di Dio ti spinge alla conversio-

ne» (Rm 2,4). Nel Prologo della sua Regola, Benedetto

ne fa un commento pregnante: Dio è ogni giorno alla

ricerca del suo operaio e il tempo che ci dà è una dila­

zione, un dono, un tempo di grazia che ci viene accorda­

to gratuitamente. È un tempo che possiamo utilizzare

per incontrare Dio ancora una volta, per incontrarlo

sempre meglio nella sua stupenda misericordia”. C’è

Speranza nel mio cuore. Sono sicuro che tu mi attendi,

ogni giorno, al sorgere del sole. Così anch’io “ogni mat­

tina mi dico: oggi comincio”. (San Antonio Abate).

Page 15: Non di Solo Pane n°762 - 26 Giugno 2016

Meditiamo la Parola

Una barca, il suo posto Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane ­ Numero 762 ­ pagina 15

Sabato 2

Luglio

I Settimana del Salterio

XIII Settimana del Tempo Ordinario

Dio e l’uomo non sono i due estremi di una opposizione: essi si cercano da sempre, perché Dio riconosce

nell’uomo la propria immagine e l’uomo si riconosce solo guardando Dio.

Papa Francesco

Brano Evangelico: Mt 9, 14­17

Contemplo : Vino nuovo in

otri nuovi (Mt 9,17)

Gesù è con noi per farci «camminare in una vita nuo-va» (Rm 6,4), farci cambiare strada e vestiti vecchi, farci be-re il vino novello della gioventù

spirituale. Luca, con lo sguardo all'An­tica Scrittura, con ironia ci ricorda «il vino vecchio è gra-devole» (Lc 5,39). Sant'Agostino ammoniva: «Si rinnova come aquila la nostra giovinezza sol-tanto quando sfracelliamo il no-stro vecchiume contro la pietra

che è Cristo».

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli

dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi

discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invi­

tati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno

giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno

mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattop­

po porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si

versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino

si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuo­

vi, e così l’uno e gli altri si conservano».

Agisci

Raccolgo il richiamo di

Gesù per una ripresa

spirituale più decisa e

costante, fissando lo

sguardo su Maria che

non cessò di crescere

in fede e virtù. Per

questo mi accosterò al

sacramento della con-

fessione.

Il santo del giorno:

San Bernardino

Realino Diventa patrono di una città mentre era ancora in vita. Lecce, estate del 1616: il padre ge­suita Bernardino Reali­no sta morendo, 42 anni dopo esservi arri­vato. I reggitori del Municipio lo vanno allora a visitare in for­ma ufficiale. E gli fan­no richiesta di voler

essere il protettore del­la città. Lui, che tanto aveva fatto del bene a Lecce, acconsente. Nato in una famiglia illustre di Carpi, che per i suoi primi studi gli faceva venire i ma­estri a casa, fu poi mandato all'Accademia modenese. A 26 anni, si laurea in diritto civi­le e canonico. Sotto la protezione di Cristofo­ro Madruzzo, Bernar­dino si avvia sulla stra­da dei «pubblici uffi­

ci». A un certo punto, però, la sua carriera s'interrompe. Bernardi­no Realino frequenta i Gesuiti ed entra nella Compagnia. Nel 1567 è ordinato sacerdote e diventa il maestro dei novizi gesuiti. Sette anni dopo, a Lecce, crea un collegio al qua­le si dedicherà fino alla morte. Papa Pio XII lo proclamerà santo nel 1947 .

Page 16: Non di Solo Pane n°762 - 26 Giugno 2016

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 762

Domenica 26 Giugno 2016

Chiuso il 16/06/2016

Numero copie 1350

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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