Non di Solo Pane n°736 - 20 Dicembre 2015

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Buon Natale a tutti!! PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 736 Domenica 20 Dicembre 2015 IV Settimana di Avvento

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Settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it

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Buon Natale a tutti!!

PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 736

Domenica 20 Dicembre 2015

IV Settimana di Avvento

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Non di solo pane ­ Numero 736 ­ Tempo di Avvento ­ pagina 2

Dicembre 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego

specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché tutti possiamo fare l'esperienza della

misericordia di Dio, che non si stanca mai

di perdonare.

Intenzione missionaria

Perché le famiglie, in modo particolare quelle

che soffrono, trovino nella nascita di Gesù un

segno di sicura speranza .

Intenzione dei vescovi

Perché accogliamo l'invito alla rivoluzione

della tenerezza che il Figlio di Dio ci ha rivolto

nella sua incarnazione.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente

e misericordioso, ci impegniamo con gioia

nella costruzione della civiltà dell'amore.

Intenzioni mese di Dicembre

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Non di solo pane ­ Numero 736 ­ pagina 3

Domenica 20

Dicembre

IV Settimana del Salterio

IV Domenica di Avvento

Questa è la missione del popolo di Dio: irradiare su tutti i popoli la benedizione di Dio

incarnata in Gesù Cristo. (Papa Francesco)

Nato verso il 1415, in El Puig (Spagna), San Lorenzo Company, fin da piccolo vestì l'abito mercedario. Ancora molto giovane fu nomi­nato commendatore del convento di Santa Ma­ria degli Angeli in El Puig, per la sua mode­stia, saggezza e com­passione verso gli schiavi fu scelto come redentore. Nel 1442 assieme al Beato Pietro

Il Santo del giorno: San Lorenzo Company

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa,

in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta.

Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel

suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran

voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A

che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appe­

na il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gio­

ia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di

ciò che il Signore le ha detto».

Vangelo: Lc 1, 39­45

Contemplo: Beata colei che ha creduto (Lc 1,45)

Nei giorni che precedono la solenne memoria della nascita di Gesù ­ Dio che salva e Dio con noi ­ la Chiesa ci propone il mistero dell'incontro fra Maria ed Elisabetta, due madri speciali. È un incontro di evangelizzazione con «la presenza» dello Spirito Santo e di Gesù. Il Vangelo, la bella notizia, fa esul­tare di gioia ogni incontro, insegna a pregare e spinge al servizio di amore. D'ora in poi la Chiesa loda Dio con il canto di Maria, che proclama «benedetta» e «beata».

Agisci

Oggi voglio coltiva-

re la "piccolezza",

ammirando la foto

di un germoglio o di

un seme, per capire

la bellezza e la po-

tenza della vita nel-

le mani del Signore.

Bosset mentre ritorna­vano da una redenzione compiuta a Tunisi in Africa, furono sorpresi da una furiosa tempesta che li riportò a Tunisi ed i pochi superstiti furono ridotti nuova­mente in schiavitù com­presi loro due stessi. Trascorsi 15 anni di prigionia durante i quali consolò gli schiavi e li fortificò nella fede, pa­dre Company fu libera­

to nel 1457 e poté tor­nare in patria. Avendo vissuto per 55 anni nell'Ordine con singola­re virtù il 23 giugno 1474 fu eletto Maestro Generale. Famoso per i miracoli morì santa­mente il 20 dicembre del 1479, il suo corpo fu sepolto nella chiesa di El Puig. L'Ordine lo festeggia il 20 dicem­bre.

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Non di solo pane ­ Numero 736 ­ Tempo di Avvento ­ pagina 4

P a g i n e b i b l i c h e

Anche noi, con la Vergine

Maria, ci alziamo e ci met-

tiamo interiormente in viag-

gio verso Betlemme, per

contemplare un bambino

appena nato, il paradosso di

un “abbassamento” che ri-

veste l’uomo di una nobiltà

perduta.

Contemplando il presepe

comprendiamo che la fede

cristiana è un continuo

“uscire”, un lasciare le con-

trade, i focolari, un umido

pagliericcio per

andare, nel cuore

della notte, verso

un rifugio per ani-

mali illuminato dal

fioco baluginare di

una lanterna. Tutti

accorrono al canto

degli Angeli: i pa-

stori, i vagabondi,

gli umili abitanti

dei piccoli borghi

sparsi sui monti.

Ogni povero, me-

glio, ogni povertà

sente il bisogno di

essere rivestita

d’immortalità, di

sentirsi baciata

dalla misericordia

divina. Abbiamo bisogno di

quel vagito, del sorriso di un

bimbo, del candore della sem-

plicità, dell’abbraccio di un

Dio che si è fatto nostro prossi-

mo. Mettiamoci in viaggio, ce-

leri come Maria, uniamoci alla

carovana di coloro che sentono

il bisogno di trovare la beatitu-

dine della povertà, di ricono-

scere in una famiglia lontana

dalla propria casa e nel loro

piccolo bimbo la presenza

dell’altissimo. «I nostri pensie-

ri vanno con infinita tenerezza

alle umili persone in viaggio

verso Betlemme; a Gesù,

rinchiuso nel seno immaco-

lato di Maria; alla Madonna,

esposta a tutti i disagi, per

il dovere dell'obbedienza a

Dio e agli uomini; a Giusep-

pe, che è con Lei, sposo u-

mile e silenzioso, fedele e

forte. Anche i pastori e i

Magi si apprestano al viag-

g io, che l i porterà

all’adorazione nella grotta.

Il corteo si muove… Tutti

sono chiamati ad unirsi a

questa schiera festosa di

anime che vanno a portare i

loro doni al Figlio di Dio, e

ad attingere forza, luce e

coraggio per il proprio dove-

re quotidiano; perché sol-

tanto in Lui, per Lui e con

Lui questo peso diventa fon-

te di gloria per il Signore, di

utilità per il prossimo, di

intima e indistruttibile pace

per se stessi» (San Giovanni

XXIII).

Scegliamo un personaggio del

nostro presepio, il più povero

e macilento, affinché ci rap-

presenti davanti alla grotta

di Gesù bambino.

Mettiamoci in Viaggio Meditazione di don Luciano Vitton Mea

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Non di solo pane ­ Numero 736 ­ Tempo di Avvento ­ pagina 5

P a g i n e b i b l i c h e

Contemplatio a cura di Fiorella Elmetti

Portando in grembo il Signore, la Vergine

corse da Elisabetta, e subito il bambino di

Lei gioì riconoscendo il saluto,

e con sussulti di gioia

acclamava la madre di Dio:

Gioisci, germoglio di un ceppo pieno di vita.

Gioisci, terra produttrice di un frutto immortale.

Gioisci, tu che coltivi il coltivatore amico

degli uomini.

Gioisci, tu che dai vita

all'autore della vita.

Gioisci, campo in cui sboccia la gioia di

tutte le grazie.

Gioisci, mensa che offri abbondanza di doni.

Gioisci, perché fai fiorire un pascolo di felicità.

Gioisci, perché prepari un porto sicuro alle anime.

Gioisci, gradito incenso di preghiera.

Gioisci, espiazione dell'intero universo.

Gioisci, benevolenza di Dio verso i mortali.

Gioisci, sicurezza dei mortali di fronte a Dio.

Gioisci, vergine sposa.

(Inno Akathistos, strofa quinta)

Dobbiamo piangere più sulla devastazione della vigna, o non invece sul ricordo del tuo amore tradito? Le tenerezze tue, le tue dolci cure, o divino

Innamorato, sono la sorgente della nostra misteriosa gioia. Eppure siamo tutti sempre più disperati e infelici. Perché, Signore? Sem-pre più fasciati da bende di morte, Signore.

Tu, pastore d’Israele, ascolta,

seduto sui cherubini, risplendi.

Risveglia la tua potenza

e vieni a salvarci.

Dio degli eserciti, ritorna!

Guarda dal cielo e vedi

e visita questa vigna,

proteggi quello che la tua destra ha piantato,

il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,

sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Da te mai più ci allontaneremo,

facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Vorrei riconoscere il tuo passo per acco-

gliere la tua visita, o divino Viandante;

vorrei poter udire sempre la tua voce, per

esultare alla tua venuta, o Verbo di Dio.

Ma sono sordo, chiuso nei miei limitati

orizzonti. Il tuo Spirito, che discese in Ma-

ria e riempì Elisabetta, scenda ora e riem-

pia la mia vita. Il chiarore della sua pre-

senza mi aiuti a scorgere nei tratti dei mil-

le volti d’uomo i tuoi divini lineamenti. O

chiave di Davide, che apri e nessuno può

chiudere, vieni e libera l’uomo ancora

prigioniero delle tenebre e dell’ombra di

morte.

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Non di solo pane ­ Numero 736 ­ pagina 6

Lunedì 21

Dicembre

IV Settimana del Salterio

IV settimana di Avvento

Il Santo del giorno: Beato Domenico Spadafora da Randazzo

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A

che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appe­na il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gio­ia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Brano Evangelico: Lc 1, 39­45

Nasce a Randazzo, in Sicilia, nel 1450 dalla nobile famiglia Spada­fora, oriunda di Costan­tinopoli, così chiamata perché aveva la dignità

di portare la spada sgua inat a davant i all'imperatore. Domeni­co entra nell'Ordine Domenicano, nel con­vento di Santa Zita a Palermo. Inviato a Pa­dova per gli studi, con­

seguito il dottorato, torna in Sicilia. Frat­tanto gli abitanti di Monte Cerignone, nello Stato di Urbino, avendo in grande ve­

nerazione una cap­pelletta con una mi­racolosa immagine della Madonna e de­siderando innalzarle una chiesa con reli­giosi che si dedicas­sero alla cura spiritu­

ale della popolazio­ne, pensano ai Do­menicani. Per la nuova fondazione viene scelto Dome­nico. Nel 1491 sor­

gono così la chiesa e il convento che il religioso guiderà fi­no alla morte, il 21 dicembre 1521.

Contemplo: Benedetto il frutto del tuo grembo (Lc 1,42)

Si dice: «E benedetto il frutto del tuo grembo, Gesù», perché dalla radice di Maria è spuntato il Germoglio (cf Is 11,1) che si è offerto in un certo modo come frutto della terra, un frutto di salvezza eterna per i suoi membri, proprio come la vite dona linfa e vigore ai suoi tralci (cf Gv 15,1). Veramente è beato il grembo che ha portato e generato al mondo il Salvatore, veramente beato il seno, pieno di cielo, che ha allattato (cf Lc 11,27­28) il Figlio di Dio (Catechismo di san Pietro Canisio).

Con la misericordia di Dio vogliamo sempre comportarci in modo da essere conformi alla sua giustizia. Gli uomini

ciechi si lasciano sedurre da una confidenza vanitosa nella misericordia di nostro Signore. (San Pietro Canisio)

Agisci

Potessimo dire ogni

volta che ascoltiamo

Gesù: ecco la voce

dell'amato! Oggi vo-

glio mettermi in a-

scolto della sua Paro-

la, con gli stessi senti-

menti con cui ascolte-

rei la persona amata.

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Non di solo pane ­ Numero 736 ­ Tempo di Avvento ­ pagina 7

Spesso, nelle illustrazioni di questo vangelo,

vengono raffigurate due donne, una anziana

ed una molto giovane che, da una certa di-

stanza, si salutano. Generalmente la donna

anziana è raffigurata in un evidente stato di

gravidanza, mentre in quella più giovane vi è

solo un leggero accenno al suo stato.

Ma chi saluta veramente? Se osserviamo con

attenzione vediamo che è Giovanni Battista

colui che saluta Maria tramite la sua mamma.

E il saluto è rivolto a Maria per il Figlio che

porta in grembo. È come se le due donne non

fossero altro che i portavoce dei figli che cu-

stodiscono in grembo. Questo è forse il para-

digma più bello del vero cristiano che vede

nell'altro non la persona parente, amica o ne-

mica che sia, ma intravede il Signore nascosto

in essa. Certo, questo non è possibile farlo ad

occhio nudo, ed anche Elisabetta ha bisogno di

un doppio aiuto: sente, infatti, da una parte le

ragioni del figlio che porta in grembo e,

dall'altra, è "piena di Spirito Santo".

Nell'uomo, la ricerca del bene e il desiderio di

riconoscere Dio nell'altro sono innati. Basta

semplicemente tanto cercare di sentire le ra-

gioni del cuore, quanto lasciarci illuminare

dallo Spirito Santo che ci guida. In questo mo-

do, nelle persone che incontriamo potremo

riconoscere il bene e la salvezza che portano

dentro. E facile quando essi fanno riconoscere

anche all'esterno quello che riempie loro il

cuore. È più difficile quando la loro identità di

cristiani è ben nascosta.

Un canto è nuovo quando esplode

irrefrenabile, quando compone

una lode inaudita, quando si canta

all'amore sempre nuovo di Dio

quando si fa voce del sempre sonante mare,

voce della sempre nuova lode delle creature,

quando soprattutto canta le ultime cose.

Lodate il Signore con la cetra,

con l’arpa a dieci corde a lui cantate.

Cantate al Signore un canto nuovo,

con arte suonate la cetra e acclamate.

Il disegno del Signore sussiste

per sempre, i progetti del suo cuore

per tutte le generazioni.

Beata la nazione che ha

il Signore come Dio,

il popolo che egli ha scelto

come sua eredità.

L’anima nostra attende il Signore:

egli è nostro aiuto e nostro scudo.

È in lui che gioisce il nostro cuore,

nel suo santo nome noi confidiamo.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Tu sei veramente un Dio che si nasconde, Dio d’Israele e nostro salvatore. Così il pro-feta della consolazione ti aveva cantato quando il tuo popolo era in esilio: Dio lonta-no e vicino, Dio intimo e trascendente, Dio nascosto eppure operante nella nostra sto-ria. Ieri come oggi. Sei nascosto sotto il velo della natura e quando fu necessario che tu apparissi tra noi ti sei rivestito della nostra carne. Quando infine hai voluto rimanere presso di noi fino all’ultimo giorno, hai scel-to di rimanere nel segreto più strano, come lo chiamava Pascal, quello più oscuro di tutti: il pane eucaristico. E li ti troviamo ad attenderci.

Meditiamo la Parola

In ogni uomo c’è la traccia di Dio Meditazione a cura di don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

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Non di solo pane ­ Numero 736 ­ pagina 8

Martedì 22

Dicembre

IV Settimana del Salterio

IV settimana di Avvento

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente,

e santo è il suo nome.

Di nobile famiglia, il Beato Ottone da Tolosa, era fratello di un viscon­te di Narbona e zio della Regina di Navarra. Mer­cedario illustre per la santità della vita e la dottrina, venne inviato a Costantinopoli con lo scopo di riscattare i due mercedari redentori, Gia­como Perez e Alfio da Palermo, che erano ca­duti nelle mani dei tur­chi. Appena giunto a Costantinopoli spiegò il

motivo del suo viaggio e fu all'istante messo anch'esso in prigione per l'ordine del sultano Baja­zet II°, ma saputo che apparteneva ad una così nobile famiglia, il sulta­no lo fece condurre alla sua presenza molto ono­revolmente. Bajazet do­mandò perché mai aves­se nascosto la sua nobil­tà, il religioso rispose: la nobiltà del mondo l'ho abbandonata per servire Gesù Cristo. Poiché il

sultano gli precisò che lui non conosceva Gesù Cristo allora Ottone cominciò a parlagliene con ardore; ciò offese molto il sultano che ordinò fosse riportato in prigione dove gli fece poi somministrare un potente veleno. Rag­giunse così la corona dei martiri nel 1493. L'Ordine lo festeggia il 22 dicembre.

Il Santo del giorno: Beato Ottone da Tolosa

In quel tempo, Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente

e Santo è il suo nome;

di generazione in generazione la sua misericordia

per quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni,

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati,

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia,

come aveva detto ai nostri padri,

per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Brano Evangelico: Lc 1, 46­55

Agisci

Oggi mi ricordo che Gesù è la pietra angolare del-la Chiesa, che è fondata su di lui! Riacquisto quindi fiducia nella Chiesa che, nonostante gli errori di noi tutti, è stabilita su salda roccia. Cosa sto facendo per contribuire alla sua co-struzione?

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Non di solo pane ­ Numero 736 ­ Tempo di Avvento ­ pagina 9

C’è nel canto del Magnificat un’esplosione di gioia

che travalica il tempo e i confini della carta geogra-

fica. E si sente che la gioia che Maria canta sgorga

da un cuore sincero, entusiasta, fresco, giovane,

forse persino incosciente. Di per sé, infatti, aveva

ben poco da rallegrarsi. Il suo sì all’annuncio

dell’angelo l’aveva messa in un mare di guai. Come

poteva sperare che Giuseppe e gli altri del paese

potessero credere alle sue parole di giovane vergi-

ne? Eppure Maria canta non la sua ma la grandezza

di Dio. È lui la roccia sopra la quale camminare. È

lui che le accende nel cuore la stella della speran-

za. E la sua gioia è incontenibile e per questo Don

Tonino Bello Maria l’ha descritta sempre in movi-

mento, in cammino: ”Non sa rimanersene quieta.

Non corre col corpo, ma precorre con l'anima. E se

non va lei verso l'ora di Gesù, fa venire quell'ora

verso di lei, spostandone indietro le lancette, finché

la gioia pasquale non irrompe sulla mensa degli uo-

mini. Sempre in cammino. E per giunta in salita. Da

quando si mise in viaggio verso la montagna, fino al

giorno del Golgota, anzi fino al crepuscolo dell'A-

scensione, quando salì anche lei con gli apostoli «al

piano superiore» in attesa dello Spirito, i suoi passi

sono sempre scanditi dall'affanno delle alture. Avrà

fatto anche discese, e Giovanni ne ricorda una

quando dice che Gesù, dopo le nozze di Cana, di-

scese a Cafarnao insieme con sua madre. Ma l'insi-

stenza con cui il Vangelo accompagna con il verbo

"salire" i suoi viaggi a Gerusalemme, più che allude-

re all'ansimare del petto o al gonfiore dei piedi, sta

a dire che la peregrinazione terrena di Maria simbo-

lizza tutta la fatica di un esigente itinerario spiritu-

ale”. La gioia di Maria la fa salire fino in cielo e lì

ancora esulta e attrae pure noi.

Il mio cuore esulta nel Signore

Il mio cuore esulta nel Signore,

la mia forza s’innalza grazie al mio Dio.

Si apre la mia bocca contro i miei nemici,

perché io gioisco per la tua salvezza.

L’arco dei forti s’è spezzato,

ma i deboli si sono rivestiti di vigore.

I sazi si sono venduti per un pane,

hanno smesso di farlo gli affamati.

La sterile ha partorito sette volte

e la ricca di figli è sfiorita.

Il Signore fa morire e fa vivere,

scendere agli inferi e risalire.

Il Signore rende povero e arricchisce,

abbassa ed esalta.

Solleva dalla polvere il debole,

dall’immondizia rialza il povero,

per farli sedere con i nobili

e assegnare loro un trono di gloria.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Noi ti lodiamo e ti benediciamo, Dio di

ogni misericordia, perché continua-

mente poni il tuo sguardo su di noi.

Donaci di entrare nel tuo disegno di

salvezza e insegnaci a riconoscere,

come Maria, i segni della tua presenza

nella nostra storia.

Meditiamo la Parola

La gioia di Maria Meditazione di Fiorella Elmetti

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Non di solo pane ­ Numero 736 ­ Tempo di Avvento ­ pagina 10

Abbiamo già sottolineato nella

precedente meditazione che

per i Padri della Chiesa la stra-

da che scende da Gerusalem-

me a Gerico è la strada della

lontananza da Dio, il cammino

che scende verso la città degli

uomini, il paese lontano dove

è diretto il figlio minore della

parabola del Padre buono.

E’ un sentiero apparentemente

facile, in discesa, a tratti pia-

cevole; ma ogni curva cela un

pericolo, ogni piccolo avvalla-

mento nasconde l’oscura om-

bra del male.

«Un uomo scendeva da Ge-

rusalemme a Gerico e incap-

pò nei briganti che lo spo-

gliarono, lo percossero e poi

se ne andarono, lasciandolo

mezzo morto».

San Ambrogio paragona i

briganti della parabola a

degli angeli della notte

che spogliano l’uomo del-

la sua dignità, gli rubano

i doni di Dio, gettano tra

i sassi la retta coscienza

e l’antica effige del crea-

tore impressa nel cuore

dell’uomo.

Anche i padri del deserto

parlavano di demoni che spia-

no la vita degli uomini per co-

glierli di sorpresa, indifesi, nel

momento della prova.

Gli anacoreti identificavano gli

angeli della notte con gli stessi

vizi capitali; difatti essi stessi

hanno sperimentato che gli

spiriti malvagi studiano,

guardano e spiano la nostra

indole onde trarne i punti

deboli per trascinare l’uomo in

inganno. Evagrio Pontico

afferma con acutezza:

«Quando nella lotta con i

monaci, i demoni avvertono

che le loro forze vengono

meno, si ritirano per un certo

tempo e osservano quale virtù

venga trascurata in questo

intervallo di tempo, e allora vi

si gettano contro per fare a

pezzi quell’anima infelice».

Lontani dalle mura di

G e r u s a l e m m e , d a l l a

vicinanaza con Dio, è facile

es ser e co l t i d a una

“invincibile debolezza”,

mostrare i punti deboli, le

fragilità più eclatanti. Quando

l’uomo presume di fare da

solo, incappa nei briganti, che

lo percuotono e lo lasciano

mezzo morto sul ciglio della

strada che conduce a Gerico,

emblema di ogni mondanità.

L’uomo della parabola è

l’Adamo che abita in noi, che

decide di vivere da solo

lontano dal giardino paterno.

La minacciosa ombra della

superbia accompagna i passi

dell’Adamo di sempre: «il

principio della superbia u-

mana è allontanarsi dal Si-

gnore, tenere il proprio

cuore lontano da chi l’ha

creato. Principio della su-

perbia è il peccato» (Libro del

Siracide). La strada che con-

duce da Gerusalemme a Ge-

rico è la carrozzabile della

superbia; Il sole tramonta

presto tra quelle dune,

scende il buio e con esso i

briganti, gli angeli della

notte.

Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Anno della Misericordia 2015/16

Catechesi sulla parabola del buon samaritano / 3

Gli angeli della notte meditazione di don Luciano Vitton Mea

Page 11: Non di Solo Pane n°736 - 20 Dicembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 736 ­ pagina 11

IV settimana di Avvento

Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona

rivela la misericordia di Dio. (Papa Francesco)

In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.

I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande

misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere

il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua ma­

dre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della

tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a

suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse:

«Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca

e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi

da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte que­

ste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che

sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

Brano Evangelico: Lc 1, 57­66

«All'Ateneo da me tanto amato auguro la benedi­zione della Santissima Trinità e la perpetua pro­tezione di Maria, Sede della Sapienza, come anche il patrocinio fedele di san Giovanni da Kety, suo professore più di 500 anni fa». Così durante la visita a Cracovia del 9 giugno 1979, Giovanni Paolo II ricordò il profes­sore santo di quell'Uni­versità. Nato a Kety citta­

dina polacca a sud ovest di Cracovia nel 1390, Giovanni intra­prese gli studi con ri­sultati subito brillanti. Docente di filosofia a 27 anni, a 34 fu ordi­nato sacerdote, conti­nuando a insegnare per alcuni anni. Ricevuto l'incarico di parroco a Olkusz, si fece ammi­rare come modello di pietà e carità verso il prossimo. Nel 1440

riprese la docenza a Cra­covia contribuendo all'e­ducazione del principe Casimiro. Morì durante la Messa della vigilia di Natale del 1473. Docen­te e amico degli ultimi, la gente prese subito a considerarlo santo ricor­dando le sue lezioni di amore tra i malnutriti e i malati. È stato canoniz­zato da Clemente XIII nel 1767.

Contemplo: Giovanni è il suo nome (Lc 1,63)

«Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come

testimone per dare testimonianza alla Luce» (Gv 1,6). Il nome «Giovanni» viene

dall'ebraico e ha in sé la radice della «grazia», del «curvarsi» amoroso del Si­

gnore sulla sua creatura: Dio è grazia, Dio è dono. Il nome, che nell'uso semitico

è l'equivalente della persona, in questo caso indica la missione futura del bambi­

no, come «voce che grida» il dono della Parola, «la lampada» che conduce al

Sole di giustizia.

Il Santo del giorno: San Giovanni da Kety

Mercoledì 23

Dicembre

IV Settimana del Salterio

Agisci Rialziamoci oggi dalle

nostre cadute, da ciò

che ci opprime: è vici-

no il Salvatore, egli

viene a liberarci e

rialzarci! Aiutiamo

anche i nostri fratelli

a risollevarsi dalle loro

angosce.

Page 12: Non di Solo Pane n°736 - 20 Dicembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 736 ­ Tempo di Avvento ­ pagina 12

Manca poco a Natale. La gioia si espande nell’aria

e corre attraverso le ore, i minuti, il tempo. Sem-

bra che in questo periodo tutti siano più buoni.

Lungo le strade le luminarie si accendono e spen-

gono, disegnando simpatici motivi di decoro: can-

dele, slitte trainate da renne e cariche di pacchi,

babbi natale che si arrampicano sulle finestre di

chi li ha esposti, fiocchi di neve più grandi delle

stelle comete. Le vetrine dei negozi abbondano di

colori, di musica e di offerte per un regalo, fili

d’oro e d’argento abbondano sugli alberi di nata-

le, i calendari e i biglietti entrano con facilità nel-

le nostre case e, a volte, basta uno spruzzo di ne-

ve per dire che il Natale è alle porte. Sì, tutto

questo è bello, distende l’anima, rasserena i cuori

ma, bisogna ammetterlo, Natale è altro. Natale è

andare incontro al Signore che viene in mezzo a

noi. E questo è un grosso motivo di festa, perché,

nonostante i nostri peccati, Egli viene ancora. Na-

tale è lodare il Signore per tutte le sue meravi-

glie. Avete sentito Maria cantare di gioia:

“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito

esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato

l’umiltà della sua serva”. Si sente che Dio abita

nel suo cuore, si avverte che Maria si sente realiz-

zata, felice d’essere strumento nelle Sue mani,

mentre io, noi, esitiamo a dire: “Dio è con me”.

Eppure, Egli viene, si fa povero e bisognoso di cu-

re perché impariamo a considerarlo l’unica ric-

chezza; nasce di notte e in una stalla perché Egli

può illuminare ogni realtà; si fa piccolo perché noi

possiamo prenderci cura di lui; nasce da una ver-

gine perché Egli possa realizzare tutti i suoi dise-

gni.

Meditiamo la Parola

Ora è tempo di gioia Meditazione di Fiorella Elmetti

Di lettera in lettera il cuore ti

canti, Signore. Per tutte le ore

del giorno fioriscano salmi: Dio

è più grande del nostro cuore,

più grande di ogni peccato è l'Amore...

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,

insegnami i tuoi sentieri.

Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,

perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Buono e retto è il Signore,

indica ai peccatori la via giusta;

guida i poveri secondo giustizia,

insegna ai poveri la sua via.

Tutti i sentieri del Signore

sono amore e fedeltà

per chi custodisce la sua alleanza

e i suoi precetti.

Il Signore si confida con chi lo teme:

gli fa conoscere la sua alleanza.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Rendici tuoi testimoni, Signore, fonte di

ogni grazia; testimoni credibili e veraci

del tuo amore in mezzo ai nostri fratelli.

Per questo guarisci ogni nostro scettici-

smo, la paura e la pusillanimità che ci

attraversano. Ma soprattutto aiutaci a non

dimenticare che con te ogni sterilità è vin-

ta, ogni dubbio fugato, e ogni disperazio-

ne può aprirsi a un futuro nuovo e rinno-

vato. O Emmanuele, Dio con noi, speran-

za di tutte le genti, vieni a salvarci.

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Non di solo pane ­ Numero 736 ­ pagina 13

Giovedì 24

Dicembre

IV Settimana del Salterio

IV settimana di Avvento

I padri radunati nel Concilio avevano percepito forte l’esigenza di parlare di Dio agli uomini del loro tempo

in modo più comprensibile. (Papa Francesco)

Il giorno della vigilia di Natale ci offre una delle figure più recentemente additate da Giovanni Pao­lo II come modello di san­tità: si tratta di madre Pao­la Elisabetta Cerioli, fon­datrice dell'Istituto della Sacra Famiglia, canoniz­zata il 16 maggio 2004. Nata il 28 gennaio 1816 da una famiglia nobile di Soncino, in provincia di Cremona, Costanza Cerio­li (come si chiamava all'a­

nagrafe) andò sposa a 19 anni a un uomo molto più anziano di lei. Ebbe tre figli, ma le morirono tutti giova­nissimi: uno appena nato, il secondo a un anno, il terzo a 16 an­ni. Rimasta vedova, ricca e sola a 38 anni, scelse di spendere la vita prendendosi cura in casa sua delle bam­bine rimaste orfane. In quest'opera si unirono

presto a lei altre giovani: fu la scintilla da cui sca­turì l'Istituto Sacra Fami­glia, nel quale prese lei stessa i voti assumendo il nome di suor Paola Elisa­betta. Presto si affiancò anche il ramo maschile dei Fratelli della Sacra Famiglia dediti all'apo­stolato tra i lavoratori agricoli. Morì il 24 di­cembre 1865.

Il Santo del giorno: Santa Paola Elisabetta Cerioli

In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò di­cendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come ave­va detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricor­dato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di conce­derci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla te­nerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per ri­splendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace».

Brano Evangelico: Lc 1, 67­79

Contemplo: Ci visiterà un sole che sorge dall'alto (Lc 1,78)

Il Figlio di Dio è nato dalla Vergine e dallo Spirito Santo, a favore del genere

umano. L'immagine invisibile di Dio non rifiutò l'umiltà di nascere alla ma­

niera umana e di passare attraverso il concepimento, il parto, la culla e tutte le

umiliazioni proprie della nostra natura. Come risponderemo in modo degno a

tale amore e a tale benevolenza? L'unico e unigenito Dio, la cui origine da

Dio è assolutamente inesprimibile, cresce assumendo la forma di un piccolo

corpo umano (Ilario di Poitiers).

Agisci

Gesù, vieni a ridare

vita e luce a chi è

nel buio! Oggi invite-

rò a partecipare alla

Veglia di Mezzanotte

una persona che so

aver bisogno di luce.

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Non di solo pane ­ Numero 736 ­ Tempo di Avvento ­ pagina 14

Al di sopra dei piani dei grandi leader di questa

terra, Dio ha un altro piano, ben più grandioso.

Una volta ancora constatiamo che Dio non ragio-

na come noi uomini. Egli rimane fedele nono-

stante i nostri tradimenti. È la sua fedeltà che fa

scaturire dal cuore e dalle labbra di Zaccaria

questo cantico di lode, che la Chiesa eleva con

profonda gratitudine nelle Lodi del mattino.

Contemplando la fedeltà di Dio verso di noi,

chiediamo la grazia di poterlo imitare. Ogni vol-

ta che sono fedele, somiglio di più al Dio fedele.

Sono onesto, e mi sento più sicuro di me stesso,

più profondamente felice. Questa felicità ha una

base di maturità umana: una decisione ferma —

fatta una volta, e poi ripetuta ogni giorno — che

orienta la mia vita nel marasma delle tante pos-

sibilità di realizzazione umana. Questa capacità

di prendere decisioni definitive, aiutati dalla

grazia divina, è ciò che rende grande l'uomo.

L'uomo zoppica nella sua fragilità senza Dio. L

importante ripeterlo: con Dio, è possibile essere

fedeli nel matrimonio, nella vita consacrata, in

ogni scelta di vita operata secondo il Suo volere

perché Lui stesso ci sostiene. Non ci lascia soli:

ci libera "dai nostri nemici", quelli interiori —

passioni ed egoismi — e quelli esteriori — lo spi-

rito maligno, le lusinghe e i piaceri fugaci del

mondo. È bello vedere dei coniugi cristiani con i

loro figli sforzarsi nella fedeltà agli impegni as-

sunti di fronte a Dio, senza soccombere all'as­

salto delle mode, per servire Dio "in santità e

giustizia, per tutti i giorni".

Il dramma dell'Alleanza Potre-mo mai essere sicuri, Signore, della nostra sorte? E perché pregarti? Per farti memoria di

come tu ci hai fatti: per ricordarti le tue pro-messe. Perché la storia - questa storia di nemici e di guerre - è un assurdo. E assurdo è che il nostro peccare - questi insensati errori, questo vano delirare di piccoli esseri umani - è assur-do che possano mutare le tue volontà, influire sui tuoi disegni.

Canterò in eterno l’amore del Signore,

di generazione in generazione

farò conoscere con la mia bocca

la tua fedeltà, perché ho detto:

«È un amore edificato per sempre;

nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,

ho giurato a Davide, mio servo.

Stabilirò per sempre la tua discendenza,

di generazione in generazione edificherò

il tuo trono».

«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,

mio Dio e roccia della mia salvezza”.

Gli conserverò sempre il mio amore,

la mia alleanza gli sarà fedele».

Preghiamo la Parola

Preghiera

Siamo ormai giunti a Betlemme, la casa del pane, e pervasi da un’intima gioia, davanti ai primi albori di un giorno nuo-vo, salutiamo te, Sole nascente dall’alto. Noi ti contempliamo stupiti, Signore Gesù, perché tu vieni raggiante dal seno del Pa-dre per moltiplicare - come scrisse il pro-feta - la nostra gioia e aumentare la no-stra letizia. Noi ti ringraziamo e ti chie-diamo nella grazia del tuo Natale di poter rinascere in te a vita nuova.

Medita la parola

I piani di Dio

Meditazione a cura della Redazione

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Non di solo pane ­ Numero 736 ­ pagina 15

Venerdì 25

Dicembre

Propria del Tempo

Natale del Signore

Nella pienezza del tempo quando tutto era disposto secondo il suo piano di salvezza Egli mandò suo figlio nato dalla Vergine Maria per rivelare a noi in modo

definitivo il suo amore. (Papa Francesco)

Trascorsi molti secoli dalla creazione del mon­do, quando in principio Dio creò il cielo e la terra e plasmò l’uomo a sua immagine; e molti secoli da quando, dopo il diluvio, l’Altissimo ave­va fatto risplendere tra le nubi l’arcobaleno, segno di alleanza e di pace; ventuno secoli dopo che Abramo, nostro Padre nella fede, migrò dalla terra di Ur dei Caldei; tredici secoli dopo

l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto sotto la guida di Mosè; circa mille anni dopo l’unzione regale di Davide; nella sessantacinquesima setti­mana secondo la profezia di Daniele; all’epoca del­la centonovantaquattresi­ma Olimpiade; nell’anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Ro­ma; nel quarantaduesimo anno dell’impero di Ce­sare Ottaviano Augusto, mentre su tutta la terra

regnava la pace, Gesù Cristo, Dio eterno e Fi­glio dell’eterno Padre, volendo santificare il mondo con la sua piissi­ma venuta, concepito per opera dello Spirito Santo, trascorsi nove mesi, nasce in Betlem­me di Giuda dalla Ver­gine Maria, fatto uomo: Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne.

Il Santo del giorno: Natale del Signore

Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori

dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo

questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono,

senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato

nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino

era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose det­

te loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, me­

ditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodan­

do Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto

loro.

Brano Evangelico: Lc 2, 15­20

Contemplo: Venne ad abitare in mezzo a noi (cv 1,14)

In Gesù, Onnipotente e umile, Infinito e povero, Verbo di Dio nel si­lenzio della notte (cf Sap 18,14­15), «ogni uomo vedrà la salvezza di Dio» (Lc 3,6) e così prende coraggio a riformare la sua vita, a rendere meritorio per sé e benefico per i suoi simili questo misterioso e provvi­denziale tragitto che è la nostra umana esistenza. Questo è il Natale! Il Figlio di Dio divenuto uomo si accosta a noi, non in potenza, non nel terrore, ma in divina e umana bontà (Giovanni XIII).

Agisci:

Oggi e sempre vo­

glio essere un testi-

mone della luce di

Dio, per viverla den-

tro di me e portarla

ovunque. La luce è

venuta nel mondo!

Page 16: Non di Solo Pane n°736 - 20 Dicembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 736 ­ Tempo di Natale ­ pagina 16

Gesù nasce nel silenzio della notte, lontano da ogni cla­

more, lontano da ogni comodità, lontano da ogni privile­

gio. E ci fa assaporare la purezza del cielo, l’innocenza

della creazione, il profumo dell’umiltà fino ad abbassar­

si a nascere nel pagliericcio di una stalla.

Se non fosse per gli angeli che cantano la gioia ai pasto­

ri nessuno si accorgerebbe di lui e neppure della sua fa­

miglia. La notte… quante notti pure noi attraversiamo:

la notte della solitudine, la notte della malattia, la notte

delle incomprensioni, la notte della mancanza di fede. È

per questo che Dio ha scelto di nascere proprio di notte?

Certamente sì, anche questo è un segno della sua gran­

dezza: illuminare ogni nostra notte. Illuminare ogni no­

stra paura. Illuminare ogni nostro silenzio, perché il no­

stro cuore si apra al mistero, alla vita, alla speranza e

alla comunione. E ci indichi la strada che porta a lui. In

merito, ho trovato una bella preghiera scritta dal Card.

Carlo Maria Martini: “O Gesù, che ti sei fatto Bambino

per venire a cercare e chiamare per nome ciascuno di

noi, tu che vieni ogni giorno e che vieni a noi in questa

notte, donaci di aprirti il nostro cuore. Noi vogliamo

consegnarti la nostra vita, il racconto della nostra storia

personale, perché tu lo illumini, perché tu ci scopra il

senso ultimo di ogni sofferenza, dolore, pianto, oscurità.

Fa' che la luce della tua notte illumini e riscaldi i nostri

cuori, donaci di contemplarti con Maria e Giuseppe, do­

na pace alle nostre case, alle nostre famiglie, alla nostra

società! Fa' che essa ti accolga e gioisca di te e del tuo

amore”. Perciò, nel silenzio del Natale, preghiamo, con­

templiamo, adoriamo, amiamo, crediamo nel Dio che

instancabilmente viene per stare “proprio con me”,

“proprio con noi”. Buon Natale, fratelli, è tutto un mira­

colo, basta crederci.

Meditiamo la Parola

Credere nel Dio dell’impossibile Meditazione a cura della Redazione

Dio e il fuoco. Ancora da un

rogo di fuoco Dio chiama e par-

la. Eppure il sole non è che

«l'astro maggiore a illuminazio-

ne del giorno». Cosa è questo fuoco? Cos'era il

roveto di Mosè dalle cui fiamme Dio parlava?

In quale deserto ardeva: dentro o fuori il pen-

siero del profeta? Eppure è un rogo che arde e

non si consuma. E arde certo nel cuore degli

uomini. Pure se nessuno sa nulla. Noi sappia-

mo sempre meno di Dio. Io, tu, chiunque, pro-

grediamo in tutto. Ma non sappiamo nulla di

Dio. Sappiamo ad esempio che esistono miste-

riose tempeste Cosmiche e che certo Qualcuno

cavalca forze a noi sconosciute, «avvolto nel

mantello oscuro delle nubi». Mentre le cose

sanno. E dovunque passi, anche se passa

per giudicare, la terra gioisce...

Il Signore regna: esulti la terra,

gioiscano le isole tutte.

Annunciano i cieli la sua giustizia

e tutti i popoli vedono la sua gloria.

Una luce è spuntata per il giusto,

una gioia per i retti di cuore.

Gioite, giusti, nel Signore,

della sua santità celebrate il ricordo.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Verbo di Dio, oggi possiamo nuova-mente guardare la nostra piccolezza di creature come il luogo privilegiato della tua presenza. Tu hai scelto l’ultimo posto, che così tanto ci pesa occupare, per farti vicino a ciascuno nel fondo dei propri bisogni e desideri. Donaci di diventare mangiatoia: cibo da mangiare e grazia da restituire per i nostri fratelli.

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Non di solo pane ­ Numero 736 ­ Tempo di Natale ­ pagina 17

Era l'alba a Betlemme. L'ultimo

pellegrino se n'era andato e la

stella scomparsa. La Vergine

Maria guardava dolcemente il

Bambino che si era addormen-

tato. Lentamente e cigolando,

si aprì la vecchia porta della

stalla. Sembrava spinta da un

soffio di vento più che da una

mano. Sulla soglia comparve

una donna anziana, coperta di

stracci. Maria sussultò, come

se avesse visto una fata catti-

va. Gesù continuava a dormi-

re. L'asino e il bue strappavano

bocconi di fieno e paglia da un

mucchio che avevano davanti

al muso e non degnarono di

uno sguardo la nuova venuta.

Maria la seguiva con lo sguar-

do. Ogni passo della sconosciu-

ta sembrava lungo come dei

secoli. La vecchia continuava

ad avanzare, finché fu accanto

alla mangiatoia. Gesù Bambino

spalancò gli occhi di colpo e

Maria si meravigliò vedendo

brillare negli occhi del bambi-

no e della donna la medesima

luce di speranza.

La vecchia si chinò sul Bambi-

no. Maria trattenne il fiato. La

vecchia frugò nei suoi abiti

stracciati, cercando qualcosa.

Parve impiegare dei secoli a

trovarla. Maria continuava a

guardarla con inquietudine.

Finalmente, dopo un tempo

lunghissimo, la vecchia estras-

se dai suoi stracci un oggetto,

che rimase però nascosto nella

sua mano, e lo affidò al Bam-

bino.

Dopo tutti i doni dei pastori e

dei Re Magi, che cosa poteva

mai essere quel dono misterio-

so?

Maria vedeva solo la schiena

della vecchia curva

sulla improvvisata

culla di Gesù.

Poi la vecchia si rad-

drizzò, come se si

fosse liberata di un

peso infinito che la

tirava verso terra.

Le sue spalle si solle-

varono, il suo capo si

elevò, e quasi tocca-

va il soffitto, il suo

viso ritrovò miracolo-

samente la giovinez-

za, i suoi capelli ridi-

vennero morbidi e

lucenti come seta. Quando si

allontanò dalla mangiatoia,

per scomparire nell'oscurità da

cui era venuta, Maria poté fi-

nalmente vedere il dono mi-

sterioso.

Nelle piccole mani di Gesù

brillava una mela rossa.

Quella donna era Eva, la pri-

ma donna, la madre dei viven-

ti, che aveva consegnato al

Messia il frutto del primo pec-

cato.

Perché ora, con Gesù, era na-

ta una Creazione nuova. E tut-

to poteva ricominciare.

Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Racconti natalizi

Uno strano dono di Bruno Ferrero

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Non di solo pane ­ Numero 736 ­ pagina 18

Sabato 26

Dicembre

Propria del Tempo

Santo Stefano

Ecco contemplo i cieli aperti e il figlio

dell’uomo che sta alla destra di Dio.

Signore non imputare loro questo peccato. (Santo Stefano)

Di origine francese, il Be­

ato Pietro Boffet, ispirato

alla grazia di Dio entrò nell'Ordine della Mercede

dove per i suoi grandi pro­

gressi negli studi e nella

pietà, acquistò buona repu­

tazione. Fu per alcuni anni professore di Teologia,

rinomato predicatore ed

infine venne designato

come redentore. Nel 1442

assieme a San Lorenzo Company mentre ritorna­

vano da una redenzione

in Africa, furono sor­

presi da una grande tempesta che li riporta­

rono nuovamente a

Tunisi. Rinchiusi tutti

quanti in prigione com­

preso loro due, durante la prigionia usavano

tutti i danari che l'Ordi­

ne gli inviava per la

loro liberazione, riscat­

tando altri schiavi al loro posto. Dopo 10

anni di schiavitù, padre

Boffet, godendo di una

semilibertà, ricondusse alla fede un rinnegato,

allora i mori spinti dal

loro odio verso la reli­

gione cristiana, lo rimi­

sero in carcere e dopo vari maltrattamenti ab­

bracciò con gioia il mar­

tirio per il Signore

nell'anno 1452. L'Ordine

lo festeggia il 26 dicem­bre.

Il Santo del giorno: Beato Pietro Boffet

Brano Evangelico: Mt 10, 17­22

Contemplo: Lo Spirito del Padre parla in voi (cf Mt 10,20)

Stefano, «uomo pieno di fede e di Spirito Santo» è il primo martire e il pri­mo uomo di Chiesa che obbedisce alle parole di Gesù: «Non preoccupatevi di come o di che cosa direte. Vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire». In realtà Stefano era preparato, conosceva bene le Scritture e pregava sem­pre con la Parola di Dio. Morendo, ha utilizzato le stesse parole di Gesù sulla croce: «Signore Gesù, accogli il mio spirito. Signore, non imputare loro questo peccato» (Sal 30; Lc 23,34.46).

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Guardatevi dagli uomini,

perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sina­

goghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per

dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno,

non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in

quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo

Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fra­

tello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li

uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà

perseverato fino alla fine sarà salvato».

Agisci Chiedo al Signore, per intercessione di santo Stefano, di sa-per contemplare i cieli nelle avversità e nelle difficoltà, per non perdermi d'ani-mo e poter riempire il cuore della grazia che viene dall'alto.

Page 19: Non di Solo Pane n°736 - 20 Dicembre 2015

Non di solo pane ­ Numero 736 ­ Tempo di Natale ­ pagina 19

Perché andiamo a vedere il presepe? Cosa vediamo in

esso? Una famiglia in una situazione di estrema po-

vertà che ha dovuto lasciare la propria casa per re-

carsi in un'altra città, nonostante l'avanzato stato di

gravidanza di Maria, e che deve deporre il Figlio ap-

pena nato in una mangiatoia. Potremmo dire che an-

che la visita ai presepi potrebbe costituire una forma

di curiosità morbosa per le disgrazie altrui, se non ci

fosse la fede. Quel bambino è il Figlio di Dio e sarà

Lui che, dopo averci parlato di sé, morirà per i nostri

peccati e risorgerà il terzo giorno. Per chi crede, il

presepe è l'inizio di una storia che, agli occhi della

fede, ha un lieto fine. Altrimenti cosa andremmo a

vedere? Agli occhi del mondo quel Gesù nato a Bet-

lemme è un fallito: nasce povero, va in esilio da pic-

colo, per un po' segue il mestiere del padre, poi la-

scia la famiglia e va in giro con un gruppo di amici,

parlando e dando testimonianza del Padre, fino a

quando non lo arrestano e lo uccidono. Non è certo

una di quelle star del cinema da ammirare, e questa

non è neanche una di quelle storie che si possono

leggere anche sulla vita di qualche santo. Solo agli

occhi della fede Gesù è "il" modello da seguire. Santo

Stefano è il primo che testimonia questa fede. La

morte, l'odio e i tribunali sono cose che capitano an-

che, e soprattutto, ai discepoli di quel Bambino che

vediamo nella mangiatoia. Lui, che ha assunto pie­

namente la nostra condizione umana, non ci promet-

te una vita tranquilla. Ci promette la vera vita, lì do-

ve per altri finisce tutto. Il nostro percorso è quello

di Gesù, di santo Stefano e di tutti i santi e i martiri.

Ed è chiaro: basta seguire quel Bambino, passo a pas-

so. Non c'è da temere, perché Lui ci è vicino e lo Spi-

rito Santo abita in noi. Andiamo dunque a visitare e a

contemplare il presepio, consapevoli che la vita del

discepolo non è facile, come non lo è stata quella del

Maestro. Lui, Dio, si è umiliato per noi. Saremo noi

capaci di seguirlo, come fece santo Stefano?

Mistero, più che oscuri-

tà, circonda la storia:

almeno il cuore dell'o-

rante sia sereno! Nessuno può dire

cosa tu serbi, Signore, per gli uomini

pii, i hasidim.

Sii per me una roccia di rifugio,

un luogo fortificato che mi salva.

Perché mia rupe e mia fortezza tu sei,

per il tuo nome guidami e conducimi.

Alle tue mani affido il mio spirito;

tu mi hai riscattato, Signore,

Dio fedele.

Esulterò e gioirò per la tua grazia,

perché hai guardato alla mia miseria.

Liberami dalla mano dei miei nemici

e dai miei persecutori:

sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,

salvami per la tua misericordia.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Verbo di Dio, contempliamo il sangue

mite del parto e il sangue violento del

martirio, fiotti di vita inseparabili, sca-

turiti dalla tua incarnazione: insegnaci

a offrire la nostra povertà quotidiana e

ad abbandonarci con fiducia filiale

all’azione del tuo Spirito, per essere

trasformati a immagine della tua mise-

ricordia. Perché anche noi ormai pos-

siamo perdonare.

Meditiamo la Parola

Il mistero del presepe Meditazione di don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

Page 20: Non di Solo Pane n°736 - 20 Dicembre 2015

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 736

Domenica 20 Dicembre 2015

Chiuso il 14/12/2015

Numero copie 1480

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

Per la tua vita spirituale visita

Vi troverai:

Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

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