Non di Solo Pane n°744 - 21 Febbraio 2016

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Settimanale di preghiera PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 744 Domenica 21 Febbraio 2016 II Settimana di Quaresima La bellezza di Dio nel volto di Gesù di Nazareth di Mons. Luciano Monari Vescovo di Brescia

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Settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it

Transcript of Non di Solo Pane n°744 - 21 Febbraio 2016

Settimanale di preghiera

PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 744

Domenica 21 Febbraio 2016

II Settimana di Quaresima

La bellezza di Dio nel volto di Gesù di Nazareth

di Mons. Luciano Monari Vescovo di Brescia

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 2

Febbraio 2016

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego

specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché abbiamo cura del creato, ricevuto come dono

gratuito, da coltivare e proteggere

per le generazioni future.

Intenzione missionaria

Perché crescano le opportunità di dialogo e di

incontro tra la fede cristiana e i popoli dell’Asia.

Intenzione dei vescovi

Perché il Signore ci doni un cuore misericordioso

e umile, che riconosca la propria

povertà e si spenda per gli altri.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente

e misericordioso, ci impegniamo con gioia

nella costruzione della civiltà dell'amore.

Intenzioni mese di Febbraio

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ pagina 3

Domenica 21

Febbraio

II Settimana del Salterio

II Domenica di Quaresima

Questo è il tempo della misericordia. È il tempo favorevole per offrire a tutti, a tutti, la via del

perdono e della riconciliazione.

Papa Francesco

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua ve­ste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, eb­bero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Brano Evangelico: Lc 9, 28­36

Contemplo: Il Signore è mia

luce (sal 26,1)

Oggi il Signore Gesù si trasfigu-

ra, diviene luce sfolgorante. E-

gli, infatti, è la nostra luce, la

vita intima di Dio che già abita

nei nostri cuori. Se il momento

d'estasi scompare, rimane però

la sua parola, che possiamo a-

scoltare e far risuonare lungo

tutta la giornata. Questo ascolto

è il segno della sua grazia, il ri­

flesso della sua luce che non ci

abbandona mai.

Agisci

La preghiera è l'in-

contro con Dio che

trasfigura la nostra

vita. Oggi mi impe-

gnerò a riversare

nel rapporto con gli

altri la pace e la

serenità che mi

vengono da questa

esperienza.

Il santo del giorno:

San Pier Damiani

Nacque a Ravenna nel

1007. Ultimo di una fa­

miglia numerosa, orfano

di padre, ebbe come rife­

rimento educativo il fra­

tello maggiore Damiano. Di qui, probabilmente

l'appellativo «Damiani».

Dopo aver studiato a

Ravenna, Faenza, Pado­

va e insegnato all'univer­sità di Parma, entrò nel

monastero camaldolese

di Fonte Avellana. Nel

1057 il Papa lo chiamò a Roma per averlo accanto

in un momento di crisi

della Chiesa, dilaniata da

discordie e scismi e alle

prese con la piaga della

simonìa. Nominato ve­scovo di Ostia e poi cre­

ato cardinale, aiutò i sei

Papi che si succedettero

al Soglio pontificio, a

svolgere un'opera mora­lizzatrice. In quest'azio­

ne si avvalse particolar­

mente dell'abate bene­

dettino di San Paolo Fuori le Mura, Ildebran­

do che nel 1073 fu eletto

Papa con il nome di Gre­

gorio VII. Pier Damiani,

fu delegato pontificio in

Germania, Francia e nell'Italia settentrionale.

Morì a Faenza nel 1072.

Nel 1828 Leone XII lo

proclamò dottore della

Chiesa.

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 4

P a g i n e b i b l i c h e

Il Signore è mia luce (sal 26,1)

Questa è l'esperienza che, in mo­

di diversi, siamo chiamati a ripe­

tere tutti: mettersi davanti a Gesù

di Nàzaret e guardare. E quando

guardiamo Gesù di Nàzaret, evi­

dentemente vediamo la sua uma­

nità, la sua carne: i nostri occhi

non vedono altro, i nostri orecchi

non sentono altro, le nostre mani

non possono toccare altro. Eppu­

re, in quel Gesù di Nàzaret c'è la

bellezza di Dio, e in certi mo­

menti questa bellezza di Dio si

manifesta; si squarcia il velo del­

la carne e la bellezza di Dio appa­

re nelle parole, nei gesti, nella

persona di Gesù. Questo vuol dire

la trasfigurazione. Questo è quel­

lo che ci permette di fare il cam­

mino della Quaresima, se davanti

a Gesù di Nàzaret possiamo dire:

Forse non so molte cose di te,

non sono un grande teologo, forse

non ho studiato

in modo partico­

lare, ma so che

"tu hai parole di

vita eterna... Si­

gnore, da chi an­

dremo?" (Gv

6,68); solo tu

puoi illuminare la

n os t r a v i t a ;

"prima ero cieco

e ora ci ve­

do" (Gv 9,25). Sono tutte le espe­

rienze che nascono essenzialmen­

te dalla fede, che vede in Gesù

l'immagine di Dio, l'immagine

perfetta del Padre.

In Lui, scrive ancora S. Paolo,

abita corporalmente la pienezza

della divinità. Ed è questo che

viene proclamato dalla voce divi­

na: "Questi è il Figlio mio predi­

letto, in Lui mi sono compiaciuto.

Ascoltatelo".

Vuole dire che l'uomo era stato

creato a immagine e somiglianza

di Dio: Adamo doveva avere i

lineamenti di Dio, ma in realtà, se

io guardo Adamo, non riesco a

vedere i lineamenti di Dio, perché

in Adamo vedo l'orgoglio e la

disobbedienza umana. Dio sem­

bra nascosto nel volto di Adamo.

Allora in quell'uomo che era ad

immagine e somiglianza di Dio,

ma in cui i lineamenti divini era­

no stati offuscati, Dio ha dovuto

lavorare, ha dovuto piano piano

tornare a disegnare i suoi linea­

menti, e lo ha fatto con tutta la

storia della salvezza.

Sul volto di Abramo, Dio ha di­

segnato la bellezza della fede. Sul

volto di Mosè, Dio ha disegnato

la bellezza dell'obbedienza. Sul

volto di Davide, Dio ha disegnato

la bellezza della fortezza.

Sul volto di Rut, Dio ha disegna­

to la bellezza della fedeltà. Sul

volto di questi uomini ha comin­

ciato a ritornare la bellezza di

Dio, fino a Gesù di Nàzaret, dove

il volto di Dio risplende in tutto il

suo splendore e in tutta la sua

gloria. Per questo Mosè ed Elia

stanno accanto a Gesù e gli ren­

dono testimonianza: sono quelli

che nella storia della salvezza

hanno cercato la bellezza di Dio,

che in qualche modo l'hanno vis­

suta. Mosè, quando è venuto giù

dal monte, aveva il volto lumino­

so della bellezza di Dio, ma era

una bellezza effimera, è durata

per poco tempo, era come una

prima esperienza di bellezza e di

gioia con Dio, ma limitata. Per

questo Mosè ha bisogno di guar­

dare verso il futuro, verso Gesù.

E così Elia che ha cercato la rive­

lazione di Dio sul monte Sinai,

che ne ha trovata la presenza, ma

che ha dovuto nascondere il suo

volto davanti alla presenza di Di­

o. Mosè ed Elia, rendono testimo­

nianza a Gesù. Questo è il signifi­

cato fondamentale della seconda

Domenica di Quaresima: vedere

il volto glorioso di Gesù.

Ritornare a Dio è sempre un inizio assoluto

Il volto della bellezza Meditazione di mons. Luciano Monari Vescovo di Brescia

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 5

P a g i n e b i b l i c h e

L’angolo della misericordia

Le preghiere più belle della Bibbia e dei grandi autori della tradizione cristiana.

Primo Mazzolari

Prete, scrittore, polemista, partigiano, antesignano del Conci-

lio Vaticano II, don Primo Mazzolari (1890-1959) era soprat-

tutto un uomo che aveva profondamente incisi nel cuore il sen-

so del Vangelo e il concetto del perdono che, in Cristo, Dio

porta a ogni povero che si affida a lui. Un concetto cristiano

della misericordia divina che nasce dalla consapevolezza umi-

le del peccato: il peccatore, per don Primo, era innanzitutto

una persona da cercare, da ascoltare, da invitare. E il primo

peccatore, lo sapeva bene, era lui stesso.

AMORE NELLA SERA GRIGIA

Amore in ogni parola

che si spegne sul mio labbro;

amore in ogni lacrima solitaria

sparsa nella disperazione impotente

di esistere singolarmente;

amore in ogni desiderio che fugge veloce

verso l'impossibile;

amore in ogni sguardo di bimbo

spensierato e libero;

amore in ogni amarezza che inonda

la mia gola e la mia vita,

arsa dal peso di essere me stesso;

amore in ogni paura di non essere

ciò che vuole l'Altissimo;

amore nella vanità di ogni sforzo sincero;

amore nella dolcezza e nei ricordi

della fanciullezza passata;

amore nella sera grigia

di questo qualsiasi giorno.

Ma al di sopra, e al di dentro di questo

amore voglio la pace che supera ogni senso.

Nonostante fosse caduto in disgrazia sotto Pio II, il cardinale Pietro Barbo fu a

sorpresa eletto Papa all'unanimità, il 30 agosto 1464, al primo scrutinio con il nome di Paolo II. Nota caratteristica del suo pontificato fu il Decreto del 19 Aprile 1470 con il quale stabiliva che dal 1475 i Giubilei sarebbe­ro stati celebrati ogni 25 anni. Nella bolla di indizione “Ineffabilis Providentia” il romano pontefice sottolinea: “Lo stesso Padre, desiderando non la morte ma il pentimento dei peccatori, nella sua imper­scrutabile provvidenza ordina a Noi che, nonostante i nostri demeriti, facciamo in terra le veci del Redentore di adoperarci con grande zelo affinché il gregge del Signore, che per sua stessa disposizione è stato affidato alla nostra tutela, abbandoni i sentieri dello scaltro nemico, diventi fautore di opere buone e sia ben accetto al nostro Creatore. Per tanto, nella Provvi­denza Divina, provvediamo e ci prendia­mo cura della salvezza delle anime di tutti i cristiani in modo tale che, offrendo loro doni di grazie spirituali che valgono come antidoto contro l’astuzia del nemi­co, essi stessi ottengano, per la bontà dell’Altissimo, il premio della beatitudine eterna”. Mi sembra interessante sottolineare come Paolo II dia all’anno giubilare un valore curativo contro i mali dello spirito. Il Giubileo indetto da Paolo II fu presieduto nel 1475 da Sisto IV.

Don Luciano

Storia dei Giubilei Ineffabilis Providentia Papa Paolo II

Papa Paolo II Al secolo: Pietro Balbo. Vescovo di Vicenza Elezione: Fine pontificato: 26 Luglio 1471 Morte: 26 Luglio 1471

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ pagina 6

Lunedì 22

Febbraio

II Settimana del Salterio

II Settimana di Quaresima

Il santo del giorno:

Cattedra di San

Pietro Apostolo

Il 22 febbraio per il calendario della Chie­sa cattolica rappresen­ta il giorno della festa della Cattedra di San Pietro. Si tratta della ricorrenza in cui viene messa in modo parti­colare al centro la me­moria della peculiare missione affidata da

Gesù a Pietro. In realtà la storia ci ha traman­dato l'esistenza di due cattedre dell'Apostolo: prima del suo viaggio e del suo martirio a Roma, la sede del ma­gistero di Pietro fu infatti identificata in Antiochia. E la liturgia celebrava questi due momenti con due date diverse: il 18 gennaio (Roma) e il 22 febbra­io (Antiochia). La ri­forma del calendario

le ha unificate nell'uni­ca festa di oggi. Essa ­ viene spiegato nel Messale Romano ­ "con il simbolo della cattedra pone in rilie­vo la missione di mae­stro e di pastore confe­rita da Cristo a Pietro, da lui costituito, nella sua persona e in quella dei successori, princi­pio e fondamento visi­bile dell'unità della Chiesa".

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai

suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero:

«Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei

profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro:

«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu,

Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il

Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edifi­

cherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te

darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato

nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Brano Evangelico: Mt 16, 13­19

Contemplo: Beato sei tu,

Simone (Mt 16,17)

Alla risposta di Simon Pietro, con la quale lo aveva ricono­sciuto come il Cristo, il Figlio del Dio vivente, Gesù afferma che tale ispirazione non gli pro-

veniva dalle sue facoltà umane, ma dal Padre. È il Padre, infat-ti, che può aprire gli occhi del cuore affinché possiamo ricono-scere nel Cristo il Salvatore no-stro e di tutta l'umanità. Il Pa-dre rivela il Figlio affinché cre-

diamo in lui.

Imitate il Padre che mai si stanca di perdonare.

Papa Francesco

Agisci

Molte delle cose che

facciamo agli altri le

facciamo pensando,

più o meno consape-

volmente, a un torna-

conto, a una qualche

ricompensa. Oggi

compirò un gesto di

generosità assoluta-

mente disinteressato.

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 7

1Pt 5,1­4 Compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministe­ro.

I presbiteri, cioè gli anziani della co­

munità, hanno un ruolo importantissimo e

insostituibile: hanno il compito di pren­

dersi cura del gregge loro affidato, dando

persino la vita per esso, se necessario;

sanno che in questo si manifesta la volon­

tà di Dio, che li ha posti a svolgere tale

ministero per restare in mezzo ai suoi con

la sua presenza e il suo amore. Dunque,

bando a ogni tipo di interesse o tornacon­

to personale: quanto più si vive con gene­

rosità questa chiamata da parte di Dio,

tanto più si acquista un grado alto di glo­

ria. Pensa a tutti i sacerdoti che hai cono­

sciuto, soprattutto a quelli dai quali hai

avuto esempi di vita santa e integerrima,

e cerca di imitarne la fede.

Briciole di Bibbia Imitarne la fede

Preghiera

Signore Gesù, ti rendiamo grazie oggi per l'umanità di Pietro, per quell'intuizione

santa che ha richiesto un'intera vita per inverarsi e modellare la sua esistenza. Co-

sì è spesso anche per noi. Donaci guide, pastori santi e insieme vicini alla nostra

umanità, disposti ad accoglierci e racco-glierci «a Cesarea di Filippo», senza ripu-

diare nulla di ciò che la storia ci pone di-nanzi, ma sapendocene indicare la vera

direzione e il significato profondo.

Medita La Parola

La vocazione è sempre da costruire Meditazione di Fiorella Elmetti

La festa di oggi ci ricorda la fede di Pietro che, pur non comprendendo tutto, esclama:

“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.

Parole troppo grosse per un semplice pesca-tore, parole che non possono non essere ve-

nute se non dall’alto. Infatti, Gesù afferma

una beatitudine tutta per lui: “Beato sei tu,

Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio

che è nei cieli”. Avere fede non comporta

avere le idee chiare, ma fidarsi e affidarsi ad un Tu più grande di noi. E questo cammi-

no ci richiama al fatto che la vocazione cri-

stiana è sempre da costruire. Sembrava in-

certo Jorge Mario Bergoglio quando si affac-ciò per la prima volta dal balcone papale. Il

suo sguardo sembrava perdersi nella folla

che a lui guardava, attendendo di conoscere il suo nome, il suo modo di parlare, il suo

primo pensiero. Poi il suo sorriso si è aperto

sul mondo, salutando semplicemente come fa un ospite che entra nella casa altrui.

“Buonasera” ed egli divenne Papa France-

sco. Il suo pensiero può essere sintetizzato

in quanto ha detto al termine dell’Anno del-la Vita Consacrata: “Grazie per finire così,

tutti insieme, quest’Anno della Vita Consa-

crata. E andate avanti! Ognuno di noi ha un posto, ha un lavoro nella Chiesa. Per favore,

non dimenticate la prima vocazione, la pri-

ma chiamata. Fate memoria! E con quell’amore con cui siete stati chiamati, og-

gi il Signore continua a chiamarvi. Non ab-

bassare, non abbassare quella bellezza,

quello stupore della prima chiamata. E poi continuare a lavorare. E’ bello! Continuare.

Sempre c’è qualcosa da fare. La cosa princi-

pale è pregare. Il “midollo” della vita consa-crata è la preghiera: pregare!”.

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ pagina 8

Martedì 23

Febbraio

II Settimana del Salterio

II Settimana di Quaresima

Chiunque entrerà per la Porta della Misericordia

potrà sperimentare l'amore di Dio che consola,

che perdona e dona speranza.

Papa Francesco

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un di­to. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei ban­chetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, per­ché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Brano Evangelico: Mt 23, 1­12

Agisci

Mi preparerò a riceve-

re il sacramento della

Riconciliazione con un

serio e profondo esa-

me di coscienza, invo-

cando lo Spirito Santo

perché mi conceda la

grazia e la gioia del

vero pentimento.

Contemplo: Illumina i miei

occhi, Signore (All'ingresso)

Illumina i miei occhi, Signore,

perché non mi addormenti nella

morte della superbia, che mi

vorrebbe far pensare di non es-

sere come gli altri, ma concedi-

mi di conoscere la mia pover­tà,

e il poco che sono. Fa' che ab-

bassandomi nell'umiltà, io sia

esaltato ai tuoi occhi, tu che ve-

di nel segreto dell'anima e regni

nei secoli dei secoli.

Medita Spesso sei portato a criticare i farisei e a dire in cuor tuo: "Io

non farei mai così!". In realtà essi erano davvero campioni della fede: minu­

ziosi e scrupolosi osservanti della legge di Dio, avrebbero sicuramente mol­

to da insegnarti riguardo a come si concepisce e si gestisce il rapporto con

lui. Purtroppo, il loro guaio è che essi avevano ridotto la loro relazione con

l'Altissimo a semplici apparenze esteriori. Per questo, il Signore dice di fare

quello che dicono: piuttosto, che agire secondo le loro opere: essi erano pri­

gionieri della loro superbia e tronfi nella loro pretesa di essere guide del

popolo attraverso la loro volontà di essere sempre al centro dell'attenzione,

seppure per fini religiosi. Purtroppo la superbia si veste anche di motivi reli­

giosi.

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ Tempo di Quaresima­ pagina 9

spiritualità Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Opera di misericordia corporale: Visitare i Carcerati

Su un libro ho letto una versione diversa di questa opera di misericordia: “Liberare chi è incarcerato ingiu-

stamente”. Tante persone, purtroppo, subiscono pene per colpe non commesse: anche Cristo è stato con-

dannato a morte per un reato che non gli spettava. S. Giovanni Bosco incominciò il suo apostolato tra i

giovani in un carcere.

Un giorno Don Giuseppe Cafasso invita Don Bosco presso i carcerati, dei quali è assistente spiri-

tuale. In città lo chiamano “il prete della forca” perché lo si vede spesso sulla carretta che condu-

ce gli sventurati, condannati all’impiccagione.

Giovanni scorge, dietro le sbarre, i volti di troppi giovani, che lo commuovono fino alle lacrime.

— Toh, guarda: quel prete piange - sussurra qualcuno.

— Perché ci vuol bene. Anche mia madre piangerebbe se mi vedesse qua dentro.

La tristezza di quei ragazzi incita il giovane prete a impegnare tutte le sue forze per aiutare que-

gli sciagurati.

— Molti, quando uscivano, erano decisi a fare una vita diversa, migliore — scriverà poi don Bo-

sco. Ma comprende che, fuori della prigione, essi avranno bisogno di un amico che si prenda

cura di loro, che li avvicini, li rieduchi al bene. Nello stesso tempo, proprio lì in carcere, egli rice-

ve insulti e parolacce da quei giovanissimi reclusi.

I Stazione: Gesù condannato a morte

Dal vangelo secondo Matteo

“Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se

tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”.

“Tu l’hai detto”, gli rispose Gesù.

E quelli risposero: “E’ reo di morte!”

Preghiamo:

Signore Gesù consola con il tuo amore quelli che

subiscono ingiustamente una condanna come e-

marginazione e persecuzione, oppressione e so-

prusi, dolore e pianto.

Segue: Un Pater -10 Ave Maria - 1 Gloria

Preghiamo la Via Crucis con le opere di misericordia

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 10

II Settimana di Quaresima

Con le parole del profeta Michea possiamo anche

noi ripetere: Tu, o Signore, sei un Dio che toglie

l'iniquità e perdona il peccato.

Papa Francesco

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a mor­te e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo re­gno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo ber­rete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sde­gnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i gover­nanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi ser­vire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Brano Evangelico: Mt 20, 17­28

Contemplo: Il mio calice, Io

berrete (Mt 20,23)

La madre di Giacomo e Gio-vanni, chiedendo a Gesù un posto speciale per i suoi figli, faceva come tutti i genitori che vorrebbero il meglio per i

loro figli. Gesù fa comprende-re che il suo è un regno parti-colare, in cui chi è al vertice non domina gli altri, ma li serve, non opprime i fratelli,

ma dona la vita per loro.

Il Santo del giorno:

Beata Giuseppa Naval Girbès Nasce l'11 dicembre 1820 ad Algemesí (Valencia, Spagna) pri­mogenita di sei figli. Frequenta la scuola di una vicina di casa, do­ve oltre che leggere e scrivere, impara i lavori femminili, specie il ricamo in seta ed oro. Nel 1833 muore la ma­dre e Josefa, deve la­

sciare la scuola e bada­re alla casa e ai fratelli. Ma la sua vita non è dedicata solo alla fami­glia, frequenta la par­rocchia e si affida alla guida spirituale del par­roco don Gaspare Sil­vestre; a 18 anni fa vo­to di castità. A 30 anni con la guida del parro­co comincia a radunare nella sua casa le ami­che, per riunioni di let­tura e formazione spiri­tuale. Poi trasforma la

casa in un vero e pro­prio laboratorio, dove insegna gratuitamente il ricamo. Le interessa soprattutto la formazio­ne morale e spirituale delle giovani, serven­dosi del laboratorio. La sua guida porta molte ragazze a scegliere la vita consacrata. Muore dopo lunga malattia nel 1893. È beata dal 1988.

Mercoledì 24

Febbraio

II Settimana del Salterio

Agisci

Spesso la nostra è una preghiera di ri-chiesta e corre il ri-schio, come nel Van-gelo, di essere una richiesta materiale ed egoistica. Oggi pregherò dimenti-cando me stesso e, se chiederò qualco-sa, sarà solo per gli altri.

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ pagina 11

Is 1,10.16-20

Imparate a fare il bene, cerca-

te la giustizia.

Spesso, nella nostra vita, viviamo delle

pericolose spaccature tra ciò in cui di-

ciamo di credere ed il nostro comporta-

mento. In genere, ci diciamo che la leg-

ge di Dio è bella ed affascinante; quello

che sentiamo in Chiesa ci commuove

persino, e fa nascere nel nostro cuore

sentimenti di amore e di attenzione a

Cristo. Però, ci diciamo, la vita è un'al-

tra cosa... Invece, Dio dice tramite Isaìa

che non può esistere una religiosità che

non ponga al centro del proprio esistere

gli atti concreti di giustizia e di amore.

Essi dimostrano proprio che abbiamo

fatto spazio nella nostra vita all'impegno

urgente a cui Dio ci chiama. Il Signore è

disposto persino a rendere i nostri pec-

cati, rossi come scarlatto, bianchi come

la neve. Ma sta a noi, in seguito, mante-

nere questo dono di purezza ritrovata

con l'impegno quotidiano.

Briciole di Bibbia Pericolose spaccature

Preghiera

Grazie, Signore! Nelle «discese» di vita,

che avvertiamo in noi, negli inciampi,

nelle prove che sembrano abbatterci, fa'

che portiamo sempre impressa nel cuore

l'immagine dolce e fortissima di te, Gesù,

che continui a salire a Gerusalemme,

pronto a offrirti, sublime, in dono! Segua

i tuoi passi la nostra umile offerta. Kyrie

eleison!

Medita La Parola

Un'esperienza di eccezionale valore Meditazione di Fiorella Elmetti

Gesù con i discepoli va a Gerusalemme, ma solo

lui sa che cosa accadrà in quella città, meglio,

appena fuori le sue mura. I discepoli, invece,

sognano la gloria e con loro anche i familiari,

tanto che la mamma di Giacomo e Giovanni a-

vanza una richiesta per “sistemare” i suoi figli.

D'altronde, non sono stati tra i primi chiamati?

Se non possono essere pescatori, siano almeno i

funzionari del nuovo regno di Gesù, questi devo-

no essere stati i suoi pensieri. Ma Gesù corregge

la prospettiva. Seguire lui non implica “far car-

riera” ma bere il calice dell’abbandono, del giu-

dizio, della condanna, della croce. Di certo, non

è una prospettiva accattivante, tant’è vero che

sono molti gli uomini di Chiesa che, con la scusa

che la Chiesa deve seguire il mondo che cambia

in continuazione, sono più affaristi che pastori.

La prospettiva la può vedere e far propria solo

chi accoglie gli altri con il cuore umile di Gesù:

una ricchezza, una fortuna personale. Il teologo

Dietrich Bonhoeffer scrive: “Resta un'esperienza

di eccezionale valore l'aver imparato infine a

guardare i grandi eventi della storia universale

dal basso, dalla prospettiva degli esclusi, dei

sospetti, dei maltrattati, degli impotenti, degli

oppressi e dei derisi, in una parola dei sofferen-

ti. Se in questi tempi l'amarezza e l'astio non ci

hanno corroso il cuore, se dunque vediamo con

occhi nuovi le grandi e le piccole cose, la felici-

tà e l'infelicità, la forza e la debolezza; e se la

nostra capacità di vedere la grandezza, l'umani-

tà, il diritto e la misericordia è diventata più

chiara, più libera e più incorruttibile; se anzi la

sofferenza personale è diventata una buona

chiave, un principio fecondo per rendere il mon-

do accessibile attraverso la contemplazione e

l'azione: tutto questo è una fortuna personale.

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 12

Il fratello maggiore Il figlio maggiore si trovava nei cam-

pi. Al ritorno, quando fu vicino a ca-

sa, udì la musica e le danze; chiamò

un servo e gli domandò che cosa fosse

tutto ciò.

Ci sono lontananze e lontanan-

ze. Alcune sembrano incolma-

bili, segnate da valli da colma-

re, dirupi da scalare, ragnatele

di polverosi sentieri da percor-

rere. Altre sono più sottili, quasi

impercettibili, non si misurano

con un sistema metrico, sfiora-

no il limite dell’invisibile. Sono

le distanze del cuore. Solo que-

ste sono veramente incolmabili,

vertiginose, abissali. Si può vi-

vere gomito a gomito con qual-

cuno, sentirne l’alito, ricoprirsi

con i medesimi vestiti e il cuore

ha la capacità di spalancare

distanze abissali. Se il figlio

minore vive in un paese lonta-

no, oltre i monti, al di la della

valli, il figlio maggiore vive lon-

tano dal cuore paterno. Abita

nella sua casa, lavora nei sui

campi ma non coltiva gli stessi

sentimenti, non scruta i mede-

simi orizzonti, non respira la

stessa brezza, il profumo che

emana dal giardino paterno.

Non è certo il vestito a dire chi

Dio ha incontrato. Le apparen-

ze sono tutte a favore del figlio

maggiore; egli rappresenta il

cliché classico del “bravo ra-

gazzo”. Lavoratore, risparmia-

tore, apparentemente devoto

ed obbediente. In realtà la sua

vita è grigia, costellata dai me-

desimi reticolati che delimitano

i confini dei campi da dove è

appena tornato, incapace di

gioire. Questo figliolo, così di-

verso da suo fratello, ma pari-

menti lontano, rappresenta una

certa religiosità, un modo al-

quanto convenzionale, statico

e opaco di concepire il rappor-

to con Dio, la fede in tutta la

sua vitalità. Egli rappresenta

me, rappresenta te, quando

coltiviamo una fede individu-

alista e intimistica che ci

rende sordi alla voce di Dio

e dei fratelli. Quando fon-

diamo il nostro rapporto con

quel Dio dal volto paterno su

un rigido senso del dovere

che sfocia in un vago senso

di soddisfazione per aver

fatto “il dovuto” verso l’aldilà,

narcotizzando, di fatto, la

Parola profonda dell’infinito,

paralizzando in un piccolo e

gretto bozzolo la creatività del-

lo Spirito che “rende nuove

tutte le cose”. Se il figlio mino-

re corre su un sentiero sbaglia-

to che lo conduce verso un

paese lontano, il maggiore è

statico, stucchevole, privo di

calore, di affetto, di sensibilità.

Vi sono lontananze e lontanan-

ze. Questi due figlioli sono pa-

rimenti lontani dalla casa del

Padre, dal suo cuore. Io non

mi vergogno di riconoscermi in

loro dovendo fare i conti con

questa mia umana fragilità,

con quelle infermità spirituali

che mi impediscono di spicca-

re il volo nel cielo infinito

dell’Amore Divino.

don Luciano Vitton Mea

Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Anno della Misericordia 2015/16

Catechesi sulla parabola

Del Padre Buono/4

Il fratello maggiore/1 di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ pagina 13

Giovedì 25

Febbraio

II Settimana del Salterio

II Settimana di Quaresima

Questo Anno Santo porta con sé la

Ricchezza della missione di Gesù.

Papa Francesco

Il Santo del giorno:

San Nestore di

Magydos

Nestore era vescovo di

Magydos in Panfilia,

regione dell'Asia Mino­

re. Fu ucciso in spregio

alla fede nel 251 a Per­

ge mediante crocifis­

sione. Una "Passione"

greca del martire narra

che, durante la persecu­

zione ordinata dall'im­

peratore Decio, il go­

vernatore della Panfilia

Poplio fece ricercare i

cristiani della zona per

farli sacrificare agli dèi.

Nestore si prodigò per

mettere in salvo la co­

munità cristiana di Ma­

gydois. Ma non si pre­

occupò della sua sorte.

Dopo il rifiuto di abiu­

rare e sacrificare agli

dèi pagani, fu preso

prigioniero. Dapprima

venne giudicato dal

senato e dal tribunale

locale. Poi lo condusse­

ro a Perge per essere

sottoposto a un nuovo

processo. Durante il

tragitto si verificò un

terremoto. Dopo essere

stato condannato e tor­

turato fu giustiziato.

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tor­menti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispo­se: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai mor­ti”».

Brano Evangelico: Lc 16, 19­31

Contemplo: Guidami sulla via

della vita (All'ingresso)

«Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore; vedi se percorro una via di menzogna, e guida-mi sulla via della vita» (Sal

138). Qual è la via della men-zogna? Quella del ricco che

vive chiuso nelle sue ricchez-ze, che non si cura affatto del povero Lazzaro, solo e amma-lato, che sta alla sua porta. Preghiamo il Signore affinché ci aiuti a camminare sulla via della vita, cioè della compas­sione e della condivisione dei

nostri beni.

Agisci

Affidare la propria vita alle cose materia-li è una delle scelte più sciocche che l'uo-mo possa fare. I beni materiali non sono il fine della vita, ma solo strumenti. Oggi mi impegnerò a usarli con questa libertà di spirito.

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 14

Medita la Parola

Mi chiamerai per nome Meditazione di don Carlo Moro

Riconosciamo il ricco dalla porpora e dal lino

con cui si veste, dai banchetti che organizza.

Quando egli muore, le sue vesti e i suoi ban-

chetti non hanno più alcuna importanza. Non

lo contraddistinguono più, non gli danno più

alcuna identità. È interessante notare che il

Vangelo non segnala il nome di questo "ricco".

Il povero, invece, ha un nome, si chiama Laz-

zaro. Egli ha una vita piena di dolore, di fame,

di sofferenze e di umiliazioni. Anche lui non

può portare nulla con sé, nell'altro mondo. Ma

quello che ha patito gli ha evidentemente dato

un nome, un'identità. Sembra che Dio ricono-

sca le persone dal dolore che hanno provato,

dalle umiliazioni subite, dalle perdite, dalle

malattie, da ciò che hanno dato agli altri e da

ciò che hanno fatto per gli altri. Per l'eternità

sembrano contare cose che noi qui riteniamo

negative o di poca importanza. Sappiamo che

non saranno i soldi che ci porteranno ad essere

riconosciuti da Gesù, né i nostri abiti, le case

o le automobili di lusso. Egli ci chiamerà per

nome. E quel nome, per essere legato al Suo,

deve essere collegato al Suo dolore, alla Sua

umiliazione, alla Sua pena, alla Sua morte. At-

traverso la Sua morte avremo la vita e saremo

riconosciuti. No, non è la ricchezza che allon-

tana da Dio, ma il nasconderci dietro ad essa,

e non avere quindi un nome con cui Egli possa

chiamarci. Prepariamoci allora, modelliamoci

un nome: sopportiamo con pazienza le prove e

aiutiamo chi non ce la fa da solo.

Ger 17,5-10 Maledetto chi confida nell’uomo; benedetto chi confida nel Signore.

Sentirsi soli e bisognosi di aiuto, nella

vita, non è un peccato né una cosa disdi­

cevole: il problema è a chi si decide di

rivolgersi per chiedere aiuto. Spesso,

quando sei davvero in difficoltà e cerchi

la soluzione ai tuoi problemi, a chi fai

ricorso? Agli amici, ai colleghi, ai fami­

liari, a tuo marito o a tua moglie? Eppu­

re, subito ti accorgi che nessuno può

darti davvero aiuto. Nessuno sembra

avere la soluzione: ecco che allora, spe­

rimenti in tutta la sua amara verità que­

sta parola del profeta, il quale dice che

confidare nell'uomo è stupido e contro­

producente. Sarebbe come affidare le

cose più care che hai a persone che non

possono darti nessuna reale garanzia.

Invece, quando confidi in Dio e ti ap­

poggi a lui, per quanto i problemi sem­

brino enormi e senza via di uscita, tro­

verai sempre una soluzione.

Briciole di Bibbia

A chi facciamo ricorso?

Preghiera

Signore Gesù, ti ringraziamo, perché la tua Parola, oggi, è un nuovo, forte ri-chiamo a fissare, con attenzione, lo sguardo e il cuore a coloro che si tro-vano «alla nostra porta». Accogliere fraternamente ed essere accolti è la no-stra unica ricchezza, la nostra vera sal-vezza. Accogliere, in ogni volto, il tuo volto così amabilmente nascosto. Kyrie eleison!

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ pagina 15

Venerdì 26

Febbraio

II Settimana del Salterio

II Settimana di Quaresima

I “Missionari della Misericordia" saranno sacerdoti

a cui darò l'autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica.

Papa Francesco

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra

parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una

siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e

se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai conta­

dini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccise­

ro, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono

allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio

figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e

avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando

verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei

malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli conse­

gneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: Non avete mai letto nelle Scritture: “La

pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal

Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio

e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i

farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, per­

ché lo considerava un profeta.

Brano Evangelico: Mt 21, 33­43.45

Contemplo: Dio ci ha amati

(Alla comunione)

«Dio ci ha amati e ha mandato il suo Figlio, vittima di espiazione per i nostri peccati» (Alla comu-nione). L'amore di Dio è tanto forte da mandare a noi il Figlio amato, pur sapendo che avrebbe

incontrato l'ostilità da parte di chi non lo avrebbe accolto. La pietra scartata dai superbi è di-ventata la pietra angolare degli umili, questa è la meraviglia d'a-more che il Signore compie per quanti confidano in lui e lo ac-colgono nella loro vita.

Agisci:

Qualche volta il nostro

modo di parlare con gli

altri (al lavoro, in fami­

glia...) lascia trasparire

irritazione e nervosismo.

Oggi mi impegnerò a

parlare con tutti in mo-

do amichevole, con cal-

ma e serenità.

Il Santo del giorno: San Porfirio di Gaza

È un santo che ha legato il suo nome alla città di Gaza, luogo tormentato e al centro delle crona­che in questi ultimi anni ma per il cristianesimo anche culla di un'impor­tante filone monastico nei primi secoli. Porfirio era nato intorno al 347

in un'agiata famiglia di Tessalonica. A 31 anni decise di abbracciare la vita monastica e ritirarsi nel deserto di Scete in Egitto. Da qui, cinque anni più tardi, raggiunse pellegrino Gerusalem­me, dove distribuì tutti i suoi beni ai poveri. Ri­masto molto colpito dal suo comportamento, il vescovo di Gerusalem­me, Giovanni, nel 392

lo ordinò sacerdote a 45 anni, affidandogli la custodia delle reliquie della Santa Croce. Tre anni dopo, alla morte del vescovo Eneo, fu chiamato a succedergli a Gaza, dove guidò per 25 anni questa piccola co­munità. Morì il 26 feb­braio 420.

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 16

Medita la Parola

Svegliare il cuore Meditazione di Eletti Fiorella

Lo sapevate che tutti i battezzati hanno un no-me comune? Cristoforo: siamo chiamati a por-tare Cristo fuori, anche a coloro, come nel ca-so dei vignaioli omicidi, che di lui non ne vo-gliono proprio sapere, o non l’hanno mai in-contrato nella propria vita. E in verità non ci vuole molto, tutte le occasioni sono buone. Bisogna però svegliare il cuore, come è stato per Michaela, la quale racconta di quando in una stazione, davanti a un distributore di bibi-te, un uomo mormorò: “È difficile scegliere, vero?”. E lei: “Sì, cosa sta cercando?”. “Due cose, ma oggi sembrano entrambe ardue da trovare: una Coca Cola senza zucchero e un segno di Dio nella mia vita”. Michaela rimase in silenzio, poi disse: “Penso che dovrebbe ri-nunciare alla Coca Cola light, ma non a Dio”. Un altro esempio ci viene raccontato da Jean-Paul, il quale, entrato in monastero, ha il ri-cordo dolce di sua madre che ogni mattina, dopo averlo abbracciato, gli bisbigliava all’orecchio, evitando di farsi sentire dal mari-to mangiapreti: “Non dimenticare di offrire la tua giornata al buon Dio”. Anche Myriam ha la sua da dire. Lei è una Piccola Sorella di Gesù che lavora in un supermarket. Dice: “Non ho marito, né fidanzato, né figli… Niente tv o i-Phone e nemmeno un vecchio cellulare, non faccio vacanze alle Canarie, trascorro solo qualche giorno di “deserto” in montagna con la mia Bibbia. Eppure la mia vita non è priva di gioia, anzi; l’attrazione a Dio la rende più es-senziale, ma affascinante e ricca”. Infine, suor Christine dice che il mondo d’oggi, pur fra li-miti e insidie, offre tante occasioni per gioire insieme. “Quando guardo una partita di calcio in tv ed esulto davanti a un gol prodigioso se-guito dal delirio della squadra, dico a me stes-sa: l’ascesa al cielo dell’umanità dev’essere questo”.

Gen 37,3­4.12­13.17­28 Eccolo! È arrivato il signore dei sogni! Orsù, uccidiamolo!

Una delle malattie più terribili del

cuore umano è senza dubbio l'invidia.

Tale sentimento è un veleno che pian

piano si introduce nella nostra anima

ed ha effetti realmente devastanti; i

fratelli di Giuseppe, spinti da una gelo-

sia irrazionale e piena di rabbia, non

esitano a liberarsi del fratello, pur di

non perdere la stima e l'attenzione del

padre. Quale sarà il risultato? Essi vi-

vranno con questo terribile segreto

nell'animo per tanti anni, finché l'ope-

ra di Dio si manifesterà a suo tempo.

Non c'è mai giustificazione per le azio-

ni che compiamo spinti dall'invidia e

dalla gelosia; per questo, si deve im-

pedire che tale veleno entri nella no-

stra vita. A tale proposito, puoi prova-

re a ringraziare più spesso per quello

che hai: è la migliore medicina che

aiuta il cuore a vedere la cosa più im-

portante, cioè la benevolenza di Dio.

Briciole di Bibbia

La piaga dell’invidia

Preghiera

Grazie, Signore! Qualunque strada,

qualunque esilio, qualunque sogno va-

no, persino il tradimento tra fratelli…

tutto può diventare la strada per giun-

gere a te, ben oltre la scorza «vecchia»

del nostro cuore, restio a lasciare spa-

zio «giovane», nel cuore, alla novità

del tuo amore. Kyrie eleison!

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 17

spiritualità Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Opera di misericordia corporale: Sopportare pazientemente le persone moleste

Sopportare le persone moleste non è cosa semplice: spesso tendiamo a reagire o, forse ancor peggio, ad

ignorarle. La pazienza è una virtù non indifferente. Ecco una pagina del diario spirituale di una ragazza di

Bari di 23 anni, Santa Scorzese, uccisa a coltellate da uno psicopatico che si era invaghito di lei. L’anno

scorso è stato aperto il processo di canonizzazione: la pazienza e la santità con cui affronta questa trage-

dia non lasciano dubbi sulla straordinarietà della ragazza.

Credo e spero che un'esperienza così non si ripeta mai più nella mia vita, è stato tremendo!! Non

so nemmeno se ho la capacità di scrivere quello che provo, tanta è la confusione, lo scoraggia­

mento che ho dentro.

Oggi G., il matto, ha cercato di usarmi violenza. Mi ha prima detto che ero morta, e poi mi ha

sbattuto per terra e lui cercava di baciarmi. Che sensazione orribile!! Ho urlato con tutta la voce

che avevo, con tutta l'anima, ma nessuno mi ha sentita. Ho invocato Gesù dicendogli che non po­

teva lasciar fare e ho chiamato Maria. Per fortuna pare che loro mi abbiano ascoltata e così ho

cercato di liberarmi di quel pazzo che mi teneva stretta e sono andata dalle missionarie.

Non ricordo bene quello che è successo lì, ma ricordo che qualcuno mi ha aperto la porta e ho

visto C. Mi sono aggrappata a lei e sono scoppiata in pianto.

Che situazione terribile!! Mi sento ancora frastornata e mi sembra di aver vissuto un incubo.

II Stazione: Gesù riceve la croce

Dal vangelo secondo Giovanni

“Allora le guardie presero Gesù e lo fecero andare fuori

dalla città e gli posero la croce sulle spalle. Così, por-

tando la croce, egli si avviò verso il luogo del Cranio

detto Golgota.”

Preghiamo:

Signore Gesù, nella nostra vita c'è gioia e sofferenza, salute

e malattia, ricchezza e povertà, luce e tenebre nello spirito.

Orienta la nostra volontà ad assumere le situazioni difficili

della vita come “croce di salvezza”; se questo ci riesce, mol-

ta amarezza è già superata: nessuno infatti ci può togliere

la libertà di trasformare il dolore in dono d'amore.

Segue: Un Pater -10 Ave Maria - 1 Gloria

Preghiamo la Via Crucis con le opere di misericordia

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ pagina 18

Sabato 27

Febbraio

II Settimana del Salterio

II Settimana di Quaresima

Ci accompagnino le parole dell'Apostolo: «Chi fa opere di misericordia,

le compia con gioia» (Rm 12,8).

Papa Francesco

Brano Evangelico: Lc 15, 1­3.11­32

Contemplo : Si alzò e tornò

da suo padre (Lc 15,20)

Il figlio più giovane, dopo aver

perso tutto, ritorna in sé e ri­

flette sulla sua condizione, poi

ritorna da suo padre, nella spe­

ranza di trovare un posto tra gli

ultimi. Il padre però, che lo ha

sempre aspettato, lo accoglie

come figlio. Il Signore, nel suo

amore di padre, non ci abban-

dona mai. Aspetta che ritornia­

mo in noi stessi e a lui, per ri-

trovare l'abbraccio del suo amo-

re.

Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salaria­ti”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiama­to tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fate­glielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello gras­so, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

Agisci

Accoglienza e condivisio-

ne di vita con i "lontani"

sono stati due aspetti

importanti della vita e

della missione di Gesù.

Con l'aiuto di Maria, mi

impegnerò a essere acco-

gliente e ben disposto

nei confronti di qualcuno

con cui faccio un po' di

fatica.

Il santo del giorno: San Gabriele dell’Addolorata Francesco Possenti nacque ad Assisi nel 1838. Perse la ma­dre a quattro anni. Seguì il padre, go­vernatore dello Sta­to pontificio, e i fra­telli nei frequenti spostamenti. Si sta­

bilirono, poi, a Spo­leto, dove Francesco frequentò i Fratelli delle scuole cristia­ne e i Gesuiti. A 18 anni entrò nel novi­ziato dei Passionisti a M o r r o v a l l e (Macerata), pren­dendo il nome di Gabriele dell'Addo­lorata. Morì nel 1862, 24enne, a Iso­

la del Gran Sasso, avendo ricevuto so­lo gli ordini minori. È lì venerato, nel santuario che porta il suo nome, meta di pellegrinaggi, so­prattutto giovanili. È santo dal 1920, copatrono dell'Azio­ne cattolica e patro­no dell'Abruzzo.

Non di solo pane ­ Numero 744 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 19

Mi 7,14­15.18­20 Il nostro Dio viene a salvarci.

Il popolo eletto ha visto prodigi davvero

straordinari, nella sua storia di amicizia

con Dio; essi hanno visto il miracolo del

mare aperto davanti a loro, hanno con­

templato la potenza dell'Altissimo sul

monte Sinai, hanno mangiato la manna

caduta dal cielo... Eppure, Israele sa che

c'è un miracolo ancora più grande: il

perdono di Dio. Egli, nonostante le ripe­

tute infedeltà del popolo, non si è mai

stancato di gettare i loro peccati alle sue

spalle, pronto a ricominciare una nuova

storia di comunione. Questa lettura è

dunque un riconoscimento pieno di gra­

titudine per il fatto che egli non si sia

mai stancato di Israele, ricordandosi

della sua fedeltà. Spesso ti chiedi se Dio

ti ha mai concesso miracoli nella vita:

perché non provi a pensare a quante

volte egli ti ha perdonato? Sicuramente

la tua vita ti sembrerà molto differente.

Briciole di Bibbia

Il miracolo più grande

Preghiera

Signore Gesù, oggi è solo e soltanto un grazie immenso. Tu ci doni di contem-plare l'immagine del Padre misericor-dioso: icona di un abbraccio che è in-sieme nostalgia e richiamo fortissimo. Sia questo abbraccio indicibile la meta di ogni nostro vagare, il senso di ogni

vicenda, la festa cui anela il nostro spi-rito. Kyrie eleison!

Medita La Parola

La giusta decisione. Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Noi siamo abituati a dividere gli uomini in due

categorie: i buoni da una parte e i cattivi

dall’altra; usiamo criteri rigidi, senza sfumatu-

re. In realtà tra la bontà e la cattiveria, il bene

e il male c’è una sorta di terra di mezzo, una

gamma di colori intermedi che non segnano un

rigido confine, una netta separazione tra un

“dentro” e un “fuori”. Siamo tutti sulla soglia

della casa paterna: basta un passo per trovarci

tra le mura domestiche come il figlio maggiore

e un altro per sprofondare tra il fango di un

paese lontano come il figlio minore. Ci vuole

poco, una vacuità, per ridurci a dei miseri

guardiani di porci. Il figlio minore della parabo-

la non è cattivo ma sprovveduto, si illude di

gestire in proprio quello che gli spetta, recla-

ma un’autonomia mal concepita che diventerà

presto solitudine, che avrà il retrogusto delle

ghiande invece del fragrante sapore del pane.

“Quanti salariati di mio padre hanno pane in

abbondanza …”

E’ importante conservare nel cuore, anzi nella

profondità recondita dell’intimità, l’impronta

di Dio, l’odore del pane, il calore del focolare,

il profumo del giardino perduto.

Chi perde il contatto con le proprie radici si

dimentica della propria dignità, seppur infan-

gata, e scivola nel tetro baratro della dispera-

zione, rimane tra i liquami dei maiali. Il prodi-

go non si è dimenticato della propria figliolan-

za e prende la giusta decisione: “Mi alzerò, an-

drò da mio padre ….”

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 744

Domenica 21 Febbraio 2016

Chiuso il 16/02/2016

Numero copie 1470

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

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