La Voce del Popolo 2012 33

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Il volto parla, dice di noi. Spesso più delle parole. Sul volto si leggono la freschezza della giovinezza o le tracce dell’età. Soprattutto gli occhi riflettono l’anima, ne sono un poco lo specchio. Possono esprimere timore, freddezza, calore, amore, dolcezza, condivisione, distanza... Cercare il volto, “diventare volto” per la Chiesa di oggi è una sfida. L’anno pastorale che inizia ci chiede di raccoglierla. Il bisogno di una verifica, di una ricomprensione, di un bagno salutare nelle acque sempre giovani di un evento come il Concilio Vaticano II, di cui si celebrano i 50 anni dall’apertura, potrebbe aiutare a rinnovare il cammino. Vale a livello ǯ universale, ma anche diocesano e parrocchiale. Serve una nuova presenza dei cristiani e, a Brescia, lo sarà nella modalità delle unità pastorali. Ma non possiamo diventare il volto nuovo della fede se non ritorniamo al volto glorioso del Cristo crocifisso e risorto. Il nuovo anno prende l’input da questo: “Cerchiamo il tuo volto”. Si tratta di lasciarsi interpellare in questa rilettura che tocca le persone, le strutture, gli stili pastorali che sono oggi l’immagine della nostra Chiesa. Il criterio di verifica? Il Concilio, i suoi testi, il suo stile. La prospettiva? Il Sinodo e le unità pastorali. Il tutto aperto, nello stile dell’Agorà, ad un confronto che non è solo intra ecclesiale, ma che vuole coinvolgere la società dentro cui la Chiesa vive. Ecco allora tre brevi sottolineature. Anzitutto dire che “cerchiamo”, significa renderci conto che non siamo soli a cercare, ma che come Chiesa ci assumiamo l’onere e l’onore di condividere lo spirito della ricerca con chi non lo esclude dalla sua vita. Ne esce una comunità che sta accanto. Che, se anche ha trovato, ama intrattenersi con gli uomini perché anche loro possano trovare. In questi giorni di saluto al cardinale Martini, non possiamo dimenticare questo tratto della sua testimonianza: cercare Dio amando il mondo e gli uomini. Tutti e in tutti gli ambiti umani della società, del lavoro, della politica, della fragilità, della comunicazione, della ricerca di Dio. Altresì la Chiesa, ogni parrocchia, ogni comunità cristiana cerca di essere immagine del Signore Gesù. Siamo il Corpo di Cristo. Siamo coloro che hanno ricevuto il dono e la responsabilità, pur con i nostri limiti, di “rendere visibile il Dio invisibile”, di renderlo “disponibile” all’umanità, alla gente del nostro tempo. È un compito che non è solo del Papa o dei preti, è di ogni parrocchia, di ogni cristiano. Quali conseguenze ha questa considerazione sulla nostra prassi pastorale? E come ci percepiscono coloro che vedono la Chiesa dal di fuori? Fugare l’immagine di una consorteria d’intrighi e lotte di potere sembra essere cosa vana, soprattutto per i livelli più alti, ma come non possiamo perdere la speranza che di noi si colga soprattutto la passione di vivere la trasparenza del Vangelo? Infine il tema grande della fede oggi intercetta i linguaggi della vita quotidiana. Sono tanti ed esigono sempre più perizia e competenza. Sforziamoci di assumerli e di abitarli, senza perdere il gusto dei gesti semplici che hanno forgiato l’humus cristiano delle nostre comunità. In altre parole il volto potrà anche passare su facebook, perché oggi gli adolescenti lo abitano come un tempo abitavano i gradini dell’oratorio, ma il saluto alle persone per strada, il tempo “sprecato” del fare festa insieme, il dire una parola buona a chi vive la malattia e a chi gioisce dell’amore o di una nuova nascita resta essenziale. Anche così continuiamo a cercare il suo volto. Come sono i tempi in cui viviamo? Più difficili del passato? La crisi induce forse a pensare che “andava meglio quando andava peggio”? Senza dubbio sono tempi moderni o, secon- do alcuni, addirittura post-moderni. In ogni caso, sono i tem- pi in cui Dio ci ha messo e, dove Lui ci semina, a noi spetta fiorire. I santi hanno saputo vivere nel loro tempo, ma spesso hanno anche precorso le “stagioni” successive, indicando la via da seguire. Molti hanno percorso e additato la strada del Cuore di Gesù. Una figura esemplare è Santa Geltrude, detta “la Grande”, che ha sperimentato pure l’incontro con altri santi. Tra di essi anche San Giovanni evangelista, il quale le ha rivelato che la dolce eloquenza dei battiti del Cuore di Gesù (su cui si era chinato nell’ultima Cena) è riservata ai tempi nuovi, ai tempi moder- ni, “affinché, ascoltando queste cose, si riscaldi il mondo che invecchia e si raffredda nell’amore”. Come sono i tempi in cui viviamo? Il loro “tenore” dipende senz’altro molto dalle “fonti” di calore che scegliamo. Il Cuore di Cristo è “fornace ardente di carità”, che non si spegne mai. Sud Sudan. Ripensare il ruolo della cooperazione Monari alla Cgil: “Dio conservi la vostra passione” Monorchio. Una ricetta: far fruttare il patrimonio di Stato ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǤǤ Martini. Uomo di Dio, innamorato della Sacra Scrittura Disabili? Semplicemente eroi di una nazione Festival di Venezia. Il cinema racconta fede e amore... ǯǤ ǯ Ǥ Ǥ ǡ Ǥ /$ 92&( '(/ 3232/2 ǡ ǤǤ

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Torna dal 10 al 16 settembre l’Agorà. Una settimana ricca di appuntamenti per introdurre l’anno pastorale. La diocesi sarà chiamata a rivisitare i suoi volti e la sua vita alla luce del Concilio e in vista del Sinodo sulle unità pastorali. Foresti, Olmi e Sanguineti i testimoni di un cammino vissuto.

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Il volto parla, dice di noi. Spesso più delle parole. Sul volto si leggono la freschezza della giovinezza o le tracce dell’età. Soprattutto gli occhi riflettono l’anima, ne sono un poco lo specchio. Possono esprimere timore, freddezza, calore, amore, dolcezza, condivisione, distanza... Cercare il volto, “diventare volto” per la Chiesa di oggi è una sfida. L’anno pastorale che inizia ci chiede di raccoglierla. Il bisogno di una verifica, di una ricomprensione, di un bagno salutare nelle acque sempre giovani di un evento come il Concilio Vaticano II, di cui si celebrano i 50 anni dall’apertura, potrebbe aiutare a rinnovare il cammino. Vale a livello

universale, ma anche diocesano e parrocchiale. Serve una nuova presenza dei cristiani e, a Brescia, lo sarà nella modalità delle unità pastorali. Ma non possiamo diventare il volto nuovo della fede se non ritorniamo al volto glorioso del Cristo crocifisso e risorto. Il nuovo anno prende l’input da questo: “Cerchiamo il tuo volto”. Si tratta di lasciarsi interpellare in questa rilettura che tocca le persone, le strutture, gli stili pastorali che sono oggi l’immagine della nostra Chiesa. Il criterio di verifica? Il Concilio, i suoi testi, il suo stile. La prospettiva? Il Sinodo e le unità pastorali. Il tutto aperto, nello stile dell’Agorà, ad un confronto che non è solo intra ecclesiale, ma che vuole coinvolgere la società dentro cui la Chiesa vive. Ecco allora tre brevi sottolineature. Anzitutto dire che “cerchiamo”, significa renderci conto che non siamo soli a cercare, ma che come Chiesa ci assumiamo l’onere e l’onore di condividere lo spirito della ricerca con chi non lo

esclude dalla sua vita. Ne esce una comunità che sta accanto. Che, se anche ha trovato, ama intrattenersi con gli uomini perché anche loro possano trovare. In questi giorni di saluto al cardinale Martini, non possiamo dimenticare questo tratto della sua testimonianza: cercare Dio amando il mondo e gli uomini. Tutti e in tutti gli ambiti umani della società, del lavoro, della politica, della fragilità, della comunicazione, della ricerca di Dio. Altresì la Chiesa, ogni parrocchia, ogni comunità cristiana cerca di essere immagine del Signore Gesù. Siamo il Corpo di Cristo. Siamo coloro che hanno ricevuto il dono e la responsabilità, pur con i nostri limiti, di “rendere visibile il Dio invisibile”, di renderlo “disponibile” all’umanità, alla gente del nostro tempo. È un compito che non è solo del Papa o dei preti, è di ogni parrocchia, di ogni cristiano. Quali conseguenze ha questa considerazione sulla nostra prassi pastorale? E come ci percepiscono

coloro che vedono la Chiesa dal di fuori? Fugare l’immagine di una consorteria d’intrighi e lotte di potere sembra essere cosa vana, soprattutto per i livelli più alti, ma come non possiamo perdere la speranza che di noi si colga soprattutto la passione di vivere la trasparenza del Vangelo? Infine il tema grande della fede oggi intercetta i linguaggi della vita quotidiana. Sono tanti ed esigono sempre più perizia e competenza. Sforziamoci di assumerli e di abitarli, senza perdere il gusto dei gesti semplici che hanno forgiato l’humus cristiano delle nostre comunità. In altre parole il volto potrà anche passare su facebook, perché oggi gli adolescenti lo abitano come un tempo abitavano i gradini dell’oratorio, ma il saluto alle persone per strada, il tempo “sprecato” del fare festa insieme, il dire una parola buona a chi vive la malattia e a chi gioisce dell’amore o di una nuova nascita resta essenziale. Anche così continuiamo a cercare il suo volto.

Come sono i tempi in cui viviamo? Più difficili del passato? La crisi induce forse a pensare che “andava meglio quando andava peggio”? Senza dubbio sono tempi moderni o, secon-do alcuni, addirittura post-moderni. In ogni caso, sono i tem-pi in cui Dio ci ha messo e, dove Lui ci semina, a noi spetta fiorire. I santi hanno saputo vivere nel loro tempo, ma spesso hanno anche precorso le “stagioni” successive, indicando la

via da seguire. Molti hanno percorso e additato la strada del Cuore di Gesù. Una figura esemplare è Santa Geltrude, detta

“la Grande”, che ha sperimentato pure l’incontro con altri santi. Tra di essi anche San Giovanni evangelista, il quale le ha rivelato

che la dolce eloquenza dei battiti del Cuore di Gesù (su cui si era chinato nell’ultima Cena) è riservata ai tempi nuovi, ai tempi moder-

ni, “affinché, ascoltando queste cose, si riscaldi il mondo che invecchia e si raffredda nell’amore”. Come sono i tempi in cui viviamo? Il loro “tenore” dipende senz’altro molto dalle “fonti” di calore che scegliamo. Il Cuore di Cristo è “fornace ardente di carità”, che non si spegne mai.

Sud Sudan. Ripensare il ruolo della cooperazione

Monari alla Cgil: “Dio conservi la vostra passione”

Monorchio. Una ricetta: far fruttare il patrimonio di Stato

Martini. Uomo di Dio, innamorato della Sacra Scrittura

Disabili? Semplicemente eroidi una nazione

Festival di Venezia.Il cinema racconta fede e amore...

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erchiamo il tuo volto”, la traccia, lo slogan (come lo definisce mons. Rena-to Tononi, vicario per la pastorale e i laici) scelto

per la settimana di Agorà con cui la Chiesa bresciana apre l’anno pa-storale 2012/2013, ha in sé qualco-sa di indeterminato, un’angolatura che rimanda alla ricerca che tro-va nel programma messo a punto per le giornate che vanno dal 10 al 16 settembre alcune risposte. È lo stesso mons. Tononi a sottolineare la “bellezza” di questi orizzonti am-pi a cui “lo slogan” rimanda. “Chi è il soggetto del cercare? Quale volto si cerca?” sono le domande a cui il vicario per la pastorale invita a ri-spondere, così come potranno fare i destinatari delle proposte inserite nel programma di “Cerchiamo il tuo volto”. “Lo slogan scelto – afferma mons. Tononi – ci propone sollecita-zioni significative” Quel verbo usato al plurale (mentre il salmo 26 da cui è stato mutuato lo usa al singolare) chiama in causa la comunità, non solo quella cristiana, dei credenti ma anche quella in cui si muovono tutte le persone che sono in ricerca. “Una prospettiva – sono ancora con-siderazioni del vicario per la pasto-rale – che già il Vangelo di Giovanni (12, 21) dimostra quando racconta di alcuni greci, pagani dunque, che esprimono ad Andrea il desiderio di vedere Gesù”. La scelta di “Cer-chiamo il tuo volto” trova la sua giustificazione nell’intento di man-tenere aperta e attuale la prospet-tiva di una ricerca che non è solo quella dei credenti, ma di chiunque

si ponga domande sulla verità, sul senso della vita e della sua pienez-za. “Per questo – continua ancora mons. Tononi – è interessante che anche per quest’anno Agorà abbia mantenuto la dimensione dell’aper-tura alla città e ai suoi spazi, andan-do così al di là della semplice realtà ecclesiale”. Messo dunque a fuoco il soggetto di quel “Cerchiamo” ri-mane da stabilire quale sia, qua-le possa essere l’oggetto di questa ricerca. “Certo – afferma ancora mons. Tononi – il rimando al volto di Dio è implicito. A quel volto di Dio che nel Nuovo Testamento si

identifica da un punto di vista visi-bile e storico con quello di Cristo”. L’apostolo Paolo, d’altra parte, affer-ma che Cristo è l’immagine di Dio, l’immagine visibile dell’invisibile. Questione risolta, dunque? Il tema scelto per l’Agorà che apre l’anno pastorale 2012/2013 invita la Chiesa bresciana a riscoprire il volto di Cri-sto? No, o almeno non solo. C’è un passaggio in più che mons. Tononi sollecita. “Con la resurrezione – af-ferma il vicario per la pastorale e i laici – Cristo perde la sua storicità, non è più fisico, visibile”. Quale vol-to visibile bisogna dunque cercare?

ancora mons. Tononi a indicare la via per la risposta: “Il Cristo risorto, asceso al cielo non appartiene più a questa storia e così il suo corpo, il suo volto non sono più visibili. Ma Cristo – afferma – ha voluto che ci fosse comunque un volto visibile che lo rappresentasse e questo è il volto della Chiesa, diventata volto visibile dell’invisibile”. Proprio qui, allora, si colloca la centralità di “Cerchiamo il tuo volto”, un titolo che intende lanciare una provoca-zione non solo agli uomini ma anche alla comunità cristiane. “La settima-na che stiamo per vivere – continua mons. Tononi – è occasione per ve-rificare se le comunità cristiane sia-no volto bello di Cristo, se e in che modo facilitino l’incontro con il vol-to di Cristo oppure se siano da osta-colo a questa ricerca”. “Cerchiamo il tuo volto”, con il suo programma articolato diventa occasione di ve-rifica per tutte le componenti della Chiesa bresciana: per i presbiteri, per i laici, per i consacrati, i religio-

Parlare di recezione del Concilio nel clero bresciano significa accostare un processo ancora in corso. I preti bresciani, tranne piccole minoranze, hanno superato la tentazione del rifiu-to radicale da un lato e quello di una interpretazione meramente orizzonta-lista dall’altro e si trovano ancora “in via”. A questo proposito si può legit-timamente parlare di quattro stagioni. La prima è quella dell’immediata vigi-lia e nell’avvio del Concilio che aveva

fra i padri conciliari il vescovo mons. Giacinto Tredici e l’ausiliare mons. Giuseppe Almici. C’era effervescenza e grande attesa in tutti gli ambienti ec-clesiali. Si era in sintonia con un mo-mento che ha fatto definire “favolosi” i primi anni Sessanta. Fra il clero, so-prattutto i giovani curati, si respirava l’aria di un cristianesimo meno “pie-tistico” ma capace di porsi in dialogo con il mondo nuovo che stava avan-zando. Il Concilio fu, dunque, accolto

e salutato come la risposta che si sta-va aspettando. Seguì, però, una secon-da stagione, più complessa e carica di sofferenza, caratterizzata da gran parte dell’episcopato di mons. Luigi Morstabilini. Questa stagione venne ad essere segnata dal vento della con-testazione “sessantottina” che non risparmiò nemmeno parte del clero. L’equilibrio, la pazienza e la saggezza del vescovo Morstabilini furono pe-rò un punto fermo di riferimento. La

terza stagione può identificarsi con gli episcopati di mons. Bruno Foresti e Giulio Sanguineti: la loro azione e i loro scritti sono stati impliciti svilup-pi della visione conciliare della Chie-sa. La quarta stagione si è aperta con l’episcopato del vescovo Monari: il Sinodo sulle unità pastorali è un pas-so in avanti verso quella ecclesiologia conciliare basata sulla comunione e la corresponsabilità. Per i preti brescia-ni, dunque, la strada continua.

si, le religiose, ma anche per quelle che sono sue espressioni significa-tive come la catechesi, la carità, la missionarietà e lo sguardo ecumeni-co. C’è però un ultimo interrogativo che questo cammino di ricerca e di verifica pone: quello degli strumen-ti, dei criteri per valutare la fedeltà della Chiesa bresciana a essere “vol-to bello di Cristo”. La “lente” attra-verso cui leggere questo percorso è il Concilio ecumenico Vaticano II,

“Guai a voi ricchi”, sottotitolo “Papà era cattocomunista” è lo spettacolo a cui “Cerchiamo il tuo volto” ha affidato il percorso di verifica della capacità della Chiesa bresciana di mettersi in dialogo con il mondo. Lo spettacolo di e con Giovanni Scifoni, attore e autore emergente del panorama teatrale italiano, è un monologo che lo scorso anno si è aggiudicato il premio “I teatri del sacro”. Scifoni, che vanta un curriculum che va da “La meglio gioventù”

di Marco Tullio Giordana, alla partecipazione a fiction di successo come “Un medico in famiglia 7”, con “Guai a voi ricchi” racconta le vicende nell’Italia degli anni ‘60 e ‘70 con l’ausilio di oggetti di uso quotidiano che hanno in sé stessi storie di vita vissuta. E tutto questo tra i cambiamenti del Concilio Vaticano II e l’impegno sociale dentro e fuori la Chiesa. Con ironia salace l’attore incarna vari personaggi, da un giovane catechista del nord

Italia, ad un ragazzo fiorentino, ad un proletario romano che racconta del padre comunista e di storie di preti che soggiornavano nella loro casa. Nel corso del monologo, in programma alle 20.45 del 13 settembre al teatro Santa Giulia del Villaggio Sereno (ingresso gratuito) Scifoni propone anche importanti interrogativi: perdonare significa permettere che il male resti impunito? Chi perdona è un vile? Cristo è venuto per liberare tutti gli uomini dal peccato?

di cui anche la Chiesa bresciana si appresta a celebrare i 50 anni dell’ apertura. “La rilettura di alcuni do-cumenti conciliari – sono le conclu-sioni di mons. Renato Tononi – ci aiuterà nella revisione del nostro es-sere Chiesa, non per giungere a sen-tenze definitive ma per individuare prospettive di futuro perché quella bresciana possa essere una Chiesa capace di mostrare il volto bello di Cristo per l’uomo d’oggi”.

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Brescia era “pronta” per recepire la novità conciliare: da tempo erano sta-ti gettati semi che avrebbero trovato approfondimento e sviluppo in molti documenti conciliari: la vitalità cul-turale e pastorale di molti ambienti formativi, la presenza di case editri-ci e di gruppi di laici e sacerdoti che affrontavano temi di rinnovamento della Chiesa, iniziative di confronto sui temi di dialogo con la modernità.A ciò si aggiunga la presenza di un

vescovo, mons. Morstabilini, che fece dell’attuazione delle indicazioni con-ciliari un programma ben definito di episcopato. Questo si tramutò fin da subito in molte concrete realizzazio-ni: la nascita, nel 1966, della Scuola di teologia per laici; l’istituzione nel 1967, tra le prime diocesi in Italia, del consiglio presbiterale e di quello pa-storale diocesano, e a seguire a livello locale i consigli pastorali parrocchiali, quali organismi di comunione e di cor-

responsabilità. Tuttavia i cambiamen-ti profondi di un Concilio non si misu-rano nei tempi brevi. Oggi, a 50 anni di distanza, ci accorgiamo che molte intuizioni stanno ancora davanti a noi. Le trasformazioni sociali, culturali ed economiche hanno inciso anche sulla realtà ecclesiale. Come cristiani non possiamo non ammettere che forse si è appannata quella che dovrebbe essere la “differenza cristiana” nel nostro rapporto con il denaro, con

il potere, con la politica. Si è venu-to forse indebolendo quel senso di “destino comune” che caratterizzava le nostre comunità, per cui sembra che, soprattutto quando le risorse cominciano a scarseggiare, emerga la tentazione di un “si salvi chi può” individualistico. Dovremmo invece riscoprire quel messaggio di speran-za che il Concilio ha donato all’uomo del nostro tempo (come insegna la Gaudium et Spes).

A 50 anni dal Concilio Vaticano II, a 40 anni dalla istituzione della Caritas italiana, la Caritas diocesana di Brescia intende guardare ai gesti, ai segni, alle tante opere di carità che hanno contribuito a rendere la Chiesa particolare bresciana una “comunità in cammino” per esprimere il suo grazie. Un ringraziamento, quello progettato, che, nella prospettiva della scelta pastorale delle relazioni, si inserisce nella dinamica del

dono: il grazie, tra riconoscimento e riconoscenza, tra gratuità e gratitudine, apre infatti a una cultura della prossimità e della fraternità.Nell’ambito di Agorà 2012, “Semplicemente grazie” si svolgerà sabato 15 settembre, dalle ore 18.30 alle ore 20.30, presso piazza Paolo VI , nello spazio incontro di Fiorinsieme. Il primo grazie sarà quello del vescovo Luciano Monari. A seguire i tanti grazie che troveranno espressione tra

musica, parole, immagini: l’artista William Fantini realizzerà en plein air “Le stagioni del grazie”, Maria Ventura interpreterà in musica la riconoscenza gioiosa del grazie, il video “Semplicemente grazie” darà voce alle esperienze del grazie di alcuni uomini e donne della carità. “Semplicemente grazie” dunque uno spazio di incontro in cui dire, ricevere, vivere la bellezza del grazie. Nello spazio di Fiorinsieme dunque un’inedita fioritura, quella del grazie.

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edendo la situazione del Sud Sudan e il dispiega-mento massiccio delle ong presenti nel Paese, viene da chiedersi se la

cooperazione stia aiutando realmente a creare sviluppo o se, invece, non stia provocando conseguenze contropro-ducenti, persino dannose. A parlare in questo modo è Angelo Pittaluga, coordinatore regionale di Caritas ita-liana per l’Africa orientale, da un an-no di base in Sud Sudan, il più giova-ne stato dell’Africa tanto caro anche al bresciano mons. Cesare Mazzola-ri, scomparso a pochi giorni dall’in-dipendenza del Paese. La domanda critica di Pittaluga nasce, come af-fermato dallo stesso rappresentante di Caritas italiana, “dalla costatazione dei fatti: quando sono arrivato all’in-domani dell’indipendenza sentivo che c’erano molte aspettative, si aveva la sensazione di essere ad un punto di svolta”. Quello che è successo, inve-ce, è stato, per Angelo Pittaluga, uno smontarsi progressivo di queste bel-le speranze. A causa del contenzioso aperto tra Sudan e Sud Sudan, con il conseguente blocco dei commerci e dell’esportazione di petrolio, la situa-zione economica in entrambi i Pae-si è peggiorata, mentre nelle aree di confine le violenze e il dramma degli sfollati è proseguito senza sosta. “In Sud Sudan – continua – la corruzio-ne è dilagante e la nuova leadership

messi a disposizione dai grandi dona-tori internazionali”. L’arrivo di perso-nale con grande capacità di spesa ha portato però a una crescita incredibile dei prezzi. “Oggi – afferma al proposi-to – per affittare un ufficio nel centro di Juba ci vogliono diverse migliaia di dollari al mese. Prezzi che hanno spinto la popolazione verso le aree periferiche. La maggioranza delle ong è impegnata nella doverosa assistenza agli sfollati, ma corriamo il rischio di perdere di vista tutto il resto”. Inseguendo le emergenze si rischia, secondo Angelo Pittaluga di dimen-ticare il fine ultimo della cooperazio-

politica non sembra essere in grado di rispondere a queste nuove sfide”. E la cooperazione in questo scena-rio che fa? “A partire dagli accordi di pace del 2005 – è la sua risposte – piccole e grandi ong si sono riversate in Sud Sudan grazie ai finanziamenti

La necessità di “un’azione urgente” per scongiurare una “catastrofe” ali-mentare che nei prossimi mesi po-trebbe colpire “decine di milioni di persone” nel mondo. A lanciare l’ap-pello sono tre agenzie delle Nazio-ni Unite: Fao (Food and agricultu-re organization), Ifad (International fund for agricultural development) e Wfp (World food programme). In un comunicato congiunto le tre agen-zie chiedono di agire in modo “ra-

pido e coordinato” per evitare che gli shock legati ai “rapidi aumenti” del prezzo di mais, grano e soia pro-ducano una “catastrofe” alimentare simile a quella del 2007-2008. “Di fronte a questo genere di sfide – as-sicurano i tre organismi Onu – sia-mo più attrezzati rispetto a cinque anni fa, perché abbiamo sviluppato nuove politiche e nuovi strumenti”. L’aumento dei prezzi del cibo, spie-gano, “non è la malattia, ma un sin-

tomo”. Due i “problemi interconnes-si” da affrontare. Anzitutto quello immediato“dei prezzi di alcuni pro-dotti alimentari”. A più lungo termi-ne, invece, le tre agenzie sottolinea-no la necessità di affrontare la que-stione del “nostro modo di produr-re, commerciare e consumare cibo in un‘epoca segnata dall’aumento della popolazione e della domanda alimentare”, e da profondi “cambia-menti climatici”.

ne, ossia lo sviluppo. “Come Caritas italiana – è il suo parere – rispondia-mo puntualmente agli appelli d’inter-vento di Caritas Internationalis, ma dobbiamo essere capaci di una pro-spettiva più ampia. Altrimenti rischia-mo che l’emergenza diventi la norma, creando un circolo vizioso che si au-toalimenta”. Come uscirne, allora? “Partendo dalle comunità locali – è la riposta di Pittaluga –. Credo che a volte bisognerebbe guardare di più a quanto fatto dai missionari, presenti dai primi del Novecento in Sud Sudan, e al modo che hanno di camminare con la gente.”

Quando si discute della crisi economica in corso in Europa e “delle sue molte vittime, non si possono dimenticare quelle di crisi più antiche e di conflitti tuttora in corso, ossia gli sfollati”. Diversamente, oltre alla cosiddetta “generazione perduta” a causa della crisi economica, il nostro continente dovrà fare i conti anche con la perdita di un’altra generazione, “e forse più di una”. A lanciare il monito è Nils Muižnieks, commissario per i diritti umani del

Consiglio d’Europa, nel suo Human Rights Comment pubblicato il 4 settembre scorso. A seguito delle passate crisi politico-militari – avverte Muižnieks – un altro tipo di ‘generazione perduta’ sta lottando per sopravvivere in molti Paesi europei”. Si tratta degli “sfollati interni in Europa, alcuni dei quali stanno da decenni affrontando condizioni estremamente difficili”; vittime di conflitti passati o tuttora in corso “continuano ad avere bisogno dell’aiuto della comunità

europea e internazionale”. Negli Stati membri CdE si contano tra i 2 milioni e mezzo e i 2 milioni e 800mila sfollati interni, la maggior parte dei quali, circa 1 milione, vive in Turchia ed è vittima di conflitti armati e violenze nelle zone abitate prevalentemente dalla minoranza curda. In Europa, la maggior parte degli sfollati è stata costretta a fuggire a causa dei conflitti che oltre due decenni fa hanno disintegrato l’Unione Sovietica e la Jugoslavia e, più recentemente, la Georgia.

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’è una cosa che unisce il mondo del volonta-riato da Nord a Sud, ed è la richiesta di parteci-pazione e di democra-

zia vera”. con queste parole che Francesca

Danese, vicepresidente del Coor-dinamento nazionale dei centri di servizio per il volontariato, Csvnet, e presidente del Cesv, fa il punto sui lavori preparatori della 6ª Con-ferenza nazionale del volontariato che si svolgerà a L’Aquila, dal 5 al 7 ottobre. Dopo le superate divergenze col Mi-nistero del welfare a fine luglio sulla spending review e la paventata ipo-tesi di rottura sulla conferenza, so-no ripresi i lavori preparatori di un evento che si preannuncia ricco di iniziative e di novità. Sulla vicenda della spending review “abbiamo dato un segnale di grande fermezza e questo fa bene al volon-tariato e al Terzo settore – ha spie-gato Danese a Redattoresociale.it -, perché insieme abbiamo preso una posizione netta. Fa bene perché dai territori ci arriva una richiesta for-te, il volontariato vuole assumere un ruolo politico”, per esempio, con gli

A luglio, secondo i dati provvisori destagionalizzati, il numero degli occupati in Italia era di 23 milioni e 25mila, invariato sia nel confronto con il mese precedente sia in termini tendenziali. La stabilità dell’occupazione è sintesi del calo della componente maschile e dell’aumento di quella femminile. Il tasso di occupazione è pari al 57,1% e non segna variazioni né in termini congiunturali né su base annua. A rilevarlo è l’Istat secondo cui

il numero dei disoccupati, pari a 2 milioni e 764mila, in calo dello 0,1% rispetto a giugno. Su base annua le persone in cerca di occupazione aumentano del 33,6% (695mila unità). Il tasso di disoccupazione si attesta al 10,7%, invariato rispetto a giugno (comunque al top dal 2004, ndr) e in aumento di 2,5 punti percentuali su base annua. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l’incidenza dei disoccupati sul totale degli

attivi, è pari al 35,3%, in aumento di 1,3 punti percentuali rispetto a giugno e di 7,4 punti nei 12 mesi. Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 618mila e rappresentano il 10,2% della popolazione in questa fascia d’età. Gli inattivi tra 15 e 64 anni diminuiscono dello 0,2% rispetto al mese precedente. Il tasso di inattività è pari al 36%, in calo di 0,1 punti percentuali rispetto a giugno.

ospedali di comunità. Dai lavori pre-paratori, ha spiegato Danese, emer-ge “il coraggio di sposare una pro-posta di un volontariato che non si accontenta di parlare solo ad un go-verno tecnico, ma che vuole parlare al Paese su ciò che sta succedendo,

con una crisi economica che incom-be, con le associazioni che vengono sempre più chiamate a dare delle ri-sposte. Si è un po’ ritornati all’eser-cizio della cittadinanza attiva”. Dai territori, infatti, arrivano richie-ste particolari. Le associazioni, inoltre, chiedono anche una migliore gestione dei beni comuni. “Ci sono spazi in disuso che andrebbero ripresi e occupati, ridati alla città riempiendoli di contenuti, di pensiero. Come Csv, vediamo che il 60-70% dei costi per una associa-zione di volontariato è la voce affit-to e, nonostante questo, si chiede di sostenere il welfare”. All’Aquila ci saranno otto gruppi di lavoro e saranno svolti all’interno della città, sul territorio, in quelle sedi dove ci sono persone che anzi-ché andar via da questa terra umi-liata e offesa sono restate e hanno aperto le loro associazioni. Sono luoghi simbolicamente impor-tanti e non sarà una conferenza co-me tante altre”. Una scelta, questa, che va all’uni-sono con quello che è il tema di questa edizione della Conferenza, il cui slogan è “Volontariato: solida-rietà km 0”

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La Templeton Foundation, fondazione filantropica di tendenza conservatrice, che svolge ricerche sul ruolo della religione ha messo a disposizione del prof. John Martin Fischer, docente di filosofia all’Università di California-Riverside cinque milioni di dollari per “The Immortality Project”, un programma triennale per studiare i “segreti dell’immortalità”.Una cifra enorme, ma bisogna tener conto del fatto che il professore dovrà cercare di rispondere a domande che si perdono nella notte dei tempi. Fischer – che si definisce un ‘non credente’ – è convinto della bontà del milionario progetto: “Le persone hanno pensato all’immortalità nel corso di tutta la storia, abbiamo un bisogno innato di sapere cosa ci succederà dopo la morte.Un dibattito che va avanti da secoli e che ha riguardato soprattutto la letteratura, in particolare la fantasy, e ovviamente la teologia in termini di aldilà, paradiso, purgatorio o karma. Nessuno ha ancora offerto uno sguardo complessivo al

Cinque milioni di dollari per l’immortalità

Seconda tappa della mostra itinerante “Un mare di bene” dell’artista Miranda Gibilisco. L’esposizione avrà luogo dall’ 8 settembre al 7 ottobre 2012 presso il Museo diocesano di Brescia, in via Gasparo da Salò. La mostra, curata da Mariano Cipollini, è un perfetto equilibrio tra immagini, istallazioni e musica, riassume il lavoro che l’artista traccia nel raccontarsi. Le sue opere “creazioni strutturate, minuziose, preziose, precise,

evocatrici di cose che vanno al di là di quelle che rappresentano, simboliche” (Pierre Hidalgo). Diventano punto focale e chiave di lettura per accedere al suo percorso artistico. Tutto viene racchiuso in una sospensione temporale dove passione e magia si amplificano grazie alle suggestive sonorità di Massimiliano Ventrone.“Un mare di bene” di Miranda Gibilisco è visitabile tutti i giorni, eccetto il mercoledì, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.

In realtà quello finanziato dalla Fondazione Templeton non è l’unico progetto del genere.Anche in Europa, all’Università inglese di Birmingham, David Cheetham e Yujin Nagasawa, direttori del John Hick Centre for Philosophy of Religion stanno lavorando su “Morte, immortalità e vita ultraterrena”.Un progetto di due anni, finanziato in parte dall’Università di Innsbruck, in parte dalla stessa Templeton (che ha però messo a disposizione

una cifra di gran lunga inferiore: 8550 euro).Credo che dietro lo schermo della scienza si celi sempre la tentazione di toccare il cielo con un dito, cioè di possedere l’infinito.Qualche anno fa lo zoologo ed etologo inglese Desmond Morris ha scritto: “Se potessimo trovare il modo di interferire geneticamente con l’imperativo biologico che ingiunge al nostro meccanismo di rinnovamento cellulare di diventare

tema che metta insieme scienza, teologia e filosofia”. Quasi la metà dei cinque milioni di dollari – sostiene la Università di Riverside – verrà impiegata per la ricerca, una parte dei soldi servirà per organizzare due grandi conferenze internazionali (la prima delle quali dovrebbe tenersi alla fine del secondo anno di ricerche) e per finanziare un sito web dove si possano seguire i progressi degli studi sull’immortalità in tempo reale da ogni parte del mondo.

progressivamente meno efficace potremmo, in teoria, vivere per sempre. (…) I progressi della medicina sono talmente rapidi che ciò che oggi può sembrarci fantascienza nel giro di qualche decennio potrebbe diventare un fatto acquisito” (“la Repubblica”, 10 aprile 2008). Il titolo dell’articolo era: “Se l’immortalità è a portata dell’uomo”.È la ricorrente tentazione dell’onnipotenza che vorrebbe scavalcare i limiti umani,di cui la morte è quello definitivo. Soldi buttati via quindi?Non ho alcuna autorità per emettere sentenze di questo genere, ma ho l’impressione che la cultura dell’immortalità (prima della morte, non dopo) sia molto più diffusa di quanto si pensi (per questo si attenua invece la fede in una vita oltre la morte). Non esplicitata, non professata apertamente: è un rivolo sotto traccia che penetra nel pensiero comune. È il frutto di una presunzione che trova nella morte la sconfessione radicale e quindi ha bisogno di costruirsi un percorso che vada oltre. Temo che cinque milioni di dollari non bastino.

Significativo momento di collaborazione quello realizzato da diverse realtà che fanno capo alla Valle Camonica. Grazie alla collaborazione tra Fondazione Camunitas, giornalisti della Valle Camonica, accademia “Arte e Vita” di Breno, il coro Rosa Camuna di Sellero, diretto dal maestro Ferdinando Mottinelli, le suore Dorotee di Cemmo e i Vicari zonali della Valle è stata promossa per la giornata del 15 settembre

l’iniziativa “Dalla terra al cielo. Tempo, violenza, piacere, dono. Preghiera per e con chi vive in Valle Camonica”. Si tratta, appunto, di un incontro di preghiera, che si terrà presso il monastero di San Salvatore di Capo di Ponte con inizio alle 20.30. All’iniziativa sono stati invitati in modo particolare tutti gli abitanti della Valle Camonica, proprio perché l’appuntamento è a loro espressamente dedicato.

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a storia è quella di un do-no che diventa patrimo-nio condiviso per un’in-tera comunità. A Vallio Terme, infatti,

verrà inaugurata il prossimo fine settimana una nuova Via Crucis collocata lungo il percorso che por-ta al santuario della madonna del Mangher.“Le formelle – spiega il parroco don Angelo Pizzato – mi sono state do-nate dall’artista Fabrizi Bresciani, in arte Zefferino, che avevo conosciu-to quando ero curato a Bedizzole.Poiché si tratta di un’opera dal for-te valore religioso ho pensato di do-narla alla comunità. La collocazio-ne presso il santuario consentirà ai pellegrini di praticare quest’opera di devozione prima di arrivare in chiesa”.Così, grazie al lavoro di alcuni par-rocchiani (Marino Michelini, Ga-briele Ferandi, Giuseppe Rigamon-ti, Giovanni Sanca e Sergio Pasini) sono state realizzate delle santelle, dove saranno posizionate le 14 sta-zioni della Via Dolorosa: si tratta di realizzazioni in legno, dotate di un tettuccio e di un vetro a incastro dietro al quale collocare le formel-le in terracotta. Su ognuna delle santelle, inoltre, sarà presente anche il ricordo dei defunti delle famiglie che con la propria offerta hanno contribuito

fessoressa Marta Mai, nella presen-tazione dell’opera di Zefferino, sot-tolinea la sua particolare pregnanza religiosa e conoscenza dei Vangeli, oltre alla sua capacità di cogliere i valori etici sottesi e condivisi da ogni credo.Le celebrazioni inizieranno saba-to 8 settembre, in concomitanza con la festa della Natività di Maria, una processione alle 17.30 lungo la salita che porta al santuario, con l’accompagnamento della banda di Vallio Terme, a cui seguirà la Messa celebrata da mons. Cesare Polvara, provicario generale della diocesi.

a sostenere le spese. In occasione della collocazione è stato realizzato anche un opuscolo sulla nuova Via Crucis, stampato dalla parrocchia e donato a tutte le famiglie di Vallio Terme, all’interno del quale la pro-

Si è aperta a Bagolino la missione gio-vani diretta dai frati francescani della Lombardia. Il programma, animato da fra Davide, fra Gianbattista, fra Massi-mo, fra Carlo e suor Anna (nella foto) è iniziato domenica 2 settembre e si chiuderà domenica 9. Il titolo scelto per la missione è: “La sfida dell’incon-tro: venite e vedrete”. Dopo la celebra-zione iniziale nella chiesa parrocchia-le di San Giorgio c’è stato l’annuncio missionario ai giovani che animano la

vita del parco comunale Pineta con i frati francescani e il gruppo di coor-dinamento composto da giovani di Bagolino. La settimana si svolge con innumerevoli incontri personali nelle case, nelle strade con i giovani invitati a partecipare alla tenda dell’incontro in piazza. Le celebrazioni eucaristi-che si tengono alla sera nella chiesa di San Rocco, riaperta al pubblico do-po 11 anni di chiusura. Dopo la Messa, ogni sera si è fatta una meditazione di

mezz’ora dedicata a San Francesco, per rivivere insieme la vita e il mes-saggio del santo. Non poteva mancare una escursione in montagna con i gio-vani e una grande veglia di preghiera in programma per venerdì sera. La conclusione della missione è pre-vista per domenica 9, quando in ora-torio si terrà un grande pranzo di fraternità. Per informazioni è possbi-le contattare don Arturo Viani allo 036599108.

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Domenica 9, alle 10.30, si terrà la benedizione della nuova Via Crucis, insieme alla Messa solenne celebra-ta da mons. Vigilio Mario Olmi, con l’accompagnamento musicale del coro “La Valle”.“Ho colto l’occasione – aggiunge don Angelo – di invitare per la cele-brazione sia gli ex parroci sia i sa-cerdoti che hanno prestato servizio a Vallio Terme”.Nel pomeriggio, infine, alle 16 è pre-vista la recita del S. Rosario e, in conclusione, alle 18, la celebrazio-ne eucaristica celebrata da mons. Marco Alba, cancelliere diocesano.

Da Pistoia a Montemurlo, poi via per il rifugio Gualdo. Aria da monastero al santuario della Madonna del Sasso per la terza tappa; poi ancora Barbiana, dove il priore Lorenzo Milani ha consacrato l’ultima parte della sua vita al ministero “per pochi poveri contadini” facendo scuola ai loro figli. Su questo itinerario – per un totale di 100 km dal 21 al 24 agosto si sono cimentati sette camuni – cinque uomini e due donne – col solo “cavallo di S. Francesco”. “Il nostro passaggio –

racconta don Angelo Chiappa che ha accompagnato il viaggio – ha sorpreso tutti e ci ha permesso di coinvolgere quanti hanno accettato nelle nostre meditazioni serali: tappa per tappa ogni sera, prima del riposo, in un clima di calda preghiera ci siamo avventurati a meditare testi del maestro don Lorenzo per conoscerne contenuti, passioni e sofferenze col proposito di saper trasformare in messaggio di vita per noi la sua testimonianza”. “Alla fine – aggiunge ancora don

Chiappa – Barbiana ci ha accolto nel suo silenzio. Qui io e don Battista Dassa, animatore generoso di questi pellegrinaggi, ci siamo raccolti per celebrare col gruppo una liturgia eucaristica davvero speciale e coinvolgente. Credo che tutti ci siamo proiettati nel tempo in cui qui celebrava il priore”. L’esperienza sicuramente è stata vissuta come analoga agli Esercizi itineranti organizzati da alcuni anni dall’Ufficio diocesano della pastorale del Creato.

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n evento che è stato defi-nito storico. La presenza del vescovo alla Camera del lavoro in occasione dei 120 anni dalla sua

istituzione, riveste in effetti partico-lare importanza nell’evoluzione dei rapporti tra la Chiesa e il mondo sin-dacale che fa riferimento alla sinistra come area politica. Così, quando mar-tedì il Vescovo si è trovato sul palco degli invitati – non era mai successo nei 120 anni di vita della Camera del lavoro – presso la sede di via Folo-nari, è stato accolto dalle parole del segretario generale Damiano Gallet-ti che ha elogiato le recenti visite di mons. Monari ai lavoratori delle fab-briche in crisi e il suo invito alla non rassegnazione. Il ricordo delle antiche contrapposizioni tra mondo ecclesia-le e Camera del lavoro, ma anche del-le contaminazioni e della vicinanza su alcuni temi dell’attenzione al mondo del lavoro, passa nel suo intervento fino all’apprezzamento della lettera pastorale sui migranti, definita “un atto di apertura e coraggio”, e al ri-conoscimento del comune impegno in questo campo, pur se su posizioni molte volte divergenti, con l’Ufficio

migranti. Dopo le parole dei delegati dei diversi settori in cui si articola il sindacato, nei quali sono stati tocca-ti i temi legati al mondo bancario e scolastico, edile e pensionistico, sen-za dimenticare situazioni particolari come quella della cartiera di Toscola-no Maderno, è venuto poi il momen-to dell’intervento del Vescovo, che si ferma su molti punti significativi. Afferma subito che la missione della Chiesa non si esaurisce all’interno del-la cerchia dei fedeli, ma è chiamata a condividere – per usare un’espressio-ne conciliare – le gioie, le speranze, le attese e le angosce di tutti gli uomini. Ricorda, con la lettura della parabo-la, che gli uomini sono affidati gli uni agli altri e il rapporto con Dio si gio-ca nel rapporto con l’altro (“Ogni vol-ta che l’avete fatto ad uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”). Illustra in seguito con chiarez-

za la sfida di contemperare la fedeltà ai princìpi con la comprensione del-le situazioni concrete. Indicando una possibile strada per il futuro si sof-ferma sulla necessità imprescindibi-le della formazione e della solidarie-tà nella socializzazione, sul bisogno diffuso di competenza e lucidità, di coraggio e sapienza, per fare scelte disinteressate che guardino avanti, per un benessere duraturo. Una pre-cisa disamina della difficile situazio-ne attuale, insomma, che si conclude con un passaggio sugli immigrati e a garanzia dell’impegno del Centro mi-granti, secondo un proprio stile di dia-logo e condivisione. Di fronte ha un pubblico attento, in un’atmosfera di simpatia che sembrerebbe uscita dal-la penna di Guareschi. Infine il saluto e l’augurio: “Voi consacrate la vostra vita ai lavoratori, che Dio vi conservi questa passione”.

La Compagnia dei custodi delle Sante croci, in vista della festa dell’Esaltazione della Croce il 14 settembre, ha messo in program-ma una serie di inziative di carat-tere religioso e culturale che si terranno tra l’8 e il 14 settembre. Nel corso della conferenza stam-pa di presentazione, il presidente della compagnia Gino Trombi ha illustrato la collaborazione con il conservatorio cittadino Luca Ma-renzio (rappresentato dalla presi-dente Patrizia Vastapane), che si concretizzerà in un concerto pre-visto per giovedì 13 dicembre alle 20.45 all’interno del Duomo Vec-chio, nel quale si esibirà il gruppo vocale de “I solisti del conserva-torio”, sotto la direzione di Silvio Baracco.Un altro momento a forte caratte-rizzazione culturale sarà, sempre nella giornata di giovedì 13, la con-ferenza di mons. Ivo Panteghini, cappellano della Compagnia, che si terrà nel salone “Madonna della strada” alle 18.15.Argomento dell’approfondimento sarà l’esposizione di alcune no-vità circa la stauroteca del Teso-ro, per la quale è stata anticipata la scoperta di una non unitarietà stilistica.Per quanto riguarda l’ambito più strettamente religioso, sabato 8 settembre alle 9 si procederà all’esposizione della reliquia della Santa Croce, seguita alle 17 dalla recita dei vespri e della benedizio-ne presso la chiesa di Santa Rita.

Venerdì 14, invece, dopo l’esposi-zione del Tesoro dell Sante Croci in Duomo Nuovo, si terrà alle 16 la Via crucis e alle 18 la Messa solen-ne con la reposizione del Tesoro.In questo stesso periodo è in corso di allestimento il sito della compa-gnia, che si propone di far cono-scere questa realtà nei suoi studi e nelle sue iniziative. Proprio in direzione di una mag-giore conoscenza va anche l’augu-rio del presidente Trombi: “Speria-mo che la cittadinanza possa co-noscere meglio la nostra realtà”.

Continua a non trovare soluzione la questione dell’eventuale localizzazione di un impianto sperimentale per il trattamento delle ceneri prodotte dal termovalorizzatore. Dopo che nei giorni scorsi si era levata la protesta dell’associazione ambientalista Codisa sulla collocazione tra Buffalora e Sant’Eufemia, alla quale erano seguite le prese di posizione del presidente della commissione ambiente

Francesconi e del sindaco Paroli, era stata ipotizzata, sempre all’interno della commisione ambiente, una collocazione in via Codignole nei pressi del termovalorizzatore. Ipotesi questa che ha visto la pronta replica del presidente della circoscrizione sud Giacomo Lini (nella foto), che in un comunicato stampa afferma: “Anche noi non possiamo accogliere quell’impianto. Termovalorizzatore, autostrade,

tangenziali, cromo esavalente, potrei continuare all’infinito. Ma gli ambientalisti dove sono? Agguerriti il giorno 23, ieri d’accordo? Sono in attesa di una risposta: che differenza c’è tra Sant’Eufemia e via Codignole.Vi posso assicurare che ho già ricevuto telefonate dai cittadini che erano preoccupati per la fumata, immaginiamoci adesso con questa notizia. Posso rassicurarli che vigileremo

al tavolo del termovalorizzatore per quanto riguarda le emissioni, e che inconvenienti come quello dell’8 di agosto non si devono più verificare e ci adopereremo in tal senso”. Il riferimento è al guasto patito dall’inceneritore di A2A proprio l’8 agosto, causato dalla mancanza di connessione dell’impianto alla rete di alta tensione, che ha determinato un aumento delle emissioni di sostanze inquinanti nell’aria.

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Sembrava una cosa da niente, così leggera da essere quasi trasparente. E proprio questa trasparenza è costata cara, arrivando a conseguenze impreviste. Stiamo parlando delle buste utilizzate per contenere gli elaborati del concorso per i nuovi dirigenti scolastici in Lombardia, talmente leggere e sottili da permettere “in teoria” la lettura in controluce del nome del candidato, compromettendo così l’anonimato e l’imparzialità nella valutazione delle prove. Questi

almeno sono i presupposti del ricorso avanzato presso il Tar della Lombardia, che il 18 luglio scorso aveva disposto la sospensione del concorso, con buona pace dei 355 insegnanti vincitori. Da quel momento la vicenda si è ulteriormente complicata, poiché il Consiglio di Stato, tramite il presidente Giancarlo Coraggio, all’inizio di agosto, aveva revocato temporaneamente la sentenza del Tar, riservandosi di pronunciarsi sulla questione il 28 dello stesso

mese. In quella data, però, il consiglio in seduta plenaria ha sostanzialmente compiuto un passo indietro, decidendo per il rinvio della trattazione “nel merito della controversia” al prossimo 20 novembre, ad anno scolastico quindi ampiamente avviato. Per questo motivo, l’Ufficio scolastico regionale, diretto da Giuseppe Colosio (nella foto), ha proceduto nei giorni alla nomina dei dirigenti scolastici reggenti, che si occuperanno temporaneamente

degli istituti scoperti oltre a quelli di propria competenza. Nel bresciano erano risultati vincitori di concorso 48 insegnanti, che vedono così “congelate” le proprie nomine. Sarebbero servite ad intervenire su una situazione già di per sé piuttosto complessa: nella nostra provincia, infatti, a quanto si apprende dalla graduatoria delle reggenze pubblicata d’urgenza il 30 agosto, sono ben 58 gli istituti scolastici senza dirigente. Almeno fino al 20 novembre. (f.u.)

i alza di livello la discus-sione originatasi nei giorni scorsi in merito all’esatto numero di partecipanti al-la mostra di Matisse, che

avrebbe fatto scattare un premio di 300mila euro in favore di Artema-tica, la società che ha organizzato la mostra insieme alla fondazione Brescia Musei. Nel pomeriggio di martedì 4, dopo una lunga riunione, i consiglieri della Fondazione hanno comunicato la decisione di passare alle vie legali affidando “l’incarico all’avvocato Stefano Lojacono, sot-to il profilo penale e all’avvocato Augusto Azzini, sotto quello civile, di esaminare la questione e di valu-tare ogni possibile azione a tutela dell’ente”. Ma andiamo per ordine e ricostruiamo la vicenda. Dopo l’in-terrogazione presentata dal gruppo consiliare del Pd, che chiedeva lu-mi in merito alla questione all’am-ministrazione comunale, è seguita un’escalation che ha visto dapprima

va di aver avuto un contratto di que-sto tipo (cioè che non lo obbligasse a fornire i dati Siae sui biglietti) solo nella nostra città, lasciando intende-re una leggerezza sulla questione da parte bresciana. Lunedì 3 si è quindi tenuto un incontro in Loggia tra lo stesso Brunello, il direttore generale del Comune di Brescia e la Fonda-zione Brescia Musei, incontro che ha avuto esito negativo, come chia-ramente esplicitato in una succes-siva nota: “L’esito dell’incontro non è stato soddisfacente per l’ammini-strazione in quanto non sono emersi elementi a suffragio dei dati a suo tempo presentati circa le effettive presenze ottenute dalla mostra”. Di qui la “ valutazione di ogni inizia-tiva utile ad appurare la verità e di eventuali azioni conseguenti. In proposito è stata inoltrata a cura del Comune una richiesta di verifi-ca presso la Siae rispetto alla auto-dichiarazione a suo tempo prodotta da Artematica”. Tra le azioni intra-

la richiesta di chiarimento da parte del sindaco Paroli il 30 (“Chiedo ad Artematica che con la massima tra-sparenza fornisca tutti gli elementi necessari a fare chiarezza circa le recenti notizie comparse sui gior-nali e riguardanti i dati relativi alla mostra su Matisse”. Il motivo del contendere riguarda l’esatta consistenza del numero di biglietti omaggio, che avrebbe fat-to superare la soglia dei 230mila bi-glietti previsti per il premio. Proprio in merito alla questione, l’ammini-stratore delegato di Artematica An-drea Brunello aveva rilasciato alla “Tribuna di Treviso” in cui afferma-

prese, come detto, ecco quindi la richiesta di nuove carte da parte dei legali, mentre si moltiplicano le proteste sui social network contro l’amministrazione, proteste che a quanto sembra sbarcheranno anche in sedi istituzionali. A questo proposito, al momento di andare in stampa, proprio il grup-po consiliare del Pd in Loggia sta tenendo una conferenza stampa sull’argomento che aveva per pri-mo sollevato.

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rovare un giusto equi-librio fra l’attività lavo-rativa e quella familiare, soprattutto per le donne, è uno dei maggiori pro-

blemi che si pone chi è chiamato a gestire questo aspetto della quotidia-nità, dalle istituzioni ai datori di lavo-ro, soprattutto privati. Per sostenere le politiche di conciliazione famiglia-lavoro la nostra Regione ha assegna-to nel 2011 all’Asl di Brescia un fondo specifico, che, per individuare meglio gli interventi da finanziare, ha istituito un tavolo di lavoro che ha coinvolto Provincia e Comune di Brescia, oltre ai Distretti socio-sanitari, Camera di commercio e Consigliera di parità. Ne è nato un progetto, denominato Net-Work-Life, presentato nei giorni scorsi dall’assessore ai Tempi, sussi-diarietà e trasparenza del nostro co-mune Claudia Taurisano, affiancata dalla presidente della Cooperativa Agoghè Roberta Moretti e dal respon-sabile comunale del Settore giovani Antonio Moro. “Questo progetto, cui guardiamo come welfare integrato per le aziende che agiscono sul ter-ritorio – ha detto Claudia Taurisano – vuole evidenziare un’attività che va assumendo sempre maggiore impor-tanza con lo scivolamento in costante aumento della classe media verso il basso”. “La Regione Lombardia ci ha assegnato, tramite l’Asl, 40mila euro – ha specificato Antonio Moro – che saranno messi a disposizione, ad ini-ziare dalla metà di settembre circa, di chi aderirà alle azioni che verran-no poste in essere per raggiungere gli scopi prefissati”. “Il progetto nasce

abbiamo previsto, in un apposito spa-zio in via Paolo Veronese in città, di fornire, sia agli associati sia a chi ne volesse usufruire, aziende o singoli, un servizio di accoglienza al mattino, variamente articolato, per i piccoli da zero a sei anni e nel pomeriggio per i giovani dai sei ai 14, anche nei periodi di chiusura delle scuole”. Tutto que-sto tramite accordi con le imprese, che si faranno carico di una quota di adesione per ogni soggetto, chiamato anch’esso a contribuire. Più famiglie aderiranno, più basso sarà il loro con-tributo. È una strada, è stato sottoline-ato da più parti, per diffondere all’in-terno delle piccole e medie imprese una cultura più flessibile e responsa-bile, le cui ricadute non possono che essere positive, in quanto ne giove-

all’interno del consorzio di coopera-tive ‘Mete’ – ha spiegato Roberta Mo-retti – cui aderiscono, con circa 300 soci, due coop di produzione lavoro, la Opus servizi e la Coop Facchini, as-sieme a due coop sociali, Amicidue e Agoghé, questa capofila del progetto. Abbiamo distribuito un questionario alle aziende e ne è scaturito che il problema principale è la gestione dei figli – ha continuato Moretti – per cui

Torna a settembre uno degli even-ti più importanti dedicati al verde e al giardinaggio. La nuova edi-zione di Fiorinsieme, organizza-ta dall’Associazione florovivaisti bresciani e dal Comune di Brescia che si terrà dal 15 al 23 settembre si intitola “Meetings in the green”: incontri ed eventi nel verde con la splendida cornice di piazza Duo-mo, che come nel corso delle pas-sate edizioni, si vestirà di verde

con oltre 1200 mq di giardino. Una delle più belle piazze d’Italia verràtrasformata in un grande giardino offrendo al visitatore una visuale particolare data dal binomio di ele-menti urbani e elementi naturali, geometrie e colori a fare da sceno-grafia con vasche acquatiche, fio-riere con arbusti ornamentali, gra-minacee, piante perenni, un’area gioco per bambini e un palco che ospiterà incontri ed eventi. Nei

due week-end di settembre si ter-ranno all’interno dell’area verde incontri e seminari specifici legati al mantenimento del verde privato per avvicinare i cittadini alla cul-tura del verde. Tra gli argomenti trattati la col-tivazione della rosa, l’orticoltura domestica, tecniche di potatura, utilizzo delle piante aromatiche e molto altro ancora. Ad arricchire l’evento anche una mostra mer-

cato di piante e fiori che si terrà il 15, 16, 22 e 23 settembre dalle 10 alle 19. L’Associazione florovivaisti bre-sciani con Fiorinsieme pone l’obiettivo di diffondere una cor-retta conoscenza e cultura dell’am-biente che troppo spesso oggi vie-ne a mancare, ma che forse neces-sita di maggior attenzione. Tutti i dettagli relativi agli incontri sul sito web www.florovivaistibs.it.

rebbero molti aspetti del rapporto azienda/lavoratore. Ogni informazio-ne presso il Comune, Settore giovani, tel. 0302978919 o presso il consorzio Mete, in via Luigi Gussalli 13 in città, tel. 0302185202 ed a breve anche sul suo sito www.consorziomete.it.

In attesa delle iniziative ufficiali della città (da tempo si va dicendo di una possibile presenza del presidente Napolitano) il 4 settembre scorso è stata “Partecipazione & identità”, l’associazione di cultura politica dedicata alla sua figura, a ricordare Mino Martinazzoli a un anno dalla morte. Lo ha fatto con una Santa Messa celebrata nella chiesa di Santa Maria del Carmine, con un intervento di Pierluigi Castegnetti e con la

presentazione di una borsa di studio dedicata alla figura del politico scomparso. Un primo significativo tributo alla figura e all’opera di Mino Martinazzoli era però giunto nelle scorse settimane da Paolo Corsini che ha dato alle stampe il libro “Mino Martinazzoli. Valore e limite della politica. Scritti e discorsi”. Nell’opera, edita dalla Cittadella di Assisi, Corsini mette a frutto la singolarissima vicinanza personale con Martinazzoli per

farne emergere la sua lezione etico-politica. Nella sua nuova fatica letteraria Paolo Corsini ha scelto di affiancare ad alcune considerazioni personali frutto dell’amicizia e degli anni di comune impegno amministrativo (fu infatti vicesindaco negli anni in cui Martinazzoli guidò Palazzo Loggia) una serie di scritti e di discorsi che fanno risaltare in tutta la sua portata l’idea “martinazzoliana” della politica e

la lettura, appunto, dei suoi limiti e dei suoi valori. Una rassegna di nove tra scritti e discorsi, quella voluta da Paolo Corsini quale ideale tributo personale alla figura di Martinazzoli, che a un anno di distanza dalla morte mettono in risalto la sua straordinaria lucidità di lettura di un mondo che, insieme a tante soddisfazioni, non ha mancato di riservare al politico morto il 4 settembre dello scorso anno, anche molte amarezze.

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lla fine ci si è messa an-che la pioggia. Piove su un’edizione della Fiera iniziata tra molti cam-biamenti rispetto al for-

mato tradizionale e qualche polemi-ca sulla direzione imboccata dalla manifestazione. Ad accendere la discussione nei mesi scorsi, infatti, era stata la decisione, da parte dell’amministrazione comu-nale, di rinunciare all’ambito zootec-nico non impiantando la tradiziona-le esposizione bovina. La decisione, presa nell’ottica di contenimento dei costi, aveva sollevato da più parti l’os-servazione che, in questo modo, la fiera avrebbe ancor più abdicato alla propria caratterizzazione settoriale.E, in effetti, questo salta all’occhio passeggiando per la piazza e i giardi-ni, specialmente se si va con la me-moria alle edizioni degli anni passa-ti: se molti sono rimasti i visitatori che hanno affollato lo spazio fieristi-co non appena la pioggia, domenica

nifestazioni più grandi e in grado di richiamare maggior pubblico e quin-di maggiori contatti: in questo senso Orzinuovi rimane “schiacciata” dal-le manifestazioni fieristiche di Mon-tichiari e Cremona, giusto per citare le due geograficamente più prossime, che riescono ad esercitare una mag-giore attrattiva per i lavoratori e le aziende del settore. A fronte del ridimensionamento del-la componente agricola, sembrano crescere altre presenze, come quella di aziende legate a settori in crescita come quello legato alle energie rin-novabili (e in questo senso Orzinuovi può vantare sul proprio territorio un vero e proprio punto di riferimento per quanto riguarda la cogenerazio-ne e gli impianti a biogas). Ampio spazio, inoltre, è stato riserva-to alle eccellenze agroalimentari del territorio, per esempio con il mercato agricolo organizzato da Coldiretti, e più in generale ad altre realtà produt-tive e commerciali, ma anche quelle

pomeriggio ha concesso una tregua, evidente è la progressiva scomparsa di espositori prettamente agricoli. Di trattori se ne contano sempre me-no, così come vanno progressivamen-te dirandandosi aratri, seminatrici e altri attrezzi agricoli. La defezione ha riguardato dappri-ma gli espositori che venivano da più lontano, ma anche i locali hanno in molti casi ridotto gli spazi espositivi. Del resto parlando con gli addetti ai lavori la tendenza emergente è chiara e in qualche modo quasi obbligata: in periodi di ristrettezze come quello at-tuale, si concentrano gli sforzi su ma-

La crisi economica che sembra non conoscere fine mette a dura prova le famiglie, specie quelle che non dispongono di una casa di proprietà: per questo gli enti locali corrono ai ripari cercando di istituire iniziative in grado di alleggerire il pesante fardello delle spese mensili. Anche a Montichiari, grazie al Fondo affitti istituito dalla Regione Lombardia, ci sono buone notizie per i più bisognosi ed in particolare per coloro che vivono in appartamenti in locazione. Il Comune, infatti,

ha emanato un bando apposito finalizzato all’integrazione del canone d’affitto di quei nuclei con disagio economico acuto. Sono previste le corresponsioni di contributi integrativi per il pagamento di tali spese mensili dovute dai conduttori ai proprietari degli immobili. Naturalmente non tutti possono partecipare e per questo sono stati individuati dei criteri selettivi tra i quali il possesso di un reddito Isee massimo di 4000 euro; sarà data la priorità di

erogazione dei contributi ai soggetti che possiedono un reddito Isee fino a 3500 euro. “Il Fondo affitti – afferma l’assessore ai Servizi sociali Gianluca Imperadori – è un utile strumento per alleviare i disagi degli affittuari: come Comune siamo impegnati per aiutare le famiglie e cercheremo, limitatamente alle risorse disponibili, di continuare su questa falsariga. Ricordo, tuttavia, che per effetto delle minori risorse disponibili per il Fondo affitti non è più possibile garantire, come per il

passato, un contributo adeguato a tutti i richiedenti ed è stato, quindi, necessario limitare l’accesso a tale servizio alla sola fascia sociale più debole”. Per visionare il bando di partecipazione e ricevere ulteriori informazioni è a disposizione l’ufficio Servizi sociali del Comune ubicato al piano terra della sede municipale; telefono 030/9656304 oppure 030/9656305. Ulteriori ragguagli si possono ottenere consultando il sito internet www.montichiari.it. (f.m.)

Fa discutere il progetto del Comu-ne di Trenzano di collocare in lo-calità Barbaresca un impianto fo-tovoltaico a terra della superficie di 100mila mq, in grado di produr-re 6.5 megawatt, specialmente per l’aspetto riguardante l’occupazio-ne di suolo che potrebbe essere de-stinato all’agricoltura. Chiara l’op-posizione dei movimenti ambien-talisti del territorio: “I circoli di Legambiente Bassa Bresciana ed il movimento ambientalista della Bassa Ovest Bresciano – si legge in una nota diffusa nei giorni scorsi – chiedono alla Provincia di Bre-scia di non autorizzare il progetto in ossequio alla necessità assolu-ta di tutelare il suolo agricolo ed il paesaggio, così come contemplato nei principi fondamentali del Pia-

no territoriale di coordinamento provinciale. Ribadiamo il nostro convinto consenso al fotovoltai-co su tetti e strutture esistenti e la nostra netta contrarietà al foto-voltaico sui terreni coltivati il cui unico fine deve essere quello della produzione di cibo di qualità e de-stinazioni esclusivamente di tipo agricolo”. Un’opposizione che dal-le parole promette di trasferirsi an-che nelle sedi istituzionali: “Come Legambiente regionale – si legge ancora – stiamo valutando la pos-sibilità di ricorso giurisdizionale avanti al Tar così come ammesso dalla legge e di adottare qualsiasi altra iniziativa al fine di salvaguar-dare un’area agricola di immenso valore per la popolazione di Tren-zano e di tutta la Bassa bresciana”.

inerenti il mondo del sociale e della solidarietà. Senza dimenticare le oc-casioni di approfondimento come il convegno organizzato ogni anno da Confartigianato su temi di attualità. Ed è forse questa la caratteristica che rimane più salda: quella cioè di costituire uno spazio e un momento riconosciuti di espressione e, perché no, anche di autorappresentazione del territorio, l’occasione in qualche modo di fare il punto della situazione sulla multiforme realtà della Bassa.

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a una parte la crisi eco-nomica che inevitabil-mente attanaglia anche esistenza e sviluppo delle locali realtà as-

sociative di solidarietà, dall’altra l’incessante calo di persone attiva-mente impegnate nel volontariato e in campo sociale.In mezzo ci sta il Gruppo volontari 118 di Pontoglio che, nonostante la sua attuale situazione associa-tiva sia tutt’altro che florida, ben reagisce al difficile momento e si ingegna e distingue per lo spirito di iniziativa e intraprendenza che lo anima.“Sicuramente non navighiamo nell’oro – hanno espresso dal so-dalizio, anche se il nostro vero problema attualmente è il nume-ro esiguo di volontari disponibi-li a coprire i turni e puntiamo in vari modi di arruolarne dei nuovi per poter continuare a offrire al nostro bel paesello il servizio 118 che fino ad oggi siamo riusciti ad assicurare”.Da qui è nata l’idea di organizzare un corso di primo soccorso della durata di 40 ore (suddivise appros-simativamente in 12 incontri sera-li con inizio in ottobre-novembre alle 20.30 circa), totalmente gra-tuito, aperto a tutti e gestito da qualificati istruttori 118, medici e infermieri impiegati nel soccorso

sanitario. Durante la prima serata saranno esposti tutti gli step per poter essere abilitati come soccor-ritore, mentre a fine percorso sarà rilasciato un attestato di frequenza ai partecipanti. Le ultime due lezioni saranno inol-tre dedicate al mondo dei bambini

(mini corso primo soccorso pedia-trico) e sarà possibile partecipare, pur non avendo frequentato gli in-contri precedenti.“Confidiamo – hanno aggiunto fi-duciosi i volontari pontogliesi – che qualcuno a fine corso si mostri interessato ad aderire al nostro gruppo e inizi a prestare servizio salendo in ambulanza insieme a noi, appassionandosi sempre più al volontariato”.Fondato nel 1978 per sopperire alla mancanza di un servizio di trasporto per infermi e bisognosi, nel 1992 il gruppo con sede in via Orizio aderisce al servizio Areu (Azienza regionale emergenze e urgenze) e varie sono le attività svolte a cadenza annuale, oltre al corso. Tra di esse si possono ricordare la castagnata dei nonni il primo novembre presso la sede, oppure la distribuzione gratuita dei ca-lendari nel mese di dicembre e, sempre nello stesso periodo, la raccolta fondi nella giornata “pro-ambulanza”. Per qualsiasi chiarimento o infor-mazione è possibile comunque chiamare in sede allo 030/737033 (dalle 20 alle 24), ai cellulari 3489502604 (Maria Ferrari) - 3488085006 (Davide Raccagni) o scrivere un’e-mail a [email protected].

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La convivenza pacifica tra culture diverse è possibile. Parole che si leggono un po’ ovunque, ma i fatti sono quelli che contano. A Chiari, non una metropoli cosmopolita con vocazione alla “multiculturalita”, ma una città che, con un importante e significativo gesto, ha dato prova di rispettare e accogliere, credo incluso, chi proviene da oltre confine. Jirlea Ion, 32 anni, di origine moldava, sacerdote cristiano ortodosso che da nove anni vive nella cittadina, tempo fa chiese alla

parrocchia la disponibilità di un luogo sacro dove poter celebrare la Messa. Nulla in contrario da parte del prevosto mons. Verzeletti. Terminato l’iter burocratico, ecco che la piccola e accogliente chiesetta di San Sebastiano in via Tagliata è diventata luogo di culto per la comunità di cristiani ortodossi che vivono a Chiari. “Noi siamo moldavi – spiega il sacerdote – ma è chiaro che la Messa è aperta a rumeni e ucraini, siamo tutti cristiani ortodossi e

dipendiamo tutti dal Patriarcato di Mosca; il rito che noi officiamo è quello bizantino”. È lui che dal 3 agosto accoglie i fedeli: il sabato alle 16 e la domenica alle 9. Il rito dura circa due ore e prima dell’inizio tre leggii, sui quali sono accuratamente appoggiate tre icone vengono sistemanti in prossimità dell’altare. In quella centrale è rappresentata la Resurrezione, in quella di destra Gesù Cristo, e in quella di sinistra la Madre di Dio. All’ingresso sono disponibili foulard per le donne

che entrano con il capo scoperto. Prima i cristiani ortodossi residenti a Chiari, se avessero voluto partecipare alla Messa, avrebbero dovuto recarsi a Brescia, ma ora non sarà più necessario. Nonostante le celebrazioni siano cominciate da poco, l’affluenza è in crescendo. Padre Jirlea è molto soddisfatto della disponibilità dimostrata e si dice convinto che con il tempo la chiesetta di San Sebastiano richiamerà sempre più fedeli. (c.m.)

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i quel che è passato non resta che un dolce ricor-do e il rimpianto di averlo vissuto per poco: un sof-fio di vita soltanto”. Sono

quelle sue stesse parole a campeggia-re sugli annunci funebri che tappezza-no una Cologne profondamente rat-tristata, all’indomani dell’improvvisa scomparsa dell’autore e alpino Nel-son Cenci, spentosi 93enne alle 3 e mezza di lunedì 3 settembre, nella sua tenuta agricola “La Boscaiola”, dove ormai da anni serenamente viveva e dove martedì sera in un’accoglien-te taverna carica di ricordi ha avu-to luogo la veglia per l’ultimo saluto, prima delle partecipatissime esequie celebrate mercoledì 5 in parrocchiale. Nato a Rimini il 21 febbraio del 1919, si arruolò volontario e dopo un perio-do con la divisione Julia partecipò alla guerra d’occupazione in Montenegro e poi partì nel 1942 per la Campagna di Russia con la Tridentina, dove ven-ne decorato con medaglia d’argento al Valor militare sul campo come co-mandante di plotone della 55ª compa-gnia “Vestone”, e fu tra i pochi ufficiali che tornarono “a baita”, grazie anche all’intervento del colognese Lancini che, adagiatolo su una slitta di fortuna perché ferito e con le gambe spezzate a Nikolajewka, riuscì a trarlo in salvo. Terminata la guerra, si laureò in Medi-cina e Chirurgia (specializzandosi in Otorinolaringoiatra), ricoprì incarichi come primario ospedaliero e docen-te all’Università di Varese e, nel 1960, decise di acquistare e ristrutturare una cascina del Seicento proprio a Cologne, dove, affiancato dalla figlie

partecipando a riunioni, conferenze e manifestazioni, senza mai assen-tarsi dalle Adunate delle Penne Ne-re e rapendo coi suoi coloriti ricordi ed empatici discorsi quanti lo ascol-tavano e lo leggevano. Numerosi fu-rono infatti i suoi scritti, ma anche le sue poesie, sulla “naja”, sulla guerra e sulla vita, tra i quali compare anche la sua ultima fatica “...Accanto al ca-mino...”, sfornato lo scorso Natale e in cui passa in rassegna a pennellate la sua intensa vita, quasi un passaggio della stecca da vecio ai giovani, con commozione e dolcezza: una testimo-nianza preziosa di un tempo che fu “quando Patria era pronunciata con rispetto e il Dovere era impegno sa-cro di una gioventù fiera di essere e sentirsi italiana”.

Giuliana e Maria Grazia, scelse di de-dicarsi all’appassionata produzione di vini, coltivando parallelamente “i valori della memoria”. Il medico ed ex ufficiale Cenci, infatti, non solo fu più volte citato nel noto libro “Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern, ma si fece lui stesso portavoce di un’esperienza maturata negli anni e in tempi difficili, raccontando l’orrore della guerra tra i ragazzi nelle scuole,

Dal 9 al 16 settembre, Rovato diven-ta una piccola Mantova della cultura. Mentre nel capoluogo virgiliano va in scena il Festival della letteratura, in Franciacorta ci penserà il “Cool tour 2012”. A organizzare la seconda setti-mana della cultura rovatese è “Liberi libri”, sodalizio nato nel febbraio 2011 e attualmente presieduto da Roberta Maranesi. “Siamo un gruppo di giova-ni – dice la Maranesi –, rovatesi e non solo, che, per interesse e voglia di fa-

re, hanno iniziato a riunirsi e a scam-biarsi idee per arricchire ed innovare il panorama culturale di Rovato, so-prattutto in seguito all’apertura della nuova sede della biblioteca comuna-le che offre ampi spazi da sfruttare per questo scopo”. “Liberi libri”, che durante l’anno supporta la stessa bi-blioteca, ha deciso per quest’anno di regalarsi come evento clou un evento d’eccezione: sabato 15 settembre, alle ore 17 presso il Salone del Pianoforte

del Comune di Rovato, ospite d’ecce-zione del CoolTour 2012, il giornalista Rai Antonio Caprarica converserà con il collega bresciano Fabio Laro-vere e con il pubblico in sala. Capra-rica, di ritorno dalla Londra olimpica, racconterà della sua esperienza come inviato in teatri di guerra prima e nelle maggiori capitali europee poi. “Senti-remo dalle sue parole – dice la Mara-nesi – come un italiano vede i cittadini europei e l’Europa, e come gli italiani

siano visti all’estero, fra luoghi comu-ni e sorprese inaspettate. L’occasione dell’incontro è inoltre quella della pre-sentazione del nuovo libro di Caprari-ca, “Oro, argento e birra. Le Olimpia-di di Londra. I giochi di ieri e di oggi nel Paese che ha inventato lo sport”. Nel corso della settimana tanti altri eventi animeranno Rovato fra musica, cultura e buon vino. Per il calendario completo: www.associazioneliberili-bri.wordpress.com.

È stata inaugurata il 5 settembre presso l’oratorio San Domenico Savio a Calino, la mostra intitolata “Luoghi micaelici”, dedicata alle testimonianze artistiche e ai luoghi dedicati all’arcangelo. La mostra si protrarrà fino al 16 settembre, in occasione della festa patronale in onore di San Michele arcangelo. La mostra è visitabile il venerdì e il sabat dalle 17 alle 23 e la domenica dalle 9.30 alle 12.30 3 dalle 17 alle 23.

Presentata a Villa Baiana in Franciacorta la prima rete “multicanale” italiana. “You chef” propone prodotti food e non food secondo una logica che premia i profili del nuovo consumatore italiano e la qualità, l’eccellenza e la passione etica di aziende che credono profondamente nel Made in Italy. Al progetto aderiscono cinque aziende lombarde, Risolì di Lumezzane, Tenute La Montina di Monticelli Brusati, Tradizioni Padane di Gottolengo, Girzi line di

Boario Terme e il Consorzio Premax di Premana. “You chef” si presenta in tre settori: cucina, all’insegna del cucinare sano, mangiare e bere italiano (anche per chi deve convivere con una dieta senza glutine), bellezza, per coltivare il benessere personale, e moda, per dare libero sfogo alle capacità sartoriali. Per il mercato sono pronti 25 kit. Non solo idee regalo, ma esperienze da provare. Per offire al consumatore attento e consapevole, il valore di una rinnovata cura di sé.

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ontinua la faticosa marcia dei Comuni soci di Mon-tecampione Impianti Spa. (recentemente dichiarata fallita) per tentare di da-

re un futuro all’attività impiantistica della nota stazione camuna. Il falli-mento della Società – dicono i Sin-daci di Artogne, Piancamuno, Gia-nico, Darfo, cui fanno eco Comunità montana e Bim di Vallecamonica – non può mettere in ginocchio l’eco-nomia di 150 famiglie e tante attività ad esse correlate, un tessuto sociale ed economico, un sistema occupa-zionale che è cresciuto in 40 anni di attività. Ma mercoledì 29 agosto è arrivato un altro stop sulla faticosa strada del rilancio di Montecampio-ne: infatti, è tramontata, almeno per ora, l’idea di creare una fondazione che prevede il rastrellamento di 1,5 milioni di euro sul mercato (cioè: proprietari di seconde case di Mon-tecampione, in tutto circa 2.600) ed altrettanti 1,5 milioni di euro messi dai Soci pubblici della Società, per un totale complessivo di 3 milioni di euro necessari a ripartire e rilancia-re il comprensorio sciistico. Infatti, il Consorzio Montecampione, al quale

aderiscono per statuto tutti i proprie-tari di case, ha dichiarato l’impossibi-lità a convocare un’assemblea straor-dinaria prima di quella annuale che approva il bilancio del Consorzio a gennaio, nella quale discutere e de-liberare l’adesione alla costituenda Fondazione. Ma i soci pubblici hanno dichiarato che la propria parte di ca-pitale verrà versata solo a condizione che ci sia anche analoga parte messa dal privato. Infatti, dopo la rinuncia di Carlo Gervasoni – che ha gestito gli impianti nella scorsa stagione – e dopo i vari tentativi, fra pubblico e privato di trovare una soluzione che consenta almeno di partire con la nuova stagione c’è ancora molta in-certezza. Dunque, nulla di fatto per la Fondazione, almeno fino all’Epifania 2013. Intanto la stagione invernale è alle porte ed ecco dunque la propo-sta di un secondo piano di emergen-

za, che consiste nel dare corpo ad una società cooperativa, alla quale dovranno aderire esercenti, com-mercianti, professionisti (maestri di sci soprattutto) di Montecampione tramite la quale chiedere al Tribuna-le l’affitto degli impianti per la pros-sima stagione invernale. Il primo a credere che una soluzione si possa e si debba trovare è il primo cittadi-no di Artogne, Gianpietro Cesari, che dopo il provvisorio accantonamento della Fondazione e del rilancio con denaro fresco, per ora sta lavorando sott’acqua nel tentativo di comporre questa cordata. A giorni ci sarà un nuovo incontro per verificare se la strada è percorribile e se c’è la volon-tà degli attori coinvolti direttamente nella stagione invernale di diventare essi stessi attori primari. Il problema oggi è il tempo: ma tutti concordano che la stagione deve ripartire.

Sono due i principali cantieri Anas riguardanti l’Alta Valle Camonica: il primo è quello del tratto di su-perstrada che eviterà l’attraversa-mento di Capo di Ponte, Scianica di Sellero, Cedegolo, e Demo di Berzo. Il secondo cantiere è rela-tivo alla galleria nei pressi di Cor-teno, lungo la strada che sale verso il passo Aprica. Ebbene, fino alla primavera scorsa i responsabili dei lavori avevano confermato a più riprese che il primo sarebbe stato chiuso entro Natale, mentre il se-condo avrebbe tagliato il traguar-do prima dell’autunno. Così non sarà, perchè nel frattempo sono venuti avanti problemi di vario ge-nere che hanno causato una serie di ritardi piuttosto significativi. Va detto che la parte più impegnativa dei lavori, cioè lo scavo dei tunnel, è terminata. I problemi riguardano le opere di completamento, che ammontano a svariate decine di milioni di euro. Sono stati portati a termine, ad esempio, gli interventi per il mini-tunnel di emergenza e di fuga; si lavora ai condotti per le ac-que, mentre si attende ancora per il sistema di evacuazione dei fumi. A Capo di Ponte-Sellero la ditta Collini, che ha realizzato le opere principali, doveva passare la mano ai trentini della Oberosler prima della chiusura ferragostana; inve-ce si parla ora di fine settembre o addirittura ottobre, il che vuol dire che si può azzardare l’estate 2013 come data possibile. Inoltre i lavori secondari di raccordo con

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l’attuale tracciato comporteranno disagi per gli utenti, con l’istituzio-ne momentanea di semafori, come quello “record” di Corteno-Galle-no: circa tre minuti alla volta per oltre mezzo chilometro di senso unico alternato. C’è da demolire un ampio costone roccioso per far po-sto ad una corsia di decelerazione. Si è deciso di non procedere con i lavori anche in orario notturno onde ridurre i disagi acustici, ma ciò comporta ulteriori lungaggini. Anche qui non si finirà certo entro settembre. (g.c.)

Poschiavo, nell’omonima valle svizzera, ospita dal 5 all’8 settembre la “Settimana alpina”, evento organizzato dalla presidenza della Convenzione delle Alpi, che tratterà l’argomento generale “Alpi rinnovabili”, con discussione di vari temi sul futuro dell’area alpina in particolare per i giovani. L’evento prevede lo svolgimento di varie attività quali seminari, relazioni, mostre ed escursioni ed in particolare nel pomeriggio di giovedì 6 settembre

dalle 14 alle 16 l’Università della Montagna di Edolo è chiamata a relazionare sul tema: “I giovani nelle Alpi: formazione e innovazione per reinterpretare la tradizione e promuovere lo sviluppo sostenibile delle montagne”. La sessione prevede la relazione iniziale introduttiva sullo stato dell’arte in termini di offerta formativa nazionale ed europea finalizzata a dare ai giovani strumenti conoscitivi adeguati al contesto montano e sulle relative

ricadute concrete per il territorio. La tavola rotonda sul tema, partendo da ciò che emergerà dalla prima parte della sessione, è l’occasione di approfondimento e di confronto per arrivare alla redazione di un documento di sintesi e di proposta che verrà trasmesso alle principali istituzioni nazionali che si occupano di montagna, nonché agli organi della Convenzione delle Alpi. Tra gli argomenti trattati dall’incontro internazionale, dove

l’Università di Edolo ha un ruolo fondamentale, vi sono i temi legati alle piccole Scuole di montagna, ma anche la coesistenza con l’orso bruno, la mobilità nelle Alpi, il bene comune rappresentato dalla ricerca scientifica alpina, gli eco-edifici, l’inquinamento luminoso nei paesi alpini, l’immigrazione, l’alpinismo, le terre agricole alpine, per concludere dando una risposta ad un quesito fondamentale: “Quanto rinnovabili sono le Alpi? (f.g.)

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ono circa 150 gli impianti idroelettrici, fra grandi e piccoli, oggi in funzione in Valle Camonica. Non po-chi. Tuttavia, negli ultimi

tre anni la Provincia di Brescia ha rilasciato un’impressionante raffica di ulteriori concessioni a soggetti pri-vati, circa 150 in tutto. Società priva-te investono in derivazioni e capta-zioni allo scopo di produrre energia elettrica, versando del denaro allo Stato, mentre agli enti locali della Valle rimane ben poco. Tuttavia, ac-canto alla percezione di una sorta di “esproprio” di una fondamentale ri-sorsa del territorio, c’è da considera-re il montare delle perplessità circa i criteri con cui in Broletto si procede alle concessioni. Il caso “clou” (di cui parliamo più diffusamente nel taglio alto della pagina) è quello di Corteno Golgi, dove è stata autorizzata una centralina che sfrutterà le acque del torrente Sant’Antonio nel bel mez-zo della riserva naturale delle Valli

In questi giorni Anna Bonettini ha letteralmente gettato un grido d’allarme per il fatto che la Provincia di Brescia ha concesso l’autorizzazione unica per la derivazione idroelettrica del torrente Sant’Antonio (nella foto) nel Comune di Corteno Golgi. Nonostante il Piano di riserva naturale delle Valli di Sant’Antonio vieti esplicitamente di mettere in atto derivazioni idroelettriche in quella zona, la Provincia ha rilasciato la concessione di

derivazione a scopo idroelettrico del torrente. Il Comune di Corteno Golgi e la Comunità montana di Valcamonica hanno fatto ricorso al Tsap (Tribunale superiore delle acque pubbliche) di Roma per l’annullamento della concessione. “In qualità di biologa – scrive la Bonettini – ho lavorato tre anni, su incarico del Comune, per la gestione scientifica e la valorizzazione della Riserva naturale delle Valli di Sant’Antonio. I torrenti ‘Brandèt’, Campovecchio e Sant’Antonio

sono tre corsi d’acqua di straordinaria rilevanza ambientale e paesaggistica, gli unici ad aver conservato un così elevato livello di naturalità in tutta la provincia di Brescia e, forse, in tutto il contesto regionale. Tutelate anche dall’Unione europea come Siti di importanza comunitaria, la Valli di Sant’Antonio sono un simbolo della natura, conosciute da migliaia di escursionisti per la loro spettacolarità e per la suggestione

che cagionano in chi percorre i sentieri che si snodano al loro fianco lungo la salita delle valli”. La biologa, nel diramare il suo grido d’allarme agli operatori della comunicazione, aggiunge: “Vi mando queste righe urgenti per conoscenza: i lavori potrebbero cominciare in questi giorni, prima che il Tribunale sospenda la concessione”. Il sindaco Martino Martinotta parla inoltre di una decisione che ritiene una vera e propria forzatura. (e.g.)

ci credevano, fin quando sul posto la società concessionaria ha manda-to i tecnici per i rilievi e per defini-re l’area di cantiere; di lì la reazione con minaccia di ricorsi e quant’altro. Certo, non sempre anche i Comuni appaiono così decisi e limpidi, ve-dasi il caso di poche settimane fa di due centraline in via di costruzione in territorio di Edolo. Un comitato di 140 cittadini si è detto contrario ad ogni captazione del torrente Mo-ia, che attraversa la frazione di Mù e supporta l’acquedotto, nonché alla creazione di strutture di produzione idroelettrica nella zona sud di Edolo troppo vicine all’abitato. Evidentemente il business fa gola. In effetti chi di centrali in loco ne ha già, se le tiene ben strette e le rinnova e aggiorna con investimen-ti cospicui. È il caso, per esempio, dell’impianto di Forno Allione, co-struito nel 1917 e reinaugurato a luglio da Enel Green Power dopo interventi per sei milioni di euro.

di Sant’Antonio, il cui regolamento sancito dalla Regione Lombardia nel 1990 recita esplicitamente che è fat-to divieto proprio di utilizzare le ac-que per centrali, sia pure di energia pulita e rinnovabile. In Comune non

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n fiume assediato da ben 1631 scarichi: è questa l’immagine del Mella e affluenti in Valtrompia che esce

dalla indagine portata a termine dalla Comunità montana. L’attività di censimento, coordi-nata da Arpa Lombardia e opera-tivamente in Comunità montana dai funzionari Fabrizio Veronesi e Roberto Mondinelli, è stata svolta dalle squadre di volontari che vi avevano dato adesione: gruppi an-tincendio con l’aggiunta dell’Anuu (l’associazione cacciatori degli uc-celli migratori) di Concesio ed il moto club di Nave. Con abbiglia-mento ad alta visibilità e contras-segni Comunità montana, in mano la mappatura degli scarichi già cen-siti realizzata dalla Comunità mon-tana e Provincia di Brescia, hanno setacciato le sponde: gli scarichi sono stati fotografati e georeferen-ziati su scheda realizzata da Arpa Lombardia. Si tratta solo di un cen-simento, senza nessun risvolto di tipo sanzionatorio. Ne hanno così censiti, fotografati e schedati, co-me detto, ben 1631 su un percorso complessivo di 96 km, dal Gambi-dolo a S.Colombano, fino al Canno-ne di Bovezzo, dei quali 40 relativi all’asta principale del Mella, 43 chi-lometri sugli affluenti ed i restanti 13 chilometri sul bacino del Garza. Facendo la media, sono uno ogni 59 metri. Numeri impressionanti: nel dettaglio gli scarichi mappati sono 664 sul Mella, 648 sugli affluenti e 319 sul bacino del Garza. Visti sul

a Marcheno. Ma c’è subito da anno-tare che di fatto fino a Marcheno si tratta di scarichi civili, per lo più con fossa biologica a monte: non per nulla sotto il Ponte di Marche-no fino a Inzino proliferano anco-ra i popolari verù (vairone), barbo e boga e non mancano grosse tro-te fario. Poi oltre Gardone il fiume va morendo: ci sono gli scarichi in-dustriali con inquinamento chimi-co. Ora di ogni scarico si sa prati-camente tutto per quanto riguarda dislocazione e caratteristiche.Ma i numeri fanno tremare pensan-do ai costi per riportarli nel collet-tore fognario di valle, già pronto da Brozzo a Concesio con investi-mento fatto (ricordiamo) di circa 25 milioni e con lavori non lontani

“Geoportale Valletrompia”, dove sono già inseriti nelle cartografie digitali generali dei singoli Comuni corredati (basta un clic) da relative limpid immagini, sembrano tanti piccoli semafori rossi sulla spon-da del fiume che si infittiscono nei tratti abitati fino a diventare riga continua: e un colpo d’occhio su-perficiale sembra mettere sul tavo-lo degli imputati più paesi da Collio

L’associazione dilettantistica cultu-rale Lumeventi organizza per dome-nica 9 settembre il 12° trofeo “Città di Lumezzane”, coppa d’oro Avis-coppa Pam, il campionato italiano assoluto di regolarità classica per auto storiche. Due sono le novità più rilevanti per la manifestazione: la prima, e la più importante, è la modifica del nome da “Trofeo Lu-mezzane” a “Città di Lumezzane”. La seconda invece riguarda il tracciato

della gara: dopo la tradizionale par-tenza da piazza Portegaia alle 8.31, i concorrenti raggiungeranno il pas-so del Cavallo per scendere in Valle Sabbia ed arrivare al porto di Porte-se. Da Portese una lunga cavalcata, con un bel passaggio nel parco del Monte Netto, per arrivare all’auto-dromo di Franciacorta. Ripresa nel pomeriggio tra i vigneti della Fran-ciacorta con passerella sul lungo-lago di Iseo e salita panoramica a

Polaveno per scendere a Gussago. L’ultimo settore vedrà i concorren-ti dirigersi verso Brescia città per la salita sulla Maddalena con discesa a Muratello di Nave. L’arrivo in Piazza Portegaia è previsto verso le 16.15; circa due ore dopo l’arrivo dell’ulti-mo concorrente si terrà la cerimonia per le premiazioni nel Teatro Astra di Sant’Apollonio. Dopo l’arrivo e prima delle premiazioni, buffet per i concorrenti nel salone dell’oratorio.

per il tratto Lumezzane-Sarezzo per altri 8,6 milioni. Ed intanto c’è un termine tassativo, il 2027, per sal-vare il fiume Mella: lo ha imposto l’Unione europea con una direttiva a salvaguardia delle acque, e (ag-giungiamo) della qualità della vita.

Si apre venerdì 7 settembre la “Festa del benessere” organizzata da diverse associazioni presso l’area verde di Villa Glisenti. Una manifestazione nata nel 2009 a Concesio per volontà delle associazioni Consé e Pranic Healing, quindi giunta tramite il consigliere Stefano Colosio presso la struttura di Villa Carcina col sostegno congiunto degli Assessorati a Servizi sociali e Cultura. “Si tratta – dice Loretta Fattori, presidente di Consé – di una manifestazione

unica per la varietà delle proposte curate dalle associazioni. Una tre giorni che è passerella di un lavoro portato avanti da una decina d’anni nell’ambito del benessere della persona, spaziando da scuola di naturopatia, accompagnamento alla genitorialità, sostegno ad anziani e malati terminali e lavori in sintonia anche con la medicina tradizionale”. “Quel che più ci dà soddisfazione – aggiunge la coordinatrice dell’evento, Francesca Bianchetti – è vedere la sinergia che si crea tra le

diverse associazioni che preparano la festa, consentendo di far conoscere attività che normalmente non avrebbero sfogo nella società”. Pranic Healing, shiatsu, kinesiologia, medicina tradizionale cinese, campane tibetane e cromoterapia: queste alcune delle discipline per le quali verranno messi in opera trattamenti dimostrativi (5 euro per ciascuno), che nei tre giorni della “Festa del benessere” si accompagneranno anche a convegni e dibattiti con

esperti terapeuti e medici. “Inoltre – chiude l’assessore ai Servizi sociali, Moris Cadei –, come ogni anno parte del ricavato andrà a un’associazione del territorio: e dopo Volontariato Villa e l’Autolettiga Avis, ora la scelta è ricaduta su Abe & Friends, nata sui campi di calcio Csi per fare dello sport un veicolo sociale con cui promuovere la conoscenza e sostenere il reparto di Onco-ematologia pediatrica dell’ospedale Civile di Brescia”. (a.a.)

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opo che in estate pure il Ministero ha dato l’an-nuncio ufficiale del rico-noscimento dop al No-strano Valtrompia, ecco

quest’eccellenza gastronomica trium-plina presentarsi in tutte le sue sfac-cettature, ma con ampi margini di crescita. Una filiera produttiva che può contare su 25 aziende sparse per la Valle e una produzione quantitativa di 1000 chilogrammi annui. Un mar-chio Dop che ha significato tanto per una Valle nella quale l’agricoltura ne-gli ultimi anni ha dovuto lottare stre-nuamente per non soccombere ai processi di industrializzazione e che può contare su 400 imprese agricole, di cui 215 impegnate nella produzio-ne di latte e con un monte capi bovi-ni allevati di 2.500 unità (1.600 vac-che). Di qui una produzione annua di 52mila quintali di latte (circa il 25% del totale), che portano ai 1000 chili di formaggio annui distribuiti – come detto – su 25 produttori. Anche così in Alta Valle l’economia e il turismo si stanno rilanciando, grazie al formag-gio Nostrano Valtrompia, ma ancora c’è molto da fare per rivitalizzare il settore contadino triumplino, specie per quanto riguarda la lavorazione del latte. Un impegno in tal senso assunto dalla Comunità montana con un pro-getto che punta sul formaggio tipico della Valtrompia e cerca di offrire ul-teriori opportunità di sviluppo. Una

Lombardia per dare nuova via ai due caseifici esistenti in Alta Valtrompia. “Si tratta – dicono in Comunità mon-tana – di rivedere l’intero sistema di lavorazione che ad oggi opera tra Graticelle e Pezzaze, accorpando le gestioni: in particolare, sarebbe opportuno avere una sola struttura, resa più efficiente, e un altro magaz-zino per lo stoccaggio e la matura-zione dei prodotti derivati. Infine, la filiera sarebbe completa con la creazione di un punto vendita dei prodotti tipici”. Un progetto che la Comunità montana intenderebbe realizzare gradualmente, prima di tutto cercando di capire chi intende aderire oltre le cooperative esistenti (Monte Muffetto e Guglielmo), quin-di verificando le possibilità della fu-tura unità di produzione e infine al punto unico di raccolta del latte a Graticelle. “L’obiettivo – continua-no i responsabili in Comunità mon-tana – è di coinvolgere un numero sempre crescente di produttori lo-cali in produzioni di rapido utilizzo, affiancando questo progetto a un altro legato alla produzione di fo-raggio (qui le risorse necessarie so-no nell’ordine dei 200mila euro). Si tratta di un piano per lo smaltimento dei rifiuti della lavorazione del latte e più in generale di una progettualità zootecnica, che cercheremo di con-durre con la collaborazione della co-operativa gardonese Ecotecnica”.

Si fa sempre più versatile il sito web del Comune di Concesio. Una virata verso i mari della tecnologia digitale che tante municipalità triumpline stanno solcando sempre più col vento in poppa, cercando di sveltire e semplificare al massimo il disbrigo di alcune pratiche. Così, a Concesio, dopo che mesi fa è stato implementato il software per la consultazione di notifiche, decreti e l’albo pretorio, da alcune settimane è stato creato uno spazio web appositamente

dedicato ai servizi scolastici. Un portale on line aperto sul mondo della scuola concesiana, con un importante servizio subito attivato dall’amministrazione: ossia la possibilità per le famiglie di pagare direttamente da casa i pasti mensa dei propri figli, accedendo con un semplice clic sul banner “Servizi scolastici” presente nella colonna di sinistra della home page comunale (www.comune.concesio.bs.it). Un’informatizzazione che da questo mese di settembre consentirà ai

genitori di effettuare il pagamento tramite una carta con credito ricaricabile, registrandosi sul portale con la Carta regionale dei servizi e l’apposito lettore. La carta può essere ricaricata direttamente on line oppure in posta esibendo la Crs e scegliendo una ricarica da 50, 100 o 200 euro o ancora utilizzando il Pos (Point of sale) presso lo sportello della Ragioneria comunale. In alternativa è possibile effettuare un bonifico (Iban IT52-F076-0111-2000-0001-3567-250)

sul conto corrente comunale relativo alle rette, riportando nella causale la dicitura: ‘Mkeynumber nome cognome alunno’, dove M si riferisce alla ricarica relativa al servizio mensa; il keynumber è invece presente nell’anagrafica dell’alunno e può essere richiesto all’ufficio Istruzione (030 21 84 173). Un servizio digitale che cerca di rendere sempre più veloci e funzionali operazioni che prima richiedevano ogni volta di recarsi fisicamente agli sportelli. (a.a.)

progettualità di lavorazione associa-ta del latte che dovrà contare su un budget di 435mila euro, sperando an-che nell’aiuto da parte della Regione

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ome tradizione, a suggel-lare e concludere la Fiera di Puegnago dedicata, per la 36ª volta, alle eccellen-ze del suo territorio, olio

Casaliva e vino Groppello in primis, l’Unaprol, Consorzio olivicolo italiano e l’Aipol, Associazione interprovincia-le produttori olivicoli lombardi, han-no organizzato un convegno tematico. L’attenzione si è quest’anno incentrata sulla definizione di regole certe in gra-do di avvalorare il concetto di qualità, di ottimizzare le operazioni di filiera e di creare trasparenza nel mercato dell’olio di oliva di alta qualità. L’in-trigante sottotitolo del convegno “La verità è come l’olio... viene sempre a galla” riporta al testo del Disegno di Legge n. 3211 dedicato alle “norme sulla qualità, tracciabilità e trasparen-za della filiera degli oli di oliva vergi-ni”, trattando di alchil esteri, di sanzio-ni per i contraffattori di etichettatura e di panel test. Il Disegno, attualmen-te in discussione al Senato, si spera possa al più presto essere convertito in legge dello Stato, creando le con-dizioni per operare in un mercato più trasparente nella difesa del diritto dei consumatori ad essere correttamen-

te informati. “Questo disegno di leg-ge – ha spiegato la senatrice Colomba Mongiello, firmataria e relatrice del provvedimento – combatte il falso Made in Italy e utilizza il tema della tutela dell’origine come leva di diffe-renziazione contro la globalizzazio-ne dei mercati e la confusione dello scaffale, per aiutare i consumatori a fare acquisti consapevoli”. Decisivo il ruolo delle forze dell’ordine impegna-te nell’attività antifrode e nella tutela della legalità. “In questi ultimi anni – ha spiegato Marco Uguzzoni, coman-dante del Nucleo antifrodi dei Cara-binieri di Parma – siamo passati dalle frodi sanitarie a quelle commerciali, dalle frodi macroscopiche a quelle specializzate. Occorre diffondere la cultura della legalità in ambito agro-alimentare a partire dai più giovani”. L’olio di oliva è il prodotto che più rap-presenta l’Italia. “Un Paese come il no-

stro – ha ricordato Albino Pezzini, del Cda di Unaprol – che può contare su produzioni di pregio derivate da mix varietali inimitabili, un patrimonio unico di oli extra vergini Dop, deve compiere scelte sempre più coraggio-se nella direzione della sua visibilità e della tutela della sua identità”. Se-gnali positivi vengono dalla larga par-tecipazione delle aziende, quest’anno 50, alla mostra internazionale degli oli monocultivar, giunta, a Puegnago, alla 10ª edizione. “Un segnale importante – ha riferito il sindaco Adelio Zeni – che vede il nostro Comune baricen-tro di una qualità diversa che premia il territorio per la sua identità e il suo carattere distintivo”. Al termine del convegno alla sena-trice Mongiello è stato consegnato il premio “Olivo d’oro, natura, salute, cultura”, per il suo impegno verso produttori e consumatori.

“Un servizio innovativo, che offre una risposta concreta ai cittadini dell’alto Garda e della Val Sabbia.” Così Fabio Russo, direttore gene-rale dell’Azienda ospedaliera di Desenzano, si è espresso a mar-gine della cerimonia di inaugura-zione del nuovo Centro odonto-stomatologico a Salò, svoltasi il 30 agosto presso la struttura stessa.“Si tratta – ha sottolineato – del secondo centro odontostomato-logico attivato dall’Azienda ospe-daliera di Desenzano, entrambi gestiti dalla società Dmc Dental. Una novità molto importante che garantirà ai cittadini prestazioni di prevenzione, diagnosi e cura di tutte le patologie dentarie a tarif-fe agevolate implementando così le attività ambulatoriali erogate dall’Azienda ospedaliera a Salò.”Oltre al Direttore generale, al ta-glio del nastro erano presenti an-che il direttore sanitario Annama-ria Indelicato, il direttore ammini-strativo Cesare Meini, il direttore del presidio ospedaliero di Ga-vardo-Salò Lucio Dalfini e Maria Paola Canegrati, responsabile del nuovo centro. Presente anche il vice sindaco di Salò Stefania Zim-belli e rappresentanti delle istitu-zioni locali.Il nuovo Centro, che si affianca a quello già presente presso l’ospe-dale di Leno, si trova in via Ga-sparo da Salò ed erogherà tutte le prestazioni odontostomatologiche per la prevenzione, diagnosi e cura delle patologie dentarie. È caratte-

ª

rizzato da moderni ambulatori (in totale quattro) dotati di attrezza-ture all’avanguardia e di personale altamente qualificato.L’attività del Centro avrà inizio nel corso del mese di settembre con i seguenti orari: dal lunedì al vener-dì dalle ore 8 alle 19.30. L’accesso alla prima visita avver-rà in modo diretto, senza che sia necessaria l’impegnativa del medi-co. Le sedute successive alla prima visita verranno erogate con prezzi calmierati. Il numero telefonico a cui rivolgersi è 0365 22769.

Domenica 9 settembre la parrocchia di Bedizzole celebra la “Festa del Voto” fatto dalla comunità l’8 settembre 1917. È una promessa di fede e devozione particolare fatta alla Madonna del Lazzaretto di Masciaga: nei ricordi dei fedeli, l’8 settembre sarebbe stato celebrato come giorno festivo se la Madonna avesse risparmiato la popolazione dalla guerra, facendo ritornare i soldati sani e salvi dal fronte. Ogni anno sono centinaia le persone che si

recano nella contrada di Masciaga per ringraziare la Madonna della sua intercessione. Nel 1922 infatti, l’amata effigie venne incoronata nella splendida parrocchiale di Santo Stefano Domenica 22 ottobre 1922 al cospetto del vescovo Gaggia di Brescia con mons. Rovetta e mons. Peruzzo. A dare inizio all’Anno della fede ci sarà quest’anno mons. Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme. Dopo i saluti di benvenuto, alle ore 18.30 mons. Twal presiederà la

concelebrazione nella parrochiale di Santo Stefano. Giornata di festeggiamenti ma anche di addii. Nella stessa giornata, infatti, verranno salutate le Suore “Piccole Figlie del Sacro Cuore”, volute ben 80 anni fa dal concittadino vescovo di Tortona mons. Egisto Melchiori. A malincuore la Madre generale dell’Istituto è stata costretta a congedare le suore dopo il loro lunghissimo lavoro e, per mancanza di vocazioni, non ha

potuto sostituirle. Bedizzole si accinge così, in quest’occasione, a dire loro grazie per lo straordinario lavoro svolto per la comunità: prima con lo storico orfanotrofio e poi, negli ultimi 30 anni, con la scuola materna. La sofferenza delle famiglie dei piccoli è tanta. I genitori prendono in consegna la scuola e si impegnano di fronte ad essa a preservare la sua forte identità cattolica che l’ha sempre contraddistinta nel tempo. (gdm)

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ll’inizio dell’anno scola-stico manca poco (me-no di una settimana, con la prima campa-nella fissata al 12 set-

tembre), ma in questi giorni è in un certo senso cominciata la scuola: se ne parla, infatti, con insistenza, in particolare per via dell’annuncio del ministro Profumo sulle prossime assunzioni dei docenti e soprattutto per l’indizione del concorso a catte-dre che è effettivamente una novità. Mancava da molto tempo, 13 anni, e forse nessuno ci sperava più. Il con-corso è dunque un passo importan-te, anche nella prospettiva di dare la possibilità di inserirsi nella scuola a

tosto una nuova opportunità, poiché a loro non viene tolto nulla, restano in graduatoria, ma se volessero mi-gliorare la propria situazione, ecco che possono partecipare anche al concorso. Secondo il Ministro, così si risponde alla normativa, che pre-vede il doppio canale per l’assunzio-ne – concorso e graduatoria – e si torna ad essere un “Paese normale”. La discussione di questi giorni sul concorso ha portato a riflettere an-che su un altro aspetto, decisamente importante: il tipo di preparazione richiesta per entrare nella scuola. Il Ministro, infatti, ha spiegato che i futuri docenti dovranno affronta-re “un test iniziale di pre-scrematu-

ra”, per valutare la loro “capacità logica, di comprensione verbale, le loro competenze linguistiche ed in-formatiche”, Inoltre ci sarà un test sulle competenze, una seconda pro-va sostanzialmente di settore, infine una terza prova per valutare in par-ticolare le capacità del candidato alla cattedra in rapporto allo “stare insieme”, in classe. Agli aspiranti insegnanti verrà chie-sto di condurre una lezione simula-ta, in modo da valutare l’attitudine della persona a rapportarsi con i giovani. “Ritengo che gli insegnanti debbano essere persone in grado di stare coi giovani – ha detto il Mini-stro –. Ciò perché le sole competen-

ze non bastano: non è detto che un grande ricercatore o uno scienziato sia poi un ottimo insegnante”. Que-sta “terza prova” è indubbiamente una novità, anche se va detto che da anni la formazione dei docenti si muove nella direzione indicata dal Ministro, che sottolinea come, per insegnare, servono competenze trasversali e relazionali indispensa-bili per stare in classe. Per gestire il mondo complesso delle relazioni tra giovani e adulti, certo, ma anche quello delle relazioni tra colleghi, con i genitori, in vista di una scuola che mette in rete la collaborazione educativa. Ben venga, dunque, una riflessione in più su questo aspetto.

Mancano pochissimi giorni all’avvio dell’anno scolastico 2012. In Lombardia, secondo il calendario stilato dalla giunta regionale, il via è fissato per il 12 settembre per le scuole di tutti gli ordini e gradi. La scuola dell’infanzia, invece, ha già aperto il 5. La conclusione dell’anno scolastico è stata fissata all’8 giugno per tutti gli ordini e gradi, ad eccezione della scuola dell’infanzia che conclude il 30 giugno. Il calendario

scolastico regionale ha accolto i giorni di sospensione delle attività didattiche ed educative che coincidono con le festività stabilite a livello nazionale: tutte le domeniche, 1° novembre, 8 dicembre, 25 e 26 dicembre, 1° gennaio, 6 gennaio, il lunedì dopo Pasqua, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno, la festa del Santo Patrono. Le vacanze natalizie andranno dal 23 dicembre al 6 gennaio; quelle di carnevale sono

previste per i due giorni antecedenti l’avvio del periodo quaresimale e quelle pasquali nei tre giorni precedenti la domenica di Pasqua e il martedì immediatamente successivo al Lunedì dell’Angelo. Le istituzioni scolastiche, nel rispetto del monte ore annuale previsto per le singole discipline e attività obbligatorie, possono disporre gli opportuni adattamenti del calendario scolastico.

docenti giovani, al di là del meccani-smo che costringe al ricorso a gra-duatorie ferme da anni. E ai precari che già hanno protestato, dicendo-si penalizzati dal nuovo concorso, sempre il ministro ha “rivoltato la frittata”: niente penalizzazione, piut-

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Il Consiglio dei Ministri dello scorso 24 agosto ha introdotto alcune novità in tema di sistema nazionale di valutazione. stata così deliberata l’istituzione e la disciplina del sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione delle istituzioni scolastiche e formative, comprese le scuole paritarie, definendone finalità, struttura e modalità di funzionamento, in linea con le migliori prassi internazionali. Il

Sistema di valutazione si basa sull’attività di collaborazione di tre istituzioni: l’Invalsi, che assume il coordinamento funzionale dell’intera procedura di valutazione; l’Indire, che sostiene le scuole nei piani di miglioramento e gli ispettori, che collaborano nella fase di valutazione esterna delle scuole. Uno dei perni di questa riforma è costituito dall’autovalutazione delle scuole, determinata sulla

base di dati forniti dal sistema informativo del Ministero, dall’Invalsi e dalle stesse scuole. Questa analisi sarà contenuta in un Rapporto di autovalutazione da cui successivamente l’Invalsi desumerà gli indicatori che consentiranno di individuare le istituzioni scolastiche da sottoporre alla valutazione esterna, coordinata dagli ispettori. Dal rapporto, poi, la scuola definirà un proprio piano di miglioramento.

estini del personale ini-doneo e sentenza del Consiglio di Stato sul concorso in Lombardia dei dirigenti scolastici

sono due temi che in queste ore-stanno catalizzando l’attenzione di Luisa Treccani, segretario generale della Cisl Scuola di Brescia perché si tratta di problemi che sono stret-tamente legati con il servizio e l’of-ferta formativa dalla scuola. La prima questione è quella del per-sonale docente dichiarato perma-nentemente inidoneo alla propria mansione ed utilizzabile in altre.

Da tempo i ministeri dell’Istruzione e dell’Economia e finanza stavano ipotizzandone l’inquadramento co-me personale amministrativo tec-nico ausiliario oppure il passaggio intercompartimentale in altro set-

tore della pubblica amministrazio-ne. Inaspettatamente, la spending review ha imposto a tale personale di essere esclusivamente inquadra-to come Ata, precludendo qualsiasi altra strada. “Il suddetto personale – afferma Luisa Treccani – già appesantito da una situazione personale e di salu-te delicata, si vede trattato come un numero da far rientrare nel quadro dei posti disponibili, senza il minimo rispetto dovuto alle persone”. Altro tema che preoccupa il segretario della Cisl scuola è l’empasse che si è creato in Lombardia sul concorso

per dirigenti. La recente sentenza del Consiglio di Stato rimanda infat-ti a novembre la possibile soluzione della delicata questione che pena-lizza in modo pesante le istituzioni scolastiche bresciane che avrebbe-ro avuto bisogno di una cinquantina di nuovi dirigenti. “L’auspicio – sono considerazioni di Luisa Treccani – è che le soluzioni sul tavolo abbiano al centro dell’attenzione la difficol-tà di istituzioni scolastiche ormai da troppo tempo assegnate a reg-genti, che, se pur impegnati a rico-prire con professionalità il proprio ruolo, si ritrovano divisi tra istituti

diversi, ciascuno dei quali avrebbe diritto a venire ‘guidato’ da un uni-co referente”. Il personale delle istituzioni sco-lastiche, le famiglie, gli studenti, il territorio, sono ancora considera-zioni del segretario della Cisl scuo-la di Brescia, hanno la necessità e l’esigenza legittima di venire final-mente assegnati ad un responsabi-le che possa essere costantemente presente ed impegnato nell’elabora-zione ed attuazione del progetto di scuola, nell’affrontare le quotidiane questioni che coinvolgono gli attori di ciascuna istituzione scolastica.

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Dopo la pausa estiva si ri-prendono, anche a livel-lo scolastico, le varie at-tività e il ripartire riserva sempre le sue fatiche, ma

ha anche il sapore della sorpresa e il desiderio di poter attuare qualcosa di grande e di bello nella realtà cultura-le ed educativa della scuola. Nella si-tuazione attuale non mancano certo i problemi, spesso legati all’aspetto economico che grava sulle famiglie e sulle istituzioni, ma non possiamo la-sciarci sfuggire il coraggio che ci por-ta ad affrontare queste problematiche con speranza, nella consapevolezza che il vero progresso necessita di un’etica che collochi al centro di qual-siasi situazione la persona con le sue esigenze più autentiche. Certamente sono molti i docenti che, nel ripartire, pensano che per rigenerare la socie-tà e il mondo è necessario essere uo-mini retti, capaci di trasmettere una cultura autentica, ricca di quei valori di fondo che non sminuiscono l’uomo ma lo rendono invece carico di digni-tà e di umanità nuova, rispondente a

quella che è la sua natura. Sono molti i docenti che ricercano nel sapere e nel rapporto con i loro studenti la verità che è fondamento della libertà, nel de-siderio e nell’impegno di costruire un nuovo umanesimo che certamente si

avvale anche delle nuove tecnologie didattiche che, senza dubbio, hanno la loro importanza, senza però trascu-rare altri fronti della scuola, infatti, l’orizzonte dell’istruzione e dell’edu-cazione è molto più ampio. Proprio per questo non basta attrezzare le aule con strumenti sofisticati che so-no all’avanguardia, prima di tutto è necessaria la qualità professionale dei docenti, la loro fiducia negli studen-ti, la loro disponibilità al dialogo e la loro volontà di mettersi in gioco non considerandosi gli unici detentori del sapere. Ricchi di queste convinzioni si potranno superare anche le moltepli-ci difficoltà economiche, che proprio in questo momento si fanno sentire anche nella nostra realtà bresciana, e ridare alla scuola cattolica parita-ria quel volto di autenticità che ci ri-porta alle sue origini, vale a dire alle motivazioni per cui molti fondatori e fondatrici dei nostri Istituti le hanno volute e sostenute dando un’impronta originaria ed originale al tempo stes-so. A tutti buon cammino in questo nuovo anno scolastico.

Pedagogia e neuroscienze è il tema affrontato a Brescia il 6 e 7 settembre nel corso del 51° convegno di Scholé, dell’Editrice La Scuola a cui sono stati invitatio un centinaio di studiosi e di esperti che trasformano la città nella capitale della pedagogia. L’importanza – anche per l’educazione morale – delle nuove conoscenze circa la complessità della mente e i nuovi studi sul cervello: ma saranno discusse

le tesi che riducono coscienza e autocoscienza a meccanismi biologici. Per il segretario generale di Scholé, Luciano Pazzaglia, Ordinario di storia della scuola e delle istituzioni educative presso l’Università cattolica il convegno è “l’occasione per avviare una riflessione urgente, soprattutto all’interno del movimento dei pedagogisti di ispirazione cristiana, al fine di chiarire quale linee debba assumere l’impegno educativo

in tale contesto, come conciliare interessi scientifici e umanistici di fronte a temi sui crinali tra ricerca neurobiologica e filosofica senza dimenticare le lezioni della storia”. Tra gli studiosi presenti a Brescia per il convegno di Scholé che si tiene presso presso il Centro di spiritualità Mater Divinae Gratiae di via S. Emiliano, Arnaldo Benini e Milena Santerini, Alessandra La Marca e Vincenzo Costa, Flavia Santoianni e Andrea Lavazza.

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In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: “Effatà”, cioè: “Apriti!”. E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!”.

“Il tema della Legge di Dio, del suo comandamento”, “elemento essen-ziale della religione ebraica e an-che di quella cristiana, dove trova il suo pieno compimento nell’amo-re”, è stato al centro della rifles-sione di Benedetto XVI per l’An-gelus, recitato da Castel Gandolfo lo scorso 2 settembre. “La Legge di Dio – ha chiarito il Papa – è la sua Parola che guida l’uomo nel cam-mino della vita, lo fa uscire dalla schiavitù dell’egoismo e lo intro-duce nella ‘terra’ della vera libertà e della vita”. Per questo “nella Bib-bia la Legge non è vista come un peso, una limitazione opprimente, ma come il dono più prezioso del Signore, la testimonianza del suo amore paterno, della sua volontà

Forse è proprio questo che Gesù proi-bisce: che si sappia del prodigio come un gesto magico, o che, chi ne sente parlare, possa interpretarlo come un atto di magia. L’ordine di tacere è fat-to per costringere i discepoli a non lasciarsi prendere dall’entusiasmo, di non dire superficialmente quello che hanno visto ma di farlo diventare esperienza di fede. un silenzio che costringe a comprimersi nell’espe-rienza della fede per non cadere nel facile parlare, nell’entusiasmo di una comunicazione che può diventare fuorviante. un filtro quel silenzio im-posto che poi non può che esplodere perché l’esperienza della fede costrin-ge a parlare, ma quelle parole non pos-sono essere solo comunicazione di un fatto o – tanto peggio – esagerazione delle cose dettata dall’entusiasmo: devono essere la reazione al fatto alla luce della fede. Deve passare del tem-po e deve maturare un tipo di visione che è frutto dell’interpretazione del-la prima comunità cristiana. E allora il silenzio imposto da Gesù ai disce-poli ha ancora più senso perché solo

un lungo rapporto con Gesù e i fatti incomprensibili del mattino di Pasqua hanno potuto penetrare nel mistero di atti che potevano sembrare solo ge-sti di guarigione o frutto di magia. Ma l’esperienza dei primi discepoli e quella della prima comunità cristiana non so-no diverse dalla nostra personale espe-rienza: la conoscenza superficiale di Gesù non porta a conoscerlo perché è dominata dallo scetticismo o dall’entu-siasmo. la conoscenza profonda, che prende forma attraverso quel silenzio forzato al quale siamo anche noi chia-mati, che può descrivere chi è davvero quel Gesù che diciamo essere Cristo, cioè il mandato da Dio. Questo silenzio permette che suoni anche nelle nostre orecchie piene di altre parole e altri ru-mori, l’Effatà che apre alla dimensione interiore e che costringe a credere. Fa sentire meglio e costringe a parlare e non con parole vuote ma con la forza di un’esperienza che è solo nostra, di ciascuno, perché per ciascuno suona quell’Effatà, per ciascuno c’è la possi-bilità di un’apertura verso di Lui che da soli non potremmo trovare.

Effatà per crederearlare. Provo a interpreta-re in un modo un po’ stra-no quello che gli studiosi della Bibbia chiamano il ‘segreto messianico’, cioè

il comando di Gesù – sempre disatte-so dai discepoli – di non dire a nes-suno i prodigi che faceva. E se que-sto comando dovesse essere inteso come una prova della fede? Se Gesù ordinasse di non parlare per vedere quanto forte fosse il desiderio invece di far sapere a tutti quello che stava compiendo? Se cioè quell’ordinare il silenzio fosse fatto per provocare il bi-sogno della testimonianza? Tanto più che, dopo un miracolo come questo, la lingua dei discepoli è ulteriormente sciolta e la bocca deve aprirsi, e non perché sia un prodigio più grande di altri, ma perché ha un significato sim-bolico così alto che quell’ordine “Ef-fatà” non riguarda la capacità di sen-tire e di parlare degli organi fisici del sordomuto, ma riguarda la necessaria apertura di chi vede il prodigio e che non può (e non deve) essere colpito dalla magia ma convinto dal motivo.

di stare vicino al suo popolo, di es-sere il suo Alleato e scrivere con esso una storia d’amore”. Ma qui si presenta “il problema: quando il popolo si stabilisce nella terra, ed è depositario della Legge, è tenta-to di riporre la sua sicurezza e la sua gioia in qualcosa che non è più la Parola del Signore: nei beni, nel potere, in altre ‘divinità’ che in re-altà sono vane, sono idoli”. Certo, “la Legge di Dio rimane, ma non è più la cosa più importante, la rego-la della vita; diventa piuttosto un rivestimento, una copertura, men-tre la vita segue altre strade, altre regole, interessi spesso egoistici individuali e di gruppo”. E così, ha avvertito il Papa, “la religione smarrisce il suo senso autentico

che è vivere in ascolto di Dio per fare la sua volontà, che è la verità del nostro essere, per vivere bene, e si riduce a pratica di usanze se-condarie, che soddisfano piuttosto il bisogno umano di sentirsi a po-sto con Dio”. Ed “è questo un grave rischio di ogni religione, che Gesù ha riscontrato nel suo tempo, ma che si può verificare, purtroppo, anche nella cristianità – ha ammes-so Benedetto XVI –. Perciò le pa-role di Gesù nel Vangelo contro gli scribi e i farisei devono far pensare anche noi”. Gesù fa “proprie le pa-role del profeta Isaia: ‘Questo po-polo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dot-trine che sono precetti di uomini’”.

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l 3 settembre, nel duomo di Mi-lano, si sono svolte le esequie del card. Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, spentosi a Gallarate, all’età di

85 anni, lo scorso 31 agosto. La Mes-sa, presieduta dall’attuale arcivesco-vo di Milano, card. Angelo Scola, è stata concelebrata da nove cardina-li, 39 vescovi, tra cui mons. Luciano Monari e mons. Vigilio Mario Olmi, e 1.200 sacerdoti. Molte le autorità ci-vili presenti, come il premier Mario Monti, quattro ministri, l’ex presiden-te del Consiglio, Romano Prodi. La ce-rimonia funebre, trasmessa in diretta televisiva, è stata seguita in piazza Duomo da oltre 15mila persone, uni-te in preghiera ai 6000 fedeli all’inter-no della chiesa. “È stato un uomo di Dio, che non solo ha studiato la Sacra Scrittura, ma l’ha amata intensamen-te, ne ha fatto la luce della sua vita, perché tutto fosse per la maggior glo-ria di Dio”. È stato un passaggio del messaggio di Benedetto XVI letto in apertura dei solenni funerali dal card. Angelo Comastri. Secondo il Papa il card. Carlo Maria Martini “è stato ca-pace di insegnare ai credenti e a co-loro che sono alla ricerca della veri-tà che l’unica Parola degna di essere ascoltata, accolta e seguita è quella di Dio, perché indica a tutti il cammi-no della verità e dell’amore”. Di com-mossa gratitudine della Chiesa (non solo di quella milanese) nei confronti

nella sua vita e nel suo magistero e noi dovremo continuare ad attingervi a lungo”. Come ha sottolineato nel cor-so dell’omelia “affidare al Padre que-sto amato pastore significa assumersi fino in fondo la responsabilità di cre-dere più che mai in questo Anno della fede e la responsabilità di testimonia-re il bene della fede a tutti. Ci chiede il nostro amato cardinale di diventa-re, con lui, mendicanti di Cristo”. Al termine della celebrazione ha preso la parola anche il card. Dionigi Tetta-manzi, arcivescovo emerito di Milano e successore di Martini sulla cattedra di Ambrogio e Carlo: “Lui è stato, per

dell’Arcivescovo emerito ha parlato invece il card. Angelo Scola nella sua omelia. Il card. Martini, ha ricordato il porporato, “non ci ha lasciato un te-stamento spirituale, nel senso esplici-to della parola. La sua eredità è tutta

Tra i tanti debitori spirituali del card. Carlo Maria Martini c’è anche mons. Luciano Monari. L’ammissione è del-lo stesso Vescovo di Brescia ed è an-tecedente la morte dell’Arcivescovo emerito di Milano. In occasione di un incontro di presentazione della raccolta “La pratica del testo bibli-co” dello stesso card. Martini, mons. Monari affermava: “Ho un debito plurimo nei confronti del cardinale Martini. Un debito anzitutto come

studente di Sacra Scrittura che lo ha avuto insegnante negli anni delicati e preziosi della formazione intellet-tuale. Poi ho un debito come prete: il magistero di p. Martini ha sempre avuto un’eco ben al di là dei confini della diocesi ambrosiana e ha costi-tuito per noi preti una guida in un periodo tumultuoso come quello che abbiamo vissuto. Infine riconosco un debito come vescovo: il ministero episcopale come è stato svolto qui a

Milano mi è stato d’aiuto nell’entrare in un ministero delicato e, per certi aspetti, inesplorato. Dico inesplora-to non perché non si sappia in teo-ria che cos’è un vescovo, ma perché il Concilio ha proposto una figura di vescovo rinnovata per molti aspetti nei confronti della tradizione post-tridentina. La delineazione di questa figura è ancora in fieri e costituisce uno degl’impegni che attendono la Chiesa in questi anni”.

me come per tantissimi altri, punto di riferimento per interpretare le divine Scritture, leggere il tempo presente e sognare il futuro, tracciare sentieri per la missione evangelizzatrice della Chiesa in amorosa e obbediente doci-lità al suo Signore”.

Tra i molti aspetti dell’episcopato milanese del card. Carlo Maria Martini, ricordati nei giorni scorsi un posto di primo piano, per l’impatto che ha avuto sulla Chiesa e sulla società milanese è stata la “Cattedra dei non credenti”. Fu un’iniziativa che il card. Carlo Maria Martini avviò nel 1987 a Milano. Si trattava di una serie di incontri a tema ai quali il cardinale invitava esponenti sia dichiaratamente credenti che non credenti; lo scopo fu quello di dare

voce, su varie tematiche, a chi non si definisce “credente”, al fine di confrontarsi con il “credente” e con le ragioni della sua fede; tali incontri furono occasione di incontro e dialogo; gli interventi di alcune edizioni furono raccolti in diverse pubblicazioni.La sede degli incontri variò di anno in anno, anche in relazione della crescente eco che l’iniziativa, che continuò sino al 2002 ebbe e che portò ad un numero sempre maggiore di pubblico.

Largo spazio, nei giorni successivi alla sua morte, è stato dedicato ai media bresciani ai rapporti tra Brescia e il card. Martini. stata così ricordata la sua ultima visita, in occasione del viaggio apostolico di Benedetto XVI, l’8 novembre del 2009, ma anche la sua presenza in occasione della visita di Giovanni Paolo II del 19 e 20 settembre 1998 per la beatificazione di Giuseppe Tovini. Negli anni del suo episcopato milanese il card. Martini ebbe modo di essere presente

più volte a Brescia per incontri e convegni. Nel novembre del 1993 l’allora Arcivescovo di Milano (nella foto con mons. Gabriele Filippini, direttore del tempo) fu ospite di “Voce” in occasione del convegno “Economia, marketing e settimanali diocesani” per i 100 anni del settimanale. Il card. Martini affrontò il tema “Evangelizzazione e nuovi areopaghi”, indicando nei media cattolici importanti strumenti per l’opera evangelizzatrice della Chiesa.

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enedetto XVI con la lette-ra apostolica in forma di motu proprio, Porta fi-dei dell’11 ottobre 2011, ha indetto un Anno della

fede (11 ottobre 2012 - fine ottobre 2013). Tutti i cristiani sono invitati, nel contesto della nuova evangeliz-zazione a ritornare alle radici della propria fede per rinnovarla con ade-sione sempre più convinta e consa-pevole. Per il Papa la conoscenza dei contenuti di fede è essenziale per introdursi alla totalità del miste-ro salvifico rivelato da Dio e propo-sto dalla Chiesa e per aderirvi piena-mente con l’intelligenza e la volontà. La fede cristiana ha dunque bisogno di essere fondata saldamente sulla conoscenza della Parola rivelata da Dio in Gesù Cristo e annunciata dal-la Chiesa, non può fondarsi solo su fattori emotivi. A dare maggior fon-damento alla ragionevolezza della fede è essenziale lo studio della te-ologia. La nuova evangelizzazione del mondo occidentale che, immer-so in un clima secolarizzato, tende a marginalizzare la religione e la fede, ha bisogno di credenti che sappiano rendere ragione della propria fede. Per questo ancora Benedetto XVI af-ferma: “Riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata, e riflettere sullo stesso atto con cui si crede, è un impegno che ogni credente deve fare proprio, soprattutto in questo Anno” (Porta fidei, n. 9). A questo scopo è dedi-cata la Scuola di teologia per laici, promossa dal Seminario diocesa-no di Brescia con la collaborazione

Dando seguito a una apposita richiesta del vescovo Luciano Monari che ha chiesto che al termine di ogni anno pastorale venga effettuata una verifica del nuovo cammino diocesano dell’Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, anche per l’anno pastorale 2011/2012 l’Ufficio per la catechesi ha prediposto alcuni specifici questionari. I questionari rappresentano uno strumento di conoscenza e uno spazio di ascolto di riflessioni,

richieste e proposte da parte di quanti prendono parte a vario titolo all’Icfr. Perché tale strumento possa produrre risultati attendibili, è però necessario che ogni parrocchia partecipi al rilevamento promosso dall’Ufficio catechesi diretto da don Francesco Pedrazzi, fornendo i dati richiesti. Per la verifica del percorso compiuto nel corso dell’anno 2011/2012 oltre ai consueti

questionari per parroci (uno generale e uno per il tempo della mistagogia, soltanto per le zone interessate), si è pensato anche ad altri strumenti: si tratta di due questionari per catechisti (uno per i catechisti/animatori dei genitori un secondo per i catechisti dei fanciulli e ragazzi). I questionari possono essere compilati direttamente sul sito diocesano (www.diocesi.brescia.it) dai parroci e dai catechisti cliccando sul link corrispondente.

Piccola grande fede è il motto scelto dall’Ufficio per la spiritualità e la ca-techesi per legare tutte le proposte dell’articolato calendario stilato per l’anno pastorale 2012-2013. Un pro-gramma, non poteva essere diversa-mente, strettamente legato alla scel-ta di Benedetto XVI di indire, a parti-re dal prossimo 11 ottobre, un Anno della fede e dalla celebrazione, nel 2013, della 50ª edizione della Giorna-ta mondiale di preghiera per le voca-

zioni, voluta da Paolo VI (nella foto), ad appena sette mesi dalla sua elezio-ne convito che la preghiera fosse il cardine della pastorale vocazionale. I due eventi sono ricordati anche nelle parole di presentazione che aprono il volantino in cui sono riassunte le proposte per il nuovo anno pastora-le (che “Voce” ricorderà di volta in volta) messe a punto dall’Ufficio per la spiritualità e le vocazioni. “Sarà un anno dedicato al papa nostro conter-

raneo – si legge nel volantino – e alla piccola grande fede dei semplici, dei puri di cuore: sono loro i protagonisti di tante pagine bibliche e sono loro la forza delle nostre comunità cristia-ne. Nella gioia di camminare insieme, come comunità. Perché la fede e la vocazione crescono insieme.”Il primo appuntamento del program-ma che copre l’intero anno pastora-le è “Cerchiamo il tuo volto”, fissato per il 17 settembre al Centro pasto-

rale Paolo VI di Brescia delle 9.30. Si tratta di un ritiro guidato dal vescovo Luciano Monari nel corso del quale sarà consegnato il sussidio per i ritiri 2012-2013. Nel volantino sono anche ricordate le proposte di adorazione eucaristica mensile per le vocazioni che si tengono in alcune parrocchie della città di Brescia. Per ulteriori in-formazioni: Ufficio per la spiritualità e le vocazioni, tel . 030/3722245/246, [email protected]

dei docenti dello Studio teologico Paolo VI dello stesso Seminario e di altri docenti universitari. Si tratta di un’offerta molto qualificata non solo per coloro che intendono approfon-dire le ragioni del proprio credere, ma anche per coloro che volessero comprendere meglio cosa credono i cristiani. Il percorso di studi è qua-driennale distribuito in un anno in-troduttorio e in un successivo trien-

nio di approfondimento. Da molti decenni è frequentata ogni anno da centinaia di laici e di religiosi/e sia in vista di un particolare ministero ecclesiale (catechisti, animatori di gruppi parrocchiali o di centri di ascolto della Parola, ecc.) sia per una maggior cultura religiosa personale. È particolarmente raccomandata per i catechisti, soprattutto dei giovani e degli adulti. Le iscrizioni sono aper-te fino al 6 ottobre in via delle Razzi-che 4 (tel. 030-7741131) dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 16.00. Le lezioni si tengono da ottobre ad apri-le, in via Scuole 5b a Brescia, il saba-to pomeriggio dalle 14.30 alle 18.20. Per le iscrizioni rivolgersi in via delle Razziche 4 (tel. 030.7741131) dalle 9 alle 16 dal lunedì al venerdì.

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l nuovo anno pastorale, anche per l’Ufficio oratori e giovani, si apre con molti spunti inte-ressanti che possono offrire occasioni di riflessione e ag-

giornamento per le realtà oratoria-ne della diocesi. I 50 anni dell’inizio del Concilio Vaticano II, che verran-no ricordati attraverso l’Anno della fede, il Sinodo diocesano sulle uni-tà pastorali, la Giornata mondiale della gioventù di Rio, quella mon-diale per le vocazioni, che vedrà a Brescia il suo momento celebrativo sono eventi che andranno a inter-secare, positivamente, anche l’anno degli oratori.L’itinerario oratoriano ha provato a far sintesi di tutti questi temi at-traverso un’immagine tratta da uno dei testi fondamentali del Concilio, la Costituzione dogmatica Lumen gentium: l’immagine di uomini e donne che, attraverso il proprio agi-re ordinario (nella vita e al servizio della propria comunità), portano sul volto il segno di Gesù risorto. “Il segno sul volto” è quindi il tito-lo del cammino, tradotto concreta-mente in un calendario di sei tappe, che accompagna i tempi liturgici dell’anno e che è stato presentato ai direttori e ai delegati degli ora-tori venerdì 31 settembre a Casa Foresti. Il percorso offre, oltre al consueto materiale per il lavoro in

parrocchia e l’indicazione dei prin-cipali appuntamenti per gli oratori, alcuni brani del Concilio “da risco-prire”, e l’ormai classica lectio edu-cativa tratta quest’anno dal raccon-to dell’incredulità di Tommaso, nel

Vangelo di Giovanni. La presenta-zione dell’anno è stata anche l’oc-casione per illustrare agli oratori l’offerta formativa di Casa Foresti, che avrà come struttura portante le “Officine di pastorale giovanile”: veri e propri laboratori dedicati a giovani animatori ed educatori di oratorio che intendono approfondi-re alcuni strumenti della pastorale giovanile da utilizzare per l’anima-zione pastorale.Le prime Officine di pastorale gio-vanile attivate saranno dedicate alla spiritualità, al bans e alla mu-sica di animazione, alla comunica-

zione e agli spazi per adolescenti in oratorio.Sono state infine illustrate le pri-me ipotesi legate alla partecipa-zione alla Gmg di Rio de Janeiro (22-28 luglio 2012): oltre ad alcuni possibili pacchetti, che prevedono anche l’incontro con i missionari bresciani presenti in Brasile, verrà proposto un momento celebrativo al Santuario di Caravaggio, dedi-cato ai giovani lombardi che non potranno raggiungere Rio, per ac-compagnare in diretta i giovani di tutto il mondo che incontreranno il Santo Padre.

Giovedì 6 settembreOre 15.30 – Gavardo – S. Messa presso la comunità delle Umili Serve.Venerdì 7 settembreOre 7.30 – Brescia – S. Messa per i partecipanti al convegno di Scholé presso il Centro Mater Divinae Gratiae.Sabato 8 settembreOre 18 – Brescia – S. Messa presso la Basilica delle Grazie.Ore 22.30 – Brescia – Preghiera con i giovani degli oratoriin piazza della Loggia.

Domenica 9 settembreOre 10 – Brescia – S. Messa per l’Happening degli oratori italiani in Cattedrale.Ore 18.30 - Sabbio Chiese - S. Messa in occasione delle feste decennali della Madonna della Rocca.Lunedì 10 settembreOre 9.30 – Brescia – Incontrocon i sacerdoti in San Barnaba.Ore 20.30 - Brescia - Incontrocon i laici a Palazzo Loggia.

Martedì 11 settembreOre 9.30 – Brescia –Incontro con i sacerdotiin San Barnaba.Mercoledì 12 settembreOre 7.30 – Brescia –S. Messa in occasione dell’assemblea dei padri Scalabrinianipresso il Centro pastoralePaolo VI.Ore 10.30 – Brescia – Inaugurazione dell’anno scolastico presso l’Istituto Tartaglia.

“Cittadini del mondo. Le città nella Bibbia” è il tema scelto dalla Sfisp (la Scuola di formazione all’impegno sociale e politico intitolata alla memoria di mons. Gennaro Franceschetti) e dall’Ufficio per l’impegno sociale della diocesi per la giornata di sabato 22 settembre presso il Centro Mater Divinae Gratiae di Brescia, dalle 9.30 alle 16.30. Iscrizioni entro il 10 settembre presso l’Ufficio per l’impegno sociale, tel.030/3722236, [email protected]

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a scuola sta per r i -prendere e, con essa, le varie preoccupazio-ni: “chissà come andrà quest’anno”, “chissà se

i compiti delle vacanze vanno be-ne”, “speriamo di essere promos-so …”. Sono questi gli interroga-tivi che “agitano” gli ultimi giorni di vacanza di migliaia di studenti. Se la passano meglio, da questo pun-to di vista, i piccolini della scuola dell’infanzia, che ancora non devo-no fare i conti con i voti, lo studio e i compiti a casa. In questi ultimi anni la scuola dell’obbligo (e anche la secondaria di secondo grado, cioè le scuole su-periori) ha visto crescere il numero di alunni che considerano la scuola motivo di preoccupazione, in quan-to faticano ad apprendere e, in par-ticolar modo, a leggere e a scrivere, quindi, a imparare. Si tratta di disturbi specifici dell’ap-prendimento (comunemente detti

specifici dell’apprendimento in am-bito scolastico, riconosce all’art. 1 che questi disturbi si manifestano in presenza di capacità cognitive nor-mali, “in assenza di patologie neu-rologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana”. Solitamente, quin-di, i bambini con questi disturbi so-no intelligenti, creativi, brillanti. Il tema dei dsa è al centro di un am-pio interesse educativo, in quanto conoscerlo bene equivale ad aiuta-re i bambini a ottenere una buona riuscita scolastica, evitando loro umiliazioni e frustrazioni che po-trebbero compromettere l’autosti-ma, la motivazione personale allo studio e quindi l’abbandono scola-stico.Già nella scuola dell’infanzia è pos-sibile prestare attenzione a quei se-gnali “predittivi” che possono rap-presentare importanti campanelli d’allarme. Innanzitutto è fondamen-

dsa). Sono di quattro tipi: la disles-sia, ossia la difficoltà di lettura, che si manifesta con lentezza eccessiva e difficoltà a leggere correttamente; la disgrafia, che è un disturbo spe-cifico di scrittura e che si traduce in difficoltà a disegnare le lettere (scrittura indecifrabile); la disorto-grafia, che comporta una scrittura colma di errori; e, infine, la discalcu-lia, ossia la difficoltà a fare calcoli, in particolare a scrivere e leggere i numeri, a contare in avanti e indie-tro, a fare calcoli a mente.Anche la legge n. 170/2010, che detta nuove norme in materia di disturbi

tale, da parte delle insegnanti, osser-vare le abilità percettive, motorie, linguistiche, di attenzione e di me-moria dei bambini. Osservare se compaiono difficol-tà grafico-motorie (nell’effettuare, ad esempio, il movimento di polso durante il disegno), oppure di coor-dinamento oculo-manuale (occhio-mano, fondamentale per scrivere), o, ancora, di coordinazione dinami-ca generale. Inoltre è fondamenta-le proporre attività di pregrafismo, esercizi e giochi linguistici, di tipo fonologico e metafonologico (per es. il gioco del telefono senza fili, op-pure è arrivato un bastimento… con le varianti di inizio e fine parola).Prestare attenzione ai segnali pre-dittivi già nella scuola dell’infan-zia significa prevenire o evitare la compromissione del futuro succes-so scolastico e di vita e, contem-poraneamente, rafforzare le abi-lità linguistiche e generali di tutti gli alunni.

Dopo la pausa estiva, entra nel vivo la proposta formativa di Lesic, centro di formazione dell’Adasm-Fism. Fra le proposte per educatrici e coordinatrici delle scuole associate, i percorsi per la scuola, con cui vengono messi a disposizione operatori e progetti che, di concerto con l’équipe educativa della singola scuola, aiutano a completare l’offerta formativa verso i bambini e le famiglie. Per andare incontro in modo sempre più efficace alle esigenze, alle condizioni operative

e alle richieste del personale educativo delle scuole dell’infanzia, sono disponibili gli Atelier. Si tratta di “mini” laboratori della durata di sei ore, che si svolgono in un’unica giornata (normalmente al sabato dalle 9 alle 12 e dalle 13 alle 16), nei quali è possibile imparare una tecnica e acquisire la padronanza di alcuni strumenti. La proposta vuole fornire alle insegnanti abilità e competenze immediatamente spendibili nell’attività quotidiana con i bambini, i genitori, le scuole.

Infine, i laboratori da un lato vogliono consentire un approfondimento delle tematiche dei laboratori precedenti, favorendo in questo modo interiorizzazione dei contenuti e la trasposizione nell’ambito scolastico e relazionale di quanto appreso nel contesto formativo, e dall’altro vogliono sondare nuovi percorsi e definirsi come elaborazione di nuovi spazi propositivi nella didattica. Per informazioni, www.lesic.it, email: [email protected], tel. 030295466.

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rescia la Leonessa, per le gesta storiche. Bre-scia la cattolica, per aver dato i natali a cri-stiani illuminati. Bre-

scia l’operosa, per l’incommensu-rabile forza di volontà nel lavoro. Brescia la disonesta, per il primato nell’evasione fiscale. Questo titolo, conquistato di recen-te, stona tristemente con gli altri, ma non è ingiustificato. Nei giorni scorsi, testate nazionali e locali hanno reso noti i risultati di un’indagine commissionata da Il Sole 24Ore: Brescia è al 92° posto su 103 province per il rischio di eva-sione, insieme ad alcune tra le loca-lità a più alta infiltrazione mafiosa. Evasione fiscale è creare finte società, favorire fughe di capi-tali all’estero, commettere frodi sull’Iva, non emettere scontrini, ma anche non stipulare regolari contratti d’affitto, non pagare le tasse o alimentare il lavoro nero

nessa siano più del 10% dell’intero parco automobili (contro il 7,3% della media nazionale). Perdita di potere d’acquisto degli stipendi, ca-lo dei redditi reali, praticamente in-variata la spesa di beni secondari e costosi: un paradosso economico e una contraddizione in termici etici.È il caso di dire che oltre il danno c’è la beffa. Beffato è lo sforzo di chi sta dispe-ratamente lavorando per salvare la nostra reputazione all’estero, con-vincendo chi di dovere che ci si può fidare del Belpaese; beffato è l’in-tero sistema Italia che soffre com-plessivamente la crisi economica e che sembra non riuscire a trovare strumenti efficaci per risollevarsi se non l’aumento di imposte diret-te e indirette; beffati sono i tanti cittadini onesti che, anche senza esultare, sono convinti che paga-re le tasse sia cosa buona e giusta e si trovano costretti a sborsare di più anche per colpa di chi ha de-

(nell’industria e tra i piccoli arti-giani che chiamiamo nelle nostre case per piccole manutenzioni). È un campanello d’allarme che richia-ma tutti, non solo chi, in teoria, è più tentato a evadere perché libero professionista, lavoratore autono-mo o imprenditore.Una parte dei bresciani produce redditi che non vengono dichiarati e che contribuiscono ad alimenta-re ricchezza illegale, perché di ve-ra e propria ricchezza si tratta se l’acquisto di beni di lusso non di-minuisce: pare che le auto di gros-sa cilindrata acquistate dalla Leo-

Stanno scaldando i motori, o meglio i muscoli, i 100 partecipanti alla seconda edizione di “Percorri la pace”, iniziativa organizzata dalle Acli provinciali in collaborazione con Pax Christi e gli Amici della Bici, che ha avuto un ottimo successo dopo la positiva esperienza dello scorso anno (Brescia-Perugia).Quest’anno l’obiettivo è di riflettere sul tema dei diritti umani e dell’energia sostenibile – nell’anno internazionale promosso

dall’Onu – per questo la meta sarà la città svizzera di Ginevra, che ospita l’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite e il Cern (nella foto). I posti disponibili si sono esauriti in poco tempo, sia per il gruppo dei 12 runner (che percorreranno i 450 km da Brescia a Ginevra con una grande staffetta fatta da due corridori alla volta, accompagnati da una ventina di assistenti), che per il gruppone di 65 ciclisti. La partenza per tutti è fissata per la

mattina di sabato 15 settembre da piazza Loggia, per arrivare lunedì pomeriggio a Ginevra, dove alcuni funzionari dell’Onu accoglieranno ciclisti e runner nella piazza delle Nazioni. Il programma prevede poi un incontro all’Onu sul tema dei diritti umani e uno nella sede internazionale di Amnesty International, infine la visita al Cern. Il ritorno a Brescia – questa volta in pullman! – sarà nella serata di martedì 18 settembre.

ciso egoisticamente e “furbesca-mente” di non farlo. Pagare le tas-se è un dovere costituzionale che deriva dal principio di solidarietà, ma è anche un obbligo morale. Già l’apostolo Paolo esortava i cristiani di Roma a pagare le tasse per moti-vi di coscienza e non per il timore delle sanzioni. La Gaudium et spes afferma che tra i doveri sociali “non sarà inutile ricordare il dovere di apportare alla cosa pubblica le prestazioni, mate-riali e personali, richieste dal bene comune” (GS 75) e ammonisce chi non opera in tal senso: “Non pochi non si vergognano di evadere con vari sotterfugi e frodi alle giuste imposte e agli altri obblighi socia-li” (GS 30).Forse all’evasore fiscale manca il senso di appartenenza alla comu-nità e questo non gli permette di comprendere che il bene personale e il bene della comunità civile stan-no insieme, sempre.

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la questione del senso delle cose, delle giornate, della vita, dell’amore. E la ricerca di chi o cosa possa offrire risposte, riempire

inquietudini. La 69ª Mostra del cinema di Venezia si offre così a chi si trova a cercare, tra storie che spaziano nel tempo e nei luoghi più diversi, con vicende uma-ne differenti, una sottile linea rossa. E forse Malick (quello della palma d’oro a Cannes nel 2011 con “The tree of li-fe”) fischiato e applaudito allo stesso tempo con “To the wonder” è il sim-bolo di questa ricerca. il regista racco-glie e astrae queste linee raccontando da par suo due storie, quella di una coppia in cerca del senso del proprio amore, e di un sacerdote che in crisi cerca Dio in continuazione, pregan-do, invocando e vivendo. Immagini. Tante. Che si sovrappongono a voci fuori campo dei protagonisti. “L’amo-re ci rende uno”, dice la voce over del-la Kurylenko che interpreta la donna

della coppia, “l’amore sacro è come una sorgente che sgorga ininterrotta-mente, quello umano un ruscello che a volte si può interrompere”, sentia-mo invece dai pensieri del prete in-terpretato da Javier Bardem, figura centrale del film in termini di perse-veranza (verso i bisognosi) e dubbio (verso la fede). Malick è difficile; for-se troppo avanti, forse troppo dentro, ma le corde che tocca sono profonde.Religiosità diverse quelle del film scandalo di “Pardise: faith” di Ulrich Seidl in cui la protagonista Anna Ma-ria è una cinquantenne cattolica estre-ma. Anna Maria si flagella, in ginoc-

chio davanti a un crocifisso, percor-re la casa sulle ginocchia recitando il rosario fino a sanguinare, si mette il cilicio e il crocefisso se lo porta anche a letto... mentre nella stanza accanto sta il marito Nabil, musulmano, non può soffrire l’invasiva iconografia di crocefissi, ritratti di papa Ratzinger e così via, soprattutto, non può sof-frire che Anna Maria non gli si voglia più concedere: “Fai il tuo dovere. Sei mia moglie. Dovresti saperlo. È così in tutte le religioni”. Problema, quel-la di Anna Maria, quella di Nabil non è una religione, ma il simulacro della religione. Quella che non sa cogliere il respiro dell’anima e dell’umanità che ha veri bisogni, umani e di fede.Ma la richiesta di un senso all’unione matrimoniale esce anche in “Fill the Void” di Rama Buhrstein in cui la pro-tagonista, ebrea ortodossa, chiede e prega Dio, così come l’intera comu-nità, sulla scelta di sposare il marito della sorella, rimasto vedovo. Si toc-cano corde e sfaccettature dell’amore

e del significato del matrimonio che vanno al di là della situazione e della religione contingente. Domande e risposte. Domande di senso e tentativi di risposte anche nel film di Anderson “The master” in cui si raccontano le origini di Scientology. Efficace e piccata l’osservazione sui punti di domanda di questa “Causa”, come viene chiamata dai personag-gi. Domande che interrogano anche in altri film, che non trovano rispo-ste immediate conme in “At any pri-ce” di Bahrani che inserisce preghiere e celebrazioni con invocazioni pro-prio quando la vita e le conseguenze di scelte totalmente umane e degra-date sembrano sempre più difficili, come la scomparsa di un figlio o la morte di questo. E davanti alla mor-te di un figlio la “Pietà” di Kim ki do, regista coreano, richiama e ricorda volutamente l’immagine della pietà di Michelangelo. Non trova il canale per fare domende invece la ricerca degli amanti e delle coppie distrutte

del russo Serebrennikov in “Izmena”. Ma la religione condiziona molte vite raccontate in queste pellicole, come quella della bambina Wadjda, prota-gonista del film omonimo della prima regista saudita Haifaa Al Mansour; un film al femminile che apre uno spac-cato su parte del mondo arabo fem-minile dell’Arabia Saudita, tra scuo-la, Corano e veli alla caccia di una bicicletta che pare essere vietata alle bambina. Così come è cambiata la vita del musulmano che viveva in Ameri-ca del film d’apertura “The reluctant fundamentalist” dopo l’attentato alle Torri Gemelle. Una vita che cambia e che trova senso e significato, forse anche là dove pare non averne. “Bella addormentata” di Marco Bellocchio, ispirato dalle vicende di Eluana En-glaro. Ma il film non grida, non con-testa, ma sussurra e pone quei quesiti della quotidianità che chi ha coscien-za non può che sentire. E da qui parte quella che chiamiamo fede. E il cine-ma, quello di oggi, la sta raccontando!

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la chiesa di brescia dal concilioal sinodo sulle unità pastorali

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osa bisogna fare per es-sere creativi? “Cambiare le coordinate, varcare i confini, progettare il fu-turo, scomporre e ricom-

porre, viaggiare e tradurre”, cinque indicazioni che arrivano dal maestro Daniele Alberti, direttore artistico del SoldanoLab, che per il 7° anno dà vita al festival musical-letterario “LeXgiornate”. Dal 21 al 30 settem-bre, 10, appunto, giornate di concer-ti, momenti letterari, incontri con gli autori, scanditi quotidianamente da appuntamenti fissi, secondo lo sche-ma tradizionale che prevede al mat-tino (9.30) l’inizio con il “Cappuccino ben temperato”, seguito dal “Caffè letterario” delle 16, l’aperitivo delle 18 con “Aspettando il concerto”, il concerto vero e proprio delle 20.45 e la conclusione di giornata con il “Notturnino” delle 23. “In un anno in cui la crisi morde – spiega il maestro Alberti – abbiamo pensato di dedica-re LeXgiornate alla creatività, mez-

fruizione della musica, togliendola dal teatro e offrendola alla città, e si propongono di ricontestualizzarla attraverso le altre forme d’arte”. In questo senso, gli appuntamenti del “cappuccino” e del “Caffè” riportano in vita le tradizioni della mitteleuro-pa all’Hotel Vittoria, che quest’anno ospiterà le cinque colazioni in musica in programma nei due fine settimana del festival, che vedranno, tra l’altro, il gradito ritorno di Pamela Villore-si, madrina della manifestazione, af-fiancata dal pianista francese Cyrille Lehn (conoscenza di antica data de LeXgiornate) e il debutto di Marco Franzoni, classe 1992, a moderare gli incontri. Sotto il porticato dell’alber-go più famoso della città, alle 16, gli attori Silvio Gandellini e Barbara Piz-zetti interagiranno con abili musici-sti per sondare i rapporti tra musica, letteratura, teatro e cinema. Alle 18, l’aula magna dell’Università cattolica ospiterà invece prestigiosi ospiti, da Walter Veltroni all’economista Luigi

zo fondamentale per uscire da una situazione difficoltosa, e di tradurre gli spunti creativi in musica”. Prima novità della 7ª edizione è quindi la nascita della “Classic Academy”, un laboratorio artistico-culturale di cui fanno parte 17 tra i migliori giovani di-plomati al Conservatorio di Brescia, che si esibiranno nella serata del 24 settembre presentando i loro origina-li progetti. Spazio ai giovani anche il 25, dedicata interamente all’Istituto superiore Antonietti di Iseo nel 30° anniversario della nascita. “LeXgior-nate – prosegue Alberti – intendono da sempre offrire nuove modalità di

Distretto culturale di Valcamoni-ca organizza un workshop (labo-ratorio) residenziale sul raccon-tare con le figure (comunicazione col fumetto). Il corso è aperto a 15 partecipanti e si svolgerà a Capo di Ponte in settembre 2012. Fina-lità: l’ideazione e la progettazione di materiale innovativo, volto a co-municare ed a promuovere il patri-monio del Sito Unesco n. 94 “Arte rupestre della Valcamonica”. Do-centi saranno: Sergio Staino, Mi-chele Staino,Vanna Vinci, Giovanni

Mattioli, Nini Giacomelli. L’iniziati-va praticamente verrà realizzata del Centro culturale Teatro camuno di Breno che ha il coordinamento or-ganizzativo e scientifico dell’ope-razione. Contenuti del laborato-rio: introduzione alla grammatica del fumetto ed alle fasi progettuali che portano alla sua realizzazione. Cos’è il fumetto? Cosa significa co-struire una storia a fumetti? Cos’è una scaletta? Quale rapporto mette in relazione sceneggiatura ed imma-gini? Verranno forniti gli strumenti

fondamentali da utilizzare per co-struire un progetto a fumetti. Segui-rà un laboratorio in cui gli allievi, applicando le informazioni espo-ste nella parte teorica, realizzeran-no vignette, strisce, fumetti, parten-do dalle figure delle incisioni rupe-stri della Valcamonica. Programma di massima: arrivo e sistemazione presso la Cittadella della cultura a Capo di Ponte. Visite sul territorio, lezioni e laboratori. Incontro con Francesco Fasiolo e presentazione del suo libro “La bambina filosofica:

Houston abbiamo un problema”. At-tività collaterali: esposizione di ope-re realizzate nel corso dello stage a cura dei docenti e dei partecipanti. Registrazione in video delle attività svolte. Risultati attesi: vignette, stri-sce, fumetti sulle incisioni rupestri camune. Requisiti per la partecipa-zione: possono aderire studenti di scuole secondarie di secondo gra-do, universitari, cartonisti, illustra-tori, grafici, graffitari, operatori del-la comunicazione, con un’età com-presa tra i 18 ed i 35 anni. (e.g.)

Zingales, fino a Gualtiero Marchesi, in attesa dei concerti delle 20.45, ful-cro della manifestazione. Il 21 set-tembre all’auditorium San Barnaba, in occasione della serata inaugurale, il maestro Alberti offrirà un omaggio alla figura di Claude Debussy, nel 150° anniversario della nascita, con il concerto-lettura “Verso la pittura en plein air”, omaggio rinnovato da Cesare Picco il giorno seguente con “Flying Debussy”, in duo con il sound designer Taketo Gohara. Sempre il

È stato presentato nel corso di una conferenza stampa tenutasi pres-so la sala Sant’Agostino di palazzo Broletto, il festival “Occhio di bue”, la manifestazione artistica che dal 13 al 29 settembre animerà la citta-dina di Verolanuova. Alla presenza dell’assessore provinciale al Turismo Silvia Razzi, che ha ricordato come sia importante fare cultura anche in momenti difficili come quelli attuali, sono stati presentati i molti temi di interesse di quest’evento, che replica dopo l’iniziale successo dello scor-so anno. Il sindaco di Verolanuova Carlotta Bragadina ha ricordato co-me il festival nasca a partire dall’Ac-cademia teatrale che coinvolge 52 giovani, il cui impegno – ha affer-mato – può essere anche occasione di reinventarsi professionalmente, mentre l’assessore alla cultura Paolo Colosini ha sottolineato l’importan-

za della riscoperta di alcuni luoghi di Verolanuova come l’Ospedalino, e un modo diverso di fare cultura in maniera organica e approfondita. Il programma è stato quindi illustrato dal direttore artistico Pietro Arrigoni, che ha prospettato un fermento cul-turale diffuso che per tutta la durata del festival coinvolgerà tutta la realtà verolese: ogni giorno infatti verran-no organizzati percorsi artistici ed eventi musicali, incontri letterari e cerimonie esotiche, in una comples-sa macchina organizzativa mossa dai giovani dell’accademia teatrale, che hanno così modo di provarsi nella realizzazione di un evento di grande portata. Tra gli appuntamenti più ri-levanti l’omaggio a Caravaggio con lo spettacolo “Caravaggio... i furori”, che verrà realizzato dal Piccolo pa-rallelo il 29 settembre presso l’audi-torium della scuola “Don Primo Maz-

zolari”. Di grande interesse inoltre la riproposizione della tradizionale ce-rimonia del tè, il 26 settembre alle 19 presso la tensostruttura nel par-co Nocivelli, e l’incontro con case editrici come Keller (il 29 settembre alle 18.15 presso l’ex Ospedalino). La manifestazione quest’anno sarà l’occasione anche per un omaggio all’illustratrice, da anni residente a Verolanuova, Barbara Mancini (nella foto particolare di “Matite in volo”). Verrà inaugurata sabato 22 settem-bre alle 11.30 presso il salone di pa-lazzo Gambara con il titolo “Matite in volo”: la mostra è divisa in quat-tro sezioni che ripercorrono la sto-ria evolutiva del disegno dell’artista, che propone lavori destinati princi-palmente ai giovani. La mostra sarà inoltre accompagnata da un video e dalla possibilità di effettuare un per-corso guidato.

maestro Alberti ripercorrerà “Lo spa-zio frammentato degli impressionisti” (26 settembre); si concentrerà poi sulla figura della “Donna Novecento tra intimità e frivolezza” (28 settem-bre). Immancabili le maratone mu-sicali, che vedranno protagonisti i talenti dell’Accademia Santa Cecilia di Bergamo nelle serate del 27, 29 e 30 settembre. La conclusione di ogni giornata sarà affidata alle sperimen-tazioni musicali del Notturnino nella chiesa di San Giorgio.

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Oltre al servizio di compravendita (fino al 19 settembre), il Meeting del libro usato propone eventi culturali: come sempre saranno concerti, spettacoli teatrali e conferenze legati da un tema comune: “Dalla Terra l’Opera che cresce”. Nei locali del teatro Sancarlino di Brescia, in corso Giacomo Matteotti 6/A, e presso la parrocchia del Beato Palazzolo, attraverso personaggi del mondo della cultura, si approfondirà

il tema della nascita e dello sviluppo delle opere umane; dalla percezione di un bisogno incontrato nella realtà, al primo muoversi della libertà umana che comincia a costruire con gli strumenti e le abilità che possiede, sino all’attesa paziente e trepidante, ma altrettanto certa e gioiosa, che quel tentativo divenga risposta concreta e inizio di nuova civiltà. In una contingenza storica che assiste all’assottigliarsi

o addirittura al crollo di tante strutture umane sarà importante recuperare le ragioni di un protagonismo operante che ha costituito la matrice umana di molti uomini e donne del passato e che ancora oggi può offrire linfa e spunto per ripartire nel presente. Ecco le prossime conferenze al Sancarlino alle 20.30. Venerdì 7 settembre “Sindone: testimone di una presenza”, interverranno Emanuela Marinelli (nella foto)

e Paolo Di Lazzaro. Lunedì 10 settembre “Solovskij: Dio dirà l’ultima parola”, interverrà padre Fiorenzo Emilio Reati. Mercoledì 12 settembre “Dentro la crisi: visione di alcune scene di film documentari”, guiderà la visione Stefano Benetti. Nella chiesa Beato Palazzolo alle 20.30 martedì 11 settembre incontro testimonianza con la Famiglia missionaria di Notre Dame de Neige. Info: meetinglibrousato.it

un problema per un padre che ha ereditato un’azienda di famiglia dal proprio genitore, ere-ditata a sua volta dal non-

no, quando i propri figli dimostrano di volere fare altro nella vita rispet-to a portare avanti l’azienda di fami-glia. È questo uno dei drammi messi in “At any price” (“A qualunque co-sto”) di Ramin Bahrani presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. Nel 2008 al Lido vinse il premio Fipresci, quello consegnato dalla stampa cinematografica inter-nazionale, con “Goodbye Solo”.Il regista americano, di origini irania-ne, sceglie di abbandonare in parte lo stile che l’aveva contraddistinto da sempre, intimistico e d’autore. Ma non dimentica da dove arriva, declinando il suo modo di fare ci-nema, lo sguardo intimo, delicato e profondo con cui scava tra i rappor-ti. Al tempo e nel luogo in cui si può fare del campo coltivato un’impero economico, la terra e il contadino

perdono la connotazione romantica e sono simbolo di denaro e potere.Machiavelli arriva là dove nem-meno Dostoevskij è arrivato: in America. Il fine giustifica i mezzi?Mi piace Dostoevskij. Non so se il fine giustifica i mezzi. Nella storia volevo solo fare delle domande: co-sa succede quando si dà più valore all’espansione e al successo rispet-to alla propria comunità. Non so dove stia la morale del mondo. Sia-mo capaci di essere di più di quanto raccontiamo nel film. La famiglia è meglio. Io non sono qui per giudica-re se possa essere stata la risposta

giusta quella scelta da questa fami-glia o meno. Faccio domande: dove stiamo andando nel mondo?L’unico modo per uscire dal mi-to del successo sembra essere quello di lasciare, come ha fatto il figlio maggiore della famiglia che se n’è andato e nel film non compare mai; la sua presenza si conosce solo tramite delle car-toline...C’è un’altra persona nel film che fugge... (la fidanzata, interpretata da Maika Monroe, del figlio più picco-lo Dean, interpretato da Zac Efron, ndr.). Mi piace la domanda. Spero che qualcuno provi a rispondere. Do-vremmo rileggere Adam Smith (eco-nomista morto nel 1790 che gettò le basi dell’economia politica classica, autore de “La ricchezza delle nazio-ni”, ndr.). Non conosco la risposta...La sua storia...I miei genitori sono entrambi irania-ni. Si sono trasferiti negli Stati Uni-ti nel ‘68. Io sono nato e cresciuto in America. Sono andato in Iran tre

anni alla fine degli anni ‘90. In quegli anni ho imparato a vedere le cose in modo diverso. Nei suoi precedenti film ha sem-pre lavorato con attori non pro-tagonisti. Qui no. Come è stato?Ho conosciuto Efron qualche tempo fa e mi è piaciuto subito. Ho capito che era perfetto per la parte. Lui vie-ne da un paese di provincia ed è di-sposto a rischiare. Come hanno fat-to Tom Cruise e Johnny Depp, Zac ha comiciato in un modo, ma poi si è sviluppato in un altro. Quando ci siamo incontrati ha capito così be-ne il personaggio che mi ha dato un contributo nella costruzione. So quello che voglio, ma quando gli at-tori sono bravi come loro il regista scompare. Maika l’ho scelta perché per me è all’inizio di qualcosa di spe-

ciale nella carriera cinematografica. Dennis è un’icona. Capiva esatta-mente quello che stava succedendo. Con Dennis ho imparato tantissimo. Non abbiamo avuto molto tempo per provare. Quando ho riguardato il film, ho detto: wow, quest’uomo aveva pensato a tutto, camminare, toccarsi il collo…C’è un riferimento a Rossella di “Via col vento” per quanto ri-guarda il rapporto con la terra?Io sono un idiota e credevo che “Via col vento” fosse qualcosa di non va-lido, ma stiamo parlando di roman-ticismo della terra. La terra si vede all’inizio, nelle prime inquadrature, ma la seconda è una raccolta. Que-sta è terra che non ha più il valore romantico. Qui la terra significa sol-di. Si tratta di business.

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Il 9 settembre ricorre il 14° anniversario della morte del più grande fenomeno musicale italiano, Lucio Battisti. Una storia costellata da grandi successi, soprattutto nel periodo del binomio Battisti-Mogol. La facilità e la fantasia con cui componeva melodie, la forza nel saper compiere scelte radicali, il coraggio nel voler andare controcorrente cambiando rotta musicale quando si trovava

all’apice dimostrano quanto talento ci fosse nel cantante riccioluto di Poggio Bustone (Ri). All’inizio Lucio Battisti non era considerato un cantante ma compositore e musicista. Fu il 1969 l’anno della sua esplosione, con la pubblicazione del 45 giri con “Un’avventura” sul lato A, presentata lo stesso anno nella sua unica partecipazione sanremese e “Non è Francesca” sul lato B. Al 45 giri seguì il suo

primo lp, “Lucio Battisti”, una raccolta. Da quel momento fino al 1980, in cui termina, col disco “Una giornata uggiosa”, il rapporto con Mogol, una fila ininterrotta di successi: “Emozioni”, “I giardini di marzo”, “La compagnia”,”Fiori rosa fiori di pesco”, “Una donna per amico” e altri. Nel 1982 esce “E già”, primo album della fase elettronica, con i testi scritti dalla moglie con lo pseudonimo di Velezia. Gli ultimi cinque dischi,

“Don Giovanni”, “L’apparenza”, “La sposa occidentale”, “Cosa succederà alla ragazza” ed “Hegel” del 1994 (con i testi ostici del poeta Panella) segnano il suo distacco dalle alte classifiche. Il 9 settembre 1998 Battisti muore a Milano, per una rara malattia del sistema linfatico. Restano le sue immortali canzoni e una serie di attività celebrative. Ricordiamo il “Premio Poggio Bustone” (premiopoggiobustone.it). (r.b)

a Mostra del cinema di Venezia è l’occasione per presentare un documen-tario omaggio a Micha-el Jackson 25 anni esatti

dopo l’uscita dell’album “Bad”. Il re del pop pubblicò quest’album dopo il successo ottenuto da “Thriller”, cd più venduto nel mondo della musi-ca. Il documentario “Bad 25” è fir-mato alla regia da Spike Lee. Per i successi di Jackson fu im-portante la collaborazione con Quincy Jones. Come mai non c’è?Era impegnato. Abbiamo accettato il suo contributo sui primi album di Michael Jackson. In nessun modo abbiamo sminuito il contributo di Quincy Jones. Questa (il 31 agosto) è una giornata speciale. Oggi, 25 an-ni fa, uscì l’album “Bad” e Michael è nato due giorni prima.I figli di Jackson hanno visto il film?Il film è stato completato appena prima della Mostra del cinema di

Venezia, quindi non l’hanno ancora visto. I bambini impareranno mol-to del loro padre dal documentario.Nel documentario si vede il ge-nio di Michael...Uno dei motivi per cui volevo fare il documentario è stato proprio quel-lo. Per tanti anni ci siamo concen-trati sulla musica e non su Michael Jackson. Noi ci siamo concentrati sul genio di Michael Jackson. Con il documentario abbiamo la possibi-lità di scoprire il suo genio. Quando ascoltiamo un brano o vediamo un video, non cogliamo le lacrime e il sangue che ci stanno dietro; qui si possono vedere grazie alle parole

con i musicisti e con la gente che ha lavorato a “Bad”. Pensate che è uscito dopo “Thriller”, il più vendu-to della storia. Michael non era mai soddisfatto, voleva sempre cresce-re e migliorare, così come i grandi artisti vogliono migliorare. Il lavoro racconta tutto questo. Vedrete co-se che non sono mai state viste. C’è una nota scritta da Michael: studia-re i grandi per diventare più gran-de. Raccoglieva i grandi, non solo della musica ma della fotografia, della danza…Cosa rappresenta per lei Micha-el Jackson?Per me cosa significa? È tutto scrit-to qua. Per me è come una grande lettera d’amore. Io sono cresciuto con Michael. Quando nel ‘69 ho vi-sto Michael nei Jackson five volevo essere come lui. Ho solo un anno in più di lui. Una cosa meraviglio-sa della mia vita è stata quella di lavorare con chi ho amato: Michael Jackson o Steve Wonder. Quando Michael aveva sette anni studiava

già. Nessuno esce così, dal nulla. Si studia. Spero che guardando il do-cumentario capirete che ci dobbia-mo concentrare sul genio musicale di Michael. Cominciamo con “Bad” e poi via via tutti gli altri.Dov’era alla sua morte?Alla sua morte ero a una conferenza a Cannes. La gente mi chiamava, ma come tanti nel documentario, non ci credevo. Poi mi sono sintonizzato sulla Cnn e ho visto il fratello che annunciava la morte. Sono tornato a New York e mi ha sorpreso la pro-fondità del sentimento che provava la gente. Per un mese mia moglie mi chiedeva cosa avessi perché ero stralunato. Ho guardato il mio I-pad e avevo solo un album di Michael. Avevo i cd ma non li avevo sull’Ipad. Per cui mi sono fatto mettere tutta la

sua discografia su Ipad e per un an-no ho ascoltato solo le sue canzoni.La danza ha un’importanza ri-levante...Ballare è parte di Michael Jackson. Non si può lasciare da parte la sua danza. Abbiamo intervistato i coreo-grafi e abbiamo chiesto da dove ve-nivano le mosse. “Smooth criminal” viene da una danza di Fred Astaire. Non è un plagio ma un omaggio.Chiude il film con “Man in the mirror”...Quando Michael è morto la gen-te cantava “Man in the mirror”. Se guardate quell’interpretazione lui sembra da un’altra parte. Non posso dire perché ha allargato le braccia. Non posso dire che sia come Gesù, ma si vede che lui sembra da un’al-tra parte...

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Dal mese di settembre la S. Messa feriale di Radio Voce è in onda alle 6.25 dalla Casa Madre delle Ancelle della Carità di via Moretto. Celebra don Faustino Guerini.

Dal lunedì al venerdì a partire dalle 7, Radio Voce vi informa sui principali fatti da Brescia, dall’Italia e dal mondo. Nell’arco di oltre due ore in diretta, potete seguire rassegne stampa locali e nazionali ed approfondimenti sulle notizie principali.Per cominciare la giornata col piede giusto, ascoltando la musica migliore, e costantemente informati, l’appuntamento è con Brescia in diretta. Seguite il nostro consiglio e buon ascolto.

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“Lo hanno detto al telegiornale”: è la consueta presa di posizione di milioni di italiani che ogni giorno consumano il loro pasto in com-pagnia delle notizie selezionate per raccontare come va il mondo. Domani piove, fa caldo, non c’è la crisi, c’è la crisi, c’è la guerra, c’è un’altra guerra… Questione di pun-ti di vista: una notizia può cambia-re forma, peso e colore a seconda di come viene presentata, delle im-magini scelte, del commento del cronista, addirittura della posizio-ne che le viene assegnata nella sca-letta del telegiornale. Ogni tg ha la sua linea editoriale, una linea gui-

da generale sulla quale costruire le notizie, quando non sono addirittu-ra copiate pari pari dai comunicati delle agenzie di stampa. La verità? Prevalentemente sì, ma una verità selezionata ad hoc, spesso troppo sintetica, che sarebbe necessaria-mente da approfondire, magari con l’utilizzo di altri mezzi di comunica-zione, carta stampata o web. Invece le statistiche confermano che il 92% degli italiani si informa attraverso i telegiornali nazionali, il 67% legge anche i quotidiani nazionali, e solo il 50% cerca notizie anche sulla Rete. È allora fondamentale che la qualità dell’offerta dei tg nazionali sia al li-

vello della richiesta. Una bella sfida.È partita lunedì 3 settembre la nuo-va stagione di Studio Aperto, da un paio d’anni sotto la direzione di Gio-vanni Toti (che da fine marzo guida anche il Tg4). Toti presenta la nuo-va forma del telegiornale di Italia 1: dura 50 minuti, ben 20 minuti in più rispetto alle scorse edizioni. La domanda è, ovviamente, cosa c’è in più? Approfondimenti? Reportage? Stiamo scherzando? Ricordiamoci che Giovanni Toti è uno dei creato-ri di “Lucignolo” lo spazio modaiolo soft-porno dedicato a tutti i giovani italiani, andato in onda fra il 2003 e il 2008, uno dei punti più bassi del

barile raschiato da Mediaset negli ultimi anni. Dopo questa doverosa premessa, ecco le novità di Studio Aperto: le tre rubriche settimanali. La prima è dedicata al mondo dei giovani che si esprime sulla politica attraverso interviste raccolte fuori dalle scuole superiori: e questa idea potrebbe essere interessante. La se-conda rubrica tratta di moda e ten-denze: argomento del quale si senti-va proprio la mancanza, soprattutto su Italia 1. La terza rubrica si occu-pa di alieni e Ufo, un’innovazione nell’infotainment televisivo, se fos-simo negli anni Cinquanta.Tutto questo non solo dovrebbe

piacere ai giovani, ma addirittura dovrebbe saziare la loro fame di in-formazione. Parola di Giovanni Toti. Poi ci si lamenta perché i “giovani d’oggi” non s’interessano alla vita pubblica del Paese… Ricordiamo a Mediaset che gli anni Ottanta so-no finiti da un pezzo: quello che ci è rimasto dopo 30 anni di tv commer-ciale è un tessuto sociale “dispera-tamente spensierato”.Oggi più che mai i giovani, soprat-tutto i giovani, hanno bisogno di realtà: cresciuti nella pancia della televisione, rischiano di trovarsi a vivere, fra qualche anno, in un luogo che non li riguarda affatto.

Il prossimo Sinodo sulle unità pastorali e il 50° del Concilio Vaticano II caratterizzano l’Agorà 2012 che, con un’intensa settimana di iniziative, apre il nuovo anno pastorale. “Cerchiamo il tuo volto” è il titolo dell’edizione di quest’anno, che dal 10 settembre – attraverso i linguaggi dell’incontro, della preghiera, dell’arte, della musica e del teatro – intende porre uno stimolo al percorso comunitario. In Primo Piano

(alle 11.20 circa) ne illustra contenuti e programma il nostro direttore don Adriano Bianchi. Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, in estate va in onda in versione ridotta dalle 11 alle 12. È trasmesso in differita anche da Radio Voce Camuna alle 8; Ecz alle 15; Radio Claronda alle 16; Radio Basilica Verolanuova alle 10.30; su Radio Ponte Manerbio alle 12.30 e su Radio Raphaël alle ore 9.

La prossima puntata della rubrica settimanale “La Buona Notizia”, e la web tv, manderanno in onda il documentario sul convegno delle Caritas parrocchiali svoltosi all’oratorio di Botticino Sera. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv.

La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dal duomo di Santa Maria Assunta in Montichiari su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

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n una scena di “Monsieur Lazhar”, un genitore invi-ta brutalmente il protagoni-sta, maestro in una scuola di Montréal, a non cercare

di “educare” i loro figli: “Si limiti a insegnare” gli dice. Il bel film di Philippe Falardeau – che è stato tra i candidati all’Oscar per il miglior film straniero – si muove con in-telligenza lungo la linea di confine che separa “insegnare” ed “educa-re”. Da un lato ci sono i meccani-smi della vita scolastica, regolati da norme scaturite da motivazioni per lo più condivisibili, ma soggette al rischio di incanalare le relazioni umane in procedure didattiche che salvano le nozioni e tralasciano l’al-tra sponda, l’essenziale. Ovvero le persone, i bambini e i docenti del racconto, animati da sentimenti forti che potranno essere guardati in faccia solo grazie a un vero in-contro reciproco.A scuotere i giovani allievi è il pas-saggio inaspettato della morte, una presenza che agisce come un terre-moto in un ambiente popolato, co-me dice Monsieur Lazhar, da “cri-salidi” che ancora covano la pro-pria maturazione. Quando la loro insegnante viene trovata suicida in classe, i ragazzini sono profon-

damente turbati. Anche gli adulti, però, al punto che si fatica a tro-vare un sostituto subito disponibi-le. Finché davanti alla direttrice si presenta Bachir Lazhar, un docen-te immigrato in Canada dall’Alge-ria, pronto a farsi carico con pas-sione del compito di condurre gli studenti attraverso l’elaborazione del lutto.Monsieur Lazhar ha una visione non troppo moderna dell’insegna-mento. Si presenta con un detta-to, rimette i banchi in fila indiana anziché in circolo, non conosce la terminologia aggiornata dell’anali-si logica. Non sa che nella scuola è vietato toccare i bambini, né con un bonario scappellotto né per mani-festare affetto in un momento dif-ficile. Il suo rapporto con la classe – un gruppo di caratteri ben trat-teggiati, ragazzini intelligenti, dalla battuta facile e non troppo disposti a obbedire senza discutere – è se-gnato da una dialettica vivace, con situazioni divertenti e improvvisi attimi di commozione: quando il fantasma della defunta viene evo-cato, spesso in modo inatteso, a ricordare la difficoltà di fare i con-ti con un evento così dirompente.La figura compassata, la riserva-tezza maniacale del professore na-

scondono un segreto: anche lui ha vissuto l’incontro con la tragedia. Rinserrato nel suo riserbo d’altri tempi, è però capace di comprende-re meglio di ogni psicologo lo stato d’animo dei suoi alunni, che solleci-ta ad esprimersi al di là delle buo-ne regole del protocollo scolastico. Quando tutto sembra finalmente acquietarsi, Lazhar sa che il fiume carsico del dolore non ha smesso di scorrere; ma la sua attenzione per il dramma vissuto dai ragazzi suscita la diffidenza di alcuni ge-nitori e mette in allarme la preside.Il regista disegna un affresco ricco di calore umano, in cui tutti i per-sonaggi sono calati in stati d’animo realistici e contrastanti. Una navi-gazione difficile nella quale si cre-sce tutti insieme, sballottati da ri-morsi, solitudine, dubbi; e dove un abbraccio può rivelarsi liberatorio.

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ndrea Monorchio è sta-to per 13 anni ragionie-re generale dello Stato (dal 1989 al 2002). In-segna Contabilità di

Stato all’Università di Siena e rive-ste la carica di vicepresidente della Banca Popolare di Vicenza. Assieme a Guido Salerno Aletta (già vicese-gretario generale di Palazzo Chigi) e all’associazione “L’Italia c’è” sta mettendo a disposizione della classe politica un pacchetto di proposte le-gislative immediatamente utilizzabi-li per tagliare la montagna del debi-to. “Il Trattato istitutivo dell’Unione europea ci impone di dimezzare nei prossimi 20 anni il debito pubblico, portandolo dal 120% al 60% del pil. Se non cambiamo la strategia segui-ta dal 1992 ad oggi, fondata su con-tinue manovre di bilancio, ci atten-dono altri 20 anni di sacrifici, bassa crescita e disoccupazione”. Professor Monorchio, per rilan-ciare la ripresa è necessario ri-organizzare lo stock di debito pubblico nazionale. Perché?Abbiamo lanciato più di una pro-posta per abbattere una parte del nostro gigantesco debito pubblico. Alcune sono state in parte recepite dal governo Monti, per esempio per ciò che concerne i pagamenti dei debiti della pubblica amministra-zione nei confronti delle imprese utilizzando i titoli di Stato. Tagliare

L’idea che sta raccogliendo mag-giori adesioni riguarda la costi-tuzione di un “Fondo patrimo-niale degli italiani” in grado di tagliare il debito di circa 300 mi-liardi di euro.Si tratta di far fruttare l’immenso patrimonio dello Stato e degli en-ti locali, creando un Fondo dove conferire beni immobili, quote di aziende e altri beni pubblici. L’idea prevede di far acquistare dagli ita-liani quote del Fondo con la logi-ca del prestito forzoso. Il tutto in esenzione di imposta. Rispetto ad una patrimoniale classica dove si

il debito con soluzioni strutturali significa restituire risorse all’eco-nomia reale, significa evitare politi-che economiche deflattive e creare le condizioni per la crescita dei red-diti e nuova occupazione.

Riforma del lavoro: quali ricadute?Tra gli eventi collegati alla Fiera di Or-zinuovi figura da qualche anno un con-vegno organizzato da Confartigianto Brescia, mandamento di Orzinuovi, su tematiche d’attualità. Quest’anno ha avuto come tema: “La riforma del lavoro e le ricadute sull’occupazione”. Al tavolo dei relatori il vice presiden-te vicario nazionale Giorgio Merletti, il presidente bresciano Eugenio Masset-ti, il sindaco di Orzinuovi Andrea Ratti e il responsabile del settore lavoro di

Confartigianato Michele Turrini. Dopo aver ricordato l’impegno delle imprese artigiane sul versante occupazionale, si è parlato di un mercato del lavoro dal quale è vero che vi sono molte tu-tele in uscita, ma che è troppo bloccato sul versante degli ingressi e dei rientri. Sotto esame sono finite inoltre le mo-difiche ai contratti di lavoro a tempo determinato e a chiamata, con perples-sità sulle nuove norme che ne aumen-tano per i primi il prelievo contributivo

e introducono per i secondi una mag-giore burocrazia che ha già riscontrato molti problemi di gestione. In generale la riforma è stata ritenuta inadeguata rispetto all’obiettivo di salvare posti di lavoro. Al convegno era presente anche l’europarlamentare Lara Comi che ha affrontato questioni come una maggiore integrazione dell’Ue anche dal punto di vista legislativo e l’oppor-tunità offerta dall’Expo, attualmente rallentata da problemi politici.

paga e basta, gli italiani avrebbero in cambio una quota di proprietà di beni pubblici. Quote che hanno un valore, che rappresentano beni con un mercato. La proposta si rivolge a quella fetta di italiani con un elevato livello di reddito. Se da una parte c’è uno Stato fortemente indebitato, e che pure ha un patrimonio ragguar-devole, dall’altra le famiglie italiane sono ricche. Una ricchezza privata che è un multiplo pari ad 8,3 volte il reddito disponibile. Alla fine del 2010 era pari a 9.525 miliardi, di cui circa la metà detenuta in abitazioni, per circa 4.950 miliardi

Stato di calamità per l’agricoltura lombarda: a chiederlo è la Coldiretti regionale che ha redatto la mappa dei danni della lunga estate calda spenta in questi giorni dalle piogge di Poppea. “La siccità di luglio e agosto ha inciso in modo pesante sulle coltivazioni sia sul fronte delle quantità prodotte sia su quello della spesa per il carburante che serve alle pompe di irrigazione – spiega Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia –

fra Brescia, Milano, Sondrio, Bergamo, Mantova, Pavia e Cremona ci sono danni stimati, fra mancati raccolti e maggiori costi, per circa 200 milioni di euro”.A Brescia, come si legge ne comunicato diffuso da Coldiretti, c’è stata una mancata produzione di mais, soia, uva e olive per un valore che sfiora i 58 milioni di euro, oltre a una perdita di 7 milioni per il calo del latte: il mais ha perso il 20% fra granella

e trinciato per quasi 6 milioni di quintali, la soia si è ridotta del 25%, nei vigneti ci sono cali del 20% e del 30 negli uliveti. A tutto questo si aggiunge il costo dell’energia per refrigerare stalle e capannoni e per irrigare i campi. Danni, perdite e calo della produttività si sono registrate comunque in tutte le province della Lombardia, come sottolinea lo stesso presidente Ettore Prandini.

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’Associazione industria-le bresciana, il Centro studi energetici e am-bientali Brescia (Cseab) e Camera di commercio

sono i promotori del convegno “Il presente ed il futuro degli impian-ti fotovoltaici. L’esperienza di Bre-scia”, nel quale vengono presentate la situazione presente e le prospet-tive future del mercato fotovoltaico, in un momento, come l’attuale, di forte cambiamento dell’intero set-tore. L’11 settembre a Brixia Expo, in via Caprera 5 a Brescia, nel cor-so del convegno saranno illustrati la situazione attuale degli impianti fotovoltaici e le prospettive future. Nell’occasione saranno resi pubbli-ci i risultati della ricerca effettuata da Cseab presso l’area della Fiera di Brescia, dove è stata allestita una stazione di prova nella quale sono stati installati moduli fotovoltaici di diversa tecnologia per misurar-ne le effettive prestazioni outdoor nelle condizioni meteo climatiche locali. Sarà inoltre messo a dispo-sizione dei partecipanti lo studio riguardante un’indagine, promos-sa da Cseab e da Banco di Brescia, sulla filiera bresciana delle energie rinnovabili ed in particolare sul nu-mero e dimensione delle aziende at-tive e sulle potenzialità produttive e di mercato. Sarà Saverio Gaboardi,

presidente Cseab, ad introdurre alle 14.30 il tema del convegno parlan-do dello sviluppo dell’industria del-le rinnovabili a Brescia e del ruo-lo di Cseab. Seguirà l’intervento di Alessandro Arena (dell’Autorità per l’energia elettrica ed il gas) che af-fronterà il tema delle novità regola-

I recenti dati sulla disoccupazione fotografano una situazione drammatica anche in Lombardia dove si aggiunge la crescita sia della cassa integrazione che delle forme di lavoro flessibile o precario, soprattutto per i giovani, con il rischio concreto di scivolare nel lavoro irregolare. Sulla questione è intervenuto nei giorni scorsi anche Mcl Lombardia che con un comunicato del suo presidente Noè Ghidoni (nella foto) ha

valutato positivamente la ripresa del dialogo tra governo e parti sociali “che segna una inversione di marcia rispetto ad una tendenza all’autoreferenzialità di un governo che, comunque, deve poter continuare ad operare alacremente portando a termine il suo mandato non essendoci alternativa possibile e credibile”.In particolare Mcl Lombardia sollecita l’adozione di misure per la riduzione della tassazione su lavoratori e imprese quale

elemento immediato di ripresa, il ripristino della tassazione agevolata di produttività, la sollecita emissione dei numerosi decreti attuativi sulla riforma del lavoro le cui specifiche potranno utilmente essere discusse con le parti sociali negli incontri in calendario. In un altro passaggio del comunicato Ghidoni considera che forme di partecipazione dei lavoratori alla vita dell’azienda possano essere via praticabile per la tanto attesa ripresa.

torie per la generazione distribuita; a seguire il rappresentante del Gse presenterà il quinto conto energia. Domenico Chianese, Supsi - Head of Electrical & PV System Group Tiso) affronterà il tema “Smart grid e sviluppo sistemi fotovoltaici”. I risultati della sperimentazione sui moduli fotovoltaici in condizioni re-ali di funzionamento verranno pre-sentati da Emanuele Bulgherini ed Aldo Pilisi di Cseab. Di controlli e misure outdoor degli impianti foto-voltaici parlerà Salvatore Guastella (Rse) prima della tavola rotonda alle 16.30 dal titolo “Prospettive future degli impianti fotovoltaici” mode-rata da Donato Zambelli del Cseab.

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l Consorzio cliniche odontoia-triche è una cooperativa che dispone in esclusiva per l’Ita-lia del marchio “Dentalcoop”: al consorzio possono aderire

solo cooperative. Tra le cooperative costitutrici del Consorzio c’è Biesse, che già con successo gestisce una clinica in Brescia e una, di recen-te apertura, a Darfo-Boario Terme. Ogni cooperativa aderente, nella zo-na ad essa riservata e sempre sotto l’egida del marchio Dentalcoop, ge-stisce una o più cliniche odontoiatri-che. La cooperativa aderente opera con autonomia gestionale, finanzia-ria e patrimoniale rispettando gli in-dirizzi definiti dal consorzio. L’atti-

l’attività di ognuna di esse si svolga rispettando i principi cardine del gruppo: fornire servizi odontoiatri-ci di alto livello, che rispondano al-lo standard qualitativo previsto dal modello Dentalcoop sia per quanto riguarda la cura ed attenzione del paziente, che per quanto attiene le procedure cliniche adottate, e fare sì che le prestazioni erogate, sem-pre garantendo l’alto livello quali-tativo, abbiano un prezzo moderato rispetto al mercato. La possibilità di coniugare tali obiettivi dipende dal-la capacità del consorzio di fornire vantaggi diretti ai propri consorzia-ti, che si concretizzano anche in una riduzione dei costi di acquisto di be-

ni e servizi e principalmente in un modello organizzativo che crea rile-vanti recuperi di efficienza rispetto alle organizzazioni tradizionali. Ogni cooperativa associata deve quindi rispettare precise procedure che garantiscano la qualità dei servizi e fornirli all’utenza alle tariffe deci-se a livello consortile ed identiche in ognuna di esse. Il Consorzio pro-muove convenzioni con organizza-zioni di lavoratori e cittadini ed im-prese per offrire ai loro associati o dipendenti le condizioni più vantag-giose presso le cooperative associa-te. La scelta che sia il consorzio che tutte le consorziate siano coopera-tive non è causale: i responsabili di

questa realtà ritengono infatti che lo scopo mutualistico e l’etica coo-perativa siano parte essenziale della loro missione e che questo li diffe-renzi da altre organizzazioni votate esclusivamente al profitto. In coe-renza con i suoi principi il consorzio ha adottato rigidi principi deonto-logici e di onorabilità per tutti i suoi esponenti; ogni cooperativa li deve rispettare per poter aderire al con-sorzio ed utilizzare il marchio Den-talcoop. Il modello che coniuga alta professionalità e prezzi accessibili per l’utenza, in un gruppo imper-niato sulla mutualità cooperativa, è già oggi un esempio di successo in un difficile momento economico.

La polemica pare destinata perdere di mordente. L’ipotesi di una tassa di pochi centesimi di euro sulla vendita della bibite gassate, prevista dal governo, è tramontata e con questa le critiche (sia di natura medica che economica) al provvedimento. “Come può un aumento di tre centesimi a bottiglietta scoraggiare i consumi di bibite gassate zuccherate? Servono invece interventi concreti di prevenzione della salute, come una severa regolamentazione del

marketing alimentare”. Questo il commento di Silvia Biasotto, responsabile del Dipartimento sicurezza alimentare del Movimento difesa del cittadino al decreto “Sanita’ e sviluppo”. “Se l’obiettivo della tassa (poi rientrata) era quello quello di scoraggiare i consumi di bibite zuccherate la tassazione (poi eliminata), per Silvia Biasotto, avrebbe dovuto essere altissima, pari magari al 100% del prezzo del prodotto. Obiettivo primario

della proposta, così come era stata pensata era quello di fare cassa. Più importante, sul versante della salute, sarebbe una severa regolamentazione del marketing alimentare, perché, come affermano i nutrizionisti, molti spot di bibite analcoliche gassate sono destinati alle giovani generazioni e molta della popolazione non ha una preparazione in tema di alimentazione in grado di decodificare le pubblicità che invadono i programmi televisivi”.

vità del consorzio è principalmente quella di promuovere lo sviluppo di nuove cooperative, anche fornendo ad esse la formazione necessaria per svolgere l’attività odontoiatrica con-formemente al modello organizza-tivo Dentalcoop, e controllare che

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stato definito il “ma-le del secolo”; eppure nel campo dell’onco-logia la ricerca medi-co-scientifica ha fatto,

soprattutto negli ultimi anni passi da gigante: cancro e tumore non sono più sinonimo di morte certa. La conferma arriva anche da Ed-da Lucia Simoncini, responsabile del day hospital e dell’ambulato-rio di oncologia dell’ospedale di Montichiari.Quando si scopre di avere un tumore si pensa subito a una condanna a morte. È proprio così?Certo, i tumori fanno ancora molta

strano tassi di guarigione vicini al 98%. Inoltre, oggi abbiamo pa-zienti che riusciamo a trattare pur con malattia già avanzata. Certo, il soggetto dovrà convivere con la malattia, pur se senza sintomi... è comunque una situazione vitale”.La diagnosi preventiva è però possibile solo su tumori pre-vedibili...“È importante non aspettare i sin-tomi. Vi sono tumori oggi già ben conosciuti e per i quali la stessa Asl invita la popolazione a perio-diche verifiche. Ci sono patologie tumorali che richiedono attenzio-ne al proprio corpo. In caso di dub-bi, è opportuno rivolgersi al medi-

co di famiglia, capace di valutare se il sintomo avvertito può essere associato a un rischio tumorale. E forse non tutti sanno che in caso di sospetto di melanoma i tempi di attesa per una visita sono decisa-mente abbattuti: massimo 72 ore”.Parliamo ora delle terapie.“Abbiamo la ben nota chemiotera-pia, oggi con farmaci di supporto che la fanno tollerare meglio ri-spetto al passato, e poi ci sono i farmaci biologici che hanno mo-dalità di azione ed effetti collate-rali diversi dalla chemio. Ci sono, inoltre, terapie preventive e di ac-compagnamento che abbattono gli effetti collaterali. Non abbiamo la

soluzione definitiva ma ogni anno abbiamo nuovi farmaci che miglio-rano e prolungano la sopravviven-za”. Vista l’alta incidenza che i tu-mori e le patologie neoplastiche, hanno nella popolazione l’azienda Spedali Civile di Brescia ha deciso di realizzare un Day hospital nel presidio Montichiari, per evita-re alla popolazione del territorio di riferimento spostamenti conti-nui verso la città. una struttura di eccellenza strettamen-te collegata con il Civile di Bre-scia, che dispone delle medesime attrezzature, e il cui personale la-vora nella stessa realtà dell’ospe-dale cittadino.

Sei anni di vita in più per gli uomini e cinque per le donne: questo è il beneficio di una vita attiva ed equilibrata secondo uno studio pubblicato sul British Medical Journal (e ripreso da Corriere.it) in cui vengono contabilizzati i benefici di molti altri fattori, come abitudini di vita, variabili sociali ed economiche.La parola chiave è “attivi”: questo è l’aggettivo che usano i ricercatori svedesi per fare un ritratto della persona in età ormai matura

candidata a beneficiare di qualche anno di esistenza in più come premio per una condotta corretta. E dietro questo termine c’è molto: attivi fisicamente, questo è ovvio, ma anche come spirito, come atteggiamento mentale. L’elogio dell’attività, in contrapposizione alla passività, proviene da uno studio svedese condotto dai ricercatori del Karolinska Insistute che hanno reclutato un piccolo esercito di 1.810 persone over 75 seguendole per un periodo di 18 anni durante i

quali hanno monitorato stili di vita e comportamenti, quantificando addirittura ogni abitudine (sana e malsana) in termini di anni di vita in più o in meno. Fumare per esempio significa mediamente un anno di vita in meno; nuotare, camminare e fare ginnastica regalano invece mediamente due anni di vita. Se si mettono insieme tutti i comportamenti positivi si arriva a un totale di sei anni per gli uomini e cinque per le donne di vita vissuta, validi persino per gli over 85.

paura. Grazie alla diagnosi preco-ce e alle terapie post-intervento la mortalità si è ridotta, soprattutto se consideriamo mammella, pro-stata e colon. Si tratta di tumori che, se diagnosticati precocemen-te, e trattati adeguatamente, regi-

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i chiudono il 9 settembre a Londra le Paralimpiadi. Quelle mediaticamente po-co seguite, quelle che inte-ressano pochi, quelle che

non regalano copertine... quelle che però hanno mostrato un enorme nu-mero di atleti in gara, quelle che van-no al di là dei buoni sentimenti perché quando un uomo o donna scendono in pista per vincere, la gara diventa vera. Talmente vera che è in grado di estrarre dal cilindro dell’animo uma-no anche le sue cose più dure e più cupe: come Oscar Pistorius che scon-fitto nei 200 metri accusa Alan Fon-teles Carodoso Oliveira perché le sue protesi lo avrebbero aiutato di più, perchè troppo lunghe. La situazione pare grottesca. Lo stesso Pistorius si scuserà poco dopo. Per fare un po’ di chiarezza: le protesi alle gambe resti-tuiscono l’energia che l’atleta riversa nelle stesse, e quindi, dipende dall’at-leta. Ma le gare sono talmente vere, e gli atleti talmente atleti che chi guar-da, passati i primi minuti per capire dove sta la diversa abilità o diversità di chi gareggia, poi si ritrova a vivere emozioni e sensazioni precise, uguali e profonde come quando in piscina, in pista, in piattaforma, sul campo o sulla strada ci sono i cosiddetti nor-modotati. E ti scopri così a fare il tifo per una nuotatrice che non è la Pel-legrini e riesce a portare a casa tre medaglie (due ori nei 50 e 100 stile

libero e un bronzo nei 100 dorso ) in tre gare diverse, con tanto di record annessi: Cecilia Camellini, cieca dalla nascita. E il volto di queste Paralim-piadi non può che non essere quello della giovane atleta, capace di andare in acqua come pochi altri. Sono 14 si-no al momento dell’andare in stampa le medaglie conquistate dagli azzur-ri: cinque ori, cinque argenti e quat-

tro bronzi. Oltre alla Camillini, sono d’oro Assunta Legnante nel lancio del peso, Oscar De Pellegrin, portaban-diera azzurro, nell’arco ricurvo W1/W2 e Alex Zanardi in individuale cro-nometro H4. Sono d’argento Andrea Pizzi nella cronometro B, Elisabetta Mijno nell’arco W1/W2, Alvise De Vi-di nei 100 metri categoria T51, Pame-la Pezzutto nel tennis tavolo e Oxana

Lo scorso anno, alla prima edizione, fu un successo tanto da spingere gli organizzatori a ripetere l’iniziativa nel 2012. Così domenica 9 settembre torna la Maratona dell’Acqua. Quest’anno la gara podistica internazionale individuale e a coppie (due frazioni di km 21,097) vedrà la partenza da Iseo e l’arrivo a Lovere. Le coppie possono essere miste, solo maschili o solo femminili.Ma non sarà aperta solo alle

coppie; si potrà correre anche individualmente. Con una prima parte ondulata tra i vigneti della Franciacorta, il percorso si porta – in località Clusane – sulle sponde del Sebino che non abbandonerà più sino al traguardo nel cuore dello splendido abitato di Lovere. A Predore l’emozione del “cambio” per coloro che, a coppie, affronteranno i 42,195 chilometri. Per informazioni: maratonadellacqua.com. (m.r.)

Dopo la splendida vittoria ottenu-ta in finale di Coppa Italia contro il Napoli nella passata stagione, torna in pista il Brescia Femmi-nile. Il patron Cesari (nella foto a lato), al timone della squadra dal lontano 1985, ha affidato per la stagione 2012/13 la guida tecnica a Milena Bertolini, il Mourino del calcio femminile. Per la trainer di Correggio, dopo sette anni alla Reggiana, inizia a Brescia la sua

missione possibile: conquistare il tricolore. Per raggiungere questo traguardo la società ha messo a disposizione del mister una rosa di tutto rispetto. Alle atlete vincitrici della Cop-pa Italia 2012 si sono aggiunti tre nuovi innesti di sicuro affidamen-to e tutte nel giro della Naziona-le di Cabrini. Sara Gama, pallone d’oro 2011, proveniente dal Chia-siellis; Sara Penzo, proveniente dal

Basilea e Barbara Bonansea arri-vata dal Torino. Un difensore, un portiere ed una punta che vanno a perfezionare la già competitiva rosa del Brescia. L’obiettivo dun-que è migliorarsi e centrare alme-no la qualificazione in Champions è d’obbligo: “Vogliamo continuare a vincere – ha dichiarato il presi-dente Beppe Cesari – e sono sicu-ro che grazie all’impegno di queste splendide ragazze ce la faremo”.

La nuova stagione è alle porte: il 9 settembre primo appuntamento contro la Torres per la Supercop-pa italiana. La prima di campiona-to il 22 settembre tra le mura ami-che contro le rivali del Bardolino, mentre alla seconda ci sarà già la dura trasferta di Tavagnacco. Un calendario dunque poco benevo-lo che ha riservato al Brescia un inizio davvero scoppiettante. Un inizio per vere leonesse.

Corso nei 200 metri di atletica T35. Sono di bronzo Annalisa Minetti nei 1500 metri T12 e due bronzi per Fede-rico Morlacchi nei 100 metri farfalla S9 e nei 400 stile libero S9. Insomma, lo sport regala emozioni e sensazioni. C’è ancora tempo per scoprirsi tifosi di un’Italia che sa vincere, emoziona-re, là dove lo sport è pura passione e supera ogni limite.

Giuseppe Lanzi è il nuovo direttore Generale dell’Asd Rugby Rovato. Nato nel 1970 a Viterbo, torna a Rovato dove, nella stagione 2003/04, aveva guidato da capitano il Rugby Leonessa ad una storica salvezza nel Super 10, il campionato d’Eccellenza. Atleta di livello nazionale, come dimostrano la lunga militanza in serie A col Rugby Calvisano e le 8 presenze con la maglia azzurra, tra Torneo delle Sei

Nazioni e World Cup ’99, ha concluso la carriera agonistica a Brescia intraprendendo quella dirigenziale nell’ambito della stessa Società, prima come team manager e poi come direttore generale.Mario Consoli, dopo aver diretto per un decennio il Rugby Rovato, passa così il testimone a Giuseppe Lanzi ma, in qualità di consigliere, sarà ancora un’importante figura di riferimento per il Club. (m.r.)

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al Garda al Sebino, dalla Valtrompia alla Valsab-bia, dalla Valverde alla Bassa. Il viaggio in pro-vincia del Csi Brescia si

è chiuso venerdì all’oratorio di Cen-tenaro. La tournée nelle otto zone facenti capo alla sede centrale di via Chiusure – per presentare la stagio-ne 2012/2013 e illustrare il tessera-mento online – è stata un successo di presenze, preludio ad un’annata sportiva ricca di appuntamenti e tut-ta da vivere. Quella alle porte sarà la prima stagione del nuovo quadrien-nio, fondamentale per imboccare con decisione la via tracciata dalla ricon-fermata presidente Amelia Morgano. “Continuità per le discipline consoli-date, rilancio degli sport minori, in-cremento dell’attività giovanile e for-mazione per tutti”. L’attività sportiva poggerà su queste quattro colonne portanti. Dal faccia a faccia con le società sembra che atleti, allenatori e dirigenti siano perfettamente sinto-nizzati sulle frequenze della presiden-za. I campionati stanno per prendere il via. A tagliare il nastro sarà l’Élite del calcio a 7 il 19 settembre. Poi par-tiranno femminile, open, calcio a 11 e giovanili. A fine settembre avranno inizio anche i tornei di basket e tennis tavolo. Ottobre sarà il mese di calcio a 5, pallavolo e polisportivo. Il Csi, tut-tavia, non è solo sport di squadra. Le iscrizioni per arti marziali e ginnastica artistica saranno aperte fino a inver-

Si parte. Inizia giovedì 6 settembre il primo Happening nazionale degli oratori che si svolgerà a Brescia e Bergamo. In giornata sono previsti gli arrivi e l’accoglienza negli oratori che ospiteranno animatori provenienti da tutta Italia. Venerdì 7 settembre tre appuntamenti nella città orobica: incontro sui temi della pastorale giovanile, gita alla scoperta della Bergamo antica e preghiera in Duomo con monsignor

Beschi. Sabato 8 settembre spostamento al Centro fiera di Montichiari, dove a partire dalle 9 si svolgeranno gli importanti incontri e dibattiti sui temi della comunità e dell’oratorio. Nel pomeriggio lavori di gruppo, la sera festa in piazza Loggia e adorazione eucaristica in Duomo Vecchio. L’evento si chiuderà domenica 9 settembre con la Messa e il mandato consegnato a tutti gli oratori d’Italia.

no inoltrato, mesi in cui si tornerà a rispolverare gli sci, con il campionato organizzato in sinergia con il comitato camuno. Il vento di primavera porterà tennis, podismo e atletica, mentre il ciclismo conoscerà pause solamente nelle settimane più rigide dell’anno. Tra dicembre e marzo, inoltre, ci sa-rà un’importante novità: l’Oratorio cup, una sorta di triathlon fatto di

ping pong, biliardino e atletica leggera che si svolgerà all’ombra dei campa-nili bresciani. La squadra ciessina è al lavoro per arricchire sempre più l’of-ferta sportivo-educativa. Nuoto, boc-ce e rugby sono i sogni nel cassetto, così come lo sviluppo delle proposte per i diversamente abili. La strada è tracciata. Da non sottovalutare anche l’importanza della formazione. Il cor-so dell’anno sarà di aggiornamento per i tecnici di calcio e pallavolo e si terrà il 16 settembre alla Casa Bruno Foresti di via Giovanni Asti (Cascina Fôret). Nell’arco della giornata si la-vorerà su tre aspetti: pedagogico, edu-cativo e tecnico. Iscrizioni aperte fino all’11 settembre.

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

I danni di una televisione senza qualità

Egr. direttore,mai come oggi la televisione offre una scelta infinita di programmi ep-pure mai come oggi impera un’as-soluta povertà di idee. La gente si inebetisce davanti a trasmissioni dove il nulla viene spacciato per il tutto. Sotto i riflettori televisivi passano corpi perfetti e menti leg-gere. E, sullo sfondo, l’accettazione di modelli imposti dall’alto, senza ideali, senza sogni che non siano il denaro e la notorietà. La situazio-ne è chiara a molti, eppure, almeno per ora, è questa tv spazzatura che continua a vincere e imperversare. Come fosse una tossicodipendenza. la televisione ha un potere enorme, ben superiore a quello (già notevo-le) di giornali e riviste. E lo eserci-ta. Quel “quadro parlante” sempre acceso, e sempre più accessoriato, esercita il fascino disarmante di un giocattolo attraente e pericolo-so allo stesso tempo. Adolescenti e adulti ne sono attratti, plasmati e modificati, per poi essere ribut-tati, da bravi soldatini ubbidienti, (qualcuno un po’ più resistente) nel ciclo riproduttivo del consumismo in modo da perpetuarne il model-lo. I canali televisivi sono tanti e se si aggiungono quelle satellitari, la scelta è enorme. Ma è solo un’ap-parenza; a parte qualche eccellente eccezione (documentari, film d’au-tore, programmi culturali), si pas-sa senza notare sensibili differenze da un reality-show all’altro, da una trasmissione frivola all’altra, con un unico obiettivo: riuscire a con-fondere le idee in modo da non di-stinguere più ciò che è bene da ciò

che è male, addormentando la co-scienza. Il menù è lo stesso ovun-que: mariti-mogli, fidanzati che si mandano a quel paese davanti a milioni di spettatori; politici, as-sessori, gente di “cultura”, esperti d’arte che si insultano; veline che scimmiottano con pochi centimetri di stoffa esibendo quello che fan-no finta di coprire. Fare la velina, infatti, non è molto dignitoso, ma questo permette a tante ragazze di essere conosciute e di fare carrie-ra in fretta. La tv odierna è diven-tata un contenitore di informazioni manipolate. Nonostante ciò riesce a catturare l’interesse di tantissimi giovani, di molte casalinghe (sem-pre con alcune eccezioni); si fon-da su programmi dal basso conte-nuto educativo, tali trasmissioni sono volte a rendere le menti de-gli spettatori sempre più pigre nel ragionamento e più disposte alla non selezione delle informazioni. Stando così le cose, quasi incon-sapevolmente si ribaltano i valori, dando la precedenza assoluta alle cose secondarie o addirittura va-ne, a scapito delle essenziali, quelle che, a ben pensarci, danno senso e valore alla nostra esistenza.

Gianfranco Bertoglio

Lettera aperta a Beppe Grillo

Egr. direttore,vorrei approfittare di questo spa-zio di dialogo che “Voce” mette a disposizione dei lettori per invia-re una lettera aperta, contenente alcune domande, a Beppe Grillo, ormai protagonista a pieno titolo della politica italiana. Questo il te-sto della lettera: “Caro Grillo, cosa

hai fatto, cosa stai facendo, cosa farai per i terremotati? Caro Gril-lo, cosa hai fatto per contribuire a costruire un’Italia, un’Europa, un mondo migliore, più giusto, con più diritti, con più uguaglianza, con più solidarietà?.Caro Grillo, per fare questo dipen-de da ognuno di noi, perciò anche da te, essere migliore nei fatti di tut-ti i giorni, non stare comodamente in una villa con le tasche belle pie-ne di soldi, o su una bella barca a spassartela, o in una piazza a dare ordini, a dire parolacce dispregiati-ve, ad insultare, urlare, a dire anche delle stupidaggini, non fai proprio più ridere. La democrazia in Italia che godi anche tu, è stata conqui-stata con il sacrificio di tante per-sone, perciò la democrazia, caro Grillo, è confronto civile, possibil-mente educato, la democrazia è im-pegno responsabile, fare qualcosa per il bene comune, la democrazia è dare il buon esempio, avere idee buone, essere onesti, sinceri, tra-sparenti, avere il senso del dove-re, rispetto delle regole, delle leggi, prima di tutto rispetto della dignità delle persone. Tu, caro Grillo, non hai inventato né portato niente di buono, hai solo copiato quasi tutto il peggio del presente e del passato. Mettiti a lavorare non è mai troppo tardi, incomincia a fare veramente qualcosa di concreto, vai a farla per i terremotati che ne hanno tanto bisogno, ti consiglio gentilmente, abbandona la casta degli urlatori, sono sicuro che se li abbandone-rai e ti metterai a lavorare facendo cose concrete per il bene comune, ti sentirai meglio e più sereno, e ti guadagnerai la stima dei cittadini.

Francesco Lena

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