La Voce del Popolo 2012 38

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Fa un certo effetto e riserva qualche gradevole scoperta poter sfogliare a cinquant’anni di distanza ciò che il settimanale diocesano scriveva a pochi giorni dall’apertura del Vaticano II. La nostra diocesi si accingeva a celebrare la Messa di diamante dell’arcivescovo Tredici, il governo era alle prese con una vertenza nel settore metalmeccanico, il presidente del Consiglio Fanfani faceva visita a Brescia per inaugurare il nuovo Itis Castelli e un bell’articoletto dava conto del festoso ingresso di don Giuseppe Treccani a Orzinuovi avvenuto il 23 settembre. Alla vigilia del Concilio, il 7 ottobre, l’Azione cattolica teneva la sua Assemblea diocesana al Teatro Grande, ǯ ǣ ǫ mentre le delegate stampa erano attese al salone Montini. Molto altro racconta di un clima di attesa fervente, preparato da tempo. Colpisce, però, una riflessione lucida sul Concilio a firma D.G.B. (che sia don Giulio Bevilacqua, che poi terrà un incontro in Episcopio pochi giorni dopo l’apertura dell’assise conciliare?). L’estensore commenta: “Può sembrare tempo sprecato un Concilio, una tornata accademica con bei discorsi, con bei programmi e promesse allettanti, con qualche ricordo di tempi passati, la solita apostrofe sulla generosità dei giovani, unica speranza a questo vecchio mondo in rovina. Può sembrare un apparato scenico, una rivista, una parata militare, quando i bambini in braccio ai papà agitano le bandierine tricolori e i grandi pensano che in fin dei conti “siamo ancora forti”... Un Concilio può sembrare un gesto inutile o addirittura l’ultimo sforzo di un organismo disfatto che tenta di comporsi cambiando le proprie leggi e le proprie strutture. Ma a chi guarda in profondità dentro il mondo di oggi e dentro la Chiesa, il Concilio appare come un momento estremamente necessario. L’umanità – continua l’autore – ha cambiato radicalmente il suo modo di vivere, ha trasformato strutture e contenuti, ha passato esperienze disastrose e sta tuttora vivendo momenti tragici”. Il commentatore ricorda la mancanza di ideali, l’aver elevato la tecnica a nuova religione, il desiderio all’unione universale, ma anche la realtà della divisione e soprattutto la contrapposizione dei due blocchi americano e sovietico. “C’è bisogno di una forza nuova, – dice La Voce del Popolo – di un ideale nuovo, di qualcosa o di qualcuno che dia senso a tutto questo agitarsi affannoso e lo risolva dalla disperazione... Proprio per questo la Chiesa, vecchia di venti secoli, si raduna in Concilio perché tutti la possano vedere come un vessillo alzato al disopra di tutte le genti, e come una città costruita sul monte. Il Concilio ripresenta questa forza, questo ideale in modo concreto; la figura di Cristo, che ancora oggi non lascia indifferente nessuno e dal suo Vangelo parla ancora al cuore di ogni uomo, viene ancora presentata nella sua concretezza di persona viva. Il Concilio fa vedere che la Chiesa non è questo o quel Papa, questa o quella crociata, che non è nemmeno questa o quella politica svolta più o meno apertamente: il Concilio presenta la giovinezza perenne della Chiesa, che è il Cristo che vive oggi, e parla ed agisce oggi in mezzo a noi. All’umanità disorientata e senza ideali, il Concilio offre il Cristo conosciuto nella verità della sua persona e del suo messaggio: in lui ogni uomo ritrova le sorgenti della vita e ne capisce il valore. Ragione e tecnica, idee e sentimenti trovano in Cristo il proprio posto e le proprie dimensioni. 1 Ilva di Taranto. Come dire, salario o salute? Quante situa- zioni simili, più piccole, quindi che fanno meno notizia, ci sono nel nostro Paese. Quante discariche inquinano le falde, i campi, i prodotti che mangiamo, l’aria che respi- riamo, fino a quando qualcuno alza il tono della protesta, perché non se ne può più, o per dovere d’ufficio. Il lavoro è un diritto e la salute è un diritto. Metterli in contrapposi- zione è sbagliato, peggio, delittuoso. E se questa situazione nascondesse un ricatto? Lavoro e salute devono convivere e non c’è barba di legge, governo, parte politica o sindacale che può stabilire diversamente. L’unica logica che deve prevalere è quella della legalità. Ovvio che, per rimediare agli errori del pas- sato le enunciazioni di principio non bastano e l’azienda, soprattut- to (che, inquinando, ha fatto buoni bilanci) dovrà farsene carico. Il la- voro dell’Ilva va salvato, così come va tutelata la salute di chi ci lavora e dell’intera città di Taranto. È la terza via, doverosa, purché avvenga nella legalità. Spero si stia dimostrando che è possibile. Iniziative. Giovani e lavoro: c’è “Spes at work” Oratorio S.Eufemia. Uno spazio tutto nuovo per crescere Dopo il salva-Stati insidie e nuovi obiettivi ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǤǤ Itinerario. Lo splendore della fede nell’arte Novara - Brescia, sfida da prendere con le molle Silvio Orlando. ... Per ritrovarsi drammatico ǯ Ǥ ° î ǯ ǯǤ ǯ Ǥ /$ 92&( '(/ 3232/2 ǡ ǤǤ Ǥ

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Il Concilio Giovane - L’11 ottobre 1962 si apriva a Roma il Concilio ecumenico Vaticano II. La Chiesa universale è chiamata a celebrarne la memoria viva rinnovando la fede in Gesù e l’impegno all’evangelizzazione.

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Fa un certo effetto e riserva qualche gradevole scoperta poter sfogliare a cinquant’anni di distanza ciò che il settimanale diocesano scriveva a pochi giorni dall’apertura del Vaticano II. La nostra diocesi si accingeva a celebrare la Messa di diamante dell’arcivescovo Tredici, il governo era alle prese con una vertenza nel settore metalmeccanico, il presidente del Consiglio Fanfani faceva visita a Brescia per inaugurare il nuovo Itis Castelli e un bell’articoletto dava conto del festoso ingresso di don Giuseppe Treccani a Orzinuovi avvenuto il 23 settembre. Alla vigilia del Concilio, il 7 ottobre, l’Azione cattolica teneva la sua Assemblea diocesana al Teatro Grande,

mentre le delegate stampa erano attese al salone Montini. Molto altro racconta di un clima di attesa fervente, preparato da tempo. Colpisce, però, una riflessione lucida sul Concilio a firma D.G.B. (che sia don Giulio Bevilacqua, che poi terrà un incontro in Episcopio pochi giorni dopo l’apertura dell’assise conciliare?). L’estensore commenta: “Può sembrare tempo sprecato un Concilio, una tornata accademica con bei discorsi, con bei programmi e promesse allettanti, con qualche ricordo di tempi passati, la solita apostrofe sulla generosità dei giovani, unica speranza a questo vecchio mondo in rovina. Può sembrare un apparato scenico, una rivista, una parata militare, quando i bambini in braccio ai papà agitano le bandierine tricolori e i grandi pensano che in fin dei conti “siamo ancora forti”... Un Concilio può sembrare un gesto inutile o addirittura l’ultimo sforzo di un organismo disfatto che tenta di comporsi

cambiando le proprie leggi e le proprie strutture. Ma a chi guarda in profondità dentro il mondo di oggi e dentro la Chiesa, il Concilio appare come un momento estremamente necessario. L’umanità – continua l’autore – ha cambiato radicalmente il suo modo di vivere, ha trasformato strutture e contenuti, ha passato esperienze disastrose e sta tuttora vivendo momenti tragici”. Il commentatore ricorda la mancanza di ideali, l’aver elevato la tecnica a nuova religione, il desiderio all’unione universale, ma anche la realtà della divisione e soprattutto la contrapposizione dei due blocchi americano e sovietico. “C’è bisogno di una forza nuova, – dice La Voce del Popolo – di un ideale nuovo, di qualcosa o di qualcuno che dia senso a tutto questo agitarsi affannoso e lo risolva dalla disperazione... Proprio per questo la Chiesa, vecchia di venti secoli, si raduna in Concilio perché tutti la possano vedere come un vessillo alzato al

disopra di tutte le genti, e come una città costruita sul monte. Il Concilio ripresenta questa forza, questo ideale in modo concreto; la figura di Cristo, che ancora oggi non lascia indifferente nessuno e dal suo Vangelo parla ancora al cuore di ogni uomo, viene ancora presentata nella sua concretezza di persona viva. Il Concilio fa vedere che la Chiesa non è questo o quel Papa, questa o quella crociata, che non è nemmeno questa o quella politica svolta più o meno apertamente: il Concilio presenta la giovinezza perenne della Chiesa, che è il Cristo che vive oggi, e parla ed agisce oggi in mezzo a noi. All’umanità disorientata e senza ideali, il Concilio offre il Cristo conosciuto nella verità della sua persona e del suo messaggio: in lui ogni uomo ritrova le sorgenti della vita e ne capisce il valore. Ragione e tecnica, idee e sentimenti trovano in Cristo il proprio posto e le proprie dimensioni.

Ilva di Taranto. Come dire, salario o salute? Quante situa-zioni simili, più piccole, quindi che fanno meno notizia, ci sono nel nostro Paese. Quante discariche inquinano le falde, i campi, i prodotti che mangiamo, l’aria che respi-riamo, fino a quando qualcuno alza il tono della protesta, perché non se ne può più, o per dovere d’ufficio. Il lavoro è un diritto e la salute è un diritto. Metterli in contrapposi-

zione è sbagliato, peggio, delittuoso. E se questa situazione nascondesse un ricatto? Lavoro e salute devono convivere e

non c’è barba di legge, governo, parte politica o sindacale che può stabilire diversamente. L’unica logica che deve prevalere è

quella della legalità. Ovvio che, per rimediare agli errori del pas-sato le enunciazioni di principio non bastano e l’azienda, soprattut-

to (che, inquinando, ha fatto buoni bilanci) dovrà farsene carico. Il la-voro dell’Ilva va salvato, così come va tutelata la salute di chi ci lavora e dell’intera città di Taranto. È la terza via, doverosa, purché avvenga nella legalità. Spero si stia dimostrando che è possibile.

Iniziative.Giovani e lavoro: c’è “Spes at work”

Oratorio S.Eufemia.Uno spazio tutto nuovo per crescere

Dopo il salva-Stati insidie e nuovi obiettivi

Itinerario.Lo splendore della fede nell’arte

Novara - Brescia,sfida da prendere con le molle

Silvio Orlando.... Per ritrovarsi drammatico

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opo le cinque dita della Mano fraterna, i quat-tro progetti di “Spes at work”, una nuova ini-ziativa con cui la Chie-

sa bresciana cerca risposte a un altro dei tanti temi urgenti che la crisi economica ha fatto emergere. Quattro azioni per dare ai giovani speranza in un campo come quello dell’occupazione che oggi, dati e statistiche alla mano, non sembra aprire a grandi ottimismi. Eppure la Chiesa ci crede, convinta com’è che sia suo dovere dare alle giova-ni generazioni, quelle chiamate a progettare il futuro, le opportunità per poterlo fare. Con “Spes at work. Iniziative a favore dell’occupazione giovanile” la Chiesa e il suo Vesco-vo non intendono certo mettersi in competizione con altre realtà che sono istituzionalmente chiamate a questo genere di risposte. L’ha chiarito mons. Luciano Monari in occasione del lancio dell’iniziati-va. “Ho incoraggiato e sostenuto chi mi ha sottoposto questo pro-getto – ha affermato – per dire l’in-teresse e l’impegno della comuni-tà diocesana nella ricerca di quel-le via capaci di portare la società fuori dalle secche della crisi”. Una risposta precisa, che ricalca quelle date dalla già ricordata Mano fra-terna che ha fatto dello stile delle relazioni significative il suo punto di forza, per far fronte ad uno de-gli aspetti più preoccupanti, com’è quello del lavoro che manca per i giovani, di una crisi che iniziata nel 2008 è divenuta ormai anche in quella che una volta era la “ricca Brescia” sistemica. Una crisi che anche nel Bresciano, come confer-ma il segretario generale della Ci-sl di Brescia Enzo Torri, costringe all’inattività forzata un giovane su

quattro con evidenti ricadute sulla concreta possibilità di costruzione del futuro. Questi dati preoccupanti hanno interpellato la commissione diocesana di pastorale sociale, tan-to che quello dell’occupazione gio-vanile è divenuto il tema su cui si è concentrato il lavoro di un anno. Una riflessione, quella avviata dal-la commisione che fa capo all’uffi-cio diocesano diretto da don Mario Benedini, che si è conclusa con la scelta di fare qualcosa di concre-to, di dare un segnale dell’atten-zione con cui la Chiesa bresciana segue una crisi che sta segnando sempre più pesantemente la vita della comunità. “Più di un parroco – ha ricordato lo stesso don Mario Benedini in occasione della pre-sentazione di “Spes at work” – mi

ha confidato di trovarsi impotente dinanzi al dramma di tante fami-glie con giovani che non trovano lavoro”. Di qui la determinazione di progettare una iniziativa speci-fica che non rispondesse soltanto al bisogno immediato del lavoro ma che gettasse le basi anche per la rigenerazione di quella speranza che oggi sembra mancare. “Spes at work” (un felice connubio tra la-tino e inglese) è stata la risposta, una iniziativa sostenuta, incorag-giata dal Vescovo e che ha visto sin da subito affiancarsi all’ufficio per l’impegno sociale, la Caritas, che il suo direttore Giorgio Cotelli non esita a definire “il braccio operati-vo di mons. Monari sul fronte della carità”.Vista la specificità del pro-getto che dà sostanza all’iniziativa è stato creato un comitato tecnico capace di affiancare passo a pas-so, traducendone le intuizioni in proposte concrete, i promotori di “Spes at work”. A far parte di que-sto comitato sono state chiamate figure del panorama economico bresciano come Vittorio Cinquini, già con incarichi di rilievo in A2A, Felice Alberto Manenti di Ubi Ban-co di Brescia, l’aclista Giacomo Mantelli, il presidente di Confcoo-perative Marco Menni, Mauro Sal-vatore, economo diocesano, Enzo Torri, segretario generale della Cisl di Brescia, Roberto Zanolini, diret-tore della Compagnia delle opere e l’imprenditore Roberto Zini. A loro è stato chiesto di fare rendere al meglio un progetto pensato per gio-vani tra i 18 e i 35 anni i più esposti a Brescia, come nel resto del Pae-se, al rischio disoccupazione. La sensibilità dei promotori, Caritas, Ufficio per l’impegno sociale e ve-scovo Monari, si è combinata con l’operatività e la capacità del comi-

“Spes at work” ha anche un suo sito internet in cui gli interessati (giovani e imprese) possono trovare tutte le informazioni che stanno cercando. C’è uno spazio apposito in cui ognuno dei quattro ingranaggi trova una dettagliata spiegazione e le modalità di accesso. C’è anche uno spazio per le imprese in cui possono registrarsi e diventare parte del progetto messo a punto. Nel sito www.spesatwork.it non manca nemmeno una esauriente spiegazione della

genesi del progetto stesso, pensato e fortemente voluto dal vescovo Luciano Monari come segno di vicinanza concreta alla comunità che ancora patisce per gli effetti della crisi. Insomma, uno strumento giovane, a servizio di un progetto che è interamente dedicato ai giovani. Nel sito anche l’indicazione che al progetto possono concorrere i giovani e le organizzazioni private e non profit che hanno sede nella provincia e nella diocesi di Brescia.

tato tecnico di leggere la situazioni e opportunità in campo occupazio-nale. Un insieme che ha prodotto le quattro proposte che danno sostan-za a “Spes et work”, raffigurate co-me altrettanti ingranaggi possono funzionare grazie all’olio della spe-ranza che è proprio quello che dà sostanza al progetto. A fianco degli ingranaggi che dan-no risposte immediate al tema dell’ occupazione come la dote lavoro o il sostegneo alle assunzioni, ve ne sono altri che aprono alla speran-za e alla volontà degli stessi giovani di collaborare alla costruzione del loro futuro, come l’incubatore per

Quattro ingranaggi, uno per ciascu-na delle iniziative a favore dell’oc-cupazione giovanile che fanno par-te di “Spes at work”. È stato l’eco-nomo diocesano Mauro Salvatore (nella foto a sinistra) a presentarle nello specifico. Le prime due appar-tengono al campo delle risposte im-mediate, pensate per il breve perio-do. Le altre impegnano i giovani in un vero e proprio progetto di vita, aprono a quella speranza usata per

“battezzare” la nuova proposta che è espressione della vicinanza della Chiesa bresciana e del suo Vescovo alla comunità che soffre per la crisi economica in atto. Quattro azioni, dunque, che lo stesso mons. Luciano Monari, in sede di presentazione, si è augurato che possano essere ripre-se da altri, magari anche migliorate. “Se si tratterà di una buona iniziati-va – ha affermato al proposito il Ve-scovo – non avremo risentimenti di

alcun genere se qualcuno vorrà imi-tarla. Quello che mi importa è che si gettino le basi per invertire la rotta e trovare le risposte a una situazio-ne che è pesante.Il primo dei quattro ingranaggi è quello della dote lavoro destinata, come specificato dall’apposito ban-do, a 20 giovani tra i 18 e i 35 anni residenti nel Bresciano o nelle co-munità della diocesi, assunti da im-prese cooperative con sede legale in

l’impresa giovanile o la proposta dell’anno di volontariato sociale. Quattro ingranaggi che possono funzionare anche grazie a una do-tazione economica complessiva di 285mila euro.

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Un tempo provincia opulenta dove il lavoro certo non mancava, poi definita territorio “ad alto rischio di povertà e conflitto sociale”. E non si tratta di una notizia dell’ultima ora. Era infatti il giugno del 2011 quando il Ministero dell’interno inviava alla Prefettura di Brescia una nota sulla questione. L’allarme è partito da Roma e attraversando mezzo Stivale è arrivato a Palazzo Broletto. Di questo passo, sembra suggerire l’informativa, Brescia

rischia di cadere in una condizione pericolosa. La crisi non molla la presa e il lavoro e gli stipendi sono sempre più risicati. A questi dati si aggiunge quello non meno preoccupante del massiccio ricorso alla cassa integrazione. Nei primi otto mesi del 2012 le ore di cassa integrazione (oltre 29 milioni) hanno superato anche quelle utilizzate nel 2009 (26 milioni). Il picco si è registrato nel 2010 con 42 milioni e 700 mila ore,

seguito dal 2011 con 31 milioni e 800mila ore. Un dato quello del ricorso alla cassa integrazione che va messo anche in relazione con l’aumento esponenziale del numero degli licenziamenti registrato neglli ultimi anni nel Bresciano.Una situazione complessa che rischia di trascinare, come per altro sta avvenendo, Brescia ai primi, non invidiabili, posti della classifica delle città che conoscono la povertà.

nanziamento complessivo di 100mi-la euro. Il secondo ingranaggio è quello del sostegno all’assunzione che consiste nel finanziamento di 10 assegni di 10mila euro a favore di quelle organizzazioni pubbliche, pri-vate e non profit, che si impegnino nell’assunzione immediata di altret-tanti giovani con contratti di almeno 30 ore settimanali a tempo indeter-minato o di apprendistato. Anche questo ingranaggio ha una dote di 100mila euro. La terza proposta di Spes at work è quella dell’anno di volontariato sociale. Un finanzia-mento di 45mila euro consentirà

a 10 giovani di vivere questa espe-rienza presso la Caritas diocesana. Un investimento nel campo della solidarietà, dei servizi alla persona, dell’ambiente che potrebbe essere utile per il loro futuro professionale.L’ultimo ingranaggio è quello rap-presentato dall’incubatore per l’im-presa giovanile. Si tratta del coordi-namento di un progetto pilota per favorire l’avvio di imprenditoria giovanile nei settori dell’agricoltu-ra sociale e della tutela ambienta-le, dell’ecoturismo locale, dell’arti-gianato, dei servizi di prevenzione e cura alla persona. Obiettivo dell’in-

cubatore, che avrà la sua sede in al-cuni locali dell’ex Seminario di via Bollani, è di far partire entro un an-no almeno 12 nuovi posti di lavoro. Sull’incubatore sono stati appostati complessivamente 40mila euro che portano a 285mila la dotazione com-plessiva di Spes at work.L’iniziativa lanciata nei giorni scor-si e che vede tra i suoi promotori il vescovo Luciano Monari, l’Ufficio diocesano per l’impegno sociale e la Caritas, come già per altre esperien-ze precedenti, è comunque aperta al contributo di chiunque ne condivida gli obiettivi e le finalità.

provincia e attive nei settori dell’in-formatica e dei servizi alle imprese, dell’ambiente e del risparmio ener-getico. Ad ogni impresa che assu-merà uno dei giovani partecipanti al bando verrà erogato un contributo di 3500 euro se l’assunzione sarà a tempo determinato. Le imprese che trasformeranno il rapporto di lavoro a tempo indeterminato riceveranno un ulteriore premio di 1500 euro se la trasformazione avverrà dopo sei mesi. Il premio arriverà a 3500 euro in caso di assunzione a tempo inde-terminato sin dall’avvio del rappor-to di lavoro. La dote lavoro ha un fi-

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’associazione “Cuore Amico” quest’anno ha scelto l’auditorium di Confartigianato Brescia, come sede per la 22 ª

edizione del premio Cuore Amico, ormai noto come “Nobel missiona-rio”. Si tratta di un riconoscimen-to che l’associazione, fondata nel 1980 da don Mario Pasini, assegna a figure esemplari di missionari con l’obiettivo di dare risalto alla gran-de opera di civilizzazione promossa dalla Chiesa attraverso l’evangeliz-zazione e la crescita delle popola-zioni del terzo mondo. Il premio è solo una delle tante ini-ziative con cui l’associazione Cuore Amico, a 10 anni dalla morte del suo fondatore, continua la sua opera di sostegno ai missionari, facendo da tramite tra le loro richieste e la re-te dei donatori. C o m e c o n s u e t u d i n e a n c h e quest’anno, in ottobre, mese tra-dizionalmente dedicato al tema delle missioni, l’associazione as-segna il “Premio” che ha una dota-zione complessiva di 150mia euro. Nell’ormai lungo elenco dei premia-ti figurano anche Giovanni Paolo II, destinatario del “Nobel missio-nario” nel 1998 e Chiara Lubich, a cui il premio venne assegnato l’an-no successivo.Per il 2012 la scelta di Cuore Ami-co è caduta sul sacerdote Aldino

e Mariuccia Gorla, volontarie da 31 anni in Congo. Con la cerimonia di consegna del premio, in programma dalle 9.30 di venerdì 13 settembre, l’associa-zione rinnova la sua vicinanza al mondo missionario. Un’attenzione che si è fatta anche aiuto concre-to. Grazie a una generosità diffu-sa, infatti, l’associazione è passata dai 250 milioni di lire (poco più di 125mila euro) del 1980 agli oltre 3,5 milioni di euro dello scorso an-no che, grazie ai missionari e alle suore, si sono trasformati subito in pane, scuole, medicine, pozzi e ini-

Amato, missionario in Pakistan dal 1962. La religiosa scelta premiata è suor Maria Giovanna Alberoni, del-le suore Orsoline, medico chirurgo in India, in missione dal 1948. Per i laici saranno premiate Lucia Robba

Una manifestazione “pacifica” or-ganizzata dai Fratelli musulmani per chiedere “riforme politiche” e più impegno nella “lotta alla cor-ruzione”. Così l’agenzia di stampa giordana “Petra” ha dato conto del corteo che si è svolto ad Amman nei giorni scorsi, forse il più significati-vo dall’inizio della Primavera araba. Nel dispaccio pubblicato sul suo si-to online, Petra ha sottolineato che tra le richieste dei manifestanti c’è

anche quella per una riforma del-la legge elettorale. Un riferimento, hanno sottolineato l’emittente Al Ja-zeera e altri mezzi di informazione panarabi, a norme in vigore da luglio che penalizzano milioni di cittadini giordani di origine palestinese. Convocato dal Fronte di azione pa-triottica, il partito locale dei Fratelli musulmani, il corteo ha attraversato il centro di Amman dopo la conclu-sione delle preghiere del venerdì. La

manifestazione si è svolta all’indo-mani della pubblicazione di un de-creto con il quale il re Abdullah II (nella foto) ha sciolto il parlamento e convocato elezioni anticipate. An-che se la data del voto non è stata fissata, il sovrano hashemita ha so-stenuto che la consultazione si terrà entro fine anno. Le ultime elezioni, alla fine del 2010, erano state boicottate dai Fratelli musulmani.

ziative di evangelizzazione. La pro-grammazione degli interventi viene effettuata da un consiglio direttivo, composto da laici e religiosi che, di volta in volta, prende in esame le richieste che giungono da tutto il mondo. “La rivendicazione del ri-spetto dei diritti umani di libertà, di giustizia, di dignità, di supera-mento del razzismo – si legge nel regolamento del Premio – sono so-lo alcune delle linee guida dei mis-sionari che si impegnano, in spirito di cooperazione, per ogni iniziativa che esalti la dignità di ogni singolo essere umano”.

Più di 30 presunti esponenti del gruppo armato Boko Haram sarebbero stati uccisi nel corso di un’offensiva militare nella città di Damaturu, la capitale dello Stato nord-orientale di Yobe. A riferirlo è una nota di “Forza congiunta”, un’unità di élite composta da esercito e polizia.Nel comunicato si sottolinea che tra le vittime ci sarebbe anche il presunto comandante di Boko Haram nello Stato di Yobe, soprannominato “Bakaka”.

Secondo la tesi ufficiale, ripresa dal quotidiano Daily Trust, la battaglia si è svolta nei pressi di un “covo” nel quartiere di Kandahar e nell’area circostante il cimitero cittadino. Damaturu era stata già a fine settembre teatro di un’offensiva contro Boko Haram nella quale erano stati uccisi almeno 35 militanti.Boko Haram è un gruppo radicato nel nord della Nigeria, che sostiene di battersi per

l’introduzione della legge islamica in tutto il Paese. Negli ultimi tre anni i militanti hanno rivendicato attentati e agguati contro caserme dell’esercito, commissariati di polizia e, in più di un’occasione, chiese. Le offensive dell’esercito e della polizia contro Boko Haram sono frequenti nonostante il presidente Goodluck Jonathan abbia sottolineato a più riprese la necessità di una trattativa con i militanti.

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È la componente culturale che misura e determina la crescita civile di un Pa-ese. Ha esordito con que-sto concetto il ministro

degli Esteri Giulio Terzi, ospite della Facoltà di economia dell’Università statale per discutere di Europa, di Me-diterraneo e del ruolo di primo piano che l’Italia può giocare all’interno di questo intricato e importante quadro geopolitico. La presenza del Ministro a Brescia è stata inserita nel calenda-rio delle celebrazioni per il trenten-nale di fondazione dell’ateneo. Nelle parole di benvenuto, il rettore Sergio Pecorelli ha ricordato come l’universi-tà bresciana punti sulla internaziona-lizzazione. Il segno tangibile di questa grande apertura è rappresentato dai circa 1000 studenti stranieri (sul tota-le di 15mila) provenienti da 70 Paesi diversi. Ma come può l’Italia essere protagonista in Europa e nel Medi-terraneo? Ai tanti giovani presenti il Ministro ha spiegato che occorre pun-tare su lavoro, ricerca e innovazione. “Il ‘soft power’ di un Paese dipende dal prestigio internazionale della sua ricerca e della sua cultura, ma anche dalla capacità di comunicare i risulta-ti raggiunti perché è di fondamentale importanza nell’attuale società globa-le favorire le ‘connections’, stabilire contatti per trarre nuove idee”. Nella seconda parte del suo intervento il Ministro ha portato l’attenzione sul-

costruzione europea. “Se costruiremo soltanto amministrazioni comuni, senza una volontà politica superiore vivificata da un organismo centrale...rischieremo che questa attività euro-pea appaia, al confronto della vitalità nazionale particolare, senza calore, senza vita ideale...”. Per recupera-re questo calore, questa vita ideale è necessario che i cittadini tornino a essere protagonisti. “Nel 2014, a 100 anni dallo scoppio della Grande Guerra, l’Italia giocherà un ruolo di primo piano perché sarà presiden-te di turno dell’Unione europea e l’Europa potrà assumere la forma di un’Unione politica di natura federale e tornare così a essere protagonista del mondo”. E l’Italia può fare bene anche nel Mediterraneo. “Nei Paesi della ‘primavera araba’ siamo pre-senti con oltre 3.300 aziende, abbia-mo un ruolo economico importante e siamo stimati per il nostro approc-cio pragmatico. Anche se la costru-zione di un sistema democratico in queste società è complessa, occor-re avere l’ottimismo della volontà e pensare che la democrazia è pos-sibile”. La conclusione è dunque un messaggio di fiducia rivolto agli stu-denti. “Per anni si è consumata una profonda frattura tra parole e cose. Solo unendo parole e cose potremo davvero realizzare gli obiettivi più ambiziosi per consegnare ai giovani un futuro migliore”.

Siria e Turchia ad un passo dalla guerra: l’esercito di Assad continua a sconfinare in territorio turco con colpi di mortaio, per fortuna senza altre vittime dopo i cinque morti di mercoledì scorso nella cittadina turca di Akcakale. A nulla sono valse le condanne internazionali contro Damasco e le vibrate proteste di Ankara che continua a rispondere con la sua artiglieria dalla provincia di Antiochia. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha condannato

l’attacco siriano al confine con la Turchia che nei giorni scorsi ha ucciso una famiglia di cinque persone. Le Nazioni unite hanno sottolineato come la crisi siriana stia avendo un grave impatto sulla “stabilità e la pace della regione”.La dichiarazione del Consiglio di sicurezza è stata ammorbidita dalla Russia, sostenitrice di Damasco, che ha cercato di implicare anche la Turchia nel compito di abbassare la tensione. Nonostante il tentativo, di smorzare un’escalation che

potrebbe portare a una guerra, il governo siriano non fa mistero della tensione con la Turchia, Paese che, sin dall’inizio della rivolta, ha appoggiato i ribelli anti-Assad, dando loro ospitalità all’interno delle sue frontiere e permettendo il passaggio di armi e denaro. Il conflitto rischia dunque, come molti osservatori denunciavano da tempo, di assumere una connotazione regionale, un’ipotesi contro cui sono scesi in piazza migliaia di turchi in diverse città del Paese. Grandi

manifestazioni contro la guerra si sono tenute a Istanbul, Izmir, Mersin, Eskisehir. In piazza Taksim a Istanbul, migliaia di persone hanno gridato slogan a favore della pace e rifiutando di essere “soldati dell’imperialismo”. Alcuni striscioni accusavano Erdogan e il suo partito di essere un burattino degli Stati Uniti. Secondo i manifestanti, l’Occidente e gli Stati Uniti non hanno voglia di implicarsi nella crisi siriana e spingono invece la Turchia a farlo.

le prospettive dell’Europa, ricordan-do Alcide De Gasperi, uno dei padri fondatori, che nel 1951 aveva sottoli-neato il rischio di fragilità insito nella

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Fabio Fazio è tornato su Rai3 in “Che tempo che fa”, con un cambiamento: va in onda la domenica e il lunedì anziché il sabato, come avveniva negli scorsi anni. Il programma ha ormai un suo andamento consolidato perché accanto ai collaboratori fissi presenta una galleria di personaggi che tornano ciclicamente sulla scena. Fazio si dà arie da anticonformista, ma è un anticonformismo a volte quasi burocratico, cioè scontato. Infatti è andato e torna a Sanremo, il tempio del conformismo italiano.Tuttavia, anche se non è tutto oro quel che luccica, si possono incontrare nel corso delle puntate delle buone, a volte ottime, occasioni. Basta registrare il programma e scegliere il meglio. Lunedì 1° ottobre per esempio ci sono stati dei passaggi molto interessanti, in particolare con Aniello Arena e Roberto Saviano. Arena è un ergastolano, attore protagonista di “Reality”, il film diretto da Matteo Garrone (quello di “Gomorra”), premiato al festival di Cannes e nelle sale in questi giorni. Aniello era un affiliato della camorra ed è stato condannato all’ergastolo perché

La vita è sempre nelle nostre mani

L’oratorio San Filippo Neri e la parrocchia della Conversione di San Paolo di Collebeato sono i promotore dell’iniziativa “Cori in chiesa”, una rassegna di canto polifonico, che in questo 2012 giunge alla seconda edizione. Due le serate messe in cartellone e, come già ricordato, dedicate al canto polifonico. “Cori in chiesa” prende il via sabato 13 ottobre con il concerto del coro Alabarè della parrocchia della Pavoniana di Brescia e del

coro “Erica” di Paitone. La seconda serata è in programma per sabato 27 ottobre con le esibizioni delle corali “Luca Marenzio” di Coccaglio e “Le Rocce Roche” di Brescia. I concerti si svolgeranno nella chiesa parrocchiale di Collebeato con inizio alle ore 20.30. a ingresso libero.La direzione artistica della seconda edizione di “Cori in chiesa” è stata affidata al maestro Giambattista Tura.

uscire dal carcere e prendere parte alla trasmissione, da Fazio ha letto un brano scritto da lui sulla sua esperienza esistenziale. Ha concluso dicendo: “Mi sento di dire ai ragazzi di andare a scuola, di studiare, di avvicinarsi all’arte. Mi capita sempre di pensare di essere nato due volte, che il teatro e il cinema mi hanno partorito di nuovo...”. Roberto Saviano invece ha parlato di un personaggio poco conosciuto dal pubblico. Lo scrittore si è introdotto citando

le paraolimpiadi di Londra per esaltare la “diversa abilità” degli atleti capaci di dare vita alla vita quali che siano le condizioni fisiche. E ha raccontato la storia di Michel Petrucciani (Orange 1962 – New York 1999) un pianista francese, fra i più apprezzati di tutti i tempi nel genere jazz. Colpito alla nascita dall’osteogenesi imperfetta (malattia genetica anche nota come ‘sindrome delle ossa di cristallo’ – come ha notato Saviano, una definizione poetica per una malattia che

coinvolto nella uccisione di tre persone nel quartiere di Barra a Napoli (1991). È lo stesso quartiere in cui Garrone ha girato il film. “Ad aprile del ‘99, dopo sei anni di carcere a Viterbo, che è un istituto d’inferno, mi hanno confermato l’ergastolo. Ero pieno di rabbia, ma tanta, e ho pensato, ok la mia vita è finita. Poi mi hanno spostato a Volterra, ho iniziato il teatro. E ho scoperto che non era vero”, ha detto in un’intervista Aniello. Beneficiato per l’occasione di un permesso straordinario per

non ha nulla di poetico – , caratterizzata dalla assoluta fragilità delle ossa), Petrucciani considerava tale disagio fisico come un vantaggio, che gli ha prrmesso in gioventù di dedicarsi completamente alla musica tralasciando altre ‘distrazioni’. Con una statura di un metro, la malattia lo costringeva a ricorrere a un particolare marchingegno realizzato dal padre e che gli permetteva di raggiungere i pedali del pianoforte. Nella disgrazia ebbe una fortuna: le ossa delle sue mani non erano toccate dalla malattia e le mani stesse godevano di una agilità straordinaria. Tutti ammirarono la sua assoluta bravura tecnica, la genialità, il dominio della tastiera, il suo tocco inconfondibile (e probabilmente irripetibile). Nel 1997 a Bologna, si esibì alla presenza di papa Giovanni Paolo II, in occasione del Congresso eucaristico. Morì a New York il 6 gennaio 1999 in seguito a gravi complicazioni polmonari. È sepolto a Parigi accanto alla tomba di Fryderyk Chopin.Il messaggio della serata è stato forte e chiaro: la vita è un dono che viene valorizzato dalla nostra capacità di goderlo.

“I nuovi orizzonti della scienza: elementi unificanti e aspirazioni dell’uomo” è il tema della conferenza che Antonino Zichichi, scienziato del Cern, promotore del Centro di ricerca del Gran Sasso e fondatore del Centro internazionale di fisica di Erice, tiene alle 20 di giovedì 11 ottobre al Centro pastorale Paolo VI di Brescia. Lo scienziato arriva a Brescia su iniziativa di “Academia ndt international” presieduta dal

bresciano Giuseppe Nardoni.Antonino Zichichi, nato a Trapani, nel 1929, è un fisico e divulgatore scientifico italiano attivo nel campo della fisica delle particelle elementari. È professore emerito del dipartimento di fisica superiore dell’Università di Bologna ed è noto al grande pubblico soprattutto per la sua attività di divulgatore scientifico, essendo un prolifico autore di libri e saggi, e per le sue apparizioni televisive.

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l progetto del nuovo oratorio risale a circa una decina d’anni fa, poco dopo l’arrivo di don Ce-sare Verzini: fu allora che si ini-ziò a pensare di creare uno spa-

zio più adatto alle esigenze di bambi-ni, ragazzi e famiglie che gravitavano attorno alla parrocchia”. Con queste parole, il geometra Giorgio Franchini si è soffermato a illustrare quanto ha realizzato, nel corso degli anni, insie-me al fratello Marco. Al loro studio, infatti, è stato affidato, tempo fa, il compito di stilare un progetto per la realizzazione del nuovo oratorio di Sant’Eufemia, inaugurato sabato scorso alla presenza del Vescovo. “Con il passare degli anni, ciò che all’inizio era solo un’idea, è diventa-to realtà, grazie all’appoggio di buo-na parte della comunità che, fin da subito ha preso a cuore il progetto, contribuendo anche economicamen-te alle spese sostenute. La posa della prima pietra del rinnovato oratorio, nel giugno 2008, ha dato quindi il via ai lavori, iniziati con la demolizione di un vecchio immobile che veniva utilizzato come bocciodromo e l’edi-ficazione di una nuova palazzina a tre piani, inaugurata due anni più tardi e nella quale hanno trovato posto i sa-loni parrocchiali, le nuove aule per il catechismo, la segreteria, il nuovo bar. Nel 2011, poi, si è messo mano agli impianti sportivi, realizzando un campo da calcio in sintetico, campi

dopo una serie di interventi di restau-ro e rifacimento. All’interno della struttura, hanno trovato posto alcu-ne nuove stanze per le Acli, la sede del gruppo Scout BS 11, e, dove pri-ma si trovava il bar, è stata realizza-ta una piccola cappella al cui interno viene custodita una reliquia del Be-ato Frassati. L’altare della cappella è composto da una lastra in marmo poggiante sul vecchio sacello della S. Croce di Sant’Eufemia, risalente al 1626: all’interno della chiesetta, inoltre, sono presenti alcune opere dell’artista locale Virginio Faggian, scomparso nel 2003. Adiacente alla

da basket e pallavolo, una piastra per i giochi e i relativi spogliatoi. In-fine, sabato scorso è stata inaugura-ta la palazzina storica adiacente alla nuova costruzione, che è entrata a far parte appieno del nuovo oratorio

A Pontoglio il “Nido Famiglia” si fa... bilingue. L’idea di “inglesizzare” l’asi-lo è stata concepita dalle stesse edu-catrici Lia e Marina interne alla loca-le struttura dedicata all’infanzia che, grazie alla specializzazione consegui-ta nell’anno in corso, hanno pensato di avvalersi di tutte le proprie cono-scenze ed esperienze acquisite nel tempo, per avventurarsi, investire e promuove questo nuovo innovativo progetto. Una proposta che non ri-

marrà a porte chiuse, ma che, da otto-bre, aprirà all’intero territorio “perché – come sostengono loro – tutti possa-no beneficiare di questa possibilità educativa di approccio all’inglese”. Il piano, pensato per integrarsi armo-nicamente con le ordinarie proposte pedagogiche e organizzative interne ai Nidi Famiglia è contraddistinto da un percorso educativo di crescita per-sonale studiato su ciascun bambino da esperti del settore, ma unito all’ap-

profondimento della lingua inglese durante un graduale percorso che ac-compagnerà ogni singolo in un iter di sviluppo psico-fisico-emotivo e rela-zionale, avvalendosi anche della pra-tica di una nuova lingua. I corsi par-tono sabato 13 ottobre; per maggiori informazioni e iscrizioni, è possibile telefonare alle educatrici 347/4800839 - 393/9697807, al nido 030/7376762 op-pure scrivere un email a [email protected][email protected].

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palazzina settecentesca, all’interno dello stabile in cui sorgeva il cinema della frazione, è stata invece realizza-ta una sala polivalente che può esse-re utilizzata per i giochi, per il teatro e per feste e ricevimenti: proprio qui si è svolto il rinfresco che si è tenuto sabato dopo la S. Messa e la benedi-zione dei rinnovati ambienti da parte di mons. Luciano Monari. L’edificio storico e la nuova palazzina guarda-no entrambe su uno spazio aperto circondato da gradinate e realizzato come una sorta di piazza. Sui tetti, inoltre, sono stati montati pannelli fotovoltaici”.

Pitocchetto, Moretto, Cifrondi e ancora Cipper, Pittoni ed altri artisti lombardi dal Cinquecento al Settecento: è quanto conserva il Museo Lechi, scrigno di tesori ubicato a Palazzo Tabarino e inaugurato domenica scorsa. La struttura comprende oltre 180 opere di proprietà del conte Luigi Lechi donate nel 2005 al Comune di Montichiari; l’allestimento è opera di Paolo Boifava, direttore di Montichiari Musei e dei professori Francesco

Frangi e Alessandro Morandotti. È un’aria di nobiltà quella che si respira passando in rassegna le ampie sale dell’edificio culturale non solo per l’insigne presenza di pitture d’altissimo livello, ma anche per la raffinata scelta di quadri d’epoche e generi differenti, degna continuazione di un amore per l’arte portata avanti nei secoli dalle famiglie Lechi. Montichiari come piccola capitale dell’arte italiana? Forse appare azzardato sostenerlo,

di certo da domenica scorsa il Museo Lechi costituisce un richiamo irresistibile nell’ambito pittorico oltre che rappresentare un sigillo perenne a ricordo della generosità e del buongusto del bresciano Luigi Lechi, nobiluomo d’altri tempi.Il Museo Lechi è aperto dal mercoledì al sabato dalle 14.30 alle 18.30 e la domenica dalle 15 alle 19; per maggiori informazioni si può chiamare lo 030/9650455. (f.m.)

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a pochi giorni la Rbb, Re-te bibliotecaria brescia-na, – il cui sito è http://rbb.provincia.brescia.it – ha adottato un nuo-

vo sistema informatico, che ne ha consentito la riorganizzazione con vantaggi sia per l’Amministrazione sia per l’utente. “Già con il sistema in uso fino al 17 settembre scorso avevamo raggiunto un livello di ec-cellenza cui si guardava da ben oltre i confini regionali – ha spiegato l’as-sessore provinciale alla Cultura Silvia Razzi – ora, con l’adozione del siste-ma Clavis, un open source, abbiamo migliorato i servizi al cittadino, che ora, fra le molte cose, può dialogare con un’unica biblioteca, chiedendo dove possa essere un documento o un libro e farlo trovare “a domicilio”, ovvero presso la biblioteca a lui più vicina. Non solo – sempre per esem-plificare, ha proseguito Silvia Razzi – ora può dialogare anche via sms ed e-mail, piuttosto che prelevare un li-bro presso una sede e consegnarlo in un’altra”. La Rbb è costituita da 274 punti di servizio, 255 biblioteche co-munali, 201 bresciane e 55 cremone-si, oltre a 18 fra biblioteche e fondi

documentari speciali, di titolarità di-versa da quella comunale. “Abbiamo 3.825.409 documenti, libri e multime-dia, con oltre 656mila titoli, cui, nello scorso anno, hanno acceduto per pre-stiti 1.710.472 persone – ha aggiunto l’assessore – e con il nuovo sistema abbiamo ridotto drasticamente i co-sti sia di catalogazione, ora eseguita solo dal personale dipendente con un risparmio di 150mila euro, sia as-sistenza annua, passata dai 107mila ai 48mila euro annui attuali, con un ap-parato più performante. Da non tra-scurare che la Provincia di Cremona, pur di far parte del sistema della Rbb, ci versava, fino al 2011, 80mila euro annui quale riconoscimento della va-lidità della nostra rete. Ciò che non si capisce – e Silvia Razzi lo dice con veemenza – è la cecità del governo centrale che, non solo attua tagli in-discriminati alla cultura, ricompren-

dendovi i sistemi efficienti ed esem-pio per amministrazioni e comunità quali la Rbb, ma ancora non ha forni-to indicazioni sulla sua assegnazione futura, ovvero non si sa, a tutt’oggi, chi se ne dovrà, a breve, occupare, se regioni, provincie, comuni o altri. Confidiamo – ha aggiunto Silvia Razzi – che quanto prima anche il Comune di Brescia, le cui 14 biblioteche sono comunque accessibili, possa entrare nel sistema, al fine di avere un unico linguaggio informatico, con i vantaggi che ne derivano”. Il software permet-te l’integrazione di tutti i servizi, dalla Mlol, Media library on line alla biblio-teca digitale, dall’apertura alle nuove tecnologie, Rfid, Tablet, smatphone e quanto ancora il mercato propone. “Continueremo a investire – ha chio-sato l’assessore – e presto presente-remo il nuovo logo della Rbb e i sette sistemi bibliotecari intercomunali”.

Torna per il sesto anno consecutivo una proposta originale, divertente e quest’anno ricca di novità: la cac-cia al tesoro cittadina “Perdersi per trovarsi”. Per l’occasione, si attende una partecipazione di oltre 500 perso-ne, tra giocatori e staff organizzativo. Esaltate da forte spirito competitivo e tanta voglia di vincere, le squadre invaderanno ogni vicolo del centro storico, animando la vita e il ritmo cit-tadino per la durata di una domenica pomeriggio. L’evento è aperto a tutti, senza limiti di età né di provenienza: possono parteciparvi studenti delle scuole superiori o di università, gio-vani, famiglie intraprendenti, appas-sionati del centro storico, curiosi. I concorrenti dovranno affrontare nu-merose prove applicando al meglio le loro abilità: capacità mentali e prati-che, intuito, abilità deduttive e spirito di osservazione. La risoluzione di tali prove permetterà il ritrovamento del tesoro: premi in denaro del valore di 600 euro per il primo classificato, 400 euro per il secondo e 200 euro per il terzo. A rendere tutto ancora più allet-tante ci saranno una serie di premi a sorpresa assegnati secondo estrazio-ne o per meriti creativi particolari, e gadget per tutti i componenti delle squadre. La partecipazione all’even-to “Perdersi per trovarsi” è riservata a squadre da tre a cinque persone, o a persone singole cui verrà assegna-ta una squadra composta d’ufficio. L’iscrizione e il pagamento possono essere effettuati on-line, dal sito web www.perdersipertrovarsi.com. ini-ziativa si inserisce nel progetto di so-

stegno alle missioni dell’associazione Punto Missione onlus. In particolare i fondi raccolti dalla caccia al tesoro verranno destinati al progetto Villag-gio dei Ragazzi “Fabio-Sergio-Guido” di Ciocanari, un piccolo paese nei pressi di Bucarest. Tale progetto mi-ra alla costruzione di un piccolo cen-tro abitativo dove accogliere bambini e giovani che si trovano in situazioni di forte disagio, e dove offrire loro una famiglia, un’educazione comuni-taria, una formazione scolastica e in seguito lavorativa.(www.puntomis-sioneonlus.org).

L’affido familiare è un intervento di aiuto a favore di un minore la cui famiglia di origine si trova temporaneamente in difficoltà.Si tratta di un intervento a tempo determinato, finalizzato al raggiungimento del benessere del minore e al superamento della situazione di crisi della sua famiglia. Il Coordinamento famiglie affidatarie organizza tre serate di sensibilizzazione e un corso di formazione all’affido. Le tre serate sono: venerdì 19 ottobre

alle ore 20.30 presso Cascina Botà di via S. Zeno 174 a Brescia; lunedì 22 ottobre alle 20.30 presso l’oratorio di Carpenedolo e giovedì 25 ottobre, alle ore 20.30, presso l’oratorio di Nuvolera. Si tratta di tre serate di sensibilizzazione dal titolo “Una famiglia che accoglie: l’esperienza dell’affido”. Sono incontri aperti a chiunque è interessato all’esperienza dell’affido e dell’accoglienza in generale (affido tradizionale, affido diurno, famiglia d’appoggio...). A questi incontri

saràpresente Marco Mason, in qualità di esperto di affido familiare, insieme a una famiglia affidataria che porterà la sua testimonianza. Queste serate rappresentano il primo passo indispensabile per arrivare successivamente, dopo due incontri individuali di conoscenza con gli operatori del Coordinamento famiglie affidatarie, al Corso di formazione iniziale che sarà realizzato nel mese di novembre: il 7 novembre con la presentazione e gli aspetti giuridici

dell’affido a cura di Marco Mason; mercoledì 14 novembre con gli aspetti sociali dell’affido a cura di Silvia Bonizzoni e Daniela Refentini; mercoledì 21 novembre gli “Aspetti psicologici dell’affido” con Laura Franzoni; mercoledì 28 novembre interviene Sara Baresi con “Le motivazioni dell’affido”. L’orario degli incontri è dalle 20.30 alle 22.30 presso la Cascina Botà (via S. Zeno – parcheggio Palatenda) a Brescia. Per informazioni ed adesioni, chiamare: 3664763007.

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Nella parrocchia di San Gottardo in Maddalena dal 2007 è stato eretto un altare per custodire le reliquie del Beato Carlo I d’Austria (Persenbeug, 17 agosto 1887 – Funchal, 1º aprile 1922) fu ultimo imperatore d’Austria, re apostolico d’Ungheria e Boemia della Casa d’Asburgo-Lorena. Figura sempre più al centro degli studi storici e dell’attenzione soprattutto da quando papa Giovanni Paolo II, il 3 ottobre 2004, lo proclamò Beato. La memoria liturgica viene

celebrata il 21 ottobre data del suo matrimonio con Zita di Borbone Parma proclamata essa stessa di recente Serva di Dio, sulla via quindi della beatificazione. Quest’anno, domenica 21 ottobre, a San Gottardo, alle 11 presiederà la celebrazione mons Vigilio Mario Olmi che al termine della funzione impartirà la benedizione con la reliquia del Beato Carlo. La cerimonia sarà accompagnata dal coro parrocchiale di Gussago diretto da Luigina Codenotti con

l’organista Ezio Damiolini. Sono attese, insieme alla cittadinanza, rappresentanze dal Tirolo e dal Trentino e da altre località poiché l’iniziativa è promossa dalla Gebetsliga Kaiser Karl di cui don Arnaldo Morandi è assistente nazionale. Durante la cerimonia di beatificazione, Giovanni Paolo II disse che Carlo doveva essere “un esempio per noi tutti, soprattutto per quelli che oggi hanno in Europa la responsabilità politica!”. Inoltre si ricorda la grande fede cattolica

che l’imperatore praticava tanto da voler presenziare al Te Deum del capodanno 1918-19. Alla domanda del perché voleva ringraziare il Signore nell’anno della sconfitta e nell’anno in cui perse tutto, Carlo rispose che “...l’importante è che i popoli abbiano ritrovato la pace...” e per questo bisognava ringraziare Dio. Quello di Carlo d’Austria è certamente un esempio particolarmente attuale in molti modi.

n questo periodo da un lato la politica sembra essere sempre più lontana e distaccata dai bi-sogni della gente e dall’altro è necessario rinsaldare la voglia

di partecipazione nei cittadini e far sentire l’impegno del mondo cattolico bresciano. Partendo da questi presup-posti l’editore Eugenio Massetti ha promosso una serata di dibattito tra Emilio Del Bono, candidato sindaco del Pd per le amministrative del 2013, e i rappresentanti di alcune delle più significative associazioni cattoliche presenti sul nostro territorio. L’appun-tamento di martedì 9 ottobre è stato un confronto aperto. Hanno parteci-pato al “botta e risposta”: Vera Lomaz-zi, responsabile delle Acli; Andrea Re, presidente diocesano dell’Azione cat-tolica; Luca Pezzoli, presidente pro-vinciale Mcl; Enzo Torri, segretario generale Cisl di Brescia, Arianna Mi-lone presidente Fuci; Giorgio Zecchi-ni rappresentante del Movimento dei focolari; Giuseppe Milanesi della So-cietà San Vincenzo de’ Paoli e Marco Peli del Meic. Coordinati da Massimo Venturelli, gli intervenuti hanno posto una serie di domande e sollecitazio-ni a Emilio Del Bono autore del libro “Una idea di città” . Nel libro edito dal-la Compagnia della Stampa, Del Bo-no traccia un resoconto del lavoro di opposizione svolto in questi anni (dal 2008) a Palazzo Loggia, ma delinea an-che le radici di un futuro programma

amministrativo con un’idea di città che ha nella coesione sociale, nella sostenibilità ambientale e nel rilan-cio economico alcuni dei suoi tratti più significativi. Il segretario genera-le della Cisl Enzo Torri ha sollecitato Del Bono sul tema del lavoro, chie-dendo quali strumenti e quali propo-

ste un Comune ha a disposizione. Su questo fronte, secondo Del Bono, si può fare molto visto che ormai si par-la di distretti territoriali in competi-zione e Brescia risulta schiacciata tra l’area milanese/bergamasca e l’area veronese per questo deve rilanciarsi investendo nelle infrastrutture e cre-ando una capacità di interlocuzione con le aziende. Il rappresentante dei Focolari ha invece posto l’attenzio-ne su due aspetti diversi: il concetto della fratellanza nel programma poli-tico e il tema dell’Europa “cosa si può fare per portare Brescia in Europa e l’Europa a Brescia?”. “Brescia era la città moderna per antonomasia – ha sottolineato Del Bono – ha avuto il teleriscaldamento, il termovalorizza-tore, tra poco avremo la metropolita-na, Brescia è per sua natura una cit-tà europea. La nostra città ha al suo interno delle energie eccezionali che vanno stimolate in un progetto nuo-vo”. Del Bono non nasconde la neces-sità di corresponsabilizzare in questo progetto di rilancio della città anche gli immigrati (circa 40mila persone), mobilitando risorse ed energie per il bene comune. In tema di welfare, se-condo Del Bono è necessario ripen-sare e riorganizzare l’Assessorato ai servizi sociali e deve essere messo in campo un processo innovativo ta-le per cui si realizzi una reale co-pro-grammazione e condivisione tra terzo settore e amministrazione.

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lcune voci rappresen-tative di suore, giova-ni e laici cooperatori, attingendo dall’espe-rienza di rinnovamen-

to e dai contatti personali con al-cune suore possono aiutare a de-scrivere al meglio il volto stesso dell’Istituto che può vantare una presenza significativa sul territo-rio e una storia fatta dalle tante persone che in questi anni hanno abbracciato il carisma della Fami-glia dorotea.Madre Vincenza Polotti, superiora generale negli anni Settanta e Ot-tanta, quando racconta l’ispirazione fondante che l’ha guidata nel rinno-vamento post-conciliare dell’Istitu-to fa esplicito riferimento alla “forte corrispondenza tra gli insegnamenti del Concilio e il carisma di don Lu-ca, riguardo alla valorizzazione dei laici nella Chiesa. Fin dagli inizi, l’esperienza del Fondatore contem-pla la presenza e la collaborazione di laiche nell’Opera di S. Dorotea. La consapevolezza di questa ‘con-segna’ ha promosso un impegno di sensibilizzazione delle suore sulle origini e sulla specificità del cari-sma, e ha avviato percorsi formati-vi per i laici, i quali hanno maturato una maggior presa di coscienza del battesimo e l’adesione all’Opera”. E se guarda in prospettiva, madre Vin-

cenza vede “l’allargarsi dell’impegno operativo dei laici nell’educazione, nella pastorale e sul territorio, a ser-vizio delle giovani generazioni”. La medesima prospettiva è confermata da Emilia, cooperatrice della prima

“Brescia è una città che attirò la predilezione di don Luca Passi. In Brescia egli parlava di porre il ‘Quartier generale’ della Pia Opera di Santa Dorotea per la Lombardia. Per qui erigere una casa del suo Istituto scrisse un rilevantissimo numero di lettere; qui veniva spesso a predicare missioni ed esercizi; qui si recò con frequenza a visitare, ordinare, dirigere quanto concerneva le sue opere, e per esse qui si servì spesso del suo braccio destro, il

fratello don Marco, mentre egli trovavasi nei viaggi pastorali: finalmente qui poté raggiungere il desiderato intento di piantarvi una delle dilette case dell’Istituto” (dal libro di Lorenzo Dentella, “Vita di don Luca Passi”, pagina 167).Alla vita dei Santi non appartiene solo la loro biografia – ci ricorda Benedetto XVI nella conclusione della lettera enciclica Deus caritas est – ma anche il loro vivere e operare in Dio dopo la morte. Chi va verso Dio non si allontana

dagli uomini, ma si rende invece ad essi particolarmente vicino. Noi suore dorotee e i laici cooperatori dell’Opera lo vediamo in modo particolare e affettuoso nel fondatore don Luca Passi, di cui ricorre la beatificazione nel prossimo anno. L’eredità carismatica, la consegna che egli ha lasciato nel suo testamento spirituale, è un “dono” per la Chiesa di oggi. L’Opera di S. Dorotea è riconosciuta come aggregazione ecclesiale che tiene

vivo nella Chiesa il precetto evangelico “Va’ e prenditi cura del tuo fratello” (cf Mt 18,15-18) e lo traduce in azione pastorale a favore delle giovani generazioni. La sua missione specifica non è riservata a categorie particolari di uomini e donne, ma è affidata a chiunque matura la consapevolezza della propria dignità di battezzato e decide di seguire l’invito del Redentore a prendersi cura dei “piccoli” in nome suo. (a.t.)

cosa è cambiato nella loro vita? Lo sguardo sulla realtà, che introduce un modo nuovo del vivere con gli al-tri e una percezione più affinata di sé e dell’altro. “Cogli più significa-to in ciò che fai e scopri la gioia del dono; l’essere cooperatrici pone una continuità, rafforza il senso di Chie-sa, ti senti al posto giusto”. Emilia e Marzia erano alla ricerca di un passo ulteriore per vivere più intensamen-te il battesimo e hanno trovato la ri-sposta nell’Opera di Santa Dorotea.L’impegno si allarga anche ai giova-ni. Cristian si dedica a tempo pieno come educatore nella scuola e in aree suburbane, andando a cerca-re anche i ragazzi di strada, “con-sapevole di ripercorrere i passi di don Luca, che li amava con predi-lezione”. Federica, invece, ha scel-to di trascorrere le ferie in Brasile, al Centro accoglienza “S. Dorotea”; là incontra centinaia di ragazzi, di cui porta a casa una bruciante no-stalgia. “Mi sento nata per qualcosa di bello: sto con i ragazzi, li guardo negli occhi, ascolto le loro storie e li abbraccio forte, forte. Mi basta, anche se il mio compito è di orga-nizzare laboratori di animazione: il tutto fa nascere un rapporto, che è il solco dove semini e coltivi la vi-ta. Da dove viene la mia passione? Dallo stile doroteo. Guardo le suore e cerco di imitarle”.

ora, e Marzia, madre di tre figli, ar-rivate all’adesione seguendo percor-si e strade differenti. “Mi mancava qualcosa – spiega Emilia – per dare compimento al mio essere cristia-na: la vocazione nativa, che chiede di essere per gli altri: lo stile delle suore in parrocchia, gli esempi della mamma, l’invito di una suora sono state le coordinate della mia scelta”. “La corrispondenza del mio sentire con quanto dicono i documenti – afferma Marzia – e il risveglio di un interesse per i giovani, sono state le spinte per dire il mio Sì alla proposta di una dorotea entusiasta”. Ma che

Nelle immagini possiamo vedere due scuole cittadine: la scuola dell’infanzia Paolo VI (a fianco) e la scuola primaria e secondaria di primo grado di via Marsala (a destra). La scelta del servizio scolastico è contemporanea alla nascita dell’Istituto. Accanto all’Opera di Santa Dorotea, opera di carità spirituale, vissuta insieme ai laici cooperatori nel contesto delle parrocchie cittadine, sorsero fin dagli inizi le scuole come opportunità formativa e risposta a un bisogno quanto mai urgente due secoli fa. Oggi l’esperienza è vissuta in rete con le altre scuole cattoliche della città nel desiderio di mettere in sinergia le forzee i carismi che in modo significativo hanno segnatola storia educativa bresciana.

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Dalla speranza alla certezza: don Luca Passi, fondatore delle Suore Dorotee, sarà beatificato a Venezia nell’aprile 2013. L’iter del processo canonico, che ha convalidato l’autenticità del miracolo, è stato accompagnato da una trepida attesa e da una fiduciosa preghiera. Ora, il tempo che separa dall’evento ecclesiale è tempo di canto e di rendimento di grazie. Don Luca ha consegnato un’Opera che è espressione di carità e di amicizia spirituali; ha affidato

alle suore l’Istituto per amarla e promuoverla, ora le investe di una ulteriore eredità: la sua santità. Che è premessa e chiamata a diventare sante. Egli stesso la raccomanda: “Pregherò per voi perché vi facciate tutte sante” (Lettera alle novizie 1865). Se i santi rendono visibile la presenza di Dio tra gli uomini, che cosa manifesta la santità di don Luca? Non solo l’essere profondamente radicato nel suo tempo, partecipe alla missione della Chiesa, e

attento alle condizioni di vita e di povertà, che intristiva i giovani soprattutto. In questo batteva il suo cuore di padre e di sacerdote. E tutto questo interpellava la sua fede, rinvigoriva la speranza, ispirava la carità: asse portante del suo apostolato. Oggi, l’Istituto sa di avere una sola strada, che lo stesso fondatore indica: imitarlo, per continuare il suo cammino e ringiovanire il suo progetto. Nel frattempo la congregazione si prepara alla celebrazione, che lo

proclamerà Beato con gioia vera, la gioia naturale delle figlie, la gioia dell’atto di fede che fa dire: questo lo vuole Dio, questo lo dice la Chiesa, questo è vero: don Luca è Beato, veramente Beato! D’ora in poi don Luca intercede presso Dio per coloro che lo pregano; d’ora in poi partecipa della pienezza della beatitudine del Paradiso; l’Istituto ha la consolazione di avere in Lui un protettore e un modello di vita, che gode della compiacenza di Dio. (a.v.)

l 2 novembre del 1842 in alcune povere celle dell’ex monastero delle Benedettine (attualmente Istituto Veronica Gambara) si accendeva la fiamma di un nuo-

vo focolare di vita religiosa in Brescia: l’Istituto delle Suore Maestre di S. Do-rotea. La responsabile era Marina Ma-rini, giovane maestra originaria della parrocchia di S. Giovanni, alla quale venne affidato il compito di “dirigere e governare la Pia Opera di S. Dorotea in tutte le parrocchie della città”. Ella non era che l’esecutrice del sogno di don Luca Passi. Nel decennio 1842-1851, in una situazione di disagio per il difficile contesto politico, economi-co e sociale a livello nazionale e loca-le, l’Istituto mosse i primi passi con il sostegno di don Luca, del fratello don Marco, di un clero sensibile e attento e di un gruppo di laici impegnati. Pas-so dopo passo, la missione si configu-rava e si caratterizzava come opera educativa a servizio delle giovani ge-nerazioni nello spirito dell’Opera di S. Dorotea di cui le suore divennero anima. Da S. Rocco, dove funzionava una scuola di carità, le poche religiose si trasferirono in vicolo Vergine (ora Medici) dove, per dare risposte nuo-ve ai molteplici bisogni, potenziaro-no la scuola con l’acquisto di palazzo Medici, in via Marsala, sede storica dell’Istituto in Brescia. In seguito ver-ranno aperte varie case filiali in città e

in diocesi, ma le suore saranno sem-pre identificate come “le Dorotee di via Marsala”. La storia si fa cronaca: dall’iniziale scuola elementare si apre la Scuola materna, l’avviamento pro-fessionale, la scuola media inferiore e superiore, il collegio… II dono ri-cevuto non si tiene per sé, bisogna

allargare l’orizzonte e gli spazi: l’Isti-tuto si diffuse in altre regioni, si aprì alle missioni, acquistò Casa Sandrini e Casa Glisenti (via Capriolo), dando una configurazione unitaria alle case e all’opera educativa. Ora i tempi sono cambiati, le vocazioni scarseggiano, le forze diminuiscono, le opere vengono ridimensionate. In città permangono le scuole, il convitto universitario, la presenza in alcune parrocchie. Il 2012, traguardo di un cammino durato 170 anni, diventa un punto di partenza con un rinnovato interesse per l’Opera, la creatura prediletta di don Luca Passi. “Non nova, sed noviter”, non nuove aperture o nuove attività, ma “dirigere e governare l’Opera” in modo nuovo.

A fianco la scuola di “Cristo Re” e il Convitto universitario di contrada Santa Chiara. Sono luoghi in cui suore e laici assumono il compito di educare le nuove generazioni con uno stile semplice, attento alla persona, aperto all’amicizia e al dialogo. Secondo il fondatore don Luca Passi la “Santa Amicizia” doveva caratterizzare i rapporti, portando ciascuno a prendersi cura del prossimo, anche in tenera età. Infatti se “la dottrina cristiana può essere paragonata agli ammaestramenti dati a chi si pone per via, nella pia Opera di Santa Dorotea ci si affianca come compagno di viaggio” al ragazzo o al giovane per condividere con lui l’avventura di una vita buona secondo il Vangelo.

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La “tangenzialina” rima-ne ferma. A quanti, tra gli abitanti di Orzivecchi, si aspettavano una soluzio-ne alla questione giudizia-

ria relativa alla variante sulla statale 235, progettata per liberare il centro storico dal traffico pesante che lo attraversa, è invece toccato assiste-re all’ennesimo ritardo. Il tribunale di Brescia, infatti, nei giorni scorsi ha predisposto un’ulteriore proroga delle indagini (aperte ormai da qua-si due anni), rinviando alla metà di novembre la decisione per la ripre-sa dei lavori, bloccati in seguito alla rilevazione di materiali tossici nella composizione del sottofondo stra-dale. La decisione ha ovviamente suscitato nel paese della Bassa una serie di reazioni a partire dal sinda-co Liliana Ferrari: “Credevo che 22 mesi bastassero per le indagini – commenta – ma la questione, al di là dei riflettori delle prime ore, pare non interessare più e questa, secon-do me, è una mancanza di rispetto verso 2500 cittadini che attendono una soluzione a questa situazione. Per ora cerchiamo di avere fiducia, ma spero proprio che non ci saran-

no altri rinvii, perché la pazienza sta finendo e dovremo considerare an-che altre scelte”. Anche tra i cittadi-ni serpeggia il malcontento, che cova già da molto tempo e si è manifesta-to apertamente nei mesi scorsi, con cartelli e striscioni, malcontento re-so più acerbo ora dalla delusione per non aver saputo qualcosa di più chia-ro. Certo, la proroga è praticamente limitata ad un mese, ma è diffusa la sensazione di un minore interesse ri-spetto ad altri casi analoghi e più fa-mosi, come i cantieri della Brebemi da tempo sbloccati: “Pur rispettan-do tutte le istituzioni e chi lavora al caso, penso che forse ci sono tempi diversi a seconda dei soggetti in gio-co – è il commento in proposito del Sindaco – pratiche che viaggiano più o meno rapide a seconda degli inte-ressi”. Interprete dell’irritazione dif-fusa anche il parroco don Franco

Cavalli, che già quest’estate aveva lanciato l’allarme, ventilando anche qualche forma di protesta, sia per la salute dei cittadini sia per lo stato di conservazione della chiesa, minac-ciata dal traffico. “Sono molto delu-so e sconfortato – afferma – perché vedo che la nostra situazione non è tenuta in nessun conto. Ritardi nelle indagini, altre situazioni simili già ri-solte, e qui? Proprio nei giorni scorsi si sono verificati altri cedimenti ne-gli stucchi della parrocchiale, spero non cadano mai in testa a qualcuno. Inoltre, lo vado ripetendo da tempo, l’aria sulla via principale è irrespira-bile. In città, se si superano i limiti di inquinamento atmosferico il traffico viene bloccato, mi piacerebbe venis-sero anche qui a fare le rilevazioni. Ho sentito molta gente, si vorrebbe fare una protesta, ma a questo pun-to servirebbe davvero a qualcosa?”.

Tutte le domeniche di ottobre, nel-la Bassa sono dedicate alla festa del Rosario, Manerbio, insieme a Verola-nuova, celebra la “Seconda”. La festa affonda le sue radici, all’epoca della battaglia di Lepanto (1571). I riti che preparano e che seguono la festività, che quest’anno ricorre domenica 14 ottobre, sono numerosi. La giornata culmine sarà tuttavia presieduta da altri appuntamenti per offrire una più consona preparazione. Le celebrazio-ni entreranno nel vivo da giovedì 10 ottobre, giorno che ricorda due avve-nimenti particolari: la giornata dedi-cata al beato Giovanni XXIII e il 50° anniversario dell’apertura del Conci-lio. Evento straordinario sarà l’aper-tura dell’anno dedicato alla fede. Per celebrare l’evento alle 18.30 di giove-dì, in parrocchia, verrà celebrata una Messa presieduta dal mons. Giacomo Capuzzi. Quindi venerdì sarà una gior-nata dedicata alle confessioni e alla preparazione spirituale dei fedeli. Le celebrazioni entrano nel vivo sabato. Sempre suggestiva la celebrazione du-rante la quale viene introdotta la sta-tua della Madonna del Rosario e posta accanto all’ambone: è l’immagine del-la Madre pronta ad ascoltare la Parola del Figlio. Seguirà la veglia di lode e di supplica alla S. Vergine Maria. Do-menica, alle 11.15, la Messa solenne presieduta dal vescovo di Cremona mons. Dante Lafranconi (nella foto). Nel pomeriggio, dalle 16, verranno re-citati i vespri, seguiti dalla processio-ne per le vie del paese con la statua della Madonna. Di stampo mariano anche l’appuntamento musicale che

si terrà nella chiesa della Disciplina nella serata di domenica, alle 21; “L’in-canto armonico, Armionie mariane” è il titolo dell’elevazione spirituale ac-compagnata da musicisti. Lunedì sarà la giornata del commiato. Alle 20.30 verrà celebrata la giornata di com-miato: nella stessa celebrazione verrà consegnato il mandato ai catechisti e ci sarà l’omaggio alla Sacra Effigie e il saluto alla statua della Madonna, che per i prossimi 12 mesi tornerà nella propria nicchia, dove continuerà a ricevere le suppliche e l’omaggio dei cittadini manerbiesi. (e.u.)

È giunta alla 7ª edizione la rassegna etnografica “Lo specchio e gli altri” organizzata al Museo Bergomi dal Comune e da Montichiari Musei. L’iniziativa, che si tiene nei quattro venerdì di ottobre alle 20.30, promuove opere filmiche e documentaristiche di carattere etnoantropologico: quest’anno ad essere protagonisti saranno alcuni registi della scuola di Ermanno Olmi, cineasta bergamasco di fama

internazionale. Dopo il buon successo della proiezione de “Il segreto del bosco vecchio” andato in scena lo scorso 5 ottobre, l’appuntamento di venerdì 12 è dedicato a “La valle di pietra” di Maurizio Zaccaro: nella Boemia del 1850 un agrimensore viene spedito dal governo in una remota valle denominata dai locali “La valle di pietra” per il suo aspetto brullo, fatto di montagne di fragile e grigia pietra calcarea.

Durante il lavoro di cartografia, l’agrimensore conosce un sacerdote “d’aspetto umilissimo e quasi miserabile”, tutto dedito alla sua parrocchia. Venerdì 19 ottobre la proiezione riguarderà, invece, un film di Giorgio Diritti dal titolo “Piazzàti (Maimàas Fitàas)” per concludere, venerdì 26, con “Barnabo delle montagne” di Mario Brenta tratto dall’omonimo romanzo del bellunese Dino Buzzati. “Lo specchio e gli altri” – afferma

Paolo Boifava, direttore di Montichiari Musei – è uno spazio ormai consolidato per dare modo al grande pubblico di apprezzare film interessanti a sfondo etnografico, uno spaccato di vita del passato o attuale che è giusto scoprire ed approfondire”. L’ingresso è libero; per informazioni si può consultare il sito www.montichiarimusei.it o chiamare la segreteria del polo museale monteclarense allo 030/9650455. (f.m.)

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n compleanno un po’ speciale domenica a Flero, penne nere, arti-glieri e molta gente del paese si è mescolata al-

le divise arancioni dei volontari del Cosp di Flero per festeggiare il 25° anniversario della fondazione del gruppo. Il servizio di primo soccor-so, nato, inizialmente, dalla tenacia di nove uomini ha compiuto, infatti, il 25° giro di boa migliorandosi giorno dopo giorno al punto che, fa sapere con orgoglio il presidente dell’asso-ciazione Franco Gogna, quest’anno i corsi di aggiornamento per il 118 si terranno proprio a Flero. Nella splendida e tecnologica sede ope-rativa di via Don Milani, prestata da un privato cittadino che ha ricono-sciuto il valore di questa e di altre associazioni, si è tenuto un piccolo rinfresco e un momento di incontro con la popolazione per conoscere e ritrovare quei concittadini apparte-nenti a tutte le generazioni, che de-dicano il loro tempo libero alle per-sone in difficoltà, prendendosi cura del male fisico e facendosi carico dell’angoscia che sempre accom-pagna chi è, o si sente, in pericolo. Dopo il momento conviviale, don Ettore Gorlani ha celebrato la Santa Messa in un attrezzato spazio ester-no alla sede: una preghiera per tutti i volontari, che donano un po’ del loro spirito di solidarietà ai più bisognosi. Un modo per festeggiare e soprattut-to ringraziare chi, armato solo della propria buona volontà, ogni giorno dedica parte del proprio tempo a soccorrere chi ne ha bisogno. Sono 240 oggi i volontari che fanno vivere le attività del Cosp flerese. Il servi-zio di pronto soccorso che vanta 11 mezzi tra ambulanze e auto mediche copre ben cinque Comuni limitrofi a Flero. Alla celebrazione sono inter-venuti il vicesindaco di Flero, Enri-ca Fracassi, che ha sottolineato co-me, in tempo di crisi, senza i volon-tari le difficoltà per la popolazione sarebbero ancora maggiori, con lei

l’assessore ai Servizi sociali del Co-mune di Borgosatollo, Manolo Salvi, che ha ringraziato i volontari per il servizio svolto. Tra i presenti molti volti dell’associazione Avis di Flero e

Poncarale che il 21 ottobre celebrerà il 40° anniversario della fondazione, era il 13 giugno 1972 quando, presso il salone del cinema di Poncarale, veniva siglato l’atto costitutivo della

Un eloquente esempio di volontariato è il nuovo Museo contadino realizzato a Milzano. All’inaugurazione, c’erano autorità regionali, provinciali e locali rappresentate dai sindaci della zona con i carabinieri della stazione di Pralboino che hanno aderito all’invito, gratificando con la loro presenza l’insieme dei promotori di quella che sembrava una rischiosa avventura. Hanno avuto costanza nella loro impresa: Lucio Bulgari, Giuseppe Girardini,

Francesco Pancera, Francesco Olivetti avviando la costituzione del gruppo col quale hanno costituito gli “Amici del Museo” e collezionato gli oggetti ora ammirati nell’esposizione permanente. Per la serata dell’inaugurazione sono stati proposti antichi mestieri del contesto rurale d’un tempo come la pigiatura dell’uva, la scartocciatura e la sgranatura del mais quarantino tutta fatta a mano quando la tecnologia non aveva ancora fornito il supporto della tecnica meccanica.

In un lustro paiolo in rame sono state cucinate le “bròstole” presto andate a ruba per la gioia dei buongustai. Tutto nell’area di via San Michele a Milzano dove don Lorenzo Boldrini ha benedetto la struttura dividendosi tra Pavone Mella e Milzano, e dove i giovani hanno ancora l’oratorio, costruito dai loro antenati, come punto di riferimento. È la vita di paese che scorre senza pretese e nella genuinità dei sentimenti di altruismo e solidarietà. (f.pio)

sezione. L’associazione Avis potreb-be essere definita una sorella mag-giore del Cosp: ha avuto un ruolo importante nella nascita del servizio di pronto soccorso, basti ricordare il fondamentale contributo versato con la donazione della prima ambu-lanza e il sostegno economico per il successivo acquisto di altre due. Ec-co perché i due anniversari sono tra loro così legati e fanno dei cittadini di Flero e Poncarale un esempio di solidarietà e capacità di organizzarsi per aiutare il prossimo.

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opo la solenne inaugu-razione ed una prima stagione ricca di spun-ti, ora l’associazione culturale La Fucina ha

presentato la sua prima stagione al Teatro delle Ali di Breno. L’opera, realizzata all’interno del comples-so della Congregazione delle suore di Maria Santissima di Guadalupe, è stata voluta e sostenuta dai co-niugi Zaleski che proprio a Bre-no hanno un punto di riferimento nelle loro attività di sostegno alle iniziative camune. Elène Zaleski ha creduto in quest’opera ed ha coinvolto il marito, il finanziere Romanin, per dare concretezza al sogno della ricerca di Dio nella bellezza dell’arte, come sostengo-no le suore della Congregazione chiamate semplicemente “Suore Messicane”. L’inaugurazione della stagione 2012-2013 è stata partico-larmente bella e coinvolgente: nel week-end appena trascorso la cit-

tadina di Breno è diventata un pal-coscenico vivente con tante per-formances, rappresentate in vari luoghi, tra cui nel rifugio antiaereo della Seconda guerra mondiale, ma anche nelle piazze e nella sugge-stiva chiesa di S. Antonio, nell’an-fiteatro della Casa delle suore e all’interno del Teatro. Si è tratta-to di uno spettacolo nello spetta-colo e di un’intuizione intelligente che ha saputo decontestualizzare il luogo deputato alla recitazione, coinvolgendo tutta una comunità. Ed è stato sicuramente anche un buon messaggio di marketing te-atrale. Per la stagione presentata in questo modo così originale, il programma si snoda tra spettaco-li teatrali classici e di ricerca, tea-tro per bambini, teatro dialettale, spostandosi poi a eventi musicali, dal jazz alla lirica, dall’ispirazio-ne popolare alla classica, fino a una rassegna di cicli di cineforum, dalla commedia all’italiana al film inchiesta, passando attraverso in-contri di carattere locale legati al territorio e alle sue specificità, per

ospitare infine i progetti musicali e teatrali dell’annessa Accademia Arte e Vita. La stagione ha anche un nuovo direttore artistico nella persona del giovane pianista Cyril-le Doublet, mentre Federica Cre-maschi è la responsabile organiz-zativa e Aiman Munir Barikhan è responsabile comunicazione. Nel teatro opera uno staff di tecnici e di professionisti che rendono possibile una stagione di tutto ri-spetto: sono Benjamin Furbacco che ricopre l’incarico di direttore tecnico, Claudio Mirabelli è il capo macchinista, Fabio Squaratti è il tecnico audio e Daniel Vangelisti il tecnico luci, mentre a Patrik Mon-tani sono state affidate in esclusiva tutte le riprese video che a sua vol-ta verranno messe a disposizione dei media accreditati. Infine, Gia-como Uberti sarà il responsabile di webdesign e grafica Wladimir Zaleski curerà le foto di scena e il video design. Il programma è pub-blicato sul sito www.teatrodelleali.it, con le informazioni per accede-re agli spettacoli.

La leggenda ruota attorno a un accadimento verosimile. Un baccalà messo a mollo nella fontana della piazza del borgo. Il muoversi dell’acqua, agli occhi di una povera donnetta, sembra animare anche il pesce che, nella fantasia, si trasforma in mostro marino, in serpente acquatico. Spavento, urla, accorrere di gente, comparir di forconi. Poi l’enigma viene sciolto e tutto torna alla solita quiete alpestre. La narrazione popolare però resta, viene tramandata ed

il soprannome degli abitanti di Astrio (frazione di Breno) si fissa in “bacalà” (merluzzo seccato e messo sotto sale). I maestri elementari della Valle in generale sono particolarmente benemeriti nella conservazione delle testimonianze orali e scritte. Anche il paesello ha la sua maestra, Battistina Mazzoli, che si occupa e preoccupa di salvare il salvabile della tradizione. Ecco allora coagularsi spontaneamente intorno a lei un gruppo teatrale di uomini e donne,

magari ex allievi, che mettono in scena i testi appositamente scritti dall’insegnante. Col tempo è andata in scena non solo la storia dello stoccafisso e gli spettacoli son diventati anche musicali, sempre però rigorosamente in dialetto. Le “performances” sono rivisitazioni in chiave ironica del tempo che fu; una ricerca nella tradizione della cultura contadina di quel mondo che sembra lontano, ma che oggi riesce ancora a stupirci e dal quale possiamo attingere gocce

di saggezza. Adesso la compagnia teatrale conosce anche inviti per recite fuori porta. Recentemente a Breno è stata inserita tra le manifestazioni del festival “Dallo sciamano allo showman”, rappresentando all’aperto “Iouè che marauea!” (Oh, che meraviglia!) Attraverso la teatralizzazione di alcune scene di vita e le parodie musicali, si scoprono le radici più nascoste del passato. Testimonianze rituali, saperi tecnici, racconti ed abitudini della collettività. (e.g.)

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Incomincia, presso la “Casa degli Artisti” di Bienno, “Multimedia Land”, un’iniziativa del Distretto culturale di Valle Camonica. Si tratta di una “Comunità di pratica”, laboratori video, “governance”, “Facebook”, “Twitter”. L’ incontro organizzativo s’è svolto in questi ultimi giorni: occorreva presentare, attraverso l’esperienza del Distretto, i nuovi progetti legati alla comunicazione ed al territorio ed il nuovo “brand” (marchio) “La Valle del Segni”. “Adesso, le nuove

iniziative proposte sono volte – comunica l’addetto-stampa Eletta Flocchini – a promuovere il nuovo marchio territoriale (che interessa lo sviluppo di progetti di aree variegate (arte, impresa, cultura e l’immenso patrimonio artistico dei siti di incisioni rupestri Unesco): a questo scopo la Valcamonica sta aggiornando i propri strumenti di comunicazione e ‘governance’ verso l’esterno”. L’incontro biennese era soprattutto destinato ai Distretti culturali del territorio

lombardo che hanno preso vita dal progetto di “Fondazione Cariplo” e che si sono riuniti per dialogare e confrontarsi, raccogliendo le linee guida del primo Distretto nato nella nostra Regione, quello appunto della vallata dell’Oglio. All’incontro, aperto al pubblico, han partecipato anche giornalisti, “blogger”, grafici, “video maker”, studenti universitari e “master” della comunicazione. Relazione di Sergio Cotti Piccinelli, direttore del Distretto: le azioni in atto sono

adesso volte a dare un’immagine del territorio. Poi Simona Ferrarini, presidente, ha analizzato le strategie di comunicazione portate avanti dal “team” di giovani del “Laboratorio di comunicazione”, ai quali il Distretto ha dato possibilità di espressione. Quindi Eletta Flocchini ha illustrato le dinamiche che hanno portato alla creazione di “Tam, tam”, la rivista realizzata per seguire e documentare i vari progetti messi in opera. I lavori continuano. (e.g.)

Nel silenzio quasi totale l’Alta Valcamonica è sta-ta espropriata del treno. Non che la ferrovia non funzioni, ma è ormai ri-

dotta ad un modellino in scala 1:1 per qualche interessato. Un gioco mol-to costoso per il contribuente, visti i buchi di bilancio. Ne fanno le spese soprattutto gli studenti, che una vol-ta costituivano il grosso degli utenti. Così ad inizio anno scolastico ci si è accorti che l’orario ferroviario ap-prontato da TreNord è stato pensato proprio per dirottare i flussi scolasti-ci verso il trasporto su gomma. Alla Cgil parlano di “piano premeditato”. In effetti sulle spesso introvabili ta-belle degli orari fin dallo scorso an-no sono scomparse le corse scola-stiche. A dire il vero ne son rimaste poche anche delle altre, visto che da Edolo partono solo otto treni al gior-no e altrettanti ne arrivano. Un ramo secco per cui molti si chiedono il sen-so di un servizio che tale non è, dato lo sparuto manipolo di lavoratori o turisti che lo usano. Il polo scolasti-co di Edolo conta quasi 500 studenti delle scuole superiori iscritti al “Me-neghini”, cui si aggiungono quelli del Cfp per meccanici, parrucchiere ed estetiste, tralasciando l’Università di Agraria, paradossalmente povera di iscritti camuni. Questa massa di stu-denti in passato arrivava al mattino con treno e pullman. Non che man-

cassero i disagi: è tradizione che la comunicazione fra scuole e aziende di trasporto (TreNord Milano, Fnm Au-toservizi Saronno-Varese, Sab Berga-mo e Perego-Gelmi) sia scarsa. Così, se va bene, in corso d’opera, ad anno scolastico inoltrato, si aggiustano gli orari e magari si mettono pullman in

più. Sono giorni questi in cui i con-trollori contano il numero degli stu-denti sulle diverse corse e direzioni, verso Breno o Ponte di Legno o Apri-ca, per capire come aggiustare il ser-vizio. Così capita che per settimane si vada avanti con pullman zeppi (e fuori norma) dove vige la legge della giungla per la conquista dei posti. Il problema è acuito dal fatto che il tre-no non assorbe più una buona quota di studenti: al mattino arriva a Edolo troppo tardi (8.34) e al ritorno parte cinque minuti prima del suono della campanella. Possono usare il treno invece gli studenti di Edolo e dintorni che frequentano a Breno o Darfo, an-che se i tempi di percorrenza lasciano a desiderare. Dal centro direzionale di TreNord fanno sapere che gli orari dei treni non si possono toccare. Le scuo-le altrettanto. Quindi, la situazione è imbalsamata. A parte la presa di posi-zione sindacale, infatti c’è il silenzio: i gestori del bene pubblico tacciono, quindi va bene così. Tacciono anche le associazioni ambientaliste, in barba ai proclami passati sul treno alternativa a decine di pullman, che intasano le strade. Così alla fine è toccato alle fa-miglie farsi sentire, a qualche genitore che non ce la faceva più a mandar giù che il proprio figlio o figlia raccontas-se di vere battaglie a colpi di spintoni per conquistare un posto su pullman strapieni. E intanto i decantati treni nuovi e moderni, restano vuoti.

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l dop nostrano Valtrompia per le sue potenzialità sul mercato comincia a suscita-re interessi importanti. I due caseifici comunali di Pezzaze

e Bovegno, fin’ora non coinvolti di-rettamente nella produzione Dop, pur facendo parte quello di Bove-gno del Comitato di allevatori che con la Comunità montana ha con-dotto in porto la pratica con rico-noscimento europeo, sono al cen-tro del’attenzione non solo degli enti ma anche di commercianti che sembra abbiano visto nella situazio-ne attuale delle due strutture il gri-maldello per rientrare nella partita. La Comunità montana, ritenendo che la filiera debba esser prima di tutto protetta a monte dal lato dei produttori per mantenere viva e remunerata una produzione eccel-lente di nicchia, ha fatto la prima mossa all’interno della recente deli-bera “Rimodulazione Pisl Montagna 2011-2013”. Questa riguarda la asse-gnazione definitiva di fondi regio-nali disponibili ex legge 25 (circa 2,1 milioni nel triennio) per lo svi-luppo di attività in montagna. Tra i 17 interventi finanziati, uno messo a punto in Comunità maturato ne-gli ultimi giorni ha come oggetto: “Potenziamento della lavorazione associata del latte”. Importante, ha spiegato il presidente della Comu-

nità montana Bruno Bettinsoli in assemblea. Vuole essere il primo tassello di un riordino dell’intero settore caseario valtrumplino, che ha ora come punta il Dop Nostrano Valtrompia. È stato studiato su mi-

degli allevatori riuniti nella Coope-rativa Monte Guglielmo. La comu-nità propone di accorpare la gestio-ne con lavorazione del latte in una sola struttura (Bovegno) mentre le attività produttive saranno svol-te in autonomia dalle Cooperative Monte Muffetto e Monte Guglielmo sempre utilizzando strutture pub-bliche disponibili in Bovegno. Sul piatto 60mila euro (40 fondi Pisl e 20 da Comunità montana) esclusi-vamente per investimenti diretti a garantire l’operatività produttiva: adeguamento strutture e attrezza-ture a Bovegno ed acquisto nuovo mezzo per trasporto latte. Si ipotiz-za un successivo intervento a Pez-zaze a fronte di un aumento consi-derevole di latte raccolto tra i so-ci. Al riguardo vanno segnalati due fatti importanti delle ultime ore: la “Bagolino” ha disdettato a par-tire da ottobre il contratto con la “Monte Guglielmo”; l’offerta al Co-mune proprietario, fatta dalle due cooperative (Muffetto e Monte Gu-glielmo) per la gestione anche del caseificio di Pezzaze. Ora risultano già avviati contatti tra allevatori, le due cooperative e i Comuni. Il no-do da sciogliere sembra costituito dell’affitto rinnovato per un anno dal Comune di Pezzaze alla Coo-perativa bagossa, di fatto alla Bre-scia Latte.

sura per i due caseifici comunali di Bovegno e Pezzaze ai quali conferi-scono latte allevatori delle rispetti-ve zone. Il primo nel 2004 è stato af-fidato dal Comune alla Cooperativa Monte Muffetto: vive (lo dicono gli stessi gestori) “giorno per giorno” pur producendo ottime formaggel-le. Analoga produzione era iniziata a Pezzaze nel 2005 con la Coope-rativa Colle di S.Zeno. In difficoltà per motivi diversi, è stata messa in liquidazione ed il Comune ha affit-tato quattro anni fa il caseificio alla cooperativa Bagolino (Brescia Lat-te) con l’impegno a lavorare il latte

A Concesio, sabato 6 ottobre, nell’auditorium Monchieri, si sono festeggiati i “compleanni di sobrietà”, l’evento principale dell’anno della locale sezione di Alcolisti anonimi. Già Bill Wilson e Bob Holbrook, i due fondatori di alcolisti anonimi, iniziarono da subito a ricordare il tempo passato lontano dall’alcol e ora tutti i gruppi del mondo, compresi i 26 della Provincia di Brescia, continuano questa bella usanza, utile anche per sensibilizzare l’opinione pubblica.

Alla presenza di un numeroso pubblico e di tre sindaci (Concesio, Collebeato e Gussago) Franco – il più anziano, con i suoi 29 anni di sobrietà – ha fatto gli onori di casa introducendo i vari “alcolisti” che salivano di volta in volta sul palco per raccontare la loro esperienza. Molti erano accompagnati da un familiare che con la partecipazione al gruppo Al-Anon ha aiutato l’alcolista a smettere ma anche se stesso a ricostruire la propria vita. L’alcolismo – dice l’Oms – è una

malattia progressiva, incurabile (non esistono farmaci) e mortale (sia per sé che per gli altri, come negli incidenti stradali). Non c’è un solo alcolismo: l’alcolista è chi beve e non può più farne a meno, chi continua ad aumentare la dose e dopo aver bevuto muta la propria personalità. Hanno preso la parola anche le varie autorità che hanno plaudito l’iniziativa. Il momento forte è stato quando gli alcolisti sono saliti insieme sul palco dal più giovane (16 giorni) al più anziano

(31 anni) in sobrietà, ricevendo un lunghissimo applauso. Gli alcolisti sono anonimi, si chiamano col solo nome, ma – ha puntualizzato Franco – l’associazione non è anonima e basta telefonare al referente provinciale (al numero 334.7344880) per avere un consiglio, l’indirizzo della più vicina associazione, per richiedere assistenza; tutto questo a costo zero. I due gruppi A.A. e Al-Anon di S. Andrea Concesio si riuniscono il lunedì e giovedì alle 20.30 in via Pascoli 6. (g.b.)

Valtrompiacuore: nel nome il suo destino. Perché bisogna avere a cuore la propria terra per conti-nuare silenziosamente a curarse-ne come sta facendo in questi anni l’associazione valtrumplina presie-duta da Mario Mari e ad oggi con più di 1.000 tra associati, sosteni-tori e simpatizzanti. “Dall’inizio dell’attività – dice il presidente Ma-rio Mari – il lavoro si è concentrato sull’informazione riguardo i rischi cardiovascolari e sulla raccolta di fondi per l’acquisto di macchina-ri utili al presidio ospedaliero di Gardone Val Trompia. Ma l’asso-ciazione organizza anche eventi di natura culturale (pubblicazio-ne di libri) e crede che questi, co-me i concerti organizzati negli an-ni scorsi, possano essere un buon viatico per diffondere i suoi princi-pi. Anche la musica e la lettura (ve-

di i libri a disposizione dei degenti del reparto di cardiologia), infatti, fa bene al cuore. Così, ora è quasi ora di iniziare un nuovo progetto rivolto ai ragazzi di tutte le classi di prima media di tutti gli istituti scolastici della Valtrompia”.“A scuola… di cuore” è il titolo dell’iniziativa che si appresta a partire a fine ottobre in 12 plessi triumplini tra Bovegno, Collio, Lo-drino, Tavernole, Bovezzo, Conce-sio, Gardone Val Trompia, Lumez-zane Pieve, Lumezzane Sant’Apol-lonio, Lumezzane San Sebastiano, Marcheno, Nave, Polaveno, Villa Carcina, Sarezzo e che proseguirà fino a maggio 2013 .“Sono ben 49 le classi coinvolte – spiega Mario Mari – per un totale di 1.046 alun-ni, ai quali spiegheremo in lezioni frontali come nemmeno l’acquisi-zione delle più sofisticate attrezza-

ture possa sostituire la necessaria consapevolezza sulla cura di sé e del proprio cuore che ogni perso-na deve avere. In questo senso, è indispensabile informare perché insorgano le malattie cardiovasco-lari e quali siano i fattori di rischio coronarico. È importante inoltre iniziare con i giovani perché da adulti possano seguire piccole e sagge regole di vita”.Due ore di intrattenimento inte-rattivo in ogni classe con l’ausilio di presentazioni a mezzo diaposi-tive e lezioni svolte da cardiolo-gi specialisti in servizio presso la Cardiologia dell’ospedale di Gar-done. “Nel corso degli incontri – aggiunge Mario Mari – verranno proiettate, semplici slide utili a trasmettere messaggi chiari ed effi-caci a tutti gli uditori. Dopo la pre-sentazione delle immagini seguirà

un dibattito con i relatori disponi-bili a risolvere dubbi, rispondere a quesiti, orientare i ragazzi a una corretta prevenzione e ad adeguati stili di vita”.Un progetto di ampio respiro al termine del quale sono previsti de-gli elaborati, da parte delle singole classi, riguardanti i temi in discus-sione, da esporre attraverso una mostra realizzata in una struttura da definire nel mese di giugno 2013 con successiva premiazione dei tre lavori più significativi per ogni comprensorio. Le malattie cardio-vascolari sono al primo posto nei Paesi occidentali, Italia compresa, per cause di morte, eppure sem-brano fare sempre meno paura. Con il progetto di Valtrompiacuore si insegna a ciascuno ad essere il primo cardiologo del proprio cuo-re, partendo dai banchi di scuola.

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Si conclude questo fine settimana “Meccaniche della Meraviglia”, la rassegna che premia la contaminazione tra l’arte contemporanea e gli spazi architettonici della storia locale. Rispetto alle sette edizioni precedenti quest’anno si è avuta una maggiore attenzione verso i giovani artisti con l’istituzione del Festival gardesano della creatività giovanile. Le personalità artistiche di calibro internazionale – Salvatore Anelli, Maria Cristina Crespo, Gaetano

Grillo, Franco Mazzucchelli, Daniela Nenciulescu e Luca Pozzi sono state accompagnate da quattro giovani talenti – Sara Apostoli, Corrado Galli, Melissa Provezza e Alberto Zanchetta – dell’arte contemporanea lombarda. Il progetto, curato da Albano Morandi, ha visto il coinvolgimento delle proloco di Puegnago, Desenzano e Salò e delle amministrazioni comunali di Desenzano (nella foto), Gardone Riviera, Manerba, Puegnago, San Felice del Benaco

e Salò che hanno messo a disposizione degli artisti le sedi espositive: il Castello, il Grand Hotel, la chiesa di S. Lucia, il Palazzo Leonesio, l’Isola del Garda e il Lazzaretto. Questa proposta di mostre d’arte contemporanea, allestite in spazi architettonici di pregio, quali castelli, palazzi, chiese e siti di archeologia industriale, è concepita e organizzata come un percorso itinerante, con lo scopo di far conoscere e valorizzare luoghi emblematici della storia bresciana.

In passato sono state utilizzate strutture come il Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera e Villa Zanardelli a Toscolano Maderno o spazi che hanno segnato lo sviluppo economico delle sue valli, basti pensare ai musei del ferro e del lavoro in Valtrompia, alle ex-aree industriali della Falck di Vobarno o del cotonificio De Angeli Frua di Roè Volciano, per ricordarne solo alcuni. Le visite si possono effettuare fino a domenica 14, dalle 9.30 alle 12 e dalle 15 alle 18. (v.b.)

orna l’autunno, la ven-demmia si avvia alle sue fasi finali, e nelle canti-ne gardesane si festeggia con “Profumi di mosto”,

appuntamento fra i più popolari e seguiti nel panorama delle mani-festazioni enogastronomiche be-nacensi. La manifestazione, in pro-gramma per l’intera giornata di do-menica 14, farà quest’anno da corni-ce al debutto ufficiale del Valtènesi Doc nell’espressione del rosso, le cui prime bottiglie sono arrivate da poco sul mercato dopo l’anno di af-finamento seguito alla vendemmia d’esordio targata 2011 e sarà l’occa-sione per gli appassionati enonauti di riassaporare il Chiaretto, dopo il debutto avvenuto nella scorsa pri-mavera, con l’obiettivo di dare corso a quell’ottica di destagionalizzazio-ne di un altro grande prodotto del territorio. Per l’occasione inoltre il Consorzio Valtènesi-Garda Classico aprirà per la prima volta al pubblico la nuova sede di Puegnago, situata nella ristrutturata e centrale Villa Galnica, che ospiterà nell’Oasi del-la Valtenesi le degustazioni guidate dell’intero set di vini proposti dalle cantine. La formula della manife-stazione è quella tradizionale. Le 21 cantine partecipanti sono state sud-divise in tre suggestivi itinerari che si snodano tra i paesi dell’entroterra gardesano, Calvagese, Lonato, Poz-

zolengo, Muscoline, Bedizzole, Pol-penazze, Puegnago e Soiano e tra quelli rivieraschi, Desenzano, Ma-nerba, Moniga e Padenghe. Per ef-fettuare il tour è necessario munirsi di un carnet di degustazione al costo di 25 euro che comprende il kit con bicchiere (può essere prenotato con

uno sconto di 2 euro all’infoline 347-7095484, oppure scrivendo a [email protected]) che può essere acquistato anche nelle singole can-tine e che consente di scegliere uno degli itinerari con sette degustazio-ni, una cantina jolly degli altri per-corsi e l’ingresso a Villa Galnica con assaggi guidati e brindisi finale, alle 19, alla nuova vendemmia. È previ-sto anche un servizio bus, al costo di 10 euro, con partenza da Brescia e tappe a Desenzano e ai Tormini. E il pubblico, nella suggestione del-le cantine nel periodo di fine ven-demmia, assapora colori, sapori e atmosfere, con la degustazione dei vini della Valtènesi per l’occasione abbinati a produzioni agroalimen-tari tipiche del territorio ed a piatti preparati nelle cantine stesse dagli chef dei migliori ristoranti della zo-na. “Questa 11ª edizione della ras-segna – afferma il presidente del Consorzio Valtènesi-Garda Classico, Sante Bonomo – pur mantenendo i tradizionali connotati di una formu-la che ha consentito, in questi 10 an-ni, una crescita costante, inserisce anche caratteri di novità. La formu-la di Profumi di mosto si allinea con la filosofia del Valtènesi, diventando vetrina ideale di un territorio e del vino che ne porta il nome”. L’elenco delle cantine e le modalità di parte-cipazione si trovano sul sito www.profumidimosto.it.

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el panorama associativo palazzolese è presente un gruppo di volontari che hanno operato con lo Svi di Brescia e han-

no prestato un servizio di volon-tariato triennale in progetti di svi-luppo in Africa (Burundi e Ruanda, sette persone) e in America Latina (due persone in Brasile). Grazie a loro e all’impegno della sede pro-vinciale, Palazzolo avrà da sabato 13 ottobre una sede distaccata che diverrà un polo di aggregazione ter-ritoriale, dove sviluppare attività di sensibilizzazione su temi quali la pacifica convivenza e il reciproco aiuto fra i popoli, come quelli su integrazione e nuove forme di so-stegno allo sviluppo delle zone più povere del pianeta. I locali, conces-si dalla Fondazione Galignani, ver-ranno inaugurati sabato 13 ottobre presso l’aula magna della Scuola primaria (ingresso via Cesare Co-sta) alle 17. Sono previsti gli inter-venti del presidente dello Svi, Ma-rio Rubagotti, del presidente della Fondazione Galignani, Angelo Laz-zari, e del sindaco Gabriele Zanni. Lucio Benedetti, primo volontario Svi, presenterà l’attività della se-de, mentre Fabio Poli (volontario in Uganda) illustrerà un progetto. Il Servizio volontario internaziona-le (Svi) “Volontari nel mondo” è un organismo di volontariato di ispira-

zione cristiana sorto nel 1969 per sostenere l’impegno dei volontari in Africa e in America Latina e per favorire la conoscenza e la solida-rietà tra i popoli del sud e del nord del mondo. È presente in Uganda, Burundi, Kenya, Repubblica demo-cratica del Congo, Senegal, Zambia,

Brasile, Perù e Venezuela, dove opera attivando progetti di svilup-po con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle popolazio-ni a partire dalle effettive esigenze delle comunità interessate e si av-vale di mezzi e risorse facilmente reperibili nell’area d’intervento in un’ottica di collaborazione e dialo-go tra le culture. Lo Svi interviene nei settori che maggiormente in-fluiscono sulle condizioni di vita di ogni comunità, come, ad esempio: agricoltura, ambiente, salute, rela-zioni sociali, educazione. In Italia propone periodicamente dei corsi di formazione per aspiranti volon-tari e attività di educazione all’in-tercultura e alla mondialità. Sono le tematiche che lo Svi ha fatto pro-prie fin dalla sua fondazione, per realizzare le quali ha inviato nei Pa-esi di missione, oltre 300 volontari che si sono impegnati in un servizio all’estero di durata almeno trien-nale, dopo un adeguato corso di formazione. In concomitanza con la settimana nazionale organizza-ta da Fairtrade “Io faccio la spesa giusta”, il Gruppo Svi di Palazzolo organizza una cena dove verranno utilizzati prodotti del commercio equo e solidale, per venerdì 26 otto-bre, ore 20 presso la Trattoria Bur-nec di Adro; prenotazioni entro il 18 ottobre a: Stefania 333 4799851, Angiola 348 8712546.

Domenica 27 ottobre alle ore 18.30 presso il Museo della Città di Chiari, in piazza Zanardelli, verrà inaugurata la mostra del pittore palazzolese prof. Giuseppe Belotti dal tema “Le stagioni… dell’arte”.L’esposizione sarà aperta fino a domenica 11 novembre 2012 con i seguenti orari: sabato, domenica e festivi 10-12.30; 15-19.30; giovedì 10-12.30; da martedì a venerdì su appuntamento, cell. 3391495773.La mostra di Belotti non è un’antologica, ma è una personale

che racchiude un trentennio di attività, prende spunto dall’idea che “Le stagioni... dell’Arte” hanno caratterizzato la vita artistica del Maestro, allievo di Achille Funi e Trento Longaretti e attualmente responsabile del corsi d’arte a Cologne e Palazzolo sull’Oglio, organizzati dall’Associazione culturale “Il Maestrale” di Palazzolo. L’esposizione al “Museo della Città di Chiari” è nata in seguito all’invito dell’Assessorato alla cultura clarense nel

calendario delle celebrazioni per i 150 anni dall’assegnazione del titolo di città. Verranno esposte 24 opere pittoriche (dipinti ad olio) di dimensioni varie, inoltre 13 acqueforti di recente realizzazione. La mostra è presentata in catalogo dal prof. Giuseppe Fusari che sarà presente alla inaugurazione. Per l’occasione verrà esposta anche un’opera dipinta ad olio dal titolo “Alla ricerca del Mito”, dedicata alla memoria del maestro Giovanni

Repossi, recentemente scomparso. Giovanni Repossi è nato a Chiari nel 1929. Figlio d’arte (suo padre è stato un grande scultore bresciano dei primi del Novecento), ha passato gran parte della sua vita a Milano all’Accademia di belle arti di Brera prima come studente poi, per 35 anni, come docente di decorazione e infine come direttore. Si è formato alla scuola di grandi personaggi dell’arte italiana come Manzù, Messina, Carrà, Minguzzi.

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asa Martin”, chiamata co-sì in onore di Luigi Mar-tin, un paziente uscito brillantemente da una grave malattia psichia-

trica attraverso un lungo percorso di recupero, opererà in collabora-zione con il Fatebenefratelli e con la supervisione dell’Ospedale civile di Brescia. Nell’edificio, una moder-na struttura ecocompatibile sorta in questi mesi in via Paradello, trove-ranno accoglienza fino a 20 pazien-ti maschi maggiorenni: il doppio ri-spetto alla precedente capacità ope-rativa della struttura. L’immobile è dotato di ampi ambienti per la con-vivenza, di uno spazio per attività te-atrali, oltre che dei necessari servizi. La struttura sarà gestita da una equi-pe di specialisti in varie discipline, con la presenza di medici, educatori, infermieri e operatori assistenziali. Il fabbricato è stato infatti progetta-to per essere innanzitutto gradevole per coloro che ci vivono e ci lavora-no, ma anche con una impostazione costruttiva d’avanguardia, tale da renderlo completamente autono-mo dal punto di vista energetico. Gli ospiti risiederanno a “Casa Martin” da un minimo di sei mesi a un massi-mo di tre anni. Accanto a loro ci sarà personale medico e infermieristico specializzato nel seguire situazioni di disagio psichiatrico. Durante il giorno, saranno organizzate attività

da tre, due o un posto. Lungo tutto l’arco della loro permanenza, infi-ne, seguiranno una cura sia farma-cologica sia comportamentale, per ottenere il miglior risultato possi-bile. Per illustrare al meglio finalità e obiettivi di “Casa Martin”, sabato scorso a Rodengo Saiano sono arri-vati Giovanna Lobba, presidente del-la cooperativa “Pinocchio Onlus”, il consigliere delegato Walter Sabattoli Monica Poletto, presidente naziona-le delle opere sociali per Compagnia delle Opere e Giuseppe Battagliola, numero uno bresciano di Cdo. In sala anche il sindaco rodenghese, Giuseppe Andreoli, e il presiden-te di “Pinocchio Group”, Massimo Montesano. Un video ha illustrato la giornata tipo di un paziente: sve-glia alle 8, colazione e sistemazione degli spazi, a cui tutti i presenti sono tenuti a contribuire. A seguire, le at-tività del mattino: dal lavoro agricolo nelle serre e nei vigneti, alle attività nel laboratorio di legatoria. Nel re-sto della giornata ampio spazio verrà poi dato ai momenti di convivialità e socialità condivisa: dalla pratica degli sport di squadra alla palestra, fino alle uscite in piscina e alle pas-seggiate nel verde. “Il tutto – hanno sottolineato più volte i relatori inter-venuti – in un’ottica cristiana di in-tervento, che accomuna gli operatori in una concezione cattolica della so-lidarietà nei confronti di chi soffre”.

Il futuro è legato al futuro dell’energia, un tema che ha occupato e che occupa il dibattito e la riflessione degli italiani. Così come la storia delle fonti energetiche è legata alla storia dello sviluppo economico e umano. Renzo Capra (nella foto), ingegnere all’Eni di Enrico Mattei prima e poi dirigente e presidente dell’Asm di Brescia, ripercorre, nel libro edito dalla Casa editrice La Quadra, la crescita economica e lo sviluppo che ha accompagnato

l’Italia dalla sua Unità a oggi reso possibile dalla maggior disponibilità di energia e dal contributo delle Municipalizzate. Un’evoluzione continua quella energetica, che trova compimento dall’uso appropriato dei combustibili fossili (carbone, petrolio e gas metano e loro derivati) e cresce via via con sperimentazioni e applicazioni innovative che giungono al nucleare e che ora guardano alle scelte ecologiche, bioenergetiche, solari, eoliche e geotermiche. Dentro

questo percorso si inserisce la storia dell’Asm di Brescia sorta per referendum popolare nel 1907 per fornire elettricità e trasporto pubblico al Comune di Brescia e che, dal teleriscaldamento al termovalorizzatore, anticipa i tempi, assume sfide impegnative, acquisisce riconoscimenti internazionali per le sue intuizioni e le capacità tecnologiche che caratterizzano l’azienda. Il libro di Enzo Capra è una testimonianza indicativa. Il volume sarà presentato

lunedì 15 ottobre, alle 20.30, nel centro civico di Castegnato, via Marconi 2 in un incontro promosso dal locale Centro iniziative di cultura politica Alcide De Gasperi, in collaborazione con l’associazione Mino Martinazzoli “Partecipazione & Identità di Brescia”. Con l’autore intervengono: Fabio Leoncini, consigliere delegato di Innowatio di Bergamo, Dino Martinazzoli consigliere di Scrp di Crema e Paolo Saurgnani, direttore di Cogeme SpA e Aob.

lavorative e ludiche di vario genere, calibrate sulle capacità e i desideri della singola persona. La notte, inve-ce, i pazienti dormiranno in camere

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La 17ª edizione di “Franciacorta in bianco” si propone all’insegna della tradizione, anche se non manca di rivolgere una attenzione particolare al mondo giovanile con due specifiche situazioni. Per la prima, legata alla ‘fabbrica’ del divertimento, è stato realizzato il nuovo progetto “Franciacorta in white”. Si tratta di uno spazio, collocato all’interno del terzo padiglione espositivo, dotato di ingresso indipendente e gratuito, che vivacizza, dalle 21 alle 24,

le prime due serate. L’impronta attuale dell’allestimento, il dj set, la musica dal vivo, il talk show e l’area bar si abbinano alla possibilità di degustare, in compagnia, un aperitivo. E il sabato il new project si trasforma in uno show, un ‘format’ ideato ‘ad hoc’, una ‘fusion’ perfetta tra parole, danza e musica. Il tutto intervallato da interviste e divertenti siparietti con la possibilità per il pubblico di interagire, attraverso i post di

Facebook e i cinguettii di Twitter, con gli ospiti sul palco. Alla seconda situazione, intesa a valorizzare le capacità imprenditoriali, è dedicato, invece, il “Premio alla memoria di Aldo Artioli” (imprenditore di origini piemontesi ma che ha sviluppato la sua carriera nel Bresciano affiancando alla sua attività l’impegno per la valorizzazione delle aziende bresciane e nella ricerca dell’eccellenza, sia nel campo

professionale che sociale). Il riconoscimento verrà assegnato al giovane chef Andrea Mainardi, che ha portato, grazie all’espressione rappresentativa della sua personalità e della sua originale visione della professione cuoco, una ventata innovativa nel mondo della cucina e che per questo incarna l’ideale rappresentante del pensiero che ha contraddistinto l’opera dell’industriale scomparso nel 2003, fondatore di un gruppo siderurgico leader mondiale.

na rassegna speciali-stica e una occasione di confronto, di valo-rizzazione dei prodot-ti, dei produttori e dei

consumatori, ma anche una grande occasione di festa che sviluppa la cultura, l’educazione, l’economia reale fatta da coloro che coltivano e trasformano i prodotti della terra e degli allevamenti. Questa, la sintesi espressa da Giu-seppe Orizio sindaco di Castegna-to, per presentare “Franciacorta in bianco” la rassegna in programma nel Comune franciacortino, da ve-nerdì 12 a domenica 14, che, giunta alla 17ª edizione, si è conquistata il primato del più importante appun-tamento annuale per operatori, ap-passionati ed intenditori dei prodot-ti lattiero-caseari. “La Franciacorta – spiega Aurelio Bazoli presidente di Castegnato Ser-vizi, ente che organizza la rassegna – è principalmente terra di vini, ma non c’è solo il vino. Ci sono anche allevatori e produttori che legano

la propria attività al latte e noi in-tendiamo valorizzarli, favorendo ancor meglio la ricchezza di tutti i prodotti di questa nostra bella e storica terra”. Protagonisti della tre giorni ‘in bian-co’ sono gli espositori, una settan-tina tra aziende agricole, caseifici, consorzi e produttori, provenienti da ogni regione d’Italia e i loro pro-dotti, una cinquantina di formaggi selezionati esposti all’interno dei tre padiglioni del polo fieristico. Ma ad animare la rassegna con-corrono anche i convegni storico-culturali, le degustazioni sensoriali curate da Onaf, Onav ed Ente vini

bresciani, i concorsi per addetti ai lavori e l’area ristoro. Tra le novità più significative: “Fran-ciacorta in white”, spazio e show dedicato ai giovani che vivacizza le serate di venerdì e di sabato con mu-sica ‘longue’ e ‘disco’, il gemellaggio enogastronomico e culturale con la Svizzera del Cantone Moesano, ter-ritorio che sbocca a sud nel Canton Ticino e che è chiuso a nord dal va-lico del San Bernardino, la conse-gna del premio ‘Aldo Artioli’ con il riconoscimento all’imprenditoriali-tà giovanile, il debutto del Nostrano Valtrompia ultimo nato tra i prodotti bresciani dop, l’area ristoro che pro-pone menu serviti e da asporto e i pacchetti turistici predisposti per una giornata alla scoperta della ras-segna e del territorio. Da elogiare l’ulteriore sforzo com-piuto dall’organizzazione che ha di-mezzato il costo del biglietto d’in-gresso portandolo a 3 euro, con il diritto ad aperitivi, assaggi e degu-stazioni che si susseguono nel corso delle giornate e all’estrazione di gu-

stosi premi. Una gustosa anteprima dell’edizione 2012 di Franciacorta in bianco è andata in scena lo scor-so fine settimane negli spazi messi a disposizione dal centro commer-ciale Le Rondinelle di Roncadelle, un’anticipazione che ha catturato, con le sue proposte, l’interesse di un pubblico numeroso. Il program-ma completo della manifestazione è comunque disponibile sul sito www.franciacortainbianco.it.

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a tre giorni di “Francia-corta in bianco” presenta un lungo elenco di eventi, che si aprono venerdì 12 ottobre alle 19 con il ta-

glio del nastro, a seguire apertura degli spazi espositivi e fino alle 23 visita alla rassegna. Dalle 21.30 alle 24, con ingresso gratuito e indipendente nel terzo padiglione, “Franciacorta in Whi-te”, con musica, intrattenimento e aperitivo. Sabato l’area espositiva apre alle 10. Alle 10.30 convegno storico-culturale “Bufale di Lom-bardia: da latte a formaggi” che vede la partecipazione di rappre-sentanti delle associazioni, studio-si, ricercatori e allevatori. Al termine saranno offerti in de-gustazione prodotti forniti dalle aziende invitate. Alle 15 e alle 19 lezioni su come abbinare formag-gi e distillati. Alle 15.30 consegna del “Premio alla memoria di Aldo Artioli”. Il riconoscimento, desti-nato a valorizzare l’imprendito-rialità giovanile, viene assegnato quest’anno allo chef Andrea Mai-nardi. Alle 16.30 degustazione dello yo-gurt di fattoria e alle 18 aperiti-vo di gemellaggio con il Cantone Moesano della Svizzera. Chiusura degli stand alle 22. Dalle 21.30 al-le 24 Franciacorta in White Show.

In occasione della 17ª edizione di Franciacorta in bianco “Bevilatte”, l’agenzia di servizi per l’agricoltura, in collaborazione con Castegnato Servizi srl, Fd Store e Onaf, indice la terza edizione del concorso “Miglior yogurt di fattoria”, riservato alle sole aziende agricole con propria produzione e trasformazione. Il Concorso prevede una selezione dei prodotti a livello nazionale e si propone di valorizzare i migliori yogurt provenienti dai diversi ambiti del

territorio italiano. A differenza degli yogurt comunemente presenti in commercio e di tipo industriale, questi di fattoria sono prodotti da piccole realtà agricole, che uniscono alla produzione di freschissimo latte di vacca o di capra, quella della trasformazione e vendita diretta al consumatore. Gli yogurt saranno valutati da una commissione mista composta da esperti e tecnici del settore agricolo, oltre che da semplici consumatori, secondo tre criteri

di giudizio: aspetto visivo del prodotto, qualità olfattive e gustative. Gli yogurt partecipanti al concorso potranno essere degustati dal pubblico durante la rassegna di Castegnato, da sabato 13 a domenica 14 ottobre, presso lo stand di Bevilatte e Mercato contadino terre bresciane. Inoltre sempre sabato 13 alle ore 16.30, per conoscere meglio questo gustoso prodotto, “Bevilatte” organizza una degustazione guidata di questi yogurt.

Alle 15 lezione “Verticale Grana Padano”, organizzata in collabo-razione con il Consorzio Tutela Grana Padano per imparare a de-gustare le varie età del formaggio attraverso i cinque sensi, in un sa-piente abbinamento con le Bollici-ne di Franciacorta. Alle 16 presentazione delle “eccel-lenze della Val d’Aveto”, un viaggio del gusto in Liguria alla scoperta di sapori antichi e moderni con as-saggio di formaggi locali. Alle 17 spazio dedicato al “Nostra-no Valtrompia: una forma, tanti aspetti”, visita guidata con assaggi a cura di esperti del Comitato pro-motore per la valorizzazione del formaggio Nostrano Valtrompia. Alle 18 “Friuli in Bocca”, nuovo viaggio del gusto a base di prodotti tipici friulani. Alle 19.45 il brindisi di chiusura della rassegna e l’arri-vederci all’anno prossimo. Il programma principale è accom-pagnato dalla possibilità di pranza-re presso il ristorante interno con menù serviti e da asporto o nei ri-storanti di Castegnato con piatti a prezzo fisso ispirati alla rassegna e di acquistare pacchetti turistici che comprendono visita in fiera e a una cantina della Franciacorta e pranzo al ristorante. A disposizione dei bambini il recin-to con animali e il giro in calesse.

Domenica i padiglioni sono aperti dalle 10 alle 20. Alle 10.15 conve-gno storico-culturale “Due Parmi-giani di razza: Rosso reggiano e Bianco modenese” con la parteci-pazione di ricercatori, giornalisti e rappresentanti dei consorzi. Al-le 12 premiazioni dei concorsi “As-saggio formaggi” e “Miglior yogurt di fattoria”. Alle 14.30 e alle 19.30 degustazione comparata di formaggi e distillati.

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In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: ‘Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre’”.Egli allora gli disse: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”. Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”. Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!”. I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: “Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: “E chi può essere salvato?”. Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”. (...)

Una lectio divina del compianto card. Carlo Maria Martini sulla figu-ra di Giacobbe, viandante sbandato. Giacobbe ha rotto la relazione con il fratello Esaù e con la famiglia: “Si tratta della drammatica lotta tra fra-telli che costituisce la storia del pec-cato dell’umanità che comincia con la lotta tra Caino e Abele e continue-rà con la lotta tra Giuseppe e i suoi fratelli”. Giacobbe non può contare nemmeno sulla protezione della ma-dre Rebecca, perché ne ha combi-nate troppe: i suoi legami di sangue sono “duramente colpiti”. Genesi ce lo presenta nell’oscurità della notte, solo, senza casa, famiglia, fuggitivo. Si ferma per riposare. Prende una pietra e se la pone sotto il capo per passare la notte. Nel sonno Dio apre

dire che l’ha fatto, fin da quando era giovane; ma alla seconda, dopo quel-lo sguardo, non riesce a rispondere. È invecchiato. La sua giovinezza non esiste più; quello che ha fatto fin da allora si scopre privo di amore, fatto per la legge, perché quello sguardo di amore non è arrivato fino in fondo al suo animo, non ha penetrato la sua interiorità, è rimasto uno sguardo. E una richiesta troppo difficile da ono-rare. E non solo per lui: così sono i discepoli che pure avevano lasciato tutto, cioè quel poco che avevano, tra casa, barca e reti. E anche loro non ca-piscono, anche per loro è troppo, la misura del lasciare va al di là anche delle loro forze. Anche per loro è im-possibile. E anche per noi, per la mag-gioranza almeno. Siamo nel coro dei discepoli e ci accorgiamo che il tutto da lasciare è troppo e non conta quan-to sia perché ogni cosa è ricchezza, è nostra ricchezza. Attenuiamo anche noi come i discepoli mettendo davan-ti quello che abbiamo lasciato, le bri-ciole delle rinunce e vantiamo credi-to. Non dubito che Gesù allora, come

oggi, abbia guardato i suoi con ironia sottile, ammettendo a se stesso che il tutto richiesto non è mai veramen-te tutto. Ma assicura lo stesso: cento volte tanto e la vita eterna. Basta co-sì: non per convincere a lasciare ma per convincere che Dio è veramente buono e che quel tale che se n’è an-dato l’aveva intuito, aveva sentito che quello che era impossibile per tutti per lui poteva essere possibile: sfida gli occhi di Gesù, prova a sostenere l’interrogativo di amore e non ci rie-sce. Ma è il residuo del suo essere pic-colo, bambino, che in quel momento se ne va. Va via ed è diventato grande e magari anche lui lascerà qualcosa per il quale Dio ricompenserà cento volte tanto. Ma non è la stessa cosa. Anche lui è passato dalla nostra par-te, tra quelli che chiedono e chiedono in proporzione a quello che avranno. Ha provato a tentare l’impossibile di Dio e ha perso. Non è più bambino. Ha scoperto che anche la fede è un rapporto di dare e avere. E avrà. Ma non avrà più l’amore di quello sguar-do. Mai più.

Sguardo di amoreacile. Non so cosa darei per intercettare quello sguardo. Marco non può che approssimare aggiun-gendo che Gesù oltre a

fissarlo lo ama: un modo per rendere la concentrazione muta che deve es-sere passata tra il Maestro e quel ta-le che gli chiedeva la vita eterna. Un istante muto che cerca di bilanciare una richiesta con un’altra richiesta; un istante che – possiamo immagi-narlo – lascia sospeso anche Gesù, lì davanti a quel tale che sta per sce-gliere, al quale sa che deve chiedere di più di quello che lui si aspetterebbe. È l’istante nel quale finisce la giovinezza di quel tale al quale Marco non dà nes-suna età: non è un giovane ma uno che fin da giovane è stato capace di osser-vare i comandamenti. In questo senso è giovane: non di età ma di Spirito. Ha riconosciuto che il Maestro è buono e Gesù sottolinea che essere buono è cosa di Dio e non degli uomini e lui non si perde d’animo, continua a sta-re in ginocchio, continua ad aspet-tare. Alla prima richiesta sa di poter

una porta: una scala poggia sulla terra e giunge fino al cielo. La direzione di Giacobbe era solo orizzontale: ritor-nare a Carran dove tutto ebbe inizio con il nonno Abramo. Ora Dio, che ha sempre compassione dell’uomo anche quando è colpevole e imbro-glione, gli spalanca una nuova dimen-sione, per rivelargli che non è solo: i suoi legami famigliari sono infranti forse irreparabilmente, ma il legame con Dio, quello è saldo. Giacobbe fino ad ora pensava di essere solo, defini-tivamente solo, ma scopre che quel Dio fedele di cui ha sentito parlare dal nonno Abramo, dal padre Isacco è lì, pronto a proteggerlo e a perdonarlo. La storia della salvezza continuerà, per quel mistero insondabile che è l’agire paterno di Dio, proprio attra-

verso Giacobbe e la sua discenden-za. L’incontro con Dio non lo cambia: Giacobbe rimane un imbroglione, un raggiratore con il suocero Labano, ma a sua volta finirà gabbato finché stanco, vecchio, sentirà il desiderio di tornare dal fratello. Ci riuscirà dopo aver lottato con Dio ed uscendo da questa lotta cambiato e sciancato. Si farà incontro al fratello, debole, zop-picante e nudo. Inchinandosi sette volte riceverà l’abbraccio della pace. La sua vita ci insegna che quando il peccato, la vita ci hanno privato di tutti i riferimenti, i legami, c’è sempre per noi una porta aperta verso il cie-lo: la preghiera. Lì ci viene incontro quel Padre che non abbandona mai i figli ed è sempre pronto a rilanciare la storia e l’Alleanza.

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n un tempo, come quello in cui viviamo, che continua “ad essere segnato da una dimen-ticanza e sordità nei confronti di Dio”, il Concilio è “una bus-

sola che permette alla nave della Chiesa di procedere in mare aperto, in mezzo a tempeste o ad onde cal-me e tranquille, per navigare sicura e arrivare alla meta”. Lo ha detto il Papa, che ha dedicato la catechesi dell’udienza generale di mercoledì 10 ottobre al Concilio ecumenico Vaticano II, alla vigilia del 50° anni-versario dell’apertura. “Un grande evento di Chiesa, di cui sono stato testimone diretto”, un “grande af-fresco”, un “momento di grazia” di cui “continuiamo anche oggi a co-glierne la straordinaria ricchezza”: così Benedetto XVI ha definito il Concilio. “Dobbiamo imparare – ha aggiunto attualizzandone il messag-gio –la lezione più semplice e più fondamentale del Concilio e cioè che il cristianesimo nella sua essen-za consiste nella fede in Dio, che è Amore trinitario, e nell’incontro, personale e comunitario, con Cri-sto che orienta e guida la vita: tutto il resto ne consegue”. Per il Papa, infatti, “la cosa importante oggi, proprio come era nel desiderio dei Padri conciliari, è che si veda – di nuovo, con chiarezza – che Dio è presente, ci riguarda, ci risponde. E che, invece, quando manca la fede in Dio, crolla ciò che è essenziale, perché l’uomo perde la sua dignità profonda e ciò che rende grande la sua umanità, contro ogni riduzio-nismo”. Il Concilio, in altre parole,

Quando la fede strizza l’occhio all’attualità, rileggendo alcuni temi alla luce di alcune importanti verità senza cadere nel conformismo. È quanto si propongono i Cafè Teologici nell’ambito del progetto di nuova evangelizzazione Sentinelle del Mattino. Il ruolo della donna e dei mass media, pillola abortiva e Legge 194, omosessualità e progresso medico e scientifico, esistenza di Dio e chi ha inventato la Chiesa… sono solo

alcuni dei temi che verranno trattati da relatori selezionati durante i Café Teologici che hanno preso il via il 10 ottobre a Verona.Un calendario, quello che sta per iniziare, che si presenta sempre più ricco e articolato. Ricco per la quantità di interventi, ben 50, e articolato perché Café teologico è espressione della capacità di fare network delle Sentinelle. Sei le fiaccole che hanno deciso di ospitare i Café: Città di Castello,

Cremona, Ravenna, Verbania, Termoli oltre a Verona. Vincente il format dei Café Teologici. La filosofia è quella del confronto e del dialogo attivo dietro ad una tazza di tisana in un ambiente lounge: l’atmosfera è quella di un locale trendy e i partecipanti sono comodamente seduti attorno a tavoli da bar sorseggiando qualcosa da bere, ascoltando e confrontandosi con i relatori sul tema della serata. Opportunamente allestite, le

sedi che ospiteranno i Café Teologici sono: il Centro per la formazione alla Nuova Evangelizzazione “Fabrizio Sana” a Verona, il Laboratorio per la Nuova Evangelizzazione presso la parrocchia “Gesù Crocifisso” a Termoli, la Locanda Torriani a Cremona, il Circolo San Vittore a Verbania (No), la Parrocchia Ss. Redentore a Ravenna, “La cantina del seminario”a Città di Castello (Pg).

sua missione di portare il Vangelo in ogni tempo e fino ai confini del-la terra”. È la “questione di Dio”, ha detto il Papa citando Paolo VI, il “punto centrale” del Concilio Va-ticano II, nel quale a differenza dei Concili precedenti “non c’erano particolari errori di fede da cor-reggere o condannare, né vi era-no specifiche questioni di dottrina o di disciplina da chiarire”. Di qui “la sorpresa del piccolo gruppo di cardinali presenti nella sala capi-tolare del monastero benedettino a San Paolo fuori le Mura quando, il 25 gennaio 1959, il beato Giovan-ni XXIII annunciò il Sinodo dioce-sano per Roma e il Sinodo per la Chiesa universale”. Secondo papa Giovanni, “la fede doveva parlare in un modo rinnovato, più incisivo, perché il mondo stava rapidamente cambiando, mantenendo però in-tatti i suoi contenuti perenni, senza cedimenti o compromessi”. In altre parole, “doveva essere delineato in modo nuovo il rapporto tra la Chie-sa e l’età moderna, tra il cristiane-simo e certi elementi essenziali del mondo moderno, non per confor-marsi ad esso, ma per presentare a questo nostro mondo, che tende ad allontanarsi da Dio, l’esigenza del Vangelo in tutta la sua grandezza e in tutta la sua purezza”. Nel finale della catechesi, il Papa ha citato le quattro grandi costituzioni conci-liari (Sacrosanctum Concilium, Dei Verbum, Lumen Gentium e Gaudium et Spes), definendole “quasi i quattro punti cardinali della bussola capace di orientarci”.

“ci ricorda che la Chiesa, in tutte le sue componenti, ha il compito, il mandato di trasmettere la parola dell’amore di Dio che salva, perché sia ascoltata e accolta quella chia-mata divina che contiene in sé la nostra beatitudine eterna”. In que-sta prospettiva, il Concilio “è per noi un forte appello a riscoprire ogni giorno la bellezza della nostra fede, a conoscerla in modo profon-do per un più intenso rapporto con il Signore, a vivere fino in fondo la nostra vocazione cristiana”. “Ricor-do bene quel periodo”, ha testimo-niato il Papa: “Dopo tutto il fervore e l’entusiasmo della preparazione, ho potuto vedere una Chiesa viva che si mette alla scuola dello Spi-

rito Santo, il vero motore del Con-cilio”. “Rare volte nella storia – ha aggiunto – si è potuto, come allo-ra, quasi ‘toccare’ concretamente l’universalità della Chiesa in un mo-mento di grande realizzazione della

– –

Ne danno il tri-ste annuncio la figlia Clara con Ivan, i nipoti Giorgio e Giu-lia, la consuo-cera Giuliana.

Ne danno il triste annuncio i figli Maria Lu-isa Piergiusep-pe con Rosa, Giancarlo con Franca, Dario con Carla, la sorella Angela nipoti e paren-ti tutti

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ell’anniversario dei 50 anni dall’inizio dell’ulti-mo Concilio qualcuno potrebbe in effetti chie-dersi quale senso abbia

attribuire una forte rilevanza a que-sta ricorrenza, ma se il Concilio è stato ed è un autentico segno di Dio per il nostro tempo – come sostiene con forza anche Benedetto XVI –, al-lora conviene proprio un ritorno alle sorgenti del Concilio. La sfida di oggi è di poter contare su credenti capaci di “stare dentro” al nostro tempo, di-viene questione cruciale non soltan-to per il servizio al bene comune, ma anche per la qualità stessa della te-stimonianza cristiana. La diocesi di Brescia, come ha ricordato don An-tonio Lanzoni, è coinvolta in manie-ra diretta dal Concilio perché, oltre a essere un avvenimento significativo, è stato guidato e concluso da Paolo VI. Per celebrare questo appuntamen-to è stato pensato un incontro molto significativo con mons. Luciano Mo-nari e con mons. Francesco Beschi. I due Vescovi, moderati dal prof. Marco Vergottini (ideatore del sito vivailcon-cilio.it), racconteranno i due Papi del Concilio: Giovanni XXIII e Paolo VI, sottolineando anche il forte legame di due Pontefici con le due Chiese (Ber-gamo e Brescia) dove sono cresciuti e si sono formati. L’incontro si ter-rà giovedì 18 ottobre alle 20.30 nella pieve di S. Antonino a Concesio, pro-prio dove è stato battezzato il piccolo Montini. Per aiutare le parrocchie a elaborare una riflessione, soprattut-to all’interno del Consiglio pastorale, è stato distribuito a tutte le comuni-

una maggiore consapevolezza della sua identità di popolo convocato da Dio, della necessità di nutrirsi con abbondanza del tesoro delle Scrittu-re, della necessità di promuovere una partecipazione attiva dei fedeli alla celebrazione liturgica”. Va sottoline-ato l’impegno dell’Azione cattolica diocesana che da alcuni anni propo-ne un approfondimento del Concilio. Il primo, in collaborazione con l’Uffi-cio per gli organismi di partecipazio-ne, con l’Ufficio per la scuola e con la scuola di teologia per laici, è “Il Con-cilio davanti a noi”: un percorso bien-nale di conoscenza dei documenti del Concilio. Con la supervisione di Paola Bignardi, l’Ac propone anche “Lo stile del Concilio”, un laboratorio domeni-

tà un dvd “Il Concilio davanti a noi” realizzato dal Centro per le comuni-cazioni sociali. A proposito di eredi-tà conciliare, a che punto si trova la ricezione del Vaticano II? “Resto con-vinto – racconta lo stesso Vergottini al Sir – che nell’arco di 50 anni non siano pochi né irrilevanti i segnali di una Chiesa che è andata maturando

Sabato 27 ottobre presso la chiesa parrocchiale di Lograto ritorna il tradizionale incontro con le dele-gate del settimanale diocesano. Le delegate, le potremmo chiamare in-caricate della “buona stampa”, so-no le protagoniste della diffusione del settimanale sul territorio. Il pro-gramma della giornata prevede alle 9.30 l’arrivo e l’accoglienza pres-so la chiesa parrocchiale. Alle 10 mons. Cesare Polvara, provicario

generale, celebra la Santa Messa. Mentre alle 11 mons. Gabriele Filip-pini, ex-direttore del “La Voce del Popolo” e condirettore della rivista “Madre”, ricorderà gli anniversari del 2013, anno in cui il settimanale compirà 120 anni e la rivista 125. A seguire, don Adriano Bianchi e An-nachiara Valle illustreranno i pro-grammi di lavoro per il prossimo anno delle due storiche testate. Per quanto riguarda “Voce” il traguar-

do dei 120 anni (1893-2013) rap-presenta uno stimolo a continua-re nella missione di informazione e al tempo stesso formazione del-la comunità diocesana. Alle 12.30, come sempre, c’è la possibilità di condividere il pranzo in loco pre-parato dai volontari dell’oratorio. Alle 15.30 ci si saluta. È gradito un cenno di conferma entro e non ol-tre giovedì 18 ottobre, contattando Paola allo 030/44250.

cale per leggere trasversalmente nei documenti conciliari linee, tendenze e snodi per attualizzare il modo di es-sere Chiesa oggi. Per informazioni e iscrizioni, si può contattare la segre-teria al numero 03040102.

All’umanità che non riesce ad unirsi e trova barriere di razze, di idee, di interessi egoistici, il Concilio offre la Chiesa come unità già in atto, come un grande alveo nel quale ciascuno si sente libero, ma unito a tutti, perché unito a Cristo che ha spezzato ogni barriera, ed ha riunito in sé le parti separate, “rappacificandole nel suo sangue”. Il Concilio vuol dire in modo chiaro e completo ad ogni uomo e a ogni gruppo umano che la salvezza sta solo in

Cristo. Il progresso dell’umanità è un regresso spaventato se non è orientato a Cristo; l’unione pacifica e feconda tra i popoli è un’illusione se non è legata insieme alla presenza di Cristo; l’ideale umano delude e dispera se non diventa ideale divino concretato nel Cristo. E Cristo, oggi, vive solo nella Chiesa, è la Chiesa stessa”.Questa la passione e l’attesa con cui Voce annunciava ai lettori l’imminente apertura del Vaticano II. Noi, oggi, possiamo leggere

i frutti e i limiti del cammino compiuto, riconoscere ancora una volta le sfide, d’altro canto non troppo diverse da quelle descritte. Possiamo, altresì, cogliere quale ricchezza quell’evento ci ha consegnato e come in fondo esso sia ancora “davanti a noi”. Vale anche per la Chiesa bresciana che vivrà presto, nel Sinodo, un’altra tappa del suo cammino conciliare, speriamo capace di dare nuova linfa alla vita cristiana delle comunità. (Adriano Bianchi)

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are esperienza dell’amo-re di Dio, assumere una mentalità disposta all’annuncio e impara-re a evangelizzare. Don

Luca Paitoni, addetto alla Nuova Evangelizzazione e predicazione itinerante, guida un’èquipe orga-nizzativa di 16 laici (giovani, adulti, sposati). L’obiettivo finale è quello di formare in maniera permanente nuovi evangelizzatori per la nuova evangelizzazione. Il pensiero di fon-do corre sulla base dell’esperienza della Scuola di Evangelizzazione Sant’Andrea. Nell’Anno della fede è ”ancora più un imperativo – spiega don Luca – formarsi per scendere ed evangelizzare”. Don Luca preci-sa bene che non è solo pura teoria ma anche metodo che porterà i par-tecipanti a mettere in pratica quello che imparano nell’ambiente dove vi-vono e lavorano. La premessa è che prima di evangelizzare bisogna es-sere evangelizzati, cioè bisogna fare esperienza dell’amore di Dio, perché altrimenti si corre il rischio di non trasmettere “un’esperienza viva”. Ma cosa significa oggi, nel XXI se-colo, assumere una mentalità kerig-matica (dal greco Kerigma = annun-cio)? “Significa fondamentalmente partire da ciò che Dio fa per noi e non da quello che noi dobbiamo fare per Dio. Assumere una mentalità ke-rigmatica significa portare alle per-

sano? “Ci sono molti segni positivi, soprattutto fra i giovani sacerdoti, in un clima generale di mancata com-prensione dell’urgenza di evangeliz-zare”. Il laboratorio si rivolge a tutti, ma chi vuole fare questo percorso “deve essere disposto a percorrere strade nuove rispetto a quelle clas-siche e deve avere nel cuore il de-siderio di portare Gesù Cristo alle persone che non lo conoscono”. La struttura è nuova e cerca di farsi conoscere attraverso i contatti per-sonali per avviare questo primo an-no a livello sperimentale (unico in Italia e forse in Europa) per quan-to riguarda la forma (sette incontri più un fine settimana per tre moduli da coprire durante l’anno) non per

sone il cuore del messaggio cristia-no. Poi l’esperienza si capisce se si confronta con la catechesi, perché prima si nasce alla fede e poi si cre-sce. E il Kerigma è fatto per nasce-re alla fede. Bisogna, quindi, anda-re all’essenziale al Dio che è amore e a Gesù Cristo morto e resuscitato per noi”. Ma qual è lo stato di salute dell’evangelizzazione a livello dioce-

Il 28 settembre a Sirmione si sono celebrati i 500 anni della Pieve dedicata a Santa Maria della Neve. La celebrazione ha avuto un carattere interdiocesano. L’eucaristia è stata presieduta dal vescovo di Verona Giuseppe Zenti, con la partecipazione dei rappresentanti dei Vescovi delle diocesi di Brescia, Mantova e Trento e con la presenza di numerosi sacerdoti, religiosi e

fedeli. Monari era rappresentato dal vicario generale mons. Gianfranco Mascher, che al termine della Messa ha preso la parola portando i saluti del vescovo Luciano e un bellissimo pensiero di Paolo VI. Il vescovo Zenti nell’omelia ha parlato del significato della “consacrazione” della chiesa per ricordare a noi tutti che siamo, per il battesimo, consacrati al Signore, cioè in una relazione riservata

ed esclusiva con lui. Prima dell’eucaristia, la processione liturgica, accompagnata dalla banda e da numerosi fedeli, si è recata sul molo per una preghiera ecumenica (era presente anche il pastore luterano di Verona) per la salvaguardia del creato; le Chiese si sono impegnate nel promuovere la salvaguardia del lago, fonte di vita per tutte le popolazioni che si affacciano su di esso.

i contenuti: “È la prima esperienza in Italia di formazione permanente all’evangelizzazione con la metodo-logia della Scuola di Sant’Andrea”. Il corso porta il nome di Paolo, l’evan-gelizzatore per eccellenza. Il luogo degli incontri non è ancora stato definito, sicuramente per il momen-to sarà in una parrocchia cittadina, ma nulla vieta che si possano poi aprire delle scuole di evangelizza-zione a livello parrocchiale, perché l’obiettivo finale è proprio quello di diffondere una nuova mentalità e formare nuovi evangelizzatori che sul territorio diventino a loro volta evangelizzatori. Chi vuole informa-zioni, può scrivere una e-mail a [email protected].

Giovedì 11 ottobreOre 9.30 – Brescia –S. Messa presso la Domus Caritatis.Venerdì 12 ottobreOre 6.50 – Brescia –S. Messa presso il Seminario minore.Ore 9.30 – Gavardo –Visita ai sacerdoti della macrozona presso l’auditorium S. Maria.Sabato 13 ottobreOre 9.30 – Brescia –Saluto ai partecipantial Premio Cuore Amico presso l’auditorium Confartigianato.

Ore 11 – Brescia – Incontro presso l’Archivio storico diocesano.Ore 18 – Cigole – S. Messa con rito di dedicazione dell’altare.Domenica 14 ottobreOre 9 – Brescia – S. Messa per l’Anmil presso la parrocchia di S. Alessandro.Ore 10.30 – Verolavecchia – Cresime e prime comunioni.Ore 16 – Serle – Cresimee prime comunioni.Lunedì 15 ottobreOre 10.30 – Pralboino – S. Messain occasione della festa patronale.

Riprende come familiari del clero il cammino di formazionein questo inizio dell’anno pastorale che ci invita a viverecon lo spirito della fede.I familiari del clero chiedonoal Signore che trasmetta una fede senza riserve, che penetrinel nostro modo di giudicarele cose divine e umane.L’incontro spirituale si tieneal Centro pastorale Paolo VImartedì 16 ottobre dalle 9 alle 15con l’assistente don Gianni Pierani.

Ore 20.30 – Brescia – Incontro per la catechesi degli adulti delle unità pastorali del Centro storico presso il Centro pastorale Paolo VI.Martedì 16 ottobreOre 9.30 – Leno – Visita ai sacerdoti della macrozona presso il teatro dell’oratorio.Ore 16 – Brescia – Incontro e S.Messa presso il Seminario maggiore.Mercoledì 17 ottobreOre 9.30 – Rovato –Visita ai preti della macrozona presso la Sala della comunità.

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Martedì 1° gennaio 2013 è in programma la Marcia diocesana per la pace con la partenza alle ore 14 dalla parrocchia di Caionvico verso il convento francescano di Rezzato. Per prepararsi al meglio per questo appuntamento, l’Ufficio per l’impegno sociale promuove tre appuntamenti. Giovedì 18 ottobre padre Paolo Dall’Oglio, sacerdote dal 1984 a Damasco nel rito siriaco, porta la sua testimonianza su “Siria. Un popolo tra due

fuochi”. Nel 1991 aveva riaperto il monastero Mar Musa al-Habashi in Siria, minacciato dal regime ha lasciato il Paese nel giugno 2012. L’appuntamento, in collaborazione con il Centro missionario diocesano, è alle 20.45 nel salone parrocchiale del Villaggio Violino nella Traversa VIII, numero 2.Venerdì 16 novembre alle 20.45, la Sala della comunità di Cristo Re ospita la proiezione del film “The lady” di Luc Besson sulla leader

birmana Aung San Suu Kyi (nella foto) che dalla fine degli anni Ottanta si batte per i diritti civili e la libertà nel suo Paese.L’ultima serata è, invece, dedicata alla preghiera preparata dai Beati costruttori di pace sul testo del messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale per la pace 2013. La preghiera si tiene alle 20.45 nella chiesa di San Filippo Neri al Villaggio Sereno in via XI, numero 34.Alla proposta dell’Ufficio

diocesano aderiscono fra gli altri alcune parrocchie e le vicarie della città, il circolo Acli di Botticino, Buffalora, Caionvico, Castenedolo, S. Eufemia e S. Polo, Rezzato, le Acli provinciali, l’Azione cattolica, il Forum delle associazioni familiari, il Meic, il Movimento dei focolari, Pax Christi, l’Unitalsi, i Gruppi del commercio equo e solidale, il Gruppo scout Bs 7, l’associazione Molin, i missionari comboniani e i missionari saveriani.

orse vi è capitato qualche volta davanti a una scultu-ra, a un quadro, ad alcuni versi di una poesia, o a un brano musicale, di prova-

re un’intima emozione, un senso di gioia, di percepire, cioè, chiaramen-te che di fronte a voi non c’era sol-tanto materia, un pezzo di marmo o di bronzo, una tela dipinta, un insie-me di lettere o un cumulo di suoni, ma qualcosa di più grande, qualcosa che ‘parla’, capace di toccare il cuo-re, di comunicare un messaggio, di elevare l’animo”. Queste parole, pro-nunciate da Benedetto XVI (Udienza generale, 31 agosto 2011), non sono che una delle più recenti attestazioni di una ininterrotta tradizione eccle-siale, che ha considerato il linguag-gio artistico come una via privilegiata per comunicare il venire a noi del Dio di Gesù “in quella totale gratuità che l’amore eterno ha in comune con la bellezza” (H. U. von Balthasar). L’ar-te – ha osservato il Papa nella mede-sima occasione − “è come una porta aperta verso l’infinito, verso una bel-lezza e una verità che vanno al di là del quotidiano”. Queste ultime paro-le suggeriscono un suggestivo acco-stamento con l’immagine della “por-ta della fede”, con cui inizia la lettera di indizione dell’Anno della fede. Se, Infatti, la porta fidei è da pensare an-zitutto nei termini di un ascolto della Parola (Rm 10,17), non è altrettanto

vero che l’esperienza misteriosa of-ferta dall’incontro con un’opera d’arte può rappresentare un luogo singola-re di “ascolto” di quella Parola che si è manifestata al mondo, rendendosi visibile, udibile, percepibile alla con-templazione dei sensi (cfr. 1Gv 1,1-3)? Il linguaggio artistico, proprio perché

si avvale del registro universale della bellezza, non rappresenta forse uno dei percorsi di “nuova evangelizzazio-ne” che la Chiesa è chiamata a intra-prendere oggi per raggiungere quanti, indipendentemente dal credo, ricer-cano il senso profondo della realtà e attendono di lasciarsi conquistare dalla “Bellezza antica e sempre nuo-va” (come direbbe Agostino di Ippo-na)? Una significativa conferma tra le “indicazioni pastorali per l’Anno della fede” della Congregazione per la dot-trina della fede: “Il mondo contempo-raneo è sensibile al rapporto tra fede e arte”; “si raccomanda pertanto di valorizzare adeguatamente il patrimo-nio delle opere d’arte” (n. 6). In que-sta prospettiva, la sottocommissione Catechesi attraverso l’arte propone, nell’Anno della fede, uno spazio d’in-contro con l’arte alla luce del testo fondamentale della fede cristiana, il Simbolo degli Apostoli. L’iniziativa, dal titolo “Lo splendore della fede”, procede lungo il Credo con quattro tappe, in quattro luoghi tra i più sug-gestivi del patrimonio artistico bre-sciano. Ogni incontro si presenta con un titolo evocativo, che fa riferimento alla parte del Credo scelta. Questa è il trait d’union su cui s’innestano gli altri elementi: l’introduzione teolo-gica, la collocazione spaziale (luogo sacro, affreschi) e temporale (tempo liturgico), il commento artistico, i te-sti letterari e le esecuzioni musicali.

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vrebbe festeggiato quest’anno il suo 60° anniversario di sacer-dozio, ma il Signore lo ha chiamato, sul finire

della Quaresima, alla liturgia celeste della Pasqua eterna. Il ricordo che la-scia di sé, prima del declino e del ri-covero alla Domus Caritatis Paolo VI, è quello del sacerdote quiescente per ragioni di salute, residente negli ap-partamenti del clero in pensione in via Gabriele Rosa, molto gratificato per la nomina prima a mansionario e poi a canonico della Cattedrale. Andava fiero del titolo monsignorile che ono-rava con una puntuale fedeltà ai suoi doveri capitolari, pur nei limiti di una cagionevole salute e dell’età in salita. Questa immagine non deve, tuttavia, oscurare il fatto che don Enrico Albi-ni, prima dell’approdo in Cattedrale, ha servito la Chiesa svolgendo il suo ministero in luoghi diversi della dio-cesi, alcuni un poco disagiati, molto differenti l’uno dall’altro. Infatti dopo la sua ordinazione e la prima Messa ad Azzano Mella, suo paese natale, la sua prima destinazione fu quella di curato a Torbole dove rimase solo un anno. Ne seguirono altri cinque a Caionvico, alle porte della città, anche se allora la parrocchia appariva più un borgo rurale antico che un quartiere ambi-to della grande periferia di Brescia. All’età di 35 anni il Vescovo lo nominò

Conoscere Gesù Cristo. Conoscerlo per amarlo, sperimentandone la presenza e la contemporaneità. È con questo desiderio che è iniziato il cammino di Scuola di cristianesimo del Movimento ecclesiale carmelitano, che avrà per titolo “Io credo in Gesù Cristo”. Un percorso di otto incontri, con meditazioni tenute da padre Antonio Maria Sicari (nella foto), che si terranno mensilmente il lunedì (il primo è stato l’8 ottobre) – alle ore 21 – presso la chiesa di

S. Pietro in Castello. Al centro di questo itinerario ci sarà l’incontro con la persona stessa di Gesù. Gli appuntamenti con padre Antonio Maria Sicari avranno ad oggetto le Beatitudini, la nuova legge dell’amore, i discorsi d’addio, la trasfigurazione, l’eucaristia e il Mistero della Pasqua. Il Movimento ecclesiale carmelitano con questo itinerario di formazione cristiana e carmelitana offerto alla diocesi, vuole porsi in ascolto dell’invito che il papa Benedetto XVI ha

rivolto alla Chiesa. “L’Anno della fede, in questa prospettiva, è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo (n. 6). […]. Dovrà intensificarsi la riflessione sulla fede per aiutare tutti i credenti in Cristo a rendere più consapevole ed a rinvigorire la loro adesione al Vangelo, soprattutto in un momento di profondo cambiamento come quello che l’umanità sta vivendo. Avremo l’opportunità di confessare la fede nel Signore Risorto nelle

nostre Cattedrali e nelle chiese di tutto il mondo; nelle nostre case e presso le nostre famiglie, perché ognuno senta forte l’esigenza di conoscere meglio e di trasmettere alle generazioni future la fede di sempre (n. 8)”. Raccogliendo questo invito, il percorso di Scuola di cristianesimo proposto dal Mec offrirà la possibilità di accostarsi al mistero di Gesù Cristo, per riscoprire le ragioni della fede e per farlo sotto il segno, profondo e vivo, del carisma carmelitano.

parroco di Gaino. Pur in una località amena, la sua salute non resse e a so-li 65 anni dovette rinunciare alla gui-da della parrocchia e ritirarsi in città, all’ombra della Cattedrale. Mons. Al-bini, sacerdote modesto e semplice, con un carattere a volte non facile, ha vissuto la sua avventura sacerdotale superando lunghe prove, comincian-do da quella degli studi nel minore: in-fatti fu ordinato a 31 anni pur essendo entrato in Seminario in età da scuola media. La sua vocazione, infatti, era solida, maturata in una agiata famiglia agricola dove la fede era ben radicata: oltre alla sua vocazione maturò anche quella di un fratello più giovane che entrò fra i Minori francescani. Accet-tò, poi, con tenacia, costanza ed entu-siasmo le prove dovute ai vari cambia-menti fino alla vecchiaia. Infine con la prova della fragile salute si rapportò serenamente, cercando di superarla con generosità e rassegnazione. Visse pienamente il suo sacerdozio in mo-do tradizionale, rapportandosi verso la gente secondo lo stile pastorale del clero bresciano, vicino alla gente e al-la famiglie, condividendo gioie e do-lori. Aveva una certa facilità di parola e la sua predicazione era essenziale e precisa, fedelissima al magistero del-la Chiesa. Ora riposa nel cimitero di Azzano Mella, il suo paese che portò sempre nel cuore nei vari spostamenti della sua vita.

parroco di Gombio. Nella piccola co-munità, frazione di Polaveno, rimase fino al 1962, anno del suo trasferimen-to a Esenta, nel verde della campagna di Lonato. Qui rimase per più di un de-cennio e, contemporaneamente agli impegni parrocchiali, riprese gli studi teologici, conseguendo il dottorato in Teologia alla Pontificia università la-teranense di Roma. Nel 1973 un altro balzo: dalla campagna passò alla bal-conata sul lago di Garda, divenendo

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LA SCUOLA

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La domenicaè sempre festa

a scorsa domenica 7 otto-bre è stata contrassegnata da una serie di manifesta-zioni in più località d’Italia, con picchi di presenza no-

tevoli a Treviso e Firenze, dei dipen-denti e delle famiglie che intendevano protestare per la totale liberalizzazio-ne degli orari commerciali che provo-cano ripercussioni dannosissime sul-la vita familiare. Mentre la “Giornata europea per le domeniche libere dal lavoro” del 4 marzo scorso era passa-ta un po’ in sordina, quest’ultima ini-ziativa nata dalla rete dei social net-work, ha avuto una eco particolare anche sui grandi giornali e nelle reti televisive nazionali. È la prima volta che il tema della domenica di festa esce dal circuito del mondo cattoli-co e allarga i suoi spazi di attenzione: segno che la misura è davvero colma. Opportunamente il Papa aveva voluto trattare il tema del rapporto tra fami-glia, lavoro e festa nella celebrazione dell’Incontro mondiale delle famiglie a Milano lo scorso giugno. Mcl ha, da tempo, posto attenzione al problema con la campagna “La domenica è Fe-sta!” che intendeva sensibilizzare cri-stiani e non alla salvaguardia del ca-rattere festivo della domenica come giorno del Signore e, di conseguenza, dell’uomo, della sua famiglia, della co-munità. Non si tratta di un fatto con-fessionale ma di un principio di liber-tà, così come Benedetto XVI ha affer-mato nella veglia notturna a Bresso. Che gli ospedali, i trasporti pubblici e tutti gli altri servizi essenziali della vi-ta della collettività funzionino anche la domenica è un fatto di civiltà; che i

larghe delle deroghe per poi essere totalmente liberalizzato con il famo-so decreto “Salva Italia” che prevede la possibilità di apertura degli esercizi commerciali sette giorni su sette, 24 ore su 24. La “salvezza” passa da altre strade! Come è evidente (ed è questo il senso della protesta di domenica scorsa), il venir meno del tempo co-mune di festa si ripercuote pesante-mente sulla vita delle persone e delle famiglie, generando scompensi nelle relazioni interpersonali e sociali. Co-me può reggere una famiglia quando il padre riposa la domenica e la mamma invece lavora? Quale ricaduta sui fi-gli? Quali legami interpersonali? Qua-le comunità di relazione si afferma se non c’è un tempo per la festa? In quale mondo vogliamo vivere?

pochi altiforni rimasti e le attività che trattano prodotti altamente deperibili non interrompano le lavorazioni è una esigenza tecnico-produttiva difficil-mente superabile. Ma quale effettiva necessità inderogabile giustifica il la-voro domenicale in un cantiere edile o di una fabbrica o di un centro com-merciale? Il fenomeno del lavoro fe-stivo è dapprima lievitato nelle maglie

Come negli anni passati la Regione Lombardia, in collaborazione con i Comuni, ha messo in campo alcune misure di sostegno all’affitto per le famiglie che presentano una situazione di disagio acuto e sono in difficoltà a rispettare le scadenze del canone, per chi ha perso il posto di lavoro o ha subito uno sfratto esecutivo.Il bando per il sostegno all’affitto per il disagio acuto, che quest’anno si rivolge alla fascia più fragile della popolazione, resterà aperto

fino al 31 ottobreRequisiti principali per accedere al bando sono: un Isee-Fsa non superiore a 4.000 euro, la titolarità di un contratto di locazione valido e registrato ai sensi della legge 431 del 1998, essere residenti in Italia da almeno 10 anni oppure da cinque in Lombardia, non avere ottenuto in assegnazione una casa realizzata con fondi pubblici o di edilizia residenziale pubblica, infine le unità immobiliari non devono avere una superfice

superiore ai 110 mq. Novità sostanziale è che, se la famiglia è in ritardo nei pagamenti mensili dell’affitto, il contributo verrà erogato direttamente ai proprietari degli immobili, per evitare eventuali sfratti. Per tutti coloro invece che hanno perso il posto di lavoro o sono stati colpiti da sfratto esecutivo è previsto un contributo “una tantum”di 1.500 e 2.000 euro, il bando rimarrà aperto fino ad esaurimento delle risorse disponibili.

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Azioni e interventiper la famiglia

e nuove frontiere della progettazione sociale so-no state allargate in coo-perativa, alle tematiche della conciliazione tra

tempi di vita e tempi del lavoro, dei dipendenti e volontari, indipenden-temente dalla situazione personale, famigliare e sociale. Questa la gesta-zione del progetto “Famiglie al so-le”, realizzato grazie al contributo della Regione Lombardia - Direzio-ne generale famiglia, conciliazione, integrazione e solidarietà sociale, ri-collegandosi all’accordo territoriale in materia di conciliazione firmato nel 2011 anche da Confcooperative Unione di Brescia, di cui Cantiere del sole fa parte. Il progetto, avviato a gennaio 2012, comprende quattro azioni differenti, in grado di soddi-sfare bisogni della sfera personale e famigliare dei lavoratori. Le quattro azioni previste da Famiglie al sole sono: “Tempo ai giovani” pensato per il tempo libero dei figli dei di-pendenti delle cooperative partner del progetto, che possono benefi-ciare di attività ludiche ed educati-ve che ruotano attorno ai temi della sostenibilità e dell’ambiente. “A tutto g.a.s.” è l’azione ideata pen-sando ad un sistema di sconti e con-venzioni solidaristico e cooperativi-stico, per far fronte alla crisi econo-mica che colpisce soprattutto il po-tere d’acquisto delle famiglie, senza rinunciare all’educazione al riciclo e alla riduzione del consumismo.“Lascia il tempo che trovi” mette al centro lo scambio di servizi, valo-rizzando ciò che ognuno può e sa

te gratuito per i capi dei bambini e prevede un rimborso spese per i capi degli adulti. L’esito naturale a livello aziendale è il miglioramento del clima di lavoro, delle relazioni tra lavoratori, del benessere perce-pito e l’aumento del senso di appar-tenenza alla cooperativa.L’esperienza si colloca all’interno di una cornice più generale e signi-ficativa rappresentata dal dibattito aperto in tema di crisi dell’attuale sistema di welfare e della centrali-tà di nuovi soggetti, provenienti dal mondo della cooperazione sociale, in grado di fornire esempi di innova-zione attraverso una nuova stagione di autorganizzazione, contaminazio-ne nella rete di collaborazioni, an-che tra profit e non profit.

fare. Una vera e propria Banca del tempo interaziendale che favorisce la reciprocità, la solidarietà e la so-cialità. Per finire “Non fa una piega”, il servizio di stireria per le famiglie e i dipendenti, attraverso cui si dà lavoro a persone svantaggiate, libe-rando il tempo extra-lavoro dei di-pendenti e volontari. Il servizio, in fase di pilotaggio, è completamen-

Numerosi i progetti presentati da varie realtà in tema di “conciliazione”. Quelli in corso su bandi dell’Asl di Brescia, che ha a disposizione un fondo per la realizzazione di progetti sperimentali di rete finalizzati a sostenere e promuovere le politiche per la conciliazione, creando e potenziando reti in grado di rispondere ai bisogni delle persone e offrire servizi, vedono una presenza significativa di cooperative quali Comunità il Nucleo, Cooperativa palazzolese,

Agoghé, La Nuvola e Consorzio Laghi. I progetti presentati sono rivolti a individuare soluzioni specifiche adeguate alla tipologia dei bisogni dei propri dipendenti e collaboratori; ad esempio: ricerca servizi di trasporto per figli e anziani con tragitti e orari adeguati agli orari di lavoro aziendali; ricerca servizi con costi migliori attraverso una contrattazione condivisa tra più aziende, utilizzo di servizi per bambini e adolescenti quali doposcuola, posticipo e anticipo,

grest estivi, ecc. Anche sul bando regionale welfare interaziendale il mondo della cooperazione ha espresso la sua presenza con 2 progetti bresciani: Tempo perMettendo e Cantiere del Sole che con il progetto “Famiglie al sole” prevede di coinvolgere entro il 31 dicembre 267 lavoratori. L’approccio colloca “Famiglie al sole” tra i casi di best practices annoverati in tema di welfare aziendale, dagli esperti dell’impresa sociale e del mondo della cooperazione sociale.

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a “lectio magistralis” per l’apertura dell’anno ac-cademico del Seminario di Brescia è stata tenuta da don Giuseppe Ruggie-

ri, dello Studio teologico S.Paolo di Catania, sul tema “All’origine del Vaticano II. L’intuizione profetica di Giovanni XXIII”.La figura di Angelo Roncalli è cen-trale, nella storia della Chiesa del Novecento: quando è stato eletto papa, tutti hanno pensato ad un pontificato di transizione, senza particolari cifre teologiche o eccle-siastiche; invece il Papa bergama-sco ha sorpreso tutti, dando avvio, col Concilio Vaticano II, ad uno dei periodi più fertili della storia del-la Chiesa.Secondo Ruggieri, il punto crucia-le del pensiero di Giovanni XXIII è il concetto di “tradizione”: la Chie-sa, come tutte le istituzioni umane, ha una storia, un passato, ricco di elaborazioni dottrinali e di eventi.

Secondo Roncalli, se la tradizione viene vista in modo statico, come qualcosa di immutabile e di fermo, allora essa diventa un ostacolo sia per la teologia sia per la vita eccle-siastica. Invece, se tutto il percorso storico della Chiesa è inteso in mo-do più dinamico, come una tradizio-ne che si rinnova, che vive nel pre-sente e che è capace di assumere forme nuove, allora essa diventa un terreno fertile, ricco di potenzialità, una “sorgente” inesauribile di ener-gie spirituali, intellettuali, civili.Nei più importanti documenti di Giovanni XXIII legati al Concilio,

possiamo trovare questa dialettica di tradizione e rinnovamento, che è la cifra centrale del pontificato di Roncalli. I due termini del rappor-to non si annullano a vicenda, ma, anzi, si alimentano dialetticamen-te: la tradizione, che è depositaria della verità del cristianesimo, è il fondamento, la roccia, su cui si er-ge la Chiesa; il rinnovamento è la dimensione diacronica, intrinseca alla storia, in cui tutti gli atti e i fatti umani si realizzano. Giovanni XXIII è stato capace di far vivere questa dialettica, in modo in-telligente, valorizzando entrambi i poli della relazione. Sul piano della tradizione, il Papa colloca la dottrina, la scrittura, la verità biblica, che sono la “sostan-za” della Chiesa cattolica. Nello stesso tempo, però, la Chiesa vive nel tempo e nello spazio, quindi de-ve avere a che fare con gli uomini delle varie epoche, con le forme di-verse di civiltà, con i linguaggi va-

ri dei popoli, i loro modi di essere e di pensare. Di conseguenza, essa necessita anche di aprirsi al mon-do, di capirne i codici, di leggere la realtà e di essere letta dagli uomini concreti, che vivono in contesti sto-rici peculiari. Ecco allora il senso della dialettica: la vera fonte della Chiesa, la dottrina e la verità rive-lata, il “significato”, devono essere calata nelle realtà storiche e “ri-vestite” di volta in volta, di nuove forme linguistiche e stilistiche, del “significante”. Il Concilio Vaticano II, nelle intenzioni di papa Roncal-li, ha proprio questo fine. A tale riguardo, egli afferma, nel discorso di apertura del Concilio “Gaudet Mater Ecclesia”: “Altro è infatti il deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono an-nunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione. Va data grande importanza a questo

metodo e, se è necessario, appli-cato con pazienza; si dovrà cioè adottare quella forma di esposizio-ne che più corrisponda al magiste-ro, la cui indole è prevalentemente pastorale”.Come si vede, lo scopo principale del Concilio è “pastorale”, nel sen-so che esso deve far rivivere nel presente, nella prassi quotidiana, nella Messa, la sostanza vera del-la Chiesa, che è la verità. Giovanni XXIII, in questo senso, che all’ini-zio sembrava un “piccolo” papa, de-stinato a non lasciare traccia, è un gigante del Novecento, un profeta nel significato biblico del termi-ne, che chiude un’epoca e ne apre un’altra, in cui la Chiesa si apre al mondo, comprende il presente, non perdendo la sua universalità e la sua dottrina. Col Concilio papa Roncalli vuole rendere concreta la verità nella sto-ria e, nello stesso tempo, elevare la storia alla verità assoluta.

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nterni di chiesa debolmente illu-minati, pannelli nerissimi sullo sfondo, infine un cielo plumbeo e minaccioso hanno incornicia-to, nello spettacolo applaudito

la settimana scorsa al teatro Grande, i tre atti di Tosca che il libretto colloca rispettivamente nella chiesa romana di Sant’Andrea della Valle, in una ca-mera di palazzo Farnese e sulla piatta-forma di Castel Sant’Angelo. In questo allestimento ripreso dal Petruzzelli di Bari per le scene del Circuito lirico lombardo, la regia di Elena Barbalich si è messa dichiaratamente al servi-zio della musica di Puccini: dunque nessuno stravolgimento della dram-maturgia originale (che in un’opera teatralmente perfetta come “Tosca” sarebbe un azzardo), ma una rilettu-ra personale, fondata su suggestio-ni pittoriche, con esplicite citazioni dalla “Flagellazione” del Caravaggio e dalla “Liberté guidant le peuple” di Delacroix, il tutto senza ricorrere agli elementi iconografici più scontati per l’evocazione di Roma. Se all’inizio la scena pareva sin troppo spoglia e mi-nimalista, con il procedere della vi-cenda le soluzioni teatrali si sono fat-te più coinvolgenti: efficacissima, per esempio, l’entrata in scena di Scarpia, con i cantori della cappella e gli allievi che, in preda a sbigottimento, si dile-guano all’improvviso dopo aver lan-ciato in aria tutti i loro spartiti. Buona anche l’idea di rappresentare la fuci-lazione di Cavaradossi con tratti più onirici che realistici.Nella direzione d’orchestra di Giam-paolo Bisanti si è colto l’intento di privilegiare l’organicità teatrale (o

no andati al baritono Sebastian Cata-na, uno Scarpia di grande intensità e autorevolezza, e al tenore bresciano Rubens Pelizzari, dotato di una voce drammatica davvero interessante. Qualche perplessità per la Tosca del soprano albanese Mirjam Tola che, nonostante la buona tenuta sul pia-no professionale, non sembra ancora aver trovato la giusta chiave interpre-tativa per trasmettere le emozioni più profonde di questo difficilissimo per-sonaggio. La stagione lirica del Gran-de proseguirà venerdì 26 ottobre (ore 20.30; seconda recita domenica 28 alle 15.30) con un altro titolo celeberrimo del repertorio operistico: “Lucia di Lammermoor” di Gaetano Donizetti. Per questa produzione proveniente dal Teatro di Como sarà ancora una

cinematografica ante litteram) della partitura senza enfatizzarne i singo-li episodi lirici: in tal modo, anche se rispetto alla tradizione potevano sembrare eccessivamente veloci i tempi per il colloquio nel primo at-to tra Tosca e Cavaradossi, lo svol-gimento drammatico ha assunto una forte coesione.Per quanto riguarda il giovane cast vocale, gli applausi più calorosi so-

Il varo della 17ª Stagione teatrale di Manerbio ripropone una iniziativa che vede unite ancora una volta le energie dell’amministrazione Comu-nale di Manerbio e della parrocchia di San Lorenzo. È una stagione con grandi interpreti del teatro italiano, divertimento intelligente, classici del teatro che parlano allo spettatore contemporaneo. L’inaugurazione è af-fidata a Maria Paiato (16 novembre) che porta in scena “Anna Cappelli”,

un monologo che la vede come una persona comune che si fa “mostro”, osservata mentre scivola nella follia. Marco Paolini, porta al Politeama (7 dicembre) il suo ultimo work in pro-gress “Studio per una ballata di uomi-ni e cani”, nato da alcuni racconti del grande Nord, intrecciati con autobio-grafie di Jack London. Non potevano mancare i Legnanesi (29 gennaio), che portano a Manerbio il loro nuo-vo spettacolo che, per la prima volta,

ha un titolo in italiano: “Il treno dei pendolari”. Il 19 febbraio tornano gli Oblivion che, nella formazione com-posta da Davide Calabrese e Loren-zo Scuda, saranno i mattatori di “Far finta di essere G...Omaggio a Giorgio Gaber e Sandro Luporini”, una pas-seggiata nel repertorio gaberiano. Gli ultimi due appuntamenti della stagio-ne sono con due classici proposti da due giovani compagnie: la Compagnia Oscar de Summa (5 marzo) con “Otel-

lo” e la Compagnia Gank (22 marzo) con “Molto rumore per nulla”. La sta-gione di Manerbio si conferma lega-ta al circuito Teatri Bresciani in Rete con Lumezzane e Edolo, sostenuta da Regione Lombardia e patrocinata dalla Provincia di Brescia (Assesso-rato alle attività e beni culturali e alla valorizzazione delle identità culture e lingue locali). Altri appuntamenti tra-dizionali e per i bambini e ulteriori in-fo su politeamamanerbio.it

volta di scena un cast giovane, con il soprano russo Ekaterina Bakanova, già vincitrice del Concorso “Di Stefa-no” di Trapani nel 2007, nel ruolo della protagonista. Firma la regia il tedesco Henning Brockhaus, sul podio il mae-stro Matteo Beltrami.

“Nonostante le difficoltà economiche di questo periodo, il Festival di Ghedi dà un segnale in controtendenza: continua a crescere, nella quantità e nell’offerta formativa”. Paolo Gatti, presidente di Music Association ha presentato così l’edizione 2012 del Festival che da 12 anni si svolge a Ghedi, grazie alla collaborazione di numerosi esperti del settore, istituzioni e sponsor. Quest’anno, ha aggiunto Gatti, “sono aumentati gli iscritti provenienti da tutta Italia, con 10

regioni rappresentate sul nostro palco e oltre 150 cantanti iscritti al concorso dedicato agli artisti emergenti e ai brani inediti”. Il festival ha mantenuto la sua formula. Ma ad accompagnare i finalisti sia nella serata del 19 che il 20 ottobre al Palabrescia quest’anno ci saranno ben 10 musicisti e la novità di un prestigioso quartetto d’archi. La “serata speciale Sanremo”, il 19 ottobre dalle 20.45 a Montirone, con la partecipazione di cinque “big” che si sono esibiti

sul palco del Teatro Ariston, per ripercorrere insieme la storia della musica attraverso alcune delle voci del panorama italiano: Mariella Nava, Andrea Mirò, Simone, i Sonohra e Paolo Vallesi. Ospite d’onore per la finalissima al PalaBrescia il 20 ottobre alle 20.45 sarà Marco Carta (nella foto), vincitore di “Amici” nel 2008 e poi del Festival di Sanremo nel 2009, che offrirà al pubblico alcuni suoi brani dal vivo. Info e prenotazione biglietti: 334.5874992.

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abato 13 ottobre 2012 dal-le 20 alle 24 Brescia apre all’arte. La notte bianca per l’arte è dedicata alla valorizzazione del patri-

monio artistico della città di Brescia attraverso itinerari di riscoperta per i cittadini di palazzi storici, siti ar-cheologici, chiese, teatri, chiostri, cortili e angoli suggestivi della cit-tà. I siti interessati saranno visitabili con visite guidate.Il percorso nella città sarà segnala-to da allestimenti illuminotecnici e sottolineato da interventi musica-li a tema.La serata sarà occasione per l’inau-gurazione della mostra “Variazioni sul classico” allestita nel Museo Santa Giulia con opere di proprie-tà dei Civici musei conservate nei depositi. In un originale e suggestivo percor-so, gli ambienti di Santa Giulia ac-colgono alcune straordinarie scultu-re dell’Ottocento e del primo Nove-cento che variamente interpretano i modelli antichi. A diretto confronto con le testimonianze di età romana, si possono per la prima volta ammi-rare oltre trenta capolavori delle rac-colte civiche, in marmo e in bronzo, realizzati da grandi artisti (Canova, Thorvaldsen, Bartolini, Wildt), an-che bresciani (Ghidoni, Regosa, Ri-ghetti). La mostra resterà aperta dal 13 ottobre 2012 al 13 gennaio 2013. Ma molte sono le gallerie aperte. Il Teatr Socila offre “Archivio in mo-stra” locandine e manifesti storici del Ctb. Nella Biblioteca Queriniana “Casa Pascoli”, mostra fotografica di

Dopo il pieno successo ottenuto con il debutto di “Effatà: Salmo Corale per il nostro tempo”, avvenuto il 19 maggio 2012 nella chiesa parrocchiale di Corti S. Antonio a Costa Volpino, in occasione dell’apertura dell’Anno della fede il Coro “La Pineta” di Costa Volpino ed il Gruppo strumentale “Drumsax” del Corpo musicale di Costa Volpino, propongono tre serate speciali nelle quali poter riascoltare il recital: domenica 14 ottobre nella chiesa della

Santa Famiglia alla Beata di Pian Camuno (ore 20.30); mercoledì 31 ottobre nella chiesa parrocchiale di S. Martino a Sarnico (ore 20.30); domenica 4 novembre nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo dell’Eremo di Bienno (ore 15.00). “Effatà”, dal Vangelo di Marco, verbo ebraico che indica l’urgenza ad emettere un soffio di vita, un suono, è stato pensato per diverse esperienze sonore: un coro a voci virili, un gruppo di percussioni, un quartetto di saxofoni...

Il gruppo teatrale “La Betulla” mette in scena “Il visitatore” di Eric Emmanuel Schmitt (nella foto) il 19 e il 20 ottobre alle 21 e il 21 ottobre alle 16.30 presso il teatro La Betulla (via Monte Dragoncello, 3 a Nave). È il debutto della nuova produzione. È la sera del 22 aprile 1938. A Vienna, in Berggasse 19, indirizzo dello studio di Freud, lo psicanalista attende affranto notizie della figlia Anna, portata via dalla Gestapo, ma improvvisamente dalla

finestra spunta un inaspettato visitatore. Chi è quell’importuno? Cosa vuole? Stupefatto, Freud si rende conto di avere di fronte nientemeno che Dio, lo stesso Dio del quale ha sempre negato l’esistenza. O è un pazzo che si crede Dio? La discussione che si svolge tra il visitatore e Freud, è ciò che di più commovente, dolce ed esilarante si possa immaginare... In virtù dei posti limitati disponibili è necessaria la prenotazione allo 0302530374.

Comincia sabato 13 ottobre il “Festi-val Debussy” organizzato dal Conser-vatorio di musica Luca Marenzio di Brescia. Una serie di eventi, concerti, conferenze, masterclass e visite gui-date che accompagneranno Brescia e i bresciani fino al 21 ottobre. Per celebrare i 150 anni dalla nascita del celebre compositore francese il via alla musica sarà dato sabato in Au-ditorium San Barnaba alle 20.45 con un galà inaugurale su invito. Suone-

ranno per gli invitati Mauro Scappini e Massimiliano Pezzotti (flauti), Luca Morassutti (viola), Anna Loro e Ta-tiana Alquati (arpe), Alessandro Co-stantini (celesta) e Bess Davies sarà la voce recitante. Ma questo è solo il la da cui partire. Domenica 14 sem-pre al San Barnaba alle 16 esibizione del duo pianistico Daniele Piovani e Claudia Giacopini. Ma la mattina alle 11 ci sarà la conferenza tenuta da Ful-via Conter su “L’esposizione univer-

sale di Parigi 1889”. In un’alternanza tra concerti (tutte le sere alle 20.45) e conferenze (alle 17) la settimana del festival correrà ricca di iniziative fino alla grande chiusura di domanica 21 con il concerto “Recital” del pianista Giampaolo Stuani (nella foto). Dome-nica 21 alle 11 la conferenza di Enzo Restagno “Debussy et les Arts”. Da segnalare “Le maratone” al San Bar-naba, maratona pianistica e di musica da camera a pertire dalle 18 domanica

14 e dalle 15.30 domenica 21 ottobre. Sempre maratona, ma organistica, invece martedì 16 ottobre dalle 15.30 alla Chiesa della pace. Proposti anche incontri con le scuole per le medie inferiori e superiori (lunedì. merco-ledì, venerdì alle 9.30), per l’Univer-sità (martedì alle 10) e per tutti sa-batio alle 16). Molto altro per questo festival dedicato a Debussy che è an-che omaggio a Olivier Messiaen. Info 0302886735 o sito del conservatorio.

Pino Mangello nel centenario della morte del poeta. In Vanvitelliano “Profumo di terra” con i dipinti di Giuseppe Merigo. Ma a fianco anche iniziative particolari come i portoni aperti con palazzi, cortili e chiese, solitamente chiuse aperte per l’oc-casione e progetti speciali sempre legatio all’arte, ma in luoghi o con modi innovativi.Il centro storico sarà chiuso al traf-

fico ed i negozi saranno aperti. Fun-zionerà un servizio di navette gra-tuito a partire dalle 19 fino all’1 dai principali parcheggi (dal piazzale Iveco per via Apollonia e piazzale Garibaldi; dal parcheggio Castelli-ni per via Cattaneo e via Mazzini) verso il centro storico. I parcheggi Goito, Castellini e Iveco sono gra-tuiti. La serata coincide con la pre-senza di altre tre iniziative in città: la Fiera del libro in piazza Duomo, piazze d’Europa in Piazza Duomo e il Concerto inaugurale del “Festival Debussy” del Conservatorio presso l’Auditorium San Barnaba. Maggiori informazioni, tutte le gallerie aper-te, gli eventi collaterali e le inizati-ve particolari sul sito del Comune di Brescia: comune.brescia.it

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Non sono trascorsi nemmeno due mesi da quando è calato il sipario sull’edizione record 2012 e già Il Festival del Vittoriale “Tener-a-mente”, la kermesse estiva della dimora dannunziana di Gardone Riviera, diretta da Re:think-art, annuncia i primi grandi nomi della prossima stagione e a sorpresa arrivano due anteprime che “invaderanno” artisticamente la città di Brescia. Il Festival, infatti, per il 2013, anno delle celebrazioni del 150° anniversario

della nascita di D’Annunzio, si espande e raddoppia gli appuntamenti invernali, confermando il connubio con il Teatro Grande di Brescia, che dopo il successo di James Taylor ospiterà, il prossimo 25 gennaio, il concerto di Franco Battiato (nella foto), e aprendo a una collaborazione con il Palabrescia dove, per “Tener-a-mente”, il 6 e il 7 aprile arriveranno i Momix con il nuovo spettacolo “Alchemy”. Le prevendite sono

già aperte sia on line, sul sito anfiteatrodelvittoriale.it, sia nei punti di prevendita di Brescia e limitrofi (Libreria Tarantola, Libreria Punto Einaudi in città e tutte le filiali dalla Bcc del Garda). “Quella che l’anno scorso era una formula sperimentale, quest’anno si conferma la direzione giusta e addirittura raddoppia – spiega la direttrice artistica Viola Costa – sia perché non vogliamo stare troppo lontani dal nostro pubblico, sia perché ci piace

l’idea di un Festival del Vittoriale che magari d’inverno, visto che il nostro è un teatro all’aperto, possa espandersi, ‘invadere’ Brescia e, perché no, in un futuro non troppo lontano, magari anche altre città vicine”. Battiato al Teatro Grande presenterà il nuovo disco “Apriti Sesamo”, in uscita a fine ottobre (da 29 a 71 euro, a cui aggiungere la prevendita). Per lo spettacolo dei Momix biglietti da 35 a 50 euro più diritti di prevendita. Info: anfiteatrodelvittoriale.it.

on semplicità. Una delle caratteristiche di Silvio Orlando è proprio quella che si percepisce mentre seduto su un divanetto

risponde alle domande. Con sempli-cità, nonostante una lunga carriera segnata nel 1998 dal David di Dona-tello come miglior attore non prota-gonista con il film “Aprile” di Nanni Moretti, nel 2000 il Nastro d’Argento come migliore attore protagonista per il film “Preferisco il rumore del mare” di Mimmo Calopresti, nel 2006 con il David di Donatello cone miglior at-tore per il film “Il caimano” ancora di Nanni Moretti e nel 2009 con la Coppa Volpi per il miglior attore alla Mostra internazionale del cinema di Venezia con “Il papà di Giovanna” diretto da Pupi Avati. In occasione di CortoLo-vere risponde alle domande, in esclu-siva, per i lettori di “Voce”.Lo stato dell’arte del cinema ita-liano qual è?

Adesso, a quest’ora? (sorride, ndr.). Si combatte. Si lotta. Credo che mai come in questo momento, come altro-ve in Italia, ci sia bisogno di un ricam-bio generazionale vero e serio. Credo che i giovani debbano perdere le timi-dezze che hanno ed è necessario che prendano in mano il loro futuro e che siano un pochino più ambiziosi, forse. Cercare meno di trovare un posticino tranquillo. Il futuro proprio lo si fa an-che a dispetto degli altri. Nessuno ti cede il posto se non te lo vai a pren-dere. Tutti dicono: a 50 anni mi ritiro, basta. Poi nessuno lo fa, a cominciare da me. O forse tutti vorrebbero farlo, poi non possono farlo. Io mi ritererei volentieri, ma non posso perché non ho messo abbastanza soldi da parte, altrimenti starei tranquillamente a Lo-vere a pescare il luccio.Agli Oscar il film dei fratelli Tavia-ni “Cesare deve morire” rappre-senterà l’Italia. È questo il meglio del film italiano oggi?

ricevere subito consenso e che non mi costava tanta fatica. Un bel lavo-ro che non mi costringeva a faticare.È più grato a Mimmo Calopresti, Nanni Moretti o Pupi Avati?È come chiedermi se voglio più bene a mamma o papà. Togliamo il primo che perde subito e cade dalla torre. Nanni

Io sono un grande fan di Garrone e forse avrei scelto quello. L’hanno scel-to anche negli anni passati, ma non è andata bene e forse si sono basati anche su questo... però ancora non l’ho visto, quindi lo voto sulla fiducia. Quello dei fratelli Taviani è un film molto interessante, doloroso e impor-tante; sicuramente è un’ottima scelta. Io tra quelli che c’erano non avrei scel-to quello lì; anche visivamente avrei scelto qualcosa di più importante, che sia comprensibile anche da chi non conosce la situazione italiana.Perché ha deciso di fare l’attore?Ho iniziato un po’ per caso; non era la prima idea che mi era venuta in testa. Volevo fare il musicista, ma mi sono trovato in un periodo frizzante della storia creativa italiana, nella seconda metà degli anni ‘70 in cui era un po’ più facile debuttare come attore o tro-varti su un palcoscenico. Non voglio dire che poi è stato tutto semplice, però l’inizio è stato così. Ho capito di

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ha investito su di me in momenti in cui nessuno avrebbe investito su di me e questo non ha prezzo. Però Pupi in un certo momento delicato della mia car-riera, che ha bisogno sempre di rilan-ci, mi ha dato questa opportunità con un personaggio meraviglioso che poi mi ha regalato uno dei momenti più belli della mia carriera, cioè la vittoria di Venezia. Noi spesso siamo un po’ infantili e l’idea di vincere un premio bello e importante, un bel giocattolo di quel tipo, ci piace. Anche se in so-stanza il premio non rappresenta chis-sà che cosa, perché è frutto del caso, di miliardi di situazioni.Più attore drammatico o comico?Io nasco comico. La comicità è fati-cosa, poi assecondi e ti appoggi a un percorso di vita e col tempo la fatica la senti sempre più, emerge il dolore e salendo con l’età è più facile fare piangere che far ridere.A quale personaggio è più legato?Io ho amato il professore che ho fatto in due o tre film, quelli che mi hanno consolidato professionalmente. Per quanto riguarda la fisicità, il modo di essere e stare al mondo come pro-fessione utile quella del professore è forse la figura a cui sono più legato.Ho cercato anche però di non farmi troppo ingabbiare in quella figura. Dai film all’attualità: manca “Il caimano”?Non manca a nessuno. Lasciatelo tranquillo, senza stuzzicarlo troppo. È anche dimagrito. Magari questa volta qui fa meno danni, ma qualche danno lo fa sempre. Il Paese ne ha acquistato in credibilità e un minimo di serenità possibile in un contesto di crisi come quello che c’è. Lui era una persona che divideva tanto, creava un conflit-to permanente che serviva a lui per coprire tutti i suoi conflitti personali. Per me è stata una figura veramente negativa per la storia d’Italia.Quanto manca “Il grande sogno”?

Una bella pennichella pomeridiana con qualche piccolo obiettivo an-drebbe bene. Con il grande sogno ci riferiamo agli anni ‘60 e ‘70 che sono finiti in tragedie con lotte armate; le grandi utopie hanno sempre un cuo-re difficile e impossibile; l’impossibi-lità crea frustrazione e la frustrazione crea violenza. Non dico che non biso-gna sognare e avere obiettivi nella vi-ta, ma forse bisogna misurarli con la concretezza di quello che si è.Quanto manca “La passione”?Credo che un uomo non sia portato a faticare. L’uomo deve lavorare, tutt’al più. Oggi si fatica sempre più ad ave-re passioni in profondità, perché ci si scontra sempre più con nemici ester-ni e interni. Oggi è in crisi il patto tra le generazioni, tra adulti e giovani. Non c’è né un passaggio armonico, né uno disarmonico. Non c’è proprio passaggio, quindi i giovani si sentono sbattere contro un muro, ma non di mattoni, di gomma. Questo muro so-no anche i genitori, che ti hanno trat-tato troppo bene. La debolezza nasce pure dall’essere stati un po’ viziati. È un po’ come la maglia di lana, che se la togli, ti prendi un raffreddore. Biso-gna stare senza maglia di lana un po’.Meglio essere “Ex” o “Genitori agitati” nel rapporto con i figli?Non mi piace la figura dell’ex, signifi-ca aver tradito qualcosa. Genitore non sono; lo sto facendo sempre più spes-so al cinema. Credo che sia un mestie-re molto complicato, difficile. Non in-vidio chi lo è, anche se mi piacerebbe ovviamente provare la paternità.Chi è Orlando nella vita privata?Non sono un trascina folle, sono uno che non va alle gite. La mia dimensio-ne è molto intima: mia moglie e i miei affetti più cari.Quale titolo di film si adatterebbe all’Italia di oggi?Il grande tiepido, invece de “Il grande freddo”; mi sembra un periodo così.

L’Italia è finalmente pronta per la sua rivoluzione digitale 2.0. Il Consiglio dei ministri ha approvato il secondo “Decreto crescita”, è il cosiddetto “Dl crescita 2.0”. Infrastrutture e servizi digitali, creazione di nuove imprese innovative (start up), strumenti fiscali per agevolare la realizzazione di opere infrastrutturali con capitali privati, attrazione degli investimenti esteri in Italia,

interventi di liberalizzazione in particolare in campo assicurativo sulla responsabilità civile auto. Un Decreto a 360 gradi per rilanciare l’economia digitale tricolore.“L’agenda digitale – ha spiegato il presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti – è un modo per trasformare il Paese”. “La circolazione del sapere, la condivisione delle informazioni, la connettività, i servizi digitali al cittadino – ha proseguito Monti

– sono le basi per recuperare il gap tecnologico del Paese”. L’obiettivo è ambizioso, ma chiaro: “Fare del nostro Paese un luogo nel quale l’innovazione sia un fattore di crescita sostenibile”. Sono sei le aree d’intervento del “Decreto crescita 2.0”, le prime tre dedicate alla tanto attesa Agenda digitale italiana:, “un insieme d’iniziative che disegnano l’Italia che vorremmo”, ha dichiarato in conferenza stampa il ministro

per lo Sviluppo economico e le infrastrutture, Corrado Passera. Tra gli interventi più interessanti ci sono i 750 milioni d’investimento stanziati (per superare il digital divide e costruire le reti a banda “ultralarga”) e le misure per favorire i pagamenti elettronici nelle pubbliche amministrazioni. Nel Dl un capitolo è dedicato alle start up. Nel Decreto finiscono, poi, anche misure per favorire la realizzazione d’infrastrutture.

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La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dal duomo di Santa Maria Assunta in Montichiari su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

Dal lunedì al venerdì a partire dalle 7, Radio Voce vi informa sui principali fatti da Brescia, dall’Italia e dal mondo. Nell’arco di oltre due ore in diretta, potete seguire rassegne stampa locali e nazionali ed approfondimenti sulle notizie principali.Per cominciare la giornata col piede giusto, ascoltando la musica migliore, e costantemente informati, l’appuntamento è con Brescia in diretta. Seguite il nostro consiglio e buon ascolto.

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La musica dal vivo è un evento in sé, un momento e un luogo privilegia-to per chi ha scelto di partecipare all’esibizione dell’artista preferito. Se poi tutto questo accade nel conte-sto dell’Arena di Verona e se l’artista in questione è Adriano Celentano – che, dopo 18 anni di “silenzio” torna a suonare le sue canzoni in pubblico –, allora l’evento può definirsi straor-dinario. Ma c’è un ma. È la presenza della televisione.“Rock Economy”, lo show che milio-ni di spettatori hanno visto lunedì e martedì su Canale 5, non può definirsi un semplice concerto, ma deve esse-re considerato come una trasmissio-

ne televisiva. La tv si è appropriata dell’evento, lo ha fatto suo nei tem-pi e nella forma, nei contenuti e nei personaggi intervenuti. E il risultato è stato un mezzo concerto, e un mezzo spettacolo televisivo.Mezzo concerto perché non è ammis-sibile, a un simile livello professiona-le, obbligare clamorosamente i mu-sicisti a fermarsi e a ricominciare un pezzo perché si è sbagliata l’entrata; non è ammissibile questionare davan-ti al pubblico con il direttore d’orche-stra; e, soprattutto, non è ammissibile iniziare la prima serata galvanizzando la folla cantando una serie di grandi successi, per poi pretendere che se-

gua in silenzio una demagogica le-zioncina di economia condotta con slogan come “Se non hai soldi non fare debiti” o “La bellezza ci salverà”. L’analogo momento della seconda se-rata è stato infatti cancellato.E mezzo spettacolo televisivo, perché è un errore pretendere che la scaletta venga scombussolata in corso d’ope-ra e poi scuotere il capo guardando i collaboratori; è un errore abbando-nare la scena lasciando il palco vuo-to per interminabili minuti; è un er-rore iniziare uno dei pezzi più attesi durante la pausa pubblicitaria, come è un errore permettere che gli ospiti speciali prendano troppo spazio ed

eclissino il protagonista sia per mae-stria vocale, sia per presenza scenica (vedi Gianni Morandi).Questo è il risultato di un evento che non doveva essere contagiato dalla “sclerosi multiplex” televisiva: le in-terruzioni pubblicitarie, le liturgiche inquadrature dei vip in platea, la fa-stidiosa e onnipresente sezione fiati dell’orchestra (prerogativa di Rai e Mediaset), l’ansia dei dati d’ascolto, il potere degli sponsor… Tutti elementi che hanno imbastardito un’esibizione che poteva passare alla storia.Lo straordinario concerto di Adriano Celentano all’Arena di Verona sareb-be dovuto restare fra quelle antiche e

gloriose mura, un inaspettato regalo per il pubblico più affezionato. Invece la tv, e ancor più Canale 5 e la sua tipi-ca grassa baldanza da festa di paese, l’ha fatto diventare una tipica serata al circo, con gli spettatori in platea che si alzavano in piedi a ballare solo quando erano inquadrati, salutando i parenti a casa, gli assistenti di produ-zione che aizzavano la folla, e addi-rittura, dulcis in fundo, il resoconto video delle prove pomeridiane che fa tanto “Amici di Maria De Filippi”.Celentano è stato fagocitato dalla tv come un qualsiasi altro evento tele-visibile. La pantera nera è stata ad-domesticata.

L’11 ottobre 1962 papa Giovanni XXIII inaugurava i lavori del Concilio Vaticano II, aprendo la Chiesa al dialogo con il mondo. Il Concilio venne concluso da papa Paolo VI nel 1965. La nostra diocesi ha promosso diverse iniziative per il 50° anniversario; proposte celebrative e di approfondimento. Le illustrano in Primo Piano (alle 9.30 circa) l’incaricato diocesano don Antonio Lanzoni e il presidente dell’Azione cattolica Andrea Re.

Nel secondo servizio intervista a padre Feras parroco latino di Gerusalemme, recentemente intervenuto a Brescia per il 40° dell’Mcl. In Ecclesia Claudio Treccani presenta i corsi del Cmd. Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, va in onda (in differita e in diversi orari) anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte di Manerbio e Radio Raphaël.

La prossima puntata della rubrica settimanale “La Buona Notizia” apre con il servizio “La diocesi per il lavoro”, iniziativa a favore dell’occupazione giovanile. A seguire: “Giovanni XXIII e il Concilio”, punto centrale dell’inaugurazione dell’anno accademico del Seminario; “L’attualità di padre Marcolini”, è il titolo del convegno tenuto per il 65° di costituzione dell’Ucid Brescia; l’inaugurazione dell’oratorio di Sant’Eufemia.

La rubrica “4 parole...” è con padre Igor Manzillo, per la canonizzazione di padre Piamarta. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche “Ho creduto, ho parlato” la Giornata missionaria mondiale e l’Anno della fede.

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Non sono mai accomodanti, i per-sonaggi dei film di Jacques Au-diard. Anche Alì e Stephanie, pro-tagonisti di “Un sapore di ruggine e ossa” ispirato ai racconti dello scrittore canadese Craig David-son, sono due personalità forti e non classificabili, impegnate in un testardo corpo a corpo con la vita. Alì (Matthias Schoenaerts) prende in carico un figlio di cinque anni che non conosce e del quale a vol-te si dimentica. Lavora come ad-

l 5 ottobre scorso abbiamo celebrato il cinquantesimo anniversario dalla pubbli-cazione di “Love me do”, il primo singolo dei Beatles, la

band che ha cambiato con le pro-prie canzoni il mondo. Sulla scia del rock ‘n’ roll gli scarafaggi di Liverpool hanno contribuito alla presa di coscienza dei giovani, che negli anni sessanta sono letteral-mente esplosi dando vita ad una serie progressiva di trasformazio-ni sociali che hanno lasciato un segno indelebile sulle generazio-ni successive. Questo senza fare grandi discorsi e nemmeno grazie a testi “impegnati”, ma solo in vir-tù di una maniera entusiasmante di concepire la vita e la musica. Possiamo definirla la rivoluzione del talento, citando il loro brano “Revolution”, contenuto nel dop-pio “White Album”. Eppure John, Paul, George e Rin-go sono durati solo otto anni, dal 1962 al 1970, attraverso i quali hanno impreziosito con le loro melodie il pop, rendendolo d’au-tore. Una corsa sfrenata la loro, sempre in crescendo. Se i primi dischi erano infatti molto ye-ye e sostanzialmente disimpegnati, gli ultimi lavori erano invece densi di riferimenti, di stimoli artistici, di

provocazioni talvolta sublimina-li. Provocazioni “sociologiche” ad opera soprattutto di John Lennon e provocazioni artistiche spesso merito di Paul Mc Carney. Tutto risale comunque a quel fatidico 5 ottobre 1962, data di pubblicazio-ne di ‘’Love Me Do’’ (con ‘’PS I lo-ve you’’ come retro), prima usci-ta ufficiale della band, che aveva avuto il suo battesimo un paio di

zione ufficiale dello scioglimento della band è del 10 aprile 1970), i Fab Four segnarono un’epoca nel-la musica, e ancora oggi, a distan-za di 50 anni, mantengono salda la loro leadership. I Beatles sono il gruppo che ha venduto (e continua a vendere) più di tutti nel campo musicale, oltre 200 canzoni scritte fra il 1962 e il 1970 e 13 album che hanno segnato la storia e regalato emozioni sempre vive a milioni di persone. L’ultimo episodio della loro sa-ga è ‘’Let It Be’’, uscito l’8 maggio 1970, contenente capolavori quali ‘’Across the Universe’’, ‘’ Let It Be’’, ‘’I’ve Got a Feeling’’, ‘’The Long and Winding Road’’ e ‘’Get Back’’. Tra le tante iniziative per celebrare l’an-niversario segnaliamo Il film “Be-atles- The magical mistery tour”, per la regia degli stessi Beatles e di Bernard Knowles. Il film – del 1967 – è il più visionario film dei Beat-les e viene presentato per la prima volta sul grande schermo nella sua versione restaurata in alta defini-zione con audio Dolby Digital 5.1 e il Making-Of con interviste inedite. I fan lo hanno atteso per anni ma forse non immaginavano di poterlo riscoprire anche sul grande scher-mo, proprio a 50 anni dall’esordio discografico dei Fab Four.

anni prima ad Amburgo. I Beatles hanno stupito il mondo, fatto in-namorare le ragazzine con le loro canzoni e con il loro look, hanno inventato il pop d’autore, ma so-prattutto hanno saputo concepire la musica come arte globale (altro che la contaminazione di oggi, lo-ro hanno scritto, suonato, canta-to, girato film, pensato in maniera pop artistica, come “spiegano” le splendide cover dei loro dischi). In meno di otto anni (la dichiara-

Il primo appuntamento della Stagione ottobre-dicembre nel Ridotto del Teatro Grande è una delle proposte “unplugged” che la Fondazione del Teatro Grande rivolge soprattutto al pubblico più giovane. Venerdì 12 ottobre alle 21 il cantante compositore svedese Kristian Matsson, in arte The Tallest Man on Earth, presenterà i suoi ultimi lavori raccolti nell’album “There’s No Leaving Now”. Il suo folk, essenziale e

ruvido, si ispira al leggendario Bob Dylan a cui The Tallest Man on Earth è spesso paragonato sia per la sua abilità compositiva, sia per l’inconfondibile stile vocale. Già a luglio era stato annunciato il sold out del concerto, ma la Fondazione del Teatro Grande di Brescia annuncia che da domani (11 ottobre) saranno messi in vendita i pochissimi biglietti risultanti da defezioni e annullamenti dei giorni scorsi.

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detto alla sicurezza, e arrotonda sfogando la sua indole violenta in sanguinosi incontri di boxe clande-stina. Stephanie (Marion Cotillard, splendida e a tratti commovente) coordina uno spettacolo acquatico di orche marine, ma un incidente la priva di entrambe le gambe.Il film è la storia del loro incontro e di un amore che si fa strada a fa-tica attraverso la fisicità. La vita sembra a lungo una questione di puro corpo: la dura convivenza di

Stephanie con la sua nuova con-dizione; la boxe attraverso la qua-le Alì lotta per la sopravvivenza; la relazione tra i due, carnale ma priva d’intimità per il distacco che lui mantiene verso i sentimenti, semplificando il proprio vivere in modo quasi animalesco. È l’ostina-zione della donna, e anche la sua capacità di chiedere, aspettare, perdonare – bellissima la scena in cui “parla” con l’orca che le ha de-vastato l’esistenza – a modificare

lentamente le cose. Con l’accelera-zione finale di un nuovo dramma che appare allo stesso tempo for-zato e prevedibile, in un film per il resto capace di nascondere la sua scrittura articolata dietro una for-te patina di verismo.Il racconto, anche disturbante e scabroso in alcune scene, ha i toni del melodramma calato nella vita quotidiana, fatta anche della dif-ficoltà di trovare e mantenere un lavoro. In questo tessuto realistico

Audiard semina ricorsi e simboli: l’incidente iniziale e quello conclu-sivo; la presenza ricorrente dell’ac-qua, che interviene nell’azione por-tando la tragedia o facendo ripro-vare a Stephanie il piacere fisico della vita. Non c’è la stessa compat-tezza narrativa del precedente – e assai più duro – “Il profeta”, Grand Prix a Cannes nel 2009. Ma i prota-gonisti sono convincenti, calati in un flusso esistenziale che trascina con violenza corpi e cuori.

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i sono buone ragioni per “avere fiducia” circa la so-luzione della crisi econo-mica e finanziaria in atto, anche se l’Europa “conti-

nua a trovarsi di fronte a tempi impe-gnativi”. L’Ue ha compiuto “progressi evidenti nella compressione del ri-schio sistemico”, e questo è avvenuto grazie a “un impegno comune” delle istituzioni di Bruxelles, Strasburgo e Francoforte. Mario Draghi, presiden-te della Bce, mostra il volto di un’Eu-ropa che non si è affatto rassegnata al tracollo della moneta unica e, con essa, dell’intero progetto della “casa comune”. Dinanzi alla commissione Affari monetari dell’Europarlamen-to, il capo dell’Eurotower ha svolto un’analisi serrata della situazione in cui si trovano l’Eurozona e l’Ue nel suo insieme. Si è detto convin-to che nei prossimi vertici (tre ap-puntamenti fra ottobre e dicem-bre) i 27 capi di Stato e di governo dell’Unione sapranno riaffermare la irreversibilità dell’euro, agendo di conseguenza per una integrazio-ne più marcata. Sulla stessa linea sembrano muoversi il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy, quello della Commissione José Ma-nuel Barroso e quello dell’Eurogrup-po, Jean-Claude Juncker. Quest’ul-timo, dopo il via libera al nuovo fondo salva-Stati (Esm) giunto l’8 ottobre dai 17 ministri finanziari di

Eurolandia, ha parlato di “momen-to storico”: in sostanza i Paesi che utilizzano la stessa valuta, in accor-do con l’intera Unione europea, si sono attrezzati di un mezzo neces-sario per andare incontro agli Stati in situazione di instabilità finanzia-ria e alle banche, operando a stret-to contatto con la Banca centrale europea, con una potenza di fuoco (700 miliardi) finalmente adeguata

per reggere gli urti dei mercati. Del resto, come ha riconosciuto ancora Juncker, il Meccanismo europeo di stabilità “non nasce come uno stru-mento a sé stante”: nelle sedi Ue sono infatti in itinere nuove deci-sioni (dall’unione bancaria a quella di bilancio, fino al completamento dell’unione economica anche me-diante un rafforzamento del livello politico e istituzionale) che, se rag-

Viene da Sale Marasino la “Reginetta 2012” dell’Asta delle bovine di razza Bruna di Edolo: viene dall’allevamento di Marisa Poiatti, che ha così conquistato il riconoscimento più ambito della tradizionale manifestazione zootecnica organizzata dall’Associazione provinciale allevatori di Brescia in collaborazione con Co-Bre-Ca (Cooperativa bresciana carni). Assegnato anche il premio Memorial Giovanni Minelli –

Fedeltà alla montagna, istituito per ricordare un personaggio per molti anni paladino nella difesa dell’agricoltura “d’alta quota”: il riconoscimento è stato conferito ad Innocenzo Antonioli, allevatore storico dell’alta valle Camonica. Soddisfacente l’andamento dell’Asta, che ha registrato la vendita dell’80% dei capi iscritti a catalogo: contenuti però i realizzi economici, a conferma delle difficoltà che caratterizzano il comparto zootecnico.

Brescia sta diventando terreno di sperimentazioni di iniziative impren-ditoriali destinate a vincere la crisi ancora in corso. Dopo il lancio di Planet, la rete di imprese presentata su “Voce”della scorsa settimana, nei giorni scorsi la città ha ospitato un evento organizzato dalla Camera di commercio italo-danese in collabora-zione con Cucina Semplicemente dal titolo “Aprirsi al mercato scandinavo: la Danimarca incontra il mercato ita-

liano”. Una iniziativa ha visto alcune aziende dell’eccellenza italiana misu-rarsi con i buyer danesi volenterosidi portare un po’ di made in Italy nel loro Paese. All’iniziativa hanno aderi-to 30 aziende italiane – di cui la metà bresciane – operanti nel campo viti-vinicolo, gastronomico e del design. I buyer danesi presenti erano sei, tutti appartenenti a grossi distributori che sono approdati a Brescia per racco-gliere il meglio che l’Italia può offrire

nei settori ricordatii. Una fitta scalet-ta d’incontri ha permesso ai buyer di visitare tutte le aziende italiane pre-senti, di parlare direttamente con i produttori e stringere nuove sinergie, spiegando potenzialità e criticità diogni prodotto rispetto al mercato danese. Le aziende italiane presenti all’evento si sono dette molto soddi-sfatte dell’iniziativa e la maggior par-te di esse inizieranno ad esportare i propri prodotti fin da subito. I distri-

butori danesi si sono dimostrati mol-to interessati a tutti i prodotti italiani degustati, giudicandoli di alta qualità e particolarmente adatti al proprio mercato. Come affermato da Corrado Corradini, di Cucina Semplicemente, quella bresciana è stata un’occasione importante per i produttori brescia-ni per conoscere nuovi mercati a cui guardare con interesse come possi-bile via di uscita dall’attuale periodo di difficoltà.

giunte, dovrebbero mettere in sicu-rezza bilanci statali e finanze euro-pee, aiutare i singoli Paesi membri a intraprendere strade virtuose sui conti interni, rilanciare – questa è la sfida decisiva – l’economia reale, le imprese, il lavoro, mediante in-vestimenti e azioni indirizzati alla crescita. Il prossimo appuntamento di rilievo è fissato per il 18 e 19 ot-tobre con il Consiglio europeo spe-cialmente dedicato all’unione ban-caria e ai casi della Grecia (proprio il 9 ottobre la cancelliera tedesca è volata ad Atene per porre le basi di un dialogo risolutivo con il governo ellenico) e della Spagna. Restano numerosi obiettivi da centrare: la governance condivisa, un bilancio pluriennale Ue adatto a reggere gli impegni futuri dei 27, una tassa sul-le transazioni finanziarie… Un per-corso accidentato e lungo, carico di insidie, ma – alla luce degli ulti-mi sviluppi – quantomeno fattibile, purché non manchi la volontà poli-tica di compierlo.

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rchiviata con soddi-sfazione la vittoria ca-salinga contro il Lan-ciano, un 2 a 0 firma-to Budel e Caracciolo

(89 i suoi gol con la maglia delle Rondinelle) che fa morale e classi-fica, il Brescia si prepara alla sfida esterna contro il Novara.Trasferta insidiosa quella al “Pio-la”, sotto diversi punti di vista: in-nanzi tutto bisognerà fare i conti con l’assenza di quattro giocatori della rosa, convocati per gli impe-gni delle nazionali. Fausto Rossi è stato selezionato da Devis Man-gia per la doppia sfida tra l’under 21 azzurra e la Svezia in vista dei Campionati europei, mentre Cra-gno è stato aggregato all’under 19. Daprelà e Lasik, invece si trovano rispettivamente nei ritiri di Sviz-zera e Slovacchia under 21. A ciò si aggiunge l’insidia del ter-reno di gioco, completamente in materiale sintetico: per molti gio-catori si tratta di un fondo poco gradito, che presenta qualche in-congruenza rispetto all’erba natu-rale, tuttavia non dovrebbe costi-tuire un grosso handicap, nono-stante il cattivo precedente della trasferta a La Spezia.Non bisogna infine dimenticarsi dell’avversario: il Novara, retro-cesso lo scorso campionato dalla massima serie si trova in una situa-

zione di classifica piuttosto pre-caria: solamente sei (a fronte dei 12 totalizzati finora dagli uomini di mister Calori) i punti raccolti in otto giornate di campionato, che valgono solamente un misero sest’ultimo posto in classifica, in piena zona playout. I piemontesi vengono da due scon-fitte consecutive, quella interna

contro la Ternana e quella in tra-sferta a Reggio Calabria, e nelle dichiarazioni rilasciate in questi giorni da diversi componenti della squadra si legge la massima deter-minazione per tornare ai tre punti. Un esame quindi di grande signi-ficato per Caracciolo e compagni: l’Airone, come si diceva, è l’ex di giornata dopo la parentesi poco

Debutto europeo sabato 13 per i Campioni d’Italia del Cammi Calvisano che celebreranno il proprio ritorno sulla scena continentale al Peroni Stadium San Michele ospitando l’Agen alle ore 19. Oltre ai francesi, i gialloneri sono stati inseriti nel girone 4 della Challenge Cup in compagnia di Bath e Bucarest Wolves. “In Coppa – spiega Paul Griffen, punto di riferimento del team bresciano – speriamo di non sfigurare, visto che con gli inglesi

del Bath e con i francesi dell’Agen combatteremo con formazioni che hanno grandi ambizioni. Anche il Bucarest sarà un’avversaria difficile da affrontare, soprattutto sul loro campo”. “Non dico che passeremo il turno – aggiunge il tecnico Andrea Cavinato – ma che potremo toglierci soddisfazioni questo di sicuro. Tornare in Europa con lo scudetto sul petto è una responsabilità in più, perché bisogna dimostrare che il campionato italiano sta crescendo e sta valorizzando i giovani”. (ma.ric).

felice nella seconda parte della scorsa stagione proprio agli ordi-ni di Tesser, terminata con la re-trocessione dei piemontesi dalla massima serie. Altri comunque sono probabilmen-te i pensieri di Andrea Caracciolo, che dedica comunque un pensie-ro di ringraziamento alla società: per l’attaccante milanese, infatti, si profila il record di gol segna-ti con la maglia del Brescia. Per arrivare, infatti, ai 102 segnati da Virginio De Paoli ne mancano so-lamente 13. Toccherà quindi a lui, insieme al compagno d’attacco Daniele Cor-via, cercare di violare la porta av-versaria e portare a casa il bottino pieno: questa la situazione in vista della sfida di sabato 13 ottobre alle 20.45, quando i riflettori si accen-deranno sul “Piola” e sulla ripre-sa del cammino in campionato da parte del Brescia.

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l Csi non è solo palloni, parti-te, classifiche e premiazioni. C’è dell’altro. È un’occasione per rendere migliore la vita di chi, grazie lo sport, può abbat-

tere i muri che lo opprimono e rive-dere la luce.Il prossimo 8 dicembre ad Assisi si celebrerà la realizzazione di un so-gno. È cominciato tutto un anno fa, con la richiesta di un ragazzo nato con un’importante menomazione fisica. “Voglio giocare a pallone – dichiarò via web Francesco Mes-sori, tredicenne di Correggio nato senza una gamba ma cresciuto con una grande passione per il calcio – e far parte di una squadra vera, ma l’attuale regolamento federale non me lo permette”. Il Centro sportivo italiano fu pronto a rispondere alla sua richiesta e cambiò le proprie re-gole per permettergli di iscriversi ai tornei ufficiali. Fu un gesto dovuto. L’esordio fu a Cremona il 5 febbra-io scorso, un quadrangolare di cal-cio a 5 under 14. In campo Torraz-zo, Bedriacum A e Bedriacum B e Mandrio, la squadra di Messori. Un momento meraviglioso impreziosito dal primo gol “vero” di Francesco.Fu solo l’inizio di una lunga avventu-ra, proseguita con il torneo “Un cal-cio a modo mio”, basato su un pro-getto di aggregazione tra calciatori normodotati e diversamente abili. A giugno, poi, la premiazione di Mes-sori come primo Pallone d’Oro della

Definita la stagione del tennis tavolo, che oltre alle canoniche gare provinciali, all’appuntamento regionale e a quello nazionale sarà scandita dal campionato a squadre e individuale. Il campionato prevede tre gironi da cinque squadre, che si affronteranno in gare di andata e ritorno. Le prime due di ciascun gruppo accederanno ai playoff andando a caccia del titolo provinciale. Le altre compagini parteciperanno alla coppa Leonessa. Ogni incontro

consiste in sei giochi di singolare e uno di doppio, ciascuno dei quali assegna un punto. Al campionato individuale prenderanno parte atleti di tutte le età, dai ragazzi ai senior A, passando per allievi e junior oltre alla categoria femminile. Girone A: Calcinato A, Desenzano A, Sporting Montichiari, Collebeato B, Coniolo A. Girone B: Desenzano B, Focolare Coccaglio, Salò, Coniolo B, Toscolano. Girone C: Coniolo C, Salò B, Collebeato A, Oratorio Calcinato B, San Pancrazio.

storia del Csi. L’entusiasmo si è dif-fuso a macchia d’olio e nel giro di qualche mese è sorta la Nazionale di calcio amputati, che è scesa in cam-po per la prima volta a Lenola. La squadra ha un gruppo su Facebook e non pone limiti ai suoi orizzonti. C’è già in programma un’amichevole con i cugini transalpini. Un’altra vittoria da raccontare e

festeggiare nel corso del meeting di Assisi. Il popolo del Csi sente sua questa squadra, e sarà ben felice di asse-condare sempre i suoi sogni, che da più di un anno sono anche diven-tati quelli di chiunque abbia capito il senso più autentico dello sport arancioblù. L’8 dicembre – nel fine settimana dell’Immacolata – ci si in-contrerà, si pregherà e si rifletterà. Davanti a San Francesco in molti esprimeranno nuovi desideri da re-alizzare per cambiare la vita di tan-te persone, consentendo allo sport di svolgere la sua missione più no-bile. Il Csi non dovrà fare altro che ascoltare e rimboccarsi le maniche.

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

Vale ancora la pena essere onesti?

Egr. direttore,si dice che la corruzione di tanti politici sia derivata dalla mancan-za dello Stato. Sono tentato di rispondere: maga-ri fosse così, il problema sarebbe risolvibile rendendo evidente e vi-sibile la presenza della istituzioni laddove, a causa della loro latitan-za, vengono a crearsi condizioni di terribile tensione sociale. Se si dicesse a un giovane che il denaro è il più grande nemico del-la vita e della vera felicità umana, questo la crederebbe la più assurda delle menzogne. Ogni uomo per il suo naturale istin-to sogna il denaro come fonte di tutti i godimenti (così, molti politici si lasciano guidare dalla brama dei soldi, mettendo sotto i piedi ogni dignità, ogni virtù, ogni legge) ine-briato unicamente del suo sogno, ricorre a qualunque arma: ruberie, imbrogli, tradimenti, infedeltà, co-sì fiumi di denaro pubblico vanno ai partiti dichiarati o inesistenti, ad amministratori locali, comuna-li, provinciali, regionali e delle cir-coscrizioni. E tutti i partiti, dalla destra al cen-tro e alla sinistra fanno vedere che litigano, ma quando devono passa-re all’incasso tutti si uniscono ma-gicamente. Insomma, nonostante la crisi i politici continuano a spreca-re denaro pubblico. Si dice che l’onestà è sempre ricom-pensata; facendo eco a questa ve-duta oggi molti pensano che l’one-stà sia un nobile ideale ma che vale poco di fronte al denaro. Così nella nostra società l’onestà

come metodo di vita sembra un concetto superato, abbandonato perché privo di qualsiasi valore pratico. Il cattivo esempio dato ovunque dai nostri politici scoraggia l’onestà. L’Italia è il Paese dove le circoscri-zioni e i consigli di quartiere costa-no ai Comuni cifre enormi a fronte di riunioni per non decidere nulla, oppure per decidere di dare tanti soldi ad associazioni ricreative o culturali più o meno vicine ai vari referenti politici per organizzare saggi di danza, tornei di calcio, sa-gre della salsiccia o dello spiedo, emolumenti per la banda musicale e altro ancora... Ovviamente a pagare sono i cittadi-ni. Ogni gettone di presenza corri-sposto a ogni consigliere ammonta a 80 euro, circa 2000 al mese sono quelli che vanno al presidente. L’Italia è il Paese dove gli stipendi dei lavoratori sono tra i più bassi d’Europa e quelli dei politici tra i più alti al mondo. Basta questo dato per capire che una drastica riduzione di deputati e senatori è doveroso. Gli italiani non ne possono più di questa bu-rocrazia parlamentare e respingo-no il ridicolo taglio del numero di deputati e senatori. Negli Stati Uniti, con una popola-zione di 300 milioni di persone e una federazione di 50 Stati, ci so-no solo 100 senatori e 435 deputa-ti: prendiamo esempio dagli ame-ricani! È colpa dei parlamentati che l’han-no voluta se la legge prevede che ogni partito che si presenta anche con un solo iscritto ha diritto a in-cassare soldi pubblici! E cosa mai può avere a che fare tut-

to questo con gli sprechi di pubbli-co denaro? Si dirà, ma in un Paese nel quale chi ha governato da vari anni ha affer-mato che tutto andava bene, in un paese in cui nelle elezioni non si può scegliere ma si è sottoposti al volere delle segreterie politiche, in un paese in cui ogni riforma portata a termine si è rivelata un disastro, in un paese in cui la povertà avan-za (e non parliamo dei pensionati) le classi medie vanno scendendo la scala che conduce all’indigenza, cosa possiamo aspettarci? E cosa ci aspettiamo da una clas-se politica così corrotta? È contro questi che si deve lottare affinché possa esserci una nuova classe po-litica credibile e vero ponte di con-tatto tra le domande della gente e le risposte che le istituzioni devo-no fornire. Lo Stato deve materializzarsi con ri-solutezza e nello stesso tempo con il dovuto rispetto per la miseria de-gli ultimi. Soprattutto lo Stato deve dimostrare di saper vedere, udire, ascoltare e correggere senza altri che lo facciano in vece sua e sen-za delegare a torbidi se non delin-quenziali interessi locali il compito di decidere e dirigere. Il dirigere e il decidere comporta-no anche errori; gli italiani per be-ne sono disposti a tollerarli ma so-lo dopo essere stati convinti che lo Stato c’è davvero. Si cominci oggi col chiedere che la legge sul finanziamento ai par-titi venga abolita e che i drastici tagli alle spese folli dello Stato sia-no realmente effettuati. Solo così i politici possono ritrovare la fiducia dei cittadini.

Edmondo Del Prete

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