La Voce del Popolo 2011 22

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Ǥ Fra dieci giorni, il 12 e 13 giugno, si celebreranno nel nostro Paese i referendum su tre questioni sulle quali la politica ha dibattuto e si è accapigliata lungamente, aiutando assai poco i cittadini a formarsi un’opinione matura e coscienziosa sui temi in gioco. Senza entrare nel merito di ciascun quesito (acqua, nucleare, legittimo impedimento) una riflessione credo vada fatta anzitutto sullo strumento referendario e, parallelamente, sullo sperpero di tensione partecipativa che esso oramai veicola non aiutando i cittadini a una partecipazione consapevole e motivata, comunque scelgano. Riguardo allo strumento, non credo si scandalizzi alcuno se si dichiara la sua “consumazione” per abuso eccessivo. Nei decenni ǯ ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 scorsi l’uso selvaggio, ad opera soprattutto dei radicali, ne ha ridotto la portata “rivoluzionaria” che i costituenti gli avevano affidato: la chiamata del popolo a dare il proprio parere nonostante l’approvazione legittima di una maggioranza parlamentare; potremmo dire un baluardo contro un’eventuale “dittatura della maggioranza”. Non solo uno strumento estenuato per cattivo uso, ma pure per la debolezza insita nel meccanismo istitutivo: sono poche le firme necessarie per invocarlo (bassa barriera d’accesso) e troppo alto il quorum richiesto (alta barriera d’uscita) per renderlo valido. Questa forbice eccessiva ha dato spazio a forme di estremismo referendario inutili e dannose per la qualità della partecipazione democratica dei cittadini. Non è poi così difficile raccogliere almeno 500mila firme e aprire una campagna, comunque vada il referendum. Molti su questo meccanismo hanno costruito vere e proprie fortune politiche. Varrebbe la pena di apportare alcune semplici modifiche, come tra l’altro suggeriscono da tempo autorevoli costituzionalisti: innalzamento decisivo del numero di firme necessarie ed eliminazione del quorum, il che obbligherebbe i cittadini alla partecipazione attiva, soprattutto quando le questioni in discussione sono delicate e gravide di conseguenze per il bene comune del Paese. Una seconda osservazione va fatta, con altrettanta onestà: il dibattito sugli attuali quesiti referendari finora non c’è stato. Silenzio totale, pochissime le trasmissioni televisive e radiofoniche dedicate, gravi le responsabilità della Rai. Sembra che molti abbiano paura a far crescere coscienza e consapevolezza nei cittadini: un’informazione seria, attendibile, fondata sulla realtà e non sullo slogan da qualunque parte provenga, aiuterebbe il Paese a comprendere la rilevanza di almeno due dei tre quesiti posti. I nodi legati alla gestione di un bene comune come l’acqua, come pure il reperimento di energia che renda l’Italia per quanto possibile autosufficiente, sono due questioni di rilevanza strategica per lo sviluppo del nostro Paese. La ricerca di alternative credibili e di modelli di gestione dei beni comuni attraverseranno il dibattito dei prossimi anni. Ne abbiamo parlato? Ne siamo consapevoli? Non da ultimo non va sottaciuto il tentativo di dissuadere la partecipazione dei cittadini per stanchezza da urna: alcuni milioni di persone sono chiamati in 30 giorni al voto per tre volte. Un po’ troppo. Come pure è apparso un escamotage sgradevole l’approvazione nel decreto omnibus di un comma che cercava d’inficiare il quesito sull’uso dell’energia nucleare. Non è un bel vedere. A questo punto credo valga davvero la pena di andare a votare, per dire che ci siamo, comunque vada. Essere dentro il miracolo delle relazioni è stupore, an- cora, per il dono immeritato, per l’intreccio di vite non cercato. Intersezioni di legami. Ho per molto tempo pensato che i legami fossero da tenere sempre un po’ sciolti, potenziali fonti di prigio- nia per una vita che deve scorrere libera. Ma poi si è re- alizzato un capovolgimento: l’altro è indispensabile. Il legame, quel legame, è indispensabile; proprio tu mi sei indispensabile. Nessuno potrà sostituirti, né alcuno potrà essere sostituito da te. La tua perdita sarà senza riempimento, e non cancellerà il legame, forte, tenace come la morte, insistente come la soffe- renza. “Ho bisogno di te, che sei partecipe / d’ogni tormento mio: compagno dolce / d’ogni mia pena; mio fratello solo. / Ho bisogno di te, come del pane!” (da: R. M. Rilke, “Il libro del pellegrinaggio”). Referendum, per un voto non ideologico Matrimonio, una realtà sempre meno conosciuta ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǡ Ǧ ǤǤ Giovani bresciani testimoni a Palermo Famiglia, incontro mondiale con il Papa a Milano nel 2012 Brescia, c’era una volta il capitano, ora non c’è più Aib, la parola d’ordine è riforme Ǥ a le ind Ness da te. L il legame renza. “Ho compagno do di te, come de ǤǤ Ǥ ° ǣ Dzǡ ǯ dzǤ ǡ

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Cercami su Facebook - 5 giugno 2011 - 45 Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Papa Benedetto XVI è intervenuto sul tema: Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale.

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Fra dieci giorni, il 12 e 13 giugno, si celebreranno nel nostro Paese i referendum su tre questioni sulle quali la politica ha dibattuto e si è accapigliata lungamente, aiutando assai poco i cittadini a formarsi un’opinione matura e coscienziosa sui temi in gioco. Senza entrare nel merito di ciascun quesito (acqua, nucleare, legittimo impedimento) una riflessione credo vada fatta anzitutto sullo strumento referendario e, parallelamente, sullo sperpero di tensione partecipativa che esso oramai veicola non aiutando i cittadini a una partecipazione consapevole e motivata, comunque scelgano.Riguardo allo strumento, non credo si scandalizzi alcuno se si dichiara la sua “consumazione” per abuso eccessivo. Nei decenni

scorsi l’uso selvaggio, ad opera soprattutto dei radicali, ne ha ridotto la portata “rivoluzionaria” che i costituenti gli avevano affidato: la chiamata del popolo a dare il proprio parere nonostante l’approvazione legittima di una maggioranza parlamentare; potremmo dire un baluardo contro un’eventuale “dittatura della maggioranza”. Non solo uno strumento estenuato per cattivo uso, ma pure per la debolezza insita nel meccanismo istitutivo: sono poche le firme necessarie per invocarlo (bassa barriera d’accesso) e troppo alto il quorum richiesto (alta barriera d’uscita) per renderlo valido. Questa forbice eccessiva ha dato spazio a forme di estremismo referendario inutili e dannose per la qualità della partecipazione democratica dei cittadini. Non è poi così difficile raccogliere almeno 500mila firme e aprire una campagna, comunque vada il referendum. Molti su questo meccanismo hanno costruito vere e proprie fortune politiche.

Varrebbe la pena di apportare alcune semplici modifiche, come tra l’altro suggeriscono da tempo autorevoli costituzionalisti: innalzamento decisivo del numero di firme necessarie ed eliminazione del quorum, il che obbligherebbe i cittadini alla partecipazione attiva, soprattutto quando le questioni in discussione sono delicate e gravide di conseguenze per il bene comune del Paese.Una seconda osservazione va fatta, con altrettanta onestà: il dibattito sugli attuali quesiti referendari finora non c’è stato. Silenzio totale, pochissime le trasmissioni televisive e radiofoniche dedicate, gravi le responsabilità della Rai. Sembra che molti abbiano paura a far crescere coscienza e consapevolezza nei cittadini: un’informazione seria, attendibile, fondata sulla realtà e non sullo slogan da qualunque parte provenga, aiuterebbe il Paese a comprendere la rilevanza di almeno due dei tre quesiti

posti. I nodi legati alla gestione di un bene comune come l’acqua, come pure il reperimento di energia che renda l’Italia per quanto possibile autosufficiente, sono due questioni di rilevanza strategica per lo sviluppo del nostro Paese. La ricerca di alternative credibili e di modelli di gestione dei beni comuni attraverseranno il dibattito dei prossimi anni. Ne abbiamo parlato? Ne siamo consapevoli? Non da ultimo non va sottaciuto il tentativo di dissuadere la partecipazione dei cittadini per stanchezza da urna: alcuni milioni di persone sono chiamati in 30 giorni al voto per tre volte. Un po’ troppo. Come pure è apparso un escamotage sgradevole l’approvazione nel decreto omnibus di un comma che cercava d’inficiare il quesito sull’uso dell’energia nucleare. Non è un bel vedere. A questo punto credo valga davvero la pena di andare a votare, per dire che ci siamo, comunque vada.

Essere dentro il miracolo delle relazioni è stupore, an-cora, per il dono immeritato, per l’intreccio di vite non cercato. Intersezioni di legami. Ho per molto tempo pensato che i legami fossero da tenere sempre un po’ sciolti, potenziali fonti di prigio-nia per una vita che deve scorrere libera. Ma poi si è re-

alizzato un capovolgimento: l’altro è indispensabile. Il legame, quel legame, è indispensabile; proprio tu mi sei

indispensabile. Nessuno potrà sostituirti, né alcuno potrà essere sostituito

da te. La tua perdita sarà senza riempimento, e non cancellerà il legame, forte, tenace come la morte, insistente come la soffe-

renza. “Ho bisogno di te, che sei partecipe / d’ogni tormento mio: compagno dolce / d’ogni mia pena; mio fratello solo. / Ho bisogno di te, come del pane!” (da: R. M. Rilke, “Il libro del pellegrinaggio”).

Referendum,per un votonon ideologico

Matrimonio, una realtà sempre meno conosciuta

Giovani bresciani testimonia Palermo

Famiglia, incontro mondiale con il Papa a Milano nel 2012

Brescia, c’era una volta il capitano, ora non c’è più

Aib, la parola d’ordine è riforme

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l Paese si appresta a vivere un altro appuntamento con le ur-ne. Per il 12 e 13 giugno sono infatti i programma le consul-tazioni referendarie. Quattro

i quesiti (la Cassazione ha definiti-vamente ammesso quello sulle cen-trali nucleari nonostante la morato-ria contenuta nel decreto Omnibus, recentemente trasformato in legge). In queste pagine vengono proposte alcune semplici indicazioni per aiu-tare i lettori a giungere alle urne con le idee sufficientemente chiare sui quesiti su cui potranno esprimere un giudizio. I primi due riguardano le privatizzazione dell’acqua, anche se forse la semplificazione è eccessiva. Il terzo quesito, amesso dalla Cassa-zione, è dedicato invece alla realizza-zione di nuove centrali nucleari nel Paese. Il quarto, quello forse di natu-ra più strettamente politica, è relati-vo al legittimo impedimento. I quesi-ti referendari, però, non brillano per comprensibilità. Anche il più attento

che la remunerazione per il capitale investito dal gestore. Il terzo, scheda grigia, propone l’abrogazione delle norme che prevedono la realizzazio-ne nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare. Il quarto e ultimo quesito, scheda ver-de chiaro, propone l’abrogazione di norme in materia di legittimo impe-dimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale. Per cerca-re di capire la portata dei quesiti sono stati chiesti alcuni pareri. Gianluca Delbarba, presidente di Cogeme, e Marco Zemello, direttore dell’Aato di Brescia si pronunciano sui primi due quesiti, Mario Capponi, già presiden-te di Legambiente di Brescia e Anto-nio Ballarin Denti, docente di fisica dell’ambiente dell’Univesità cattolica affrontano il quesito numero tre. Pao-lo Corsini e Giuseppe Romele si pro-nunciano sul legittimo impedimento.

dei lettori che si volesse prendere la briga di leggerne il testo potrebbe re-stare sconcertato. Rimandando a di-spositivi di legge non particolarmente chiari, anche i referendum risentono di questo limite. Il primo quesito, che sarà stampato su una scheda rossa, propone l’abrogazione delle modalità delle norme che attualmente consen-tono di affidare la gestione dei servizi pubblici locali a operatori privati. Il secondo, presente sulla scheda gial-la, propone l’abrogazione della norma che stabilisce la determinazione della tariffa per l’erogazione dell’acqua, il cui importo prevede attualmente an-

Anche la Chiesa ha affrontato il tema dell’acqua che costituscie una delle materie della prossima consultazione referendaria. Non mancano parole chiare dello stesso magistero sociale sull’acqua come “bene comune”. Nel Messaggio per la “Campagna di fraternità 2004”, Giovanni Paolo II scriveva ai vescovi del Brasile: “Dono di Dio, l’acqua è elemento vitale, imprescindibile per la sopravvivenza e, pertanto, un diritto di tutti. Occorre fare

attenzione ai problemi che derivano dalla sua evidente scarsità in molte parti del mondo… L’acqua non è una risorsa illimitata. Il suo uso razionale e solidale esige la collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà con le istanze di governo… è una questione che dev’essere inquadrata in modo da stabilire criteri morali”. Due piccoli tasselli escono dalla penna di Benedetto XVI: “All’origine di non poche

tensioni che minacciano la pace sono sicuramente le tante ingiuste disuguaglianze ancora tragicamente presenti nel mondo. Tra esse particolarmente insidiose sono le disuguaglianze nell’accesso a beni essenziali, come il cibo, l’acqua, la casa, la salute” (Messaggio per la Giornata della pace 2007, n. 6). “La Chiesa ha una responsabilità per il creato e sente di doverla esercitare, anche in ambito pubblico, per difendere la terra,

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Oltre a essere abbastanza complessi nella loro formulazione i quesiti referendari nascondono un ulteriore elemento di difficoltà. Trattandosi di quesiti abrogativi la croce posta sulla casella del sì comporta l’annullamento della normativa riportata sulla scheda. Per contro la scelta del no comporterà il mantenimento delle stesse normative. Per essere validi i referendum dovranno vedere la partecipazione al voto del 50% più uno degli aventi diritto.

l’acqua e l’aria, doni di Dio Creatore per tutti” (Messaggio per la Giornata della pace 2010, n. 12, che riprende quasi alla lettera l’enciclica Caritas in veritate, 51). Da ultimo il segretario generale della Cei, mons. Crociata, ha recentemente sottolineato che su “questioni come l’acqua e simili ci deve sempre essere grande vigilanza e responsabilità sociale. La cura di questo e di altri beni comuni è fondamentale, perché rimangano

e siano salvaguardati e custoditi per il bene di tutti” (24 maggio 2011). Ciascuno, in un campo così importante e delicato come la difesa dell’acqua bene comune, può trovare il coraggio per dire “la vita dei nostri fratelli dipende da noi”? Perché l’acqua che beviamo è essenziale per tutti, come l’aria che respiriamo. E il necessario non può essere merce di cui fare profitto. Chi s’impossessa dell’acqua s’impossessa della vita.

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e è stato relativamente fa-cile trovare opinioni diver-se sui referendum relati-vi all’acqua e su quello del legittimo impedimento, è

stato praticamente impossibile indi-viduare una voce che facesse sentire il suo no in merito al quesito numero 3, quello contenuto dalla scheda di colore grigio e che propone l’abroga-zione delle normativa che sanciva il ritorno del nucleare in Italia. I soste-nitori di questo tipo di energia si sono fatti via via più rari. Il loro numero è diminuito non tanto in virtù della ca-pacità persuasiva dei propugnatori del referendum ma di quanto acca-duto lo scorso 11 marzo a Fukushi-ma. C’è da dire che sui referendum dedicati in Italia al tema del nucleare grava una sorta di maledizione. Sono in molti a ricordare che nel 1987 il referendum che di fatto bloccava la storia del nucleare in Italia era stato celebrato quando ancora l’eco del di-strastro di Chernobyl era ancora vivo nel Paese. Lo stesso sembra essere capitato anche per il quesito che tra poche settimane sarà sottoposto al giudizio degli elettori. Sino all’ultimo questo referendum è stato incerto. La moratoria al programma nucleare italiano inserita dal Governo nel de-creto Omnibus da poco trasformato in legge sembrava destinata a ridurre a tre le schede per i referendum del 12 e 13 giugno prossimi. La Corte di Cas-sazione, l’organo a cui era stato chie-sto di dire la parola definita sulla sorte del quesito, ha stabilito che i cittadini potranno pronunciarsi anche in tema di nucleare. In attesa della sentenza

Non si tratta della prima volta. Gli elettori italiani sono già stati chiamati in passato a pronunciarsi, tramite referendum, su questioni relative al nucleare. Era il 1987 quando agli italiani vennero sottoposti tre quesiti: il primo chiedeva l’abolizione delle normative che all’epoca stabilivano le procedure per la localizzazione delle centrali elettronucleari. Il secondo quesito proponeva delle leggi che attribuivano contributi a quelle Regioni e a quei Comuni che

sceglievano di ospitare impianti elettronucleari. L’ultimo impediva di fatto la partecipazione dell’Enel alla realizzazioni di impianti elettronucleari all’estero. Quei referendum, che cadevano a un anno dal disastro della centrale di Chernobyl, videro gli italiani bocciare con percentuali bulgare il tema del nucleare. Solo il quesito relativo all’Enel vide il sì al 71,9% per gli altri due le percentuali furono ancora più alte, a conferma di quanto gli italiani all’epoca

temessero il ricorso all’energia nucleare. I risultati di quel 1987 di fatto misero fine al programma nucleare nel Paese e segnarono la cessazione delle attività nelle centrali presenti nel Paese. Centrali che, ancora oggi, a quasi 25 anni di distanza sono osservati speciali perché conservano al loro interno il materiale radiottivo necessario al loro funzionamento. A 24 anni da quel voto gli italiani sono chiamati il 12 e 13 giugno a riprendere in considerazione il tema.

anche i più decisi sostenitori di un ri-torno al nucleare in Italia sembrava-no essere scomparsi, evidentemente impreparati a reggere il confronto con la maggior parte dell’opinione pubbli-ca ancora fortemente impressionata dal disastro della centrale giappone-se. Hanno ripreso forza, invece, i so-stenitori del sì, dell’abrogazione del-la normativa in questione. “Voce” ha sentito al proposito Mario Capponi, già presidente del circolo di Brescia di Legambiente, e Antonio Ballarin Denti, docente di Fisica dell’Ambien-te della Facoltà di matermatica e fisi-ca dell’Università cattolica di Brescia, per un parere in merito a questo que-sito referendario. Mario Capponi ha rimandato a un documento di Legam-

biente in cui il sì al quesito numero 3 (quello della scheda grigia) risponde a quattro ragioni: il nucleare è tutt’al-tro che sicuro e non ha ancora risolto il problema delle scorie, dal nucleare si ricava soltanto il 2% del fabbisogno energetico del pianeta, ha costi più al-ti rispetto al fotovoltaico e all’eolico, anche le centrali di ultima generazio-ne possono avere problemi.Più pragmatico l’approccio di Anto-nio Ballarin Denti. “Personalmente – afferma il docente della Cattolica – ritengo che sia sbagliato impostare la questione nucleare sì nucleare no sul tema della salute e su quello della ge-stione delle scorie”. Per Ballarin Denti tre sono i motivi che lo spingeranno a votare sì al referendum. “Il primo –

afferma – riguarda il piano energetico del Governo che è sgangerato e sba-gliato nella sua impostazione che si limita al piano nazionale. Gli altri due motivi sono di carattere economico”. Per costruire una centrale, afferma il docente, occorrono almeno 12 anni e molto miliardi di euro. Difficile pen-sare che si siano investitori disposti ad aspettare tanti anni per rientrare dell’impegno assunto. Il terzo e ultimo motivo che spinge Ballarin Denti al sì è che nell’arco di tempo necessario per rendere operative le centrali nucleari italiane potrebbero essere sviluppate forme di energia più redditizzie e me-no costose rispetto al nucleare. “In un lasso di tempo così importante – sono le sue considerazioni al proposito – il

fotovoltaico potrebbe conoscere un grande sviluppo con il conseguente abbattimento dei costi, potrebbe com-piere passi da gigante anche la gassifi-cazione delle biomasse, la geotermia potrebbe arrivare a costi più acces-sibili: tutte ipotesi che renderebbero superfluo il ricorso al nucleare”. C’è ancora un aspetto che il docente della Cattolica richiama e riguarda lo stes-so nucleare. “La ricerca sulla fusione nucleare – afferma – potrebbe rendere obsoleta la fisssione che caratterizza gli impianti attuali e quelli che dovreb-bero essere costruiti nei prossimi an-ni”. Si tratta, conclude Ballarin Denti, degli stessi ragionamenti che hanno portato nei giorni scorsi la Gemania a dire stop al nuclerare.

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a partita delle elezioni am-ministrative si è chiusa con il ballottaggio del 29 e 30 maggio scorso. A Mi-lano e Napoli, le due città

per evidenti motivi sotto i riflettori, hanno vinto Giuliano Pisapia e Lui-gi De Magistris. A Milano e Napoli, nonostante le smentite e i tentativi di analisi politica azzardati da tan-ti esponenti del centro destra, ha di fatto perso la scelta di Berlusconi di trasformare la consultazione ammi-nistrativa in una sorta di test politico nazionale. A Milano, città tradizional-mente conservatrice, ha vinto chi ha saputo parlare alla gente dei problemi di Milano. Berlusconi, invece, ha scel-to di fare del capoluogo lombardo una tribuna per affrontare temi che nulla, evidentemente, avevano a che fare con il livello amministrativo, costrin-gendo il sindaco uscente Letizia Mo-ratti, per altro non troppo amata nem-meno dalla sua città, a seguirlo su un terreno minato. Anche a Napoli dove

ramento del berlusconismo la molla di questo cambiamento. Una sconfit-ta, per altro sonora, alle amministra-tive non comporta automaticamente la fine di un’esperienza di governo. Esempi lampanti arrivano al propo-sito da Stati Uniti, Spagna e Germa-nia. Pur avendo conosciuto Obama, Zapatero e la Merkel sconfitte in con-sultazioni di medio termine, nessuno ha chiesto loro un passo indietro. Un esecutivo deve essere incalzato sulla sua capacità di dare risposte ai pro-blemi del Paese, sui suoi programmi e sulle sue scelte. Per cui è necessa-rio che anche nel centrosinistra che ancora sta esultando per le vittorie di Milano e Napoli, prenda corpo, esat-tamente come è avvenuto per queste città, un progetto serio e alternativo per un Paese che ancora fatica a ri-prendere il suo cammino. Non basta-no discorsi di “architettura politica”; non basta parlare di alleanza, di allar-gamenti a sinistra o al centro, come sta avvenendo in queste ore. Ma non

la stagione di cattiva amministrazio-ne del centro sinistra poteva essere l’arma vincente per il centrodestra si è preferito parlare di vicende e di po-lemiche nazionali. Per tutti questi mo-tivi gli esiti dei ballottaggi porteranno necessariamente a considerazioni po-litiche, senza cadere negli eccessi di chi sostiene (centrodestra) che nulla è successo o di chi afferma (centro-sinistra) che Berlusconi non ha più titolo per governare il Paese. Non è dunque difficile ipotizzare, di qui ai prossimi mesi, una ristrutturazione dell’offerta politica. Non può essere però, come molti sostengono, il supe-

L’arresto di Mladic apre una pagi-na nuova per la Serbia e per l’intera regione balcanica. Nel ventennale dell’inizio della dissoluzione della Ju-goslavia la lunga transizione dell’ex Paese socialista è arrivata a termine. La lunga transizione iniziata dopo l’89, la fine di un sistema socialista diventato criminale, l’affermazione di nuove regole del gioco con l’arresto del responsabile del massacro di Sre-brenica, diventano un dato di fatto. In mezzo ci sono stati 10 anni di guerre, decine di migliaia di vittime, milioni di profughi. 10 anni di lutti per i qua-li la Serbia ha pesanti responsabilità.Nel corso degli anni, infatti, la co-munità internazionale ha avuto più volte la sensazione che Belgrado fos-se reticente sull’arresto del crimina-le di guerra. Il comandante militare

dell’Esercito della Republika Srpska, accusato dal Tpi dell’Aja di crimini di guerra e di genocidio, ritenuto tra i principali responsabili del già ricorda-to massacro di Srebrenica e dell’asse-dio di Sarajevo ha continuato a vivere tranquillamente in Serbia. In questi 15 anni di latitanza il generale ha avuto molti amici. Anche internazionali. In Serbia, fino alla caduta di Miloševic, ha potuto vivere tranquillo. Anche andarsene allo stadio a guardare una partita di calcio. Dopo il 2000, però, le cose sono cominciate a cambiare. Il generale stava nelle caserme. Con la vittoria di Tadic nel maggio 2008, e due mesi più tardi con l’arresto di Karadžic per il generale le cose sono peggiorate, sino all’arresto dei gior-ni scorsi che, forse, apre la strada dell’Ue alla Serbia.

basta neppure, come sta avvenendo in un centrodestra che ancora sta meta-bolizzando la sconfitta, ribadire la te-nuta delle alleanze. Tanto Berlusconi quanto Bossi hanno rimarcato la so-lidità del loro rapporti; hanno ricom-fermato di voler procedere con quelle riforme già avviate (il federalismo) e con quelle ancora sulla carta, dimen-ticando, probabilmente, di verificare se queste siano realmente le priorità di un Paese in difficoltà, se siano ve-ramente i campi su cui la gente chie-

de ai suoi rappresentanti un impegno concreto. Per tutti gli schieramenti è questo il momento di pensare seria-mente a progetti che aiutino l’Italia a ritrovare un minimo di speranza e di voglia di ripartire. Il tempo che man-ca alla fine della legislatura potrebbe essere efficacemente utilizzato per raggiungere questi obiettivi, a patto che venga per qualche tempo mes-so da parte quel clima di campagna elettoruale costante che ha segnato gli ultimi anni dell’Italia.

Al regime di Muammar Gheddafi “non resta più del 20% delle sue capacità militari”: lo ha ricordato nel corso di una conferenza stampa a Roma il generale Malud Massud Halasi, uno degli ufficiali che ha recentemente lasciato l’esercito libico. Secondo l’alto ufficiale Gheddafi potrebbe ancora contare su “qualche centinaio di soldati, mentre il numero dei generali non supera le decine”.Secondo Mahmud Shamman, responsabile per l’Informazione

del Consiglio nazionale transitorio (Cnt) con sede a Bengasi, ben otto ufficiali di brigata tra cui cinque generali, due colonnelli e un maggiore, “si sono uniti alla rivoluzione” e attualmente si trovano a Roma. Per lasciare il Paese sono passati attraverso la Tunisia, ha riferito il portavoce dei ribelli libici, senza tuttavia fornire ulteriori dettagli.Riguardo la situazione sul terreno, il generale di fanteria Miloud Massud Halasi ha ammesso che le

truppe del colonnello Muammar Gheddafi hanno compiuto molti stupri a Misurata e Ajdabiya, ma anche a Zuwara e Zawiya e nella zona al confine con la Tunisia. “La situazione dei civili a Tripoli è molto dolorosa per quanto riguarda i rifornimenti alimentari e gli spostamenti, a causa dell’esaurimento del carburante” ha dichiarato Halasi, secondo cui, da un punto di vista psicologico, la popolazione civile sarebbe allo stremo delle forze.

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Di fronte alle notizie che riguardano un sacerdote genovese arrestato per reati legati alla pedofilia, immagino che molti, come è capitato anche a me, si siano innanzitutto indignati per uno scandalo così grave, ma poi si siano anche chiesti come un prete abbia potuto tenere comportamenti esecrabili per anni senza che qualcuno si rendesse conto della gravità della situazione e, soprattutto, senza che qualcun altro intervenisse per porre fine allo scempio. Magari la verità, presto o tardi, verrà a galla. Tuttavia credo sia utile, a partire dai casi patologici come questo, fare qualche riflessione sulla condizione del sacerdote nella società di oggi. Senza dimenticare, come molti hanno sottolineato che “… le ombre, anche le più gravi e dolorose, non possono oscurare il bene che c’è”. Basta un minimo di oggettività per rendersi conto che per un prete che sbaglia ce ne sono centinaia che vivono esemplarmente. Tuttavia uno sguardo alla realtà permette di rilevare qualche problema. I cambiamenti intervenuti negli ultimi

In occasione del 25° anniversario di ordinazione sacerdotale di don Giuseppe Pezzola, la comunità parrocchiale di Lodetto di Rovato condivide nella gioia e nella gratitudine al Signore tale ricorrenza vivendo alcuni momenti: giovedì 9 giugno, adorazione comunitaria nella chiesa parrocchiale; venerdì 10 giugno, alle ore 20 S. Messa celebrata da mons. Vigilio Mario Olmi; sabato 11 giugno alle ore 20.45 concerto del coro polifonico

palazzolese “La Rocchetta” nella chiesa parrocchiale; domenica 12 giugno alle ore 10.30 solenne celebrazione liturgica nella chiesa parrocchiale.Don Pezzola è nato a Bagnolo Mella nel 1952 ed è stato ordinato sacerdote a Brescia il 14 giugno 1986. È stato vicario cooperatore aVirle Treponti dal 1986 al 1990); quindi parroco a Gerolanuova eZurlengo fino al 2001, anno in cui ha assunto lo stesso incarico al Lodetto. Ad multos annos.

Sono invece 35 gli anni di sacerdozio di don Ermanno Turla, parroco di Pisogne, Grignaghe, Pontasio, Sonvico e Toline.I suoi parrocchiani ci hanno mandato questa testimonianza: “Pur essendo parroco di cinque parrocchie, e rivestendo anche il ruolo di vicario zonale con tutto l’impegno che questo comporta, riesce a far sentire la sua vicinanza alle persone, a porre attenzione ai problemi di

tutti e di ciascuno, dimostrando una grande capacità di ‘creare legami’. Significativo è il contributo, attraverso il suo atteggiamento, alla costruzione di una comunità sempre più accogliente, ricca di valori e a misura di persona. Grazie, quindi, al nostro don Ermanno per essere presenza e testimonianza; grazie perché, con coraggio e forza, è un attivo esempio di vita. Per tutti”. Augurissimi anche a lui.

di numero all’infinito tanto che fai fatica a ricordarne il nome. È un mordi e fuggi a tutti i livelli, soprattutto per le generazioni cresciute in questo clima.Per i preti nelle parrocchie (cosa è oggi una parrocchia?) è una sfida epocale. Chi viene anagraficamente da lontano (e l’età media dei preti in Lombardia è intorno ai 60 anni) sa bene che il sacerdote è stato a lungo e fino a poco tempo fa, uno dei punti di riferimento fondamentali nelle comunità. Ai tempi contava

quanto il medico e in coppia incidevano di più e meglio delle autorità civili. Il parroco era un vero leader, ben oltre il ruolo di pastore delle anime. Nella frammentazione attuale della società, nei continui spostamenti temporanei o definitivi della residenza, nella moltiplicazione dei “villaggi” dormitori e delle famiglie cespuglio che si compongono e si scompongono come le foglie cadute d’autunno sotto la spinta del vento, il prete ha mantenuto il suo ruolo ma ha

50/60 anni hanno interessato inevitabilmente anche i sacerdoti. Uno degli aspetti rilevanti di questi cambiamenti riguarda certamente le relazioni umane: da un mondo circoscritto, in cui ci si conosceva perché si viveva a stretto contatto di gomito e in cui i percorsi esistenziali erano scontati e a tempo indeterminato, siamo passati a una realtà in cui non c’è quasi più nulla di costante nel tempo, con l’apertura di uno scenario in cui le persone che incontri si sono moltiplicate

perso gli interlocutori. E anche lui è soggetto a forme di isolamento e di solitudine non paragonabili a quelle di altre categorie (penso ai molti anziani soli o ai bambini che hanno troppi genitori) eppure non meno pesanti da vivere.Se si aggiunge che l’impegno pastorale spesso è oggettivamente frustrante, non è difficile immaginare che la dimensione umana del prete rischi di entrare in una dimensione routinaria in cui si cerca di fare quello che si può aspettando che spiova. Senza passione. Anche questa è un’esperienza non esclusiva del prete, ma che per lui può essere molto più pesante da vivere. Da questo alla droga e alla pedofilia ce ne corre. Infatti all’inizio parlavo di fatti patologici. Ma l’allarme viene dalla difficoltà di isolare la patologia e, soprattutto, di prevenire il disagio. Forse ci vuole meno enfasi sulla grazia di stato e più attenzione alla fragilità umana. È in gioco la capacità di camminare fianco a fianco dell’umanità di oggi, non per confondersi nell’omologazione, ma per cercare insieme le risposte alle provocazioni della modernità.

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robabilmente ai più può sembrare quasi superflua l’indagine dell’Istat che fotografa la crisi dell’ist-tuto del matrimonio. Non

occorre essere degli abili sociolo-gi per contestualizzare il fenome-no all’interno di una società che ha sempre più paura non solo di intes-sere legami, ma soprattutto di farlo in maniera duratura e responsabile. Meglio, qualcuno evidentemente la pensa così, optare per la strada me-no impegnativa della convivenza, una strada dalla quale “si può torna-re indietro quando e come si vuole”. Alla considerazione di tipo empiri-co si unisce anche quella dell’ente di statistica nazionale che dimostra come sempre meno persone scelga-no la strada del matrimonio: in cit-tà, ad esempio, nel 2010 sono stati registrati 478 matrimoni rispetto ai 546 del 2009 o ai 602 del 2008. E pensare che a Brescia fino al 1998 più di mille persone ogni anno sigil-lavano in maniera ufficiale la loro unione. Altri tempi. I numeri di oggi sono impietosi e – per il momento in città, mentre non è ancora noto il dato della provincia – testimonia-no anche la conferma del sorpasso (avvenuto nel 2009) del rito civile ri-spetto a quello religioso: 274 contro 204; solo 10 anni fa il rapporto era, a parti invertite, quasi il doppio: 601 matrimoni in chiesa contro i 343 in

zione, la difficoltà nell’allestire una casa a prezzi ragionevoli e l’accesso al mercato del lavoro. Di fondo, però, è venuta meno la visione cristiana del matrimonio come sacramento. Non a caso di-minuisce il numero di chi si sposa per la prima volta, mentre si veri-ficano sempre più seconde nozze. Non occorre puntare il dito contro nessuno, ma forse anche qui si pa-ga profumatamente la difficoltà di parlare a quella fascia tra i 18 e i 30 anni che molto spesso sparisce dal-la frequentazione delle attività del-la parrocchia. Il nuovo cammino di

Municipio. Nel frattempo c’è stata una sorta di rivoluzione copernica-na con un aumento vertiginoso delle convivenze o delle coppie di fatto; fra i motivi principali ci sono anche l’aumento diffuso della scolarizza-

“I giovani se non hanno il lavoro, non si sentono sicuri. Noi ci adattavamo, mentre oggi i giovani non hanno vo-glia di impegnarsi: alle prime difficoltà tornano a casa”. La sintesi della signo-ra Piera, intervistata da Elisa Bassini sulla crisi dei matrimoni per la rubrica radiofonica “Voce ai bresciani” (www.radiovoce.it), è esemplare.Sono tanti i bresciani che vedono la questione economica tra le cau-se principali di un istituto in crisi: “Il

matrimonio è costoso, meglio convi-vere”. C’è chi pensa che sia solo una questione di soldi, perché non ci so-no prospettive per il domani, ma c’è anche chi, non senza nostalgia e ca-pacità di autocritica, accusa la man-canza di sensibilità religiosa: “Negli anni passati avevamo un’educazione religiosa: i nostri genitori ci trasmet-tevano i valori, mentre noi come ge-nitori, probabilmente, non siamo stati capaci di fare altrettanto”. Ma alla do-

manda perché il matrimonio religio-so sia molto meno sentito, le risposte non sono poi così convincenti. “Io ho avuto – racconta Luisa – un’educazio-ne religiosa, l’ho trasmessa ai miei figli, che però non frequentano. Mia figlia convive e non ha intenzione di sposarsi”. A queste motivazioni si ag-giunge la constatazione che “i giovani di oggi, essendo indipendenti, metto-no in secondo piano il matrimonio e prediligono le convivenze”.

iniziazione cristiana serviva e serve anche a questo a formare dei cristia-ni consapevoli che possano parteci-pare alla vita della comunità di ap-partenenza. La legislazione con le norme sul soggiorno che dovevano mettere fine ai cosiddetti matrimo-ni di comodo ha frenato le unioni miste (almeno uno dei due coniugi è immigrato): nel 2007 erano state 181 (il 25,2% del totale), oggi sono il 12,1% (58 su 478 totali). Su un aspet-to prosegue la staffetta tra passato e presente: i mesi più gettonati re-stano maggio, giugno e settembre. Cambiano i numeri, non le abitudini.

Domenica 5 giugno, solennità dell’Ascensione del Signore, si terrà l’86ª festa degli ex allievi dell’Opera Pavoniana di Brescia. Come ogni anno si ritrovano per incontrarsi e per manifestare riconoscenza verso quanti (padri e fratelli coadiutori pavoniani) li hanno accompagnati nella formazione durante gli anni della giovinezza. Così si esprime nell’invito il presidente dell’associazione, Gian Pietro Panni: “È mia speranza averti con noi per festeggiare assieme e

per rinverdire quei ricordi che il tempo cerca di offuscare. Faremo gli auguri – aggiunge – a quelle coppie fortunate che ricordano l’anniversario di matrimonio”. L’associazione collabora in molte iniziative della comunità pavoniana, come l’apertura mensile della cella in cui è morto il Beato Lodovico Pavoni nel convento francescano di Saiano in Franciacorta: era il 1° aprile del 1849, l’ultima delle Dieci Giornate di Brescia. Così pure si interessa per le missioni

della Congregazione, alle quali sarà destinato il ricavato dell’estrazione a premi che sarà effettuata al termine del pranzo. Espressione dell’associazione è il Museo Tipografico Lodovico Pavoni, aperto due anni fa ad Artogne in Valle Camonica dall’ex allievo Simone Quetti. Il programma prevede, alle 9, il ritrovo presso la Pavoniana. Segue, alle 10, l’assemblea. Alle 11.30 la celebrazione della Messa. Al termine ci si raccoglie in preghiera sulla tomba del beato Fondatore.

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ndare avanti. Per la Mompiano del futuro. È quanto emerso, con alcuni distinguo sulle modalità, nell’incontro

organizzato al teatro parrocchiale di S. Gaudenzio dal gruppo spontaneo di residenti che da un anno racco-glie firme per dare voce al quartiere a nord della città.“Nel febbraio 2010 – ricorda Tho-mas Ferrari, portavoce del gruppo – abbiamo promosso un’assemblea sull’onda di paventate costruzioni in piazzale Vivanti. Poi abbiamo ste-so il documento “Firmiamo per la Mompiano del futuro”, basato su tre capisaldi (strutture e città, paesag-gio e ambiente, e mobilità) nell’ot-tica di fornire ai politici un apporto alla redazione del Pgt”. Ora, le firme raccolte in calce al documento so-no arrivate a 3.500, ma del dibattito pubblico sul futuro di Mompiano, sollecitato con l’amministrazione e specie con l’assessore all’Urbani-

“voce” del gruppo –: l’apertura del tratto di ciclabile tra via Costalunga e via Garzetta, i lavori per la pisci-na che proseguono spediti e l’avvio della sperimentazione del mercato rionale in via Fermi, ora arenata”.E note positive vengono dal proget-to di mobilità pedonale. Su solleci-tazione dell’associazione “Bimbo chiama bimbo” si è costituito un co-mitato di genitori delle scuole Arici e Virgilio per garantire il “Pedibus”.“Considerando il poco tempo che rimane all’approvazione del Pgt (prevista per fine luglio) – conclu-dono Corradini e Ferrari – e la dif-ficoltà nell’avere risposte, valutere-mo se costituire una commissione in grado di esprimere osservazioni, raccogliendo altre firme che diano maggior peso alle nostre istanze e contattando analoghi comitati cit-tadini per ripristinare il principio, finora disatteso, di partecipare atti-vamente al disegno futuro non solo di Mompiano, ma dell’intera città”.

stica Paola Vilardi, non vi è traccia.“Sembra che su temi importanti, come piazzale Vivanti, tangenziale ovest, stadio, ciclabili e riqualifica-zione di viale Europa, l’amministra-zione abbia le idee ancora confuse”.Preoccupazione espressa anche per le stazioni della metropolitana, l’ur-banizzazione dell’area Nikolajewka e la destinazione dell’ex polveriera per il cui riutilizzo, a seguito di un bando dello scorso novembre, sono giunte in Loggia ben 23 proposte. “In verità, qualcosa di quello che avevamo indicato nell’istanza si è mosso – spiega Sara Corradini, altra

Avere buone idee è un ottimo punto di partenza, anche se spesso non è sufficiente per raggiungere i propri obiettivi. Per questo, l’assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Brescia ha deciso di mettere a disposizione dei giovani residenti in città uno sportello di sostegno all’imprenditorialità per fornire loro gli strumenti attraverso i quali realizzare un progetto di lavoro autonomo. Il servizio è volto a incontrare i bisogni di una generazione in difficoltà, quella

degli under 30, la cui percentuale di disoccupazione sul territorio bresciano sfiora la soglia del 30%. All’interno dell’Informagiovani di via San Faustino 33/b, un operatore sarà disponibile ad ascoltare le necessità di coloro che risulteranno motivati a portare avanti il proprio progetto in maniera consapevole. Gli aspiranti imprenditori troveranno di fronte un soggetto competente con il quale confrontare la propria idea, comprendendone la validità, l’effettiva possibilità di

messa in pratica, le prospettive di sviluppo e soprattutto il modo in cui raggiungere l’obiettivo. “Si tratta di un servizio che permetterà di monitorare il tipo di risposte che giungono in una situazione di crisi”, spiega Diego Ambrosi, assessore alle Politiche giovanili e associazionismo. Lo sportello opera in sinergia con la Camera di Commercio, in particolare con il Punto Nuova Impresa, che si occupa di forme di sostegno economico e formativo, fornendo

al futuro imprenditore i mezzi per realizzare un concreto business plan e avanzare la richiesta di contributo a fondo perduto. Per informazioni è possibile chiamare il settore giovani (0302978914 lun-ven 8.30-14.30) oppure contattare l’Informagiovani ([email protected]) o telefonando (0303751480 – 0303753004) nei seguenti orari: lunedì e mercoledì 10-13, martedì e giovedì 16-18, venerdì 10-13 e 16-18, sabato 9-12. (a.g.)

A partire dal prossimo anno scolastico, i bambini che frequentano la scuola elementare C. Arici di Mompiano potranno usufruire di “Pedibus”, una sorta di scuolabus a piedi, sicuro e gratuito, guidato da volontari accompagnatori, sul percorso casa-scuola e viceversa. Il progetto – allo studio presso l’associazione Bimbo chiama bimbo – con il sostegno di Comune di Brescia, Congrega della Carità Apostolica e Age, propone cinque itinerari definiti e protetti, con tanto di orari e di fermate, con il comune traguardo della scuola. Questa modalità rappresenta una soluzione ecologica al traffico automobilistico in prossimità dei plessi scolastici, libera tempo prezioso per i genitori e fa vivere al bambino in modo attivo il tragitto quotidiano. In buona sostanza può contribuire a migliorare le relazioni sociali e la qualità della vita del quartiere con un impegno al servizio dei più piccoli.

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picca una delibera di mate-ria economica nella Giunta comunale dello scorso 27 maggio. “Ora – dice Fausto Di Mezza, assessore ai Ser-

vizi economici e finanziari in Loggia –, ci potremo muovere perché ven-ga applicato il decreto sul federali-smo fiscale. Grazie a un corso svol-to presso l’Agenzia delle entrate, un gruppo di lavoro di 10 persone d’ora in avanti consentirà al Comune di Brescia di accedere alla banca dati dell’Agenzia e integrarla con i docu-menti che già possiede per effettuare controlli incrociati sul contribuente. Un passo importante attraverso cui il Comune potrà segnalare diretta-mente gli evasori, traendone un ul-teriore vantaggio, ossia il riconosci-mento da parte del Governo del 30% sull’evaso (più avanti, al momento dell’entrata in vigore del decreto, si potrà arrivare al 50%), anche in caso di accordi bonari”.Una misura che punta a scoraggia-re sempre più il fenomeno dell’eva-sione fiscale e che, dopo la discus-sione in giunta comunale, è pronta a diventare operativa entro la fine dell’anno. Una giunta dalla quale è emersa un’altra importante decisio-ne, riguardante il mercato di piazza Loggia e chiarita direttamente dal sindaco Adriano Paroli: “Nell’ottica di una riqualificazione generale de-

gli spazi mercatali cittadini, abbiamo deciso di ridimensionare il mercato antistante la Loggia, dopo un accor-do raggiunto con le associazioni di categoria. Così, abbiamo revocato definitivamente 20 autorizzazioni, portando il numero dei banchi da 117 a 97. Ogni ambulante è stato ri-

L’uso del tabacco è la principale cau-sa prevenibile di morte e si stima che, quest’anno, oltre 5 milioni di persone moriranno per malattie tabacco-cor-relate, senza contare le oltre 600mila che potrebbero morire per l’esposi-zione al fumo passivo. Sono in at-to iniziative promosse dalle due Asl del territorio e dall’Ufficio scolastico territoriale per prevenire o contene-re il fenomeno. “La mortalità per ma-lattie respiratorie nell’Asl di Brescia, anni 2006-2008 – ha ricordato il suo direttore generale Carmelo Scarcel-la – mostra come vi sia una diminu-zione negli uomini, -3.77%, contro un aumento nelle donne, +2.74%. Fra le iniziative già in atto o in fase di avvio, mi piace segnalare il progetto ‘Scuole senza fumo: una scelta consapevole’, ‘Mamme libere dal fumo’ (rivolto alle donne in gravidanza), ‘Adolescenti, al-col, fumo e dintorni’. Inoltre – ha ag-

giunto Scarcella –, molto importante è il ruolo del medico di Medicina ge-nerale, che costituisce il primo livello di azione, sia per la conoscenza diret-ta dei soggetti, sia per la fiducia di cui gode presso gli stessi. L’Asl di Brescia dispone di due centri per il trattamen-to del tabagismo presso i Nuclei ope-rativi di alcologia di Brescia e Leno ed entro l’anno ne renderà operativi altri due, in Valtrompia e nell’area Garda-Valsabbia”. “A Brescia, da un’indagine condotta nel 2010 – ha illustrato la responsa-bile del servizio Educazione e salute dell’Asl cittadina, Fiorenza Cominci-ni – si rileva come nella popolazione adulta i fumatori siano il 20,7%, con un numero di 1,1 sigarette/die, contro le 14,4 della media nazionale, mentre tra gli adolescenti fumano di più i maschi, tendenza che si pareggia verso i 15 an-ni. Preoccupanti sono le percentuali

di undicenni (21%), tredicenni (5%) e quindicenni (21%), che dichiarano di fumare almeno una volta alla setti-mana”. “Già dal 2006 abbiamo intra-preso un percorso di azienda libera dal fumo – ha detto per l’Asl di Val-lecamonica-Sebino la referente per gli stili di vita Stefania Bellesi – attra-verso azioni di tipo formativo rivolte agli operatori sanitari, oltre a quelle con obiettivo le scuole e a partire da mercoledì 8 giugno aumenteranno a due alla settimana le sedute di disas-suefazione che terremo presso la sede distrettuale di Darfo”. “Al progetto relativo alla scuola par-tecipano 30 istituti – ha sottolineato la dirigente dell’Ust Maria Rosa Rai-mondi – tra cui sei superiori, pur es-sendo lo stesso dedicato agli Istituti comprensivi e alle inferiori. L’iniziati-va coinvolge gli operatori che agisco-no nella scuola”.

Dopo un anno di chiusura parziale, da lunedì 6 giugno il ponte Crotte verrà chiuso completamente al traffico veicolare, come indicato dalla segnaletica verticale installata. La durata prevista per il completamento dei lavori è di 120 giorni, durante i quali verranno realizzate due piste ciclopedonali e una carreggiata di 6,5 m e un doppio senso di marcia. Sul sito del Comune sono disponibili i tracciati alternativi. “Siamo consapevoli – dice il sindaco Adriano Paroli –

che i lavori al ponte Crotte hanno creato e creeranno disagi per i cittadini privati e i proprietari di esercizi commerciali. Per questo abbiamo da poco approvato una delibera che esenta 39 operatori dal pagamento della Tia (tariffa d’igiene) per tutte le attività. Uno sforzo da parte nostra nell’ordine dei 35mila euro, ma un gesto che ci sembrava dovuto nei confronti di chi dovrà attendere fino a settembre per il ripristino della normale circolazione”.

Da venerdì 3 a domenica 5 giugno va in scena il secondo evento della rassegna che riporta turisti e cittadini al castello di Brescia. Una tre giorni curata dalla Confraternita del Leone (www.confraternitaleone.com) per un festival medievale che porterà i presenti indietro nel tempo, alla corte di Federico II. L’anno il 1238, le tende accanto alla Fossa dei martiri, pony e cavalli, l’apertura dei campi storici da visitare, la giostra cavalleresca armata e i

duelli cortesi da affrontare in prima persona. Un appuntamento che prenderà il via venerdì sera alle ore 19 e più tardi (ore 21.30) vedrà protagonista la musica della Celtic Alp Orchestra. Sabato apertura alle 10, torneo di spada medievale, spettacolo del fuoco e in serata concerti folk, irish e di cornamuse. Domenica mattina torneo di scherma medievale, alle 17.30 la ricostruzione dell’assedio al castello del 1238 e alle 21.30 concerto dei Folkstone.

sarcito con un conguaglio di 25mila euro, che per l’amministrazione si-gnifica un impegno complessivo di mezzo milione di euro. Tutti i banchi che abbiamo levato – prosegue Pa-roli – riguardavano l’abbigliamento stock. Quel che abbiamo voluto fare con questa azione è un primo riordi-no delle destinazioni merceologiche, cercando di conservare diverse tipo-logie di prodotti: se si libera il posto di un venditore di cornici e stampe, il suo posto verrà rioccupato solo da un altro ambulante di cornici e stampe. E dopo l’estate riordineremo anche piazza Mercato, muovendoci sempre affinché Brescia abbia mer-cati dove la qualità è protagonista”.

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bitare un luogo non si-gnifica solo occuparne il territorio. Da qui par-te la spinta dell’inchie-sta condotta dal “Grup-

po di riferimento per il quartiere” sulla vivibilità del Villaggio Violino. “A distanza di 14 anni − dice uno dei responsabili, Mirco Biasutti − abbiamo riproposto ai cittadini un questionario sulla percezione che hanno del luogo in cui abitano, sui servizi disponibili per la comunità, sulle migliorie da apportare, in mo-do da rendere l’operare della par-rocchia più funzionale alle reali esi-genze del quartiere. Alcune cose già tradotte in realtà − continua Mirco Biasutti − sono state la sistemazio-ne del parco, l’ampliamento della rete del teleriscaldamento, la nuo-va palestra, la piccola area mercato del giovedì, il parco della musica, il miglioramento dell’arredo urbano, i semafori a chamata pedonale, la rimozione dei vecchi pali in cemen-to armato per il sostegno della rete elettrica pubblica, l’asfaltatura dei marciapiedi. Ora, ricerchiamo nuo-vi temi d’impegno che si rivolgano ai prossimi 15 anni”.

Trovare un intento comune è l’obiet-tivo più ambizioso che un aggregato sociale possa darsi, perché lo è an-che a livello individuale. Con il que-stionario, dunque, il Gruppo del Vil-laggio Violino cerca di trovare linee guida e spunti perché ogni cittadino si senta parte attiva di quel partico-lare territorio, con un risultato che può far ben sperare per il futuro: os-sia 1.320 schede riconsegnate sulle 2.478 somministrate.“Le priorità espresse dalla gente − spiega Biasutti − riguardano le fasce d’età più bisognose, cioè adolescen-ti e anziani. Nel concreto è richiesto un centro diurno, il poliambulato-rio e attività giovanili come gruppo scout, gruppo teatro, offerte sporti-ve diversificate per l’oratorio, con-sulenza psicologica, supporto scola-stico e corsi musicali. Inoltre, ven-gono segnalati anche miglioramenti

strutturali relativi all’aspetto urbano e la realizzazione della piazza cen-trale, per la quale va ricordato che un progetto di massima è già inse-rito da due anni nel bilancio parte-cipativo della circoscrizione ovest”.Anche se il 71% non può dedicare a oratorio e parrocchia parte del pro-prio tempo libero, ci sono circa 300 persone disponibili a lavorare per gli altri. “Dal questionario – dice Mad-dalena Colombo, professore di so-ciologia alla facoltà di Scienze del-la formazione in Cattolica – emer-ge un’ansia di futuro, col rischio di ‘banalizzare il territorio’, perdendo i luoghi capaci di suscitare sentimen-ti comuni (monumento, piazza, par-co). Comunque, si ha l’impressione di un posto vivibile, nel quale l’ora-torio è ancora molto importante e le relazioni sono serbatoio di un capi-tale sociale da far fruttare”.

Continua il suo giro per la città e le terre di Franciacorta e Sebino la ras-segna itinerante “I paesaggi della mu-sica polifonica”, giunta quest’anno alla sua 11ª edizione. Protagonista il gruppo vocale “Cantores Silentii”, con il patrocinio della Provincia di Bre-scia e l’assessorato ad Attività e beni cultuali dei Comuni di Brescia, Cella-tica, Iseo, Sale Marasino e Provaglio d’Iseo. Una rassegna concertistica che ha preso il via proprio dal paese delle torbiere lo scorso 26 maggio e proseguirà con altri cinque appunta-menti tra estate e autunno, portando la ritmica combinazione di voci dei cantori dentro a vecchi luoghi sacri, auditorium e chiese. A cominciare da martedì 7 giugno alle ore 21, quando sarà l’ex chiesa dei Disciplini di San Pietro a Sale Marasino ad accogliere il programma “Marenzio e Palestri-na: due grandi del Cinquecento”, poi ripetuto nella chiesa di San Pietro in Uliveto in città giovedì 9 giugno. “Il nostro gruppo vocale – dice il musico-logo e direttore Ruggero Del Silenzio – è nato nel febbraio del 1989 dall’in-contro di alcuni amici appassionati di musica e canto e da allora giriamo per la provincia con un repertorio che ab-braccia tutto il periodo cinquecente-sco e dedica particolare attenzione ai musicisti bresciani dell’epoca”.Un peregrinare che continuerà anche all’approssimarsi dell’autunno con il Castello Oldofredi di Iseo a fare da cornice il 30 settembre, la sala concer-ti del Palazzo della cultura a Cellatica il 7 ottobre e l’auditiroum dell’ex chie-sa di San Carlino a Brescia il 21 otto-

bre. “In autunno – spiega il direttore Ruggero Del Silenzio – eseguiremo “Musica di corte nell’Europa del ‘500” con composizioni che spaziano dalla Villanella a 4 voci alla Mascherata a 6 voci, opera di diversi musicisti ita-liani e fiamminghi tra cui alcuni bre-sciani come Floriano Canale, Teodoro Riccio, Giovanni Ghizzolo, Vincenzo Neriti”. Info su www.cantoressilentii.it (e-mail [email protected]).

Domenica 5 giugno alla parrochia S. Giovanni Battista della Stocchetta va in scena la “Festa dei popoli”. Dopo l’accoglienza delle varie comunità, alle 10.30 la Messa celebrata da mons. Luciano Monari. A seguire stand culturali, testimonianze, pranzo etnico, animazione e mostra per i bambini e spettacoli vari. Alle 11.45 ci sarà la presentazione della giornata e il saluto delle autorità e alle 12.30 il pranzo multietnico. Nel primo pomerigggio (ore 13.30) una

conferenza sul dialogo interreligioso e alle ore 15 una rappresentazione di danze e canti da parte delle diverse comunità straniere.“Un’occasione – dice il parroco padre Mario Toffari (nella foto) – attraverso cui possiamo abbattere il muro tra stranieri e ospiti e sentirci tutti concittadini”. Per informazioni dettagliate rivolgersi all’associazione Centro Migranti Onlus di via delle Antiche Mura 3 o chiamare ai numeri di telefono 030.41356 o 030.42467.

Da Serle una testimonianza d’amore sulle orme di San Francesco d’Assisi. Don Sandro Gorni recentemente ha scritto un piccolo libro su padre Ildebrando Maria Boifava o.f.m. (1883-1909). “La pubblicazione – come scrive fra Francesco Bravi nella prefazione – ci offre la possibilità di vedere come l’ideale del frate minore si è incarnato nella storia. La figura di frate Ildebrando ci riporta alla memoria la vita e la storia della famiglia Boifava e il contesto socio-

religioso della parrocchia di Serle”. È in questa famiglia che è nata la vocazione di frate Ildebrando. Serle ha un patrimonio religioso straordinario nella testimonianza di tanti suoi figli e figlie consacrati al Signore e pure di tante famiglie cristiane che sono piccole chiese domestiche. Padre Ildebrando, morto nel 1909 a soli 26 anni, resta “giovane nel cuore di Cristo, della Chiesa, della sua parrocchia e della sua famiglia” come scrive don Sandro Gorni.

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La biblioteca comunale di Borgosatollo, così come quella di Montichiari e alcune altre aderenti al sistema bibliotecario di Brescia Est si sono chieste quali fossero le abitudini di lettura dei cittadini e quali le loro opinioni sui servizi che le biblioteche pubbliche possono offrire ai lettori e ai frequentatori abituali. Per questo motivo, il sistema ha commissionato a Nomesis (istituto di ricerche di mercato) un’indagine online su questo argomento.

Un’indagine condotta tramite un questionario da compilare: basteranno 10 minuti di tempo per rispondere a una serie di domande che potranno aiutare le biblioteche a offrire un servizio sempre più in linea con i suoi bisogni e sempre più rispondente alle esigenze degli utenti. Il questionario rimarrà disponibile sul sito web della società Nomesis all’indirizzo www.nomesis.it/bibliobs/2011/consultazione.html fino a venerdì 24 giugno.

erre Basse torna come ogni anno a proporre una serie di itinerari tu-ristici, in collaborazione con Nymphe e Fondazio-

ne castello di Padenello. Un’associazione che intende pro-muovere il territorio e l’economia della pianura padana bresciana, mi-gliorare gli standard qualitativi del territorio, organizzare corsi e studi per formazione di personale tecni-co, supportare enti e organismi pub-blici e privati nella progettazione e realizzazione di programmi di svi-luppo sostenibile e integrato della pianura. Primo itinerario “Sulle or-me del Gandino” domenica 12 giu-gno (ore 15), con visita alla parroc-chiale di Brandico, alla chiesetta dei morti della Muracca e alla parroc-chiale di San Pacrazio di Bargnano, frazione di Corzano. Un itinerario che prenderà il via da Brandico e la sua chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena: sorta a me-tà del ‘ 700 su disegno dell’architetto Marchetti e scrigno di tele del Gan-dino e di una Deposizione di scuo-la del Pittoni, è fiancheggiata da un alto campanile che domina tutta la vasta campagna di Brandico e de-ve il suo culto ai monaci francesi di Cluny giunti nel XII secolo. Quanto alla chiesetta dei morti della Mu-racca nei pressi del cimitero, si sa che è stata riedificata nel 1765. La

parrocchiale di Bargnano, invece, meta di un’altra visita, venne eretta per volere dei nobili Bargnani, i qua-li ottennero di riunire i due benefici esistenti nel territorio di Bargnano ed edificarono nelle vicinanze del castello una nuova chiesa dedicata ai Santi Faustino e Giovita, che fu

inaugurata nel 1473, come ricorda la lapide collocata sull’attuale parroc-chiale. I Bargnani dovettero riedifi-carla sulle rovine della precedente, perché l’antica parrocchiale povera e piccola era ormai decadente. Ne riuscì un piccolo gioiello di architet-tura settecentesca dalle linee sem-plici ma eleganti. Il secondo itinerario, previsto il 17 luglio (ore 15), è sul tema “Il segno inconfondibile della maestria del Gambara”. In programma vi è la vi-sita a Palazzo Maggi di Corzano e alla parrocchiale di Frontignano. Palazzo Maggi è un esempio bellis-simo e singolare di palazzo cinque-centesco della Bassa, utilizzato nel rinascimento come casa padronale della famiglia Maggi, poi estintasi alla fine del ‘600. Le sale interne so-no affrescate da uno dei più validi artisti bresciani del ‘500: Lattanzio Gambara, autore di affreschi un po’ trascurati eppur di grande valore artistico. La parrocchiale di Fronti-gnano, invece, dedicata ai Ss. Naza-ro e Celso è cinquecentesca, anche se modificata in seguito. Fu consa-crata nel 1565, eretta in luogo della precedente, con un’abside occupata da un affresco di Lattanzio Gamba-ra raffigurante la deposizione della croce. Si ricorda che gli itinerari si possono prenotare (prenotazione obbligatoria) allo 030.9408766. La partecipazione è gratuita.

Inaugurata giovedì 2 giugno alle ore 10 presso la Sala civica del Comune, la mostra “La nostra bandiera”, che intende ripercorre la storia del vessillo che è divenuto simbolo del nostro Paese, dalla nascita del Tricolore sino agli sviluppi dell’Unità d’Italia. L’esibizione sarà visitabile da tutti fino a domenica 12 giugno secondo i seguenti orari: dal lunedì al sabato dalle ore 9 alle 12, mentre la domenica e i giorni festivi dalle ore 14 alle 19. L’ingresso è gratuito.

Sabato 18 e domenica 19 giugno sarà una due giorni di grande attrazione al Centro ippico San Giorgio di Verolanuova. Sabato sono in programma i Campionati regionali Pony 2011: gimkana, saggio con carosello, endurance, volteggio. Domenica cavalieri in campo per la Coppa delle Regioni e Concorso nazionale volteggio. Iscrizioni entro martedì 14 giugno presso la segreteria del comitato via fax (030.9361344) o e-mail (info@scuderiasangiorgio).it.

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a realtà dei servizi so-ciali monteclarensi è tra le più vivaci dell’ambi-to provinciale e uno dei “motori” dello sviluppo

in questo settore è Assom, l’azien-da di proprietà comunale che ge-stisce la casa albergo per anziani e il centro diurno integrato e di cui è direttore Gianpietro Pezzoli. Pro-prio del Centro diurno integrato parliamo questa settimana ricor-dando che esso si colloca con fun-zione intermedia tra l’assistenza domiciliare e le strutture residen-ziali. Si tratta di un’opportunità per quegli anziani che non necessitano ancora di un’assistenza ad elevata intensità (come può essere quella fornita dal ricovero a tempo pie-no in una struttura protetta), ma che hanno perduto una parte, più o meno consistente, delle capaci-tà che consentono lo svolgimento delle attività della vita quotidia-na in completa autonomia. Nello

no integrato offre tutte le presta-zioni sanitarie e socio-assistenziali che vengono offerte agli ospiti del-la Rsa: dalle visite mediche perio-diche alla somministrazione delle terapie farmacologiche dall’igie-ne completa settimanale a tutto quanto si renda necessario per il mantenimento ed il miglioramen-to delle condizioni psico-fisiche degli utenti. Un ulteriore aspetto particolarmente importante è rap-presentato, infine, dal beneficio apportato dalla possibilità di tra-scorrere la quotidianità a contatto con altre persone: al Centro nasco-no e si coltivano relazioni con altri anziani, si stabiliscono rapporti di protezione e tutela con operatori qualificati, si stringono piacevoli amicizie con i volontari. Per infor-mazioni o richiedere l’iscrizione al servizio basta contattare l’ufficio amministrativo della Casa albergo per anziani in via Marconi, 115; te-lefono 030/961400.

stesso tempo il Centro diurno in-tegrato garantisce e fornisce aiuto e sostegno alle famiglie in diversi aspetti della gestione dell’anziano fragile: all’Assom si può trascor-rere l’intera giornata, dalle 8 alle 19 avvalendosi della possibilità di fare colazione, pranzare e cenare nella luminosa sala da pranzo; è possibile scegliere, allo stesso mo-do, di trascorrervi solo una parte della giornata, il mattino o il po-meriggio usufruendo delle attività riabilitative, educative e d’intratte-nimento che la struttura offre. Va poi considerato che il Centro diur-

Che cos’è la felicità? Proveranno a rispondere gli illustri ospiti chiamati nelle terre della Bassa per la 6ª edizione di “Filosofi lungo l’Oglio” (dal 6 giugno al 22 luglio). Una manifestazione sostenuta da sponsor e fondazioni e che si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, coinvolgendo un numero sempre crescente di Comuni: ai nove presenti l’anno scorso (Brescia, Orzinuovi, Pompiano, Chiari, Borgo S. Giacomo, Villachiara, Orzivecchi,

Soncino, Ostiano) si sono aggiunti Dello, Brandico e Castrezzato. Al terzo posto come rassegna filosofica nazionale dopo i prestigiosi festival di Modena e Sarzana, “Filosofi lungo l’Oglio” riparte dalle circa 4.000 presenze registrate nelle settimane di appuntamenti 2010, tentando di portare nei preziosi luoghi della Bassa sempre più persone, a partire dalla serata di lunedì 6 giugno che avrà come relatore l’antropologo Marc Augé. Ingresso libero. Info su www.filosofilungologlio.it.

La Fondazione Castello di Padernello propone per domenica 5 giugno l’itinerario nelle “terre di San Marco”, i territori nei quali il ramo dei Martinengo ha operato, combattuto e dominato sino a divenire una delle più importanti famiglie della nobiltà bresciana. Il ritrovo è previsto alle ore 9 nella piazza principale di Orzinuovi, di di fronte alla chiesa parrocchiale. La partenza avverrà alle ore 9.20, alla volta di dimore più antiche: il castello di Urago d’Oglio, quindi

l’attraversamento dei castelli di Barco, Torrepallavicina, Soncino, Villachiara e Villagana, fino a Padernello, dove l’aquila dei Martinengo ha ritrovato nuova luce in un panorama unico oggi visitabile in modo completo dal viaggiatore. Il costo per la partecipazione è di 35 euro (pranzo e trasporto compresi). Per le prenotazioni chiamare lo 030.9408766 o il 333.4729206 in orario di ufficio; e-mail, [email protected].

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ccupare l’abbondanza di tempo libero per non annoiarsi, per cercare di vivere coltivando hob-by e passioni magari un

tempo trascurate durante la vita lavorativa. Non ha avuto problemi a superare l’assenza di prospettive, Italo Alcide Laffranchi che, raggiun-to il diritto alla pensione, s’è getta-to con impegno rinnovato nella sua passione di farsi una collezione di modelli riproducenti strutture mo-numentali celebri al mondo. Consultando cataloghi e guide per il turismo s’è fatto un’idea di come sono stati costruiti: la Tour Eiffel parigina; la campata del Ponte di Verrazzano che unisce Staten Island a Brooklyn; il più caratteristico dei ponti sul Tamigi, il Tower Bridge e il Big Ben londinese; il Golden Ga-te di San Francisco, dedicando un paio d’anni di lavoro per il modello lungo tre metri. Ci sono, poi, le riproduzioni dei cam-panili: San Marco a Venezia; Torraz-zo a Cremona; la massiccia torre a Manerbio. E li ha modellati in scala ridotta con inclusione di particolari che rendono ogni opera sorprenden-te per com’è realizzata lavorando il rame, “metallo tra i più malleabili che rende meglio d’altri la lavorazio-ne” spiega Laffranchi attualmente all’opera per una riproduzione del-le Twin Towers, distrutte con l’at-tentato dell’11 settembre 2001. “Un omaggio a quelle vittime che penso di completare entro l’estate” infor-ma l’artista che s’è appassionato alle

sue opere realizzando il quadro (la sua prima opera) nel quale è stilizza-to un albero ai cui rami sono appese, come frutta pendente, monete del vecchio conio a rappresentare l’ab-bondanza di doni che la natura gli ha erogato nel lungo periodo di lavoro.Laffranchi è cordialmente disponi-bile nella semplicità consueta della gente di campagna. Racconta: “Sono nato a Leno ‘63 anni fa. Ho messo insieme la mia

famiglia sposando Maria Benve-nuti, dalla quale ho avuto un figlio. Ricordo con riconoscenza Mirella Cerutti, dalla immensa sensibilità sociale. Ho lavorato in campagna nell’azienda di famiglia che alleva-va una ventina di vacche da latte che consegnavamo alla Salil. Per per dieci anni ho coltivato verdure che portavo a vendere al mercato di Brescia”. È stata una vita nella normalità quella del pensionato Laffranchi che ha riversato i suoi interes-si nell’arte ora ed è invitato a va-rie rassegne nelle quali ha raccol-to consensi e premi. A Castel San Giovanni, in Emilia Romagna, il circolo “Don Primo Mazzolari” gli ha assegnato la medaglia d’oro per l’alta qualità artistica delle sue re-alizzazioni. Altri meriti gli sono stati ricono-sciuti ed egli conserva con naturale orgoglio medaglie, trofei e attestati in bell’ordine con ritagli di giornali e spezzoni di filmati girati da emit-tenti che gli hanno dedicato spazio, come l’intervista su Raidue con l’in-tervento delle sorelle Squizzato. Si sono interessate alla sua arte anche emittenti private quali Telecolor di Cremona, Telelibertà di Piacenza ed altre lombarde ed emiliane. Poco, per non dire nulla, dai media bresciani per i quali non tramonta quel nemo propheta in patria rife-rito dai Vangeli per stigmatizzare la fredda accoglienza riservata a Gesù di Nazareth durante la sua presenza su questa terra.

A Roccafranca si sperimenta un modo nuovo di apprendere l’inglese. Per il secondo anno consecutivo, presso la scuola secondaria di primo grado del Comune della Bassa, durante i pomeriggi dell’ultima settimana dell’anno scolastico verrà attivato un progetto che prevede una serie di attività relative alla comunicazione in lingua inglese. L’esperienza era stata attivata lo scorso anno per le classi terze e dopo il positivo riscontro ottenuto all’esame si

è deciso quest’anno di replicare rivolgendosi però ai ragazzi di seconda. L’iniziativa viene svolta con l’amministrazione comunale e con l’Acle, un’associazione culturale per l’educazione linguistica che metterà a disposizione i propri tutor coordinati dalla professoressa Teresa Torri, insegnante di inglese della scuola. È proprio lei a fornirci le informazioni in merito alle finalità del progetto: “L’obiettivo è soprattutto quello di migliorare la comunicazione, l’aspetto verbale,

perciò si privilegia un approccio ludico e interattivo, che dovrebbe alleggerire i ragazzi dalla paura e dalla vergogna che altrimenti potrebbero bloccarli. Le attività verranno svolte, dopo essere state programmate da me e dai tutor, su quanto appreso dai ragazzi durante l’anno e saranno propedeutiche al conseguimento della certificazione Trinity, il cui esame si tiene nella scuola”. Le attività pomeridiane consisteranno nella produzione di alcuni sketch e brani musicali, che

saranno portati in scena venerdì 10 giugno in una serata che concluderà la sperimentazione. Sarà l’occasione per concludere l’anno scolastico festeggiando con cibi, bevande e buona musica. “Sarà una festa organizzata dai ragazzi per i ragazzi – conclude l’assessore all’Istruzione Natalia Brignoli, che ha seguito l’iniziativa – sul modello delle scuole inglesi e americane. Saranno presenti solo alcuni professori per controllare il buon andamento della festa”. (f.u.)

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l concorso internazionale di musica “Giacomo Mensi”, de-dicato ai clarinettisti di tut-to il mondo, nasce nel 1998 a Breno, con l’obiettivo di pro-

muovere e incentivare la cultura musicale, soprattutto del clarinet-to, ricordando nel contempo il gio-vane clarinettista brenese Giaco-mo Mensi, già affermato in campo internazionale e scomparso in un tragico incidente stradale nel 1997. La rassegna, a cadenza biennale, si articola in due categorie: eccellen-za e giovani promesse. La sezione dedicata alle giovani promesse, a

to luogo al Centro “San Siro” della Parrocchia e nella chiesa campestre di san Maurizio. Al concerto finale di premiazione sono stati eseguiti brani di Magnani, Grieg e Cavallini e il vincitore Ivov Levent ha suonato con l’orchestra “Vivaldi”, diretta dal maestro Silvio Maggioni.

Nel contesto delle molte manifestazioni del “Maggio brenese”, in piazza Sant’Antonio è stata allestita la mostra “Breno e il Risorgimento”, a cura della Società operaia di mutuo soccorso e del Tiro a segno nazionale, due sodalizi ultracentenari ancora vivi nella cittadina. La rassegna ha come suo leitmotiv i vari capitoli dell’opera “Breno nelle varie fasi del Risorgimento italiano” (Ist. Ital. d’Arti grafiche,

Bergamo, 1929) di Fortunato Canevali (1856-1930), sindaco e podestà, benemerito per la cultura e per l’arte della Valle. Le vicende hanno inizio con la campagna rivoluzionaria del 1848, la sconfitta di Custoza e il ritorno anche di Breno sotto l’Austria (Prima guerra d’indipendenza); proseguono con la campagna del 1849 e la Seconda guerra d’indipendenza del 1859. “Il dato di fondo – scrive lo storico camuno Mimmo

Franzinelli – si può riassumere nell’affermazione che Breno, durante il Risorgimento, divenne il punto di riferimento costante del patriottismo camuno”. Alla fine del conflitto Breno istituisce un reparto di guardia nazionale e, nel 1862, fonda la società del Tiro a segno nazionale, dedicandola a Giuseppe Garibaldi. Del 1865 è la società operaia, un’associazione di mutuo soccorso benemerita per quell’epoca, che molto ha donato alla collettività.

sua volta suddivisa in categoria “A” (fino a 13 anni) e categoria “B” (dai 14 ai 17 anni), intende incentivare e valorizzare i clarinettisti più gio-vani, sostenendoli e fornendo loro la possibilità di esibirsi in una ma-nifestazione a carattere internazio-nale. I primi tre classificati di ogni categoria ricevono una borsa di studio; il vincitore oltre al diploma e alla borsa di studio si esibisce ac-compagnato dall’orchestra da ca-mera di Valcamonica nel concerto finale di premiazione. L’iniziativa è promossa dal Comune di Breno, dall’associazione Musica in Valca-

monica, con il patrocinio di Regio-ne Lombardia , Provincia di Brescia, Comunità montana di Valcamoni-ca, Consorzio Bim, Liceo “Golgi” e Pro loco di Breno. La direzione ar-tistica è della libera Accademia di musica “A. Vivaldi” di Darfo Boario Terme. L’edizione 2011 ha premiato i vincitori: categoria “eccellenza”, primo classificato Ivov Levent (Au-stria); secondo Fabio Maini (prov. Bergamo); terzo Gianluigi Caldaro-la (prov. Bari). Categoria “giovani promesse” (fino a 13 anni): primo Niccolò Dainelli (prov. Milano); se-condo Mateo Paskavan (Repubblica

ceca); terzo Matous Kopacek (Rep. ceca). Categoria “giovani promesse” (14-17 anni): primo Anna Paulova (Rep. ceca); secondo Libor Suchy (Rep. ceca); terzo Stefano Borghi (prov. Modena). L’iniziativa nel corso degli anni, s’è imposta come avvenimento di primaria grandezza nel panorama musicale europeo e internazionale. Il presidente di giu-ria di questa settima edizione è sta-to il maestro Wenzel Fuchs, primo clarinetto nell’orchestra filarmoni-ca di Berlino. In passato erano stati chiamati: Dieter Klocker, Karl Lei-ster, Antony Pay, Thomas Friedli, Wenzel Fuchs e Fabio di Cassola. Le esecuzioni musicali hanno avu-

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Domenica 5 giugno l’Ote (Osservatorio territoriale edolese) organizza “Ogliolo in festa! Verso un parco per tutti” presso il percorso-vita che si snoda lungo il torrente Ogliolo sulla piana di Edolo. La manifestazione, patrocinata dal Comune di Edolo, avrà inizio alle ore 9 con la pulizia lungo il fiume insieme ai volontari dell’Ote e proseguirà fino alle ore 11.Nel pomeriggio, invece, dalle 14 alle 16 la giornata entra nel vivo con una passeggiata lungo le sponde

dell’Oglio, prima di apprendere qualche nozione di fotografia in compagnia di un esperto, quindi alla scoperta di flora e fauna insieme a Silvio Frattini, prima di concludere con “Interventi musicali nella natura”. Alle 17.30 premiazione dei partecipanti e consegna al sindaco delle firme raccolte per la richiesta di costituzione del parco agricolo ricreativo dell’Ogliolo. Per ulteriori informazioni contattare il negozio Nadiafiori al numero 0364.71260 oppure al 333.8907463.

l Comune di Sonico ha voluto onorare il 150° dell’Unità d’Ita-lia con una pubblicazione che è frutto di una interessante ricerca storica su documenti

e testimonianze orali di tre reduci della Seconda guerra mondiale. È un atto coraggioso: fidarsi del ricor-do di tre anziani, Bortolo Omodei e Benedetto Casarotti entrambi nati nel 1922 e Amadio Omodei nato nel 1923, ha significato scavare a fondo, ascoltare molto, investire tempo ed energia in lunghi racconti spesso ri-petitivi, ma dai quali è nata una bella pubblicazione presentata a tutta la comunità sonicese proprio in occa-sione della festa della Repubblica. L’autrice è una giovane del paese, Alessandra Stocchetti. Si dimostra così ancora una volta che le “terze generazioni” sono più affascinate dal racconto dei nonni, scavano sen-za sosta nei loro ricordi, vogliono capire, sapere, metter nero su bian-co. Non così i figli, o perlomeno non sempre, che spesso lasciano passare l’onda piena dei ricordi senza fissar-ne alcun dato, con il rischio di per-dere i punti fissi e di mettere fuori fuoco la storia dei padri. A Sonico i tre grandi vecchi hanno raccontato fino a che hanno potuto: Bortolo e Amadio Omodei parteciparono alla campagna di Russia, mentre Casa-rotti finì prigioniero in Marocco sot-to i francesi. Il libro, di poco meno di cento pagine, reca numerose illu-

strazioni, con molte riproduzioni di documenti inediti. L’autrice ha rac-colto testimonianze anche dalla viva voce del nonno Andrea Stocchetti, morto nel 1990, ufficiale di fanteria nella Seconda guerra mondiale. Da lui seppe le vicende che vissero gli italiani in divisa all’indomani dell’ar-mistizio dell’8 settembre 1943, del

disarmo forzato di interi plotoni dentro le caserme, della deporta-zione in massa su vagoni blindati verso i campi di concentramento. “Quando tornò a casa – scrive nel libro – il nonno pesava 33 chili”. E qui il ricordo va a un altro raccon-to estremamente simile, che Mario Rigoni Stern scrisse nello splendido “Le stagioni di Giacomo”. Tutte simi-li, tutte terribili, tutte umanissime, tutte profondamente vere queste storie: di chi ha saputo raccontarle e tramandarle, di chi le ha portate con sé per sempre. Sonico ha volu-to saldare un conto con la propria storia che fu storia di amore per la Patria e la Libertà, fino al sacrificio della Resistenza che ebbe momen-ti gloriosi dovuti alla presenza e all’azione di uomini di grande valore morale e civile, tra cui don Vittorio Bonomelli. Dopo le testimonianze degli uomini il libro riporta anche quelle delle donne. Agli uomini, an-che ai tre protagonisti sonicesi, le croci di merito: alle donne il duro lavoro dei campi, la paura nelle notti sotto i bombardamenti, il vuoto nel-le case, il freddo pungente delle as-senze e delle morti. “Le voci dei pro-tagonisti” , che racconta la seconda guerra mondiale nelle testimonianze dei sonicesi, è un libro che va conti-nuamente riletto, magari alla luce di altri documenti, spesso non scritti, che costellano la memoria storica della Valcamonica.

Si terrà venerdì 3 giugno alle ore 20.30 sul sagrato del santuario della Madonna di Pradella a Sonico si terrà lo spettacolo “La guerra, il coraggio la libertà - La Resistenza italiana” proposto dalla Pro Loco locale per la serie “Il piacere delle storie - Serate di promozione della lettura per giovani e adulti”. Letture a cura di Barbara Mino, accompagnamento musicale di Angel Galzerano. In caso di pioggia lo spettacolo si terrà nella sala “Ida Mottinelli”. Ingresso libero.

Appuntamento al Teatrino di Rogno venerdì 3 giugno alle ore 20.30 per la quarta serata de “I venerdì delle meraviglie - Incontri per conoscerci e per conoscere”. Come ospiti e relatori ci saranno l’avvocato Emanuela Balzarini, i professori Ornella Franceschinelli e Fabio Molinari, la scenografa Elisa Tosetti, il musicista Maurizio Minelli e l’ingegnere aerospaziale Damiano Bardella. A seguire un momento conviviale per tutti. La partecipazione è libera e gratuita.

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ella valle della Nestola, sulla strada verso i Sab-bioni e il Gölem, c’è un faggio enorme, secola-re, che poco oggi dice

all’escursionista ma che potrebbe raccontare secoli di storia e usanze: è il “fò dè le sorcc”, il faggio delle sorti. Sotto la sua ombra i malghesi trattavano affari e scambi e si asse-gnavano i “segàboi”, i prati di alta montagna da sfalcio, con l’antico sistema delle “boschéte”: legnetti di diversa lunghezza con una par-te nascosta nel pugno della mano e con le parti fuori visibili allineate. Chi estraeva il più lungo aveva di-ritto di scelta. Modo usatissimo nei tempi andati per dirimere questio-ni incerte: lo adoperavano anche i chierichetti fra di loro per assegna-re il turibolo, il ruolo più ambito da tutti nelle funzioni sacre. Il “faggio delle sorti” è un esplicati-vo esempio dei “beni” verso i quali l’Ecomuseo di Valle Trompia vuole

nella loro relazione con soggetti, passato, presente e futuro in una nuova ‘geografia aperta’. Il proble-ma vero, infatti, è definire il con-cetto di ‘bene’ del territorio diver-samente concepito e identificato o ignorato dalle nuove generazioni: ce ne sono tanti oltre a quello descritto (la fonte Gèlè di Sarezzo, Corniolo di Navazze,Valle del Molino). Per questo – prosegue Ocildo Stival – si intende ampliare e arricchire la mappa tematica con il contributo e il coinvolgimento attivo dei citta-dini: se questo avverrà, diventerà il veicolo per lo sviluppo di una sorta di ‘carta dell’identità valtrumplina’, al di là del campanilismo dei diver-si paesi”. È lo stimolante e ambizioso traguar-do culturale, unito alla diffusione esterna di una sconosciuta e affa-scinante immagine del territorio. Un ecomuseo che è nato nel 2009 su iniziativa della Comunità Montana di Valle Trompia con partner i Co-

essere luogo di “custodia e recupe-ro della memoria” in modo originale e moderno: sul web. È l’idea che sta alla base della sua originale map-pa tematica, una sorta di “museo virtuale”, che va implementandosi proprio in questi giorni.“Un museo – spiega Ocildo Stival, tecnico della Comunità montana e anima del progetto – messo a di-sposizione della comunità, che fac-cia sentire i suoi abitanti ‘valtrum-plini’, attraverso la riscoperta e la valorizzazione dei ‘beni’ intesi e ri-conosciuti non solo come luoghi di oggetti materiali e immateriali, ma

Maggio 2011 è una data importante per Ca’ de Rébe, antica contrada di Nave, un tempo piccola e appartata alle pendici del Monte Pess e ora divenuta zona ad alta densità residenziale e centro amministrativo con la presenza del municipio.Ma rispetto alle altre contrade navensi senza alcun riferimento locale a pietà e fede popolare.Così, alla sensibilità e alla volontà della compianta Almarosa Solini, consacrata laica del posto, si devela collocazione una ventina d’anni

fa di un piccolo segno religioso all’ingresso della contrada. Lei stessa procurò una ceramica fiorentina dipinta a mano riportante una Madonna con Bambino didelicato gusto rinascimentale che fece incastonare in un supporto di legno. La santellina, benché timida per dimensione, ma curata e abbellita con fiori e arbusti, è divenuta nel tempo luogo di riferimento per la preghiera di gruppo, specie nel mese mariano. Purtroppo l’inverno santellina,

ormai consunta, non stava più in piedi. Un gruppo di amici ha così deciso di ripristinarla Con l’esperienza e il disegno di Giuseppe Rivadossi, noto artista locale e grande amico di Almarosa, artigiani e volontari locali hanno offerto materiali e lavoro per realizzare e collocare la nuova santella. L’ inaugurazione, con autorità, banda e rinfresco, ha dato inizio alla recita del rosario del mese mariano. Più di 250 persone, sulla sede stradale appositamente chiusa, hanno

assistito alla Messa concelebrata dal parroco don Gianluigi Carminati e dai salesiani don Roberto Dal Molin e don Vincenzo Biagini, professore di filosofia, che ha redatto le “litanie attuali” riportate sulla stessa santella. Non è mancata neppure una “sorpresa simbolica” quando si è scoperto a posteriori che la croce di sommità è stata ricavata da un lamierone di recupero, risultato essere una corazza di armibelliche del secondo conflitto mondiale.

L’antico adagio “ridi che ti passa” tro-va corpo in una strana disciplina che da venerdì 10 giugno sbarcherà uffi-cialmente nel capoluogo valbobbino: si tratta dello “yoga della risata”, un metodo ideato nel 1995 dal medico indiano Madan Kataria e supportato da numerosi studi scientifici. “In so-stanza – dice lo stesso Kataria – uni-sce semplici tecniche di respirazione tratte dall’antica tradizione yogica (pranayama) ed esercizi giocosi per stimolare il riso e il divertimento. La risata, sia indotta che spontanea, por-ta benefici a ogni parte di noi: fisica, mentale, emozionale e spirituale.Un modo per vivere la nostra felicità e diffonderla attorno a noi e che posso-no praticare tutti, dagli 0 ai 100 anni”.Una serie di incontri condotti dal pro-fessor Mauro Turrini e dalla professo-

ressa Mariastefania Facchinetti, tea-cher e leader certificati dalla Laughter Yoga International del dottor Madan Kataria. “La tecnica – spiega Turrini – si basa sul dato scientifico che il corpo non avverte la differenza tra risata stimolata e risata spontanea, ricevendo gli stessi benefici tera-peutici. Ridendo aumentiamo le ri-serve d’ossigeno nel corpo e nella mente e produciamo potenti cam-biamenti in positivo. Quel che fac-ciamo è coltivare la giocosità e la gioia tipiche dei bambini”.L’appuntamento di presentazione è fissato per venerdì 10 giugno ore 20.45 presso la sala comunale di via Casel-li 5 a Lumezzane Fontana (ingresso con offerta libera). Per informazioni dettagliate visitrare il sito web www.yogadellarisata.it.

muni triumplini e presidente Paolo Pagani. La mappa è stata presentata nella sede dell’Area cultura presso Santa Maria degli Angeli a Gardone Val Trompia, insieme a piccole ma accattivanti brochure su sei sentieri individuati e scelti in base alla forte caratterizzazione tematica: il sentie-ro i Doni del Bosco di Sarezzo, dei Carbonai di Pezzaze, del Castagne-to da frutto di Bovezzo, delle Fasce fitoclimatiche di Gardone Val Trom-pia, della Valle delle Melle e Molino

di Marmentino, delle Sorgenti e dei lupi di Polaveno. Sentieri che nel progetto in corso saranno oggetto di specifici libretti. Uno è già stato stampato: “Gli usi dell’acqua, del bo-sco e la caccia al lupo” autori Mau-ro Abati e Ameria Peli. Di prossi-ma uscita altri due: “Le nostre erbe spontanee” e “La Valle delle Melle e del Molino”.Per informazioni dettagliate chia-mare presso la sede del sistema cul-turale al numero 030.8337495/496.

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ra il 1884 quando Jules Massenet terminò di com-porre quella “Manon” che per tutta la vita fu caval-lo di battaglia di Giacinto

Prandelli. Era il 2010 quando il teno-re lumezzanese se ne andava all’età di 96 anni, dopo una lunga carriera trascorsa sui palcoscenici d’Italia e del mondo. Così, il prossimo 14 giugno (ore 20.45) verrà ricordato in un con-certo intitolato “O dolce incanto”, proprio con quelle parole che co-stituiscono l’incipit dell’aria del so-gno fatto dal personaggio De Grieux nella “Manon” di Massenet, cavallo di battaglia di Prandelli. Palcosceni-co dell’evento sarà il teatro Odeon di Lumezzane San Sebastiano, con la direzione artistica di Roberta Pe-drotti, l’esibizione di alcuni interpre-ti del Concorso Città di Bologna e la visione di alcuni documenti, testi-monianze e dell’ultima intervista ri-lasciata dal famoso tenore valgobbi-no a Egidio Bonomi e Nino Cappello . “O dolce incanto – precisa Lucio Facchinetti, assessore alla Cultura del Comune di Lumezzane – riassu-me benissimo anche il fascino raffi-nato del canto che Giacinto Prandel-li ha saputo esprimere durante tutta la sua carriera, dall’esordio negli an-ni Quaranta alle interpretazioni con cui ha costellato teatri importanti come il San Carlo di Napoli, la Sca-la di Milano, la Fenice di Venezia, il Metropolitan di New York e ancora San Francisco, Buenos Aires, Bar-cellona, Lisbona. Per questo siamo

davvero orgogliosi di ricordare con la musica questo grande ambascia-tore della cultura lumezzanese nel mondo”.Giacinto Prandelli esordì all’Opera di Roma nel 1943 interpretando il ruolo di Alfredo nella “Traviata” di Giuseppe Verdi, arrivando nel 1946 a cantare per il grande maestro Artu-ro Toscanini la parte di tenore nelle Nona Sinfonia di Beethoven e chiu-dendo nel 1976 al teatro Grande di

Brescia con il Paolo della “France-sca da Rimini”, tragedia in quattro atti scritta da Tito Ricordi proprio in quel 1914 che vide la luce del futu-ro tenore Prandelli. Un artista che è stato partner sulla scena di Maria Callas e Renata Tebaldi, esibendosi anche al fianco di Ingrid Bergman per la regia di Roberto Rossellini.L’omaggio alla sua arte e alla sua fi-gura avverrà martedì 14 giugno alle ore 20.45 al teatro Odeon di Lumez-zane attraverso la rievocazione del suo repertorio, ma anche portando in quel paese dal quale partì per di-ventare uno dei tenori di riferimen-to della Scala alcuni giovani talenti emergenti destinati a un grande fu-turo: gli interpreti del concerto pro-verranno prevalentemente dal Con-corso Città di Bologna, prestigiosa competizione internazionale fon-data proprio da una lumezzanese. Saranno presenti Juljia Samsonova (soprano), David Sotgiu (tenore), Riccardo Certi e Daniele Giromet-ti (baritono), Federica Bortoluzzi e Kuniko Kumagai (pianoforte).Una sorta di racconto musicale at-traverso il grande repertorio operi-stico affrontato dalla voce storica di Prandelli, fra musiche di Mozart (Le nozze di Figaro, Don Giovanni), Verdi (La traviata, Aida), Massenet (Hérodiade, Werther), Leoncavallo (Pagliacci), Puccini (Tosca), Gior-dano (Andrea Chénier), Liszt (Re-minescences de Norma).Per informazioni e prenotazioni mandare un’e-mail all’indirizzo [email protected].

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Si va verso la settima esperienza per “Lo sport incontra la piazza”, manifestazione promossa dall’assessorato allo Sport del Comune di Sarezzo con la collaborazione organizzativa dell’Usscs (Unione società sportive Comune di Sarezzo). Così, domenica 5 giugno dalle ore 14.30 alle 18.30 piazza Cesare Battisti si trasformerà in un grande impianto sportivo all’aria aperta, colorato da vari settori, distribuiti secondo un percorso che permetterà a tutti di

seguire le dimostrazioni e praticare gli sport presenti: judo, karate, full contact, aikido, ginnastica, tiro con l’arco, atletica, rugby, pallavolo, basket, tennis, calcio, bocce.“L’evento che organizziamo – dice il presidente Usscs Claudio Guerini – non è una kermesse sportiva qualsiasi: in questa giornata la piazza diventa il luogo in cui lo sport vuole incontrare la gente, trasformandosi in un polo d’attrazione per tutta la cittadinanza, che può cimentarsi

in prima persona nelle attività più disparate. Un’iniziativa voluta per dare visibilità alle realtà sportive locali aderenti alle federazioni o agli enti di promozione sportiva nazionali ”. Una manifestazione che sarà chiusa dall’esibizione della “Ginnastica Azzurra” in tema con la ricorrenza del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia. Inoltre, i Servizi di comunicazione allestiranno il proprio stand informativo davanti al municipio per la promozione del Comune e del territorio e, in

collaborazione con la biblioteca comunale, bambini, ragazzi e adulti potranno partecipare al “Gioco del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia”. Durante tutta la giornata sarà in funzione uno stand gastronomico gestito dagli alpini, e per concludere in allegria la giornata, a partire dalle ore 20.30 è stata organizzata dagli “Amici di Gonzales” una serata musicale con ballo di piazza con protagonista Gino de Gonzales. (a.a.)

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on la cerimonia di con-segna degli attestati a operatori e professioni-sti gardesani, si è svolto presso l’Istituto profes-

sionale alberghiero “Caterina de’ Medici” di Gardone Riviera l’evento conclusivo dei percorsi di formazio-ne “Desenzano tutto l’anno. Mission is possible!”.L’iniziativa, organizzata da Laser (società cooperativa accreditata per la formazione e i servizi al lavoro della Regione Lombardia) con il pa-trocinio del Comune di Desenzano e la collaborazione di Ascom Brescia, rientra nell’ambito del programma triennale “Lombardia eccellente”, per promuovere l’eccellenza nel-lo sviluppo del capitale umano ed è parte del progetto “Talent Tree - Accademia dell’ospitalità”, volto a sviluppare la filiera dell’ospitalità e del territorio in un’ottica di miglio-ramento delle competenze proprie degli operatori del settore.

rio, valorizzando la qualità, l’identi-tà e la riconoscibilità unitaria di un territorio.L’attività, iniziata a marzo dello scorso anno, ha coinvolto numero-si partner del territorio in un lavoro approfondito per definire quali ri-sorse umane e competenze possono essere richieste dalla filiera del set-tore e per un’efficace valorizzazio-ne del territorio e dei suoi prodotti.L’accordo di partnership ha conso-lidato una collaborazione operativa che rappresenta, secondo la coope-rativa Laser, un metodo innovativo di formazione del capitale umano. I livelli di innovazione realizzati dal progetto si sono svolti su due piani differenti, ossia quello che ruota at-torno al processo e quello relativo al prodotto. Il primo legato alla modalità di pro-grammazione, progettazione e rea-lizzazione delle attività formative, realizzate attraverso un coinvolgi-mento dei vari attori del territorio.

Temi degli interventi sono stati il recupero della cucina tradizionale e la valorizzazione dei prodotti del territorio, le strategie di marketing plan e l’identificazione dei canali pubblicitari più efficaci alla pro-mozione, piani di web marketing, il tutto con l’intento di trasferire agli operatori turistici e commerciali di Desenzano e, più in generale a quel-li dell’area gardesana, competenze specifiche. In particolare, si è pun-tato alla costruzione, gestione e co-municazione di prodotti turistici, valorizzando qualità, identità e ri-conoscibilità unitaria di un territo-

Sono trascorsi 125 anni da quando, il 24 gennaio 1886, l’allora ministro Depretis decretava la costruzione in corpo morale di un asilo per l’infazia gavardese, però, di fatto già attivato nel 1883. Le scuole materne sono istituzioni ottocentesche e in Italia si diffondono solo dopo l’Unità nazionale, sul modello dell’opera di Ferrante Aporti e del sistema educativo di Federico Fröebel. L’asilo infantile gavardese è nato e si mantiene vitale nel tempo per la volontà

della comunità locale di investire nel proprio futuro, garantendo particolare assistenza ai bambini più poveri. I bambini frequentanti sono 130 divisi in cinque sezioni e da settembre sarà inglobato in un unico polo anche l’asilo nido comunale, frequentato da una cinquantina di bambini dai nove mesi ai tre anni. Nel pomeriggio di sabato 4 giugno, presso la sede della Scuola dell’infanzia “Ing. Giovanni Quarena” si terrà una particolare festa di fine anno

per celebrare appunto il 125° di fondazione. In programma, oltre a interventi musicali, esibizione dei bambini e uno spettacolo teatrale, c’è la presentazione della ristampa riveduta e aggiornata del libro sulla storia dell’istituzione, edito in occasione del centenario. Tante sono state le persone che nel tempo hanno contribuito a mantenere attiva l’istituzione, su tutte Giovanni Quarena, grande benefattore e primo presidente della scuola, a lui intitolata dopo la sua

morte. L’istituzione si è mantenuta nel tempo fedele al progetto educativo di ispirazione cristiana e, come ricorda il presidente Sergio Franceschetti, è passata “da una visione di asilo a quella di vera agenzia educativa. Una scuola che si rinnova coglie i mutamenti della società, allarga il proprio orizzonte e si apre all’esigenza di integrazione di bambini stranieri presenti nella nostra Comunità, una presenza che chiede maggior impegno, ma è anche apertura al nuovo”(e.n.)

Giovedì 2 giugno è ricorsa la festa della Repubblica e l’amministrazio-ne comunale gavardese ha messo in programma significativi momenti di incontro per la cittadinanza. Al corteo del mattino, dal municipio all’ospeda-le, con l’omaggio al monumento dei caduti è seguito presso la parrocchia-le un concerto di gala: un’orchestra e un coro hanno eseguito la “Messa di Requiem” e il “coro del Nabucco” di Verdi. Durante la serata è stata con-ferita l’onorificenza ufficiale del Co-mune ai benemeriti gavardesi. Tre i “Gattopardo d’oro” assegnati: a Maria Ferretti e a Costanza Damiani per la trentennale volontaria assistenza agli ospiti della casa di riposo e ai degenti dell’ospedale; a Camillo Flocchini per una vita dedicata alla musica, prima come maestro della banda e poi come

organista in chiesa. Inoltre, è stato as-segnato l’attestato di civica beneme-renza con la medaglia d’argento all’or-dine delle Umili Serve del Signore, fondato dalla gavardese madre Elisa Baldo, per l’assistenza amorevole pre-stata, fin dalla prima metà del secolo scorso, presso l’ospedale locale e la casa di riposo “La Memoria”.Con un secondo attestato di beneme-renza è stato premiato il giovane cal-ciatore gavardese del Brescia, Marco Zambelli, professionista rispettoso dei valori sportivi e umani, impegna-to anche nel sociale.In questo anno di grandi festeggia-menti per l’Unità d’Italia queste bene-merenze dimostrano come l’impegno civile delle persone di piccole comu-nità possa contribuire a migliorare il nostro Paese.

Il secondo, invece, legato alla quali-tà dei corsi e alle conoscenze e abili-tà sviluppate rispetto alle competen-ze del “Quadro regionale degli stan-dard professionali” e rispetto a quel-le richieste dal mercato del lavoro.Concluso il suo primo anno, il pro-getto “Talent Tree” proseguirà verso la costituzione di un soggetto radi-cato nel sistema locale (accademia dell’ospitalità) capace di intercetta-re la domanda di competenze tec-nico-professionali e farla incontra-

re coi giovani diplomati; un modo attraverso cui si possono costruire azioni formative volte alla specia-lizzazione, alla riqualificazione e all’aggiornamento degli operatori dei principali settori coinvolti nella filiera dell’ospitalità. Con un occhio rivolto all’Expo 2015, questa è sicuramente un’opportu-nità da cogliere al volo e da svilup-pare in sinergia con gli strumenti operativi di cui dispone Regione Lombardia.

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Sabato 4 giugno alle ore 16, nell’ambito della mostra “Fratelli d’Italia” allestita presso il Polo culturale della Biblioteca Lanfranchi, avverrà la premiazione del concorso letterario “L’immagine parla”, organizzato a livello regionale e nazionale dall’associazione culturale culturale palazzolese “Il Maestrale” (www.ilmaestrale.eu), con il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Brescia e Comune di Palazzolo sull’Oglio. Un concorso

di narrativa giunto alla sua 5ª edizione e concernente un breve racconto scritto a partire da una fotografia, che quest’anno è stata scattata da Emanuele Gardoni. Ad aggiudicarsi il 1° premio Massimiliano Campo di Roma con il racconto “Il muro degli innamorati”; il 2° è andato invece a Barbara Cannetti di Ferrara con “La promessa” e il 3° ad Arturo Bernava di Chieti con “Così…”.L’evento di sabato 4 giugno sarà anche l’occasione per intitolare

la scuola d’arte alla figura del “Vecchio Paol” l’industriale-artista Paolo Gentile Lanfranchi. Le opere degli allievi dei corsi d’arte di Cologne e Palazzolo, che fanno da cornice alla premiazione, saranno nuovamente esposte nella prestigiosa Villa Gnecchi a Cologne, visitabile nei seguenti orari: giovedì 2 giugno dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19; sabato 4 giugno dalle 16 alle 19; domenica 5 giugno dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19.

La Giunta ha approvato l’avvio del procedimento per una variante parziale al Pgt in vigore dal 9 gen-naio 2009 con l’aggiornamento del Documento di Piano, del Piano dei Servizi e del Piano delle Rego-le. Chi volesse, può fare proposte (in carta semplice e triplice copia) entro le ore 12 del 14 giugno pres-so l’Ufficio Urbanistica. Per chiari-menti e informazioni visitare il si-to web sito del Comune e l’Ufficio Urbanistica, a disposizione negli orari di apertura.

na storia fatta di fede, lacrime, bombe, de-nunce ma soprattutto d’amore. Questa l’es-senza del servizio mis-

sionario che mons. Cesare Mazzola-ri affida al libro curato dal giorna-lista di “Avvenire” Lorenzo Fazzini “Un Vangelo per l’Africa”. Biografia di una delle testimonianze della Ni-grizia di Daniele Comboni, in Italia e non solo. Il libro di 142 pagine edito da Lin-dau in collaborazione con Cesar Onlus ripercorre con rara lucidità e scorrevolezza le tappe fondamenta-

li della vita del vescovo bresciano, ora 74enne. Un intreccio di storia e ricordi in una terra che cerca di rialzare la propria testa grazie alla grande opera di educazione e evan-gelizzazione operata da monsignor Mazzolari e dai tanti missionari e collaboratori della diocesi di Rum-bek, dove risiede dal 1990. Il libro si apre con una breve in-troduzione sulla storia del Paese e la sua condizione attuale, prima di passare dall’Africa a quella Brescia che ha dato i natali a Mazzolari, e al ricordo delle lacrime di suo pa-dre all’annuncio di voler diventare

sacerdote. Una vocazione che por-ta il giovane don Cesare Mazzolari negli Stati Uniti per un’esperienza missionaria di 25 anni con gli afro-americani dei sobborghi più poveri delle grandi metropoli. Da qui il tra-sferimento in Sudan nel 1981, dove resterà oltre trent’anni. Parlando della missione e dell’esse-re missionari il “bishop” bresciano spiega: “Bisogna perdere qualcosa per guadagnare. Una regola che va-le in campo umano come nella fede. Possiamo progredire solo se rinun-ciamo al modo in cui noi faremmo le cose, pensando invece che sarà Dio

ad aiutarci”. Ampio spazio è dedi-cato alla guerra e ai suoi strascichi, cosa che portò in Africa anche Enzo Biagi, col quale nacque una partico-lare amicizia. Il libro contiene rac-conti della lunga evangelizzazione e anche molte denunce, come quella su schiavitù e tratta di uomini e don-ne e bambini, oltre alla lotta verso le prevaricazioni delle multinazionali. Lucida e senza compromessi la par-te conclusiva “Sguardi sul mondo e sulla Chiesa”, che lascia ampi spazi alla riflessione ed è caratterizzata dalla schiettezza tipica di monsignor Cesare Mazzolari.

“Nulla è più bello di Cristo,l’unico senza peccato”

(Pavel Florenskij)

MONTICHIARI (BS)

“Madre di Dio di Kazan” Russia: Scuola di S. Pietroburgo, metà del 1800, cm 31x26,5. “Cristo dal Volto Severo” Russia: fine del 1700, cm 30,5x24,5.

Della Madre di DioTre grandi prototipi di icone della Madre di Dio sono attribuiti alla mano dell’Evangelista Luca. Secondo la leggenda popolare egli le dipinse quando Maria era ancora in vita. Pur non essendoci fonti attendibili che dimostrino questo, è comunque l’unico degli Evange-listi a trasmetterci molti particolari sulla Madre di Dio. Due immagini rappresentano la Madre ed il Bambino Gesù, e sono conosciute con i nomi di “Odighitria” e “Eleusa” (Madre di Dio della tenerezza); la terza, senza il Figlio, prende il nome di “Vergine Orante”. Ai tre prototipi fondamentali, l’Ortodossia ne aggiunge un quarto che intitola “Madre di Dio in trono”.Da questi quattro “tipi” iconografici deriveranno in Russia più di 250 temi mariani, indicati con titoli che si rifanno ai luoghi della loro apparizione o ai miracoli riconosciuti. In tutte le raffigurazioni sul capo e sulle spalle delle Vergine sono rappresentate tradizionalmen-te tre stelle, antichissimo simbolo siriaco della triplice perpetua verginità di Maria (prima, durante e dopo il parto), che indicano, nello stesso tempo, il segno della croce e la Trinità. Nelle icone maria-ne l’identificazione generale della Madre di Dio è data dall’iscrizione greca dei “Sacri Nomi” MP OY (Madre di Dio)

Degli Angeli...Gli angeli occupano una posizione importante nelle composizioni iconografiche: sono le Creature incorporee che fanno da ponte fra

Cielo e Terra e sono i rappresentanti del Vecchio Testamento. A volte Dio stesso si manifesta agli uomini prendendo le sembianze di queste Creature, come ci tramanda l’Antico Testamento nell’episodio delle visita ad Abramo e Sara da parte de tre Messaggeri Divini di identico aspetto. La Chiesa Ortodossa divide in tre gruppi principali la raffigu-razione angelica: il Serafino, che con le sue sei ali copre tutto il corpo lasciando visibile solo il volto; il Cherubino con quattro ali e l’Angelo con due ali e dall’aspetto di un giovane uomo.Solo tre Angeli sono nominati nella Bibbia con il loro nome: Gabriele “Potenza di Dio”, Michele “Chi come Dio?” e Raffaele “Dio dona guarigione”.Nelle iconostasi gli Angeli sono i guardiani delle Porte, fanno parte della composizione della Deesis e sono presenti in alcune icone delle Feste Liturgiche.Una figura di rilievo dell’iconografia russa è rappresentata dall’Angelo Custode “Angel Chranitel”, che è venerato nell’intimità della famiglia.L’Angelo è considerato la Creatura Celeste più vicina all’uomo, che lo accompagna fino al giorno del trapasso. In Russia, a partire dal XVII secolo, è usanza rappresentarlo anche nei bordi delle icone, dove sono

dipinti i Santi Protettori. L’Angelo Custode è sempre presente nelle composizioni delle icone denominate “Icone di Famiglia”.

...e dei SantiLe icone di Santi rimandano a Cristo; questa è la ragione per cui in esse troviamo sempre un’indicazione della Sua Presenza: una mano di Dio Padre, il Cristo Pantocrator, la Trinità o pergamene con passi del Vangelo.I Santi sono identificabili dalle iscrizioni, ma anche dalla fisionomia; le vesti ed altri attributi, come per esempio la croce dei Martiri, li collocano in una specifica categoria. Sono i Patriarchi, Profeti, Apostoli, Vescovi, Padri della Chiesa, Martiri, Santi guerrieri, eremiti, monaci e Sovrani. Lo scopo dell’icona di un Santo è quello di essere, per il credente, un esempio da seguire, un monito, una ammonizio-ne, un sostegno o un aiuto.Le icone più antiche raffigurano uno, due o tre Santi al massimo. In epoche più tarde troviamo gruppo più numerosi, come nelle “Icone di Famiglia”.In qualche icona il Santo viene rappresentato nel centro della tavola e “incorniciato” da scene della sua vita. Anche i Santi Protettori hanno una collocazione particolare nell’iconografia; spesso infatti sui bordi delle icone vengono aggiunte le figure di uno o più Santi. La scelta non è casuale: i personaggi da raffigurare sono i Protettori del destinatario dell’opera.

A CURA DI

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a Piccola famiglia france-scana ricorda il fondato-re padre Ireneo Mazzotti nel centenario dell’ordi-nazione sacerdotale. Nel

Bresciano sono in programma due giornate: il 4 giugno a Ome la litur-gia, alle 17 al cimitero, presieduta da mons. Ruggero Borboni e alle 18 la Santa Messa nella parrocchiale con frate Francesco Metelli; il 5 giugno a Cologne, invece, alle 11 la Santa Mes-sa officiata da frate Francesco Bravi. Il 10 giugno, infine, nel duomo di Mi-lano c’è la Messa alle 9. Padre Ireneo, originario di Cologne, visse la sua vocazione con grande impegno e responsabilità. Conside-rava il sacerdozio come un immen-so dono, una grazia segnalata, e nei suoi scritti frequentemente ringra-zia il Signore per averlo chiamato al ministero sacerdotale. Era il 1929 quando si presentava a padre Ireneo Vincenza Stroppa. Racchiudeva in sé un grande sogno: “...Vivere una vita

80 anni di storia. La vita di padre Ire-neo Mazzotti si intreccia meraviglio-samente con la nascita e lo sviluppo di questa opera in cui lui riversa tut-te le sue attenzioni di padre, ma so-prattutto vi instilla la sua profonda fede, il suo grande amore a Dio e ai fratelli, la sua devozione semplice e sincera alla Vergine Madre: una vita vissuta e perseguita con un costante impegno di ascesi, che parte e fonda le sue radici nella spiritualità france-scana. Prima che fondatore padre Ireneo è sacerdote nella pienezza del termine. La sua vita fu un duro cam-mino nella costante ricerca di “farsi santo”. Nel suo esame di coscienza quotidiano, nelle sue meditazioni, registrava e descriveva con sinceri-tà, quelli che considerava i limiti del-la sua umanità, con una scrupolosa analisi interiore. nel suo diario per-sonale annotava dettagliatamente e nei minimi particolari i propositi e le tappe da raggiungere, gli impegni e le promesse, i piccoli passi, ma anche

di unione con Dio, in mezzo al mon-do”: nasceva così, con l’adesione di alcune altre terziarie della Fraternità del convento di S. Gaetano, il primo nucleo di quello che diventerà l’Isti-tuto secolare “Piccola famiglia fran-cescana”, affidato al padre Ireneo Mazzotti, che ne sarà il fondatore. Non è facile descrivere la personalità semplice e pur complessa di questo sacerdote, che fu strumento umile, operaio pronto e disponibile nelle mani della Provvidenza divina, che fece di lui il Fondatore della Piccola famiglia francescana, un Istituto se-colare, che ha celebrato ormai i suoi

Dal 3 (dalle 18) al 5 giugno torna per il 12° anno la rassegna “Dall’Olivo…all’Olio”, l’appuntamento che Marone, Città dell’Olio della Riviera degli Ulivi bresciana, dedica alla valorizzazione dell’olio extravergine d’oliva italiano Dop Laghi Lombardi con menzione geografica aggiuntiva Sebino. Per il 2011, però, la manifestazione assume un respiro più nazionale, grazie al sostegno di Feder Dop Olio, la Federazione

nazionale dei consorzi volontari per la tutela delle Denominazioni di origine protetta degli oli extra vergini di oliva che associa 22 Consorzi di tutela dell’olio Dop, la quasi totalità del settore. Ogni serata della tre giorni comincerà con una cena, allestita all’interno della Sala polifunzionale del centro civico don Riccardo Benedetti nel parco di Villa Vismara, curata dai ristoratori locali: venerdì toccherà all’agriturismo “El Giardì” di

Marone e domenica al Ristorante “L’Uliveto di Villa Kinzica” di Sale Marasino. Entrambi i pranzi, invece, saranno a cura del ristorante maronese “Alla Galleria”. Sabato sera, invece, cena-evento proposta dallo chef Stefano Masanti del ristorante “Il Cantinone di Madesimo” di Sondrio, che vanta una stella Michelin. La giornata del 4, oltre alla presenza degli stand e dei laboratori di degustazione, vedrà anche alcuni importanti momenti

istituzionali, che culmineranno alle 20 con l’assegnazione dei premi “Olioimpresa”, e “Ercole de Ela”. Ogni serata e il pomeriggio domenicale saranno costellati da momenti di intrattenimento per grandi e piccoli, che termineranno, domenica sera, con il classico ma sempre affascinante spettacolo pirotecnico sul lago, a chiusura della manifestazione. Saranno presenti anche i laboratori di degustazione. Per informazioni e prenotazioni, tel 030/3531950.

Quando le singole voci cadono ina-scoltate è l’unione a fare la forza. Così i quattro Comuni di Berlingo, Rovato, Cazzago S. Martino e Tra-vagliato si sono mossi per segnalare abusi e inadempienze degli operato-ri titolari delle autorizzazioni all’at-tività estrattiva nel bacino Ateg14. Un malumore diffuso che prosegue da diverso tempo e trova comuni in-tenti nelle parole del primo cittadino di Berlingo, Dario Ciapetti: “Nel ba-cino sud dell’Ate sono stati conferiti abusivamente oltre 10mila metri cubi di rifiuti tossico-nocivi (in gran parte piombo), poi messi ‘in sicurezza’ nel cosiddetto sarcofago tra il 2003 e il 2005, fra l’altro dal 2009 non più mo-nitorato (per emissioni in falda) dalla ditta Cave Nord, come previsto negli accordi. Nel 2006 Travagliato notifi-

ca escavazioni abusive e lo stesso fa Cazzago tra il 2007 e il 2009. Inoltre, a seguito di accertamenti vengono avviati procedimenti per stoccaggio abusivo di rifiuti non regolari e di re-cente la Guardia di finanza sequestra parte del bacino sud per episodi di escavazione e riporto abusivi. Quel che chiediamo è la tutela dei citta-dini e l’ascolto delle istanze pubbli-che, spingendo sulla modifica della legge regionale n. 14 del 1998. Alla Provincia chiediamo la sospensione immediata di tutte le autorizzazioni all’escavazione e il riconoscimento del Parco locale di interesse sovraco-munale, alla Regione l’archiviazione delle domande di discarica nel baci-no e alla Magistratura di conoscere in tempi celeri la natura e la quantità del materiale abusivamente conferito”.

le sconfitte. Vi si ritrova soprattutto il costante impegno di ricominciare sempre daccapo senza defezioni o rinunce. Possiamo cogliere molti de-gli aspetti della fisionomia propria di questa nuova opera, dai suoi scritti, dalle sue esortazioni e dalle parole con cui accompagnava i membri nel cammino di formazione, ma soprat-tutto dalla testimonianza della sua vita, dal suo sentire, dalla sua pietà eucaristica e mariana, dalla spiritua-lità francescana.

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La comprensione delle icone può risultare spesso difficile, specie se osservate con l’ottica della cultura europea occidentale. Tali raffigurazioni sacre non possono essere dunque paragonate a quadri: questi, e in genere le raffigurazioni pittoriche, rappresentano uomini, una realtà concreta che si “muove”, le immagini sono tridimensionali, raccontano ciò che si vede ogni giorno, i temi sono sempre tradotti in linguaggi terrestri. Anche la

pittura impressionistica e l’arte astratta sono rappresentazioni di emozioni, di uno stato del poeta che non può essere fisso o definito secondo canoni stabiliti in precedenza. Le icone rappresentano fedelmente ciò che si trova nelle Sacre Scritture, non sono semplici raffigurazioni, non possono essere giudicate con gli stessi caratteri di un quadro, né possono avere lo stesso ruolo di un dipinto. L’icona può essere vista come una finestra spirituale

aperta a tutti coloro che sono in grado di coglierne l’essenza. Per coglierla con la giusta sfumatura bisogna mettersi nei panni del credente, ed entrare nella convinzione che Dio sia il giudice ed il supremo occhio che osserva e al quale nulla sfugge. Alcuni ritengono pertanto che non sia appropriato definire l’icona come una semplice rappresentazione artistica. L’icona non è un simbolo, ma esprime mediante un codice simbolico il messaggio di salvezza.

ondazione Cab, Associa-zione Amici della chie-sa di Santa Maria della Carità e l’ente parroc-chia della Cattedrale di

Brescia, che nei mesi scorsi hanno promosso l’avvio degli interventi di recupero e di restauro della chie-sa di via dei Musei, hanno lanciato una serie di iniziative per sostene-re l’importante progetto. Accanto al tradizionale canale delle donazioni, effettuabili tramite il ricorso al con-to corrente dell’Assocazione ami-ci della chiesa di Santa Maria della Carità onlus (codice iban: IT 79 K 0350011210000000060594), tramite il sito www.amicidella chiesasmc.it, telefonando allo 0423/705025, e a quello della destinazione del 5xmille alla stessa associazione, c’è anche la possibilità di contribuire all’impor-tante restauro attraverso l’acquisto dei biglietti di una lotteria che avrà termine il prossimo 7 luglio. Due cro-ciere, 10 abbonamenti ad “Avvenire” e altri premi sono a disposizione del-le persone che sceglieranno questa

forma di sostegno. La chiesa di Santa Maria della Carità, si trova nel cuo-re del centro storico di Brescia, è un importante luogo di culto della città. Edificata a seguito del Sacco di Bre-scia del 1512 e ricostruita un secolo dopo, la chiesa è il monumento più importante dell’architettura barocca bresciana. Nata per ospitare le donne bisognose, nel corso dei secoli ha co-nosciuto ben tre interventi di restau-to, sempre sostenuti dal contributo determinante della popolazione.Attualmente l’edificio versa in condi-zioni di progressivo degrado e rischia di subire danni irreversibili all’intera struttura. L’avvio del progetto di re-

cupero ha permesso di stabilire che le condizioni di salute della chiesa sono ancora più gravi di quello che si pensava. I muri perimetrali si stan-no un po’ aprendo perché la volta, essendo sostenuta da spicchi otta-gonali, si comporta proprio come succede con gli spicchi di un frutto quando non sono saldati tra di loro; tendono per il peso ad aprirsi e su-gli angoli tra uno spicchio e l’altro si aprono delle crepe, che quindi sono strutturali; chiaramente si evidenzia-no sull’affresco, sulla parte così stuc-cata, investono però la struttura, al punto che ci sono dei passaggi dove si può dall’interno uscire all’esterno oggi con un bastone. L’importante restauro strutturale è stato così af-fidato alla direzione dell’arch. Fras-soni. Gli sforzi messi in campo dalla Fondazione Cab e della realtà che si sono fatte carico del recupero deve essere implementato. Di qui l’idea delle tante inizitative presentate, non ultima quella della lotteria. Per ulte-riori informazioni www.amicidella-chiesasmc.it.

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Tre anni dopo la conclusione del restauro dell’abside, la comunità di Niardo si prepara in questi giorni ad affrontare il restauro dell’imponen-te navata della chiesa parrocchiale, dedicata a S. Maurizio (nella foto). Dopo i numerosi interventi eseguiti negli scorsi anni su iniziativa di don Fausto Murachelli, oggi parroco di Capo di Ponte, il suo successore, don Angelo Corti, ha voluto segui-re le orme del suo predecessore. L’incarico all’esecuzione dei lavori è stato affidato al restauratore bre-sciano Leonardo Gatti, che con la sua équipe aveva già sottoposto a certosine cure, oltre all’impianto de-corativo dell’abside, anche i due an-tichi orologi dipinti sul campanile. Il suo Studio-Laboratorio opererà con autorizzazione della Soprintendenza di Brescia, in stretta collaborazione con l’architetto Giacomo Panteghi-

ni, direttore dei lavori. “Stiamo solo aspettando l’autorizzazione a un’in-tegrazione al progetto già approvato da parte della Soprintendenza, che confidiamo possa arrivare a bre-ve, per poi iniziare il montaggio del grande ponteggio e dare il via ai re-stauri con la stagione estiva”. È con queste parole che il Parrocco dà conto di questa iniziativa, che ha visto l’approvazione da parte della comunità parrocchiale, molto sensi-bile a tutti i piani di recupero dei be-ni storico-artistici del proprio paese. In questi giorni si stanno anche pia-nificando alcune iniziative di sensi-bilizzazione per la raccolta di fon-di, pubblicizzando i progetti d’in-tervento. Un restauro assolutamente necessa-rio, dato lo stato di grave e avanzato degrado di buona parte degli intona-ci delle volte.

Il Gruppo artistico bagnolese, il sodalizio nato nel 2005 con l’obiettivo di divulgare l’arte in ogni sua manifestazione, organizza, con il patrocinio dell’assessorato alla Cultura della locale amministrazione comunale un nuovo evento culturale: “Palazzo in mostra” esposizione collettiva di pittura e scultura a tema libero che si compone di un centinaio di opere, realizzate da una trentina di artisti, la maggior parte appartenenti all’associazione e da una decina

di scultori. L’evento, inserito nel programma culturale annuale dell’associazione e divenuto ormai un momento fisso nella sua attività presenta quest’anno alcune novità, esposte da Fabiano Paterlini, presidente del sodalizio. “Quest’anno l’evento, oltre ad essere una “collettiva del gruppo pittori” come viene confidenzialmente chiamato, ha al suo interno anche l’allestimento di una sezione dedicata alla scultura in cui esibiranno le loro opere artisti

della nostra comunità, ed anche dell’intero territorio della provincia bresciana. Con questa iniziativa vogliamo sottolineare l’importanza della cultura e le potenzialità artistico-espressive e le passioni che risiedono nell’anima di ogni persona e la volontà dell’artista di far conoscere i propri sentimenti per avere un confronto con il pubblico”. Anche quest’anno poi, rispettando una tradizione particolarmente apprezzata nelle precedenti

edizioni, sarà allestita la mostra “Omaggio ad artisti bagnolesi scomparsi”, che quest’anno sarà dedicata a Canuto Chizzolini pittore naif che, testimone della Bassa bresciana, con i suoi quadri ha raccontato la campagna bresciana. “Palazzo in mostra”, che sarà allestita a Palazzo Bertazzoli (nella foto) in via XXVI aprile,48 sarà inaugurata sabato 4 giugno alle ore 18 e sarà visitabile sino al 26 giugno, il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 dalle 17 alle 19.

PEDANE RISCALDANTI

FUNGO E CONO RADIANTI

PANNELLO RADIANTE PER BANCO

TAPPETO E SOTTO-TAPPETO RISCALDANTI

SOTTO-MOQUETTE RISCALDANTE

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«O santissimo Padre nostro: creato-re, redentore, consolatore e salvatore nostro…». Per molto tempo abbiamo vissuto la figliolanza, chiamandola “timor di Dio” ed escludendone la di-mensione affettiva. Oggi il rischio è opposto, trasformare Dio nel “papari-no”, nel “Papi”. Ho dei fremiti quando leggo nei Vangeli che Gesù usò per la prima volta il termine “Abbà” all’orto degli ulivi (Mc 14,36). In quell’occasio-ne non ci fu spazio per il sentimenta-lismo: ci troviamo davanti ad un Dio che tace e che non retrocede dalle sue posizioni, nemmeno nei confron-ti del Figlio, l’Amato. La paternità di Dio è anche questo e qui ci sarebbe una profonda riflessione su come og-gi venga vissuta, nelle nostre famiglie, una paternità molle, assente o super-

on ci sono molti par-ticolari nel racconto di Matteo; nemmeno il nome del monte del-la Galilea, nemmeno il

come sia avvenuto l’ultimo distac-co. C’è solo il necessario: il messag-gio, la certezza che quanto è accadu-to ha sconvolto una volta per tutte la storia e non solo la vita dei dodi-ci discepoli. Tutto è nelle mani del Risorto e da qui discende la neces-sità: andare, predicare, battezzare, rendere discepoli tutti i popoli della terra. Il suo potere diventa la missio-ne dei discepoli. In altre parole: quello che si è com-piuto già in Gesù si deve compiere nella storia attraverso il cammino della Chiesa. È da qui che discende il necessario per la vita della Chie-sa e, per quanto essa si incarni in manifestazioni storiche differenti, quello che non cambia è la neces-sità di rendere presente Lui che ha già il potere su tutto. Costrin-gere gli uomini a vedere Lui che non è più disponibile ma che dice

di rimanere sempre, fino alla fine del mondo. Costringere gli uomi-ni alla stessa nostalgia, allo stesso bisogno di sentirlo presente pur sapendo di doverlo ancora aspet-tare. Costringere alla contraddi-zione della propria inadeguatezza, fragilità, incoerenza come mezzo per comunicare la Sua inspiegabi-le presenza. Ma soprattutto la nostalgia. Che si sente solo quando chi non è più di-sponibile è stato amato. La nostal-gia nasconde un senso d’amore ir-risolto e continuato che il tempo non riesce a separare e a cancel-lare. E pretende che questo amore non sia dimenticato; anzi che sia conosciuto e lasciato vivere, fino alla fine del tempo. Ed è esagera-ta la nostalgia, così come l’amore che l’ha generata; e parla, e con-vince, e avvolge. Si può chiamare testimonianza per creare un filtro razionale; pre-dicazione se le si dà un contenu-to strutturato. Ma in fondo è solo quell’amore che, dall’inizio non

riesce a star fermo e ha bisogno di continuare a dire quel che è ac-caduto nella bruciante esperien-za dell’inizio, inspiegabile come l’amore di Dio e inadeguato come l’amore dell’uomo. È la nostalgia di averLo ancora qui, presente e futuro insieme, in una tensione che si svolge nella storia e che la coinvolge dall’inizio alla fine, la pervade cambiandola di segno. È l’amore che diventa esperienza di vita nella storia di quelli che hanno il coraggio di cre-dere, di dire e di fare quello che Lui ha comandato. Non un senti-mento vago di amore, ma l’amore vero che diventa qualcosa di con-creto, che costruisce la storia e trasmette l’assoluto. Non ci sono parole convincenti al punto da trascrivere questo amo-re e questa nostalgia. Si impasta-no con i giorni di chi crede e di-ventano i giorni di chi attende. Di chi continua ad andare e a crede-re che Lui è sempre con noi. Fino alla fine del mondo.

flua. Nella vita di alcuni Santi pregare il Padre nostro è stata un’esperienza trasformante. Maria Egiziaca, prosti-tuta, si reca piena di peccati al San-to Sepolcro. Piange, entra facendosi forza e dal cuore le esce la preghiera del Padre nostro. La conversione la porta a vivere il resto della vita come Ammà, eremita nel deserto. Chiara da Rimini, vita dissoluta, vuole entrare nella chiesa francescana di Rimini, trova la porta chiusa. Vi entra da una porta secondaria e piangendo recita il Padre nostro. Diventerà monaca “santa e ribelle” come l’apostrofa una recente e bellissima biografia. Santa Margherita da Cortona, dopo una gio-vinezza leggera, il declino e pregando nella chiesa francescana di Cortona, davanti ad un Crocifisso si sente chia-

mare: “Figlia!”. In anni recenti, un ami-co, Gianfranco, che viveva momenti di prova nella vita, dopo tanti anni si affaccia alla chiesa di San Francesco in Brescia. Entra nel momento in cui si canta il Padre nostro nelle lodi do-menicali. Passano le settimane, ripete l’esperienza in un altro orario: ancora il Padre nostro, ma nella celebrazio-ne eucaristica. Si ferma a riflettere: «Perché sempre il Padre nostro?». Nel silenzio dell’anima capisce che Dio vuole ricordargli che non è solo ad affrontare le sue prove ma che può confidare in un Padre creatore, con-solatore e redentore e tornare a sen-tirsi figlio. Questa è solo una piccolis-sima parte di quell’abisso sul quale si affacciò San Francesco meditando la prima parola della preghiera: Padre.

Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

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assemblea dei Vesco-vi italiani (Roma, 23-27 maggio) si è conclusa con un gesto di umile e fiduciosa, persino acco-

rata preghiera davanti all’icona di Maria, “Salus populi romani”, nella più antica basilica dedicata in Occi-dente alla Madre di Dio, Santa Maria

Maggiore. I Vescovi, radunati attor-no a Benedetto XVI, hanno voluto “condividere un intenso momento di preghiera con il quale affidare alla protezione materna di Maria, ‘Mater unitatis’, l’intero popolo ita-liano, a 150 anni dall’unità politica del Paese”. Così, in un breve e inten-so messaggio, si è espresso il Papa

“È possibile che l’umanità conosca la vera gioia, perché là dove arriva il Vangelo, fiorisce la vita; come un terreno arido che, irrigato dalla pioggia, subito rinverdisce”. Lo ha detto, domenica 29 maggio, Benedetto XVI, prima di recitare il Regina Cæli da piazza San Pietro. “Filippo e gli altri discepoli, con la forza dello Spirito Santo, fecero nei villaggi della Palestina ciò che aveva fatto Gesù: predicarono la Buona Notizia e operarono segni prodigiosi”, ha proseguito il Papa

commentando la prima Lettura della domenica scorsa. “Era il Signore che agiva per mezzo loro – ha chiarito il Pontefice –. Come Gesù annunciava la venuta del Regno di Dio, così i discepoli annunciarono Gesù risorto, professando che Egli è il Cristo, il Figlio di Dio, battezzando nel suo nome e scacciando ogni malattia del corpo e dello spirito”. “E vi fu grande gioia in quella città”. Leggendo questo brano, secondo il Santo Padre, “viene spontaneo pensare alla forza risanatrice del

Vangelo, che nel corso dei secoli ha ‘irrigato’, come fiume benefico, tante popolazioni. Alcuni grandi Santi e Sante hanno portato speranza e pace ad intere città”. “Mentre i potenti di questo mondo cercavano di conquistare nuovi territori per interessi politici ed economici – ha aggiunto Benedetto XVI –, i messaggeri di Cristo andavano dappertutto con lo scopo di portare Cristo agli uomini e gli uomini a Cristo, sapendo che solo Lui può dare la vera libertà e la vita

eterna”. Anche oggi “la vocazione della Chiesa è l’evangelizzazione: sia verso le popolazioni che non sono state ancora ‘irrigate’ dall’acqua viva del Vangelo; sia verso quelle che, pur avendo antiche radici cristiane, hanno bisogno di nuova linfa per portare nuovi frutti, e riscoprire la bellezza e la gioia della fede”. Un pensiero quindi al Beato Giovanni Paolo II, che “è stato un grande missionario, come documenta anche una mostra allestita in questo periodo a Roma.

“La presenza dei cattolici nei vari par-titi è una scommessa e una chance affinché la politica prenda la piega di un concorso costruttivo e non lace-rante, alla ricerca del bene comune e non solo di quello di una parte”. Lo ha detto mons. Mariano Crociata, segre-tario generale della Cei, nell’interven-to tenuto lunedì 30 maggio presso la Camera dei Deputati, in occasione del Convegno “Cattolici e cattolici a con-fronto”. Soffermandosi sulla necessi-

tà di avviare “una riflessione sul con-fronto da politici cattolici militanti in diversi schieramenti”, mons. Crociata ha affermato che “la sfida più grande è non farsi fagocitare dalle logiche con-flittuali interpartitiche, ma far agire la logica del confronto costruttivo”. “L’interesse di parte – ha ammonito il Segretario generale della Cei – non può oscurare la visione e la ricerca del bene generale: di questo i catto-lici in politica devono sentire la pri-

migenia e irriducibile responsabilità, come testimonianza di fede e di una appartenenza ancora più originaria e discriminante”. In questa prospettiva, per la Cei “le diverse rappresentazioni del bene generale e la ricerca di tutti per un qualche interesse di parte de-vono trovare una forma di composi-zione che non cancelli le differenze, ma evolva verso la visione di un bene più grande in cui sia possibile ricono-scere l’apporto di ciascuno”.

che, in questa come in altre frequenti occasioni, ha espresso la sua attenta premura per “questa amata nazione”, di cui nell’assemblea si è parlato con toni preoccupati nell’intento di inco-raggiare la ripresa di un cammino di sviluppo e di superamento delle dif-ficoltà e del disorientamento in cui versa l’attuale stagione politica. “Af-

fidare” a Maria con il ricorso ad una delle preghiere più popolari quale il Rosario non è un atto di rassegnata attribuzione ad altri delle responsa-bilità, non è un gesto magico: “La fede non è alienazione”, quanto una presa di coscienza, più profonda e lucida, della responsabilità delle persone chiamate a “fare spazio a Dio” nella vita privata e pubblica, e porsi “alla scuola di Maria”. La Ver-gine ci invita a “condividere i passi di Gesù”, camminare sul sentiero da lui indicato, imitando lui che è “la forma dell’uomo, la sua verità più profonda, la linfa che feconda una storia altrimenti irrimediabil-mente compromessa”. La preghiera dei Vescovi con il Papa è invocazio-ne a Dio, richiesta d’intercessione di Maria, è confessione di povertà e insufficienza delle risorse umane di

fronte ai grandi e complessi proble-mi della storia contemporanea, ma è anche messaggio e ammonimento per amministratori, politici e citta-dini. Un invito a prendere sul serio la dimensione politica della vita col-lettiva, a essere sensibili e capaci di rappresentare le istanze sociali, a ri-costruire la storia in termini non fa-

ziosi, a concepire la laicità in modo rispettoso dei diritti dei fedeli e del-le comunità religiose, a riconosce-re l’importanza della presenza della Chiesa nella storia italiana di questi 150 anni. In una parola ad affronta-re la vita politica e sociale sulla base delle categorie della fraternità e del bene comune. Benedetto XVI ha voluto ricordare a chiare lettere: “A ragione l’Italia ce-lebrando i 150 anni di unità politica può essere orgogliosa della presenza e dell’azione della Chiesa” e rivendi-ca il diritto di rappresentare le istan-ze etiche e di difendere i valori e i diritti fondamentali dell’uomo che sono “previ rispetto a qualsiasi giu-risdizione statale”, in quanto iscrit-ti nella natura stessa della persona umana. La Chiesa così fa la sua po-litica, nel modo più alto e dignitoso,

in ginocchio, con lo sguardo in alto, dando un segnale di umile forza, ca-pace di trasformare il modo e lo stile di operare nella sfera pubblica, al-lontanandone la corruzione in tutte le sue molteplici forme, anche quella devastante degli speculatori finan-ziari, e le miserie e meschinità quo-tidiane. Esplicitamente, mettendosi dalla parte di chi si trova in difficol-tà ed è perdente in questo momen-to, mentre nelle piazze si attivano manifestazioni di protesta, segno di un crescente disagio, Benedetto XVI fa un appello a favore dei disoccu-pati, dei precari, per costruire insie-me una società più giusta, tutelare la vita umana e sostenere gli sforzi della famiglia perché possa dar vita e educare nuove generazioni, per-sone libere e responsabili, per una società rinnovata.

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l 23 maggio del 1992 una bom-ba posta sotto il manto stradale dell’autostrada che collega l’ae-roporto a Palermo provocava la morte di Giovanni Falcone, di

sua moglie, degli uomini della scorta; il 23 maggio di ogni anno Palermo, la Sicilia e l’Italia intera si fermano per poter rispondere con la forza della le-galità e con il senso di appartenenza alle istituzioni alla brutalità e alla vio-lenza di quel giorno. Anche quest’an-no l’appuntamento si è rinnovato, in un luogo simbolo: l’Aula bunker del tribunale di Palermo. Abbiamo avuto la possibilità di essere parte di que-sto evento, e per noi è stata un’espe-rienza, coinvolgente, inaspettata e fortemente educativa. Il ministero dell’Istruzione, qualche mese fa, ci ha contattato per chiedere la disponibi-lità ad animare l’accoglienza di circa 1200 studenti provenienti da tutta Italia che avrebbero raggiunto Paler-mo su due grosse navi provenienti da Napoli e Civitavecchia. L’entusiasmo dei 23 animatori del nostro oratorio è stato un elemento fondamentale di questa avventura. La giornata di do-menica è stata dedicata alla prepara-zione di 10 laboratori sulla legalità: 10 occasioni di riflessione, di gioco, di attività manuale per poter dire che le regole, la legge, il senso di appar-tenenza a una comunità, l’attenzione all’altro, sono alcuni mattoni per co-struire il bene di tutti. Il lunedì seguen-

ma abbiamo incontrato anche espo-nenti delle istituzioni. Ci siamo propo-sti con il nostro stile e per una volta abbiamo assaporato cosa significhi esportare lo “stile oratorio” laddove l’oratorio non è una realtà molto co-nosciuta. È un’esperienza che ricor-deremo a lungo perché ci ha aiutato a cogliere l’importanza fondamentale di educarci ed educare alla legalità; gli animatori dell’oratorio hanno sentito che davvero la speranza ha bisogno di comunione di intenti. Un brivido ci ha colto ed emozionato quando il corteo di 10mila giovani si è fermato in un si-lenzio irreale e profondo per ricorda-

te, è stata una grande emozione assi-stere allo sbarco, una gioia grande ac-cogliere i bambini, una responsabilità bella e coinvolgente accompagnarli al nostro “villaggio della legalità”. Non c’erano solo i ragazzi e gli insegnanti,

Una seduta quasi interamente dedi-cata ad approfondire le ragioni su cui costruire il percorso dell’annunciato Sinodo diocesano sulle unità pastora-li. Ha voluto impostare così il vescovo Luciano Monari l’incontro dell’ultimo Consiglio presbiterale dell’anno pa-storale 2010-2011, tenutosi lo scorso 18 maggio presso il Centro pastorale. “Desidero che il cammino che faremo – ha detto Monari – faccia crescere in noi un’autentica mentalità sinodale,

che si deve compiere con pazienza e che avviene anche attraverso la con-versione. Riguarda la crescita del pen-siero e l’ascolto dello Spirito che parla alla nostra Chiesa”. Un cammino, quello verso il Sino-do, che già da alcune settimane vede all’opera una Commissione antepre-paratoria con il compito di elabora-re uno strumento per la riflessione e la consultazione e le tappe dell’anno sinodale. Alcune obiezioni sostanzia-

li ne hanno rallentato la definizione, per questo il Vescovo ha ritenuto che vi debba essere sempre “un’unanimità morale” intorno a temi così importanti per giungere a conclusioni condivise e non calate dall’alto. Le prime tappe riguarderanno l’Agorà in cui sarà dif-fuso lo strumento di riflessione e che vivrà la settimana “Chiesa nella città” dal 13 al 18 settembre 2011. Sabato 17 settembre in Cattedrale è prevista la messa di apertura dell’anno sinoda-

le, mentre il Sinodo sarà nell’autunno 2012. Il Consiglio ha successivamen-te proceduto a eleggere un consiglie-re (don Marco Mori) e un revisore (mons. Giuliano Nava) della Fonda-zione Opera diocesana S. Francesco di Sales per il quinquennio 2011-2016. Nel pomeriggio, poi, sono stati illustra-ti il bilancio dell’ente diocesi e delle parrocchie. Al termine la comunica-zione del Vicario generale circa la ce-lebrazione delle cresime.

re chi ha speso la sua vita per costru-ire una società libera, giusta, aperta. Giovanni Falcone ebbe a dire: “La mafia non è affatto invincibile. È un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha avuto un inizio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma im-pegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”. Siamo contenti di aver contribuito un poco a questo impegno.

Sabato 11 giugno si terrà in Cattedrale la veglia di Pentecoste “Convocati dallo Spirito Santo”. Ciascuna realtà ecclesiale attua il proprio impegno con l’originalità del suo carisma. Partendo da strade diverse ci si ritrova però insieme ed è lo Spirito Santo che, pur nella diversità rende accoglienti gli uni verso gli altri e porta all’unità di intenti: concorrere a edificare la Chiesa e rinnovare l’umanità.C’è una storia di corresponsabilità intessuta di rapporti personali,

un dialogo della vita. L’esperienza di Pentecoste porta a vivere l’orizzonte degli Atti degli Apostoli, a rinnovare sempre i legami come nelle prime comunità cristiane. La Commissione spiritualità di comunione della Consulta dei laici, formata da membri di numerose realtà ecclesiali, si è impegnata a comporre i vari momenti della Veglia. Non ci sarà la celebrazione eucaristica per la concomitanza delle ordinazioni presbiterali nel pomeriggio.

La Veglia, dopo la meditazione sullo Spirito Santo sarà arricchita da tre testimonianze di vita scelte fra le numerose che saranno affisse in Duomo. L’inizio è alle 20,30 e con la seguente scaletta: proclamazione della Parola (Mt. 11,4); intervento di Piero Sebastiano; testimonianze di membri delle aggregazioni laicali; introduzione all’adorazione di mons. Gianfranco Mascher; adorazione eucaristica; mandato e benedizione finale.

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Giovedì 2 giugnoOre 18.30 – Brescia – Incontro con il Prefetto.Venerdì 3 giugnoOre 18 – Brescia – S. Messa presso la comunità delle Clarisse Cappuccine di via Arimanno per il 40 del ritorno a Brescia.Ore 20 – Brescia – Partecipa all’assemblea della Cdal presso il

Centro pastorale Paolo VI. Sabato 4 giugnoOre 9.30 – Brescia – Partecipa al Consiglio pastorale diocesano.Ore 17.30 – Siviano di Montisola – Cresime.Domenica 5 giugnoOre 10.30 – Brescia – S. Messa in occasione della festa dei popoli alla Stocchetta.

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omenica 5 giugno la Chiesa celebra la Gior-nata mondiale delle comunicazioni sociali. Per l’occasione Bene-

detto XVI ha diffuso un messag-gio che ha come titolo “Verità, an-nuncio e autenticità di vita nell’era digitale”. Viene spesso ricordato, che siamo di fronte a una vasta trasformazione culturale. Come la rivoluzione industriale pro-dusse un profondo cambiamento nella società attraverso le novità introdotte nel ciclo produttivo e nella vita dei lavoratori, così oggi la profonda trasformazione in at-to nel campo delle comunicazioni

al servizio del bene integrale della persona e dell’umanità intera. Se usate saggiamente, esse possono contribuire a soddisfare il deside-rio di senso, di verità e di unità che rimane l’aspirazione più profonda dell’essere umano. Esiste uno stile cristiano di pre-senza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta e aperta, re-sponsabile e rispettosa dell’altro. Comunicare il Vangelo attraverso i nuovi media significa non solo inserire contenuti dichiaratamen-te religiosi sulle piattaforme dei diversi mezzi, ma anche testimo-niare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di co-municare, scelte, preferenze, giu-dizi che siano profondamente coe-renti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma espli-cita. Del resto, anche nel mondo digitale non vi può essere annun-cio di un messaggio senza una co-erente testimonianza da parte di chi annuncia. Il Papa sottolinea: “L’impegno per una testimonianza al Vange-lo nell’era digitale richiede a tutti di essere particolarmente attenti agli aspetti di questo messaggio che possono sfidare alcune delle logiche tipiche del web. Anzitutto dobbiamo essere consapevoli che la verità che cerchiamo di condi-videre non trae il suo valore dalla sua “popolarità” o dalla quantità di attenzione che riceve. Dobbiamo farla conoscere nella sua integrità, piuttosto che cercare di renderla accettabile, magari “annacquando-la”. Deve diventare alimento quo-tidiano e non attrazione di un mo-mento. La verità del Vangelo non è qualcosa che possa essere oggetto di consumo, o di fruizione super-ficiale, ma è un dono che chiede una libera risposta. Essa, pur pro-clamata nello spazio virtuale della

rete, esige sempre di incarnarsi nel mondo reale e in rapporto ai vol-ti concreti dei fratelli e delle so-relle con cui condividiamo la vita quotidiana. Per questo rimangono sempre fondamentali le relazioni umane dirette nella trasmissione della fede!”I credenti, testimoniando le loro più profonde convinzioni, offrono un prezioso contributo affinché il web non diventi uno strumento che riduce le persone a categorie, che cerca di manipolarle emotiva-mente o che permette a chi è po-tente di monopolizzare le opinioni altrui. Al contrario, i credenti in-coraggiano tutti a mantenere vi-

ve le eterne domande dell’uomo, che testimoniano il suo desiderio di trascendenza e la nostalgia per forme di vita autentica, degna di essere vissuta. “La verità che è Cristo – mette in risalto ancora Benedetto XVI – in ultima analisi, è la risposta piena e autentica a quel desiderio uma-no di relazione, di comunione e di senso che emerge anche nella partecipazione massiccia ai va-ri social network. (...) È proprio questa tensione spirituale propria-mente umana che sta dietro la no-stra sete di verità e di comunione e che ci spinge a comunicare con integrità e onestà”.

guida il flusso di grandi mutamenti culturali e sociali. Le nuove tecno-logie non stanno cambiando solo il modo di comunicare, ma la co-municazione in se stessa, per cui si può affermare che si è di fronte a una vasta trasformazione cultu-rale. Con tale modo di diffondere informazioni e conoscenze, sta na-scendo un nuovo modo di appren-dere e di pensare, con inedite op-portunità di stabilire relazioni e di costruire comunione. Le possibilità offerte dai nuovi mezzi impongono in modo sem-pre più pressante una seria rifles-sione sul senso della comunica-zione nell’era digitale. Come ogni altro frutto dell’ingegno umano, le nuove tecnologie della comuni-cazione chiedono di essere poste

Ore 15.30 – Brescia – Professione perpetua in San Lorenzo di suor Patrizia Confalonieri delle Ancelle.Ore 18 – Calcinatello – S. Messa e inaugurazione dell’oratorio.

Dal 6 all’11 giugno il Vescovo predica gli esercizi spirituali agli ordinandi presbiteri.

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Domenica 5 giugno, alle ore 15.30 nella chiesa di San Lorenzo in città, farà la professione religiosa perpetua nella congregazione delle Ancelle della carità, suor Patrizia Confalonieri (nella foto). Alla vigilia dell’evento suor Patrizia vuole condividere con noi i suoi pensieri scrivendo: “Desidero comunicare la gioia di questa grazia che il Signore dona a me e alla sua Chiesa. Frutto di un discernimento vocazionale e un itinerario formativo all’interno di un’esperienza comunitaria

nella famiglia delle Ancelle della Carità. Figlia di S. Maria Crocifissa Di Rosa, nostra Fondatrice, sono Ancella a servizio del regno secondo una peculiare intuizione: la carità di Gesù, contemplata nella Croce, adorata nell’eucaristia, imitata nel servizio del prossimo, particolarmente nella persona degli ammalati, dei poveri, dei piccoli riconoscendo che proprio in costoro Gesù predilige dimorare. Innalzo la mia preghiera di lode in comunione con tutti voi”.

L’assemblea generale della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali è convocata venerdì 3 giugno alle ore 20 presso il Centro pastorale Paolo VI con il seguente ordine del giorno: intervento del vescovo mons. Luciano Monari; presentazione del lavoro svolto nel triennio; elezioni per il rinnovo delle cariche sociali (comitato dei presidenti e segretario generale);indicazione delle linee di indirizzo 2011-2012; varie ed eventuali.

La cancelleria comunica i provvedimenti della settimana:Il rev.do sac. Daniele Mombelli è stato nominato insegnante di Diritto canonico nello Studio teologico Paolo VI, presso il Seminario diocesano, per il prossimo anno 2011-2012, in sostituzione del rev.do sac. prof. Giulio Sembeni.Il rev.do sac. Giuseppe Stefini, già vicario parrocchiale di S.M. Assunta in Palazzolo S.O., è stato nominato parroco di Cividate Camuno e Malegno.

“Dammi la sapienza che siede accanto a te in trono, perché io sono incapace di comprendere la giustizia e le leggi. Se qualcuno fra gli uomini fosse per-fetto, privo della sapienza che viene da te, sarebbe stimato un nulla” (Sap 9,4-6). Sono alcune delle parole della preghiera del re Salomone, che chiede a Dio il dono della ‘sapienza’ per esse-re in grado di governare, con rettitu-dine, il suo popolo. Il testo attribuisce alla sapienza un valore inestimabile: analogo a quello che San Paolo asse-gna all’agape nel suo celebre “inno alla carità” (1Cor 13,1-3). Ma cos’è la sapienza invocata da Salomone? Chi è ‘il sapiente’, ‘il saggio’, secondo la Scrittura? L’interesse attorno a que-sti interrogativi si fa ancora più vivo se il tema viene declinato in rapporto al nostro tempo. Il bisogno di ‘sapien-za’ e di ‘saggi’ pare proporzionale alla percezione di avere smarrito alcune coordinate fondamentali del vivere comune. Anche il vescovo Luciano, nel corso degli ultimi esercizi spiri-tuali all’Eremo di Montecastello, ha proposto una meditazione su questo tema: “La sapienza è l’arte di vivere − ha ricordato ai sacerdoti presenti − è quella capacità che progressivamen-te l’uomo deve assumere di orientare correttamente la vita, le decisioni e i comportamenti”. Il prossimo Conve-gno biblico diocesano, che si terrà do-menica 19 giugno presso il complesso San Cristo dei Missionari Saveriani, intende offrire un’occasione per ri-flettere su questa tematica, che oc-cupa un posto non trascurabile nella Scrittura. Il titolo del Convegno è: “La

sapienza in tempi difficili”. Sono pre-visti due interventi. Nel primo Paola Bignardi accosterà il tema in rappor-to a una lettura kairologica del con-testo culturale contemporaneo. Nel secondo don Flavio Dalla Vecchia si collocherà in una prospettiva più mar-catamente biblica. Per ulteriori infor-mazioni fare riferimento al sito della diocesi di Brescia o all’Ufficio cate-chistico diocesano (tel. 0303722245).

ilippo non è una matrico-la, né un professore, però è inserito in una scuola che non conosce eguali: la scuola del Vangelo. Questo

apostolo è stato protagonista, insieme a più di 6000 fedeli, dei festeggiamenti per i 90 anni dell’Università cattolica del Sacro Cuore, svoltisi a Roma lo scorso il 21 maggio e culminati nella celebrazione eucaristica presieduta dal card. Dionigi Tettamanzi nella Ba-silica di San Pietro, seguita dall’udien-za papale con Benedetto XVI. Tra i presenti anche un’importante delega-zione di studenti, docenti e persona-le tecnico-amministrativo della sede bresciana dell’università. Nel Vangelo proclamato durante la Santa Messa (Gv 14, 7-14), l’apostolo Filippo si rivolge a Gesù dicendo: “Si-gnore, mostraci il Padre e ci basta”. In questa frase si riassume il senso della missione intrapresa da padre Agosti-no Gemelli 90 anni fa quando, sotto l’egida dell’Istituto di studi superiori “Giuseppe Toniolo”, fu fondato quel-lo che sarebbe poi diventato il più im-portante ateneo dei cattolici italiani. Il desiderio di conoscere ha da sempre caratterizzato la vocazione dell’uni-

versità; molteplici sono i sentieri di un sapere sempre più vasto che si incontrano nell’unico sentiero prin-cipale, Gesù, che è via, verità e vita. Al termine della celebrazione, mons. Sergio Lanza, assistente generale dell’Università cattolica, ha esortato tutti a “videre Petrum” per trovare la strada giusta da percorrere, avviando all’incontro con il successore di Pietro

in Aula Paolo VI dove il Papa è stato accolto con incontenibile entusiasmo. Il rettore magnifico dell’Università cattolica, prof. Lorenzo Ornaghi, ha riconfermato la missione originaria dell’attività accademica dell’ateneo, volta ad “agire nel cuore della real-tà” – come disse il fondatore padre Gemelli – perché ciascuno sia pro-tagonista nella ricerca della verità e nell’incontro con l’amore di Cristo; è

stato inoltre ribadito l’intendimento comune di rinsaldare l’amicizia tra fe-de e ragione sullo sfondo di un’antro-pologia cristiana. In un clima di rapide trasformazioni – ha precisato il Papa – la società tende a relegare la reli-gione ad aspetti opinabili. Per evitare effetti pesanti, bisogna che l’Univer-sità cattolica consolidi le ragioni per cui è nata, promuovendo un umane-

simo autentico. La questione dell’As-soluto non è avulsa dalla realtà, ma è fondamentale per entrarvi; l’audacia nella ricerca e la pazienza nella com-prensione sono indispensabili per una sinergia tra fede e cultura. Il vertice della conoscenza di Dio si concretizza nella caritas; solo praticando l’amore si può conoscere Dio, quindi l’Univer-sità deve testimoniare la carità.

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situazione economica in cui si trovano le scuo-le materne autonome si è ormai fatta insostenibile: per l’anno 2011 sono stati

tagliati 287 milioni di euro (sui 539 milioni destinati, pari al 53%!). Ciò significa che mediamente le scuole incasseranno per ogni bambino 243 euro netti contro i 512 dello scor-so anno.Fra le altre cause di preoccupazio-ne: il buio completo, nonostante tut-ti gli sforzi fatti dalla Fism, su quan-do le scuole potranno cominciare a disporre dei fondi rimasti; le grosse criticità e le difficoltà crescenti della Regione Lombardia e dei Comuni a mantenere un sostegno economico adeguato; le forti difficoltà nel rin-novo del Contratto di lavoro per il personale, per la oggettiva mancan-za di garanzie economiche. Le scuole dell’infanzia associate all’Adasm-Fism sono scuole pubbli-che e, insieme alle scuole dell’infan-

scuole siano costrette alla chiusura per mancanza di fondi oppure che molte scuole si vedano costrette ad un sostanzioso aumento delle ret-te a carico delle famiglie. Da qui la decisione della Fism regionale della Lombardia di uscire allo scoperto e gridare per una volta, a gran voce: “Basta! Vogliamo giustizia! Vogliamo che la legge 62/2000 venga applicata partendo dalle scuole dell’infanzia paritarie che hanno garantito e ga-rantiscono la generalizzazione della scuola dell’infanzia in Italia”. Viene proposta quindi una mobilita-zione pubblica che si terrà la mattina di sabato 18 giugno a Milano, p.zza duca d’Aosta, alla quale sono invitati espressamente tutti i genitori e tutti i membri dei Consigli d’amministra-zione e di gestione delle scuole, oltre ovviamente al personale docente e non docente che ci auguriamo voglia condividere la protesta. L’Adasm fa-vorirà la massima partecipazione alla manifestazione attraverso l’organiz-

zia statali, costituiscono il sistema scolastico nazionale. Pur assolvendo allo stesso compito, le scuole Adasm-Fism costano allo Stato 10 volte di meno. Per ogni bimbo che frequen-ta una scuola materna autonoma lo Stato, fino ad oggi, erogava 512 eu-ro annui mentre per ogni bimbo che frequenta una scuola statale spende 6.112 euro annui. È giusto investire 6.112 euro per ogni bambino della scuola statale. È sbagliato non trat-tare i bambini delle scuole paritarie allo stesso modo!Se lo Stato non rivede le sue posi-zioni potrebbe succedere che molte

Famiglie in festa, gite scolastiche organizzate per venirci apposta, amici che tornano e nuovi amici che imparano a conoscerlo… Seridò, quest’anno ha spento la sua quindicesima candelina fra i sorrisi e la gioia di tantissimi bambini e visitatori (125mila presenze). Grande sorpresa e soddisfazione è stata espressa dagli organizzatori per la frequenza allo spazio nidi dedicato ai piccoli da zero a tre anni, felicemente organizzato dalle educatrici e coordinatrici

delle scuole. Seridò non è solo un gioco, è anche partecipazione, coinvolgimento e impegno. Grazie agli oltre 1.900 animatori volontari tra tirocinanti di scuole superiori dell’ambito pedagogico e sociale e i gruppi scout è stato possibile anche quest’anno migliorare ulteriormente la gestione dei 119 spazi gioco, rilevando tra i genitori un riscontro di totale gradimento. Essere stati animatori a Seridò significa far parte di una grande famiglia, e Mattia e Emanuela ancora in abito bianco,

freschi sposi da poche ore, sono tornati quest’anno a Seridò dove alcuni anni fa si erano conosciuti come animatori. La manifestazione promossa dall’Adasm per la prima volta non chiude del tutto, ma dà appuntamento ai suoi amici sulla pagina ufficiale di Facebook o sul sito www.serido.it per ricevere i commenti attraverso un breve questionario online che aiuterà gli organizzatori a progettare la sedicesima edizione.

zazione anche di pullman. Come rin-forzo alla manifestazione di Milano, la Fism nazionale ha avviato una ini-ziativa di forte sollecito nei confron-ti del Governo, promuovendo l’invio di centinaia di migliaia di cartoline ai tre principali responsabili – pre-sidente del Consiglio S. Berlusconi, ministro M. Gelmini e ministro G. Tremonti – da parte dei genitori di tutte le scuole associate. Partecipare alla manifestazione mi-lanese e alla spedizione delle carto-line diventa doveroso, se si vuole di-fendere le scuole materne autonome come spazio riconosciuto di cittadi-nanza attiva, il diritto di scelta della scuola da parte delle famiglie, un luo-go educativo per 550mila bambini e il lavoro di 45mila persone. La scuola dell’infanzia, cioè, dev’essere un di-ritto per tutti, senza dover pagare due volte il servizio, prima con le tasse e poi con le rette. Per informazioni, Adasm- Fism Brescia tel 03043494, www.fismbrescia.it

Padre Pio3 giorni, 2 notti01/01-31/12 € 150.00

Assisi3 giorni, 2 notti01/07-07/08 € 90.0001/04-29/05 e 05/09-23/10 € 120.0008/08-04/09 e 30/05-30/06 € 108.00

Roma Cristiana4 giorni, 3 notti11/07-04/09 e 13/11-28/12 € 270.0001/04-10/07 e 05/09-12/11 € 310.00

Lourdes e Provenza5 giorni, 4 notti15/10-30/10 € 258.0001/05-10/08 € 278.0010/08-14/10 € 290.00

Fatima e Lisbona5 giorni, 4 notti01/01-31/12 € 388.00

Lourdes e Barcellona

6 giorni, 5 notti

21/04-30/06 e 18/09-31/12 € 297.0003/09-17/09 € 300.00

Polonia: Terra di Papa Giovanni Paolo II

8 giorni, 7 notti01/01-31/12 € 768.00

Turchia8 giorni, 7 notti

01/01-31/12 € 649.00

Malta: sulle orme di San Paolo5 giorni, 4 notti

01/05-30/06 e 01/10-31/10

€ 343.00

01/07-30/09 € 380.00

Grecia Cristiana e Meteore8 giorni, 7 notti

01/04 al 30/10 € 664.00

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ai ballottaggi la sensazione che stesse arrivando aria nuova viene confermata, non solo dalle vittorie di Pisapia a Milano e De Ma-

gistris a Napoli, ma dai risultati di tut-ta Italia e in particolare al Nord. Nelle 24 maggiori città capoluogo si registra un 17 a 7 per il centrosinistra. Al pri-mo turno l’elemento più eloquente è la drastica caduta di consensi di Ber-lusconi nella sua città. Aver spostato l’asse del dibattito sulla sua persona e su problemi che non interessavano le città chiamate alle urne ha influito. Possiamo fare una prima analisi par-tendo dall’affluenza alle urne. Con-frontando il dato di oggi con quello delle precedenti elezioni comunali, si nota un calo, seppur non paragonabile alle ultime elezioni regionali. Minore nei capoluoghi del nord (-0,45%), mag-giore al Centro (-2%) e soprattutto al Sud (-3,20). Amministrare male non porta i cittadini a innamorarsi della politica, ma a protestare astenendosi. Viceversa, la buona amministrazione porta a votare e confermare la conti-nuità amministrativa come a Torino (+1,8%), Ravenna (+1,05%) e Rimini (+2,26). E veniamo ai veri protagoni-sti, i sindaci. Più di un commento ha evidenziato che Pisapia ha raccolto meno voti rispetto al candidato delle scorse amministrative, l’ex prefetto Bruno Ferrante. Ciò che appare ma-croscopico è la caduta dei consensi di Letizia Moratti (-80mila). Il primo turno rileva la perdita di voti anche da parte del centrosinistra, soprattutto al Sud, con -200mila preferenze, di cui l’80% solo a Napoli. Ancora una volta

Non migliore fortuna ha avuto in queste elezioni il terzo polo, usci-to ridimensionato rispetto alle sue aspettative: forse segno che la gente ha ormai scelto il bipolarismo. È vero che la frammentazione partiti-ca è in aumento (29 liste a Milano, 36 a Torino, a Napoli 32) ma l’accesso nei Consigli comunali è delle forze che si coalizzano. Infine, sono da notare i toni spropositati e scorretti di una campagna elettorale tra le peggiori della storia italiana. La gente ha però chiaramente fatto capire che non ha più intenzione di avallare toni da rissa, ma vuole po-litiche serie su questioni concrete e soprattutto serietà, competenza ed onestà dei candidati.

la cattiva amministrazione viene puni-ta, viceversa il sindaco che lavora be-ne viene premiato, confermato quasi nel 100% dei casi. Nelle 24 maggiori città capoluogo, si sono ripresentati 10 sindaci e ben nove sono stati pre-miati: otto del centrosinistra e uno del centrodestra. La signora Moratti è l’unica candidatura bocciata.

Gli anziani possono e devono essere considerati una importante risorsa sociale per il territorio, e non un problema da gestire o addirittura un peso. Da questa consapevolezza è nato il progetto “A memoria d’uomo”, promosso dalla Fap, la Federazione degli anziani e pensionati delle Acli. È stata individuata la comunità di Angolo Terme, anche perché si tratta di uno dei Comuni con il maggior numero di tesserati Fap in provincia di Brescia.

L’idea del progetto era quella di valorizzare la memoria degli anziani in un’ottica di dialogo intergenerazionale con i più giovani. Per questo si è preso contatto con l’Istituto comprensivo di Darfo 2, in particolar modo con la scuola primaria di Angolo Terme. Il progetto si è sposato molto bene con il tema dell’acqua, che quest’anno ha fatto da filo conduttore a molte attività didattiche della scuola. Sono stati contattati e intervistati dalle sei

classi alcuni anziani del paese. Gli argomenti delle interviste hanno riguardato il ruolo dell’acqua nella vita quotidiana di una volta (le fontane, il bucato, l’acqua in casa ecc.), ma anche alcuni luoghi di lavoro come le terme e la centrale idroelettrica. Da questa esperienza è nato un bel video, che verrà presentato prossimamente ad Angolo Terme. La prima occasione sarà l’11 giugno all’interno della festa finale della scuola. (Roberto Toninelli)

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n’esperienza legata a doppio filo alla figura di Giovanni Paolo II: questa sembra essere la caratteristica peculia-

re delle giornate a Madrid alle quali si sta preparando l’unità pastorale dell’Oltremella, che comprende le parrocchie di Urago Mella, Santo Spirito, Torricella e Pendolina. Do-menica 1° maggio, infatti, in occa-sione della beatificazione del Papa che inventò le Giornate mondiali, l’Unità pastorale lo ha indicato co-me suo patrono, mettendo sotto la sua protezione i giovani in procinto di partire. È un gruppo di 48 ragazzi, dai 15 ai 30 anni, che dallo scorso ot-tobre si ritrovano una volta al mese per dei momenti di preparazione, tra i quali un posto speciale è occupato dai ritiri di Natale e Pasqua, tenutisi rispettivamente a Breno e a Quinza-no d’Oglio, dopo che nella serata di Ognissanti è stato loro consegnato il mandato per la Gmg. C’è nell’aria molta attesa per la partenza, per tutti infatti si tratta della prima esperien-za e solo una decina di essi ha parte-cipato ad un raduno simile a Loreto nel 2007 per l’Agorà dei giovani ita-

liani: la riprova sta nelle tantissime richieste dell’ultimo momento che non si è potuto accogliere, visto che i posti erano da tempo esauriti. “C’è grande entusiasmo tra i ragazzi – af-ferma don Jordan Coraglia, respon-sabile del gruppo – perché questa è anche la prima esperienza giovani-le che organizziamo come di Unità pastorale”. La partenza è fissata per

il 14 agosto da Brescia e durante il viaggio di andata sono previste due soste di un giorno a Barcellona e poi a Saragozza; nel capoluogo catalano, inoltre, il gruppo sosterà anche al ri-torno. Si prospetta quindi un viaggio lungo e carico di emozioni, che i ra-gazzi affronteranno con la certezza dello sguardo paterno di Karol che dal cielo veglia su di loro.

Venerdì 3 giugno, nei locali dell’oratorio San Giovanni Bosco di Urago d’Oglio, è in programma il secondo ed ultimo incontro, dopo quello del 13 maggio, di “Gmg 6 in cammino”, l’itinerario di preparazione alla Giornata mondiale della gioventù di Madrid. Destinatari della proposta sono i “Gruchienti”, sigla che indica il gruppo dei chierichetti adolescenti della parrocchia dedicata a San Lorenzo Martire. L’incontro si terrà nel pomeriggio dalle 15.30 alle 16.30

Per la serata di sabato 18 giugno, alle 20.45 a Milano nella splendida e significativa cornice del duomo, i ragazzi di tutti i gruppi bresciani che si preparano alla Gmg sono ad una veglia di preghiera con i loro coetanei di tutta la Lombardia che parteciperanno all’appuntamento di Madrid dal 16 al 21 agosto. Il titolo scelto dai vescovi lombardi, che saranno presenti alla serata, è “Abbiamo visto il Signore”.

Il Gruppo giovani dell’oratorio della parrocchia di San Rocco a Fornaci mette in cartellone nella serate di sabato 4 e domenica 5 giugno la rappresentazione del musical “007 Suora”. L’iniziativa è stata organizzata per raccogliere fondi utili a finanziare la partecipazione del gruppo alla Giornata mondiale della gioventù a Madrid dal 16 al 21 agosto. L’ingresso dello spettacolo non prevede biglietto, ma sarà ad offerta libera.

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anca un anno al VII In-contro mondiale delle famiglie con il Papa, che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giu-

gno 2012 con un programma ambi-zioso: riscoprire la famiglia come “pa-trimonio di umanità” e rimetterla al centro delle attenzioni non solo della Chiesa ma dell’intera società. “Occor-re perciò promuovere una riflessio-ne e un impegno rivolti a conciliare le esigenze e i tempi del lavoro con quelli della famiglia e a ricuperare il senso vero della festa, specialmente della domenica, Pasqua settimanale, giorno del Signore e giorno dell’uomo, giorno della famiglia, della comunità e della solidarietà”. Così scriveva pa-pa Benedetto XVI nella lettera inviata all’arcivescovo di Milano, card. Dio-nigi Tettamanzi, in cui annunciava la sua presenza all’Incontro mondiale delle famiglie nel 2012. Il tema infat-ti – in continuità con il convegno ec-clesiale del 2006 a Verona, che a sua

rappresenta una famiglia in atteggia-mento festoso, inserita nel profilo sti-lizzato del Duomo di Milano dove le guglie suggeriscono anche l’idea di una città industriale ricca di ciminie-re. Per raccogliere le iniziative da qui all’evento, la “Fondazione Milano fa-miglie 2012” ha creato un sito internet all’indirizzo www.family2012.com. In questo sito è presente anche uno spa-zio, “You Family - dove le famiglie si raccontano”. Diverse sono quindi le opportunità per avvicinarsi al VII In-contro mondiale delle famiglie con il Papa in questo anno di preparazione.

volta metteva a fuoco la vita affettiva e i legami famigliari, il lavoro e la fe-sta – sarà “La famiglia: il lavoro e la festa”. È questo anche il titolo delle catechesi preparatorie pubblicate re-centemente in un volume edito dalla Libreria editrice vaticana.La prima copia della pubblicazione è stata consegnata a papa Benedetto XVI dal card. Ennio Antonelli, presi-dente del Pontificio consiglio per la famiglia, in una udienza che si è te-nuta il 13 maggio scorso in occasione del 30° anniversario della creazione dello stesso Consiglio. Per la Chiesa universale la consegna delle cateche-

si al Papa ha rappresentato l’avvio del cammino di preparazione all’incontro mondiale di Milano.L’importanza di un avvicinamento convinto al 2012 è stata sottolineata da Benedetto XVI: “L’evento, per riu-scire davvero fruttuoso, non dovreb-be rimanere isolato, ma collocarsi entro un adeguato percorso di pre-parazione ecclesiale e culturale già nel corso dell’anno 2011”. Il cammi-no proposto alle comunità cristiane si svilupperà in due direzioni: di par-tecipazione, lavorando e riflettendo il prossimo anno sulle catechesi, e di accoglienza, indicandone la valenza missionaria e soprattutto prospettan-do le varie forme dell’ospitalità con-creta delle famiglie che giungeran-no nel capoluogo lombardo. Motore dell’Incontro mondiale delle famiglie e del cammino verso Milano 2012 sono dunque le catechesi. Saranno presto disponibili nelle librerie e in formato online. Introdotte da una ca-techesi sullo stile della vita familiare

(“Il segreto di Nazareth”), le catechesi seguenti sono articolate in tre grup-pi: la famiglia (“La famiglia genera la vita”, “La famiglia vive la prova”, “La famiglia anima la società”); il lavoro (“Il lavoro e la festa nella famiglia”, “Il lavoro risorsa per la famiglia, il la-voro sfida per la famiglia”); e la festa (“La festa tempo per la famiglia”, “La festa tempo per il Signore”, “La festa tempo per la comunità”). Tutte inol-tre introdotte da una catechesi sullo stile della vita familiare (“Il segreto di Nazareth”).Allo scopo di organizzare al meglio l’Incontro mondiale delle famiglie, insieme al Pontificio consiglio per la famiglia, la diocesi di Milano ha isti-tuito la “Fondazione Milano famiglie 2012”, il cui presidente è mons. Ermi-nio De Scalzi, vescovo ausiliare del-la diocesi di Milano. L’impegno della Fondazione parte da lontano. Già in queste settimane sono stati diffusi i manifesti e i volantini che riportano in primo piano il logo dell’evento, che

“Che cosa chiedete per vostro figlio?”. Tutto inizia con la risposta a questa semplice ma fondamentale domanda, posta dalla Chiesa il giorno del battesimo. Si rivela urgente e strategico l’accompagnamento dei genitori, da parte della comunità cristiana. Su questi temi l’Ufficio diocesano per la famiglia organizza un simposio che si tiene sabato 11 giugno presso il Centro pastorale Paolo VI sul tema “Accompagnare i giovani genitori con figlio dagli 0 a 6 anni”. Alle ore

9.30 introduzione tematica alla mattinata (mons. Renato Tononi, nella foto); ore 10 Accompagnare i genitori nell’educazione alla fede testimoniata (don Antonio Facchinetti); ore 10.30 Accompagnare i genitori nell’esperienza alla fede celebrata (don Daniele Piazzi); ore 11 Accompagnare i genitori nella trasmissione della fede vissuta (don Giuseppe Nevi); ore 11.30 interventi dall’assemblea; ore 12.15 conclusioni e preghiera.

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oppia finalità per la se-rata speciale svoltasi sabato 28 maggio al te-atro Grande nel quadro del 48° Festival pianisti-

co. Da un lato il concerto rendeva omaggio alla memoria delle vittime di Piazza della Loggia e per questo l’Orchestra del Festival diretta da Pier Carlo Orizio ha eseguito pagi-ne di forte intensità emotiva quali il Preludio dal terzo atto della “Tra-viata” di Verdi e la Sinfonia “Incom-piuta” di Schubert. Ma la serata ha anche propiziato il conferimento del Premio “Arturo Benedetti Michelan-geli” al celebre violinista italiano Uto Ughi, quest’anno protagonista di speciali iniziative di divulgazio-ne musicale rivolte a bambini e stu-denti di istituti scolastici del nostro territorio.Il Premio intitolato a Michelangeli fu istituito nel 2000 dalla Fondazio-ne Cab con lo scopo di dare un rico-noscimento ai più grandi interpreti della musica classica. Nelle sue 10 passate edizioni il premio è stato assegnato a Maurizio Pollini, Mar-tha Argerich, Vladimir Ashkenazy, Mstislav Rostropovich, Lorin Maa-zel, Riccardo Muti, Radu Lupu, Ev-genij Kissin, Grigory Sokolov e Lang Lang. Nel 2009 la scelta del giovane pianista cinese Lang Lang ha fatto registrare un dissenso da parte della signora Giuliana Michelangeli, vedo-

giunti alla piena maturità. Questo fatto ha indotto gli organizzatori a una pausa di riflessione, con la con-seguente sospensione dell’iniziativa nell’anno passato. Nel frattempo, però, il Premio Mi-chelangeli si è dato un nuovo re-golamento, rendendo esplicito il riconoscimento alla carriera. Una commissione composta da due rap-presentanti della Fondazione Cab (il presidente Alberto Folonari e il segretario Agostino Mantovani), dal sindaco di Brescia, Adriano Paroli, nonché dal fondatore del Festival pianistico, Agostino Orizio, ha in-

va del maestro cui il premio è intito-lato, secondo la quale il riconosci-mento avrebbe dovuto coronare la lunga carriera di musicisti affermati a livello internazionale piuttosto che il talento di concertisti non ancora

Grandi emozioni hanno vissuto nei giorni scorsi gli allievi della Scuola diocesana di musica Santa Cecilia per i saggi di direzione di coro e organo, e per la consegna delle borse di studio ai migliori studenti. Nell’aula magna del Seminario diocesano (foto a lato) si sono esibiti gli allievi del maestro Marco Longhini (direzione di coro) e delle docenti Eva Frick Galliera e Claudia Franceschini (organo); il con-certo ha avuto per protagonisti anche

il Coro degli allievi del corso di Dire-zione di coro e letteratura e vocalità corale con Byeongjun Park (tenore), Yeonbaek Kim (baritono), Luca Fer-rari (violino) e Juri Lanzini (organo). Nell’intervallo, presidente e direttore della Scuola, don Tullio Stefani e don Alberto Donini, hanno consegnato le borse di studio. Si tratta di borse vo-lute da familiari di musicisti scompar-si, in memoria dei loro cari, legati alla Scuola diocesana. La borsa di studio

in memoria di mons. Giuseppe Berar-di è stata assegnata a Tiziana De Vito, allieva della classe di vocalità rinasci-mentale e barocca della prof.ssa Silvia Bianchera; due borse in memoria di Mimmo Pastore sono invece andate a Valeria Rea (classe di chitarra della prof.ssa Mondiello) e Giulio Marchina (organo con la prof.ssa Franceschini). Quattro le borse di studio in memoria di Manuela Prandi, attribuite ad altret-tanti seminaristi: Gianmaria Frusca

(classe di organo di Giancarlo Paro-di), Marco Mondinini e Luca Sabatti (organo con Franceschini), Giorgio Tonolini (chitarra con Michele Lan-cellotti). Il programma del concerto ha spaziato da Zipoli a Bach, con un significativo omaggio al compositore bresciano Nestore Baronchelli (1886 – 1956), in ricordo di mons. Faustino Guerrini, fondatore e per tanti anni presidente della Scuola diocesana. In-fo: www.santaceciliabrescia.it.

dicato nel maestro Ughi il vincitore dell’11ª edizione, quale straordinario violinista “in grado di instaurare col pubblico un rapporto di fascinazio-ne irresistibile” (così si legge nel-la motivazione ufficiale), proprio come è avvenuto sabato sera con un’applauditissima esecuzione del Concerto per violino e orchestra di Beethoven. Alla cerimonia di pre-miazione, cui è intervenuta anche la signora Michelangeli, Ughi si è detto emozionato e ha dedicato un commosso ricordo al sommo piani-sta bresciano e alla sua “concezione sacrale” dell’arte.

Tobia è un’iniziativa promossa dal gruppo editoriale San Paolo e dal Forum delle associazioni familiari che hanno coinvolto anche alcune reti associative italiane che offrono all’iniziativa ulteriori contenuti e sostegno. Il programma della tappa bresciana della libreria Tobia, che aprirà porte e portelloni in Piazza Paolo VI giovedì 9 giugno, è ricco di eventi, laboratori pomeridiani dedicati ai bambini e alle loro famiglie, incontri con autori, convegni e dibattiti. Nel pomeriggio

Tana “Libera” tutti, un laboratorio organizzato dal coordinamento locale di Libera guiderà i bambini alla scoperta di piccole regole di convivenza civile. Seguirà un incontro con il coordinamento provinciale di Libera. Venerdì pomeriggio l’autrice Annalisa Strada incontrerà i bambini leggendo con loro le avventure dei suoi divertenti libri. Seguirà la presentazione di cinque Ong di Brescia federate alla Focsiv. Alle 18 un Convegno sulla cooperazione internazionale vedrà

la partecipazione di Sergio Marelli, segretario generale Focsiv, dell’on. Paolo Corsini e di Felice Rizzi, cattedra Unesco a Bergamo.Ricchissimo il programma del sabato pomeriggio mentre la chiusura della manifestazione, in serata, sarà con una festa dedicata alle famiglie con uno spettacolo medievale in costume.Tobia lascerà Brescia lunedì 13 alla volta di nuove città, per continuare la sua straordinaria avventura “on the road”.

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È già sold out, a due mesi dall’evento, l’attesissimo concerto che l’icona del rock Lou Reed (foto a lato) terrà al “Nuovo Festival del Vittoriale Tener-a-mente” il prossimo 22 luglio. Da alcuni giorni ormai, esauriti i posti di platea e di gradinata numerata e non numerata, sul sito del Festival, www.anfiteatrodelvittoriale.it, si vendono a prezzo ridotto posti in piedi. Inoltre, per i ritardatari che vogliono avere ancora la possibilità di sentire dal vivo l’ex leader dei Velvet

Underground, e per tutti quelli che desiderano acquistare i ticket per gli altri spettacoli, da mercoledì 1 giugno, è aperta anche la biglietteria del teatro a Gardone Riviera con i seguenti orari: da lunedì a sabato dalle 11 alle 14 e dalle 17 alle 19 e la domenica dalle 17 alle 19. Info al numero 036520072. Attivi da tempo anche i punti di prevendita a Brescia: Libreria Tarantola in corso Zanardelli 52, Libreria Punto Einaudi in via Pace 16/a e Ocean Viaggi di via XX Settembre.

Dicevamo solo posti in piedi per Lou Reed che torna dopo quattro anni di assenza dall’Italia e presenta sul palco del Festival del Vittoriale un concerto dal titolo “Sweet Tooth”, che prevede un sound fine anni Settanta e una line-up allargata con fiati, pianoforte e tastiere. Per Reed, al Festival del Vittoriale si sono venduti biglietti in tutte le regioni d’Italia e, soprattutto, in molte parti del mondo: Francia, Spagna, Inghilterra, Belgio, Germania e Stati Uniti.

i avvicina la data del 9 giu-gno, giorno in cui il Teatro Grande di Brescia ospiterà, nella sua unica esibizione in Lombardia del 2011, il

maestro Claudio Abbado alla guida dell’Orchestra Mozart.Abbado manca dal Teatro Grande di Brescia da ben nove anni: l’ulti-ma esibizione è stata infatti quella del maggio 2002 quando, nell’ambito del 39° Festival pianistico internazio-nale Arturo Benedetti Michelangeli, eseguì sul palcoscenico del Massimo cittadino la Settima di Mahler alla di-rezione dei Berliner Philharmoniker.Nella data del 9 giugno prossimo lo vedremo invece alla guida dell’Or-chestra Mozart che è alla sua prima esibizione sul territorio bresciano: nata nel 2004, l’Orchestra Mozart è diventata sempre più una realtà di eccellenza accorpando, per volontà del maestro Abbado che ne è diretto-re artistico, giovani e più esperti mu-sicisti provenienti da tutto il mondo.Il concerto sarà inoltre impreziosi-to dalla presenza di due importan-ti solisti: la violinista Isabelle Faust e l’oboista Lucas Macias Navarro. Il suo percorso interpretativo vede Isabelle Faust fondare a soli 11 an-ni il suo primo quartetto d’archi; nel 1987 vince il Leopold Mozart Com-petition e nel 1993 è la prima violi-nista tedesca ad aggiudicarsi il pre-stigioso Premio Paganini di Genova:

due ambitissimi traguardi che favori-scono da subito la carriera solistica della giovanissima Isabelle che, per la sua volontà di aprirsi a linguaggi musicali diversi, è inoltre una ap-prezzata interprete di musica con-temporanea. Lucas Macias Navarro è oggi uno degli oboisti più brillanti

della sua generazione. Il quotidiano francese “Le Monde” ne ha parlato come “l’incredibile oboe di Lucas”, mentre il Berliner Morgenpost ha af-fermato che “la sua presenza è una garanzia, all’interno di una esecu-zione”. Attualmente è il Primo oboe solista della Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam e ricopre lo stesso ruolo con la Lucerne Fe-stival Orchestra, sotto la direzione di Claudio Abbado.Il programma del 9 giugno, partico-larmente ricco e suggestivo, ripren-derà quello del concerto inaugurale del Ravenna Festival 2011: durante la serata verranno eseguite tre celebri pagine mozartiane: il Concerto per oboe in Do maggiore K 314 e il Con-certo per violino e orchestra n. 5 in La maggiore K 219, oltre alla Sinfonia n. 35 in Re maggiore K 385 “Haffner”. La serata si concluderà nella secon-da parte con una delle opere più ce-lebri di Beethoven, la Sinfonia n. 6 in Fa maggiore op. 68 “Pastorale”.Gli ultimi biglietti per il concerto so-no in vendita alla Biglietteria del Te-atro Grande e on line sui siti teatro-grande.it e vivaticket.it. Ricordiamo che l’apertura della biglietteria è dal martedì al venerdì dalle 13.30 alle 19 e il sabato dalle 15.30 alle 19. Prima e seconda galleria sono esaurite dal primo giorno di vendita. Sono ancora disponibili pochissimi posti di platea e palchi (euro 160,00).

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orna, anche quest’an-no, presso la Fondazio-ne Ambrosetti arte con-temporanea di Palazzolo sull’Oglio, il ciclo di mo-

stre dedicate ad artisti emergenti.“Obliqui” è il titolo della personale del veneziano Francesco Candelo-ro che, nel 2010, ha ottenuto un ri-conoscimento con la mostra “Città nelle città” presso la sede di palazzo Fortuny a Venezia.Curata da Paolo Campiglio, la mo-stra presenta alcune installazioni che riflettono sul senso dello sguar-do metropolitano come metafora di una condizione obliqua delle rela-zioni tra uomini e luoghi, tra nozio-ni visive e immagini.Giochi di rapporti tra piani sfasati, immagini e colori sovrapposti, for-me incise su lastre di plexiglas co-lorato, che rendono difficile qual-siasi classificazione degli interventi dell’artista, a metà tra installazioni fotografiche e tattili, tra pittura e

sione tra i singoli elementi iconici. Un segno riconoscibile nella scelta della trasparenza colorata del ma-teriale, adatto per la sua possibilità d’incontro particolare con la luce e con il colore. Attento osservatore del paesaggio naturale e artificiale, con il ciclo “Tempi della luce” Can-deloro presenta inoltre una serie di scatti fotografici notturni di boschi e campagne venete, nei quali la luce diventa protagonista nonché stru-mento per sottolineare da vicino strutture visive e casuali che costu-iscono le immagini.Punto centrale dell’esposizione è l’installazione permanente realizza-ta per la finestra centrale del primo piano della Fondazione, nella quale il motivo selezionato è la torre di San Fedele, monumento simbolo della città di Palazzolo. Appassio-nato di edifici storici, Candeloro si sofferma sui luoghi e sulle perdute funzioni di richiamo del monumen-to, riattivate dal suo intervento.

scultura: oggetti, forme, immagini che conducono un fitto dialogo di integrazione con lo spazio e la lu-ce. Suggestiva installazione è il ciclo “Occhi”, costituita da grandi cubi in plexiglas a tecnica mista sparsi sul pavimento che riproducono sguar-di immortalati dall’artista durante spostamenti quotidiani in autobus, in treno.Un materiale otticamente lieve, il plexiglas, in grado di creare so-vrapposizioni, innesti, fusioni tra immagini in cui la precisione gioca un ruolo basilare nell’individuare i punti di incastro, i luoghi di connes-

Mercoledì 8 giugno alle 20.30 nella Sala della Comunità San Costanzo di Nave i ragazzi dello Smile (Cag delle medie dell’oratorio di Nave) presentano il musical “Robin Hood”, il musical che ha calcato i palcoscenici d’Italia nelle scorse stagioni, con le musiche di Beppe Dati, con Manuel Frattini nei panni dell’eroe di Sherwood. Lo spettacolo arriva alla fine di un percorso lungo un anno che ha utilizzato l’animazione teatrale per l’educazione e l’aggregazione. Nello

spettacolo sono coinvolti 20 ragazzi delle medie e di prima superiore, guidati dall’educatore Sandro Savelli aiutato nella realizzazione da alcuni giovani animatori dell’oratorio San Filippo Neri di Nave. “La soddisfazione è ovviamente alta – racconta il curato don Enrico Malizia – non solo e non tanto per il risultato artistico che sarà messo sul palco ma per l’importanza di dare la possibilità ai ragazzi di esprimersi, sperimentarsi e ottenere qualcosa di bello faticando. Il

successo di proposte come questa si basa sul protagonismo giovanile, sul desiderio di stare in gruppo”. Un momento, quello del musical dello Smile, che è divenuto per la comunità di Nave un appuntamento ormai tradizionale, in grado di catalizzare una grande affluenza di pubblico e così significare la condivisione e la fiducia in un progetto che va al di là di quello che si vedrà sul palco che, sicuramente, sarà un successo. Che si apra il sipario e si veda Sherwood. (m.t.)

Il dipartimento Valcamonica e Lom-bardia del Centro camuno di studi preistorici organizza dal 25 giugno al 10 luglio l’annuale campo archeolo-gico di rilevamento e analisi dell’ar-te rupestre della Valcamonica. Il corso è finalizzato alla formazione di personale qualificato e al com-pletamento della documentazione delle aree di Ronchi di Zir, Coren del Valento, Pagherina, Caré (media Valcamonica).Il Campo 2011, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, in-tende preparare materiale di ricer-ca da pubblicare come particolare valorizzazione del Sito Unesco n. 94 (Arte rupestre della Valcamonica). I lavori si svolgeranno sul campo, in laboratorio e con ricerche mo-nografiche spaziando dalla pulitura

di superfici inedite alla fotografia e cartografia delle rocce incise; dalla elaborazione al computer allo studio di uno specifico simbolo. Contempo-raneamente si terranno visite a siti rupestri e incontri serali del ciclo di conferenze “Archaiologhìa”, con la partecipazione di Emmanuel Anati, Umberto Sansoni, Silvana Gavaldo e Cristina Gastaldi ed esperti in pa-ralleli ambiti archeologici.Età minima consigliata: 17 anni. La quota di partecipazione è di 220 eu-ro e comprende: assistenza da parte di esperti, materiali di lavoro, testi di supporto sull’arte rupestre camuna e le conferenze serali (per i residenti in Valcamonica che hanno alloggio proprio la quota è di 60 euro). Info: 03643305439 - www.simbolisulla-roccia.it.

Come osserva Campiglio, Candelo-ro intende dissolvere la separazione tra spazio interno ed esterno in una ricerca che implica un indagine sul-la luce e sulla divisione dello spet-tro cromatico.La mostra resterà aperta fino al 21 luglio, da lunedì a venerdì dalle 9 al-le 13 e dalle 14.30 alle 18.30. Aper-tura prevista anche il 18 giugno, il 2 luglio e il 16 luglio dalle 15 alle 18.30.Disponibile anche il Catalogo, edito a cura della Fondazione.

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È uscito da poco “Farewell – live in concert at Sydney Opera House”, la registrazione del tour di addio dei Simply Red, uno dei gruppi stranieri più amati in Italia. Ricordiamo che nel 2010 Mick Hucknall ha dato l’addio alle scene calando l’ultimo sipario per i Simply Red, con un mitico world tour. Lo show registrato si è tenuto all’aperto il 13 ottobre 2010 con l’imponente Opera House di Sydney come fondale e i Simply Red nella loro forma migliore. Mick Hucknall ha

cantato magistralmente hit che hanno caratterizzato la sua lunga carriera, a partire da “Money’s too tight (to mention)”, che nel 1985 ha rappresentato il primo successo della loro carriera. “Farewell – live in concert at Sydney Opera House” (dvd + cd) è un ricordo perfetto dell’incredibile talento di Mick Hucknall, sia come cantante che come compositore, e un’ultima possibilità per vedere una straordinaria performance livedei Simply Red. (r.b.)

er molti, la vittoria di Ro-berto Vecchioni al Festi-val di Sanremo è stata una sorpresa. Anche se la sorpresa più grande è

stata vederlo su quel palco, vincere l’imbarazzo e lo snobismo che mol-ti suoi colleghi cantautori hanno ri-spetto al Festival e mettersi in gioco, rischiando sulla sua pelle. Invece è successo che il professore ha con-quistato Sanremo, con una vittoria molto bella, di quelle che fanno bene all’anima. Sì, perché la canzone con cui ha trionfato, “Chiamami ancora amore”, pur essendo nello standard della sua produzione, è nettamente sopra il livello medio sanremese. È un pezzo d’artista, con una bella me-lodia ma soprattutto con parole che ci dicono molto e che aiutano a riflet-tere, in questo momento di sbanda-mento collettivo. “Chiamami ancora amore” è un brano che ci riconcilia anche con il sentimento comune di appartenere a un popolo, unito an-che se diverso. Una canzone che ci fa capire come sia fragile e al tempo stesso forte la vita, quella di ciascun uomo, in ogni situazione. Un pensie-ro limpido e preciso, in mezzo a tanta confusione contemporanea, che Vec-chioni esprime con la consueta poe-

tica elegante ma incisiva. Inevitabile era la pubblicazione, dopo il singolo sanremese di un cd completo, che è la conferma della classe del cantau-tore con sangue partenopeo nelle ve-ne e della rinnovata voglia di abban-donare alcune sfumature criptiche della sua scrittura per manifestarsi in maniera più aperta e popolare. Se “Chiamami ancora amore”, risulta efficace anche perché molto imme-diata, “La casa delle farfalle”, è una melodia tenera ma al tempo stesso forte di emozioni e di intensità. Co-sì pure “Piccolo amore”, nella quale il sedimento romantico è fortemen-te presente, con il sentimento che si trasforma in un “grande amore”, evi-tando retorica e banalità molto pro-babili quando si parla di amore. C’è spazio anche per un duetto con Or-nella Vanoni (decisamente migliore come cantante che come politica…), che colpisce per la freschezza e la sincerità: “Dentro gli occhi” è una canzone che affidiamo alla riflessio-ne, densa com’è di sogno e di realtà. “Love song” vede protagonista Fe-derica Fornabaio, pianista pugliese considerata da molti una sorta di Giovanni Allevi al femminile, che ri-veste il pezzo di dolcezza forse un po’ artefatta. Non sappiamo se si tratta di

pop, ma il brano risulta molto piace-vole, grazie anche alla sentita inter-pretazione di Vecchioni. Sorprende invece il duetto con Dolcenera in “Il nostro amore”, che attribuisce alla canzone una forza che sgorga dalla dolcezza. “Lontano lontano” di Luigi Tenco è un classico, molto più di una semplice cover, piuttosto un omag-gio amorevole e struggente verso un grande cantautore che non smette di essere un punto di riferimento per la canzone italiana. Altro omaggio con dedica è la versione di “Hotel Supra-monte”, firmata da Fabrizio De An-drè con Massimo Bubola e dedicata al sequestro di persona vissuto da Fabrizio con Dori Ghezzi. Vecchio-ni si appassiona talmente a questa storia dolce-amara da fornirne una versione eccellente e sostanziale co-me pochi oggi sono in grado di fare.

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La tv italiana è nemica delle novità, da anni propone al suo pubblico gli stessi palinsesti: finché gli introiti de-rivati dagli spazi pubblicitari non ca-lano drasticamente non c’è nessuna ragione (economica) per rinnovare la propria offerta. Questo accade in Italia, e il fatto non suscita scalpore, visto che nel Belpaese molte realtà si basano sul motto “fin qui tutto bene”. La notizia prende una piega diver-sa se si associa questo lassismo imprenditoriale all’impero di Sky, colosso mediatico internazionale del miliardario Rupert Murdoch, da sempre schierato a favore della no-vità e della sperimentazione. Eviden-

temente non è tutto oro quello che luccica: anche Sky ha i suoi proble-mi gestionali, le sue lotte intestine e parecchi scheletri nell’armadio. Non che questo debba stupire: è norma-le che dietro al mondo dello spetta-colo televisivo, moltiplicato per il profitto ed elevato al consumo, ci siano mostri con due facce e panta-loni multi-tasche, ovviamente pie-ne. Quando la lingua più parlata al mondo è quella della finanza, alcune scelte gestionali che al grande pub-blico sembrano ingiuste o incoerenti in realtà sono ovvie e inevitabili, se guardate attraverso una bancono-ta. È il caso della cancellazione del

canale Current dall’offerta di Sky. Da tre anni Current propone al suo pubblico reportage da tutto il mon-do che raccontano le verità scomo-de che il resto della televisione mai ci mostrerà: dalle tristi verità (scan-dali politici, multinazionali crimina-li, mafia, corruzione delle istituzio-ni) alle buone notizie (le realtà so-ciali e culturali virtuose, il riscatto delle nuove generazioni, l’impegno civile, l’idea di un mondo più equo). Il pubblico ha bisogno del lavoro di Current, ma evidentemente gli dei del pantheon televisivo sono più at-tenti ad altri aspetti, politici ed eco-nomici. La ragione ufficiale per la

quale Sky cancella Current è infatti legata a un presunto calo di ascolti (e quindi di guadagni) nel 2011 rispetto al 2010. In realtà il paragone è inso-stenibile, considerando che lo scor-so anno Current visse un enorme incremento di ascolti derivati dalla novità dell’offerta e da alcune sera-te, come per esempio le dirette dello spettacolo “Rai per una notte”, che avevano persino superato gli ascolti della stessa Sky. Di fatto gli ascolti del canale sono sempre aumentati, ma i grandi faccendieri della comu-nicazione si sono pronunciati: il ne-ro è bianco, il bianco è nero. E così, addio Current. C’è anche chi ipotizza

interessi politici alla base dell’oscu-ramento: da qualche mese “Current America” offre spazio a Keith Ol-bermann, un giornalista democra-tico non gradito al repubblicano Murdoch. Le elezioni presidenziali americane si avvicinano e bisogna decidere con chi stare. E sul fronte italiano la possibilità di Sky di acce-dere al digitale terrestre passa dalle mani del Governo, e Current non si può certo definire schierata con il Presidente del Consiglio.Vero o falso? Poco importa, se già una falsa motivazione economica è sufficiente a chiudere una realtà so-ciale e culturale come Current.

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incatenato alla presenza elettrica del protagonista, il giovane e convincente Thomas Doret, il nuovo film di Jean-Pierre e Luc

Dardenne: abbonati ai premi, i due fratelli belgi anche quest’anno non hanno lasciato Cannes a mani vuote, conquistando il Gran Premio della Giuria. A convincere spettatori e giu-rati è stata l’energia disperata di Cyril, il “Ragazzo con la bicicletta” del titolo, che i Dardenne pedinano dall’inizio alla fine secondo l’attitudine carat-teristica del loro cinema: che, pur ri-fiutando facili psicologismi e trucchi melodrammatici, riesce a instillare una commozione profonda, semplice-mente accompagnando i personaggi – senza mai staccare lo sguardo dai loro gesti – fino al confine estremo della loro parabola umana.Questa volta, al traguardo della sua corsa il dodicenne Cyril trova un’oc-casione d’amore che è capace di non lasciarsi sfuggire. L’inizio del film lo mostra in fuga dal centro di accoglien-za in cui è custodito. È in cerca del pa-dre (Jérémie Renier) che in quell’edi-ficio lo ha abbandonato, ma che Cyril è convinto di poter ritrovare, ancora pronto ad accoglierlo in casa. La ca-sa, però, non c’è più: il padre ha tra-slocato senza avvertire e ha venduto

a un vicino anche la bicicletta a cui il ragazzo è affezionato. I primi capitoli del film sono un rosario di delusioni. Quando, alla fine di una ricerca testar-da, Cyril ritrova finalmente il genitore, è solo per sentirsi dire che deve scom-parire dalla sua vita, per consentire a quest’uomo poco adulto di “ricomin-ciare da zero”.Nel frattempo, Cyril è incappato in Sa-mantha (Cécile de France), una par-rucchiera che decide di prenderlo in affido durante i fine settimana. Il film, con una delle tipiche cesure “darden-niane”, non spiega perché Samantha prenda questa decisione e la manten-ga anche nel corso delle battaglie che il giovane, nel primo periodo di con-vivenza, la costringe a ingaggiare. La mancata motivazione di questa scelta ha sconcertato qualche recensore: a noi sembra essere uno dei pregi dei film, che saltando qualunque “ragio-

nevole” spiegazione biografica o esi-stenziale non fa che mettere semplice-mente in scena il mistero dell’amore.Fratello contemporaneo del ribelle Antoine Doinel – protagonista indi-menticabile, più di cinquant’anni fa, del primo capolavoro di Truffaut, “I quattrocento colpi” – Cyril si imbar-ca con compagnie sballate e sembra voler imboccare la strada dello smar-rimento. La tenacia amorevole di Sa-mantha, però, è destinata a illuminare per contrasto la povertà del mondo dal quale Cyril si ostina ad aspettare gratificazione. Compresa la società dei “normali”, mostrata nel suo risvol-to peggiore in un finale che cede forse a un eccesso di moralismo esemplare.“Una favola dei nostri tempi” era uno dei titoli che i Dardenne avevano im-maginato per il film. “Abbiamo voluto costruirlo come una specie di fiaba”, ha dichiarato Jean-Pierre, “con dei cattivi che fanno perdere al bambino le sue illusioni e Samantha che appare un po’ come una fata”. Molti ammira-tori dei due cineasti sono rimasti un po’ delusi da un film che, ai loro oc-chi, appare non rigoroso come i pre-cedenti, più elementare nell’intreccio e indulgente nel finale. Ma che sbozza un personaggio difficile da dimentica-re, incalzato con violenza dal deside-rio d’amore che tutti condividiamo.

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arola d’ordine: riforme. Indispensabili per cresce-re e riuscire a reggere la competizione internazio-nale. Non ha dubbi il pre-

sidente dell’Associazione industria-le bresciana Giancarlo Dallera (nel-la foto), illustrando la sua relazione annuale nell’aula magna della facoltà di Medicina dell’Università statale.“Siamo in università non per caso – ha esordito il numero uno dell’Aib –. L’impegno nell’istruzione è una parte importante del programma di questo quadriennio. L’obiettivo di questo nostro lavoro è di contribu-ire a formare i manager di domani. L’Aib guarda ai giovani e alla loro istruzione convinta che la scuola sia una fabbrica di capitale immateriale irrinunciabile per un Paese che vuo-le migliorare: siamo consapevoli di poterci collocare come raccordo tra il mondo dell’istruzione e quel-lo del lavoro”. Chiarito ciò l’attenzione è stata

basato sulla reciproca collaborazio-ne, non sul conflitto, e orientato alla produttività”. Infine il numero uno degli industria-li bresciani si è soffermato sul tema della flessibilità in uscita: “L’espe-rienza di altri Paesi ci mostra come questo possa essere il fattore trai-nante di un diverso dinamismo del mercato del lavoro. Siamo pronti a lavorare, come sempre, con tutti coloro che vogliamo trovare solu-zioni concrete e responsabili, per coniugare competitività e diritti. Ma, soprattutto, determinati a non fermarci”.

“I motivi di convergenza ci sono e sono anche significativi, ma l’idea che la libertà di licenziare dia fiato alle imprese sembra venire da un’altra epoca. Il mercato del lavoro nel nostro Paese non è mai stato tanto flessibile come in questi ultimi anni, in entrata e in uscita. Per cui se c’è un tema da mettere nell’agenda di oggi e dei prossimi mesi è quello di restituire la flessibilità alla categoria dei mezzi e non dei fini per un’impresa capace di stare sul mercato, di

reagire alle situazioni di crisi e di valorizzare e riconoscere adeguatamente il contributo dei lavoratori”. Così Enzo Torri, segretario generale della Cisl, ha commentato la relazione del presidente Aib Giancarlo Dellera. Poco convincente è apparsa alla Cisl la parte della relazione in cui il Presidente Aib identifica la flessibilità in uscita – in altre parole, il licenziamento – come strumento incentivante il dinamismo delle imprese.

posta sulla crescita, un obiettivo imprescindibile per il futuro. “Per crescere sono indispensabili le ri-forme. Pertanto occorrono subito interventi radicali nel campo del la-voro, dell’assistenza, del fisco”. Va ridotta infatti la pressione fiscale su imprese e lavoratori, «per favorire investimenti e ripresa dei consumi», ma servono anche liberalizzazioni e privatizzazioni, “riducendo i troppi servizi senza concorrenza”. A monte di tutto ciò occorre però “ritrovare quel senso dello Stato che in Italia sembra smarrito”. Ci si deve battere tutti insieme “ciascuno per la pro-

pria parte” per raggiungere obietti-vi condivisi, “rinunciando a conflit-ti tra istituzioni, tra Nord e Sud, tra sindacato e imprese, tra privato e pubblico, tra concorrenti degli stes-si schieramenti politici. Dobbiamo dimenticare i privilegi, ritrovando il dovuto da ciascuno a tutti”. Soffer-mandosi sul territorio, Dallera ha ricordato le infrastrutture di prossi-ma ultimazione (“l’alta velocità che collegherà in trenta minuti Brescia e Milano, la Brebemi, la metropolita-na, la corda molle”) sottolineando le eccellenze infrastrutturali di livello europeo (“la sanità, la gestione dei rifiuti, dell’energia e del calore”): “Tutto ciò vuol dire che se si vuole si può, ma sempre con un denomi-natore comune, quello delle scelte corrette, tempestive, rigorose”. E te-nendo presente che “con i veti non si cresce, e ne scorgo troppi anche in provincia”. Sul punto Dallera ha citato il no alla centrale di Offlaga, le resistenze al gassificatore di Be-

dizzole, al polo logistico della Bas-sa, alla strada della Valtrompia e le difficoltà che i Comuni oppongono alle imprese che voglio espandersi e creare occupazione. Ampio spa-zio anche al capitolo delle relazioni industriali, sul quale Dallera ha ri-assunto con tre termini il suo pen-siero: flessibilità, esigibilità, produt-tività. “Il sindacato dovrà, prima o poi, iniziare a dialogare con il mon-do delle imprese sul tema della pro-duttività, senza distinzioni e senza spostare l’attenzione sugli investi-menti e sulle tecnologie. Dobbiamo poter programmare l’utilizzo degli impianti con elasticità di organici e orari”. Se la flessibilità “è condizio-ne di sopravvivenza di un sistema”, la competitività “passa attraverso la possibilità di operare senza do-ver fare i conti con i veti di quanti rifiutano il cambiamento, di quanti ritengono di poter violare regole a loro non gradite”. Occorre perciò “un sistema di relazioni industriali

A poche ore dall’assemblea dell’Associazione industriale bresciana in quel di Verona è stata raggiunto l’accordo per la creazione di una società unica per il sistema aeroportuale del Garda. Brescia, Verona e Trento hanno trovato un’intesa: la Catullo e la D’Annunzio (società che ad oggi gestiscono i due scali) spariranno per lasciare spazio e una nuova realtà che sarà compartecipata al 50% da Verona e al 25% da Brescia e Trento.

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l progetto Isede Net (Innova-tive social enterprise develop-ment network, rete per lo svi-luppo di imprese sociali inno-vative), della durata di quasi

tre anni, rientra nel programma co-munitario South east europe (See), che mira a promuovere la coopera-zione transazionale per lo sviluppo economico e sociale dell’Europa sud-orientale, contribuendo alla coesione, alla stabilità e alla com-petitività. Nei giorni scorsi la Provincia ha ospitato la presentazione del porta-le internet, supporto indispensabile per lo sviluppo del tessuto impren-ditoriale delle imprese sociali, per favorire il trasferimento di cono-scenze e di buone prassi tra regioni europee, attivando servizi concreti che supportino lo sviluppo di que-sta tipologia di imprese. Il progetto, giunto a metà percorso, è finanziato dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale nell’ambito del già citato

ricchezza del mondo della coopera-zione di cui può fregiarsi – ha det-to l’assessore provinciale al Lavoro Giorgio Bontempi – e per questo può coordinare la sinergia che si sta cre-ando per far dialogare il mondo del sociale pubblico e privato tra part-ner europei”. “A noi, per la dinamici-tà della nostra cooperazione socia-le, guarda l’intero sud-est europeo – ha illustrato il direttore dell’area Sviluppo economico della Provincia Dario Pironi – per acquisire nuove esperienze e trasferirle nei rispetti-vi territori, dove si stanno aprendo nuove vie nel sociale per interventi qualificati, con l’apporto del priva-to, là dove il pubblico non c’è o si è ritirato”. Gabriele Caponetto, colla-boratore dell’area Progettazione so-ciale, formazione e lavoro di Solco, ha spiegato come il portale, www.isede-net.com, si suddivida in due sezioni, l’una destinata alle funzioni del progetto e l’altra ai servizi che lo stesso è in grado di erogare, a titolo

Programma comunitario di coopera-zione transnazionale per il Sud-Est Europa 2007-2013, con un budget di circa due milioni e mezzo di Eu-ro, destinati a 12 realtà appartenen-ti a otto Paesi, quali Italia, Austria, Bulgaria, Grecia, Serbia, Slovenia, Ucraina ed Ungheria. L’Italia è presente con la Provincia di Brescia, capofila dell’intero proget-to e responsabile del portale, che, per tale ragione, riceve circa 700 mila euro della somma disponibile, il Comune di Venezia e la Fonda-zione Caritas Ambrosiana. “Brescia è capofila del progetto grazie alla

“Agriturismo vuol dire tranquillità, aria pulita, bellezze naturali e artistiche. Ingredienti che permettono di entrare in stretto contatto con la realtà rurale, con il lavoro di campagna, spesso poco compreso e immaginato da chi vive in città. Arrivare in un agriturismo offre l’opportunità di ritagliarsi un’oasi di pace, con la consapevolezza di poter conoscere e apprezzare da vicino il territorio, sperimentando direttamente le tradizioni gastronomiche

altrove non riproducibili.” Così ha esordito il presidente di Agriturist Lombardia, Piereugenio Marchesini (nella foto), all’assemblea annuale che si è svolta nelle scorse a Sirmione. “In questi ultimi anni – ha continuato il Presidente – le aziende agrituristiche hanno sempre più puntato sulla riscoperta degli antichi sapori e sull’innovazione dei servizi”. A dare manforte a tali considerazioni, vi sono i numeri:

in Lombardia si contano oltre 1200 aziende agrituristiche attive che coprono complessivamente oltre 61mila ettari e offrono 8000 posti letto e più di 60mila pasti al giorno”. Leader regionale la provincia di Brescia con circa 250 unità, segue Mantova con 200 unità e quindi negli ultimi anni Pavia (con quasi 200 unità aziendali), una provincia che tra il 2008 e il 2009 ha fatto segnare un incremento da record, visto che in un solo anno gli agriturismi

sul territorio sono aumentati di oltre il 60%. E proprio da qui Agriturist Lombardia è partita per l’organizzazione del I Forum regionale sull’agriturismo, che si svolgerà ad ottobre, e che intende offrire una panoramica completa del mondo agrituristico e dei servizi offerti. Il Forum intende soprattutto confrontare le realtà agrituristiche lombarde e italiane con quelle di Paesi stranieri che possono offrire spunti al settore.

gratuito, sui temi dello sviluppo del business, della finanza, del marke-ting, del lavoro e di quanto ancora necessario per attivare un’impresa sociale, che avrà così modo di in-dividuare gli strumenti finanziari per avviare nuove iniziative o per sostenere lo sviluppo di quelle già esistenti. Se un’impresa sociale, un ente o un’organizzazione no profit vuol far parte del progetto, deve acce-dere al portale e iscriversi, senza

alcun costo. Se l’obiettivo primario è la messa in rete delle imprese del Sud-est europeo, quello finale, en-tro 18 mesi, è quello di estendere il raggio d’azione all’intera Europa. Il progetto si articola in sette aree di lavoro (work package) tra cui quella del coordinamento e della transna-zionalità; quella della comunicazio-ne esterna e della disseminazione; quella della ricerca sull’economia sociale in Europa e quella della cre-azione del portale on line.

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e allergie femminili sono state il tema al centro del convegno tenuto il 28 maggio scorso presso la Fondazione Poliam-

bulanza di Brescia. Specialisti del settore, coordinati dal dr. Carlo Lombardi dell’Ospe-dale S. Orsola, hanno sviluppato tematiche legate alle patologie al-lergiche femminili dalla gravidanza alla menopausa. Attualmente dal 30 al 40% della po-polazione mondiale è affetta da una o più forme di allergia. In Italia, per esempio, più del 5% - 15% della popo-lazione è affetta da asma bronchiale e oculorinite allergiche. Molto spes-so queste malattie coesistono nello stesso individuo. Un’alta percen-tuale di pazienti affetti da allergie sono i bambini e gli adolescenti. Si tratta spesso di forme che tendono a cronicizzare e sono presenti anche in età adulta. Le allergie sono parti-colarmente rilevanti nei Paesi indu-strializzati e con alti livelli di inqui-namento atmosferico. È stata quindi

ipotizzata un’influenza dell’ambien-te nel progressivo incremento della prevalenza delle allergie. Anche ele-vati livelli di igiene, il tipo di dieta e il progressivo aumento della tempe-ratura ambientale sembrano esse-re fattori importanti per l’incremen-to delle allergie. L’allergia è quindi causata da un’eccessiva reattività del sistema immunitario dovuta ad una produzione, da parte del siste-ma immunitario, di anticorpi che non dovrebbero essere sintetizza-ti. Nell’arco della vita della donna gli stati di alterazione del sistema immunitario sono più frequenti e predispongono maggiormente ver-

so la patologia allergica. “L’aspetto innovativo di questo convegno, tra i primi su questi temi in Italia, – ha affermato il dr. Carlo Lombardi – è che ha permesso di analizzare a fondo le problematiche relative al-la Gender-Medicine con particolare riguardo al sesso femminile spesso soggetto a problematiche asmatiche e allergiche che si aggravano in de-terminati periodi della vita, come la gravidanza, il ciclo mestruale e la menopausa, forse condizionati dal diverso assetto ormonale. Inoltre, nella sessione pomeridiana, verrà dato ampio spazio agli aspetti pre-ventivi da attuare durante la gravi-danza e nei primi anni di vita per ri-durre il rischio di sviluppare asma e allergie”. Un convegno – ha concluso il dott. Lombardi – mirato sulle problema-tiche allergologico-respiratorie del-la donna ma anche indirizzato alle varie figure specialistiche, come i colleghi ginecologi, pneumologi e otorini, con cui gestire al meglio queste pazienti.

Nell’ambito della campagna nazionale 2011 per la promozione della donazione di organi, tessuti e cellule a fini di trapianto il ministero della Salute il 29 maggio scorso la Giornata nazionale della donazione il cui tema è stato “Un donatore moltiplica la vita”. La Campagna nazionale punta a diffondere una corretta informazione e a sensibilizzare la popolazione sul tema della donazione e del trapianto di organi, tessuti e cellule concentrando nella settimana

della donazione le attività di informazione.Numerose le iniziative promosse dalle Associazioni di settore al fine di favorire una maggiore consapevolezza sull’importanza di sottoscrivere la dichiarazione di volontà sulla donazione di organi, tessuti e cellule e far accrescere la conoscenza sui benefici del trapianto. La giornata è stata preceduta da una serie di iniziative di sensibilizzazione in collaborazione

con le associazioni in tutta la provincia. Gli Spedali Civili di Brescia da sempre condividono l’opportunità della donazione quale strumento di grande valore etico e sociale offrendo la disponibilità della propria struttura e delle risorse umane e professionali presenti per favorire il miglior esito dei prelievi e dei conseguenti trapianti. I primi prelievi di organi a scopo di trapianto terapeutico risalgono al 1974. Nonostante la fase di rallentamento delle donazioni

verificatosi a livello nazionale e non solo, con la collaborazione di tutte le aziende ospedaliere e presidi privati presenti nel territorio provinciale, nel 2010 il recupero di organi e tessuti è stato favorevole e superiore agli indicatori medi nazionali. Se il concetto di donazione appartiene alla sfera personale, il percorso di prelievo e di trapianto necessita del contributo partecipato di tantissime figure professionali di pressoché tutto l’ospedale.

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’era una volta un capitano, quello che guidò il Brescia nelle ultime stagioni di se-rie B; c’era una volta un capitano, quello che con-

tro il Torino nella finale play-off segnò un gol da cineteca infilando la palla nel palo lontano, alla Del Piero; c’era una volta un capitano, inneggiato e osannato dai suoi tifosi sul pullman nella notte magica dopo la conqui-sta della Serie A. C’era una volta un capitano che mai avrebbe immagina-to una stagione conclusa così, come quella di quest’anno che lo ha visto poco a poco lasciato ai margini. In settimana Davide Possanzini ha tolto i freni e quello che ne è uscito è stato un fiume in piena, uno sfogo davan-ti ai microfoni dei giornalisti raccon-tando quello che è stato l’ultimo anno secondo i suoi occhi. Il racconto nel dettaglio è stato raccolto, come il re-sto della carriera di Davide Possanzi-ni, nel libro “Il gol tradito” scritto da Fabio Tavelli. Non è in vendita, si può ricevere, in cambio di un contributo in beneficenza a Progetto Africa, chie-dendo informazioni all’indirizzo mail [email protected]. L’auto-re ci ha concesso di pubblicare parte dell’ultimo capitolo in cui Davide par-la, in prima persona, di quest’anno: “Un giorno siamo al Touring di Coc-caglio il presidente mi dice che non ha i soldi per allungarmi il contratto. Mi dice che non gli piace come mi sto

comportando, mi dice che sono nega-tivo per il gruppo. Che ho il muso. Il muso! [...]Nonostante questo non ho mai detto una parola, mai una pole-mica. Mi sono sempre allenato a testa bassa impegnandomi al massimo. [...] Mi chiama De Giorgis. È scosso. Mi dice che ha appena messo giù dopo una telefonata nella quale Gino Corio-ni gli ha urlato di tutto. Mi dice che il pres gli ha detto che mi deve portare

via da Brescia, che devo rescindere il contratto e che me ne devo anda-re. Ovviamente mi dice che se voglio fare le valigie lui una squadra prima di sera me la trova. Gli dico di no, lo ringrazio in fretta perché voglio subito telefonare a Corioni. Gli dico subito che dopo cinque anni di B e quasi uno di A dove credo di aver rappresentato qualcosa per questa maglia mi aspet-tavo almeno che certe cose me le di-

Un sogno che potrebbe diventare realtà. Dopo aver eliminato il Renate, la Feralpi Salò insegue un nuovo appuntamento con la storia: il salto di categoria in Prima Divisione, la ex C1. Si deciderà tutto nelle prossime due gare con l’altra finalista, la Pro Patria. La formazione di Varese ha sconfitto la Pro Vercelli 5-2 in casa e perdendo 2-0 in trasferta. La gara d’andata è in programma domenica alle 16 a Busto Arsizio (diretta su Radio Voce Fm 88.3-88.5), ritorno domenica

12 fra le mura amiche del Lino Turina. Per la trasferta d’andata, i tifosi della “Vecchia Guardia”, in collaborazione con la società, organizzano la trasferta per la finale play off allo stadio Speroni di Busto Arsizio di domenica prossima. Ritrovo nel parcheggio del bocciodromo di Salò alle 13 o al casello autostradale di Brescia Est alle 13.30. Quota di partecipazione 20 euro (autobus e biglietto d’ingresso). Iscrizioni entro le 15 del 3 giugno al 347.7334936. (al.an.)

Metti una calda serata di maggio, l’ul-tima del mese. Condisci il tutto con un finale thrilling, canestri pesanti di giocatori di categoria superiore e la promozione è servita. La terza con-secutiva per il Monticelli Brusati che, superando 67-62 in trasferta il Meda, sale nella serie C Dilettanti. Una sta-gione da incorniciare per il team fran-ciacortino che ormai ci ha preso gusto nella scalata al basket che comincia a contare. E non è un caso che dopo

aver dominato la stagione regolare (otto punti di vantaggio sull’inseguitri-ce Orzinuovi), il team franciacortino si è ripetuto anche negli spareggi play off. Ben 31 vittorie su 35 gare per la società bresciana più vecchia a livello di affiliazione. Un organico composto – tanto per citarne qualcuno – da gio-catori del calibro di Hugo Sconochini, Diego Righetti (nella foto, in tribuna a causa di un infortunio), l’argentino Roman Pedraza e Matteo Cominelli,

quest’ultimo alla sesta promozione in carriera. Senza dimenticare gli ar-rivi in corsa di Christian Akrivos (ha sfiorato la Lega 2) e Paolo Alberti. E poi la valorizzazione dei giovani, cosa da non sottovalutare (chiedere a Mat-teo Zamboni). E come dimenticare il record di imbattibilità di 76 vittorie consecutive che resterà nella storia della società gialloblù. Gioia immen-sa per il presidente Domenico Scotti al fischio finale. “È un’emozione infi-

nita, abbiamo raggiunto l’ennesimo traguardo sportivo che ha premiato i nostri sforzi. È un sogno che con-tinua”. E sicuramente non finirà qui. “Per qualche settimana ci godremo questo momento – aggiunge il patron gialloblù – visto che ce lo siamo am-piamente meritato. Poi parleremo con i giocatori, il tecnico e inizieremo ad allestire una squadra che possa reci-tare un ruolo da protagonista anche nel prossimo campionato”.

cesse lui in faccia e non al telefono con il mio procuratore. Ne faccio un discorso umano, non tecnico o pro-fessionale. È l’uomo ad essere ferito. In quel momento io mi sento umiliato come persona prima che come calcia-tore. Se mi avesse guardato in faccia dicendomi che non poteva tenermi [...] io lo avrei rispettato. Invece que-sto suo comportamento mi ha fatto arrabbiare anche di più. Mi ripeteva che ero negativo per il gruppo, che tre miei compagni di squadra erano andati da lui a lamentarsi perché non sarei più all’altezza di giocare a calcio. [...] Me ne ha dette di tutti i colori e mi ha ribadito che il contratto non me l’avrebbe fatto. A quel punto gli dico che il contratto sono io che non lo vo-glio più. Allora mi dice che se è così, da qui a giugno sarei andato sempre in tribuna. Io allora gli rispondo che è vero che decidono lui e Nani chi va in campo e chi no. Lui si infervora an-cora di più e giura che l’allenatore fa le sue scelte e lui non ci mette becco. Sarà, intanto io da lì in poi farò prati-camente solo tribuna…”

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uò l’attività sportiva orato-riale coniugare educazio-ne e successi? Guardando all’esperienza dell’oratorio di Calcinato si direbbe di sì.

Ed è un ‘sì’ rafforzato dalla presidente provinciale del Csi Amelia Morgano e dal direttore dell’Ufficio oratori don Marco Mori, intervenuti all’incontro organizzato dalla società calcinatese dal titolo “Sport + oratorio = passio-ne educativa”. “Senza sport – ha detto don Mori – non esisterebbe nemme-no il concetto di oratorio. L’attività sportiva negli oratori accoglie le per-sone coinvolgendo non solo il corpo, ma anche l’anima. In un momento in cui l’educazione è in crisi esso rap-presenta uno dei migliori mezzi per raggiungere lo scopo”. Sulla stessa lunghezza d’onda Amelia Morgano: “Se non insegno i valori dello sport, lo sport non esiste. Deve essere uno strumento per trasmettere il rispetto delle regole e degli altri. Educazione e attività sportiva devono andare di pari passo. Il Centro sportivo italia-no lavora in questa direzione dando importanza sempre maggiore alla for-mazione”. Protagonisti dell’incontro anche i bambini arancioblù interroga-ti dal sacerdote sulla loro esperienza sportiva. I piccoli atleti hanno dato ri-sposte diverse tra loro, ma unite dal coloratissimo filo del divertimento e del desiderio di stare insieme. Centra-le anche la figura dell’allenatore, pri-mo artefice dell’esperienza educativa e chiamato a vivere una vera e pro-

Il secondo titolo stagionale sta per essere assegnato. Sull’erba sintetica della Torricella verranno proclamati i detentori della coppa Leonessa 2011. L’antipasto sarà servito oggi 2 giugno, con le semifinali della categoria open tra Calcinato-Sale Gussago e Real Vigilio-S. Antonio: fischio d’inizio alle 20. Il trofeo provinciale verrà alzato al cielo nel fine settimana. I primi ad accarezzarlo saranno gli under 14 di Novagli o Muscoline, in campo sabato alle 17.30. A seguire

si affronteranno gli juniores di Torricella e S. Rocco Palazzolo, prima dell’epilogo serale riservato agli open, dove l’obiettivo è ereditare la coppa dal Bovegno campione in carica. Domenica aprirà il sipario la categoria allievi con Tremosine e Casazza pronte al faccia a faccia alle 17, poi il calcio femminile con la contesa tra S. Benedetto e Pavone. L’ultimo titolo provinciale della stagione 2010/2011 sarà assegnato ai top junior. Lo inseguiranno Muratello e Brozzo.

pria passione educativa che consiste nella differenza tra il fare e il fare be-ne. Una passione che sia in grado di sollecitare pensiero e azione per rag-giungere l’obiettivo con tutte le ener-gie a disposizione. Questa figura deve avere doti innate e Amelia Morgano ha provato a tracciarne un identikit: “Un alleducatore deve essere, anzi-tutto, ferrato in umanità. Deve saper

leggere nei sentimenti dei suoi ragazzi diventando un punto di riferimento e un centro di relazioni. Allo stesso tem-po non deve mancare la preparazione tattico-sportiva, perché anche la vit-toria, quando è ottenuta nel rispetto delle regole, aiuta a crescere”. Il Cal-cinato ha sposato pienamente questa filosofia intraprendendo un cammino ambizioso e apparentemente in salita, ma i risultati anche in questa stagione hanno ripagato gli sforzi profusi su en-trambi i fronti: quello sportivo e quel-lo educativo. Il massimo traguardo è stato raggiunto da under 10 e open del calcio a 5, premiati con il titolo pro-vinciale. Vincere educando, dunque, è una missione possibile.

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Il rischio di venderel’acqua ai privati

Signor direttore, non ce l’hanno raccontato: l’abbiamo visto coi nostri occhi, pieni di lacrime per i fumogeni della polizia e per la sofferenza dei poveri. Eravamo a La Paz, in Bolivia, per un viaggio missio-nario. L’acqua era stata privatizzata e, per milioni di famiglie boliviane, questo significava che la bolletta di-ventava più cara del cibo, capace di bersi metà del loro misero stipendio mensile. I poveri andarono in piazza per chiedere pietà ma la repressione fu durissima. Io ed Egle, con l’allora piccolo Francesco, inconsapevoli, ci ritrovammo all’improvviso immersi nei fumi acri e brucianti dei lacrimo-geni. Posto sbagliato nel momento sbagliato. Non c’era distinzione tra passanti, manifestanti, turisti, mis-sionari: i manganelli ruotavano, gli scarponi pestavano e a chi tocca-va, toccava. Toccò anche alle nostre schiene, protese a difendere il nostro piccolo Francesco. A tentoni, con gli occhi e la gola infuocati, riuscim-mo a guadagnare una via di fuga, tra gente che urlava, piangeva, sangui-nava. Moriva. Ma chi ha provato ancora i lacrimo-geni sa che scappare, da codardi e vigliacchi fin che si vuole, è l’unica cosa cui pensi; e, appena in salvo, sa che l’acqua, per sanare il dolore for-tissimo agli occhi e alla gola, è l’uni-co desiderio. Ma da nessuna fontana pubblica sgorgava il tanto desidera-to liquido vitale. In un Paese andino, straricco di sorgenti, solo l’acqua che scendeva dal cielo come una benedi-zione del Signore era acqua di vita. Quella delle tubazioni, se la vuoi, la paghi ora a grande prezzo. Tutto que-

sto avvenne in Bolivia qualche anno fa, banco di prova di quell’operazio-ne planetaria – che chiamano di “li-bero mercato” – atta ad arricchire i ricchi e impoverire i poveri. Ora toc-ca all’Italia, che di ricchi sempre più ricchi e di poveri sempre più poveri se ne intende da alcuni anni. Tra i primi impegni dell’Associazione famiglie numerose, fin dalla sua na-scita, c’è stato proprio quello di ave-re acqua a prezzo giusto. Ci chiede-vamo come era possibile che per gli allevamenti zootecnici non ci fosse limite al consumo con costi ridotti mentre per allevare figlioli sì. Che razza di Paese sarà mai quello in cui conviene allevare vacche piuttosto che creature? Ma al peggio non c’è mai fine; ora vorrebbero privatizza-re l’acqua del rubinetto, così che non si parlerà nemmeno più di tariffa so-ciale ma solo di costi e ricavi, utili e investimenti. Sulla pelle della gente. E le famiglie numerose – vogliamo scommettere? – pagheranno di più, ancora di più, sempre di più. Finché un giorno non andranno in piazza per ricevere la loro dose di legnate e lacrimogeni. Cambiamo la storia, noi possiamo. Il 12 e 13 giugno andiamo tutti a vo-tare e votiamo Sì. Ne va del futuro dell’acqua, ne va del futuro della vita. Mario e Egle Sberna - Associazio-ne nazionale famiglie numerose

I grandi della terrae internet

Signor direttore,al di là di ogni giudizio personale, dei risultati attesi e di quelli che poi si sono riusciti a realizzare, quello della settimana scorsa a Deauville è stato certamente un appuntamento

storico: per la prima volta i grandi della terra si sono incontrati per parlare di internet. Forse si sarebbe potuto fare di più e meglio, ma no-nostante le conclusioni sottotono Deauville 2011 è stato un appunta-mento storico, con il quale la Rete è entrata nelle agende dei governi. Vico Manara

L’esempio imperiturodi Tommaso Moro

Signor direttore,il 25 aprile e il 2 giugno festeggia-mo la Liberazione dell’Italia e la proclamazione della Repubblica, festeggiamo in sostanza la Costi-tuzione repubblicana. Ma la Costi-tuzione non bisogna solo regalar-la agli studenti, bisogna leggerla, conoscerla e chiedersi se la stia-mo applicando e se ci stiamo im-pegnando a farla funzionare e so-prattutto a farla crescere nell’ancor lungo percorso di applicazione nei suoi fondamenti e nell’impegno al-le riforme, vera crescita del Paese della sua unità di varie culture. So-prattutto nelle nostre piccole Cit-tà europee. Nella lettera apostoli-ca, in forma di motu proprio, per la proclamazione di San Tommaso Moro “patrono dei governanti e dei politici”, il Beato Giovanni Paolo II a perpetua memoria della vita e del martirio di San Tommaso Moro evidenzia un messaggio che attra-versa i secoli e parla agli uomini di tutti i tempi della dignità inaliena-bile della coscienza. Nella quale, come ricorda il Concilio Vaticano II, risiede “il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si tro-va solo con Dio, la cui voce risuo-na nella sua intimità” (Gaudium

et spes, 16). San Tommaso Moro è venerato quale esempio imperituro di coerenza morale. E anche al di fuori della Chiesa, specie fra colo-ro che sono chiamati a guidare le sorti dei popoli, la sua figura viene riconosciuta quale fonte di ispira-zione per una politica che si ponga come fine supremo il servizio alla persona umana. La sua sensibilità religiosa lo portò alla ricerca della virtù attraverso un’assidua prati-ca ascetica. Sentendosi chiamato al matrimonio, alla vita familiare e all’impegno laicale, egli sposò nel 1505 Giovanna Colt dalla quale eb-be quattro figli. Nel 1504, sotto il re Enrico VII, venne eletto per la prima volta al parlamento. Enri-co VIII gli rinnovò il mandato nel 1510, e lo costituì pure rappresen-tante della Corona nella capitale, aprendogli una carriera di spicco nell’amministrazione pubblica. Nel decennio successivo, il re lo inviò a varie riprese in missioni diplomati-che e commerciali nelle Fiandre e nel territorio dell’odierna Francia. Fatto membro del Consiglio della Corona, giudice presidente di un tribunale importante, vice-teso-riere e cavaliere, divenne nel 1523 portavoce, cioè presidente, della Camera dei Comuni. Universalmen-te stimato per l’indefettibile integri-tà morale, l’acutezza dell’ingegno, il carattere aperto e scherzoso, la straordinaria erudizione, nel 1529, in un momento di crisi politica ed economica del Paese, fu nominato dal re Cancelliere del regno. Primo laico a ricoprire questa carica, Tom-maso affrontò un periodo estrema-mente difficile, sforzandosi di ser-vire il re e il Paese. Fedele ai suoi principi si impegnò a promuovere

la giustizia e ad arginare l’influsso deleterio di chi perseguiva i propri interessi a spese dei deboli. Molte sono le ragioni a favore della pro-clamazione di San Tommaso Moro a patrono dei governanti e dei po-litici. Tra queste, il bisogno che il mondo politico e amministrativo avverte di modelli credibili, che mostrino la via della verità in un momento storico in cui si moltipli-cano ardue sfide e gravi responsa-bilità. Oggi, infatti, fenomeni eco-nomici fortemente innovativi stan-no modificando le strutture sociali della nostra piccola Città europea e del Paese; d’altra parte, le con-quiste scientifiche nel settore delle biotecnologie acuiscono l’esigenza di difendere la vita umana in tutte le sue espressioni, mentre le promes-se di una nuova società, proposte con successo ad un’opinione pub-blica frastornata, richiedono con urgenza scelte politiche chiare a favore della famiglia, dei giovani, degli anziani e degli emarginati e attenti ai nuovi venuti dalla fame e dalle continue insignificanti guer-re e con la massima attenzione sia nello sfamarli, ma, anche nel mas-simo rispetto della loro cultura da integrare cautamente. In questo contesto, giova riandare all’esem-pio di San Tommaso Moro, il quale si distinse per la costante fedeltà all’autorità e alle istituzioni legit-time proprio perché, in esse, in-tendeva servire non il potere, ma l’ideale supremo della giustizia. La sua vita ci insegna che il governo è anzitutto esercizio di virtù. For-te di tale rigoroso impianto morale, lo Statista inglese pose la propria attività pubblica al servizio della persona, specialmente se debole o

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

povera; gestì le controversie sociali con squisito senso d’equità; tutelò la famiglia e la difese con strenuo impegno; promosse l’educazione integrale della gioventù. Il profon-do distacco dagli onori e dalle ric-chezze, l’umiltà serena e gioviale, l’equilibrata conoscenza della na-tura umana e della vanità del suc-cesso, la sicurezza di giudizio ra-dicata nella fede, gli dettero quella fiduciosa fortezza interiore che lo sostenne nelle avversità e di fronte alla morte. La sua santità rifulse nel martirio, ma fu preparata da un’in-tera vita di lavoro nella dedizione a Dio e al prossimo. L’unità della vi-ta dei fedeli laici è di grandissima importanza: essi, infatti, devono santificarsi nell’ordinaria vita pro-fessionale e sociale. Perché possa-no rispondere alla loro vocazione, dunque, i fedeli laici debbono guar-dare alle attività della vita quotidia-na come occasione di unione con Dio e di compimento della sua vo-lontà, e anche di servizio agli altri uomini”. La vicenda di San Tomma-so Moro illustra con chiarezza una verità fondamentale dell’etica po-litica. Infatti la difesa della libertà della Chiesa da indebite ingerenze dello Stato è allo stesso tempo di-fesa, in nome del primato della co-scienza, della libertà della persona nei confronti del potere politico. In ciò sta il principio basilare di ogni ordine civile conforme alla natu-ra dell’uomo. Confido, pertanto, che l’elevazione dell’esimia figura di San Tommaso Moro a patrono dei governanti e dei politici giovi al bene della società. L’eloquente testimonianza da lui resa è quanto mai attuale in un momento storico che presenta sfide cruciali per la

coscienza di chi ha responsabili-tà dirette nella gestione della cosa pubblica. Come statista, egli si po-se sempre al servizio della persona, specialmente se debole e povera; gli onori e le ricchezze non ebbero presa su di lui, guidato com’era da uno spiccato senso dell’equità. So-prattutto, egli non scese mai a com-promessi con la propria coscienza, giungendo fino al sacrificio supre-mo pur di non disattenderne la vo-ce. Il Beato Giovanni Paolo II dis-se: invocatelo, seguitelo, imitatelo! La sua intercessione non mancherà di ottenervi, anche nelle situazioni più ardue, fortezza, buon umore, pazienza e perseveranza. Che ci im-mette nel terzo millennio cristiano. Un mio umile e sincero grazie a mia madre la Chiesa e a mio padre an-cora immaturo lo Stato. La nonna Europa come sta?Celso Vassalini

La setta degli spioniè sempre in agguato

Signor direttore,Yara Gambirasio ora riposa in pa-ce. Perlomeno, così ci piace pen-sare, dopo tutte le intrusioni me-diatiche a cui la sua giovane vita è stata sottoposta dal 26 novembre scorso, giorno in cui è misteriosa-mente scomparsa. Il ritrovamento del suo cadavere – tre mesi dopo –aveva prepotentemente riacceso i riflettori su un delitto le cui cause restano un mistero e di cui manca ancora il nome del colpevole.La relativa sobrietà con cui questa vicenda è stata trattata – a con-fronto con quella dell’omicidio di Sarah Scazzi – fa ben sperare ri-spetto a una copertura mediatica

non invadente e non ficcanaso.Al contrario di Sarah, che amava girare video col telefonino insie-me alla cugina o alle amiche e che teneva un diario in cui annotava i suoi pensieri adolescenziali, Yara ha lasciato poche tracce di sé, an-che dal punto di vista della sua im-magine. Questo suo “basso profi-lo” – condiviso dai genitori, che fin da subito hanno rifuggito la sovra-esposizione mediatica – ha indot-to giornalisti e curiosi ad adottare qualche cautela in più rispetto ad altri casi di cronaca nera recente.Ma non siamo sicuri che il voyeu-rismo mediatico sulla vicenda di Yara sia definitivamente sopito. Bruno Vespa, Alessio Vinci, Salvo Sottile, Federica Sciarelli e gli altri adepti della setta degli spioni non aspettano altro che una (presunta) svolta nelle indagini per ricomin-ciare a saccheggiare la vita della ragazza di Brembate con la “deli-catezza” che hanno esibito fino a qualche settimana fa.Nessuno di loro si è tirato indie-tro, quando nelle loro trasmissio-ni hanno insistito morbosamente sull’entità e la posizione delle col-tellate rinvenute sul corpo, sul fat-to che l’indumento più intimo della minorenne presentava un taglio da coltello, su quali fossero le condi-zioni dei vestiti indossati dalla ra-gazza, sugli indizi che avrebbero dimostrato un’eventuale violenza carnale. E sono sempre pronti a ricominciare.Basta vedere cosa è successo la settimana scorsa quando l’arre-sto di Concetta Misseri, zia di Sa-rah Scazzi, ha nuovamente gettato benzina sul fuoco dei programmi di approfondimento informativo –

ma ha senso chiamarli ancora co-sì? – che puntualmente sono tor-nati a esibire la solita merce cat-tura-ascolti con presunti esperti, psicologi, criminologi, opinionisti e giornalisti sedicenti “d’assalto”.Questi ultimi, più degli altri pro-fessionisti, dovrebbero essere ob-bligati dalla loro deontologia a se-guire un comportamento corretto. L’essenzialità dell’informazione è, insieme alla verità sostanziale dei fatti, un principio fondamentale che impone al giornalista di rispet-tare sempre la sfera privata delle persone, soprattutto di quelle che sono diventate “pubbliche” soltan-to perché vittime di una tragedia o di un fatto di cronaca.La tutela del minore, sancita dal-la Carta di Treviso e ribadita dalla Carta dei doveri (ma affermata an-che dal Codice di procedura pena-le), deve sempre prevalere rispetto al diritto di cronaca o di critica. I mezzi d’informazione hanno l’obbli-go morale di diffondere le notizie nel pieno rispetto dei diritti fondamen-tali delle persone, tra cui quello alla riservatezza rientra a pieno titolo. Aggiungere altro è inutile.Mario Deriu

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