La Voce del Popolo 2011 42

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Ǥ Continuiamo a non capire. Le borse crollano, lo “spread” sale e la crisi si aggrava sempre di più. E noi cittadini normali, senza una laurea in economia, restiamo sempre di più senza parole. In questi giorni si è evocata l’idea di un Paese alla deriva e forse è vero. Siamo alla deriva perché, anzitutto, non ci fanno capire che sta succedendo. Le analisi dei politici cambiano a seconda del colore del partito. L’Europa annaspa, chiede e non ottiene e ci punisce e così fanno i mercati. L’Italia rischia il fallimento e noi ancora non capiamo a cosa stiamo andando incontro. Forse qualcuno dovrebbe spiegarcelo con parole semplici e chiare. Magari iniziando da quella che ormai è un po’ più di una percezione ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 della crisi. Anche perché adesso veramente quando le famiglie aprono il borsellino non ci trovano abbastanza denaro per arrivare a fine mese; fanno la spesa, ma hanno sempre più bisogno dell’aiuto della “busta” della Caritas. Se i giovani sembrano girare a vuoto in cerca di un posto di lavoro e chi un lavoro l’aveva adesso è perennemente in cassa integrazione, ci deve essere un motivo. C’è modo di capire come mai le imprese smettono di fare investimenti e non possono assumere e le banche non fanno più i mutui per comprare la prima casa? In sintesi: chi ne capisce di queste cose o ha l’onere di intervenire, sta facendo abbastanza per rimediare oppure no? E qui si apre il dibattito, soprattutto politico. Si è detto, il Governo ha le sue responsabilità probabilmente gravi. Ma se si è verificato che chi ci governa non è all’altezza della situazione? Come tirare qualche conclusione? Non lo dico per accanimento verso il Berlusconi, il Bossi o il Tremonti di turno, ma per senso della realtà. L’impressione è che se non fosse per i cittadini che ne fanno le spese tutti i giorni in termini di risorse e di occupazione, la crisi sembrerebbe qualcosa di virtuale, una materia per addetti ai lavori di cui i giornali scrivono più o meno a vanvera. Gli italiani, invece, adesso la crisi la vivono sulla pelle e non possono più aspettare. Serve una soluzione pragmatica e l’umiltà, forse, di ammettere la sconfitta. Che ne sarà delle famiglie reali, dei poveri, dei lavoratori e delle imprese, dei giovani che chiedono un segnale di speranza? Sembra che l’effetto della manovra di 59,6 miliardi di agosto sia in parte già svanito per l’esplosione del costo del debito, e adesso che si fa? La politica dei troppi annunci e delle troppe marce indietro non paga, come pure qualcuno dovrà rendere conto del fatto che il destino dell’Italia sembra più legato alla paura di perdere voti che al bene comune. Anche l’opposizione, poi, che pare si accordi solo per chiedere le dimissioni del Governo, deve ritrovare il senso della realtà. Il tempo di Silvio potrebbe essere finito, ma diamoci un taglio con un accanimento che risulta sterile. Il problema della crisi mondiale non è solo Silvio, fatevene una ragione! Se, invece, l’opposizione i problemi li vede, se ha delle soluzioni concrete le spieghi al Paese e soprattutto dimostri di essere all’altezza di affrontare questa emergenza in modo diverso. Fa sorridere l’ultima fatica interna al Pd intento a tenere a bada le idee del Sindaco di Firenze. Se sono idee buone e non proclami a fini mediatici daranno frutto a loro tempo e sarà bene tenerne conto senza scomuniche. La confusione, quindi, regna. Sarà utile dimostrare al più presto, anche in Europa, che gli italiani hanno ancora un poco di valore e di onore. Crisi e famiglie. Nel mirino della povertà Rovato. Il teatro San Carlo tra memoria e presente ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǡ Don Italo Uberti. Inseguendo la Buona Notizia Giornata diocesana. “La voce è quella giusta” Brescia calcio. Che sia un finale diverso Cdo. Il coraggio di ripartire come antidoto alla crisi Ǥ ǤǤ ǯǤ ǡ ǯ ǡ ǣ Dz dz In Oriente, specie in Giappone, si trovano giardini creati ap- positamente per offrire un luogo dove meditare. Ma cosa significa “meditare”? Il Vangelo di San Luca ci presenta Maria, la Madre di Dio che “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Le “cose” custodite da Maria erano le parole e gli eventi che sperimentava in rapporto a suo Figlio. La sua “meditazione”, come il termine stesso suggerisce, consisteva probabilmente nel “confrontare” tali realtà con la sua vita per cogliere il disegno di Dio nei suoi confronti. In questi giorni di novembre – ma anche in altri pe- riodi – vorrei suggerirvi un “giardino” particolare per meditare. Si trova in tutti i paesi e città ed è facilmente accessibile: è il cim- itero, il camposanto, in cui riposano le spoglie mortali di coloro che ci hanno preceduto. Vi consiglio di visitarne una parte con calma, di soffermarvi su qualche lapide o segno e riflettere: sono convinto che il “confronto” con i cari defunti – nella fede del Signore morto e risorto – ha molto da insegnarci per meglio vivere e – in quel giorno – meglio morire.

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A un anno dall'ocupazione della gru per chiedere diritti molti hanno tracciato un bilancio di quell’esperienza.

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Continuiamo a non capire. Le borse crollano, lo “spread” sale e la crisi si aggrava sempre di più. E noi cittadini normali, senza una laurea in economia, restiamo sempre di più senza parole. In questi giorni si è evocata l’idea di un Paese alla deriva e forse è vero. Siamo alla deriva perché, anzitutto, non ci fanno capire che sta succedendo. Le analisi dei politici cambiano a seconda del colore del partito. L’Europa annaspa, chiede e non ottiene e ci punisce e così fanno i mercati. L’Italia rischia il fallimento e noi ancora non capiamo a cosa stiamo andando incontro. Forse qualcuno dovrebbe spiegarcelo con parole semplici e chiare. Magari iniziando da quella che ormai è un po’ più di una percezione

della crisi. Anche perché adesso veramente quando le famiglie aprono il borsellino non ci trovano abbastanza denaro per arrivare a fine mese; fanno la spesa, ma hanno sempre più bisogno dell’aiuto della “busta” della Caritas. Se i giovani sembrano girare a vuoto in cerca di un posto di lavoro e chi un lavoro l’aveva adesso è perennemente in cassa integrazione, ci deve essere un motivo. C’è modo di capire come mai le imprese smettono di fare investimenti e non possono assumere e le banche non fanno più i mutui per comprare la prima casa? In sintesi: chi ne capisce di queste cose o ha l’onere di intervenire, sta facendo abbastanza per rimediare oppure no? E qui si apre il dibattito, soprattutto politico. Si è detto, il Governo ha le sue responsabilità probabilmente gravi. Ma se si è verificato che chi ci governa non è all’altezza della situazione? Come tirare qualche conclusione? Non lo dico per accanimento verso il

Berlusconi, il Bossi o il Tremonti di turno, ma per senso della realtà. L’impressione è che se non fosse per i cittadini che ne fanno le spese tutti i giorni in termini di risorse e di occupazione, la crisi sembrerebbe qualcosa di virtuale, una materia per addetti ai lavori di cui i giornali scrivono più o meno a vanvera. Gli italiani, invece, adesso la crisi la vivono sulla pelle e non possono più aspettare. Serve una soluzione pragmatica e l’umiltà, forse, di ammettere la sconfitta. Che ne sarà delle famiglie reali, dei poveri, dei lavoratori e delle imprese, dei giovani che chiedono un segnale di speranza? Sembra che l’effetto della manovra di 59,6 miliardi di agosto sia in parte già svanito per l’esplosione del costo del debito, e adesso che si fa? La politica dei troppi annunci e delle troppe marce indietro non paga, come pure qualcuno dovrà rendere conto del fatto che il destino dell’Italia sembra più legato alla

paura di perdere voti che al bene comune. Anche l’opposizione, poi, che pare si accordi solo per chiedere le dimissioni del Governo, deve ritrovare il senso della realtà. Il tempo di Silvio potrebbe essere finito, ma diamoci un taglio con un accanimento che risulta sterile. Il problema della crisi mondiale non è solo Silvio, fatevene una ragione! Se, invece, l’opposizione i problemi li vede, se ha delle soluzioni concrete le spieghi al Paese e soprattutto dimostri di essere all’altezza di affrontare questa emergenza in modo diverso. Fa sorridere l’ultima fatica interna al Pd intento a tenere a bada le idee del Sindaco di Firenze. Se sono idee buone e non proclami a fini mediatici daranno frutto a loro tempo e sarà bene tenerne conto senza scomuniche. La confusione, quindi, regna. Sarà utile dimostrare al più presto, anche in Europa, che gli italiani hanno ancora un poco di valore e di onore.

Crisi e famiglie.Nel mirino della povertà

Rovato. Il teatro San Carlo tra memoria e presente

Don Italo Uberti.Inseguendo la Buona Notizia

Giornata diocesana.“La voce è quella giusta”

Brescia calcio.Che sia un finale diverso

Cdo. Il coraggio di ripartire come antidoto alla crisi

In Oriente, specie in Giappone, si trovano giardini creati ap-positamente per offrire un luogo dove meditare. Ma cosa significa “meditare”? Il Vangelo di San Luca ci presenta Maria, la Madre di Dio che “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Le “cose” custodite da Maria erano le parole e gli eventi che sperimentava in rapporto a suo Figlio. La sua “meditazione”, come il termine stesso

suggerisce, consisteva probabilmente nel “confrontare” tali realtà con la sua vita per cogliere il disegno di Dio nei suoi

confronti. In questi giorni di novembre – ma anche in altri pe-riodi – vorrei suggerirvi un “giardino” particolare per meditare.

Si trova in tutti i paesi e città ed è facilmente accessibile: è il cim-itero, il camposanto, in cui riposano le spoglie mortali di coloro che

ci hanno preceduto. Vi consiglio di visitarne una parte con calma, di soffermarvi su qualche lapide o segno e riflettere: sono convinto che il “confronto” con i cari defunti – nella fede del Signore morto e risorto – ha molto da insegnarci per meglio vivere e – in quel giorno – meglio morire.

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uando anche i luoghi co-muni cominciano a vacil-lare... non c’è da aspettar-si niente di buono. Anali-sti ed esperti dei processi

economici sostenevano, almeno sino a qualche tempo fa, che la fortuna italiana rispetto alla crisi in atto, era-no le famiglie. Con la propensione al risparmio e con il mito della casa di proprietà rappresentavano quella ciambella di salvataggio a cui molti altri Paesi, Usa in testa, non avrebbe-ro potuto aggrapparsi. Sono bastati, però, solo pochi mesi in più e una crisi che, alla faccia di tanti annunci, non accenna ancora a ridurre i suoi effetti per mettere in gioco la “certezza ita-lica”. La famiglia, insomma, è entrata in sofferenza con esiti facilmente in-tuibili. Il recente Rapporto sulla po-vertà ed esclusione sociale elaborato da Caritas italiana e dalla Fondazio-ne Zancan, presentato nelle scorse settimane, ha messo in luce una si-tuazione più problematica di quanto molti si aspettavano. Lo studio “Po-veri di diritti” (questo l’emblematico titolo dato al Rapporto) ha allargato, purtroppo, gli orizzonti della pover-tà. Non si tratta più di un sostantivo “declinabile” solo da un punto mera-mente economico. A questo vanno invece associate altre privazioni che peggiorano lo stato di precarietà. Si tratta di contesti, quelli che sono an-dati delineandosi negli ultimi tempi, che hanno finito col mettere in di-scussione il diritto alla casa, al lavoro, all’educazione, alla giustizia, ambiti di cui, tradizionalmente, la famiglia ita-liana era il perno. Nel 2010, secondo il Rapporto di Caritas/Fondazione Zancan, in Italia le persone povere sono stimate in 8 milioni e 272 mila, quasi 500mila in più rispetto all’anno precedente. A decretare questo au-mento, e questo è il dato veramente

preoccupante, le famiglie numerose (quelle con cinque o più componen-ti), quelle monogenitoriali e quelle con figli minori (un fenomeno che riguarda soprattutto il Meridione) e quelle direttamente toccate dalla crisi occupazionale figlia della crisi.La stagione di difficoltà, come certi-ficano numerose analisi, sta facen-do sentire i suoi effetti sulle fami-glie, soprattutto su quelle con più di due figli. Si tratta (e forse questo è l’aspetto più preoccupante) di un attacco concentrico: il lavoro che manca, una contrazione dei servizi offerti dai Comuni a causa dei tagli imposti da risorse sempre più limi-

tate e la mancanza di reali politiche a sostegno della famiglia. Insom-ma, la stagione in corso non è del-le più felici neppure per la famiglia, da sempre considerata (anche dal-la politica) il primo e il più potente fra gli ammortizzatori sociali di cui il Paese poteva disporre. La tenuta economica e sociale della famiglia, dunque, comincia ad accusare se-gnali sempre più preoccupanti di difficoltà. Ne sanno qualcosa quelle realtà che, istituzionalmente, si oc-cupano di marginalità e di aiuto a chi si trova in condizioni di bisogno. Realtà che negli ultimi anni hanno visto aumentare, prima timidamen-te e poi in modo sempre più consi-stente, le richieste di aiuto da parte di famiglie tradizionalmente escluse dai percorsi della povertà. “Quan-do una famiglia comincia ad avere più di due figli – afferma il diretto-re della Caritas diocesana Giorgio Cotelli – è già a rischio di povertà relativa”. Sono le famiglie a basso reddito, quelle che possono contare su 1000 al mese, con cui magari af-frontare un mutuo o l’affitto, a spe-rimentare una sofferenza che va ben oltre il semplice aspetto alimentare per sbordare su quello economico. “Per questo – afferma ancora Cotelli – abbiamo affiancato ai pacchi vive-ri anche ilmicrocredito, un progetto capillarmente diffuso in tutte le zo-ne della diocesi a conferma dell’au-mento del bisogno”. Si tratta di ri-sposte pensate anche per far fronte alle sempre maggiori difficoltà che incontrano i Comuni nell’erogazione di quei servizi con cui, sino a poco tempo fa, rispondevano al bisogno delle famiglie. L’aspetto più proble-matico di questo aumento dei biso-gni è che ha, come conferma anche il direttore della Caritas diocesana, per protagoniste famiglie che non

È in piena attività la macchina organizzativa delle Caritas parrocchiali sparse in tutta la diocesi per mettere a punto la Giornata del pane, in programma per il 27 novembre prossimo, prima domenica di Avvento.Grazie alla collaborazione dell’Unione panificatori artigiani della provincia di Brescia verranno venduti sacchetti di pane il cui ricavato andrà a sostegno della mensa dei poveri “Madre Eugenia Menni” (nella foto), una delle

dita della Mano fraterna varata dalla Caritas diocesana per far fronte all’aumento delle richieste di aiuto di un numero sempre maggiore di persone. I dati più recenti, quelli relativi al 2010 riassunti del recente bilancio “Un anno con Caritas”, fissa a 30.288 i pasti distribuiti a 1222 ospiti, numeri in netto aumento rispetto ai 26.425 dell’anno precedente e che fotografano in modo chiaro quanto il bisogno sia andato aumentando anche nel Bresciano.

Se è vero, come recita un vecchio adagio popolare, che la necessità aguzza l’ingegno, quelli attuali sono veramente momenti di grande biso-gno. La conferma arriva ancora una volta dalla capacità che le realtà, che per tradizione si confrontano col bi-sogno, hanno nel mettere a punto iniziative sempre nuove di solida-rietà. Caritas diocesana (attraverso la Fondazione San Martino) e Con-grega della carità apostolica sono le

realtà capofila di un nuovo progetto pensato per “ricavare molto” da un gesto apparentemente piccolo. L’ini-ziativa è stata battezzata “Supercent” e consiste nel devolvere alla Fonda-zione Opera Caritas San Martino un centesimo per ogni operazione ban-caria eseguita. Chi intende aderi-re all’iniziativa dovrà soltanto dare mandato al proprio istituto di credi-to di effettuare con cadenza mensile un bonifico alla già citata Fondazio-

ne con l’importo in centesimi corri-spondente al numero di operazioni effettuare. Un piccolo aiuto che mes-so al fianco di tanti altri potrà portare considerevoli frutti. “Nell’attuale pe-riodo di crisi economica – affermano Caritas e Congrega che hanno lancia-to l’iniziativa – emerge un incremento del disagio, soprattutto nelle famiglie dove è a rischio o è venuta meno la fonte di reddito. In questo contesto ha preso corpo il progetto comune”.

avevano mai conosciuto prima la povertà. Perché se è vero che sono ancora molte le famiglie extracomu-nitarie che si rivolgono alle Caritas presenti sul territorio per un aiuto, è altrettanto vero che “dal 2007 ad oggi – afferma Cotelli – è cresciuta considerevolmente anche la per-centuale delle famiglie italiane che chiedono aiuto”. Per queste famiglie che devono anche scontrarsi con il pudore del chiedere è necessaria quella che il direttore Caritas defi-nisce “prossimità nel quotidiano”. Sulla stessa lunghezza d’onda è an-che Mario Taccolini, presidente del-la Congrega della carità apostolica, realtà che da secoli risponde ai bi-sogni della marginalità ma che ne-gli ultimi tempi ha dovuto misurarsi con nuove tipologie di bisogno. “Dal nostro osservatorio che è dilatato e tipologicamente eloquente – sono considerazioni di Taccolini – con-statiamo una sempre più cruda e evidente marginalità di adolescen-ti e giovani e delle famiglie con mi-nori”. L’ormai incontenibile disoc-cupazione giovanile, confermano dalla Congrega, rende questi sce-nari sempre più problematici con evidenti ricadute sulle famiglie che rischiano una sempre più evidente marginalità. “Da tempo – afferma ancora il presidente Taccolini – gli interlocutori abituali dei nostri ser-vizi sono i nuclei familiari con mi-nori e giovani”. Paradossalmente l’anziano che per tradizione è da sempre il destinatario tradiziona-le dei servizi della Congrega, pare oggi godere di maggiori tutele e di condizioni migliori, anche per i pic-coli risparmi di una vita o per altre forme di assistenza”. Anche per la Congrega è la famiglia, insomma, a essere in modo sempre più netto nel mirino della povertà.

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Arriva da Milano l’ultimo dato preoccupante che certifica come la crisi stia facendo sentire i suoi effetti anche su chi non ha mai conosciuto il reale significato della parola povertà. Nei giorni scorsi la Caritas ambrosiana ha diffuso il 10°Rapporto dell’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse. Uno studio della realtà milanese che, con le dovute differenze, potrebbe descrivere con efficacia anche la realtà bresciana. Gli utenti dei centri di

ascolto del Milanese, si legge nella presentazione del Rapporto, sono aumentati del 10,7% rispetto al 2007, l’anno prima della crisi e del 59% rispetto al 2002. Per un quarto sono ormai italiani. Chiedono lavoro, masempre di più aiuti economici. Quasi il 50% non riesce a far quadrare il bilancio familiare, anche quando ha un’occupazione. Sta diventando esplosiva la questione del reddito: quasi la metà delle persone che si sono rivolte agli sportelli della Caritas milanese non arriva a fine

mese, anche quando hanno un lavoro. Anche quando c’è, è questo forse l’aspetto più preoccupante del rapporto elaborato dalla Caritas ambrosiana, il lavoro rischia di non bastare più, soprattutto quando si tratta di famiglie con più di due figli, o di famiglie monoreddito. “Oggi – ha affermato don Roberto Davanzo (nella foto), direttore della Caritas di Milano – avere un lavoro non è più sufficiente per potersi considerare al riparo dalla povertà”.

É nato così il progetto Supercent, che consiste nella raccolta su vasta scala di piccole erogazioni di dena-ro, effettuate dagli utenti dei servizi bancari e di altri servizi di larga diffu-sione. Queste piccole erogazioni com-portano per i singoli donatori un mo-destissimo esborso, ma possono dar luogo, se unite tra loro, ad un’impor-tante risorsa per i casi di povertà più urgenti. Da parte loro le banche e le imprese che hanno aderito al proget-

to si sono impegnate a non far gravare alcun costo sulle operazioni di micro donazione effettuate dai loro clienti. Scopo dell’iniziativa è anche quello di favorire il coinvolgimento di tutta la comunità bresciana, affinché possa prendere sempre più parte a un pro-getto di attenzione alle situazioni di difficoltà. A oggi hanno garantito il lo-ro appaggio all’iniziativa congiunta di Fondazione Opera Caritas San Marti-no e Congrega della Carità Apostolica

Banca Intesa San Paolo, Ubi Banco di Brescia, Ubi Banca di Valle Camonica, Credito Bergamasco, Banca di Credi-to Cooperativo di Brescia, Banca di Credito Cooperativo della Provincia di Brescia e Monte dei Paschi di Sie-na. Ulteriori informazioni su un pro-getto che va idealmente a comnpleta-re quanto la Mano fraterna della Cari-tas mette in campo per rispondere a forme sempre più diffuse di povertà e di bisogno, si trovano sul sito www.

supercent.it. I navigatori troveranno un simpatico supereroe chiamato proprio Supercent (a destra) che illu-strerà le ragioni del progetto, come aderirvi e soprattutto le realtà che grazie ai centesimi versati potranno essere aiutare. Da parte di Supercent (e dei suoi promotori) l’assunzione dell’impegno di presentare in tempi certi dettagliati resoconti sull’anada-mento della raccolta e sulla destina-zione della stessa.

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vevano chiesto un impe-gno, l’Italia ha risposto con un impegno scrit-to: quello di realizzare in un anno e mezzo un ve-

ro e proprio programma di governo. All’Europa, la cosa è bastata e tutta la telenovela del “dovete fare qualcosa di fondamentale per la ripresa eco-nomica e per la salvaguardia del de-bito pubblico” – rivolto all’Italia con le buone e pure con le cattive manie-re – è finita lì. Per ora.Perché chiaramente quella scritta da Silvio Berlusconi non dovrebbe esse-re una lettera da libro dei sogni, ma qualcosa che dovrà poi trovare attua-zione, in tempi ristretti. Sennò le ire soprattutto tedesche saranno fune-ste per l’Italia. Quando, quest’estate, l’euro è finito sotto attacco degli inve-stitori, s’è capito rapidamente che la Grecia era l’antipasto, ma la pietanza vera erano la Spagna o l’Italia. A Ma-drid la soluzione della crisi è stata dra-stica: il premier Zapatero si è fatto da parte rispolverando le urne elettorali per fine anno.Qui, s’è approntata una manovra all’italiana, piena di buoni propositi, di cose da fare tra due o tre anni, di proclami e tanti tentennamenti. I mer-cati finanziari hanno continuato ad attaccare l’Italia, ancor più convinti che qui non ci sia una mano forte che possa governare la crisi. Una crisi invece fronteggiata dalla

tanto di ultimatum a presentare (co-me scritto anche da Voce la scorsa settimana, ndr.) proposte vere e sen-sate entro tre giorni. E dopo 72 ore, ecco la lettera di 17 pagine inviata al “caro Herman” e al “caro Josè Ma-nuel” (i vertici della Ue), con il nuovo programma di governo dell’Esecutivo Berlusconi.In sintesi: si sta approntando il decre-to Sviluppo, ma occorre reperire soldi e lo si farà vendendo dal prossimo 30 novembre beni di proprietà pubblica. In più si recupereranno fondi struttu-rali europei per il Mezzogiorno. Due, fra le misure annunciate, fanno discu-

Bce (e da Berlino) con un salvagen-te lanciato ai nostri titoli di Stato. Ma non in cambio di favole: per continua-re a salvare il Paese, è stato chiesto all’Italia di muoversi concretamente. Le modalità sono state inusuali, con

Dopo l’alluvione che nei giorni scor-si ha colpito e devastato la Liguria e la Toscana la Chiesa si è attivata im-mediatamente per venire incontro alle esigenze delle popolazioni così duramente provate e colpite dai lutti e dalle devastazioni. 10 i morti fino-ra accertati, anche se altre tre perso-ne risultano ufficialmente disperse. 65 i milioni di euro già stanziati dal Governo per le necessità immediate (40 milioni per lo Spezzino e 25 per

la Lunigiana), anche se si parla già di almeno 500 milioni di danni per le so-le strutture pubbliche. La macchina della solidarietà e della ricostruzio-ne è già all’opera in quella che, sem-pre di più, appare una corsa contro il tempo, per cercare i dispersi e met-tere in sicurezza le infrastrutture, pri-ma delle nuove forti piogge previste per i prossimi giorni. Anche Caritas italiana si è attivata tempestivamen-te esprimendo “vicinanza nella pre-

ghiera” alle popolazioni colpite ren-dendosi nel contempo “disponibile ad intervenire per sostenere le azioni delle Chiese locali”. Anche la Comu-nità di Sant’Egidio è in prima linea nella raccolta di generi alimentari e di prima necessità. Nei giorni scor-si un primo carico di aiuti raccolti a Genova è stato consegnato a Bor-ghetto Vara, uno dei centri maggior-mente colpiti dalla tragica alluvione.

tere: le pensioni e i licenziamenti. A dire la verità, sembrerebbe trattarsi di due bolle di sapone. La lettera di Ber-lusconi, in tema pensionistico, non fa altro che ribadire quanto è stato già approvato, come si legge a fianco. In tema di licenziamenti il Premier avrebbe promesso di dare seguito a una norma già votata in Parlamento ma mai utilizzata per quel che riguar-da il pubblico impiego, una norma di legge già in vigore, che permette alla pubblica amministrazione di “screma-re” i propri dipendenti mettendoli per due anni a indennità ridotta all’80% dello stipendio.

Al G20 in corso a Cannes (la chiusura dei lavori è prevista per venerdì 4 novembre) l’Ue si è presentata con intenti comuni, avendo abbozzato una sorta di strategia condivisa. Van Rompuy e Barroso hanno a più riprese segnalato che, di fronte alle gigantesche sfide poste dalla crisi economica, dalla instabilità dei mercati, ma anche da altri problemi di portata globale (energia, cambiamento climatico), sia tempo di agire in

maniera coordinata, soprattutto perché i destini delle potenze mondiali e quelli dell’intera umanità sono, oggi più che mai, interdipendenti. Il belga Van Rompuy e il portoghese Barroso hanno anche indicato una serie di priorità per il vertice del G20: affrontare gli squilibri macroeconomici globali, favorire la crescita (anche promuovendo gli scambi commerciali), attuare il programma di riforme del mercato finanziario così da

renderlo più resistente, rafforzare la dimensione sociale della globalizzazione, garantire la sicurezza alimentare, intervenire contro il cambiamento climatico (tema in discussione alla Conferenza Onu di Durban, tra meno di un mese), affrontare la sfida energetica e la lotta contro la corruzione. In realtà non c’è molto di nuovo. Il problema è quello di verificare la capacità del G20 di passare da enunciazioni di principio a concrete azioni.

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Il tasso di disoccupazione giovanile sale al 29,3%, con un aumento congiunturale di 1,3 punti percentuali. A rilevarlo è ancora una volta l’Istat. A settembre gli occupati sono 22 milioni e 911 mila, in diminuzione dello 0,4% (-86 mila unità) rispetto ad agosto. Il calo riguarda sia la componente maschile sia quella femminile. Nel confronto con l’anno precedente l’occupazione resta sostanzialmente invariata. Il

tasso di occupazione si attesta al 56,9%, in diminuzione sia nel confronto congiunturale (-0,2 punti percentuali) sia in termini tendenziali (-0,1 punti percentuali). Il numero dei disoccupati, pari a 2 milioni e 80mila, aumenta del 3,8% rispetto ad agosto (76mila unità). Su base annua si registra una crescita del 3,5% (71mila unità). L’incremento interessa sia la componente maschile sia quella femminile. Il tasso di

disoccupazione si attesta all’8,3%, in aumento di 0,3 punti percentuali sia rispetto ad agosto sia rispetto all’anno precedente. Il tasso di disoccupazione giovanile sale al 29,3%, con un aumento congiunturale di 1,3 punti percentuali. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni crescono dello 0,1% (21mila unità) rispetto al mese precedente e il tasso di inattività si attesta al 37,9%, registrando un aumento congiunturale di 0,1 punti percentuali.

l passaggio dal big bang al buco nero è molto sottile, almeno in politica. L’iniziativa promossa dal sindaco di Firenze Matteo Renzi per rilanciare su un pia-

no nazionale il ruolo del Pd (questa in estrema sintesi il senso delle tre gior-nate fiorentine chiamate “Big bang”) sembra aver innescato all’interno del partito una deriva preoccupante. Que-sto è quanto emerge dai commenti ri-portati dagli organi di stampa alle pro-poste e alle provocazioni del sindaco Renzi. Le uscite del primo cittadino fiorentino, ormai noto come il “rotta-matore”, hanno suscitato un dibattito tutto interno al Pd che sembra essersi spostato dai contenuti (molti, qualcu-no anche criticabile, quelli messi sul tavolo della Leopolda, la vecchia sta-zione che ha ospitato l’evento) alle critiche espresse sull’attuale classe dirigente. Anche a Brescia, come ri-portato con puntualità dai giornali locali, il confronto sembra essersi in-canalato su questi binari. Solo dal se-gretario provinciale Pietro Bisinella, uno dei pochi bresciani presenti alla tre giorni fiorentina, arriva un com-mento puntale alle salutari provoca-zioni giunte dal capoluogo toscano. “Alla Leopolda – afferma Bisinella –non si è parlato soltanto di rottama-zioni e di questione generazionale. Sono state lanciate, invece, proposte su cui aprire un confronto per fare del Pd un’alternativa credibile per il Pa-

ese”. Certo, ha sottolineato ancora il segretario provinciale del Pd, quelle di Renzi non sono le uniche idee in campo per permettere al partito quel salto di qualità che ancora non gli è riuscito. “Così come Renzi, anche Ci-vati e il presidente della Provincia di Roma Zingaretti – continua Bisinella – hanno lanciato in sedi diverse pro-

poste per fare del nostro partito il mo-tore di quella ripartenza che da troppo tempo il Paese attende”. Figure politi-che, quelle ricordate da Bisinella, che hanno avuto il merito di mettere da parte antiche appartenenze, per rin-verdire il sogno “possibile” di un Pd che fosse una forza capace di mettere insieme culture diverse per una reale alternativa. “Un percorso – sono an-cora considerazioni del segretario provinciale – necessario per fare in modo che il tempo dell’indignazione si trasformi in quello della semina e non in quello della violenza e della sterile protesta”. Si inserisce in que-sta prospettiva l’invito che Bisinella ha rivolto a Renzi per un prossimo incontro a Brescia.

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Non è un buon momento per Roma. A parte le ambasce del Governo e del Parlamento, 15 giorni fa ci sono stati i disordini provocati dai black bloc, a seguire c’è stata l’alluvione e infine, giovedì 27 ottobre, l’assalto ai telefonini. Nella zona di Ponte Milvio si inaugurava un nuovo centro commerciale di 5000 metri quadri, evento preceduto da un battage pubblicitario che offriva a prezzi stracciati tv, iPhone, navigatori, lavatrici e forni a microonde. All’apertura delle porte c’è stato un vero e proprio assalto con risse e una vetrina sfondata. Addirittura molti, per non perdersi le occasioni (in numero limitato) hanno dormito con il sacco a pelo davanti al negozio. L’hanno chiamata la marcia su Roma degli “intronaty” (il centro è gestito dalla Trony). Nella giornata sono accorse 25mila persone che hanno speso oltre 2 milioni e mezzo di euro, per una media a cliente di circa 270 euro. Traffico in tilt naturalmente. Il sindaco Alemanno è stato costretto

È stato presentato in Palazzo Broletto a Brescia il primo intervento dell’iniziativa “Concretamente 2011-2013”, il piano di aiuti alle persone e alle imprese in difficoltà messo a punto dall’amministrazione provinciale.La prima categoria interessata da questa nuova politica attiva del lavoro, ha ricordato l’assessore Bontempi, è quella dei disoccupati over 55 iscritti al Centro per l’impiego. Sono

stati presentati due bandi che coinvolgeranno, rispettivamente, 60 cittadini residenti nel Comune di Brescia o in uno dei Comuni del territorio della provincia e 25 residenti in uno dei Comuni della Vallecamonica e del Sebino bresciano. Il “Progetto over 55”, partendo dal fabbisogno lavorativo del territorio, promuoverà percorsi professionali personalizzati, mettendo a disposizione una dote di 8ooo euro per ciascun destinatario.

La Nanni Nember di Brescia, partner della Scuola di Guida Sicura presso l’Autodromo di Franciacorta e l’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia hanno organizzato, in collaborazione con l’assessorato alla Pubblica istruzione della Provincia di Brescia, l’Autodromo di Franciacorta, l’Automobile Club di Brescia e il Servizio 118 - un concorso destinato agli studenti dell’ultimo anno degli Istituti secondari superiori bresciani, la cui

graduatoria di merito sarà stilata sulla base della somma dei crediti scolastici acquisiti dagli studenti nelle Classi III e IV degli scorsi due anni. Il progetto, che ha preso il nome di “ Premiare l’Eccellenza”.prenderà il via l’8 novembre, presso il Centro di Guida Sicura con uno stage di guida totalmente gratuito, destinato ai 100 migliori studenti. Grazie alla collaborazione con Aci Brescia, ad ognuno dei partecipanti sarà omaggiata una tessera Aci One.

molti giovani stranieri, in particolare cinesi e indiani, che sono usciti con molte buste piene di telefonini e portatili, pronti a rivendere la merce a borsa nera. Con punte di fanatismo: “Ho trovato tutto quello che cercavo – ha spiegato una studentessa 23enne – ho speso quasi 4000 euro ma ne è valsa la pena”.Secondo il sociologo Domenico De Masi questo episodio conferma il successo degli oggetti elettronici di culto: “Non

possiamo negare che sono di grande ghiottoneria, peraltro meritatissima. In fondo ci impediscono di perderci, di annoiarci, di dimenticare e di stare da soli: quattro ingredienti bomba della nostra felicità. Si pensi soltanto per quanti secoli gli uomini hanno sofferto la solitudine, la noia, la dimenticanza”. Sarà, ma non ci credo. C’è tanta di quella solitudine in giro! Piuttosto anche in questo caso ho sentito molte persone ripetere un

a mobilitare 250 vigili per normalizzare la situazione, con un costo pubblico rilevante, al punto che lo stesso Sindaco si propone di “valutare la possibilità di una richiesta di risarcimento danni nei confronti della città di Roma”.I prodotti subito esauriti sono stati i cellulari iPhone e particolari modelli di televisori da 32 pollici, lavatrici e computer notebook (questi ultimi tre oggetti venduti sotto i 100 euro). Tra gli acquirenti

commento abbastanza diffuso: “Tutti parlano di crisi, ma i ristoranti sono pieni, i centri commerciali sono affollati”. Anzi, vengono presi d’assalto. Allora: c’è o non c’è la crisi?Non ho alcun titolo per esprimere valutazioni “scientifiche”, ma ho l’impressione che anche la corsa irrazionale al consumo sia un segno della crisi. Perché siamo guidati, più o meno consciamente, dall’ideologia del consumo, degli oggetti-simbolo da presentare come credenziali identitarie. Ho citato altre volte il titolo significativo di un libro del sociologo Zygmunt Bauman: “Consumo, dunque sono”. Sulla quarta di copertina si legge: “Consumiamo ogni giorno senza pensare, senza accorgerci che il consumo sta consumando noi e la sostanza del nostro desiderio. È una guerra silenziosa e la stiamo perdendo”. Per questo non usciamo dalla crisi. Perché non vogliamo rinunciare a vivere al di sopra delle nostre possibilità, a cambiare stili di vita che spezzano spesso e volentieri l’equilibrio.

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a festa 2011 del patrono, a Rovato, se la scorderan-no in pochi. La giornata di venerdì 4 novembre, dedi-cata alle celebrazioni per

San Carlo Borromeo, è quella in cui lo storico teatro “San Carlo” di via Ca-stello, 432 tornerà alla vita. Il merito del recupero della struttura, chiusa ormai da quasi 20 anni e incastonata fra la Collegiata insigne di Santa Ma-ria Assunta, l’oratorio della Disciplina e la torre civica, va equamente diviso fra la parrocchia rovatese e un grup-po di famiglie che da lungo tempo condivide il percorso di formazione ed educazione cristiana all’oratorio Don Giovanni Bosco del centro sto-rico. Sono proprio stati questi nuclei familiari che, oltre un anno fa, han-no posto l’esigenza al prevosto don Gian Mario Chiari di restituire alla comunità uno spazio pubblico che il passare del tempo aveva consegnato all’oblio. “La rinascita del San Carlo – dice il prevosto della capitale del-la Franciacorta – è innanzitutto figlia della volontà di un gruppo di famiglie che frequentano la parrocchia e l’ora-torio. Dal canto nostro, abbiamo va-lutato la fattibilità della loro disponi-bilità e – visto che si poteva fare – ci siamo messi operativamente al loro fianco”. Un mutuo da 600mila euro, la volontà e il sostegno di tanti cittadini, professionisti e fedeli e un anno di la-vori hanno portato al risultato attuale:

to. A condurre i rovatesi alla scoperta del teatro San Carlo saranno gli ado-lescenti dell’oratorio Don Giovanni Bosco del centro storico, assieme a mons. Gian Mario Chiari, all’architet-to Franco Fogazzi (che ha realizzato il progetto) e al vescovo di Fidenza, mons. Carlo Mazza. L’appuntamento è fissato alle ore 16.30. Il momento pub-blico, oltre a presentare le caratteristi-che della struttura e gli obiettivi del-la riapertura, sarà anche il modo per ricordare don Luigi Gregori. Accanto al teatro sorge infatti l’ex alloggio del sacerdote che ha rappresentato un pezzo importante della storia recen-

un teatro, pensato anche come Sala della comunità, nel ricordo di mons. Luigi Zenucchini, capace di oltre un centinaio di posti. La comunità di Ro-vato potrà toccare con mano questo venerdì l’intervento appena realizza-

Tutto il paese di Odolo è intervenuto all’inaugurazione della nuova Casa di riposo realizzata per offrire un servi-zio di assistenza rivolto non solo agli ospiti residenti ma a tutti gli anziani e anche ai malati che necessitano di riabilitazione nel contesto della Con-ca d’Oro nella Media Valle Sabbia. La Messa è stata presieduta da mons. Georges Fonghoro, vescovo della diocesi di Mopti nel Mali, Paese con il quale da molti anni Odolo mantiene

un sentito legame di amicizia. Molti i ringraziamenti formulati dal presiden-te della casa di riposo Marco Pasini e dal sindaco di Odolo Fausto Casset-ti ai collaboratori, ai dipendenti e ai volontari e soprattutto in questo mo-mento ai benefattori così generosi. Innanzitutto le aziende siderurgiche: Ferriera Valsabbia, Iro, Olifer e Bre-dina, quindi la Fondazione Cariplo che ha offerto 100mila euro a fondo perduto, la Fondazione della Comu-

nità bresciana e il Rotary Valle Sabbia che congiuntamente hanno offerto ol-tre 150mila euro. Nei prossimi giorni grazie a questa sinergia prenderà il via presso la casa di Odolo il Caffè Alzheimer, un servizio rivolto ai pa-zienti affetti da questo morbo e ai lo-ro familiari per alleviare le difficol-tà della vita quotidiana e offrire una sponda di supporto alle famiglie. Per chi fosse interessato vi sono ancora dei posti disponibili.

te del centro storico di Rovato. Fino all’estate 2009 don Luigi, meglio cono-sciuto in tutta la cittadina dell’Ovest bresciano con l’appellativo di “prete con la bicicletta”, partiva proprio da via Castello per il suo lungo peregri-nare nei luoghi rovatesi dove la sua presenza e la sua testimonianza erano richieste. Don Luigi è stato per oltre 20 anni una presenza discreta quanto certa per tutti i rovatesi bisognosi di una parola di conforto o di un gesto di solidarietà concreta. Il giorno del taglio del nastro sarà quindi l’occasio-ne per dedicare a don Luigi un altro commosso saluto.

La continua venerazione dei cittadini di Gianico nei confronti della cara chiesa dedicata alla Natività di Maria Vergine, sovrastante il paese, circondata da castagneti secolari, si vede anche nelle ricorrenti opere di restauro che in questi anni si stanno compiendo al fine di conservare al meglio questo monumento religioso. Dal restauro dell’organo edificato dai Fratelli Perolini di Villa D’Ogna nel 1863 al lungo e paziente lavoro di restauro della

pala dell’altare maggiore. L’opera, olio su tela, raffigurante la natività di Maria Vergine, è attribuita al noto pittore bresciano Camillo Rama (1568-1627), copia di un’incisione di Cornelisz Cort del 1568, tratta da un’invenzione di Taddeo Zuccai (1540-1609).L’importante dipinto ha ritrovato l’antica lucentezza grazie al lavoro del restauratore bresciano Leonardo Gatti che ha eseguito un restauro complesso e molto delicato perché trattasi di un’opera ricca di variegate

policromie rese però instabili dallo stato di deterioramento alquanto avanzato. Il Santuario di devozione mariana fu eretto per voto antico nel 1536, ma della chiesa primitiva non sono visibili molti resti; infatti, nel ‘700 fu ampliata ed assunse l’attuale forma barocca. L’interno è a navata unica, di stile barocco, molto vario e ricco di decorazioni a stucco e ad affresco. La chiesa è costituita dall’innesto nell’ottagono centrale di quattro bracci che formano una croce.

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un anno dalla gru, a dif-ferenza di chi ha, forse, qualche interesse nell’af-fermare il contrario, le cose sono cambiate. Il

contenuto della protesta degli immi-grati (il reato di clandestinità non de-ve ostacolare la concessione del per-messo di soggiorno a colf e badanti) è stato accolto. I diritti degli immigrati sono la vera sfida di oggi. Per acquisi-re tutti i diritti, un immigrato in Italia deve diventare cittadino italiano, ma la cittadinanza dovrebbe essere una scelta libera e non vincolata all’ac-cesso ai diritti. “Non si deve – spiega padre Mario Toffari, direttore dell’Uf-ficio migranti – diventare italiani per avere diritti che spettano a tutti. Io ero in Germania da cinque anni e ho votato alle amministrative per il Co-mune di Colonia senza prendere la cittadinanza tedesca. I diritti vanno riconosciuti al di là della cittadinan-za”. L’auspicio è quello di estendere a tutti i lavoratori gli stessi diritti dei cittadini europei senza l’obbligo di cit-tadinanza. Siamo lontani dal concepi-re il rispetto dei diritti civili, sociali e religiosi, anche perché spesso ci na-scondiamo dietro il principio di reci-

procità. “Bisogna estendere i diritti e i doveri. Persone che vivono da tempo un territorio hanno il diritto di elegge-re chi li rappresenta o avere una for-ma di partecipazione. Ci sono anche sentenze infinite sulle discriminazio-ni in ambito scolastico e lavorativo: un lavoratore oggi se perde il lavoro, perde il permesso di soggiorno”. Ser-vono anche delle intuizioni. La Chiesa tedesca, per esempio, nominò Toffari amministratore parrocchiale (di fat-to con gli stessi diritti e doveri di un parroco) perché il Concordato sulla carta non permetteva a un cittadino straniero di diventare parroco di una parrocchia. “I diritti dei bambini e de-gli adulti vanno riconosciuti perché sono persone: le discriminazioni nel-la scuola, sul lavoro e nella vita civile vanno contro il diritto naturale. Una persona può richiedere la cittadinan-za, ma solo se la ritiene opportuna

per la sua vita e per il suo modo di vivere”. Facciamo un passo indietro e cerchiamo di ricostruire la vicenda della gru, partendo dal nodo centrale. “Come Centro migranti avevamo già detto che era la stessa legge a conte-nere un vulnus per il fatto che si rego-larizzavano alcuni lavoratori piuttosto che altri con il rischio di qualche asso-ciazione impropria. Quella protesta, però, condivisa nei contenuti e non nelle modalità, è finita”. E se queste persone in attesa del permesso hanno commesso dei reati ostativi? “Trattan-dosi di diritto, va valutato nelle sedi opportune. Non era giusto – continua Toffari – che ci fosse un discrimine tra chi veniva sorpreso nel reato di clandestinità e chi no. Il problema è verificare le 800 pratiche bresciane: la Prefettura ha individuato un nuovo metodo e si prevede che le domande verranno espletate in breve tempo”.

Dal 16 maggio e dalla vittoria della li-sta “Buongiorno Flero” sono passati quasi sei mesi. I primi 100 giorni di go-verno locale sono stati metabolizzati e ora la giunta di Nadia Pedersoli, sin-daco di Flero, si avvia verso il primo Natale. “Archiviamo questi mesi – di-ce Nadia Pedersoli – all’insegna della positività. Purtroppo non c’è una vera autonomia comunale, di spesa, che ci consenta di intervenire al meglio”.E il progetto elettorale?È un progetto chiaro, vogliamo riqua-lificare e cambiare il passo rispetto a prima. Bisogna, ragionare sulla qua-lità del paesaggio e dell’ambiente. Vi-vere una politica di servizio che con-senta un cambio di prospettiva per il nostro paese.Flero cambia, come? Con nuovi modi di vivere, in tranquil-lità, con più spazi di socializzazione.Ad esempio, la piazza?Certo, liberandola dalle auto, ripor-tando il mercato in Piazza IV Novem-bre, trasformandola in luogo di in-contro, con più panchine, luoghi per parlare, intervenendo, ovviamente dopo un confronto ampio con i cit-tadini, per capire tutte le necessità. La rielaborazione del Pgt a prima vi-sta è sembrata un passaggio “autori-tario”, ma risponde a scelte precise. Vogliamo lavorare sanando i pregres-si, prima di intervenire. Pensiamo al-le aree agricole, ad esempio. Le aree agricole strategiche devono tornare a essere produttive e dobbiamo rispet-tare le cosiddette “pause” agricole, quegli spazi che ancora ci separano dalla città, oltre a valorizzare i per-

corsi ciclabili, come per il parco del Monte Netto”. Che sviluppo futuro può avere il Centro operativo soccorso pub-blico?“Il Cosp deve rimanere a Flero e cre-scere, raccordarsi con la Protezione civile (qui non c’è). Abbiamo trovato un’alternativa alla vecchia ipotesi di sede: in zona industriale c’è un capan-none adeguato”. (Roberto Barucco)

È giunto all’ottava edizione il progetto nato nel 2005 a Brescia che ha accompagnato, in questi anni, migliaia di studenti e cittadini a conoscere e visitare il campo di sterminio di Auschwitz, luogo divenuto simbolo della violenza nazista. E sono 450 i viaggiatori de “Un treno per Auschwitz” che partirà dalla nostra città il 6 novembre per farvi ritorno il 9. L’iniziativa progettata ed organizzata dal Centro studi Officina Memoria gode del

riconoscimento ufficiale della Presidenza della Repubblica e rappresenta una consolidata tradizione culturale della città. L’edizione 2011 è dedicata a Primo Levi, cittadino italiano ebreo e antifascista deportato ad Auschwitz e divenuto, dopo la Liberazione, la principale voce dell’Italia repubblicana a testimonianza dell’inferno del lager. Opere e pensiero dell’autore hanno costituito il filo conduttore della formazione dei docenti e

degli studenti. I primi sono stati coinvolti in un progetto di studio relativo all’opera “I sommersi e i salvati” mentre gli studenti hanno concentrato la loro attenzione sul testo “Il sistema periodico”. Formazione finalizzata non solo alla visita ad Auschwitz, ma anche alla preparazione di iniziative volte a commemorare, nel 2012, il 25° anniversario della morte di Levi. La rete del progetto si estende a due città dall’elevato valore simbolico: Torino e L’Aquila. Saranno tre le

scuole aquilane che parteciperanno al viaggio: si consolidano, così, i rapporti con una città che cerca di risollevarsi, anche attraverso i canali della cultura e dell’istruzione, dal recente dramma che l’ha vista protagonista. I rapporti con Torino, città di Primo Levi e luogo simbolico per la storia nazionale, si consolidano grazie al fruttuoso incontro tra il Centro studi bresciano Officina Memoria e il Centro studi internazionale Primo Levi di Torino.

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Martedì 8 novembre alle 21 in San Barnaba è in programma, alll’interno della rassegna “Scintille musicali”, il “Concerto italiano” con Emanuela Baronio al pianoforte e con il quartetto ConCorde (Rossella Borsoni, Elena de Nard, Elena Laffranchi, Marzia Saottini). Nel programma vengono eseguite le musiche di Franco Margola, Gian Francesco Malipiero e Massimo Priori.La Baronio si è diplomata nel 1991 in pianoforte presso il

conservatorio “L. Campiani” di Mantova. Attualmente è docente di pianoforte presso varie scuole di musica della città e della provincia. Il quartetto nasce, invece, nel comune intento di unire diverse esperienze formative in un approccio sereno e divertito del fare musica insieme. Diversi percorsi lavorativi confluiscono in un’attività che alterna il rigore di una formazione classica alla curiosità di uno sguardo attentoai giorni nostri.

revenire è meglio che cu-rare. È iniziata il 3 novem-bre, per proseguire per l’intero mese, la consueta campagna vaccinale pro-

mossa dalle Asl della provincia di Bre-scia e che permetterà di proteggere in tempo utile circa 175mila persone a rischio, con l’impegno dei Servizi vaccinali delle Asl e la collaborazio-ne dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta. Il mese di novembre si qualifica come momen-to ottimale per attuare la campagna di vaccinazione, in quanto l’efficacia dei vaccini si protrae per circa sei-ot-to mesi e l’epidemia è prevista tra la fine dell’anno e il mese di febbraio, con un picco nelle prima quindicina di quest’ultimo. “Nel 2010 sono state vaccinate 169mila persone – ha illu-strato il presidente dell’Asl Brescia Carmelo Scarcella – di cui 145mila presso i medici di medicina generale e 24mila presso le nostre strutture e abbiamo provveduto ad approvvigio-narci di 160mila dosi, di cui 15mila di tipo adiuvante. Confidiamo di coprire il 65-75% degli over 65 e circa il 25% dei soggetti a rischio di età inferiore ai 65 anni e superiore ai sei mesi di vita”. Destinatari della vaccinazione gratui-ta saranno principalmente gli over 65, i bambini affetti da particolari malat-tie respiratorie croniche e i loro con-viventi, le donne che, nel corso del pe-riodo endemico, si troveranno nel 2°

e 3° trimestre di gravidanza, oltre al-le persone che, per professione, quali medici e personale sanitario, possono trovarsi in contatto con ampie masse di popolazione, ancorché con anima-li. Ultimi, ma solo per elencazione, gli appartenenti alle forze dell’ordine, ai vigili del fuoco, al personale scolasti-

co, affinché vengano ridotti al minimo i casi e le complicanze dell’influenza, oltre che per assicurare il più possi-bile il mantenimento dei servizi es-senziali e minimizzare l’interruzione dei servizi sociali. “Qualora i datori di lavoro, pubblici o privati, volesse-ro provvedere a vaccinare i soggetti adulti alle loro dipendenze e non ri-entranti nelle categorie a rischio – ha chiosato Scarcella, non senza aver richiamato le buone norme compor-tamentali di igiene e protezione per-sonale – lo faranno con costi a loro carico”. “Il vaccino è lo stesso della scorsa stagione – ha spiegato il diret-tore sanitario dell’Asl Brescia France-sco Vassallo – e sarà attivo contro i tre virus che hanno colpito le popolazioni nell’ultimo anno, compreso il più vol-te citato dai media H1N1. 15mila dosi, definite adiuvanti, saranno destinate a soggetti anziani affetti da gravi patolo-gie – ha aggiunto Vassallo – e per tale ragione con un sistema immunizzan-te depresso e meno attivo. L’Azienda ha stanziato per questa campagna 1,5 milioni di euro, un terzo dei quali per il costo del vaccino e il rimanente de-stinato ai medici di medicina genera-le, oltre il 90% del totale del territorio, che hanno aderito alla campagna”. Presso le strutture dell’Asl, farmacie, municipi, ambulatori distrettuali e dei medici stessi verrà esposto l’elenco delle sedi e degli orari dove verranno effettuate le vaccinazioni.

Lunedì 14 novembre, dalle 18.30 alle 23, Slow Food presenta all’istituto professionale per i servizi alberghieri e della ristorazione “Andrea Mantegan” di via Fura 96 l’edizione 2012 di “Osterie d’Italia, sussidiario del mangiarbere all’italiana”. Per la partecipazione alla serata è richiesto un contributo di 35 euro, scontato a 25 per i soci Slow Food. La metà degli utili è destinatata al progetto “Mille Orti in Africa”, che è coordinato dalle Comunità di Terra Madre.

ª

All’interno delle proprie iniziative di lettura della realtà culturale bresciana, il Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale) promuove per martedì 8 novembre alle ore 21 presso l’Oratorio della Pace di Brescia un incontro dal titolo “Leggere i segni dei tempi. Le tendenze della cultura oggi a Brescia”. Introduce la discussione il giornalista Angelo Onger, presidente dell’Opera diocesana Fondazione San Francesco di Sales.

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arlare di un’equazione a un pubblico adolescente non è il miglior modo per catturare l’attenzione. Ma se l’operazione in questio-

ne non è propriamente matematica, il risultato potrà essere soddisfacen-te. Sommando due territori, più tre associazioni, si ottengono innume-revoli performance creative. Curio-sa equazione proposta, appunto, da Elea – Espressione libera e artistica, Materiali scenici e I Briganti, ovvero le tre associazioni culturali vincitrici del bando proposto da Fondazione Cariplo per valorizzare la creatività giovanile in campo artistico grazie al progetto “Equazione Est”. Svolgimen-to: si prendano due quartieri, rispet-tivamente a est di Brescia, San Polo, e di Milano, Pioltello. Con l’apporto delle tre associazioni, i ragazzi ap-partenenti alle due zone avranno l’op-portunità di impegnarsi in laboratori di street art, affiancati da esperti del settore che li seguiranno nel percorso

tello era più interessante la musica, come il rap o lo slam”. Focalizzando l’attenzione sul quartiere bresciano, i passaggi successivi sono stati la rea-lizzazione di un flashmob e di un vi-deo, Beatside, che ha visto come pro-tagonisti i ragazzi agganciati nella fase di contatto, ma anche i commercianti della zona e le persone incontrate lun-go le strade. A partire da novembre e fino a maggio saranno attivati labora-tori a tema e workshop con esperti del settore: una volta a settimana i ragazzi frequenteranno minicorsi di due ore durante i quali cercheranno di riela-borare in modo creativo le tradizioni della zona, che verranno restituite al quartiere nell’insolita forma della stre-et dance. “L’intento – precisa Barba-ra Pizzetti de I Briganti – è quello di consolidare il senso di appartenenza al territorio attraverso quella che si definisce performance sociale, ov-vero la narrazione della storia di un luogo attraverso l’arte”. In questi me-si, Pioltello e San Polo saranno colle-

di maturazione artistica. Lasciando da parte la matematica e scendendo nel dettaglio, per quanto riguarda San Po-lo, nel mese di settembre gli operatori delle associazioni, in collaborazione con il Cag del quartiere, hanno svolto una prima fase di contatto e aggancio dei ragazzi attraverso un’équipe cine-matografica desiderosa di comparse e la produzione di microinterviste ai passanti, con l’intento di suscitare in-teresse e verificare il retroterra cultu-rale della zona. “Abbiamo rilevato che a San Polo – spiega Ermanno Nardi di Elea – c’era una forte attenzione ver-so la danza di strada, mentre per Piol-

La “Strada del vino – Colli dei Longobardi”, associazione che raggruppa una decina di aziende agricole dell’hinterland cittadino, ripropone, per la quinta edizione e con la partnership di Provincia e dei singoli Comuni dove insistono, un ricco calendario di iniziative, che, oltre alle degustazioni del vino e dei prodotti tipici, include gite in bicicletta e visite, locali e “fuori porta”, per gli interi mesi di novembre e dicembre. “I nostri concittadini hanno un’opportunità

in più per apprezzare le bellezze e le bontà del territorio – ha detto l’assessore provinciale all’Agricoltura Gian Franco Tomasoni – perché la qualità delle proposte ha raggiunto livelli di eccellenza, limitata solo dalla quantità imposta dal territorio di riferimento”. Dopo il prologo, quale “appuntamento zero”, di domenica 30 ottobre presso la Cascina Maggia, prende il via il nutrito calendario che, per i prossimi due mesi, vedrà in primo piano “il meglio dei nostri

prodotti, dai vini ai formaggi, dai salumi ai mieli e quanto ancora”, ha illustrato il presidente del sodalizio organizzatore Luigi Bandera. “11 anni di vita in comune, pur nella valorizzazione delle proprie tipicità – ha proseguito Bandera – ci ha resi sempre più consapevoli della qualità della nostra offerta, qualità suffragata dall’accoglienza da parte del pubblico, che non ci ha mai fatto mancare la propria approvazione. Ci sentiamo parte attiva, con i dovuti limiti – ha precisato Bandera

– del prestigioso riconoscimento concesso dall’Unesco alla nostra città, in quanto la ‘Strada’ ha avuto un ruolo di collante con Cividale del Friuli, attraverso un continuo contatto nei rispettivi settori”. L’intero calendario è disponibile sul sito www.stradadelvinocollideilogobardi.it, dove sono specificate le visite con degustazioni piuttosto che quelle con pranzi o cene, con le relative modalità di prenotazione, ove richiesta. (fr.ar.)

gati tramite il sito www.equazionest.net e la piattaforma Webst, creati per lo scambio di materiali tra i due grup-pi. Infine, a giugno, i prodotti dei labo-ratori saranno presentati durante un festival, e i risultati ottenuti saranno oggetto di discussione di un conve-gno. “Il calendario – concludono gli organizzatori – è stato definito su un arco temporale piuttosto variabile, che dipenderà dalle risposte ottenute dai ragazzi”. Insomma, tutt’altro che certezze matematiche.

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’unità pastorale raduna il capoluogo e le frazioni in un’unica realtà. La parroc-chia dei Santi Tommaso e Andrea nel capoluogo con

poco più di 5000 abitanti; di Santa Ma-ria Maddalena per i 250 residenti a Bettegno-Campazzo; di Sant’Ignazio di Loyola per i 430 abitanti di Torchie-ra e di Sant’Antonio di Padova con circa 600 abitanti di Chiesuola. “Ci sforziamo di salvaguardare le singole identità e le tradizioni di ciascun bor-go con un programma di iniziazione cristiana per ogni singola frazione in modo che l’insegnamento evangeli-co giunga in ogni famiglia” commen-ta l’abate parroco mons. Antonio To-masoni col quale collaborano tre sa-cerdoti delegati a diversi incarichi. Nell’ambito dell’unità è organizzato un unico gruppo Caritas che ha sede in via Ruffoni dove opera pure il Mi-crocredito sociale, mentre in vicolo del Vento sono operativi il Banco ali-mentare e la distribuzione di vestia-rio. In questo contesto è evidenziata l’attività del gruppo missionario che ha già promosso la raccolta di un fi-nanziamento per un’opera del Voica in Togo, ha contribuito ai progetti Ca-ritas per il Corno d’Africa e attivato la tenda missionaria che ha raccolto una cospicua somma destinata a lenire la fame nel mondo. “Se si potesse quan-tificare l’amore che una comunità è in grado di donare si deve concludere

come ogni anno, “La cena del pove-ro” all’oratorio di Pontevico. Sono le famiglie a sostenere le iniziative degli oratori aperti per iniziative finalizzate alla solidarietà e alla riconoscenza. È avvenuto con la conviviale riunione organizzata dalla famiglia Martinoni nell’oratorio di Bettegno per ringra-ziare i volontari che in agosto non si sono risparmiati nell’accorrere a li-mitare i danni provocati dall’incendio che ha distrutto una cascina in centro al paese. Disponibilità anche a Tor-chiera per tenere in ordine la chiesa e l’oratorio. A Chiesuola è la famiglia Baronio a farsi carico dal decoro del-la chiesa e dell’oratorio sede di serate musicali tra le quali la manifestazio-ne canora animata dalle giovani voci dei partecipanti al festival nel quale ha trionfato il duo composto da Giu-seppe Scapelletti (voce) e Francesco Baronio (chitarra). Dietro le quinte Luca Baronio a coordinare l’evento nel salone dell’oratorio presente un pubblico numeroso di giovani e adul-ti del circondario. Un successo che è premessa, sempre a Chiesuola, alle iniziative di novembre. La Festa del Ringraziamento del 13 del mese (ri-trovo alle 10, Messa alle 10.30, pranzo sociale alle 12.30. Domenica 20, festa di Cristo Re, nella chiesa di Sant’Anto-nio abate proposto il concerto offer-to da Giovanna Nocivelli in memoria del padre Enrico con la formazione di due trombe, un trombone e un corno.

È costato oltre 8 milioni di euro, finanziati in gran parte dall’Aato (Autorità dell’ambito territoriale ottimale) e da bandi regionali e nazionali (senza spesa per il Comune), ma alla fine l’opera si presenta al massimo delle proprie funzionalità: è il nuovo depuratore di Montichiari, in funzione da alcuni mesi, ma la cui inaugurazione si è tenuta la scorsa settimana. L’impianto, la cui gestione è affidata ad A2A, è dotato di una tecnologia all’avanguardia (unica in provincia

assieme a quello di Verziano) che permette, nel giro di sei-otto ore, di depurare l’acqua in ingresso dalle fognature e dagli scarichi civili e industriali, acqua che viene reimmessa, al termine del processo, nel fiume Chiese. La potenzialità della struttura consente di coprire una popolazione di circa 40mila abitanti, con possibilità di espansione a 60mila e si basa su un reattore biologico a membrane per una potenza installata di 1200 kW. Numerose le fasi di trattamento:

si parte con la grigliatura grossolana sino all’equalizzazione mentre in apposite vasche si ha la dissabbiatura e disoleatura con ossidazione e nitrificazione; gli ultimi passaggi arrivano sino all’ispessimento e disidratazione dei fanghi. “La peculiarità dell’impianto – ha dichiarato Mario Tomasoni di A2A – consiste nella separazione solido-liquido che avviene, anziché tramite un sedimentatore e quindi a gravità come in molti impianti tradizionali, attraverso membrane

che consentono di trattenere tutti i composti presenti, evitando, in pratica, che vi passino virus e batteri. Il risultato è un prodotto limpido e inodore nonché completamente purificato”. L’acqua trattata viene poi reimmessa in circolazione nel Chiese e in un prossimo futuro, con un ampliamento e successivi interventi sul depuratore, potrebbe trovare riutilizzo sia nell’ambito agricolo per l’irrigazione sia nell’acquedotto. (Federico Migliorati)

che il cuore di Pontevico è veramen-te grande“ affermano i promotori di Gioventù missionaria che nel perio-do dell’Avvento hanno già pensato,

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re moduli, 21 incontri e oltre 80 partecipanti: so-no solo alcuni dei numeri che contraddistinguono il “Lab... oratorio della

formazione” avviato con successo dalla parrocchia di Pontoglio, su ini-ziativa del parroco don Angelo Mo-sca, a seguito di un confronto con i catechisti e di uno studio maturato nel Consiglio pastorale. Il progetto, che punta a formare “in modo se-rio e qualificato” non solo i catechi-sti di ragazzi, adolescenti e giovani, ma anche i conduttori dei gruppi di adulti dell’iniziazione cristiana e gli animatori a vario titolo, si differenzia dai tradizionali percorsi, soprattut-to per la modalità e del laboratorio con cui è proposto, che permette ai partecipanti, suddivisi in gruppi più ristretti, di sperimentare quanto il-lustrato dal parroco che presiede il corso, ispirato al progetto formativo dell’Azione cattolica “Perché Cristo sia formato in noi”. Gli incontri si

ramazione in due percorsi distinti: uno di base per le nuove leve e un altro avanzato per coloro che hanno già partecipato al primo. Le date so-no state pianificate in modo da non disturbare il programma dei rituali appuntamenti fissati dal calendario liturgico nel tempo non ordinario e sovraccaricare di impegni e nozioni. “L’augurio è che cresca e si fortifichi tra i giovani (che rappresentano il 60% dei corsisti) la voglia di conosce-re e di formarsi per essere in grado di trasmettere ciò che vivono ai più piccoli – ha sottolineato il parroco don Angelo, ideatore dell’articolato progetto, specificando “come l’idea del laboratorio sia scaturita dalla constatazione dell’effettiva necessi-tà di disporre di persone, soprattutto laiche, formate, preparate e capaci di svolgere il difficile e affascinante compito di comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”. Il laborato-rio s’inserisce inoltre come risposta a una delle quattro dimensioni che la

tengono tutti i giovedì dalle 20.30 alle 22.30 in oratorio: il primo mo-dulo (11 serate) è stato avviato il 22 settembre, è ora giunto al settimo appuntamento e si concluderà per l’Avvento. Dal 20 gennaio e fino al 17 febbraio, si riprenderà con un suc-cessivo ciclo di altri cinque incontri, questa volta tutti dedicati al corso biblico tenuto da don Flavio Dalla Vecchia. Dopo la sosta della Quaresi-ma, sarà dato spazio al terzo modulo (altri cinque incontri) che chiuderà questo primo anno di formazione, destinato a proseguire anche l’an-no prossimo, forse anche con la di-

Quando il teatro incontra la catechesi e la riflessione spirituale. All’oratorio “Paolo VI” di Quinzano d’Oglio parte un’iniziativa che si rivolge ai ragazzi dei primi due anni di scuola superiore: l’obiettivo è quello di mettere in scena tre parabole che illustrino una delle tre virtù teologali, cioè fede, speranza e carità, attualizzandole e calandole nel contesto dei nostri giorni. Supportati da catechisti ed educatori i ragazzi affronteranno il tema con la supervisione del regista

teatrale Giacomo Gamba, che li aiuterà nel compito di tradurre sul palcoscenico le proprie riflessioni. Il percorso infatti prevede, prima della stesura del copione e delle prove, momenti di interiorizzazione del dettato evangelico, in modo che ognuno senta come proprio ciò che andrà a rappresentare. “È un modo per stare con gli adolescenti – afferma a commento dell’iniziativa il vicario parrocchiale don Claudio Andreoletti (nella foto) – e proseguire in modo diverso

nel cammino di catechesi dopo che hanno ricevuto la cresima. Non saranno lezioni frontali, ma grazie all’approfondimento e al gioco teatrale si potrà affrontare con serietà e partecipazione l’argomento. I ragazzi si potranno rendere conto che la parola di Gesù ha molto valore anche al giorno d’oggi”. Il laboratorio teatrale si sviluppa fino a che in marzo o aprile andrà in scena la rappresentazione. Non è questa l’unica iniziativa dell’oratorio che per fine novembre

propone due serate in musica: sabato 26 “Canta qui!”, una serata di esibizione canora, seguita domenica 27 dal “November fest”. In quest’occasione i gruppi giovanili avranno la possibilità di esibirsi con il proprio repertorio di cover o brani originali. “Negli anni scorsi – ricorda don Claudio – avevamo messo questa serata il 31 ottobre in alternativa alle feste di Halloween. Ci auguriamo che i ragazzi possano far festa ed esibirsi in un contesto positivo”. (Francesco Uberti)

Il Comune di Leno vende i diritti edi-ficatori. Si tratta di un’iniziativa urba-nistica programmata dall’amministra-zione comunale studiata per mettere a disposizione nuove volumetrie resi-denziali a favore di privati e operatori immobiliari al fine di definire nuove iniziative o completare e ampliare edi-fici esistenti. “Abbiamo in previsione – spiega il sindaco Piero Bisinella – di mettere in vendita dei diritti edifica-tori derivanti da un’area di proprietà comunale, con la possibilità di collo-carli su altre aree, anche di proprietà privata, previa la stipula di apposita convenzione. Il volume complessi-vo messo a disposizione è pari 3.373 metri cubi. Tale volume è stato sud-diviso in 37 blocchi distinti, con tagli che vanno da un minimo di 75 me-tri cubi fino a 173. Decisione questa

che dovrebbe incontrare l’interesse di molti. L’obiettivo è di coinvolgere all’asta il maggior numero possibile di persone”. Con questa operazione, l’amministrazione intende andare in-contro alle necessità delle famiglie che intendono ampliare la propria abitazione, ma che hanno già sfrutta-to le potenzialità edificatorie del lotto di proprietà. Oltre alle necessità dei singoli, possono essere evase anche le richieste di operatori immobiliari che intendono completare eventuali interventi in corso riorganizzando le soluzioni progettuali grazie ai nuovi volumi resi disponibili. L’avviso d’asta è stato pubblicato e la scadenza per la presentazione delle offerte è il 14 no-vembre. Per informazioni gli interes-sati potranno rivolgersi all’ufficio tec-nico (settore edilizia privata). (mtm)

parrocchia ha scelto di perseguire in quest’anno pastorale. Oltre a quella formativa, si è parlato di perseguire la dimensione liturgica, con la cre-azione di un gruppo ad hoc, e quella caritativa, col decollo, dopo Natale, di un gruppo Caritas. “Quella più de-licata – ha ribadito don Angelo – re-sta invece la missionaria, focalizzata a individuare un gruppo leader parti-colarmente attendo alla formazione delle ragazze, oggigiorno sempre più abbandonate a se stesse”.

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Tracciare un percorso condiviso per definire un modello di sviluppo socio-economico sostenibile che preveda la partecipazione pubblico-privata nelle azioni e negli investimenti futuri. È l’impegno che, più o meno da un anno, tiene uniti venti Comuni franciacortini (Adro, Capriolo, Castegnato, Cazzago, Cellatica, Coccaglio, Cologne, Corte Franca, Erbusco, Gussago, Iseo, Monticelli, Ome, Paderno, Paratico, Passirano, Provaglio, Rodengo e Rovato) ad

altri enti attivi sul territorio al fine di sviluppare un ambizioso “Piano strategico per la Franciacorta” atto ad “accendere di funzioni e servizi il patrimonio dei beni culturali e ambientali già presenti, ma anche riqualificare beni e aree dismesse”. Sabato mattina 29 ottobre presso il Monastero di San Pietro in Lamosa di Provaglio d’Iseo, ha preso avvio il ciclo d’incontri promossi per condividere i risultati dello Studio e incentivare verso una progettualità allargata. Sabato 12, sempre dalle

9.30 alle 12 in Monastero, è fissato il secondo appuntamento dal tema “Cultura e ambiente: leve di sviluppo per la Franciacorta” coordinato dal direttore di “Bresciaoggi” Maurizio Cattaneo, al quale ne seguirà un terzo il 26 novembre, questa volta incentrato sulle “Strategie locali per il ruolo internazionale della Franciacorta” guidato da Massimo Tedeschi. Al termine degli incontri si potrà prender parte anche alla visita guidata del percorso espositivo

tra la Sala Bettini, la chiesa di San Pietro e la cappella barocca del Monastero. Rispettivamente, sarà possibile ammirare l’esposizione di elaborati, contenuti e linee-guida che hanno portato alla redazione del Piano, la mostra fotografica “Identità della Franciacorta: patrimonio da salvare” curata dal Gruppo Iseo Immagine e quella più ridotta dedicata a “La via del sacro”. Il percorso resterà aperto al pubblico fino al 4 dicembre: per info, 030/7714643. (a.s.)

i auguro di annunciare con vigore l’amore di Dio racchiuso nel Vangelo. Un annuncio che rappre-senta una comunione più

profonda con Dio capace di porre il seme della fiducia e della speranza nella vita di ognuno, valori intrinseci nell’amore del Padre che rendono in grado di superare le difficoltà”. Con queste parole il vescovo Luciano Mo-nari ha salutato la missione popolare che dal 5 al 20 novembre vedrà come protagoniste le parrocchie di Cellatica Gussago, Civine, Ronco e Sale, che vi-vranno una nuova esperienza di evan-gelizzazione grazie al sostegno di 24 Missionari Oblati di Maria Immaco-lata, che affiancheranno i laici nel ri-lancio di una nuova evangelizzazione a Gussago. “Una missione per avvici-nare Chiesa e parrocchie alla gente”, hanno più volte ricordato i parroci nel lungo cammino di preparazione alla missione durato un intero anno, una preparazione giunta ormai al termine e che vedrà l’apertura ufficiale del pe-riodo di missione sabato 5 novembre con la Messa alle 18.30 nella parroc-chiale di Gussago presieduta dal vica-rio generale Gianfranco Mascher. Due le settimane in cui le missioni trove-ranno la propria pienezza, la prima de-dicata soprattutto alla riscoperta della fede attraverso le visite alle famiglie dei missionari e soprattutto la parte-cipazione ai numerosi centri di ascol-

to organizzati nelle varie parrocchie, un’occasione che i missionari hanno indicato per ritagliare del tempo alla meditazione in un clima di “preghie-ra, amicizia, incontro, dialogo e con-divisione”. Per i ragazzi delle scuole gli incontri si terranno principalmente all’interno delle ore di religione pro-

grammate, mentre per i giovani sono in programma incontri-testimonianza con sportivi come Marco Zambelli e una delle sorelle Fanchini, dal titolo “Come vivere lo sport alla luce del Vangelo”, del 5 novembre e gli incon-tri quotidiani di preghiera alle ferma-te degli autobus e nella grande tenda della missione allestita in piazza Vit-torio Veneto. Ai giovani sono anche dedicati i focus di giovedì 10 novem-bre alle 20.30 sui i seguenti temi: af-fettività, relazioni, immigrazione e legalità. Mentre per far riscoprire la dimensione gioiosa della fede saba-to 12 novembre è stata organizzata la serata Musicagiovane in cui testi-monianze di coetanei e l’alternanza di gruppi musicali di adolescenti mo-streranno come sia possibile trovare la fede attraverso le piccole e grandi passioni della vita di tutti i giorni. La seconda settimana sarà invece dedi-cata alla riscoperta della celebrazione collettiva della fede attraverso sette giorni dedicati ai sette temi principali proposti come: famiglia, Vangelo, pa-dre, prossimo, comunità, sofferenza, e madre. Con concluderà il periodo di missione la solenne Messa di ringra-ziamento di domenica 20 novembre alle 11.15 nella parrocchiale gussa-ghese dedicata a S. Maria Assunta. Il Vescovo ha consegnato ai parroci e ad alcuni giovani una lampada e un’icona mentre al rappresentante dei missio-nari un Vangelo.

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dedicata a Ercolano, santo di origine teuto-nica, vescovo di Brescia nel 552 e morto a Cam-pione del Garda nel 576,

l’unità pastorale che, sotto la guida di don Leonardo Farina, raggruppa le parrocchie gardesane di Cecina, Fasano, Gaino, Maderno, Montema-derno e Toscolano. “Quello dell’uni-tà pastorale – spiega don Leonardo, che quest’anno ha festeggiato il 25° di ordinazione sacerdotale – è un cammino faticoso, ma che offre tante opportunità”. “L’unità pasto-rale rappresenta il nodo – afferma il vescovo Monari nella lettera pa-storale Tutti siano una cosa sola – che esprime meglio l’unità e la co-munione tra parrocchie vicine, uni-ficando la progettazione pastorale, discutendo e decidendo insieme quello che si deve fare e come si de-ve fare”. Per cogliere queste oppor-tunità lo scorso ottobre si è svolta, all’oratorio di Toscolano, la prima assemblea generale delle parroc-chie. “È stata l’occasione – conti-nua don Leonardo – per passare in rassegna le cose fatte in questi anni, che già agiscono nell’ambito

dell’unità, come ad esempio il bol-lettino e il consiglio pastorale, ma anche per riflettere sulle prospetti-ve di una chiesa non più chiusa nel proprio campanile, ma aperta alle attenzioni odierne”. È un cammino faticoso che richiede pazienza, ma che già vede nella crescente par-tecipazione e nella collaborazione permanente e non solo episodica da parte dei laici un segnale po-sitivo. “Occorrono collaboratori, persone disponibili, che diventino sempre più corresponsabili di un progetto. Pensiamo all’attenzione rivolta nei confronti delle persone malate, spesso anziane, che, dimes-se dagli ospedali, hanno bisogno di assistenza. Ciò crea legame con il tessuto parrocchiale”. Una parte-cipazione attiva giunge anche dal mondo giovanile. “Sono diverse le attività, ludiche, sportive e formati-

ve, che si svolgono – sotto la guida di don Giovanni Cominardi - negli oratori di Maderno e Toscolano. E sono di grande coinvolgimento, come le esperienze missionarie del viaggio in Mozambico dello scorso agosto con gli aiuti portati nelle co-munità gestite dai Padri della Con-gregazione della Sacra Famiglia e della raccolta di viveri di prima ne-cessità destinati ai bambini più po-veri del Perù”. Una unità pastorale che trova forza e si rafforza nella comunione dei sei sacerdoti – oltre a don Leonardo e a don Giovanni, don Carlo Moro, don Palmiro Crot-ti, don Armando Scarpetta e don Faustino Prandelli – che vi fanno parte. “Un luogo dove ognuno di noi – conclude don Leonardo – in uno spirito di collaborazione, di condivisione e di fraternità, porta e valorizza i suoi doni”.

A Salò siamo sempre in ferie e quin-di le ferie non le facciamo mai”. Lo dice sorridendo, mons. Francesco Andreis, parroco della cittadina gardesana, dove la vita ordinaria, solo a giudicare dal calendario li-turgico predisposto fino al prossi-mo agosto, basta e avanza a scandi-re e ad occupare quasi tutte le gior-nate. La parrocchia di Salò, oltre al Duomo, dedicato a Santa Maria An-nunziata, raggruppa una dozzina di altre chiese sparse sul territorio, in sette delle quali si celebrano funzio-ni. Una parrocchia che si basa sulla catechesi, che coinvolge bambini, ragazzi, adolescenti e giovani, e che continua con una proposta speci-fica per gli adulti “per approfon-dire personalmente e in gruppo la nostra appartenenza alla Chiesa”.Una parrocchia dove operano, ac-comunati dall’esperienza del ser-vizio, diversi gruppi: Comunione e Liberazione, Rinnovamento nello Spirito, Movimento ecclesiale car-melitano, Ordine francescano seco-lare, Gruppo missionario, Caritas e Scout. “Ognuno, con le proprie specificità, mostra come la ‘comu-nità’ serva a far gustare la bellezza del camminare in gruppo”. Giova-ni e adulti si ritrovano in oratorio per programmare incontri, feste, pellegrinaggi, gite e vacanze e con-dividere l’esperienza estiva di “In-de” che porta con sé un forte mes-saggio educativo. Legati alla par-rocchia anche un cinema, il Teatro Crystal, che programma nel corso dell’anno cineforum e prime visio-

––

ni e una scuola, la “Enrico Medi”, che occupa 40 insegnanti, 20 col-laboratori e 380 studenti, suddivisi tra le medie e il liceo della comu-nicazione. Una parrocchia che sa comunicare quanto fa, attraverso il bollettino mensile “Il duomo”, alla cui redazione e stampa collabora-no diverse persone e il sito internet www.parrocchiadisalo.it, costante-mente aggiornato.

Aumentano ogni anno gli appassionati e i cultori del fai da te; sono sempre di più le persone che si dilettano a realizzare le decorazioni natalizie e i vari addobbi. Oltre ad essere un bel passatempo, è un modo per rilassarsi e al tempo stesso ci si diverte a decorare e abbellire la casa. Il Comune di Gavardo in collaborazione con l’associazione culturale La Pulce nell’Orecchio organizza la seconda edizione del corso pratico di decorazioni

natalizie dal titolo “Creati il Natale”, che si terrà il lunedì sera presso il Centro sociale in via Mangano 7. Le iscrizioni si raccolgono entro il 7 novembre presso Davide (335 1224839) o Anna (349 6439055); la quota di partecipazione ammonta a 50 euro e comprende i materiali e le attrezzature necessarie. Idee, consigli e suggerimenti su come realizzare le decorazioni natalizie dell’albero o da mettere in tavola.

Per trascorrere alcune serate in compagnia di una commedia brillante. Sabato 12 novembre al teatro di Vobarno va in scena la commedia “Due mariti imbroglioni” di Eduardo Scarpetta con la regia di Enzo Rapisarda.Sul palcoscenico arriva la Nuova Compagnia teatrale di Verona.La stagione teatrale 2011/2012 prosegue fino a sabato 10 marzo. Sabato 26 marzo tocca a “La casa nuova”, il 10 dicembre

ad “Aladino e il genio della lampada”, il 28 gennaio a “Il misantropo”, l’11 febbraio “Il giro del mondo in 80 giorni”, il 25 febbraio “Buon compleanno” e il 10 marzo, infine, “La vedova allegra”.Gli spettacoli avranno inizio alle ore 21 presso il Teatro comunale di Vobarno, piazza Migliavacca 2. Ingresso posto unico 5 euro. Per informazioni, si può consultare il sito www.vobarnoteatro.com con le note sugli spettacoli.

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Con grande gioia, la comunità di Bedizzole ha accolto sabato 29 ottobre il vescovo Monari, per inaugurare l’oratorio, il centro parrocchiale, la canonica e la sezione Primavera della Scuola materna “Sacra Famiglia”. Un momento storico per i bedizzolesi, che da poco hanno terminato l’anno giubilare che ha ricordato il 250° di consacrazione della chiesa di Santo Stefano. La visita del Vescovo non è stata una semplice cerimonia di benedizione di

nuovi ambienti, ma un momento di gioia e rinascita per l’oratorio e per l’intero paese riunito per fare eucaristia. L’intervento del vescovo Luciano, prende spunto dalla lettura della prima Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi: “Siamo sicuri di poche cose, ma il fatto che Dio ci ami è una certezza profonda. Essere cristiani vuol dire essere autentici: sostenete anche voi il Vescovo e i preti, affinché possano continuare il loro ministero con coerenza, disinteresse e

con dedizione a Gesù Cristo. Se seguiamo questa strada, la Chiesa cristiana diventa ciò che dovrebbe essere: comunità”. Iniziati a maggio 2009, i lavori hanno scrostato dal tempo la vecchia casa canonica e le strutture annesse dell’oratorio restituendone la bellezza e la funzionalità, permettendone così l’inserimento nel complesso storico di piazza Vittorio Emanuele II accanto alla parrocchiale di Santo Stefano e all’edifico comunale. (Giovanni De Marco)

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a commemorazione della Festa della Vittoria è sta-ta fissata a Marcheno per sabato 5 novembre per-ché ha assunto un signifi-

cato grande e particolare: è tornato al suo paese il fante Egidio Vivenzi classe 1920, scomparso in un campo di internati in Germania nel febbra-io 1944. La famiglia sapeva solo che era là, deceduto: anche la data era incerta, nulla sulla sepoltura. Egidio, classe 1920, di leva in fanteria, era il sesto dei 10 fratelli figli di Giacomo e Caterina Zanardini: scoppiata la guerra non doveva partire avendo già tre fratelli al fronte. Ma il Duce aveva bisogno di soldati: così nel 1941 è in Albania e Grecia. Nel 1943 è a casa in licenza, ammalato. Non vorrebbe ripartire, medita di andare in montagna coi partigiani: forse una soffiata lo tradisce, i Carabinieri lo prelevano a casa, lo riportano in ca-serma. In settembre è internato in Germania dove scompare. Dei suoi familiari sono ancora vivi tre fratel-li: Giacomo (col nome del padre), chiamato da tutto “Cumilì”, classe 1913, alpino, decano del paese tra i maschi; Innocenza (87 anni) e Ma-

ria, la più giovane, classe 1928. Altri sei sono nel camposanto del pae-se. Mancava solo lui sepolto, chissà dove, in uno dei sei cimiteri italia-ni d’onore (in Germania, Polonia, Austria) dove negli anni Cinquanta avevano trovato pace i soldati esu-mati e identificati, dimenticando, per i più, di avvertire le famiglie. Il 4 luglio dell’anno scorso, “Bresciaog-gi” pubblicava la parte sui bresciani di una ricerca (un’impresa perché furono 700mila i soldati italiani in-ternati in Germania) che dura dal 1994 di Roberto Zamboni iniziata sulle tracce di uno zio disperso: ol-tre 300 piccole schede di bresciani, suddivise per paese con indicato, nome, cognome, causa della morte, luogo, cimitero, posizione tombale. Per Marcheno venivano elencati tre nomi: Giuseppe Massimino Contes-sa (a Mauthausen), Michele Muffo-

lini ed Egidio Vivenzi a Francoforte. Maria, da quando legge trepidante il nome del fratello Egidio, con la fa-miglia non si dà più pace. Comincia la pratica tramite il Ministero della Difesa. Finalmente mercoledì 26 la conclusione alla Malpensa: tra le 22 piccole bare di chiaro abete avvolte nel tricolore coi resti di soldati ita-liani (non solo bresciani) arrivate da Francoforte c’era anche la sua. L’hanno accolto Innocenza e i due figli di Maria, Bruno e Franco Du-sina. Ha passato la prima notte tra i suoi in casa del fratello Giacomo che l’ha vegliato commosso. La ce-rimonia ufficiale dell’“accoglienza”, come detto sabato: alle 9 il raduno nella sala consiliare. Seguirà il cor-teo al Monumento ai caduti e alle 10.30 l’ufficio funebre nella parroc-chiale. Poi il corteo al camposanto per la tumulazione.

È l’evento che conclude l’anno dedi-cato al 150° dell’Unità nazionale d’Ita-lia la mostra inaugurata sabato a Gar-done Val Trompia. S’intitola “Gardone 1961: uomini, equipaggiamenti, eco-nomia” e farà brillare di nuova luce fino al 22 gennaio 2012 il Museo del-le armi che sta al primo piano di Villa Mutti Bernardelli. “Con questa esibi-zione – spiega Lionello Anelli, coordi-natore del Sistema museale della Co-munità montana (nella foto il Gruppo area) – abbiamo tentato di dare un taglio che ponesse l’attenzione alla situazione economica, sociale e pro-duttiva di Gardone e della Valtrompia negli anni dell’Unità. La mostra parte dalla situazione generale dell’Italia per arrivare alla realtà, che rispecchia in pieno il clima culturale di scoper-ta e difesa degli ideali risorgimentali rappresentati dai volontari garibaldini della valle. Stessa cosa si può vedere nello sviluppo economico legato alla produzione armiera e alle lavorazio-ni siderurgiche”. Una mostra inserita all’interno delle manifestazioni per il 150° dell’Unità d’Italia, con testi sem-plici e concisi. “Fattivamente – spiega Silvia Serugeri, conservatrice del Mu-seo delle armi – la mostra si divide in tre sezioni: uomini per inquadrare al-cuni personaggi della Valle che hanno operato nel periodo unitario; equipag-giamenti per presentare l’evoluzio-ne tecnologica degli armamenti e le dotazioni degli eserciti del periodo; economia per illustrare la gestione della produzione dalla dominazione austriaca alla prima industrializzazio-ne degli stabilimenti valtrumplini, con

documenti storici emanati dalle istitu-zioni che nel corso dei decenni a ca-vallo dell’Unità d’Italia si occuparono dell’economia gardonese”. La mostra rimane aperta fino al 22 gennaio 2012 il martedì e mercoledì (14.30-18.30), il giovedì e venerdì (9-12 e 14.30-18.30), il sabato (9-12) e la domenica (su pre-notazione). Costo del biglietto 5 euro, ridotto (dai 13 ai 18 anni) 3 euro. Info al numero 030.831574. (a.a.)

Che Lumezzane sia una città in continuo movimento è noto. Il lavoro non riguarda solo fabbriche e officine ma anche quello spirituale promosso da tutte le parrocchie valgobbine, in particolare quella di San Sebastiano. La parrocchia lumezzanese è una delle più attive sul territorio e lo dimostrano le attività promosse dal parroco don Giulio Gatteri e dal curato don Mauro Rocco (nella foto). Dopo la recente inaugurazione del nuovo oratorio San Giovanni Bosco,

la comunità si appresta a vivere insieme un momento di preghiera nel quale si riflette e si sosta sul senso dell’eucaristia. “La settimana eucaristica che si svolgerà a partire da martedì 15 a domenica 20 novembre” dice don Mauro Rocco, “sarà un appuntamento importante per tutti i nostri parrocchiani per condividere e meditare sull’istituzione dell’eucaristia da parte di nostro Signore Gesù Cristo. Voglio sottolineare la presenza dei Padri missionari di Villaregia che

ci aiuteranno a pregare meglio con l’aiuto del loro spirito missionario. Questi operai di Dio, saranno disponibili durante la settimana ad ascoltare chi volesse un dialogo personale.” Una splendida iniziativa che va a sommarsi alle numerose attività promosse per i giovani e gli adolescenti. Si stanno ultimando i lavori per rinnovare anche l’area bar, i locali dedicati ai giovani sono i più frequentati dai piccoli parrocchiani di San Sebastiano e come sostiene il curato originario di

Chiari “i nostri ragazzi sono attratti e con un oratorio all’avanguardia si lavora meglio e a giovarne è sicuramente tutta la comunità”. Tra le numerose proposte troviamo i vari laboratori quali il teatro, la cucina, la scuola di sci e soprattutto i percorsi ispirati all’Azione cattolica. Il programma completo della settimana eucaristica e delle altre innumerevoli attività è disponibile a portata di clic sul sito www.parrocchiadisansebastiano.it. (Alessio Andreoli)

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nche per quest’anno si rinnova la proficua col-laborazione degli ulti-mi anni tra la ormai ex Aato (Autorità d’ambito

territoriale ottimale), oggi Azienda speciale provinciale per la regola-zione e il controllo della gestione del Servizio idrico integrato, e le Comu-nità montane. Nell’ultima seduta del Consiglio di amministrazione dell’Uf-ficio d’ambito sono stati infatti asse-gnati i contributi per l’anno 2011 che, come per gli anni scorsi, sono fina-lizzati alla difesa e tutela dell’asset-to idrogeologico, delle acque e degli

vio ai lavori, che in alcuni casi risol-vono problematiche connotate da ca-rattere di urgenza. Dei 577mila euro complessivamente assegnati a livello provinciale, 227.287 euro sono stati impegnati per la copertura di nove interventi ricadenti nel bacino della Valle Trompia, presentati nelle scor-se settimane dalla Comunità monta-na. Gli interventi in questione inte-ressano tutto il territorio triumplino. Sono previste opere di messa in sicu-rezza di versanti franosi che insisto-no su strade di collegamento a Pez-zaze, Collio, Lodrino (6000 euro per la strada Valle Duppo) e Polaveno

(7.500 euro per il consolidamento e riqualificazione della vecchia strada Beltarmelli), opere di difesa sponda-le sul fiume Mella (86.665,95 euro) in diversi tratti dell’asta fluviale in par-ticolare a Tavernole Sul Mella (10mi-la euro), opere di difesa del suolo a Marcheno, Nave (30mila euro) e Vil-la Carcina (16.500 euro). Con questa ulteriore iniziativa dell’Ufficio d’am-bito i contributi complessivamente assegnati alla Comunità montana di Valle Trompia superano il milione di euro, un impegno concreto che si è già tradotto negli ultimi anni in ope-re che hanno contribuito a migliorare

la protezione e la sicurezza ambien-tale del territorio, eliminando situa-zioni di rischio e garantendone una maggiore fruibilità. Fra i contributi assegnati, si segnala in particolare: 10.621,05 euro per la manutenzione straordinaria e di messa in sicurez-za della strada da Pezzaze a Colle di San Zeno (Pisogne); 40mila euro per le opere di riassetto idrogeologico e di messa in sicurezza del versante e di un tratto della sede della strada Santelle-Fletti nel Comune di Col-lio; 20mila euro per le opere di dife-sa del suolo sul movimento franoso a Brozzo di Marcheno.

ambienti connessi. Le somme con-correranno al finanziamento di opere per le quali è già stata approvata la progettazione definitiva, garantendo in questo modo il rapido completa-mento delle procedure per dare av-

L’iniziativa “Libri in tavola”, promossa dall’oratorio San Filippo Neri di Nave, propone tre date per condividere insieme la passione per la letteratura e la lettura. Nata dall’amore per la cultura di un piccolo gruppo operante nell’alveo della parrocchia, all’interno del quale sono attivi anche professori e maestri, l’idea ha preso corpo nella serata di lunedì 24 ottobre, con la lettura e la presa di coscienza di alcuni punti focali dell’“Edipo Re” di Sofocle. Letto e sezionato in qualità

di opera letteraria, la tragedia classica ha offerto diversi spunti di riflessione, tra i quali spicca il tema della cecità. La docente di lettere Franca Zanetti, che ha presentato l’opera al pubblico, ha approfondito particolarmente l’aspetto più incisivo della vicenda di Edipo, da intendersi come incapacità di accettare l’evidenza, ostinazione al rifiuto di comprendere la propria e altrui condizione. A chi ha partecipato alla presentazione è poi concesso un mese di tempo per

riflettere sugli spunti chiave offerti dalla relatrice, dopodiché, lunedì 28 novembre, il gruppo si riunirà al fine di ragionare insieme sugli argomenti presi in considerazione, in modo da condividere pareri e osservazioni. Stesso procedimento verrà adottato per la discussione delle altre due opere contemplate dal piano di “Libri in tavola”. Si tratta di: “La terra strada del cielo” di Fabrice Hadjadj, presa in considerazione come proiettore di interessanti spunti riguardo l’attualità. La

presentazione, a cura del docente di filosofia Mario Zani, avrà luogo lunedì 16 gennaio 2012 alle ore 20.30 presso le sale dell’oratorio. Seguirà la discussione condivisa del testo lunedì 20 febbraio 2012.Per quanto riguarda l’aspetto spirituale, “Le lettere di Nicodemo” saranno al centro dell’illustrazione promossa da mons. Giacomo Canobbio. Quest’ultimo appuntamento è lunedì 26 marzo 2012, sempre alle ore 20.30. (Barbara Fenotti)

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i è tenuto il tavolo di Brescia sulla stato di avanzamento dei lavori della Statale 42 a Capo di Ponte e Berzo De-mo: il primo risultato emer-

so dal sopralluogo agli imponenti la-vori ha dato risultati soddisfacenti. Rispettati i tempi del cronoprogram-ma, le procedure e soprattutto i costi dell’opera. Dopo tanti anni in attesa che l’opera decollasse, dopo tante fal-se partenze e veri stop, finalmente si vede la luce della fine del tunnel. Non solo dei tunnel nella roccia, tutti rea-lizzati completamente e ora in fase di allestimento di opere accessorie, ma anche dei tanti tunnel procedurali, le-gali, amministrativi, finanziari, politi-ci. Insomma: si intravede con certez-za il termine ultimo per la consegna alla Valle Camonica: dicembre 2012. Il sopralluogo della Commissione pro-vinciale, con l’Anas e le ditte della Ati è servito anche per fare il punto sul-la statale 39 di Aprica, ma anche sul-lo svincolo di Esine della Statale 42, dove i lavori sono finalmente ripresi dopo il forzato fermo dovuto al solle-vamento del manto d’asfalto appena posato. Si è parlato anche del sistema ipotizzato per bypassare Edolo, dove

la strozzatura al centro del paese ren-de la viabilità problematica in ogni periodo dell’anno. In particolare, per quanto attiene il tratto Sellero-Berzo Demo, i lavori avanzano senza intoppi su tutti i fronti, all’esterno del tratto in galleria per 1,5 chilometri e lungo i 6,9 chilometri nelle gallerie, sia per le opere principali, per le quali lo sta-to di avanzamento e intorno all’85%, che per le opere accessorie. Partendo da sud, al termine dell’attuale tratto di superstrada, si incontra la galleria Capo di Ponte: lunga 1,8 chilometri, scavata per oltre mille metri, sia da nord che da sud. Oltrepassati i no-di più delicati (il canale Edison e il tratto abitato) ora i minatori stanno scavando sotto il parco di Naquane. Si sta lavorando alla via di fuga, che sarà posta sotto il piano della galleria e vi si accederà tramite sei uscite di sicurezza in caso d’incendio. Lo sca-

vo avanza di un metro al giorno, oggi impiegando le mine, ma fino a poco tempo fa con la tecnica innovativa “super wedge”, molto simile a quel-la impiegata per scavare le metropo-litane. Ma in questa zona risulta più delicata per la presenza di abitazioni in superficie. Consegnata da qualche mese la galleria e il viadotto di Sel-lero alla ditta incaricata di eseguire le opere accessorie, le operazioni si concentrano su Berzo Demo. Qui so-no stati posizionati due ponti ad arco sull’Oglio, mentre a metà dicembre dovrebbe cadere il diaframma della galleria che parte dalla località Salet-to e sbuca poco prima del bivio per Forno Allione, dove ci sarà lo svincolo della 42 e la rotonda che servirà per tornare verso la Val Saviore. In tutto, saranno spesi 134 milioni di euro per le opere principali e 30 milioni per le accessorie.

Torna “Assocamuna Scuola di alta formazione manageriale”, un proget-to di elevata formazione avviato nello scorso 2010 grazie alla partnership tra l’associazione degli imprenditori del-la Valle Camonica e “Mip” (“School of management”) del Politecnico di Milano, una tra le più importanti “Bu-siness school” riconosciute a livello italiano, con l’obiettivo di migliorare la cultura manageriale ed imprendito-riale delle imprese del territorio e fa-vorire la crescita di competenze e di competitività. Ben 21 gli imprenditori e i manager coinvolti lo scorso anno in questo progetto formativo; quattro i laureandi che hanno beneficiato di borse di formazione offerte da Asso-camuna e da aziende del territorio; 72 le ore di formazione firmate “Mip”, erogate nel corso della prima edizione della scuola; quest’anno tre le borse di formazione co-finanziate da Asso-camuna e da tre diversi enti operativi sul territorio (Ubi Banca di Valle Ca-monica, fondazione “Tassara”, Kappa immobiliare) che, grazie a un apposi-to bando, offriranno a tre laureandi o neo-laureati la possibilità di accede-re gratuitamente alla prima annualità della scuola. Formazione d’eccellenza firmata “Mip”, creazione di un “net-work” di imprenditori, alto grado di personalizzazione della formazione, ottimizzazione dei tempi e delle risor-se grazie all’erogazione della scuola in Valle Camonica e all’organizzazione degli appuntamenti formativi in for-mula “week-end” (venerdì e sabato), forte integrazione tra conoscenza ed esperienza sul campo, grazie all’alter-

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nanza tra formazione generale e ap-profondimenti specialistici e pratici anche strutturati sulla base di esigen-ze espresse dalle imprese, dallo studio di casi di successo ed attività di “team building”: questi i punti qualificanti e le caratteristiche innovative di questo progetto formativo. L’11 novembre a Boario Terme prende avvio la secon-da edizione della prima annualità del-la scuola di alta formazione.

La parrocchia di Malonno è celebre, tra le molte altre cose, per la sua monumentale macchina del triduo, che solitamente viene allestita nella stagione invernale. Nel pregevole volume “Il disegno dei tridui: il tempo e la memoria nello spazio della Chiesa” a cura di Ivana Passamani Bonomi (con contributi di Gabriele Archetti, Giacomo Canobbio, Piergiovanni Damiani, Oliviero Franzoni, Elisa Gusmeroli, Anna Teresita Massarsi, Gabriele Medolago) (ed. Banca

di Valle Camonica, Breno, 2009) si tratta a lungo del maestoso apparato effimero che viene montato nell’antica parrocchiale dei Santi Faustino e Giovita, una chiesa che sembra posta a guardia del borgo sulla collina che sovrasta il paese. L’apparecchiatura conta 500 candele ed in passato l’allestimento e la funzione non si svolse sempre con regolare cadenza; poi però – si narra – che un fatto miracoloso abbia fatto riprendere la tradizione. L’autrice già citata riferisce che

l’impianto temporaneo viene attribuito alla bottega dei Fantoni da Rovetta, sottolineando che però forse sarebbe da assegnare agli artisti bergamaschi solo la parte centrale scampata di una macchina precedente, ovviamente andata perduta per un incendio. Il fuoco di tutte le candele che venivano accese sull’impalcatura di legno era il nemico più subdolo e frequente di questi capolavori d’arte minore. L’origine della celebrazione dei tridui (della durata di tre giorni

consecutivi), solitamente con le meditazioni sui Novissimi, in gran parte delle parrocchie della diocesi di Brescia è da collegare all’antichissimo culto dei morti, di cui si può trovare traccia persino nelle incisioni rupestri preistoriche. Una tela senza cornice, posta in posizione centrale nell’apparato di Malonno spiega il motivo della celebrazione: offrire il giusto, doveroso, cristiano suffragio per i morti della comunità che ancora attendono in purgatorio. (e.g.)

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2437 partecipanti provenienti da 13 Paesi, traduzioni simultanee in quattro lingue per tutti gli interventi congressuali, 77 ditte espositrici: numeri che danno la misura dell’importanza, anche a livello internazionale, del successo riscosso da “Colloquium dental-odontotecnica made in Italy” la quarta rassegna fieristica e congressuale per odontotecnici e dentisti. L’evento si è svolto venerdì 28 e sabato 29 ottobre

presso il nuovo padiglione fieristico di Brixia Expo. Il tema di quest’anno riguarda le protesi dentarie, in particolare l’evoluzione tecnologica in questo campo: come titolo del congresso, infatti è stato scelto “Dalla protesi adesiva alla protesi avvitata. Attualità protesiche e prospettive future”. Sul palco si sono avvicendati relatori di prestigio internazionale, provenienti da Paesi come Germania, Svizzera,

Giappone, Messico e Australia oltre ovviamente all’Italia. Contrariamente alla scorsa edizione Assopadana-Claai ha riproposto l’evento affiancata da Cna Brescia, affidando l’organizzazione e la gestione a Teamwork media srl e Siced, due realtà molto conosciute per chi opera nell’ambito dentale. Oltre all’ambito congressistico, all’interno del quale le relazioni si sono dimostrate di alto livello scientifico, accompagnate anche

dalla presentazione di lavori di alta precisione ed estetica eseguiti con le più innovative tecnologie, di rilievo l’aspetto relazionale. Le due giornate, infatti, sono state anche un’occasione per i congressisti di incontrare vecchi colleghi, con i quali scambiare opinioni e pareri professionali e alimentare discussioni sulle attuali tecnologie, oltre ovviamente a facilitare la nascita di nuove amicizie tra colleghi.

ll’interno degli impegni presi dal Governo nei confronti dell’Unione europea per dare stabi-lità alla situazione eco-

nomica futura del nostro Paese e tranquillizzare i mercati, il capitolo dedicato ai “licenziamenti facili” è quello che ha prodotto le maggiori perplessità e prese di posizioni for-temente contrarie. Anche per Enzo Torri, segretario provinciale di Cisl Brescia, gli interventi prospettati in questo campo sono indice di un problema mal posto. “È molto grave – afferma – che si insinui il fatto che la soluzione dei problemi di svilup-po della nostra economia e di futuro per i nostri giovani stia nella possi-bilità delle aziende di licenziare con più facilità”. Anche perché la situa-zione non permette di stare tran-quilli: “Veniamo da tre anni di cassa integrazione durissima – continua – e la prospettiva di un licenziamento non fa altro che alimentare angosce e timori. Tanto più che già adesso le aziende possono per motivi eco-

nomici, dimostrando che il lavoro manca, utilizzare gli strumenti del-la cassa integrazione e della mobi-lità”. Secondo il Segretario provin-ciale altre sono le misure da mette-re in atto per rispondere alla crisi economica perdurante: “Condivido l’osservazione che ci sia bisogno di un welfare aggiornato, che però co-me negli altri Paesi europei preveda ammortizzatori sociali adeguati e il sostegno al lavoratore nella riquali-ficazione e nella ricerca di un nuo-vo posto di lavoro dopo l’eventuale licenziamento”. Un ulteriore aspet-to su cui è necessario intervenire è quello dei contratti “atipici”, defi-

nizione che comprende contratti a progetto e di collaborazione, partite Iva e in generale tutte le forme che si sostituiscono al lavoro dipenden-te. “Ho l’impressione – precisa Torri – che le aziende ricorrano a questa forma di contratto non solo perché non hanno la sicurezza di garantire i posti di lavoro, ma anche per i mino-ri costi che essa comporta. La sfida è quindi di rendere questi contratti meno vantaggiosi per le aziende, per esempio prevedendo un pagamento maggiore per quanti fossero assunti in questo modo”. Il tema del lavoro, inoltre, si incrocia inevitabilmen-te con quello dei giovani e del loro futuro: “È sbagliato – questa l’opi-nione di Torri in proposito – creare contrapposizione tra vecchi e gio-vani, quasi questi non lavorassero a causa del permanere nel mondo del lavoro dei primi. Piuttosto bi-sogna guardare con favore al nuovo contratto di apprendistato e più in generale alle forme di contratto che permettano ai giovani di incrociare il mondo del lavoro con lo studio e

la formazione. È ovvio poi che se la crescita non riparte è difficile che ci sia lavoro per tutti, nessuno ha la bacchetta magica. Il primo passo dovrebbe essere quello di favorire i consumi lasciando più soldi nella busta paga dei lavoratori e favorire gli investimenti, anche dall’estero, delle aziende tramite una contrat-tazione mirata”. Un’ultima battuta è dedicata alle affermazioni del mi-nistro Sacconi sulla minaccia terro-

ristica legata all’evoluzione della ri-forma sul lavoro: “Se il ministro ha elementi certi su cui basare le sue affermazioni la cosa è preoccupan-te, ma forse sarebbe stato meglio tacere e agire in silenzio per preve-nire la minaccia. Altrimenti si trat-terebbe di un’affermazione grave, fatta per allentare la pressione sulla tematica del licenziamento, secon-do una modalità errata di dibattito e di confronto”.

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w.assoartigiani.it

ASSOCIAZIONE ARTIGIANIVia Cefalonia, 6625124 BresciaTel. 030 2209811 r.a.Fax: 030 2449993 Presidenza Direzione 030 2428134 Amministrazione e tesseramento Gruppi associativi Servizio categorie Centro Studi e Formazione Angelo Lino Poisa

ASSOARTIGIANI Soc. Coop.Gestione ServiziVia Cefalonia, 6625124 BresciaTel. 030 2209811 r.a.Fax: 030 2449993 Direzione Ufficio paghe 030 2428134 Amministrazione e tesseramento Fiscale e contabilità Sicurezza ambientale ed ecologia Ufficio trasporti Formazione PrivacyE-mail: [email protected]

ARTFIDI LOMBARDIA25124 Brescia, Via Cefalonia 66Tel. 030.2209811 - Tel. 030.2428244Fax 030.2450511

UFFICI DIRETTI IN PROVINCIABreno - 0364 320812Carpenedolo - 030 9698461Desenzano - 030 9140025Gargnano - 0365 71449 int. 236Ghedi - 030 902028Iseo - 030 9822192 Limone - 0365 914131 Lumezzane - 030 8921314Montichiari - 030 9961965Odolo - 0365 826033Salò - 0365 43303Sarezzo - 030 802181Travagliato - 030 661162Tremosine - 0365 915811

UFFICI COLLEGATIConcesio - 030 2753756Chiari - 030 7101001Leno - 030 9067144Manerbio - 030 9938458Paitone - 030 691373Palazzolo s/O - 030 7302605Rezzato - 030 2591762Villanuova s/C - 0365 373644

C.A.I.T.Centro Assistenza Impianti TermiciVia Cefalonia, 6625124 BresciaTel. 030 2209811 r.a.Fax: 030 2209892E-mail: [email protected]

ASSOCIAZIONE ARTIGIANIanno di costituzione 1945

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e è passato di tempo da quando i mercanti veneziani e genovesi potenziavano le loro vie commerciali verso

Oriente con l’avallo dei banchieri di Amsterdam, Londra e Firenze. Banche e assicurazioni dall’Italia si diffusero rapidamente durante il Rinascimento in tutti i Paesi eu-ropei, favorendo lo sviluppo eco-nomico.Certo, il rischio che una banca fio-rentina del Cinquecento metteva in campo per finanziare una spe-dizione nelle Americhe, era certa-mente maggiore rispetto a quello di mantenere, agli inizi del nuo-vo millennio, una linea di credi-to a una azienda artigiana che, da quando è nata, ha sempre onorato i propri impegni e che ora, a causa di una congiuntura tanto negativa quanto eccezionale, si trova in se-ria difficoltà.È fuori dubbio che gli istituti di credito, come ogni altra intrapresa commerciale, hanno la necessità

di produrre utili: aprire troppo la borsa dei quattrini per le banche che ancora ne hanno la forza, cor-risponde ad aumentare il rischio, ma non farlo, in questo momento, significherebbe far chiudere mi-gliaia di imprese, e di conseguen-za, per il mondo bancario iscrivere a bilancio perdite ben superiori. Si tratta quindi, per gli istituti di cre-dito, dal punto di vista puramente economico, di valutare quale sia il rischio minore.Ma se per un momento le grandi banche avessero il coraggio di ri-mettere in discussione, non solo le logiche di mercato, ma la possibi-

lità di recuperare un ruolo sociale caduto ormai in disuso nella mo-dernità, sarebbero anche in grado di valutare quanto sia importante mantenere in vita le imprese ar-tigianali, commerciali e agrico-le, non delegando questo gravo-so compito alle banche di credito cooperativo. La piccola impresa artigiana, com-merciale, agricola, è una realtà do-ve il titolare lavora gomito a gomi-to con il proprio dipendente e con lui, condivide successi e insucces-si e dove i valori e il senso di co-munità sono ancora ben radicati. E poi, diciamolo una volta per tutte, che le sofferenze delle ban-che, non sono certo da imputare alla piccola impresa, che per rea-lizzare il sogno di veder crescere un progetto, dà in garanzia tutto quello che ha e sempre più spesso anche quello che non ha, coinvol-gendo nel rischio di impresa pa-renti edamici. Senza dimenticare che gli utili, le piccole imprese non li nascondono nei paradisi fiscali,

ma al contrario, li hanno sempre reinvestiti nell’impresa e non nella finanza creativa, quella che anche a Brescia ha bruciato in questi an-ni ingenti risorse.In buona sostanza, non può esse-re il prodotto di un calcolo mate-matico di Basilea, il metro con il quale si definisce la bancabilità di un’impresa!Quindi, ritornino le banche non so-lo al Rinascimento, dove il rischio era sì veramente alto, ma almeno al Dopoguerra, dove l’etica, la se-rietà, la voglia di fare, il sacrificio, il senso del dovere unite alle capa-cità imprenditoriali, erano il pre-supposto fondamentale per conce-dere credito.Le Organizzazioni di categoria, attraverso i loro confidi, conti-nueranno a fare il loro mestiere, rischiando sulla fiducia e garan-tendo il 50% di ciò che le banche concedono, certi che questo signi-fichi credere nel futuro e anche un po’ sognare, due ingredienti che hanno fatto grande il nostro Paese.

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L’Italia può essere considerata come un condominio che ha le scale sporche, l’ascensore è rotto, le tasse condominiali però sono alte, dove un condomino su sei non le paga, l’amministratore italiano incassa più euro del collega tedesco, che, invece, fa funzionare l’edificio a puntino. Questa l’allegoria espressa da Giuseppe Bortolussi (nella foto), segretario della Confartigianato di Mestre, in un dibattito presso la sede della Confartigianato bresciana. La

pressione fiscale media in Italia è del 43,2%, ma l’insieme di tasse e balzelli l’accresce per molti oltre il 50%. Dare tutte le colpe agli evasori aiuta a nascondere che lo Stato italiano incassa più degli altri spendendo male. Occorre “una rivoluzione che metta al centro il problema della spesa pubblica”, ha spiegato Bortolussi. Gli artigiani, però, devono conoscere i dati reali, come le molte imposte una tantum che non sono state mai cancellate, per chiedere alla

politica risposte concrete. In Italia si chiede alle imprese e ai cittadini di fare sempre di più. I lavoratori autonomi hanno ben 26 voci da sborsare, si pagano le tasse sulle tasse con iva e accise, alla pompa pagano per la guerra in Abissinia e la crisi di Suez e i ritardi della Giustizia costano ogni anno 2 miliardi al sistema delle imprese. Dalla casa il fisco ricava 43 miliardi di euro, dai trasporti 58 miliardi, nelle bollette le imposte rappresentano il 39%. La spesa

sociale è il 9.4% del pil, la più bassa d’Europa, l’economia sommersa rappresenta il 16.9% del pil, e altro ancora. Dinanzi a questa soluzione è stata posta la domanda: “Che parte possiamo fare, le banche non ci fanno credito, all’estero siamo penalizzati per i nostri costi troppo alti, il patto di stabilità impedisce alle amministrazioni di onorare i debiti con chi ha lavorato, che parte dobbiamo fare signori, ministri?”. La soluzione? Per Bortolussi è il federalismo.

entotto milioni di euro di costi in più nel 2011 per le piccole imprese bresciane che richiedo-no credito per affrontare

la crisi di liquidità (e 117 giorni per ricevere un pagamento): queste le crude cifre snoccialate dal Centro studi di Confartigianato Imprese Unione di Brescia, che ha parago-nato i dati rilevati a luglio 2010 e li ha confrontati con quelli del lu-glio 2011. La politica di incremento dei tassi di interesse attuata dalla Bce (+0,50 nel 2011) sta mettendo in forte cri-si le piccole e micro imprese della provincia di Brescia, che nel 2011 hanno sostenuto un costo per mag-giori oneri finanziari stimato in 28, 2 milioni di euro, 253 euro all’anno in più media per ciascun piccolo im-prenditore.Continua dunque la crisi del cre-dito alle imprese che a tutt’oggi rappresenta il più forte freno allo sviluppo e alla ripresa.Se è pur vero che è aumentato lo

stock dai crediti richiesti e otte-nuti da luglio 2010 a luglio 2011 (+7,1% nel manifatturiero, +1,1 % nei servizi e +5,1% nelle costru-zioni), è importante sottolineare che nel contempo ne è aumentato il costo e che buona parte di que-sto aumento di credito ottenuto a costi più alti non è legato a inve-stimenti e progetti di sviluppo ma alle sempre più forti tensioni sulla liquidità aziendale. Tutto questo sembra determinato soprattutto dal forte incremento dei ritardi nei pagamenti: se a lu-glio 2010 occorrevano 90 giorni in media per ricevere un pagamen-

to, a giugno 2011 il tempo medio necessario è arrivato a 117 giorni.Questo inequivocabile grido di allarme, più volte sottolineato dal presidente di Confartigianato Im-prese Unione di Brescia Eugenio Massetti, richiama ancora una volta tutto il mondo economico e politico ad attuare provvedimenti urgenti e immediati per favorire l’accesso al credito delle imprese riducendone i costi, il cui aumen-to è del tutto ingiustificato stante anche la situazione di quasi sta-gnazione economica che perdu-ra e ai segnali pressoché continui di non-ripresa che giungono dalle statistiche.A Brescia il 18% del credito alle im-prese è infatti assorbito dalle pic-cole e micro imprese, che ancora una volta rischiano di pagare caro la politica della Bce di incremen-to dei tassi e il clima di sfiducia e instabilità del mondo bancario che sembra accentuarsi in queste settimane.“Il calo di domanda di credito per

gli investimenti – sottolinea Mas-setti – è un grave segnale per l’eco-nomia della Provincia ed è dovuto alla continua incertezza delle pro-spettive della domanda, al rallen-tamento quasi a zero della cresci-ta economica e alla ancora non piena utilizzazione degli impianti, dato accertato col rallentamento della produzione ancora a settem-bre 2011”.Ciò che impressiona, sono ancora

considerazione di Massetti, è che le imprese chiedono credito so-prattutto per ristrutturare debiti già esistenti. In questo quadro difficile rimane come uno dei pochi punti di rife-rimento e garanzia solo il sistema dei Confidi Artigiani, che sono tra i pochi a sostenere questa richiesta di credito (+19,2% di garanzie pre-state in provincia di Brescia negli ultimi 12 mesi).

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i sta svolgendo a Brescia (si-no al 4 dicembre) l’edizione 2011 di “Ars gustandi”, ma-nifestazione che rappresen-ta da anni il collegamento

tra l’arte e il mondo della ristorazione bresciana. Dopo la proficua collabo-razione con le grandi mostre di San-ta Giulia e i musei cittadini, l’edizio-ne 2011 della rassegna si è rinnovata, coinvolgendo, accanto ai ristoranti, anche pasticcerie e bar, accomunati dal desiderio di accogliere con calore e simpatia visitatori, turisti e cittadi-ni bresciani. Ars gustandi è un’inizia-tiva curata da Fiepet Confesercenti, inserita tra i progetti di animazione del centro storico previsti dal Duc di Brescia, che vede partecipi Regione Lombardia, Camera di commercio, Comune di Brescia, Compagnia delle opere, Brescia Tourism, Associazione commercianti, Confesercenti, Con-sorzio Brescia Centro, Associazione artigiani, Assopadana, Cna e Confar-tigianato. Un prestigioso ed esclu-sivo omaggio artistico verrà conse-gnato a coloro che, nel periodo della

rassegna, acquisteranno dolci tipici di pasticceria, degusteranno menù e aperitivi a base di prodotti enogastro-nomici bresciani in uno degli oltre 40

esercizi partecipanti. Si tratta di piat-ti offerti presso i ristoranti, di piattini da dolce donati dalle pasticcerie e di sottobicchieri distribuiti dai bar, tutti decorati. Un ricordo da conservare e collezionare, scoprendo, di volta in volta, le proposte dei locali che parte-cipano all’iniziativa. Per chi vorrà co-gliere questa occasione, sono dispo-nibili 2500 piatti, 500 piattini e 6000 sottobicchieri.

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Mia madre era solita, quando sentiva suonare le campane a morto, deci-frarne il linguaggio. Un tocco in più e capiva che era un maschio, un suo-no strano ed era una persona del pa-ese ma morta lontano. A volte anche l’orario era importante perché rive-lava qualche cosa del defunto. Finito di decifrare il suono delle campane iniziavano le telefonate: alla “Pina” perché abitava più vicina alla piazza e quindi prossima alla fonte delle noti-zie. Quando le informazioni, avevano raggiunto una buona dose di certezza, allora ci si organizzava e si raggiunge-va la casa del defunto per confortare i parenti e per la preghiera del rosario. Ho sempre criticato questo aspetto di mia madre, questo informarsi sul dolore altrui e lei mi ha sempre dato

fare in fretta, prenderne dell’altro. E mancare l’appuntamento con lo spo-so. Lui non ammette ritardo. Perché il suo è il tempo giusto, né prima né dopo. E la strada al buio, nel mezzo della notte, non è facile da trovare. Inutile bussare.È fin troppo facile interpretare questo dramma schematico come l’appello di Gesù a essere pronti. È anche questo.Ma l’insegnamento va oltre: inter-pella quelle vergini, immagine no-stra, immagine di chi non è ancora compiuto. Chiede a quelle vergini quanto saprebbero aspettare e co-me potrebbero andare incontro a uno sposo che tarda. Non solo la preparazione, non solo la scorta di olio, ma l’atteggiamento, l’at-tesa, la capacità di comprendere che quello è il senso di una vita, è il vero filo rosso che unisce espe-rienze diverse e le polarizza verso qualcosa, verso Qualcuno.Che dormano tutte è il riflesso del-la nostra fragilità, di chi è convinto come di chi è tiepido; è l’incertezza

del cuore umano che non sa reg-gere l’attesa. Ma quell’olio pron-to che ci si porta di scorta non è solo l’immagine dell’essere pre-parati ma, soprattutto, del capire chi siamo e chi stiamo aspettan-do. Per quante fragilità possiamo avere quello che ci è chiesto è di capire Chi stiamo aspettando. La misura del tempo di questa attesa non è nelle nostre mani. È il buio più profondo.Ma l’attesa fragile non è attesa da sprovveduti e non è semplicemen-te resistenza: è il desiderio di in-contrare. E da qui viene il resto. Che non sarà allora necessità ma bisogno, non tensione ma incon-tro. Desiderare questo incontro di-venta la chiave della preparazione e non permette di essere sprovvisti del necessario. È troppo importan-te quell’incontro. Ma bisogna arri-vare a capirne l’importanza. Altri-menti sarà solo sonno e fragilità e corsa inutile per rimediare. Altri-menti sarà tensione e non attesa, paura e non amore.

el mezzo della notte. Quando, cioè, uno me-no se l’aspetta. È il mo-mento del grido, della voce che parla dell’ar-

rivo. Una tradizione antica diventa lo spunto per Gesù per far intuire cosa significhi aspettare. È l’in-certezza del tempo; non è il metro umano a decidere il tempo di Dio. Tanto o poco, lungo o breve. Non sono cose che possiamo misurare. L’unico tempo certo è quel mez-zo della notte che significa l’ora dell’incertezza, del buio che non può essere colmato dalle nostre forze e dalla nostra intelligenza. Dormono tutte, sagge e sprovve-dute, e le lampade consumano lo stesso olio. Ma in quel momento, nel mezzo della notte, quando ar-riva il grido che lo sposo sta ar-rivando quella luce incerta della lampada è la sola che può far un po’ di luce.E pericolosamente si affievolisce perché manca l’olio. E non è possi-bile farlo bastare per tutte. Bisogna

dello stupido su questo. Ho cambiato idea lo scorso 22 ottobre 2010 quando mia madre Mariuccia è morta. Il pri-mo a venire fu proprio quel gruppo di comari, amiche di mia madre e sue compagne nelle visite ai defunti. Sono entrate, un breve saluto e poi si sono sedute e hanno attaccato la preghie-ra del rosario. Un rosario scarno, es-senziale dove si diceva il numero del mistero ma senza enunciarne il conte-nuto. Dove la seconda parte dell’Ave Maria si sovrapponeva alla conclusio-ne della prima, dove non c’era spazio per la meditazione ma quella preghie-ra sembrava la voce del genere uma-no. Una voce rassegnata e pacificata. Quasi un certificato di consegna del defunto alle mani di Dio. La consa-pevolezza che per quella donna era

finito tutto il percorso terreno con le fatiche, le gioie e i dolori che accom-pagnano la vita di ciascuno e final-mente aveva inizio la vita vera, quella nel Mistero di Dio. Le litanie erano in un latino popolare, storpiato ma dal bellissimo suono e l’ultima preghiera era commovente: un’Ave Maria per quelli che non sono ricordati da nes-suno. L’intenzione era in dialetto, così che la preghiera toccava le tre lingue della fede e della cultura popolare: l’italiano imparato a memoria, il latino trasmesso dai ricordi di ciascuno con gli errori di pronuncia e il dialetto co-nosciuto da tutti. Questa preghiera mi ha fatto dimenticare per un momento tutte le regole stabilite dalla scuola: il cuore si apriva ad ascoltare quella vo-ce per pregare.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa (...)”.

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urante la fase finale della celebrazione per la pace nella piazza antistante la basilica inferiore di San Francesco, una splendi-

da colomba bianca si è posata su un membro della delegazione, il bud-dista che le ha teso la mano e l’ha a lungo mostrata innalzandola sopra all’assemblea. È sembrato un picco-lo segno, non tanto del buddista, che la colomba non aveva mai visto, ma della mano tesa, aperta per l’appog-gio. Chi ha partecipato a questa Gior-nata, prolungata nel prima e nel dopo da veglie di preghiera, ha percepito che la pace esiste nelle dichiarazio-ni, nelle aspirazioni, nelle proclama-zioni, nelle speranze e anche nelle possibilità. Tutti i discorsi sono stati bellissime illustrazioni del significa-to della pace, del pellegrinaggio, della verità, e vi sono stati il riconoscimen-to e l’esplicita espressione di gratitu-dine verso Giovanni Paolo II, che con l’iniziativa di 25 anni fa ha indotto tut-ti a considerare la pace non come un problema pragmatico, ma teologico e antropologico, in tutta la ricchez-za e profondità dei suoi significati. Il tema della pace coinvolge il pellegri-naggio verso la verità, l’impegno per la giustizia, la conversione del cuore. Questi presupposti, in questi 25 an-ni, sono stati oggetto di riflessione ovunque nel mondo da parte di uo-mini legati per fede e professione alle religioni, in studi, ricerche, dibattiti, seminari e convegni. Una letteratura di altissimo livello di cui i discorsi di Assisi possono essere un degno do-cumento. Ciò che manca è la mano

Araldi del Vangelo, nuovi profeti – come furono Ezechiele, Geremia, Isaia – capaci di rialzare un popolo a terra, rinnovati evangelizzatori guidati dallo Spirito Santo, che non è certo “un’appendice al mistero della fede cristiana, ma, al contrario, è il suo centro”. Questo il compito, la vocazione del cristiano; questa la missione del Rinnovamento nello Spirito. Alla Conferenza nazionale di Rimini (4000 i presenti tra responsabili e animatori) è intervenuto anche mons. Rino

Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. “L’evangelizzazione non sarà mai possibile senza l’azione dello Spirito”. Questo il tema, tratto dalla Lettera di Paolo VI Evangelii Nuntiandi. Mons. Fisichella esordisce ricordando le parole di Benedetto XVI: “La Parola di Dio è sempre viva, in ogni momento della storia, perché la forza della Parola non dipende anzitutto dalla nostra azione, ma da Dio”. È lo

Spirito Santo il cuore dell’intervento di mons. Rino Fisichella. Uno Spirito da riconoscere, da cogliere, da diffondere, dal quale lasciarsi trasformare e a cui obbedire. Spirito Santo che è il “protagonista dell’evangelizzazione” e che, diceva Giovanni Paolo II, precede i missionari, li accompagna nella predicazione, li segue nella missione. “Ognuno di noi – continua Fisichella – deve divenire un profeta; cioè possesso dello Spirito e ‘bocca’ mediante la quale Dio

fa udire la sua voce”. I Padri della Chiesa parlavano dello Spirito come della “bocca” di Dio: “Questo essere “bocca” dello Spirito ci riporta al giorno di Pentecoste, dove gli apostoli hanno la forza di porsi nel mondo come testimoni della risurrezione del Signore”. Una missione, quella della nuova evangelizzazione, in cui è necessario – riprendendo le parole del vescovo Fausto (V secolo) – fare ininterrottamente memoria degli apostoli e dei Vangeli.

“Quando sei seduto in cella, sii come un pilota sperimentato da una na-ve. È attento al vento, per vedere da dove viene e dove va, se è favorevo-le o se porta tempesta. Seduto nella cella, non essere come un sepolcro, ma come una sala da ballo. Quando sei seduto in cella, non lasciare il tuo pensiero vagare fuori; chiedi a Dio di riconoscere ciò che ti abita”. Le pa-role di Stefano di Tebe sulla clausura del monaco riportate in “Solo dinan-

zi all’Unico” (Rubbettino, 140 pagine) sono ricordate al giornalista che con-divide per alcuni giorni la vita comune dal priore della Certosa di Serra San Bruno, dom Jacques Dupont. Il cro-nista, che durante la sua permanenza intervista il certosino, è Luigi Accatto-li (nella foto) vaticanista prima di “la Repubblica” e poi del “Corriere della sera”, il quale alla fine non riesce a nascondere, nonostante la sua lunga esperienza, il suo stupore – e commo-

zione – di fronte ad alcune parole. I certosini amano il silenzio, ed è pos-sibile che quando le parole risalgono dagli abissi del non detto acquistino un peso diverso, più vicino ai misteri del sacro. L’esperto giornalista resta stupito perché le aspettative di un oc-cidentale colto che si trova dinnanzi alla scelta della solitudine monastica talvolta cozzano con la realtà di alcu-ne scelte, fatte da uomini colti, che po-tevano realizzarsi anche nel mondo.

Siamo e dobbiamo essere uniti, con-siderandoci non gli uni contro gli al-tri e neppure soltanto gli uni accanto agli altri, ma gli uni insieme agli altri e per gli altri. Non tanto per quello che pensiamo e neppure per quello che crediamo, ma per quello che sia-mo, in quanto siamo. Creature di Dio, fatte a sua immagine e somiglianza. Il pellegrinaggio della verità deve es-sere interiore e convertire le menti e i cuori. Dalla consapevolezza del proprio essere nascono i pensieri e i sentimenti più forti e resistenti a ogni variazione di cultura e di situazione. La pace non approda nelle piazze e non si annida nelle case degli uomini perché non si fa spazio ai sentimenti scaturiti dall’essere, ma dal potere, dal prestigio, dal dominio sugli altri. Un sentimento, che non affiora in mo-do rilevante nei testi letti nella basi-lica della Porziuncola di Santa Maria degli Angeli, mentre è esplicito e mar-cato dal tono della voce di Benedetto XVI, è la “vergogna”. Nessun altro si deve vergognare per l’uso della forza, o per azioni violente, per ingiustizie e soprusi collettivi, persino per genoci-di compiuti o tollerati in nome e per conto della religione? Finché le reli-gioni e gli uomini che vogliono la pa-ce, religiosi e atei, non si vergognano o almeno non verificano i limiti e le storture delle loro storie, non ci sarà spazio per la riconciliazione e neppu-re per le ragioni degli altri. Questo si chiama purificazione e riconciliazio-ne delle memorie. Una straordinaria occasione di unità vissuta nella pro-fondità delle essenze, è stata il minu-to di preghiera muta dell’assemblea.

tesa del buddista. Altre colombe so-no volate via lontano o si sono mes-se ferme a guardare lo spettacolo. Uomini disposti a tendere la mano e accogliere il dono dello “spirito di Assisi” è e dovrebbe essere il frutto della Giornata appena trascorsa. Da molti è stata infelicemente chiamata di commemorazione della prima, del 1986, ma, pur prendendo occasione per fare memoria, ad Assisi si è fatta storia facendo proseguire e convali-dando il dialogo già avviato e apren-do altri orizzonti di comune ricerca di verità e di pace, anche con altre componenti della famiglia umana, dando al tema un carattere di mag-giore universalità senza esclusione di persone. Onestamente si deve di-

re che di verità si è parlato poco. La parola è alta, stringente, impegnati-va. Ma la prima verità che supporta ogni progetto di pace e che lega tutti i dialoganti non è quella delle parole o dei sentimenti, ma quella dell’essere.

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osa spinge una persona a partire per un periodo, se pur breve, in missione e lasciare tutto? È questa la domanda che molto spes-

so si accompagna alla notizia di quan-ti scelgono di allontanarsi dalla quoti-dianità per immergersi in una nuova realtà. Le motivazioni come racconta Michela “sono tante e varie”. Nella sua storia di giovane impegnata nella ca-techesi e nell’animazione missionaria possiamo ripercorrere la storia di tan-ti bresciani che si impegnano all’inter-no delle nostre comunità. Portare alla luce queste buone notizie può servire a spronare altre persone e, soprattut-to, ci dice che nell’esperienza missio-naria uno può portare tutto il suo vis-suto. In Uganda, nel caso di Michela, non servono solo medici o religiosi, ma anche persone che sappiano ac-compagnare lo sviluppo di un proget-to e che sappiano mettere le loro co-noscenze al servizio degli altri. La tua sensibilità missionaria par-te da lontano, ma forse non ba-stava più...Il fatto di ripetere tutti i giorni tutte le settimane tutti i mesi quasi le stesse identiche cose non mi bastava più, non mi bastava relegare ai 15 giorni di vacanza estivi la possibilità di fare qualcosa di speciale e così ho deciso che era il momento di provare. Anche solo per poco, a lavorare per qualcosa di più grande e ho avuto la fortuna di

bilità ad alcune persone di provare a vivere un po’ meglio. Altra motivazio-ne che mi spinge verso questo tipo di esperienza e che mi spingeva a darmi da fare anche prima dall’Italia è ten-tare di “restituire” alcune delle cose belle che ho avuto io finora dalla vi-ta. Tra le mie motivazioni non manca anche la voglia di mettermi alla pro-va, di imparare qualcosa di nuovo e di ritornare poi a vivere dove sono nata più ricca dentro e più consapevole.Quanto conta aver conosciuto sul cammino persone significative?L’incontro di persone diverse o simili, significative o anche solo di passag-

poter realizzare questo mio sogno con lo Svi con cui collaboro da anni qua in Italia. Grazie a questa opportunità spero di poter contribuire, con quel-lo che so fare, alla realizzazione di un progetto di sviluppo che dia la possi-

Domenica 6: Cori all’Eremo, ore16.30, Coro san Valentino di Berzo Demo; Esercizi spirituali per i sacerdoti con Mons. Ettore Malnati. Inizio ore 19.Lunedì 7: ore 20.15 corso per catechi-sti. Giovedì 10: ritiro per i sacerdoti al Pro Familia di Breno; ore 20 gruppo Galilea. Venerdì11 ore 20.30: I concer-ti dell’Eremo: Cielinterra I, “Magnifi-cat”: L’organo e la voce del soprano (Elena Gallo, Cristina Ramazzini, Francesca Olga Cocchi). Sabato 12:

ore 9, ritiro per le suore e le consacra-te; ore 16, Incontro con l’economista Alberto Quadrio Curzio proposto a tutti dal gruppo dell’Eremo “Camun-ni”; ore 16.30, Santa Messa per i figli in Cielo, al Monastero. Domenica 13: Celebrazione dei 40 anni delle Suo-re dorotee all’Eremo: Ore 15, I Con-certi dell’Eremo: Venti d’Infinito una riflessione musicale sulla vita della Beata Annunciata Cocchetti, propo-sta dall’Associazione culturale Frau

Musica. Ore 16.30, Santa Messa di ringraziamento presieduta da mons. Bruno Foresti con un indirizzo di sa-luto della madre generale, suor Lu-cia Moratti.Lunedì 14: Esercizi spirituali per i sa-cerdoti con don Giovanni Ciarcià, ini-zio ore 12; ore 20.15 Corso per cate-chisti. Mercoledì 16: ore 9, ritiro per le donne; ore 20 – 21.30: Adorazione Eu-caristica. Giovedì 17: ore 10.30 Uac, Unione apostolica del clero. Venerdì

18: ore 20.30 i concerti dell’Eremo: Cielinterra II, L’arte del clavicemba-lo (Alessandro Casari); week-end di iconografia. Sabato 19: Scuola di for-mazione all’impegno socio-politico (Sfisp), ore 9; Incontro della Fonda-zione Camunitas aperto a tutti per la presentazione di una nuova pubblica-zione, ore 16. Domenica 20: Incontro vocazionale per le ragazze, dalle14 alle 17; ore 20.30, incontro di Spiri-tualità per giovani. Lunedì 21: ore

20.15 Corso per catechisti. Venerdì 25: I concerti dell’Eremo: Cielinter-ra III, “Raccontami”, pianoforte soli-sta (Francesca Olga Cocchi), Teatro delle Ali, Breno, ore 20.45. Sabato 26: Scuola di formazione all’impe-gno socio-politico (Sfisp), ore 9, ore 20.30 Ufficio delle Letture al Mona-stero. Domenica 27: ore 15.00 ritiro del gruppo GalileaLunedì 28: ore 20.15 Corso per ca-techisti.

gio, è importante di per sé, solo per il fatto di averle incontrate. Ognuno di noi è quello che è grazie a tutte le persone che incontra. E la fede (la ricerca) che ruolo gioca in questa dimensione?Io sono sempre e perennemente in ri-cerca; mi domando se sto facendo la cosa giusta se sto realizzando la vera me stessa, spesso mi ritorna in mente la citazione di Giovanni Paolo II alla Gmg di Roma: “Se sarete quello che dovete essere metterete fuoco in tut-to il mondo”. Io ci provo con le mie poche forze ad accendere un piccolo fuoco sperando che Lui soffi un po’!

La Fondazione diocesana Santa Cecilia con la Scuola diocesana di musica Santa Cecilia organizza un laboratorio di canto gregoriano in collaborazione con l’Ufficio liturgico diocesano. Tra gli obiettivi del corso, lo studio del repertorio gregoriano – affiancato da essenziali elementi di teoria, storia e vocalità corale – finalizzato principalmente a esecuzioni in ambito liturgico. La partecipazione al laboratorio è subordinata ad un colloquio-audizione con il

responsabile del laboratorio. È possibile assistere “in prova” alle prime tre lezioni, concordando con il responsabile le modalità di partecipazione. La prosecuzione dell’attività sarà condizionata in modo inderogabile dalla regolarità della frequenza e dai risultati positivi raggiunti.Il laboratorio verrà attivato al raggiungimento di almeno dodici partecipanti. Il laboratorio, articolato incontri di 90 minuti, si terrà il lunedì. La docenza è

affidata ad Alberto Donini (nella foto), insegnante in musica sacra in Seminario e direttore della Scuola diocesana di musica Santa Cecilia di Brescia. Questo il programma. Livello I: dalle 20 alle 21.30 (dal 7 novembre 2011); livello II dalle 20.30 alle 22 (dal 14 novembre 2011). Il contributo per la partecipazione al laboratorio è di 70 euro (comprensivi del materiale didattico). Per informazioni, Scuola diocesana di Musica Santa Cecilia in via Bollani, 20 (tel. 030 3712233).

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Giovedì 3 novembreOre 9.30 – Mompiano − S. Messa presso la Domus Caritatis.Ore 20 – Brescia − Incontro con i giovani della Gmg di Madridal PalaBrescia

Venerdì 4 novembreOre 6.50 − Brescia − S. Messa presso il Seminario minore.

Ore 20.30 − Bienno −Incontro con la Sfisp della macrozona presso l’Eremo.

Sabato 5 novembreOre 10 – Rovato –Incontro con la Sfisp della macrozona.Ore 18.30 – Brescia –S. Messa di ringraziamentoper la canonizzazionedel vescovo Guido Maria Conforti presso la Cattedrale.

Domenica 6 novembre Ore 9 – S. Zeno –Cresime e prime comunioni.Ore 16 – Caionvico –Cresime e prime comunioni.

Martedì 8 novembre Ore 16 – Brescia −Inaugurazionedella scuola di musicaGaetano Bonorispresso la parrocchiadi S. Maria della Vittoria.

on la memoria liturgica di San Martino di Tours, fissata l’11 novembre, tor-na la tradizionale raccolta di indumenti in oltre 120

oratori della nostra diocesi.La Raccolta prende spunto dal più noto episodio della biografia del Santo: Martino, quando ancora era militare romano, incontrò un mendi-cante senza vestiti: alla vista dell’uo-mo tagliò il proprio mantello in due parti e ne diede una al mendicante. Nella notte sognò Gesù che gli re-stituiva metà del mantello e diceva: “Ecco qui Martino, il soldato roma-no che non è battezzato, egli mi ha vestito”; al risveglio trovò integro il proprio mantello. Martino, che era un catecumeno, si fece battezzare nella Pasqua successiva, abbandonò l’esercito e alcuni anni più tardi, nel 371 divenne vescovo di Tours, dove si distinse per la vita santa e sobria.La condivisione, come nel semplice gesto di San Martino, è quindi il mo-

la Romania, dove le principali fonti di lavoro sono alcune fabbriche di lavorazione del legname e di confe-zioni e dall’agricoltura è di tipo fa-miliare. Sighet conta un orfanotro-fio (con, attualmente, 82 ragazzi), 10 case di tipo familiare della Regione (con 13 ragazzi l’una e di cui alcu-ne sono per ragazzi diversamente abili), quattro case di tipo familiare private (tre dei gesuiti e una nostra), un centro di urgenza (momentanea-mente 11 bambini) e un centro assi-stenza alle madri, Il numero dei ra-gazzi istituzionalizzato è notevole. Il progetto si inserisce nella fase in cui i giovani che lasciano l’orfanotrofio o le case famiglia della Regione (al 18° anno o al termine degli studi): una fase che purtroppo vede una grande fatica nel trovare un alloggio (diffidenza, difficoltà economiche, problemi effettivi nella gestione per-sonale, mancanza di formazione al nuovo tipo di vita e difficoltà di so-litudine e reinserimento in società).

tore dell’iniziativa, che attraverso ben 29 centri (su tutto il territorio diocesano) raccoglie vestiti, scar-pe, indumenti e borse che vengono a loro volta selezionati e distribuiti a seconda della tipologia.Il ricavato della raccolta ogni anno viene devoluto ad un progetto, scel-to in collaborazione con la Caritas diocesana: quest’anno è stata scelta la realizzazione di monolocali a Si-ghetu Marmatiei (Romania), gesti-ta dalla Associazione “Frati Minori Cappuccini non profit”.Sighetu Marmatiei (detta anche Si-ghet) è una cittadina nel nord del-

Da questa necessità è nato il proget-to “Una casa per tutti”: il Comune di Sighet ha dato in comodato gratuito una centrale termica in disuso nella quale si possono realizzare 12 mo-nolocali dai dotati di bagno e cuci-na autonomi + un monolocale per un responsabile. Ogni monolocale

può ospitare due persone, quindi si potrebbero accogliere fino a 24 per-sone. Il progetto vorrebbe aiutare questi ragazzi nei tre anni successivi inserirli gradualmente in società verso una propria autonomia, ga-rantendo loro un sostegno sicuro nel momento in cui le istituzioni si ritirano. Concretamente la Raccol-ta prevede in questi giorni la distri-buzione dei sacchetti nelle case (o il loro ritiro in parrocchia) e sabato 12 novembre la raccolta nelle par-rocchie che aderiscono all’iniziativa e nei 29 centri indicati. Informazio-ni su tempi, luoghi e modalità della raccolta sono sul sito www.oratori.brescia.it.

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a diset amò mesa?” Questa frase ha ac-compagnato don Ita-lo Uberti nei suoi 25 anni al servizio del-

la comunicazione diocesana (alla radio, al settore audiovisivi e alle 36 Sale della comunità che fanno capo al Sas). Un’espressione che nasconde anche un po’, soprat-tutto fra i sacerdoti, di mancata conoscenza delle potenzialità del mondo delle comunicazioni socia-li: oggi ancora più di ieri le nuove tecnologie permettono di porta-re la Buona Novella là dove fino a ieri era inimmaginabile. Anche per questo motivo si deve consi-derare un servizio a tempo pieno del Vangelo.Don Italo adesso torna a dire Messa (anche se ovviamente anche prima la diceva) in una parrocchia come presbitero collaboratore di Mon-tichiari. Lo farà con un’attenzione particolare anche al Gloria, la vivace (ha il microcinema digitale e studia anche il 3d) Sala della comunità par-rocchiale della cittadina montecla-rense. “Adesso – spiega don Italo – la stagione è già stata pensata, il mio compito sarà anche quello di tenta-

re, prossimamente, una programma-zione che contenga cinema, teatro e musical con anche uno sguardo a tutta la zona pastorale. Sono con-tento di recuperare le attività della parrocchia, pur restando nel mondo della comunicazione”.I sogni nel cassetto di don Italo, che ritorna in parrocchia dopo le esperienze a Palazzolo, Montirone e Cellatica, sono tanti, fra questi quello di proporre una rassegna teatrale di qualità e, soprattutto, l’idea di “approfondire delle tema-tiche particolari da mediare attra-verso la tecnologia (documentari, power point e altro), creando così una sorta di rivista video che con-tenga – su un determinato aspetto – differenti chiavi di lettura”. A questo si aggiunge anche la sug-gestiva proposta di una catechesi “spettacolo”. In questi anni, com-plici anche i cineforum, ha visto tanti film e ha imparato a “leggere da ogni pellicola gli aspetti posi-tivi e negativi, perché ogni lavo-ro cinematografico va smontato e utilizzato per tutti i suoi aspetti o messaggi”.La parrocchie faticano a utilizza-re questi strumenti e chiedono in-

terventi ad hoc: “Su mandato del Vescovo sarò a disposizione anche delle comunità e degli oratori che avranno bisogno di una consulen-za o di studiare dei percorsi forma-tivi sul cinema o sulla televisione”. Sono tanti i giovani che, appassio-nati di film e musica, potrebbero diventare protagonisti all’interno delle parrocchie, ma molto spesso non trovano le giuste competenze per essere affiancati. Ecco allora che le trasmissioni radio o i corsi teatrali, solo per fare due esempi, rischiano di durare il tempo di una stagione.Non si interrompe così neppure il legame con il Centro per le comu-nicazioni, perché la storia di una persona è anche il suo passato e non solo il suo presente. Don Italo prosegue così il lavoro nel pianeta “dell’immagine, della produzione e della mediazione cristiana”.Continua anche a insegnare all’Isti-tuto di scienze religiose. In diocesi si è fatto conoscere per il suo mo-do di fare immediato e spontaneo, sempre pronto a rimboccarsi le maniche. Adesso tocca a Monti-chiari accoglierlo e farlo sentire parte di una famiglia.

Il Centro Mater Divinae Gratiae di via Sant’Emiliano ha messo a punto gli appuntamenti del mese di novembre. Il mistero dell’universo e dell’uomo viene affrontato da diversi punti di osservazione: giovedì 3 novembre alle ore 20.45 lo spettacolo Big Bang; giovedì 10 (ore 20.45) il senso della ricerca scientifica e teologica; giovedì 17 (ore 20.45) l’origine dell’universo: big bang e/o creazione?; giovedì 24 (ore 20.45)

l’origine dell’uomo: evoluzione e/o animazione?Tutti i martedì dall’8 al 29 novembre, dalle 9 alle 10.30, c’è la lectio divina con approfondimenti e preghiera in gruppo del Vangelo di Giovanni. Sabato 12 (dalle ore 16 alle 17.30) un incontro dal titolo “Attraversiamo insieme il guado!” per chi vive l’esperienza della malattia disabilitante.Domenica 20 (dalle 9 alle 16): un incontro di formazione per giovani

animatori. Domenica 20 (dalle ore 9 alle 17): “L’infanzia negata”, la Giornata missionaria d’Istituto.Dal 20 al 27 novembre, inoltre, ci sono gli esercizi spirituali per religiose/i, sacerdoti e laici con don Giulio Lunati. Sabato 26 e domenica 27 la meditazione cristiana con padre Andrea Schnöller. Martedì 29 (ore 20.45) “Siamo corpo”: incontro di educazione all’affettività e alla corporeità (prima serata).

La Cancelleriadella Curia diocesana,a seguito dell’Ordinanzadell’ordinario diocesano,comunica i provvedimentidella settimana:Il sac. don Italo Ubertiè stato nominato presbitero collaboratore della parrocchiadi Santa Maria Assuntain Montichiari.

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a crisi che viviamo or-mai da alcuni anni sta profondamente rivolu-zionando il sistema oc-cidentale, non solo dal

punto di vista economico: l’ha con-fermato anche il ministro Tremon-ti nel recente Convegno di Studi delle Acli. Sono in revisione tutti i rapporti di relazione, di gestione delle risorse all’interno di un intero sistema eco-nomico che fino a pochi anni fa de-cideva i destini dell’intero pianeta, quello governato dagli Stati Uniti e dai Paesi industrializzati d’Europa. Ormai le economie che crescono a ritmi del 10% l’anno sono quel-le della Cina e di altri Paesi che stanno sviluppandosi sulla spinta di una domanda interna fatta di miliardi di cittadini che, da condi-zioni di povertà assoluta, si muo-vono con la speranza di una vita migliore. Nel vecchio continente, invece, di

Dopo aver osannato l’avvento del-la moneta unica, gli Stati europei sono alle prese con la ricerca di un’unità politica che al momento appare lontana. Ogni Stato sembra difendere i pro-pri interessi, c’è crisi di fiducia e credibilità, quelle che i grandi fondatori europei nutrivano uno per l’altro. In quest’ottica va letta la pressante lettera della Bce al Governo italia-no con l’invito a fornire “cifre, mi-sure e indicazioni” su come ridurre nei prossimi anni il debito pubbli-co, ormai divenuto bersaglio della speculazione internazionale. La risposta del Governo italiano, in sospeso fino all’ultimo secondo disponibile per le differenti vedu-te all’interno della maggioranza, è stata negli intenti accolta posi-tivamente dalle autorità moneta-rie europee. Ma la realizzazione delle indicazio-ni contenute nella lettera è tutt’al-

fronte a una popolazione sempre più anziana, ci si rende conto che non si può più dettare legge nel mondo, anzi: come sta avvenendo in questi giorni, si va a chiedere aiuto ai Paesi emergenti perché acquistino debito pubblico occi-dentale.La crescita dei debiti sovrani degli Stati, causata da un lato dai salva-taggi bancari, ma dall’altro da anni di politica economica quantomeno poco accorta (vedi Grecia e Italia) è il problema che, al momento sen-za apprezzabili risultati, cercano di risolvere le diplomazie europee.

Da ormai più di un anno è ripartito il gruppo dei Giovani delle Acli, una volta chiamato Ga (Gioventù aclista). Man mano il numero dei partecipanti è andato aumentando, coinvolgendo sempre nuovi giovani pronti a confrontarsi sulla società, sulla politica e – tema principe dello scorso anno – sul mondo del lavoro. Il percorso iniziato quest’anno approfondisce invece la congiuntura storica che stiamo affondando: alle radici di una crisi – che ormai tutti definiscono strutturale – e che ci

obbliga a mettere in discussione il nostro sistema politico, sociale e soprattutto economico. Per questo il gruppo dei giovani, giovedì 27 ottobre presso la sede provinciale delle Acli, ha proposto un incontro aperto con Paolo Cacciari (nella foto) sul tema della decrescita. La serata (dal titolo provocatorio “Ma dobbiamo proprio crescere?”), è stata molto partecipata riuscendo a coinvolgere parecchi giovani. Paolo Cacciari, introdotto dal segretario dei giovani Davide Bellini e da Gianluca

Alfano delle Acli Lombardia, ha presentato la decrescita precisando che non si tratta di una teoria ma di una “indicazione”, e ha sfatato alcuni luoghi comuni intorno ad essa: non si tratta di “tornare all’età della pietra”, ma di rimettere al centro del sistema economico e produttivo la persona e le relazioni, e non il profitto e la finanza. Se sei giovane e hai voglia di riflettere su questo tema (ma non solo), Ga potrebbe essere il posto che fa per te. Fatti sentire: [email protected]

tro che facile in un contesto di maggioranza fragile, vincolata ai veti incrociati dei partiti e delle correnti, e di un’opposizione fra-zionata che non riesce a costituire un’alternanza reale. Le misure indicate nella lettera del Governo non toccano argomenti di poco conto: licenziamenti per mo-tivi economici, cassa integrazione per dipendenti pubblici, piano per il Sud, dismissioni del patrimonio pubblico, grandi infrastrutture, ri-forme istituzionali. Va sicuramente elogiato il ruolo del Presidente del-la Repubblica, che ogni giorno au-spica soluzioni condivise per non lacerare oltre le relazioni sociali e, soprattutto, misure che vadano verso un’equità spesso dimentica-ta quando occorre decidere in po-co tempo e in fretta. Lo scenario di sacrifici che si presenta non sa-rà di poco conto, ci si augura non siano sempre le fasce deboli a pa-garne il prezzo.

La Rocca di Rodengo

DA

NOVEM

BRE

A

DICEM

BRE

“la soddisfazione degli ospititrova una risposta nella

cucina di qualità”

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a biblioteca dell’Adasm ha custodito un patrimo-nio culturale del pensie-ro pedagogico di interes-sante valore. Per questo

la Fondazione Lesic ha organizzato la biblioteca che l’Adasm ha alle-stito nel corso degli anni. Come ente di formazione, la Lesic ha ritenuto opportuno rivitalizzare un patrimonio di 900 volumi e co-struire così una valida integrazione al proprio catalogo annuale di even-ti formativi. Infatti non è pensabile che l’aggiornamento professionale si limiti alla sola frequenza dei corsi o dei laboratori, senza un approfon-dimento personale: lo studio aiuta a scoprire i significati profondi delle relazioni e della vita quotidiana cui si partecipa come educatori. “…i li-bri senza i lettori sono morti”: per questo è stata predisposta la cata-logazione informatizzata, modalità oggi più accessibile per favorire la fruibilità dei titoli a disposizione.

dettagliata programmazione, così come richiesta dalle Indicazioni e dagli Orientamenti.Poiché il percorso educativo non è mai un “affare” della sola scuola, anche la formazione dei genitori trova un suo ampio spazio di con-sultazione: molti testi permettono di avvicinare docenti e genitori a positivi spunti educativi, che si possono tradurre in buona prati-ca a casa e a scuola.Un aspetto oggi al centro dell’at-tenzione educativa di genitori e insegnanti è la promozione della lettura: questa sensibilità trova espressione in titoli che si riferi-scono all’analisi della letteratura per l’infanzia e alla sua promozio-ne, fin da quando ancora il bambi-no non sa leggere.Una possibilità di approfondimen-to viene offerta anche dalla biblio-grafia dedicata al valore, ai modi e ai tempi di attenzione all’infanzia con disabilità. Una sezione è dedi-

Tra i volumi più interessanti ci sono quelli di grandi pedagogisti contem-poranei, come Aldo Agazzi, Fran-cesco De Vivo, Susan Isaac, Cesare Scurati, Sira Serenella Macchietti, Jerome S. Bruner (nella foto), Luigi Volpicelli ecc.Si possono consultare le esperien-ze pedagogiche e didattiche di re-altà educative ritenute, non solo in Italia, tra le più significative come quelle delle scuole per l’infanzia di Reggio Emilia e dell’Istituto “Pa-squali Agazzi” della nostra città.Molti i testi che propongono spe-cifici percorsi didattici con una

cata al riconoscimento dell’azione educativa svolta nel tempo dalle scuole materne dell’Adasm: com-prende molte pubblicazioni pro-dotte in proprio dalle scuole ma-terne per ricordare gli anniversari della loro costituzione. Questo spazio viene offerto in par-ticolare alla consultazione, come modello e stimolo, a coloro che si accingono a organizzare questi eventi di grande significato per le comunità.Insegnanti, educatori, genitori, am-ministratori, sono invitati a pren-dere visione dei titoli,potranno poi chiedere in prestito alla segrete-ria, collegandosi al sito internet www.lesic.it.Le indicazioni bibliografiche che ci verranno eventualmente sug-gerite saranno considerate con-tributo prezioso per un eventuale arricchimento della biblioteca, per continuare con responsabilità e competenza il servizio alla cultura.

A cura della Società italiana di pediatria, sono state presentate le sette linee guida per una scuola a misura di bambino (nella foto). La scuola è dove i bambini passano dalle quattro alle otto ore per circa 10 anni. È fondamentale che questi spazi siano in grado di generare benessere non solo fisico ma anche psicologico. Ecco le linee guida elaborate dai pediatri. La scuola dovrebbe essere: raggiungibile con mezzi pubblici, in bicicletta o a piedi in condizioni

di massima sicurezza, lontana da arterie cittadine a grande scorrimento, ferrovie, aeroporti a traffico intenso; sicura, quindi distante da linee dell’alta e media tensione, cabine di trasformazione e sottostazioni elettriche; verde, con spazi recintati a uso esclusivo dei bambini per l’insegnamento, l’osservazione, la creatività e la socializzazione; colorata, alle materne e alle elementari pareti color salmone chiaro, giallo tenue e caldo, giallo arancione

pallido e color pesca per ridurre nervosismo e ansia; accogliente, no a lunghi corridoi con tutte le classi affacciate su un lato, meglio spazi interconnessi; spaziosa, l’ampiezza minima per alunno (che comprende tutti gli spazi a sua disposizione nella scuola) è di 25 mq per la scuola materna; ecologica, contenitori per la raccolta differenziata in ogni classe per educare i cittadini di domani. Miscelatori e interruttori automatici per promuovere il risparmio idrico.

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Page 32: La Voce del Popolo 2011 42

LA VOCE

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Abbonamento online con carta di credito su www.lavocedelpopolo.it

Abbonamento con bollettino postale intestato a:Fondazione Opera Diocesana

San Francesco di Sales n. 18881250

Abbonamento presso il Centro per le Comunicazioni Sociali

di via Callegari, 6 - 25121 Brescia.

Per qualsiasi informazione:Ufficio abbonamenti Tel: 030 44 250

e-mail: [email protected]: 030 280 93 71

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Presentaciun amicoFra dieci giorni, il 12 e 13 giugno,

si celebreranno nel nostro Paese

i referendum su tre questioni

sulle quali la politica ha dibattuto

e si è accapigliata lungamente,

aiutando assai poco i cittadini a

formarsi un’opinione matura e

coscienziosa sui temi in gioco.

Senza entrare nel merito di

ciascun quesito (acqua, nucleare,

legittimo impedimento) una

riflessione credo vada fatta

anzitutto sullo strumento

referendario e, parallelamente,

sullo sperpero di tensione

partecipativa che esso oramai

veicola non aiutando i cittadini a

una partecipazione consapevole e

motivata, comunque scelgano.

Riguardo allo strumento, non

credo si scandalizzi alcuno se si

dichiara la sua “consumazione”

per abuso eccessivo. Nei decenni

scorsi l’uso selvaggio, ad opera

soprattutto dei radicali, ne ha

ridotto la portata “rivoluzionaria”

che i costituenti gli avevano

affidato: la chiamata del popolo a

dare il proprio parere nonostante

l’approvazione legittima di una

maggioranza parlamentare;

potremmo dire un baluardo

contro un’eventuale “dittatura

della maggioranza”. Non solo

uno strumento estenuato per

cattivo uso, ma pure per la

debolezza insita nel meccanismo

istitutivo: sono poche le firme

necessarie per invocarlo (bassa

barriera d’accesso) e troppo alto

il quorum richiesto (alta barriera

d’uscita) per renderlo valido.

Questa forbice eccessiva ha dato

spazio a forme di estremismo

referendario inutili e dannose per

la qualità della partecipazione

democratica dei cittadini. Non

è poi così difficile raccogliere

almeno 500mila firme e aprire

una campagna, comunque vada

il referendum. Molti su questo

meccanismo hanno costruito

vere e proprie fortune politiche.

Varrebbe la pena di apportare

alcune semplici modifiche, come

tra l’altro suggeriscono da tempo

autorevoli costituzionalisti:

innalzamento decisivo del

numero di firme necessarie

ed eliminazione del quorum, il

che obbligherebbe i cittadini

alla partecipazione attiva,

soprattutto quando le questioni

in discussione sono delicate e

gravide di conseguenze per il

bene comune del Paese.

Una seconda osservazione va

fatta, con altrettanta onestà:

il dibattito sugli attuali quesiti

referendari finora non c’è stato.

Silenzio totale, pochissime

le trasmissioni televisive e

radiofoniche dedicate, gravi

le responsabilità della Rai.

Sembra che molti abbiano

paura a far crescere coscienza

e consapevolezza nei cittadini:

un’informazione seria,

attendibile, fondata sulla realtà

e non sullo slogan da qualunque

parte provenga, aiuterebbe il

Paese a comprendere la rilevanza

di almeno due dei tre quesiti

posti. I nodi legati alla gestione

di un bene comune come l’acqua,

come pure il reperimento di

energia che renda l’Italia per

quanto possibile autosufficiente,

sono due questioni di rilevanza

strategica per lo sviluppo del

nostro Paese. La ricerca di

alternative credibili e di modelli

di gestione dei beni comuni

attraverseranno il dibattito dei

prossimi anni.

Ne abbiamo parlato? Ne siamo

consapevoli? Non da ultimo

non va sottaciuto il tentativo di

dissuadere la partecipazione dei

cittadini per stanchezza da urna:

alcuni milioni di persone sono

chiamati in 30 giorni al voto per

tre volte. Un po’ troppo. Come

pure è apparso un escamotage

sgradevole l’approvazione nel

decreto omnibus di un comma

che cercava d’inficiare il quesito

sull’uso dell’energia nucleare.

Non è un bel vedere.

A questo punto credo valga

davvero la pena di andare a

votare, per dire che ci siamo,

comunque vada.

Essere dentro il miracolo delle relazioni è stupore, an-

cora, per il dono immeritato, per l’intreccio di vite non

cercato. Intersezioni di legami.

Ho per molto tempo pensato che i legami fossero da

tenere sempre un po’ sciolti, potenziali fonti di prigio-

nia per una vita che deve scorrere libera. Ma poi si è re-

alizzato un capovolgimento: l’altro è indispensabile. Il

legame, quel legame, è indispensabile; proprio tu mi sei

indispensabile.

Nessuno potrà sostituirti, né alcuno potrà essere sostituito

da te. La tua perdita sarà senza riempimento, e non cancellerà

il legame, forte, tenace come la morte, insistente come la soffe-

renza. “Ho bisogno di te, che sei partecipe / d’ogni tormento mio:

compagno dolce / d’ogni mia pena; mio fratello solo. / Ho bisogno

di te, come del pane!” (da: R. M. Rilke, “Il libro del pellegrinaggio”).

Referendum,

per un voto

non ideologico

Matrimonio, una

realtà sempre

meno conosciuta

Giovani bresciani

testimoni

a Palermo

Famiglia, incontro

mondiale con il Papa

a Milano nel 2012

Brescia, c’era una

volta il capitano,

ora non c’è più

Aib, la parola

d’ordine

è riforme

aleg

indNess

da te. L

il legame

renza. “Ho b

compagno do

di te, come de

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Page 33: La Voce del Popolo 2011 42

i dice, di questi tempi, che i mezzi di comunicazione prolunghino la relazione, spesso al di là e oltre le pos-sibilità che un uomo ha. E

se la relazione che si prolunga parla di noi, di quello in cui crediamo e di quello che siamo, non può essere che una relazione reale, che condivide i nostri pensieri con coloro che sono raggiunti dallo strumento.Si festeggia domenica 6 novembre la giornata dedicata a “Voce”, occasione importante per ricordare alla diocesi di Brescia, al suo clero, ai suoi fedeli che c’è una voce che parla del mondo e della Chiesa bresciana con un oc-chio cattolico. Una voce che sin dall’8 luglio 1893, quando venne pubblicato il primo numero del settimanale, chia-risce, nelle parole del primo editoriale dal titolo “Che ‘Voce’ sarà?”, quale sia la carta d’identità, la missione e, per dirla cristianamente, la vocazione: “Non sarà questo un periodico dallo stile elevato e dalle frasi ricercate; ma

l’umile e modesto foglietto del popo-lo, anzi del popolino, e come questo si sforzerà di parlare in forma semplice, breve, spigliata ed allegra, in modo da farsi capire e piacere alle più volgari intelligenze. Non isdegnerà parlare più coi fatti che colle ragioni, racco-gliere dialoghi dalla viva bocca e dal buon senso del popolo e intessere qualche appetitosa corrispondenza in vernacolo”. Dichiarazione d’intenti a cui “La Voce del Popolo” fa ancora riferimento e che cerca di compiere.Una voce propria che non può esse-re sostituita, da altri o semplicemen-te eliminata, perché sarebbe un taglio

alla relazione e all’informazione ispi-rata ai valori cristiani, un’alienazione che porta a privarsi di qualcosa che risponde a un’esigenza umana di rac-contarsi e raccontare. Il vescovo Mo-nari ha scritto in una lettera inviata ai sacerdoti lo scorso anno: “La Voce del Popolo è da quasi 120 anni il giornale della nostra comunità diocesana. Sen-tircene parte è importante, trovare parole comuni, alimentare la comu-nione tra noi anche attraverso questi strumenti che ci permettono di co-noscere ciò che di bello il Signore fa crescere nella nostra Chiesa, ci aiuta a diventare in Cristo una cosa sola”. Diverse le iniziative a margine della campagna “La voce è quella giusta”.Accanto a iniziative specifiche di ab-bonamento e tradizionali (vedi box o 030344250 o www.lavocedelpopolo.it), la redazione si impegna a mode-rare incontri sul territorio e gestirne altri per adulti e ragazzi su temi della comunicazione (come Facebook e gli altri social network). Per la gente con

la gente. Ma la giornata di “Voce” è an-che l’occasione per ricordare le altre voci della comunicazione diocesana; tutte seguono la stessa dichiarazione d’intenti: Radio Voce, Voce Sas, Voce web, Voce audiovisivi, gli ultimi na-ti, i free press (Voce di Brescia, Vo-ce della Bassa Bresciana, Voce della Franciacorta, Voce della Valtrompia, Voce del Garda e della Valsabbia). In un contesto in cui la cultura e la men-talità odierna sono segnate dagli stru-menti della comunicazione sociale che tendono a omologare il pensiero e a escludere il riferimento ai valori cristiani, difficilmente si trovano nelle giovani famiglie strumenti d’informa-zione di chiara ispirazione cristiana che facilitino la sintesi tra la fede e la vita con un linguaggio che intrecci la vita quotidiana. “Voce”, e le sue decli-nazioni, si propongono di fare questo, meglio, di essere questo per ciascuno in una relazione che diventa tanto più significativa quanto la si scopre e cre-de come reale.

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inalmente è giunta la tan-to attesa stagione di prosa 2011-2012 del Ctb. E sarà Franco Branciaroli, il con-sulente artistico dello Sta-

bile cittadino, a inaugurarla.Innanzi tutto due parole sulla tra-ma di questa fatica di Harwood.Prima della guerra in Inghilterra c’era-no compagnie di giro di capocomici che rappresentavano in tutta la nazio-ne il solo Shakespeare. Ecco, questa è la storia di un capocomico e del suo servo di scena. Il servo di scena è il factotum del capocomico, molto più di un servo, molto più di un segretario; una figura straordinaria che, spesso, genera legami e conflitti psicologici anche fortissimi. Siamo in una citta-dina inglese nel ’42, nel pieno della guerra, e questo grande attore deve mettere in scena per l’ennesima vol-ta il “Re Lear”. Ma ci sono i bombar-damenti in corso, e questo sconvolge letteralmente il capocomico che co-mincia a comportarsi nella vita reale

è leggero ma che in realtà fa passare temi importanti.Gli addetti ai lavori affermano che il testo sia ritagliato ad hoc per un attore di grande carisma...Quello che è certo, è che in questo ti-po di testi se sbagli gli attori sei perdu-to; e poi funziona solo se il pubblico in sala riconosce, in colui che interpreta il capocomico, un attore di carisma: non si può fare doppia finzione.E il “Servo” di Branciaroli?Non ci sarà un di più, perché questi sono testi che non permettono inven-zioni. L’unica cosa inventata, a favo-re del pubblico, è che abbiamo una scena su due piani così da rendere possibile la visione contemporanea di camerini e palco. L’alternativa sa-rebbero state continue interruzioni per cambio scena.Al Sociale 11 rappresentazioni, e poi una lunga tournée in Italia e tappa anche all’estero.Ecco, questa è la soddisfazione: lo spettacolo è stato molto venduto e lo

proprio come il suo personaggio sul palco. Alla fine la Compagnia riesce a portare il suo attore in scena ma egli, al termine della rappresentazione muore, proprio come il re Lear. Assi-stiamo, dunque, a due Re Lear, quello shakespeariano e quello del capoco-mico che ha perso la testa a causa dei bombardamenti. Naturalmente il te-sto si presta a diverse interpretazioni e Harwood, con la sua pièce, non solo celebra la fine di questo tipo di teatro e di capocomicato ma anche quella del grande Impero inglese. Il quadro è quello del classico teatro inglese di conversazione che apparentemente

Stabile di Brescia verrà messo in pri-mo piano in tutta la nazione.“Servo di scena” di Ronald Harwood con Franco Branciaroli e Tommaso Cardarelli, secondo la traduzione di Masolino D’Amico e la regia di Franco Branciaroli. Scene e costumi di Mar-gherita Palli; luci di Gigi Saccomandi. Con (in ordine alfabetico): Lisa Galan-tini, Melania Giglio, Daniele Griggio, Giorgio Lanza, Valentina Violo. Bi-glietteria Teatro Sociale: 0302808600. Info: www.ctbteatrostabile.it

Facebook è ormai una realtà diffusa, un social network che è entrato nella vita della gente, dai ragazzi agli adulti e che cambia, modifica le relazioni e il modo di essere, con conseguenze più o meno significative che toccano la stessa natura dell’uomo. Benedet-to XVI stesso nel discorso scritto per la Giornata mondiale delle comuni-cazioni lo scorso 5 giugno ha eviden-ziato come il cambiamento sia para-gonabile a quello prodotto dalla rivo-luzione industriale. Si parla quindi di cambiamenti antropologici.Il fenomeno potrebbe sparire, sop-piantato da qualcosa di meglio, da qualcosa che potenzia ancor più le caratteristiche di Facebook. La pre-senza del social network sugli smar-tphone ne è un esempio. Ora il tele-fono che sta nelle tasche della gente, non serve più solo a telefonare, ma è una porta aperta sul mondo delle rela-

zioni di ciascuno. La questione inter-roga e stimola ovviamente riflessioni che sfociano più volte in incontri per adulti e ragazzi, a cui il Centro per le comunicazioni diocesano risponde.Sabato 5 novembre all’oratorio di Be-dizzole Mauro Toninelli, giornalista di Voce, incontrerà i ragazzi di terza media (alle 17) per approfondire al-cuni segreti del social network, per capirne le implicazioni reali. “Non c’è per i ragazzi una realtà virtuale e una reale, ma una realtà che si amplifica e si prolunga unica. Educatori, inse-gnanti e genitori devono abbandonare la paura e provare a declinare i valori di un tempo in un nuovo mondo” ri-corda il giornalista.“Incontriamoci su Facebook” è il ti-tolo del doppio incontro, domenica 6 e domenica 20 novembre, che lo ve-dranno invece a Nave con i ragazzi di seconda e poi di terza media.

“Taggo quindi esisto” è l’incontro con gli adolescenti della zona pastorale di Gussago, giovedì 10 novembre alle 20.30 all’oratorio di Sale di Gussago.Percorso più elaborato quello già in programma a Caino che prevede due incontri con i genitori e due con i ra-gazzi, più uno conclusivo. “Media ed educazione” e “La relazione al tempo di Facebook” (25 novembre e 13 gen-naio ore 20.30) per gli adulti e saranno tenuti da don Adriano Bianchi, diret-tore del Centro per le comunicazioni sociali. “Facebook: un mondo” e “Ci metto la faccia” (16 dicembre e 10 febbraio ore 20.30) per i ragazzi. “Tro-viamoci su Facebook - Intervista con genitori e figli” è il titolo dell’incontro conclusivo del percorso il 24 febbraio.Un tema caldo che già da qualche tempo sta stimolando la riflessione. E tutto questo non può che essere un bene.

Si inaugura domenica 30 ottobre (alle 17), e sarà visitabile fino al 18 novembre, la mostra personale di Gb Merigo alla galleria d’arte “La Parada” in via Milano, 64. L’artista è stato definito “visionario sensibile alunno di intriganti percezioni che sa captare i colori dell’anima” da Mark Kirchler. Un’esposizione di dipinti dell’artista emergente di impatto visivo assolutamente fuori dagli schemi. Dal martedì al venerdì dalle 19 alle 21, sabato e domenica su appuntamento. Info: 3355633509.

Lunedì 7 novembre alle 18 all’interno del percorso de “I lunedì al Sancarlino”, promosso dalla Provincia di Brescia, Charlie Cinelli racconterà a modo suo le storie, i detti e le canzoni di montagna. Il tutto con accompagnamento musicale. La proposta di questa edizione si concentra sulla montagna, come tema monografico, e pone nelle mani, nelle corde e nella voce di Cinelli quello che arricchisce la cultura popolare.

L’Assessorato alla Pubblica istruzione del Comune di Palazzolo in collaborazione con la Commissione della biblioteca civica Lanfranchi organizza “Serate d’autore”. La prima è giovedì 3 novembre alle 21 presso l’auditorium San Fedele in cui Moni Ovadia interverrà con “Uno scoppio di risa”, reading dell’attore-regista sull’umorismo ebraico. Giovedì 24 novembre Marcello Veneziani presenterà il suo libro “Vivere non basta. Lettera a Seneca sulla felicità”

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i chiama “Oblivion show 2.0 - Il sussidiario” il nuo-vo spettacolo comico de-gli Oblivion che arriverà a Brescia venerdì 4 novem-

bre alle 20.45. Ne parliamo con Fa-bio Vagnarelli, uno dei cinque comici.Cosa ci dobbiamo aspettare per il nuovo spettacolo?Lo spettacolo è un’evoluzione di “The Oblivion show”, ma è anche una evo-luzione del nostro modo di fare comi-cità. Il contenitore rimane lo stesso, rispetto allo spettacolo precedente, ma come la versione di un program-ma per computer che si aggiorna, an-che il nostro spettacolo ha pensato di sviluppare funzionalità nuove. Ci so-no canzoni nuove, siparietti nuovi con un’attenzione maggiore all’attualità, alla critica di costume e sulla socie-tà, senza rinunciare ai nostri cavalli di battagli storici e più conosciuti. il sot-totitolo è “Il sussidiario”, quell’ogget-to di una volta a cui siamo affezionati come compendio di tutto lo scibile.Si mescola Lady Gaga con Bach. Come si fa?C’è una sezione nello spettacolo che si chiama “Esercizi di stile” in cui uniamo stili musicali diversi e cose surreali tra loro. Ci sono abbinamenti tra Ramazzotti e i tenores sardi o una cantica gregoriana con Zucchero. In questo gioco proviamo a mescolare Lady Gaga con Bach, come se la mu-sica di lei fosse un coro di lui.Se Manzoni vedesse i vostri “Pro-messi sposi” come reagirebbe?Ci lancerebbe contro pomodori e in-salata. Credo non fosse un personag-gio autoironico il buon Alessandro. Grazie ai nostri “Promessi sposi” abbiamo provato a sdrammatizzare come hanno fatto altri, prima di noi. Paradossalmente il pubblico dei ra-gazzi che ci ha conosciuto in Rete, è riuscita a farsi piacere “I Promessi sposi”. Ma lavoreremo anche con altri come Dante e la “Divina commedia” o Collodi con “Pinocchio”, una fiaba con risvolti truci con il grillaccio del malaugurio e gli altri personaggi. Gio-cheremo anche con altri mostri sacri come Shakespeare. Ci piace tenere un piede nella cultura alta e un pie-de nel fango. Per vedere un vostro spettacolo bisogna conoscere la letteratura, per cogliere la vostra ironia?Il nostro spettacolo si può apprezzare a vari livelli. Facciamo giochi sempli-ci, non hanno bisogno di una cultura particolare. In un discorso parodisti-co puoi ridere perché ti ricordi della

canzone con le parole cambiate, ma puoi ridere anche su altri livelli, per-ché ti ricordi la storia di Manzoni o Dante, allora la risata è doppia. Più uno è preparato più può cogliere del-le sfumature. Ma lo spettacolo è vario e non c’è bisogno di un corso prepa-

Rimane aperta sino a domenica 13 novembre, nelle sale della Galleria civica della Pro loco di Montichiari, la mostra del pittore monteclarense Giuseppe Ferretti, inaugurata nei giorni scorsi. L’esposizione, curata da Fabrizio Migliorati, raccoglie circa 20 lavori su tela e compensato realizzati negli ultimi anni dell’artista (dal 2009 al 2011), capace di condensare, in un vortice denso e robusto di tratti marcati e profondi di colore, le emozioni, i sentimenti, gli stati d’animo; si

tratta, in sostanza, “di fogli abitati da grafi esistenziali, superfici accoglienti ogni forma e pensiero, ogni sensazione e ricerca, abitati da aperture vitali. Sono opere – afferma Migliorati – che mostrano le meravigliose possibilità di esistenza”. “Le mie opere – ci confida Ferretti – sono in qualche misura come un vestito che, man mano che si cresce, va sistemato, anche cambiato e reso adattabile al proprio corpo. Mi piacerebbe che chi guarda le mie tele possa

ricevere stimoli emozionali: poi ciascuno vi ritroverà aspetti o informazioni diverse da quelle che io ho immesso all’atto della creazione, questo poco conta perché l’arte è soggettiva”. L’esposizione, patrocinata dal Comune di Montichiari, è aperta tutti i giorni dalle 16 alle 19 nei giorni feriali, dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19 il sabato e festivi; l’ingresso libero. Per ulteriori informazioni si può chiamare lo 030/964402. (f.m.)

ratorio. Da parte nostra c’è lo studio.Quanto è importante il webFondamentale nel 2009 con “I Pro-messi sposi”, ma continua a essere un tramite per stare vicini al pubblico. Nel maggio scorso abbiamo messo in rete un altro filmato “Obliavatar”, “Avatar” in sei minuti. Quanto vi divertite?Noi ci divertiamo molto. Ci piace cu-rare ogni aspetto dello spettacolo, quindi anche sacrifici per migliorarsi e migliorare. Direi divertimento sudato.

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on ci saranno grandi mostre nel 2011-2012. Si parla dei Maya nel 2012-2013.Vero. Purtroppo abbiamo

dovuto fare i conti con determinate esigenze economiche. Quest’estate il Governo aveva dato la possibilità ai Comuni di chiedere deroghe e quindi noi abbiamo, insieme ad Artematica, Fondazione Brescia Musei, su richie-sta dei governi messicano e guatemal-teco, impostato la mostra dei maya. Il progetto è appoggiato dal Ministero per i Beni e le attività culturali, che ora dovrà approvarlo. Al ritorno dal Mes-sico del dottor Brunello, sapremo così se ci sarà un parere positivo.Se non verrà approvato?Abbiamo a disposizione dei soldi per fare altre mostre, che non sono le grandi mostre, perché per queste ser-vono minimo due milioni e mezzo/tre milioni. Useremo i soldi per altri tipi di mostre e interventi diversi. E l’accordo con Artematica...

mune di Brescia, esprime la volontà di fare la mostra. Sono fiducioso, ma in questo periodo finché non abbia-mo conferme, agiamo con prudenza.Quanto è difficile abbinare la cul-tura ai conti?È difficilissimo. Avevamo fatto dei pr-rogrammi ma la manovra ci ha stron-cato completamente. Siamo stati ob-bligati a sostituirne due con una, por-tando a Brescia non la miglior mostra possibile, ma la miglior mostra in as-soluto. In tutto, anche nella cultura, c’è una necessità di programmazione. Oggi è difficile programmare. Vorrem-mo che il Governo ci dicesse: dovete tagliare una certa cifra, e poi lascias-se ai Comuni decidere dove tagliare. Con il Capitolium e Santa Giulia non potremmo fare tutto, ma faremo il meglio perché Brescia sia attrattiva grazie al riconoscimento dell’Unesco.Si possono in questo modo risco-prire i longobardi?Gli impegni presi restano. Noi voglia-mo arrivare nel 2014-2015 con una

Verrebbe meno, consapevoli che non è una nostra volontà; il termine sareb-be il 31 dicembre 2011. Ci sono piani alternativi. Comunque abbiamo alle-stito esposizioni museali con pezzi mai visti come la collezione Sciltian del Vittoriale, per la prima volta espo-sta con un Pitocchetto; poi c’è il bel-lissimo percorso museale di Capucci. Non sostituiscono le grandi mostre. Quanto è fiducioso?Sono molto fiducioso, perché era pro-gettata da tempo. Ci sono lettere di conferma ai musei messicani in cui il Governo italiano, con Artematica, Fondazione Brescia musei e il Co-

Nell’ambito delle iniziative della Galleria “Arte contemporanea hors des sentiers battus”, la Galleria Monteoliveto con propri atelier in Italia a Napoli, in Francia a Parigi e Nizza, ha lanciato nel 2° semestre 2010 il Progetto “Alla ricerca di…Giovani Talenti” che approda a un calendario di mostre personali allestite nella Galleria di Napoli e in due saloni di Parigi e Nizza. Tra gli artisti selezionati la palazzolese Marta Vezzoli che ha svolto la sua formazione artistica con la passione

e la voglia di offrire un contributo allo sviluppo delle nuove correnti artistiche in atto. Marta Vezzoli è nata a Palazzolo sull’Oglio nel 1976, ha frequentato il Liceo artistico statale di Bergamo. Continua poi la sua ricerca diplomandosi in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. La sua ricerca artistica si è sviluppata a partire dallo studio di architetture antiche e moderne, con particolare attenzione alla fabbriche dismesse e ha realizzato opere utilizzando

pietre, ferro, materiali che le hanno permesso di creare forme primarie e sintetiche che tendono a concetti essenziali. Il suo percorso artistico approda poi alla pittura, che le consente, attraverso il colore, di aggiungere nuovi elementi alla sua espressione artistica. Nella continuità di una ricerca e tensione compositiva e creativa originale ed elegante si ritrovano nella giovane artista, i segni di una sensibilità estetica senza tempo anche se moderna. (l.d.)

A guardare le sue foto, per esempio quella in copertina, John Pridmore doveva far davvero paura quando, ve-stito di tutto punto come un qualsiasi buttafuori che si rispetti, brandiva le sue armi o con la sola forza fisica cac-ciava dai locali i più esagitati. E pen-sarlo poi in giro per le scuole e per le chiese ad evangelizzare e annunciare l’amore di Dio è davvero strano! John Pridmore, dopo un’infanzia dif-ficile, dà inizio ad una serie di piccoli crimini, che lo portano anche ad as-saggiare la galera. L’escalation conti-nua e gli spalanca le porte di un mon-do all’apparenza dorato: John fa “uf-ficialmente” il buttafuori, ma spaccio di droga, pestaggi, furti e delinquenze di ogni genere gli procurano una gran-de ricchezza. Questo finché un gior-no, dopo aver quasi ucciso un uomo,

“sentii la voce di Dio, della mia co-scienza. Mi venne a mancare il respi-ro. Mi sembrava di morire, mi sentivo in preda ad una paura incredibile… All’improvviso, ebbi la sensazione che qualcuno mi avesse messo una mano sulla spalla e mi stesse sollevando. Mi sentii pervaso da un calore incredibi-le e la paura svanì immediatamente. In quell’istante non solo credetti, ma capii che Dio esisteva!”. E così John Pridmore inizia ad annunciare l’amo-re di Dio a tutti e in particolare ai gio-vani, ribadendo più volte che se Dio si serve di una persona fragile come lui, la sua misericordia non ha con-fini! “Il Buttafuori di Dio” (Paoline) è il titolo del libro scritto dallo stes-so Pridmore con Greg Watts in cui si racconta questa storia. In lavorazione anche un film.

grande mostra sui longobardi, per approfittare anche di Expo.Quanto è utilizzabile, per vende-re, la credenza maya della fine del mondo nel 2012?Sarà l’occasione per fare chiarezza anche su questo aspetto. Simile a “mil-le non più mille”, indicava un cam-biamento, non la fine del mondo. La mostra sarà curata da Vittorio Orefi-ci, archeologo bresciano. La fine co-me cambiamento, passaggio; un po’ ciò che viviamo in momenti difficili.

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“L’amore è… perdono”: è il tema della seconda edizione del Concorso letterario “San Valentino”, voluto dal Comune di Breno insieme alla Biblioteca comprensoriale e al Sistema bibliotecario camuno. Il tema è stato suggerito dalla madrina del premio, la scrittrice e sceneggiatrice Maria Venturi. Scrittori di ogni età e provenienza, quindi, potranno cimentarsi di nuovo con le parole d’amore grazie a un concorso che, anche quest’anno, mette

in palio mille euro per il primo classificato. C’è tempo sino alle 18 del 23 gennaio 2012 per presentare un racconto inedito presso la Biblioteca comprensoriale di Breno. Il 14 febbraio 2012 è prevista una serata per la premiazione (alle 21 al Palazzo della Cultura). Il bando, con tutte le informazioni può essere ritirato presso il Comune o la Biblioteca comprensoriale di Breno, oppure scaricato dai siti www.comune.breno.bs.it e www.vallecamonicacultura.it/biblioteche.

a speranza non fa rumo-re, storie speciali di per-sone normali” è il titolo del libro scritto da Chia-ra Bertoglio e pubblica-

to quest’anno. Pagina dopo pagina si intrecciano le vite di persone speciali, persone che nonostante i problemi non perdono la voglia di vivere e lo dimostrano attraverso le parole.Protagonista di uno di questi rac-conti è Stefania Rodofile, una ra-gazza lumezzanese di trent’anni sordocieca. La sua storia è all’ap-parenza semplice, come lo è lei: si mostra tranquilla, serena, felice di fare la mia conoscenza. Parla a lungo della sua vita, della scoperta di essere malata quand’era ancora bambina, di quanto è difficile per lei trovare dei veri amici, di come a volte si ritrova ad affrontare situa-zioni pesanti e di come al contrario riesce a dare piacevole seguito alle sue passioni e ai suoi desideri. Dal-le sue parole traspare un profondo senso di speranza verso il futuro, verso se stessa e verso le persone che la circondano.Da anni infatti Stefania suona il pianoforte. Iniziò a Lumezzane, ma i primi tempi si rivelarono pro-

blematici a causa di alcune incom-prensioni durante il corso. Dopo ogni lezione si sentiva tesa e triste per quello che non era riuscita a fare, fino al punto di mollare sfi-duciata proprio prima del saggio fi-nale del suo quinto anno di studio. Stefania è una persona che deside-ra dare il meglio di sé per far capi-re a tutti quanto vale, ma in quella circostanza sentiva di non essere a suo agio e sapeva che qualco-sa probabilmente sarebbe andato storto. Così decise di lasciar perde-re il corso ma non la sua passione: iniziò a frequentare un corso a Villa Carcina, recuperando la fiducia in se stessa e nelle sue capacità: “Ora mi sembra che nulla sia impossibi-le” mi confida Stefania.Il racconto di Chiara tratta que-sti aspetti della vita di Stefania. Quando le chiedo cosa ne pensa di essere tra i protagonisti di un libro, risponde sorridendo: “Mi lu-singa molto. Non intendo essere un esempio, io sono fatta così, ho pregi e debolezze come chiunque altro, però sono felice di farmi co-noscere perché vorrei poter aiu-tare gli altri raccontando la mia storia”.Speranzosa, mi confida che vor-

rebbe svolgere quante più attività possibile. Le piace moltissimo an-dare a cavallo, per anni ha segui-to un percorso di equitazione per non vedenti e ora sente che le fa-rebbe davvero piacere ricomincia-re. È membro del Comitato nazio-nale per le persone sordo cieche, grazie al quale si tiene spesso im-pegnata. Ora sta imparando il lin-guaggio Lis, il linguaggio dei segni, ma è difficile soprattutto perché a Lumezzane è l’unica a studiarlo e non riesce a esercitarsi come do-vrebbe. E, dulcis in fundo, scrive poesie. Ha vinto un concorso gra-zie a una di esse. Recita alcuni dei suoi versi, dice che “sono poesie molto malinconiche”. Ed è vero, ma è una malinconia colma di me-lodia e straripante di fiducia verso l’amore delle persone.

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Lo scorso 24 ottobre a Roma, davan-ti agli studi di Cinecittà, un uomo si è cosparso di benzina e ha tentato di darsi fuoco, fallendo. Protesta-va contro la sua mancata presenza nel cast del “Grande Fratello”, a sua detta promessagli da un dirigente Mediaset. Senza dubbio il gesto di un folle. E come potremmo definire le migliaia di persone che per mesi hanno rincorso la carovana televisi-va del Gf elemosinando consensi e pacche sulle spalle, nella speranza di ottenere, casting dopo casting, il pri-vilegio della fama? Certo nessuno di loro ha tentato il suicidio per non es-sere stato scelto. Ma solo per il fatto

di averci provato, per aver permesso alla tv di scrutare nei loro pensieri, nel loro passato, nelle aspirazioni e nei sogni di una vita, per aver mes-so in vendita la propria privacy, per essersi considerati relativi e compa-rabili a tanti altri, sicuramente una parte recondita della loro esistenza è stata ugualmente in pericolo. Che pena vedere uomini e donne che davanti a milioni di persone pian-gono e ridono come farebbero con i loro amici. Ma forse chi è disposto a lasciare la propria vita in stand-by per mesi, mollando tutto e buttan-dosi fra le braccia della televisione, di amici non ne ha poi molti, proba-

bilmente nessuno. Tempi duri però per i “cocchi di mamma tv”: i gieffini potrebbero presto ritrovarsi orfani, quest’anno ci si aspetta un flop per la 12ª stagione del reality.La probabile fine del “Grande Fratel-lo” coincide con l’incalzare dei pro-blemi sociali ed economici che stia-mo vivendo. Sì, perché per 11 anni il Gf ha cavalcato la crisi più distrutti-va del nostro Paese, quella cultura-le. Ci ha abituati al peggio: le prime liti furibonde in tv, tradimenti come se niente fosse, le prime bestemmie in diretta, le scene di sesso: un eser-cito di giovani sfaccendati che non sanno come passare il tempo… ol-

tretutto ci avevano convinti che era tutto vero, era la realtà che andava in tv: non ci si poteva fare niente. Il suo stile “da bettola” ha fatto scuo-la, dal 2000 in poi altre trasmissioni hanno messo in pratica i suoi inse-gnamenti. Nella vetrina televisiva si è dato sempre più spazio a persone pompate, estreme, a gente che ur-la, che non ascolta, che non cresce, gente che vive per sé e pochi altri, che sa solo rispettare i potenti e che si scarica sui deboli.È la tv che ritrae la società? Niente affatto. È proprio l’esatto contrario, da sempre. Una paradossale varia-zione de “Il ritratto di Dorian Gray”:

il quadro, la tv, resta sempre intatto e luccicante; il padrone del ritratto, la nostra società, appassisce e si di-sgrega. Ironia della sorte. Ma anche questa in fondo non è tutta la real-tà. Per completarla dobbiamo anche dare voce a chi invece la propria vi-ta vuole costruirla, poco alla volta, senza dover chiedere il permesso a nessuno. Queste persone sono invi-sibili all’occhio del Grande Fratello, lui preferisce circondarsi dei suoi cannibali sgargianti in tanga e ta-tuaggi. Sono gli unici che accettano di vivere per mesi nella sua pancia. Il resto della gente, quella normale, preferisce lavorare.

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Un uomo di mezza età, dipendente esemplare di un centro commercia-le, viene improvvisamente licenziato in seguito a una delle tante, implaca-bili ristrutturazioni aziendali di cui abbiamo notizia sempre più spes-so. Parte da uno spunto di attualità “L’amore all’improvviso”, il film che Tom Hanks ha prodotto, scritto (con Nia Vardalos), diretto e interpretato. Tanta abnegazione è segno di un le-game affettivo verso il soggetto, che non si è purtroppo tradotto in un film

delmo Fornaciari, in ar-te Zucchero, è probabil-mente il più internazio-nale dei cantanti italia-ni, in virtù soprattutto

delle sue collaborazioni con impor-tanti star del musical circus. Nel cor-so della sua ormai quasi trentennale carriera “Sugar” ha condiviso studio e palco con mostri sacri del calibro di Sting, Eric Clapton, John Lee Ho-oker, B.B.King, Miles Davis, Joe Co-cker, Ray Charles e molti altri, oltre ad aver lavorato e cantato con alcu-ni tra i migliori artisti italiani, da De Gregori a Jovanotti, da Giorgia a Eli-sa, da Pino Daniele a Bocelli e Pava-rotti. Esemplificativo in questo senso il suo album “Zu & Co.” del 2004, nel quale vengono raccolti i suoi miglio-ri duetti. Per questo il concerto del 9 novembre al Palafiera (ore 21), por-tato da Cipiesse, assume il carattere di un evento dal valore assoluto che, oltre a portare a Brescia il pubblico delle grandi occasioni contribuisce a rendere questo 2011 un’annata che la Brescia musicale sicuramente non dimenticherà. La vicenda artistica di Adelmo Fornaciari (fu un suo mae-stro di scuola elementare ad attri-buirgli l’appellativo di Zucchero, per la sua timidezza) inizia quando incontra uno studente americano di

colore che gli insegna i primi accor-di di chitarra e gli infonde l’amore per la soul music. Un amore che ha determinato in maniera assoluta il cantante emiliano al punto da ren-derlo l’unico artista italiano in grado di poter interpretare questo genere tipicamente statunitense. Possiamo affermare senza timore di smentita che “Sugar” ha saputo tracciare una via italiana, tutta ed esclusivamente sua, della soul music. Il suo primo album è del 1983, “Un po’ di Zucche-ro”, ma il primo successo è “Donne”, penultimo al Festival di Sanremo del 1985 ma tra i più richiesti dagli ascol-tatori. Da lì in poi è tutta una lunga ed entusiasmante serie di successi, con dischi trionfanti come “Blue’s”, un milione di copie vendute solo in Italia o “Miserere”, contenente il singolo col famoso duetto con Lu-ciano Pavarotti. Artista poliedrico,

capace di provocare senza mai di-ventare trasgressivo, con gli ultimi lavori pare aver raggiunto l’equilibro sia musicale che umano, attraverso dischi come “Fly” o come l’ultimo “Chocabeck” (nome che richiama lo schiocco del becco dell’animale che non ha nulla da mangiare), nel quale riscopre le sue radici popola-ri trovando un ideale connubio tra folk emiliano e soul americana. Un album concept, come quelli in vo-ga negli anni Settanta, attraverso il quale Zucchero racconta e immagi-na una giornata estiva, della sua in-fanzia, vissuta dall’alba al tramonto. L’album si apre con “Un soffio cal-do”, scritta con Guccini, mentre la seconda traccia è in un certo senso il fulcro attorno al quale ruota l’inte-ro album: “Il suono della domenica” che diventa “Someone Else’s tears”, con il testo di Bono, per il mercato europeo. “È un peccato morir” è una canzone molto ritmata e d’impatto, con testo simpatico di Pasquale Pa-nella. Un bel disco (da segnalare la partecipazione vocale di Brian Wil-son dei Beach Boys nel brano “Cho-cabeck”) che Zucchero ha portato in giro in una lunga ed entusiasmante tournée e che avremo la fortuna di ascoltare, insieme a molti altri suc-cessi, anche nella nostra città.

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interamente riuscito. Regalando co-munque una commedia con qualche spunto divertente, una discreta cura nei dialoghi e un gruppo di personag-gi non troppo realistici, ma di rassi-curante simpatia.Larry Crowne, il protagonista, ha perso alla lotteria del posto di lavoro perché, dopo aver terminato il ser-vizio militare in Marina, ha cercato subito un impiego invece di diplo-marsi. I tempi ora sono duri: Larry è divorziato, sulla casa grava il mutuo

e anche l’automobile diventa un lus-so. Decide così di iscriversi all’East Valley Community College, dove fre-quenta i corsi di economia e di co-municazione sperando che possano portargli qualche chance in più. È qui che, oltre a un variegato gruppo di studenti, conosce Mercedes Tai-not (Julia Roberts), l’insegnante di comunicazione. La donna è inizial-mente piuttosto scontrosa, anche a causa di una situazione familiare non idilliaca; ma, come è necessario

in quasi ogni commedia, i rapporti sono destinati a cambiare.Sull’altra sponda del tema – ango-scioso, in questi tempi, non solo per l’America – della perdita del lavoro, avevamo incontrato un George Clo-oney licenziatore cinico in “Tra le nuvole” di Jason Reitman. Il Larry Crowne che Hanks interpreta con affettuosa adesione è assai meno problematico: buono, un po’ inge-nuo, riesce attraverso lo studio (e il sentimento) a portare in luce poten-

zialità intellettuali ed emotive delle quali non era consapevole. Lo aiuta un gruppo di studenti appassionati di scooter, che lo guida alla scoperta di come si possa migliorare la pro-pria condizione esistenziale anche col portafoglio semivuoto. Su que-sto versante il film dà il suo meglio, disseminando alcuni caratteri ben tratteggiati. La vicenda sentimenta-le, invece, risulta incollata un po’ a forza: perfino i protagonisti non ne sembrano del tutto convinti.

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in programma il 3 novem-bre alla fiera di Brescia, a partire dalle ore 18.30, l’assemblea annuale della Compagnia delle opere di

Brescia. Il tema scelto per quest’anno è: “Ripartire da uomini”, un’occasione per riflettere su come tornare a por-si di fronte alla realtà dell’impresa e del lavoro con coraggio e speranza in un momento di forti difficoltà. Temi cari a Giuseppe Battagliola, da poche settimane alla presidenza della Cdo bresciana. “Perché ripartire? – si do-manda Battagliola – Perché è neces-sario voltare pagina rispetto alla crisi attuale, ma bisogna farlo da uomini”. Quella che il presidente Cdo richia-ma è una responsabilità personale perchè “non è più tempo – afferma –di invocare sempre l’aiuto di qualcun altro. Quello attuale, invece, è il tem-po dell’assunzione di responsabilità personale, della volontà, del corag-gio e della passione per cercare le vie d’uscita da una crisi troppo lunga”.Anche la scelta del manifesto che an-nuncia l’assemblea annuale rimanda alle riflessioni di Battagliola: il monu-mento a un emigrante ritratto con la valigia e la famiglia alle spalle. “Un’im-magine – sono ancora considerazio-ni del presidente Cdo – scelta perché evoca l’atteggiamento con cui la no-stra realtà si pone davanti al perio-do di difficoltà: ritrovare nell’uomo, nell’imprenditore quelle motivazioni

che non è solo suo, ma può tornare a vantaggio di molti. “Spinte all’azione – ricorda il presidente Cdo – che l’as-semblea, anche grazie all’autorevolez-za delle persone invitate a portare il loro contributo, vuole mettere al cen-tro del suo dibattito”. Bastano, però, le motivazioni personali per uscire dalla crisi? “Coraggio, non paura del cambiamento, visione capace di anda-re oltre l’immediato, orgoglio – è la ri-sposta di Battagliola – sono elementi che oggi segnano il passo. Ripartire da questi, dall’uomo, è già un importante passo in avanti, in attesa che anche gli altri attori facciano la loro parte”. La

al riscatto che le preoccupazioni del momento possono avere offuscato”. Nella difficoltà, afferma Battagliola, l’imprenditore deve ritrovare le mo-tivazioni del fare impresa: l’orgoglio, la consapevolezza di creare un bene

Gli ultimi dati, aggiornati al 30 set-tembre scorso, indicano in 1282 il numero delle aziende associate e in 25.349 quello degli addetti impiega-ti. È questa la realtà della Compa-gnia delle opere di Brescia che si appresta a celebrare la sua assem-blea annuale. A farla da padrone, in scenari per altro molto impor-tanti, è il settore industria, con 347 aziende per un totale di 13.363 ad-detti. Segue quello dei servizi, il più

numeroso con le sue 506 imprese associate, e il secondo (8372) per numero di addetti. 196 sono le im-prese del settore commercio con 1503 addetti. 121 sono le imprese artigiane che fanno capo a Cdo e che impiegano 692 addetti; 39 quel-le agricole con 206 dipendenti. C’è però un altro settore della Cdo Brescia che sta particolarmente a cuore al nuovo presidente Giusep-pe Battagliola ed è quello del non

profit e dell’impresa sociale, con 73 associati e 1213 addetti. Nata a Brescia nel 1988 la Cdo è andata progressivamente crescendo. Dalle sei imprese dell’anno di partenza, il numero è costantemente aumenta-to, superando quota 1000 nel 2002. Con le sue quasi 1300 imprese as-sociate Cdo Brescia è una delle re-altà più significative di un’associa-zione che a livello nazionale conta su oltre 34mila imprese associate.

disponibilità all’assunzione personale di responsabilità, sottolinea ancora il Presidente della Cdo bresciana, non esime le istituzioni dal compiere un passo analogo. “Anche chi governa il Paese e i suoi processi economici e la politica – sostiene Battagliola – devono mettere in campo lo stesso coraggio”. Gli imprendotori bresciani che fanno capo a Cdo, insomma, non chiedono alla politica (assente come lo scorso anno anche dall’assemblea 2011 a eccezione dell’europarlamen-tare Mauro) interventi miracolistici. Con la loro “ripartenza”, indicano, però, una strada.

Prenderà il via il prossimo 16 novembre la seconda edizione del percorso formativo “Marcolini-Tovini” per la gestione responsabili di organizzazioni, promosso dall’Ucid (l’Unione cristiana imprenditori e dirigenti) di Brescia in collaborazione con la Sfisp e la diocesi di Brescia. Tema di questa seconda esperienza, dopo quella dello scorso anno dedicato all’abc dell’imprenditorialità responsabile, sarà “Fonti rinnovabili ed efficienza energetica per uno

sviluppo sostenibile”. Il percorso formativo è rivolto a un massimo di 30 partecipanti ed è strutturato su sei lezioni che si terranno presso il Centro pastorale Paolo VI di Brescia dalle 18 alle 20. Due i relatori del corso: Gianfranco Tosini, docente di economia internazionale presso l’Università cattolica di Brescia e già direttore del Centro studi della Banca San Paolo dii Brescia, prima, e dell’Aib poi, e don Gabriele Scalmana, collaboratore dell’Ufficio dicoesano di pastorale sociale.

La prima lezione, come già ricordato, si terrà il 16 novembre prossimo e sarà dedicata al tema “Scenari energetici mondiali (2010-2030): l’apporto delle fonti rinnovabili”. Durante il percorso formativo i partecipanti potranno anche visitare alcune aziende che operano nel settore delle fonti rinnovabili. Le iscrizioni, corredate da curriculum vitae, devono pervenire entro il 31 ottobre a [email protected]; [email protected].

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Ha avuto un successo che è andato oltre le più rosee aspettative la prima edizione dell’evento “Azienda sicura day”, il convegno proposto dal gruppo Farco in collaborazione con l’ente i certificazione Q-Aid, che si è svolto il 28 ottobre. Più di 150 persone provenienti da tutta la regione hanno partecipato ai lavori in cui si sono approfondite tematiche riguardanti la sicurezza sul lavoro; per un giorno la sicurezza è stata al centro dell’attenzione anche

nella provincia di Brescia che purtroppo è salita al primo posto nella triste graduatoria delle province con il maggior numero di infortuni mortali sul lavoro. L’ha ricordato Roberto Zini (nella foto), presidente del gruppo Farco e coordinatore dei lavori del convegno che ha invitato tutti i partecipanti a mantenere alta l’attenzione sui temi della salute e sicurezza sul lavoro ma anche dell’organizzazione e della gestione, elementi questi che possono

davvero garantire il benessere dei lavoratori e l’efficienza produttiva dell’azienda. Al tavolo dei relatori si sono alternati tecnici esperti in sicurezza, l’ing. Ceretti e l’ing. Pagani, che hanno inquadrato il tema dei sistemi di gestione in termini di normativa ambientale e in termini di opportunità, dato che l’implementazione dei sistemi e modelli porta concreti vantaggi economici e agevolazioni alle imprese, e tecnici esperti in sistemi e certificazioni, l’ing.

Ducoli e il prof. Fada, che hanno delineato le tappe, le criticità e i vantaggi dell’implementazione dei sistemi di gestione; l’on. Del Bono ha definito invece il quadro normativo che risulta complesso e ricco di sfaccettature, sia in termini di responsabilità delle persone fisiche che giuridiche.”L’evento, dato il grande successo, ha l’ambizione di diventare un appuntamento fisso annuale” , ha commentato a caldo, Zini, promotore dell’evento.

Sulla curva dove sta dal 1970 lo stabilimento della Trw diventa trasparente grazie al “nuovo corso” imposta-to dal manager Paul Parn-

ham, che ha aperto alla stampa le porte dello storico impianto gardo-nese facente capo al gruppo ameri-cano Trw Automotive. “Sono qui da circa due mesi – ha spiegato Paul Parnham –, perché credo in Gardo-ne e voglio mettere a disposizione l’esperienza maturata negli anni tra Stati Uniti, Cina, Brasile, Thailandia, Germania”. Il gruppo Trw conta su 185 stabili-menti sparsi in 16 Paesi (14,4 mi-liardi di euro fatturati nel 2010) ed è principale sviluppatore di sistemi di sicurezza attiva e passiva e forni-tore di tutti i principali Oem (Origi-nal Equipment Manifacturing, ossia ‘primi impiantì’) automobilistici del mondo. “Qui a Gardone – ha sottoli-neato Parnham – facciamo compo-nenti molto complessi relativi ai si-stemi sterzanti e siamo fornitori di altre Trw (oltre a essere uno degli 11 centri tecnici Trw nel mondo), impegnando circa 400 dipendenti. Quello che voglio far capire è che al-

la fine sono le persone le vere risor-se, e per questo vogliamo cambiare il processo; certo, i cambiamenti portano con sé qualche dubbio, ma non bisogna avere paura e bisogna incamminarsi sulla strada che guar-da al futuro”. Un messaggio chiaro e diretto quel-lo del manager americano, che ha rimarcato l’importanza dell’impian-to gardonese, da trasformare in un vero e proprio modello di efficien-za produttiva. “Il fattore chiave – ha aggiunto Paul Parnham – è il Tpm (Total Productive Management): si spinge tutti a collaborare, crean-do un clima di ‘Team Working’ che attraversi le varie aree di business (gestione a vista), addestrando tutti a essere flessibili e ad esempio eli-minando il premio di risultato indi-viduale che tende a porre l’atten-zione sul numero dei pezzi da pro-durre piuttosto che sugli sprechi e sulle inefficienze”. Un nuovo corso che arriva dall’America per portare l’azienda gardonese (60 milioni di euro fatti nel 2010) più vicina alla comunità, nello spirito spiegato da Paul Parnham: “Trw è l’azienda, ma l’azienda è nulla senza le persone”.

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sono diventate cinque. L’ennesima sconfitta per i ragazzi di Beppe Scienza è arrivata dal Bentegodi di Verona,

perdendo 1 a 0 con un eurogol di Pichlmann all’88° minuto.Film già visto in un passato nem-meno troppo lontano. Il Brescia gioca bene, promette, crea occa-sioni. Talmente bello a tratti da non sembrare vero, ma non segna, non sfrutta le occasioni che crea. E poi, prima o dopo, gli avversari colpiscono, chiudendo la gara con la vittoria, forse non meritata, ma mai del tutto insperata. Il Brescia che non segna e chiude le partite del resto lascia vive le speranze.E il dilemma si ripropone. Meglio un Brescia bello, anche se non sempre vincente, o meglio una squadra che vince, al di là del bel gioco?A fine partita mister Scienza, forse per la prima volta da quando è a Brescia, è sembrato quasi scorag-giato. “Non so cosa fare. Più che creare e giocare. Sono preoccupa-to perché queste strisce negative portano frustrazioni ai giocatori di cui non hanno bisogno”. Subito dopo la gara è arrivata la conferma sulla panchina da par-te del presidente Corioni e sulla sua possibile partenza è schietto Scienza: “Cosa devo dire? Penso

a far giocare la squadra, altri sono preposti a fare le scelte. Sarei bu-giardo a dire che non m’interessa”. Scienza sulla situazione, sapendo come Brescia sia facile ad innamo-rarsi e a scaricare il mister nelle difficoltà, aggiunge “Se guardiamo i risultati c’è da cambiare tutto. Ma se guardiamo le prestazioni le co-se cambiano”. Nonostante lo scon-forto Scienza, che deve essere la

guida del gruppo, non può cedere alla sfiducia.Sembra un’immagine già vista, con al posto di Scienza altri allenatori. Ma è meglio dimenticare lo scorre-re di quei film che tutti i tifosi del Brescia hanno ben presenti. Bisogna guardare avanti. Il futuro immediato, quello ancora da girare nei prossimi fotogrammi racconta dell’arrivo al Rigamonti

Secondo anticipo consecutivo di campionato per il Basket Brescia che questo venerdì alle 20.45 è di scena sul parquet della Giorgio Tesi Group Pistoia per la sesta giornata d’andata della Lega 2 maschile di pallacanestro. Sarà ancora una sfida fra capoliste: entrambe, infatti, occupano il primo posto della categoria con otto punti assieme a Reggio Emilia, quest’ultima già affrontata e contro la quale i biancoazzurri hanno rimediato fino ad ora

l’unica sconfitta del campionato. Come da tradizione, anche Radio Voce garantirà la diretta integrale dell’incontro domani sera a partire dalle ore 20.35 sulle frequenze terrestri Fm 88.3-88.5 e via internet grazie al servizio streaming su radiovoce.it con radiocronaca a cura di Alberto Banzola. Sarà possibile interagire con il cronista inviando domande e curiosità nel pre-gara e a fine gara al numero di sms 338.3636104.(ma.ric.)

Otto realtà sportive bresciane han-no dato vita all’Associazione Brescia con lo sport, costituendo un ente unico di riferimento per fare fronte alla crisi economica che colpisce i cosiddetti sport “minori” dal punto di vista dei budget, ma il cui bacino di utenza si stima attorno ai 2000 at-leti, a cui vanno sommati allenatori, preparatori e staff tecnici. Si tratta di Atlantide Pallavolo Brescia, Atletica Brescia 1950, Baseball Cus Brescia,

Bengals Brescia, Brixia Basket, Pal-lavolo Brescia, Tennistavolo Brescia e Volley Millennium Brescia. Patroci-nata dal Comune di Brescia e presie-duta da Francesco De Petra, l’asso-ciazione ha come obiettivo primario la valorizzazione dello sport, offrendo contemporaneamente più discipline a chi intende avvicinarsi alla pratica sportiva, mantenendo come capisaldi il modello educativo che sta alla base di qualunque attività agonistica e non:

il rispetto per l’avversario, il senso di appartenenza ad una squadra, l’im-pegno, la fatica per il raggiungimento di un obiettivo e la lotta contro le so-stanze dopanti. “L’idea di presentarci come un’unica associazione – spiega il presidente De Petra – ci permette-rà di reperire un maggior numero di risorse economiche, sia grazie al pa-trocinio del Comune, sia con il lavoro della Wmc Italia, azienda commercia-le specializzata che si rivolgerà a circa

1400 aziende chiedendo loro un soste-gno”. “Il bilancio comunale ha posto dei limiti – spiega l’assessore Bianchi-ni – al nostro intervento, per cui è sta-to necessario basarsi sul principio di sussidiarietà”. “La domanda di sport a Brescia è enorme – conclude il sin-daco Paroli – e le strutture sono ca-renti non per qualità, ma per quantità, per questo nel Pgt abbiamo inserito il progetto di realizzare un centro spor-tivo per ogni circoscrizione”.

della Sampdoria. Lunedì 7 novem-bre, posticipo, alle 20.45 si gioca una gara che potrebbe segnare fortemente in positivo Zambelli e compagni e ridare loro la fiducia di un tempo. L’intera città è chiamata a soste-nere le Rondinelle. I motivi di un momento difficile possono essere molti, ma non può essere la man-canza di sostegno ai ragazzi. Il campionato del Brescia è un campionato per la salvezza, dichia-razione d’intenti di inizio anno che non sembrava reale, ma ora è tanto vera quanto il peso di cinque scon-fitte consecutive.Se in parte il film sembra già vi-sto, vorremmo che la sceneggia-tura non fosse ancora conclusa e restasse a questo gruppo e alla propria guida la possibilità di reci-tare il ruolo da protagonisti. I pla-yout sono a tre punti e i playoff a cinque. Tutto è ancora possibile per chi deve ancora crescere. Che il finale sia diverso dal passato...

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giunta alla sua quarta tap-pa la corsa della categoria top junior. Nei sei gironi provinciali sono solo due le squadre capaci di racco-

gliere sin qui tutti i 12 punti in palio, anche se non bisogna dimenticare il peso dei turni di riposo. Il raggruppa-mento più aperto sembra quello del-la Valtrompia, dove Augusta, Brozzo ed Aurora “A” hanno vinto tutte le rispettive partite: quattro su quattro la prima, tre su tre le altre due, con un gustosissimo Augusta – Aurora in programma sabato alle 16. Alle spal-le delle tre leader incombe Bovegno, fermo a quota sei e in attesa dello scontro diretto con Brozzo del pros-simo turno. Grande equilibrio anche nel girone Sebino, dove Padergnone conduce con i suoi nove punti ma è marcato stretto da Adro e Nigoline, a quota sette; Lampo Zippers e Villa Pedergnano si fermano a sei, mentre a ruota seguono Saiano, San Rocco, San Giuseppe, Erbusco ed Atletico Mura, tutte staccate l’una dall’altra da un punto. Nel prossimo turno Pade-gnone riposerà, aprendo al possibile sorpasso in vetta. Nel girone Valverde Ponte San Marco e Colombare hanno lasciato le briciole alle avversarie: i ponsammarchesi guidano con dodi-ci punti e una media di oltre sei gol segnati a partita; seguono i sirmione-si, sotto di tre punti ma già col primo riposo effettuato. A quota sei un tris di squadre, tutte fermate negli scontri

Dopo una malattia il nostro prezioso collaboratore Onia Ravasi ci ha lasciati. Era entrato a far parte della nostra associazione più di 20 anni fa grazie alle due ruote del ciclismo, dove aveva svolto il suo ruolo di segretario per alcuni anni, in virtù di una esperienza maturata altrove. Esaurita l’esperienza con il ciclismo e diventato consigliere provinciale nel 1995, aveva ricoperto diversi ruoli, mai di primo piano, ma sempre utili e indispensabili all’associazione: giudice di atletica,

segretario della zona Brescia Hinterland, collaboratore della segreteria provinciale e, in seguito, segretario della zona Bassa orientale. Il suo “primo amore”, il ciclismo, gli è sempre rimasto nel sangue. All’associazione mancherà certamente quest’uomo esile che fino alla fine ha voluto donare la sua preziosa opera. La Presidenza, il Consiglio, le zone Brescia Hinterland e Bassa Orientale si uniscono al dolore della moglie e della figlia.

diretti con la leader: sono Nuvolera, Novagli e Nova Imperia. Nel girone Brescia A la Polisportiva Gussaghese ha visto nell’ultimo turno la sua prima caduta stagionale, dando modo alla Virtus San Faustino e Le Do Sante di avvicinarsi ad un solo punto di distac-co; Fiumicello si è a sua volta avvici-nato, ed è a meno due. L’equilibrio a metà classifica è assoluto: tra la Tor-

ricella quinta ed il San Giacomo nono corrono due soli punti. Più definita la situazione nel gruppo Brescia B: Violi-no conduce con nove punti, inseguito da Sant’Antonio, Nave e Roè Volcia-no a sei; Cailina, Sabbio, Prealpino s. Giulia, Paolo VI e Caino sono già più attardate. Nei bassifondi della classi-fica c’è anche Vestone, vicecampione provinciale di categoria e unica delle finaliste rimaste dopo l’addio della Smv: come lo scorso anno i valsabbi-ni hanno raccolto un solo punto in tre gare. Chiudiamo col girone occiden-tale: qui sono ben quattro le squadre in testa, cioè Castelcovati, Borgo San Giacomo, Pompiano ed Orzivecchi, tutte con sei punti.

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CARITASDIOCESANADI BRESCIA

CA MPAGN A DI MICROBENEFICENZ A a cur a di

C O N G R E G A D E L L A C A R I TÀ A P O S T O L I C A e F O N D A Z I O N E O P E R A C A R I TA S S A N M A R T I N O

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

Il Paese ha bisognodell’impegno dei giovani

Egr. direttore,chiedo ospitalità nella sua rubrica con riferimento all’articolo apparso lo scorso giovedì 27 ottobre sul “Cor-riere della sera”, a pagina 19, che non posso non commentare. In quell’ar-ticolo, infatti, relativo all’iniziativa di Matteo Renzi denominata “Big Bang”, si riportano le considerazioni dell’astrofisica Margherita Hack, che afferma: “Con la destra in grave crisi, a sinistra è davvero il momento di un big bang politico. Ma per farlo Matteo Renzi, con quella sua faccetta da ra-gazzino dell’Azione cattolica, non mi ispira fiducia: molto meglio un per-sonaggio solido come Rosy Bindi”. In sostanza, in un’unica, infelice frase, la signora Hack si permette di criticare la fascia generazionale più attiva del Paese e, allo stesso tempo, quella for-mazione umana, culturale e spiritua-le che ha dato storicamente grande ricchezza alle nostre comunità. Per quanto tutti, in quanto uomini socia-li, siano titolati a parlare di politica, è bene non confondere l’astrofisica con le problematiche connesse all’idea di sviluppo della nostra società: per questi motivi, preferisco considera-re le esternazioni della signora Hack come una battuta... peraltro mal riu-scita! Tornando, invece, alle questioni di fondo, senza entrare nel merito dei problemi interni al Pd, è però indub-bio che oggi, più in generale, l’Italia stia pagando due situazioni fortemen-te penalizzanti, che è sbagliato tratta-re con superficialità e sulle quali non è opportuno ironizzare: la classe diri-gente più vecchia d’Europa (che non mi pare ci abbia lasciato una grande

eredità ...); e la marginalità della cul-tura cattolica, che ha fatto smarrire punti di riferimento e valori un tempo condivisi. Peraltro, il grande messag-gio di Todi ribadisce con forza che, senza un’etica della vita, è impensa-bile una vera etica sociale. Essendo praticamente coetaneo del Sindaco di Firenze ed essendo, da sempre, impe-gnato attivamente in Azione cattolica, oltre che in vari altri ambiti del socia-le, ritengo che il nostro Paese, così come la nostra città, abbia, al contra-rio, estremo bisogno dell’impegno di persone giovani, nuove, che metta-no a disposizione di tutti le proprie energie, le proprie competenze e le proprie professionalità. Soprattutto, che abbia estremo bisogno di cattoli-ci, specialmente formati nell’associa-zionismo, che si mettano a servizio di tutta la comunità.

Massimo Pesenti

Datemi spazio

Egr. direttore,parole in libertà: mi ci imbatto leg-giucchiando il settimanale diocesa-no “La Voce del Popolo”; mi attira il titolo dell’articolo (“Non è un Paese per giovani”, di Giovanni Formichella, 21 ottobre) e, quasi subito, mi accen-do come il cerino che sono. So bene che “1984” di Orwell è ormai realtà, e da molto tempo: da “Hanno frainteso le mie parole” a “Noi siamo il partito dell’Amore”, passando per la “Guer-ra umanitaria”, la neo-lingua ribalta il contenitore (le parole) in contenuto, trasformando il linguaggio in fluido da adattare a inedite attribuzioni di sen-so. Nell’articolo in questione colgo i soliti passaggi dell’operazione neo-linguistica, camuffata da paternalisti-

co buon senso. Sono d’accordo con Ostellino; non aspetterò nell’angolino che i vecchi mestieranti accampati in tutti i settori produttivi della società italiana – profit e non – mi conceda-no di esprimere le mie competenze, presunte o reali. Non resterò ad ago-nizzare nel paradigma del lavoro su-bordinato – che è sempre più spesso mera cessione del proprio tempo di vita e messa al lavoro per l’accumula-zione delle rendite di posizione altrui – coltivando l’illusione di una carriera professionale e di un’ascesa sociale li-berante; e non mi accontenterò nem-meno di enunciare la necessità di una conversione ecologica del sistema produttivo, salvo poi rinchiudermi in un privato di frustrazioni e inservibili velleità di assalto ai palazzi del potere. Al contrario; sarò artefice, nel bene e nel male, del mio destino e, precisa-mente, del cambiamento del destino di dumping sociale al quale vorreb-bero condannarmi gli scribi del libe-rismo. Alcuni tra noi pianteranno le tende; io, probabilmente, le pianterò altrove, in un Paese meno stantio di questo che permetta al leggerissimo bagaglio che porto con me (un pizzi-co di cultura – due competenze tec-niche – quattro risparmi – sogni q.b.) di trasformarsi in esperienza di inno-vazione. Non sono i giovani di 20, 30, 40 anni in crisi, ma i vecchi che negli ultimi 30 anni hanno demolito la co-stituzione materiale italiana per sosti-tuirla con una società di mercato pre-datrice di vita, persone ed ecosistemi. Questo scempio culturale è il risultato di un deliberato progetto di lotta di classe condotto dall’alto verso il bas-so e di un suo esemplare programma di attuazione (assolutamente effica-ce, vista la concentrazione raggiunta

dalla ricchezza in Italia e davvero ef-ficiente, considerando i pochi anni in cui questa campagna è stata condotta, vinta e celebrata a danno dei vinti). Chi ha determinato il declino cultura-le (e di conseguenza sociale, politico ed economico) del Paese e si propone di uscire da questa devastazione radi-calizzando i tratti del sistema – meno Stato, più individualismo – è impos-sibilitato a immaginare un’alternativa percorribile a questo sfascio. Eppu-re, l’Italia e l’Europa hanno le risorse intellettuali per rifondarsi attraverso la fase costituente di un nuovo patto sociale; queste risorse appartengono, tra gli altri, ai giovani lavoratori della conoscenza, ai laureati proletarizzati over-educated che molti vorrebbero relegare nel bacino dello sfruttamen-to funzionale all’accumulazione del profitto. Qui, si è impiantato l’embrio-ne di un’intelligenza collettiva che, co-me uno sciame, elaborerà nuove forme di partecipazione politica e di organiz-zazione sociale della produzione per rispondere ai bisogni delle persone, delle comunità e degli ecosistemi. Qui – in una cesura culturale e materiale e in un riequilibrio storico delle risor-se e delle relazioni di potere – sta il sogno di liberazione di quei giovani adulti che a qualcuno piace immagi-nare accasciati, in attesa di chissà quali aiuti dall’alto. Nessun corretti-vo può essere apportato al modello neo-liberale della società di mercato; siamo chiamati, tutte e tutti, a imma-ginare e costruire comunità nuove, a partire – è vero – da un cambiamento individuale immerso in percorsi col-laborativi e cooperativi, di gruppo e di comunità. Dateci spazio e sappiate che ce lo prenderemo. Michele Vezzoli

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