La Voce del Popolo 2013 09

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° Ǥ Qualche titolo del giorno dopo: “Un voto strano”; “Un Paese ingovernabile”. E ora un nuovo adagio: “Chi ci sta, ci sta”. Chiuse le urne si sprecano le analisi. Un modo forse più per riflettere ad alta voce che per commentare su un voto che ci ha consegnato un’Italia spaccata in tre forze di minoranza (Pd, Pdl e M5s) e sostanzialmente a rischio ingovernabilità. Quella che doveva essere la favolosa cavalcata del Pd, è diventata la rimonta di un Pdl Silvio-dipendente in accoppiata con una Lega tutt’altro che defunta in Lombardia e che incorona Maroni presidente. E poi il botto del M5s con tutte le domande che ne seguono e che Grillo non ama (forse a ragione) ǯ sentirsi fare dai giornalisti: chi siete? Da dove venite? Siete più di destra o di sinistra? Con chi farete alleanza? Ora che siete nel Palazzo vi assumerete qualche responsabilità? Infine Monti i cui numeri non permettono nemmeno di giocare il ruolo di ago della bilancia. Il professore ha sbagliato la campagna elettorale inseguendo Berlusconi e Bersani, non è stato capito, ma potrà essere comunque una risorsa. Certo è che metà degli elettori ha detto al sistema politico italiano: “Io non ci sto!”. Il 25% non ha votato e un altro 25% votando Grillo ha coalizzato tutta la protesta italiana. Nel nuovo Parlamento, infatti, spariscono altre forme di protesta. Spariscono i Radicali, ma anche la protesta di destra, quella dipietrista, confluita in Rivoluzione civile che però non raggiunge il quorum, e consegna alla storia parlamentare personaggi come Fini, Marini, Miccichè, Crosetto e Bocchino insieme agli autoesclusisi D’Alema, Veltroni e Turco. Parlamento più giovane, con un terzo di donne. Nuovo in buona parte. E ora? Il tiro d’inizio spetta a Bersani, vincitore sconfitto condannato a governare, con poche ipotesi tra le mani: un governo con Grillo che ribadisce che M5s è un movimento di idee e non protesta, un governissimo con Berlusconi, un governo Pd in solitaria o il ritorno al voto. Cosi pare, a meno di qualche creatività istituzionale di Napolitano. Davanti a questo scenario, da credenti e da cittadini, cosa dire? Anzitutto riflettere molto e accettare anche il fatto che un sistema politico ormai in tilt avrà bisogno di più di un passaggio per uscire da questa stasi. La legislatura che si apre durerà finché durerà e comunque sarà probabilmente breve. Non si dovrebbe dire, ma l’avevamo detto anche noi che senza una nuova legge elettorale, il dimezzamento dei parlamentari e l’eliminazione del finanziamento pubblico dei partiti, una legge anticorruzione forte e, magari, quella sul conflitto d’interessi, lo scollamento col Paese sarebbe stato irreparabile. Al nuovo governo quest’agenda s’impone. Forse potrà fare solo questo, oltre, si spera, a impedire il tracollo definitivo dell’economia reale modello-Grecia, e poi tornare al voto. Una seconda nota è circa il voto dei cattolici. Nuovamente si è dimostrato che non sono i vescovi o i preti dal pulpito che spostano i voti, e nemmeno i giornalisti cattolici con buona pace di tutti, semmai ora per gli eletti cattolici di tutti gli schieramenti si apre una sfida di responsabilità in vista del bene possibile. Quindi darsi una calmata è d’obbligo. Ora tocca al voto di Brescia, ma di questo avremo modo di parlarne ancora. ǯ ǡ Elezioni. Per la politica, prova di responsabilità Brescia. Metropolitana: si parte davvero ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌǡ ǤǤ Brescia calcio. Sconfitto anche dall’Empoli: è crisi Europa. Previsioni d’inverno: gelo sull’economia Adriano Fabris. Hanno un’etica le nuove tecnologie? ǤǤ î î Giovane clero. Evangelizzare nel terzo millennio /$ 92&( '(/ 3232/2 “Si faccia la riforma, purché non mi coinvolga”. È il grido unanime che sale dal Paese perché nessuno vorrebbe farsi carico dei sacrifici e dei tagli. Il controsenso è evidente e chi deve fare le riforme, alla fine, ha sempre qualcuno che si oppone e, purtroppo, mille volte purtroppo, chi strilla di più qualche volta la spunta di più, al di là degli obietti- vi che interessano tutti. Questo atteggiamento dà spazio a chi promette vantaggi a destra e a manca, solo per avere più voti, solo per tutelare i propri interessi. Nella logica che l’imbroglio politico (il peggiore) è sempre dietro l’angolo. I cittadini devono convincersi che per essere correttamente go- vernati non solo bisogna pretendere di ricevere, ma (anche se è più difficile) bisogna saper accettare responsabilmente anche dei sacrifici quando occorre, nell’interesse di tutti. Resta la regola prin- cipale che dovrebbe prevedere quanto segue: chi ha di più deve dare di più. Oggi, di fronte alla crisi, non sempre ciò avviene, soprattutto per- ché, al di là delle imposte, l’aumento delle bollette e dei costi dei beni primari ricade su tutti, anche su chi è povero davvero. Ǥ Ǥ Ǥ “S u c c c c s d v v a a più p l’imb l’ cittad c vernati v più diffici p sacrifici qua sa cipale che dov ci più. Oggi, di fro p ché, al di là del primari ricade p ǡ ǡ Ǥ ǯ Ǥ ǡ Ǥ Dzdz

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Un grande reciproco abbraccio tra Benedetto XVI e i fedeli, anche bresciani, a San Pietro.

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Qualche titolo del giorno dopo: “Un voto strano”; “Un Paese ingovernabile”. E ora un nuovo adagio: “Chi ci sta, ci sta”. Chiuse le urne si sprecano le analisi. Un modo forse più per riflettere ad alta voce che per commentare su un voto che ci ha consegnato un’Italia spaccata in tre forze di minoranza (Pd, Pdl e M5s) e sostanzialmente a rischio ingovernabilità. Quella che doveva essere la favolosa cavalcata del Pd, è diventata la rimonta di un Pdl Silvio-dipendente in accoppiata con una Lega tutt’altro che defunta in Lombardia e che incorona Maroni presidente. E poi il botto del M5s con tutte le domande che ne seguono e che Grillo non ama (forse a ragione)

sentirsi fare dai giornalisti: chi siete? Da dove venite? Siete più di destra o di sinistra? Con chi farete alleanza? Ora che siete nel Palazzo vi assumerete qualche responsabilità? Infine Monti i cui numeri non permettono nemmeno di giocare il ruolo di ago della bilancia. Il professore ha sbagliato la campagna elettorale inseguendo Berlusconi e Bersani, non è stato capito, ma potrà essere comunque una risorsa. Certo è che metà degli elettori ha detto al sistema politico italiano: “Io non ci sto!”. Il 25% non ha votato e un altro 25% votando Grillo ha coalizzato tutta la protesta italiana. Nel nuovo Parlamento, infatti, spariscono altre forme di protesta. Spariscono i Radicali, ma anche la protesta di destra, quella dipietrista, confluita in Rivoluzione civile che però non raggiunge il quorum, e consegna alla storia parlamentare personaggi come Fini, Marini,

Miccichè, Crosetto e Bocchino insieme agli autoesclusisi D’Alema, Veltroni e Turco. Parlamento più giovane, con un terzo di donne. Nuovo in buona parte. E ora? Il tiro d’inizio spetta a Bersani, vincitore sconfitto condannato a governare, con poche ipotesi tra le mani: un governo con Grillo che ribadisce che M5s è un movimento di idee e non protesta, un governissimo con Berlusconi, un governo Pd in solitaria o il ritorno al voto. Cosi pare, a meno di qualche creatività istituzionale di Napolitano. Davanti a questo scenario, da credenti e da cittadini, cosa dire? Anzitutto riflettere molto e accettare anche il fatto che un sistema politico ormai in tilt avrà bisogno di più di un passaggio per uscire da questa stasi. La legislatura che si apre durerà finché durerà e comunque sarà probabilmente breve. Non si dovrebbe dire, ma l’avevamo detto

anche noi che senza una nuova legge elettorale, il dimezzamento dei parlamentari e l’eliminazione del finanziamento pubblico dei partiti, una legge anticorruzione forte e, magari, quella sul conflitto d’interessi, lo scollamento col Paese sarebbe stato irreparabile. Al nuovo governo quest’agenda s’impone. Forse potrà fare solo questo, oltre, si spera, a impedire il tracollo definitivo dell’economia reale modello-Grecia, e poi tornare al voto. Una seconda nota è circa il voto dei cattolici. Nuovamente si è dimostrato che non sono i vescovi o i preti dal pulpito che spostano i voti, e nemmeno i giornalisti cattolici con buona pace di tutti, semmai ora per gli eletti cattolici di tutti gli schieramenti si apre una sfida di responsabilità in vista del bene possibile. Quindi darsi una calmata è d’obbligo. Ora tocca al voto di Brescia, ma di questo avremo modo di parlarne ancora.

Elezioni.Per la politica, prova di responsabilità

Brescia.Metropolitana:si parte davvero

Brescia calcio.Sconfitto anche dall’Empoli: è crisi

Europa.Previsioni d’inverno:gelo sull’economia

Adriano Fabris.Hanno un’etica le nuove tecnologie?

Giovane clero.Evangelizzarenel terzo millennio

“Si faccia la riforma, purché non mi coinvolga”. È il grido unanime che sale dal Paese perché nessuno vorrebbe farsi carico dei sacrifici e dei tagli. Il controsenso è evidente e chi deve fare le riforme, alla fine, ha sempre qualcuno che si oppone e, purtroppo, mille volte purtroppo, chi strilla di più qualche volta la spunta di più, al di là degli obietti-vi che interessano tutti. Questo atteggiamento dà spazio a chi promette vantaggi a destra e a manca, solo per avere

più voti, solo per tutelare i propri interessi. Nella logica che l’imbroglio politico (il peggiore) è sempre dietro l’angolo. I

cittadini devono convincersi che per essere correttamente go-vernati non solo bisogna pretendere di ricevere, ma (anche se è

più difficile) bisogna saper accettare responsabilmente anche dei sacrifici quando occorre, nell’interesse di tutti. Resta la regola prin-

cipale che dovrebbe prevedere quanto segue: chi ha di più deve dare di più. Oggi, di fronte alla crisi, non sempre ciò avviene, soprattutto per-ché, al di là delle imposte, l’aumento delle bollette e dei costi dei beni primari ricade su tutti, anche su chi è povero davvero.

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ari fratelli e sorelle, que-sta Parola di Dio la sen-to in modo particolare rivolta a me, in questo momento della mia vita.

Grazie! Il Signore mi chiama a “sa-lire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla medita-zione. Ma questo non significa ab-bandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze. Poche pa-role, a commento del Vangelo della Trasfigurazione del Signore, come “manifesto” del nuovo modo in cui continuerà a servire la Chiesa. Così Benedetto XVI ha preso commiato dalle decine di migliaia di persone che il 24 febbraio scorso si sono ra-dunate in piazza San Pietro per il suo ultimo Angelus. Persone che sono giunte a Roma da ogni parte

Continuerà a servire la Chiesa

del mondo (fra loro in piazza anche il gruppo bresciano delle parrocchie di Montirone e Lumezzane Pieve) per salutare e ringraziare un Papa che si è reso protagonista di un ge-sto storico e coraggioso. In piazza, racchiuse dal colonnato del Berni-ni, tantissime persone – famiglie con bambini e passeggini al seguito, an-ziani, ma soprattutto giovani, tanti giovani – sui cui volti si è percepito il sentimento di grande rispetto e condivisione per la decisione di Be-nedetto XVI. Di amore filiale per il Papa. Anche se non è facile conge-darsi da lui. È il “grazie” il tono della

piazza, scritto in tutte le lingue sugli striscioni multicolori. Nel grazie che dalla piazza è più volte risalito fino al terzo piano del Palazzo apostoli-co c’è stata la comprensione della gente verso un gesto straordinario, senza precedenti nella storia moder-na del Papato, assunto da Benedetto XVI dopo aver misurato le proprie forze. Il Papa che ha scelto il culmi-ne dell’anno liturgico – il tempo di Pasqua – per comunicare ai fedeli il suo modo nuovo di essere con loro. Sarò con voi, anche se “nascosto al mondo”. Perché la preghiera non è un isolarsi dal mondo e dalle sue contraddizioni, come ha spiegato lui stesso recitando l’Angelus. Un padre non si dimentica mai dei suoi figli: ma ci sono stagioni in cui le modali-tà della presenza, dell’accompagna-mento, dell’accudimento possono, e a volte persino debbono, cambiare. “Salire sul monte” non significa ab-bandonare la Chiesa, ha ricordato Benedetto XVI tra gli applausi del-

la folla che ha dimostrato di esser-gli vicina in questo momento parti-colare per la sua vita. La gente, che si è presentata in piazza San Pietro per l’Angelus, così come i milioni di fedeli sparsi nel mondo, ha capito la scelta del Papa. Perché la logica dei fedeli non è quella dei media. Bastava leggere le decine di stri-scioni che anche Benedetto XVI ha avuto modo di vedere affacciandosi sulla piazza. Uno per tutti, fatto di

nove parole soltanto, dimostrava il sentimento della gente. Riportava la scritta: “Abbiamo capito, conti-nueremo ad amarti, grazie, i tuoi giovani”. Poche e semplici parole che dimostrano come la gente ab-bia compreso il suo gesto. Bene-detto XVI ha ringraziato per questo calore, per la comprensione, ricor-dando come dal 28 febbraio in poi sarà la preghiera a mantenere viva questa vicinanza.

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ircondato da un grande affetto, palpabile e colo-ratissimo, Benedetto XVI ha parlato il 27 febbraio per l’ultima volta dal sa-

grato della basilica di S. Pietro di fronte a oltre 150mila persone e alle telecamere di decine di emittenti in-ternazionali. È stato questo lo “spet-tacolo” offerto dal Vaticano, “cen-tro del mondo” per il sistema della comunicazione che guarda ormai con un interesse quasi spasmodico all’uscita di scena di Benedetto XVI e all’imminente conclave che sceglie-rà il suo successore. E il Papa non ha deluso i presenti e i milioni di perso-ne collegate con radio e tv da tutto il mondo. Ha aperto il suo discorso collocando l’evento odierno nel 50° del Concilio, da lui proclamato “An-no della Fede”. “Siamo nell’Anno della fede – ha detto che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fe-de in Dio in un contesto che sembra metterlo sempre più in secondo pia-no. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidar-ci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengo-no sempre e sono ciò che ci permet-te di camminare ogni giorno anche nella fatica”. L’ultima udienza di Be-nedetto XVI, l’atto conclusivo del suo pontificato, è stata segnata dalle parole “speranza”, “fiducia”, “gioia”,

tipiche di tutti i suoi interventi sia di natura magisteriale sia pastorale. Parlando della Chiesa come “barca di Pietro”, ha subito ricordato i “tan-ti giorni di sole e di brezza leggera”, ma anche i “momenti in cui le acque erano agitate e il vento contrario, co-me in tutta la storia della Chiesa, e il

Il 19 aprile 2005, a 17 giorni dalla morte di Giovanni Paolo II, i cardinali riuniti in conclave eleggevano al soglio pontificio Joseph Ratzinger. Il nuovo papa prendeva il nome di Benedetto XVI. Presentandosi davanti alla folla riunita in piazza San Pietro parlava di sé (e della fatica della suo nuovo ruolo) come dell’umile servo della vigna. Iniziava un pontificato che si sarebbe concluso il 28 febbraio 2013 con le dimissioni.

Signore sembrava dormire”. Proprio per questo Benedetto XVI ha voluto ringraziare i suoi più stretti collabo-ratori, spesso al centro di polemiche. “Il Signore mi ha messo accanto tante persone – ha affermato il Papa – che, con generosità e amore a Dio e alla Chiesa, mi hanno aiutato e mi sono state vicine”. Nella parte centrale del suo messaggio, Benedetto XVI ha fat-to riferimento ai “segni commoventi di attenzione, di amicizia e di preghie-ra” ricevuti da “tantissime persone” che gli hanno espresso “affetto che nasce dall’essere insieme con Cri-sto Gesù, nella Chiesa”. Un discorso, quest’ultimo del Papa, nel quale ha ri-badito ripetutamente il suo amore per

In 100, da Brescia, hanno risposto all’invito per l’ultimo pellegrinaggio a Roma per salutare Benedetto XVI. E così tra le 150mila persone accorse in piazza San Pietro per l’ultima udien-za del Papa, per l’atto conclusivo del suo pontificato iniziato il 19 aprile 2005, c’erano anche 100 bresciani. Per tutti è stata un’esperienza cari-ca di commozione e ciascuno di loro ha avvertito le parole di commiato e di ringraziamento espresse da Bene-detto XVI come indirizzate a ognuna delle persone strette nell’abbraccio del colonnato del Bernini. Sentimenti intimi e profondi che i bresciani han-no poi condiviso nel viaggio di ritor-no verso le parrocchie da cui erano partiti. A dare voce ai sentimenti che hanno accomunato i bresciani scesi a Roma è don Angelo Gozio, parroco di Civine di Gussago che, ancora con lo sguardo puntato su quella piazza che

per l’ultima volta ha accolto Benedet-to XVI, racconta: “Sentivo il dovere di essere presente a questo momen-to e le parole di grande umanità che il Papa ha usato in questa sua ultima udienza mi hanno ripagato della fati-ca di questo viaggio a Roma”. A con-dividere con il parroco il desiderio di quest’ultimo incontro anche un grup-po di una decina di persone che con lui si sono mosse da Civine. Affidano a don Angelo il racconto della grande commozione che hanno provato nel sentire Benedetto XVI pronunciare una sorta di testamento spirituale. “Il Papa – continua il sacerdote – ci ha aiutato una volta di più a compren-dere il senso del suo gesto e a capire che la grandezza della Chiesa, il suo riferimento ultimo, non è la figura del successore di Pietro, ma Gesù Cristo”.In piazza San Pietro c’era anche un al-tro bresciano che il Papa lo conosce

bene per via del suo lungo servizio al-la Segreteria di Stato vaticana: mons. Vittorio Formenti che, nonostante l’esperienza, non ha saputo nascon-dere la sua commozione. “Dopo ave-re servito Benedetto XVI negli anni del suo pontificato – afferma mons. Formenti – mi ha molto commosso ascoltare le parole che per l’ultima volta ha voluto rivolgere alla Chiesa che cresce”. D’altra parte la folla che si è riversata in piazza San Pietro (molto più nume-rosa delle 150mila presenze ufficiali, secondo l’occhio esperto del sacer-dote bresciano, ndr.) è la migliore te-stimonianza della riconoscenza che la Chiesa nutre nei confronti di un Papa “che – sono ancora considera-zioni di mons. Vittorio Formenti – si è messo sulle spalle il peso di un pon-tificato non semplice, caratterizzato, come ha ribadito anche nell’udienza

da momenti burrascosi”. I cuori pal-pitanti, come li ha definiti il sacerdote bresciano a Roma dal 1980, di chi ha voluto essere in piazza San Pietro so-no stati il migliore dei ringraziamenti che il Papa potesse ricevere per il ser-vizio svolto per la Chiesa. “La gente – continua ancora mons. Formenti – si è stretta intorno al Papa in un clima di preghiera, quasi per fargli capire che anche nel nuovo modo che ha scelto per rimanere sulla croce continuerà a essergli vicina”. Scrutando la folla presente in piazza San Pietro per l’ulti-ma udienza mons. Formenti ha potuto scorgere tante lacrime di sofferenza, di grande umanità, per l’uscita di sce-na di un uomo, prima ancora che di un Papa, che giorno dopo giorno, con il suo ministero, la sua testimonianza e l’estremo gesto di amore della rinun-cia ha saputo fare breccia nel cuore degli uomini.

la Chiesa che – ha ricordato – non è un’organizzazione, non un’associazio-ne ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle”. - Il Papa non ha evitato gli aspetti più “riservati” legati alla sua recente clamorosa decisione. A proposito dei motivi personali, ha affermato che “in questi ultimi mesi ho sentito come le mie forze erano diminuite e ho chiesto a Dio con insi-stenza, nella preghiera, di illuminar-mi… per farmi prendere la decisio-ne più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa”. Così, dopo aver assunto la decisione, Benedetto XVI ha ricordato un elemento fon-damentale che attiene alla persona del Papa: “Il ‘sempre’ è anche un ‘per sempre’ – non c’è più un ritornare nel privato”. “Non ritorno alla vita privata – ha detto – non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Si-gnore Crocifisso”. In conclusione ha voluto ancora una volta rincuorare tutti i credenti: “Cari amici! Dio gui-da la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti diffi-cili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo”. Le sue ultime parole sono state: “Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci ab-bandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore. Grazie!”.

Tra i primi incontri ufficiali di Benedetto XVI, il 5 maggio 2005 quello con l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Un incontro teso a confermare i proficui rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica e i legami di stima e fraterna amicizia, rinnovati negli anni anche con il presidente Giorgio Napolitano, tra i massimi rappresentati della due istituzioni.

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a decisione di papa Be-nedetto XVI di deporre “le somme chiavi” per ri-tirarsi e dedicarsi - come Mosé sul monte - al mini-

stero dell’intercessione presso Dio a favore della Chiesa e dell’umanità, ha suscitato grande sorpresa. È un gesto di portata storica, che merita apprezzamento per l’alto senso di re-sponsabilità che lo ha ispirato e per l’amore a Cristo e alla Chiesa che sta alla sua origine. Papa Benedetto ha infatti compiuto questo passo per amore: per permettere alla Chiesa di avere una nuova guida, più giovane e con più energie. Benedetto XVI me-rita ammirazione per il coraggio e la serenità manifestati in una scelta così importante, come pure per la sinceri-tà con la quale ha dichiarato al mondo di non possedere più le energie fisi-che necessarie per sostenere il peso del servizio petrino. Gli otto anni del pontificato di Benedetto XVI resteran-no nella storia per l’alto insegnamento

tuale di grande profondità, ha rivelato una non comune fermezza nel preci-sare e difendere il ruolo della fede e la Chiesa nel nostro tempo. Ha cer-cato inoltre di capire fino in fondo il mondo odierno, nel quale la globaliz-zazione ha reso gli uomini più vicini, ma non più fratelli e più solidali. Una caratteristica del suo magistero è sta-ta sicuramente il grande impegno per la questione della verità della fede cri-stiana, nell’attuale situazione storica e in rapporto alle forme di razionalità oggi prevalenti. Il suo, inoltre, è stato un pontificato che ha insistentemen-te sviluppato la dimensione spirituale dell’esistenza, sottolineando come la vera guida della Chiesa siano Cristo e lo Spirito Santo. Sono certo di ren-dermi interprete dei bresciani nel dire un grazie cordiale a papa Benedetto per la visita a Brescia e per la simpatia che ha sempre manifestato alla terra natale di Paolo VI. Soprattutto, con grande intensità di sentimento vorrei esprimergli gratitudine per quanto ha fatto per rafforzare la fede nel mondo e per aver dato voce alla nostra gioia di essere cristiani.

che egli lascia con i suoi documenti e con i suoi discorsi. Egli si è rivelato un protagonista sul piano del pensiero e della coscienza, nello sforzo di aiu-tare tutti a dare spazio alla luce che viene da Dio e che dà senso all’uma-na esistenza. Tutto il suo pontificato è stato orientato a ravvivare e irrobu-stire nei cristiani la fede in Dio. In pari tempo, egli ha cercato di valorizzare la ragione e di ampliare il suo spazio, nella profonda convinzione che “il mondo della ragione e il mondo del-la fede hanno bisogno l’uno dell’al-tro”. Sono molti i contributi teologici che egli ha offerto per chiare sempre meglio l’intimo legame tra la ragione e la fede. Un altro tema particolar-mente caro a papa Benedetto è stata la riaffermazione dei valori morali e cristiani e la sua ferma opposizione alla “dittatura del relativismo”. Sulle grandi questioni che agitano il mon-do di oggi (il rapporto tra le religioni, i problemi economici, la pace, i valori e le tradizioni della nostra società, etc.) ha detto cose importanti. Benedetto XVI è stato, da un lato, un uomo mite e, dall’altro, come teologo e intellet-

Pur con uno stile diverso rispetto a quello del suo predecessore Giovanni Paolo II, anche Benedetto XVI ha fatto delle Giornate mondiali della gioventù, già a partire da quella di Colonia del 2005, momento privilegiato del suo rapporto con i giovani. Quello con le giovani generazioni è stato un rapporto intenso, come hanno testimoniato le migliaia di giovani che nei giorni del saluto hanno affollato piazza San Pietro per esprimere a Benedetto XVI il loro grazie.

Nel corso del pontificato di Benedetto XVI molto si è detto e scritto sullo stretto rapporto che che ha legato Joseph Raztinger a Giovanni Paolo II. Non a caso il primo viaggio apostolico di Benedetto XVI fuori dall’Italia è stato quello compiuto in Polonia dal 25 al 28 maggio 2006. Fu quello un vaggio importante compiuto attraverso i luoghi simbolo della formazione del suo predecessore che il 1° maggio 2011 ha elevato agli onori degli altari.

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ppena appresa la noti-zia dell’abdicazione di Benedetto XVI, mi è ve-nuto spontaneo un con-fronto con la vicenda del

suo predecessore. Giovanni Paolo II ha avuto il coraggio di resistere su un trono che era diventato una croce, fino all’annullamento di sé, con una straordinaria testimonianza (marti-rio) di fedeltà a Cristo e alla Chiesa; Benedetto XVI ha avuto il coraggio di abdicare, cercando un’altra strada per vivere la fedeltà al suo mandato: quel-la di ragionare in termini di realtà e di aprirsi alla fiducia nella Provvidenza e nel rinnovamento della Chiesa, al di là della propria vicenda biografica. È indubbio che il governo della Chiesa richiede oggi ritmi di lavoro superiori alle forze normali di una persona anziana. Questo pone anche il problema del-la organizzazione di questa multi-nazionale del sacro, che deve non solo annunciare il Vangelo in mol-

cazione non è tanto una “autorot-tamazione” dovuta a un’esperienza di sconfitta o di risentimento verso qualcuno, ma un atto sereno e re-sponsabile con cui il Papa chiede a Dio e ai suoi fratelli (talora ostili o non collaborativi) di indicare una strada plausibile per salvare il mi-stero della Chiesa e la sua missio-ne storica: mistero e missione che non s’identificano necessariamente con la testimonianza mistica di papa Wojtyla, divenuto progressivamente incapace di guidare la barca di Pie-tro con mezzi umani. Mi sembra in-fine che l’abdicazione di Benedetto possa essere letta anche come uno dei frutti della primavera conciliare (Guadium et spes), sulla quale ha saputo dire parole profonde di delu-sione e di speranza il suo confratello card. Martini, dopo aver lasciato la responsabilità di gestione della sua grande diocesi di Milano. Abbiamo ancora bisogno del pensiero del Pa-pa: di un pensiero che non arriverà con un’enciclica, ma con una rifles-sione più libera, frutto di esperienza, di preghiera, di meditazione.

ti modi, con una impegnativa vita liturgica, divenuta comunicazione, evangelizzazione e spettacolo, ma anche gestire una diplomazia a livel-lo planetario, amministrare denaro e carriere, facendo in ultima analisi riferimento al vertice rappresenta-to da un solo uomo, che deve fare il “pescatore di uomini” e “conferma-re i suoi fratelli” in condizioni tanto diverse da quelle con cui Pietro ha ricevuto ed esercitato il suo manda-to episcopale. Si è parlato delle tante sofferen-ze del Papa (pedofilia, affarismo, “sporcizia” da lui denunciata più volte, calo di vocazioni in occidente, crisi di valori e al ripiegamento, se non alla sconfitta, della Chiesa, sul piano delle idee forti che ha conti-nuato a difendere talora con lucidi-tà, coraggio, trasparenza, talora con strumenti meno apprezzati). Forse serviva questo shock per ripensare la struttura della Chiesa, il suo go-verno e gli obiettivi per i quali im-pegnarsi, con le rinunce che appa-riranno di conseguenza necessarie, o almeno opportune. Quest’abdi-

Dal 7 al 9 febbraio 2007 Benedetto XVI incontra i vescovi lombardi per la visita ad limina. Mons. Giulio Sanguineti, allora vescovo di Brescia, e l’ausiliare mons. Francesco Beschi, dopo l’incontro in Vaticano, raccontarono della profonda conoscenza che il Papa aveva della Chiesa bresciana. Molti furono i pellegrini, oltre 1500, che in quell’occasione ebbero modo di incontrare Benedetto XVI in occasione dell’udienza del 9 febbraio che chiuse la visita.

8 novembre 2009: una data storica per la Chiesa di Brescia. In quella domenica piovosa la città si strinse in un caloroso abbraccio attorno a Benedetto XVI. La prima tappa fu la Basilica di Botticino per pregare sulle spoglie di don Tadini canonizzanto il 26 aprile precedente. La celebrazione in piazza Paolo VI, l’inagurazione della nuova sede dell’Istituto Paolo VI e l’incontro nella parrocchiale di Sant’Antonino, dove fu battezzato il Papa bresciano, chiusero la visita.

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uello che era stato defi-nito da alcuni il “Papa teologo”, quasi a voler sottolineare una distan-za “dal mondo e tanto

più dalla vita concreta della gen-te”, è invece un pontefice entrato nel cuore, nell’anima della gente”. Ad affermarlo è stato nei giorni scorsi il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, arcivescovo di Genova, in una delle interviste rilasciate a commento della deci-sione del Papa di rinunciare al mi-nistero petrino. Eminenza, molto si è detto e scritto, in tutto il mondo, di questa decisione inaspettata del Papa. Quale lezione si può trarre, alla fine del pontifica-to, del gesto di Benedetto XVI?È come se il Papa in un certo sen-so, nell’Anno della fede, sottraen-do la sua persona allo sguardo del mondo e della comunità cristiana, invitasse i credenti a puntare lo

che in questo incontro con il cle-ro romano abbia espresso proprio tutta la sua intelligenza, il suo cuo-re, la sua fede fatta di verità e di amore. Non c’è da meravigliarsi per questo. Sono le forze fisiche che vengono meno. È questo l’ele-mento che lui ha denunciato nel-la sua comunicazione ai cardinali e al mondo; tanto da portarlo ad assumere una decisione storica. Per quanto riguarda l’età dei pa-stori, credo che qui non ci sia una risposta adesso da parte mia, per-ché - se vorranno - saranno i car-dinali che affronteranno, quando sarà il momento, questa questione. Al presente, mi pare una domanda che riguarda il futuro.Il popolo di Dio che è in Italia come ha vissuto questo evento?Con grandissima sorpresa, un sen-so di sconcerto e un grande dolore. Si tratta di sentimenti che sono il segno di quanto Benedetto XVI sia entrato nel cuore della gente. Non solo in quello dei credenti, della comunità cattolica, dei cristiani, ma anche del mondo intero.

sguardo di più verso il Signore. Be-nedetto XVI ha sempre avuto que-sta attenzione. Lo si è percepito, se lo si guardava con attenzione e con affetto, nelle sue parole e an-che nei suoi gesti. Ha sempre cer-cato di distogliere lo sguardo del-la gente da lui, dalla sua persona, per condurlo e indirizzarlo verso il Signore. In fondo, possiamo leg-gere questo suo tratto anche come un ulteriore ammaestramento, una ulteriore catechesi sulla fede. Po-tremmo dire si tratti di una nuova enciclica.Il Papa, nel dare al mondo il suo annuncio, ha parlato di età che avanza inesorabile. L’età dei “pastori” è davvero destinata a divenire una questione diri-mente da qui in avanti?Per quanto riguarda la vivacità spirituale e intellettuale del San-to Padre non c’è da meravigliarsi assolutamente, perché la sua pa-rola e il suo magistero sono sem-pre stati di una estrema lucidità e di grandissima profondità. Quindi non mi meraviglia affatto che an-

Anche Benedetto XVI ha fatto dei viaggi apostolici un momento centrale del suo ministero petrino. 54 (30 in Italia e 24 all’estero) sono i viaggi compiuti in quasi otto anni di pontificato. A ricordare la determinazione e la tenacia con cui Benedetto XVI ha scelto di portare il Vangelo nel mondo un’immagine del viaggio in Benin nel 2011 per presentare l’esortazione apostolica post sinodale sulla Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace.

Tra i tanti motivi che hanno fatto crescere il senso di gratitudine che la Chiesa ha verso Benedetto XVI ci sono anche i due santi bresciani canonizzati dal Papa. Si tratta di don Arcangelo Tadini, canonizzato il 29 aprile 2009, e di padre Giovanni Battista Piamarta, canonizzato il 21 ottobre dello scorso anno. In entrambe le circostante moltissimi sono stati i bresciani che hanno affollato piazza San Pietro.

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poco più di tre anni di distanza da quell’8 no-vembre 2009 la visita di Benedetto XVI a Bre-scia è ancora ricordata

come un evento bello. Un ricordo che accomuna la Chiesa all’intera comunità bresciana. Parte da questa considerazione il bilancio che mons. Gianfranco Ma-scher, vicario generale della dioce-si, traccia dei frutti che la giornata bresciana di Benedetto XVI è stata in grado di produrre. “Credo che una analisi di ciò che quella visita ha pro-dotto nella nostra Chiesa e più in ge-nerale nella comunità bresciana – af-ferma mons. Mascher – trovi la sua sintesi più efficace nell’incipit del saluto che il vescovo Monari rivolse al Papa in piazza Paolo VI (Ha fatto bene, Santità, a venire a Brescia). Poche parole che riassumono la ric-chezza dei frutti prodotti dalle poche ore che Benedetto XVI trascorse nel Bresciano”. Per il vicario generale

i frutti “intraecclesiali” che la presen-za del Papa a Brescia ha prodotto, non meno rilevanti sono le ricadute sull’intera comunità locale che, in-curante delle condizioni inclemen-ti di quella giornata, si riversò nelle strade e nelle piazze per incontrare il Papa. “Per moltissime persone – è il ricordo del Vicario generale – anche la semplice vista di Benedetto XVI fu una rivelazione. Quello che vedeva-no sfilare davanti ai loro occhi non era il Pontefice freddo, dagli atteg-giamenti distaccati dipinto dai me-dia, ma era un uomo mite, capace di comunicare calore anche con il sem-plice sguardo. Era insomma un Papa capace di giungere al cuore”. Bene-detto XVI ha percepito il calore dei bresciani, capaci di fare sentire il lo-ro affetto a dispetto della tanta piog-gia e del freddo di quell’8 novembre. “È stato lo stesso Papa – conferma ancora mons. Mascher – a sottoline-are questo aspetto sia in occasione del pellegrinaggio di ringraziamento della diocesi del maggio 2010, sia in occasione della visita ad limina delle scorse settimane”.

quella visita è stata in primo luogo una grande esperienza di Chiesa. “Anche nel corso della recente visi-ta ad limina – afferma al proposito mons. Mascher – il Papa ha confer-mato a mons. Monari che la presen-za a Brescia nel novembre del 2009 aveva il significato della conferma del cammino compiuto dalla nostra Chiesa”. Un cammino che, anche gra-zie alle parole e alle riflessioni propo-ste da Benedetto XVI nei diversi ap-puntamenti di quell’8 novembre del 2011, si è consolidato, a partire dalla devozione e dalla conoscenza di Pao-lo VI “Non bisogna dimenticare - pro-segue il vicario generale - che quella visita mise al centro la figura del Pa-pa bresciano, indicato a più riprese da Benedetto XVI come maestro di vita”. Ma nel corso della sua giorna-ta bresciana il Papa toccò anche il tema del coraggio della fede, quello dell’emergenza educativa e quello dell’unità della Chiesa. “Questioni – continua mons. Mascher – che so-no diventate poi centrali nella vita, nell’azione e nella riflessione della nostra Chiesa”. Se significativi sono

Da uomo di Chiesa e di cultura attento alla comunicazione e agli strumenti attraverso cui questa avviene Benedetto XVI, negli otto anni del suo pontificato, ha sempre mostrato grande attenzione al mondo dei media. Nei messaggi per le giornate mondiali delle comunicazioni ha cercato di indicare la via per un uso di media sempre nuovi a servizio dell’uomo e della sua crescita. Storica resterà l’immagine del primo tweet lanciato nei mesi scorsi.

Il 16 febbraio scorso, a pochi giorni dall’annuncio della sua rinuncia, Benedetto XVI ha incontrato i vescovi lombardi per la visita ad limina. “Voce” ha scelto l’immagine che lo ritrae con il vescovo Monari per chiudere la carrellata di immagini dedicate al suo pontificato e per ribadire che i legami che negli anni ha saputo creare con la Chiesa bresciana non verranno meno anche in quest’ultima fase della vita che il Papa ha scelto di dedicare alla preghiera.

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ul voto del 24 e 25 febbraio scorso è stato detto ormai tutto. Difficile dire qualcosa di originale su Grillo e il suo Movimento 5 stelle, autenti-

ci mattatori della consultazione elet-torale, su Berlusconi, vincitore a me-tà, su Monti, sconfitto per non essere riuscito a sfondare con il suo centro, o su Bersani, il più sconfitto di tutti per avere dissipato una vittoria che, sino all’apertura dei seggi, sembrava scon-tata. C’è un solo elemento su cui tutti concordano: l’Italia è ingovernabile. Per questo il dibattito si è concentra-to su come imbastire l’avvio di questa nuova legislatura. Tutte le forze poli-tiche, a eccezione del movimento di Grillo che si è limitato a una generica disponibilità a valutare in Parlamento provvedimento per provvedimento, sono concordi sulla necessità di tro-vare il bandolo della matassa e garan-tire al Paese un governo. C’è in questa posizione una buona dose di senso di responsabilità e di presa di coscienza su errori commessi e problemi non più eludibili. È chiaro ormai a tutti quale sia stato il prezzo (solo i gril-lini possono chiamarsi fuori, perché non c’erano ancora) del giochetto condotto per mesi della riforma del-la legge elettorale che tutti volevano ma che nessuno si è impegnato sino in fondo per ottenere. Ci sono poi la crisi economica, la stretta dei mer-cati finanziari che stanno mettendo sotto assedio il Paese e la pressione dell’Europa perché l’Italia non torni a essere quella di sempre. Elementi che stanno inducendo le forze politiche a vagliare le possibilità offerte dalla car-ta costituzionale per la composizio-ne di un nuovo esecutivo che faccia poche cose prima di riportare il Pae-se alle urne. Quali? L’elenco l’ha fat-to Bersani, commentando l’esito del voto: nuova legge elettorale, drastico taglio dei costi della politica, a partire da una cura dimagrante per Camera e Senato, legge sul conflitto d’interesse e misure in grado di affrontare quello che a oggi è il problema dei proble-mi: la crisi dell’occupazione. Propo-ste che dovrebbero essere condivise da chiunque abbia a cuore il bene del Paese, ha rimarcato il segretario del Pd. La politica, insomma, nelle prossi-

Politica: il tempo

operare dopo il voto dei giorni scorsi. Avranno molto da riflettere Bersani, il Pd e il resto del centro sinistra, in-capaci ancora una volta di trasforma-re in consensi la disillusione di tanti elettori nei confronti del precedente governo Berlusconi. Lo stesso leader del Pdl, che pure in poche settimane di campagna elettorale è riuscito a ri-mettere in linea di galleggiamento la nave del centro-destra, dovrà pren-dere atto del vistoso calo di consensi rispetto al 2008, che gli ha consenti-to, come massimo risultato possibile, di impedire la piena vittoria del Pd. Anche Monti, ridimensionato dalle elezioni, dovrà pensare a come sia possibile in Italia organizzare il fron-te dei moderati. Tutti, poi, dovranno fare ammenda della sottovalutazio-ne complessiva del fenomeno Gril-lo (così come a suo tempo avvenne con la Lega di Bossi degli albori) e ri-conoscere che alcune delle battaglie

me settimane dovrà fare di necessità virtù perché anche chi non è troppo convinto dall’appello al senso di re-sponsabilità, dovrà impegnarsi per la formazione del nuovo governo. La Co-stituzione, infatti, non ammette altre soluzioni. Non è praticabile la via di un immediato ritorno alle urne perché Napolitano, ormai in pieno “semestre bianco” non può decretare lo sciogli-mento del Parlamento (o di un suo ramo). Per cui pur in presenza di un Senato che manca di una maggioran-za autosufficiente, la politica dovrà sfoderare il meglio della sua fantasia per trovare un governo, eleggere i pre-sidenti dei due rami del Parlamento e procedere all’individuazione del nuo-vo Presidente della Repubblica a cui toccherà, eventualmente, indire nuo-ve elezioni. Insomma i passaggi sono tutto fuorché semplici e rischiano di togliere spazio alle doverose riflessio-ni che ogni partito o movimento dovrà

portate avanti dal Movimento 5 stel-le (tagli dei costi della politica, stop al malcostume e tanto altro ancora) sono essenziali per la credibilità della politica. Occasioni di riflessione non mancano nemmeno per il movimento di Grillo, perché le dimensioni del suc-cesso e il numero dei rappresentanti portati in Parlamento inducono a un qualcosa di più rispetto alla semplice valutazione dei singoli provvedimen-ti. Il passaggio dalla protesta alla pro-posta è, anche per Grillo e i suoi par-lamentari, una strada senza ritorno.

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se con margini meno evidenti rispet-to agli anni di Formigoni, il centro-destra si è riconfermato alla guida della Regione. La vittoria di Maroni è maturata nei territori delle provin-ce lombarde dove il centro-destra ha vinto con margini significativi in termini percentuali. Roberto Maroni ha vinto la corsa al Pirellone grazie al consenso di 2 milioni, 456mila e 921 elettori pari al 42,81% dei voti espressi, contro il 38,24% di Umber-to Ambrosoli (2.194.169 voti).Decisamente più staccati gli altri candidati: il Movimento 5 stelle, che con Silvana Carcano ha ottenuto 782.007 voti, pari al 13,62%, non ha

sfondato come in altre parti del Pa-ese. 236.597 voti (4,12%) sono anda-ti a Gabriele Albertini di Lombardia Civica, mentre Carlo Maria Pinardi (Fare per Fermare il Declino) ha conseguito l’1,18% con 68.133 voti.Il Partito Democratico con il 25,32% è il primo partito, seguito dal Popo-lo delle Libertà con il 16,73% e dal Movimento 5 stelle di Beppe Grillo con il 14,33%. La Lega Nord ottiene il 12,96% precedendo la lista Maroni Presidente che si attesta al 10,22%. Il Patto Civico di Ambrosoli ottiene il 7,03%. Tutte sotto il 3% le altre li-ste: 2,46% per Lombardia Civica di Albertini; 1,80% per Sinistra Ecolo-gia e Libertà; 1,58% per l’Unione di Centro; 1,54% per Fratelli d’Italia; 1,26% per Fare per Fermare il De-clino; 1,18% per il Centro Popolare Lombardo. Sotto l’1%, nell’ordine: Etico a Sinistra (0,96%), Pensiona-ti (0,94%), Di Pietro Italia dei Valori (0,64%), Tremonti 3L (0,50%), Parti-to Socialista (0,30) e Alleanza Eco-logica (0,15%). Nel nuovo consiglio regionale 49 seggi andranno alle forze che hanno sostenuto Maro-ni, 31 alle compagni di Ambrosoli e Carcano che sederanno tra i banchi dell’opposizione.

Chi ipotizzava che la fine anticipa-ta (e per tanti versi ingloriosa) del quarto mandato di Roberto Formi-goni alla presidenza della Regione Lombardia potesse essere il segna-le indicatore del progressivo sgre-tolarsi di una supremazia politico-elettorale del centro-destra nella più importante tra le realtà regionali italiane, ha dovuto ricredersi. Il voto del 24 e 25 febbraio scorso ha ricon-fermato che quando si tratta di sce-gliere per la Regione i lombardi non sembrano particolarmente inclini al cambiamento. E così, nonostante l’avvicendarsi dei protagonisti, alla fine l’ha spuntata ancora il centro destra. Il leghista Roberto Maroni (nella foto) che, come ha più volte ricordato nel corso della campagna elettorale, in Lombardia si giocava il tutto per tutto, ha avuto la meglio su Umberto Ambrosoli, espressione della società civile a cui si era affi-dato il centro-sinistra per diventare protagonista del dopo Formigoni in Lombardia. La speranza era quella di ripetere su base regionale l’espe-rienza che a Milano aveva portato alla vittoria del sindaco Pisapia. No-nostante gli sforzi profusi il tentati-vo, però, è andato a vuoto e anche

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Mentre scriviamo la radio annuncia, per questa sera 24 agosto, alle ore 19, un ultimo appello del Papa, al mondo, per la pace (“Nulla è perduto con la pace...”, ndr.). La voce è autorevole, l’ora è fatta propizia all’audizione, dalla paurosa prospettiva d’un immediato aprirsi d’un’altra guerra europea; dietro la voce del Pontefice vi è quella di milioni e milioni di morti dell’ultima grande guerra, scesi in campo nella convinzione di immolarsi perché guerre non ne avvenissero più, e noi non disperiamo ancora. Confessiamo che non dispereremo neanche dopo le prime cannonate, se questo tremendo segno d’inizio dovrà suonare, perché sentiamo che nessun interesse può richiedere assolutamente una soluzione violenta, e pur con la trepidazione in cuore, aspettiamo. Se avete letto quello che è scritto, qui sopra, ne “La settimana” (rubrica che dava conto di scenari geo-politici, ndr.), capirete il perché di questa nostra sensazione, come di una tragica agonia che incombe sul mondo. Se si vuole davvero la pace, le vie per raggiungerla non devono ancora essere chiuse del

L’ora è penosa

Invitato dai parroci di Ciliverghe, Mazzano e Molinetto, venerdì 1 marzo, alle ore 20.30, presso la scuola “E. Fleming” di Mazzano racconterà la storia della sua conversione Danilo Quinto, ex tesoriere del Partito Radicale, fuoriuscito dal partito e ora uomo profondamente nuovo e libero. La sua conversione è coincisa con l’incontro con la donna che nel frattempo è diventata su moglie: Lidia, cantante lirica e fervente cattolica. Danilo Quinto, che ora

collabora con la “Bussola quotidiana” (giornale cattolico di opinione on-line), racconterà dall’interno tutto ciò che di anticristiano ha visto, e purtroppo anche contribuito a creare, in 20 anni di militanza attiva al fianco di Marco Pannella e di Emma Bonino; ma soprattutto, in quest’Anno della fede, racconterà del suo rapporto con Gesù Cristo e della sua scoperta della verità. Sabato 2 marzo alle 16 la stessa testimonianza sarà fatta presso l’istituto cattolico “V. Chizzolini” di Sarezzo.

tutto. Noi lo crediamo fortemente. Lo crediamo, non soltanto perché si deve scongiurare la guerra, ma anche nel senso che si debba finirla una buona volta con questa agonia, con questo tormentoso ripetersi di crisi che disorienta, avvilisce, stronca le anime e le braccia, che ci fa parer necessaria talvolta la stessa soluzione con le armi. Danzica è il punto acuto,

Con l’arrivo della primavera il 17 marzo torna a Brescia l’appuntamento con Brixia Florum, la mostra mercato dedicata a piante e fiori che è organizzata da Associazione florovivaisti bresciani, Comune di Brescia, (Assessorato alle attività produttive, commercio e marketing territoriale). La manifestazione si terrà il 17 marzo in corso Garibaldi (con replica il 14 aprile in corso Zanardelli.). La manifestazione vedrà la partecipazione dei principali

produttori della provincia che proporranno al pubblico una selezione di piante e fiori, dalle più classiche ad alcuni esemplari nuovi e rari, per un colorato benvenuto alla primavera. Tra le varietà proposte: orchidee, esemplari di piante grasse e cactacee, gerani, bulbi, piante stagionali. Con l’obiettivo di trasmettere una corretta cultura del verde l’Associazione florovivaisti bresciani ha in programma incontri gratuiti con alcuni specialisti del verde.

questioni più brucianti, alla riorganizzazione pacifica di quella Europa, che il Congresso di Versailles ha così arbitrariamente divisa e ricomposta, offrendo al mondo il saggio di quello che possono fare degli uomini i quali si vantano di essere intelligenti, ragionevoli, civili. Vi sono rivendicazioni legittime che vanno soddisfatte, c’è da rendere il mal tolto, da dare respiro a Paesi che soffocano, mentre altri vivono dei frutti di vecchie ingordigie, bisogna rassegnarsi anche a qualche disagio, ma finalmente bisogna intendersi. Siamo civili o siamo dei barbari? Possono valere ancora qualche cosa queste parole? Quando i lettori avranno tra mano questo foglio, non saranno già fatte vane tutte queste speranze? Il messaggio del Papa non avrà potuto nulla su chi può decidere, attraverso quei milioni di anime, che l’appello ascolteranno? L’ora è tremenda. Noi non disperiamo. Iddio, anche quando gli uomini non lo vogliono, tiene in serbo forze ignote che possono salvarci anche dall’irreparabile. In questa Provvidenza di Dio noi speriamo.

ma non è tutto. Si tratta d’un punto di partenza. Bisogna che le due nazioni compromesse su quel punto – Polonia e Germania – non solo trattino, ma si capiscano. C’è chi auspica, come soluzione, la fine della Polonia. Sarebbe tremendo: “Come cattolici, come italiani, come europei, noi dobbiamo augurarci che la Polonia viva. La vertiginosa crisi

che si attanaglia, scrive Raimondo Manzini nell’“Avvenire d’Italia” non deve offuscare i reali contorni obiettivi e vitali della realtà storica. La Polonia è un popolo di elette tradizioni cristiane. Baluardo alle aberrazioni asiatiche e al comunismo. Questa grande Nazione riemersa dalla guerra, vinta per merito dell’Italia, può e deve essere fattore fecondo per tutti i popoli occidentali”. L’accordo fulmineo della Germania con la Russia, l’accordo che ha disorientato d’un balzo le nazioni democratiche, che ha stupito la folla, inconsapevole delle segrete vie della politica, che ha capovolto d’un colpo la situazione, rende ancora più necessaria la vita di questa Nazione, perché anche il pensiero e la civiltà latina non si trovino, per un’altra fatale sorpresa, a dover tener testa ad un fronte non latino anche più ampio. Bisogna dunque che una più profonda comprensione tra Germania e Polonia, disponga le due Nazioni ai necessari sacrifici. Si incomincerebbe ad avere un punto di intesa, invece che un principio d’offesa. E da quel punto, si dovrebbe venire alla definizione di tutte le altre

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na cinquantina di ra-gazzi del sesto anno dell’iniziazione cristia-na (gruppo Antiochia) hanno partecipato sa-

bato 23 febbraio a una raccolta alimentare, in collaborazione con tre supermercati della zona, per aiutare le famiglie in difficoltà dell’Oltremella. I ragazzi di tre parrocchie (Pendolina, S. Spirito e Urago Mella) accompagnati dai lo-ro catechisti hanno trascorso una giornata fuori dai supermercati a raccogliere generi alimentari da di-stribuire, poi, alle persone più bi-sognose. Si sono confrontati così anche con le reazioni della gente che hanno incontrato: c’è chi ha elogiato l’iniziativa, chi non l’ha presa in considerazione e chi ha, stizzito, rifiutato la proposta di de-dicare una parte della spesa agli al-tri. I quantitativi raccolti sono stati consegnati direttamente dai picco-li protagonisti al Centro di ascolto di via don Vender, il braccio opera-tivo delle nove Caritas parrocchiali dell’Oltremella. La consegna è di-ventata anche l’occasione per co-noscere quindi da vicino la realtà della struttura e gli stessi operato-ri. Una quindicina di volontari in rappresentanza di tutte le parroc-chie con il loro impegno e la loro presenza permettono, da 18 anni a questa parte, l’apertura del Centro

martedì si distribuiscono i viveri, il mercoledì i vestiti e il venerdì si offre ascolto a chi ricerca lavoro. Ogni due mesi intercettano circa 700 famiglie (367 con minori e 255 senza minori). Anche in questa zo-na di Brescia le necessità sono tan-te. Il coordinatore Pierangelo Peri-ni si trova ad affrontare vecchie e nuove emergenze, su tutte la piaga degli sfratti e la situazione di molte donne sole divorziate e con bambi-ni a carico che perdono il lavoro e non riescono a pagare l’affitto. Una volta ogni due settimane vengono, inoltre, consegnati i pacchi alimen-

tutti i pomeriggi (dal lunedì al ve-nerdì tranne il giovedì dalle ore 15 alle 18). La struttura opera anche all’interno della rete dei Punti fa-miglia del Comune e collabora con la Caritas diocesana. Il lunedì e il

Pare a Castelletto, frazione a sud di Leno, sulla strada per Gottolengo, sia-no ancora in pochi quelli che possono utilizzare il cellulare perché manca la copertura. A denunciare la situazione sono gli stessi cittadini che lo scorso anno si erano lamentati perché Ca-stelletto non era ancora coperto da una cellula della telefonia mobile. “È una situazione che si trascina da anni – aveva riferito a suo tempo l’asses-sore Luigi Braga –. Abbiamo ben pre-

sente il problema e da tempo stiamo cercando di risolverlo”. La soluzione sembrava vicina. Dopo vari incontri fatti con uno degli operatori che gesti-scono la telefonia mobile, il Comune era riuscito a trovare un accordo con la Vodafone. “Il gestore – aveva assi-curato Braga –provvederà a installa-re un traliccio, con relativo ripetitore, nella zona industriale di Castelletto. Si tratta di un’area di proprietà del Comune, che abbiamo individuato.

Naturalmente è prevista la possibilità che anche gli altri gestori possano uti-lizzare lo stesso traliccio per mettere le loro antenne”. Detto, fatto. Vodafo-ne ha mantenuto quanto promesso, tant’è vero che gli abbonati a questo gestore non hanno problemi. Li han-no ancora tutti gli altri, “perché – ri-ferisce Luigi Braga –, pur avendone la possibilità, pur avendo il traliccio già pronto, gli altri gestori non hanno ri-tenuto di montare una loro antenna”.

tari solo a determinate condizioni e dopo una verifica previa della si-tuazione economica attraverso, se necessario, il controllo della busta paga. Si vagliano anche ipotesi di micro finanziamenti. Si può con-tattare il Centro, chiamando il nu-mero 0303732404. Le famiglie della zona portano già vestiti, giocattoli e generi alimentari: anche i piccoli gesti possono risultare quasi indi-spensabili. La struttura per il pie-no funzionamento (magari con un ampliamento dell’apertura) è sem-pre alla ricerca di forze fresche da inserire come volontari.

Una nuova iniziativa per l’aggiornamento e la formazione professionale è promossa dall’Ordine degli architetti della Provincia. Prende il via il nuovo “Corso di acustica”, organizzato dal Dipartimento professione dell’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia, con la collaborazione del prof. Edoardo Piana, dedicato all’approfondimento dei diversi aspetti connessi al tema dell’acustica ambientale. A partire

dal 28 febbraio, nella sede di Riva Arredamenti (in via Labirinto 29 a Brescia), verranno illustrati a beneficio dei professionisti e dei giovani laureati temi quali la strumentazione, la propagazione del suono all’aperto ed in ambienti confinati, la valutazione d’impatto e di clima acustico, le norme di progettazione e i criteri di messa in opera per l’acustica edilizia. Il corso, che si svolgerà con cadenza settimanale, fino all’11 aprile, al giovedì dalle 15 alle

19), include anche una lezione di quattro ore (il 28 marzo), relativa alla “Valutazione del rischio da esposizione a rumore”, valida ai fini dell’aggiornamento in materia di Sicurezza nei cantieri temporanei e mobili, ed a cui è possibile iscriversi in alternativa al corso completo. I relatori delle lezioni saranno: Edoardo Piana, Lamberto Tronchin e Nicola Granzotto. Per informazioni e iscrizioni, 0303751883 o www.architettibrescia.net.

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l giorno atteso è arrivato. Le au-torità inizieranno il loro viaggio alle 12 dalla Stazione “Fs” fino ad arrivare in piazza Vittoria con il taglio del nastro ufficiale.

A partire dalle 16 di sabato 2 marzo i treni assolveranno il loro funziona-mento fino all’1.30 del mattino. Da domenica, invece, l’orario sarà dalle 6 alle 22.30 con il costo del biglietto a 1,20 euro. La storia della metropo-litana di Brescia ha inizio nel 1986 quando, dopo una serie di modifiche strutturali apportate alla rete auto-bus, l’Azienda servizi municipaliz-zati (Asm) decise di sviluppare uno studio di fattibilità per un sistema integrato di trasporto avente come obiettivi la salvaguardia dell’ambien-te e del centro cittadino, la modifica della modalità di trasporto a favore del mezzo pubblico, la riduzione dei tempi di viaggio, la buona accessibi-lità per le zone della città, la piena integrazione strutturale tra diversi modi di trasporto e il contenimento

in trincea, due a raso e due in viadotto sopraelevato. Sarà garantita da subi-to una capacità di trasporto di 8.500 passeggeri/ora per senso di marcia con un intervallo fra i treni di 180 se-condi (e che in base alle necessità po-tranno calare a 90). “Dopo 11 anni di fatiche – afferma il vicesindaco Rolfi –, lavori, sofferenze e, in alcuni casi, fastidi, avremo in uso un’opera che può cambiare in positivo la qualità di vita dei bresciani. Certo è che se oggi possiamo contare sull’entusiasmo e la curiosità, il metrobus alla lunga do-vrà entrare nella vita quotidiana dei cittadini come scelta costante di mo-bilità. Dalla continuità dell’utilizzo e dalla quantità di utilizzatori, infatti, ne deriveranno la sostenibilità finanzia-ria e la possibilità di estensione che è il vero punto di domanda da tradurre in realtà per cambiare veramente in meglio la qualità di vita dei cittadini e l’aria che respiriamo. Ecco perché, pur avendo cercato di coinvolgere tutti i residenti, ci siamo concentrati

dei costi complessivi del trasporto pubblico. Vennero esplorate le prin-cipali alternative tecnologiche che offriva l’industria dei trasporti, per individuare quei sistemi che meglio rispondessero alle esigenze della città. Dopo un’analisi preliminare venne approfondito il confronto sui sistemi allora conosciuti di metropo-litana il cui esito portò ad affermare la convenienza generale dei “sistemi automatici”. Sulla base di tale esito fu sviluppato il progetto della metro-politana leggera automatica che ora è realtà. Le stazioni sono in tutto 17; otto di queste sono in galleria, cinque

In occasione della Giornata internazionale della donna 2013, le Acli provinciali in collaborazione con la Commissione pari opportunità del Comune di Brescia organizzano due giornate di approfondimento sulla donna. La giornata internazionale della donna (comunemente definita festa della donna) ricorre l’8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui

esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo. L’8 marzo alle 20.30 la parrocchia di Buffalora ospita nella Sala della comunità di via Buffalora 89 lo spettacolo “Il governo delle donne”: da “Le donne e il parlamento” e “Lisistrata” di Aristofane. L’elaborazione drammaturgica e la regia sono di Roberto Savoldi, le improvvisazioni musicali di Nicola Ziliani: Il 9 marzo invece dalle 9.30 alle 12.30 nella Faini di via Spalto S. Marco 37 bis è in programma il convegno

“Donne e Madonne. Pretesti per un ritratto”. Durante l’incontro saranno presentati i risultati dell’indagine “Tra fede e fiducia” condotta dal Coordinamento donne e verrà inaugurata la mostra “Con occhi femminili”. Alla mattinata intervengono Maria Laura Mino (teologa, nella foto), madre Eliana Zanoletti (canossiana docente di filosofia e storia), Claudia Piccinelli (insegnante di lettere) e Vera Lomazzi, responsabile del coordinamento Donne Acli Brescia.

La Lega Consumatori e la Federazio-ne anziani e pensionati Acli hanno or-ganizzato due incontri formativi sul tema della salute, della prevenzione e del benessere presso il salone del-le Acli di Brescia in via Corsica 165 a Brescia. La Federazione anziani e pensionati Acli nasce con lo scopo di tutelare i diritti e promuovere la qualità della vita degli anziani e dei pensionati. Opera su tutto il territorio nazionale tramite le sedi provinciali e ha facoltà di sottoscrivere deleghe per la riscossione delle quote sindaca-li su pensioni in convenzione con gli Enti previdenziali. Promuove attività culturali e sociali che favoriscono la presa di coscienza dei diritti di citta-dinanza degli anziani e pensionati, il mantenimento di un loro ruolo attivo e protagonista nella vita della socie-

tà, anche attraverso lo sviluppo del volontariato sociale. Periodicamen-te la Fap Brescia organizza una serie di attività e iniziative per i propri soci (che hanno diritto tra l’altro, agli scon-ti previsti dalle Convenzioni per i so-ci Acli): corsi di pittura, informatica, viaggi e soggiorni (in collaborazione con il CtAcli), incontri vari, ecc. Dal 2009 sta portando avanti il progetto anziani risorsa sociale. Lunedì 4 marzo, alle ore 16, Paolo De-senzani (dirigente medico dell’Ospe-dale di Montichiari” affronta il tema del diabete. Lunedì 11 marzo, alle 16.15, tocca invece a Claudio Macca (responsabile dell’Unità di dietetica e nutrizione clinica degli Ospedali Civi-li di Brescia) affrontare gli argomen-ti relativi alla prevenzione corretta e all’alimentazione.

sui più piccoli, coloro che saranno i bresciani del futuro e che vivranno veramente da protagonisti la metro-politana”. Il Comune ha deciso, inol-tre, di spedire a 160mila residenti a Brescia sopra i 16 anni la nuova Om-nibus card integrata con la possibilità di accedere ad autobus, metro, Bici-mia e parcheggi con un’unica carta. Lo scopo è mandare in soffitta i bi-glietti e contribuire a far conoscere il metrobus: sono già incluse due corse da utilizzare liberamente.

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i può parlare di speranza nel mondo bancario? Con i tempi che corrono, sem-bra difficile rispondere af-fermativamente, eppure

le parole del dott. Marco Morganti, amministratore delegato di Banca Prossima, sembrano aprire davvero una strada. Il suo intervento è stato seguito con attenzione dal pubbli-co. Egli, con grande professionalità, ha spiegato il significato del termine “speranza” all’interno della banca del terzo settore. In linguaggio economi-co essa è sinonimo di un progetto che deve essere collettivo e che deve ten-dere sempre più al bene comune. La banca “Prossima” vuole essere vici-na all’economia civile, quella del non profit, e si impegna, pertanto, ad as-sistere associazioni sia religiose che laiche che si dedicano alle più svaria-te attività. Essa funziona grazie alla sua relazione diretta con il territorio; la sua forza risiede nei suoi stessi di-pendenti che per lo più provengono proprio dal mondo del volontariato, e nel fatto che il suo deposito è finaliz-zato al finanziamento del solo terzo settore. In questo senso, e in questa prospettiva, possiamo parlare di in-centivo al bene comune. La parola è passata poi a un altro professionista, il prof. Massimo Gandolfini. Parten-do dalla definizione di bioetica utiliz-zata da Van Rensselaer Potter, egli ha sottolineato che essa ha come scopo la sopravvivenza dell’uomo e lo sfor-zo di allungare la sua vita sulla base di principi fondamentali, attraverso i quali declinare scelte e strategie utili a dare speranza alle generazioni futu-

ha invitato a riflettere, a questo pun-to, anche sulla famiglia, luogo dove si sostengono le difficoltà umane at-traverso la solidarietà e la coopera-zione. Il professore ha ricordato che molte volte il rapporto fra Scienza e Fede viene frainteso: si dice che esse sono incompatibili e inconciliabili. In realtà non è così. Paolo VI, nel 1965, rivolgendosi agli uomini di scienza ed esprimendo loro il suo giudizio sul progresso in campo medico, affermò che l’obiettivo perseguito ogni giorno da medici e scienziati è anche quello della Chiesa e li sprona a cercare sem-pre, per giungere alla completa verità con la luce della fede, grande amica dell’intelligenza. “Noi siamo alleati delle vostre conquiste”, disse il Pa-pa, e questo significa avere speranza.

re. Il suo elemento cardine, tuttavia, è la difesa della vita, che, essendo una e una sola, deve essere salvaguardata in tutti i modi possibili. Il mezzo per fare ciò è la conoscenza del “vangelo della vita” grazie al quale è possibile raggiungere la felicità, distinguendo il buono e il bello dal cattivo e dal brut-to. La vita umana non è un valore ac-canto ad altri valori, ma è il presup-posto di ogni altro valore. Gandolfini

Il centro culturale “Il Chiostro” della parrocchia di San Giovanni Evange-lista propone nuovamente le “Sere di Quaresima”, letture poetiche ac-compagnate e commentate dall’ese-cuzione di brani musicali: una vera e propria meditazione artistica che ci porta ai piedi della Croce e ci invita a guardare verso la luce della Resurre-zione. L’intento è quello di offrire, in tre sabati (2, 9 e 16 marzo alle 20.45) che ci conducono verso la settimana

di Passione, un’occasione di rifles-sione e meditazione su alcuni temi caratterizzanti il periodo quaresima-le: la grazia di ricominciare, l’avere una seconda possibilità; l’amore del Padre, porto sicuro a cui approdare dopo i nostri smarrimenti; il dono della risurrezione, orizzonte nuovo e “rivoluzionario” in cui pensare la no-stra esistenza e i nostri affetti. Tutto questo attraverso le parole, i ritmi e i silenzi profondi ed efficaci del lin-

guaggio poetico e di quello musicale. Le letture poetiche saranno affidate a Valentina Pescara, Gabriella Tan-foglio e Luciano Bertoli. I commenti musicali vedranno protagonisti Anto-nio D’Alessandro (chitarra), Daniela Savoldi (violoncello), Enzo Santoro (flauto), Fabio Saleri (organo) e Pe-tru Culcea (oboe). S’inizia sabato 2 marzo, alle 20.45, con “Lascialo anco-ra quest’anno... la grazia di ricomin-ciare” con Valentina Pescara (voce

recitante) e Antonio D’Alessandro (alla chitarra).Il percorso dei Dialoghi in Chiostro, invece, in questa prima parte dell’an-no dedicato “Alle origini del cristia-nesimo”, subisce una variazione: il quinto e ultimo appuntamento guida-to da don Livio Rota intitolato “Chie-sa e Israele 50 anni dopo: percorsi e motivi di un’origine perduta”, pro-grammato per il 26 febbraio, è stato rinviato a lunedì 4 marzo alle 20.45.

Venerdì 8 marzo alle 20.45 nella parrocchia di San Gaudenzio è in programma la prima festa mompianese dedicata al concittadino beato Giovanni Bodei. Alle 20.45 la parrocchiale ospita il concerto polifonico, mentre sabato 9 marzo alle 16.30 il vescovo Monari presiede la Santa Messa di ringraziamento per la beatificazione di fra Bodei. Per la beatificazione la comunità di Mompiano ha fatto stampare anche un’apposita immaginetta

del Beato. Fra Giovanni Bodei, nato a Mompiano, si fece francescano. A Praga svolgeva il servizio di ortolano; aiutava, inoltre, il frate sacrestano nella cura della chiesa e nelle celebrazioni liturgiche. Il giorno 15 febbraio del 1611, verso le 11 del mattino, una grande turba formata da hussiti, calvinisti, luterani e da altri acattolici fece irruzione nel convento francescano di Praga, dedicato a Santa Maria della Neve. Dei 17

religiosi che formavano quella Fraternità francescana ne furono massacrati ben quattordici. I carnefici catturarono fra Giovanni mentre era intento al suo lavoro. Lo trascinarono presso la cappella di Santa Maria, lo coprirono di maledizioni e di atroci insulti. Insieme col martire padre Bartolomeo Dalmasoni, fu percosso orribilmente con flagelli e nerbi di bue. Giovanni e Bartolomeo esalarono lo spirito immersi nel proprio sangue.

È stato beatificato (la prima beatificazione nell’Anno della fede) a Praga insieme ai suoi 13 confratelli il 13 ottobre 2012. “Nel mondo attuale, frammentato e diviso, è quanto mai importante – ha detto il card. Angelo Amato nel corso dell’omelia di beatificazione – che non venga a mancare la testimonianza di fratelli che, al di là dei paesi di origine e della propria cultura, sappiano condividere vita e missione”.

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on è solo una giornata ecologica come tante, con gruppi di persone che si ritrovano per ri-pulire le sponde di un

fiume dalla sporcizia. La giornata de-dicata all’ambiente che il Comune di Rudiano propone per il 2 marzo è la testimonianza di un rapporto vivo e sentito tra le persone e il territorio in cui vivono, un rapporto fatto di cura e impegno, nella convinzione che solo così si possono preservare la bellezza e i pregi del paesaggio che ci circon-da. Non solo: non si tratta di un’inizia-tiva sporadica e isolata, ma si inseri-sce all’interno di un progetto e di un percorso che continuano da anni: “Si tratta – racconta il promotore Pietro Vavassori, assessore al turismo e par-co dell’Oglio nord – di un progetto per la valorizzazione della valle dell’Oglio. Viene portato avanti con il coinvol-gimento da una parte delle scuole e delle associazioni, dall’altra di singo-li cittadini che abbiano a cuore la cu-ra e la valorizzazione dell’ambiente”. Un progetto che nel corso dell’anna-ta prevede vari momenti e iniziative: “Non si tratta solo di operazioni di pu-lizia, ma anche di monitoraggio della zona del parco. In ogni caso, di solito facciamo due giornate ecologiche: la prima, in questo periodo, sfruttando la mancanza di fogliame che ci con-sente di pulire più a fondo e rimuove-re tutti i rifiuti purtroppo presenti nel parco; la seconda, invece, durante la bella stagione, durante la quale ci oc-cupiamo anche della piantumazione di nuovi esemplari e del rinnovo della segnaletica lungo i percorsi all’interno

voglio ricordare le giornate temati-che organizzate al fiume dalla scuola dell’infanzia, che noi sosteniamo pre-disponendo l’ambiente in modo che non vi siano rischi. È la dimostrazio-ne che il fiume è un ambiente sano, che va sì curato, ma anche vissuto e goduto”. Tutti pronti per la giornata di sabato, appuntamento per le 8 in piazza Martiri della libertà, prima di dirigersi al fiume. E per il futuro so-no in programma varie iniziative: “Per quest’estate – conclude Vavassori – stiamo ragionando su un calendario di eventi, mentre proprio sabato apri-rà una mostra fotografica dedicata all’ambiente. Inoltre il 16 marzo ade-riremo a un’ulteriore giornata ecolo-gica promossa dal parco dell’Oglio nord, insieme ai 18enni di Rudiano”.

dell’area naturalistica”. Si tratta di ini-ziative molto significative anche sotto il profilo educativo e sociale: “Per noi è motivo di grande soddisfazione l’im-pegno profuso da questo punto di vi-sta dalle associazioni rudianesi come i pescatori, i cacciatori e gli alpini. Da alcuni anni inoltre sono coinvolte le scuole di ogni grado presenti sul ter-ritorio: sabato saranno presenti oltre 70 ragazzi delle scuole medie e in più

La magia dei colori sulla tela e un piz-zico di fantasia garantiscono sempre un ottimo risultato, specie se l’obiet-tivo è lottare contro la disabilità. Un esempio riuscito è quello di Davide Pinardi, giovane studente autistico frequentante la classe quinta del Li-ceo Linguistico del “Don Milani”, il quale attende tutti gli estimatori della sua arte dall’8 al 10 marzo nella Galle-ria civica della Pro loco dove espor-rà gli ultimi lavori realizzati, frutto

di attenzione, cura, passione e tanta volontà. “Quanto si potrà vedere in mostra – ricorda la prof.ssa Monica Tortella che ha seguito il giovane al-lievo assieme alla collega Maria Gioia Casagrande – presenta un tratto par-ticolare e un altrettanto particolare rapporto con lo spazio, oltre all’au-tenticità del “segno con le dita”, che s’inserisce nei dipinti e li rende un tutt’uno con l’autore. I “quadri d’au-tore” di Davide consentono di sti-

molare l’attenzione dell’osservatore verso la riscoperta e la rivalutazione di noti lavori artistici dei grandi del passato, di attivare una nuova forma di dialogo tra Davide e gli “altri” e, in ultima analisi, di includere se stesso al meglio nella propria realtà scolasti-ca ed extra scolastica”. Va precisato che Davide non è un neofita nell’am-bito della pittura visto che è già sta-to protagonista di eventi espositivi, basti pensare alla mostra tenutasi

presso la Biblioteca civica di Rivol-tella dal 29 marzo al 7 aprile 2012, all’esposizione delle opere al con-vegno organizzato dall’Istituto “Don Milani” a Montichiari “Conventio ad includendum” il 20 aprile 2012 e an-cora all’esposizione al “Don Milani” durante la festa patronale dello scor-so anno. Se il buongiorno si vede dal mattino, dunque, per Davide e per co-loro che lo seguono il successo, quel-lo contro la disabilità, è solo all’inizio.

Alla fine la perizia è arrivata. Dopo mesi durante i quali si sono trascinate udienze e rinvii in merito alla tangenziale di Orzivecchi, posta sotto sequestro due anni fa per indagini relative alla presenza di materiali non conformi collocati nel sottofondo stradale, si hanno ora dati certi sulla questione. La ditta Locatelli, coinvolta anche nello smaltimento di rifiuti e materiali lungo il tracciato della Brebemi con il coinvolgimento dell’ex

assessore regionale Franco Nicoli Cristiani, durante i lavori per la realizzazione della strada avrebbe collocato sul fondo moltissimo materiale non conforme agli accordi. Non solo per quanto riguarda dimensioni, trattamento e composizione del materiale inerte, ma anche l’impiego di veri e propri veleni, come il cromo esavalente ritrovato in più di un terzo de campioni. Questo è quanto emerge dalla perizia depositata nei giorni scorsi di

fronte al Gip, passo fondamentale per il completamento delle indagini e della procedura giudiziaria. Quel che ci si chiede ora a Orzivecchi, è quale sarà il destino dell’opera ormai ferma da due anni, ad un passo dalla realizzazione. Dal Comune il sindaco Liliana Ferrari commenta in questo modo la situazione: “Abbiamo contattato un legale per valutare quale posizione debba assumere il Comune di Orzivecchi nella vicenda. Ora che

la perizia è depositata restiamo in attesa delle prossime richieste del Pubblico ministero e valuteremo l’evoluzione della situazione”. Allo stato attuale infatti non è ancora chiaro come la perizia influenzerà l’andamento del procedimento, e novità non sono attese prima di venti giorni-un mese. “Il giudice potrebbe anche determinare lo sblocco dei cantieri – conclude il sindaco – oppure mantenere lo status quo. In ogni caso stiamo a vedere”. (f.u.)

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nche se è slittata in avanti, la Fiera agrico-la di Calvisano e la sa-gra della beata Cristina non muta il calendario

degli eventi. Confermata anche la sede della zona espositiva lungo le vie di Calvisano e la zona ludica e di divertimento nei pressi del chio-stro domenicano. Cristina Semenzi è nata a Calvisano il 4 agosto 1435. Il padre Giovanni e la madre Mar-gherita appartenevano a una fa-miglia di contadini poveri, detti i Giardini. Fin dai suoi primi anni di vita la fanciulla dimostrò una stra-ordinaria pietà religiosa unita a un grande spirito di penitenza. A 14 an-ni seguì il richiamo divino e nella chiesa di S. Barnaba in Brescia pre-se i voti come terziaria agostiniana. Al suo rientro a Calvisano si prodi-gò per il bene dei poveri e, dopo la perdita dei genitori, per non subire la prepotenza del fratello Antonio, Cristina si ritirò a vita solitaria dap-prima a Roma, poi ad Assisi, infine a Spoleto, dove si dedicò comple-tamente all’assistenza dei poveri e dei malati. Cristina morì a soli 23 anni, il 14 febbraio 1458. Il suo corpo fu posto in un’urna preziosa sull’altare di S.Michele, nella chie-sa di S.Nicola degli agostiniani in Spoleto. Alcuni miracoli attribuiti alla sua intercessione contribuiro-

no poi ad aumentare il numero dei suoi devoti.Agricoltura, commercio, artigia-nato, arte, gastronomia, luna park, cinema e spettacoli, auto e mo-to storiche: questi sono gli ingre-

alla scuola dell’infanzia A. Bonal-di. Alle 16 il convegno “La nostra Langobardia” con la presentazio-ne del libro “Langobardia: storia di Eoghan e Adelchi” della prof.ssa Silvana Piva Viganò presso la sala delle tele-serafini. In serata, alle 20.30, al Polivalente la proiezione di un film per bambini. Domenica 3 marzo, dalle 8, il Mercato in fiera per tutta la giornata con l’apertura (alle 9) degli stand associativi. Sem-pre alle 9 l’apertura di “Fofy day”: la manifestazione non competitiva di veicoli 4X4. Alle 12 il pranzo in Fiera a cura dell’Avis con lo spie-do presso la scuola elementare; nel pomeriggio, alle 14.30, il truccabim-bi nell’area “Giostre in fiera” e alle 15 apertura straordinaria fino alle 18 della biblioteca comunale. Lu-nedì, infine, alle 8 arriva il merca-to settimanale, mentre alle 9 viene aperta la personale del pittore Re-mo Pasetto.

dienti della Fiera. S’inizia venerdì 1 marzo alle 20.30 il convegno sul mondo agricolo presso la sala delle tele-serafini. Sabato 2 marzo alle 9 apre l’area espositiva con il coin-volgimentoe delle associazioni del territorio. Alla stessa ora aprono anche le giostre, la mostra perso-nale del pittore Remo Pasetto e la mostra collettiva dell’associazione Arte Amici di Calvisano presso la sede nel chiostro domenicano. La Fiera viene inaugurata alle 10.30, mentre alle 11 viene donato il mate-riale tecnologico/didattico all’Isti-tuto comprensivo di Calvisano e

40 anni dedicati ai poveri del Brasile agli emarginati e ai bisognosi del grande Paese d’oltreoceano. E quando torna in Italia una volta all’anno, la nostalgia di quella che ormai considera la sua casa, lo incalza. Don Guido Mottinelli, padre rogazionista,originario di Chiari, il 10 marzo alle 10 celebrerà nella chiesa di Santa Maria. Dal 1973 a oggi, la sua vita si è divisa tra le popolazione dell’Amazzonia, alle quali mensilmente porta

medicinali, vestiti e il vangelo, accompagnato da medici e da pediatri, e tra carcerati e comunità di tossicodipendenti, dove una parola di conforto conta più di gesti senza amore. Ma tutto questo non pesa, perchè la scelta della missione è nata spontaneamente subito dopo aver ricevuto l’ordinazione per imposizione delle mani di mons. Pietro Gazzoli. “Ringrazio il Signore per il dono della vita e del sacerdozio missionario che

realizzo da 40 anni – dice don Mottinelli con la luce negli occhi e la convinzione nel cuore – e invito i fedeli ad avere sempre nella preghiera quotidiana un pensiero per tutti i missionari nel mondo e che lavorano affinchè Gesù sia amato e conosciuto da tutti”. Gli ultimi 10 anni il Padre missionario li ha trascorsi a Passos, dove viva ancora, nello stato di Minas Gerais, Comune di 102mila abitanti a 350 chilometri da Belo Horizonte. Qui, lavora

nella parrocchia occupandosi dell’educazione di 130 bambini e bambine di età compresa tra i sei e i 16 anni per i quali, se non ci fosse la Congregazione, li aspetterebbe un sicuro e inevitabile destino di strada. Una vita spesa per gli altri, senza riserve, “ma con gioia e senza mai un ripensamento”, tiene a precisare. A Chiari si ferma un mese circa, tutti gli anni , ma lo si vede poco perché in un continuo movimento tra i mille impegni ai quali è chiamato. (c.m.)

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Ricerca di nuove risposte ai bisogni dei giovani d’oggi, maggiore con-sapevolezza nel crescerli e deside-rio di una futura generazione felice e realizzata: sono questi i principa-li punti di analisi del tanto atteso “Il mondo degli adolescenti”, incontri dedicati ai genitori su un tema tan-to discusso quanto delicato come i giovani e l’adolescenza. Promosso dall’assessorato del Comune di Be-dizzole, il ciclo di incontri nasce con la collaborazione della cooperativa sociale “Il Calabrone”, fondata nel

lontano 1981 da don Piero Verzel-letti. Martedì 5 marzo alle ore 20.30, presso il Centro sociale di Bedizzole in viale Libertà 36, il primo incontro: “Crescere oggi: adolescenza e adole-scenti oggi”. Relatore il dott. Angelo Mattei, pedagogista della coopera-tiva “Il Calabrone”. Martedì 12 mar-zo, invece, sempre alle ore 20.30, “Adolescenze digitali e adolescenze reali. I social media oggi”. Relatore Alessandro Augelli della cooperati-va “Il Calabrone”. È proprio nell’età che va dai 14 ai 18 anni che l’ado-

lescente vuole sentirsi autonomo e comandare, diventando un poten-ziale consumatore di prodotti della nostra società mediale, ma vive an-cora la maggior parte del suo tempo con la famiglia, quest’ultima sempre al primo posto tra le agenzie educa-tive della nostra società, seguita dal-la scuola e dall’associazione sporti-va. In calendario, altre tre serate di formazione dove sarà possibile ap-profondire i temi precedentemente trattati. Ogni incontro vuole essere strumento di confronto e discussio-

ne con l’obbiettivo di riconoscere il ruolo fondamentale dell’adulto nel processo di educazione del giovane, creando uno spazio di aggregazione a misura di adolescente. Le serate fissate per martedì 19 e 26 marzo e di martedì 2 aprile saranno condotte da Emiliano Piccagli e da Elena Lau-ro. L’ingresso è gratuito. Per infor-mazioni: Ufficio servizi sociali (tele-fono 0306871700) oppure la mailing-list [email protected] per essere costantemente aggior-nato. (g.d.m)

Salò si va a scuola per coltivare l’olivo del Garda. Chi vuole ap-prendere le tecniche di lavorazione di que-

sta pregiata pianta può parteci-pare a “Paesaggi rurali, paesaggi produttivi”, innovativa iniziativa proposta dal Gruppo azione locale GardaValsabbia e dall’Assessorato all’ambiente del Comune. Una full-immersion per apprendere le basi della coltura dell’olivo, preziosa ri-sorsa ambientale e imprenditoria-le del nostro lago. Il 7 marzo, alle 20.30, prende il via il corso teorico in aula presso la sala comunale sul lungolago Zanardelli, mentre saba-to 9, con ritrovo alle 12 presso il parcheggio Pedrazzi, tutti in cam-po per partecipare alla parte ope-rativa. La sfida dell’iniziativa, pro-mossa nell’ambito del progetto di cooperazione “LandsAre” è quella di coniugare tradizione e innova-zione, con l’attenzione rivolta al rispetto dell’ambiente e a un posi-bile sbocco economico per avviare o sviluppare un’attività di lavora-zione dell’olivo. “Il corso – spiega Laura Brugnolli, responsabile per il Gal del progetto – è una delle prime iniziative del più articolato progetto “Architetture di paesag-gio nelle aree rurali europee: un nuovo approccio al disegno del-lo sviluppo locale” focalizzato in

particolare sui ‘Green Jobs’, op-portunità occupazionali collegate alla gestione delle risorse foresta-li e ambientali. Abbiamo scelto di partire dall’olivo perché rappre-senta una delle eccellenze del no-stro territorio”. Per informazio-ni e iscrizioni: 0365.21261, info@

gal-gardavalsabbia.it. Il Comune di Salò è co-promotore dell’inizia-tiva. “Quella gardesana – afferma l’assessore Aurelio Nastuzzo – è la zona di produzione di olio alla latitudine più a nord del mondo e la qualità dell’olio è frutto di una passione secolare che va tutelata e tramandata con tenacia”. Il cor-so rappresenta una prima tappa, che non può essere ritenuta esau-stiva, ma segna una precisa impo-stazione. “L’imprenditorialità ru-rale sui nostri territori – spiega il direttore del Gal Nicola Gallinaro – non può essere improvvisata, ma necessita di risorse e saperi che come enti e istituzioni abbiamo il dovere di promuovere”. Tra le fi-nalità del progetto “LandsAre” vi è la costituzione di una piattaforma di scambio volta a sviluppare e a diffondere un modo di interpreta-re ‘paesaggio’ e ‘patrimonio cultu-rale/ambientale rurale’ quale leva di crescita sociale ed economica del territorio di riferimento. In questo contesto il paesaggio rura-le costituisce dunque una compo-nente fondamentale della cultura di un luogo e, quindi, deve essere preservato dal punto di vista am-bientale e valorizzato dal punto di vista economico, in modo tale da essere vissuto dalla popolazione locale e offerto al fruitore del ter-ritorio come elemento identitario.

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lla fine il Comune di Bovegno ha il suo Pgt, firmato dagli architet-ti Marco Garau e Dario Grazioli: sostituisce il

piano regolatore risalente al 1976. Era stato presentato e adottato in consiglio a fine agosto scorso. Era seguito il periodo di due mesi che la legge prevede per le osservazioni dei cittadini votate poi in consiglio una per una. C’è una grande novità rispetto al progetto adottato questa estate: Re di Campo, la splendida zo-na sopra i Prati Magri verso Dosso Rotondo e Monte Campione rimar-rà intatta nella sua bellezza. Lassù oltre 1000 metri, nel 2009 con una variante su 300mila mq. di proprietà comunale, era stata approvata l’edi-ficabilità civile per 93mila metri cubi (un villaggio in quota) e per 33mila metri cubi la destinazione pubblica alberghiera, in previsione della ope-razione “collegamento sciistico con Monte Campione” rivelatasi poi nel

ridotti interventi su abitazioni di pro-prietà esistenti o nuovi progetti (dove possibile). In particolare: quelli sopra i 300 metri quadri saranno autorizza-ti solo col permesso convenzionato o piani di attuazione del Comune. La “novità” è stata approvata con appo-sita votazione che ha visto astenuta la minoranza ma anche il voto con-trario di un assessore, Rinaldo Gatta (Brochèta) che preferiva addirittura maggior rigidità, perché a monte c’è un piccolo giallo: la variante del 2009 risulterebbe mai pubblicata sul Bur quindi di fatto inefficace. Gatta era per la soluzione radicale: via tutto. I colleghi hanno preferito seguire pru-denzialmente la strada scelta che al-la fine ha lo stesso risultato: la com-pleta conservazione ambientale del-la zona. Poi il Pgt è stato approvato dalla maggioranza compatta, contra-ria la minoranza: sosteneva che i vin-coli rigidi imposti dall’alto potevano essere e andavano forzati. Tornando ad alcune cifre il Consiglio ha esami-

tempo un “miraggio”. Con l’appro-vazione finale, non solo la cubatura possibile per edificabilità civile come era previsto nel piano adottato, ma anche quella pubblico alberghiera fi-nisce nel “bacino di perequazione ur-banistica” tesa a salvare le peculiarità ambientali. È lo strumento originale ed unico, almeno in Alta Valle, asse portante del Pgt: in pratica una rile-vante cubatura, compatibile col pia-no, viene tutta spalmata sugli ambiti di trasformazione previsti (11 di cui due nuovi individuati dopo 67 istanze dei bovegnesi) a disposizione dei cit-tadini, acquistabile e utilizzabile per

“Due passi avanti. Tracce di vita di Virginio Caldera” è il libro scritto da Fiorella Elmetti che nel 2008 aveva pubblicato il libro “Con tutto il cuore”, profilo biografico di Lucia Ghidini (1922-1983). Fiorella Elmetti è nata spastica il 9 settembre 1960. Non cammina, non si muove autonomamente, ma è in grado di pensare, parlare, sorridere e amare; scrive usando il computer col piede sinistro. In questo libro racconta la vita di Virginio Caldera che si è impegnato nella parrocchia

di Sant’Apollonio come catechista e animatore dell’oratorio. Fotografo e tipografo, negli anni Settanta conosce il Movimento per la Vita e ne diventa punto di riferimento per Lumezzane. Tra il 1976 e il 1977 dà origine al gruppo “Vita… perché?”. Tanti sono i progetti: concorsi di poesie e di fotografie, diffusione della stampa cattolica, pesche di beneficenza, sempre finalizzati al servizio come dono da offrire agli altri. Nel 1981 l’Onu proclama l’Anno internazionale delle persone

disabili così Virginio propone una nuova lezione di vita: nasce una cooperativa in cui le persone con disabilità, che erano escluse dalla vita sociale, avrebbero potuto trovare un’occupazione lavorativa e inserirsi nella società con dignità. A 30 anni dalla morte, tre associazioni lumezzanesi (coop Cvl disabili, gruppo Scout Lumezzane 1 e Confartigianato mandamento di Lumezzane) hanno pensato a “Due passi avanti”, iniziative per ricordare la figura di Caldera:

sabato 9 marzo alle 17 all’Odeon la presentazione del libro; sabato 6 aprile alle 20.30 lo spettacolo “Due passi avanti” messo in scena dalla compagnia dell’Araba fenice nel teatro Don Bosco di S. Sebastiano; venerdì 12 aprile alle 20.30 presso Le Rondini l’incontro “Un segno nel tempo: la Cooperativa sociale Cvl” con la partecipazione di Felice Scalvini. Il 20 e il 21 aprile, infine, l’esposizione dell’artigianato nel Palazzetto dello sport di via Cefalonia.

L’altra settimana 30 alunni dell’Istitu-to comprensivo “Antonino Rallo” di Favignana in Sicilia sono arrivati al Maniva con i loro insegnanti Miche-le Maltese e Jonet Bertolini all’Hotel Bonardi: vi hanno alloggiato fino a venerdì; martedì sono arrivati i co-etanei di Palermo. La prossima set-timana toccherà agli alunni di una scuola di Cagliari: complessivamente 150 alunni sulle nevi dell’Alta Valle. È un record per l’unica stazione sciisti-ca valtrumplina: istituti scolastici co-sì lontani non avevano mai scelto la Valtrompia per un soggiorno a seguito di un progetto scolastico nazionale. A riceverli infatti insieme al presidente della ManivaSki Imerio Lucchini con l’assessore all’istruzione della Provin-cia Aristide Peli e Alessandro Galeri (Ufficio scolastico provinciale) c’era

Ketty Volpe, referente responsabile nazionale del progetto “L’Italia Sotto-sopra” del Ministero istruzione e uni-versità e ricerca con scopo “Educazio-ne al mare e montagna”. Si propone di far sperimentare ai ragazzi le difficol-tà della natura nel suo complesso, far loro apprendere e mettere in pratica norme di sicurezza elementari ed es-senziali. Per la parte invernale “Sicu-rezza in montagna e sulla neve” hanno tra l’altro collaborato la Protezione ci-vile e il Soccorso alpino valtrumplini: i ragazzi hanno provato l’emozione di vedere un’esercitazione coi cani anti-valanga. Il Maniva tra l’altro è il primo a ospitare l’attuazione del progetto. La montagna li ha accolti con il suo mi-glior biglietto di visita: una giornata piena di sole, neve splendida, pano-rami da cartolina.

nato 23 richieste dei cittadini di cui tre fuori termine di presentazione e comunque discusse, e quattro da enti pubblici. Ne sono state respinte nove perchè richieste di edificabilità dislo-cate fuori dalle zone urbanizzate o in quelle inibite nella cartografia dagli organismi superiori come la Regio-ne. Le altre sono state integralmente o parzialmente ammesse. Bovegno può incrementare nel quinquennio i suoi abitanti di 750 persone: dai 2280 attuali a 3000.

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Non solo musica, ma anche arte e il tutto in onore della donna, all’indo-mani della festa a lei dedicata. Questa è la circostanza che si po-trà vivere a Coccaglio, tra sabato 16 e domenica 17 marzo, quando due consolidate realtà del paese franciacortino fonderanno le loro abilità in un doppio appuntamento aperto a tutti. Il primo gruppo a es-sere coinvolto è il Circolo filatelico numismatico e cartofilo “Luca Ma-renzio” di Coccaglio che, specializ-zato e apprezzato ormai da diversi

anni nella cura e nell’allestimento di accurate mostre ed esposizioni tematiche particolarmente estrose e singolari, proporrà per l’occasio-ne una dettagliata e originale espo-sizione intitolata “La donna... casa, amore, maternità, lavoro, tempo li-bero...”, dove potranno essere libe-ramente ammirate opere seleziona-te inerenti lo status della donna nel corso del tempo.La mostra sarà allestita nell’audi-torium San Giovanni Battista in ca-stello di Coccaglio e resterà aper-

ta e visitabile secondo gli orari: sa-bato dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 18, mentre domenica solo la mat-tina dalle 9 alle 12. Parallelamente all’apertura della mostra e sempre nell’auditorium in castello, dome-nica pomeriggio a partire dalle 17, le scene si tingeranno ancor più di rosa, grazie alla presenza delle co-riste del locale coro femminile “Lu-ca Marenzio” che, in collaborazio-ne col Circolo filatelico numismati-co, presenteranno un coinvolgente spettacolo musicale in favore della

donna, ripercorrendo un vasto e va-riegato repertorio di canzoni e reci-tazione, in una suggestiva cornice fotografica-tematica, curata dal cir-colo stesso.L’ingresso, sia alla mostra che al-lo spettacolo, è libero e gratui-to; per maggiori informazioni, è possibile rivolgersi direttamente al Circolo culturale in via Giova-ninetti 24 a Coccaglio, telefona-re al 3661944212, oppure scrivere un’email a [email protected]. (a.s.)

n Franciacorta esistono tesori che meritano di essere scoper-ti. Ad affermarlo è l’associazio-ne iseana “Universitas Ysei” che propone un percorso alla sco-

perta di 12 pievi e chiese facenti parte di quello che si potrebbe definire “un grande museo ambientale, dove il pa-esaggio costituisce un unicum indivi-sibile tra arte, storia, natura e lavoro dell’uomo”. “La Franciacorta – speci-ficano dal gruppo – vanta la presenza di numerose pievi, veri gioielli storico-architettonici testimonianza della ric-chezza espressiva degli artisti e degli architetti che in questa zona particola-re hanno lasciato il loro segno. Alcune di queste, poco conosciute in quanto non rientrano nei consueti percorsi turistici, verranno scoperte attraver-so un itinerario che si snoda fra colli-ne che si rincorrono come onde e si aprono su paesaggi di rara bellezza”. Da sempre, l’associazione iseana si è mostrata attenta alla conoscenza e di-vulgazione della cultura e della storia

del territorio attraverso corsi specifici e ora prosegue la sua mission con un programma dedicato all’arte in Fran-ciacorta, offrendo a tutti l’opportuni-tà di conoscere luoghi sacri, non so-no sempre aperti al pubblico. L’itine-rario, avviato mercoledì 27 febbraio con la visita alle chiese di Santa Ma-ria Assunta e Santa Maria in Favento ad Adro, proseguirà fino al 19 aprile snodandosi lungo ben nove Comuni, attraverso: il Santuario Madonna della Rosa a Monticelli Brusati e quello del-la Madonna dell’Avello a Ome, la chie-sa di San Bernardo a Provaglio d’Iseo e la Pieve di Santa Maria a Erbusco, a Rovato la chiesa di Santo Stefano e il Santuario dell’Annunciata, a Gussago la Pieve di Santa Maria, a Cellatica il Santuario della Madonna della Stella e, infine, le chiese di San Pietro e San Giovanni a Coccaglio. Il ritrovo è nelle chiese oggetto di visita; le visite gui-date sono libere, ma è indispensabi-le prenotare (sette euro, cinque per i tesserati). Per informazioni: rivolgersi alla sede in via Repubblica 3 a Iseo, telefonare allo 030/980047 (10.30-12 martedì, giovedì, venerdì) o scrivere a [email protected].

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mesi prossimi a venire porte-ranno un ampliamento delle zone dell’Alta Valcamonica raggiunte da collegamenti in-ternet veloci. Le strade infor-

matiche sono oggi importanti qua-si come quelle d’asfalto e operare sul Web a 24 o 48 Kb in analogico è ben diverso dal farlo con i 7MB di una Adsl. Così gli Enti pubblici stanno operando per colmare il ri-tardo digitale, il cosiddetto “digi-tal divide”, che attualmente rende più difficile il lavoro delle aziende e degli imprenditori, oltre che pe-nalizzare la qualità della vita della gente più periferica della monta-gna, già alle prese con svantaggi dovuti a carenza di altre infrastrut-ture e servizi.È di pochi giorni fa la firma di un accordo fra Regione Lombardia e Ministero dello Sviluppo che attra-verso Infratel Italia Spa permette-rà di estendere la banda larga a 73 Comuni ancora esclusi, fra cui

coinvolgendo una società privata, la ‘Tecnologica’, ha creato qual-che screzio, che potrebbe portare la Provincia in ottobre, alla sca-denza dell’accordo, ad un cambio di strategia. Intanto, però, gli Enti comprensoriali camuni hanno rag-giunto un accordo di collaborazio-ne con Secoval, l’azienda che si occupa di banda larga per la Co-munità montana di Valle Sabbia. Dal Pirellone si apprende, inoltre, che Temù sarà l’unico dei Comuni dell’Alta Valle a beneficiare degli interventi disposti dall’Assessora-to all’Agricoltura per diffondere la fibra ottica in aree rurali. Sempre la Regione nel corso dei prossimi mesi attende i risultati dell’appal-to affidato a Telecom Italia per l’estensione dell’Adsl a zone non ancora raggiunte in 103 Comuni bresciani, compresi quelli alto-camuni. Le locali aree turistiche usufruiranno poi di un ulteriore fondo regionale per la creazione

Berzo Demo, Corteno Golgi, Incu-dine, Monno, Temù e Ponte di Le-gno. Si tratta di supportare con la fibra ottica la diffusione dell’Adsl Telecom, che in Valcamonica rag-giunge massicciamente solo una ventina di Comuni, nonchè la or-mai obsoleta Wireless hyperlan promossa nel 2005 dalla Provincia.Proprio dal Broletto è stata nel frattempo promossa l’estensione della fibra ottica lungo la vallata dell’Oglio affidandone la gestione al Bim; il subaffidamento da par-te di quest’ultimo alla multiutili-ty Vallecamonica Servizi-Vendite,

Il Centro di formazione professionale “Giuseppe Zanardelli” di Boario Terme ha approntato un calendario di proposte formative riservato alle imprese, alle associazioni e ai singoli lavoratori: si tratta di corsi organizzati per rispondere alla norma regionale in materia di professionalizzazione di categorie di lavoratori che sono in Cassa integrazione in deroga o in Mobilità in deroga, per i quali esiste un obbligo di partecipazione ai fini di una possibile ricollocazione nel

mondo produttivo. Si tratta del progetto di “Formazione continua”, indicata come uno strumento per cercare di superare la crisi economica. I progetti formativi sono finanziati dalla Regione e dalla Provincia, in base al “Patto per le politiche attive”, siglato lo scorso 28 gennaio, che ha riaperto la possibilità di presentazione delle domande di partecipazione a corsi di riqualificazione da parte di lavoratori che si trovano nelle condizioni sopra descritte Le

modalità della Cassa integrazione vengono illustrate ai lavoratori dalle varie categorie sindacali ed il diritto/dovere di accedere a corsi riqualificanti si concretizza in attività formative che attualmente si concentrano nell’area informatica e nell’area tecnologica. Sono previsti anche corsi sulla qualità aziendale, sull’ambiente, sul primo soccorso e antincendio e sui rischi produttivi. In questo momento, poi, esiste anche un progetto di inserimento lavorativo di 25 soggetti over 55

abitanti nel comprensorio camuno-sebino, finanziato dalla provincia di Brescia, riservato a 25 tra uomini e donne, dai 55 anni in su, o che li compiranno entro il 28 giugno prossimo, che siano disoccupati e iscritti al Centro per l’Impiego territorialmente competente della Provincia di Brescia. Le risorse finanziarie potranno essere prenotate entro le ore 12 del 28 giugno e tutte le azioni dovranno concludersi entro il 31 dicembre 2013. (Davide Alessi)

Il circolo Acli di Darfo, in collabora-zione con l’associazione “Tapioca”, l’Azione cattolica di Darfo, il Cen-tro accoglienza e ascolto “Caritas” di Darfo, il Gruppo “Emergency” di Valcamonica, il presidio di “Li-bera Valcamonica”, l’Osservatorio territoriale darfense, con il patro-cinio del Comune di Darfo Boario Terme invitano tutti a partecipare ai “Dialoghi sul Dono”. L’iniziativa si sviluppa in tre incontri: “Il dono dell’accoglienza”, giovedì 28 feb-braio, con don Fabio Corazzina, parroco di Santa Maria in Silva a Brescia,presso il centro “Caritas” in via Scura, 1 alle ore 20.30; “ Il dono della vita”, giovedì 21 marzo, con Egidia Beretta (mamma di Vit-torio Arrigoni, attivista umanitario ucciso a Gaza) sempre nel luogo ed

all’ora citati (coordina Sergi Gabos-si); “Il dono dell’economia” (“Popo Economy”), ovvero “da dove alle-gramente viene la crisi e dove va”: uno spettacolo “di e con” Alberto Pagliarino; una produzione di Ban-ca popolare etica e Teatro popola-re europero; segue presentazione della realtà di Vallecamonica Bio, Tapioca, Libera, Gruppo acquisto solidale, Banca etica (coordina Pie-ro Confalonieri). Il tutto presso il teatro san Filippo, in via Cimavilla a Darfo. In replica, venerdì 5 apri-le, alle ore 9, per le classi IV e V dell’Istituto “Olivelli-Putelli”, sem-pre presso il teatro san Filippo. L’accoglienza è dono, crocevia di cammini. Accogliere per umanizza-re la nostra umanità. Il dono delle vita illustrato da una madre. (e.g.)

di aree wi-fi gratuitamente messe a disposizione degli ospiti. Il tra-guardo è quello di portare internet veloce in tutti i Comuni e raggiun-gere quel 3,5% di residenti lombar-di, per la gran parte in montagna, ancora esclusi per motivi tecnico-logistici. Per centrare il bersaglio il business è consistente: la Provin-cia ha messo sul piatto 2,5 milioni di euro, mentre circa 20, attraver-so vari progetti, arrivano dalla Re-gione e una decina dal Ministero.

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concreti

1CONGRESSOFEDERAZIONE LAVORATORI

METALMECCANICI

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In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Diceva anche questa parabola: “Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: ‘Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?’. Ma quello gli rispose: ‘Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai’”.

“Il primo uomo”, bellissimo film di Gianni Amelio, è tratto dall’omonimo romanzo, postumo e incompiuto di Albert Camus di cui ricorre quest’an-no il centenario della nascita. Mentre riposa sul letto, il protagonista Jac-ques, (lo stesso Camus) ricorda la sua infanzia. Jacques bambino esce di casa e rivede i volti del passato: la nonna, le scarpe rubate, i cani randa-gi liberati… e poi di corsa sulle sca-le nel palazzo dove abita il maestro (Bernard nel film, Jean Grenier nella realtà). Il bambino appoggia la mano sulla maniglia della porta e la apre, dall’interno dopo uno stacco, vedia-mo entrare Jacques adulto che sta cercando il maestro della sua infan-zia. A lui, che aveva perso il padre quando aveva poco meno di un an-

torto e chi ha ragione, o ancora più ir-razionalmente un giudizio morale su chi era giusto e chi peccatore, il giudi-zio nasce dal supporre di non far par-te della storia. È il nostro personale punto di vista divino. E soprattutto nel caso del giudizio morale il nostro supporre diventa “presunzione” nel senso più semplice e vigliacco dell’es-sere presuntuosi. Si crea il distacco presuntuoso tra noi e gli altri, tra noi e i peccatori, tra noi e gli stupidi, tra noi e la gente. Quest’ultima è l’etichet-ta peggiore che la nostra presunzione mette addosso agli altri e Gesù stesso la usa (ci penso adesso) per toccare la presunzione dei suoi discepoli e poi interrogarli sulla più essenziale delle domande: “per voi chi sono io?”. La gente non ragiona, non pensa, si lascia influenzare. E chi presume, invece, di-ce di ragionare, di pensare, di non la-sciarsi influenzare. E giudica la gente; giudica il peccato di quelli ammazzati da Pilato o dalla torre di Siloe; giudica la stortura del drogato e del diverso; giudica le possibilità dello straniero. Più subdolo, oggi, il nostro supporre,

perché non lo chiamiamo più pecca-to ma situazione sociale o disagio. Ma è lo stesso: noi lo possiamo fare. Perché siamo una pianta dalle lun-ghe fronde con bellissime foglie che possono nascondere frutti dolcissimi. E il padrone (perché non siamo pro-prietà nostra) ci ha piantato per quei frutti, perché non fossimo solo foglie e il nostro stare qui fosse frutto per qualcosa. Ma se il nostro supporre fosse per nascondere la mancanza di questi frutti: cosa potremo essere se non presunzione. La conversione che chiede Gesù è radicale e non riguarda un cambiamento di particolari del vi-vere. È la domanda all’interiorità, do-manda che chiede se il nostro vivere è frutto o solo foglie, cambiamento e non solo parole. I frutti della peniten-za, si diceva una volta: e sono diven-tati fioretti dei dolci... Ma chi potrà credere alle parole della nostra pre-sunzione, se, cercando, non troverà frutti dolcissimi di amore che vengo-no dalla certezza di aver scoperto la dolcezza di Dio? Solo così si ama (e non si presume nulla) l’uomo.

Conversione totaleupporre. Il fico è una pian-ta dalle foglie larghe che nasconde i suoi frutti e per trovarli è necessario cer-care tra le foglie. È difficile

vedere un frutto. Il frutto è necessario cercarlo perché è nascosto. La para-bola di Gesù parte da questo: il frutto è nascosto come per il fico e l’appa-renza della pianta lussureggiante è un inganno se ci si fida dello spettacolo delle foglie. L’apparenza nasconde l’essenza; la foglia il frutto. E così è anche per chi suppone che la storia sia la sua pelle e sia solo quello che si vede; e che la sua interpretazione riguardi solo quello che si vede e non i frutti. È un facile inganno che nasce per autodifesa ed è simile all’interiore certezza che “questo a me non succe-derà mai”. È un modo per allontanare i fatti della storia e sentirsene fuori. Quindi poterla giudicare. E giudicare anche quelli che nella storia si muo-vono e subiscono. Che sia un giudizio storico che stabilisce vincitori e vin-ti o, più profondamente e irrazional-mente, un giudizio di valore su chi ha

no, questo maestro è stato di grande aiuto, come ci rivela un intenso mo-nologo del libro: “Adesso non hai più bisogno di me”, gli disse, “avrai ma-estri più sapienti. Ma, se ti servisse aiuto, vieni a trovarmi, sai dove sto”. Se ne andò, e Jacques rimase solo, smarrito; poi si precipitò alla fine-stra per guardare il suo maestro che lo salutava ancora una volta e lo la-sciava ormai solo, e anziché la gioia del successo, sentì un immenso dolo-re infantile che gli stringeva il cuore”. La sequenza ha voluto suggerirci che ci sono persone nella nostra vita che ci hanno aiutato a diventare adulti. Si sono prese cura di noi, anche se non eravamo loro figli. Ci hanno trasmes-so valori, ci hanno insegnato a stare nel mondo, ad assumerci responsa-

bilità, infondendoci coraggio. Intuen-do dentro di noi che un talento c’era e che andava messo in gioco con la vita, per il bene di altri. Penso sia im-portante fare memoria di questi “pa-dri putativi” che il Signore ha posto sul nostro cammino. Spesso hanno agito in modo gratuito, lasciandoci crescere lungo il cammino in piena fiducia. Penso al mio allenatore di nuoto Isacco, crudele e severo, che ha tirato fuori dal nascondiglio della paura l’uomo che era in me. Penso a padre Tito che mi ha accompagnato nei primi anni della vocazione. Allo stesso tempo è un compito che cia-scuno di noi è chiamato ad assumersi verso le nuove generazioni, sbandate e piene di risorse allo stesso tempo: “come pecore senza pastore”…

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a Chiesa cattolica acco-glie a braccia aperte i ma-trimoni misti perché sono il segno di un’Italia mul-tireligiosa e perché “mo-

strano con la loro vita quello stesso unico Dio che ha dato origine al loro amore. Sono il segno che Dio ha fidu-cia nell’uomo e sta chiamando tanti cuori a incontrarsi. Don Paolo Genti-li, direttore dell’ufficio famiglia e vita della Cei, delinea l’approccio con cui la Chiesa va incontro ai matrimoni mi-sti. E aggiunge: “Il fatto che ci sia un aumento dei matrimoni misti rispetto ai matrimoni che stanno diminuendo in questi anni, ci interroga e sollecita la Chiesa a un’attenzione rinnovata verso queste situazioni, soprattutto in una società che si sta diversificando”. Coppie dunque non da abbandonare a se stesse ma da seguire prima e do-po il matrimonio con percorsi non im-provvisati ma studiati. Per questo, gli Uffici famiglia, ecumenismo e proble-mi giuridici della Cei hanno promosso

Sono 10.858 i matrimoni “misti” celebrati nelle chiese cattoliche d’Italia nel decennio che va dal 1999 al 2008. Sono matrimoni che hanno unito partner cattolici con coniugi di altra confessione cristiana, di altra religione, non battezzati, o che hanno abbandonato la fede. La diocesi di Roma spicca per numero di licenze o dispense richieste per poter celebrare un matrimonio con un/a sposa/o di altra confessione/religione. A parte il picco della

città di Roma, i matrimoni “interconfessionali”, “interreligiosi” e “altri” si concentrano nelle città del Nord e del Centro, dove risiede un maggior numero di popolazione immigrata. Nel decennio preso in considerazione ad aumentare sono stati i matrimoni interconfessionali: se prendiamo il 1999 i matrimoni interconfessionali erano il 4%, nel 2008 sono aumentati al 7%. I matrimoni interreligiosi invece rimangono stabili. Aumentano moltissimo (+50%) i matrimoni

con coniugi non battezzati o che hanno abbandonato la fede. Il 50% dei matrimoni interconfessionali sono con partner ortodossi e appartenenti alle Chiese antiche orientali (3.210). Sono soprattutto le donne ortodosse a sposare uomini cattolici. Seguono poi i matrimoni con partner luterani (17%), con anglicani (11%) e con valdesi metodisti (5%). I matrimoni interreligiosi sono 839, pari all’8%. La maggior parte è con partner islamico (il 52%). Sono soprattutto

donne cattoliche che sposano uomini musulmani, sebbene nel decennio ci sia stata una crescita di donne musulmane che hanno sposato uomini cattolici. La prima nazione da cui provengono gli appartenenti alla religione islamica è l’Albania, seguita da Marocco, Tunisia e Algeria. Riguardo, infine, a matrimoni con “altri”, la maggioranza è costituita da non battezzati (65%) e dai cattolici che hanno aderito ad altre religioni (35%).

gli orientali non cattolici”: un sussidio che “aiuta i parroci e gli operatori pastorali cattolici a fornire risposte corrette dal punto di vista pastorale e giuridico”. Intanto alcune diversità: le Chiese ortodosse affermano simul-taneamente la “sostanziale indissolu-bilità del matrimonio” e la possibilità di ammissione della prassi del divor-zio e di nuove nozze. Inoltre un fede-le orientale non cattolico divorziato e risposato non può essere ammes-so alla comunione eucaristica nella Chiesa cattolica, nonostante nella sua Chiesa ciò sia permesso. Ecco perché è importante che, in preparazione alle nozze, venga esibita una “prova dello stato libero” del fedele orientale non cattolico, qualora abbia celebrato in precedenza un matrimonio e chieda di accostarsi a un secondo matrimo-nio con una parte cattolica. Occorre richiedere “una sentenza esecutiva” a un Tribunale ecclesiastico cattolico perché il precedente matrimonio sia dichiarato nullo.

un convegno sui matrimoni misti con-vocando operatori e responsabili del-le pastorali diocesane. Per i matrimo-ni misti tra cattolici e ortodossi, il rife-rimento è il “Vademecum per la pasto-rale delle parrocchie cattoliche verso

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ra i motivi che hanno spin-to il papa Benedetto XVI ad indire l’Anno della fe-de certamente non era secondario il desiderio

di rilanciare per la Chiesa quel pro-gramma di nuova evangelizzazione disegnato da Giovanni Paolo II. Seb-bene il Sinodo generale dei vescovi si sia dedicato con cura a questa che viene indicata come la priorità della Chiesa nel terzo millennio, questo aspetto dell’Anno della fede è stato in verità scarsamente recepito dalle parrocchie. In questo solco, invece, il giovane clero ha progettato tutto

l’esperienza delle Sentinelle, nata dall’entusiasmo di don Andrea Bru-gnoli, presente anche in diocesi con “Una luce nella notte” ogni mese nel-la chiesa di Sant’Afra in città, e do-po aver approfondito l’uso di diversi linguaggi – come quello teatrale – a servizio del Vangelo, i giovani preti sono andati a Milano per incontrare don Pigi e la comunità parrocchiale di Sant’Eustorgio dove da parecchi anni sono nate le cellule parrocchiali di evangelizzazione e da lì sono sta-te esportate ormai in tutto il mondo. Ciò che hanno incontrato è stata in-nanzitutto la testimonianza di un pre-te anziano, ma ancora entusiasta del-la sua missione che ha condiviso la sua conversione pastorale, avvenuta qualche anno fa durante un viaggio in America. La scoperta di don Pigi del grande mandato di Gesù di anda-re a portare il suo Vangelo in tutto il mondo e a ogni creatura ha trasfor-mato questo uomo da un prete, mal-contento e sull’orlo della crisi perché

il cammino di formazione dei giova-ni preti degli ultimi tre anni di ordi-nazione, cercando di capire cosa si muove in diocesi, in Italia e nel mon-do sulla frontiera della nuova evan-gelizzazione. Dopo aver incontrato

adattato alla situazione e preoccupa-to di conservare quel poco che ave-va, in un prete che vive solo per an-nunciare Gesù e che struttura tutto il suo ministero, la sua vita e la sua comunità per fare ciò che la Chiesa deve essere per sua natura: evange-lizzatrice. L’entusiasmo di questo an-ziano sacerdote mostra che l’evange-lizzazione, prima di essere nuova nei metodi e nelle ricette, è nuova nelle persone. L’entusiasmo di don Pigi ha presto contagiato tutta la sua parroc-chia, grazie soprattutto alla preghie-ra e all’incontro personale con Cristo durante l’adorazione. Così sono nate numerose cellule, piccole comunità di fedeli che riscoprono il proprio battesimo e vivono per diffondere il Vangelo alle persone che condivido-no la loro stessa vita: missionari nel proprio contesto vitale. Questi evan-gelizzatori si trovano ogni settima-na in piccoli gruppi per condividere ciò che Gesù fa per loro e come loro evangelizzano, per pregare insieme e

Venerdì 1 marzoOre 6.50 - Brescia - Santa Messa presso il Seminario minore.Ore 18 - Brescia - Meditazione per il personale di Curia presso il Centro pastorale Paolo VI.Sabato 2 marzoOre 10 - Brescia - Ritiro per i politicipresso il Centro pastorale Paolo VI.Ore 16 - Palosco - Incontro con i cresimandi della zona VII.Domenica 3 marzoOre 10.30 - Berzo Inferiore -

S. Messa in occasione della festa del Beato Innocenzo. Lunedì 4 marzoIl Vescovo partecipa alla Commissione episcopale per la dottrina della fede a Roma.Martedì 5 marzoOre 20.30 - Brescia - S. Messa per l’Unione farmacisti cattolici presso la cappella dell’Episcopio.Mercoledì 6 marzoOre 9.30 - Brescia - Consiglio presbiterale presso il Paolo VI.Ore 20.30 - Villa Carcina - Catechesi per gli adulti presso l’Auditorium.Giovedì 7 marzoOre 10 - Brescia - Visita agli ospiti di Casa Industria.Ore 20.30 - Brescia - Scuoladi preghiera in Cattedrale.

per nutrirsi della Parola spezzata dal loro parroco. L’obiettivo primario di ogni cellula è quello di risvegliare la fede della parrocchia e attivarla dal di dentro. Anche i ragazzi e i giova-ni sono stati contagiati e desiderano essere pescatori dei loro coetanei e amici. L’esperienza delle cellule è squisitamente parrocchiale e in tutto riferita alla vita parrocchiale, ma è di-versa dall’esperienza nota dei centri di ascolto per la sua natura fortemen-te evangelizzatrice. Un’opportunità, come dicono a sant’Eustogio, per svegliare le nostre parrocchie, forse un poco addormentate...

La Cancelleria della Curia Diocesana annuncia i seguenti provvedimenti dell’Ordinario:

La nomina a parrocodalla parrocchia di Lumezzane Sant’Apolloniodel rev.do don Francesco Zaniboni già parrocodi Ciliverghe.

La nomina a presbitero collaboratore della parrocchia di Lumezzane Sant’Apollonio

del rev.do don Ettore Truzzi già parroco di Fiesse.

La nomina a vicario zonale della Zona XXVI della Visitazione di Maria (Suburbana IV)del rev.do don Claudio Boldini.

La nomina a membrodel Collegio dei Consultoridel rev.do don Alberto Cinghia,in sostituzione del defunto mons. Luigi Bracchi.

La nomina a vicario parrocchiale della parrocchia di Rodengo delrev.do padre Fidel Domingo Zarate Zanotelliin sostituzione del rev.do padre Alfonso Maria Serafini.

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ellegrini a Roma nell’Anno della fede. Il vescovo Mo-nari, dal 21 al 23 giugno 2013, guida il pellegrinag-gio diocesano. Sarà l’occa-

sione per incontrare il successore di Benedetto XVI e per festeggiare il 120° anniversario del settimanale diocesa-no e il 125° anniversario della rivista Madre. Sono molte le analogie con quanto successe 50 anni fa: il pensie-ro corre al pellegrinaggio diocesano del 27-29 ottobre 1963 che vide la pre-senza di ben 5000 bresciani. Pellegri-naggio che fu preceduto da tre giorni di preparazione spirituale in tutta la diocesi. Era un “atto di ringraziamen-to alla Provvidenza” che aveva eletto al soglio pontificio il bresciano Gio-vanni Battista Montini. Nelle pagine ingiallite di “Voce” del tempo si può leggere che il pellegrinaggio doveva “rispondere a due scopi e caratteri-stiche particolari: essere cioè un at-to di fede nella Chiesa e più partico-larmente nel Primato Romano”. Per questo “la partecipazione non deve circoscriversi ai soli partecipanti al pellegrinaggio, ma deve essere sen-tita e seguita da tutta la Diocesi”. In quell’occasione la Diocesi offrì an-che dei doni al Santo Padre: il funzio-namento con personale (sacerdoti, laici e suore) bresciani della chiesa intitolata a S. Giovanni Battista nel-la periferia di Roma, la costruzione di un complesso parrocchiale nella

lungo il percorso per il pranzo libero. Nella giornata è prevista la visita alle catacombe di S. Callisto e al termine del percorso di visita la celebrazione della Santa Messa d’apertura del pel-legrinaggio. Sabato 22 giugno (pensio-ne completa) al mattino la celebrazio-ne eucaristica presso la chiesa di S. Clemente Romano. Trasferimento in Vaticano per la visita con guida della Basilica di S. Pietro e un omaggio alle Tombe dei Papi nelle grotte vaticane. Trasferimento presso la basilica di S. Maria in Trastevere per il Rinnovo delle promesse battesimali. Ritorno in piazza S. Pietro per la partecipa-

missione in Burundi, la costruzione della cappella centrale del Semina-rio e l’Eremo di Bienno. Tornando al pellegrinaggio di giugno 2013, la par-tenza è fissata al mattino di venerdì 21 giugno da Brescia in pullman. Sosta

Sul tema “La preghiera e il ricordo nel-la fede”, giovedì 21 febbraio è iniziata la Scuola di preghiera in Cattedrale, il tradizionale incontro del giovedì sera del Vescovo con i giovani in prepara-zione alla Quaresima. La Scuola di pre-ghiera si può seguire anche in diretta su Radio Voce (88.3 – 88.5). La rifles-sione di Monari è partita dal Vangelo di Luca (22,7-20) quando Gesù rivol-gendosi a Simone dice: “Ho pregato per te, perché la tua fede non venga

meno”. Questo passo del Vangelo è una sorta di discorso di addio da parte di Gesù ai suoi discepoli: Gesù lascia il mondo, ma la sovranità di salvezza non scomparirà. Il messaggio di Gesù diventa così un passaggio di testimo-ne. Tocca ai discepoli introdurre nel mondo la forza dell’amore di Dio; il servizio di Gesù consiste nel donare con generosità la sua vita agli altri. “Il traguardo della vita è la comunione con Dio. Come Gesù anche i discepo-

li sono attesi dalla prova. Quando ci mettiamo davanti alla croce, facciamo però fatica a capire che il mondo sia davvero nelle mani di Dio”. Come cri-stiani abbiamo un compito. “Ciascuno di noi ha una vocazione, però per tut-ti noi c’è un’unica vocazione – spiega Monari – di cui tutte le singole voca-zioni sono espressione: rendere pre-sente l’amore di Dio”. Nella quotidia-nità, quindi, “bisogna percepire la vita come servizio che cerca il bene degli

altri. E la realizzazione di questa voca-zione comporta anche il superamento delle prove che ci sono e ci saranno”. A tutti i ragazzi è stato consegnato “Il credo del popolo di Dio” pronunciato da Paolo VI al termine dell’Anno del-la fede nel 1968. Al termine della ce-lebrazione è stato ricordato l’appun-tamento di domenica 3 marzo alle 16 (ingresso gratuito) al PalaBrescia con il musical “Raggi di luce” che racconta la vita di Chiara Luce Badano.

zione al grande concerto in occasio-ne dell’Anno della fede. Domenica 23 giugno a chiusura del pellegrinaggio viene celebrata una Messa presso la chiesa di S. Spirito in Sassia con la partecipazione, prima del rientro, al-la preghiera dell’Angelus in piazza S. Pietro. La quota è di 280 euro (mini-mo 40 partecipanti) con la quota indi-viduale di gestione della pratica di 30 euro. La quota comprende fra le altre cose il viaggio in pullman, l’alloggio, vitto (dalla cena del 1° giorno alla co-lazione del 3° giorno), visite come da programma e l’ingresso con guida alle catacombe di S. Callisto.

Sabato 2 marzo il Centro pastorale Paolo VI ospita l’incontro di preparazione alla Quaresima per le persone impegnate in politica e nel sociale. L’inizio è alle 9 con la Santa Messa, alle 10 la lectio biblica di mons. Monari su “Geremia, profeta scomodo nella città” e alle 11.45 l’intervento del prof. Fulvio De Giorgi su “Il laico cristiano: l’insegnamento del Concilio Vaticano II”. L’incontro termina alle 12 con la consegna del mandato.

Per laici (giovani e adulti) - domenica 10, dalle 9 alle 17, ritiro spirituale: lectio divina con la Parola di Dio della liturgia eucaristica del giorno. Donne - martedì 12, dalle 10 alle 16.30, ritiro spirituale: lectio divina con la Parola di Dio che verrà ascoltata nella liturgia eucaristica della domenica successiva. Presbiteri e religiosi - mercoledì 13, all’Eremo di Montecastello, dalle 9.30 alle 14, ritiro spirituale mensile per il Presbiterio e le

Comunità religiose maschili delle due Zone gardesane, XVI e XVII. Il servizio della Parola è offerto da don Giampietro Prandelli, parroco a San Polo, il ministero della Riconciliazione dai Padri Cappuccini di Barbarano.Esercizi spirituali per laici - Dalla serata di mercoledì 24 al pranzo della successiva domenica 28 aprile (ponte del 25 aprile), don Dino Capra con la comunità delle Suore Dorotee di Cemmo dell’Eremo animerà le giornate

di esercizio spirituale con la lectio divina sulla Lettera dell’apostolo Giacomo: “La fede senza le opere è morta”, splendida testimonianza di unità offerta dalle profonde diversità che animarono la prima comunità ecclesiale. Per info, Eremo di Montecastello, telefono 0365760255, [email protected]; www.montecastello.orgSi ricorda inoltre che per presbiteri, religiosi e diaconi

sono previsti degli esercizi durante l’anno: 23-28 giugno, dom Paolo Maria Gionta, priore Abbazia benedettina di Novalesa su “Il discepolo perfetto del Regno” lectio divina con la lettera di Giacomo; 18-23 agosto, il vescovo Luciano su “La vita secondo lo Spirito”, lectio divina con la Lettera ai Romani; 3-8 novembre, don Franco Mosconi su “Dal tempo di Gesù al tempo della chiesa: una lettura spirituale degli Atti degli Apostoli”.

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i origine milanese, in gio-vinezza si era trasferito nella parrocchia cittadi-na di S. Giovanni e aveva avuto modo di conoscere

gli ambienti della Pace, entrando lui stesso nelle file dei padri oratoriani di San Filippo Neri. E nella Congre-gazione filippina rimase 21 anni, con-tribuendo a dare alla Pace un buon contributo nella formazione della gioventù e nella spiritualità liturgica. Agli inizi degli anni Settanta chiese di essere incardinato in diocesi, co-me alcuni dei suoi confratelli. Il suo lungo ministero sacerdotale, sia come membro della Pace, sia come presbi-tero diocesano, si snoda attorno a tre elementi. Prima di tutto la pastorale. Il suo campo d’azione privilegiato fu la nuova parrocchia di S. Antonio alla periferia ovest, oltre il Mella. Durante i nove anni di curato ebbe come par-roco anche il card. Giulio Bevilacqua. Con l’illustre uomo di chiesa don Tan-sini organizzò la parrocchia, allora segnata dalla povertà del dopoguer-ra, non lasciata del tutto alle spalle. Ma soprattutto imparò da padre Be-vilacqua lo “stile” conciliare di guida di una comunità parrocchiale, basato sulla centralità della Liturgia ben pre-sieduta, bella anche dal punto di vista estetico; sulla catechesi a tutte le fa-sce di età e sulla carità che privilegia i poveri e gli ultimi. Nel 1969 divenne

Villa Pace è una casa di spiritualità animata dall’Azione cattolica di Brescia. Promuove ritiri ed esercizi spirituali, incontri biblici e di studio aperti a tutti. Cura proposte formative con un’attenzione privilegiata alla vocazione laicale. La storia di Villa Pace è legata alla figura di Maria Freschi: la struttura di origine settecentesca le fu donata dal cognato Carlo Viganò nel 1943. L’obiettivo era quello di farne un centro di attività formativa e di spiritualità della Gioventù

femminile. Maria Freschi (1901-1944) ancora studentessa si dedicò con passione alle attività della Gioventù femminile dell’Azione cattolica, che da pochi anni era sorta anche a Brescia. Grazie a una profonda e radicata spiritualità unita a una personalità vivace e coinvolgente, ben presto Maria ne divenne una delle attiviste più stimate. Nel 1935 venne nominata dal mons. Giacinto Tredici presidente diocesana della Gioventù femminile. Nel corso

della sua breve esistenza diede impulso decisivo al diffondersi dell’Ac presso le giovani della diocesi di Brescia, dedicandosi anche a molte opere benefiche e caritative. Colpita da una grave malattia, trascorse gli ultimi mesi dando prova di virtù e di coraggio cristiano. Oggi la salma di Maria Freschi riposa nella cappella di Villa Pace. La casa offre accoglienza a gruppi parrocchiali e associativi, a comunità e movimenti per appuntamenti formativi; è

una casa padronale immersa in un parco secolare: ha 30 camere con servizi privati; offre sette sale di varia capienza attrezzate per conferenze e congressi. Dispone di tre sale da pranzo con una cucina attrezzata che può servire anche banchetti privati. Villa Pace che si trova in via Cavalletto a Gussago è collegata a Brescia dalla linea 13 del trasporto pubblico urbano. Per info, si può contattare il numero 0302776093 o consultare il sito www.villapace.org.

insegnò storia dell’arte. Favorito dal-la facilità di parola, sapeva comunica-re agli alunni il valore e il fascino di un’opera di pittura o scultura. E an-che coi tanti artisti bresciani aveva un buon rapporto. Dell’arte aveva una vi-sione tipicamente “cristiana”: il bello conduce a Dio. E nella liturgia l’opera d’arte deve essere un costante richia-mo al mistero pasquale. Infine il terzo aspetto che don Tansini ha curato nel suo ministero è stata la devozione allo Spirito Santo e la cura dei gruppi di preghiera, un particolare che riscoprì ormai avanti negli anni, quando a Bre-scia, sotto la guida sapiente e decisa di mons. Dino Foglio, prese piede il Rinnovamento nello Spirito. Don Tan-sini era fra il piccolo gruppo di preti che aderì con entusiasmo a questa forma di spiritualità e vi spalancò le porte della sua parrocchia. Una volta lasciata S. Antonio, per raggiunti limiti di età, continuò l’animazione dei grup-pi, che con lui si ritrovavano presso il santuario delle Grazzine. Anche se, in alcune espressioni i gruppi di don Tansini hanno imitato talvolta quelli carismatici o pentecostali d’oltralpe, con la sua guida non si sono mai al-lontanati dalla fedeltà alla Chiesa cat-tolica. E anche questo è un segno che don Giorgio Tansini è stato un buon pastore, che ha lavorato tanto con passione, serenità ed entusiasmo per il Regno di Cristo.

lui stesso parroco di S. Antonio. Gui-dò la comunità per quasi 30 anni, at-tento ad applicare il Concilio e a non abbandonare lo stile che aveva impa-rato alla scuola del cardinale-parroco. Il secondo aspetto che ha segnato il ministero sacerdotale di padre Tansi-ni consiste nel suo rapporto con l’arte. Infatti fu per anni assistente spirituale dell’Ucai, l’Unione degli artisti catto-lici, che aveva fra l’altro sede presso ambienti della Pace. E in Seminario

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Riparte a pieno ritmo per la stagione 2013 il piano formativo del Centro servizi per il volontariato di Brescia. Nel mese di marzo sono in partenza alcuni percorsi dedicati ai volontari bresciani. Si tratta – come ormai d’abitudine – di un’offerta formativa che spazia su svariati ambiti d’interesse e che è totalmente gratuita per i volontari delle associazioni bresciane.I filoni secondo cui si svilupperanno i corsi messi in campo sono diversi: area relazione/gestione

delle persone; area adempimenti amministrativi, legali, gestionali; area inter-associativa; area promozionale e sviluppo dell’associazione; area promozione volontariato e area informatica. All’interno della programmazione del Centro bresciano la formazione ricopre un ruolo basilare, fondamenta su cui i Csv sono stati costituiti: accompagnare al meglio le organizzazioni di volontariato nel loro agire quotidiano. Un agire che cambia a seconda dell’utenza,

delle problematiche affrontate, dell’ambiente circostante, delle persone con cui si “lavora”; e che cambia, come ogni mansione, con l’andare del tempo. Voci autorevoli, da più parti, sottolineano come sia la formazione la chiave per vincere le sfide future che si pongono al volontariato: l’invecchiamento, l’indipendenza dal mondo economico, l’integrazione, il mantenere la propria autenticità. Il programma dei corsi è sul sito internet www.csvbs.it.

n occasione della ricorrenza dell’8 marzo il Centro servizi intende valorizzare il rilevante ruolo e impegno delle donne nel volontariato. Nella nostra

provincia circa il 50% dei volontari è costituito da donne di diversa età che, spinte da varie ragioni, dedicano parte del loro tempo all’attività volontaria. La donna, per la sua particolare sen-sibilità, è figura centrale nel volonta-riato. Questo costituisce per molte un’opportunità per rendersi responsa-bilmente attive nel servizio alle perso-ne e alla comunità. Sono ormai diversi i settori di impegno ed è facile notarlo negli incontri tematici, nelle riunioni, negli appuntamenti che man mano si susseguono: al tradizionale impegno vicino alle famiglie e alle situazioni di disagio, si aggiungono l’ambien-te, l’housing sociale, l’immigrazione, il carcerario, il primo soccorso e un po’ tutti i canali e i terreni dove attec-chisce l’associazionismo bresciano.Il convegno “Donne e Volontariato - Storie, valori, ruoli” si terrà giovedì 7 marzo alle 17 presso la sala Piamar-ta in via San Faustino e vuole essere un’opportunità per approfondire il ruolo delle donne nel volontariato e un’occasione di reciproco confronto tra le esperienze di donne già impe-gnate nelle realtà associative e di si-curo stimolo per tutti coloro che in-tendono apportare il loro personale contributo in questo settore. Aprirà i lavori Adriana Mostarda, vice Presidente del Csv saranno presenti Narcisa Brassesco Pace, prefetto di Brescia, Anna Maria Gandolfi, consi-gliera della Commissione pari oppor-

to dall’Auser di Botticino e alcune te-stimonianze femminili di impegno in associazioni di casa nostra: Anolf, Ca-sa delle donne, Auser, Donne 8 marzo, Bimbo chiama bimbo, Avo.Testimonianze di un impegno civico che ha bisogno di essere comunica-to e trasmesso per poter contagiare persone che ancora non fanno parte del volontariato, ma che potrebbero scoprirne la rilevanza e la bellezza, so-prattutto se giovani e ancora a digiu-no di esperienze associazionistiche; testimonianze di cui abbiamo un gran bisogno soprattutto per dire qualche parola positiva e “bella” in tempi in cui il futuro, anche prossimo, sembra troppo incerto e la sfiducia e lo scon-forto potrebbero farla da padrone.

tunità della Provincia di Brescia, Anna Pastore Airoldi, presidente della stes-sa commissione. “Le donne nel volon-tariato” sarà anche il tema al centro dell’intervento di Elisabetta Donati, sociologa Università di Torino che tratteggerà la figura e il ruolo della donna all’interno delle organizzazioni. Seguirà un intermezzo musicale cura-

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l prossimo 23 aprile ricorre-ranno i 200 anni dalla nasci-ta di Federico Ozanam, un vero “precursore della attua-le teologia del laicato”, co-

me è stato definito da padre Josè Marìa Romàn, di cui di seguito si riportano alcuni passi tratti da un ritratto di un uomo straordinario semplicemente nel suo essere fe-dele: alla famiglia, al lavoro, all’es-sere cristiano e quindi testimone di un messaggio di gioia e di liber-tà, quello che Gesù è il Signore. “Instaurare il Vangelo nel mondo temporale”. Questa fu la grande speranza di Ozanam. Questa è la missione del laico per il Vaticano II. Più che la politica, dalla qua-le presto si ritirò un poco deluso, ciò che preoccupava Ozanam era l’azione sociale della Chiesa. Molto presto egli giunse alla convinzione che l’economia politica deve esse-re sociale, deve essere morale per sanare la società dalla piaga che

paterna ricevette l’educazione che fece di lui un cristiano impegnato. Dai suoi genitori imparò il valore apologetico e benefico della carità cristiana. Però è la sua esperienza nel matrimonio e nella paternità che lo convertì chiaramente nel modello di quella responsabilità laicale dell’apostolato famigliare. Il suo ideale fu quello di rendere il suo matrimonio un esempio e una consacrazione di ciò che deve essere la società umana, una so-cietà il cui vincolo vero è l’amore. Condizione e frutto di tale società è per Ozanam l’unità perfetta, che nasce dal fatto che nel matrimonio cristiano tutto è ripartito in perfet-ta uguaglianza di doveri. I coniugi devono apportare al legame che li unisce, per sempre, le stesse spe-ranze e lo stesso cuore. I più pic-coli traguardi erano interpretati sempre in chiave di fede. Per non parlare dei grandi traguardi. La na-scita di sua figlia, per esempio, fu

la corrode, la miseria della classe lavoratrice. Era convinto che la re-alizzazione dell’uguaglianza tra gli uomini fosse il compito specifico dei cristiani. Per questo dovevano superare tanto il liberismo econo-mico quanto il socialismo reale e dare luogo a una vera società cri-stiana basata sull’amore. Visse la sua vocazione e il suo apostolato di laico cristiano in seno alla famiglia: prima quella paterna e poi quella sorta dal suo matrimonio. Giovan-ni Paolo II ha scritto che “il matri-monio e la famiglia costituiscono il primo campo dell’impegno sociale dei fedeli laici”. Così l’intese sem-pre Ozanam. In seno alla famiglia

l’occasione di un’esplosione di gio-ia soprannaturale. Dal matrimonio e dalla paternità trasse la forza per proseguire il suo infaticabile lavo-ro apostolico nei diversi settori in cui era impegnato. Vi trovò la forza soprattutto per affrontare il male fisico che lo colpì negli ultimi anni di vita. Dalla lettura giornaliera del-la Sacra Scrittura traeva ispirazio-ne per abbozzare una specie di va-demecum del moribondo nel quale

Il 20 aprile si terrà a Milano, presso l’aula magna dell’Università cattolica, il convegno commemorativo per il bicentenario della nascita del Beato Antonio Federico Ozanam, al quale sono invitati tutti i vincenziani, ma anche tutte le persone interessate ad approfondire la conoscenza di un personaggio che ha contribuito in modo significativo a fare la storia moderna. Sarà un’ottima occasione per incontrasi e

affrontare, aiutati da autorevoli relatori, una tematica importante come quella che dà il titolo al convegno: “Federico Ozanam, uomo di pensiero e di azione”.Il Convegno vuole invitare alla riflessione su alcuni aspetti della personalità e del pensiero di Federico Ozanam, grande figura del laicato cattolico del XIX secolo, studente e poi docente universitario, studioso e letterato che ha avuto una parte importante nel movimento delle idee del suo

tempo e che seppe anticipare con grande lucidità e spirito profetico le grandi linee portanti della Dottrina sociale della Chiesa con quasi un secolo di anticipo.Il Convegno si concluderà nel pomeriggio con la solenne Celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Dionigi Tettamanzi (nella foto). Chi fosse interessato a partecipare può chiedere informazioni e costi dell’iniziativa all’indirizzo mail [email protected]

non manca niente: l’esortazione a utilizzare i mezzi naturali di cura, a non temere la morte, a pentirsi dei peccati e ricordarsi di Dio sul letto del dolore, ad abbandonarsi alla sua volontà e a prepararsi per ricevere i sacramenti e rassegnarsi anche a lasciare i propri figli nella povertà... Era la carità di Ozanam che seppe fare della propria ago-nia un ultimo ed eroico esercizio di apostolato.

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Nell’Anno della fede, occasione propizia per intensificare la testimonianza della carità e rinnovare l’essere “Animatori Caritas”, si rinnova l’appuntamento per continuare a sostare sulla scelta pastorale delle relazioni: è fissato sabato 25 maggio il Convegno delle Caritas parrocchiali 2013. In realtà, più che un convegno, un incontro: un appuntamento di riflessione e di condivisione, che fa assaporare il “bello” del

re-incontrasi, per avvalorare l’esperienza degli uomini e delle donne della carità. Così, il vescovo Luciano in apertura di “Artigiani di carità” (2012): “Passare una giornata insieme è prezioso, prima ancora che per le parole che diciamo o le idee che possiamo condividere, per il fatto di essere insieme, di fare cioè un’esperienza di fraternità, di riconoscimento reciproco; questo rientra nel cammino di edificazione della Chiesa che tutti

abbiamo come responsabilità (il Vescovo in primo piano e poi tutti, perché tutti siamo chiamati ad edificare la Chiesa bresciana come Chiesa di Cristo) e lo facciamo creando e vivendo, in occasioni come questa, legami di fraternità e di fede. Che il Signore vi benedica, quindi, vi dia la gioia di vivere momenti così, renda fecondo il vostro servizio, il vostro impegno, il tempo che spendete e le energie che mettete per tutto questo”.

on passati due anni da quando è iniziata la Prima-vera araba che ha coinvol-to i Paesi dell’Africa medi-terranea in un percorso di

rinnovamento politico. Queste rivo-luzioni ci hanno toccato più da vi-cino perché 28mila profughi si so-no riversati dalla Libia sulle nostre coste in un esodo forzato. Data l’in-sufficienza dei posti disponibili nel-le strutture degli Sprar, il Governo italiano ha lanciato un appello affin-ché questa emergenza fosse condi-visa da tutto il territorio nazionale tramite soggetti istituzionali e asso-ciazioni. Caritas italiana si è mossa da subito accogliendo sul territorio nazionale circa 3000 profughi, 52 dei quali seguiti dalla Caritas dio-cesana di Brescia. Nell’accoglienza si è dimostrato subito impossibile pretendere di “imporre” i “nostri contenuti” a persone di cultura e co-stumi diversi da noi e tra loro. For-se la parte più difficile è stata quella del “mettersi nei panni” dei profu-ghi ospitati: trapiantati in una terra straniera senza averlo desiderato, parcheggiati in una struttura senza certezze sui tempi di attesa per esse-re riconosciuti o meno titolari di un diritto di permanenza sul nostro ter-ritorio… un’attesa estenuante. Basti pensare che a ottobre 2012, quanto stava ormai per scadere l’accoglien-za, solo al 40% era stato riconosciuto un permesso di soggiorno per moti-vi umanitari, sussidiari o l’asilo po-litico; il 60% ha dovuto attendere il decreto del novembre 2012 per rice-vere un permesso di soggiorno di un

cucina per “poter cucinare il proprio cibo”, progetti di coinvolgimento dei ragazzi in piccole attività lavorati-ve e di volontariato, l’attivazione di iniziative ricreative. I ragazzi sono stati soprattutto aiutati a superare una logica di assistenzialismo, per attivarsi nella ricerca di soluzioni individuali di autonomia alloggia-tiva presso conoscenti e l’avvio di percorsi lavorativi che consentis-sero loro di “riprendersi in mano” e ricostruirsi, per una presenza in Italia fatta di doveri e diritti. Un po’ alla volta i nostri compagni di viag-gio sono partiti per la loro strada e in questi giorni anche l’accoglienza a cura della Caritas di Nave, l’ultima ancora attiva, è terminata.

anno per motivi umanitari. Mettersi nei panni per capire e condividere: per questo la Caritas diocesana ha realizzato in questi due anni corsi di italiano, un corso di alfabetizza-zione informatica, un corso di pani-ficazione, l’accompagnamento per l’iscrizione ai Centri per l’impiego, la consulenza giuridica, uno spazio

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l 22 febbraio la Cisl scuola di Brescia e della Valle Camonica ha celebrato il suo primo con-gresso unitario. Il congresso ha approvato una mozione arti-

colata su significative linee d’azione. Particolare attenzione è stata data al processo di riorganizzazione in corso nel Sindacato, un processo che deve essere caratterizzato da una costante attenzione al territorio, per evitare di perdere le significative esperienze e competenze maturate nel corso de-gli anni. Spazio nella mozione anche per il capitolo formazione. “Riteniamo fondamentale investire nella forma-zione degli operatori, dei collaborato-ri, delle Rsu e dei terminali associa-tivi – è il passaggio dedicato al tema – nell’intento di favorire lo scambio, il confronto, la circolazione di idee, la conoscenza reciproca, la liberazione di energie, la scoperta di nuovi colla-boratori, la diffusione di informazioni, la presenza partecipata e la riscoper-ta dell’adesione alla nostra organiz-zazione sindacale per la condivisione di valori, idee, progetti”. Un deciso impegno nella promozione dell’unità sindacale è un altro dei passaggi chia-ve della mozione. “Riteniamo essere condizioni indispensabili per favorire l’unità – continua il testo approvato – il responsabile rispetto, la trasparen-te collaborazione, la dignitosa coeren-za”. Dalla Cisl scuola un invito anche al Governo per la promozione di un reale cambiamento nelle relazioni sin-dacali, a tutti i livelli. “Ritenendo non più rinviabile la ripresa del progetto di una buona scuola per rilanciare il Paese – è il passaggio della mozione –,

re in un’ottica intergenerazionale le questioni della formazione iniziale, del reclutamento e della previdenza”. La mozione approvata al termine del congresso indica anche l’assunzio-ne di impegni precisi per il prossimo quadriennio: recupero dell’etica della responsabilità e della partecipazione, di tutti; promozione di una riorganiz-zazione finalizzata a rendere più effi-cace l’azione nelle nuove condizioni politiche, economiche e sociali; indi-cazione di una centralità della con-trattazione di secondo livello, per favorire la riscoperta della contrat-tazione d’istituto; sensibilizzazione sui valori, avvicinando i futuri poten-ziali lavoratori dell’istruzione e della formazione.

vogliamo perseguire i seguenti obiet-tivi: contrastare la pura logica del ri-sparmio e del taglio lineare; consenti-re l’esercizio di una autentica autono-mia scolastica; favorire l’incontro tra istruzione, formazione, territorio e le rispettive politiche; riaprire il tavolo sul rinnovo del contratto nazionale, ripensandone alcuni istituti; rivede-

Protagonista del recente congresso della Cisl scuola anche la sorte dei 406 vincitori del concorso per dirigenti scolastici dello scorso anno. Il tema è stato sollevato da Emilio Raizer che ha chiesto alla Cisl scuola territoriale, regionale e nazionale una particolare attenzione alla situazione degli idonei/vincitori del concorso della Regione Lombardia, la cui nomina è stata bloccata per la presunta e pretestuosa trasparenza in controluce delle buste contenenti

i nominativi dei candidati alle prove scritte del concorso. Raizer, ha richiesto con forza che la Cisl scuola si impegni a tutti i livelli per tutelare il buon diritto di ottenere quanto faticosamente conquistato sul campo a vantaggio di coloro che hanno superato con merito, onestà, impegno le quattro prove del concorso. Soprattutto ha richiesto che si impedisca in modo assoluto la mobilità interregionale che si profila all’orizzonte, in quanto vanificherebbe la possibilità di

ottenere i posti ora da assegnare e renderebbe inutile e beffarda una successiva validazione dell’attuale graduatoria. Emilio Raizer ha terminato il proprio intervento ringraziando in particolare il dottor Colombini perché, pur senza esporsi esplicitamente fino a oggi, ha assicurato “sottotraccia” il proprio appoggio e l’impegno suo e della Cisl scuola regionale in tutte le sedi ove potrà contribuire a risolvere positivamente la questione.

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’etica, dal greco ethos, costume, modo di vive-re, riguarda la nostra azione nel mondo, quin-di è una cifra essenziale

del nostro essere. Come ci insegna Aristotele, essa è la scienza delle cose possibili, ha una sua “logi-ca” dialettica, ci serve per trovare i mezzi giusti in vista del fine della nostra azione.Il nostro mondo attuale è connota-to fortemente dalla presenza del-la tecnologia, che è uno dei mezzi centrali della nostra esistenza, di conseguenza non possiamo non interrogarci sul suo corretto uso, sulle sue implicazioni etiche per il nostro modo di vivere.Queste questioni cruciali sono state affrontate nell’incontro di presen-tazione del libro di Adriano Fabris “L’etica delle nuove tecnologie”, La Scuola editrice, in cui l’autore è sta-to intervistato da Ilario Bertoletti.Secondo Fabris, la svolta epoca-

le della storia contemporanea è l’esplosione della bomba atomica nel 1945, alla fine della Seconda guerra mondiale. Fino ad allora, il dominio dei mezzi umani è nelle mani della “tecnica”, che è un po-tenziamento del nostro agire. Già i greci ne parlavano: la techne, arte del fare, è sia lo strumento sia la capacità di usarlo. Esso può esse-re, in quanto mezzo, sia buono che dannoso e dipende dall’uomo, che è l’attore principale. Dopo Hiroshima e Nagasaki tutto cambia: inizia l’epoca della tecno-logia, che non è solo potenziamen-

to dell’azione umana, ma è di più, è la tecnica con una “sua” logica, che non è più sotto il controllo as-soluto dell’uomo, ma ha il potere di imporre la sua forza intrinseca, di cui noi non sappiamo più preve-dere gli effetti.Questo è il dramma dell’uomo con-temporaneo, che si trova di fronte a una sua creatura, la tecnologia, che è in grado di imporgli leggi, logiche, modi di fare, quindi che può smi-nuirne la potenza, la stessa libertà. Infatti, per Fabris, noi siamo im-mersi nel mondo delle tecnologie, usiamo una varietà notevole di stru-menti, ma spesso rischiamo di per-dere la nostra autonomia, la nostra essenza di esseri pensanti e liberi. Questi aspetti si vedono anche nel-la dimensione del “virtuale”, che, nelle sue varie forme, sta dominan-do la realtà tecnologica: esso è un mondo parallelo, che ci dà molte possibilità di azione e interazione, di comunicazione; in questo senso

ci potenzia. Addirittura col mondo virtuale possiamo agire in diverse realtà, nello stesso tempo, in una logica di “multitasking”.Tuttavia qual è l’unico criterio “eti-co” seguito dalle nuove tecnologie? Quello del “basta che funzioni”, quindi delle procedure corrette, dell’utile. Se noi ci adattiamo a ta-li riferimenti etici, rischiamo di di-ventare del tutto succubi dell’utili-tarismo tecnologico e del suo “fun-zionalismo” asettico e cinico. Infat-ti, in questo modo, l’uomo perde di vista la presenza di altri valori, che sono la persona in sé, il bene in sé, e considera solo ciò che funziona ed è utile, in una logica meccani-cistica che non va oltre l’immedia-tezza del fare. Col criterio etico della tecnologia, noi rischiamo di diventare protesi delle macchine, esseri non più li-beri e pensanti, piccoli ingranag-gi di un sistema che ci domina, ci mortifica, ci usa. Allora quali so-

no le prospettive che abbiamo di fronte a noi? Se accettiamo in modo passivo il dominio delle tecnologie, andia-mo incontro a un mondo disuma-no, sostanzialmente nichilista, che non vede altro valore che quello dell’utile tecnologico. Se, invece, riprendiamo un discor-so etico, nel senso profondo del termine, possiamo seguire la stra-da della responsabilità, per cui dob-biamo capire che ogni nostra azio-ne ha delle conseguenze sugli altri e sul futuro. In questo caso dobbiamo tornare a essere noi i protagonisti, a essere autonomi e liberi, a plasma-re la nostra vita, a non essere “ser-vi” della tecnologia, ma “padroni” dei nostri mezzi. L’ultima strada è quella che ci dà maggiori speranze per il futuro, perché pone al centro non la mac-china, ma l’uomo, che vale in sé, che è un valore assoluto, al di là di ogni procedura tecnologica.

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iprendendo lo slogan di una trasmissione tele-visiva di successo degli anni passati, si parlerà di sfide che l’uomo affron-

ta quotidianamente: “piccole caparbie sfide che cambiano una vita, ,sfide sociali che trasformano i popoli e le nazioni e sfide sportive che lasciano milioni di persone a bocca aperta”, scrive Camilla Gritti, presidente del Sistema Bibliotecario. E le 27 sera-te che si susseguiranno toccheranno tutte le corde di questa infinita gam-ma. Si leggerà di sportivi che hanno sfidato la velocità, l’altezza, la forza, la gravità; si parlerà di donne perdu-te, audaci, peccatrici, di Sante che hanno sfidato le regole e la storia. Si indagherà sul rapporto tra sfide e fede partendo dalla loro etimologia: “sfidare come provocare una batta-glia e sfidare come diffidare, ovvero togliere la fede”. Le serate seguono il format ormai collaudato, ma “di an-no in anno, da temi generici dell’ini-zio ci siamo sempre più focalizzati su tematiche specifiche” come ha detto Fabio Bazoli, direttore della biblio-teca clarense, ente capofila; le sera-te divideranno tra quelle dedicate a

letture di brani scelti accompagnate da musica o spettacoli, a quelle forse più amate dal pubblico, che vedono la presenza dell’autore in sala. Fonda-mentali per la riuscita della rassegna le collaborazioni che di volta in volta vengono messe in essere. Collauda-ta quella con l’associazione culturale l’Impronta, presieduta da Paolo Festa che ha dichiarato come “le bibliote-che sono uno straordinario volano per la cultura”, ricordando le due se-rate in calendario dedicate ai vincitori del premio “Microeditoria di qualità” 2012. La prima, mercoledì 3 aprile a Roncadelle nella quale l’autore An-drea Malavesi presenterà il libro “V Nigthmare. Un’analisi lucida e senza interferenze dei fatti del G8 di Geno-va”. La seconda, in calendario giovedì 11 aprile a Chiari, nel Museo della Cit-tà, vedrà protagonista Stefano Toma-soni con il suo libro “Avevo un cuore

che ti amava tanto”. L’apertura di que-sta edizione, sabato 2 marzo, presso il Salone Marchettiano di via Ospe-dale Vecchio alle 21, è stata affidata alla voce narrante di Luciano Bertoli, accompagnato dal giovane giocoliere clarense Marco Faustini, ed è intito-lata “Posizioni bizzarre, storie di uo-mini che sfidano la gravità”. Incisivo il ruolo dello sport in questa rassegna dedicata alle sfide, e determinante la collaborazione e il patrocinio del Csi. Una serata tutta da seguire sarà quella del 15 marzo a Cazzago San Martino: don Alessio Albertini, assistente spi-rituale del Csi, nel suo libro “Più su”, presenta con un parallelismo tra sfi-da sportiva e crescita spirituale, i vari volti dello sport. Da segnare anche la serata del 16 aprile a Passirano con Pietro Trabucchi, psicologo motiva-zionale che da anni segue le squadre di triathlon e di rugby.

“Open”. “Aperto”. Così si intitola il nuovo spettacolo del ballerino e co-reografo, forse uno dei più famosi at-tualmente, Daniel Ezralow. Mercoledì 6 marzo alle 21 “Opern” sarà sul palco del PalaBrescia per la stagione “Colpi di scena al PalaBre-scia” e chiuderà, gioco di parole, la tournèe dello spettacolo che racco-glie alcune delle sue innumerevoli coreografie che spaziano dalla tele-visione (San Remo e “Amici), allo spettacolo (Fiorello e Celentano), dal musical (Cats nella versione italiana), al cinema (“Across the universe”), senza dimenticare la collaborazione con artisti musicali del calibro degli U2. “Il titolo − racconta Ezralow − fa riferimento all’apertura culturale, ma anche stilistica, perché ho sem-pre il problema di definire il mio tipo di danza. Mi piace mescolare. La mia formazione non è classica, quindi ci sono poche punte. Non è neanche la break dance, quindi non roteo tanto sulla testa. Ma posso usare ognuno di questi elementi per comunicare il sen-so del momento. Il titolo − continua − è anche la parola in sé, con le sue quat-tro lettere molto bilanciate. Le vedo e nella mia testa succede qualcosa”. Ma la spiegazione di quanto avverrà sul palcoscenico e la scelta de titolo non si esauriscono. E aggiunge anco-ra: “In un primo tempo avevo pensato a Recostruction, pensando a Calvino. Dobbiamo rimuovere, ricostruire. Ma il titolo non funzionava. Mia moglie mi ha suggerito Open: una parola bella in cui c’è tanta energia. Aperti possono essere il cuore, la mente, gli occhi, una

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finestra. Bisogna guardare al presen-te senza remore, appunto con mente aperta”. Sul palcoscenico 8 danzatori daranno corpo a un’originalissima se-lezione del repertorio di coreografie create nella sua lunga carriera e og-gi reinterpretate per il palcoscenico, utilizzando come colonna sonora la musica classica: quadri che accresco-no l’emozione. “Non è mia intenzione raccontare una storia” conclude. Bi-glietti da 22 a 36 euro (+ prevendita) Info: palabrescia.it . (m.t.)

È in programma per le 21 di domenica 3 marzo presso il teatro Centro Lucia di Botticino lo spettacolo “Comics show”, di e con Jango Edwards, uno dei più importanti clown della scena internazionale. L’artista americano proporrà, nelle giornate dell’1, 2 e 3 marzo uno stage intensivo di teatro comico che si terrà presso Container12 in via Carducci,12/e sempre a Botticino. Nel corso dello stage la combinazione di

un’esperienza professionale ventennale, con profonda consapevolezza e semplice logica permetterà al maestro di rivelare le caratteristiche del clown. L’utilizzo di vari giochi, attività fisiche, dimostrazioni socio-logiche, improvvisazioni e sperimentazioni permetteranno a ogni partecipante di riscoprire la propria comica semplicità, innocenza e logica. Per informazioni: Laura 3391493930 o [email protected]

Tratto dall’omonimo romanzo di Silvia Vecchini, lo spettacolo narra la vita di Maria dalla nascita fino alla fuga in Egitto, descrivendone il percorso di crescita umana e spirituale che la porterà a essere moglie di Yoseph e madre di Yeshua. Il filo rosso che Miryam, la protagonista, usa per tessere la tenda del tempio è nello stesso tempo concreto e metaforico e l’ago viene usato dalla sensibilità dell’autrice come una penna per legare insieme i vari volti

nella trama di questa storia. La vicenda viene narrata a più voci dai testimoni dei fatti che raccontano il mistero della natività. Lo spettacolo, a ingresso libero e gratuito, fa parte dell’iniziativa “Vola alta la Parola. Teatro, poesia, dialoghi in Fondazione 2012-13” sostenuta dalla Fondazione della Comunità bresciana. Miryam è in programma per le 21 del 7 marzo presso l’auditorium S. Dorotea, in via Cocchetti, 5 a Cemmo di Capo di Ponte.

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Il maestro Francesco de Angelis, Konzertmeister (primo violino dispalla) dell’orchestra del Teatro alla Scala di Milano, ha scelto la Scuola di musica del Garda come sede per il suo corso di Altaspecializzazione in violino. Il primo semestre del corso di Alta specializzazione che inizierà il 25marzo prossimo, sarà indirizzato ai diplomati che devono preparare la partecipazione ai concorsi d’orchestra per violino di spalla e di fila ma sarà anche aperto a giovani

di talento di ogni età che desiderano approfondire lo studio del violino con un interprete d’eccezione. Il corso inizierà il 25 marzo e le domande di ammissione dovranno essere presentate alla segreteria della scuola entro il prossimo 20 marzo mediante posta elettronica. I dettagli del corso sono disponibili sul sito web della scuola www.scuoladimusicadelgarda.it. Per informazioni: 340/5056811, o via e-mail all’indirizzo [email protected].

na doppia personale per celebrare i 40 an-ni di attività artistica. È questa la scelta del-la Galleria Minini di

Brescia che ospita le opere di Et-tore Spalletti e Sol LeWitt. Il lavo-ro di Spalletti spazia tra pittura e scultura e consta di vasi e tavole dai colori seducenti quali l’azzurro del cielo, il marrone della terra, il verde dei prati, il rosa dell’incar-nato, strutture primarie sulle quali costruire le opere, espressione di poesia e istinto creativo. Maestro dell’arte concettuale, l’opera di Sol LeWitt si esprime attraverso linee, forme geometriche e loro combi-nazioni, spostando l’equilibrio del-la creazione dalla realizzazione all’ideazione. Un artista che deve molto all’Italia, dove ha vissuto a lungo, traendo ispirazione per i colori, restituendo nel contempo i suoi tesori di semplici intuizio-ni combinatorie, osserva Massi-mo Minini. “Ettore Spalletti e Sol

LeWitt”, Galleria Minini, via Apol-lonio 68, Brescia. Fino al 30 marzo, apertura dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 19.30, sabato dalle 15.30 alle 19.30. Un omaggio a due sto-rici movimenti che hanno segnato la scena artistica degli anni Ses-santa e Settanta e che continuano

a influenzare il presente: Fluxus, che ha recentemente festeggiato il 50° anniversario di fondazione, e il gruppo della Poesia visiva ita-liana, nato l’anno seguente, è la scelta della Fondazione Berardel-li. A raccontare la storia del grup-po Fluxus più di 40 scatti originali, che ritraggono gli artisti nel corso di performance e happening. Per il movimento italiano vengono pro-posti collage insieme a una selezio-ne di documenti, manifesti, inviti, volantini, fotografie e pubblicazio-ni dell’epoca. Un’occasione unica per ammirare una parte inedita della collezione della Fondazione che offre non solo testimonianze delle ricerche verbo-visuali, ma anche dei più significativi movi-menti d’avanguardia del Secondo dopoguerra. “Poesia visiva vs Fluxus”, Fondazio-ne Berardelli, via Milano 107, Bre-scia. Inaugurazione sabato 2 marzo ore 18, fino al 6 aprile, da martedì a sabato dalle 16 alle 19.

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La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dalla chiesa parrocchiale di Cristo Re in Brescia su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

Come ogni anno Radio Voce offre agli ascoltatori una serie di dirette speciali in occasione dei Quaresimali e della Scuola di preghiera. Giovedì 28 alle 20.30 in collegamento dalla Cattedrale è in programma la seconda serata della Scuola di preghiera con il vescovo Monari. Venerdì 1 marzo, sempre alle 20.30 in collegamento diretto dalla Cattedrale, la riflessione del prof. Brunetto Salvarani sul tema “Giobbe il giusto castigato” , all’interno dei Quaresimali 2013.

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Una delle più importanti regole dello spettacolo televisivo è creare punti di contatto con il pubblico, gettare ponti che uniscano la vita di tutti i giorni con la sua rappresentazione sullo schermo. Il tentativo è quello di riportare nelle case dei telespetta-tori ciò che fa parte della loro quoti-dianità, ma con qualche modifica che la renda più spettacolare, e dunque meno reale. Mai come negli ultimi anni si è dato spazio al cibo e all’arte culinaria. Nu-merose trasmissioni sfruttano que-sto importante elemento della no-stra vita. L’ultima frontiera televisiva su questa strada è stata raggiunta da

“Masterchef”, un talent show inglese diffuso in tutto mondo. In Italia è pro-dotto da Sky e la 2ª edizione si è con-clusa la scorsa settimana (andrà in replica fra un mese sul canale Cielo). Squadre di “cuochi per caso”, acco-munati dalla grande passione per la cucina, si sfidano nella preparazione del piatto migliore che verrà premia-to da tre illustri giudici, celebri chef internazionali. Per la prima volta una sfida ai fornelli ottiene lo spazio delle grandi occasio-ni, con una produzione televisiva im-ponente e conseguente riscontro po-sitivo di pubblico: le ultime puntate di Masterchef sono state viste da un

milione di abbonati Sky, e se si pen-sa che in totale sono circa 5 milioni, si può parlare di successo. Si, ma a che prezzo?L’obiettivo del programma è testare la capacità organizzativa, l’inventiva e l’abilità dei concorrenti. Le moda-lità però lasciano a desiderare. I tre giudici sono taglienti e spietati, umi-liano i sottoposti dall’alto della loro esperienza, insultano chi ha sbaglia-to, lanciano piatti e oggetti con di-sprezzo quando non sono soddisfatti e sottolineano gli errori con un sar-casmo da schiaffi (e questa sarebbe “esperienza”?). I concorrenti a loro volta si guardano in cagnesco, fanno

di tutto per ostacolarsi e addirittura all’interno delle singole squadre ci so-no arrivisti disposti a tutto pur di “far carriera”: non a caso la vincitrice di questa edizione si è fatta strada met-tendo in difficoltà i propri compagni, eludendo regole ferree e ponendo in cattiva luce gli avversari. E grazie alle sue furbizie ha vinto il primo premio di 100mila euro. C’è veramente bisogno di incoraggia-re e premiare questo stile maniacale e forsennato di affrontare una sfida? A cosa giova un clima così teso in una trasmissione televisiva? Sicura-mente agli ascolti, considerato che i tre esimi giudici sono ora personaggi

nazionali, simbolo della professiona-lità a tutti i costi: non importa come, ma solo cosa. Il pubblico si affolla sempre intorno alla zuffa per strada, prende parte per l’uno o per l’altro, si aspetta l’ennesimo sacrificio uma-no esibito in televisione, il Colosseo mediatico dove i cattivi sono la stirpe nobile che offende i perdenti.E l’aspetto più deludente è che si sta parlando di un’arte, quella culinaria, che ha come suo presupposto fon-damentale il servizio al prossimo. No grazie, piuttosto che mangiare una trasmissione cucinata con tan-ta angoscia, meglio andare a letto senza cena.

La Casa del clero si è trasferita da via Lama a via Bollani 20, nella storica palazzina dei professori dell’ex seminario. Un edificio donato alla Fondazione Carlo e Giulia Milani che ha provveduto a ristrutturarlo. L’immobile può ospitare 30 sacerdoti in 15 miniappartamenti, mentre quattro monolocali sono riservati a sacerdoti di passaggio. In Primo piano (alle 9.20) intervista a mons. Cesare Polvara, consigliere della Fondazione. In marzo la rubrica

Ecclesia è in collaborazione con l’Ufficio per l’impegno sociale. Nelle prime puntate il punto sul progetto Spes at work (ore11).Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, va in onda (in differita e in diversi orari) anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte di Manerbio e Radio Raphaël. Le rubriche si possono riascoltare in podcast sul sito radiovoce.it.

La prossima puntata della rubrica “La Buona Notizia” apre con il servizio “I bresciani da Benedetto”, in occasione degli ultimi Angelus e udienza generale di papa Ratzinger. A seguire: “Giovani in preghiera”, il tradizionale percorso di preparazione quaresimale dei giovani; “Il ritiro degli universitari” con la riflessione sull’episodio della samaritana al pozzo; “Il Vescovo e i cresimandi di Chiari”. La rubrica “4 parole...”

è con suor Cati Pintossi sulla Casa di spiritualità Mater Divinae Gratiae. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche lo speciale “I cristiani e l’impegno politico”, con relatore il vescovo Monari.

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Ci sono temi tabù, che si finge di non considerare, fino a quando una pelli-cola come “The sessions - Gli appun-tamenti” di Ben Lewin li porta davanti agli occhi. Il film, premiato al Sundan-ce film festival 2012 dal pubblico e della giuria e che ha regalato a Helen Hunt la nomination come attrice non protagonista, non lascia spazio all’im-maginazione. Tutto è lì, davanti agli occhi dello spettatore. E il racconto si incentra in un particolare momen-to della vita di Mark O’Brien (John

Enrico Brignano sul palco a Brescia con “Tutto suo padre... e un po’ sua madre”. Dopo le tappe della tournèe invernale 2011-12 e di quella estiva per un totale di oltre 400mila spettatori, Enrico Brignano torna in tour in Italia per la seconda parte dello show dedicato alla sua famiglia che si amplia diventando “Tutto suo padre…e un po’ sua madre!”, un omaggio di Enrico alla sua famiglia, un pot-pourri di ricordi. Uno show con orchestra

dal vivo, canzoni originali, un corpo di ballo con 10 ballerine e con le coreografie di Bill Goodson. L’appuntamento è per venerdì 1 marzo alle 21 all’Eib; i biglietti sono disponibili in prevendita: 1° settore numerato 63 euro; 2°settore num./tribuna centrale 48 euro; 3° settore non numerato 33 euro. Alla sera dello spettacolo: 1° settore num. 65 euro; 2° settore num./tribuna centrale 50 euro; 3° settore non num. 35 euro. Infoi allo 0302791881.

assa le giornate a studiare e a pregare “senza timore di perdere tempo”. Miche-le Gazich è un cantautore noto per la ricercatezza

dei testi; in questi anni ha visto un progressivo allargarsi del pubblico e della sensibilità dei suoi appassiona-ti. Si descrive alla continua ricerca di una radice interiore; nel corso dell’in-tervista ritornano più volte proprio le parole ricerca e preghiera. Da anni la-vora a un progetto famigliare parten-do dai racconti della trisnonna nata a Istambul: una storia ricca di cam-biamenti senza confini territoriali. È uscito da circa un mese il cofanetto “Verso Damasco” realizzato da Miche-le Gazich. Tutto nasce da una serata in Duomo Vecchio in un concerto messo in scena lo scorso 18 maggio: “È sta-to emozionante – ricorda – suonare lì. Il mio concerto ha una dimensio-ne spirituale”. Il cofanetto contiene il film-concerto della serata girato dal regista bresciano Enrico Fappani, un cd audio e un libro in italiano e in in-glese con i testi e i saggi critici scritti da Gazich e vari approfondimenti; il tutto è arricchito da un documenta-rio sul “fare musica” curato dal gior-nalista Luca Baracchetti. Si possono raccontare le sensazioni di quel con-certo? “Il mio sforzo – spiega – è stato

di unire pubblici diversi che volesse-ro entrare in sintonia con la musica e con il messaggio dell’amore-carità di San Paolo che nella prima Lettera ai Corinzi scrive: Possiamo parlare la lingua, ma se non abbiamo l’amore cosa facciamo? Mi sono sforzato di costruire un concerto che ha raggiun-to dal mio cuore altri cuori”. Le paro-le hanno un ruolo rilevante nelle sue composizioni. “Il mio percorso musi-

volare, FonoBisanzio 2010, Il giorno che la rosa fiorì, FonoBisanzio 2011) e un Ep (Collemaggio, FonoBisanzio 2010) con l’apporto della band La Na-ve dei Folli. Ad essi si aggiunge L’Im-perdonabile (FonoBisanzio 2011), re-gistrato da solo, sovraincidendo voce e strumenti. L’Imperdonabile ha dato origine al Concerto spirituale, propo-sto con un’accattivante formazione a tre di polistrumentisti: oltre al suo violino e alla sua viola, si possono ascoltare pianoforte, dulcimer, bou-zouki, chitarra, violoncello seconde voci. Gazich, sempre nell’ambito del 2012, ha inoltre pubblicato, in colla-borazione con Massimo Priviero, il progetto FolkRock, attraverso il quale i due artisti hanno proposto originali riproposizioni (“esercizi di ammira-zione”) di grandi classici del genere. E adesso? Prosegue i suoi concerti spirituali (Sul sito michelegazich.it le date e i concerti) in giro per l’Europa (in Germania verrà stampato anche in vinile). Prosegue anche la collabora-zione con altri cantautori come Erik Andersen o in Norvegia in aprile con l’americana Mary Gauthier. Il sogno nel cassetto? “Passare un anno a casa per raccogliere le idee” perché Gazich non ha paura di prendersi del tempo: lo studio e la ricerca personale ven-gono prima di tutto.

cale e personale è sempre stato nella direzione di dare peso alla parola, mi sono sempre sforzato di dire qualcosa che potesse avere un significato. Non mi piace urlare: voglio impormi sus-surrando delle cose che spero possa-no avere un peso per chi le ascolta”. Ad oggi Gazich, che ha collaborato a più di 40 album, ha pubblicato a suo nome tre album articolati in una trilo-gia (Dieci canzoni di Michele Gazich, FonoBisanzio 2008, Dieci esercizi per

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Hawkes), immobile dal collo in giù, che respira con l’aiuto di un polmo-ne d’acciaio a causa della poliomeli-te che lo ha colpito a sei anni. Storia vera quella di Mark, poeta e scrittore, che gira per le strade spinto su una ba-rella, che ha raccontato le sue lezio-ni con la terapista sessuale in un ar-ticolo, a cui il film si ispira. Al centro della vicenda il tema della disabilità e della sessualità, passando per quel corpo che “Dio ha pensato per te”, dirà la terapista del sesso Cheryl Co-

hen Greene (Helen Hunt) in uno degli appuntamenti; non una prostituta ma una professionista che ha il compito di accompagnare il disabile Mark nel-la scoperta del proprio corpo e della possibilità ad amare; così come è. E la scoperta di questo è presentata passo passo nei dettagli, nella sua nudità e nella sua tecnicità. Davanti agli occhi dello spettatore Levine mette a nudo tutto, non solo i corpi: l’imbarazzo, la difficoltà psicologica e fisica, l’osta-colo della disabilità e della malattia,

la ricerca di un senso e di un’anima. Anche il linguaggio è esplicito, senza pudori, ma senza volgarità, senza pie-tismo, senza falsi moralismi. Lo stile è quello di Mark, ilare, gioviale, a tratti comico e dissacrante, ma mai cinico. E nel dialogo continuo e costante con il sacerdote amico (William H. Macy) c’è tutto l’interrogativo posto nei con-fronti di Dio e del magistero davanti a questa situazione, nella ricerca di una comprensione con un prete che sa parlare con il cuore degli uomini,

fino a ricordare che Dio ha a che fare anche con questi temi, esclamando: “In fondo anche tra i non credenti, l’espressione più usata per l’estasi ses-suale è ‘Oh, Dio’”. “The sessions” può spiazzare e imbarazzare, e per la sua esplicità renderlo adatto a un pubbli-co adulto, ma pone davanti a un viag-gio da intraprendere pregando, come il protagonista, all’inizio di questa sco-perta di sé. Poi si chiude con una poe-sia, scritta dal vero Mark. Parole che colpiscono più delle immagini.

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e conseguenze della crisi e le politiche di austerità per risanare i bilanci sta-tali continuano a gravare sull’economia europea.

Dunque nessuna ripresa nel 2013; se ne riparlerà, forse, nel 2014. È questo il quadro che emerge dalle “Previsioni economiche d’inverno” della Commissione Ue, che tengono in considerazione i dati del 2012 e si proiettano fino a tutto il 2014. Il vice presidente dell’Esecutivo con delega per gli affari economici e monetari, Olli Rehn, nell’esporre le Previsioni – che saranno oggetto di valutazioni al Consiglio europeo del 14 e 15 mar-zo – ha segnalato luci e ombre: “Il riequilibrio dell’economia europea tuttora in corso grava sulla cresci-ta a breve termine. Deludenti i dati oggettivi della fine dell’anno scorso, più incoraggianti alcuni dati sogget-tivi del passato recente, in aumento la fiducia degli investitori per il fu-turo: questa, in sintesi, la situazione attuale”. Per Rehn, “i recenti decisi-vi interventi a livello politico stanno spianando la strada verso la ripresa. Dobbiamo mantenere la rotta delle riforme”. Nelle valutazioni previsio-nali della Commissione si evidenzia che l’economia reale non mostra fat-tori di crescita a breve, “nonostante il notevole miglioramento registrato nella situazione dei mercati finanzia-ri” a partire dalla scorsa estate. Quin-

di, concretamente, qualche migliora-mento percepibile per i cittadini si avrà solo dal prossimo anno. Rehn chiarisce che “la dissonanza fra il mi-glioramento della situazione dei mer-cati finanziari e le mutate prospettive macroeconomiche per il 2013 trova in gran parte origine nel processo di aggiustamento di bilancio”, che con-tinua a pesare sulla crescita. “Con l’avanzare di tale processo si conso-

liderà anche la base della crescita nel 2014, che, secondo le proiezioni, sarà dell’1,6% nell’Ue e dell’1,4% nella zo-na euro”. Qualche elemento positivo arriva sul versante dei conti pubblici: “Le incisive misure di bilancio che gli Stati stanno attuando dovrebbero de-terminare nel 2013 un’ulteriore ridu-zione dei disavanzi nominali al 3,4% nell’Ue e al 2,8% nella zona euro”. Per alcuni Paesi resta poi il grave proble-

L’Unione europea temporeggia sull’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti che il 71% dei cittadini comunitari ritiene invece importante conoscere. È quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati di Eurobarometro in riferimento alla decisione della Commissione Ue che, su richiesta degli Stati membri, ha deciso solamente di anticipare ‘’all’estate o all’inizio dell’autunno’’ la presentazione del rapporto, previsto per fine

anno, sull’etichettatura della carne lavorata e dei prodotti che la contengono. Di fatto questo significa che – sottolinea la Coldiretti – ci vorranno ancora anni prima di una eventuale entrata in vigore delle nuove norme nonostante lo scandalo della carne di cavallo abbia dimostrato, concretamente, il forte ritardo della legislazione europea di fronte ai rischi di frodi commerciali causati dalla globalizzazione dei mercati.

Dopo la forte flessione di dicembre, a gennaio le imprese manifatturie-re bresciane hanno registrato un incremento dell’attività produttiva, trainato da un lato dal maggiore nu-mero di giorni lavorativi, dall’altro da un modesto miglioramento delle condizioni operative. A certificarlo è l’indagine congiunturale mensile elaborata dal centro studi dell’As-sociazione industriale bresciana. La produzione è risultata in aumen-

to per 40 operatori su 100, con un saldo positivo del 19% tra imprese che hanno dichiarato variazioni in aumento o in diminuzione; il livello dell’attività produttiva è giudicato inferiore rispetto al potenziale dal 50% del campione. La dinamica pro-vinciale si inserisce in un contesto nazionale particolarmente “prova-to”, sebbene in timido rafforzamen-to: l’indice Pmi manifatturiero, a gennaio ancora in area recessiva, è

infatti ai massimi delle ultime 10 ri-levazioni. Con riferimento ai settori produttivi, la dinamica congiuntura-le è in aumento nei comparti carta e stampa, chimico, gomma e plastica, metallurgico e siderurgico, mecca-nica tradizionale e mezzi di traspor-to, tessile. L’attività produttiva è rimasta so-stanzialmente invariata per le im-prese attive nella meccanica di pre-cisione e costruzione di apparec-

chiature elettriche, mentre è dimi-nuita nell’abbigliamento, nell’agro-alimentare e caseario, nel calzatu-riero, nel legno e mobili in legno, nelle maglie e calze, nei materiali da costruzione ed estrattivi.L’indagine congiunturale indica an-che alcune previsioni. Le prospet-tive a breve termine propendono per una stabilizzazione dell’attività dell’industria manifatturiera bre-sciana sui livelli raggiunti a gennaio.

ma del debito, che raggiunge livelli record, nel 2013, in Grecia (175,6% sul Prodotto interno lordo), Italia (128,1), Portogallo (123,9), Irlanda (122,2), Belgio (100,8). Le Previsioni segnalano una graduale diminuzione dell’inflazione, sotto il 2%, in relazio-ne al fatto che la bolletta energetica dovrebbe pesare meno nei prossimi mesi. Le numerose tabelle che ac-compagnano le Previsioni della Com-missione Ue, mettono in risalto una situazione molto differenziata fra i Paesi aderenti. Per esempio il dato del Pil segnala che nel 2012 per l’in-tera Ue27 è stato di segno negativo: -0,3% (-0,6 nei 17 Stati che adottano la moneta unica). Il Pil dovrebbe ri-salire, stando alle proiezioni su base annua, allo 0,1% nel 2013 (-0,3% nella zona euro) per poi arrivare a +1,6% nel 2014 (+1,4% nella zona euro). Ma i numeri per nazione indicano i casi di grave ritardo di Grecia (-4,4% nel 2013), Cipro (-3,5), Slovenia (-2,0), Portogallo (-1,9), Spagna (-1,4), Ita-lia (-1,0).

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i è consumata sotto gli occhi del pubblico di ca-sa la gara peggiore della stagione del Brescia, in cui sono esplose diverse

situazioni per le quali già da tempo era suonato più di un campanello d’allarme.Lo 0 a 3 con cui l’Empoli si impone al Rigamonti, chiudendo di fatto la gara al 15’ con il gol di Tavano (che raddoppierà a inizio ripresa), dopo che Saponara aveva già colpito al 4’, mette a nudo tutte le difficoltà della squadra. Innanzitutto il modulo: l’interpreta-zione della difesa a tre è disastrosa e costringe Calori a correre presto ai ripari sostituendo Antonio Ca-racciolo, che fin lì ci aveva capito ben poco, con Sodinha, passan-do quindi a 4 dietro. Peccato che a quel punto la gara fosse ormai compromessa.Lasciando poi da parte le difficol-tà di un centrocampo orfano di Bu-del, che il sostituto Fausto Rossi ha fatto rimpiangere, ciò che con-tinua a impressionare in negativo è la situazione dell’attacco. Un dato su tutti: zero gol segnati nel 2013, un incredibile digiuno di squadra che dura da 5 partite. Caracciolo è l’ombra di se stesso e non segna addirittura dalla gara con il Gros-seto del 24 novembre scorso, ma anche i suoi compagni di reparto

non brillano: Corvia evanescente, i subentrati Mitrovic e Picci ci met-tono voglia e poco altro. Una scon-fitta, quindi, figlia di problemi ge-neralizzati ed è quindi difficile non pensare che in questo momento la panchina di Calori sia quantomeno traballante. A fine gara, tuttavia, è arrivata anche la conferma e l’at-testazione di fiducia del vicepre-

sidente Luca Saleri: “Il momento è difficile, ma i ragazzi vanno soste-nuti, anche se hanno fatto alcuni errori soprattutto in fase difensiva, vanno incoraggiati – ha esordito il numero due di via Bazoli, per poi proseguire parlando dell’allenato-re –; secondo me Calori ha ancora il polso della squadra. Noi dobbia-mo continuare così, i ragazzi sono

Terminata la pausa dei Mondiali di Schladming, la Coppa del mon-do di Sci alpino ha ripreso il suo calendario con gli appuntamen-ti prima di Meribel e ora di Gar-misch. Nella stagione che ha visto il trionfo della slovena Tina Maze, che proprio a Meribel si è assicu-rata con ben nove gare d’anticipo la vittoria della Coppa, e il brutto infortunio di Lindasy Vonn, patito durante i Mondiali, non sono man-

cate le soddisfazioni anche per la truppa azzurra. In particolare i discesisti finora si sono confermati i più forti in circolazione: sabato 23 febbraio a Garmisch, Christof Innerhofer ha ottenuto il terzo successo del-la stagione, dopo quelli di Beaver Creek e Wengen, e anche gli altri azzurri hanno ben figurato con il 6° posto di Heel e l’8° di Paris, che a Schladming aveva ottenuto la me-

daglia d’argento. Sulla pista tede-sca cercano gloria anche le ragaz-ze, che si presentano con Camilla Borsotti, Lisa Agerer, Elena Cur-toni, Francesca Marsaglia, Verena Stuffer, oltre alle nostre atlete bre-sciane Daniela Merighetti, Elena e Nadia Fanchini.Venerdì si disputerà il recupero del super gigante non disputato in Val d’Isère a dicembre, mentre sabato e domenica si terranno ri-

spettivamente la discesa e il super gigante. Tre possibilità quindi per Daniela Merighetti, che a Meribel nella discesa si è piazzata all’8ª posizione, Elena Fanchini e Na-dia Fanchini (nella fotografia), che dopo l’ottimo argento ottenuto 20 giorni fa nella discesa mondiale di Schladming, preceduta solamente dalla francese Marion Rolland, è in cerca di conferme e prestazio-ni di livello.

È iniziata lunedì 25 febbraio e si conclude l’1 marzo la 7ª edizione del Campionato europeo di calcio a 5 riservato a squadre composte da sacerdoti. L’edizione di quest’anno si tiene in Slovenia a Celje e vede tra le nazioni partecipanti le selezioni di diverse nazioni del vecchio continente: dall’Italia al Portogallo all’Austria, fino ai padroni di casa della Slovenia e altri paesi balcanici come Croazia, Bosnia e Montenegro.

Non mancano infine le rappresentanze dell’Europa dell’Est come Ungheria, Slovacchia, Polonia, Ucraina, Belorussia, Romania e Bulgaria.Gli incontri si susseguono a intervalli di mezz’ora. I sacerdoti italiani sono rappresentati dall’associazione “Seleçao Internazionale sacerdoti calcio” nella quale militano anche i preti bresciani don Jordan Coraglia e don Sergio Contessi.

dalla parte di Calori e anche la So-cietà. Deve comunque esserci una svolta e sono sicuro che ci sarà nel più breve tempo possibile. Calori deve sentirsi tranquillo perché ha l’appoggio della Società. Cambiare adesso non avrebbe senso”.La situazione di classifica nel frat-tempo si è parecchio modificata: se dopo la sconfitta con il Vicenza i playoff erano ancora lì a un punto, ora la forbice si è allargata a cinque, con tre squadre di mezzo, vale a di-re Juve Stabia, Modena e Novara. L’unica decisione presa, per il mo-mento, è il ritiro per tutta la squa-dra che da mercoledì pomeriggio si allena a Colli del Tronto, dove rimarrà fino a venerdì mattina e dove sosterrà gli allenamenti di questi giorni. Venerdì mattina ci sarà poi il tra-sferimento per Lanciano dove sa-bato alle 15 il Brescia affronterà la squadra di casa.

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Se i genitorientrano in gioco...

enitori e figli. Un bi-nomio che, spesso, crea discussioni e pro-blematiche in ambi-to sportivo. La Poli-

sportiva Castelmella ha superato l’ostacolo proponendo un’iniziati-va educativa di spicco, finalizzata a costruire un ponte tra campo e tribune. Ideatore del progetto il tecnico Mat-teo Muccin, che ha istituito i premi Pinguina (under 12) e Tigre (under 13). La giuria che assegna il ricono-scimento è composta proprio dai genitori, che al termine di ogni gara incoronano un’avversaria. Come è nata l’idea?Da allenatore sento una forte re-sponsabilità educativa e desidero condividerla il più possibile coi genitori che, spesso, sono in diffi-coltà nel mettersi completamente in gioco con i figli. L’idea mi è sta-ta suggerita dall’amico e collega Sergio Mastrota.Quali sono le finalità dell’ini-ziativa?Coinvolgere i genitori e spingerli a guardare le ragazze avversarie co-me guarderebbero le proprie. Non come nemiche da battere, ma con serietà e passione. Questo spirito, poi, si riflette sulle giocatrici.Quali sono i criteri per l’asse-gnazione della nomination?Sono innanzitutto la continuità nel mettersi in gioco intensamente,

Attività giovanile: una scelta obbligata. Non servono giri di parole per riassumere quanto è emerso nell’ultima seduta del Consiglio nazionale del Csi, da cui è emersa una decisione di portata storica sull’attività giovanile, come afferma il presidente nazionale Achini: “Serve una grande mobilitazione popolare per portare l’associazione a essere leader nell’ambito dell’attività giovanile. Dobbiamo fare in modo che non esista più nemmeno un comitato

che non svolge attività giovanile continuativa. Questa non è la sfida del singolo comitato. È di tutta l’associazione. Costerà fatica ed impegno. Ma nel 2016 saremo un’associazione con una presenza giovanile rilevante in tutta Italia”. Brescia ha risposto presente all’invito del comitato nazionale e nei giorni scorsi è iniziato il tour per presentare i progetti giovanili in vista della stagione 2013-2014. Prossima tappa alla Casa del giovane di Villa Pedergnano.

con tanto carattere, personalità e agonismo. Poi contano l’atteggiamento posi-tivo (lealtà, sportività e compor-tamento) e l’entusiasmo dentro e fuori dal campo.Credo che un genitore nei confron-ti sia dell’avversario sia del figlio debba valorizzare soprattutto que-sto, non gli aspetti tecnici.

In che cosa consiste il premio?Consiste in un attestato firmato dai genitori della squadra avver-saria e motivato.I genitori hanno apprezzato l’iniziativa?Molto, ed è stato lo stesso per le ragazze. Alla fine delle partite si re-spira un’atmosfera di festa e anche chi ha perso si sente valorizzato, guardato con amore e non giudi-cato dal risultato.Cosa è cambiato nelle ragazze?Hanno compreso pienamente il si-gnificato del rispetto dell’avversa-rio, che alla fine non è altro che un compagno di gioco da sfidare con sano agonismo.

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Il filo conduttore è la persona di Cristo

Egr. direttore,l’Anno della fede ci deve stimola-re all’impegno e per la riscoperta e lo studio dei contenuti fondamen-tali della fede che trovano nel Ca-techismo della Chiesa cattolica la loro sintesi sistematica e organi-ca. Giovanni Paolo II, il 7 dicembre 1992, alla presenza dei rappresen-tanti dell’episcopato di ogni parte del mondo, lo ha consegnato uffi-cialmente alla Chiesa. Questo cate-chismo può considerarsi frutto del Concilio: si propone di dare piena attualizzazione al Vaticano II. La struttura del Catechismo si ispira alla grande tradizione dei catechi-smi che articolano il loro contenuto attorno a quattro pilastri: ciò che la Chiesa crede (1ª parte incentrata sul Credo); ciò che la Chiesa celebra (2ª parte incentrata sui sacramenti); ciò che la Chiesa vive (3ª parte imper-niata sui comandamenti); ciò che la Chiesa prega (4ª parte sul Padre no-stro). Nel Catechismo c’è una logi-ca: prima dell’agire è fondamentale la consapevolezza della dignità del cristiano che proviene dalla fede e dalla vita di grazia donata nei sacra-menti. Il cristiano quando percepi-sce la potenza soprannaturale pro-veniente dal suo essere in Cristo, si può impegnare con cuore fiducioso nella pratica del Decalogo, altrimen-ti questo sembra superare le forze dell’uomo. Il cristiano, dunque, cre-de in Dio-Trinità che si è rivelato e comunicato agli uomini nella Perso-na di Gesù Cristo e nella Chiesa. Ce-lebra il mistero di Dio nella Liturgia e ne riceve la grazia dei sacramenti, vivendo da figlio di Dio in Cristo e

nello Spirito Santo, osservando i co-mandamenti, e prega il Padre che è nei cieli. Tutto questo si realizza co-me un dittico: precede il mistero di Dio come dono fatto all’uomo nella Rivelazione e nei sacramenti e se-gue la risposta dell’uomo al dono di Dio che si esprime nella vita e nella preghiera. Al primato di Dio e della sua azione gratuita segue la rispo-sta dell’uomo che dice sì all’opera di Dio. In questo Catechismo si rivela il carattere fortemente cristocentrico: è Gesù che lega le varie parti come un filo conduttore. Infatti, Cristo è al centro della fede, in quanto è Lui che rivela il Padre e lo Spirito San-to, porta gli uomini alla salvezza e li raccoglie nel corpo della Chiesa, di cui è Capo e Signore. Gesù è pre-sente come mediatore nella Liturgia e agisce nei sacramenti, vive nel cri-stiano ed è il modello dell’agire dei figli di Dio. Il centro pulsante del Catechismo della Chiesa cattolica, non è una teoria, ma una persona, Gesù Cristo Signore.

Gianfranco Bertoglio

Questuanti di fiducia

Egr. direttore,è dal 2007 che stiamo sempre più scivolando in condizioni di pro-gressivo “malessere”, che è sempre più grave perché – dagli anni ‘60 del ‘900, pur tra molte contraddizioni – veniamo dall’aver vissuto decenni di “benessere”. O, forse, almeno per molti, soltanto di “molto-avere”. Ma il “poco-avere” di oggi non è fatto soltanto di scarsità di ricchezza (che si vede ed è diffusa); è costituito, so-prattutto, di insicurezza per il futu-ro, di dispersione del proprio ruolo. Purtroppo, mentre sappiamo vedere

sufficientemente i questuanti di ci-bo, difficilmente sappiamo vedere i questuanti di fiducia e di intelligenza di sé e del mondo. Anche le nostre splendide Caritas parrocchiali stan-no facendo molto per dare qualche cibo ai molti affamati quotidiani, ma non paiono attrezzate per gli inav-vertiti bisognosi di fiducia in sé e nel mondo che li circonda. Non po-trebbe essere possibile che ci siano sacerdoti che si attivano per soste-nere le persone “povere di spirito”, perché le aiutino a manifestare i loro bisogni e le loro difficoltà? Sacerdoti che, anche, aiutino le comunità cri-stiane (soprattutto i Gruppi Caritas) a capire le spesso inavvertite (per-ché espresse in modi non ordinari) richieste di aiuto che vengono dai sempre più numerosi “poveri di spi-rito”. Sacerdoti che, magari, invita-no le loro comunità cristiane anche a pregare il Padre perché assieme al pane, dia a tutti anche l’intelligenza di sé (come figlio) e del mondo (co-me insieme di fratelli)... Ma se i sa-cerdoti (soprattutto i parroci) non potessero (o non sapessero svolgere di persona una simile funzione: per-ché saper dare un pane può essere semplice, ma può essere complicato saper indicare un più coerente mo-do di pensare sé e il mondo), allora cosa vieterebbe che i Gruppi Caritas possano avvalersi di volontari dalle adeguate competenze psicologiche, che favoriscano, in questi nuovi po-veri “di spirito”, la maturazione delle condizioni mentali necessarie a supe-rare il proprio malessere per ritrova-re sintonia con se stessi e con le real-tà sociali e civili che convivono con ciascuna persona (soprattutto nelle molteplici realtà di ogni parrocchia)?

Pietro Segala

UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

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