La Voce del Popolo 2013 05

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Arrivano in piazza Duomo imbacuccati, alla spicciolata. Capita il 2 febbraio di ogni anno. Giungono ed entrano silenziosi e assorti in Duomo Vecchio. Un tempo assai numerosi, oggi, comunque, non pochi. Tanti più acciaccati per gli anni, altri giovani e vivaci. Tutti freschezza e bellezza della novità dello Spirito. Sono i consacrati e le consacrate della Chiesa bresciana. Suore, frati, laici votati al Signore nel mondo che nel giorno della Presentazione di Gesù al tempio rinnovano la loro consacrazione a Dio. All’ora stabilita tornano in piazza in preghiera, in cammino, solenni e luminosi. Hanno la candela accesa tra le mani, la luce del Cristo risorto che vive dentro di loro. Il ǯ Vescovo li conduce in Cattedrale per l’Eucaristia. Per loro, nella liturgia, come sempre accade quando si dice Messa, aprirà la porta che lega il cielo e la terra. I consacrati, di quel cielo, sono un pezzo speciale, un dono, una testimonianza vivente sulla terra. La vita consacrata è una sana provocazione che viene dall’alto. Provoca nel suo dire che la vita ha senso solo se è donata e lo fa con i tanti religiosi e religiose che, anche a Brescia, sono impegnati in parrocchie, istituzioni educative e caritative, ma soprattutto lo è quando si pone in mezzo alla città degli uomini come oasi di preghiera, silenzio, perenne compagnia di Dio. Ha una carica che viene dal cielo e porta al cielo, è anticipo della vita nuova, una vita più dedita allo spirito. Tutti i cristiani che vogliono vivere in modo autentico hanno beneficio anche solo guardando e stimando i consacrati. “La vita spirituale – scrivono i vescovi italiani – è docilità allo Spirito di Cristo e si nutre della Parola di Dio, che deve essere, specialmente per voi consacrati, cibo quotidiano, da accogliere, gustare, assimilare, così da conformarvi al pensiero di Cristo (1 Cor 2,16) e al sentire di Cristo (Fil 2,5)”. il fatto che scommettano sul primato di Dio non fa, però, della vita consacrata un mondo a parte, semmai ne fa un aiuto per chi desidera vivere con più pienezza il suo battesimo. Il particolare sguardo dei consacrati sul mondo, sulle cose, sulla quotidianità, pur nei limiti della natura umana, richiama tutti a leggere l’esistenza nella prospettiva di Dio e non dei propri interessi e bisogni. In secondo luogo la vita consacrata è una sana provocazione per la Chiesa, soprattutto oggi. Nel tanto discutere di evangelizzazione essa richiama l’agire efficace dello Spirito Santo. Cristiani, in fondo, non si diventa per adesione intellettuale di concetti su Dio più o meno eticamente rilevanti (al massimo si diventa atei devoti) o attraverso metodi pastorali psicologicamente innovativi (forse si producono persone adulte), ma cristiani si diventa per l’azione dello Spirito del Risorto che abita in noi. Egli è la “luce gentile”, quella stessa di cui i consacrati sono chiamati a essere riflesso nella comunità cristiana. Infine, la provocazione della vita consacrata giunge alla società del nostro tempo. Si esprime nella distanza totale tra una vita giocata sulla mitezza della povertà, castità e obbedienza e dall’altro sull’esaltazione del denaro, della sensualità, dell’affermazione di sè. Paradossale nell’Amore, chiara nella debolezza evangelica del suo mostrarsi al mondo, impegnativa in quella “imitazione di Cristo” che è impegno e responsabilità costante di ogni consacrato. Anche per questo i fratelli e le sorelle consacrate sono un dono, prima che per ciò che fanno, per la fedeltà con cui vivono la loro vocazione. Fosse anche solo per questo... grazie. Forum. Cattolici in politica liberi e forti? Roncadelle. Un nuovo progetto educativo in oratorio Scandalo Mps. Finanza creativa: male da vincere? ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǤǤ 2 febbraio. La luce gentile dei consacrati Calcio. L’esempio pulito di Donadoni e Ghirardi Inaugurazione. La suggestione di S. Maria della Carità ƅ Dz dzǤ ǡ Ǥ Ǥ Dz dz Ǥ ǡ ǤǤ /$ 92&( '(/ 3232/2 Sono stato a Sant’Anna di Stazzema, in provincia di Lucca. Lì, nell’agosto del 1944 i tedeschi, per rappresaglia, uccisero molti civili, in prevalenza donne e bambini. Lì si può sostare, ancora smarriti, davanti alla chiesa dove avvenne l’eccidio, sacerdote compreso; si può visitare il museo e vedere il do- cumentario che ricostruisce il triste episodio. Lì si può ca- pire, a quasi 70 anni di distanza, che cosa è la guerra e quali atroci delitti comporta. Consiglio di andare a visitare questi luoghi con le scuole, con i giovani, che la guerra l’hanno vista solo al cinema, per capire che mai più si deve ripetere una simi- le tragedia. Penso alla guerra di oggi in Europa, solo economica tra i Paesi del Nord, capeggiati dalla Germania e quelli del sud, fra cui l’Italia. Guerra che conta già i suoi morti e le sue pene con la per- dita del lavoro, la povertà di tanti, l’incertezza del domani. Nel filmato che ho visto a Sant’Anna l’eccidio fu commesso dai tedeschi, ma c’erano anche degli italiani con loro e si evidenzia che un giovane soldato tedesco, incaricato di fucilare un gruppo di italiani, disubbidì e li fece scappare. Per dire che il male e il bene, di solito, non hanno solo un nome o una patria. 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Il 3 febbraio si celebra la 35a Giornata nazionale per la vita sul tema “Generare la vita vince la crisi”. Sabato a Gardone Val Trompia, la marcia con la presenza del vescovo Monari. Domenica la Messa alle Grazie. In tutta la provincia la raccolta di firme per la campagna “Uno di noi”

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Arrivano in piazza Duomo imbacuccati, alla spicciolata. Capita il 2 febbraio di ogni anno. Giungono ed entrano silenziosi e assorti in Duomo Vecchio. Un tempo assai numerosi, oggi, comunque, non pochi. Tanti più acciaccati per gli anni, altri giovani e vivaci. Tutti freschezza e bellezza della novità dello Spirito. Sono i consacrati e le consacrate della Chiesa bresciana. Suore, frati, laici votati al Signore nel mondo che nel giorno della Presentazione di Gesù al tempio rinnovano la loro consacrazione a Dio. All’ora stabilita tornano in piazza in preghiera, in cammino, solenni e luminosi. Hanno la candela accesa tra le mani, la luce del Cristo risorto che vive dentro di loro. Il

Vescovo li conduce in Cattedrale per l’Eucaristia. Per loro, nella liturgia, come sempre accade quando si dice Messa, aprirà la porta che lega il cielo e la terra. I consacrati, di quel cielo, sono un pezzo speciale, un dono, una testimonianza vivente sulla terra.La vita consacrata è una sana provocazione che viene dall’alto. Provoca nel suo dire che la vita ha senso solo se è donata e lo fa con i tanti religiosi e religiose che, anche a Brescia, sono impegnati in parrocchie, istituzioni educative e caritative, ma soprattutto lo è quando si pone in mezzo alla città degli uomini come oasi di preghiera, silenzio, perenne compagnia di Dio. Ha una carica che viene dal cielo e porta al cielo, è anticipo della vita nuova, una vita più dedita allo spirito. Tutti i cristiani che vogliono vivere in modo autentico hanno beneficio anche solo guardando e stimando i consacrati. “La vita spirituale – scrivono i vescovi italiani – è docilità allo Spirito di Cristo e

si nutre della Parola di Dio, che deve essere, specialmente per voi consacrati, cibo quotidiano, da accogliere, gustare, assimilare, così da conformarvi al pensiero di Cristo (1 Cor 2,16) e al sentire di Cristo (Fil 2,5)”. il fatto che scommettano sul primato di Dio non fa, però, della vita consacrata un mondo a parte, semmai ne fa un aiuto per chi desidera vivere con più pienezza il suo battesimo. Il particolare sguardo dei consacrati sul mondo, sulle cose, sulla quotidianità, pur nei limiti della natura umana, richiama tutti a leggere l’esistenza nella prospettiva di Dio e non dei propri interessi e bisogni. In secondo luogo la vita consacrata è una sana provocazione per la Chiesa, soprattutto oggi. Nel tanto discutere di evangelizzazione essa richiama l’agire efficace dello Spirito Santo. Cristiani, in fondo, non si diventa per adesione intellettuale di concetti su Dio più o meno eticamente rilevanti (al massimo si diventa atei devoti)

o attraverso metodi pastorali psicologicamente innovativi (forse si producono persone adulte), ma cristiani si diventa per l’azione dello Spirito del Risorto che abita in noi. Egli è la “luce gentile”, quella stessa di cui i consacrati sono chiamati a essere riflesso nella comunità cristiana. Infine, la provocazione della vita consacrata giunge alla società del nostro tempo. Si esprime nella distanza totale tra una vita giocata sulla mitezza della povertà, castità e obbedienza e dall’altro sull’esaltazione del denaro, della sensualità, dell’affermazione di sè. Paradossale nell’Amore, chiara nella debolezza evangelica del suo mostrarsi al mondo, impegnativa in quella “imitazione di Cristo” che è impegno e responsabilità costante di ogni consacrato. Anche per questo i fratelli e le sorelle consacrate sono un dono, prima che per ciò che fanno, per la fedeltà con cui vivono la loro vocazione. Fosse anche solo per questo... grazie.

Forum.Cattolici in politica liberi e forti?

Roncadelle.Un nuovo progetto educativo in oratorio

Scandalo Mps.Finanza creativa: male da vincere?

2 febbraio. La luce gentiledei consacrati

Calcio. L’esempio pulito di Donadoni e Ghirardi

Inaugurazione.La suggestione di S. Maria della Carità

Sono stato a Sant’Anna di Stazzema, in provincia di Lucca. Lì, nell’agosto del 1944 i tedeschi, per rappresaglia, uccisero molti civili, in prevalenza donne e bambini. Lì si può sostare, ancora smarriti, davanti alla chiesa dove avvenne l’eccidio, sacerdote compreso; si può visitare il museo e vedere il do-cumentario che ricostruisce il triste episodio. Lì si può ca-pire, a quasi 70 anni di distanza, che cosa è la guerra e quali atroci delitti comporta. Consiglio di andare a visitare questi

luoghi con le scuole, con i giovani, che la guerra l’hanno vista solo al cinema, per capire che mai più si deve ripetere una simi-

le tragedia. Penso alla guerra di oggi in Europa, solo economica tra i Paesi del Nord, capeggiati dalla Germania e quelli del sud, fra

cui l’Italia. Guerra che conta già i suoi morti e le sue pene con la per-dita del lavoro, la povertà di tanti, l’incertezza del domani. Nel filmato

che ho visto a Sant’Anna l’eccidio fu commesso dai tedeschi, ma c’erano anche degli italiani con loro e si evidenzia che un giovane soldato tedesco, incaricato di fucilare un gruppo di italiani, disubbidì e li fece scappare. Per dire che il male e il bene, di solito, non hanno solo un nome o una patria.

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iberi e forti? Torna attuale, seppure con l’aggiunta di un doveroso punto inter-rogativo, l’appello lancia-to il 18 gennaio del 1919

da don Sturzo, per interrogarsi sulla rinnovata voglia di protagonismo dei cattolici in politica che sta segnando le imminenti consultazioni elettorali. Una stagione nuova, dopo decenni di marginalità e di sostanziale insignifi-canza politica in cui hanno rischiato di essere relegati i cattolici di ogni schieramento. Proprio per mettere riparo a questa situazione su inizia-tiva del Forum delle persone e delle associazioni d’ispirazione cristiana nel mondo del lavoro (Cisl, Confarti-gianato, Mcl, Acli, Confcooperative, Coldiretti e Compagnia delle Opere le sigle aderenti), si è creato un incu-batoio di pensiero politico per defini-re un nuovo (e finalmente efficace e coerente) protagonismo dei cattolici in politica. “Un rilancio della buona politica” è stato l’obiettivo che per mesi ha animato il confronto tra asso-ciazioni che hanno scelto Todi come punto di riferimentoe che ha portato all’elaborazione dell’“agenda dei cat-tolici”. “Gli italiani – ha avuto modo di sottolineare a più riprese Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, uno dei partecipanti al Forum – non sia-no più spettatori, ma protagonisti del-la rinascita del Paese”. Mass media e l’opinione pubblica hanno finito per bollare l’esperienza nata a Todi come il tentativo di creare un nuovo partito dei cattolici italiani. L’accenno nei la-vori del forum ai meriti del governo Monti aveva indotto molti osservatori a individuare nel Professore, il possi-bile leader di questo nuovo soggetto. Qualcosa, poi, nel meccanismo si è inceppato. La già ricordata presen-za di autorevoli rappresentanti del mondo cattolico nelle maggiori com-pagini elettorali apre a nuovi orizzon-ti. Chi ha scelto di metterci la faccia, l’ha fatto nella convinzione di poter incidere (come ha scritto anche “Av-venire” nell’edizione del 23 gennaio scorso). Anche il vescovo Luciano Monari, nel corso dell’incontro con i giornalisti bresciani in occasione della festa di San Francesco di Sales, ha affrontato questo aspetto, invitan-do chi è sceso in campo alla serietà

Cattolici in politicaliberi e forti?

e alla consapevolezza che la divisio-ne di parte non finisca per tradursi in divisione di vita con la conseguente frattura della comunità cristiana. Te-mi ripresi e approfonditi anche nel documento “In cammino verso il fu-turo” che l’Ufficio per l’impegno so-ciale della diocesi ha offerto a tutti i cattolici bresciani chiamati a diversi appuntamenti elettorali.“Il documen-to – afferma don Mario Benedini, di-rettore dell’Ufficio – prende le mosse dalla considerazione che la società nel suo insieme vive inquietanti sce-nari di crisi”. Una stagione di difficol-tà economica che si è trasformata in crisi sociale. Una crisi, si legge in un altro passaggio del documento, che ha finito per mettere a nudo anche le debolezze di una classe politica incapace di rappresentare in modo autentico e disinteressato i bisogni della società. “In cammino verso il fu-turo” propone allora ai cristiani della diocesi uno sforzo comune di com-prensione e di approfondimento per trasformare la crisi in un’occasione di riscatto. La politica viene così in-vitata a riscoprire il terreno del con-fronto fecondo tra idee per cercare di costruire, insieme, una società più giusta. La politica che ha smarrito la

capacità di dialogo, deve prendere coscienza che esistono problemi che possono essere affrontati solo in for-ma condivisa. È lo stesso Ufficio per l’impegno sociale (nel suo documento disponibile sul sito www.diocesi.bre-scia.it) a mettere in fila tanti di questi problemi: “gli immigrati che vivono e lavorano in mezzo a noi…; i detenuti costretti in strutture carcerarie ina-deguate e degradanti…; le questioni finanziarie che impongono logiche che vanno a scapito del lavoro, della scuola, della sanità, della dignità per-sonale e sociale”. Temi intorno a cui i cittadinim, come i padri costitutenti, devono ritrovare un terreno di valori condivisi, “idee forza” da cui ripartire. Quali? La risposta è ancora nel docu-mento: la responsabilità del cittadino verso la comunità e le istituzioni; la libertà, i doveri dei cittadini verso se stessi e verso la comunità, la solida-rietà, il lavoro, oggi come ieri garanzia della dignità della persona, le autono-mie locali. Inviti, quelli contenuti nel documento, destinati ad acquistare spessore con le amministrative del 26 e 27 maggio. Perché l’agenda del-le urgenze della città di Brescia, che è anche quella di tante altre ammini-strazioni più piccole, è fitta: dalla si-tuazione finanziaria che sta determi-nando tagli nel sociale e nelle scelte di priorità, a politiche per la casa che privilegino l’edilizia popolare, dal pro-cesso di integrazione degli stranieri all’urgenza occupazionale, dalla mo-bilità all’assunzione di scelte urbani-stiche capaci di coniugare crescita e tutela del territorio. “L’importanza di queste decisioni – afferma al proposi-to il documento – chiama tutti ad un impegno accantonato in nome di più individualistiche soddisfazioni. Oggi, a Brescia come nel resto del Paese, va riscoperta una dimensione comu-nitaria”. “In cammino verso il futu-ro” invita i cristiani bresciani a fare propri appelli che hanno un valore universale. “È soprattutto in questi momenti – si legge nel documento elaborato dall’Ufficio diretto da don Benedini – che l’ispirazione cristiana deve promuovere l’impegno nella co-munità e per la comunità... Mai come in questo periodo c’è la necessità di portare nell’esperienza politica l’affla-to cristiano”.

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Mai come in questo periodo c’è la necessità di portare nell’esperienza politica l’afflato cristiano… La con-clusione del documento dell’Ufficio per l’impegno sociale della diocesi, può essere utilizzata per declinare commentare quegli inviti giunti da Todi per un rilancio della buona po-litica e che, anche se solo per poche settimane, hanno lasciato aperta la porta al ritorno di un nuovo sog-getto di riferimento per i cattolici “orfani” della Dc? È questa la do-manda da cui ha preso il via il forum che “Voce” ha realizzato, invitando a un confronto Adalberto Migliorati,

del Giornale di Brescia, di Massimo Tedeschi, responsabile delle pagine bresciane del Corriere, di Natalia Da-nesi, del Bresciaoggi, di don Adriano Bianchi, direttore di “Voce” e di don Mario Benedini, direttore dell’Ufficio per l’impegno sociale. “L’attesa c’era – ha esordito don Benedini – ma è rimasta inevasa. Sono convinto che molte parrocchie e tanti sacerdoti, anche nel Bresciano, avrebbero gra-dito una proposta chiara, univoca da Todi, anche come antidoto alla tentazione, diffusa anche nel mondo cattolico, di una fuga dalle urne”. Di cantiere ancora aperto e di ipotesi non ancora del tutto messa da parte ha parlato invece Massimo Tedeschi. “La chiamata all’impegno c’è stata – è la sua posizione rispetto agli scenari aperti a Todi – e mi pare che oggi sia più significativa che in passato anche grazie alla presenza di candidature cattoliche autorevoli, con un forte ricambio”. E se per il giornalista del “Corriere” è mancato il “colpo di re-ni” per la creazione di una casa co-mune, la partecipazione di tante au-torevoli figure alle prossime consul-tazioni elettorali è la dimostrazione della tensione in atto per un recupero degli aspetti etici dell’impegno in po-litica. “Sarà interessante – ha prose-guito Tedeschi – verificare quale sarà il comportamento dell’elettorato cat-tolico”. Da attento osservatore delle dinamiche politiche locali e nazionali e del sentire della Chiesa bresciana, Adalberto Migliorati guarda con at-tenzione alla situazione attuale ca-ratterizzata, nonostante tutto, da una sostanziale insignificanza dei cattoli-ci in politica. “Non è una questione di presenza e nelle varie liste – è il suo pensiero –. Il problema è quello della loro capacità di farsi portatori della peculiare idea di città, di comunità, di un progetto che deve farsi vita”. Per

questo indica nella necessità di una forte progettazione futura il campo di impegno di quei cattolici che han-no detto sì alla politica. Più coraggio è quanto si aspettava Natalia Dane-si. “La presenza di tanti cattolici in questa competizione elettorale – ha affermato la giornalista di Bresciaog-gi – è soltanto una sorta di valore ag-

giunto. Forse il mondo cattolico paga da questo punto di vista una eccessi-va timidezza che lo spinge a guardare più alle comunità di riferimento che non alla politica”. Don Adriano Bian-chi ha spinto oltre la riflessione. “La

domanda vera, che anche la Chiesa al suo interno si pone – ha affermato – è questa: cosa resta dei cattolici? La scelta di Benedetto XVI di indire l’Anno della fede è l’indicazione della svolta spirituale necessaria alla Chie-sa per rimotivare tutti gli altri ambiti di presenza, compreso quello della politica”. Se la situazione è quella descritta quale possibilità hanno, a Brescia come nel resto del Paese, i cattolici che hanno scelto l’impegno politico di “incidere”? “L’esperienza bresciana – ha affermato Natalia Da-nesi che ha frequentato assiduamen-te Palazzo Loggia negli ultimi anni – conferma che l’arma in più di chi ha affrontato l’impegno politico da cattolico è lo stile, la forma. La loro presenza ha permesso di mantene-re, anche nei momenti di maggiore difficoltà, il confronto politico su li-velli accettabili. Stile e forma, però, che poco hanno inciso sulle scelte concrete. Ma quello è stato il limite complessivo di tutta la politica, in-capace, soprattutto nella gestione di tante emergenze create dalla crisi economica di quelle risposte profe-tiche giunte invece dalla comunità ecclesiale”. Per Massimo Tedeschi il mondo cattolico, quello bresciano compreso, avrebbe tutti gli strumen-ti per potere incidere nelle scelte del-la politica perché è l’unico, pur con tanti limiti, a poter contare ancora su una organizzazione efficace. “Quello che forse gli manca – è il suo punto di vista – è la poca creatività delle sue istituzioni”. Don Adriano Bian-chi guarda con speranza alla qualità delle candidature in campo. “Si sono mosse figure nuove – ha evidenziato il direttore di “Voce” – che potreb-bero giocare un ruolo importante e che lasciano ben sperare per il futu-ro”. Per don Mario Benedini il vero problema rispetto all’incidenza nelle

scelte concrete è un altro. “La capaci-tà di incidere – è la sua convinzione – è proporzionale a quella dei can-didati di interagire con il mondo da cui provengono”. Un aspetto che, pur con risvolti di-versi, condivide anche Adalberto Mi-gliorati. “Chi si impegna da cattolico in politica – è il pensiero del giorna-lista del Giornale di Brescia – deve farsi interprete di un progetto e so-prattutto deve essere accompagna-to e non abbandonato, come troppo spesso è avvenuto in passato, dalla comunità cristiana”.

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on c’è immagime miglio-re che quella degli incen-di estivi che si sviluppa-no in mille focolai diversi e difficili da domare per

rappresentare la situazione che sta vivendo il Medio Oriente. Così come i venti della primavera araba si erano diffusi come per contagio di Paese in Paese, allo stesso modo oggi, a due anni di distanza, il malcontento per transizioni mai definitivamente com-piute verso la democrazia sta attraver-sando l’intera regione mediorientale. Nell’occhio del ciclone è in questo momento l’Egitto dove piazza Tahrir è tornata a riempirsi di manifestanti a due anni esatti dal movimento che mise fine alla dittatura di Mubarak. Oggi come allora la repressione si è abbattuta sulla gente, provocando de-cine di morti. Nel mirino è Mohamed Morsi, uscito vincitore dalle urne, si è impantanato per i suoi evidenti limiti di governo. Colui che doveva essere “il presidente di tutto il popolo” si sta rivelando, invece, il presidente di una sola parte. Le proteste dei suoi oppo-sitori scoppiate al Cairo, a Port Said, a Ismailiya, il 25 e 26 gennaio, represse nel sangue, con decine di morti, e che sono proseguite anche nei giorni se-guenti a dispetto del coprifuoco impo-sto, rischiano seriamente d’indebolire lo Stato. Gli inviti al dialogo di Morsi all’opposizione, riunita sotto il Fronte di salvezza nazionale, respinti dal suo

tenersi in tutto il Paese. L’Egitto – ha spiegato il portavoce dei vescovi cat-tolici egiziani, padre Rafiq Greiche – è un Paese profondamente diviso, specie dopo la condanna a morte di 21 imputati considerati martiri della rivoluzione contro la dittatura di Ho-sni Mubarak”. Le proteste contro il verdetto sono coincise con il secondo anniversario della rivoluzione e si so-no subito trasformate in manifestazio-ni contro il presidente Morsi e contro il suo regime islamista. Sullo sfondo resta poi l’insoddisfazione per l’appro-vazione di una Costituzione che non garantisce i non musulmani e i libe-

leader El Baradei, stridono con l’uso della forza dimostrato in questi gior-ni da forze armate e polizia, contro i manifestanti che adesso guardano al 1° febbraio, come al giorno di una grande manifestazione popolare da

Il 23 gennaio scorso, in un discorso su Regno Unito e Unione europea il pre-mier britannico David Cameron (nella foto) aveva messo nero su bianco il suo concetto di integrazione fatto di un mercato unico, in cui merci e ca-pitali possano circolare liberamente al fianco di barriere, vecchie di seco-li, da quelle politiche a quelle sociali e culturali. In sostanza: “prima gli in-glesi, poi gli altri”. Una visione ogget-tivamente legittima, probabilmente

condivisa dalla maggior parte dei cit-tadini britannici, riconducibile alla tradizionale Europa degli Stati nazio-nali. Un’Europa nella quale non han-no ovviamente cittadinanza né l’euro né l’unione bancaria e tanto meno la governance economica e finanziaria, né il Fiscal compact o il fondo salva-Stati e neppure Schengen, né la con-vergenza su uno standard minimo di “diritti sociali” (si pensi agli opt out rispetto al Trattato di Lisbona), non la

coesione territoriale, forse nemmeno una univoca politica energetica o am-bientale… Le affermazioni di Came-ron hanno di fatto riaperto il dibatti-to sul modello di Unione che gli Stati membri dovranno prima o poi defini-re. Alle idee del Premier britannico si contrappongono quelle di chi sembra aver fatto propria la lezione derivante dalla globalizzazione e dalle sfide che consegna questa epoca. Sfide che re-clamano un’Europa coesa, rafforzata,

messa in grado di restare sulla scena internazionale come un attore prota-gonista, non come uno spettatore ca-nuto e attardato. Molte voci levatesi nei giorni scorsi in risposta a Came-ron si sono concentrate su un punto: l’integrazione europea prevede van-taggi e responsabilità, e i primi non possono essere alimentati o reclamati senza la seconda. Un punto sul quale Cameron dovrà chiarire ben prima del referendum del 2017.

rali. “Il dialogo non può prescindere dal ridiscutere i termini della nuova Carta”, afferma il portavoce, per il quale “i giovani che manifestano sono più avanti nella lotta politica dell’op-posizione. P. Greiche indica anche la strada per un’uscita dall’inverno in cui l’Egitto sembra essersi inserito. “Il presidente Morsi – è la ricetta del portavoce dei vescovi cattolici egizia-ni – si stacchi dai Fratelli Musulmani, diventando di fatto, il presidente di tutto il popolo e la presidenza, intesa come istituzione, si liberi dall’influen-za dei partiti e crei un comitato per ri-vedere la Costituzione”.

Sdegno internazionale per le nuove violenze in Siria. Nei giorni scorso sono stati scoperti i corpi di 80 giovani, rinvenuti senza vita in una fossa comune nei pressi di Aleppo. E mentre cresce l’emergenza profughi, parole forti sono arrivate dal mediatore Onu-Lega Araba Brahimi che ha chiesto unità di azione di fronte al dramma del popolo siriano. “La Siria sta andando in pezzi sotto gli occhi del mondo – ha detto il mediatore Onu-Lega Araba – è

urgente un’azione incisiva del Consiglio di sicurezza che non può continuare a restare diviso di fronte agli orrori senza precedenti che si stanno consumando nel Paese”. In questo contesto si fa sempre più drammatica la situazione dei profughi: oltre 700mila, secondo gli ultimi dati comunicati dall’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, sarebbero già arrivati nei Paesi confinanti la Siria. Per far fronte all’emergenza l’Unione europea ha deciso lo stanziamento di 100

milioni di euro; altri 155 milioni di dollari sono stati annunciati dal presidente americano Obama alla vigilia della conferenza internazionale dei donatori per la Siria, promossa dall’Onu, in corso in Kuwait. Salgono così a 365 i milioni messi a disposizione da Washington. Intanto in Siria, come confermano fonti di Medici senza frontiere, che denuncia le difficoltà a operare nel Paese per la diffusa insicurezza, a pagare il prezzo più alto della guerra sono donne e bambini.

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a concomitanza con la consultazione politica non sembra giovare alle elezioni regionali, almeno in termini di visibilità e di

attenzione. Le elezioni che il 24 e 25 febbraio porteranno alla definizione dei nuovi assetti regionali dopo la fine anticipata dell’esperienza For-migoni è schiacciata sui media dal-la competizione nazionale e dal cli-ma di polemica continua tra Bersa-ni, Monti e Berlusconi. Anche per le elezioni regionali, come per quelle nazionali, ci sono i primi punti fer-mi: lo scorso 27 gennaio sono sca-duti i termini per la presentazione dei candidati e delle liste che li so-stengono.Sei i candidati in corsa per la suc-cessione alla presidenza di Rober-to Formigoni. Si tratta di Roberto Maroni, sostenuto da Lega Nord, Pdl, Lista Civica Maroni Presiden-te, Tremonti 3L, Partito pensionati, Fratelli d’Italia, La Destra e Allean-za ecologista. Umberto Ambrosoli, è il candidato del centro-sinistra la cui corsa è sostenuta da Pd, Sel, Idv, Psi, Etico a sinistra, Centro popolare lombardo, Con Ambro-soli presidente - Patto Civico. In corsa anche l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini che, in un primo momento pareva essere il candida-to del centro-destra. L’ex primo cit-tadino del capoluogo milanese ha

Lombardia Civica e Udc. Comple-tano l’elenco dei candidati Marco Cappato della lista Amnistia Giu-stizia Libertà, Silvana Carcano, in corsa per il Movimento Cinque Stel-le di Beppe Grillo, Carlo Pinardi di Fare per fermare il declino, la pro-posta politica lanciata dall’econo-mista Oscar Giannino. Contestual-mte sono state presentate anche le liste che si dovranno sottoporre al giudizio degli elettori nelle singole circoscrizioni in cui è divisa la Re-gione. Nel Bresciano, che sarà rap-presentato nel nuovo consiglio da 10 eletti, saranno 20 le liste che gli elettori troveranno stampate sulla scheda elettorale. Si tratta di Lista civica Maroni Presidente, Fare per fermare il declino di Oscar Gianni-no, Fratelli d’Italia, Centro Popola-re Lombardo con Ambrosoli, Lega Nord, Pensionati, Sel, Lombardia Civica con Albertini Presidente, Patto Civico Ambrosoli Presiden-te, Italia dei Valori, Pd, Lombardia Popolare Alleanza Ecologica, Eti-co a Sinistra e Movimento 5 Stelle, Pdl, 3L Lista Tremonti Lavoro e Li-bertà e Udc. La legge per l’elezione del presidente della Regione, modi-ficata nell’ottobre dello scorso an-no, prevede l’elezione a Presidente del candidato che ottiene il maggior numero di voti validi sul territorio regionale, senza bisogno di ricorso al ballottaggio.

Gianni Bottalico (nella foto), 56 anni, di origini pugliesi, è il nuovo presidente nazionale delle Acli. È il 13° nei quasi 70 anni di storia dell’associazione. Bottalico succede ad Andrea Olivero, dimessosi lo scorso 19 dicembre in ragione del suo impegno politico diretto.Nato a Bari, Bottalico vive a Seregno. È stato presidente delle Acli provinciali di Milano, Monza e Brianza dal 2004 al 2012. Ha collaborato in particolare con il cardinale Dionigi Tettamanzi per

il progetto del Fondo diocesano di solidarietà per le famiglie colpite dalla crisi e della disoccupazione. Nel maggio del 2012, in occasione dell’ultimo congresso nazionale delle Acli, era stato eletto vicepresidente nazionale, con delega alla Comunicazione. Nel suo intervento da neopresidente Gianni Bottalico ha rivolto la sua attenzione al Paese offrendo una lettura dell’attuale situazione: “L’Italia vive giorni di bufera: noi ben lo sappiamo, perché viviamo

tra la gente e ci accorgiamo delle difficoltà dei nostri concittadini. Non ci sottrarremo al nostro compito, staremo anche nella bufera politica di questi giorni rivendicando la nostra autonomia e il nostro pluralismo”. E per resistere alla bufera occorre un saldo timone. Per Gianni Bottalico è la “responsabilità” a dover accompagnare l’azione di governo delle Acli: “Governare nella bufera è la vera sfida di oggi, che ci chiama ad un serio impegno per il

futuro. Questo significa fare delle scelte di responsabilità più che di protagonismo. Responsabilità significa saper rispondere a chi ci ha preceduto, alla memoria e alle fatiche compiute dai nostri padri, ma anche a chi verrà, ai nostri giovani e ai nostri figli”. Le Acli del futuro, nelle intenzioni del nuovo presidente dovranno essere punto di riferimento per la comunità, attente alla politica e al lavoro, vicine alle fasce deboli della popolazione.

scelto il centro e la proposta di Ma-rio Monti (per cui, tra l’altro, corre anche al Senato. La sua corsa al Pi-rellone è sostenuta da Movimento

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LA VOCE DEL POPOLO31 gennaio 201306

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“Innegabilmente, questa nostra Italia è proprio disgraziata.Quasi non bastassero a farle marcire il fegato, i tedeschi, i turchi, i bulgari, l’Albania e i Dardanelli, eccole venire addosso un nuovo nemico: le dame della Croce Rossa che distribuiscono le medaglie della Madonna ai soldati; le signore dei Comitati che introducono crocefissi e immagini nei pacchi da inviarsi al fronte, con pericolo di convertire la lana in cotone e le suole di cuoio in cartone, i cappellani militari che danno l’Assoluzione e l’Olio santo ai morenti; le suore che distribuiscono il rancio ai soldati”. Sono l’Avanti! Il Popolo d’Italia, il Messaggero e... fratelli... che lo dicono, ed è oggi come se fosse scritto nel Vangelo. Bisognerà provvedere. Si potrebbe, ad esempio, sostituire le medaglie della Madonna con quelle che gli on. Treves, Beghi e fratelli, tengono al panciotto come deputati, aggiungendovi il relativo indennizzo delle seimila lire annue. Ma non si può fare il conto sul... panciotto degli altri senza sentire cosa ne pensano

Le disgrazie d’Italia

La digitalizzazione, cioè la graduale introduzione di strumenti che limi-tino l’uso di documenti cartacei, sta da un po’ di tempo cercando, anche se con qualche difficoltà, di farsi lar-go nella scuola. La diffusione dei libri in formato misto o interamente sca-ricabile da internet, l’installazione di lavagne interattive multimediali (lim), l’attivazione di registri elettronici e ta-blet, la creazione di cl@ssi 2.0 dotate di dispositivi tecnologici e connessio-ne ad internet, sono alcuni dei tenta-tivi avviati in maniera sperimentale in diverse scuole italiane. A questo lento sforzo di modificare gli ambienti di apprendimento attraverso un uso costante e diffuso delle tecno-logie a supporto della didattica in au-la, si affianca l’idea di rendere digitali anche le procedure amministrative, con l’obiettivo di liberare le segreterie scolastiche da fotocopie e faldoni e di ridurre decisamente le spese sostenu-te dalle scuole per l’acquisto della car-ta e la gestione di toner e stampanti; ecco allora che da quest’anno la circo-lare ministeriale 96/2012 prevede che le iscrizioni alle scuole di ogni ordine e grado, tranne che per la scuola dell’in-fanzia, vengano effettuate esclusiva-mente on line, attraverso il sito www.iscrizioni.istruzione.it. La volontà sa-

rebbe dunque quella di razionalizza-re i costi e di facilitare alle famiglie l’accesso ai servizi offerti dai diversi istituti; certo però, almeno per que-sto primo anno di applicazione, alcu-ni problemi si faranno sentire: diversi genitori son privi di collegamento ad internet o hanno poca familiarità con il computer e perciò le istituzioni sco-lastiche destinatarie delle domande stanno cercando di garantire loro as-sistenza e supporto; alcune Regioni e Province autonome hanno stabilito scadenze diverse dal 28 febbraio 2013 o hanno mantenuto solo il formato cartaceo per le richieste; le iscrizioni di alunni con disabilità vanno perfezio-nate con la presentazione alla scuola prescelta della relativa certificazione, mentre per i figli di immigrati senza il permesso di soggiorno la modalità on line non è applicabile. Nella speranza che comunque l’iter di iscrizione possa realizzarsi per tut-ti con facilità, è però importante ri-cordare che la scuola è anzitutto un luogo ed è fatta di persone e dunque nessun sistema informatizzato può sostituire completamente la visita a quelli che saranno gli spazi in cui i ra-gazzi vivranno l’esperienza scolastica e il contatto diretto con il personale a cui saranno affidati.

Chissà se davvero Roberto Giacobbo si aspettava una svolta epocale – per sé e per il mondo intero – lo scorso 21 dicembre 2012, data in cui un’in-terpretazione del tutto particolare di un calendario maya aveva fissato nientemeno che la fine del mondo. Lui, da anni conduttore di “Voya-ger”, aveva ampiamente affrontato l’argomento… Giacobbo lo scorso 7 gennaio è ripartito con la nuova edi-zione del suo programma (sottotito-lo “La nuova era”), pronto a buttarsi nuovamente su casi irrisolti e pseu-do-misteri di fronte a cui la scienza lascia aperto qualche interrogativo in più. Il conduttore ha aperto la sta-gione 2013 con un’indagine su una delle creature immaginarie più cita-te: lo yeti, ovvero il mostro delle ne-vi, mezzo uomo e mezzo animale. La squadra di “Voyager” ha raggiunto una sperduta località della Siberia, dove diversi testimoni oculari e perfi-no alcuni scienziati avrebbero trovato tracce della leggendaria creatura. La spedizione è rientrata in patria con un reperto definito “sorprendente”, ma in realtà nessuna scoperta rivo-luzionaria è stata compiuta. Nel mix della puntata inaugurale si è parlato anche degli aspetti più controversi e meno noti del regime nazista, tra cui

la presunta ossessione di Adolf Hit-ler e dei gerarchi a lui più fedeli per le discipline esoteriche. Per chiudere in bellezza, è stato affrontato un caso poco conosciuto relativo a un even-to prodigioso “testimoniato – ha as-sicurato il conduttore – da migliaia di persone alla fine del ‘700”, quando a Roma e nel Centro Italia più di 120 im-magini della Madonna avrebbero co-minciato ad animarsi prima dell’arri-vo dell’esercito di Napoleone. La pun-tata d’avvio della nuova stagione era la numero 180, a testimonianza della longevità di un programma in onda da 10 anni che, partito con qualche velleità scientifica non disprezzabile, nel corso del tempo ha virato progres-sivamente verso l’incredibile. La furbi-zia di Giacobbo e del suo staff sta nel muoversi proprio dentro il confine tra ciò che è vero e ciò che è falso, ma po-trebbe essere verosimile. Giacobbo, che di suo sarebbe un giornalista (con tutti gli obblighi deontologici nei con-fronti della verità che la professione imporrebbe), continuerà ad aggirar-si tra gli Ufo, il Mostro di Loch Ness, i fantasmi, le “entità” che fanno i cerchi nel grano e mille altri pseudo-misteri poco scientifici, ma molto spettacola-ri. Chi si presta al suo gioco, lo faccia credendoci solo quel tanto che basta.

Buone notizieProfessionisti in reteNelle scorse settimane si è svolto il primo incontro presso la sede della Compagnia delle Opere di Brescia di “Professionisti in rete”, iniziativa che vede coinvolti i professionisti del settore fiscale, consulenti del lavoro, studi legali e notarili con propensione alle esigenze delle imprese, con l’obiettivo di mettere in comune le proprie professionalità per cogliere nuove opportunità, collaborare, valutare nuove esperienze e condividere progetti e offerte di servizi ad hoc per le

aziende. Le tematiche trattate in questi incontri, sono di interesse comune e riguardano soprattutto gli aspetti di cambiamento che questa crisi impone e l’accelerazione di processi che erano comunque già in corso. La creazione di una rete di studi professionali permetterà, attraverso il mutuo scambio di esperienze, di comprendere le tendenze dei mercati di riferimento e creare una rete di lavoro condiviso. Prossimo appuntamento è per il 26 febbraio alle 17.30.

Scuola

Soltanto digitale?Comunicazione

Quei viaggi improbabili

DI GIOVANNI GHIDINELLI

DI MARCO DERIU

120 ANNI DI COMMENTI

Viene pubblicato, in questo spazio dedicato a editoriali e commenti che “Voce” ha proposto lungo la sua storia, una riflessione data alle stampe dal settimanale il 1° gennaio 1916. L’Italia è in piena guerra e “Voce” bacchetta chi biasima l’opera di sacerdoti, suore e dame per i soldatial fronte

e... a questo proposito, i suddetti onorevoli, forse per timore della Censura, si sono chiusi in un silenzio sepolcrale. Occorrerà ricorrere ad altro. Le Dame potrebbero inviare medaglie con la bella faccia di Carlo Marx o di qualche on. Beghi. Quest’ultima potrebbe servire come stimolo a conservar alto il... morale.

Le signore dei Comitati, in luogo dei crocefissi o delle immagini, potrebbero introdurre nei pacchi alcune copie del Popolo e dell’Avanti! con qualche caricatura dell’Asino. L’Asino poi servirebbe come ricostituente fisico dei soldati, i quali devono conservarsi più forti dei tedeschi.I cappellani, invece della

benedizione, dovrebbero leggere ai morenti qualche periodo del Messaggero o quel capitolo del sig. Papini che dice tra l’altro: “... la guerra leva di torno un’infinità di uomini che vivevano perché erano nati... e giova all’agricoltura ed alla modernità perché i campi di battaglia, rendono per molti

Donne nei cda: un seminarioSono aperte le iscrizioni alla seconda edizione del seminario formativo “Donne nei cda: una risorsa e una opportunità” programmato per i prossimi 15 e 16marzo. Venerdì 15 si svolgerà presso Auditorium Garda Forum di Montichiari e sabato 16 presso l’Università cattolica di Brescia.Le iscrizioni chiudono il 18 febbraio. Al seminario saranno ammesse 80 donne bresciane e altre 10 provenienti dal resto d’Italia interessate dalla legge

120/2011, che ha introdotto una svolta nella partecipazione delle donne al governo di impresequotate che dallo scorso anno devono essere rappresentate nella misura di almeno 1/5 nei cda. Il corso è promosso dall’Ufficio della Consigliera di parità della Provincia di Brescia. Per informazioni e iscrizioni è possibile rivolgersi allo stesso ufficio, per il Settore lavoro della Provincia, in via Cefalonia, 50a Brescia, tel.030.3749392-396; cell. 331.6471937.

anni, assai più di prima, senz’altra spesa di concio...”.Così, invece di dar il Crocefisso a baciare, potrebbero offrire la tessera del partito socialista, e in cambio dell’Olio santo, praticare al morente dei massaggi, con qualche circolare della massoneria. Quanto alle Suore, poi, sarebbe facile sostituirle nella distribuzione dei cibi, coi fornitori militari che si trovano attualmente sotto processo. Si potrebbe star sicuri che non vi sarebbe più pericolo di sentirli puzzare d’acqua santa. Come si vede, la riforma sarebbe così attuata senza grande spesa, e con una perdita minima di tempo. C’è una sola difficoltà: il parere cioè dei soldati che si trovano in faccia al nemico e alla morte, e non scorgono sul Popolo, sull’Avanti!, sull’Asino e sulle tessere, una parola sola, che li conforti nella sicura speranza di un’altra vita. Ma queste sono cose trascurabili... quello che importa ai suddetti giornali, è che il prete, le suore, le Dame e le immagini spariscano. Quello è il nemico! – Il resto... oh! quanto al resto... cosa importa loro, anche se resta?

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a consegna di “Cammini di luce”, il nuovo Proget-to educativo dell’oratorio alla presenza del vescovo Luciano Monari ha aperto,

a Roncadelle, la settimana di festa in onore dell’oratorio S. Luigi. “Abbia-mo a disposizione – spiegano i curati don Pierluigi e don Giuseppe – uno strumento utile, pensato e condiviso da tutte le realtà che vivono la vita dell’oratorio e che ha visto il coinvol-gimento dell’amministrazione pub-blica, tramite un assistente sociale e dell’istituzione scolastica, con il sup-porto di un insegnante”. Ne è scaturi-to un confronto condiviso in uno stile ‘sinodale’, dove il lavorare insieme ha rappresentato la vera forza del proget-to. Lavoro comunitario che ora deve proseguire nella sua attuazione. All’in-terno del Peo sono state individuate sei fasce – bambini, pre-adolescenti, adolescenti, giovani, adulti e famiglie ed educatori – e sono stati redatti de-gli schemi necessari per evidenziare i bisogni emersi, i conseguenti obiettivi e le azioni-proposte che si vorrebbero realizzare. “È il risultato di un cammi-no che poco alla volta si è illuminato, che ha evidenziato le nuove esigenze che si vivono in oratorio e le nuove ri-sorse che si possono mettere in cam-po”. Al cuore del progetto c’è la di-chiarazione di una alleanza educativa dentro l’oratorio, tra i suoi educatori e le sue diverse anime di servizio, con

alla volta. Occorre far crescere i gio-vani per farli diventare persone auten-tiche e non false, buone e non cattive, capaci di amare e non egocentriche, intelligenti e non stupide, responsabili e non irresponsabili”. E in questo pro-cesso ciascuno di noi può aiutare e verificare. “Il progetto educativo con-tiene una convinzione semplice: Gesù è il criterio per distinguere ciò che è umano da quello che non ha niente a che fare con la persona”. Guardando Gesù si impara a vedere ciò che dav-vero vale e si impara ad amare. “L’uo-mo è fatto per imparare ad amare e non c’è maestro d’amore migliore di

la comunità parrocchiale e la diocesi, con le famiglie e il territorio. “L’uomo non nasce fatto – commenta il Vesco-vo – nasce da fare. Una persona si co-struisce attraverso la conoscenza, il rapporto con gli altri. E cresce poco

Venerdì 1 febbraio alle 11 presso l’isti-tuto “Veronica Gambara” sarà presen-tata la pubblicazione “Dallo “Statuto albertino alla Costituzione italiana”. Viene riproposta la riflessione del prof. Giuseppe Frigo (nella foto) svol-ta in occasione del 150° dell’Unità di Italia 1861-2011. L’iniziativa, promos-sa dall’associazione di cultura e ricer-ca Zanardelli, in collaborazione con l’istituto Veronica Gambara, vedrà la partecipazione di Paolo Corsini, che

presenta il lavoro curato da Emanuela Citati e patrocinato dalla Provincia. “Il testo propone una lettura comparata tra Statuto e Costituzione arricchito da foto d’epoca. Con la legge 169 del 30 ottobre 2008 – ha puntualizzato la presidente dell’associazione Emanue-la Citati – è stato introdotto l’insegna-mento di cittadinanza e costituzione al posto dell’educazione civica, aprendo il contesto scolastico alla collaborazio-ne con le realtà culturali del territorio.

Ci è sembrato importante promuovere una riflessione d’alto profilo dedicata agli studenti delle scuole superiori, con l’intento di favorire la conoscenza del-la Costituzione partendo dallo Statuto albertino, che sancì la prima esperien-za di governo parlamentare nell’Italia unita”. La pubblicazione sarà in distri-buzione gratuita presso la Provincia e la sede dell’associazione “Zanardelli” in via Campo Fiera 1 dalle 10 alle 11 dal lunedì al venerdì.

Gesù che per amore è vissuto e per amore ha dato la sua vita”. E conclude con l’invito rivolto ai giovani “di non rinunciare mai a diventare persone in gamba, perché ognuno ha la capacità di creare un mondo più bello”. Occor-re compiere un cammino che a volte è segnato dalla stanchezza, dall’ama-rezza e dalla tentazione di fermarsi, nel quale però non siamo soli. “C’è Qualcuno – afferma il parroco don Aldo – che cammina con noi che ci riscalda il cuore e ridona coraggio al nostro impegno”. Come ai discepoli di Emmaus raffigurati nella coperti-na del Peo.

Il centro per la cultura del benessere, associazione no profit che promuove la conoscenza intorno a temi di salute psico fisica, propone un nuovo corso. Il 31 gennaio Emma Bettinardi (collaboratrice del nostro settimanale diocesano), alle 20.30, terrà la conferenza introduttiva gratuita su autostima al femminile. Un percorso pensato per accompagnare le donne a vivere il proprio tempo con maggiore

forza e consapevolezza di sé. Alla conferenza seguirà un corso di quattro serate del costo di 60 euro, materiali inclusi.Non è semplice dare una definizione di cosa sia l’autostima femminile, in linea generale dipende dal livello di stima che una donna ha di sé stessa, delle proprie capacità, dei propri limiti e degli obiettivi da raggiungere nella propria vita. In questo senso è l’espressione del rapporto profondo che la donna

ha con la propria personalità e con il modo in cui la manifesta nella vita di tutti i giorni e nelle relazioni interpersonali. Tutto dipende dalla fiducia che si nutre nelle proprie capacità e nell’accettazione di queste ultime, nel livello di importanza che si dà al proprio essere donna. L’appuntamento con la presentazione del corso è in programma giovedì 31 gennaio alle 20.30 in via Quarena 143 a Gavardo.

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a parola lavoro è un im-pegno che ritorna anche in questa sua nuova espe-rienza. Marco Fenaroli, già segretario bresciano della

Cgil e presidente provinciale dell’An-pi, è il candidato sindaco della lista ci-vica “Al lavoro con Brescia”. Partendo dalla cronaca, in queste settimane si registra un’esplosione degli sfratti per morosità involontaria. “Il Consiglio comunale – spiega Fenaroli – deve interessarsi di questo. Solo partendo dagli ultimi si riesce a soddisfare la domanda generale della città; va uti-lizzato un altro sguardo, non bisogna voltare la testa dall’altra parte. La po-vertà va affrontata, evitando forme assistenzialistiche, ma promuoven-do lavoro: cosa facciamo con i disoc-cupati che non hanno qualifiche? Ho fatto la proposta, ad esempio, della forestazione attorno alla tangenziale e all’autostrada che potrebbe anche risolvere il problema delle polveri sottili… Lo stesso vale per la pulizia frequente dei marciapiedi della città, dando così una possibilità di lavoro”. Secondo Fenaroli sono due le esigen-ze: “La prima è di riaffermare il tema del lavoro, la seconda è che ‘Al lavoro con’ la città significa che il percorso politico è da fare insieme; la politica ha un dovere di umiltà di fronte alle difficoltà che i cittadini e le cittadine stanno vivendo”. In corso Mameli si

trova il quartier generale che “punta a imporre nel dibattito della città temi che altrimenti resterebbero fuori dalla discussione. Un numero crescente di cittadini sta perdendo reddito e sicu-rezza sociale. Il secondo tema è quel-

battaglia che ha portato alla sconfitta, in sede giudiziaria, dello slogan ‘Pri-ma i nostri’. Va promossa una logica inclusiva”. Oggi la povertà viene stig-matizzata e viene anche emarginata, ma è un rischio tremendo rispetto alla convivenza. “Devo riconoscere il con-tributo dato da mons. Monari al tema dell’immigrazione con la sua lettera equilibrata che ha fatto ragionare mol-te persone”. Fenaroli sottolinea che a Brescia i problemi scomodi vengono mesi sotto il tappeto. “I cittadini sotto-lineano la necessità di una politica più aperta e più umile. Serve un nuovo si-stema di partecipazione democratica, penso alla riedizione aggiornata dei consigli di quartiere e penso che sia anche un dovere riconsiderare gli sti-pendi degli amministratori: la gratuità dell’impegno politico e amministrati-vo non è riducibile a demagogia, ma è un tema vero”. E se analizza l’ope-rato della giunta Paroli ribadisce che “questa destra, come quella regionale e nazionale, ha fatto un errore fonda-mentale: non ha capito la crisi. Nelle mie funzioni precedenti sottolineavo il problema, ma la risposta era sem-pre rassicurante: ‘In cinque o sei me-si ne verremo fuori’. Si sottovalutava la dinamica occupazionale, perché chiunque si interessa di questioni so-ciali sa che la disoccupazione arriva in maniera ritardata rispetto alla crisi finanziaria e produttiva”.

lo dell’immigrazione: un quinto dei re-sidenti non è di nazionalità italiana e non ha, tranne i comunitari, diritto di voto. È un grave deficit di democra-zia quasi quanto il Regno italico sop-portava con il non voto alle donne”. Correlato al tema dell’immigrazione, ci sono le ripetute sentenze di condan-na al Comune per il bonus bebè. “Ero ancora segretario della Cgil quando si è affacciata questa delibera discri-minatoria. Abbiamo tentato in ogni modo di sconsigliare il sindaco e la giunta. Oggi si vedono i risultati della testardaggine della giunta. La Came-ra del lavoro ha portato avanti la sua

Un artista dai mille volti, libero e ribelle, capace di disegnare la strada per il Cielo con i tratti violenti e sublimi della vita vera. Un festival che ne segue le orme, mescolando storie, spazi e colori per ritrovarne lo spirito e immaginare nuovi orizzonti creativi. Romanino, rabbia e fede. Arrivano i primi appuntamenti bresciani del 2013 per il festival “I volti del Romanino. Rabbia e fede”: La chiesa di San Giovanni evangelista in contrada San Giovanni ospita, venerdì 1

febbraio alle 20.45, “Romanino vs Moretto. La disputa”. Nella chiesa che li vide rivali, confronto a colpi di arringhe tra i due giganti del Rinascimento bresciano. Intervengono don Giuseppe Fusari, storico dell’arte, e Fausto Lorenzi, critico d’arte; all’arpa si esibisce Barbara Da Parè.Sabato 2 febbraio, dalle 14.30 alle 16.15, è in programma dal tema “Dimenticare Tiziano”, la passeggiata letteraria con partenza dalla chiesa dei Santi Nazaro e

Celso, corso Matteotti. Si tratta di un percorso a tappe sulle tracce di Romanino che partirà dalla chiesa dei Santi Nazaro e Celso, che ospita anche il Polittico Averoldi di Tiziano, autentico punto di svolta per l’arte bresciana, per proseguire nella chiesa di San Francesco. L’itinerario si chiuderà nella sede della Congrega della carità apostolica, che consentirà di apprezzare una splendida “Madonna con Bambino” del grande artista. La passeggiata sarà impreziosita dalle

letture a cura degli attori del Cut “La stanza” e dagli interventi musicali dei talenti del Conservatorio “Luca Marenzio”: Silvia Muscarà al violino e Nadia Fracchiolla al violoncello. Venerdì 8 febbraio, alle 20 e alle 21, nel Complesso Santa Giulia di via Piamarta, 4 va in scena “Contemporaneamente Romanino”: uno spettacolo con musiche originali di Pierangelo Taboni e video di Wladimir Zaleski. Ingresso gratuito su prenotazione (tel. 030.395803).

La Provincia di Brescia, in collabo-razione con l’Associazione comu-ni bresciani, attiverà anche per il 2013 una serie di corsi destinati al-la formazione e all’aggiornamento del personale che lavora nell’area socio-assistenziale e socio-sanita-ria, corsi che, in molti casi, sono obbligatori per gli operatori del settore.Il Piano formativo provinciale, che l’anno scorso ha visto la partecipa-zione di oltre un migliaio di iscritti e l’organizzazione di 48 corsi per un totale di 900 ore di formazione, godrà nel 2013 di un finanziamento pari a 187mila euro, in parte pro-venienti dalla Regione Lombardia, derivanti dalla tassa automobilisti-ca, e trasferiti alla Provincia.La prima fase, ad oggi in corso, riguarda la definizione della do-manda e la raccolta delle esigen-

ze diffuse nelle diverse zone. “At-tualmente – spiegano il presidente di Associazione comuni brescia-ni servizi, Ettore Monaco e l’as-sessore provinciale Aristide Peli (nella foto) – stiamo procedendo a vagliare le richieste ricevute dai 13 distretti territoriali della Pro-vincia, in modo da poter definire un’offerta diversificata sul terri-torio, che tenga conto delle reali necessità formative, che posso-no essere profondamente diverse anche sulla base della differente composizione del tessuto sociale. Per esempio, le problematiche so-cio-assistenziali che si affrontano quotidianamente sul Garda posso-no essere molto diverse da quelle presenti in Valtrompia”.Una volta determinate le necessità territoriali, verranno attivati i cor-si nelle diverse zone della Provin-

cia, nel rispetto delle quattro aree di intervento definite dalle linee d’indirizzo fornite dalla Regione Lombardia.Per quanto riguarda l’area “cono-scenza del bisogno sociale”, i cor-si saranno concentrati sulla for-mazione degli operatori nell’am-bito della home visiting, facendo attenzione anche ai nuovi bisogni sociali emergenti.La seconda area individuata dallo schema regionale riguarda inve-ce il supporto alla programmazio-ne territoriale, e concerne tutte quelle attività inerenti l’attuazio-ne dei nuovi piani di zona, il coor-dinamento degli uffici di piano, la collaborazione tra la pubblica am-ministrazione e il terzo settore, la conoscenza e l’accesso alle risor-se messe a disposizione dalla Ue. La terza area è dedicata alla con-

ciliazione e offrirà supporto anche grazie ad una giornata di studio provinciale dedicata al tema. In-fine, ultima, ma decisamente non per importanza, la formazione de-dicata agli operatori dell’area del-la disabilità.I corsi sono aperti ai dipendenti di Asl, Comuni, terzo settore, ma anche di altri enti. Salvo diverse richieste provenienti dai distretti, che indicheranno esigenze e pre-ferenze, sono a disposizione 64 moduli formativi per un totale di oltre 1200 ore. “Anche quest’anno – conclude Ettore Monaco – la do-cenza verrà assegnata ad esperti, privilegiando tuttavia relatori ap-partenenti a Università vicine al territorio bresciano, mantenendo in ogni caso la prerogativa di non derogare in alcun modo sulla qua-lità dell’offerta formativa”.

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el 1982, da un’iniziativa di Anfass Brescia Onlus nacque la Fondazione bresciana assistenza psi-codisabili. Anfass, infat-

ti, in quanto associazione di famiglie, si occupava (e tuttora si occupa) della tutela e della promozione dei diritti delle persone con disabilità, accompagnando le loro famiglie at-traverso azioni e strumenti specifici, ma necessitava di una realtà ricono-sciuta e dimensionata che offrisse a tutti gli effetti servizi per la disabili-tà. Da qui, dunque, la scelta di cre-are Fobap onlus, braccio operativo strettamente legato ad Anfass con la quale condivide impegni assun-ti per l’utilizzo del marchio, parte del Consiglio di amministrazione e sede legale, sita a San Polo, in via Michelangelo. Ad amministrare la Fondazione, diretta da Filippo Per-rini, ci sono sette membri, eletti nel dicembre 2012: cinque di essi sono stati direttamente nominati da An-

tarie, una Residenza socio-sanitaria per disabili, un Servizio per la vita indipendente, un Servizio per l’ac-coglienza temporanea, un Centro abilitativo per minori, un Ostello per ferie, diversi ambulatori e un impor-tante Centro sperimentale per l’au-tismo sono alcuni tra i servizi più importanti offerti dalla Fondazione a marchio Anfass che copre circa il 20% dei servizi per la disabilità di Asl Brescia. Le principali azioni svolte da Fobap forniscono servizi appron-tati al benessere fisico, emozionale e materiale, ai diritti, allo sviluppo personale, all’autodeterminazione, all’inclusione sociale e alle relazioni interpersonali dei suoi ospiti, che so-no oltre 300, tra disabili intellettivi e relazionali. Agli utenti vengono quin-di proposte attività disparate, tra cui formazione, educazione religiosa, sport, pet terapy, danceability, labo-ratori teatrali, cucina ed equitazione ricreativa, mentre, in collaborazione con Anfass è attivo un servizio gratu-

fass, uno è di nomina vescovile e, infine, un altro è stato nominato dal-la Congrega della carità apostolica. Presidente di Fobap Brescia è Maria Villa Allegri. Accanto a loro un colle-gio dei revisori, 191 collaboratori, di cui 183 lavoratori dipendenti, diversi collaboratori esterni alla Fondazio-ne e numerosi volontari. A distanza di oltre un trentennio dalla sua na-scita, Fobap onlus opera in buona parte della provincia di Brescia con sedi operative in quattro distretti so-cio-sanitari: Brescia, Brescia Ovest, Garda e Valle Sabbia. Cinque Centri diurni, cinque Comunità socio-sani-

L’Istituto superiore Piamarta passa in gestione al Gruppo Cooperativa Foppa. A partire dall’anno scolastico 2013/2014, la scuola superiore gestita dai Padri Piamartini attiverà un nuovo indirizzo, “Amministrazione, finanza e marketing”, con il supporto delle competenze offerte dal gruppo presieduto da Giovanni Nulli. “Non si tratta di un’acquisizione – precisa l’amministratore delegato del gruppo, Giovanni Lodrini – al

contrario, accogliamo i Piamartini all’interno della compagine sociale del Foppa, permettendo di proseguire l’attività educativa nel solco della tradizione, ma con il nostro sostegno gestionale da sempre a disposizione del mondo formativo cattolico”. Dopo un anno di pausa (nell’anno scolastico non sono state attivate le classi prime), a settembre l’Istituto Piamarta ripartirà dalle origini, ovvero da quel corso di ragioneria, oggi chiamato “Amministrazione,

finanza e marketing”, che risponde alle esigenze di formare i giovani e avviarli a una professione oggi sempre più richiesta dal mercato del lavoro. Il corso permette l’inserimento nella pubblica amministrazione o nelle aziende che operano nel settore produttivo, commerciale, assicurativo, negli istituti di credito e agenzie di marketing, oltre a dare accesso a tutte le facoltà. L’Istituto Piamarta sarà l’unica scuola cattolica ad offrire questo tipo di indirizzo

all’interno della Provincia. “L’opera di padre Piamarta –sottolinea padre Igor Manzillo (nella foto) – era rivolta a dare un futuro ai giovani, insegnando una professione con il supporto dei laici”. “Il nostro percorso – continua il direttore padre Francesco Ferrari – prosegue nel solco della continuità, e risponde all’esigenza di educare i ragazzi facendo fronte alle esigenze del mondo produttivo, all’interno di un progetto più ampio, che abbia come base i valori cristiani”. (a.g.)

È stato siglato da Cisl Scuola, Uil, Gil-da e Snals, il 13 dicembre all’Aran, l’accordo sul pagamento degli scatti e il recupero della piena validità del 2011 ai fini delle progressioni di car-riera di tutto il personale della scuo-la. Si tratta di un risultato importante perché ottenuto in condizioni diffici-li. La mancanza di risorse ha implica-to la necessità di usare una parte di quelle contrattuali relative al solo sa-lario accessorio, scegliendo di dare priorità alla tutela della retribuzione fondamentale. Visto il contesto di un governo in scadenza, un rinvio avreb-be determinato gravi conseguenze, compromettendo ogni soluzione a un problema che si trascina da mesi. Non esistevano altre vie praticabili se non questa, salvo rinunciare definiti-vamente a vedere riconosciuti i due

anni di anzianità, con ricadute dal punto di vista economico, giuridico e previdenziale. In vista dell’appun-tamento elettorale, le organizzazioni sindacali del settore scuola di Brescia (Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Gil-da Unams, Snals Confals) hanno or-ganizzato un incontro con i candidati bresciani per affrontare le questioni in tema di istruzione e formazione: senti-re quali contenuti intendono proporre e, soprattutto, capire il loro impegno in termini di investimento. L’iniziative si svolgerà mercoledì 13 febbraio, alle 20.30, presso l’auditorium “P. Levi”, in via Balestrieri 6, a Brescia. In partico-lare, conclude, questo appuntamento – spiega Luisa Treccani, segretario ge-nerale Cisl Scuola Brescia – rientra nel percorso avviato del Congresso di categoria, che si terrà il 22 febbraio”.

ito di consulenza per le famiglie. La sua lunga esperienza fa dunque oggi della Fondazione bresciana assisten-za psicodisabili una delle eccellenze cittadine tanto che, alcune settima-ne fa, un nutrito gruppo di studenti universitari statunitensi sono stati ospitati presso la sua sede legale per approfondire alcuni aspetti assisten-ziali italiani, sotto la guida del prof. Luigi Croce, direttore sanitario della Fondazione e docente universitario all’Università cattolica.

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apa Benedetto XVI affron-tando il tema della crisi ha detto: “È un’esigenza di carità e giustizia che nei momenti difficili co-

loro che hanno maggiori disponibi-lità si prendano cura di chi vive in condizioni disagiate”. “L’esperienza di positività e di carità cristiana che viviamo risveglia e sostiene il nostro desiderio e ci permette di proporre a tutti la Giornata di raccolta del far-maco. Un gesto semplice di gratuità e condivisione che aiuta i più poveri e che ridesta chi vi partecipa”. Sabato 9 febbraio 2013 sono 60 le farmacie sul territorio di Brescia e provincia. Quest’anno i 30 enti bresciani con-venzionati con il Banco, i cui assi-stiti usufruiranno delle donazioni di farmaci da banco fatte dai cittadini che vorranno partecipare alla Rac-colta, chiedono oltre 11mila farma-ci (nel 2012 ne sono stati raccolti 8.000 sul territorio bresciano): “Per rispondere a questa grande richiesta

Farmaci a domicilio: dall’1 febbraio il servizio è disponibile per tutti i residenti di Brescia. Grazie alla convenzione tra Cooperativa esercenti farmacia, Associazione titolari di farmacia, Farmacie comunali, Ordine dei farmacisti e Croce Bianca il servizio, fornito dalle 12 farmacie comunali e dalle 41 private della città e fino ad ora rivolto alle fasce più deboli, anziani over 75 e persone con disabilità viene allargato a chi abbia necessità di ricevere i farmaci a casa. La

consegna viene svolta dai volontari della Croce Bianca 24 ore al giorno, sette giorni su sette, utilizzando un mezzo alimentato a metano messo a disposizione da Punto Farma. Per usufruire del servizio è richiesto un contributo di cinque euro che viene interamente devoluto ai volontari ed è sufficiente chiamare la propria farmacia (o una tra quelle di turno la notte e i festivi) e richiedere la consegna del farmaco, che verrà consegnato entro le quattro ore successive alla chiamata. “È la

naturale evoluzione di ‘Pronto Farmaco’ – afferma Luigi Cavalieri, presidente Farcom – che si è rivelato estremamente utile per chi fa parte dell’anagrafe delle criticità. Basti pensare che lo scorso anno è stato utilizzato ben 350 volte”. E che continua ad essere erogato in forma gratuita. “L’estensione del servizio a tutta la cittadinanza - spiega Clara Mottinelli presidente di Atf – conferma la disponibilità delle farmacie a rispondere ai bisogni e alle esigenze sempre maggiori degli

utenti e riafferma il loro ruolo di presidio insostituibile sul territorio”. L’obiettivo è di estendere il servizio al resto della provincia. Attualmente si può chiedere la consegna farmaci a domicilio su tutto il territorio lombardo grazie a un progetto di Federfarma regionale. L’utente deve contattare il numero unico 0270102880, attivo dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 17.30 e il farmaco, a seconda della tipologia e dell’urgenza, viene consegnato entro sei ore. (v.b.)

convenzionati i primi a essere chia-mati sul campo: innanzitutto perché possono far conoscere la loro attivi-tà sociale e caritatevole, in secondo luogo perché il cliente/donatore in-contra in questo modo direttamente il beneficiario della sua donazione”. In Italia l’iniziativa coinvolge più di 3200 farmacie, in 85 province e più di 1200 Comuni e permette di raccoglie-re farmaci da automedicazione che sono destinati a più di 1400 enti as-sistenziali. Si tratta di un’occasione per donare a chi ne ha più bisogno un medicinale di automedicazione. I farmaci rappresentano in molti ca-si l’unica via di salvezza e diventano ancora più essenziali quando non ci si può permettere le cure necessarie. Ecco, allora, che il semplice dono di un medicinale è un atto d’amore e di civiltà verso quella fascia di popola-zione meno fortunata. Banco Farma-ceutico invita a partecipare numero-si volontari affinché siano garantiti i turni per la raccolta in farmacia.

– ha spiegato Paracini – bisogna or-ganizzare al meglio la presenza dei volontari nelle farmacie per spiega-re bene l’iniziativa. Oltre ai volonta-ri della Compagnia delle Opere, so-no i volontari degli enti assistenziali

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Sta succedendo un po’ ovunque, ed ora è arrivato anche il turno delle scuole di Ghedi. L’anno scolastico in corso sarà, infatti, l’ultimo in cui la scuola dell’Infanzia e la scuola primaria sono autonome, cioè con una direzione e una segreteria tut-ta loro. Lo stesso vale per la scuo-la secondaria di primo grado, che, essendo autonoma, ha una segrete-ria tutta sua e un dirigente. Le cose però stanno per cambiare anche a Ghedi. Com’è già accaduto l’anno scorso in Comuni limitrofi, fra cui

Leno, tanto per citare un paese che è a pochi chilometri, anche Ghedi e i ghedesi dovranno presto con-frontarsi con il nuovo Istituto com-prensivo, che vedrà la luce il 1° set-tembre, e che riunirà i tre ordini di scuole dell’obbligo presenti sul ter-ritorio: Infanzia, Primaria e Secon-daria di primo grado.Dal canto suo Silvio Lamponi, il di-rigente della direzione didattica, che dal prossimo anno avrà sulle sue spalle la gestione dei tre ordini di scuola, accetta questa nuova sfi-

da con ottimismo: “Non sarà facile gestire, ma se una cosa è da fare, la faremo impegnandoci al massimo. Probabilmente ci saranno proble-mi logistici: penso, per esempio, al-la segreteria che nascerà dalla fu-sione delle due segreterie. Chi ha esperienza con i Comprensivi dice che è meglio avere un’unica enti-tà, da sistemare nell’una o nell’al-tra scuola. Non so cosa faremo. Studieremo la soluzione migliore”. Si ricorda che l’anno scorso anche Lorenzo Borzi, sindaco di Ghedi,

si era mosso tempestivamente per evitare questa fusione e aveva otte-nuto un anno di proroga. “La scor-sa primavera – riferisce il primo cittadino Lorenzo Borzi (nella fo-to) – ho fatto di tutto per fermare la nascita del Comprensivo. Infatti ritenevo, e continuo a ritenere, che una scuola che avrà circa 2.000 stu-denti sia troppo grande. Purtrop-po, però, le direttive che arrivano dall’alto sono queste, quindi non abbiamo scelta: dobbiamo accetta-re il Comprensivo”. (mtm)

l mercato con le sue bancarel-le e le sue offerte è da sempre luogo di aggregazione. Non era piaciuta molto ai fleresi la scel-ta fatta, diversi anni fa, di spo-

starlo dalla piazza, cuore del Paese, al campo sportivo, soluzione più ester-na che permetteva di non bloccare la circolazione automobilistica. Do-po un attento esame del Comune, il mercato del martedì tornerà in piazza IV novembre. Lo spostamento effetti-vo avverrà, per esplicita richiesta dei commercianti, dopo Pasqua. Attual-mente dislocato nei pressi del campo sportivo il mercato presenta, infatti, alcuni problemi. Oltre a togliere al Paese la vitalità e l’allegro chiacchie-riccio che caratterizzano da sempre la compra-vendita alle bancarelle, anche altri problemi hanno mosso la richiesta di un ritorno in piazza tra i quali quello della sicurezza d’acces-so. C’è infatti un’unica via d’accesso alla zona parcheggio auto che co-steggiando le bancarelle costringe i

passanti a raggrupparsi ai lati impe-dendo, tra l’altro, l’eventuale acces-so dei mezzi di soccorso. Non solo, la via che porta al mercato raccoglie gran parte del traffico che da Ponca-rale arriva in centro a Flero. Da qui rallentamenti, problemi di traffico e di posa delle molte biciclette di chi va a fare acquisti. La decisione del Comune è stata ampiamente condi-visa e sostenuta dagli ambulanti che sperano di accattivarsi quella fetta di consumatori rimasti orfani di alcuni negozi a causa della crisi. Le ban-carelle rimarranno 34, esattamente come ora, e saranno accolte nella nuova piazzetta che prima ospitava le Associazioni cristiane lavoratori (Acli). L’amministrazione comunale di Flero ha, inoltre, deciso di rivedere il Regolamento di polizia mortuaria adottato circa 20 anni fa e ormai ob-soleto anche a seguito dell’importan-te afflusso di stranieri appartenenti alle più diverse religioni. Oltre alla creazione della figura del Responsa-bile dell’Ufficio di polizia mortuaria per la gestione dei servizi cimiteriali, novità sono previste anche riguardo aspetti architettonici del cimitero.

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ome una mamma e un papà si prendono cura dei propri figli, così la comunità parrocchiale di Pontoglio, attraverso

l’oratorio, si prende cura di tutti i bambini, ragazzi, adolescenti e giovani del nostro paese”. È stato questo l’incipit con il quale è stato presentato il nuovo “Progetto edu-cativo dell’oratorio”, elaborato ed approvato al termine di un lungo e impegnativo cammino di confronto, riflessione e verifica, attuato insie-me ad alcuni adolescenti e giovani all’interno del Consiglio dell’orato-rio e in quello Pastorale parrocchia-le. “Il progetto educativo che è stato stilato – specificano dall’oratorio – ci sembra il modo migliore per prenderci cura oggi delle giovani generazioni di Pontoglio e impegna tantissime figure educative: cate-chisti, volontari, animatori sportivi e del tempo libero, animatori delle attività culturali e ricreative, sacer-doti, giovani, adulti e genitori. Cia-scuno dovrebbe percepirsi come vero e proprio educatore delle nuo-ve generazioni all’interno di questo progetto educativo comune: ognu-no dovrebbe percepirsi parte di una comunità educativa – la comunità educativa dell’oratorio – che insie-me lancia proposte in ordine di cre-scita umana e cristiana dei bambini, dei ragazzi e dei giovani, secondo

to, l’integrazione e la risposta alla propria vocazione. Nella proposta educativa s’inseriscono pertanto attenzioni ai vari ambiti educativi: alla religiosità, all’affettività, alla relazionalità (intesa come identi-tà: l’altro è colui che mi rivela chi sono) e alla socialità (intesa come bene e impegno comune), sensibi-lizzando verso il metodo della co-educazione, cioè facendo vivere ai ragazzi esperienze comuni che però valorizzino l’originalità dell’essere uomo o donna. Per integrazione vie-ne invece considerata la conoscen-za delle varie culture e religioni del territorio, attraverso l’inter-cultu-ralità (confronto e convivialità tra più culture), l’inter-religiosità (con-fronto e convivialità tra diverse reli-gioni) e l’aggregazione. Per quanto riguarda la risposta alla vocazio-ne, è necessario invece considera-re la questione “Cosa dà la Parola di Dio alla mia vita”, rispondendo impegnandosi nella missione “Co-sa dà la mia vita alla Parola di Dio”, rompendo la formalità di parole ed eventi, per trovare la verità vera, manifestandosi cantori della vita con i propri gesti e stile di vita, al servizio degli altri. È in questo con-teso che si verifica il passaggio dal-la cultura dell’indifferenza a quella ben più costruttiva di vivere le dif-ferenze come punto di incontro, ar-ricchimento e convivialità.

Si apre a febbraio la “Stagione teatrale 2013”, promossa dall’Assessorato alla cultura del Comune di Pontoglio, in collaborazione con la Biblioteca “Pablo Neruda”. Tre le date da mettere in agenda: in febbraio, marzo e aprile. Il primo appuntamento è fissato per mercoledì 13 febbraio alle 20.30 presso il Teatro Donizetti di Bergamo, dove andrà in scena “Il nipote di Rameau” con Silvio Orlando (nella foto), Amerigo

Fontani e Maria Laura Rondanini. Il costo del biglietto (posto in platea in secondo settore) e comprensivo del trasporto è di 20 euro. In occasione della Festa della donna, sarà offerta l’occasione di partecipare, venerdì 8 marzo con inizio alle 21, presso il Creberg Teatro di Bergamo, a “Open day” di Walter Fontana, con Angela Finocchiaro e Michele Di Mauro. Il costo del biglietto (trasporto incluso) ammonta a 28,50 euro. Giovedì 4 aprile alle 20.30, invece,

si tornerà ancora tra le mura del Teatro Donizzetti di Bergamo per l’attesa messa in scena di “Gin game”, con Valeria Valeri e Paolo Ferrari. Costo di biglietto e trasporto, sempre 20 euro a persona. Tra gli altri appuntamenti fuori porta promossi dalla biblioteca, s’inserisce domenica pomeriggio 10 marzo la trasferta al Forum Mediolanum di Assago per assistere a un interessante spettacolo che racconta la storia di 200 milioni di anni di dominazione

sulla terra dei dinosauri (costo del biglietto, più trasporto, 30 euro). Per informazioni sul calendario dei vari appuntamenti e procedere per tempo all’iscrizione delle iniziative, è possibile rivolgersi nella sede della biblioteca in via Trieste, nei giorni: martedì 14.30-18.30, mercoledì 9-12 e 14.30-18.30, giovedì 14.30-18.30 e 20-22, venerdì 14.30-18 e sabato 9-12. Si può telefonare allo 030/7471178 o inviare l’e-mail a [email protected].(a.s.)

le finalità e gli ambiti precisati dal progetto educativo dell’oratorio”. Tre gli ambiti chiave che sono stati individuati: l’educazione e il rispet-

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Un filo di solidarietà unisce l’Africa alla terra bresciana. L’aiuto portato alla popolazione locale dalla missione di Morrum-bene, dove opera il missionario don Pietro Marchetti Brevi, ori-ginario di Roccafranca, si rivol-ge a diverse situazioni di bisogno che abbracciano diverse fasce d’età e viene sostenuto dall’asso-ciazione Calima onlus, che si pre-occupa di diffondere qui da noi l’attenzione e la vicinanza verso i vari progetti. Infatti, dopo la re-

alizzazione di un’escolinha, cioè un asilo per i bambini più piccoli, e i progetti di studi per ragazzi e universitari, il passo successivo è stata l’attenzione per le “nonni-ne”, anziane che si trovano senza nessuno tipo di sostegno e spes-so abbandonate dalla famiglia, alle quali non resta altro mezzo che la mendicità per sopravvi-vere. La missione li accoglie in un clima di amicizia, li visita nei luoghi dove vivono e cercano di trovare delle soluzioni per farli

tornare coi propri familiari. Nei casi più disperati di completo ab-bandono cercano di costruire lo-ro una capanna di garantire un pacco viveri mensile e mandano un’équipe di giovani che li assista per la consegna dell’acqua e le cure igienico-sanitarie. Un pren-dersi cura da cui anche chi aiu-ta riceve molto: “Gli anziani rice-vono aiuto da chi, più giovane, li sostiene – spiega don Pietro Mar-chetti Brevi presentando il pro-getto – ma anche danno molto

in affetto, amicizia, senso della vita”. Per questo e altri proget-ti è possibile aderire alla campa-gna “Un dono in dono”, promos-sa dall’associazione Calima, che consente di sostenere in maniera mirata le specifiche necessità le-gate a queste situazioni. Per mag-giori informazioni è possibile vi-sitare il sito www.calimaonlus.it oppure telefonare al presidente dell’associazione allo 030941370 (mail: [email protected]). (f.u.)

a realizzazione di nuove ca-ve e il rapporto con la con-servazione del territorio si conferma un tema delicato e sentito nella nostra pro-

vincia e in special modo nella Bassa bresciana. È infatti notizia di questi giorni una nuova presa di posizio-ne al riguardo, che stavolta viene da Pompiano. L’amministrazione comu-nale infatti ha deciso di esprimere la propria contrarietà alla realizzazione di nuovi ambiti estrattivi nel territorio del paese. Quest’opinione ha ricevuto una veste ufficiale con una delibera portata in consiglio comunale. L’ar-gomento è stato affrontato anche in considerazione del fatto che da tempo il paese vede sul proprio territorio la presenza di un imponente bacino, in-serito all’interno del piano cave pro-vinciale e oggetto di una convenzione con il Comune, per estrarre materiale come sabbia e ghiaia fino ad un totale 2 milioni di metri cubi. L’impianto è da tempo oggetto di attenzione, anche in considerazione del fatto che all’inter-no della cava si è formato un lago e si teme l’inquinamento della falda acqui-fera. La contrarietà a nuove cave tiene conto anche del fatto che il consumo del territorio, in un comparto agrico-lo come quello bassaiolo, avrebbe pe-santi conseguenze sull’estensione di terreni necessaria anche all’attività delle aziende zootecniche, che devo-no per esempio fare i conti con le nor-

mative europee che regolano lo smal-timento dei reflui nei terreni. Tutti questi aspetti hanno portato l’ammini-strazione a manifestare la propria op-posizione non solo all’inserimento di nuove cave sul proprio territorio, ma anche ad un ampliamento dell’attua-le superficie di estrazione. Si tratta di

un’affermazione di principio, poiché la regolamentazione delle cave non è di competenza comunale: bisogna però osservare come sull’argomento sono molte le voci a levarsi dal bas-so, dal territorio: il no di Pompiano va infatti ad aggiungersi a quelli detti nei mesi scorsi anche in altri paesi della Bassa, specialmente da Montirone, il cui territorio è particolarmente se-gnato dall’attività estrattive. Le cri-tiche vengono anche da movimenti ambientalisti e sono centrate non so-lo sui pericoli e le conseguenze per l’ambiente che le cave comportano, ma anche per il volume delle conces-sioni estrattive, molto sovradimensio-nato rispetto alle attuali esigenze di mercato. La partita quindi si gioca a livello provinciale e regionale, tenen-do conto sia della nuova legislazione per regolamentare il settore, sia del nuovo piano cave che dovrebbe es-sere adottato tra due anni. Ecco per-ché anche la delibera del consiglio comunale di Pompiano è stata inviata anche in Regione e Provincia, perché tengano conto, in vista appunto del nuovo piano cave del 2015, del parere di chi sul territorio ci vive. “Riteniamo che Pompiano abbia già dato – com-menta il sindaco Serafino Bertuletti – per quanto riguarda la cava, perciò abbiamo tenuto a far sapere agli enti preposti che non daremo più la nostra disponibilità per il futuro a nuovi am-pliamenti o concessioni”.

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e Fondazioni Angelo Maj di Boario Terme, Giovan-nina Rizzieri di Piamborno e Don Giovanni Ferraglio di Malonno hanno dato vi-

ta all’associazione “Alzheimer insie-me onlus” che sta muovendo i suoi primi passi a sostegno di pazienti e famiglie che vivono il momento diffi-cile della malattia di Alzheimer. Nata lo scorso 20 dicembre, l’Associazione si è già dotata degli strumenti ammi-nistrativi per operare: codice fiscale presso l’Ufficio delle imposte, sito internet con indirizzo mail e recapi-ti telefonici; ma soprattutto sta rac-cogliendo volontari singoli e gruppi associati per assistere e sostenere i famigliari ed i malati di Alzheimer, coordinando iniziative sul territorio e operando in rete tra Rsa e famiglie. Infatti, la malattia è presente con tut-to il suo carico di impegno sociale, sanitario e assistenziale anche in Val-le Camonica, dove le case di riposo registrano il tutto esaurito. Sono 70 i posti dei nuclei Alzheimer accreditati presso la Regione Lombardia, distri-buiti in modo parallelo nelle tre ca-se di riposo, a fronte dei quali esiste però una lista di attesa che rischia di

crescere costantemente, a causa del diffondersi della patologia. Per que-sta ragione e per le tante difficoltà a gestire una patologia socialmente ri-levante quale è il morbo che colpisce anziani (ma non solo) rendendoli pro-gressivamente inabili e non autosuf-ficienti, l’Associazione si rivolge da subito alle famiglie nelle quali esiste il problema e con loro intende crea-re un percorso “territoriale” (quindi assistito e guidato) per affrontare la difficile malattia. Per fare questo ser-vono però volontari minimamente formati e certamente disponibili, per i quali è prevista una quota associati-va annuale simbolica del costo di 20 euro, che comprende l’Associazione derivante dall’attività a sostegno di persone in difficoltà e per certi ver-si difficili. Tra le iniziative immedia-te, inoltre, la neonata Associazione bandirà un concorso tra i ragazzi del-

le scuole medie perché partecipino, con la loro fantasia e dal loro mondo fatto di giochi e salute, a realizzare il logo dell’Associazione. Il concorso ha lo scopo di sensibilizzare, tramite i ragazzi delle scuole, le famiglie che vengono così coinvolte nell’impegno dei figli e indirettamente vengono a conoscenza del problema che anche il Dipartimento Assi dell’Asl Valleca-monica-Sebino conosce e monito-rizza costantemente tramite i tavoli territoriali ai quali partecipa la Co-munità montana di Valle Camonica, la Società per i servizi alla persona, la Consulta del volontariato e il Co-ordinamento territoriale Upia. I biso-gni del territorio hanno portato le tre Rsa di Boario, Piamborno e Malonno a lavorare in rete: l’Associazione che le tre Fondazioni hanno costituito è il luogo nel quale questa rete si coordi-na con i bisogni del territorio.

Sono trascorsi pochi mesi da quan-do l’amministrazione comunale si è insediata alla guida della città di Darfo Boario Terme. “Fare il sinda-co è un compito di grande respon-sabilità ed impegno – esordisce Ezio Mondini, sindaco della città camuna – soprattutto se lo si intende come momento di servizio nei confronti dei propri concittadini, con la con-sapevolezza che quanto più cono-sci, tanto più ti rendi conto di non saperne abbastanza. Ma ciò che im-porta è assumere le responsabilità che derivano dalla gestione del bene comune, che è di tutti e per tutti”. Un onere e un onore che il primo cittadino ha assunto con caparbietà e serenità, affiancato da una squa-dra di persone professionalmente preparate. “Io non sono un sindaco di professione, sono diventato sin-daco per volere dei cittadini e cre-do sia giusto percorrere, insieme al mio gruppo, la strada verso la so-luzione dei tanti temi che pesano sull’amministrazione – sottolinea Mondini – nessuno di noi è un pro-fessionista della politica: tra noi ci sono architetti, insegnanti, dirigen-ti, medici che si sforzano di mette-re a disposizione della comunità le loro conoscenze, competenze ed esperienze. La situazione economi-ca ed il patto di stabilità – continua Mondini – sono sicuramente dati reali quanto i valori di cassa. Con attenzione al rispetto delle normati-ve quindi si lavora per Darfo Boario Terme con un gruppo che sceglie di rispondere ai bisogni della città par-

tendo dagli interventi anche picco-li che nascono dalla cooperazione, dalla collaborazione, dalla condivi-sione di idee e percorsi. La prima cosa che stiamo facendo è quella di ricercare i mezzi disponibili per dare risposte concrete e difendere il bene comune, che significa anche garantire i servizi e le qualità della città per tutti”. Dopo i primi mesi l’amministrazione rinnova la fedeltà al programma: volontà di coordina-mento e ricerca. (e.g.)

Si va via via facendo più pesante la situazione occupazionale in alcune delle principali realtà produttive in-dustriali dell’Alta Valle. Il ricorso ai contratti di solidarietà permette per ora di non parlare di perdita di po-sti di lavoro. Cisl e Cgil paventano che l’uscita dalla crisi sia lontana e si mostrano preoccupati anche per le conseguenze locali del caso Ilva di Taranto. Il Gruppo Riva possie-de unità produttive anche in terra camuna e nello stabilimento di Sel-lero dà lavoro a circa 250 persone,

alcune delle quali impiegate in tra-sferta proprio a Taranto, dove sono destinate alcune lavorazioni camu-ne della torneria. Naturale il mas-siccio ricorso alle misure disposte dal contratto di solidarietà. Dal pri-mo febbraio analoga soluzione per 130 lavoratori su 208 della La.Cam., l’azienda del Gruppo Brembo che ha rilevato nel 2010 la metalmecca-nica della famiglia Inusti di Berzo Demo. Oggi tutte le unità produttive sono state trasferite alla Scianica di Sellero nel capannone ex-Fucinati

appositamente predisposto, con un investimento di circa 7 milioni di eu-ro, dalla Comunità montana con lo scopo dichiarato di conservare i po-sti di lavoro ed anzi aumentarli. Pur-troppo il trend del settore permane negativo e, quindi, ci si ripropone di evitare almeno il licenziamento dei 64 esuberi ufficialmente dichia-rati, in attesa di tempi migliori. Se dall’ambito industriale passiamo a quello della grande distribuzione ali-mentare, a Edolo il Gruppo Lombar-dini sembrerebbe aver evitato otto

licenziamenti con un passaggio di proprietà (da Comprabene a Carre-four). Intanto nubi poco prometten-ti si addensano sulla Brescia-Iseo-Edolo: i piani delle Ferrovie Nord sembrano prevedere la soppressio-ne del personale di alcune stazio-ni, compreso quello di Edolo, cioè il capolinea. Pare che il servizio agli utenti possa essere rilevato da una biglietteria automatica. Anche in questo caso probabile riduzione del personale: si vocifera di 32 esuberi su 111 dipendenti attuali. (g.c.)

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erminati i primi tre in-contri di cultura poli-tica che hanno aper-to l’attività del Centro De Gasperi per l’anno

2012-2013 e che hanno visto ampia partecipazione di pubblico, lunedì 4 febbraio alle ore 20.30 al Centro civico di via Marconi 2 si ricomin-cia affrontando il tema “Anziani ed istituzioni sanitarie-assistenziali”; le relatrici sono Cristina Corna-li (medico alla Clinica S. Anna di Brescia) e Laura Salogni (medico all’Ospedale di Esine). Non possia-mo nasconderci che viviamo in un mondo che si sforza di non ricono-scere che gli uomini muoiono, che muoiono nonostante tutto, e che prima di morire invecchiano, spes-so si ammalano, talvolta non riesco-no a fare le cose più naturali, parla-re, ricordare, compiere i gesti quo-tidiani. Eppure stiamo assistendo a un fenomeno di graduale e costante invecchiamento della popolazione (gli indici demografici ci dicono che siamo passati da 7 milioni e 500mi-la persone over 65 del 1981 alle 12 milioni e 500mila del 2010) e che sta diventando una delle questioni centrali del sistema sociale in Italia per il fatto che percentuali sempre più significative di persone anziane da uno stato di fragilità “scivolano” verso una parziale autosufficienza e poi nella non sufficienza con vari livelli di gravità. Di fatto ogni fami-glia si trova, nel suo nucleo, più an-ziani a cui garantire continuità assi-stenziale, e questo comporta (con l’aggravante della crisi) l’oggettiva

non autosufficienza diventerà una grande sfida, soprattutto per la po-litica che dovrà affrontare il pro-blema in termini economici, orga-nizzativi e gestionali per lo svilup-po dei servizi territoriali. Lunedì 4 marzo, sempre alle 20.30, in pre-parazione alla Festa della donna, Fiorella Frisoni, docente di storia dell’arte all’Università statale, af-fronta il tema “Violenza e dolcezza nelle forme colorate del Seicento: Artemisia Gentileschi ed Elisabet-ta Sirani”. Tra aprile e maggio, in-fine, Oreste Perri (sindaco di Cre-mona) analizza la “Passione per la politica/passione per la comunità. L’esperienza, i timori e le speranze di un primo cittadino di una città del Nord”.

difficoltà a reggere il peso economi-co di un progressivo e prolungato aumento del loro “bisogno di cure”. La famiglia tende a evitare nel limi-te del possibile il ricovero in Rsa dell’anziano, accettandolo solo in casi di vera emergenza o di assen-za di alternative credibili e percor-ribili, ma ha bisogno che il welfare garantisca una significativa rete di servizi assistenziali a domicilio. La

La comunità parrocchiale di Santa Maria Nascente in Coccaglio ricor-da, grata al Signore datore di ogni vocazione, il 30° anniversario di or-dinazione diaconale di Francesco Mazzotti. Zelante apostolo della Parola e della Carità, con spirito di servizio è stato ed è sempre disponi-bile all’ascolto di tutti e a tutti offre amore e calore. L’esempio del diaco-no Francesco – da tutti conosciuto come don Cico – sprona ognuno di

noi a chiedersi cosa sia essere cri-stiani oggi. Per lui essere testimone del Risorto vuol dire prendere ogni giorno la croce e seguire Gesù sem-pre, non solo nella gioia ma anche nelle tribolazioni della vita. Essere cristiano vuol dire avere sempre la porta del cuore aperta a chiunque e donare tutto noi stessi, anche quan-do la salute non è più come quella di una volta. Il diacono Francesco è sempre stato accanto a tutti gli arci-

preti che in questi anni si sono alter-nati a Coccaglio da mons. Dossena all’amato don Tarcisio; da don Va-lentino all’attuale arciprete don Grit-ti. Grazie al suo esempio e alla sua preghiera molti sono stati i giovani e le giovani che hanno abbracciato la strada di Cristo: chi nel sacerdozio e chi nella vita consacrata. Martedì 29 gennaio la comunità parrocchiale di Coccaglio si è stretta attorno a Fran-cesco Mazzotti e con lui, attorniato

dall’arciprete don Gritti, dai curati, dal Superiore generale dei Servi del-la Chiesa, dai suoi confratelli religio-si, ha ringraziato il Signore per que-sta tappa. I volontari della Caritas si uniscono alle congratulazioni della comunità per il traguardo raggiunto dal diacono Francesco: “Grazie del tuo esempio. Grazie del tuo prezio-so e discreto servizio. Grazie della tua gioia che contagia tutti noi. Ad multos annos”.

Al via la terza stagione per l’associazione castegnatese “Pegasus” (acronimo di “Per essere generosi anche senza un soldo”), impegnata nella promozione e divulgazione sul territorio di appuntamenti “enoculturalgastronomici”, così come definiti dall’ideatore James Ferroni, poeta dialettale e autore di pubblicazioni in vernacolo bresciano. “La comune passione per la cucina e per il vino, nonché l’amore per ogni forma di

cultura – ha sottolineato Ferroni –, ha portato il nostro gruppo di amici a dar vita a questa libera associazione che non ha tessere, ma si rende invece promotrice di incontri fissi mensili durante i quali, prima di gustare prelibate libagioni, vengono proposte esperienze e riflessioni nei campi più svariati, accompagnati da testimoni e specialisti”. 10 le date in programma con l’esordio avvenuto martedì 29 gennaio; seguiranno i temi: “Uso e abuso di farmaci” il 26

febbraio, che verrà trattato dalla farmacista Chiara Zecchi; mentre il 26 marzo si parlerà con Angelo Ruggeri dell’agenzia Ruggeri Events di “Evoluzione della moda”. Il 30 aprile l’argomento, trattato dal dott. Giuliano Binetti, si concentrerà su come mantenere attiva la memoria; il 28 maggio Edda Colombo discuterà su “Pilates”, mentre l’architetto Andrea Minessi, il 25 giugno, parlerà di “Architetture sacre del ‘700 bresciano: dalla tradizione all’innovazione”. Dopo la

pausa estiva, in agenda altri quattro incontri: sull’osteoporosi (il 27 agosto col fisioterapista Faustini); sull’astronomia (24 settembre con Massimo Alessandria); sul cuore e le sue patologie (29 ottobre col dott. Marco Belotti Cassa): sulla Franciacorta, la storia e il territorio (26 novembre con Giampietro Belotti). Le iniziative sono aperte a tutti e ospitate all’interno del ristorante “La Torre” di Travagliato. Per info: scrivere a [email protected]. (a.s.)

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sindaci valtrumplini, riuniti nel-la Consulta in Comunità monta-na col presidente Bruno Bettin-soli, hanno deciso all’unanimità sulla localizzazione del depura-

tore di valle: hanno approvato e firma-to un documento nel quale indicano un unico impianto di trattamento in “ipogeo” (galleria) in località Dosso Boscone, nel Comune di Concesio. Una risoluzione storica per la Valle: chiude una questione ultratrentenna-le, sempre più grave e urgente per la vivibilità, messa nel mirino riguardo al Mella anche dall’Unione europea. Ricordiamo che a inizio agosto scor-so, tramontato il progetto “Verziano” (coi reflui valtrumplini là collettati), dopo una serie di incontri in Comu-nità, i primi cittadini avevano inca-ricato Asvt Spa, gestore del servizio idrico integrato in valle, di verificare la fattibilità geofisica, strutturale e impiantistica della soluzione unica a Concesio. Spiegava allora il presiden-te Bruno Bettinsoli che le diverse pro-poste valutate per la localizzazione di depuratori (si parlava in alternativa di due fuoriterra), preso in esame l’inte-ro territorio da Marcheno a Concesio, avevano evidenziato difficoltà di natu-ra idrogeologica, di contiguità fisica e utilizzo terreno, ritenute non soppor-tabili. Due settimane fa Asvt aveva il-lustrato ai sindaci le sue valutazioni. Dopo alcuni giorni di riflessione, la decisione unanime con un documen-to “politico” nel senso etimologico del termine: interesse dei cittadini e territorio a ritrovare una vivibilità per-duta, con l’auspicio che “arrivi presto un pronunciamento ufficiale anche

all’indagine e decisione. I sindaci han-no preso la decisione sulla localizza-zione (come stabilito) visto lo studio di fattibilità con risposta positiva do-po “idonee indagini geologiche, per-forazioni e calcoli statici e strutturali di sufficiente dettaglio”. Si riparte da zero con la progettazione effettiva. I sindaci sono ben consci dell’impegno finanziario: si avvierà subito con l’Uf-ficio d’ambito lo studio del percorso idoneo a trovare le risorse aggiunti-ve necessarie anche in sede regiona-le nazionale ed europea. Sì dà valore al lavoro di 15 anni per il collettore di valle (oltre 30 milioni), di fatto pronto da Brozzo a Concesio e presto com-pletato col tratto verso Lumezzane, ma non finalizzato dopo il tramonto del progetto “Verziano”.

da parte del Comune di Brescia, che non verrà più attraversato dalla dor-sale del collettore di Valle Trompia, circa l’accoglimento a Verziano dei reflui della parte bassa di Concesio”. Vi si ricorda pure che si era richiesto all’Ufficio d’ambito che le risorse fi-nanziarie (20 milioni), appostate nel Piano d’ambito per gli interventi di de-purazione in Valle Trompia, rimanes-sero vincolate per il tempo necessario

Si chiama “Fare memoria del be-ne”: una serie di incontri per ricor-dare alcuni testimoni di pace e di libertà nel Novecento delle guer-re, dei genocidi e delle dittature.L’iniziativa è organizzata a Gardo-ne Val Trompia dall’Assessorato alla cultura del Comune, dall’Age (Associazione genitori), Azione cattolica, parrocchia e oratorio San Giovanni Bosco, Biblioteca comunale, Associazione Amici

della Biblioteca, Centro San Fi-lippo e dall’associazione Il Capan-none, tutti sodalizi della cittadina armiera.Nel Teatro di Inzino per celebra-re il Giorno della memoria è stato proposto lo spettacolo “Meditate che questo è stato: i genocidi”, ide-ato dagli alunni del Liceo Moretti di Gardone Val Trompia che a no-vembre, nell’ambito del progetto “Un treno per Auschwitz”, hanno

visitato il campo di sterminio as-sieme alle loro insegnanti Giorda-na Sala e Emilia Giacomelli. Con un paio di incontri al me-se fino a maggio, tutti a Gardone Valtrompia, verranno presentate le figure di Etty Hillesum, Oscar Romero, Marianella Garcìa Vilas, Pierluigi Murgioni, padre David Maria Turoldo, il gardonese mons. Enzo Rinaldini. Tra i relatori Pao-lo Corsini, don Fabio Corazzina,

Anselmo Palini (nella foto), don Gigi Bonfadini. A ingresso libero, aperti a tutti, per gli studenti del triennio della scuola superiore la partecipazione agli incontri è va-lida per l’assegnazione del credito scolastico. Possono iscriversi nei propri Istituti e alla Biblioteca co-munale di Gardone Val Trompia (030/832187). Il prossimo incontro è il 7 febbraio ai Capannoncini del Parco Mella.

Un altro importante passo in avanti per il consultorio Civitas di Concesio, che sabato mattina in via Sabin, alla presenza delle autorità locali e del presidente della Comunità montana Bruno Bettinsoli, ha inaugurato una sede rinnovata. Una riqualificazione del centro concesiano avviata grazie allo stanziamento congiunto di 100mila euro da parte di Civitas srl, Comunità montana di Valle Trompia e Comune di Concesio. Una proficua collaborazione tra enti

che ha consentito di completare i lavori in meno di due mesi e che sabato ha potuto così inaugurare la rinnovata sala d’attesa e la stanza dedicata ai gruppi, oltre al nuovo servizio di ecografia ostetrico-ginecologica. “Si tratta – dice il presidente Agostino Damiolini – di un servizio molto importante, che va a potenziare quello già attivo presso il consultorio di Sarezzo, riducendo così anche i tempi di attesa per le prestazioni e ad oggi stimabili in circa 20 giorni.

Soprattutto, siamo contenti di poter dar lustro a tutta la gamma di servizi messi in campo da Civitas, ente che negli ultimi sei anni ha potuto farsi apprezzare in tutta la Valtrompia, facendo da punto di riferimento prezioso con tutta una serie di servizi alla persona”. Un centro che si rivolge alle famiglie, alle coppie e ai tanti giovani della Valle, grazie alla oculata gestione di Laura Decca sui quattro consultori (Sarezzo, Concesio, Lumezzane e Tavernole) e sulla nuova sede direzionale

aperta nel 2012 a Gardone. “Nella fattispecie – aggiunge il presidente Damiolini –, qui a Concesio possiamo ora contare sul servizio di ecografia, ma anche sulla sperimentazione di attività in libera professione per visite ginecologiche e dietologiche. Tutto nell’ottica di un continuo miglioramento dell’offerta di Civitas, che negli anni siamo riusciti a perfezionare grazie soprattutto alla collaborazione degli utenti che hanno frequentato il consultorio”. (a.a)

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oncluso l’iter di approva-zione del Bando territo-riale per la Valle Sabbia voluto dal Rotary Valle Sabbia e promosso dalla

Fondazione della comunità brescia-na con il supporto della Cassa Rurale Val Giudicarie Valsabbia e Paganella e del Lions Valsabbia. 11 i progetti fi-nanziati sul territorio che da Gavardo conduce a Bagolino per un totale di oltre 52mila euro che consentiranno alle organizzazioni no profit propo-nenti di realizzare progetti per un va-lore superiore ai 100mila euro. I finan-ziamenti sono concessi a soggetti in grado di assicurare la copertura del 50% del costo del progetto proposto, mentre il restante 50% viene erogato gratuitamente a fondo perduto. Poco più di 8.000 euro vanno alla Cogess di Barghe per il progetto Familiabile, per creare una sinergia di interventi volti alla realizzazione di servizi dedicati sia alla persona disabile, ma anche alla famiglia di provenienza per ga-rantire una migliore qualità della vi-ta. Analogo importo viene concesso alla Cooperativa Area per il progetto Ludotris per attivare negli ambienti della biblioteca di Vobarno un per-corso educativo rivolto ai bambini e gli adolescenti. Oltre 7.000 euro sono a disposizione della Cordata di Roè Volciano per il Consultorio psicoge-riatrico che si propone di affrontare le problematiche degli anziani che vi-vono gravi forme psicodegenerative. All’Associazione Genitori di Gavardo sono destinati 5.500 euro per il proget-to Meta-scuola: un ricco calendario di attività extrascolastiche coordinate

un doposcuola presso l’oratorio che sia di sostegno ai ragazzi non solo per lo svolgimento dei compiti. Alla Fondazione civiltà bresciana vengo-no elargiti 3.500 euro per la pubbli-cazione di una ricerca sugli stampa-tori di Soprazzocco, una luce inedita sulla realtà ancora poco studiata de-gli stampatori valsabbini che hanno segnato primati riconosciuti a livello mondiale. Infine sono stati assegnati 2.800 euro per la casa di riposo di Ba-golino per dare corso ad iniziative so-ciali, 2.000 euro per l’oratorio di San Faustino di Bione che deve arredare alcune aule per svolgere le attività e 1.300 euro all’Avis di Agnosine che si propone un ciclo di iniziative per in-contrare i ragazzi delle scuole e pro-porre il valore della donazione.

con le realtà operanti sul territorio. Alla Cooperativa Fraternità vanno 4.500 euro per il progetto Mesprimo per la promozione di attività sportive rivolte a disabili e ospiti del Centro diurno di Gavardo e altrettanti per la onlus Esedra che promuove il Caffè Alzheimer presso la Rsa di Bagolino. Alla parrocchia di Casto vengono con-cessi 4.500 euro per il progetto Lab-oratorio, che prevede l’attivazione di

Frutta e verdura fanno bene sin da piccoli. E per educare i più giova-ni al consumo quotidiano di questi alimenti è stato avviato un progetto scolastico dal titolo “I cinque colori della vita”. Il Comune di Lonato del Garda, in collaborazione con l’istituto comprensivo Ugo Da Como e gli in-segnanti, hanno accolto la proposta di Serist, ditta milanese che si occu-pa di servizi per la ristorazione e che dal 2012 gestisce la mensa lonatese.

Anche questo progetto, come altri già realizzati lo scorso anno (Coccolazio-ne, Pesce azzurro e altre iniziative), sono seguiti dalla nutrizionista Zara Soana. Questa volta a essere coinvolti sono i bambini dell’ultimo anno della scuola materna “Karol Wojtyla” (sei sezioni) e le prime elementari della “Don Milani”. Il corso di educazione alimentare “I cinque colori della vita” ha proposto un percorso didattico e ludico per trasmettere agli alunni,

attraverso laboratori e filastrocche, la bontà dei cinque diversi colori di frutta e ortaggi: verde broccolo e pera, viola melanzana, bianco aglio, giallo banana, arancio carota e rosso frago-la e ciliegia. Stimolare il bambino al-la curiosità nei confronti dei vegetali, frutta e verdura, che a seconda dei co-lori contengono una diversa vitamina prevalente, è importante perché capi-scano quanto servono al nostro orga-nismo per lavorare bene.

Un “Terzo tempo” per dare spazio a interessi, hobby e passioni. La Cooperativa Colibrì, in collaborazione con la Fondazione Guido Piccini e il patrocinio del Comune di Calvagese della Riviera, organizza una serie di corsi serali che toccano diverse tematiche (letteratura, storia, fotografia, informatica, arte, lettura, scrittura, educazione, riciclo, legatoria, origami, cinema, astronomia, design) e che sono adatti a diverse fasce di età. I corsi si tengono,

dalle 20 alle 22, nella sede della Fondazione, in via Terzago 11, a partire da lunedì 25 febbraio. Per i più piccoli vengono attivati quattro laboratori di attività manuale in occasione delle feste del papà, della Pasqua, della mamma e dei diritti dei bambini. “Colibrì opera per la valorizzazione dei beni culturali – spiega la responsabile del progetto, Elisa Giangrossi – con attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio documentario e ad assicurare le migliori condizioni di

utilizzazione e fruizione dello stesso. Ispirandoci ai principi che sono alla base del movimento cooperativo mondiale (mutualità, solidarietà, democraticità, impegno, corretta distribuzione delle responsabilità rispetto ai ruoli, spirito comunitario, legame con il territorio...) – favoriamo la partecipazione a corsi di aggiornamento”. La Fondazione Piccini per i diritti dell’uomo opera da quasi 20 anni nella realizzazione delle proprie finalità che si riassumono nella valorizzazione

della persona attraverso i suoi diritti e valori, nella promozione della solidarietà come strumento fondamentale per costruire un mondo ‘umano’ e nell’affermazione del diritto alla dignità e alla libertà di ogni uomo. Per i suoi scopi promuove iniziative di formazione, beneficenza, tutela dei diritti civili, educazione, assistenza sociale e sanitaria, istruzione, studio e ricerca scientifica. Il programma completo e le modalità di iscrizione si trovano sul sito www.colibrionline.it. (v.b.)

ª

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Nel marzo dello scorso anno è terminato il restauro del presbiterio della chiesa parrocchiale di S. Benedetto abate di Pavone del Mella. La comunità della Bassa si appresta, tra poche settimane, a rimettere in moto il cantiere per il recupero della sua parrocchiale. Nella prossima primavera, infatti, prenderanno il via i lavori per completare il recupero della navata e delle cappelle laterali. L’intervento,

che è stato affidato all’impresa di restauro Lorenzini, è il seguito di un’ampia campagna di interventi promossi dal parroco don Lorenzo Boldrini e dalla comunità parrocchiale. Dopo la sistemazione della copertura e il miglioramento statico dell’edificio si è ritenuto non più demandabile il recupero dell’apparato decorativo interno. La parte non ancora sottoposta ad alcun trattamento, infatti, si presenta particolarmente

alterata a causa delle passate infiltrazioni di umidità e dal pulviscolo depositatosi. Le operazioni di recupero affidate al restauratore Lorenzini sono state precedute da una ampia e approfondita campagna diagnostica per conoscere il comportamento statico, cause e natura del degrado dell’edificio e definire il progetto di conservazione globale della parrocchiale dedicata a S. Benedetto abate.

asso a passo la parroc-chiale di San Benedetto abata di Pavone del Mel-la sta ritornando al suo aspetto originario. Una

serie di interventi conservativi sta riportando la chiesa a quella che era quando fu edificata, in due ri-prese, tra il 1629 e il 1780. Nel 1905 l’arch. Antonio Tagliaferri progettò la facciata e un impianto decorati-vo interno con nuovi stucchi e de-corazioni realizzate dai bresciani Giuseppe Cominelli, per la parte decorativo-architettonica e Gaeta-no Cresseri, per quella figurativa.

Troviamo così affiancate alle soase lignee seicentesche delle cappelle laterali, quelle neo barocche ese-guite nel Novecento. La ripresa dei lavori interesserà le superfici deco-rate, gli stucchi dorati e gli apparati lignei; particolare impegno richiede-rà il consolidamento degli intonaci che necessitano di puntuali iniezio-ni per renderli solidali alle murature e scongiurare cadute di frammenti. Una profonda lesione attraversa la navata ed è l’esito di una criticità statica risolta mediante la posa di specifici tiranti. Il maggior elemen-to di degrado sono però i depositi

superficiali adesi alle superfici che alterano le cromie primitive dei di-pinti. L’operazione di pulitura non sarà uguale su tutte le superfici per-ché ciascun manufatto richiede pro-cedure specifiche in funzione della tenacità dei depositi e la rimozione dei depositi sarà regolata di volta in volta per raggiungere il livello di nitore adeguato. Il ritocco pittorico riguarderà le differenze tonali pro-vocate dalle passate infiltrazioni di umidità o dalle alterazioni dovute ai depositi grassi del pulviscolo. Con la pulitura e l’integrazione pittorica si ricercherà l’equilibrio tra le diverse

parti affinché le componenti deco-rative non prevalgano le une rispet-to alle altre ma raggiungano l’equi-librio formale e tonale tra le parti. Un elemento decorativo importan-te sono le guarnizioni dorate sugli stucchi che nei punti frammentari e lacunosi, saranno integrate con foglie d’oro zecchino patinate per adeguarne la luminosità a quelle originarie. La presenza delle impal-cature permetterà di sostituire le vetrate attuali che non conferiscono un’adeguata illuminazione naturale all’interno e di razionalizzare le linee dell’impianto elettrico.

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La recente pubblicazione da parte dell’Istat sul numero dei nuovi permessi di costruire evidenziano, con riferimento al primo semestre dell’anno 2012, una flessione del 21,8% su base annua a conferma di un trend negativo iniziato nel 2006; se tale andamento venisse confermato per l’intero 2012, la caduta complessiva dei permessi raggiungerebbe quasi il 70% negli ultimi sette anni. La situazione che emerge da questi dati, determinata anche dal momento di attesa che

sta vivendo il mercato immobiliare, non può che portare alla rivalutazione, nella polivalenza che caratterizza la figura professionale del geometra, dell’impegno che la categoria può esprimere nella riqualificazione del costruito, per renderlo più conforme ai moderni standard qualitativi di comfort e di sostenibilità ambientale, consentendo quindi una riqualificazione degli immobili ed il raggiungimento di quei benefici energetico-ambientali utili ad

una conseguente minore spesa energetica. L’effettivo vantaggio che questa opera potrebbe arrecare, sia in termini occupazionali sia per quanto concerne il risparmio e l’efficienza energetica, risulta tuttavia ostacolata, se non compromessa, dalle lungaggini e dalla complessità dei passaggi burocratici e dalle norme approvate nei Piani di governo del territorio, che non rendono così agevole ed economicamente vantaggioso l’apporto dei

miglioramenti necessari. “Quale presidente del collegio geometri e geometri laureati della provincia di Brescia – afferma Giovanni Platto (nella foto) – continuare a perorare la causa di una maggior apertura degli enti locali da esprimere con l’inserimento di incentivi economici, per coloro che desiderano realizzare degli interventi migliorativi, e con una maggior flessibilità nell’applicazione delle norme tecniche di attuazione alquanto rigide e complicate”.

opo la morte del padre, avvenuta sul finire del-lo scorso anno, tocca a Edoardo Ferrari tene-re alto il buon nome di

una antica stirpe di artisti, sculto-ri e intagliatori bresciani che può vantare una storia lunga quasi quattro secoli. Edoardo Ferrari, che già da tempo lavorava al fianco del padre, ha rac-colto da questo una grande eredità artistica. Proprio per questo, accingendosi a mettere mano al presbiterio del-la nuova cattedrale in costruzio-

ne a Pristina, in Albania non può non ricordare la figura del genito-re scomparso a pochi giorni dalla conclusione della sua ultima opera: un altare e un ambone in marmo di Botticino, realizzati per la chiesa di San Rocchino in Brescia, in memo-ria della moglie. Edoardo Ferrari, rimasto solo al timone della “bottega artistica” di famiglia, si è fatto continuatore di quanto appreso da padre e nel la-boratorio di Costalunga si respira l’esperienza e la professionalità ma-turata in tanti anni di lavoro condi-viso. Una presenza che EdoardoFer-

rari avverte anche in avvio di questa nuova esperienza in terra albanese che durerà circa sei mesi per la rea-lizzazione in marmo e bronzo dell’al-tare, dell’ambone, della sede, della cattedra e del fonte battesimale nel-la cattedrale in fase di costruzione. Il tema affidato a Edoardo Ferrari per la realizzazione dell’altare nella cattedrale albanese è mutuato dalla cena di Emmaus. Nell’opera che lo scultore brescia-no ha pensato e che ha sottoposto ai suoi committenti la figura di Cri-sto, gia asceso, non è fisicamente presente, si rinnova, però, nell’euca-

ristia nella celebrazione della mes-sa. L’ultimo rappresentante della famiglia di artisti sta già guardan-do avanti. Tra i suoi progetti futuri c’è anche quello di uno studio prestigioso per l’adeguamento liturgico della basili-ca della Salute a Venezia. Un progetto importantee signifi-cativo, a cui lo scultore bresciano sta da tempo lavorando in stret-to rapporto con mons. Lucio Ci-lia, rettore della basilica e con don Gianmatteo Caputo, direttore dell’Ufficio per i beni culturali del Patriarcato di Venezia.

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Tra le tante proposte formative dell’Accademia Santagiulia di Brescia c’è anche quella riservata al restauro, strutturata su due percorsi diversi: un corso di primo livello di durata triennale e due di secondo livello di durata quinquennale. Si tratta di proposte che intendono assicurare competenze e conoscenze destinate a formare professionalità qualificate nell’ambito della conservazione, della manutenzione e del restauro del patrimonio

artistico, provvedendo alla salvaguardia e alla valorizzazione del bene culturale. Oltre alle conoscenze teorico-scientifiche indispensabili all’esercizio della professione, vengono forniti strumenti che permettano di accostarsi all’opera con un’adeguata preparazione storica, critica e scientifica. Grazie a commesse in sede e a stage si effettua inoltre, dopo l’approvazione del progetto da parte delle Soprintendenze, il concreto recupero di dipinti su

tela o tavola, affreschi, sculture e manufatti lignei o lapidei, opere in metallo e opere di oreficeria. Ampio spazio viene lasciato anche all’apprendimento delle tecniche di rilievo e alla progettazione della diagnostica e del suo corretto impiego, con una buona acquisizione degli elementi di chimica. Per ulteriori informazioni su questo particolare settore dell’Accademia Santagiulia è possibile prendere visione del sito www.accademiasantagiulia.it

igilio Zanchetta, nato a Brescia il 22 dicem-bre 1941, inizia a lavo-rare all’età di 14 anni presso una fabbrica di

giocattoli che un artigiano milane-se ha aperto in città. Dopo qualche anno, nel 1958, Zanchetta si mette in proprio. Apre il suo negozio a Borgo Trento e produce giocattoli per alcuni dei più noti commercian-ti bresciani del tempo. Nello stesso periodo inizia l’attività di cornicia-io e vetraio. Nel 1960 si iscrive alla Camera di commercio e intensifica il suo impegno nel settore della la-

vorazione di cornici d’arte. Per da-re sostanza a questo nuovo “ramo d’impresa”, decide di frequentare corsi di storia, di tecniche di dora-ture presso la ditta “Cavalli e Poli” di Cremona, allora leader mondiale nella produzione di cornici d’arte. Successivamente frequenta l’Istitu-to d’arte serale e l’Associazione ar-tisti bresciani. Queste esperienze gli consentono di dare una svolta alla sua carriera: lascia la fabbricazione di giocattoli e l’attività di vetraio per dedicarsi esclusivamente alle corni-ci, creando una propria produzione ed inserendosi nel mondo artigia-

nale: restauro di cornici, tele, sta-tue, oggetti sacri. Attività che im-pegnano Vigilio Zanchetta ancora oggi nella sua bottega artigiana in Borgo Trento. Nel tempo si è dedi-cato anche al restauro di opere ed oggetti d’arte, con commissioni che gli sono giunte da Casa Montini di Concesio, del museo Paolo VI, dal Seminario diocesano. Zanchetta in questi anni ha lavorato anche per tante parrocchie della città e della provincia: S.Antonio, S.Rocco, a Bo-vezzo, a Villagana, presso le Suore Orsoline e presso la Domus Salutis. Senza tralasciare i tantissimi inter-

venti di restauro conservativo di opere di notevole valore artistico, ha condotto a termine quanto richie-sto da artigiani e collezionisti d’arte: recentemente ha curato il restauro di numerosi quadri ed oggetti d’ar-te della collezione storica “Tronca” dedicata a Giuseppe Garibaldi. Una storia di vita che gli ha consentito di diventare, con passione, un ma-estro restauratore di opere d’arte, senza alterare l’armonia ed il valore storico di oggetti che necessitano di essere conservati immutati, per testimoniare il tempo a cui appar-tengono.

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Parla bresciano il restauro della Cappella della Beata Paola in Volta Mantovana. A partire dal parroco, p. Agostino Panelli, bagosso doc, tutta l’équipe coinvolta nel complesso lavoro di recupero della cappella, nella quale sono conservate le spoglie della Beata, è bresciana. Un’équipe molto professionale composta dal docente universitario Massimo De Paoli, dall’ing. Andrea Panteghini di Bienno, e dall’équipe di restauro del bresciano Leonardo Gatti,

incaricato di eseguire questo lungo e complesso lavoro. Il piano d’intervento è stato autorizzato dalla Curia di Mantova (mons. Giancarlo Manzoli), dalla Soprintendenza per i beni architettonici di Brescia (arch. Antonio Mazzeri), e da quella per i Beni artistici e storici di Mantova (dott. Giuseppina Marti). Il lavoro di recupero, che riguarderà tutte le superfici, composte di ricchissimi stucchi in buona parte dorati, da affreschi oggi visibili, da altri

ricoperti da uno spesso strato di calce, e da cinque importanti dipinti su tela, durerà nove mesi. Il restauro sarà presentato in occasione del bicentenario del ritorno della Beata al suo paese d’origine (26 settembre 1813). Per il 2014 è previsto un altro importante appuntamento che ci riporta ai 500 anni dalla sua nascita al cielo. Per quell’anno sono state progettate dalla diocesi di Mantova una serie d’iniziative sulle figure dei Santi e delle Sante, tra i quali

spicca quello della Beata Paola. Per l’occasione è stata programmata una solenne celebrazione nel mese di ottobre, alla quale papa Benedetto XVI, invitato dal vescovo di Mantova mons. Roberto Busti, ha comunicato attraverso la Segreteria di Stato, la sua disponibilità ad essere presente. Al termine dei lavori sarà presentata un’importante pubblicazione, alla quale stanno da qualche tempo lavorando l’architetto De Paoli e Donatella Martelli.

l Centro di ricerca e formulazio-ne, Calchèra San Giorgio di Gni-gno (Tn) studia e produce ma-teriali specifici per il restauro, il consolidamento strutturale

ed il risanamento di edifici di inte-resse storico-culturale, secondo le richieste progettuali, i modi storici del costruire e le originarie materie locali che connotano la qualità fisi-ca delle strutture e la cultura che ad essa si accompagna. La struttura dei laboratori tecnologici e le strutture produttive, sono tutte adattate alla ricerca ed alla produzione di mate-riali da cantiere, in piena aderenza con la tradizione e la regola dell’ar-te per dare sempre, e comunque, ri-sposte puntuali alle richieste della storia, delle Soprintendenze ed alle istanze dei progettisti. Le materie prime impiegate sono pure e natu-rali, scelte fra quante la storia del costruire, nelle varie culture loca-li, ci ha tramandato nella preziosa tradizione orale, nonché nella più

conosciuta letteratura classica e la manualistica ottocentesca. Ogni materiale prodotto segue uno spe-cifico piano di controllo della pro-duzione ed è certificato e marchiato Ce, quindi conforme agli standard comunitari in termini di sicurezza e rispetto dei requisiti tecnici. La Calce Pozzolanica Pantheon – Cal-chèra San Giorgio, da anni svilup-pata e prodotta, è la sintesi di tut-ti i leganti descritti nei documenti d’archivio ed è stata ottenuta dopo un’approfondita indagine sulle mal-te romane che strutturano gli stra-ordinari e longevi monumenti che

possiamo ancora ammirare: (Calx intrita, pulvis baianus, testa tunsam, pumex, sabulum). Quest’antico, ma avveniristico legante, è perfetta-mente compatibile con le strutture storiche d’ogni tempo. Non contiene sali idrosolubili, né calce libera; non contiene alcuna forma di clinker, né materiali impropri che non siano gli elementi suggeriti dalla tradizione e la regola dell’arte. I campi di impie-go dei materiali Calchèra San Gior-gio si estendono a: boiacche e mal-te per il consolidamento struttura-le delle murature; boiacche leggere per il reincollaggio degli intonaci decoesi e superfici decorate; intona-ci specifici per il risanamento delle murature con presenza di umidità di risalita; maltine dal color naturale per il ripristino di lacune; intonaci di ogni tipo e tradizione applicativa; tonachini d’ogni aspetto e cultura legata al territorio; stucchi di vario colore naturale per il recupero del-la pietra; tinteggi e finiture in pasta.

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In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”. Ma egli rispose loro: “Certamente voi mi citerete questo proverbio: ‘Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!’”. Poi aggiunse: “In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro”. All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Preciso subito che non voglio manca-re di rispetto né a Dio né al prossimo, ma mi sembra giusto affrontare nei pensieri ad alta voce di questa setti-mana quegli strafalcioni che spesso sentiamo dire nelle preghiere. Al mio paese c’era la “Preta”, una donna an-ziana, di una fede semplice che offrì con la sua vita tanti “fioretti” traman-dati ad alta voce dalla tradizione po-polare. Per molti anni guidò il Santo Rosario in chiesa, dopo la “Messa prima”. Nelle litanie che recitava in latino si sbagliava sempre e invece di invocare Regina Apostolorum, diceva Regina Pistolorum. Non valsero i ten-tativi di correzione da parte del parro-co, e della gente. Lei candidamente di-ceva che era abituata così e che a cor-reggersi le sembrava di sbagliare! In

Indignazione per quelli che si vedo-no scoperti nel loro gioco di incre-dulità. Provoca fino in fondo: perché non c’è – lo sa bene – spazio per la fede dove c’è la certezza di conosce-re. Non c’è spazio per la sorpresa di Dio quando tutto è stato detto, tutto è stato definito. Mancavano di spe-ranza quegli uomini; o la speranza la concepivano come favola, desi-derio irrealizzabile. Il compimento della promessa di Dio non fa parte del possibile; e quell’uomo che cono-scono non può essere il compimen-to. Non c’è spazio per nuove paro-le: basta il già detto e una speranza che, in fondo, è solo illusione. Per andare avanti. Ma non dev’essere confusa con la possibilità che essa si avveri. Dolce illusione del Messia. Dolce illusione che qualcosa cambi. Così le parole di speranza diventa-no consuetudine dell’impossibile e il futuro è chiuso a Dio. È solo cosa di uomini e illusione per non sentire la solitudine del nulla. E l’impressione che lui, Gesù, sia troppo umano per compiere il destino di Dio li costrin-

ge a respingerlo; che le sue parole così “normali” siano troppo poco per le aspirazioni dell’uomo. Lui sca-va dentro e costringe a riconosce-re che quelle parole così “normali” non si compiono solo con la forza degli uomini; che la sua debolezza di uomo conoscibile racchiude e nasconde la forza del Dio invisibile. Tentazione di tutti i tempi (e anche del nostro): credere di conoscerlo; credere che basti sapere; che basti fare. Lui annuncia il compimento e noi crediamo di sapere già tutto di lui; annuncia che la speranza è di Dio e noi crediamo sufficiente ten-tare di mettere in pratica qualcosa di quello che ha detto. Ci mettiamo al sicuro da lui, dalla parte di quelli di Nazareth che lo conoscono e sen-tono come un pericolo quello che sta per dire. Vogliamo che ci dia quello per cui lo conosciamo. Lui è altro. È così altro che non ce n’è abbastanza di tutte le cose scritte su di lui per conoscerlo, per ascoltarlo. Lui pro-pone il compimento; noi ci accon-tentiamo del comandamento.

La speranza è Dioonoscere. Gesù rimpro-vera ai suoi compaesani di conoscerlo e, quindi, di rimanere meravigliati perché parole di grazia

escono dalla sua bocca. Non accet-tano la sorpresa di Dio e quell’uomo, così ben conosciuto, può dire quelle parole. Meraviglia non è ancora ac-coglienza. Meraviglia e stupore si provano davanti a qualcosa di inat-teso, colgono alla sprovvista. Non sono contenuto; sono momentanea attrazione. Ma anche repulsione. E Gesù questa meraviglia di celata re-pulsione la butta loro addosso, sve-lando quello che solo riescono a pensare e magari a mormorare. Non c’è contrasto tra la testimonianza e la meraviglia e l’atteggiamento suc-cessivo che giunge quasi all’omici-dio: si scoprono i giochi. Le parole di Gesù sono spietate: vanno contro alla mal celata certezza che loro, gli abitanti di Nazareth, sapevano tutto di Lui e che era impossibile che quel-le parole di grazia potessero uscire da quella bocca. Spietato provoca.

postulato, Andrea, un postulante ve-neto dall’animo semplice, all’ora me-dia sbagliava ogni volta il salmo 118 al passo: “Detesto gli animi incostan-ti” pronunciando “Detesto gli animali incostanti”, era contadino e forse si è trovato ad avere a che fare con muli o asini disobbedienti. Una volta mentre cantavamo ci siamo accorti che stor-piava l’inizio del canto e la strofa che diceva “Come una cerva anela ai corsi delle acque” diventava: “Come la mela acerba…”. Mia bisnonna detta “Barbi-sa” per via dei baffi pronunciati sopra il labbro superiore, recitava alcune preghiere compreso l’Angelo di Dio in latino maccheronico che suonava così: “Angele Dei qui custodes mei, me tibi gomissio…”. Nel suo Rosa-rio prima di coricarsi, interminabile,

almeno così lo ricordo, attendevamo con ansia “Ol Requiem al zio Felis”, avo mai conosciuto ma al quale vole-vamo bene perché rappresentava la fine di quella tortura interminabile. Se per sbaglio gli occhi si chiudevano per il sonno uno scossone della non-na ci riportava alla realtà. Anche qui, prima del finale c’era un requiem “per i morch regordach de nigù” che ades-so trovo commovente perché gratuito e disinteressato. Anche “libera nos a malo” è diventato per qualcuno “Li-bera la nostra mano”. Saranno valide queste preghiere? Dio le avrà accetta-te? Penso proprio di sì. Anzi, magari semplicemente perché accompagna-te dalla semplicità di chi le ha dette, hanno avuto il pregio di far sorridere il Padreterno e gli angeli in paradiso.

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olloquio a tutto campo. Dalla necessità di sanare “un certo indifferentismo che nasce da un diffuso analfabetismo religioso”

alla “presenza popolare nella forma della parrocchia”. Dalla prossimità con il Paese e il suo popolo alla “ne-cessità educativa”. Dallo “sguardo di Dio che incanta” alla “nuova sta-gione dell’impegno politico”.Card. Bagnasco, lei ha scelto la metafora evangelica della “por-ta stretta” per titolare la raccol-ta delle prolusioni pronunciate nel corso del primo quinquennio di presidenza della Conferenza episcopale italiana. Sicuramen-te lei avrà pensato ai grandi “ta-lenti” che la Chiesa italiana ha ricevuto in dono, non fosse al-tro che per la sua vicinanza tut-ta speciale al Papa. Può dirci se ritiene, dal suo osservatorio pri-vilegiato, che la Chiesa italiana li abbia investiti tutti, che abbia saputo metterli in gioco?Ricordo bene che proprio all’ini-zio del mio servizio ebbi modo di sottolineare il privilegio di essere come Chiesa italiana oggetto ‘di una speciale premura e di un assi-duo magistero nei nostri confron-ti’. Il riferimento al Papa è ovvio, ma mai scontato. In questi anni ho avuto modo di sperimentare per-

fatto, senza paura di inorgoglirsi, la Chiesa del nostro Paese è vista ovunque come una esperienza di cui tener conto nell’affronto delle sfide e dei problemi che la società moderna pone all’annuncio del Van-gelo. Naturalmente anche da noi la questione della fede è diventata una sfida giacché non si può mai darla per acquisita in via definitiva ed, anzi, ogni generazione, compresa la nostra, è chiamata a riappropriarsi dell’esperienza cristiana. Il compito urgente resta quello di superare un certo indifferentismo che nasce da

sonalmente quanto la vicinanza di Benedetto XVI sia una risorsa di incalcolabile portata per il cammi-no delle nostre Chiese locali. Come ogni dono accolto, questa opportu-nità diventa pure un impegno. Di

un diffuso analfabetismo religioso che ha smarrito il senso del vocabo-lario cristiano e che attende di ve-dere una nuova inculturazione del-la fede dentro gli ambiti della vita quotidiana: la famiglia, la scuola, il lavoro, il tempo libero, la politica.È giusto affermare che nella sua lettura della religiosità in Italia, lei non si sia mai allontanato dalla consapevolezza di doversi rapportare, sempre e comunque, con una Chiesa di popolo?È opinione diffusa che il nostro Pae-se abbia salvaguardato una presen-za popolare perché non ha scelto vie elitarie, ma ha puntato molto sulla prossimità espressa soprat-tutto nella forma della parrocchia. Proprio questa realtà rappresenta un tutt’uno con il paesaggio geo-grafico, a riprova della profonda interazione tra la Chiesa e il territo-rio. Naturalmente l’essere la nostra una Chiesa di popolo non equivale affatto ad ipotizzare una sorta di re-ligione civile che dovrebbe limitar-si a far da puntello ad un contesto smarrito e privo di riferimenti. L’an-nuncio del Vangelo non potrà mai essere l’equivalente di una semplice tutela dei valori nazionali, ma si ma-nifesterà sempre attraverso lo scan-dalo della croce e della resurrezione di Gesù Cristo, la cui sequela resta la migliore forma di umanizzazione, secondo l’intuizione di Gaudium et Spes: ‘Chi segue Cristo, si fa lui pure più uomo’ (22).

“Guardate a lui come a un autentico maestro di vita”. A indicare ai giovani l’esempio di San Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, è stato il Papa, nel triplice saluto – ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli – che come di consueto conclude l’appuntamento del mercoledì con i fedeli, a cui hanno partecipato in Aula Paolo VI circa 5.000 persone. Dopo aver salutato, in lingua italiana, i

vescovi amici del Movimento dei Focolari e i fedeli dell’arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, accompagnati dal loro vescovo Agostino Superbo, ha raccomandato di “dedicare ogni sforzo perché sia curata, ugualmente nelle città come nei centri minori, una solida istruzione religiosa, perché tutti siano preparati a ricevere con frutto i sacramenti, indispensabile nutrimento della crescita della fede”.

“La scuola paritaria cattolica si trova in una crisi fortissima, a fronte della situazione drammatica dell’occupazione e della paura del futuro” che coinvolgono tante famiglie, fattori che creano una “grossa difficoltà” nella scelta di una scuola paritaria, per l’onere economico che ne consegue. Lo dichiara al Sir don Francesco Macrì, presidente Fidae (Federazione istituti di attività educative), commentando il documento congiunto sottoscritto da

associazioni e federazioni di area cattolica che operano nell’ambito dell’istruzione e della formazione: Fidae, Fism (materne), Confap (formazione professionale), Foe Cdo (ambito educativo della Compagnia delle opere), Agidae (gestori), Agesc (genitori), Msc (studenti). Il documento chiede di superare “ogni discriminazione economica tra alunni del sistema nazionale d’istruzione e di formazione”, “basandosi sul principio costituzionale della sussidiarietà”.

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ungo i secoli non sono mai mancati uomini e donne che, docili alla chiamata del Padre e al-la mozione dello Spirito,

hanno scelto questa via di specia-le sequela di Cristo, per dedicarsi a Lui con cuore “indiviso” (cfr 1 Cor 7, 34). Anch’essi hanno lascia-to ogni cosa, come gli Apostoli, per stare con Lui e mettersi, come Lui, al servizio di Dio e dei fratelli. In questo modo essi hanno contribui-to a manifestare il mistero e la mis-sione della Chiesa con i molteplici carismi di vita spirituale ed aposto-lica che loro distribuiva lo Spirito Santo, e di conseguenza hanno pu-re concorso a rinnovare la società. La vita consacrata si pone nel cuore stesso della Chiesa come elemento decisivo per la sua missione, giac-ché “esprime l’intima natura della vocazione cristiana” e la tensione di tutta la Chiesa-Sposa verso l’unione con l’unico Sposo. Viene più volte affermato che la vita consacrata non ha svolto soltanto nel passa-to un ruolo di aiuto e di sostegno per la Chiesa, ma è dono prezioso e necessario anche per il presente e per il futuro del Popolo di Dio, perché appartiene intimamente al-la sua vita, alla sua santità, alla sua missione. Sabato 2 febbraio alle ore 16 in Cattedrale si festeggia la Festa della presentazione del Signore al tempio, 17ª Giornata mondiale della vita consacrata. In questa giornata i consacrati, religiose, religiosi e se-colari rinnovano il loro impegno di fedeltà all’amore di Dio e alla Chie-

Liberi e responsabili: è questo il tema scelto per l’incontro tra il vescovo Luciano Monari e i giornalisti bresciani in occasione della festa di San Francesco di Sales. Con la giornata del 24 gennaio è idealmente giunto a compimento un percorso di riflessione che la commissione diocesana per le comunicazioni sociali aveva tracciato dando una nuova connotazione al tradizionale incontro tra Vescovo e giornalisti, nella giornata dedicata al loro

patrono. Non più o non soltanto una conferenza stampa in cui interrogare il Vescovo su tutto e su tutti, ma una pausa di riflessione, una proposta di approfondimento offerta agli operatori dei mass media. Un percorso è stato avviato nel 2011 con la lezione sul “Senso delle parole” e che era proseguito con quella dello scorso anno su “Credibili-incredibili”. Il tema scelto è “ostico” e lo stesso mons. Luciano Monari ne ha certificato la “scivolosità”, soprattutto in

tempi come quelli attuali segnati da un alto tasso di litigiosità e di faziosità, alimentata anche dai mezzi di comunicazione. Dovere del giornalista è quello di operare una scelta tra i dati che devono diventare oggetto della comunicazione, di capire quali sono i dati necessari a una comunicazione completa e corretta. È un’opera di discernimento, ha continuato ancora il Vescovo, che comporta un altro dei fondamentali del giornalista: l’intelligenza.

È l’elemento che consente al giornalista di interpretare i dati che si vogliono comunicare: con alcune cautele, però, a partire dalla capacità di non cedere alla tentazione di dare per corretta l’intuizione che l’intelligenza ha suggerito al giornalista, senza il passaggio doveroso della verifica. “So bene – sono state altre considerazioni di mons. Monari – che tempi sempre più accelerati della comunicazione non giocano a favore della verifica”. (m.v.)

to la vita consacrata ha attraversa-to, come del resto altre forme di vi-ta nella Chiesa, un periodo delicato e faticoso. È stato un periodo ricco di speranze, di tentativi e proposte innovatrici miranti a rinvigorire la professione dei consigli evangeli-ci. Ma è stato anche un tempo non privo di tensioni e di travagli, in cui esperienze pur generose non sono state sempre coronate da risultati positivi. “Le difficoltà – scriveva Giovanni Paolo II – non devono tut-tavia indurre allo scoraggiamento. Occorre piuttosto impegnarsi con nuovo slancio, perché la Chiesa ha bisogno dell’apporto spirituale e apostolico di una vita consacrata rinnovata e rinvigorita”.

sa, espresso nella forma peculiare dei tre voti di povertà, castità e ob-bedienza secondo il loro carisma specifico. Alcuni di essi celebrano il giubileo di consacrazione (25, 50, 60 anni e... oltre). I tre Consigli diocesani della vita consacrata pre-senti in diocesi e il vicario episco-pale mons. Mauro Orsatti invitano i sacerdoti e i diaconi alla solenne concelebrazione. “La vostra parte-cipazione – scrive mons. Mauro Or-satti – testimonierà la vicinanza e la stima della Chiesa locale per la vita consacrata; insieme renderemo lo-de al Padre per il dono di donne e uomini totalmente disponibili alla diffusione del Regno di Dio e rin-noveremo i vincoli di comunione

nell’unica comunità credente”. I sa-cerdoti che intendono celebrare so-no pregati di portare amitto, camice e stola: per la celebrazione occorre trovarsi in Duomo Vecchio alle ore 15.30. In questi anni di rinnovamen-

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l Servizio di pastorale univer-sitaria e l’Ufficio per la salute, in collaborazione con l’Azien-da ospedaliera Spedali Civili di Brescia e l’ Università degli

Studi di Brescia (Dipartimento di medicina molecolare e traslaziona-le, Dipartimento di scienze cliniche e sperimentali, Dipartimento di spe-cialità medico-chirurgiche, scienze radiologiche e sanità pubblica), pro-muove un ciclo di quattro incontri dal titolo “Culture e religioni accan-to al malato”. Lo scopo è di aiutare a esplorare dal punto di vista an-tropologico la questione dell’essere malato e che cosa possa significare per un medico, o per uno studente di Medicina, poter/dover interagire non soltanto con un malato, bensì con una persona malata, che – cioè – vive e interpreta la malattia alla luce della sua cultura e prospettiva (anche) religiosa. Il malato è per-sonalmente segnato non solamen-te dal decorso clinico della propria patologia, ma anche dal suo vissuto di malattia. Sul modo che ciascuno ha di percepire, leggere e reagire di fronte alla malattia, influiscono anche le differenti visioni proprie delle culture di provenienza e delle

differenti appartenenze religiose. La conoscenza, da parte dell’operatore sanitario, delle coordinate di lettura che derivano da differenti culture e religioni può perciò divenire risorsa per meglio comprendere ed orienta-re il paziente ad essere collaborante con l’opera di chi se ne prende cura, aiutandolo a mobilitare le sue ener-gie interiori nell’affrontare il tempo della malattia e della sofferenza. Il percorso inizia giovedì 28 febbraio, dalle ore 17 alle 19, con “L’esperien-za del dolore e del malato nella cul-tura occidentale, secondo il punto di vista non religioso”: interviene il prof. Salvatore Natoli, ordinario di filosofia teoretica all’Università degli studi di Milano Bicocca. Gio-vedì 7 marzo, dalle 17 alle 19, con “Davvero c’entra Dio? La malattia e la fede cristiana nell’età della me-dicina”: porta il suo contributo il prof. Giuseppe Angelici, ordinario di teologia morale presso la Facol-tà teologica dell’Italia settentriona-le di Milano. Giovedì 14 marzo, alle 17, tocca a Shahrazad Houshmand, teologa sciita iraniana, docente di Studi islamici presso l’Università di Roma III e la la Gregoriana di Roma su “La sofferenza nel cammino uma-

no. La prospettiva coranica”. Giove-dì 21 marzo, sempre alle 17, porta il suo contributo l’avv. Giorgio Raspa, consigliere dell’Unione buddhista italiana: “L’approccio buddhista alla sofferenza e alla malattia”. La sede degli incontri è l’aula B della Facol-tà di medicina e chirurgia dell’Uni-versità di Brescia in viale Europa 11. Ma chi sono i destinatari? “ Studenti e docenti universitari, in particolare della Facoltà di medicina e chirur-gia - Operatori di tutte le professio-ni sanitarie e tutti coloro che sono interessati. Il responsabile scientifi-co è don Raffaele Maiolini. Le iscri-zioni, gratuite, ma obbligatorie, so-no accolte fino ad esaurimento dei posti disponibili (200), inoltrando la scheda di iscrizione (compilata in tutte le sue parti) entro il 18 feb-braio presso la Segreteria organiz-zativa secondo questa modalità: per studenti, docenti e quanti sono inte-ressati la scheda può essere inviata all’indirizzo [email protected]; per operatori di tutte le professioni sanitarie, le iscrizioni si ricevono presso gli Spedali civi-li: tel. per esterni 0303998.870 – per interni 8870, indirizzo email [email protected].

Nel mese di febbraio, dopo l’allegria del Carnevale, entriamo nel cammino quaresimale per prepararci a celebrare il mistero pasquale del Signore crocifisso e risorto. In questo mese siamo invitati a pregare e a impegnarci particolarmente per la vita consacrata (2 febbraio); per l’accoglienza della vita umana in tutti i suoi momenti (prima domenica); per la vicinanza ai malati (l’11 febbraio è la

Giornata mondiale del malato sul tema del Buon Samaritano: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso” – Luca 10,37 – Madonna di Lourdes).Si ricorda, inoltre che fino agli inizi di marzo si raccolgono le adesioni al pellegrinaggio Adp in Terra Santa.Informazioni presso l’Ufficio per le vocazioni della Curia diocesana, l’assistente dell’Adp don Diego Facchetti e la presidente Adp Anna Maria

Guarneri. All’Apostolato della preghiera sono state affidate le seguenti intenzioni:Generale - Perché le famiglie migranti, in particolare le madri, siano sostenute ed accompagnate nelle loro difficoltà.Missionaria - Perché le popolazioni che sperimentano guerre e conflitti possano essere protagoniste della costruzione di un avvenire di pace.

Dei Vescovi - Perché le persone consacrate diano testimonianza che seguire Gesù Cristo con cuore libero e ardente nel servizio dei fratelli conduce alla vera gioia.Del vescovo Luciano per l’anno 2012/13 - Perché il cammino di fede personale e comunitario sia sostenuto dalla preghiera e dall’impegno per l’unità.Per informazioni, telefonareal numero 0303722245.

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el primo venerdì del me-se (venerdì 1 febbraio), adorazione eucaristica per le vocazioni presso la Cappella del Santissi-

mo all’interno della chiesa delle San-te Capitanio e Gerosa (via Botticelli, 5 – zona Questura, S. Polo) a partire dalle ore 20.30, con la Celebrazione eucaristica. La notte di adorazione si conclude alle ore 8.30 di sabato 2 feb-braio con la celebrazione eucaristica. In occasione dell’Anno della fede, per la seconda assemblea per animatori vocazionali, il tema trattato sarà “Fe-de e vocazioni”, martedì 5 febbraio al-

Il tema dell’ultima tappa è “La fede di Simeone e Anna” (Lc 2,21-38), la data varia a seconda del calendario zonale, tradizionalmente nella seconda set-timana del mese. Per i giovani della città, la meditazione sarà offerta dal vescovo Luciano venerdì 8 febbraio presso il santuario delle Grazie alle ore 21. Continua domenica 10 feb-braio (seconda domenica del mese), dalle ore 14 alle ore 19, il percorso vo-cazionale “Nella fede, strade di luce”, proposto al gruppo vocazionale dio-cesano “Sichar”, nato per le giovani e i giovani dai 18 anni che sono aperti al discernimento di tutte le vocazioni (vita matrimoniale, consacrata, mis-sionaria, diaconale, presbiterale…). L’incontro si svolgerà presso le An-celle della Carità in via Moretto 33, a Brescia. Tema della giornata: “Per i dieci servi” (Lc 19,28-40). Inizia gio-vedì 21 febbraio alle ore 20.30 in Cat-tedrale la Scuola di preghiera per giovani guidata dal vescovo Luciano, in quattro giovedì di Quaresima. Il

le ore 20.30 presso il Centro pastora-le Paolo VI, con l’intervento di mons. Carlo Bresciani. Itinerario zonale di spiritualità per giovani. Si concludono in questo mese gli incontri degli itine-rari zonali di spiritualità per giovani.

tema di quest’anno è “La preghiera e il ricordo nella fede”; il primo incon-tro si intitola Ho pregato perché non venga meno la tua fede (Luca 22, 21-38). A seguire gli altri tre: giovedì 28 febbraio - Pregate per non entrare in tentazione (Luca 22, 39-46); giovedì 7 marzo - Pietro si ricordò delle parole del Signore (Luca 22, 47-62); giove-dì 14 marzo - Ricordati di me (Luca 23, 26-43) vegliando per i missionari martiri. Per l’itinerario annuale di di-scernimento vocazionale proposto al gruppo diocesano “Emmaus”, conti-nuano gli appuntamenti presso il Se-minario diocesano in via Razziche 4, dal pranzo previsto alle ore 12.30 fino alle ore 18. L’incontro di questo mese sarà domenica 24 febbraio e l’argomento trattato: “La fede ha un rapporto essenziale con la speranza” (da un’espressione di papa Paolo VI, il 27 maggio 1970). Nella settimana concordata con ogni zona pastora-le, la proposta dell’anno “Padre nel-la fede. Abramo credette saldo nella

Venerdì 1 febbraioOre 6.50 - Brescia - S. Messa presso il Seminario minore.

Sabato 2 febbraioOre 16 - Brescia - Santa Messa con i consacrati della diocesi in Cattedrale.Ore 20 - Gardone Val Trompia - Veglia per la vita.

Domenica 3 febbraioOre 10.30 - Lovere - S. Messa di apertura delle Missioni popolari.

Ore 16 - Brescia - S. Messa in occasione della Giornata per la vita presso la Basilica delle Grazie.

Dal 3 all’8 febbraio il Vescovo partecipa alla Settimana teologico -pastorale presso l’Eremo di Bienno.

speranza contro ogni speranza, e co-sì divenne padre di molti popoli” (Rm 4,18), sarà vissuta a livello parrocchia-le, attraverso l’adorazione eucaristica con l’alternanza di tutte le vocazioni. A livello zonale, è prevista la possibi-lità di incontri e testimonianze voca-zionali, valorizzando particolarmente i diaconi permanenti, che ricordano i 30 anni della comunità diocesana. In questo mese: dal 4 al 10 febbraio, zo-na Brescia Nord; dal 11 al 17 febbraio, zona Brescia Sud; dal 18 al 24 febbra-io, zona Brescia Ovest; dal 25 febbraio al 3 marzo, zona Sebino.

La Cancelleria della Curia diocesana, a seguito dell’Ordinanza dell’Ordinario diocesano, comunica i provvedimenti della settimana:Il dottor Silvano Corli è stato nominato direttore della Scuola di formazione impegno sociale e politico (Sfisp) in sostituzione del dottor Michele Busi.

“L’Anno della fede, come scrive Benedetto XVI, costituisce un’occasione propizia per intensificare la diaconia della carità nelle nostre comunità ecclesiali, per essere ciascuno buon samaritano verso l’altro, verso chi ci sta accanto”. Domenica 10 febbraio, 20ª Giornata mondiale del malato, l’Ufficio per la salute si ritrova nella Basilica di Santa Maria delle Grazie per la recita del Rosario alle 15.30 e la S. Messa pontificale alle 16.

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on Tullio Festa nasce a Gargnano l’11 marzo 1932, ma dopo poco la sua famiglia si trasfe-risce a Lumezzane San

Sebastiano. A 11 anni entra in Semi-nario seguendo le orme dei fratelli don Carlo e don Guglielmo. Ordinato sacerdote il 16 giugno 1956, vive gli anni giovanili del sacerdozio come curato di Berlingo fino al 1958, a Pro-vezze fino al 1965, per poi approdare a Gussago come curato dell’oratorio femminile e rettore della chiesa sus-sidiaria di Navezze, dove esprime la sua passione per la liturgia che con-traddistinguerà tutta la sua vita. Nel febbraio del 1971 diventa parroco di Bione, dove vive la pienezza del suo ministero sacerdotale. Sono gli anni dell’attuazione del Concilio Vaticano II e si dedica con grande serietà alla formazione cristiana e vocazionale dei ragazzi e giovani, alla cura parti-colare della liturgia e dei ministranti, infondendo la pratica della confes-sione mensile del primo venerdì del mese. In molti ricordano le missioni popolari del 1984 e il restauro interno della chiesa parrocchiale avvenuto nel 1988 e inaugurato con una set-timana di celebrazioni solenni. Nel 1995 per motivi di salute lascia l’in-carico di parroco e si ritira, sempre a Bione, in una casa destinata ai sa-cerdoti e alterna il suo prezioso mi-

“Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola” sono alcune parole dell’ultimo Vangelo che il diacono Giuseppe Birbes ha proclamato: era infatti la festa della presentazione di Gesù al tempio. Le ha pronunciate, inconsapevole, anche per sé. Giuseppe nell’esercizio del ministero diaconale ha testimoniato con fede operosa, semplice e cristallina, il suo amore a Dio e ai fratelli in un servizio

generoso e instancabile nelle varie realtà alle quali il Vescovo lo aveva chiamato. Giuseppe nasce a Capriano del Colle il 31 dicembre del 1934, matura la sua vocazione al diaconato permanente in età matura e riceve l’ordinazione il 4 dicembre 1982 per la preghiera e l’imposizione delle mani dell’allora vescovo di Brescia, mons. Luigi Morstabilini. Insieme a Giulio Colombi e ad Adolfo Frigoli formò il gruppo dei primi tre diaconi permanenti della diocesi. Ora

sono più di 50 quelli ordinati e una trentina quelli in cammino. Svolse il suo servizio diaconale a Pezzaze e Pezzoro dal 1982 al 1989; presso la Casa circondariale per conto della Caritas diocesana dal 1989 al 1991; poi nella parrocchia di S. Bernardo in Costalunga dal 1991 al 2001, presso la Domus Salutis dal 1991 al 2004, al Villaggio Prealpino dal 2001 al 2007 e alla Domus Caritatis “Paolo VI” a Mompiano dal 2004 al 2011, assistendo i preti anziani e malati

con grande dedizione, rispetto e amore. Dal 2007 ha esercitato il suo servizio nella comunità di S. Eufemia della Fonte nei momenti liturgici, visitando gli anziani e gli ammalati in casa o nelle case di riposo, facendosi educatore, con la sua presenza in oratorio, dei più piccoli e consigliere per i più grandi. Anche il gruppo scout ha potuto giovare della sua presenza sapiente, magnanima, generosa e pacificatrice di assistente per lunghi anni. (Cesare Verzini)

presenza tra visite mediche e ospe-dali. Con grande serenità fa dono a chiunque lo incontri, dai bambini agli anziani, delle sue cose: un libro, una corona del rosario, o un crocifisso. Nutre una particolare devozione alla Madonna, al Sacro Cuore e alla Divi-na Misericordia; si prende a cuore anche l’opera di don Pierino Ferra-ri, che cerca di sostenere. Gli ultimi mesi rivelano il lato migliore della sua personalità. Egli stesso ricono-sce che la malattia lo ha completa-mente trasformato. Non si rassegna passivamente e vuole essere presen-te il più possibile alle funzioni religio-se e al ministero del confessionale. Infine un nuovo crollo lo riporta in ospedale e al trasferimento all’Hospi-ce di Nozza il 17 gennaio 2013, dove alle 17.30 il Signore lo ha chiama a sé, alla presenza della sua collabo-ratrice Luisa che lo assiste fino alla fine. Nel pomeriggio, durante le cri-si respiratorie, si affida alla volontà del Padre e invoca continuamente lo Spirito Santo come aiuto, sostegno e forza. Rimane cosciente fino alla fi-ne. I funerali, celebrati dal vescovo Luciano a Bione nella mattinata di sabato 19 gennaio, sono stati vissu-ti da tutta la popolazione con gran-de partecipazione e intensità. Come don Tullio stesso voleva sono stati un vero evento pasquale. Don Tullio ora riposa nel cimitero di Lumezzane.

nistero nelle parrocchie vicine, a se-conda delle necessità. In occasione del 50° anniversario di ordinazione sacerdotale limita la sua collabora-zione alle parrocchie di Bione Pieve e San Faustino, aiutando il parroco. Nel 2012 i primi segni di una nuovo male gli rendono difficoltoso lo svol-gere normale del ministero sacer-dotale. Il Signore lo chiama a salire il Calvario. Consapevole di ciò che minaccia la sua salute alterna la sua

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Istituto di cultura “Giovanni Folonari”PARROCCHIADELLA CATTEDRALE

InvitoGiovedì 31 gennaio 2013

R.S.V.P. 02 [email protected]

PRESENTAZIONE DEL RESTAURO CHIESA S.MARIA DELLA CARITÀ ore 17.00

Saluto di benvenuto Alberto Folonari, Presidente Fondazione CAB Interverranno: Monsignor Giovanni Battista Re, Cardinale Prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi Narcisa Brassesco Pace, Prefetto della provincia di Brescia Giovanni Tortelli, Curatore del restauro Philippe Daverio, Storico d’arte

Coordina Ferruccio De Bortoli, Direttore del Corriere della SeraSegue visita guidata alla Chiesa

presso Università Cattolica del Sacro Cuore - Aula Magna - Dipartimento di Matematica e Fisica - Brescia, Via Musei, 33

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iene comunemente det-to che le linee architet-toniche della chiesa di Santa Maria della Ca-rità sono più quelle di

un santuario che non quelle di una parrocchiale ed è vero senz’altro. Nell’idea dell’architetto, che l’ha progettata, si può intuire che nella grande cupola che scende sui muri fino al piano della strada (che era strada da millenni) ci sia la sugge-stione del colle che sta a ridosso della chiesa. C’è il richiamo allo spazio della natura presente e in-combente. Una natura che offre lo spazio dove realizzare e che sug-gerisce le forme e i contorni. Una natura che evita l’isolamento e che evolve, che si lascia docilmente co-piare dalla mano dell’architetto che la considera e l’ammira.Da quando si è saputo che la statua della Madonna di Loreto (la Vergine con il Bimbo in braccio entrambi con la corona dorata sul capo) era stata scolpita nel marmo di Efeso, ultima località dove abitò la Madon-na, quella statua è come se avesse assunto un aspetto particolare, una luce e uno sguardo che prima non aveva o, meglio, a cui non si bada-va, che non si pensava avesse.Per dire come anche un pezzo di marmo, con la sua forma e la sua storia, può fare la differenza, può impressionare e, in questo caso, ad-dirittura commuovere.La ragione per la quale i nostri cen-tri storici sono pieni di chiese, mol-te delle quali rimaneggiate e abbel-lite, rifatte su chiese preesistenti, sta nel fatto che il luogo di culto è tra i primi edifici che nascono in un nucleo abitato e, intorno al quale, si sviluppa la città.Le chiese quindi sono le madri, ma-gari insieme ad altri enti pubblici, o se si vuole le madrine della cit-tà perché corrispondono a quello spazio pubblico che è l’espressione dell’animo umano.Ci sono ore nella quali la chiesa di Santa Maria della Carità è più bel-la del solito... Sono le ore centrali della giornata quando il sole bat-te in pieno sulla facciata bianca di marmorino che, a differenza del marmo vero, ha il pregio, a mio av-

la Madonna della Carità nella cor-nice medievale sembra sorridere di più, dà l’impressione di elargire più miracoli e anche la statua della Madonna nera, che c’è nella Santa Casa dietro l’altare maggiore, sem-bra più regale e più benedicente. Per la verità non saprei dire se que-sta chiesa è venerata dai fedeli per la sua storia o per la magnificenza degli affreschi o per l’immagine ri-tenuta miracolosa della Madonna della Carità, o per la riproduzione della Santa Casa di Loreto.Potrebbe anche darsi che la popo-lazione fosse affezionata alla chiesa per motivi solo in apparenza meno importanti. Per la sua funzione so-ciale, ad esempio, per la disponi-bilità manifesta di dare asilo alle donne in particolari difficoltà, per

la presenza delle suore, per il sen-so di quiete, di cordialità, di sere-nità che si sente sostando in questa chiesa. A volte sono sensazioni che danno significato alle scelte, che confortano l’anima ancora di più delle statue, dei quadri o dell’edifi-cio nel suo insieme.

La chiesa originaria sorge nella prima metà del ‘500 dopo il sacco di Brescia ad opera di Gastone De Foix (1512), accanto ad alcuni edifici con scopi sociali. Nella prima metà del ‘600, la chiesa originaria viene abbattuta e al suo posto sorge la chiesa attuale a pianta ottagonale, più simile a un santuario che non a una parrocchiale. La proprietà è della parrocchia della Cattedrale di Brescia. La chiesa è composta da una grande cupola, due altari laterali residuali della precedente chiesa,

un grande altare centrale di stile già settecentesco con l’affresco, ritenuto miracoloso, della Madonna della Carità, la riproduzione della Santa Casa di Loreto, la facciata bianca in marmorino già settecentesca con due angeli in pietra di Botticino, la Madonna di Loreto in marmo di Efeso sul frontale e due grandi colonne, recuperate dall’antica curia o dall’anfiteatro romano. Gli interni sono affrescati e il pavimento è come un pizzo, i marmi, anche preziosi, sono disposti a intarsio.

viso, di riflettere solo in parte la luce e in parte di assorbirla, qua-si di immagazzinarla tanto da far pensare che sia luminoso tutto lo spessore dell’intonaco e non solo la superficie. Con l’aggiunta di una luminosità più umile, anche se non dimessa. In quelle ore poi l’interno della chiesa è più illuminato per la luce che entra dalla lanterna. Allo-ra le figure degli affreschi sembra-no vivere pur nella loro staticità,

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eggendo il titolo uno pen-sa a Jack e Rose. Inevita-bile. I due protagonisti di una delle storie che al ci-nema hanno appassiona-

to e colpito molte generazioni, però in “Titanic - Il racconto di un sogno” non ci sono. Ma il musical non è il film “è completamente diverso. Abbiamo fatto una rivisitazione – racconta Va-lentina Spalletta, nel musical è Isabel-le Duval, coprotagonista del musical – dell’evento storico, dell’errore uma-no. L’iceberg fu avvistato, ma tardi perché avevano superato la velocità”. Una ricostruzione che però non di-mentica di raccontare “otto storie di-verse che si intrecciano. C’è la storia d’amore tra Isabelle Duval e France-sco Ferrari, protagonista interpretato da Danilo Brugia”. Ma ci sono anche le storie tra Isabelle e la madre, la so-ria tra due vecchietti “in poche parole è la storia dei sogni che salpano con la nave: la libertà, l’America, chiude-re in bellezza la carriera, aver realiz-zato una nave magnifica... insomma diversi sogni, infatti ‘Il racconto di un sogno’ è parte del titolo” spiega Valen-tina Spalletta. Ma c’è una sorpresa nella storia realiz-zata dal musical perché “ci sono due finali. Il primo quello della tragedia in cui la maggior parte della gente ri-mane uccisa e solo pochi sono salvati dal transatlantico Carpazia; Il secon-do finale invece – continua la perfor-mer – è come sarebbe stato se tutto fosse andato bene e tutti arrivano a New York. Direi che è molto diverso dal film”. Raccogliendo i commenti degli spettatori, confessa Valentina,

Insegno come Rizzo in “Grease” o la principessa Jasmine in “Aladin” e non è certo una sprovveduta: “In Italia abbiamo delle difficoltà perché non ci sono le strutture. Federico Bello-ne (autore dello spettacolo e regista, ndr.) ha realizzato tutto in maniera piccola e stilizzata. Abbiamo pochissi-mi oggetti scenici, abbiamo pochissi-me cose che rappresentano la scena, giusto per dare l’idea”; ed ecco quindi che le balaustre danno l’idea del pon-te, il timone, un regolatore di pressio-ne danno l’idea del ponte di comando, un pianoforte, un divano e la seggioli-na rappresentano la camera Duval e “il meglio siamo noi attori in scena. E questo non toglie l’attenzione da noi. La gente valuta noi, gli attori. non si è distratti da luci, botti, scenografie...

si trovano molte persone entusiaste del risultato e che affermano di aver dimenticato il film e Jack e Rose. Ma ci sono evidenti difficoltà nel ripro-durre il film in teatro “abbiamo anche provato con l’acqua, ma abbiamo do-vuto cambiare”.Nonostante la giovane età, classe 1981, ha già collezionato presenze im-portanti dalla formazione alla Scuo-la d’Arte guidata da Claudio e Pino

Ad un anno e mezzo di distanza dall’avvio del progetto, è stata inau-gurata martedì scorso nella parroc-chia di Santa Maria delle Vittorie la sede dell’Accademia nusicale Fran-cesco Soldano - Scuola Gaetano Bo-noris, voluta dall’omonima associa-zione e dalla Fondazione Bonoris. Nell’edificio sorto in via Cremona, al termine degli ultimi lavori previsti, si svolgerà l’attività di musicoterapia orchestrale per disabili. L’Accademia

conta ad oggi cinque insegnanti che nel giro di un anno raddoppieranno. Gli strumenti sono già al loro posto nelle stanze luminose che ospiteran-no gli allievi, inizialmente suddivisi in piccoli gruppi. Il lavoro ha come obiettivo finale la realizzazione di una vera e propria orchestra sinfoni-ca. “L’Accademia – spiega il maestro Daniele Alberti – si configura come una scuola che sia sì un centro d’in-contro per chi è in difficoltà, ma nel

contempo, grazie ad un comitato eti-co-culturale composto da 28 membri, sarà possibile rendere sempre più efficace l’intervento assistenziale”. Tra i progetti c’è la collaborazione con gli Spedali Civili e l’Università di medicina, per dare una connotazione scientifica al lavoro svolto. Inoltre, molta attenzione è rivolta al mondo della scuola: per questo, operare in sinergia con l’Università cattolica permette di creare un percorso for-

mativo rivolto agli insegnanti, men-tre attività scolastiche di musicotera-pia per bambini normodotati stanno creando i presupposti per integrare anche i bimbi disabili nei gruppi di lavoro. Sostegno e aiuto viene dato anche alle famiglie. Anche il Vescovo Luciano Monari plaude all’iniziativa, ricordando che “l’inaugurazione di questa sede rappresenta un piccolo segno di speranza per una città dal tessuto sociale forte come Brescia”.

è come se tutto fosse un sogno”. E se le chiedi cosa significa Isabelle per la sua carriera risponde che ha avuto fortunatamente sempre personaggi diversi; Isabelle “è un peperino. Io non sono così istintiva. Non avrei risposto mai a mia mamma come fa lei”.

“Biancaneve - Il musical” sbarca al PalaBrescia domenica 3 febbraio alle 16. Martha Rossi (nella foto), la Wendy di Peter Pan, è la protagonista di una delle fiabe più note al mondo. Può vantare di essere stata selezionata direttamente da Brian May e da Roger Taylor per il musical dei Queen “We will rock you” dal 2009 al 2011. Il family show reduce dal successo di 40mila spettatori della stagione 2011-2012 in lizza agli Oscar del musical per “Miglior

musical”, “Miglior ensemble in un musical”, “Migliori luci”, “Migliori costumi” e “Migliori scenografie”. In una versione mai vista prima, adatta al pubblico di tutte le età, “Biancaneve - Il musical” con la regia di Enrico Botta propone splendidi e artistici costumi, scenografie da favola, inedite musiche orchestrali sposate con eccelse coreografie e una regia curata nei particolari proietta direttamente nel magico mondo della fiaba, dove la natura

è protagonista. Al fianco della protagonista c’è il Cacciatore è interpretato da Simone Sibillano, che, solo per citarne alcuni è stato lo Sceriffo di Nottingham in “Robin Hood il musical” di Beppe Dati e è anche Jafar in “Aladin - il musical”. Nel 2010 debutta in anteprima mondiale nel musical “Non abbiate paura-Giovanni Paolo II il grande”, per la regia di Gianluca Ferrato nel ruolo di Karol Wojtyla. Biglietti dello spettacolo a partire da 13 a 21 euro, più prevendita. Info: palabrescia.it

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on l’avvicinarsi della fe-stività dei Santi Patroni, la Confraternita dei San-ti Faustino e Giovita ha delineato un fitto calen-

dario di appuntamenti che si esten-deranno fino al 21 marzo prossimo. Anche per quest’anno è stato scel-to un tema, che segue e, in un cer-to senso, continua quello del 2012, ovvero la concordia. La festività dei Santi Patroni 2013 sarà invece dedi-cata alla responsabilità come virtù civica. “L’aiuto dei Santi Faustino e Giovita – sottolinea don Arman-do Nolli, parroco e presidente della Confraternita, costituita quattro an-ni fa – deve accompagnare la citta-dinanza verso la riscoperta della re-sponsabilità in risposta alle esigenze della comunità in cui viviamo, tema inscindibile dal clima di concordia che abbiamo evocato l’anno prece-dente”. Protagonisti dovranno esse-re i giovani, chiamati ad essere i por-tavoce della città del futuro. Punto di partenza sarà quindi la scuola e il mondo dell’università, dalle quali partiranno moltissime delle inizia-tive proposte. Verrà valorizzato il talento di chi fa arte e musica con

concerti, mostre e laboratori, ma ci saranno anche momenti di riflessio-ne sul tema dell’imprenditorialità (lunedì 11 febbraio, ore 15, Came-ra di Commercio) e la premiazione del concorso rivolto alle scuole, dal titolo “La responsabilità conviene” (13 febbraio ore 9, Auditorium San-ta Giulia). Non mancheranno i tradizionali momenti liturgici e istituzionali: si inizia il 3 febbraio alle ore 10 nella Basilica dei Santi Faustino e Giovi-ta, con la Santa Messa e la supplica “ab omni malo”, in cui il Sindaco e i rappresentanti del Comune chie-dono la protezione per la città. Sa-bato 9 febbraio alle 16, dalla Basi-lica partirà un corteo diretto verso la Loggia, per la cerimonia in cui il parroco di San Faustino consegnerà al Sindaco il Galero Rosso, simbolo della protezione concessa. Sarà poi

mons. Monari ad introdurre, in un incontro con le istituzioni nell’aula magna della Facoltà di economia, “La virtù civica della responsabili-tà”, martedì 12 febbraio alle 17. Il 14 alle 19 la Santa Messa della Vigilia per arrivare al 15, momento centra-le, con le consuete Sante Messe in San Faustino e la Messa Pontifica-le delle ore 11, preceduta alle 10.30 dalla deposizione di una corona d’al-loro in Castello, al Roverotto, segno di riconoscenza per la difesa della città. Immancabile la tradizionale fiera, che si conferma molto amata dai bresciani. Conclude gli eventi strettamente collegati alla festa dei Patroni il “Concerto dei Santi Fau-stino e Giovita”, sabato 16 febbraio alle 21, al Teatro Grande. Molti altri gli eventi in programma. Per il pro-gramma completo, confraternita-santifaustinoegiovita.it.

È passato un anno. Il 24 gennaio del 2012 sette amici - Jessica Vezzoli (Cantina Vezzoli di Erbusco) e Mi-chela Muratori (Cantina Villa Crespia, Muratori di Adro), Gigi Nembrini e Daniele Gentile (Cantina Corte Fusia di Coccaglio), Dario e Raffaello Vez-zoli (Derbusco Cives di Erbusco) e Carmelo Raco – davano vita, davanti ad un calice di bollicine, a Fan, acroni-mo di “FranciacortAppasioNati”, per riunire i giovani del territorio. Il com-pleanno, celebrato a Villa Crespia, è stata l’occasione per un bilancio del-le iniziative intraprese e delineare le linee guida per il nuovo anno. “Dopo solo un anno – spiega il presidente Raco (nella foto) – ai ‘magnifici set-te’ si sono uniti 60 ragazzi, proprie-tari, tecnici e commerciali di cantine della Franciacorta con età compresa tra i 18 e i 40 anni, in rappresentanza di una cinquantina di aziende del ter-ritorio”. Fan è un termine giovanile, ‘social’. “Ci rivolgiamo ai giovani – precisa la portavoce Muratori (nella foto) – per questo abbiamo puntato molto sulle nuove tecnologie. Oggi il nostro gruppo Facebook conta oltre 1.500 iscritti e la pagina ufficiale ha superato i 700 ‘mi piace’”. L’impegno dell’associazione è rivolto alle giova-ni generazioni del territorio francia-cortino che di Franciacorta nulla, o poco, sanno. Per questo scopo sono stati organizzati 11 eventi in diverse località per valorizzare il legame tra ‘il Franciacorta’, inteso come prelibato vino e ‘la Franciacorta’, il territorio che lo produce e che è fatto di storia, cultura, tradizioni, turismo e natura.

“Siamo riusciti a dare spazio anche alla solidarietà, organizzando due se-rate per raccogliere fondi per i terre-motati”. I programmi per quest’anno ricalcano la filosofia promozionale e ludica, puntando anche su aspetti più educativi e tecnici. “Solo quando i ra-gazzi che escono la sera per l’aperitivo – concludono – chiederanno un Fran-ciacorta con la consapevolezza di co-sa stanno bevendo si avrà la certezza del successo di un vino e delle poten-zialità della sua terra”. (v.b.)

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Nell’ambito delle iniziative legate al Giorno della memoria, appuntamento venerdì 1 febbraio alle 21 a Nave, presso la sala della comunità “San Costanzo”. Sarà infatti l’occasione per leggere alcuni brani di due documenti tra i più conosciuti e toccanti del periodo dell’Olocausto: i diari di Anna Frank (nella foto) e di Etty Hillesum. Questi due diari, fortunosamente salvati e passati di mano in mano, sono due documenti indispensabili

sulla persecuzione degli ebrei, ma sono anche una testimonianza struggente di come le prime vittime di qualsiasi conflitto siano i giovani. Lo spettacolo è realizzato da Antonia Spaliviero e Lucilla Giagnoni, che ne sarà anche l’interprete, mentre le musiche saranno di Paolo Pizzimenti. L’evento è organizzato, tra gli altri, da Comune, oratorio San Filippo e Istituto comprensivo. Biglietto d’ingresso 5 euro.

Venerdì 1 febbraio a Brescia parte il Wonderland Festival: in scena artisti nazionali ed internazionali della nuova drammaturgia. È il festival dell’immaginifico delle fiabe per adulti. Uno spazio temporale dove ritrovare il gusto della sperimentazione di sé attraverso lo stimolo dell’altro, una sfida per offrire l’arte come paradigma essenziale del vivere quotidiano. L’edizione 2013 di Wonderland è dedicato al cuore

dell’innovazione, ai cosiddetti “rulebreaker”, coloro che rompono le regole per salire di un gradino. Tra gli spettacoli in programma per il festival, diretto da Davide D’Antonio, si possono citare “La stalla” del teatrino giullare, oppure “Odyssee” della Markus Zonher theater compagnie.Il festival si prolungherà fino al 24 marzo allo Spazio Idra (v.lo delle Vidazze 15). Info: wonderland festival.it

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È ufficiale: Kim Schmitz (nella foto), noto alle cronache con gli pseudonimi di Kimble e Kim Dotcom, è tornato. Ad un anno esatto dal suo arresto, il fondatore di Megaupload torna in rete con una nuova “creatura” e fa il pieno di utenti: 500mila in meno di 24 ore, un successo inaspettato per Mega (mega.co.nz), che ne ha addirittura mandato in tilt i server. La notorietà di Schimtz ha inizio il 19 gennaio 2011, quando finisce al centro di un’operazione

dell’Fbi senza precedenti per un sito internet: 20 mandati di perquisizione in 9 differenti Paesi, il sequestro di oltre 50 milioni di dollari e il sito Megaupload (uno tra i più diffusi siti web di file hosting) chiuso per violazione di copyright e pirateria. Lo scorso 19 gennaio, Schmitz ha presentato dalla sua prigione dorata in Nuova Zelanda, dove sconta gli arresti domiciliari in attesa di una decisione sull’estradizione negli Usa, il suo “fantastico servizio di

salvataggio file su cloud” (come si legge nella presentazione). Mega è un servizio di archiviazione e condivisione di file da 50gb e andrà a scontrarsi con altri siti internet già attivi come Dropbox e SkyDrive, ma con due assi nella manica: un’offerta di storage gratuito superiore rispetto ai concorrenti e la promessa della completa privacy e segretezza per gli utenti. Ogni iscritto alla piattaforma deve criptare i file caricati on-line e può condividere

la “chiave” con altri iscritti, ma i gestori del sito non possono sbloccare i contenuti. Liberi da ogni controllo, gli utenti potranno condividere sulla piattaforma ogni sorta di contenuto, anche (soprattutto!) quelli protetti dal copyright, e già si preannuncia una nuova battaglia legale. Kimble ha messo in campo stuoli di esperti in diritto d’autore per proteggere la sua nuova creatura, gli occhi dei produttori sono puntati. (a.r.)

lasse 1965. Partendo da “Sindrome da musical” in cui ci sono un po’ tut-ti i tuoi spettacoli... Do-ve è Manuel Frattini?

“Sindrome da musical” è un diver-tente pretesto per riproporre nume-ri e canzoni tratti dai musical, non è esattamente il racconto di un mio per-corso. Il pretesto è questa sindrome da cui sono afflitto, anche nella real-tà: vengo posseduto dai personaggi che ho interpretato. Gli amici stufi mi mandano da una psicologa che è più matta di me e le sedute dalla psicolo-ga, saranno il pretesto per riascoltare i brani famosi. Detto questo, non so do-ve sia Manuel Frattini adesso. L’anno scorso mi hanno dato un premio alla carriera. Ma quando sono stato chia-mato per questa cosa pensavo aves-sero sbagliato. Mi ha permesso per un attimo di fermarmi e fare un attimo il punto della situazione. Io penso di avere ancora l’entusiasmo del primo

giorno. Rendersi conto che alle spal-le hai lasciato 12 spettacoli, il primo nel ‘91 e costatare che l’entusiasmo di allora è lo stesso è una cosa bella. Non mi accorgo del tempo che passa. è come se avessi iniziato ieri. Dov’è Manuel Frattini? Rispondo è dove è partito... e ancora deve fare.Come si diventa Manuel Frattini?Io ho avuto un percorso più tortuoso rispetto a quelli che potrebbero averlo adesso. Oggi nascono accademie che ti preparano a 360 gradi, dove studi sia danza, sia canto, sia recitazione. Nel periodo della mia formazione questo era dispendiosissimo: io venivo da una famiglia umilissima, per cui anda-re a studiare canto da una parte, dan-za da un’altra, recitazione pure. Per questo mi sono formato sul campo. Nel bene e nel male, ti provi davanti alla gente. Oggi il teatro musicale è una realtà lavorativa nuova per l’Italia e il pubblico è esigente: serve la qua-lità. E questa si ottiene dal dono per-

perché ho incontrato i Pooh e Stefano D’Orazio con cui è nata una collabo-razione, un prodotto italiano che ha varcato i confini: Corea e New York, dove non succedeva da 46 anni, con “Rugantino”.Come sta il musical italiano oggi?Il musical italiano è ancora giovane,

sonale, ma anche dalla formazione.I musical italiani sono stati molti, ma la gente ne ricorda solo alcu-ni: “Forza venite gente”, diverso dal musical di oggi, “Pinocchio”, che ha segnato una svolta popo-lare, e “Peter Pan” che continua ad avere successo...Io ne aggiungerei un’altro: “Grease” che nel 1998 ha segnato la divisione tra quanto successo fino a quel punto. Io ho fatto il primo musical nel 1991 “Chorus line”, poi “Cantando sotto la pioggia” e “Sette spose per sette fra-telli”. Sono stati tre musical ricchi di successo. Ricordo che al Sistina Ga-rinei, che non c’è più, portava la pian-tina al primo attore con l’esaurito da autografare. I successi c’erano prima. Con “Grease” con Lorella Cuccari-ni che ha amplificato il musical, c’è stato quel passaggio. “Pinocchio” ha segnato un momento importante sia per la produzione di musical in Italia, perché è nato un teatro, sia per me,

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quindi va curato, coccolato e tutelato. L’unico modo per farlo è conservarne la qualità. Se cominciamo a offrire scorciatoie a chiunque per arrivare a teatro, solo perché arriva da succes-si televisivi... si rischia. Le produzioni stesse devono essere all’altezza. Hai ispirato molti...È una cosa bellissima. Ogni tanto arri-vano dei messaggi e controllo di non averli già letti o se sono nuovi. Mi ren-do conto della piacevole responsabili-tà che ho e di far scoprire con questi titoli il fascino del teatro. Hai mai lavorato con questi?Sì, ci sono stati un paio di occasioni...E ogni tanto mi dicono “Ma io quando ero piccolo venivo a vederti”. Fortu-natamente non do peso a questa cosa.Il musical è un fenomeno amato-riale. Copiare o personalizzare?Mi è capitato di vedere compagnie amatoriali molto brave, perché a dif-ferenza dei professionisti l’amatoria-le lo fa con passione, la sera dopo il lavoro... si fanno dei sacrifici, non per soldi, ma per pura passione. Mi rendo conto che i miei spettacoli sono tra i più gettonati. L’importante è render-si conto che tutti non possono fare tutto. Anche nel piccolo di una com-pagnia amatoriale ci si deve rendere conto dei limiti e adattare... anche questo è creativo, prendere un copio-ne originale e da lì dare un’interpreta-zione propria. Credo sia stimolante.Come decidi che musical fare?Credo di essere stato fortunato. Nes-suno mi ha mai imposto niente. Scel-go con l’istinto. Non sono molto bravo a leggere un copione. Io scopro quello che posso fare quando mi metto sul palcoscenico e inizio a fare. Non ho mai fatto qualcosa controvoglia.Conta fidarsi di chi lavora con te?Non solo fidarsi, ma avere un buon rapporto con i colleghi. Il carattere di una compagnia e l’atmosfera si vede sul palcoscenico. La convivenza for-

zata è fondamentale perché si crea l’affiatamento indispensabile.Musical e teatro veicolano mes-saggi e temi...I musical d’oltreoceano affrontano te-matiche anche molto forti, per esem-pio “Rent” dove si parla di droga, omosessualità, malesseri vari... Que-sti non sono ancora temi che l’Italia è pronta ad affrontare. Non so se po-sitivamente o negativamente il musi-cal è lustrini e paillettes, questo non vuol dire che in una bella favola non ci possano essere valori. Forse per noi deve ancora essere una via di fu-ga con il lieto fine.La tua presenza è garanzia di suc-cesso e qualità...Essere una sorta di garanzia per i te-atri è una grande responsabilità, per-ché non sono abituato a dare nulla per scontato. Sono sempre sul chi va là.Classe ‘65, vedi un tuo erede?Sincero? Non ho mai provato a cer-carlo. Vedo tantissimo talento, ma so-no ancora così attivo che è lontano il pensiero di avere un erede. Dovrebbe aspettare un po’.Togliti un sassolino dalla scarpa...Lo dico, sapendo che faccio anche un complimento. Questo lavoro ti mette a dura prova. Lavori con le persone più disparate. Mi tolgo un sassolino con Cristian De Sica. Con lui c’è sta-to un amore folle e anche no, ma per questo lo ringrazio, perché dover con-frontarsi con personaggi così grandi, talentuosi non sempre è piacevole, ma mi ha insegnato a difendermi e farmi la scorza che bisogna avere e sono ancora qua!Invidi i colleghi televisivi?Non è invidia. Mi fa rabbia quando noi in teatro apriamo le porte ai personag-gi della televisione e la televisione non fa il contrario. Non amo le scorciatoie che qualche realtà televisiva può of-frire. Vorrei che la televisione avesse più attenzione al teatro.

Si intitola “Da El Alamein a Bengasi - 42 mesi di prigionia” (Compagnia della Stampa Massetti Rodella editore) è l’ultimo lavoro del giornalista Egidio Bonomi. Un lavoro che da tempo conservava nel cassetto e che finalmente, come racconta lo stesso autore nell’introduzione, è diventato realtà. Così presenta il giornalista valtrumplino il libro: “Queste pagine rappresentano

la testimonianza diretta di Zaverio Gasparini e Carletto Murelli che ho raccolto dalla loro viva voce. Mio fratello Emo non ha mai voluto raccontare nulla della guerra e della prigionia, se non qualche sporadico episodio, magari in un pomeriggio d’autunno, dopo uno spiedo nella sua bella casa, innaffiato di forte vino siciliano. Diceva sempre: ‘Quello che è stato, è stato’.

Aveva rimosso i mesi terribili, perduti, della sua ‘meglio giovinezza’ e non voleva rivangarli. Sia lui, sia Zaverio, come Carletto, avrebbero impiegato alcuni anni per riaversi da un’esperienza tanto alienante. Zaverio e Carletto tornarono pellegrini commossi, a El Alamein, Emo no: quel che era stato, era stato…”.Dal racconto di Zaverio e da quello di Carletto ritornano

quelle avventure che hanno visto protagonisti durante la Seconda guerra mondiale in terra africana. Il racconto di sogni di gioventù e di gloria fino alla realtà di notti trascorse nell’attesa, di atti eroici, esigenze fino alla prigionia. Giovedì 31 gennaio alle 20.30 Egidio Bonomi presenta il volume alle 20.30 presso il teatro Odeon di Lumezzane. (m.t.)

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La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dalla chiesa parrocchiale di Cristo Re in Brescia su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

Dal lunedi al venerdi a partire dalle 7, Radio Voce vi informa sui principali fatti da Brescia, dall’Italia e dal mondo. Nell’arco di oltre due ore in diretta, potete seguire rassegne stampa locali e nazionali ed approfondimenti sulle notizie principali.Per cominciare la giornata col piede giusto, ascoltando la musica migliore e costantemente informati, l’appuntamento è con Brescia in diretta. Seguite il nostro consiglio e buon ascolto.

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Fa sempre uno strano effetto nota-re che spesso le sfumature di certi comportamenti umani si rispecchia-no nel modo in cui la televisione si relaziona col suo pubblico. Può capi-tarci per esempio di incontrare una persona che, per una serie di motivi più o meno ragionevoli, non possa fare a meno di parlare sempre e solo di sé, che elogi le proprie imprese e che dia spazio agli altri solo quando si tratta di un interesse personale. Nell’ambito della comunicazione te-levisiva questa strategia ha un nome ben preciso: autoreferenzialità. Il pic-colo schermo ci vuole convincere di essere enorme, di avere potenzialità,

risorse, prospettive; si presenta come un geniale amico che ha sempre l’idea giusta, che le azzecca tutte, che non si stanca mai.La tv è la quintessenza dell’arrivismo, e in quest’ottica è vitale gridare al successo ancora prima di aver pro-posto un nuovo programma agli spet-tatori. Per creare aspettativa i video promozionali di nuove trasmissioni vengono trasmessi a volte mesi pri-ma dell’evento, la carta stampata che ruota attorno ai grandi network non fa che parlare di anteprime e voci di corridoio, quotidianamente i telegior-nali sfruttano quel rimasuglio di au-torevolezza trasformandosi in vetri-

ne per pubblicizzare fiction o reality.Spesso però la baldanza scomposta di questi proclami inciampa nella re-altà, ovvero nell’inconsistenza del programma pubblicizzato, e si afflo-scia con la stessa facilità con cui si è gonfiata. Un esempio eloquente ce lo offre “Extreme Makeover: Home Edition Italia”, il nuovo reality-show di Canale 5: la televisione regala a una famiglia bisognosa una casa da sogno, ristrutturando l’originale e rendendola più comoda e sfarzosa. La pubblicità di questo format ame-ricano è iniziata addirittura la scorsa estate, ha investito tutti i media, com-presi i social network: un tamtam di

“prossimamente”, “preparatevi”, “la grande novità”… Per poi scoprire che si trattava del solito canovaccio che tanto piace alla tv, soprattutto alla populista Mediaset: hai un pro-blema, per esempio una casa brutta? Ci pensiamo noi. A modo nostro. In-nanzitutto ci esibiamo in un’agghiac-ciante sviolinata sui buoni sentimenti e sull’aiuto dei bisognosi, con tanto di lacrime rettiliane e pantomime in costume per far tornare il sorriso ai bambini. Poi via ai lavori. La casa, dopo una settimana di interventi, è il ricettacolo di tutte le vanità che la tv ci insegna a sognare: muri esterni blu, poltrone da salotto in giardino, pisci-

na esterna, prato sul tetto, vasca da bagno rotonda a due piazze in legno in camera, finestre telecomandate, letti elettronici. Ci manca solo il tun-nel segreto che porta alla bat-caver-na. Verrebbe da chiedersi come farà nel tempo una famiglia bisognosa (che con la casa nuova resta comun-que bisognosa) a mantenere tutti que-sti lussi… Ma no, ora è il momento di sognare, non facciamo i guastafeste.Molto rumore per nulla. O meglio: molto rumore per tutto. Perché in una società televisiva come la nostra, chi alza la voce e saltella per mesi par-lando di successo, qualche milione di creduloni li trova sempre.

È il tema della 35ª Giornata nazionale della vita che si celebra il 3 febbraio. In Primo Piano (9.20) don Giorgio Comini commenta il messaggio del Consiglio episcopale permanente e illustra le iniziative diocesane: tra queste la campagna “Uno di noi” promossa dal Movimento per la vita che si batte per la protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell’integrità di ogni essere umano fin dal suo concepimento. La rubrica Ecclesia (ore 11) in

febbraio è dedicata alla Pastorale della salute. Nella prima puntata interviene il direttore dell’Ufficio diocesano di riferimento, don Maurizio Funazzi. Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, va in onda (in differita e in diversi orari) anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte di Manerbio e Radio Raphaël.Le rubriche sono disponibili in podcast sul sito www.radiovoce.it

La prossima puntata della rubrica settimanale “La Buona Notizia” apre con il servizio “Le Acli vicine alla gente”, un’inchiesta su come si muove l’Associazione in questo periodo di crisi. A seguire: le “Lettere del giovane Montini” sul volume edito dall’Istituto Paolo VI di Concesio; “Il vescovo Zani a Pralboino”; “Roncadelle e il progetto educativo” al cui cuore c’è una vera alleanza educativa dentro e fuori l’oratorio. La

rubrica “4 parole...” è con don Eugenio Riva per la Giornata della vita consacrata. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche lo speciale “Italia. Forma di Stato e Costituzione”, con relatore Remo Pellegrini.

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Per fare un film-monumento ci vuole un attore monumentale. Così, è impossibile ora immagina-re un interprete diverso da Daniel Day-Lewis per il “Lincoln” di Ste-ven Spielberg. Il grande attore di-venta interamente il personaggio, incarnandone la figura affilata e il carattere non semplice: idealista e concreto, introverso e diploma-tico; sotto tono, ironico, a volte spiazzante negli incontri priva-ti, ma precursore dei tempi nel-

Con Cristina Zavalloni, complice di tante avventure nei linguaggi della musica contemporanea, “Sentieri selvaggi” affronta uno dei più sconvolgenti, rivoluzionari e lungimiranti capolavori del secolo appena trascorso, ossia “Folk Songs” di Berio: un potente affresco che affonda le sue radici nella affascinante molteplicità del canto popolare, proiettando melodie antichissime in una

dimensione sempre parallela al tempo presente. Appuntamento per mercoledì 6 febbraio alle 21 nel Ridotto del Grande. Ingresso: 15 euro, ridotto 10. Sentieri selvaggi è un gruppo formato da alcuni tra i migliori musicisti italiani uniti nel progetto di avvicinare la musica contemporanea al grande pubblico. È stato fondato nel 1997 da Carlo Boccadoro, Filippo Del Corno e Angelo Miotto.

o abbiamo ammirato la scorsa settimana al Tea-tro Grande cittadino, pro-tagonista di una serata da tutto esaurito e dai grandi

consensi, in occasione della tappa bresciana del suo ”Apriti Sesamo Tour”. Stiamo parlando naturalmen-te di Franco Battiato che, accompa-gnato da 10 musicisti, suddivisi tra la rock band guidata dalla chitarra di Davide Ferrario e dalle tastiere di Angelo Privitera e il Nuovo Quar-tetto Italiano (quartetto d’archi), ha confermato, se ci fossero ancora dei dubbi, di essere uno dei cantautori più longevi e originali della canzo-ne italiana. Ben diverso ad esem-pio, da Francesco Guccini, il padre dei cantautori italiani per antono-masia. Franco Battiato è un cantau-tore anomalo, molto più attento dei suoi colleghi alle dinamiche musi-cali, pur non trascurando assoluta-mente l’aspetto lirico delle canzoni. Sperimentatore da sempre, Battiato ha iniziato proprio innestando l’elet-tronica e suoni molto europei e spe-rimentali nel linguaggio della can-zone d’autore italiana. Dalla natia Catania piombò nella grigia Milano spinto proprio dal suo insaziabile ap-petito musicale, desideroso di con-frontarsi con i riflessi internazionali

della musica di ricerca, quale poteva essere considerata la sua agli inizi degli anni Settanta. La sua grande esplosione avvenne però sul finire di quella decade, quando, grazie ad album più “digeribili” e densi di can-zoni memorabili, il pubblico di mas-sa si accorse finalmente di lui. “L’era del cinghiale bianco”, “Patriots”, “La voce del padrone” costituiscono una sequenza straordinaria e difficilmen-

sogno di amore, ancora di salvezza per l’umanità. Oggi Franco Battiato, giunto a 67 anni, appare certamente un po’ affaticato, ma senza che la sua forza risulti minimamente intaccata, come ha dimostrato il suo recen-te concerto bresciano. Certamente “Apriti Sesamo” non è il suo capo-lavoro, ma contiene alcune tracce piacevoli e, come sempre, contenuti che meritano un approfondimento. Il disco mostra forse più di altri il “me-stiere” del musicista siciliano, senza dare a questo aspetto connotazioni necessariamente negative. È il disco di chi, a un certo punto della sua sto-ria, musicale e umana, osserva e me-dita con serenità a quanto compiuto nel corso del tempo. Con lo sguardo rilassato di chi pratica costantemen-te la meditazione, Battiato si guarda indietro con un po’ di malinconia, ma con grande lietezza. Un album intriso di ricordi e di immagini ritro-vate nel suo passato, con titoli che indicano chiaramente questa traiet-toria: “Quand’ero giovane”, “Testa-mento”, lo stesso “Passacaglia”, tra le canzoni più immediate del disco. Un album che ci conferma comun-que lo stile inimitabile di un artista vero, sincero ed onesto, capace di graffiare, ma sempre con innata ed immutabile eleganza.

te eguagliabile, con canzoni geniali e fantasiose, sia musicalmente sia per quanto riguarda i testi. Con “Fisio-gnomica”(1988) si afferma anche il Battiato-pensiero, ricco di riferimen-ti spirituali, molto sincretici, ma as-solutamente profondi e rispettabili. Nel 1996 esce “L’imboscata”, disco che contiene “La cura”, la sua can-zone più rappresentativa, che altro non è se non un brano terapeutico, che aiuta l’uomo a riflettere sul bi-

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la visione politica, e solenne nei discorsi che hanno fatto la storia della nazione americana. È un ritratto intimo e pubblico, preciso nel dettaglio, quello co-struito dalla sceneggiatura di Tony Kushner che dal bestseller di Doris Kearns Goodwin “Team of Rivals. The Political Genius of Abraham Lincoln” ha estratto solo quattro mesi di vita del presidente: gli ulti-mi, quando nel 1865 – prima di ve-nire assassinato – convinse la mag-

gioranza della Camera dei Rappre-sentanti a votare il 13° Emenda-mento che abolì definitivamente la schiavitù negli Stati Uniti.Spielberg racconta la storia con tono misurato, a tratti – diciamo-lo sottovoce – anche un po’ sopo-rifero. Il suo film, d’altra parte, de-scrive con scrupolo il meccanismo di una buona democrazia, che non procede per imprese e dichiarazio-ni roboanti, ma lungo giorni di pa-zienti trattative, nelle quali le spin-

te ideali si confrontano con virtù e piccolezze della natura umana. Il momento storico narrato, poi, non invita alla retorica: la Guerra civile dilania il Paese e angoscia Lincoln, mentre gli uomini del suo stesso partito (repubblicano) cer-cano di convincerlo ad abbandona-re l’emendamento nel timore che esso allontani ulteriormente la fine del conflitto. Ma il presidente guar-da oltre: vuole la fine dello schia-vismo, e rivolge a questo obiettivo

tutto il suo impegno umano e poli-tico. La nobiltà dell’intento giusti-fica anche le divertenti trattative sotto banco con gli oppositori più malleabili. Mescolando vicende congressuali e familiari, Spielberg crea intorno a Lincoln un affresco affollato di personaggi ben dipin-ti – magnifico, fra tutti, il radicale Thaddeus Stevens affidato a Tom-my Lee Jones – nel quale si pesca qualche buon suggerimento per i politici dei nostri giorni.

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l “caso” Montepaschi di Siena, una banca che ora si scopre con i conti non in regola, rimette sotto i riflettori una montagna gigantesca che, però, rimane

incredibilmente nell’ombra dell’eco-nomia internazionale: la cosiddet-ta “finanza creativa”, oltre 600mila miliardi di dollari di derivati. Cifra incomprensibile da quanto appare astronomica, quasi 10 volte la ricchez-za prodotta nel mondo in un anno. Ma è tutta carta, dentro la quale stanno i nostri destini. L’uomo cominciò con il commerciare le proprie ecceden-ze agricole in regime di baratto: poi s’inventò i metalli preziosi, quindi le monete, infine la carta moneta. Con i soldi, ridotti a numeri nei computer, chi li maneggia può fare molte cose, la più attraente delle quali è quel-la di far germinare altri soldi. Già, ma i percorsi classici (investimenti economici, finanziamenti, mutui…) hanno vari “difetti”: la rischiosità, an-zitutto, e – negli ultimi anni – la len-tezza nel fruttare utili per quella fetta di mondo che vuole moltissimo e su-bito. Da qui l’invenzione di strumenti finanziari con vari scopi, da quello di suddividere i rischi d’investimento in maniera esponenziale (vedi i mutui subprime americani) a quello di spe-culare sopra qualsiasi cosa: il prezzo delle arance, l’andamento di un indi-ce finanziario, il numero di fallimen-ti pronosticato in un Paese… Questi

derivati hanno due caratteristiche: sono un’infinità tale che nessuno al mondo ha in realtà un’idea precisa della loro dimensione; per loro natu-ra massimizzano profitti (e perdite). Possono rendere ricchissimi anche in pochi minuti; possono mandare in malora una primaria banca inter-nazionale, una multinazionale soli-da, un intero Paese. I primi 10 anni del Duemila saranno ricordati nella

storia come gli anni delle follie finan-ziarie su scala planetaria. Purtroppo anche l’attuale decennio non appare immune, perché nessuno sa più co-me si possa contenere questa colos-sale montagna di fittizia ricchezza. Sotto i riflettori è finito nei giorni scorsi il Montepaschi, dove i derivati sono stati usati per operazioni ora al vaglio delle autorità preposte. Non ci sono enormi cifre in ballo, ma l’isti-

Continua in questo fine settimana l’edizione 2013 di “Bio In Tavola”, la manifestazione enogastronomica organizzata dall’associazione di produttori biologici lombardi “La Buona Terra” di Brescia con il contributo della Direzione generale agricoltura di Regione Lombardia. In programma due weekend per celebrare la cultura del biologico con una serie di menù speciali preparati con i prodotti delle aziende bio certificate del territorio. “Bio in tavola”, torna

dunque con una nuova edizione invernale. L’associazione di produttori biologici lombardi “La Buona Terra” ha sede a Lonato e raccoglie ben 176 aziende attive nel comparto. Fra le aziende che hanno aderito alla proposta quelle del Bresciano fanno la parte del leone. L’elenco dei locali, i recapiti e le indicazioni stradali, è presente on line all’indirizzo www.biointavola.org, dove si potranno conoscere le aziende che forniscono le materie prime.

Rinnovato in Broletto per il secondo anno consecutivo il protocollo d’in-tesa fra Provincia, Corte d’Appello, Tribunale ordinario, Procura generale presso la Corte d’Appello, Tribunale di sorveglianza, Tribunale per i mi-norenni e l’Ordine degli avvocati di Brescia per l’attivazione di tirocini di formazione e orientamento per neo-laureati, non solo in giurisprudenza. “Questo protocollo prevede l’affian-camento ai giudici degli Uffici giudi-

ziari di 42 giovani, per un massimo di 6mesi retribuiti – ha detto l’assesso-re provinciale al Lavoro Giorgio Bon-tempi (nella foto) – a che, attraverso l’esperienza ‘sul campo’, possano ca-pire dall’interno i meccanismi della macchina giudiziaria”. “È importante avere giovani che vogliano conseguire conoscenza e competenza in un lavo-ro che affianca quello del giudice – ha detto Graziana Campanato, presiden-te della Corte d’Appello – e va chia-

rito subito che non si tratta di lavoro di manovalanza, quale l’esecuzione di fotocopie o lo spingere carrelli carichi di pratiche, cui spesso non ci sottraia-mo nemmeno noi, ma di un tirocinio sulle procedure complesse che con-ducono al giudizio. Tali azioni pos-sono concorrere alla formazione del futuro avvocato piuttosto che all’indi-rizzo verso la carriera di magistrato – ha aggiunto Campanato – e ne trarrà beneficio la giustizia, tanto più giusta

se l’interazione fra giudici ed avvocati avverrà nelle forme e modi più con-formi ai rispettivi ruoli”. L’auspicio, è stato osservato da tutti, risiede nella copertura dei posti a disposizione, non riscontrata lo scorso anno, forse per timore di impieghi di basso livel-lo, cosa assolutamente contraria agli scopi prefissi. Ogni informazione, an-che sui bandi di prossima pubblicazio-ne in Provincia, chiamando i numeri 030/3749.342/308/278.

tuto di Siena non è certo in grado di farvi fronte, ad oggi. O salta il Mon-te, o lo salva lo Stato che vi ha già da tempo immesso qualche miliardo di euro per sostenere (non a fondo per-duto) la più antica banca del mon-do. Il resto degli istituti italiani ha in corpo qualcosa come 200 miliardi di derivati, scommesse che speriamo nessuno perda altrimenti sarebbero guai. Né può consolare il fatto che altre banche mondiali di altissimo lignaggio siano zeppe all’inverosimi-le di questi prodotti finanziari. Che fare? Affidarsi alla responsabilità di Paesi, istituzioni internazionali, sin-goli operatori. Esiste questo senso di responsabilità? Per ora no. Esistono norme internazionali che regolino il tutto? Per ora no. Esiste infine una consapevolezza generale sulla bom-ba su cui siamo seduti? Per ora no. Per paradosso, forse è meglio così. Ma il sistema finanziario mondiale così come i potenti del mondo, sino a quando potranno continuare a na-scondere la polvere sotto il tappeto?

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a chi l’avrebbe det-to che la scuola e lo sport hanno molti punti in comune? Sa-bato 26 gennaio l’isti-

tuto Cesare Arici si è fatto promoto-re, come evento conclusivo dell’Ari-ciana, di un’interessante assemblea che poneva al centro dell’attenzione lo spirito di sacrificio e l’impegno giovanile, il cui titolo era “Il calcio dalla panchina”. La scuola, quindi, è stata messa a confronto con lo sport per scoprire che gli aspetti in comune tra questi due mondi sono molti. Il presidente del Parma Cal-cio Tommaso Ghirardi, imprendi-tore bresciano, e l’allenatore della stessa squadra, Roberto Donadoni, sono stati i protagonisti di questo incontro. Il primo è un presidente giovane che sta dimostrando di sa-per allestire una squadra di buon livello; il secondo è un tecnico pre-parato che non alza mai i toni e in alcune circostanze, forse, ha paga-to il suo carattere riservato e poco mediatico. Basti ricordare che all’ex calciatore del Milan non è stata mai perdonata l’eliminazione ai rigo-ri (senza subire) ai quarti di finale con la nazionale contro la Spagna agli Europei del 2008. I due sono in sintonia, sono ambiziosi e stanno costruendo qualcosa di importante, se pur in provincia. In circa un’ora di dibattito, in cui c’è stato anche il

tempo per numerose domande, si so-no potuti apprezzare i veri valori del calcio come la passione, l’impegno e la tenacia, troppo spesso offusca-ti da atteggiamenti in generale ben poco seri nel mondo sportivo. “Mi sono avvicinato al calcio solo per passione” racconta Tommaso Ghi-rardi, sostenendo che il calcio sia una vera e propria ”malattia”. I suoi

frequenti riferimenti al sentimento che lo lega a questo sport e le criti-che che ha mosso a colore che intra-prendono la dirigenza di uan società calcistica solo per ottenere visibili-tà, denotano l’amore e la devozione con cui si interessa, in maniera del tutto genuina, al suo Parma. Anche l’allenatore Donadoni ha ricalcato le parole dell’imprenditore bresciano,

ª

Siamo alle battute finali. Dopo circa un mese di continue trattative che, complice la pausa invernale prolun-gata in serie B, hanno monopolizza-to l’attenzione dei tifosi, il mercato di riparazione si avvia a chiudere i battenti. In questo periodo molte so-no state le formazioni virtuali che si sono succedute nell’immaginario dei tifosi e nelle parole dei commentatori. Il tutto originato dalle trattative com-plesse e sempre nuove messe in atto

dalle dirigenze di tutte le squadre, al-le prese con la necessità di soddisfare le esigenze tecniche e di far quadrare bilanci sempre più magri: cavalli di ritorno, veterani in cerca dell’ultima sfida o giovani di belle speranze da mettere in vetrina. Un diluvio di nomi, ogni giorno uno diverso, da trattare con le formule più “fantasiose” che il mercato offre, tra prestiti onerosi, con diritto di riscatto, scambi alla pari o con conguagli, stipendi da accollarsi

o meno: un valzer di giocatori, o per meglio dire una sarabanda indiavolata in cerca di una difficilissima quadratu-ra del cerchio. Anche il Brescia vi ha preso parte realizzando finora alcuni prestiti di giovani e riportando alla base il difensore Caldirola, ma come al solito le operazioni più importanti andranno in porto negli ultimissimi minuti di mercato, quando il ritmo si fa indiavolato prima di acquietarsi definitivamente. I pezzi pregiati so-

no Salamon (nella foto), il cui trasfe-rimento allo Zenit San Pietroburgo pare ormai cosa fatta, e Daprelà, per la cui comproprietà si è mosso nelle ultime ore anche il Catania. Non so-lo: l’ultimo nome in ordine di tempo è Fausto Rossi, che sarebbe tentato dal Real Valladolid. In entrata invece serve un difensore: saranno questi gli ultimi volteggi di una sessione che de-terminerà il volto della formazione che proverà a dare l’assalto ai playoff.

La sezione Ana di Vallecamonica ospiterà a Ponte di Legno il 23 e 24 febbraio prossimi il 36° campionato nazionale di sci alpinismo. Il programma prevede la chiusura delle iscrizioni giovedì 21 febbraio alle 18, mentre i due giorni della manifestazione si divideranno tra le cerimonie di apertura e le gare vere e proprie. Sabato 23 infatti ci sarà spazio per l’ammassamento, l’omaggio ai caduti e la sfilata, seguiti dalla

Messa e da un concerto in serata. Le gare inizieranno domenica alle 8.30 per concludersi entro la mattinata. Nel pomeriggio invece le premiazioni. “Abbiamo di buon grado accettato il compito di organizzare l’evento – commenta in proposito Giacomo Cappellini, presidente di Ana Vallecamonica – anche per gratificare le squadre dei nostri atleti che, negli ultimi anni, sono cresciuti fino ad ottenere risultati sempre più apprezzabili”.

accostando i valori calcistici quali l’impegno e il sacrificio al mondo scolastico. “Sono un po’ invidioso di chi ha la possibilità di studiare – afferma l’allenatore bergamasco guardando la platea di studenti ari-ciani –, lo studio è molto importante e regala delle soddisfazioni”. Alla do-manda riguardante l’eccessivo costo dei calciatori, Ghirardi risponde che “è la legge del mercato a fare alzare il prezzo dei cartellini dei giocatori”, ribadendo tuttavia che il calcio non è solo un investimento di capitali, ma anche di tempo e di tanta passione. Donadoni e Ghirardi con la loro fi-losofia di calcio pulito hanno saputo trasmettere i veri valori dello sport più apprezzato e seguito d’Italia. Tra il numeroso pubblico era presente anche il bresciano Azeglio Vicini, ex commissario tecnico della nazionale italiana, che nel 1986 aveva convoca-to Donadoni per la sua prima partita con la maglia azzurra.

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Preparare nuovi tecnici

l Csi apre le porte agli allenatori di calcio e pallavolo del futuro, ma non solo. Oltre al tradizio-nale corso che prenderà il via il prossimo 12 febbraio il comita-

to arancioblù sarà tra i partner di “Co-municazione e sport”, evento formati-vo che avrà inizio il giorno successivo e sarà dedicato alla sfera comunicati-va, motivazionale e organizzativa, fon-damentale per chi siede in panchina ma anche per manager, imprenditori, insegnanti e genitori. “Csi Brescia: fucina di nuovi tecni-ci”: il corso interno all’ente di pro-mozione sportiva di via Chiusure prevede 12 incontri. Si inizia mar-tedì 12 febbraio con la presentazio-ne del percorso e la prima tematica sviscerata dal dottor Carmine Di Fi-lippo: “Traumatologia e pronto soc-corso”, poi cinque appuntamenti di stampo educativo: dalla figura del genitore all’attività ricreativa, pas-sando per alimentazione, polispor-tività e regolamento. Dal 28 marzo gli aspiranti allenatori di calcio e pal-lavolo si divideranno in gruppi distin-ti per i cinque appuntamenti teorici e pratici connessi all’attività di campo, che saranno guidati da Andrea Mas-solini (calcio) e Gianpaolo Mola (vol-ley). L’aula monsignor Cavalli tornerà a riempirsi martedì 30 aprile, in occa-sione della consegna degli attestati da parte dell’ex giocatore del Brescia e attuale allenatore della Berretti della Feralpi Salò Antonio Filippini, che

Ci sono alleanze che lasciano il segno, e quella instaurata tra Csi Brescia e Figc è destinata a durare. Il primo passo è stato compiuto con l’incoronazione dell’Uso United Bovezzo, società di casa che ha alzato al cielo la prima edizione del Torneo dell’Amicizia. Missione compiuta perché dalle parole si è passati ai fatti, coinvolgendo i protagonisti dei settori giovanili: bambini, allenatori e dirigenti, che hanno vissuto una breve ma intensa esperienza con due obiettivi:

crescere e divertirsi. L’atto finale del torneo di calcio a 5 ha sottolineato un importante intento comune, quello di educare attraverso lo sport promuovendo iniziative per far scendere in campo più atleti e farli sentire protagonisti. L’Uso United Bovezzo ha trionfato imponendosi 4-1 sui Lions. Medaglia di bronzo per l’Oratorio Calcinato, che ha battuto (1-0) la Pontevichese. Dietro al quartetto, nell’ordine Navecortine, Casazza, Team Out Salò e Tiro El Fobal.

racconterà la sua esperienza sporti-va e di vita dal campo dell’oratorio di Urago Mella fino agli stadi più impor-tanti d’Italia.“Comunicazione e sport: come moti-vare e guidare un team”: avrà inizio il 13 febbraio all’Università degli studi di Brescia un ciclo di incontri di alta formazione. Il primo riguarderà “Le doti del buon allenatore”. Dopo una

breve introduzione a cura di Marco Belzani interverranno Carlo Cristini, docente di psicologia (“La comunica-zione tra allenatore e atleta - padre e figlio o imprenditore e dipendente - per creare relazioni solide”). Seguirà Attilio Tesser, ex allenatore di calcio del Novara (“Le doti dell’allenatore efficace. Valori e modelli di chi alle-na attraverso l’esempio”). Poi palla ad Andrea Celani, presidente Apiv (“Alle-natori si nasce o si diventa? Le origini e la natura della leadership nei diversi ambiti”). Infine si chiude con Alessan-dro Bovo, tecnico dell’An Pallanuoto Brescia (“L’allenatore come guida, le capacità necessarie per portare un te-am a vincere”), poi spazio al dibattito.

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Vita e famiglia ancora una volta dimenticate

Egr. direttore,leggendo l’editoriale su Obama di Riccardo Moro su “Voce” del 24 gen-naio mi sembrava presentasse, con una certa completezza e obiettività i successi o meno del presidente Usa nell’attuazione del suo programma. Giunto alla fine della lettura mi sono accorto però che mancava qualsiasi accenno a temi eticamente fonda-mentali su cui pure Obama e il suo partito hanno fatto interventi impor-tanti e gravi, meritando la disappro-vazione o l’aperta condanna della gerarchia cattolica e di altre Chiese cristiane. In particolare per quanto ri-guarda la tutela dell’embrione e del fe-to o della famiglia naturale. Basti pen-sare alla sua evidente richiesta di un riconoscimento pieno dei diritti del-la “famiglia” omosessuale nel solen-ne discorso ufficiale del suo recente giuramento; una richiesta applauditis-sima dalla potenti lobby omosessuali che gli hanno dato il voto! Né accen-na esplicitamente a quei temi il trafi-letto dedicato al secondo mandato di Obama in quarta pagina. Voglio cre-dere che sia solo per una svista che la direzione di “Voce” non ha colma-to tale lacuna con un chiaro giudizio su valori fondamentali che lo Spirito Santo continuamente e da sempre, per mezzo di Papi, vescovi e concili, ci chiede di mettere al primo posto. Aggiungo una considerazione solo apparentemente fuori tema: in questi giorni assai giustamente tante perso-ne e istituzioni, mediante cerimonie, discorsi, mostre, pubblicazioni e film, fanno memoria della Shoah del seco-lo scorso, accusandone i responsabili e i complici silenziosi e augurandosi

che non accadano mai più, con quale criterio molte di esse sono aperte so-stenitrici o complici silenziose degli attualissimi e universali attacchi de-littuosi alla vita e alla famiglia? Forse le generazioni future faranno memo-ria anche di questi crimini del nostro secolo e si domanderanno come mai siano potuti accadere, augurandosi che non accadano mai più. Queste mie considerazioni nascono sponta-nee non solo dall’essere membro del Movimento per la vita, ma in quanto membro della Chiesa e ancor prima dell’umanità.

Emilio Guzzoni

Grazie, don Giovanni

Egr. direttore,ho letto la lettera inviatale da don Giovanni Marchina, con la quale il sacerdote ricorda a tutti l’importan-za dell’Anno della fede indetto dal Papa. Un messaggio semplice ma colmo di fede, in uno stile “france-scano” che si addice perfettamente alla sua figura. Non possiamo non ricordare, come fa lui stesso aper-tamente, il suo grave stato di sa-lute. Don Giovanni non lo fa certo per attirare su di sé l’attenzione o la compassione, anche se compati-re era ed è uno dei più umani senti-menti, un tempo così diffuso tra la gente comune. Ma lo fa per dire: se vi esorto io, pur nel mio stato, potete accettare le mie parole come invito a risvegliare veramente la vostra fe-de. Grazie, don Giovanni. Forse non saremo in grado di raccogliere anco-ra le nostre famiglie intorno ad un desco per leggere insieme la Bibbia, mentre tutti stanno in silenzio, ma ti assicuriamo che stasera sarai nelle nostre preghiere, candido fanciullo

di Dio! Ed ora, per ristabilire quel clima di insano realismo che ormai ci circonda, ci scappa l’occhio sulla lettera che, incautamente (?), viene pubblicata proprio accanto a quella di don Marchina. Con la quale, ahi-mè, si parla di tutt’altra cosa e cioè, tanto per cambiare, di politica. E di politica dei cattolici. Ma non certo per sforzarsi, almeno questo, di tro-vare un qualche argomento “alto” su tale tematica. Poteva essere una os-servazione su cosa significa fare po-litica da parte dei credenti, su come essi si devono impegnare a difende-re (almeno su questo non dovrebbe esserci discussione) i valori fondanti della società umana, quelli codiddetti “non trattabili”, per cui, dovunque il cattolico prestasse il suo “servizio” nella politica, si deve impegnare a di-fenderli (costi quel che costi, anche il posto da consigliere o assessore) nei confronti di coloro che invece parlano (da anni) di divorzio, unio-ni gay, eutanasia e via di seguito con tutte le più miserevoli argomentazio-ni frutto della malata (eticamente) ma ben pasciuta (economicamente) classe dei cosiddetti intellettuali bor-ghesi o laici che si dica. No, niente di tutto questo. Si discute di numeri: nel tal partito di cattolici ce ne sono pochi (dice l’uno), ma non è vero, il tal partito è zeppo di gente che esce dalle parrocchie e dagli oratori (dice l’altro). Tirando poi, da una parte e dall’altra, i supposti “programmi” di questi partiti, dove ognuno fa a gara per dichiarare che il suo è quello “più vicino ai valori indicati dalla dottrina della Chiesa”. Ma quale? Quale dot-trina? Quanta miseria, caro don Mar-china! Ma tu che sei un angelo sulla terra… prega per noi.

Roberto Paderno

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