La Voce del Popolo 2011 45

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Ǥ “Vivere senza attendere è come vivere senza vivere. È la noia o la trepidazione. Molti nostri contemporanei vivono in una sorta di trepidazione dell’istante che cela loro il significato del tempo. La preoccupazione per ogni istante nasconde il pensiero sulla vita”. Così il filosofo francese Nicolas Grimaldi, ritiratosi dall’Università “quando gli studenti non vollero più i maestri”, in un’intervista pubblicata sul supplemento di “Le Monde” dedicato alle religioni. Nelle sue parole di “intellettuale laico” c’è un allarme per lo smarrimento del significato e del valore dell’attesa nella vita dell’uomo di oggi. La cultura della velocità sembra avere il sopravvento sulla cultura della lentezza nella supponenza che ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 oggi i risultati migliori si ottengono solo correndo. All’inizio del tempo d’Avvento, tempo dell’attesa cristiana, anche un frammento di pensiero non credente può aiutare a ritrovare un significato. Grimaldi non si spinge, almeno nelle parole riprese, sul terreno della fede ma tra le righe esprime l’invito a guardare oltre l’effimero, oltre il rumore, oltre l’istante per scoprire il senso ultimo dello scorrere della vita. Un appello oggi controcorrente perché l’esperienza dell’attesa non appartiene alla cultura del risultato immediato, della fretta, dell’avere tutto e subito. E, quando l’attesa diventa obbligata, il problema è come ingannarla e non come viverla. A subire l’inganno è in verità l’uomo – soprattutto quando giovane – reso incapace di comprendere e gustare una grande occasione di crescita umana e spirituale. Le nuove tecnologie della comunicazione non sono estranee alla logica della corsa e per loro stessa natura contribuiscono al far crescere la convinzione che il tempo dell’attesa sia un tempo sprecato e senza senso. La rapidità tecnologica aumenta la quantità delle relazioni ma rischia di impoverirne la qualità perché esse hanno bisogno di tempi lunghi per crescere, per consolidarsi e per farsi belle. Ci sono ricerche e studi a documentare una possibile deriva relazionale che non può sfuggire a chi si pone di fronte ai fenomeni culturali e sociali del nostro tempo con realismo e in un’ottica educativa. L’Avvento ritorna come invito a ripensare l’attesa. Si propone come un tempo che annuncia un Arrivo e un Incontro indicando anche un metodo per prepararsi all’appuntamento. In questa prospettiva Benedetto XVI il 16 novembre, ricordando il ritmo sereno e lento della preghiera dei Salmi, ha richiamato un esercizio interiore antico ma più nuovo che mai. I Salmi sono parola e silenzio che “leggono” l’uomo e lo accompagnano nelle occupazioni di una normale giornata. Si dirà che è tempo inutile, tempo perso. È vero, è tempo inutile. Non può essere diversamente agli occhi di chi sceglie i criteri dell’efficienza e del calcolo. L’Avvento è tempo inutile per chi si ferma alla preoccupazione dell’istante e non riesce più a leggere e a vivere un tempo che apre allo stupore. Tempo inutile per chi attende niente e nessuno. Una condizione amara che fa scrivere a Nicolas Grimaldi: “Una sola cosa mi sembra ci mantenga in vita quando non si attende più niente: è l’attesa che un altro può avere di noi stessi, è qualcosa come l’amore”. Parole “laiche” e l’Avvento ne propone una traduzione nella fede dando un volto a quel “un altro” e a quel “qualcosa”. È il volto dell’Atteso che è anche il volto di Colui che attende. Il tempo inutile diventa il tempo che conduce allo stupore. ǡ Misure anticrisi. Comunque vada più tasse per tutti Suore Poverelle. Una storia radicata che continua bene ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǤǤ ǯ Concorso presepi. Mettersi davvero in cammino Conservatorio. Qui si fa la musica dell’anima Brescia calcio. Sarà più Scienza o Fortuna(to)? “Sacra cresta”. Pregiudizi ideologici da demolire Ǥ ǤǤ ° Ǥ Dzdz ǡ Ǥ ǡ Un anno se n’è andato, un nuovo anno prende inizio. No, non è confusione di calendario, ma una constatazione di tipo “liturgico”. Come noto, nella domenica più vicina a Sant’Andrea (30 novembre) prende avvio l’Avvento, e con esso l’anno liturgico. È vero che questo succede tutti gli anni, ma – se non vogliamo che il tempo passi inutilmente – ogni anno, anzi ogni periodo, anzi ogni giorno può rap- presentare una nuova tappa del nostro cammino spirituale. San Gregorio di Nissa notava: “Colui che sale non cessa mai di andare di inizio in inizio; non si è mai finito di incominciare”. L’importante è… salire, rispondere all’amore di Dio che chiama continuamente a seguirlo, senza stancarsi, senza abbattersi: è così affascinante passare “da un inizio a un nuovo inizio”, sperimentare la bellezza del lasciarsi condurre dal Signore alla scoperta del Vangelo, che è sempre uguale, ma anche sempre nuovo. Sant’Andrea è denomi- nato dai fratelli orientali “il primo chiamato”. Lui ha saputo rispondere donando la vita. Chiediamo di poter pure noi rispondere alla nostra chia- mata ogni giorno, come se fosse il primo.

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Papa Benedetto XVI è rientrato dal suo viaggio apostolico in Benin. Forte il richiamo pontificio alla centralità della famiglia, alla riconciliazione e alla pace

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“Vivere senza attendere è come vivere senza vivere. È la noia o la trepidazione. Molti nostri contemporanei vivono in una sorta di trepidazione dell’istante che cela loro il significato del tempo. La preoccupazione per ogni istante nasconde il pensiero sulla vita”. Così il filosofo francese Nicolas Grimaldi, ritiratosi dall’Università “quando gli studenti non vollero più i maestri”, in un’intervista pubblicata sul supplemento di “Le Monde” dedicato alle religioni. Nelle sue parole di “intellettuale laico” c’è un allarme per lo smarrimento del significato e del valore dell’attesa nella vita dell’uomo di oggi. La cultura della velocità sembra avere il sopravvento sulla cultura della lentezza nella supponenza che

oggi i risultati migliori si ottengono solo correndo. All’inizio del tempo d’Avvento, tempo dell’attesa cristiana, anche un frammento di pensiero non credente può aiutare a ritrovare un significato. Grimaldi non si spinge, almeno nelle parole riprese, sul terreno della fede ma tra le righe esprime l’invito a guardare oltre l’effimero, oltre il rumore, oltre l’istante per scoprire il senso ultimo dello scorrere della vita. Un appello oggi controcorrente perché l’esperienza dell’attesa non appartiene alla cultura del risultato immediato, della fretta, dell’avere tutto e subito. E, quando l’attesa diventa obbligata, il problema è come ingannarla e non come viverla. A subire l’inganno è in verità l’uomo – soprattutto quando giovane – reso incapace di comprendere e gustare una grande occasione di crescita umana e spirituale. Le nuove tecnologie della comunicazione non sono estranee alla logica della corsa e per loro

stessa natura contribuiscono al far crescere la convinzione che il tempo dell’attesa sia un tempo sprecato e senza senso. La rapidità tecnologica aumenta la quantità delle relazioni ma rischia di impoverirne la qualità perché esse hanno bisogno di tempi lunghi per crescere, per consolidarsi e per farsi belle. Ci sono ricerche e studi a documentare una possibile deriva relazionale che non può sfuggire a chi si pone di fronte ai fenomeni culturali e sociali del nostro tempo con realismo e in un’ottica educativa. L’Avvento ritorna come invito a ripensare l’attesa. Si propone come un tempo che annuncia un Arrivo e un Incontro indicando anche un metodo per prepararsi all’appuntamento. In questa prospettiva Benedetto XVI il 16 novembre, ricordando il ritmo sereno e lento della preghiera dei Salmi, ha richiamato un esercizio interiore antico ma più nuovo che mai. I Salmi sono parola e

silenzio che “leggono” l’uomo e lo accompagnano nelle occupazioni di una normale giornata. Si dirà che è tempo inutile, tempo perso. È vero, è tempo inutile. Non può essere diversamente agli occhi di chi sceglie i criteri dell’efficienza e del calcolo. L’Avvento è tempo inutile per chi si ferma alla preoccupazione dell’istante e non riesce più a leggere e a vivere un tempo che apre allo stupore. Tempo inutile per chi attende niente e nessuno. Una condizione amara che fa scrivere a Nicolas Grimaldi: “Una sola cosa mi sembra ci mantenga in vita quando non si attende più niente: è l’attesa che un altro può avere di noi stessi, è qualcosa come l’amore”.Parole “laiche” e l’Avvento ne propone una traduzione nella fede dando un volto a quel “un altro” e a quel “qualcosa”. È il volto dell’Atteso che è anche il volto di Colui che attende. Il tempo inutile diventa il tempo che conduce allo stupore.

Misure anticrisi.Comunque vadapiù tasse per tutti

Suore Poverelle.Una storia radicata che continua bene

Concorso presepi.Mettersi davvero in cammino

Conservatorio.Qui si fa la musica dell’anima

Brescia calcio. Sarà più Scienzao Fortuna(to)?

“Sacra cresta”.Pregiudizi ideologici da demolire

Un anno se n’è andato, un nuovo anno prende inizio. No, non è confusione di calendario, ma una constatazione di tipo “liturgico”. Come noto, nella domenica più vicina a Sant’Andrea (30 novembre) prende avvio l’Avvento, e con esso l’anno liturgico. È vero che questo succede tutti gli anni, ma – se non vogliamo che il tempo passi inutilmente – ogni anno, anzi ogni periodo, anzi ogni giorno può rap-presentare una nuova tappa del nostro cammino spirituale.

San Gregorio di Nissa notava: “Colui che sale non cessa mai di andare di inizio in inizio; non si è mai finito di incominciare”.

L’importante è… salire, rispondere all’amore di Dio che chiama continuamente a seguirlo, senza stancarsi, senza abbattersi: è così

affascinante passare “da un inizio a un nuovo inizio”, sperimentare la bellezza del lasciarsi condurre dal Signore alla scoperta del Vangelo,

che è sempre uguale, ma anche sempre nuovo. Sant’Andrea è denomi-nato dai fratelli orientali “il primo chiamato”. Lui ha saputo rispondere donando la vita. Chiediamo di poter pure noi rispondere alla nostra chia-mata ogni giorno, come se fosse il primo.

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er ora quelle di Mario Monti sono solo paro-le, che dovranno trova-re concretezza già nei prossimi giorni. Presen-

tandosi alle Camere per il voto di fiducia (scontato) ha delineato con chiarezzagli scenari entro cui inten-de muoversi. Scenari per altro non nuovi, dettati dall’Europa che, co-me ribadito anche dal presidente Barroso al termine dell’incontro dei giorni scorsi con lo stesso Mon-ti, chiede al Paese diriequilibrare i conti dello Stato, incentivare lo svi-luppo economico.Il nuovo Presidente del consiglio go-de a oggi di una stima internazionale illimitata (anche per i suoi trascorsi da commissario europeo) e di una granitica (il termine più volte usato anche dopo le elezioni del 2008 per il sostegno di cui godeva l’esecutivo Berlusconi, si è rivelato però foriero di cattivi presagi) maggioranza par-lamentare. Tutti, sulla carta, ricono-scono a Monti il potere di fare tut-to (o quasi) per il bene del Paese. Il nuovo premier e la sua squadra che, soprattutto in termini di immagine e di modi di porsi, ha marcato una sostanziale differenza con gli ultimi governi politici, sono coscienti del-la cambiale in bianco che il Parla-mento ha consegnato loro. Lo stile misurato (da professore che tanto disturba quella parte si stampa che avrebbe comunque preferito il ritor-no alle urne anche se questo avreb-be esposto il Paese a evidenti rischi di tenuta) del nuovo governo fa cre-dere che Monti e i suoi ministri sap-piano esattamente come muoversi.

Lo stesso Presidente del Consiglio ha presentato al Parlamento la sua road map per portare l’Italia fuori dalla crisi di credibilità internazio-ne in cui è scivolata. Ai parlamen-tari ha presentato una lunga e mi-nuziosa serie di interventi che, da una parte, asciugheranno la sete di soldi da parte dello Stato; dall’altra, favoriranno la crescita economica. Sul primo fronte, ha chiarito al Par-lamento pronto a votargli che non saranno solo i cittadini a sopporta-re i sacrifici, ma che questi sacrifici li devono fare pure i cittadini eletti a cariche politiche remunerate o a

incarichi in enti pubblici. Nulla di quantitativamente rilevante, molto di simbolico. Ha poi continuato con l’esigenza di spostare la pressione fi-scale dai redditi di lavoro alle rendi-te, al mattone in particolare. Poche parole, asciutte per dire che in Ita-lia tornerà, seppure con modulazio-ni diverse, quell’Ici che Berlusconi di fatto abolì all’indomani della sua elezione nel 2008. Poche misurate parole per dire che anche l’Iva, do-po il passaggio estivo del 20 al 21% salirà ancora, probabilmente di due punti percentuali. Ma in Parlamento Monti ha anche chiarito che l’evasio-ne fiscale in Italia è uno scandalo; ha annunciato un rafforzamento tutti gli strumenti di lotta al “nero”. Solo da lì le finanze pubbliche potrebbe-ro avere positivissime sorprese in poco tempo. Monti non si è ancora pronunciato in materia ma le anti-cipazioni che vorrebbero l’abbassa-manento del limite per i pagamenti in contanti alla soglia dei 300 euro la dice lunga. Di questo passo an-che le mance di nonni e zii ai nipoti in occasione di compleanni, Natale, S.Lucia e cresima dovranno esse-re effetuate con assegno o carta di credito per la loro rintracciabilità. Monti ha anche annunciato misure per il lavoro, sia per quello femmi-nile che per quello (che oggi man-ca) dei giovani. Fronti importanti su cui il nuovo governo Monti do-vrà combattere, probabilmente, le battaglie più dure. Sfide da giocare debitamente attrezzati, tanto che il primo Consiglio dei ministri ha de-ciso di comunicare in un secondo momento la sua strategia per que-

Tra i tanti che chiedono a Monti di fare in fretta c’è anche l’Associazione italiana delle famiglie numerose. Le sue sono richieste preoccupate: “Se questo governo non farà qualcosa per le famiglie – afferma il presidente Mario Sberna (nella foto con la famiglia) – ci troveremo a subire il taglio lineare del 20% alle detrazioni di Tremonti: nel mio caso personale, per esempio, i 400 euro attuali di detrazione per i figli a carico diventerebbero 320”. Una tagliola che sarebbe facile evitare,

se “solo si ingaggiasse una lotta seria all’evasione fiscale”. Queste le priorità indicate dall’associazione che ha chiesto a gran voce l’istituzione di un sottosegretario ad hoc: una riforma fiscale che, tramite l’introduzione del fattore famiglia, tenga conto dei carichi familiari; la modifica immediata dell’Isee, con l’introduzione di coefficienti che diano importanza agli stessi carichi familiari; raddoppio immediato degli assegni familiari e loro estensione ai lavoratori autonomi e coltivatori.

sti settori. Al momento di mandare in stampa il giornale Monti non ha ancora detto come intenda proce-dere concretamente per attuare le misure annunciate. Certo, a dare retta ai commenti dei partiti da cui comunque il Governo dipende per la sua sopravvivenza parlamentare, il Premier dovrà sudare parecchio. Pare, infatti, che l’unico passaggio

“Non siamo di fronte, come qualcu-no sostiene, a una sospensione della politica, ma della politica al tempo dell’emergenza”. Così Roberto Chia-rini (nella foto), attento osservatore delle vicende politiche nazionali e locali, definisce la stagione che si è aperta con il governo Monti. La no-mina a premier del novello senatore a vita rappresenta per Chiarini qualcosa di più grave come la delegittimazione della classe politica. “Accettando la

soluzione Monti – è il suo pensiero –la politica ha confessato di non saper gestire situazioni di grave emergenza. Ha ammesso di essere impotente”. C’è poi un secondo aspetto che tutti i par-titi tendono a minimizzare, salvo for-se il terzo polo. La scelta del governo Monti rappresenta quella che Chiari-ni definisce la tomba del bipolarismo. “Se questo avesse goduto di buona salute – afferma al proposito – la na-turale soluzione alla crisi di governo

sarebbe stato il ritorno alle urne per favorire il ricambio. Che nessuno al-la fine, salvo forse la Lega, abbia chie-sto questa soluzione sta ad indicare la crisi dell’attuale sistema politico sul fronte dell’alternanza”. Non è un caso, per Chiarini, che l’unica parte a esultare apertamente per la solu-zione Monti sia stata il terzo polo che da sempre va predicando un supera-mento del bipolarismo. La crisi che l’attuale classe politica sta attraver-

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Apparentemente con il governo Monti e con le misure che lo stesso deve adottare non c’entra nulla. Il fatto che Confindustria a pochi giorni dal varo del nuovo esecutivo celebri la seconda giornata nazionale delle piccole e medie imprese è solo una coincidenza. Probabilmente non c’è nulla di più.Quello che invece sorprende è un dato che è stato proposto in occasione della giornata bresciana. 22 aziende apriranno

tra venerdì 28 e sabato 29 novembre le loro porte per accogliere oltre 2100 studenti delle scuole medie e superiori di città e provincia nell’ambito dell’iniziativa “Industriamoci”. Francesco Franceschetti (nella foto), presidente del comitato Piccola industria Aib, presentando l’iniziativa, che a Brescia ha raddoppiato i suoi numeri rispetto al 2010 (tanto da essere una delle prima tra le territoriali di Confindustria per adesione

al progetto), ne ha parlato in termini di grande occasione per avvicinare mondo della scuola e sistema delle imprese. Una reciproca conoscenza, che per altro si alimenta di tanti altri progetti come, per esempio, quello dell’orientamento scolastico che vede imprenditori girare la provincia per incontrare gli studenti e le loro famiglie.Una conoscenza per fare in modo che la scuola possa supportare in modo sempre più adeguato un

mondo come quello delle piccole e medie imprese vero e proprio asse portante dell’economia bresciana e nazionale. Un sistema che soffre... per la mancanza di giovani qualificati e che lo scorso anno in Lombardia non è stato capace di coprire il fabbisogno di 100mila tecnici qualificati. Un dato che stride, positivamente, con un quadro nazionale segnato da un alto tasso di disoccupazione giovanile che preoccupa anche il governo Monti.

su cui tutti, anche se con toni di-scordi, sembrano concordare è la reintroduzione dell’Ici, una vera e propria patrimoniale “dei poveri” perché colpisce il bene rifugio di milioni di famiglie italiane: la ca-sa. La determinazione che sembra muovere Monti, garantisce una cer-tà equità: se saranno più tasse, lo saranno per tutti.

sando, potrebbe, al pari dei succes-si che Monti saprà cogliere, segnare anche il futuro politico dello stesso Presidente del Consiglio. Sono infatti in molti, anche se lo fanno sottotrac-cia, a sognare che finita la stagione dell’emergenza, Monti possa fare una scelta di campo. “La questione – affer-ma Chiarini al proposito – è legata al funzionamento di questo governo che per ora sta vivendo i suoi primi passi. Se dovesse fallire la sua sorte sarebbe

segnata”. In caso di successo, invece, non faccio fatica a immaginare che il terzo polo e più ancora il Pd alla pre-se con la questione della definizione del suo leader, farebbero carte false per avere in Monti un preciso riferi-mento”. Certo, resta da vedere per il politologo bresciano quanto le misure che Monti andrà ad adottare incide-ranno sulle sensibilità degli elettora-ti di riferimento delle forze politiche che oggi lo sostengono.

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a ricordato anche il pro-blema dei bambini na-ti da genitori stranieri (che non hanno la citta-dianza italiana) in Italia

e che da sempre risiedono in Ita-lia. A loro la legge attuale, ricono-scendo solo lo ius sanguinis, non riconosce la cittadinanza italiana. Il problema è spinoso perché que-sti bambini sono, dal punto di vi-sta culturale, italiani: parlano la nostra lingua, frequentano le no-stre scuole e vivono i rapporti di amicizia e di dialogo con i ragazzi italiani; godono e soffrono le no-stre ricchezze e le nostre povertà. “Non so come definirla, un’assurdi-tà. Questo non concedere la cittadi-nanza ai bambini figli di immigrati che sono nati in Italia ma che non diventano italiani”.Tra queste due affermazioni inter-corrono nove mesi. La prima porta la data del 15 febbraio scorso e la se-conda è soltanto di pochi giorni fa. La prima è parte di “Stranieri, ospiti, concittadini” che il vescovo Luciano Monari ha indirizzato all’inizio di que-sto 2011 alle comunità cristiane della diocesi sulla pastorale per i migranti. La seconda è stata pronunciata il 22 novembre scorso dal presidente del-la Repubblica Giorgio Napolitano nel corso di un incontro al Quirinale con i rappresentanti delle Chiese evange-liche. Personaggi e contesti diversi

sue affermazioni che hanno avuto vasta eco ha di fatto riattualizzato un tema già posto a Brescia dal Ve-scovo e ripreso anche dalla campa-gna “L’Italia sono anch’io” al lavoro per una proposta di legge di iniziativa popolare per i diritti di cittadinanza e il diritto di voto alle persone stranie-re residenti in Italia. Le dichiarazio-ni del presidente Napolitano hanno spaccato il mondo della politica “nar-cotizzato” dal sostegno al governo di emergenza nazionale guidato da Mario Monti. Ogni partito ha rispol-verato “posizioni” consolidate. Al no della Lega e di Pdl che su tale tema

che trovano sintesi in una comune posizione di buon senso: chi nasce sul territorio italiano e in questo, con ogni probabilità, trascorrerà tutta la sua vita ha diritto alla cittadinanza italiana. Il Capo dello Stato, con le

La Spagna ha voltato pagina, dun-que, come ampiamente previsto dai commentatori politici e dai sondag-gi. Il leader dei Popolari (Pp, centro-destra), Mariano Rajoy (nella foto), porta il suo partito alla maggioranza assoluta dei seggi – 186 su 350 – nel Parlamento di Madrid, con un solido 44,5% dei voti. Nel primo messaggio di saluto agli spagnoli, Rajoy ha in-dicato subito le sue priorità: crescita economica e occupazione. “Abbiamo

davanti a noi un compito immenso”, ha affermato, chiedendo uno “sforzo solidale” al Paese e ammettendo che “non ci saranno miracoli”. La peni-sola iberica, toccata profondamente dalla crisi cominciata negli Stati Uniti nel 2008, ha la più alta percentuale di disoccupati: oltre il 21%, superando il 44% se si guarda alla realtà giova-nile. L’opinione pubblica ha dunque voluto cambiare la guida politica, pur sapendo che i popolari dovranno ri-

manere nella scia indicata – benché non efficacemente perseguita – dal premier uscente: rigore, sacrifici, ag-gancio all’Europa. Su questa strada si sta muovendo il neo premier ita-liano Mario Monti. Decidere insieme le mosse da compiere, confermare la stima reciproca, individuare pro-spettive comuni d’azione (compresi gli eurobond e il fondo salva-Stati) e rilanciare l’Europa è già di per sé una buona ripartenza.

hanno minacciato lo spettro della crisi di governo, si è contrapposto il risaputo sì del Pd e delle altre forze del centrosinistra. Possibilista ma con distinguo (sì alla cittadinanza, ma solo per quei bambini che abbia-no già compiuto un ciclo di studi in Italia) il terzo polo. Viva soddisfazione per le parole del Presidente della Repubblica da par-te del mondo dell’associazionismo. “È possibile fare oggi ciò che sem-brava impossibile fino a poche set-timane fa” è stato il commento di Andrea Olivero, presidente nazio-nale delle Acli.

“In questi tempi di crisi e nonostante forti venti contrari in economia, l’Italia è determinata ad affrontare le sue sfide una volta per tutte”. José Manuel Barroso, presidente della Commissione Ue, ha rilasciato un commento a margine dell’incontro avuto con il presidente del Consiglio italiano Mario Monti a Bruxelles. Barroso ha parlato di “sfide enormi, ma sormontabili” e sottolineato che il “successo dipenderà da

tre elementi”. Anzitutto “la determinazione ad applicare scrupolosamente le misure” di rigore economico concordate in sede europea; quindi “la capacità di raggiungere e mantenere l’avanzo primario che metterebbe l’elevato indebitamento” nazionale “su un percorso di discesa costante”; quindi “ultimo, ma non meno importante, la volontà di aumentare il potenziale di crescita del Paese, affrontando le debolezze strutturali

profondamente radicate”. Il presidente della Commissione ha aggiunto: “So che Mario Monti è un politico molto impegnato, competente ed esperto, un italiano e un europeo molto convinto. Ha la mia piena fiducia e la mia totale stima personale”. Quindi, rivolgendosi direttamente a Monti, Barroso conclude: “Sono certo che lei, il suo governo e l’Italia avrete successo. Potete contare sul pieno appoggio della Commissione.

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uardare al passato può fornire le chiavi di let-tura per comprendere il presente. Con questo spirito è nata l’idea alla

base del convegno di studi “L’Ita-lia a 150 anni dall’Unità”, svoltosi venerdì 18 novembre all’Audito-rium San Barnaba, organizzato da Cdr Rsi - Centro studi e documen-tazione sul periodo storico della Repubblica sociale Italiana - e Uni-versità degli studi di Milano, con il patrocinio dell’amministrazione comunale. Quattro studiosi, Giuseppe Ber-ta, Roberto Chiarini, Stefano Gal-li e Vittorio Parsi hanno dialogato circa la storia del nostro Paese, soffermandosi sugli elementi di continuità che hanno caratteriz-zato l’evolversi della situazione politica ed economica italiana. Se per quanto riguarda la politica in-terna l’Italia si trova lacerata dalla “questione settentrionale”, rimasta latente dal 1861 fino agli anni ’80 del ‘900 con l’emergere della Lega Nord, come hanno spiegato Rober-to Chiarini e Stefano Galli, entram-bi docenti presso l’Università degli Studi di Milano, le maggiori ten-sioni nascono invece dalla gestio-ne della politica estera. “La storia dell’Italia, in particolare a partire dagli anni della guerra fredda – ha

precisato Vittorio Parsi, docente presso la sede milanese dell’Uni-versità Cattolica del Sacro Cuore – è stata caratterizzata dal coesi-stere di tendenze contrastanti in merito alla situazione internazio-

“Davanti a questi nodi e nel vivo di una crisi globale, la Chiesa, e in essa la Caritas, che vive e si incarna nelle comunità locali, moltiplicherà gli sforzi continuando a offrire il suo contributo a favore di tutti per quell’umanizzazione della società che trova nel Vangelo la sua linfa”. Ad assicurarlo è mons. Giuseppe Merisi (nella foto), vescovo di Lodi, presidente della Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute

e presidente di Caritas italiana, nel corso del 35° Convegno nazionale delle Caritas diocesane “La Chiesa che educa servendo la carità”. In occasione del convegno che ha festeggiato i 40 anni di Caritas Italiana, sono stati presentati i dati della presenza della Caritas italiana nella società. Sono 2.832 i Centri di ascolto (diocesani e parrocchiali), con 191 Osservatori diocesani delle povertà e delle risorse e 196 Laboratori diocesani

per le Caritas parrocchiali. Con il bando 2010 del servizio civile sono stati 760 i giovani immessi in servizio civile: in Italia 724, presso 55 Caritas diocesane, a cui si aggiungono 36 all’estero. Con l’8xmille, nel periodo 2001-2010 sono stati realizzati 1.045 progetti di oltre 180 Caritas diocesane; 78 milioni di euro investiti in tali progetti, che hanno previsto una partecipazione economica diretta delle diocesi per circa 67 milioni di euro; sono 171 progetti

destinati al sostegno della rete dei Centri di ascolto. Nel periodo precedente, il 2009-2010, sono stati 204 progetti approvati a 119 Caritas diocesane, per un valore di 12,3 milioni di euro richiesti alla Cei e una compartecipazione delle Caritas di 10,5 milioni di euro. Sul versante dell’attività anti-crisi economica, sono 68 le Fondazioni antiracket e antiusura, cui si aggiungono 806 iniziative anti-crisi economica attive presso 203 diocesi.

nale”. Negli anni recenti, lo sposta-mento dell’attenzione dal fronte rus-so a quello mediterraneo ha creato una situazione più difficile da gestire per l’Italia, che si è dovuta giostrare tra l’appartenenza all’Unione euro-pea e la tradizionale alleanza con gli Stati Uniti. “La situazione libica è stata il punto di svolta che ha porta-to alla crisi attuale: l’Italia non ha sa-puto tenere le fila della situazione a livello governativo, e l’Europa ha di-mostrato la propria incapacità a mo-strare solidarietà nei confronti degli Stati membri”. La gestione europea del fenomeno migratorio che ha vi-sto la rottura del patto di Schengen per evitare che i profughi libici giunti nel nostro Paese varcassero i confini dell’Italia verso gli altri Stati è stato il nodo cruciale che ha indotto gli investitori a decidere di speculare sui Paesi più in difficoltà. “Davanti alla debolezza dell’Europa, che non ha saputo proteggere le proprie pe-core deboli imponendosi come un cane da pastore forte, gli specula-tori hanno deciso di far cassa col-pendo il debito sovrano di Grecia, Spagna e Italia. Non si tratta quindi di un complotto – ha concluso – ma di una problematica strutturale che per quanto riguarda il nostro Stato nasce proprio dalla difficoltà a ge-stire all’interno le decisioni di poli-tica estera”.

nale, tendenze che hanno condi-zionato anche le scelte di politica interna e che hanno portato alla crisi attuale”. La pressione degli eventi in-ternazionali che seguirono la caduta del Muro di Berlino portarono sia la destra che la sinistra verso posizio-ni che cercavano una legittimazione presso Washington, elaborando poli-tiche bipartisan che spingevano ver-so l’intraprendenza militare. “L’Italia è sempre stato un Paese fuori scala – ha proseguito Parsi – per il quale la disponibilità ad offrire supporto alle operazioni militare era l’unico modo per inserirsi nel ranking internazio-

Non ci sono dati ufficiali attendibili sul numero esatto delle badanti e delle assistenti familiari in Italia, a causa di un mercato nero che copre il 70% del fenomeno. Secondo i dati dell’Inps, sulla base di quanti sono iscritti alla previdenza, ci sono tra le 850 e le 900mila badanti in Italia, ma le stime parlano di oltre un milione e mezzo di lavoratori e lavoratrici domestici. “La crisi non ne ha ridotto il numero, è diminuita la dinamicità, i flussi migratori che interessano il settore sono meno dinamici rispetto a cinque anni fa, la differenza tra colf e badante si assottiglia, è sempre più confusa”, spiega Sergio Pasquinelli ricercatore sociale dell’Irs di Milano, nel corso del convegno organizzato a Roma da Acli colf. In media hanno 42 anni, la maggiorparte sono donne, la provenienza è nel 60% dell’est Europa, soprattutto romene, il 30% viene dal Sud America, il 10% sono italiane. Il tipo di lavoro svolto è di due tipi: a ore e co-residente.

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La Lega, uscita dal governo ma non da mille altri centri di potere (che è ladrone solo se è nelle mani degli altri), sta cercando di tornare alle origini, quelle della secessione padana. Il 4 dicembre è stato convocato a Vicenza il parlamento della Padania appunto. E qui emerge subito uno dei paradossi (o contraddizioni) della Lega: a parole si appella sempre al popolo sovrano, nei fatti procede in barba al popolo. Infatti chi ha mai eletto i parlamentari della Padania? Un altro cattivo esempio in questo senso è venuto dalla scelta di chiudere i microfoni di Radio Padania quando il popolo sovrano protestava contro i capi del movimento per le scelte politiche fatte a Roma o per le elezioni truccate di qualche dirigente locale. Adesso che tutto il movimento si compatta contro il governo nemico i microfoni sono stati riaperti. Ma il paradosso (o la contraddizione) maggiore della Lega riguarda il federalismo. Domenica 6 novembre l’ex-ministro Maroni ha partecipato alla trasmissione “Che tempo che fa”. A Fazio che gli chiedeva le ragioni che avevano indotto la Lega a votare

Il 26 e 27 novembre i volontari Admo saranno nelle principali piazze di Brescia e provincia (Esine, Adro, Astrio, Pescarzo, Ceto, Badetto di Ceto, Nadro, Niardo e Paspardo) con “Un panettone per la vita”: per rilanciare la sfida alle leucemie e per promuovere la donazione di midollo osseo.Chi vorrà quindi dare il proprio prezioso contributo per sostenere la donazione di midollo osseo, potrà acquistare,

con offerta minima, un prodotto artigianale, confezionato appositamente per Admo.Con un piccolo contributo i bresciani avranno così modo di aiutare un’associazione impegnata da anni nella promozione della cultura della donazione del midollo osseo.Per conoscere in quali piazze del Bresciano saranno presenti i volontari dell’Admo è sufficiente consultare il sito www.admolombardia.org.

La Fondazione Cicogna-Rampana di Palazzolo sull’Oglio riapre le sale di lettura e la biblioteca. Dopo alcuni anni di chiusura, il nuovo consiglio di amministrazione ha deciso di riaprire le tre sale di lettura ammodernate e dotate di connessione wireless. A partire da martedì 29 novembre, e quindi ogni martedì, mercoledì e giovedì, dalle 14.30 fino alle 18, e da gennaio anche il lunedì sera dalle 20 alle 23, le aule rimarranno aperte al pubblico per attività di studio e di

ricerca. Personale specializzato e autorizzato sarà a disposizione per qualsiasi esigenza. Ad uso degli utenti ci saranno tre computer con postazione internet nonché la possibilità di navigare direttamente dal proprio pc attraverso la connessione wireless da poco attivata. La fondazione Cicogna-Ramapana ha poi deciso di allargare il proprio patrimonio librario attraverso l’acquisizione gratuita di volumi editi dai Comuni delle province di Brescia e Bergamo.

di tola a tirare in ballo il conflitto di interessi di Monti e c. (che ove sussista deve comunque essere risolto) da parte di un movimento che da quasi 20 anni accetta (perché perdura) il più plateale dei conflitti di interessi nella storia della nostra repubblica. C’è invece un punto della polemica leghista che merita attenzione. È la denuncia dello strapotere del sistema economico-finanziario mondiale, supportato dalle società di rating (sulle quali ho espresso qui la mia opinione: dovrebbero

essere riportate al loro ruolo privato per società private). La Lega semplifica quando parla di congiure bancarie o di governo dei banchieri, ma solleva un problema fondamentale per la difesa della democrazia. Le cause della situazione che si è determinata sono molteplici e complesse, ma sono anche riducibili a una: l’avvento della globalizzazione ha determinato la dilatazione dei meccanismi del mercato, e degli interessi a esso legati, a proporzioni

in Parlamento (quello italiano eletto dal popolo sovrano) a favore di corrotti e corruttori, Maroni ha sostenuto che i leghisti hanno dovuto trangugiare dei rospi per avere il federalismo. Adesso il loro federalismo sta andando a ramengo e restano i rospi. Ma a parte questo, il paradosso sta nel fatto che nelle varie manovre estive del governo uscente ci sono scelte di carattere centralistico non avversate dalla Lega nonostante le proteste di amministratori locali leghisti. Ci vuole poi un bel muso

mondiali che sfuggono al controllo dei singoli Stati. Non esiste un’autorità globale in grado di far rispettare delle regole (che peraltro dovrebbero essere definite e condivise in un contesto globale). Nella profetica enciclica Pacem in terris del 1963, Giovanni XXIII avvertiva che il mondo si stava avviando verso una sempre maggiore unificazione. Prendeva quindi atto del fatto che, nella comunità umana, era venuta meno la rispondenza fra l’organizzazione politica “su piano mondiale e le esigenze obiettive del bene comune universale” e perciò auspicava la creazione, un giorno, di “ un’Autorità pubblica mondiale”. Se questa lettura è giusta, la denuncia della Lega colpisce nel segno, ma la risposta è assolutamente inadeguata perché va a marcia indietro. La padanizzazione contro la globalizzazione. È come inventarsi un reality show con una casa fuori dal mondo per i presunti padani. Potrebbero al massimo dialogare con Alessia Marcuzzi e Alfonso Signorini. Sai che trionfo! La storia non torna indietro e il mondo nemmeno.

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Volontari in campo. Alpini, membri della San Vincen-zo o del Movimento di Comunione e Liberazio-ne. Sabato 26 novembre

saranno davanti a 132 supermercati della provincia di Brescia (l’elenco sul sito www.bancoalimentare.it) per raccogliere i frutti della generosi-tà (tonno e carne in scatola, alimenti per l’infanzia, pelati e sughi, legumi in scatola e olio) che saranno poi di-stribuiti a 111 enti assistenziali bre-sciani convenzionati con il Banco ali-mentare. Nell’iniziativa si ritrova an-che tutto il carisma di don Giussani, perché come ha sottolineato Carlo Campolongo, responsabile regionale della Colletta alimentare, “facendo la spesa per chi è nel bisogno, si ridesta tutta la persona, cominciando a vive-re all’altezza dei desideri del cuore”. La Colletta alimentare si svolge su tutto il territorio nazionale (in oltre 8600 supermercati e con il coinvolgi-mento di più di 120mila volontari) a beneficio di tutte quelle realtà (men-se per i poveri, comunità per minori, banchi di solidarietà, centri di acco-glienza, ecc.) che aderiscono alla re-te del Banco alimentare. Per rendere bene l’idea lo scorso anno sono state raccolte in un giorno 9.400 tonnella-te di cibo, 185 di queste a Brescia su 121 supermercati. Sono numeri che testimoniano empiricamente la di-sponibilità delle persone a donare

75mila tonnellate, l’equivalente di 2000 tir carichi di alimenti). Chi sa-bato dona una scatola di pelati o di tonno sa che farà un regalo, magari piccolo ma sempre importante, al-la Comunità Mamrè di Clusane, alla Comunità aperta S. Luigi di Visano, al Calabrone, alla Fraternità o alla Caritas parrocchiale di S. Lorenzo martire di Manerbio, solo per fare alcuni esempi. Fra queste piace ci-tare il Centro Auxilium di Chiari che con due pacchi viveri al mese aiuta 870 famiglie clarensi e dei Comuni li-mitrofi; il 70% del sostentamento del Centro Auxilium è coperto dal Ban-

qualcosa agli altri. La Giornata na-zionale si inserisce ovviamente nel quadro più ampio delle attività del Banco alimentare che proseguono durante tutto l’anno (nel 2010 sono state recuperate complessivamente

In vista del 7° Incontro mondiale per le famiglie, che vedrà riunirsi a Mila-no dal 30 maggio al 3 giugno 2012 in un clima di preghiera, condivisione e confronto, nuclei familiari da tutte le parti del mondo, anche la comunità di Cologne si prepara all’evento, formu-lando alcune proposte. Rivolti a tutte le coppie di sposi, da dicembre fino a maggio, saranno organizzati incontri mensili (17 dicembre, 14 gennaio, 11 febbraio, 10 marzo, 9 aprile e 12 mag-

gio), integrati da tre macro-incontri, da vivere convivialmente in un clima di preghiera e amicizia: il primo si è tenuto questa domenica (20 novem-bre) nel Centro pastorale di Cologne e seguiranno quello del 29 gennaio dalle 14.30 a Villa Pace di Gussago e del 25 aprile al Santuario di Botticino.Lunedì 26 dicembre alle 10.30 è in programma, invece, in chiesa una cerimonia speciale per ricordare gli anniversari di nozze, mentre per do-

menica 5 è in agenda la Giornata per la vita e della famiglia.Sabato 2 e domenica 3 giugno, Colo-gne parteciperà così all’incontro di Milano col Papa: sabato pomeriggio per condividere festa e testimonian-ze con famiglie di tutto il mondo e do-menica per prender parte alla Santa Messa presieduta da Benedetto XVI.A chiudere il calendario è in program-ma per l’estate una “tre giorni” di va-canza tra famiglie.

co alimentare. Purtroppo in tempi di crisi, la situazione non è destinata a migliorare: secondo Giuliano Urgna-ni, referente del Centro Auxilium, a metà 2012 saranno circa 1000 le fa-miglie che verranno “sfamate” men-silmente. A questo si aggiunge il fat-to che, quotidianamente, l’Auxilium accoglie nella mensa circa 130 per-sone. Anche quest’anno la famiglia Torchiani dell’omonima azienda chi-mica ha messo a disposizione degli spazi per lo stoccaggio dei materiali raccolti con la Colletta, mentre altri imprenditori partecipano da vicino alla Giornata.

“Chi salva un bambino... salva il mondo intero”. Si legge scritto così sulla locandina divulgata in questi giorni dall’Ufficio Servizi sociali del Comune di Coccaglio coordinato dalla responsabile Daniela Antonini, per divulgare, in modo particolare ai genitori di bambini piccoli, una nuova iniziativa promossa presso la scuola dell’infanzia Urbani e Nespoli di Coccaglio, in collaborazione con il gruppo locale di Croce Rossa.

Si tratta di una lezione interattiva di “Disostruzione pediatrica” organizzata giovedì sera 1 dicembre alle 20.30 negli ambienti della scuola materna di Coccaglio e aperta tutti coloro che sono interessati ad approfondire, sotto la guida di esperti del settore, il tema delle tecniche di disostruzione pediatrica, in considerazione del fatto che recenti dati testimoniano che quasi un bambino a settimana muore per soffocamento ed è importante

per questo diffondere le corrette metodologie d’intervento affinché questo non accada.Durante la serata, interverranno come relatori alcuni istruttori esperti e specializzati in manovre di disostruzione pediatrica, oltre ai membri del Comitato locale della Croce Rossa italiana di Palazzolo sull’Oglio.La lezione è gratuita e aperta a tutti. Al termine verrà inoltre rilasciato a tutti i partecipanti un attestato di frequenza. (a.s.)

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a seconda serata del 15° Convegno interassociati-vo, dal titolo “Generazio-ni”, è stata dedicata alla realtà imprenditoriale del-

la provincia. Dopo la partenza che ha volto lo sguardo alle radici storiche che hanno reso la città un modello imprenditoriale, si è scelto di dare valore alle imprese che creano rete e fanno vivere il territorio. Molte le voci che hanno reso testimonianza di co-me Brescia favorisca le “sue” imprese. Il sindaco di Berlingo, Dario Ciapetti, con la bella immagine di un piccolo Comune che si fa ecologico con pan-nelli fotovoltaici, un sistema di riscal-damento scolastico geotermico a co-sto zero e un percorso ciclabile per riscoprire la bici come mezzo si so-cializzazione. Mario Sberna, dell’As-sociazione famiglie numerose, ha sot-tolineato che vi è in esse la più bassa percentuale di divorzi e ha ricordato che in Italia ci sono 20mila minori in istituto. Carlo e Pojanee, padre e figlia titolari del negozio “Incantesimo”, di articoli etnici dalla Thailandia, hanno raccontato l’esperienza toccante di chi, non comunitario, in Italia vuole lavorare. E ancora Fausto Piazza che

ha raccontato l’esperienza dei Gruppi di acquisto solidale (Gas) di San Polo e dell’Intergas di Brescia. Un’avven-tura iniziata nel 1993 e che ha avuto uno sviluppo costante. Alla base di questo fiorire il valore dato al potere del consumatore che, nella contratta-zione, aumenta se ci si presenta come gruppo e al contempo il bisogno del-le persone di trovare canali di socia-lizzazione e soluzioni per i problemi del quotidiano. Il consumo diventa re-sponsabile: tiene conto delle persone e del modo in cui si produce il lavoro, dell’impatto ambientale, se promuove un’economia sostenibile e solidale. Si crea una rete di persone che mettono in comune la voglia di esercitare un consumo critico. Una rete tra membri del Gas, ma anche con i piccoli pro-duttori locali che sono in grado di of-frire garanzie di correttezza e traspa-renza a diversi livelli. Esistono ben 21

gruppi Gas nella provincia, 16 dei qua-li hanno fatto rete con il gruppo Inter-gas. Infine, Daniela Mena, organizza-trice della “Microeditoria”, ha saputo andare dritta al cuore del problema: i piccoli editori lavorano con le perso-ne, non solo con i numeri delle ven-dite, tanto che, il successo della fiera è in larga parte dovuto ai giovani che hanno offerto lavoro volontario per promuovere la cultura. La vera sfida, sottolinea Johnny Dotti, presidente di Welfare Italia, è rendere queste logi-che gestibili anche in una metropoli. Nelle piccole realtà tutto questo è fat-tibile, ma bisogna fare uno sforzo per riuscire a pensare a livello nazionale. Oggi, secondo Dotti, al posto di chi è al potere non saremmo capaci di fare e di pensare diversamente, questo è il problema. Forse i giovani volontari della Microeditoria e Pojanee avreb-bero dato una risposta diversa.

In città e per la città. Con l’intento di raccontare la Leonessa d’Italia ai cittadini. Tornano gli “Incontri di Pa-lazzo San Paolo” grazie all’impegno di un gruppo di persone che hanno dato vita a degli spazi di riflessio-ne e approfondimento aperti a tutti nel tardo pomeriggio (dalle 18) in un luogo significativo (Palazzo San Paolo in via Tosio 1 per l’appunto) che può vantare una storia impor-tante, crocevia di molte iniziative e realtà (associative e culturali). La proposta, che inizia giovedì 24 novembre, tocca due filoni: quello culturale e quello sociale-ammini-strativo. Il primo appuntamento è con Marco Rossi (presidente della circoscrizione Nord e coordinatore dei presidenti delle Circoscrizioni) e Alberto Martinuz (consigliere co-munale ed ex presidente della III Circoscrizione) si confrontano sul “Dopo le Circoscrizioni: un ritorno ai quartieri per la partecipazione?”. La serata del 24 è moderata da Lu-ciano Pendoli, vicepresidente delle Acli. Il secondo incontro, sul tema delle politiche culturali per il futu-ro di Brescia, è già stato fissato per il 15 dicembre con l’assessore An-drea Arcai, con Carla Boroni (pre-sidente Centro teatrale bresciano) e con don Adriano Bianchi; rispon-deranno alle sollecitazioni di Sergio Masini dell’associazione culturale Capitolium che promuove e si oc-cupa di arte sul territorio. Le date delle prossime riflessioni non sono state fissate, ma è stato pensato un incontro mensile fino a giugno che

interesserà diverse tematiche: un confronto sul Pgt, Brescia città uni-versitaria, la mobilità urbana, i ser-vizi sanitari, l’ambiente, la salute e la qualità della vita, essere giovani oggi a Brescia. Il gruppo, coordina-to da Michele Busi (nella foto), ha intenzione di affrontare l’attualità, coinvolgendo nei differenti incontri anche le diverse realtà che già ope-rano all’interno della città.

I Frati Minori di S. Francesco a Brescia anche quest’anno propongono alcuni momenti significativi di preghiera e riflessione durante il cammino di preparazione al Natale. Tutti i lunedì di Avvento a partire dal 28 novembre, alle 18.30 sarà possibile partecipare alla celebrazione della S. Messa e dei Vespri e alle 19.30 condividere la proposta della “cena povera” alle ore 19.30 nel refettorio del convento di S. Francesco si partecipa con i frati e i postulanti a un pasto

frugale: un piatto di minestra, del pane e l’acqua. L’iniziativa si svolge in un clima di silenzio e di ascolto. Segue la proiezione di un filmato dedicato a “testimoni della fede contemporanea nelle persone perseguitate” della durata di circa 20 minuti. L’incontro si conclude con la preghiera di compieta. “Una proposta – ha sottolineato padre Giancarlo Paris (nella foto) – che intende aiutare a prendere le distanze dai nostri eccessivi bisogni e a creare uno stile di vita

evangelico, sobrio ed alternativo. Contiene l’invito a destinare il corrispondente della cena che normalmente viene consumata per un progetto”. Ogni anno con le donazioni raccolte durante l’iniziativa viene sostenuto un progetto solidale. Le offerte raccolte verranno utilizzate per sostenere la missione francescana in Albania e in particolare la realizzazione del centro pastorale e sociale a Fiere. La missione è stata riaperta dal 2008. I frati Joraslav e Marek

attualmente vivono presso la curia del Vescovo a Valona, ora si rende necessaria la costruzione di una struttura che possa accogliere la comunità dei frati e le opere pastorali, sociali e caritative. Si può ritirare il sussidio per la preghiera in famiglia. Presso la portineria del Convento si raccolgono giubbotti, maglioni, guanti, sciarpe per le persone bisognose e materiale scolastico e vestiti per la prima infanzia da inviare alle missioni. Per informazioni, tel. 030.2926701. (a.t.)

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Il Calabrone (la cooperativa sociale fondata da don Piero Verzeletti) nel 30° anno di vita, che vede anche la realizzazione della nuova sede denominata “Nuovo Nido”, ha allestito alcune serate di riflessione. Dopo l’incontro con don Antonio Sciortino, venerdi 25 novembre alle 20.30 mons. Francesco Beschi, vescovo di Bergamo, affronta il tema “Per una cultura del dono”; la serata sarà introdotta da Angelo Onger.

Sabato 3 dicembre alle 17.30 il prof. Salvatore Natoli parla, introdotto da Francesca Nodari, di “Alla ricerca della felicità”. Le serate si svolgono presso l’Auditorium Capretti.A metà dicembre, infine, il Teatro Santa Giulia al Villaggio Prealpino ospiterà lo spettacolo “In nome della Madre”: una riduzione teatrale del racconto di Erri De Luca; la produzione e l’organizzazione sono a cura di GardArt.

i vuole cuore largo per fa-re il bene… Auguro che il cuore largo e aperto di questa casa continui a pulsare ancora per tan-

ti anni”. Con queste parole, il beato Luigi Palazzolo co-fondatore, con madre Teresa Gabrieli, della Con-gregazione Suore delle Poverelle, si rivolgeva alle sue suore giunte a Bre-scia ormai da alcuni anni. La Con-gregazione delle Poverelle, infatti, aveva origini bergamasche come il suo fondatore che, dopo averla isti-tuita, nel 1869, si era fatto egli stesso promotore del suo carisma, coope-rando alla fondazione di numerose case d’accoglienza in Italia. 128 anni dopo la morte di don Luigi, le case sono oltre un centinaio e le Poverel-le sono presenti non solo nel nostro Paese, ma anche in Brasile, Burkina Faso, Congo, Costa d’Avorio, Kenya, Malawi, Perù e Svizzera. “La presen-za della Congregazione delle Suore Poverelle a Brescia, è ben radicata nella storia”, ha detto la superiora generale suor Bakita Sartore. “In-fatti” ha proseguito la religiosa, “ le nostre suore giunsero in questa cit-tà accompagnate dai fondatori, ben 135 anni fa, quando furono invitate dalla sorella dell’allora parroco dei Santi Nazaro e Celso e accolte so-lennemente”. Una volta giunte in cit-tà, le suore aprirono da subito una prima casa, che sorgeva di fronte

alla chiesa e nella quale accolsero povere orfanelle. I primi anni nel-la nostra città non furono facili e la Congregazione dovette spostarsi da uno stabile all’altro, fino a quando, don Luigi Palazzolo, decise di com-prare l’attuale casa per la proibitiva cifra di 27mila lire; fu così che “la

Casa dei Pomi”, così chiamata per-ché punto d’incontro e deposito dei fruttivendoli della città, divenne “la Casa dell’Accoglienza”: era il 19 set-tembre 1886. Nel corso di 125 anni di storia bresciana, le suore Poverel-le hanno accolto moltissimi orfani e minori disagiati e hanno dato vita a importanti servizi come la scuo-la festiva per le operaie, la scuola dell’infanzia ed elementare per gli orfani, la distribuzione dei pasti ai poveri, il gruppo di filodrammatica, l’assistenza agli ammalati, il pensio-nato per lavoratrici, l’aiuto agli stra-nieri, il progetto Emergenza freddo e molto altro. Il tutto, obbedendo alla concezione di casa tramandata dal Beato Palazzolo, che sosteneva l’importanza per gli affaticati di tro-vare nella casa rifugio e conforto e per il quale fare casa equivaleva a fare famiglia. Oggi, dopo quattro anni di lavoro, l’Istituto Palazzo-lo di via F.lli Bronzetti, ha assunto nuovo splendore, dopo essere sta-to completamente rinnovato dalle fondamenta al tetto e l’opera delle Poverelle continua animosamente all’interno delle tre comunità allog-gio per minori, del centro di pronto intervento per mamme e bambini vittime di violenza e dei cinque al-loggi per l’autonomia che si trovano nello stabile e che sono portati avan-ti anche grazie all’opera silenziosa e paziente di educatori e volontari.

“Il rischio educativo. Per educare alla vita è necessaria una svolta culturale” è il tema dell’incontro organizzato dall’Associazione culturale Areopago. Dopo i saluti di Maurizio Vanzani (presidente di Areopago). Intervengono don Eugenio Nembrini (rettore Istituto Sacro Cuore Milano, nella foto) e il sindaco Adriano Paroli (sindaco di Brescia) L’incontro è in programma giovedì 24 novembre alle 20.30 presso l’auditorium Capretti” dell’Istituto Artigianelli.

La seconda conferenza della Scuola Genitori di Brescia Città tratterà il tema: “Le regole fanno bene al cervello dei nostri figli” Relatore: Rosanna Schiralli, psicologa e psicoterapeuta. Quando? Venerdì 25 novembre alle 20.30 presso il Centro Mater Divinae Gratiae di via S. Emiliano 30 a Brescia (zona Urago Mella). La scheda di iscrizione è scaricabile dal sito www.fondazionecocchetti (telefono 0364 331284).

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l “Progetto Famiglia” una dote di 195mila euro. L’assessorato allo Sport e giovani della Regione Lombardia e la Provin-

cia di Brescia tornano a sostenere il progetto nato nel 2002, finalizzato a promuovere la partecipazione dei gio-vani ai processi di cittadinanza attiva e a portare sul territorio bresciano at-tività ed esperienze di sostegno ai nu-clei familiari nei quali siano presenti giovani e adolescenti. “Siamo convinti che il nucleo della società – sottolinea l’assessore regionale Monica Rizzi – parte dalla famiglia. L’obiettivo del

lavoro costituito dai referenti dei sog-getti coinvolti che avrà il compito di svolgere un ruolo di regia, dopo aver raccolto e valutato la progettazione locale, con particolare attenzione a garantire la omogeneità degli inter-venti e il rispetto delle linee definite dal progetto stesso.

Il Centro culturale “Il Chiostro” della parrocchia di San Giovanni evangelista in Brescia promuove per il sesto anno consecutivo la proposta dei Dialoghi in Chiostro, incontri di riflessione e approfondimento collocati in alcuni tempi specifici dell’anno. L’obiettivo di questi incontri, fin dalla loro nascita, è stato e rimane quello di richiamare l’attenzione e portare la nostra riflessione su questioni, esperienze e parole cruciali dell’esistenza umana e

cristiana, ma spesso sottaciute o addirittura svuotate del loro senso originario. Nel periodo di Avvento si riflette sul tema “Rinascere dall’alto – Dio (spiritualità, teologia, cristianesimo, religioni). Si inizia martedì 29 novembre alle 20.45 con “Come può nascere un uomo quando è vecchio?” (Gv. 3,4): la vita nello Spirito fonte di rinnovamento interiore; interviene don Sergio Passeri (nella foto), docente di Teologia morale fondamentale presso lo Studio teologico “Paolo

VI” del Seminario di Brescia. Martedì 6 dicembre mons. Giacomo Canobbio affronta “La rinascita del paganesimo” tra bisogno di trascendenza, pluralità religiosa e verità cristiana. Il 13 dicembre tocca a padre Giancarlo Bruni, membro dell’Ordine dei Servi di Maria e della Comunità ecumenica di Bose, biblista e docente di Ecumenismo presso la Pontificia facoltà teologica “Marianum” di Roma, affrontare il tema della “Risurrezione”, il mistero al cuore del Cristianesimo. L’ultimo

incontro, giovedì 15 dicembre, è con don Armando Matteo, docente di Teologia presso la Pontificia università urbaniana di Roma e presso l’Istituto teologico calabro “S. Pio X” di Catanzaro , che si sofferma su “Una ‘nuova’ Chiesa per il XXI secolo?” ossia l’annuncio cristiano agli uomini e alle donne del nostro tempo. Tutti gli incontri, a ingresso libero, si tengono presso il Chiostro di San Giovanni (contrada San Giovanni, 8) alle ore 20.45.

progetto è il rilancio o la costituzione di punti di incontro tra i bisogni delle famiglie e dei giovani e i servizi offer-ti dal territorio in ambito educativo, lavorativo e di consulenza”. E “Pro-getto Famiglia” ribadisce che i giova-ni sono il futuro della società. “Uno dei fattori che determinano la buona riuscita del nostro progetto – spiega l’assessore provinciale all’Istruzione Aristide Peli – è il maggiore dialogo tra le diverse realtà istituzionali. Il la-voro è svolto in sinergia tra le realtà territoriali coinvolte, Regione, Pro-vincia, Comuni e Comunità monta-ne e si può affermare che il concetto

di sussidiarietà è stato brillantemen-te applicato in un territorio abituato ormai a confrontarsi sui problemi e sulle potenzialità del sociale”. Il pro-tocollo d’intesa sottoscritto si com-pone di due accordi: il primo prevede l’assegnazione di 150mila euro dalla Regione alla Provincia, il secondo impegna la Provincia ad erogare altri 45mila euro ai sei territori coinvol-ti, i Comuni di Darfo Boario Terme, Palazzolo per l’ambito territoriale 6, Brandico per l’ambito 8, Montichiari per l’ambito 10 e le comunità monta-ne di Valle Trompia per l’ambito 4 e di Valle Sabbia per l’ambito 12. Questi

ultimi si impegnano a cofinanziare il progetto con una quota non inferiore al 10%. Nello specifico, “Progetto Fa-miglia” contempla una serie di azioni mirate che vanno dalle attività socio-educative di mediazione familiare alla messa in rete di associazioni giovanili, di società sportive e di volontariato, dagli interventi per i giovani in ambito scolastico al supporto ai genitori nel rapporto con i figli, con un occhio di riguardo all’età adolescenziale. A que-ste iniziative si aggiungono attività di accompagnamento e di orientamento al lavoro e percorsi formativi socio-educativi rivolti alle giovani coppie. Per la realizzazione del progetto è prevista la costituzione di un tavolo di

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L’Unitalsi lombarda celebra il prossimo 3 dicembre i 90 anni dalla sua fondazione. Per sottolineare questo anniversario, le reliquie di Santa Bernadette stanno attraversando, con una breve sosta, tutte le diocesi lombarde. A Brescia sono arrivate presso la Basilica delle Grazie la sera del 21 novembre e sono ripartite per Mantova nel tardo pomeriggio del 22. Le reliquie di Santa Bernadette giungono per la terza volta in

Italia; dopo essere state venerate a Roma, nella basilica di Santa Maria Maggiore, e in Vaticano, nella basilica di San Pietro. Un evento eccezionale segna dunque il 90° anniversario della sezione lombarda dell’Unitalsi: oggi l’attività dell’Unitalsi non si limita ai pellegrinaggi mariani, ma continua in sezioni e sottosezioni dove si organizzano giornate speciali per gli amici ammalati, condividendo momenti di preghiera, ma anche di

letizia, giungendo là dove non bastano le strutture sanitarie e la pubblica amministrazione. Il programma bresciano ha visto, il 21 novembre alle 20, la Santa Messa di accoglienza presieduta dal vicario generale mons. Gian Franco Mascher. Martedì 22 novembre dopo le Messe del mattino e il rosario nel pomeriggio, la Messa, molto partecipata dai fedeli, è stata celebrata dal vescovo emerito di Brescia Giulio Sanguineti.

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enerdì 25 novembre si celebra la Giornata mon-diale contro la violenza sulle donne e l’ammini-strazione comunale di

Roccafranca ha deciso di ricordare la ricorrenza con una serata (inizio alle 20.30) dal titolo “Mai più violenza sul-le donne”. Organizzata dall’assessore alla Cultura e politiche giovanili Nata-lia Brignoli, la serata vedrà la parteci-pazione dell’associazione “Casa delle donne” di Brescia, nella persona del-la presidente Piera Stretti. Sarà così un modo per conoscere questa real-tà, un gruppo di donne che dal 1989 operano, mettendo a disposizione la loro esperienza e competenza, nel sostenere donne vittime di molestie, maltrattamenti e violenze, o che si trovino in momentanea difficoltà. L’associazione sostiene donne di ogni etnia, religione, cultura, estrazione so-ciale con l’ascolto, l’accoglienza e il sostegno psicologico e legale, anche in collaborazione con i servizi sociali. Una realtà che forse è misconosciu-ta e che anche serate come quella di Roccafranca possono contribuire a far conoscere, specialmente per dare alle donne la possibilità di rivolgersi

a essa. Afferma infatti la presidente Piera Stretti: “Siamo molto conten-te di essere presenti alla serata, nella quale presenteremo le nostre attività sul territorio. In particolare il mio in-tervento sarà incentrato sulla distin-zione tra conflitto di coppia e violenza di genere, cioè quella contro la donna in quanto tale. Essa conosce diverse manifestazioni, per esempio c’è anche quella psicologica, che svaluta e smi-nuisce la donna, la relega in un rap-porto di subalternità”. Una violenza che non manca di avere ripercussio-ne anche sui figli: “Quando i minori non sono oggetto di violenze dirette – continua Piera Stretti – devono co-munque assistere alle violenze contro il genitore più debole, spesso la don-na, e le conseguenze per il proprio fu-turo”. Situazioni che negli ultimi anni riguardano sempre più donne immi-grate “il cui numero è in continua cre-

scita, specie dal Maghreb – conclude – e ci impone nuove competenze, per esempio di diritto internazionale, nel caso in cui una delle persone coin-volte ritorni nel Paese d’origine”. La serata vedrà l’intervento anche di al-cune esperte che tratteranno singoli argomenti. Soddisfatta dell’iniziativa l’assessore Brignoli: “Penso sia impor-tante una serata come questa, lo pen-so in primo luogo come donna, ma an-che perché vogliamo, come ammini-strazione, mostrare concretamente la nostra vicinanza al mondo femminile e alle situazioni di difficoltà che pos-sono colpirlo. In questo senso credo che far conoscere l’associazione “Ca-sa delle donne” sia molto utile e fac-cia passare un bel messaggio. Inoltre stiamo organizzando per la prossima primavera un ciclo di serate dedicate a diversi temi femminili, con la pre-senza di esperti in vari campi”.

È il gentil sesso il protagonista de “Semplicemente donna”, l’ultima produzione teatrale in ordine di tempo ideata dal Café di Piöcc, la storica compagnia dialettale monte-clarense, in programma sabato 26 novembre alle ore 21 al Teatro Bo-noris, nell’ambito della stagione te-atrale 2011/2012. “Si tratta – afferma Manuela Danieli, regista dello spet-tacolo e del sodalizio – di un’opera molto originale sia perché stavolta è impegnata solo la ‘parte’ femmi-nile del nostro gruppo sia perché si tratta di un evento in lingua, e non in dialetto come buona parte del no-stro repertorio”. La trama, nata dal-la fervida mente dell’autrice Adriana Mori, si presenta variegata e ricca di spunti per riflettere: sul palcoscenico ci sono le otto donne del Café, che interpreteranno il ruolo di amanti, mondine, pazze, madri che hanno perso un figlio. “Lo spettacolo, forse per la prima volta nella storia della nostra compagnia – afferma ancora Danieli – vuole costituire un regalo che facciamo a noi stesse: ovvio che ci auguriamo possa riscuotere il con-senso del pubblico, che speriamo sia numeroso, ma è essenzialmente un momento per stare assieme e grazie al quale ci siamo divertite molto. Un plauso doveroso intendo rivolgerlo ad Adriana Mori per l’ottimo testo predisposto e a tutte le donne che, assieme a me, hanno collaborato per la buona riuscita dell’evento. Grazie anche agli uomini della compagnia per averci sostenuto”. “Semplice-mente donna” verrà dedicato alla

memoria di Elvira Bicelli, storica fi-gura di custode e “anima” del Teatro Bonoris, scomparsa lo scorso luglio. L’ingresso allo spettacolo ha un costo di 6 euro (platea e palchi) e 4 euro (galleria); info 030/961115. Per il 2012 il Café di Piöcc presenterà una nuo-va commedia in vernacolo bresciano dal titolo “Sota la nef el pà”, prevista nel mese di marzo a chiusura della stagione di Teatro Bonoris. (f.m.)

A Pompiano il mese di novembre è indissolubilmente legato alle festività del patrono Sant’Andrea, molto sentite in paese. Tra le varie cerimonie religiose, infatti, vi è quella tradizionale dello scambio di doni tra amministrazione comunale e parrocchia. Inoltre, anche quest’anno viene organizzata dal Comune, a corredo delle celebrazioni religiose la “Sagra de le grèpole” ormai giunta alla 13ª edizione: oltre agli stand maggiormente legati

alla lavorazione del maiale, appuntamento principe di questo periodo nella cultura contadina, come l’esibizione dei norcini e il concorso di premiazione delle grèpole, il programma della giornata è fitto di appuntamenti di diverso genere. Si va infatti dall’esibizione ciclistica al concerto di campane del locale gruppo di campanari, dalla sfilata di mezzi d’epoca all’intrattenimento musicale in serata. La sagra, che vede la partecipazione di molte realtà

associative del paese, prevede inoltre un menù convenzionato, sia per il pranzo che per la cena, con i ristoranti locali. Quest’anno, infine, l’appuntamento sarà l’occasione per presentare anche il libro che racconta i 100 anni dell’asilo “Mons. Pietro Piazza”. “L’asilo si chiama così dal nome del fondatore nel 1911 – racconta il parroco don Carlo Gipponi (nella foto) – figura che molto ha fatto per il nostro paese. Il libro verrà presentato sabato 26 alle 16.30 nel salone intitolato a

don Giovanni Papa. Sarà presente il vicario generale, mons. Gian Franco Mascher, che celebrerà anche la Messa di apertura della festa patronale”. A corredo rimane da segnalare un’altra interessante iniziativa: l’inaugurazione di una mostra di santini curata dal collaboratore della parrocchia Luciano Ranzenigo. La mostra, dedicata a episodi della vita di Gesù e della Madonna, rimarrà aperta due settimane e in seguito, su richiesta, ridiventerà itinerante. (f.u.)

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Il polo logistico di Azzano Mella non verrà più realizzato. La sentenza che il Tar ha pronunciato in questi giorni ha definitivamente fatto naufragare questo progetto. Come si ricorderà la precedente amministrazione comunale era favorevole al progetto, tanto che aveva già incassato 5 milioni di euro per gli oneri di urbanizzazione. Decisamente contraria la nuova compagine amministrativa, guidata dal sindaco Silvano Baronchelli, che ha tirato un sospiro di

sollievo. Rimane ora, per l’attuale amministrazione comunale, un problema: rimborsare alla Safer, la ditta che voleva realizzare l’opera, i 5 milioni di euro che dovrebbero trovarsi nelle casse del Comune. Diciamo dovrebbero, perché questa somma di denaro nelle casse comunali non c’è più; la metà del denaro è già stata spesa dalla precedente amministrazione: 1 milione e 300mila euro per estinguere i mutui e il resto per coprire la spesa corrente. Il sindaco

Baronchelli ha già comunicato che “recuperare 2 milioni e mezzo di euro in questi tempi non sarà un gioco da ragazzi. Faremo, come è già nel nostro stile, una politica all’insegna del contenimento della spesa, ma non credo che basterà. Una soluzione la troveremo”. La sentenza del Tar ha accolto i ricorsi dei Comuni di Capriano del Colle e di Dello, del Parco del Montenetto e di Legambiente. Tale sentenza potrebbe essere ancora appellata al Consiglio di Stato. (mtm)

adignano, frazione di Verolanuova, conta 800 abitanti, circa, che fan-no riferimento alla par-rocchia dei Santi Nazaro

e Celso, la cui parrocchiale è sta-ta affrescata nel secolo scorso dal pittore Pietro Milzani. Annesso alla chiesa è l’oratorio nel quale dome-nica scorsa è stata organizzata la pesca di beneficenza per sostenere padre Giuseppe Scaratti, dell’ordi-ne religioso dei Verbiti, originario di Cadignano e da 40 anni missionario in Paraguay. Nel salone dell’orato-rio i ragazzi che si preparano alla cresima, (Edoardo, Federico, Gio-vanni, Giulia, Gloria, Luca S. e Lu-ca T., Mauro, Samantha e Stefano) coordinati del parroco, don Alberto Tomasini, e da Mauro Mosca hanno raccolto e catalogato il materiale donato dalle famiglie per la pesca. Che ha ottenuto successo. Ma se questo è un particolare del legame del paese con padre Scaratti, una seconda iniziativa dimostra come la generosità e l’altruismo sono pe-culiarità della gente di Cadignano. Ci riferiamo al gruppo missionario dell’oratorio che ogni autunno e parte dell’inverno, di sabato e do-menica e nei festivi infrasettimana-li, è impegnato nell’iniziativa “Ca-stagne missionarie”. Nel cortile a fianco del Bar Sport, in prossimità del quattrocentesco palazzo Maggi,

impreziosito degli affreschi di Lat-tanzio Gambara, il gruppo si radu-na attorno al braciere per arrostire castagne da dispensare a libera of-ferta a quanti, e non sono pochi, si fermano avvisati dai cartelli vergati a pennarello che informano gli uten-ti della strada dell’iniziativa messa

in atto da uomini e alcune mamme del paese per raccogliere fondi per il missionario. I volontari snobbano la nebbia in-curanti del freddo pungente e con loro s’instaura alla buona, senza preamboli, il colloquio per sapere dell’opera di solidarietà e altruismo. “Ogni tanto – informano – con pa-dre Scaratti ci sentiamo al telefono; gli raccontiamo le novità del nostro paese e riceviamo notizie sulla sua missione per la quale l’anno scorso, nel periodo da fine ottobre ai primi di febbraio, abbiamo fatto cuocere 20 quintali di castagne facendone caldarroste che hanno fruttato 5000 euro. Tutti spediti alla missione”. Il missionario di Cadignano, padre Scaratti, ha avuto modo di ringra-ziare per l’impegno nei mesi di di-cembre e gennaio passati quando ha trascorso un periodo di vacanza ospite del parroco don Alberto, dei parenti più stretti e delle famiglie del paese che hanno fatto a gara per averlo con loro. Poi è ripartito per la sua missione in Sud America. Intanto Angelo Bossoni, che è pen-sionato e guida il gruppo, prosegue l’impresa “Castagne missionarie”, in collaborazione con una decina di volontari tra i quali Simone Ven-turini, cassintegrato, addetto alla fornitura della legna, e Giambattista Tirelli, coltivatore costretto all’inat-tività nella stagione impervia.

Il Piccolo Teatro di Manerbio è stato intitolato a Memo Bortolozzi, maestro elementare, poeta, scrittore, artista della ceramica, autore di testi per il teatro, regista. Bortolozzi è scomparso nel novembre dell’anno scorso. Egli fondò il gruppo teatrale Slim Scotti “Chéi dé Manerbè” ed è entrato con pieno merito nella storia locale come personaggio della cultura popolare. Ricordandolo i suoi amici hanno organizzato una serata alla presenza delle autorità locali.

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Vuoi smettere di fumare, ma non sai a chi rivolgerti? A Salò un aiuto viene da una nuova struttura, il Centro per il trattamento del tabagismo, che, su iniziativa dell’Asl di Brescia, apre i battenti dal prossimo dicembre in via Umberto I, località Campoverde. “Con l’attivazione del centro di Salò – spiega Carmelo Scarcella, direttore generale dell’Asl bresciana – completiamo un progetto avviato lo scorso anno che prevede l’offerta di programmi terapeutici,

basati sui bisogni dell’assistito, attraverso la creazione di strutture dedicate attivate nelle quattro sedi, Brescia, Leno, Sarezzo e Salò, dei Nuclei operativi di alcologia che fanno riferimento al Dipartimento delle dipendenze”. Il Centro per il trattamento del tabagismo rappresenta un sostegno medico e psicologico per coloro che intendono smettere di fumare. La gestione è affidata a équipe operative costituite da professionisti medici e psicologi, infermieri

ed educatori professionali. Le persone con dipendenza da nicotina affrontano prima una fase diagnostica, visita, valutazione psicologica e test, segue una fase terapeutica che prevede un trattamento farmacologico di detossicazione da fumo di tabacco, test di funzionalità respiratoria e trattamenti psicologici, di gruppo o individuali. Alla struttura potranno fare riferimento, contattando il numero 0365.296780, i fumatori del Garda e della Valsabbia.

na sottile “linea verde”. È la “Green Line” del progetto sviluppato dal Gruppo di azione loca-le GardaValsabbia che

partendo dai laghi di Garda, Idro, Iseo e Ledro, arriva fino a quello di Bala-ton. Il progetto si basa sulla conside-razione che i laghi rappresentano im-portanti centri di attrazione turistica, ma che sussistono sensibili differenze tra il tratto costiero tradizionalmente frequentato da grandi masse di turisti e l’entroterra, spesso ricco di risorse, scarsamente valutato. A queste diffe-renze cerca di dare risposta “Green Line” con un’iniziativa unica nel suo genere: organizzare una strategia di sviluppo turistico dove la ruralità tipi-ca dell’entroterra, con i suoi prodotti locali, le risorse naturali e le tradizio-ni, si integri con la tradizionale offer-ta turistica costiera. Un’operazione rilevante che vede in prima fila i Gal Colline Moreniche del Garda, Gölem, Baldo Lessinia e Balaton Uplands Ac-tion Group. Un lavoro che ha coinvol-to per ciascun territorio diverse real-tà: le trentine Comunità Alto Garda e Ledro e InGarda Trentino, le lom-barde Comunità montana Parco Alto Garda Bresciano, Comunità montana di Valle Sabbia, ente regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste, Consorzio Lago di Garda Riviera dei Limoni e dei Castelli, Comunità del Garda, Associazione colline moreni-

che del Garda, Consorzio Garda Hills, Distretto rurale Franciacorta Sebino Valtrompia, Coldiretti Brescia, le ve-nete Consorzio Lago di Garda è... e Comunità montana del Baldo e l’un-gherese Agenzia per il coordinamen-to dello sviluppo del lago Balaton. At-traverso la cooperazione, il territorio

rurale mette sul tavolo il patrimonio eno-gastronomico, una ricettività più vocata alla tranquillità ed al silenzio, un ambiente ancora integro, i propri retaggi culturali e gli spazi di cui di-spone per le attività fisico-sportive. In questo modo è possibile affronta-re la sfida di un turismo che cambia, più esigente, diversificato e meno fi-delizzato rispetto al passato. Insieme, nell’interesse di entrambi: da una par-te il lago può vantare un’offerta turi-stica più differenziata e completa, dall’altra l’entroterra può godere di un forte supporto in chiave turistica al proprio sviluppo socio-economico. “Green Line” prevede, dopo l’attiva-zione di una cabina di regia dove tutti i partner potranno definire e organizza-re l’offerta ‘green’ e la sua integrazio-ne nel prodotto turistico tradizionale, una fase di approfondimento sui temi di natura e biodiversità, produzione locale di qualità, sport ecocompatibili e un’importante azione di promozione coordinata tra tutti i territori, propo-nendo pacchetti turistici e strumen-ti di marketing. Il progetto si chiude con un rapporto di valutazione sulle opportunità lavorative del ‘turismo green’. “Una sfida a cui il Garda do-veva puntare – sottolinea Giampiero Cipani, presidente del Gal GardaVal-sabbia – vale a dire presentarsi unito in un’iniziativa di livello europeo, per restare competitivo facendo leva sul-le meraviglie del nostro entroterra”.

La Fondazione Ing. Giovanni Quarena con sede in Gavardo, presso la sede comunale, ha indetto il bando di concorso per l’attribuzione di borse di studio relative all’anno scolastico 2010/2011. La scadenza è fissata al 30 novembre 2011. Per informazioni e per la consegna delle domande è possibile rivolgersi alla signora Giovanna Laude (presso l’Ufficio tecnico lavori pubblici) tel. 0365-377476. Sul sito del Comune il bando ufficiale.

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a un incontro può sem-pre nascere qualcosa, per piccolo che sia. Que-sto il senso dell’evento “disAbilità” che ha visto

protagonisti il 21 e il 22 novembre gli studenti del “Primo Levi” di Sarezzo, promosso da Csv, Provincia e alcune associazioni di volontariato. A parla-re dal palco vari ospiti tra cui Camil-la Bolzoli (Commissione disabilità dell’Università di Brescia), che ha po-sto l’attenzione su due principi dell’or-dinamento: uguaglianza e solidarietà. “Con atti di volontariato – ha sotto-lineato Camilla Bolzoli – possiamo attivarci per rimuovere ostacoli che stanno sul cammino delle persone, aiutandole così a vivere pienamente la propria vita”. Una mattinata all’in-segna delle testimonianze con Pame-la Novaglio, 41enne di Sarezzo, che in una caduta sugli sci in Maniva perse l’uso del braccio sinistro. “Da quel giorno del 1996 – ha detto Pamela – ho cercato un’associazione che facesse sport e l’ho trovata nella Polisportiva disabili Valcamonica: mi sono dedica-ta al fondo, partecipando alle Parao-limpiadi di Torino e Vancouver, e ora ho in testa Sochi 2014 e Londra 2012

(nel tiro a segno). Per questo le sfide sportive, disabile o meno che tu sia, continui a viverle intensamente”. Una testimonianza forte come quella di Mauro Bernardi, 34enne bergamasco, ex camionista e fra pochi mesi pri-mo maestro di sci disabile al mondo. “Avevo sempre avuto la sensazione di essere invulnerabile, invece basta un secondo per cambiarti la vita. La mia è cambiata in meglio. Sono stato un anno in ospedale e, non potendo più guidare un camion, ho fatto una patente ‘B’ speciale e cominciato ad aiutare un’associazione che doveva portare in giro persone in carrozzi-na: ecco che mi ritrovavo disabile ad aiutare altri disabili. Poi, l’approccio con la Polisportiva disabili Valcamo-nica e l’avvicinamento professionale allo sci: un progetto presentato a San Marino per l’insegnamento ai disabi-li, la partecipazione a una riunione

di maestri (normodotati) in Austria, l’Italia che è tornata a credere in me, la redazione di un testo normativo e la speranza che tutti possano sentir-si utili e lasciare un segno”. Infine, la storia di Cinzia Rossetti, 38enne di Botticino affetta da tetraparesi spa-stica dalla nascita, ma capace di lan-ciare un progetto rivoluzionario. “Lo scorso giugno – ha spiegato Cinzia – ho avviato il progetto ‘La diversità è di moda’, insieme al fotografo Paolo Ranzani e all’agenzia ‘Fashion Team’ di Torino per far sfilare modelle disa-bili, per scardinare i pregiudizi della gente, che quando sente parlare di ‘donna disabile’, rivolge subito gli oc-chi all’aggettivo e non alla femminilità propria di ogni donna”. Un senso del volontariato connaturato alla cultura bresciana, che lunedì 28 troverà spa-zio anche presso l’istituto “Vincenzo Capirola” di Leno.

Da gennaio la sezione Cai di Villa Car-cina avrà un nuovo presidente: Fran-cesco Casu (nella foto), conosciuto come “Cecco” e storico responsabile dell’associazione valtrumplina, dopo 15 anni trascorsi fra reggenza e presi-denza ha deciso di lasciare il proprio incarico. “La decisione – spiega lo stesso Casu – è maturata dalla neces-sità di dare spazio ai giovani; nella me-desima ottica verranno rivisti tutti gli incarichi interni alla sezione”. Nuovo presidente sarà Stefano Uberti, 35en-ne di Villa Carcina, valido alpinista e già da anni nel consiglio direttivo. Tra i successi di Casu da ricordare la tra-sformazione del Cai di Villa Carcina in autonoma sezione, oltre all’intensa attività escursionistica e alpinistica, l’affiancamento con l’associazione Vertical One che si occupa della ge-stione della palestra di arrampica-ta, le numerose serate didattiche e culturali. Un sodalizio che conta su 300 soci provenienti da Villa Carci-na e paesi limitrofi e che proprio nel-le scorse settimane si è distinto con l’ennesima iniziativa, ossia la posa di una Madonnina in una nicchia lungo il “Sentiero della carrozza”, salendo verso la Sella dell’Oca. “Stavamo la-vorando alla pulizia straordinaria dei sentieri, dovuta a una morìa di cep-paie di castagno secolare – racconta proprio il presidente uscente France-sco Casu – e durante una rimozione il ceppo si è ribaltato fermandosi a valle sul ciglio del sentiero. All’interno si è creata una piccola nicchia e l’idea di porvi al centro una Madonnina è nata spontaneamente. Venerdì 11 novem-

bre abbiamo effettuato i lavori di posa e sistemazione e oggi, lungo il tratto di sentiero (n. 301) che dalla località Zoadello sale verso Sella dell’Oca, è visibile la Madonna dei sentieri”. Chi vuole informazioni sul Cai a può pas-sare nella sede di via Bernocchi 69, presso il Centro sportivo comunale di Cogozzo, aperta tutti i martedì sera dalle 20.30 alle 22.30 (tel. 030.8980214, www.caivillacarcina.bs.it.

“Confiteor” è il monologo dialettale in sette quadri tratto da “La più bella avventura” di don Primo Mazzolari. L’autrice dello spettacolo è Maria Filippini, le musiche sono di Achille Mazzolari. Quando? Il 26 novembre alle 20.45 presso la chiesa parrocchiale Sant’Andrea di Concesio. Primo Mazzolari nacque al Boschetto, una frazione di Cremona, il 13 gennaio 1890, figlio di Luigi e di Grazia Bolli. Il padre era

un piccolo affittuario, che manteneva la famiglia con il lavoro dei campi. Primo fu il primogenito, poi vennero Colombina, Giuseppe (Peppino), Pierina, Giuseppina. Nel 1900, spinta dalla necessità di trovare migliori condizioni di lavoro e di vita, la famiglia Mazzolari si trasferì a Verolanuova, in provincia e diocesi di Brescia. Due anni dopo, terminate le scuole elementari, Primo decise di entrare in Seminario.

C’è tempo fino al prossimo 31 gennaio 2012 per presentare la richiesta presso la sede della Comunità montana circa la misura regionale 122 “Migliore valorizzazione economica delle foreste” che finanzia interventi atti a incrementare la redditività e il valore economico delle foreste, sviluppandone e potenziandone le funzioni dal punto di vista produttivo, ecologico, turistico-ricreativo ed energetico e promuovendo

l’innovazione delle attrezzature forestali. Una possibilità rivolta ai conduttori di superfici forestali, con interventi che possono essere realizzati in zone svantaggiate di montagna in Lombardia secondo tre tipologie differenti e con riguardo alle aree castanili. Nonostante le manomissioni degli ultimi decenni, le foreste governate a ceduo castanile hanno resistito e ora si affaccia una nuova possibilità di gestione.

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i tratta della prima macchina per la risonanza magnetica cardiaca in tutta la provincia di Brescia quella inaugurata sabato scorso all’ospedale

di Gardone Val Trompia. Un evento accompagnato dalla benedizione im-partita dal card. Re nel reparto di Ra-diologia. Una cerimonia che è stata un segno di riconoscimento per chi ha deciso di raccogliere fondi e dona-re un macchinario così complesso al presidio ospedaliero, ossia l’associa-zione Valtrompiacuore. “Siamo molto contenti – ha detto il presidente del sodalizio, Mario Mari – di aver dona-to questa macchina all’ospedale, nella convinzione che possa essere d’aiuto a tutti coloro che dovessero monito-rare problemi all’apparato cardiaco”. Uno strumento diagnostico che nella cerimonia di sabato è stato benedetto dal parroco di Gardone Val Trompia, don Francesco Bazzoli, alla presenza del presidente della Comunità mon-tana Bruno Bettinsoli, dell’assessore provinciale ai Servizi sociali Aristide Peli e del sindaco di Gardone Michele Gussago. “Siamo davvero grati a Val-trompiacuore – ha aggiunto proprio il primo cittadino gardonese –, perché ha messo in pratica uno dei principi fondanti il cammino cristiano: dona-re senza aspettarsi nulla in cambio. Siamo grati per aver donato un’appa-recchiatura utile a un ospedale che,

nonostante la recente decisione di dismettere il servizio di nascite per trasferirlo a Brescia, rimane un punto di riferimento per i cittadini della Val-le; perché il presidio di Gardone è una struttura tecnologicamente all’avan-guardia, dove lavorano persone pre-parate e anche per questo prezioso

A metà dicembre arriveranno in Valle presso altrettante famiglie una deci-na di ragazzi bielorussi provenienti per lo più da Gomel, una delle zone più colpite dal disastro nucleare di Chernobyl del 25 aprile 1986. A 25 an-ni di distanza non si sa quanti furono i morti. Le conseguenze delle radia-zioni dovute all’esplosione del reat-tore nucleare hanno riguardato non solo l’Ucraina, ma anche la Russia e la Bielorussia. Rimedio più efficace: cibo adatto abbondante e aria buona. C’è soddisfazione tra i responsabile del Comitato accoglienza bielorussi “Valtrompia e dintorni”: nonostante la crisi hanno raggiunto il risultato dell’anno scorso per questo primo turno. Le famiglie che fanno questa esperienza di accoglienza ne riman-gono talmente colpite e gratificate che tendono a ripeterla: “Un posto in più a tavola si trova sempre” raccon-

tano. Quello di dicembre,ultimo me-se (ricordiamo) dell’Anno europeo del volontariato, è il turno natalizio: rimarranno fino a metà gennaio. Ma già si sta lavorando per raccogliere le adesioni ai turni estivi, da giugno ad agosto con possibilità di tenere i ragazzi anche per due mesi. Negli ultimi anni si è riusciti ad ospitarne sempre una cinquantina, tra i sette e i 17 anni coinvolgendo altrettante fa-miglie. Il comitato con sede a Inzino e presidente Evelina Sanzogni opera dal 1995 con altri comitati in provin-cia coordinati dalla Help For Children Brescia onlus. Al bambino ospitato si paga anche il viaggio: poi si raccoglie tra enti (l’anno scorso la Cassa Pada-na e la Bcc di Brescia, il comune di Nave, Villa Carcina, Concesio, Mar-cheno) e privati. Si può offrire anche solo il viaggio: la famiglia che li ac-coglie si trova. E mentre si ricorda il

commovente addio a settembre all’ul-timo gruppo del soggiorno estivo coi ragazzi accompagnati all’aeroporto di Montichiari, si guardano le fotografie delle gite e delle feste. A Villa Carcina dove l’Avis locale, ha voluto festeg-giare il 55° di fondazione con i ragaz-zi ospiti, assieme al Gruppo Alpini e amministrazione comunale col sinda-co Gianmaria Giraudini; a Gardone ancora con gli alpini; a Pezzaze do-ve dopo la visita alla miniera Marzoli sono stati accolti all’oratorio ancora dall’Avis e dagli alpini con doni e un grande rinfresco. Va ricordato poi che in aprile c’è stata la “carovana di aiu-ti” con visita in Bielorussia alle fami-glie: sul posto si verificano le neces-sità e si decidono le priorità. L’invito al gesto che si tramuta in un “valore aggiunto” per la famiglia si concretiz-za rivolgendosi al presidente Evelina Sanzogni (338/8027345, 030/831836).

Si sono aperte proprio in questi giorni le iscrizioni alla prossima edizione dell’ormai noto concorso canoro interregionale “Memorial Lucrezia”. Organizzata dal coro “Voci in Canto” per ricordare la piccola Lucrezia Berna, che faceva parte dell’associazione valgobbina ed è scomparsa nel 2000 in un incidente stradale all’età di otto anni, la rassegna è ormai un appuntamento imperdibile per ragazzi, giovani e adulti che vogliano mettere alla prova le

proprie doti canore. Una 11ª edizione che introduce una novità, con altre due categorie: i bimbi della scuola elementare e i ragazzini della scuola media. Nella terza sezione gareggeranno i ragazzi dalla prima superiore in su e gli adulti. Serate conclusive sabato 31 marzo e domenica 1 aprile. Per sostenere le audizioni (base musicale a carico del partecipante, quota d’iscrizione 30 euro), basta chiamare il numero 030.626653 o mandare l’e-mail a [email protected].

Sin dalla sua costituzione nel 2010 l’associazione “Il lume della ragione” aveva ben chiaro il suo obiettivo, ossia fornire a tutti i laureandi un luogo privilegiato dove potersi riunire e studiare nelle migliori condizioni. Un fine al quale si accompagnavano anche progetti in continuo divenire come organizzare incontri e visite culturali, offrire orientamento ai ragazzi delle superiori e quello da poco ufficialmente formalizzato: creare

un database con tutti i dati degli studenti universitari associati. “Adesso – spiega Riccardo Camossi, vicepresidente e responsabile delle comunicazioni –, dopo un primo anno di assestamento, il nostro proposito è diventato realtà attraverso la realizzazione di un database contenente tutti i curricula degli associati, accessibile mediante un’applicazione web integrata sul nostro sito (www.illumedellaragione.it, ndr).

punto di appoggio per i valtrumplini”. Un investimento da 70mila euro fatto da Valtrompiacuore per perfezionare sempre più la dotazione di strumenti a disposizione dei reparti radiologico e cardiologico. “Questa macchina – ha chiuso il primario di Cardiologia, Ni-cola Pagnoni – ha il vantaggio di of-frire immagini molto dettagliate del cuore senza esporre il malato ai rag-gi X e si adopera specie nei pazienti con cardiomiopatie congenite per va-lutare la forma e la funzione di atri e ventricoli, oltre a essere molto effica-ce per la diagnosi e il controllo delle malattie dell’aorta e delle pericarditi, fornendo anche informazioni utili nel caso di cardiopatia ischemica”.

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’anno internazionale delle foreste porta a Cevo una giornata speciale: sabato 26 novembre, infatti, la Co-munità montana camuna

ha organizzato un convegno dal titolo “Foreste di Vallecamonica: eredità co-mune, ricchezza del futuro”. La sede è la Casa del Parco che ha trovato una sua definitiva collocazione presso Vil-la Ferrari, recentemente data in affit-to ad una società costituita apposita-mente e che ha vinto la gara d’appalto. Cevo è stata colonia salubre negli anni ‘30, quando l’industriale cotoniero Lu-igi Ferrari costruì una colonia, quindi villa residenziale, con annessa chie-setta in stile neogotico, per curare le sue dipendenti che avevano contratto la tubercolosi o malattie respiratorie dovute al processo lavorativo. Cevo è luogo sacro alla Resistenza, luogo di eccidi e incendi nazifascisti, sentiero della memoria collettiva tra boschi e cascinali. Per questa ragione, l’as-sessore al Parco dell’Adamello Silvio

risorsa”; Roberto Corovigno, dirigen-te della struttura forestale Dg “Sistemi verdi e paesaggio” della Regione Lom-bardia, tratterà “La risorsa forestale lombarda: stato attuale e prospettive future”; Gianbattista Sangalli, respon-sabile del Servizio bonifica montana e foreste della Comunità montana di Valle Camonica illustrerà “La risorsa forestale camuna: obiettivi di gestio-ne e organizzazione del sistema”. A lui succederà quindi Biagio Piccardi, direttore dell’Ersaf di Valle Camoni-ca, sul tema “La politica regionale fo-restale applicata alle terre demaniali: punti di debolezza e punti di forza nel-la gestione delle foreste pubbliche”; successivamente Alessandro Duco-li, responsabile settore forestale del Parco Adamello illustrerà “L’eccellen-za delle foreste del Parco Adamello, dove si producono biodiversità e pae-saggio”. Intorno alle 11.30 è prevista una tavola rotonda, cui parteciperà anche l’assessore regionale ai “Si-stemi verdi e paesaggio” Alessandro

Citroni, che è anche primo cittadino di Cevo, ha voluto che il nuovo corso di Villa Ferrari (centro di educazione alla montagna) prendesse le mosse proprio da questo luogo simbolo del-la salute, della montagna, del parco, dei boschi e delle pinete che qui lam-biscono chiese e case. Sarà quindi una inaugurazione e una celebrazione che vedrà, a partire dalle 9, un gruppo qua-lificato di relatori trattare molti temi sul bosco e la foresta italiani. Marco Paci, professore ordinario di Ecologia forestale all’Università di Firenze, par-lerà su “Le foreste in Italia: tra bene comune e sfruttamento privato della

Il Consorzio per le incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo, Paspardo promuove per sabato 26 novembre una giornata di studio sul Castello di Cimbergo. La Rocca, anche recentemente, è stata oggetto di scavi archeologici, condotti dalla Soprintendenza della Lombardia e di un intervento di recupero architettonico, voluto dal Consorzio nell’ambito del piano operativo regionale. La giornata vuole divulgare i risultati emersi nei due anni di prospezione archeologica

a cui l’area è stata sottoposta e presentare i lavori di restauro e rifacimento che si sono svolti in questi ultimi mesi. Il convegno ha inizio alle 9.30 presso la struttura dell’Ostello coi saluti delle autorità. Alle 9.45 la presentazione: introduce e coordina Andrea Breda (della Soprintendenza). Alle 10: relazioni di Alice Leoni, archeologa; Gian Carlo Sgabussi, ricercatore; Paolo Bianchi, dell’Università di Verona, Federico Troletti, storico dell’arte; Gianni Poletti. Nel pomeriggio:

illustrazione del progetto di recupero (Tiziana Cittadini, Lucia Morandini, Fabio De Pedro); conclusioni di Gabriella Musto (Soprintendenza). La giornata si concluderà con la visita al sito e alla “Casa del Podestà” a Cimbergo. Il Castello, di cui purtroppo non restano che i ruderi, risale al secolo XIII. Abbarbicato sulla roccia, sorge a strapiombo sulla sottostante valle del torrente Re. Originariamente il fortilizio appartenne agli Antonioli, in seguito ai Federici (Ghibellini),

poi al conte Bartolomeo Pellegrini, signore di Cemmo. La Repubblica veneta, nel 1441 donò il maniero ai conti trentini di Lodrone e lo escluse dallo smantellamento, previsto da una legge della Serenissima. Nel 1700 i Lodrone cedettero terreni e costruzioni alle famiglie del borgo alpino. Poi il Comune riacquistò tutta l’area e l’adibì a cimitero. In seguito la municipalità tornò a rivendere ai privati. Oggi rimangono ampi tratti di mura con resti di merlature. (e.g.)

Il Centro camuno di studi preisto-rici, diretto da Emmanuel Anati, (nella foto) indice un bando di ap-prendistato per candidature a tre posti di assistenti di ricerca pres-so l’istituto capontino. L’impegno, nel quadro di apprendistato a lavori pratici, è previsto della durata di sei mesi sino ad un anno, con il titolo di “assistente alla ricerca”. I candi-dati prescelti riceveranno alloggio con uso cucina durante la perma-nenza attiva. Preferenza a giova-ni laureati ed a persone motivate e appassionate, con conoscenza della lingua inglese, francese e ca-pacità operative su banche-dati. La prima figura concerne l’assistente redattore scientifico (lavori edito-riali per pubblicazioni, esposizio-ni, convegni; gestione sito “web”;

conoscenza lingua inglese e fran-cese). La seconda figura è quella di assistente curatore di collezioni archeologiche ed etnografiche (ge-stione di collezioni e di banca-dati; organizzazione esposizioni; capaci-tà operativa sul web; senso estetico e capacita grafiche). La terza figu-ra riguarda l’assistente di progetti di ricerca e spedizioni (gestione di missioni archeologiche ed etnogra-fiche; gestione banca-dati e analisi delle scoperte, prevalentemente: Medio Oriente; buona conoscenza dell’inglese). L’indirizzo per la do-manda è: Apprendistato, Centro camuno di studi preistorici, Città della Cultura, 25044 Capo di Ponte. Le domande inerenti periodi di ap-prendistato nel 2012 dovranno per-venire entro il 15 dicembre 2011.

Colucci, cui seguirà un dibattito e le conclusioni a cura del presiden-te della Comunità montana di Valle Camonica, Corrado Tomasi. Il diret-tore del Parco dell’Adamello, Da-rio Furlanetto, alle 13 presenterà le mostre fotografiche “Ticino: gocce di foresta” e “Foreste in Adamello: alberi custodi”. Dopo la pausa per un ristoro a base i prodotti tipici, ci sarà la visita guidata alla selva ca-stanile di Lorengo che concluderà la manifestazione.

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na giornata piena dedi-cata alle associazioni impegnate nel sociale di Palazzolo nell’Anno europeo del volontaria-

to, con il tema: “Il volontariato regala colore e calore alla vita”. Promossa e organizzata dall’assessore ai Servizi sociali, Giuliana Bertoli, dal consi-gliere per le Politiche giovanili Selina Grasso, con il sostegno del Movimen-to cooperativo palazzolese, tramite la sua Cooperativa sociale e la colla-borazione di molti soggetti (oratorio, Fondazione Galignani, scuole, gruppi, associazioni e altri), ha visto un nutri-to programma condito di eventi pro-positivi e stimolanti per “capitalizza-re” l’enorme energia del volontariato sociale operante sul territorio e farla conoscere alla cittadinanza, per favo-rire un proficuo scambio di esperien-ze, di competenze e per promuovere la partecipazione, in particolare, delle giovani generazioni. Al mattino, dopo la S. Messa delle 9.30, presenti i rap-presentanti e i simboli delle 26 asso-ciazioni invitate, la visita alla mostra allestita nelle navate laterale dell’Au-ditorium S. Fedele, dai vari sodalizi presso cui era possibile chiedere in-

formazioni e ritirare depliant illustra-tivi sulla storia e sulle attività svolte da ognuno dei sodalizi. La tavola ro-tonda animata da Massimo Venturel-li che con le sue domande ha dato la possibilità ai relatori di proporre in-terventi e riflessioni mirate e molto opportune su vari aspetti, sia istitu-zionali che organizzati ma anche con-creti e pratici, della vita associativa: una serie nutrita di interventi di Ma-ry Novali, cofondatrice e presidente emerita del Cor Unum, simbolo ed emblema del volontariato palazzole-se, don Danilo Vezzoli, direttore del-la Caritas di Valle Camonica, Urbano Gerola, presidente Csv che ha an-nunciato la prossima apertura di uno sportello anche a Palazzolo, Mario Rubagotti, presidente Svi di Brescia, Margherita Peroni, consigliere regio-ne Lombardia, presidente III Commis-sione. Ognuno, per le sue competen-

ze ed esperienze, ha saputo esaurire le materie proposte dal moderatore con spunti di interesse comune; ap-prezzato l’intervento del consigliere regionale Margherita Peroni che ha sottolineato la necessità di una testi-monianza politica rinnovata e ispirata ai principi e valori di solidarietà, tra-sparenza ma anche di attenzione alle istanze del mondo associativo che a sua volta deve incalzare il mondo del-la Politica (con la P maiuscola). Do-po il pranzo offerto presso la sede del Gruppo Alpini di Palazzolo, il pome-riggio è stato dedicato all’intratteni-mento musicale del maestro Simone Pagani, seguito dalla presentazione di alcune esperienze giovanili di volonta-riato all’estero (Brasile ed Albania) e dalla premiazione degli animatori dei Grest estivi degli oratori palazzolesi, da parte degli assessori e del curato don Francesco Bezzi.

Il tema della laicità in Italia ha assun-to contorni problematici. “Stiamo cor-rendo il rischio di andare incontro ad una laicità strabica verso le religioni tradizionali e a un multiculturalismo disarmato e senza valori verso altre fedi – ha affermato Walter Montini, già senatore della Dc e attuale capo di Gabinetto del Sindaco di Cremona, nell’incontro ‘Laicità e impegno del cristiano in politica’ organizzato dal Centro De Gasperi di Castegnato –. Il multiculturalismo non deve signi-ficare separatezza e se ciò avvenisse, faremmo un salto indietro di secoli”. Il ruolo storico della libertà religiosa può andar perso se in Occidente ca-desse la fiducia nello Stato laico: esso, infatti, può far emergere ed esaltare il patrimonio spirituale e morale che ciascuna tradizione ha e coltiva nel suo rapporto con gli uomini. Guai, quindi, se la cultura cristiana non ve-nisse costruita attraverso un proces-so di mediazione, che diviene dunque momento decisivo dell’azione politi-ca. “La Chiesa – ha proseguito Mon-tini – dialoga con tutti gli uomini di tutti i tempi, consentendo al Vangelo di incarnarsi nelle diverse situazioni. Il compito non è facile, perché deve essere chiara la consapevolezza che la situazione della Chiesa oggi è quella di essere una minoranza, e poi perché non è senza rischi l’impegno di media-re la fede nella storia, conservando e difendendo l’integrità del messaggio da una parte, nel rispetto delle real-tà mondane dall’altra. Quale, quindi, l’impegno del cristiano in politica, nel servizio alla comunità? Una cosa è

certa: si può essere maggioranza nel dibattito delle idee, pur restando mi-noranza nel Paese. Il contributo dei cattolici alla rigenerazione del paese è possibile se frutto di un’elaborazione di cultura politica.”. “Il problema, oggi – ha concluso Montini – è che stiamo assistendo ad un distacco dalla fede, conseguenza di una diffusa forma di indifferenza religiosa, preludio ad un ateismo di fatto”. (Franco Turelli)

L’amministrazione comunale organizza un incontro, venerdì 25 novembre alle 17.30 presso il Salone Titonio (Largo Roma 9), per sensibilizzare la cittadinanza all’uso dei pannolini ecologici lavabili. Ogni bambino cambia una media di 6.000 pannolini usa e getta nei suoi primi tre anni di vita. Per un costo che varia fra i 1.500 e i 2.000 euro a famiglia, oltre a quelli a carico delll’amministrazione comunale, circa 200 euro, per lo

smaltimento. Questa “montagna” di pannolini si trasforma in una tonnellata di rifiuti indifferenziati. I pannolini per bambini compongono circa il 10% dei rifiuti urbani indifferenziati che, all’incirca, impiegano dai 400 a 500 anni per essere riassorbiti. Utilizzare pannolini lavabili è una scelta rispettosa dell’ambiente; i pannolini ecologici sono costituiti da fibre assorbenti che garantiscono la traspirazione riducendo le irritazioni.

Giovedì 8 dicembre, festa dell’Immacolata, al termine del canto dei vespri la chiesa parrocchiale di Calino ospita, alle 15.30, il concerto “Ecce ancilla Domini” in omaggio e onore alla Madonna immacolata e alla memoria di tutte le madri cristiane defunte della congregazione parrocchiale. Il concerto viene eseguito dall’ensemble Biancofore (la direzione e la composizione è affidata a Mauro Occhionero). Si

esibiscono: Laurianne Langevin (canto), Marco Tiraboschi (chitarra classica), Simone Erre (flauti dolci), Alessandra De Stefano (arpa tripla), Gino zambelli (fisarmonica, oboe), Mauro Occhionero (percussioni mediterranee), Gian Luca Baio (voce narrante).Al concerto sono invitate, in modo particolare, tutte le comunità che stanno camminando insieme e che costituiscono l’unità pastorale.

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Poco meno di 10 mesi. Tanto il tempo necessario per il completo restauro del coro ligneo del Duomo Vecchio di Brescia (nella foto). L’intervento, che ha restituito alla comunità civile e religiosa bresciana, un manufatto risalente alla fine del XV secolo, periodo in cui venne realizzato l’ampliamento dell’abside della Rotonda. Il restauro, come sottolineato da Paola Faroni, responsabile del settore edilizia monumentale del Comune di Brescia e dalla

progettista Patrizia Scamoni, è stato particolarmente delicato e ha portato al totale smontaggio del coro. “Dopo una prima ipotesi di un intervento limitato alle sole superfici visibili del coro – ha affermato Patrizia Scamoni – ha preso corpo l’idea di una indagine più dettagliata per conoscere non solo lo stato di salute del manufatto ligneo, ma anche quello dell’ambiente in cui lo stesso è inserito”. Analisi specifiche hanno così messo in

risalto non solo il cattivo stato di conservazione di parte della struttura lignea che sosteneva il coro, ma anche degli intonaci retrostranti, spesso mancanti e, laddove presenti, minacciati da umidità e altri elementi. Le ditte che si sono aggiudicate i lavori (la Pm di Milano per gli interventi sul coro e la Ars restauri di Bergamo per gli intonaci) hanno lavorato di concerto, in parte nella stessa abside del Duomo Vecchio (per la parte relativa alla struttura e quelle

porzioni di coro non trasportabili) e in parte in studio per riconosegnare alla città un gioiello non troppo conosciuto. Terminati i lavori (“con grande impegno del Comune nonostante la stagione di ristrettezze economiche” ha puntualizzato l’assessore ai Lavori pubblici Mario Labolani) c’è da pensare (ma qualcosa si sta muovendo, come ha assicurato mons. Federico Pellegrini, direttore dell’Ufficio beni culturali della diocesi) a come valorizzare il coro.

opo 18 mesi di lavoro è tornata a splendere, nel-la chiesa parrocchiale di Cristo Re, a Brescia, la grande pala (cm 360 x

230) raffigurante S. Antonio Abate, imponente opera autografa di Pal-ma il Giovane (Venezia, 1544 –1628). Per l’occasione, in concomitanza con la festa patronale, il parroco don Umberto Dell’Aversana, che dal suo predecessore don Enrico Bonazza ha ereditato l’intraprendente spirito d’iniziativa rivolto al recupero di tut-to il patrimonio artistico della splen-dida chiesa, ha organizzato una serata culturale. Presentazione del restauro eseguito, ma anche illustrazione dei prossimi interventi che si intendereb-be realizzare, tra i quali il restauro del-le restanti tre grandi tele, e quello del bellissimo e prezioso organo Amati del 1810. Un’iniziativa che ha trovato una risposta più che positiva nel nu-meroso pubblico presente, nonostan-te la fitta cappa di nebbia scesa sulla città. Dopo una breve introduzione, nella quale si sono ringraziati tutti

coloro che con il contributo econo-mico hanno permesso la realizzazio-ne di questo intervento, primi tra tut-ti, la Fondazione comunità bresciana, che ha contribuito col 50% della spe-sa, l’apertura della serata è stata in chiave musicale. Giuliano Galli, già violoncellista della Scala di Milano, e il figlio Alessandro, bravissimo or-ganista, hanno deliziato la platea con alcuni pezzi di grande qualità. È sta-to poi il turno di don Luigi Salvetti, che ha commentato, con grande ca-pacità critica, il dipinto, l’autore, e il contesto storico artistico dell’epoca, riallacciandosi, anche con immagini, ad altre raffinate opere raffiguranti S.

Antonio abate, primo fra tutti lo splen-dido quadro di Moretto conservato nel santuario di Auro di Casto. Dopo la lettura critica, è stato il turno del restauratore Leonardo Gatti, che ha illustrato, attraverso numerose diapo-sitive, tutto il lavoro di restauro ese-guito, accompagnando virtualmente la platea passo per passo all’interno del laboratorio, coinvolgendola diret-tamente in tutte le fasi di lavoro, tra-smettendo sensazioni ed emozioni, ma anche le preoccupazioni dovute alle difficoltà e agli imprevisti incon-trati. “Un restauro molto complesso”, ha spiegato Gatti, “poiché sotto lo strato pittorico inizialmente visibile, compromesso da almeno tre invasivi precedenti interventi, è stata ritrovata l’originale opera autografa in pessime condizioni di conservazione. Nume-rosissime erano le lacune e le cadute di colore ben nascoste dai vecchi re-stauri. La pulitura, eseguita con nuovi materiali a basso impatto ambientale, ha permesso di recuperare le splendi-de tinte originali, fino a oggi illeggibi-li, nonché la firma dell’autore, “Jaco-

bus Palma F”, anch’essa sottostante una ricostruzione ottocentesca. Un restauro che per la sua difficoltà ha richiesto tempi molto più lunghi di quelli inizialmente pianificati, e per il quale è stata applicata, di comune accordo con la Soprintendenza per i beni artistici e storici di Mantova, una metodologia d’intervento assai sofisticata”. La serata si è conclusa con la proiezione di una serie d’im-magini inedite, raffiguranti il restau-

ro di tutti gli interni della chiesa, ese-guito dallo Studio Laboratorio Leo-nardo Gatti nel 2005-2006. Durante quell’intervento, furono restaurati sia l’imponente ciclo pittorico (cir-ca 3.000 mq), capolavoro di Vittorio Trainini eseguito nel 1934-35, sia la grande soasa lignea dorata del pre-sbiterio, con splendido dipinto in essa collocato, nonché gli altari di marmo, la struttura lignea dell’orga-no e la cantoria.

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“Brixiantiquaria 2011 si rinnova e raddoppia la sua superficie espositiva con una sezione diarte moderna e contemporanea, nella convinzione che più linguaggi artistici rappresentinoun richiamo e un arricchimento per il visitatore. Questo raffinato connubio di epoche e stili si è visto forse per la prima volta in una manifestazione pubblica al Tefaf di Maastricht, piccola città olandese divenuta famosa proprio

per la sua manifestazione, capace di attirare un pubblico internazionale conmigliaia di visitatori, collezionisti e perfino direttori di musei”. È a questa dichiarazione che Virginia Peroni (nella foto), presidente del sindacato antiquari bresciani, affida le attese per la rassegna pronta al taglio inaugurale. Brixiantiquaria, quindi, giunta alla 24ª edizione, pur mantenendo le caratteristiche qualitative

che l’hanno accompagnata fin dalle sue origini, amplia la sua offerta, proponendo con questa “seconda” e non minore rassegna dedicata all’arte moderna un’immagine rinnovata; attrattiva per un più vasto target di visitatori, segno di modernità al passo con i tempi. “Nonostante il perdurare della crisi che ha investito l’economia mondiale – sono ancora considerazioni di Virginia Peroni –, con l’edizione

prossima all’inaugurazione Brixiantiquaria compie un grande sforzo organizzativo, segno forte di volontà positiva e di fiducia nel futuro: sono molteplici i presupposti perché il nostro pubblico tradizionale, attento e competente, trovi ulteriori occasioni di interesse, e varia e seducente anche la nuova proposta culturale tesa a stimolare e appagare il gusto di visitatori diversi, se pure accomunati dall’amore del bello”.

n appassionante viag-gio nello splendore, un’esperienza cultu-rale che si rivela sem-pre d’altissimo livello,

quella offerta da Brixiantiquaria, in programma dal 25 al 28 novembre prossimi. Viaggiare nel gusto di un tempo significa riappropriarsi di ra-dici solo all’apparenza lontane dalla nostra vita, eppur consustanziali con il presente. Allora, alla ricerca della bellezza, di un equilibrio perduto, tra quadri di altissimo livello qualitativo, mobili museali e oggetti di grande ri-lievo, accanto a una mostra cultura-le (dedicata ai bronzi dei Civici mu-sei, tra i quali rifulgono medaglie di Pisanello) e a una sezione dedicata all’arte contemporanea. Alcune anti-cipazioni, a partire dal dorato mondo della Serenissima. consentono di co-noscere qualcosa in più dell’edizione di Brixiantiquaria che sta per aprire i battenti. Ecco una splendida coppia di poltroncine veneziane del Settecen-to, laccate in oro e dipinte con finissi-me decorazioni floreali. Sempre dalla

Venezia del XVIII secolo arriveranno a Brescia un cassettone in noce e ra-dica di noce, di grande solidità di co-struzione e tuttavia mosso sul fronte e sui fianchi, così da risultare stilisti-camente alleggerito, e un raffinato mobile con alzata a specchio, pure in noce e radica di noce. Elegantissimo, per forme e sfumature cromatiche, il cassettone con alzata lastronato in le-gno di carrubo e intarsiato in legno di rosa, mosso davanti e con i fianchi a bombé, un altro gioiello della scuola veneziana del Settecento. Notevole il cassone da viaggio settecentesco in lacca di China, parzialmente dipinto in oro e marrone a creare un decoro

di gusto orientaleggiante con pago-de, balaustre, palme e salici, uccelli in volo nel cielo. Vere chicche per gli appassionati sono due casseforti, en-trambe con anima in legno rivestita da fasce di ferro bloccate da robustissi-me borchie. La prima è stata realizza-ta e firmata dal milanese Ferdinando Melzi nel 1807; la seconda, a due ante e munita di un catenaccio, pure di ma-nifattura lombarda, risale addirittura alla fine del Cinquecento - inizi del Sei-cento. In arrivo negli spazi della Fiera di Brescia anche un eccezionale can-terano in noce con cassettiera, usci-to dalla rinomata bottega Fantoni di Rovetta, nel Bergamasco, alla fine del XVII secolo, davvero pregevole per la ricchezza degli intagli. Dall’universo mosso del Settecento arioso, sensuale e dissipatore, sul quale si specchiano i cieli primaverili e vasti di Tiepolo, si passa alla forma del progressivo ritorno alla classicità. È molto proba-bilmente di mano del grande Giusep-pe Maggiolini la coppia di cassettoni intarsiati in legni pregiati, impreziosi-ta da raffinati dettagli e da dorature,

di stile Luigi XVI, realizzata nel 1770. Di rilievo per la qualità pittorica e la dolcezza dei volti l’olio su tela di Ja-copo Amigoni, una Madonna con il Bambino e San Giovannino, ossia uno dei temi prediletti dall’artista. L’opera rimanda alla celebre Sacra Famiglia della collezione Terruzzi, dove, per la figura della Madonna, Amigoni era ri-corso alla medesima modella. Molto bella e insolita anche la specchiera in legno ebanizzato degli inizi del XVIII

secolo, elegantemente modanata, con una ricca cimasa in legno intagliato e dorato, a raffigurare un cinesino che regge in mano un ombrello. Né va tra-scurata un angoliera laccata in arte povera piemontese, in legno laccato avorio con profili dorati, interamente decorata con piacevolissime scene di vita, piante e animali.Sono molti, insomma, i pezzi che ren-dono interessante l’edizione 2011 di Brixiantiquaria.

DALL’ANTIQUARIATO ALL’ARTE CONTEMPORANEA

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MOSTRA COLLATERALE

STRAORDINARIETÀDEL BRONZO

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Dopo 11 anni, per altro segnati da pe-riodi di sosta forzata, la piccola chie-sa di San Gaetano, in via Callegari a Brescia, è stata quasi interamente re-staurata. Oggi, chi vi entra non trova più pareti grigie e tristi, marmi spenti, quadri malconci e affreschi patinati. Il visitatore, catturato, affascinato dalle linee della facciata, può gustare la leg-gerezza delle linee architettoniche e il candore delle pareti, può essere ra-pito dagli intarsi e dalle forme parti-colari estratti dai marmi, può restare in contemplazione dei martiri, tutti al femminile, lungo le pareti della nava-ta, dei santi, raffigurati nelle quattro cappelle laterali, o dal percorso spiri-tuale affidato agli affreschi della volta e del presbiterio. Il recupero, ormai complessivo, della chiesa è stato pos-sibile grazie all’attenzione della comu-nità francescana (che si prende cura dell’edificio) e di tanti altri che hanno contribuito a riportarla all’originale bellezza. Uno sforzo che è stato rac-contato nella pubblicazione “Le tele restaurate della chiesa di San Gaeta-no”. Pagine eleganti che danno conto dei restauri realizzati sui quadri della navata e del presbiterio, attraverso un percorso spirituale complessivo e una scheda particolareggiata dedi-cata a ogni singola opera. La pubbli-

cazione dà anche conto della singo-larità dell’intervento realizzato in San Gaetano: il recupero delle tele è stato oggetto di un unico progetto che ha permesso omogeneità di scelte. Un percorso reso possibile dal fatto che le stesse tele della chiesa erano state pensate, all’atto della loro realizzazio-ne, come un unico ciclo pittorico, rea-lizzato nel breve volgere di pochi anni e per mano di pochi artisti espressa-mente per la chiesa di San Gaetano.Anche precedenti interventi conser-vativi, così come il più recente, erano stati condotti sull’apparato pittorico complessivo della chiesa, conferen-do allo stesso la caratteristica di un unicum nel panorama bresciana. Gli interventi conservativi si sono svol-ti, come è possibile leggere nella pubblicazione, in tre fasi successi-ve. La prima, tra il 2000 e il 2001, ha interessato le superfici stuccate e affrescate della navata. L’intervento era stato realizzato in concomitanza con il restuaro e le messa in sicurez-za dell’organo e della cantoria. La seconda fase è stata completata tra il 2006 e il 2007; la terza e ultima è quella condotta tra il 2008 e lo scor-so anno e ha interessato le superfici del transetto, delle cappelle e della facciata principale.

Resistente tanto da divenire, nel passato, una lega che contrassegnò una civiltà, visivamente ricco da essere trasformato, con il trascorrere del tempo, in una materia-principe nell’ambito della realizzazione delle sculture, il bronzo ha inciso profondamente sulla cultura, contribuendo ad eternarla. Brixiantiquaria, oltre ad aprire, con un’apposita sezione, alle riletture del mondo offerte dall’arte contemporanea, propone,

accanto ai propri stand, essi stessi spunto di un viaggio nella storia, nel gusto, nei valori figurativi che si sono avvicendati nei secoli, la mostra collaterale (di eminente natura culturale) “StraordinariEtà del bronzo, duemila anni di scultura in bronzo nei Musei Civici di Brescia”, realizzata in collaborazione con Santa Giulia e curata dagli storici dell’arte Elena Lucchesi Ragni e Maurizio Mondini. La mostra resterà aperta negli spazi della Fiera di Brescia

in concomitanza con la rassegna antiquaria e con l’esposizione di opere d’arte del Novecento e degli anni più recenti, così da creare un arco temporale amplissimo, in grado di sollecitare l’interesse di numerosi visitatori. Oggetti o sculture che si potranno vedere a Brixiantiquaria sono attualmente conservati nei depositi dei musei, sicché, questa, diventa un’ottima occasione per conoscere la ricchezza di Santa Giulia, lungo un filone omogeneo.

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Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!

Pesco ancora dai ricordi di mia madre. Quando lei e la nonna en-travano nella chiesa c’era la ge-nuflessione profonda e il segno della croce fatto con lentezza e gesti ampi. La nonna ripeteva al-la nipotina la catechesi imparata e trasmetteva la fede nella Trini-tà. Toccandosi la fronte diceva “Padre e Dio? Sciur se! (Signor sì!)” poi portando la mano al pet-to: “Figliolo e Dio? Sciur se!”, poi toccandosi le spalle “Spirito San-to e Dio? Sciur se!” infine metten-do le mani giunte: “Son dunque tri dei? No, ma un Dio solo!”. Per anni la bisnonna ha pregato in questo modo e forse anche sua madre e la sua nonna pregavano così. Non sappiamo da quale secolo provie-

mo vegliare. Veglia chi attende, chi sa di avere e soprattutto sa che quello che ha gli è stato affidato. Rinunciare a concepirci come do-no di Dio nel nostro essere e nel nostro avere ci consegna all’incer-tezza del non sapere, non alla cer-tezza dell’incontro con chi ci ha fatto e ci ha affidato quello che sia-mo. Sono due prospettive radical-mente diverse. La prima è un salto nel buio, la seconda la sicurezza di un evento che si compirà. L’unica somiglianza sta nell’incertezza del “quando”; diversa, anzi opposta è la base di questa incertezza. Non possiamo accontentarci di chiama-re destino questa incertezza: il de-stino è di chi non sa cosa aspetta e nemmeno chi aspetta.Non sapere il “quando” per chi cerca di credere è la prova ulti-ma e bellissima di quella libertà che Dio ci ha lasciato pur avendo-ci dato tutto. Quel tutto di dono e di amore che possediamo, che ci è stato affidato non dovrebbe la-sciare che ci addormentiamo: è un

tesoro per il quale vegliare senza sosta in attesa che Quello che ce l’ha dato torni per condividerlo, per renderlo completo. La nostra non può che essere un’attesa piena di senso; non è cieca, non è senza motivi. Lui è il padrone del tem-po, del nostro, in primo luogo. È Lui che ce lo ha consegnato, ce lo ha affidato. Non possiamo andare a tentoni nel buio dell’incertezza sul “quando” perché a noi non in-teressa il “quando” ma il “Chi” in-contreremo. Solo in questo modo potremo ca-pire perché vegliare: perché ab-biamo ricevuto un tesoro e verso il nostro vero tesoro stiamo cam-minando, anche se il percorso e la sua durata e quello che incon-treremo di mezzo non ci è dato di saperlo in anticipo. Sapere di aver ricevuto è sapere anche di dover incontrare, non è incertezza su quello che sarà ma scoperta, gior-no per giorno, di Chi sta ad atten-derci e che verrà. Non possiamo avere paura. Solo vegliare.

l padrone del tempo. Non è questione di destino o incer-tezza del futuro. Non è la go-gna di non sapere “quando” il motivo per il quale Gesù

invita a vegliare. Avrebbe usato altri termini, avrebbe costretto ad aver paura dell’ignoto, dell’incom-mensurabile, dell’improvviso. Una spada appesa sopra la testa, un ordigno che potrebbe esplodere. Usa il verbo vegliare perché chi veglia sa che deve custodire qual-cosa di prezioso, sa di possedere qualcosa che gli potrebbe essere rubato. Non veglia solo chi non possiede nulla. Per questo l’invito di Gesù a vegliare, per essere compreso nel-la sua profondità, non può essere disgiunto dalla radice del nostro essere. Siamo tutti dono di Dio e quello che abbiamo è un tesoro che ci è stato affidato. Non siamo i padroni del tempo, né delle co-se né di noi stessi. Se credessimo di esserlo potremmo solo provare paura dell’incerto ma non potrem-

ne questa preghiera certo è che i nostri avi non solo pregavano, ma trasmettevano la fede attraverso queste piccole e brevi nozioni ri-cevute, imparate e trasmesse alle generazioni successive. Oggi sor-ridiamo a questi ricordi ma i no-stri antenati partecipavano a una Messa che non potevano seguire perché celebrata in latino, lingua ascoltata, ma non sempre compre-sa dal popolo. Ancora quando io ero giovanotto, la “Elsa” una don-na del paese, che ho visto piangere la prima volta che si era messa le scarpe, lei che aveva sempre por-tato gli zoccoli di legno, nelle lita-nie in latino a un certo punto di-ceva “Regina pistolorum” litania di non facile traduzione, al posto di

“Regina apostolorum”. Eppure era una donna semplice e saggia che aveva fatto rigare dritto il marito e tirato su le figlie tutte come bra-ve spose e madri. Nella preghiera è più importante l’esattezza del cuore che quella sintattica. Qual-che anno fa studiando gli scrit-ti di San Francesco, ho scoperto in un’intensissima lezione con un francescanista che la benedizio-ne a frate Leone scritta di pugno e in latino dal santo assisiano, ha due errori che pazientemente fra-te Leone ha raschiato e ricorretto di suo pugno. Certo questa “igno-ranza” di San Francesco non gli ha impedito di essere tutt’ora uno dei Santi più amati e attuali del nostro calendario.

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l tema ricorrente lungo tutto il viaggio è quello di conside-rare la Chiesa d’Africa, l’Afri-ca intera, come la terra della speranza; il Papa, convinto,

avverte che non si tratta di me-ra retorica. La visita è un evento storico per il Benin, raggiunto già due volte da Giovanni Paolo II nel 1982 e nel 1993.Sabato mattina 19 novembre Bene-detto XVI si è recato in pellegrinag-gio per visitare la tomba dell’illustre amico, il cardinale Bernardin Gan-tin, cui è dedicato l’aeroporto, se-polto nella cappella del Seminario, già decano del collegio cardinalizio e segretario della Congregazione dei vescovi, deceduto il 13 maggio 2008. Come dimenticare che entrambi, Ratzinger e Gantin divennero Cardi-nali nel 1977 durante l’ultimo conci-storo presieduto da Paolo VI?Nel Seminario di Saint Gall studiano 200 giovani teologi, il grande cortile tra i palmizi e gli alberi di mango è gremito di chierici, sacerdoti e laici fedeli; qui si realizza visibilmente davanti agli occhi del Papa il grande sogno del Comboni, del Conforti e di Paolo VI, quello cioè di vedere una Chiesa africana capace di gestire la propria vita, le proprie idee, le pro-prie iniziative, una Chiesa protago-nista dello sviluppo del Continente africano e della Chiesa universale. Certo non mancano problemi, rego-larmente menzionati, in una Chiesa dinamica e molto vitale che gode di grande prestigio presso i fedeli. Per amore di cronaca bisogna anche dire che, per l’occasione, le strade

Grande un terzo dell’Italia e popolato come la Lombardia, il Benin è tracciato sulla carta, così come il vicino Togo e altri Paesi africani, in modo innaturale e questo spiega perché le popolazioni e le lingue si mescolano con una vivacità e vitalità singolari. Si tratta in massima percentuale di giovani, al punto che paradossalmente in televisione non si parla mai di crisi, ma sempre e solo di progetti, di formazione, di scuola e di futuro. Una storia, quella del Benin,

che segue le tappe obbligate dei Paesi africani: il colonialismo, l’indipendenza, la svolta comunista e collettivista degli anni settanta, il neo-colonialismo parallelo alla tortuosa strada percorsa da una democrazia che fa dei temi dello sviluppo e della tolleranza i motivi principali della propria esistenza. Crogiuolo di lingue, di etnie, di tradizioni, di gruppi religiosi, di sette, di religioni tradizionali, il Benin è il cuore ancora vivo del Voudoun. La sua

storia è legata all’antico regno di Dahomey con la vecchia capitale Abomey, dove risiede ancora, con discreto seguito, il successore legittimo del re. Per contrasto la Chiesa del Benin si distingue nel continente africano, è davvero singolare per vitalità, i sacerdoti sono numerosi e colti, molti hanno studiato all’estero, numerose le congregazioni femminili locali, vengono aperte continuamente nuove comunità, ci sono vocazioni, nonostante le difficoltà ambientali

ed economiche al limite della sussistenza e il permanere di una forte tendenza al sincretismo etico e religioso. Il senso profondo della visita del Papa si palesa chiaramente sabato 19 novembre nell’incontro con un folto gruppo di bambini, a Cotonou nella chiesa di Santa Rita. Guidati dai loro animatori e catechisti riescono a esprimere una carica di entusiasmo che commuove visibilmente il Papa, il quale accenna gioioso un passo di danza. (m.n.)

Il Papa appare con il volto chiaro, scende sereno e deciso dall’aereo che atterra nel primo pomeriggio di venerdì 18 consapevole di avere una missione importante. Siamo all’aero-porto di Cotonou sulla riva dell’Oce-ano, il clima sotto un sole implacabile è equatoriale ma c’è sempre un ven-to piacevole a rendere sopportabile la calura. 150 anni fa Francesco Bor-ghero, originario della Liguria e Ro-drigo Fernandez spagnolo, entrambi

dello Sma di Lione, sbarcarono sulla spiaggia di Ouidah, a 40 km da Coto-nou; era il 18 aprile del 1861; nei pochi mesi della loro permanenza diedero il via alla missione cattolica. Sulla spiag-gia un monumento ricorda l’evento; la bellezza del ricordo si oscura tragica-mente 5-600 metri più avanti dove sor-ge la Porta della Diaspora, dedicata a migliaia di schiavi caricati sulle navi. Da qualche anno gli africani hanno smesso di guardare a questa tragica

storia, hanno cominciato a guardare avanti. Nei saluti l’importanza della Chiesa in Africa riceve il giusto ri-conoscimento, in un Paese, il Benin, dove convivono diverse esperienze religiose in modo pacifico e tolleran-te, mentre il Papa indica come inevi-tabile la fuoriuscita dalla tradizione e l’ingresso, in corso, nella modernità, avvertendo profeticamente sui rischi di un progresso senza anima e sul do-minio delle leggi di mercato sull’etica.

cana il documento del Sinodo Afri-cae munus.Gli africani amano la liturgia e la festa in modo del tutto singolare, in Benin i tam tam continuano a scandire tutti gli eventi della vita, gli esperti assicurano che in chie-sa vengono usati addirittura 14 rit-mi diversi. Il saluto finale è carico di gratitu-dine e di nostalgia; mentre decolla l’aereo papale viene in mente con grande chiarezza che il tempo di identificare l’Africa con la missio-ne e l’opera dei nostri missionari è davvero finito.Saranno gli africani a lanciare la missione del futuro verso l’Asia e la Cina? La presenza di lavoratori cinesi sul territorio africano, circa un milione, sembra una significati-va premessa. Per l’occasione vale la pena di ri-cordare che non sono mancate nel passato fitte collaborazioni del Be-nin con Chiese europee, con l’Italia, con diverse diocesi, congregazioni religiose, gruppi missionari, Ong, associazioni; certamente è impor-tante mantenere e approfondire lo scambio: da una parte l’esperienza, i mezzi, dall’altra la vitalità, l’entu-siasmo in questo momento di crisi economica, che mette in agitazione il mondo sviluppato, dominato dalle leggi di mercato e da una sindrome depressiva, l’investimento più sicu-ro è quello che aiuta i poveri ad af-francarsi, mentre il Papa ci ricorda con il suo viaggio che la salvezza è un dono di Dio e che si realizza solo incontrando Gesù Cristo nella fede.

percorse dal corteo papale, altri-menti impraticabili, sono state re-staurate a tempi record e sembrano tappeti da biliardo al punto che un viaggio più lungo del Papa avreb-be portato alla soluzione di uno dei gravi problemi del Benin (era solo un’idea, nda).È nel santuario di Notre Dame di Ouidah che il Papa firma il docu-mento del secondo Sinodo dei ve-scovi africani tenutosi due anni fa in Vaticano sul tema “La Chiesa d’Africa a servizio della riconcilia-zione della giustizia e della pace, voi siete il sale della terra e la luce del mondo”.I documenti sono fatti di parole, di idee, e qui l’attesa di ciò che il Papa

ha scritto è grande. Qui anche la vo-ce dei vescovi è ascoltata.Allo stadio di Cotonou, domenica 20 mattina, sotto un sole che nel frattempo non si è stancato, il Pa-pa ha consegnato alla Chiesa afri-

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el 1980 il Sinodo dei Ve-scovi affrontò il com-plesso tema della fami-glia, sia guardando alle nuove situazioni, sia vo-

lendo rilanciare l’evangelica notizia sul matrimonio e la vita familiare. Un anno dopo, il 22 novembre del 1981 Giovanni Paolo II, seguendo le indicazioni dei vescovi e nel sol-co del Concilio Vaticano II, offrì a tutta la Chiesa universale l’esorta-zione apostolica Familiaris Con-sortio, un documento destinato a diventare la Magna Charta per le famiglie e per tutta la pastorale fa-miliare. Ora sono passati 30 anni da quei giorni memorabili e il motto di Giovanni Paolo II è più che mai attuale: “Famiglia, diventa ciò che sei!” (Fc n. 17). La Chiesa italiana, e in essa la nostra diocesi di Brescia, ha sicuramente compiuto notevoli passi in avanti nella riscoperta del valore del sacramento del matrimo-nio, come pure nella considerazione della soggettività ecclesiale e civile del nucleo familiare. Insieme, però, sono sorte nuove sfide e difficoltà, che chiedono ancor più attenzione da parte di tutti verso questi doni di Dio per il bene dell’umanità. Per questi motivi, la ricorrenza dell’an-niversario non può essere ridotta a mera celebrazione fine a se stessa, ma semmai deve diventare occasio-ne per approfondire il tesoro rac-

Chiesa e contribuire efficacemente alla costruzione del Regno; la fami-glia che da esso scaturisce, allora, è realmente come piccola chiesa do-mestica e vitale cellula della società. Questa specifica e originale strada di santità ripropone il Mistero Grande espresso da San Paolo nella Lettera agli Efesini (Ef 5,32), ovvero l’unio-ne sponsale e salvifica di Cristo con la sua Chiesa. Annunciare il matri-monio e la famiglia, allora, è prima di tutto annunciare l’Amore di Dio, che a noi si è manifestato in pienez-za nel dono totale e fedele del suo Figlio Unigenito. Serve, oggi, sia

chiuso nella Familiaris Consortio e rinnovare la speranza nelle com-plesse situazioni odierne. Bisogna ribadire con forza e pazienza che il matrimonio sacramento è un dono grande di Dio, capace di fondare la

L’Avvento, al Convento dell’Annun-ciata sul Monte Orfano di Rovato, parla la lingua ferma ma gentile del-la donna, del suo ruolo centrale nel corso della storia e nella Bibbia, ma non solo. I frati Servi di Maria, di stanza ormai da oltre 500 anni sul rilievo che domina la Franciacorta, hanno approntato due diversi per-corsi che terranno banco all’Annun-ciata per tutto il mese di dicembre, arrivando a coprire anche i primi me-

si dell’anno prossimo. Il primo ciclo di incontri riguarda il tema “Letture antropologiche della religione”. “Si tratta di un seminario – dice il cura-tore, fra Ermanno Bernardi – che si svolgerà la domenica mattina, dalle ore 9 alle ore 11. Nei primi incontri presenteremo diverse letture antro-pologiche della realtà, mentre i re-stanti appuntamenti saranno dedi-cati alla presentazione delle ricerche seminariali dei partecipanti, seguita

da relativa discussione di gruppo”. Il prossimo incontro è fissato per do-menica 18 dicembre: in discussione ci sarà l’interpretazione di Victor Tur-ner e la sua “Visione processuale del-la realtà”. Il 22 gennaio invece tocca all’“Antropologia della resistenza”, di Raffaele Mantegazza; il 12 febbraio prima relazione dei partecipanti sul tema del “Bracconaggio”, che verrà analizzato anche nella mattinata di domenica 18 marzo. Ad aprile, per

l’esattezza il 22, si cambia tema, pas-sando a lavorare sulla “Processuali-tà”, così come accadrà domenica 20 maggio. Infine il 10 giugno, chiusura plenaria su “La strategia della resi-stenza”. “Mercoledì 30 novembre, invece – spiega sempre fra Ermanno Bernardi – ci sarà l’incontro biblico con la pastora Lidia Maggi. Tema di questo ciclo, che durerà fino a poco prima del Natale, la figura della ma-dri del Messia: le donne nella genea-

logia di Gesù”. La Maggi, pastora del-la chiesa battista ed esperta di forma-zione teologica e dialogo ecumenico, si occuperò di “Rahab, il filo rosso della storia”. Due settimane dopo, il 14 dicembre, spazio invece a “Ru, la salvezza straniera”. Infine, mercole-dì 21 dicembre, ci sarà “Betsabea, le tenebre e la luce”. Gli appuntamenti biblici si tengono alle ore 20.30. Per ulteriori informazioni: www.servidi-mariarovato.191.it.

negli sposi che nei consacrati, un nuovo coraggio di testimonianza e una maggiore cura di preparazione/accompagnamento, affinché tutti possano sentire questo meraviglioso annuncio di bene e siano messi nelle condizioni poi di viverlo. Intanto, in-sieme ad altre iniziative di carattere regionale e nazionale, nella nostra diocesi per ricordare questo anni-versario della Familiaris Consortio, il vescovo Luciano celebrerà una S. Messa nella chiesa che ebbe i natali insieme a questo documento e che, in maniera ispirata, fu dedicata pro-prio alla Santa Famiglia di Nazareth.

Laici (giovani e adulti) - da mercoledì 7 a domenica 11 - “Cristo è la nostra pace”, esercizio spirituale della lectio divina con la lettera di Paolo apostolo ai cristiani della chiesa di Efeso. Donne - martedì 13 dalle 10 alle 16.30, ritiro spirituale - lectio divina con la Parola di Dio che verrà ascoltata nella liturgia eucaristica della Quarta di Avvento. Presbiteri e religiosi - mercoledì 14 dalle 9.30 alle 14, ritiro spirituale per il presbiterio e i religiosi delle due zone gardesane XVI e XVII.

Il servizio della Parola è offerto da don Vittorio Bonetti, parroco a Prevalle S. Zenone e S. Michele, il ministero della riconciliazione dai Padri Cappuccini di Barbarano. Esercizi spirituali per i laici - dalla serata di mercoledì 7 dicembre al pranzo della successiva domenica 11, don Dino Capra e le Suore Dorotee di Cemmo dell’Eremo animeranno le giornate di esercizio spirituale della lectio divina delle Sacre Scritture leggendo, meditando e pregando la Lettera di Paolo

apostolo ai cristiani della chiesa di Efeso: come quelli di allora, anche noi cristiani di oggi siamo chiamati a vivere con maggiore coerenza il Natale di Cristo “la nostra pace, colui che ha fatto dei due popoli, nemici tra di loro, un unico popolo nuovo, abbattendo il muro che li separava, l’inimicizia”. Per giovani che si domandano come impegnare la loro vita - dalla serata di lunedì 26 dicembre al pranzo del successivo venerdì 30, don Dino Capra e le Suore

dell’Eremo propongono alcune giornate di esercizio spirituale della Lectio divina delle Sacre Scritture a giovani, giovani adulti e coppie di giovani sposi che desiderano trovare la risposta alla domanda di senso che, prima o poi, tutti si pongono: “ Che devo fare, Signore, della mia vita?”. Sarà guida delle giornate l’apostolo Paolo, con la sua Lettera ai cristiani della chiesa di Filippi, la prima delle Chiese europee a ricevere l’annuncio del Vangelo di Gesù il Signore.

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Sabato 26 novembreOre 10 – Brescia −Incontro con l’Associazione artigiani bresciani.

Ore 18.30 – Brescia −S. Messa in Cattedrale.

Domenica 27 novembreOre 11.00 − Cellatica (Fantasina) −

In preparazione alla 44ª marcia “Educare i giovani alla giustizia e alla pace” in programma il 31 di-cembre a Brescia (ci si può iscri-vere sul sito della diocesi o contat-tando l’Ufficio di pastorale sociale allo 0303722236) è stata pensata una giornata di studio, il 2 dicembre alle 17.30, sul tema della legalità. Duran-te la mattinata, dalle 9.30 nella sala polifunzionale della Cattolica in via Trieste 17, intervengono, moderati dal prof. Luciano Caimi (Università cattolica), don Luigi Ciotti e don Fa-bio Corazzina sull’argomento: “Le-galità: parola ai giovani”. Nel pome-riggio, alle 17.30 sempre in Cattolica ma nell’aula magna, tocca a mons. Giovanni Volta (vescovo emerito di Pavia e già presidente della com-missione “Giustizia e pace”), al prof.

Gabrio Forti (preside della facoltà di giurisprudenza della Cattolica) e a Ferruccio De Bortoli, direttore del “Corriere della sera”. I tre relatori saranno moderati dal prof. Luciano Eusebi, presidente del Centro stu-di Paolo VI “Mai più la guerra”. Gli incontri, in collaborazione con le Acli, il Csv e l’Ufficio oratori, hanno il patrocinio dell’Ufficio scolastico provinciale e del Dipartimento di pedagogia dell’Università cattolica e rientrano nel percorso sulla lega-lità (in vista della marcia nazionale di fine anno) promosso dalla Com-missione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, la Caritas, Pax Christi, la dio-cesi, il Centro studi Paolo VI “Mai più la guerra” e il Centro studi per l’educazione alla legalità.

S. Messa in occasionedel 30° della Familiaris Consortiopresso la chiesa della S. Famiglia.

Ore 15.30 − Concesio −Relazione su “Libertà e salvezza” presso l’Istituto Paolo VI.

Martedì 29 novembre Ore 20.45 – Brescia –Riflessione sull’Apocalisseper la Casa della Memoriapresso l’auditorium San Barnaba.

Mercoledì 30 novembreOre 17.00 – Brescia –S. Messa per gli universitari presso il Duomo Vecchio.

orse non tutti se ne so-no accorti, ma la consul-tazione verso il Sinodo diocesano sulle unità pa-storali si è aperta e inizia

a prendere forma in alcune compo-nenti del popolo di Dio. In questi pri-mi mesi dell’anno pastorale accan-to alla riflessione che le parrocchie stanno vivendo attraverso i centri d’ascolto sulle tematiche delle sche-de predisposte per la riflessione lo-cale, i sacerdoti nelle congreghe zo-nali stanno affrontando le tematiche del Sinodo attraverso una consulta-zione a loro dedicata circa le ricadu-te della scelta delle unità pastorali sulla vita dei sacerdoti. Lo scorso 17 novembre, presso il Centro pastorale Paolo VI, anche per il Consiglio pastorale diocesano si è aperta la fase consultiva con una prima riflessione sul tema del discer-nimento comunitario e sul rapporto tra comunione e missione nelle uni-tà pastorali.

il loro vissuto, che viene interpreta-to a Gerusalemme dove viene presa una decisione”.Ma ci sono anche degli ostacoli. Il Vescovo di Brescia li indica nell’ego-centrismo personale e di gruppo. “Il discernimento – si esprime il presu-le – diventa problematico se ci so-no dei battitori liberi”. Circa le unità pastorali Monari ha ricordato che il loro scopo è l’evangelizzazione. Le carenze di fede e il cambiamento culturale in atto ci interpellano a fare in modo che questa scelta pastorale non sia un specie di adeguamento dell’organizzazione della Chiesa sul territorio. E allora “si tratta – conclu-de il vescovo – di valutare quali par-rocchie potranno entrare in questo cammino (anche se uno schema di base è già stato elaborato dopo una consultazione zonale) e la modalità in cui si attueranno nella pastorale organica. Su questo – dice Monari –dobbiamo discutere”. Il discorso del Vescovo è stato com-

Il primo tema è stato introdotto dal vescovo Monari che si è soffermato anzitutto sul metodo: “Il discerni-mento si fa per distinguere ciò che è buono da ciò che è cattivo, e per met-tere in fila tra ciò che è buono, i beni migliori, più necessari.” Ha parlato di passi precisi Monari da compiere nel discernimento: “Bisogna raccogliere i dati. È necessario capirli. serve giu-dizio per interpretarli e bisogna deci-dere con responsabilità, poiché ogni scelta implica delle conseguenze”. L’icona biblica di Atti 15 è un buon modello di riferimento: “Pietro e Pa-olo – dice il vescovo – raccontano

pletato dall’intervento del vicario per la pastorale mons. Renato Tononi. Parlando del rapporto comunione e missione don Renato ha evidenziato attraverso cinque immagini bibliche come le unità pastorali “possano di-ventare un’occasione di grazia per la nostra Chiesa”. Esse possono favori-

re la missione ecclesiale e il cammi-no di comunione. Cosa fare in vista delle unità pastorali? Tononi rispon-de. “Vivere la spiritualità della comu-nione, promuoverne la visibilità e tra-durla in un’etica dei comportamenti”. Questo cammino ci porterà a vivere le unità pastorali come comunità fra-terne capaci di generare alla fede. Dopo il tempo del lavoro di gruppo e il resoconto ai membri del Consiglio, l’assemblea si è dedicata all’ascolto del dott. Luigi Morgano, direttore della sede bresciana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore sul tema: “I 45 anni di presenza dell’Università Cattolica a Brescia e i 90 anni della sua fondazione”.

Il 21 novembre a Maderno è scomparso don Carlo Ghitti. Nato a Rovato il 2 agosto del 1924; ordinato a Bergamo il 22 maggio 1948; incardinato nella diocesi di Bergamo; presbitero residente a Maderno dal 1980. I funerali a Maderno sono stati presieduti da mons. Gian Franco Mascher, vicario generale di Brescia, il 23 novembre. Don Carlo è stato sepolto a Rova (Bg).A lui il ricordo nella preghiera.

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amminare è un gesto quasi banale: lo faccia-mo quotidianamente, ripetitivamente, in auto-matico. Eppure, a pen-

sarci bene, per camminare servo-no tante cose: dove appoggiarsi e insieme dove andare, una direzio-ne accanto a un perché, la voglia di scoprire e la capacità di trac-ciare una storia per non perdere il sentiero. Si potrebbe continua-re: ma ciò basta per renderci conto di quante cose il gesto di un pas-so dopo l’altro pone nella nostra esistenza. L’uomo cammina: viator da sempre, con la strada nel cuore e nei musco-li. Tanto che quando uno è costretto a non farlo ci si chiede seriamente se è vita vera. Tanto che quando i popoli si fermano semplicemente si autodistruggono.Il presepio è un posto di cammina-tori. Dio cammina dal cielo verso l’uomo con il suo Figlio. Genti da Paesi sconosciuti e distanti si met-tono in cammino. Maria e Giuseppe mettono alla lu-ce il loro primogenito nel momen-to in cui stanno camminando. I pastori sono avvisati di andare a

vedere, di fare un pezzo di strada. Chi non cammina nel presepio in realtà non capisce e non vede: Ero-de nel suo palazzo, i sacerdoti nel loro Tempio, i saggi sui loro libri. Di più: cercano addirittura di di-struggere le strade degli altri, Dio compreso.Non vogliono camminare e agisco-no perché nessun altro cammini: meglio tenersi il potere stabile, lo status quo che assicura benessere e prestigio a chi lo sa gestire. Chi vuole stare fermo non sopporta i cammini degli altri ed etichetta sempre i passi degli altri come re-azionari e nemici.Ma questa tentazione non è solo di chi abita i Palazzi. È incisa an-che nel nostro cuore e spesso la ascoltiamo e la assecondiamo. Il nostro, infatti, è un tempo in cui ci si sposta tanto ma si cammina poco: in realtà si vanno a cercare conferme più che a scoprire cose e volti nuovi. È vero: si viaggia tanto, ma senza mai spostarsi dalle comodità di casa nostra; si va di qui e di là, ma spesso tutto è già deciso e pianifi-cato, finanche al minuto secondo. Raramente ci lasciamo cambiare

dal camminare; preferiamo avere tutto sotto controllo per ragioni di sicurezza. Mi piacerebbe vedere gente in cammino nei nostri presepi: non importa quale sia la distanza dal Bambino, l’importante è tenere vivo il desiderio di avvicinarsi, fa-re la strada insieme, accorgersi di non essere soli. Ecco: costruiamo un presepio per camminare, non per stare comodi.Il tempo che abitiamo ha bisogno di cambiamenti: culturali, politici, spirituali. Spesso chiediamo agli altri di cam-biare, pensando che a noi non toc-chi nessuna parte e che non ci sia nessuna nostra personale respon-sabilità: che cambi l’economia o la politica o la religione! Invece il presepio ci ricorda questa legge fondamentale: comincia a cam-minare tu, partendo da casa tua, dentro la tua situazione. Vedrai il Signore.Incontrerai gli altri. Scoprirai te stesso. Ci vuole coraggio, anche quest’anno, per fare il presepio… Ma sarebbe un problema non far-lo perché non c’è proprio bisogno di gente ferma.

Numerosi sono gli eventi nati attorno al Concorso presepi Mcl: gli allestimenti di presepi in città, il corso di presepistica, le mostre di arte contemporanea, la mostra in Duomo Vecchio vista l’anno scorso da oltre 25mila visitatori. In attesa di conoscere le modalità della manifestazione che stanno per essere messe a punto, si conferma l’emissione di due cartoline a cura delle Poste italiane con annulli dedicati. Le cartoline e gli annulli

sono elaborati su opere del pittore Mario Gilberti, che da anni con i suoi popolari personaggi dipinge l’immagine del concorso. Gli annulli filatelici sono previsti domenica 18 dicembre dalle 15 alle 19 nella mostra presepi in Duomo Vecchio e sabato 14 gennaio dalle 14 alle 16 nell’auditorium Capretti dell’Istituto Artigianelli in via Piamarta a Brescia in occasione della premiazione alla quale parteciperà il vescovo Monari. Sono ancora disponibili alcune

cartoline della scorsa edizione. Intanto continuano le iscrizioni al 38° Concorso presepi. “E si misero in cammino” è il tema, scelto con la diocesi. L’iscrizione è aperta a tutti, persone, famiglie, gruppi, oratori, parrocchie, enti, ospedali, istituzioni. Sono previsti premi per tutte le categorie e riconoscimenti per tutti i partecipanti. Per informazioni e iscrizioni telefonare allo 030/2807812, e-mail [email protected]

L’Ufficio catechistico diocesano ricorda che domenica 27 novembre alle ore 18.30 in Cattedrale avrà luogo la celebrazione delle Cresime degli adulti.I cresimandi (risultano già iscritti presso l’Ufficio catechistico diocesano) dovranno presentarsi mezz’ora prima con il padrino/madrina e il certificato di ammissione compilato dal parroco.

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Ogni giorno i sacerdoti diocesani annunciano i l Vangelo nel le parrocchie tra la gente, offrendo a tutt i carità,

conforto e speranza. Per continuare la loro missione, hanno bisogno anche del tuo aiuto concreto: di un’offerta per il

sostentamento dei sacerdoti. Queste offerte arrivano all’Istituto Centrale Sostentamento Clero e vengono distribuite a tutti

i sacerdoti, specialmente a quelli delle comunità più bisognose, che possono contare così sulla generosità di tutti.

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a proposta della Giornata del pane 2011 (27 novem-bre) realizzata grazie alla collaborazione dell’Unio-ne panificatori artigiani

della provincia di Brescia, è finaliz-zata a sostenere la Mensa dei pove-ri “Madre Eugenia Menni”. Al centro della proposta dell’Avvento di carità e dell’iniziativa del pane, connessa al-la prima domenica di Avvento, viene nuovamente posta una delle iniziati-ve di “Mano Fraterna”: la Mensa dei Poveri, compone infatti insieme a microcredito sociale, Ottavo giorno, sostegno all’occupazione, fondo assi-stenza, l’insieme delle cinque risposte messe in campo da Caritas Diocesana per fronteggiare la crisi economico fi-nanziaria. Nel 2008, la proposta “Da Pane … a pane” ha dato infatti avvio alla sperimentazione dell’Ottavo Gior-no, la piattaforma logistica per la rac-colta, lo stoccaggio e la distribuzione di generi alimentari. Nel 2009 attraver-so “Le stagioni del Pane” si è soste-nuto il progetto “Pane moltiplicato” finalizzato a consentire la distribuzio-ne “agevolata” del pane da parte del-le caritas parrocchiali; anche l’Ottavo giorno si è fatto parte attiva del pro-getto, mettendo a disposizione pane “tipo pugliese”, pre-affettato, a lunga conservazione. Lo scorso anno, quan-to raccolto durante la Giornata del Pane ha favorito invece la costituzio-ne del Fondo diocesano “Briciole Lu-centi”, destinato a sostenere l’attività delle Caritas impegnante ad attenuare gli effetti più deleteri della sofferenza finanziaria che attanaglia le famiglie, in particolare con minori a carico. Di

Vittorio Emanuele II, 17. L’allungarsi della fila alla Mensa dei poveri invita dunque a tendere una “mano fraterna” a coloro che hanno bisogno di qual-cosa da mangiare, ma nel contempo, alla luce della scelta pastorale delle relazioni, provoca lo sguardo oltre la fame di cibo: alla “scuola dei volti” in-fatti c’è fame di ascolto, di relazione, di speranza, di futuro. La “Mensa dei Poveri” invita dunque a guardare alla “Mensa della vita”, al nostro riscoprir-ci, consegnati gli uni gli altri, affamati di ascolto, di relazione, di speranza, di futuro. A partire dalla Giornata del pa-ne, proprio“la Tua Fame, la Mia fame” accompagnerà la proposta dell’Av-vento di Carità 2011, quale segno di una “Chiesa di prossimità”.

fronte al significativo aumento di pa-sti distribuiti dalla Mensa dei poveri, da 26.425 nel 2009 a 30.288 nel 2010, la Giornata del pane 2011 offre invece l’opportunità alle nostre comunità di “farsi progetto” per assicurare un pa-sto quotidiano agli ospiti sempre più numerosi (da 90 presenze in media al giorno nel 2009 a 120 nel 2010) di via

Il 21 novembre è ripartito il progetto “Giovani & Comunità” (G&C). L’iniziativa, che consiste in una esperienza di alcuni mesi di vita comune per giovani maggiorenni, è promossa dalla Caritas diocesana in collaborazione con gli uffici diocesani Vocazioni e tempi dello Spirito, oratori e pastorale giovanile. Il nuovo gruppo è formato da cinque ragazze – Chiara, Giulia, Sofia, Mariacristina e Cristina – che condivideranno per quattro mesi la loro quotidianità

in un appartamento messo a disposizione in centro storico, parteciperanno a momenti comuni di formazione, svolgeranno attività di servizio in alcuni centri della rete Caritas e porteranno la loro testimonianza ad alcuni gruppi giovanili parrocchiali. A spingere le ragazze a iniziare questa esperienza sono stati il desiderio di sperimentare un periodo di autonomia da casa e di mettersi alla prova con altre coetanee in un contesto che favorisce il

confronto e il discernimento del loro progetto di vita. L’esperienza sarà supportata da due figure di accompagnatori adulti che proporranno momenti di riflessione su tematiche sociali e spirituali e incontri periodici di verifica della convivenza. Per informazioni e colloqui sia con i giovani che con sacerdoti o animatori interessati a conoscere la proposta i referenti del progetto Diego Mesa (nella foto) e suor Francesca Becattini sono contattabili al numero 030.3757746.

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ilancio positivo? Per ora, un sì deciso. Il 2011, Anno europeo del volontariato, ha vissuto tantissime ini-ziative in terra bresciana.

Questi 12 mesi dovevano essere in pri-mis una celebrazione di quei milioni di persone che in Europa si impegnano ad aiutare gli altri senza alcun com-penso economico; di coloro che dona-no tempo e sforzi ai loro quartieri, alle loro città, alle scuole, agli ospedali, ai centri sportivi, alla tutela dell’ambien-te, ai servizi sociali, al soccorso uma-nitario in altri Paesi. Per questo mo-tivo si sono susseguite feste, mostre, rassegne cinematografiche, momenti aggregativi in cui volontari e non, si sono conosciuti e hanno stretto rap-porti. Rapporti che hanno visto quali interlocutori anche diverse associa-zioni, Comuni, scuole, anime diverse della società civile che insieme han-no fatto qualcosa di buono e creato sinergie che speriamo dureranno nel tempo. Sarebbe forse il risultato più grande che si poteva chiedere all’An-no Europeo: lavorare in rete su tema-tiche di interesse sociale. Con lo stes-so entusiasmo ci stiamo avvicinando a sabato 3 dicembre, giorno della Fe-sta del volontariato, momento conclu-sivo di una corsa iniziata lo scorso in-verno in piazza Loggia con l’apertura ufficiale dell’Anno alla presenza delle autorità e dei volontari. La Festa del volontariato – come detto sabato 3 di-cembre al PalaBrescia, a partire dalle 16.30 – sarà arricchita dalla presenza di centinaia di bambini e ragazzi del-le 24 classi vincitrici del concorso “La solidarietà che abita a scuola”: sono

ro famigliari, amici e associazioni di volontariato (i pochi pass d’ingresso gratuito rimasti verranno distribuiti alle associazioni in ordine di preno-tazione telefonica allo 030 2284900). Per le associazioni presenti è stato pensato un omaggio in grado di at-tualizzare e fissare nel tempo la festa del 3 dicembre: un annullo filatelico speciale prodotto da Poste italiane che verrà impresso su delle cartoli-ne prodotte ad hoc e affrancate con il francobollo dell’Anno europeo del volontariato. Un momento di cele-brazione per prepararsi a un anno in cui non dovrà invece mancare la riflessione sul ruolo e le aree di bi-sogno cui il volontariato è chiamato a operare.

stati più di 70 i lavori presentati dal-le scuole bresciane – spesso frutto di un percorso di discussione ed ela-borazione su temi sociali – fra dvd, cartelloni, composizioni e opere va-rie. Verranno premiati poi i giovani fotografi che attraverso uno “Scatto al volo” hanno rappresentato la pro-pria idea di solidarietà. Insieme a lo-

A Leno, domenica 4 dicembre dalle 9 alle 18, si terranno i mercatini di Natale in stile “Bassa bresciana”, con la partecipazione di alcune associazioni della zona. I giardini di Villa Badia si apriranno per condividere una giornata da vivere nell’atmosfera natalizia. Il percorso inizierà da piazza Battisti e proseguirà nel parco della Villa, sede della Fondazione Dominato Leonense e sito archeologico del monastero

longobardo di San Benedetto: si potrà passeggiare fra gli stand alla ricerca di originali regali di Natale, dalle tradizionali palline colorate ai più particolari oggetti artigianali. Per soddisfare il palato non mancheranno caldarroste, vin brulé, casoncelli fatti a mano, torrone e molte altre specialità gastronomiche da assaporare o da acquistare per i cesti regalo o per le tavole dei giorni di festa. Ci sarà la possibilità di fermarsi a pranzo,

gustando lo spiedo preparato dalla Croce Bianca del Dominato Leonense, che devolverà il ricavato per l’acquisto di una nuova ambulanza. Per i bambini, l’associazione teatrale Caramella, presenterà lo spettacolo “Il corriere dei piccoli”, con ingresso libero. L’iniziativa è gratuita ed è organizzata dalla ProLoco di Leno con la collaborazione della Fondazione Dominato Leonense, di Cassa Padana Bcc e con il patrocinio del Comune.

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a contemporaneità è l’epo-ca del pensiero debole, del-la fine dei grandi sistemi filosofici, delle interpreta-zioni soggettive della real-

tà. Tuttavia, negli ultimi decenni, stia-mo assistendo al ritorno dell’interesse per la ricerca del senso dell’esistenza: si manifesta in ambito religioso, do-ve, dopo l’epoca della secolarizzazio-ne e del “disincanto”, si notano segni di rinascita. Il tema della religione nell’età post-secolare è stato affron-tato dall’Accademia cattolica di Bre-scia, che ha organizzato un seminario con la relazione di Paolo Costa. Per approfondire l’argomento, lo studio-so si è soffermato sul pensiero di due filosofi contemporanei: Jurgen Haber-mas e Charles Taylor. Secondo Costa, nella loro diversità, i due pensatori sono veri filosofi “classici”, che fanno riflettere in modo profondo, al di là della velocità spesso superficiale a cui ci ha abituato la tecnica, recuperando quella sana “lentezza” del pensiero,

Le religioni in età post-secolare

tismi apre nuovi spazi di ricerca, in cui possiamo meglio indagare la realtà. In tali dimensioni, la religione è presen-te come uno degli aspetti ineludibili del nostro essere. I due autori fanno riflettere sulla contemporaneità: ana-lizzano la secolarizzazione e l’età pre-sente, con chiavi di lettura originali, facendoci aprire gli occhi sul signifi-cato di alcuni processi cruciali della nostra epoca. Per questo motivo, i due pensatori riprendono la definizione di Hegel, secondo la quale il senso del-la filosofia è quello di comprendere il proprio tempo.

che porta a contemplare il senso del-le cose. Habermas, erede della Scuola di Francoforte e di una visione neo-illuminista, si presenta come teorico critico, che vuole “leggere” la realtà in modo integrale. In questo senso, egli riprende lo spirito “sistematico” del-la filosofia continentale tedesca, che tende a inglobare tutto nel pensiero. Infatti, Habermas non segue la con-cezione filosofica, secondo la quale la nostra epoca è post-moderna, ma vuole recuperare il senso critico del-la ragione illuminista, rifondandone il paradigma. Secondo lui, anzi, l’uma-nità può, nella nostra epoca, attuare

un progresso maggiore, se riesce a imporre un uso adeguato della ragio-ne, superando i momenti più legati a forme irrazionali. Bisogna creare uno “spazio della ragione” sempre più for-te, che si fondi su argomentazioni lo-giche, sulla dialettica filosofica, sulla comunicazione linguistica. A tale ri-guardo, Habermas pone l’accento sul-la dimensione linguistica, che è cen-trale per l’evoluzione umana: in essa, possiamo trovare momenti di intesa, di rapporti sociali, di relazioni inter-soggettive, che possono garantire un vero progresso. Certo, il cammino dell’uomo è accidentato: ci sarà sem-pre uno iato tra ideale e reale, tra fatti e norme. Tuttavia, secondo il filosofo tedesco, l’uomo va avanti, con la sua ragione, che non è perfetta, ma è fal-libile, sempre aperta a ulteriori svilup-pi, non esauribile in schemi definitivi. Egli dice che “non ha orecchio” per la religione, ma, proprio questa apertu-ra della ragione e la sua fallibilità non precludono, a priori, lo spazio di di-

mensioni “eccedenti”, come quella re-ligiosa. Dopo l’11 settembre del 2001, il suo interesse per il tema religioso si è accentuato, come dimostra anche il dialogo con Benedetto XVI.Taylor, invece, non segue una visio-ne neo-illuminista e razionalista, ma insiste sulla complessità dell’età con-temporanea. Secondo lui, esistono diversi modelli culturali e religiosi, che vanno capiti e rispettati. La sola ragione non è sufficiente per spiegare la realtà: essa presenta zone d’ombra, lacune, spazi aperti, che richiamano altri aspetti del reale, come la fede, le credenze, le tradizioni culturali. Se-condo lui, bisogna evitare l’errore di chiudersi in un modello unico, visto come perfetto e infallibile. Nell’ana-lisi di Taylor, la secolarità ci spinge a riscoprire noi stessi, quindi a una maggiore umiltà, a capire chi siamo, ad aprirci verso gli altri, senza arro-ganza, senza “hybris” e senza pretese di avere già conquistato la verità. La fine delle grandi filosofie e dei dogma-

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l’ora dell’Apocalisse. La parola è quantomai con-creta e reale ed evoca proprio in questi tempi immagini e situazioni dif-

ficili che hanno colpito con catastrofi l’Italia. Ma sul palcoscenico del Tea-tro Sociale, proposto fino a sabato 26 novembre alle 20.30, domenica 27 novembre alle 15.30 e per Altri perco-srsi martedì 29 novembre, vedremo un’altra “Apocalisse” quella che Lu-cilla Giagnoni mette in scena e che le ha permesso di vincere anche il bando nazionale “Teatri del sacro”.“Vedrete me con alcuni schermi: una persona che racconta un percorso sull’Apocalisse. Questo spettacolo – racconta, raggiunta in esclusicva per “Voce”, Lucilla Giagnoni – è l’ultimo di una trilogia di spettacoli che solo alla fine ho chiamato trilogia della spiritualità”. Si comincia con “Vergi-ne madre”, che ha vinto il premio in televisione come miglior spettacolo nel 2007; era un viaggio nella “Divina

questo – precisa l’attrice – vuol dire rivelazione, cioè ciò che ti succede quando cambi il tuo sguardo sul mon-do; quindi nulla potrà più essere come prima, perché vedi cose che non hai visto prima e agisci in modo diverso. Per Apocalisse intendo la rivelazio-ne ultima del mistero per l’umanità. Non è un racconto ma lo fa agire at-traverso una dimensione rituale. Per spiegarlo ci vuole un’ora di spettaco-lo”. Accanto all’ultimo libro del Nuo-vo Testamento Lucilla Giagnoni, non essendo un teologo, mette un testo guida che aiuta lei e lo spettatore ad entrare nell’Apocalisse. Il testo guida scelto è la tragedia “Edipo re” di So-focle. L’apocalisse è scritta in greco e l’“Edipo re” è il testo fondativo della civiltà greca sull’identità dell’uomo. È la storia dell’uomo che ha raggiunto il massimo del successo, ma non sa di aver commesso i delitti peggiori. A Tebe poi arriva la peste, l’apocalisse. “Edipo siamo tutti noi responsabili del nostro modo di stare – dice Gia-

commedia”. “L’opera di Dante si chiu-de invitandoci a guardare le stelle – continua Giagnoni – e allora mi sono chiesta perché e ne è nato “Big bang”, un percorso sulle rappresentazioni del mondo: la scienza, la teologia e la poesia. Qui ho fatto dialogare le nuo-ve scoperte scientifiche – aggiunge proprio come un fiume in piena (ndr.) – con le antiche conoscenze teologi-che della Genesi e poi Shakespeare. Dall’inizio del mondo ho pensato che dovevo parlare della fine”. Il termine apocalisse è divenuto sinonimo di ca-tastrofe e fine di qualcosa in manie-ra disastrosa “ma l’apocalisse non è

Ultimi appuntamenti per il ciclo “Storia memoria ricomposizione” promosso dalla Casa della memoria con il Comune di Brescia e la Provincia. Venerdì 25 novembre alle 20.45 al Sancarlino (in via Matteotti 6) sarà presentato il libro “La Repubblica del dolore” di Giovanni De Luna. La memoria pubblica è un patto in cui ci si accorda su cosa trattenere e cosa lasciar cadere degli eventi del nostro passato. Su questi si costruisce l’albero

genealogico di una nazione. Intervengono l’autore, Benedetta Tobagi, Adolfo Ceretti, coordinati da Pier Paolo Poggio.Martedì 29 novembre la chiusura del ciclo spetta al vescovo Luciano Monari che alle 20.45 all’Auditorium San Barnaba proporrà una lectio magistralis sull’Apocalisse di San Giovanni, ultimo libro del Nuovo Testamento, ritenuto uno dei più difficili e controversi da interpretare.

gnoni – al mondo. È un testo sulla responsabilità e sull’aprire gli occhi. Io sono un teatrante e il teatro deriva dal verbo greco ‘io vedo’. ‘Apocalisse’ è la rivelazione dell’umanità. In mezzo ci sono io”. Ma alla fine gli spettatori escono con gli occhi aperti? “Hanno gli occhi pieni di lacrime. C’è la ca-tarsi, cioè la pulizia delle scorie. Ti pulisci dentro e poi puoi vedere tut-to con occhi nuovi. Il pianto è già un buon inizio” chiude Lucilla invitando allo spettacolo.

“La chiave dell’ascensore” è la storia drammatica di una donna tenuta sotto sequestro dal marito, che con l’aiuto di un medico compiacente infierisce su di lei sottoponendola a orribili mu-tilazioni. Il testo teatrale si costruisce sulla figura della donna straziata, resa cieca, privata dell’uso delle gambe, al-la quale rimane la voce per gridare al mondo la sua terribile vicenda e per denunciare i soprusi subiti.Il debutto dello spettacolo è venerdì 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, alle 10 per le scuole e alle 21 al teatro Santa Giulia del Villaggio Prealpino. Martedì 29 novembre “La chiave dell’ascenso-re” sarà all’Odeon di Lumezzane alle e il 3 dicembre alle 20.45 e al Piccolo teatro libero di San Polino alle 20.30.Sara Poli, regista bresciana che ha conquistato riconoscimenti importan-ti a livello nazionale (la vittoria recen-

te al festival Le Voci dell’anima a Rimi-ni dove il lavoro “Annabella Wharton” ha vinto il primo premio assoluto, quello della giuria e quello del pubbli-co), torna sui palcoscenici bresciani con Laura Mantovi (già interprete di “Annabella Wharton”) e Beatrice Fa-edi (nella foto) con un’opera nuova, coraggiosa e importante. “Il testo, da cui abbiamo estratto lo spettacolo, è del 1977 – racconta Sa-ra Soli – scritto da Agota Kristof (au-trice ungherese, ndr.). Mi ha colpito la forza e la durezza contro la violen-za fisica e psicologica. La speranza è che un testo così crudele dia coraggio alle donne che subiscono queste vio-lenze – continua la regista bresciana – all’interno di situazioni famigliari e non. Non sono sole e con questo spet-tacolo vogliamo dirlo, perché non si vergognino e urlino con coraggio con-tro le situazioni di violenza”. Una re-

gia femminile, con un cast femminile che per la prima volta si trova a lavo-rare insieme: Beatrice Faedi e Laura Mantovi. Tocchi di humor nero e ac-centi di impressionante drammaticità mettono a fuoco la condizione fem-minile segnata dalla violenza e dal-la soppraffazione della protagonista della pièce. Uno spettacolo che non può lasciare indifferenti e che porta davanti agli occhi di tutti un problema reale, spesso sottovalutato. L’ultima ricerca Istat, datata 2007, dice che il 31,9 per cento delle donne in Italia tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisi-ca o sessuale nel corso della vita; per la precisione cinque milioni di donne hanno subito violenza sessuale (stu-pro, tentato stupro o rapporti sessua-li non desiderati ma subiti per paura delle conseguenze e attività sessua-li degradanti e umilianti). Il 18,8 per cento subendo violenze fisiche.

Mercoledì 30 novembre si chiude la rassegna di “Autori a teatro”. Alle 17.45 sarà presente Franca Valeri (nella foto) a colloquio con Paolo Bessegato. Franca Valeri, attrice e autrice, presenterà due libri: “Bugiarda no, reticente” biografia sintetica e ironica che ripercorre il Novecento e “Non tutto è risolto”, lavoro tra la commedia comica e quella metafisica, sull’ambiguità della vita anche mentre si avvicina alle ultime scadenze. Nel foyer del teatro sociale.

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Arriva lunedì 28 novembre alle 21 al PalaBrescia lo spettacolo di Sabina Guzzanti “Sì sì sì... oh, sì!”. All’interno della stagione “Colpi di scena”, promossa da Eureteis e Orione in collaborazione con Matel-PalaBrescia, un altro asso della satira italiana, personaggi a volte scomodo e altre esilarante. Sabina Guzzanti sull’onda dell’entusiasmo referendario che sembra abbia risvegliato l’Italia dopo anni di torpore, accompagna in un viaggio onirico tra i volti

e i personaggi che negli ultimi 20 anni sono stati i protagonisti della vita civile e politica italiana.“Sì sì sì… oh, sì!” È uno spettacolo che spinge a togliere le inquietanti e ingombranti presenze che scandiscono ritmi e luoghi della vita comunitaria e civile per iniziarne una nuova, consapevole e libera. I ricordi e gli aneddoti personali e pubblici di Sabina Guzzanti si intrecciano con volti e parodie che l’hanno resa famosa ricomponendo la storia del Paese e il suo lento e

opaco declino illuminato da una flebile luce di speranza. Speranza di un nuovo risorgimento, di una rinascita e di una ricostruzione per molti versi simile, secondo la Guzzanti, a quella del secondo dopoguerra, difficile ma ancora possibile. E se la prima repubblica è nata da un referendum, forse adesso che gli ultimi referendum hanno ricevuto i “Sì Sì Sì… oh, Sì!” è il momento di ricominciare. Biglietti da 16 a 29 euro (più 4 euro di prevendita). Info:palabrescia.it

econdo anno di propo-sta universitaria. Cosa è cambiato?Il Conservatorio ha dovuto adeguarsi. È proprio stato

considerato un’eccellenza in questo anno perché abbiamo avuto la capa-cità di aprirci al progresso realizzando velocemente le sperimentazioni pro-poste dalla riforma. Abbiamo un’of-ferta formativa ampia, ma ponderata, frequentata da studenti italiani e stra-nieri. Ci sono studenti che chiedono Brescia come sede di riferimento, so-prattutto dall’Oriente e dell’Europa, particolarmente dell’Est, che sappia-mo essere musicalmente di altissimo livelli. Abbiamo molti studenti giappo-nesi e cinesi che hanno delle scuole molto valide in patria eppure vengo-no da noi. Possiamo vantare l’essere punto di riferimento.Quanti sono gli studenti?Sono circa 870, di cui 170 nella sede di Darfo. Siamo considerati universi-tà dall’anno scorso, ma chi aveva già cominciato può concludere il suo per-corso. Da ora in poi dovremo prende-re le iscrizioni da chi arriva dai licei musicali. Ora sono gestiti dal Gamba-ra. Potranno accedere al Conservato-rio solo coloro che avranno il diploma del liceo musicale.Come sono i ragazzi?Abbiamo tutti gli insegnamenti legati agli strumenti, dalla A di arpa alla J di jazz, oltre alla formazione coreutica.

I ragazzi sono particolari. Studenti e docenti fanno cultura a livello eleva-to, non solo con l’entusiasmo ma con progetti musicali ambiziosi. Dai con-servatori escono i più grandi artisti, musicalmente parlando. I ragazzi so-litamente arrivano dai licei con medie di voti alti; vengono in conservatorio

dove disciplina e studio sono i cardi-ni essenziali. Mai nei conservatori si è dovuta vivere una situazione di disa-gio, droga o bullismo. Alla istituzione è affidato il futuro dei ragazzi e non possiamo permetterci di deluderli. I maestri, a partire dal direttore Balza-retti, hanno l’imperativo categorico, dalle lezioni individuali a quelle col-lettive, considerare gli studenti ospiti. In questo modo lo studente trova un ambiente severo ma molto umano e famigliare. Tra docente e studente si crea un rapporto d’intensità che lega due anime. Qui si vola molto in alto.Ma concretamente, alla fine del percorso trovano lavoro?In Italia è difficile, aggravato da un momento particolare. La demotiva-zione che colpisce i ragazzi è que-sta. O vanno molto lontano o diventa difficile. È triste pensare che i pochi a cui si aprirà una strada devono di-menticare l’Italia. La demotivazione è legata al futuro quasi impossibile non alla passione per la musica. I ra-gazzi volano veramente in alto con la musica. Come se si congiungessero a Dio. Bisogna vederli per capire. Invi-to tutti i bresciani a venirci a trovare per scoprire come si insegni la musi-ca dell’anima e di Dio.Brescia senza Conservatorio per-derebbe l’anima?Credo proprio di sì. Grazie anche a docenti che stanno rendendo grande il nostro Conservatorio.

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partire dal 28 novembre l’istituto Luzzago di Bre-scia propone, nell’am-bito dell’Anno interna-zionale della chimica,

una mostra scientifica interamente dedicata all’atomo. La presentazione di mostre scientifiche del Liceo Luz-zago è una realtà ormai consolidata e rodata da anni con critiche positive e incoraggianti. Quest’anno il titolo della mostra è “Atomo: indivisibile? Domande e certezze nella scienza”. Il problema che si pone è il seguente: fino a che punto l’atomo è indivisibi-le? Se si potesse dividere, fino a quale punto sarebbe possibile sezionarlo? Quali tecniche possono essere mes-se in atto per dividere l’atomo? Fino a qualche decennio fa si pensava che l’atomo fosse la più piccola parte del-la materia oltre la quale non era pos-sibile andare. Oggi si sa che l’atomo può essere indagato al suo interno. Gli elettroni costituiscono la “parte negativa” dell’atomo (che di per sé è elettricamente neutro), i protoni (la parte positiva) e, strano a dirsi, i neutroni (la parte neutra dell’atomo). Quanto detto era stato ipotizzato dai fisici dell’Ottocento (e grazie al fisico

Rutherford, 1911, si fornì un modello atomico: un nucleo positivo attorno al quale ruotano gli elettroni. Purtroppo tale modello entrò ben presto in crisi e venne rimpiazzato con un modello “probabilistico” fondato e imperniato attorno alla meccanica quantistica. La mostra dedica inoltre uno spazio significativo all’evoluzione che hanno subito nel corso degli anni le certezze legate all’idea di materia e di atomo. La mostra è aperta a tutti: dagli esper-ti a chi vuole soddisfare qualche cu-

riosità. La mostra è gratuita. Le scuole del territorio bresciano (ma non so-lo) possono prenotarsi iscrivendo le singole classi. È possibile partecipare anche in pic-coli gruppi o singolarmente.Le guide sono gli alunni del Liceo ap-partenenti alle classi quarte e quinte a indirizzo scientifico. Essi cerche-ranno di dare una risposta ai quesiti sopra menzionati presentando le sco-perte alle quali sono arrivati i fisici e chimici al giorno d’oggi.

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ono stati consegnati merco-ledì 16 novembre nella sede rovatese di Cogeme i premi 2011 per le tesi di laurea “Si può fare di più” voluti dalla

Fondazione Cogeme onlus con la casa madre e Lgh, la holding che ha unito la multiutilites franciacortina a diverse società analoghe presenti sui territo-rio della bassa Lombardia. Distribuiti diversi riconoscimenti - da un viaggio studio di 15 giorni presso le università dell’Onu, attraverso il premio “Vitto-rio Falsina - Carta della terra” a quat-tro borse di studio di 1500 euro - ad altrettanti neolaureati meritevoli, ar-rivati in Franciacorta da tutta Italia. Il premio peculiare dell’iniziativa di Cogeme, il “Falsina”, dedicato al gio-vane ricercatore di Castegnato fra gli estensori della “Carta della terra” del-le Nazioni unite deceduto in maniera prematura, è andato ad Alessandra Denaro, neodottoressa dell’Universi-tà di Firenze dove si è laureata con la tesi dedicata a “Formare ad una cul-tura ecologicamente orientata. Una sfida pedagogica tra etica e sosteni-bilità”. Francesco Latorre, fino a po-chi mesi fa studente dell’Università di Parma, si è aggiudicato il primo pre-

Delbarba (presidente di Cogeme spa), Fabrizio Scuri (amministratore dele-gato di Lgh) e Giovanni Frassi (pre-sidente fondazione Cogeme Onlus). Questi hanno posto l’accento sull’im-portanza, specie in settori altamente tecnologici e in continua evoluzione come la gestione dei rifiuti, l’energia e la sostenibilità ambientale, di in-vestire con forza sull’eccellenza dei giovani, dando fiducia alle idee e al talento dimostrato “ogni giorno da tanti giovani – ha detto Delbarba – specie in un momento così delicato per il Paese come quello che stiamo vivendo” A impreziosire l’incontro, l’intervento del pensatore ungherese Ervin Laszlo. Il presidente del club di Budapest, membro dell’International Academy of Philosophy of Science e considerato fra i fondatori della teo-ria dei sistemi, si è interrogato sulla “Questione giovanile e modelli di svi-luppo sostenibile”. Per Laszlo “la crisi crea rischi ma anche opportunità: sta ai giovani, al loro modo nuovo di ve-dere problemi vecchi, proporre quello scatto in più capace di trasformare il pianeta in un luogo più ospitale, più sostenibile e più vicino ai bisogni e al sentire di tutti”

mio per la sezione Energia con una te-si dal titolo “Il project financing nelle energie rinnovabili, il caso del merca-to fotovoltaico”. La sezione Acqua è stata appannaggio di Filippo Sebastio, dell’Università di Bologna, con la te-si “Lo sviluppo del settore idrico nel mezzogiorno”. Premiato per la sezio-ne Rifiuti, Simone Nessi, laureato al Politecnico di Milano, con la tesi “Atti-vità di prevenzione nell’Lca di sistemi integrati di gestione dei rifiuti urbani: proposta di modelli e caso studio per l’acqua destinata al consumo umano”. Infine, il premio “Mauro Cavinato”, per la sezione Informatica. A vincere i 1500 euro della borsa è stata Nadia Mirabella, anch’essa laureatasi al Po-litecnico di Milano. A premiare gli stu-denti sono stati i vertici delle società Cogeme e Lgh, guidati da Gianluca

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Capita spesso di essere più affascina-ti da un breve spot che da un varietà di tre ore. Questo perché la pubbli-cità televisiva si è evoluta nel tempo dal punto di vista stilistico e forma-le, mentre gli spettacoli che la con-tengono sono più o meno sempre gli stessi da anni. Riuscire, nello spazio di trenta secondi, a ricreare ambien-te, atmosfera, personaggi, eventi, eco del passato, prospettive per il futuro, raccontare insomma un’appassionan-te mini-storia – che in realtà è gigante perché partecipa della fantasia di chi la guarda – infilando al suo interno un efficace messaggio commerciale… Un’arte creata da pochi che dev’esse-

re fruibile allo stesso livello e con lo stesso risultato da tutti i telespettato-ri. Un messaggio universale, potente. E spesso pericoloso.Sono molti gli spot che, pur di asse-condare il pubblico, sfruttano mes-saggi negativi per risultare più ac-cattivanti. È un vecchio trucco dello spettacolo: ti urlo qualcosa di strano nelle orecchie e avrò subito la tua at-tenzione. Qualche esempio: una re-cente campagna pubblicitaria della Diesel recitava lo slogan “Be stupid”; e tutti abbiamo visto quest’estate gli spot della Lancia insultare l’Italia in piena crisi economica con il motto: “Il lusso è un diritto” (poi vilmente

cambiato, a seguito di numerose la-mentele, in “L’eleganza è un diritto”).Recentemente la maglia nera della “pubblicità regresso” va sicuramen-te alla campagna pubblicitaria della Renault: una giovane coppia visita una casa in vendita; lei sta per dire a lui cosa vorrebbe realizzare in una stanza; in quell’istante di attesa lui te-me che si tratti del desiderio di pre-parare la camera per un bambino, e addirittura il riverbero di un vagito fa intendere il “pericolo” che incombe; poi lei conclude la frase dicendo che nella stanza vorrebbe una “enorme cabina armadio”; lui tira un sospiro di sollievo e mentre sfrecciano sulla

loro macchina una voce fuori campo recita: “Renault… tutto il resto può aspettare.” E questo non è l’unico spot della campagna pubblicitaria Renault ad avere lo stesso canovaccio.Nel web si possono vedere gli spot Renault destinati ad altri Paesi euro-pei: il target è diverso, è quello della famiglia. Perché per i francesi e gli spagnoli chi guida Renault può avere figli? Perché in Italia, storico Paese a crescita zero, si mostrano giovani che non vogliono averne? Era proprio ne-cessario, per dare l’idea di una coppia moderna e dinamica, puntare su que-sto aspetto? E la dignità di milioni di coppie e di famiglie italiane che fanno

sacrifici per crescere i propri figli? No, le famiglie per definizione risparmia-no, meglio fare l’occhiolino ai giovani, sono più deboli.Non sono più i tempi del “Carosello”: ora la pubblicità non deve più rincor-rere un target, una categoria precisa di persone, può tranquillamente pla-smare come vuole i suoi acquirenti. Ci è voluto più tempo ma il risultato è migliore: oggi siamo noi a rincorre-re i modelli di vita che la pubblicità ci propone. A questi mali estremi, esi-stono estremi rimedi: iniziamo con il boicottare le aziende che usano “pub-blicità regresso”. Scopriremo che le cose cambiano velocemente.

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C’è chi lo ama, altrimenti non si spie-gherebbero le enormi cifre di denaro già raccolte (quasi 10 milioni di euro in Italia in 5 giorni; più di 139 milioni di dollari in America nel primo week end) e c’è chi, soprattutto la critica, ri-tiene “The Breaking dawn” il film più brutto della saga “Twilight”. Il capitolo è il quarto, come il libro di riferimento della serie scritta da Ste-phanie Meyer, ma non è l’ultimo film, ne arriverà ancora uno a novembre 2012. Come per Harry Potter, il pri-

Due appuntamenti al teatro delle Ali di Breno. Giovedì 24, alle 20.30, per “I giovedì dell’Accademia Arte e Vita”, si esibirà l’arpista Cristina Ghidotti (nella foto). Venerdì 25, alle 20.45, il teatro ospiterà l’ultimo appuntamento della rassegna “Cielinterra”. La serata, dal titolo “Raccontami”, vedrà al pianoforte Francesca Olga Cocchi, che eseguirà musiche di G.G. Cocchi. I concerti dei “giovedì” sono a ingresso libero.

a parabola (vincente) di Beppe Donadio ricorda quella di molti film che ci giungono da oltre ocea-no, film che sicuramente

lo stesso Donadio ha amato e con-tinua ad amare. Una vicenda carica di un sano desiderio di riscatto per essere, a modo suo, protagonista. Non che il cantautore bresciano non avesse una sua precisa collocazione in questo mondo, anzi. Godeva di un impiego sicuro e da molti desidera-to, non aveva problemi particolari e aveva la possibilità di coltivare la sua passione e il suo talento per la musi-ca e le arti ad essa collegate. Aveva però qualcosa che gli rodeva dentro, qualcosa che lo rendeva simile – mi scusi sig. Beppe il paragone – a quel Mr. Incredibile protagonista del film che noi papà molte volte abbiamo vi-sto con i nostri piccoli. E così, il Mr Incredibile della canzone bresciana, ha iniziato a farsi conoscere nel 2006 con l’ottimo esordio di “Merendine”, titolo emblematico del personaggio, ironico e provocatorio come pochi. A distanza di un paio d’anni esce il sequel di “Merendine”, “Houdini’, al-tro titolo “magico”, che conferma la classe del cantante-autore-pianista bresciano. Album ancora una volta ricco di suoni, citazioni, partecipa-

zioni “Houdini” conclude la vicenda dai contorni autobiografici di Beppe D., narrata in questi due dischi che, oltre a far conoscere Beppe a livello nazionale e internazionale (in Svizze-ra è uno dei cantautori più stimati), lo convincono a lasciare il posto sicuro per il più oscillante ma anche più sti-molante impiego da cantautore (ma anche produttore, grafico, organizza-tore, scrittore). Un salto decisamente azzardato ma che oggi ci rende tutti più contenti, a dimostrazione dell’im-portanza sociale del cantautore e del peso delle canzoni di qualità. Sì, per-ché quelle di Beppe Donadio sono canzoni di qualità, che raccontano di storie umane, di stati d’animo, di mutamenti sociali, sempre messe a fuoco da quel filo di poesia che sal-va il mondo. Il percorso musicale di Donadio si è arricchito quest’anno di un ulteriore tassello, “Figurine”, cd

ma anche libro edito da Zona edizio-ni, che ci rimanda agli anni a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta (dal 1978 al 1982 esattamente, quello dell’indi-menticabile trionfo azzurro in Spa-gna) quando le “figurine” erano per i ragazzini dell’epoca molto di più che semplici immagini di calciatori. Bep-pe Donadio ri-presenta “Figurine” al pubblico bresciano, dopo lo splendi-do concerto di giugno nel Chiostro di San Giovanni, giovedì 24 novembre nello storico Ctm di Rezzato (inizio ore 21) intitolando la serata “Il primo uomo sulla neve”, splendida canzo-ne inserita in “Figurine” e cantata in coppia con il grande Flavio Conca-to, ospite d’onore e co-protagonista della serata. Due set separati, Bep-pe Donadio con i brani dei suoi cd e Concato con una carrellata dei suoi pezzi migliori, per poi riunirsi e can-tare “Il primo uomo sulla neve”, deli-ziosa ballad (di cui verrà presentato il videoclip prima del concerto) che riporta alla memoria la straordinaria nevicata che si abbatté, tra il disagio degli adulti e le scene di giubilo dei ra-gazzi , sulla nostra città. Una canzone che ribadisce la stoffa di Beppe Dona-dio, capace, come solo i grandi san-no fare, di inserire ricordi personali anche intimi in canzoni dallo slancio assolutamente collettivo.

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mo a inaugurare questa tendenza di dividere in due film il materiale di un libro, anche la storia di Bella (Kri-sten Stewart) e del vampiro Edward (Robert Pattinson) viene spezzato in due episodi. Se per le vicende del maghetto quattr’occhi poteva essere giustificabile, vista l’enorme mole di fatti, qui pare molto meno necessario al racconto e più forse alla questione economica. Come fare per guadagna-re di più, se la serie finisce? Prolun-ghiamole la vita. Frase ad effetto con

più significati, visto che la morte in tutte le vicende della serie è latente, presente e assente allo stesso tempo. Assieme, ovviamente, all’amore tra la protagonista e il vampiro, quell’amo-re che è stato motore e azione di tut-ta la vicenda attorno alla quale poi si muovono tutti gli altri personaggi. Quell’amore che, desiderato e anche consumato, qui raggiunge l’apice del-la storia con il matrimonio. Edward è uomo all’antica e se il valore della castità e della scelta per la vita sono

aspetti positivi, la lotta tra vampiri e licantropi, imbevuta di tenerezza, qui trabocca. Nonostante i sospiri, reali e quasi da non credere, e i commen-ti di apprezzamento delle fan in sala sulla bellezza e prestazione del bel Pattinson, della luna di miele e delle località esotiche, tutto è dilatato con ritmo da soap opera per buona parte del film. I dialoghi scompaiono, re-stano immagini e musica, bella che colpisce emotivamente lo spettatore e sottolinea ancor più le immagini che

scorrono. Tutto unito e mescolato ai sospiri, molti, di un pubblico fedelis-simo e innamorato della storia. Ma il tutto appare poco film. La storia ri-prende quando accade l’impensato e l’impensabile; le lotte di secoli da par-te di vampiri più noti per creare una progenie è cancellato in poco tempo. Bella aspetta una creatura. La situa-zione precipita fino a rendere neces-sario l’intervento del veleno. Questo almeno ha ancora lo stesso effetto d’un tempo. Sarà nostalgia...

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ei giorni scorsi l’edizione on line del settimanale “L’Espresso” ha pubbli-cato un articolo dal titolo “L’otto per mille e la san-

ta cresta”, per denunciare i contribu-ti fiscali (più di 1 miliardi di euro) lo Stato italiano verserebbe ogni anno per pagare gli stipendi dei preti, no-nostante questi costino solo 361 mi-lioni. Segue un’inchiesta con tutta la verità (sempre secondo il settimana-le) su business e privilegi del Vatica-no. L’articolo in questione rimette in campo tutta una serie di errori grosso-lani in cui era già caduto qualche an-no fa “La Repubblica”, il quotidiano di punta dello stesso gruppo editoriale. “In poche righe - afferma Francesco Zanotti, presidente della federazione dei settimanali cattolici di cui anche ‘Voce’ è parte - si narra dei contribu-ti all’editoria destinati ad ‘Avvenire’, a ‘Famiglia Cristiana’ e ai settimanali diocesani, mettendoli tutti insieme in una lista delle Gazzette di ispirazione religiosa” che, secondo ‘L’Espresso’, sarebbero generosamente sovven-zionate dallo Stato”. Non dice nulla, afferma ancora Zanotti, “L’Espresso” della legge del 1990 che stabilisce i contributi all’editoria, né dei princi-pi in base ai quali tale legge e le pre-cedenti sono state istituite. Non una parola per spiegare il pluralismo in-formativo e neppure per ragionare di libertà d’informazione o di democra-

al rischio di “mortificazione del plu-ralismo dell’informazione” nel nostro Paese. Solo fango su “una lunga lista” che, sempre secondo il settimanale, sarebbe pure divertente da scorrere, infarcita com’è di testate improbabi-li. “È professionalmente sconcertan-te leggere toni così offensivi – sono ancora considerazioni del Presiden-te della Fisc – e basati su pregiudizi duri a morire”. Sono nomi improbabili, quelli citati da ‘L’Espresso’, solo per chi “svolge la professione di giornalista chiuso in redazione e ancor più chiuso nell’ide-ologia” afferma ancora Francesco Za-

zia informativa. Nulla di nulla dell’arti-colo 21 della Costituzione italiana, né del recente intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolita-no, che ha chiesto al governo di rive-dere i tagli all’editoria, accennando

Non sono incoraggianti i dati sulla produzione delle imprese bresciane nello scorso mese di ottobre. A rive-larlo è l’indagine congiunturale men-sile diffusa dal centro studi dell’As-sociazione industriale bresciana. La produzione industriale manifatturie-ra bresciana ha subito nel mese di ot-tobre una brusca contrazione, dopo il recupero sperimentato nel mese precedente. L’economia locale scon-ta quindi il mutato scenario globale

su cui pesano, fra l’altro, la revisione al ribasso delle prospettive di cresci-ta e l’acuirsi delle problematiche re-lative alla sostenibilità del nostro de-bito pubblico. Nel dettaglio, l’attività produttiva è aumentata per 13 impre-se su 100, con un saldo negativo del 21% fra imprese che hanno dichiara-to variazioni in aumento e in diminu-zione. Complessivamente, le vendite sul mercato nazionale hanno subito una flessione per il 43% delle impre-

se, con un saldo negativo del 33% tra operatori che dichiarano variazioni in aumento e in diminuzione; quelle nei Paesi Ue ed extra Ue fanno rilevare un saldo negativo rispettivamente del 29% e del 21%. Le prospettive a breve termine sono molto pessimistiche: il saldo tra imprese che prevedono va-riazioni in aumento e in diminuzione è negativo (-35%). Le previsioni sull’uti-lizzo degli impianti risultano in flessio-ne per il 34% delle imprese.

notti. Testate improbabili che, a dif-ferenza dei grandi gruppi editoriali, hanno avuto dallo Stato per legge e non come regalie, solo le briciole di ingenti contributi andati invece a te-state che, “fanno la morale”.“Verrebbe da domandarsi – conclude Zanotti – se per le copie de “L’Espresso” spedite via posta fino al 31 marzo 2010 l’edi-tore di quel settimanale abbia pagato la tariffa riservata ai periodici oppure l’intero importo ordinario. Nel primo caso è bene ricordare che lo Stato ha integrato per anni la differenza fra le due tariffe. Contributi indiretti ma sempre contributi statali sono”.

Il 92% dei 1490 comuni aderenti ad Anci Lombardia prevede per il 2012 tagli che incideranno “abbastanza” o “molto” sui loro bilanci. E nel 2011 la scure si è abbattuta soprattutto sulla manutenzione di strade e del verde, sulle biblioteche civiche e sulle iniziative culturali, sugli impianti sportivi, mentre tagli più ridotti hanno riguardato i servizi sociali e scolastici, l’assistenza agli anziani. È quanto emerge dalla ricerca che Ipsos ha realizzato per Anci Lombardia e che viene

presentata questa mattina a Milano al Palazzo delle Stelline. Il 66% dei sindaci ammette di non poter più dare risposte adeguate alle crescenti richieste dei cittadini. “I tagli ai Comuni sono tagli ai cittadini – afferma Attilio Fontana, presidente Anci lombardia e sindaco leghista di Varese –. I vincoli del patto di stabilità sono un freno alla ripresa economica dei nostri territori, che appare oggi prioritaria”. Ipsos ha anche intervistato 1000 lombardi per saggiare il loro giudizio

sull’operato dei Comuni e sulla situazione economica dell’Italia. Secondo il 52% degli intervistati il peggio della crisi deve ancora arrivare e per il 31% siamo all’apice. Poco più della metà pensa che i sindaci siano buoni amministratori delle finanze comunali. Il 70% dei Comuni lombardi ha gia aumentato o prevede di aumentare le tasse, anche se solo il 47% dei cittadini sarebbe disposto a pagarne di più. Solo un sindaco su tre pensa che il federalismo fiscale porterà benefici.

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’uomo. Che deve divenire artista di se stesso, prota-gonista di quel romanzo che è la sua vita, il cui ri-sultato porta la sua firma”.

Soprattutto avere il coraggio dell’as-sunzione delle responsabilità: onestà, giustizia, positività nel confronto con gli altri. È l’uomo che sceglie. Che fa. Le parole che il vescovo Luciano Mo-nari sviluppa nell’incontro promosso dall’Ucid giovani di Brescia sul tema “Rischio: da minaccia a opportunità. La parabola dei talenti nell’economia di oggi” costringono a riflettere, così come l’analisi profonda del direttore della Cattolica Luigi Morgano che, ri-cordata l’alta percentuale di laureati dell’ateneo di via Trieste che trova la-voro nel giro di un anno dalla laurea, ha puntato l’indice sulla cosiddetta ‘fuga dei cervelli’ all’estero: “Un fatto innegabile – ha affermato –. La sfida è nella formazione e ricerca e nella collaborazione sempre più stretta con le realtà imprenditoriali”. È l’apertu-ra alla disamina su economia e pro-cessi decisionali, analisi trattate con grande competenza da Elvio Sonni-no, direttore generale del Banco di Brescia e presidente Fondazione Csr, con particolare riferimento alla casi-stica di rischi e relativa prevenzione per evitare alle aziende ogni possibile “sorpresa”, sia in termini di sicurez-za, sia in termini di gestione. Per sco-

prire, o approfondire, una cultura di tipo anglosassone che guarda al risk management e, in relazione stretta, alla gestione virtuosa dell’economia dell’uomo, come insegna la parabo-la dei talenti. Un parallelo che non è atipico o difficilmente percorribile, ma auspicabile. “Gestire con atten-

Giovedì 24 novembre 2011, alle 18, si tiene il primo incontro del ciclo “Ripensare l’economia - Filosofi tra etica e mercato” organizzato da Banca etica di Brescia, Acli, Icei. Gli incontri (a ingresso libero) si tengono a Brescia, presso la sala conferenze delle Acli provinciali, via Corsica 165.Tema dell’incontro che inaugura il ciclo è: “La crisi economica come occasione”. È previsto l’intervento di Riccardo Fanciullacci del Centro di etica

generale e applicata dell’Almo Collegio Borromeo di Pavia.Il secondo incontro è in programma per giovedì 1 dicembre. Riccardo Panattoni, e Gianluca Solla, docenti rispettivamente di filosofia morale e di filosofia teoretica all’Università di Verona, affronteranno il tema: “Dal debito naturale al debito monetizzato”. Moderatore degli incontri è Marco Eggenter. Per informazioni: tel.340/8377039.

È in distrubizione in questo giorni il nuovo catologo messo a punto da Brevivet per l’autunno 2011 e l’inverno 2012. La parte del leone, nell’insieme delle proposte elaborate dal tour operator di via Monti a Brescia, la fanno i pellegrinaggi, in particolare (vista anche l’imminenza delle feste dell’Immacolata e dell’anniversario delle apparizioni mariane nel febbraio prossimo) quelli a Lourdes. Brevivet ha messo a punto proprio per questa

meta diverse combinazioni per rispondere alle diverse esigenze dei pellegrini. Si va dal pellegrinaggio in un giorno alle più classiche proposte del viaggio in pullman o in aereo.Non mancano, nel catalogo, le altre mete come Fatima, Santiago de Compostela, gli altri grandi santuari mariani d’Europa, la Terra Santa. Per ulteriori informazioni su proposte e programmi del catalogo: www.brevivet.it

zione e correttezza il patrimonio di vita”, ricorda mons. Monari, “e non dimenticare il ruolo fondamentale del ‘capitale uomo’ come elemento di opportunità”, ribatte Elvio Sonnino. Il talento, che a volte viene visto come impiccio per l’uomo, fonte di preoc-cupazione, tanto da essere nascosto (come avviene per il terzo servo cita-to nella parabola di Gesù) o ignorato per paura. E invece viene vissuto co-me una dinamica aperta per i primi due servi, che lo fanno fruttare, in-vestono, raddoppiano quel bagaglio, entrano nella gioia del loro padrone. “Le parabole illuminano su qualcosa che va al di là dell’esperienza imme-diata”, ricorda il Vescovo.

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ltra tegola sul Brescia di Beppe Scienza. Squali-ficati per una giornata Alessandro Budel (dop-pio giallo con il Sassuo-

lo e quindi rosso) e Fabio Daprelà, in diffida ha collezionato un giallo sem-pre a Modena. Per la verità tegole che già si sapevano, ma che vanno ad ag-giungersi a una serie di squalifiche che quest’anno le Rondinelle sembra collezionino come figurine o franco-bolli preziosi.Certo non gira nel verso giusto nem-meno sotto altri punti di vista, se mettiamo i giocatori fuori gioco per gli infortuni e azioni da fiato sospeso all’ultimo secondo, come successo per lo scontro con il Sassuolo. Ma la sorte è in mano a chi disegna il pro-prio destino e il Brescia sta facendo di tutto per aiutare la sfortuna. L’espul-sione di Budel è dovuta a un gesto sconsiderato e inutile. Non cattivo, ma di quelli che non ti aspetti da un giocatore dell’esperienza di Budel. La squadra comunque resiste, gioca un calcio diverso da quello visto fino ad ora: chiusi e pronti a ripartire in contropiede. Se non che il piede non prende la palla come si deve, né quello di Scaglia, nè quello di El Kaddouri. E poi il Sassuolo pareggia a sette secon-di dalla fine. Sarà malasorte?A guardare la classifica i bergamaschi non perdono da quattro gare, avendo collezionato tre pareggi e una vittoria.

Trend positivo che ovviamente non vogliono interrompere. Il campionato è ancora lungo, ma se il Brescia, che ha 18 punti, dovesse perdere, si ritro-verebbe inguaiato nella zona play out (15 punti), a meno che quelli dietro perdano tutti. Lo stesso dicasi dell’Al-binoleffe, ora a 16 punti.La sfida resta dunque importante. Verrà studiata a tavolino dai due al-lenatori che adotteranno tecniche,

studieranno mosse e contromosse, come di dovere. I biglietti per la gara (fino a tre ore pri-ma): tribuna centrale 80 euro, tribuna laterale 60 euro, tribuna parterre 25 euro (under 14, 10 euro), gradinata alta 25 euro, (under 14, 10 euro), gra-dinata bassa 10 euro fino a venerdì, 15 euro sabato. Tre ore prima dell’ini-zio aumentano di 5 euro. In gradinata bassa e curva nord i ragazzi under 14

Oggi il tennis in carrozzina conta almeno 250 giocatori, di cui più di un quarto frequenta assiduamente il circuito internazionale con buoni risultati. Dal 2011 è gestito direttamente dalla Fit (federazione italiana tennis). Per quanto riguarda le regole, l’unica differenza con il tennis dei normodotati è la possibilità di colpire la palla anche al secondo rimbalzo, mentre per tutto il resto non esistono differenze. L’ associazione “Activesport”, fondata da atleti

diasabili attivi nel Tennis su sedia a rotelle da diversi anni è diventata in soli tre anni la squadra più forte in Italia in questa appassionante disciplina ed è un riferimento per l’allenamento degli atleti agonisti in Provincia di Brescia e per l’avviamento allo sport di nuovi atleti disabili soprattutto attraveso gli interventi nelle scuole on percorsi ad hoc definiti “Sport terapia”. Presenti a Brescia, Rodengo Saiano e Gavardo. Info: activesportdisabili.it

Chi ben comincia, si sa, è a metà dell’opera. Probabilmente la stessa società giallonera non si aspetta un ritorno nel massimo campionato a questi livelli. Il Cammi Calvisano ha subito calato un poker di vittorie con relativo primato in testa alla classifi-ca. È presto per fare bilanci ma il pri-mo posto ad inizio stagione non era davvero pronosticato. L’obiettivo di-chiarato, a inizio stagione, è e resta la salvezza tranquilla. Sabato 26 la pro-

va del nove a Roma contro la Lazio. Inutile dire che, di questo passo, biso-gnerà rivedere i piani in corsa. Dopo due anni di purgatorio il Calvisano è tornato nel rugby che conta dimo-strando di essere in salute ed è più vivo che mai. A parlare sono anche i numeri: secondo attacco del torneo e miglior difesa. Sta lavorando più che bene il figliol prodigo Cavinato (nel-la foto a lato mentre dirige un allena-mento), tornano in panchina dopo

l’esperienza con le nazionali giovanili e dopo aver conquistato uno scudetto proprio nella Bassa. È stato chiama-to proprio per questo: unire all’espe-rienza i ragazzi del vivaio. E proprio la valorizzazione dei giovani continua a dare i frutti anche nelle varie rappre-sentative. Dal 20 al 23 novembre, in-fatti, Giovanni Maistri ha preso parte al raduno della nazionale azzurra Un-der 20 in vista del primo impegno del-la stagione 2011/2012 contro i pari età

dell’Accademia francese di Marcous-sis (Tirrenia, 7 dicembre). Tornando alla squadra, invece, questi gli impegni di dicembre in calendario: domenica 4 alle ore 15 al San Michele arriva il blasonato Femi Rovigo, poi la lunga pausa fino a venerdì 23 sempre in ca-sa contro i Crociati Noceto Parma. A gennaio, infine, chiusura del giro-ne d’andata sabato 7 a Prato contro i Cavalieri e il 28 al San Michele con L’Aquila.

entrano gratis ritirando un biglietto omaggio allo stadio. Il Brescia ha in panchina Beppe Scienza e, se come dicevano i latini omen nomen, non possiamo pensare che possa crede-re alla fortuna. Chi però, sempre per la sapienza latina, crederà alla buona sorte è il mister dell’Albinoleffe: Da-niele Fortunato. In fondo lui ce l’ha nel nome la fiducia nella dea benda-ta. Ma noi non siamo scaramantici...

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l nostro primo giro dei cam-pionati zonali a 7 dell’Open si chiude nella Bassa bresciana, suddivisa in occidentale e orien-tale. Partiamo dai due gironi

dell’ovest, che attualmente vedono al comando San Gervasio e Athena immobiliare. Nel girone A il team bassaiolo comanda la graduatoria a quota 22 solidificando il suo prima-to con l’importante successo per 5-2 ottenuto nello scontro diretto con il Mairano. In zona podio c’è l’Atletico Farfengo, reduce dallo scacco matto al Montirone (7-3) e pronto ad aggan-ciare il San Gervasio in caso di vittoria nel recupero con il Pontevico. Il grup-po B non è l’Olimpo, ma Athena si sta abituando a stare in vetta e a sognare l’Elite, come certifica l’8-2 inflitto al Folzano. A due lunghezze dalla for-mazione di Castelmella c’è Jolly Orzi-nuovi, reduce dal 6-4 al Frontignano. Terzo il Corzano, che deve colmare un distacco di quattro punti e che in attesa di un passo falso delle rivali rifila un poker al malcapitato Varel Soncino. È ancor più ricco il bottino delle capoliste della Bassa orientale, capaci di ottenere otto vittorie in no-ve gare. Azienda agricola Botta Ales-sandro e Ponte S. Marco passeggiano a braccetto al vertice del raggruppa-mento A dopo l’aggancio dell’ultimo fine settimana, con la squadra di Mon-tichiari vittoriosa 7-5 su Tinteggiatu-re Besacchi e Ponte S. Marco che in-terrompe la striscia di imbattibilità

Il tempo sta per scadere. Oggi è l’ultimo giorno utile per iscriversi alla seconda festa polisportiva di questa stagione, che vedrà protagoniste domenica le società dell’under 12 del calcio e dell’under 10 del volley. Scenario dell’evento sarà l’oratorio di S. Pancrazio di via Trento 31, dove i piccoli del Csi si cimenteranno in una giornata dedicata al tennis tavolo, preziosa per approfondire la conoscenza di una disciplina sportiva diversa e utile per incamerare punti

fondamentali che andranno a sommarsi a quelli conquistati in campionato. Le giovani pallavoliste impugneranno le racchette a partire dalle 14.30, mentre i calciatori del futuro inizieranno le loro sfide alle 16.15. Dopo le nove giornate del girone di andata le squadre si affronteranno in una seconda fase costituita da tre giornate strutturate in base al piazzamento in classifica. A fine maggio verrà disputata un’eventuale fase finale a concentramento.

con S. Francesco (3-2). Subito dietro le tre formazioni di Calcinato (A, B e C), che centrano un tris di vittorie. Nel girone B i riflettori erano puntati sul secondo gradino del podio, dove si sono scontrate Mezzane e Leno. Il risultato premia gli sforzi del settebel-lo di Calvisano, vittorioso 5-0 e salito a quota 21 insieme al Calcio, che fa il suo dovere superando con qualche

difficoltà di troppo il Ghedi (6-5). Al primo posto c’è sempre il Gambara, che batte 2-0 il Fiesse e conquista la sesta vittoria consecutiva. Capitolo riunioni. Dopo gli incontri di Verola-nuova e Padergnone riservati alle so-cietà di Bassa, Valtrompia e Sebino quella che verrà sarà un’altra settima-na importante per stabilire il futuro dei campionati dell’open a 7. Brescia hinterland e Valsabbia si raduneran-no rispettivamente lunedì 28 in sede e mercoledì 30 all’oratorio di Sabbio Chiese. Chiusura del ciclo di riunio-ni prevista per martedì 5 dicembre a Centenaro, dove saranno presenti i di-rigenti di Benacense e Valverde. Tut-te le riunioni hanno inizio alle 20.45.

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Solidarietà: dalle paroleai fatti

Egr. direttore, stiamo aspettando che suoniate il gong, non per la rissa, ma per la gara.Abbiamo avuto la fortuna, o un re-galo, che un governo deprimente ci ha lasciati, ora vi chiediamo di non lasciarci in compagnia di talk show televisivi nauseanti sull’argomento.In ogni momento ed in ogni angolo si sentono disquisizioni se questo sia un governo politico o tecnico, se sia legittimato a legiferare, non essendo eletto dal popolo, o meno, se sia di destra o di sinistra; ma non abbiamo ancora sentito nessuno esclamare che è stata ignorata la gravità della situazione, per evidenti motivi elet-torali, ed ancor più che all’ammalato è stata somministrata una medicina sbagliata, sempre per motivi perso-nali “se perdiamo il potere, perdia-mo le tutele”. Non abbiate paura di parlare chia-ramente; il Vangelo dell’ultima do-menica del tempo ordinario, coin-cidente con la festa di Cristo Re, ci fornisce un’indicazione del giudizio universale: avevo fame, avevo sete, ero straniero... e mi avete aiutato, o non mi avete aiutato; ritengo che il giudizio universale riservi un’udien-za d’appello ai ministri delle religio-ni: avete mantenuto vivo nei vostri fedeli l’obbligo di dare da mangiare, di ospitare, di vestire. Ritornando alla situazione nostra.Tutti sono disposti alla solidarietà, anche la Cgil, dovendosi leggere “non cominciate dalle fasce dal ceto me-dio in giù, per poi dimenticarvi che esiste anche un ceto medio in su”, il quale, pur non potendosi dire che ha accumulato ricchezze ingiuste,

anche se qualche Zaccheo vi si an-nida, ma che essendo più fortunato ha maggiori doveri alla solidarietà (il cestino del chierichetto è sempre un poco più pieno a Natale, merito di Gesù bambino, ma anche della tredicesima). Vi supplichiamo: non lasciateci ostaggi dei gattopardi perché “tutto cambi, affinché nulla cambi!”.

Giovanni Gozzini

Un governoultraconservatore

Egr. direttore, con l’incarico conferito dal Quiri-nale al professor Mario Monti, un tecnocrate promosso senatore a vi-ta, si è insediato un governo, con 12 apostoli “ministri”, ultraconservato-re appoggiato e sponsorizzato dalle principali forze parlamentari di de-stra e di “sinistra”, che formano un fronte compatto al servizio del capi-tale quando si tratta di salvaguarda-re gli interessi dei gruppi economici dominanti. L’esecutivo di “emergen-za” nato sotto la pressione dei mer-cati borsistici si rivelerà persino più reazionario e antipopolare di quello guidato da Silvio Berlusconi. Per la serie: “dalla padella nella brace”. Ce ne accorgeremo presto. I “poteri for-ti” alla riscossa. Più o meno con que-sto titolo hanno aperto i principali quotidiani l’indomani della nomina a senatore prima e a presidente del consiglio immediatamente dopo di Mario Monti, esponente emerito del Bilderberg Group e sicuramente tra i pochi italiani appartenenti al gotha di quella casta finanziaria sovra-na-zionale che decide i destini del pia-neta. Berlusconi mandato a casa tra fischi e pernacchie della solita piaz-

zetta di poveri decerebrati sinistrati e qualche commento di pragmatica che, al di là di qualunque valutazio-ne, non può cancellare la realtà lam-pante di quanto successo in Italia nell’ultima settimana. Fine del ber-lusconismo? Forse… il personaggio è troppo scaltro e altrettanto abile a tirarsi su da qualunque sconfitta, sa bene come riprendersi e certamen-te non finirà così banalmente nel di-menticatoio della politica italiana come certuni hanno, forse un po’ troppo frettolosamente, auspicato lanciando ai quattro venti le parole d’ordine dell’anti-berlusconismo mi-litante e sbavettando di vere o pre-sunte “liberazioni”. Di Pietro esulta. Esulta l’intera opposizione. E tutto ciò ci pare comprensibile. Un po’ meno comprensibili sono invece i cori osannanti al “salvatore della Pa-tria” designato: chi sia questo Mario Monti è facile scoprirlo anche solo ‘cliccando’ in un qualsiasi motore di ricerca informatico. Monti è un mem-bro del più prestigioso e attivo rag-gruppamento di alti esponenti della plutocrazia mondiale: il Bilderberg Group. L’esperienza storica insegna che un governo cosiddetto “tecnico” riesce più facilmente (e abilmente) a imporre all’opinione pubblica quei ri-medi percepiti come impopolari e co-ercitivi, diversamente da un governo eletto democraticamente, che è più sensibile alla volontà di estendere o, in ogni caso, mantenere la base del consenso elettorale. Mi sono do-mandato perché mai Eugenio Scal-fari, Rosy Bindi, Susanna Camusso, la Di Gregorio, Pierluigi Bersani e tutti gli altri avessero tanto interes-se ad accreditare l’idea di una cau-sa “interna”, italiana, alla caduta del governo trovando stupefacente che

negassero quanto viene affermato dai giornali di tutto il mondo. Questi affermano che Berlusconi è stato fat-to fuori dai “mercati”. Le sue ultime resistenze sono state vinte con un paio di strattoni dati alle azioni Me-diaset. Il “mercato” gli ha fatto capi-re con la sua naturale brutalità che doveva sloggiare subito da Palazzo Chigi se non voleva che il suo Impero personale e non solo il suo governo fosse travolto dal Toro imbizzarrito della Borsa. A quanto pare il gruppo dirigente del Pd diventato il referen-te dell’Ambasciata Usa a Roma, col-labora alla realizzazione del piano di defenestrazione di Berlusconi e da qualche tempo. La Cgil è stata usa-ta per agganciare la Confindustria e spingerla contro il governo al quale non aveva certamente niente da rim-proverare nonostante gli strilli della Marcegaglia. Il suo grido “vogliamo soldi, soldi veri” è stato diverse vol-te ascoltato da Berlusconi. Semmai le vittime del governo sono state le nuove generazioni, i pensionati, i la-voratori, il welfare. La Cgil non ha mai fatto uno sciopero vero negli ultimi tempi che urtasse gli interes-si degli industriali. Il documento a firma Confindustria, Cgil Cisl ed Uil rappresenta il capolavoro diploma-tico di questa opera che ha portato gli industriali a raffreddarsi e poi ad abbandonare il governo Berlusconi. Obama si è congratulato con l’Italia ancora prima che Monti fosse for-malmente incaricato di formare un nuovo gioverno. È il timbro che l’im-pero appone all’operazione “Italia” per nostra fortuna incruenta. Resta da scoprire la parte fondamentale di tutta la vicenda. Con quale man-dato Mario Monti è stato scelto per commissariare l’Italia? Che cosa do-

vrà fare? Non credo che la posta in gioco sia costituita dalla messa in si-curezza del debito italiano per rida-re sicurezza all’euro. Ci deve essere qualcosa di molto molto più impor-tante che riguarda la ristrutturazione dell’Occidente in cui Italia, Grecia, Spagna debbono giocare un ruolo profondamente diverso di quello che finora avevano avuto. Quale è il reale mandato del prof. Mario Monti? Che ne sarà dell’Italia? Con l’intelligente mossa democratica, al passo di tan-go, degli amici della Lega all’opposi-zione? Buon lavoro capogruppo alla Camera on. Roberto Maroni e, grazie per l’ottimo lavoro per la “sicurez-za legata alla criminalità organizza-ta, tesa a migliorare la sicurezza dei cittadini”. Soprattutto le coraggiose misure contro la mafia e, un grazie agli uomini e alle donne della Magi-stratura e delle Forze dell’Ordine .

Celso Vassalini

Chi snobba il ruolodei religiosi?

Egr. direttore,le scriviamo perché ad una radio cat-tolica abbiamo sentito dire una frase che ci ha sconcertato: “Se tutti fanno i frati, buona notte!”.Snobbare il ruolo fondamentale dei religiosi nella società è fuori luogo e inopportuno. Se non ci fossero gli ordini religiosi, che (come ha detto Gesù a Santa M. Faustina Kowalska) espiano con il loro sacrificio il male commesso da tanti uomini, la società sarebbe totalmente in preda all’atei-smo comunista e capitalista prean-nunciato dalla Madonna a Fatima: “...gli errori della Russia si espande-ranno...”. È questo che vuole quella radio? Sembrerebbe che il “fumo di

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

satana” sia entrato in essa.Ma ci siamo forse dimenticati l’ori-gine della civiltà europea? Non so-no certo stati gli amanti di mammo-na (creatori di paradisi artificiali) a portare alla civiltà, ma sono stati i monaci e persone dedite alla pre-ghiera, alla penitenza e al sacrificio. Sì, pensiamo proprio che ci si sia di-menticati. Infatti quasi tutti vivono secondo il sistema consumistico: non importa a che cosa porta, l’im-portante è che vada avanti; come dice Gesù: “Filtrano il moscerino e ingoiano il cammello”. Chi ha un minimo di fede e non vive sulla luna questo dovrebbe vederlo; dovreb-be interrogarsi se stia camminando verso il paradiso celeste o verso l’in-ferno dove regna mammona.A differenza del comunismo nella comunione c’è la libertà della col-laborazione: si rispetta il libero ar-bitrio.Il libero arbitrio nella società mo-derna è soffocato dalla pubblicità che, creando falsi bisogni, diffonde l’immoralità. L’attuale rovina della famiglia non è economica a causa dell’evasione fiscale di alcuni, ma morale per l’evasione matrimoniale di molti. Non è l’economia che deve sottomettere la morale, ma è la mo-rale che deve guidare l’economia.Non sono i soldi a fare l’uomo, ma i valori morali non negoziabili: chi vuole distruggere la moralità è sa-tana; l’uomo amorale è “martire di satana”, come dice Santa Caterina da Siena.Secondo noi sono degli stolti scim-miotti quelli che con la scienza vo-gliono eludere le leggi di Dio: stu-diano le leggi della natura (creata da Dio) per sovvertirle.L’idolatria della scienza è superbia

e le catastrofi naturali hanno dimo-strato la sua impotenza e piccolez-za davanti alla sapienza divina. In una predica un sacerdote ha detto: “Dio perdona sempre, l’uomo qual-che volta, la natura mai!”. Andare contro natura è autodistruggersi; perciò scindere la politica dalla mo-rale non è un concetto cattolico ma massonico. È utopico pensare che una persona che non sa gestire be-ne la sua vita privata possa gestire bene la vita pubblica; come diceva San Francesco di Sales: “tutto bi-sogna fare per amore e niente per forza” e “servire Dio nella buona e nella cattiva fama”.I governanti del passato che hanno fatto del bene al loro popolo cerca-vano di vivere moralmente. Il catto-lico che ha un ruolo di comando de-ve cercare di non cadere nell’abuso di potere, ma mettere Dio al primo posto: quello che conta è la parola di Dio non la sua.A San Tommaso d’Aquino Dio ha fat-to capire in una rivelazione sopran-naturale che tutti i suoi scritti erano un “mucchio di paglia” rispetto alla sua Parola.Il Santo Curato d’Ars salvava le ani-me con la preghiera, la penitenza e il sacrificio, chi invece non ne segue l’esempio le porta alla dannazione!

Paolo e Maddalena Pellini

A propositodi “cattolici adulti”

Egr. direttore,desidererei entrare in punta di piedi, se possibile, nella delicata questio-ne circa i “cattolici adulti”, solleva-ta recentemente da Lucio Croce sul n. 44 di “Voce”. Non voglio assoluta-mente addentrarmi nell’agone della

politica: ad altri, ben più competen-ti di me, questo arduo compito. Ed escludo a priori una qualsiasi forma di giudizio sulla persona citata, che ha (come deve essere) tutta la mia stima. Mi ha sempre colpito que-sta auto-affermazione dei “cattoli-ci adulti”, contrapposti ai “cattolici bambini”, e mi sono spesso chiesto cosa significasse.Io, da prete, sono ahimé rimasto fer-mo alle Scritture, e non posso che rifarmi a quelle per avere un qualche lume... Quando sento un cristiano dirsi “adulto”, mi viene in mente San Paolo, che ai cristiani di Efeso ricor-da come la maturità cristiana abbia il suo prototipo unicamente in Gesù Cristo, e si realizzi nella comunione vitale con Lui nell’ambito dell’unica fede (cfr. Ef 4, 11-13). Insomma: a me pare che, per la Scrittura, “adul-to” sia il cristiano “santo”, in piena comunione con Dio e con la Chiesa. Perciò, mi risulta assai difficile pen-sare a un cristiano che si consideri tanto più “adulto”, quanto più sap-pia essere “autonomo”, peraltro in forza di una ammirevole ermeneu-tica “del Concilio” (immagino sia il 21° Concilio ecumenico, ovvero il Vaticano II).Non condivido perciò le accuse ri-volte alla gerarchia della Chiesa, che sarebbe “colpevole” di aver dato un appoggio alla “parte sbagliata” e non a “quella giusta”, fra gli schieramen-ti politici.La “Chiesa”, intesa nella sua realtà “istituzionale”, ha sempre ribadito, agli uni e agli altri, i valori perma-nenti del Vangelo. Non mi risulta ci sia stato uno schieramento “di par-te”, né peraltro sarebbe giusto pre-tenderlo, perché da qualsiasi parte, si rischierebbe di prendere enor-

mi cantonate (ricordate - durante il governo Prodi, il disegno di leg-ge “Pollastrini-Bindi” sui Dico, per esempio...?).Il fatto che si ritenga che in Italia non ci sia “potere” che non passi per l’avallo della “Chiesa”, non signifi-ca che le cose stiano relamente co-sì! Datemi pure dell’ingenuo, ma io amo la Chiesa, indegnamente la ser-vo, e vederla continuamente attac-cata, peraltro da “cattolici adulti”, mi fa molto male. Direi, piuttosto, che proprio noi “Chiesa”, dovrem-mo continuamente interrogarci su quale sia il vero bene – secondo la “misura della pienezza di Cristo” – della comunità, civile ed ecclesia-le, rifiutando di schierarci a priori con chicchessia, ma valutando, di volta in volta, e portando il nostro umile, ma convinto contributo. “Co-sì non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingan-nati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore. Al contrario, agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo” (Ef 4, 14-15).

don Guido Richini

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FABBRICA DIVANI

Divano 3 posti da cm 208 con un poggiatesta e divano da due posti da cm 178 con un poggiatesta. Profondità cm 100 e altezza cm 88. Rivestito in vera pelle spessorata fiore categoria Toro.Cuscini di seduta e cuscini di schienale sfoderabili .Possibilità di diversi colori.

2.400,00 Prezzo scontatoPrezzao comprensivo di IVA

trasporto e ritiro usato

modello Bull

4.467,00 Prezzo listinoPrezzo promozionale