La Voce del Popolo 2012 18

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ǯ ǡ ǡ Ǥ Ǥ ° Ǥ ¿ Ǥ La morte improvvisa di don Luigino Plebani a Ruy Barbosa in Brasile ci porta a parlare nuovamente dei missionari bresciani. La scorsa settimana don Raffaele Donneschi, direttore dell’Ufficio missionario, rilanciava l’appello del vescovo Monari ai sacerdoti della diocesi a dare la propria disponibilità a partire per la missione ad gentes, lunedì mattina la notizia della morte violenta di don Plebani, da 32 anni fidei donum in America Latina. Lo hanno trovato domenica pomeriggio con una corda al collo e del nastro adesivo a coprirgli la bocca. Le circostanze della sua morte sono ancora da chiarire, come pure le minaccie che aveva ricevuto probabilmente a causa ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 delle sue visite ai carcerati e la sua azione in favore degli ultimi. Ciò che sappiamo, da chi lo ha conosciuto, è che era uno dei missionari bresciani più attenti alla realtà dei poveri e lo ha testimoniato vivendo in prima persona la povertà evangelica. “Don Plebani – ricordava don Donneschi – non ha mai voluto abitare in una casa vera e propria perché gli sembrava eccessivo rispetto allo stile di vita della popolazione che serviva”. Uno stile umile, schivo, semplice che emerge anche dalle parole del suo testamento spirituale in cui chiede per i suoi funerali la lettura dell’inno all’Amore (1Cor 13) e il vangelo di Lc 17,7-10: “Quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: siamo servi inutili”. Ha vissuto una vita in cui voleva parlasse il Vangelo, non la sua persona, chiedeva di leggere il suo dono, non le sue parole. Cosi in morte. “Ma soprattutto chiedo - scrive don Luigino - che dopo il Vangelo si faccia un poco di silenzio, niente discorsi né commenti... Aspetto solo il discorso che Dio mi farà, da Lui spero solo il perdono e l’amore”. Il perdono e l’amore, ciò che ci rende ancora credibili, come cristiani, al mondo d’oggi. Noi che ci ostiniamo a leggere la storia del cristianesimo e la sua azione missionaria in termini di efficienza, di progetti realizzati, di conquiste sociali. Cose tutte necessarie, ma dai missionari, da don Luigino, riceviamo la lezione essenziale dell’evangelizzazione: il perdono e l’amore. E l’amore e il perdono dicono necessariamente riferimento al dono della vita di Gesù, al suo sangue versato per noi. In questi ultimi giorni davanti al mistero della fine di don Luigi ci siamo fatti tante domande su cosa ci fosse nel suo cuore domenica scorsa: paura, angoscia, disperazione... Non pare. Ciò di cui abbiamo certezza, in ogni caso, è che egli abbia fatto della sua vita un dono per gli ultimi e che il suo è un sangue versato per amore. Lo dice una lunga esistenza di fedeltà e ciò resta fonte di benedizione per la Chiesa bresciana, così come lo è stato il sangue dei martiri di Kiremba appena alcuni mesi fa. Per questo, pure nella tristezza del distacco e nello smarrimento della prova, il dono di don Luigi ci apre alla fiducia e alla fede. Siamo una Chiesa bagnata di sangue in cui può risplendere ancora con forza la testimonianza del Vangelo. Don Luigino è solo l’ultima goccia versata. Gliene va il merito, anche se di questo si sarebbe schermito. L’ha anche scritto nel suo testamento spirituale: “Non per pretendere, ma se per caso ‘La Voce del Popolo’ o ‘Kiremba’ volessero dare l’annuncio che sono morto, niente elogi né panegirici. Solo un piccolo avviso e stop. Perché la foto? Sono sempre stato brutto!”. Scusa don Luigino abbiamo dovuto parlare di te, riposa in pace nella terra che hai amato e prega per noi. ǤǤ ǡ Ǥ Ǥ Ǥ Alcuni bambini − ma anche qualche “bambino” cresciuto, con lavoro e famiglia − mostrano una spiccata possessivi- tà. Tutto quello che capita loro a portata di mano è qualifi- cato immediatamente come “mio”. Ce ne vuole per far loro capire che il mondo è fatto non soltanto per loro, ma anche per tanti altri fratelli e sorelle. Giovanni Paolo II − come ben sappiamo − aveva scelto invece come motto: Totus tuus (Tut- to tuo). L’ispirazione è facilmente individuabile nel “Trattato della vera devozione a Maria” di San Luigi Maria Grignion di Montfort (composto 300 anni fa e ritrovato 130 anni dopo in un baule dimenticato). Interessante notare che il tenore, prima ancora che mariano, è “cristiano”. Scrive il santo: “Io sono tutto tuo e tutto ciò che possiedo è tuo, mio amabile Gesù, per mezzo di Maria, tua san- ta Madre” (“Trattato” 233). Del resto, il compito di Maria non è quello di condurci a Gesù? “Qualsiasi cosa lui vi dica, fatela!”. Perché non chiedere a Maria, in questo mese specialmente a lei dedicato, che ci aiuti ad essere un po’ di più “tutti” del suo Figlio Gesù, come è stata completamente lei? Comuni bresciani. Il viaggio tra i “forzati” dell’Imu Festa dei popoli. Brescia, città di tutti i colori Mese letterario La poesia carnale di Ungaretti ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǤǤ Brescia. Quante vite spezzate dietro le sbarre invivibili Caritas parrocchiali. Animatori, antenne del territorio Calcio. Brescia, sarà dura... ma devi crederci ǯ

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L’improvvisa scomparsa di don Luigi Plebani, sacerdote bresciano fidei donum da 32 anni in Brasile, ha profondamente colpito la comunità.

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La morte improvvisa di don Luigino Plebani a Ruy Barbosa in Brasile ci porta a parlare nuovamente dei missionari bresciani. La scorsa settimana don Raffaele Donneschi, direttore dell’Ufficio missionario, rilanciava l’appello del vescovo Monari ai sacerdoti della diocesi a dare la propria disponibilità a partire per la missione ad gentes, lunedì mattina la notizia della morte violenta di don Plebani, da 32 anni fidei donum in America Latina. Lo hanno trovato domenica pomeriggio con una corda al collo e del nastro adesivo a coprirgli la bocca. Le circostanze della sua morte sono ancora da chiarire, come pure le minaccie che aveva ricevuto probabilmente a causa

delle sue visite ai carcerati e la sua azione in favore degli ultimi.Ciò che sappiamo, da chi lo ha conosciuto, è che era uno dei missionari bresciani più attenti alla realtà dei poveri e lo ha testimoniato vivendo in prima persona la povertà evangelica. “Don Plebani – ricordava don Donneschi – non ha mai voluto abitare in una casa vera e propria perché gli sembrava eccessivo rispetto allo stile di vita della popolazione che serviva”. Uno stile umile, schivo, semplice che emerge anche dalle parole del suo testamento spirituale in cui chiede per i suoi funerali la lettura dell’inno all’Amore (1Cor 13) e il vangelo di Lc 17,7-10: “Quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: siamo servi inutili”. Ha vissuto una vita in cui voleva parlasse il Vangelo, non la sua persona, chiedeva di leggere il suo dono, non le sue parole. Cosi in morte. “Ma soprattutto chiedo - scrive don Luigino - che dopo il Vangelo si

faccia un poco di silenzio, niente discorsi né commenti... Aspetto solo il discorso che Dio mi farà, da Lui spero solo il perdono e l’amore”. Il perdono e l’amore, ciò che ci rende ancora credibili, come cristiani, al mondo d’oggi. Noi che ci ostiniamo a leggere la storia del cristianesimo e la sua azione missionaria in termini di efficienza, di progetti realizzati, di conquiste sociali. Cose tutte necessarie, ma dai missionari, da don Luigino, riceviamo la lezione essenziale dell’evangelizzazione: il perdono e l’amore. E l’amore e il perdono dicono necessariamente riferimento al dono della vita di Gesù, al suo sangue versato per noi. In questi ultimi giorni davanti al mistero della fine di don Luigi ci siamo fatti tante domande su cosa ci fosse nel suo cuore domenica scorsa: paura, angoscia, disperazione... Non pare. Ciò di cui abbiamo certezza, in ogni caso, è che egli abbia fatto della sua vita un dono per gli ultimi e che il suo è un sangue

versato per amore. Lo dice una lunga esistenza di fedeltà e ciò resta fonte di benedizione per la Chiesa bresciana, così come lo è stato il sangue dei martiri di Kiremba appena alcuni mesi fa. Per questo, pure nella tristezza del distacco e nello smarrimento della prova, il dono di don Luigi ci apre alla fiducia e alla fede. Siamo una Chiesa bagnata di sangue in cui può risplendere ancora con forza la testimonianza del Vangelo. Don Luigino è solo l’ultima goccia versata. Gliene va il merito, anche se di questo si sarebbe schermito. L’ha anche scritto nel suo testamento spirituale: “Non per pretendere, ma se per caso ‘La Voce del Popolo’ o ‘Kiremba’ volessero dare l’annuncio che sono morto, niente elogi né panegirici. Solo un piccolo avviso e stop. Perché la foto? Sono sempre stato brutto!”. Scusa don Luigino abbiamo dovuto parlare di te, riposa in pace nella terra che hai amato e prega per noi.

Alcuni bambini − ma anche qualche “bambino” cresciuto, con lavoro e famiglia − mostrano una spiccata possessivi-tà. Tutto quello che capita loro a portata di mano è qualifi-cato immediatamente come “mio”. Ce ne vuole per far loro capire che il mondo è fatto non soltanto per loro, ma anche per tanti altri fratelli e sorelle. Giovanni Paolo II − come ben sappiamo − aveva scelto invece come motto: Totus tuus (Tut-

to tuo). L’ispirazione è facilmente individuabile nel “Trattato della vera devozione a Maria” di San Luigi Maria Grignion di

Montfort (composto 300 anni fa e ritrovato 130 anni dopo in un baule dimenticato). Interessante notare che il tenore, prima ancora

che mariano, è “cristiano”. Scrive il santo: “Io sono tutto tuo e tutto ciò che possiedo è tuo, mio amabile Gesù, per mezzo di Maria, tua san-

ta Madre” (“Trattato” 233). Del resto, il compito di Maria non è quello di condurci a Gesù? “Qualsiasi cosa lui vi dica, fatela!”. Perché non chiedere a Maria, in questo mese specialmente a lei dedicato, che ci aiuti ad essere un po’ di più “tutti” del suo Figlio Gesù, come è stata completamente lei?

Comuni bresciani.Il viaggio tra i “forzati” dell’Imu

Festa dei popoli.Brescia, città di tutti i colori

Mese letterario La poesia carnale di Ungaretti

Brescia. Quante vite spezzate dietro le sbarre invivibili

Caritas parrocchiali.Animatori, antenne del territorio

Calcio.Brescia, sarà dura...ma devi crederci

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pending review è l’ennesi-mo inglesismo a cui gli ita-liani si stanno abituando. Il governo, che in queste ore è alla ricerca delle vie per un

taglio drastico alla spesa pubblica, ha fatto più volte ricorso a questa termi-nologia per definire la strada intrapre-sa per cercare al suo interno rispar-mi e sacrifici che possano pareggiare quelli già imposti agli italiani. Proprio per far fronte alle misure “salva Ita-lia” (molte delle quali probabilmente ineludibili) decretate dal governo le famiglie hanno dovuto provvedere a una propria “spending review” per ri-vedere voci di “spesa” non più sosteni-bili. Hanno dato, come suole ripetere il presidente Giorgio Napolitano, un contributo responsabile alla riduzio-ne dell’indebitamento dello Stato. Le famiglie hanno avuto meno problemi del governo, perché non avevano al-ternative. Con il livello dei salari fer-mo da oltre 20 anni, con un potere d’acquisto sempre più ridotto e con l’aumento indiscriminato del costo della vita non restava molto spazio alla fantasia. Senza contare lo spau-racchio dell’Imu, l’imposta sull’abita-zione reintrodotta dal governo a soli tre anni dall’abolizione dell’Ici. Una tassa che ha creato non pochi allar-mismi e che da parte dell’opinione pubblica è stata considerata come una vera e propria patrimoniale im-posta sui meno abbienti, milioni di italiani che come unico patrimonio hanno soltanto la casa, conquistata con anni di lavoro e di sacrifici. Non è un caso che proprio sull’Imu anche le forze politiche che dal novembre dello scorso anno sostengono il go-

verno comincino a dare qualche se-gnale di insofferenza. Probabilmen-te spinti anche dall’appuntamento elettorale alle porte (il 6 e 7 maggio saranno oltre nove milioni gli italiani chiamati alle urne per le amministra-tive) i partiti di maggioranza hanno inviato precisi segnali al governo. Il Pdl, per altro ripreso da Monti per la scelta avallata a suo tempo dal gover-no Berlusconi di abolire la tassa co-munale sugli immobili, ha chiesto al premier di considerare l’Imu una sor-ta di una tantum. Una tassa, dunque, da applicare in questo 2012 particolar-mente difficile, ma da non considera-re definitiva. Anche il Pd ha chiesto al governo maggiore equità sull’Imu. Il 29 aprile scorso, data della sua pub-blicazione sulla Gazzetta ufficiale, il decreto messo a punto dal governo Monti e approvato dalle Camere è di-ventato legge, mettendo anche punti di certezza su tempi e modalità di pa-gamento. Oggi, per lo meno, i cittadi-ni sanno con certezza quanto e come devono pagare per la nuova imposta municipale unica. Anche sulle aliquo-te minime le indicazioni del governo sono diventate legge: 4xmille e 7,6 sulla seconda. La palla ora passa ai Comuni, chiamati a mettere mano,

se ancora non l’hanno fatto, a regola-menti e deliberazioni che recepiscono i contenuti della legge, Un’operazio-ne relativamente semplice sulla carta ma che qualche difficoltà alle ammi-nistrazioni locali potrebbe crearla. I problemi sono più di uno. Pensando all’Imu come via per dare una sferza-ta ai conti in “profondo rosso” dello Stato il governo si è anche addentra-to in previsioni che, secondo sindaci e amministratori locali non sarà facile mantenere, a meno che non ci sia già dietro l’angolo l’aumento delle aliquo-te. Un altro nodo da sciogliere (per al-tro caricato sulle spalle dei Comuni) è quello dell’Imu a carico degli anziani stabilmente ospiti delle case di ripo-so. Il governo aveva stabilito che alle abitazioni di questi anziani, se sfitte, fosse applicata l’aliquota prevista per la seconda casa, con una tassazione tutt’altro che leggera. Solo in secon-da battuta l’esecutivo, come per altro previsto dal decreto definitivamente trasformato in legge, ha dato facoltà ai Comuni di procedere ad agevolazioni (in sostanza l’applicazione dell’aliquo-ta per la prima casa) nei confronti dei citati anziani. Toccherà alle singole amministrazioni fare fronte con risor-se proprie al mancato gettito da age-volazione. È chiaro che le maggiori difficoltà saranno a carico dei Comu-ni più grandi, che hanno una consi-derevole parte della propria popola-zione anziana residente nelle case di riposo. Ma c’è un’altra difficoltà che, seppure di carattere formale, non è meno significativa delle altre. L’Imu, conosciuta come Imposta munici-pale unica, di locale non ha pratica-mente nulla. Il Comune, in sostanza,

I sindaci e i Comuni italiani non ci stanno a passare, agli occhi dei loro cittadini, come i “cattivi” di turno che in una stagione di diffusa difficoltà non si fanno scrupolo di introdurre una nuova tassa. hanno detto ‘no’ all’Imposta statale unica. La denominazione di Imu, acronimo di Imposta municipale unica, data dal governo potrebbe trarre in inganno i contribuenti e indurli a ritenere che si tratta di una tassa imposta a livello locale. Per questo motivo l’Anci, l’associazione nazionale

dei comuni italiani, ha lanciato nei giorni scorsi una iniziativa per fara sapere ai cittadini, alle famiglie che ‘“dietro la sigla Imu che evoca i municipi, si nasconde una tassa dello Stato che i Comuni non possono neanche riscuotere liberamente”. Per rendere i cittadini partecipi della grave situazione che da tempo l’Anci denuncia in tutte le sedi istituzionali, senza che le autorità governative ne traggano le necessarie conseguenze l’Anci ha lanciato una sua campagna informativa.

Nei programmi dei candidati che tra qualche giorno si sfideranno per il governo locale dei 12 Comu-ni bresciani chiamati al voto, quel-lo dell’Imu è un tema caldo. Non c’è proposta amministrativa fra le tante sottoposte al giudizio degli elettori che non metta in primo piano il tema Imu. Per tutti, da Palazzolo a Desen-zano, si tratta di un obbligo da os-servare, imposto com’è dallo Stato, un’imposizione da applicare in tutti

i Comuni cercando di limitare al mi-nimo l’impatto sulle tasche dei con-tribuenti. Proposte che, in concreto si traducono, nella volontà di appli-care le aliquote imposte per legge e di non ricorrere a quel potere di-screzionale lasciato alle amministra-zioni di aumentare, eventualmente, quanto stabilito dalla legge. C’è qual-che candidato sindaco che accenna, anche se in modo abbastanza gene-rico, alla possibilità di mettere in

campo azioni per aiutare quelle fa-miglie e quei soggetti che dovessero trovarsi in difficoltà nel pagamento dell’imposta. Si tratta però di ipote-si generiche, quasi sempre condizio-nate dagli esiti di una ricognizione sullo stato di salute delle casse co-munali. In temi di crisi come quelli attuali il tema dell’Imu interessa e non poco gli elettori, tanto da essere uno dei temi su cui i candidati sono interpellati con maggior frequenza.

Ad Acquafredda, Cazzago San Mar-tino, Darfo Boario (nella foto), De-senzano, Gottolengo, Gussago, Ma-lonno, Odolo, Palazzolo sull’Oglio, Paspardo, Provaglio Valsabbia e Ro-vato la partita elettorale si potrebbe giocare anche sulla credibilità delle risposte e delle proposte che i can-didati in corsa hanno saputo dare in queste settimane di campagna elet-torale al tema della nuova Imposta municipale unica.

funge solo da esattore per lo Stato, all’insaputa di tanti cittadini. Le diffi-coltà non mancano e l’Imu rischia di andare ad appesantire ulteriormente una situazione pesante in cui versano tanti “forzati” della nuova imposta: i Comuni che devono riscuoterla e i cittadini che devono pagarla e che potrebbero essere attratti dalle sire-ne (strumentali) della disobbedienza fiscale che qualcuno sta strumental-mente usando.

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L’Ici era stata abolita ufficialmente dopo le elezioni politiche dl 2008. Solo pochi anni erano bastati agli italiani per dimenticare cosa significasse pagare un’imposta sulla prima casa. A rinfrescare la memoria ci ha pensato l’Imu nuovamente introdotta da qualche mese. Dapprima, nelle ultime settimane del governo Berlusconi, era stata pensata come una sorta di imposta che doveva conglobare le tasse che i contribuenti pagavano a livello locale. Con il governo dei tecnici è

diventata una tassa che interessa, pesantemente, solo la casa. Due le aliquote previste per legge: il 4 per mille sulla prima casa e il 7,6 sulla seconda. Il pagamento dell’acconto dovrà essere effettuato entro il 18 giugno (il 16 cade di sabato) e verrà determinato sulla base delle aliquote di legge, oppure su quelle già deliberate dai singoli Comuni. Entro il 17 dicembre (il 16 cade di domenica) i contribuenti dovranno effettuare il pagamento a conguaglio dell’imposta dovuta sulla base delle

decisioni che i Comuni adotteranno entro il 30 settembre. I municipi possono articolare le aliquote tra un minimo e un massimo rispetto a quanto stabilito dallo Stato (2, 4 e 7,6 per mille), che si riserva la facoltà di modificare tali parametri di riferimento entro il 10 dicembre. L’Imu per l’abitazione principale (e pertinenze) si potrà pagare in tre rate: il 33% entro il 18 giugno, il 33% entro il 17 settembre. Il saldo, con l’eventuale conguaglio, si dovrà versare entro il 17 dicembre 2012.

Potevano correre il rischio di essere l’anello debole della catena, costretto a subire pesantemente il peso dell’in-certezza e della confusione che sino all’ultimo (la data della pubblicazione della legge sulla Gazzetta ufficiale) ha segnato la tribolata vicenda Imu. Inve-ce, con il pragmatismo e la capacità di fare fronte a situazioni complesse che il sistema fiscale italiano crea di conti-nuo, i Caf (centri di assistenza fiscale) a cui milioni di italiani si rivolgono per

la dichiarazione dei redditi e annessi e connessi, si sono attrezzati per rispon-dere al meglio agli utenti. La confere-ma arriva da Michele Dell’Aglio, diret-tore del Caf della Acli di Brescia. “In assenza di dati di certezza – afferma – abbiamo calendarizzato gli appun-tamenti per il pagamento dell’Imu sol-tanto a partire dal giorno successivo all’entrata in vigore della legge, proprio per dare risposte certe ai contribuen-ti”. Entro il termine del 16 giugno fissa-

to dalla legge per il pagamento dell’ac-conto i Caf dovrebbero essere in grado di evadere le numerose pratiche. Dai primi dati in possesso dei centri di as-sistenza fiscale l’Imu sulla prima casa non dovrebbe risolversi (o almeno in misura ridotta rispetto al preventivato) in una mazzata. “Il problema – conclu-de Michele Dell’Aglio – potrebbe arri-vare con le seconde case, e il potere discrezionale lasciato ai Comuni, ma si dovrà aspettare dicembre”.

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n nuovo, pesante tribu-to di quella Chiesa bre-sciana che ha scelto di evangelizzare nei Paesi del Sud del mondo. Non

ci sono molte parole per dare conto del presunto assassinio nella cittadi-na brasiliana di Ruy Barbosa, nello Stato di Bahia, di don Luigi Plebani, fidei donum nel Paese sudamericano sin dal 1980. Ancora poche e incerte le notizie sulla dinamica della morte. Sulla vicenda sta indagando la poli-zia locale, anche in considerazione di una lettera rinvenuta tra gli effetti del sacerdote in cui lo stesso faceva riferimento a minacce ricevute. L’uni-co dato di certezza è che la morte del sacerdote è stata violenta. Don Luigi Plebani era originario di Rudiano e da più di 30 anni operava come fidei do-num in Brasile. A fare la triste scoper-ta le suore Carmelitane minori della carità che attendevano il fidei donum per la celebrazione della Messa. Non vedendolo arrivare le religiose sono andate nella sua camera dove hanno trovato il corpo senza vita di don Lu-igi. Il sacerdote, nato nel 1947 nel Co-mune della Bassa, era stato ordinato nel 1973. Il suo primo incarico, come vicario cooperatore era stato nella co-munità di Erbanno. Dopo due anni di servizio, nel 1975 era stato destinato alla parrocchia di San Pancrazio di Palazzolo sull’Oglio come curato, dove era rimasto sino al 1979. L’anno succes-

Witte, seguiva la vita e l’attività di 18 comunità di base volute dallo stesso Vescovo all’interno della parrocchia della Cattedrale. Settimanalmente, poi, don Luigi visitava i carcerati e gli ammalati che senza la sua presenza sa-rebbero stati sprovvisti dell’assistenza religiosa. Dopo 32 anni in terra brasi-liana, vissuti con intensità ma anche con grande semplicità e dedizione al suo essere fidei donum, il sacerdote avrebbe fatto ritorno definitivamen-te a Brescia. La notizia, prontamente comunicata alla famiglia, ha destato vasta commozione nella comunità di Rudiano, che si è subito riunita in pre-

sivo, poi, la scelta di partire per il Bra-sile come fidei donum. Un lungo ser-vizio, prestato in diverse diocesi, che avrebbe dovuto concludersi nei pros-simi mesi. A Ruy Barbosa il sacerdote bresciano, in adesione al piano pasto-rale elaborato dal vescovo Andrè De

Il Sudan ha dichiarato lo stato d’emer-genza lungo il confine con il Sud Su-dan. A referirlo secondo la Misna è l’agenzia sudanese ‘Suna’ che ha dato notizia di un decreto firmato dal pre-sidente Omar Hassan al Bashir (nella foto). Il provvedimento riguarda diver-se località degli Stati di Sud Kordofan, Nilo bianco e Sennar. L’agenzia ha an-che precisato che le località in cui la misura è applicata sono Abyei, Taludi, Abu-Jebaiha, Alieri, Al Tadamun, Al

Buram e Kailek in Sud Kordofan, Al Ja-balain e Al-Salam nel Nilo bianco, e Al Dali e Mazmoum nello Stato di Sennar. L’applicazione dello stato d’emergenza comporta la sospensione della Costi-tuzione e secondo varie fonti di stam-pa stabilisce anche la sospensione dei rapporti commerciali con il Sud Sudan. In realtà i commerci con il Sud Sudan sono stati ufficiosamente banditi da quasi un anno e lo stato d’emergenza era già applicato in altre aree di confine

come nello Stato del Nilo Blu. Le mi-sure prese da Khartoum seguono set-timane di duro confronto militare tra due Paesi fino allo scorso luglio riuniti in un’unica nazione. L’ultimo teatro di questo confronto è stato Heglig, area petrolifera controllata da Khartoum ma rivendicata da Juba. ‘Suna’ riferisce che il governatore del Nilo bianco, Yu-suf Al Shambali, ha dato una settimana di tempo alle 12mila persone del Sud perché lascino il Paese.

ghiera, e in quelle in cui don Plebani aveva svolto il suo ministero sacerdo-tale. Comunità in lutto che ora atten-dono di conoscere maggiori particolari su questo nuovo tragico episodio che torna a colpire la Chiesa bresciana e la sua vocazione missionariaa poco più di sei mesi dal 27 novembre dello scor-so anno, quando a Kiremba, venivano brutalmente assassinati suor Lucrezia Mamic e il volontario Francesco Baz-zani. I funerali di don Luigi Plebani si sono svolti, come da sua volontà, a La-goa dos gatos, località della diocesi di Palmares, nello Stato di Pernambuco, dove aveva prestato servizio

Due attentati contro strutture militari a Idlib, nel nord della Siria, hanno fatto passare in secondo piano le prime dichiarazioni rilasciate dal generale norvegese Robert Mood al suo arrivo a Damasco. Mood è stato nominato nei giorni scorsi capo della missione degli osservatori dell’Onu in Siria e ha ribadito che tutte le parti belligeranti devono fermare le violenze perché il piano di pace di Kofi Annan possa essere applicato. Secondo notizie

riferite dall’agenzia di stampa siriana ‘Sana’, due esplosioni avrebbero causato la morte di almeno otto persone, sia civili che militari. Le prime ricostruzioni indicano che gli attentatori hanno usato autobombe; il fatto è stato confermato da fonti dell’opposizione. Per trovare una soluzione politica a una crisi ormai lunga oltre un anno, Annan – che è inviato in Siria di Lega Araba e Onu – ha elaborato un piano che al primo dei suoi sei punti

prevede l’immediata cessazione dei combattimenti. Sulla carta il piano è stato approvato sia dal governo che dalle opposizioni, ma la tregua è ancora precaria e spesso non rispettata. Gli altri punti prevedono un tavolo negoziale aperto a tutte le componenti della società siriana, la liberazione dei prigionieri politici, il libero accesso a tutte le zone del paese da parte dei giornalisti anche stranieri, la garanzia di poter liberamente tenere manifestazioni.

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eppure con il contagoccie stanno arrivando dall’Istat i primi dati sul censimen-to 2011. Al di là di alcuni aspetti “curiosi” (le miglia-

ia di cittadini scomparsi in tutto il Paese nel raffronto tra i dati in pos-sesso degli uffici anagrafe e quel-li dei questionari rilevati) ci sono alcuni dati che meritano particola-ri considerazioni. Fra i numeri più interessanti c’è quello relativo alla popolazione straniera abitualmen-te dimorante in Italia è triplicata, nell’arco del decennio intercorso tra il censimento dello scorso an-no e quello realizzato nel 2001. Gli stranieri sono passati da poco più di 1 milione 300mila persone nel 2001 (dato definitivo) a circa 3 mi-lioni 770mila (dato provvisorio). Contestualmente è aumentata l’in-cidenza relativa degli stranieri sul totale della popolazione residente, da 23,4 stranieri ogni mille persone censite a 63,4. L’aumento dei citta-dini stranieri abitualmente dimoran-ti in Italia ha contribuito in misura determinante all’incremento della popolazione totale censita rispetto alla passata tornata censuaria, con-fermando la tendenziale staticità demografica della popolazione di cittadinanza italiana. La distribuzio-ne territoriale degli stranieri abitual-mente dimoranti è mutata di poco

rispetto allo scorso censimento: due stranieri su tre risiedono nell’Italia settentrionale, che si conferma area fortemente attrattiva, in particola-re il Nord-ovest dove attualmente si concentra il 36% degli stranieri. Fra i Comuni più grandi, Brescia si posiziona in testa alla graduatoria

Nelle ultime settimane sono diventati l’emblema del lavoro che manca e che, forse, non è nemmeno cercato. Per questo i giovani, i “bamboccioni”, come ebbe a definirli qualche anno fa il ministro Padoa Schioppa, sono diventati oggetto di una ricerca promossa dal settore giovani dell’Azione cattolica di Milano. I risultati confermano che, probabilmente, i giovani sono diventati uno stereotipo per raccontare una crisi che non sembra mollare la presa. Nel Milanese, ma i

dati con una certa approssimazione potrebbero andare bene anche per Brescia, l’universo giovanile non è quello raccontato dai mezzi di comunicazione. Nella provincia di Milano il tasso di disoccupazione giovanile segna da due anni un regresso. Nel 2009 i giovani disoccupati erano il 23,4%. Due anni dopo la percentuale è scesa al 16,5% percentuali sempre importanti ma che danno conto di una realtà diversa rispetto a quella spesso raccontata dai media. “Si tratta di

un tasso – si legge in un passaggio della ricerca – che va letto alla luce del tasso di attività, ossia del numero di giovani che sono sul mercato del lavoro, che nel 2011 era del 29%. Andrebbe calcolato su questa percentuale (perché il resto dei giovani o ha un lavoro o è comunque impegnato con lo studio o altre attività) il numero effettivo dei disoccupati. Alla luce di questi parametri, dunque, non sarebbe un giovane su tre a essere senza lavoro ma tra i cinque e i sette su 100 che

cercano lavoro. Anche per quel che concerne il posto fisso la ricerca dei giovani di Azione cattolica di Milano si discosta da scenari abituali. Il 36,7% dei giovani avrebbe un lavoro a tempo indeterminato a cui si aggiunge un altro 14,2 con un contratto a tempo determinato. Percentuali che contribuiscono a rafforzare l’idea che per i giovani l’accesso all’occupazione non debba avvenire per forza attraverso le forche caudine dei lavori atipici e del precariato.

con il 16% di popolazione straniera. Un primato destinato a dare ulte-riore significato alla Festa dei po-poli che gli Uffici migranti e per il dialogo interreligioso della diocesi, la parrocchia di San Giovanni Batti-sta, l’associazione Centro migranti, la cooperativa Scalabrini Bonomelli hanno programmato per domenica 13 maggio al PalaBrescia di via Zi-ziola. La festa, a cui è stato dato il ti-tolo di “Per farne di tutti i colori”, si aprirà alle 10.30 con la celebrazione della Santa Messa, a cui farà segui-to un momento conviviale a base di piatti tipci. Stand culturali e anima-zione per i più piccoli completeran-no la festa che è a ingresso libero.

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Roberto Formigoni è nervoso. Il Celeste, come ama farsi chiamare, ha dovuto rimettere i piedi a terra per via dei viaggi e delle vacanze (di gran lusso) al mare e delle cene che più luculliane non si può. In pochi giorni ha inanellato gesti scaramantici, parolacce e insulti come un Bossi qualsiasi (the family). Ha assicurato di essere puro e limpido come l’acqua di sorgente. Parola di Presidente. (Rendiamo grazie a Dio?).Non ho alcun motivo per metter in dubbio che la sua acqua sia pura e limpida, ma le cronache dicono che appena fuori dalla sorgente (nelle stanze accanto e nei piani inferiori del Pirellone) l’acqua è più che inquinata, tante sono le accuse, gli inquisiti e anche gli arrestati che fanno capo alla gestione Formigoni. È doveroso attendere il completamento delle indagini e degli eventuali passi successivi della giustizia.Tuttavia c’è qualcosa che possiamo dire subito a proposito del sistema sanitario lombardo che, Formigoni ripete come un mantra, è il modello migliore che abbiamo in Italia (e forse nel mondo).

La Circoscrizione Nord, con il patrocinio dell’Assessorato alle attività produttive e marketing urbano, in collaborazione con le scuole e le parrocchie del territorio e con la presenza delle associazioni Ant Brescia (Ass. Naz. Tumori Onlus) e Alzheimer Brescia “Antonia Biosa”, che informeranno i cittadini sulle proprie finalità sociali propone “Il baratto, scambia un libro la mattina al parco” porta un tuo libro e scegline un altro…”. L’appuntamento è per domenica 6 maggio sotto la

tettoia del Parco Jan Palach di via Tommaseo, in città.Saranno allestiti dei banchetti dove si potranno portare i libri già letti e prenderne altri gratis.Saranno ben accetti libri di narrativa, libri per bambini, libri scientifici, manuali tecnici, fumetti, riviste…I cittadini interessati a prenotare una postazione fissa al banchetto (dove portare minimo 20 libri) dovranno contattare la Circoscrizione Nord per l’assegnazione di una postazione numerata gratuita.

La Regione ha smentito le cifre diffuse dal Pd: in una nota ha sostenuto che i fondi erogati a San Raffaele e Maugeri non sono in tutto 84 milioni, ma 44. Alfieri ha fatto notare che non tutto il denaro è stato erogato perché alcuni progetti non sono ancora terminati. Gli 84 milioni – ha spiegato il consigliere del Pd – sono importi impegnati, ovvero assegnati salvo buon fine dei progetti, e quindi non possono essere spesi per nessun’altra voce del bilancio regionale. Non si

tratta di cifre irrilevanti, dice Alfieri, che sottolinea il primato della Lombardia per il peso della sanità privata: “Il 44% dei costi del Servizio sanitario regionale è imputato alle prestazioni degli enti accreditati. La percentuale più alta d’Italia”.Per capire come vanno le cose nel mondo della sanità lombarda basta dare un’occhiata alla storia di Giuseppe Rotelli, nato nel 1945 a Pavia, laureato in giurisprudenza. Due volte presidente del comitato regionale

Nei giorni scorsi un consigliere del Pd ha pubblicato dei dati dai quali risulta che in tre anni, dal 2008 al 2010, la Regione ha versato nelle casse degli operatori privati 176 milioni di euro e 84 – quasi la metà – hanno avuto come destinatari la Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor e la Fondazione Salvatore Maugeri. Proprio le due istituzioni che sono al centro dell’inchiesta della procura di Milano sulla sanità lombarda, con due amici di Formigoni in prigione.

per la programmazione sanitaria della Regione Lombardia, è stato tra gli estensori del piano ospedaliero regionale, partecipando in seguito alla redazione di numerose leggi in materia di sanità. Dal 1984 ha promosso e coordinato il lavoro di un gruppo di esperti delle quattro università lombarde, per realizzare il primo progetto di piano sanitario regionale. Tutte esperienze che gli sono servite per mettere in piedi il Gruppo ospedaliero San Donato che, con 18 ospedali di cui 17 in Lombardia e uno in Emilia-Romagna, è il primo gruppo ospedaliero italiano e tra i primi in Europa. In questi ultimi mesi ha rastrellato sul mercato le azioni della Rcs (Rizzoli-Corriere della Sera) diventandone il maggior azionista con il 16,55%. Solo l’ultima tranche del 5,2% gli è costata 53 milioni di euro, il doppio della quotazione in borsa. Sempre nelle ultime settimane ha offerto 405 milioni di euro per acquisire l’Ospedale San Raffaele di Milano (guarda caso al centro degli scandali). Evidentemente le cliniche private, finanziate con i soldi pubblici, rendono bene.

Il Comitato “Gussago per l’acqua bene comune” ha organizzato per venerdì 11 maggio 2012: un incontro pubblico dal titolo “Acqua, clima e ambiente: risorse sempre più preziose”, al quale prenderà parte il climatologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli, volto noto della televisione pubblica (è uno degli ospiti fissi della trasmissione “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio) e non solo. L’incontro avrà inizio alle ore 17.45 e si terrà

presso la Sala civica “Togni”, in piazza Vittorio Veneto a Gussago. Il comitato, nato a Gussago nella primavera del 2010 grazie al contributo ed alla entusiastica collaborazione di tante cittadine e di tanti cittadini per sensibilizzare la popolazione sui referendum dello scorso anno, ha organizzato ha l’incontro per tenera alta l’attenzione dei gussaghesi sulla cura e sulla salvaguardia sia delle sorgenti, dei canali e delle falde acquifere

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o scorso aprile un’altra vi-ta si è spenta nelle carceri di Canton Mombello, la 20ª vittima delle prigioni ita-liane dall’inizio dell’anno.

Aveva solo 33 anni l’uomo che poteva essere un padre, un marito, un amico.

solo un cadavere. Era venuto dal-la Croazia Davor Brletic per crearsi un futuro, si era invischiato in affari di droga ed è stato arrestato. Si è im-piccato poche ore dopo essere stato portato in cella. I tentativi di salvarlo non sono serviti, è morto all’Ospeda-le Civile dopo cinque giorni. Chi sba-glia paga, è questo il pensiero comu-ne relativamente a chi delinque, mai accompagnato o quasi dall’idea di reinserimento sociale. Una punizio-ne che nel corso degli anni è divenu-ta sempre più insostenibile per mol-te cause. Esiste una correlazione tra quanti si suicidano in carcere e quanti lo fanno da liberi cittadini, si chiama media nazionale. L’Italia è il Paese con il maggiore scarto tra i suicidi nella popolazione libera e nella popo-lazione detenuta. Ovvero in carcere l’atto di togliersi la vita è nove volte più frequente. Il motivo non è solo da ricercare nel ben noto fenomeno del sovraffollamento, l’Italia detiene il triste record di carceri più affollate in Europa, oggi, infatti, buona parte della popolazione detenuta è costitu-ita da persone provenienti dall’ emar-ginazione sociale: tossicodipendenti,

gli anni sessanta ad oggi il tasso del suicidio nei penitenziari è aumentato del 300%, il 30% dei tentativi avviene, come nel caso di Davor impiccatosi con un lenzuolo nel bagno, quando il detenuto è solo perché in cella di isolamento o perché i compagni sono usciti per l’ora d’aria. Carlo Caselli, fa-moso magistrato italiano, ha dichia-rato che il carcere nel nostro Paese viene utilizzato come “discarica so-ciale” dove si vanno a stipare tutte le situazioni umane che la società non sa o non vuole risolvere. La prigione da troppo tempo non ha più la fun-zione di istituto rieducativo, il 60%

immigrati, malati mentali. Persone psichicamente fragili e prive delle ri-sorse caratteriali necessarie per so-pravvivere al carcere che, una volta detenute, si ritrovano ad affrontare il proprio disagio in solitudine. Da-

“Chiari incontra il Sommo Poeta” è l’omaggio dantesco che la Civica scuola di musica di Chiari e la Fon-dazione Morcelli Repossi hanno rea-lizzato in un programma diviso in tre atti. “Per realizzare questo omaggio costellato da straordinari appunta-menti tra maggio e giugno − ha di-chiarato Andrea Puma, presidente della Civica − abbiamo coinvolto re-altà culturali e talenti artistici tra i più prestigiosi di Chiari nell’auditorium

della Fondazione Morcelli Repossi, a Villa Mazzotti e al Museo della Città”. La prima iniziativa, chiamata “Infer-nus. Lectio Dantis”, è dedicata a cin-que incontri “propedeutici allo spet-tacolo di chiusura” che si svolgeranno a partire da lunedì 7 maggio alle ore 20.30, nell’auditorium “Flavio Riva” di via Varisco. Nel corso delle serate verranno letti, commentati e accom-pagnati dalla Civica scuola di musica alcuni versi tratti dall’Inferno. La se-

conda iniziativa riguarda una mostra espositiva che si terrà, in primo tempo nell’androne del Municipio e poi nel Museo della Città, di 16 abiti ispirati ai costumi del Trecento e realizzati pren-dendo spunto dalle stampe di Gustav Dorè, da Greta Tonioli con l’ausilio del prof. Mario Brughieri. Il terzo e con-clusivo atto è il concerto di venerdì 29 giugno alle 21.30 sulla scalinata ester-na di Villa Mazzotti, intitolato “Dante. Il cammino dall’Inferno al Paradiso”.

dei detenuti torna a delinquere una volta in libertà, è solo un contenito-re del disagio sociale che permette al cittadino di non vedere ciò che reca fastidio alla comunità. Negli Usa fino a 30 anni fa il tasso di suicidio tra i de-tenuti era simile a quello che si regi-stra oggi in Europa, una media di 9,4 suicidi ogni 10mila persone. Venne istituito uno staff di 500 persone inca-ricate della formazione del personale penitenziario, i suicidi si sono ridotti del 70%. L’Italia non ha ancora guar-dato in questa direzione tanto che il grosso dell’assistenza penitenziaria è svolto dai volontari.

Nelle chiese “turistiche” c’è già una sorta di benvenuto a quanti fedeli e curiosi mettono dentro il naso per scoprirne i particolari storici e artistici. Da questo punto di vista è indubbio che anche la Chiesa bresciana sia custode di un grande tesoro artistico e umano. Non sempre questo viene, però, rispettato, anzi (la cronaca lo insegna) viene anche danneggiato. Interessante segnalare quanto è scritto all’ingresso della cattedrale di Bruxelles, un invito che sarebbe

bello poter leggere anche nelle nostre chiese. “Amico di passaggio, chiunque tu sia, noi siamo felici di darti il benvenuto. Sei in una chiesa che ti chiediamo di rispettare. Questa chiesa è la testimonianza di quello che le generazioni precedenti ci hanno lasciato, testimonianza della loro devozione e della loro conoscenza, testimonianza della loro fede in Dio. Qui essi hanno portato le loro gioie e le loro sofferenze. Qui essi hanno celebrato

la presenza di Gesù Cristo. Amico di passaggio, questa chiesa è ancora luogo di meditazione, luogo di preghiera, luogo per assemblee e per l’eucaristia. Ti chiediamo di rispettarla: non disturbare il suo silenzio, non rovinare la sua serenità, non alterare il suo fine. Con i tuoi occhi e con il tuo cuore, contempla la bellezza del lavoro degli uomini, cerca qui la discreta presenza di Dio. Amico di passaggio, possa la tua visita restare in te come un momento di pace”.

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ltre 1000 psicologi e psi-coterapeuti animeranno sull’intero territorio na-zionale e per l’intero me-se la 5ª edizione del Mip,

il Maggio di informazione psicolo-gica, promosso da Psycommunity, la più grande web community degli psicologi italiani che si impegnano, a titolo volontario, a organizzare eventi e manifestazioni culturali inerenti la psicologia. Il Mip gode del patrocinio di Comuni, Province e Regioni, oltre che di quello degli Ordini regionali degli psicologi ed a Brescia, Bovez-zo, Concesio e Orzivecchi 12 profes-sionisti organizzano 19 eventi sui temi di ansia, invecchiamento, caregiver, sindrome da alienazione parentale, sogni, alcolismo, disturbi alimentari, immigrazione e seconda generazione, dolore, disturbi dell’apprendimento, disgrafia, problemi di coppia, salute mentale, sport e autostima. “Si tratta di una campagna di prevenzione, at-tività più diffusa in altri settori della salute, che mira al benessere psico-logico – ha spiegato la coordinatri-ce provinciale del Mip Sara Pezzola – che permette di entrare in contatto con soggetti prima che possano sor-

gere necessità di intervento psicolo-gico”. “L’aver messo in rete Comuni, Provincia e professionisti dimostra la valenza dell’iniziativa – ha detto l’as-sessore cittadino alla Cultura Andrea Arcai – ed alcuni dei temi che verran-no trattati, soprattutto quelli dedicati ai minori e agli adolescenti, focalizza-no l’attenzione che gli psicologi dedi-cano alle varie problematiche del pro-gramma, in una società in cui si corre e non si ha tempo per ascoltare”. L’in-tero programma, con i dettagli logisti-ci, i nominativi dei professionisti e le modalità di contatto, nonché le tema-tiche dei singoli incontri, si possono trovare sul sito www.psicologimip.it/brescia. “Al centro dell’iniziativa vi è il benessere, non solo fisico, ma men-tale, spesso lasciato in secondo piano – ha aggiunto l’assessore provinciale ai Servizi sociali Aristide Peli – sem-pre più spesso vittima dello stress cui

siamo sottoposti quotidianamente. Un cervello allenato e sotto la guida di un esperto non può che prevenire danni che, se trascurati, potrebbero rivelarsi, nel tempo, più difficili da contrastare”. Nel corso degli incontri, ma anche direttamente e per tutto il mese, chiunque abbia a farne richie-sta, potrà usufruire di un colloquio gratuito, al fine di inquadrare, nella sua generalità, la problematica su cui confrontarsi con lo psicologo e valu-tare assieme le possibili vie da percor-rere. “Desideriamo porre l’attenzione su quell’energia che scorre dentro di noi e che ci fa sentire vivi – ha sottoli-neato il responsabile Mip della comu-nicazione Bruno Barbieri – in quanto il nostro benessere dipende da un sot-tile equilibrio dinamico in essere tra i nostri bisogni, le nostre risorse ener-getiche e le richieste dell’ambiente in cui viviamo”.

Un’opportunità per manifestare la propria creatività. L’evento “Dentro la luce” (il nome riprende il tema del primo concorso del 2010) nasce dal tentativo dell’oratorio di Mompiano di dare ai ragazzi uno spazio e un’occa-sione legale di espressione artistica. L’oratorio S. Giovanni Bosco ha colto il bisogno espresso spesso anche con atti vandalici nei propri ambienti di esprimersi e lasciare il segno nei luo-ghi che si frequentano (le scritte sulle pareti e le porte dei bagni, sui tavolini o sui muri). L’oratorio ha preso una decisione controcorrente: dare voce ai tanti ragazzi che nell’art street tro-vano il modo per raccontarsi, perché in tutto questo vede un’opportunità educativa e un approccio relazionale con ragazzi a volte respinti da certi ambienti. Tutto questo nella legalità: organizzando un evento. Sin dall’ini-zio, è stato appoggiato dalla coope-rativa “Il Calabrone” e sponsorizzato da Frisco shop (da quest’anno anche da Graffitishop e colorificio Astrale). “Dentro la luce” consiste in un con-corso in cui i ragazzi e i giovani pos-sono partecipare presentando una bozza che rispecchi il tema annuale. I temi dei due concorsi precedenti sono stati: “Dentro la luce” e “I colori della vita”; quest’anno è “Quando si spalanca l’infinito”. Le migliori boz-ze vengono scelte per la realizzazio-ne dell’opera su pannelli con le bom-bolette fornite dall’organizzazione. “Dentro la luce” si svolge durante la festa dell’oratorio, ecco perché non mancano la musica delle band locali, gli stand gastronomici e le rampe per

lo skate. Le iscrizioni sono aperte fi-no a domenica 20 maggio. L’iscrizio-ne consiste nella consegna della boz-za realizzata su foglio A4 o A3 con scritto nome, cognome, età, la tecnica (spray, pennelli…) e un recapito tele-fonico. Si partecipa al concorso singo-larmente o in gruppo (non superiore alle cinque persone). Per informazio-ni, contattare Barnaba (377.1329173) o consultare il sito www.friscoshop.it

Capitan Giovanni è protagonista del cartone animato che Brescia Mobilità e Brescia Infrastrutture distribuiscono a circa 1200 bambini che frequentano le classi terze, quarte e quinte delle scuole primarie cittadine. Ciuffo rosso e aria sognante, Capitan Giovanni accompagnerà i più piccoli alla scoperta della metropolitana, informandoli sui percorsi, le modalità di utilizzo, ma anche sulla sicurezza e il rispetto dell’ambiente. “Il filmato − spiega Valerio

Prignachi, presidente di Brescia Mobilità − vuole dare un messaggio educativo e nel contempo avvicinare la metropolitana alle giovani generazioni utilizzando un linguaggio adatto ai più piccoli”. Dal 4 maggio gli studenti saranno coinvolti in visite guidate alle stazioni, sarà mostrato loro il cartone animato e riceveranno una “school bag”, realizzata in collaborazione con l’Editrice La Scuole e Centrale del Latte, contenente il dvd del filmato, un

blocco appunti e una merendina. “Abbiamo voluto riproporre gli elementi chiave che caratterizzano la metropolitana esponendoli con la semplicità tipica del linguaggio dei bambini − sottolinea Marco Medeghini, direttore generale di Brescia Mobilità − e attraverso di loro cercheremo di veicolare il messaggio che la metro significa sicurezza, ecologia e velocità”. Oltre al filmato e alla school bag, realizzati da Borgo Creativo, Ranieri design, Cassani ed EdWorks, verrà

distribuito il mensile gratuito “Niu”, che avrà lo scopo di confrontare la metropolitana con quelle di altre città, proponendo racconti e uno spazio dedicato alla tecnologia. “La metropolitana pone una serie di problemi da affrontare − conclude il sindaco Paroli − ma è importante creare una familiarità con il mezzo partendo da quelli che saranno i fruitori di domani”. In merito alle polemiche, infine, dichiara “ottimismo, perché i tempi verranno rispettati”. (a.g.)

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Il Centro culturale Il Chiostro propone nel mese di maggio un interessante percorso di formazione e approfondimento intitolato “Parole per vedere”: un itinerario nella storia dell’arte attraverso cinque parole, dal tardo Medioevo fino al primo Ottocento, guidato dal prof. Vincenzo Gheroldi. Chi si occupa di storia dell’arte si incontra con parole scomparse o che hanno mutato il loro significato. Provare a ritrovare il senso di questi termini significa muoversi in una

sorta di archeologia del pensiero: ritrovare le forme di attenzione e riconoscere i particolari criteri di selezione di culture scomparse. Il percorso che si propone riguarda cinque parole – relucente, vaghezza, umore, bianco, traduzione – che riescono a illuminare il modo di vedere le opere d’arte fra il tardo Medioevo e il primo Ottocento. Sarà possibile illustrare i cinque percorsi con esempi locali: opere d’arte, ma anche documenti manoscritti e testi a stampa, per ragionare sul rapporto

fra le tecniche degli artisti e il modo in cui le loro opere venivano valutate. Il programma è il seguente: venerdì 4 maggio “Relucente” - tecniche di rappresentazione e modi di selezione visiva nel tardo Medioevo; venerdì 11 maggio “Vaghezza” - le tecniche del colore e le teorie sulla seduzione dell’occhio esteriore nel Cinquecento. Venerdì 18 maggio “Umore”: le teorie mediche e l’identità tecnica dell’artista fra Cinquecento e Seicento. Venerdì 25 maggio

“Bianco” - Le pratiche della pittura e le teorie ottiche nel Settecento”. Venerdì 1 giugno - Traduzione: le tecniche dell’incisione e le teorie sulla traduzione poetica fra Settecento e Ottocento. Il corso si tiene presso il Chiostro di San Giovanni, in contrada San Giovanni 8. Ogni incontro inizia alle 17.30 e termina per le 19. La partecipazione al corso prevede il versamento di una quota di iscrizione pari a 30 euro per tutto il corso (cinque incontri).

n tutto il territorio è stato cele-brato il 25 aprile, anniversario della Liberazione. Fra le inizia-tive collaterali, piace ricordare la medaglia d’argento per la Re-

sistenza conferita a padre Giulio Cit-tadini, 88 anni, sacerdote dell’orato-rio della Pace ed ex partigiano. Con questa medaglia Fiamme Verdi e la Federazione italiana volontari per la libertà (Fivl) vogliono onorare la figura di padre Giulio e di quanti hanno operato a favore delle orga-nizzazioni partigiane. In questo sol-co si inserisce a pieno titolo anche la storia di Laura Bianchini, una donna che si è spesa per la Resistenza. A 30 anni dalla sua morte il Centro di ini-ziative di cultura politica Alcide De Gasperi di Castegnato organizza il convegno “Laura Bianchini: un’intel-lettuale cattolica tra fascismo, lotta partigiana e democrazia”. Ma chi era Laura Bianchini? Nasce il 23 agosto 1903, si laurea in filosofia, insegnante e pubblicista, dal 1943 partecipò con responsabilità di primo piano alla Re-sistenza antifascista. Nel 1945 diven-ne un’esponente prestigiosa della Dc bresciana; nel 1946 fu eletta deputata alla Costituente; nel 1948 fu deputata nella prima legislatura repubblicana. Sono riferimenti aridi che oggi non sembrano dire nulla: ma dietro quelle vicende c’è la costante tensione ide-ale, la fede inalterata, lo spirito com-battivo di una donna che nella politi-

ca vedeva uno strumento di elevazio-ne personale e collettiva. Nel 1946 la candidatura di Laura Bianchini alla Costituente fu un fatto naturale: non solo perché la Bianchini assicura-va – nelle prime elezioni politiche a suffragio universale – una doverosa presenza femminile, ma perché essa

appariva, per doti intellettuali e mo-rali, idonea ad occupare quel posto. Non deluse, soprattutto per la sua grande volontà di lavoro, per il suo impegno ad approfondire le cose che meno conosceva. Laura Bianchini si schierò con Giuseppe Dossetti che chiedeva una Dc di movimento, for-temente ancorata ai ceti sociali più deboli. Fu l’unico parlamentare bre-sciano del circolo dossettiano e svol-se una notevole influenza a Brescia. Dossetti si dichiarò deluso della sua ultima esperienza di vice-segretario nazionale della Dc e uscì dalla vita politica attiva quando si era fatta pre-potente in lui la vocazione religiosa che aveva ingigantito i limiti e le mi-serie dell’impegno politico. La Bian-chini rimase, con la consapevolezza che la casa nuova si edifica mattone su mattone. Laura Bianchini sarebbe rimasta a lungo nella vita pubblica, ma non venne più candidata nella Dc bresciana. Laura Bianchini non fece chiasso, ritornò sui banchi della scuola, ma a Roma dove si fece tra-sferire. Troncò definitivamente con la vita politica, coltivò la filosofia e la pedagogia. L’appuntamento è per lunedì 7 maggio alle 20.45 al Centro civico di Castegnato in via Marconi 2. Relatrice della serata è la dott.ssa Eli-sabetta Selmi, docente di letteratura all’Università di Padova; l’introduzio-ne è di Doralice Vivetti, coordinatri-ce del Gruppo Promozione donna.

E D I T R I C E

LA SCUOLA

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novità!

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a festa di San Gottardo sui Ronchi è una delle più an-tiche sagre poiché si cele-bra ininterrottamente dal 1469, anno della costru-

zione del convento e della chiesa di San Gottardo. Il Santo vescovo tede-sco già venerato e conosciuto in cit-tà per la presenza delle monache di San Salvatore, tra cui molte princi-pesse germaniche, la più famosa tra tutte Ermengarda, figlia del re lon-gobardo Desiderio. Da approfondite ricerche, sostenute una decina d’an-ni fa, dal prevosto don Arnaldo Mo-randi si è potuta ricostruire la storia della preziosa reliquia e reliquiario del dito di San Gottardo. In origine, si trovava nel tesoro del monastero di San Salvatore, portato in dote da una monaca Principessa tedesca, in seguito alle soppressioni del mona-stero finì, come molte altre reliquie, tra le chiese bresciane e dopo lunghe ricerche fu rinvenuta nel santuario delle Grazie. Don Morandi fece do-manda all’allora vescovo Bruno Fo-resti, che quest’anno presiederà i fe-steggiamenti domenica 6 maggio. La reliquia concessa alla parrocchia di San Gottardo può essere ammirata nel bellissimo reliquiario cinquecen-tesco. Fu rinvenuta pure una perga-mena degli anni ‘40 del Novecento a firma di mons Angelo Pietrobelli che dava luogo all’apertura del reliquiario per la asportazione di una falange del

2004 da Giovanni Paolo II. La parroc-chia di S. Gottardo è sede regionale della Gebets-liga, l’associazione si ri-fà alla spiritualità laicale e famiglia-re di Carlo I d’Austria. La parrocchia è sede anche della rappresentanza provinciale del Sacro militare ordi-ne costantiniano di San Giorgio. La manifestazione inizia venerdì 4 mag-gio, festa liturgica dei Santi Gottardo e Floriano, le S. Messe saranno cele-brate alle 8, alle 11 e alle 17. Sabato 5 maggio la Messa alle 17 mentre la sera alle ore 20.45 il coro città di Bre-scia diretto dal maestro Domenico Trifoglietti terrà un concerto di sug-gestivi brani sacri: all’organo Pierpao-lo Vigolini, soprano Satoko Shikama, tenore Giuliano Florio. Domenica 6 maggio le celebrazioni si terranno alle 9 e alle 11 con la Messa solenne presieduta da mons. Bruno Foresti e condecorata dalla corale S. Ceci-lia di Flero. Nel pomeriggio alle 17 la Messa solenne condecorata dalla corale S. Maria Assunta di Gussago cui seguirà la tradizionale processio-ne in chiostro e la benedizione con la reliquia del dito di San Gottardo. Nel chiostro si potrà ammirare la mostra, patrocinata dall’Associazione Artisti “Martino Dolci”, degli artisti Fausto Redaelli, Emanuele Attanasio e An-gelo Gavezzoli. Non mancherà an-che quest’anno la tradizionale pesca di beneficenza. Saranno presenti gli “Amici della montagna 1976”.

Domenica 20 maggio il Centro culturale “Pier Giorgio Frassati”, in collaborazione con le parrocchie di Bedizzole, Mazzano e Rezzato, propone il 13° pellegrinaggio a piedi al Santuario della Madonna di Valverde a Rezzato. Sin dalla prima edizione, nel 2000, la proposta si è distinta per il carattere vocazionale; i partecipanti, in gran parte giovani, affidano alla Santa Vergine le attese e aspirazioni, in vista di una totale realizzazione di sé. In questa edizione il pellegrinaggio

partirà dal Santuario di Masciaga (Bedizzole) alle 9, si snoderà sulle colline dei Comuni di Mazzano e Rezzato, costeggerà per un tratto il fiume Chiese e giungerà attorno alle 17 alla Madonna di Valverde, per concludersi con la Messa. Lungo la storia della Chiesa molti sono stati i casi accertati e riconosciuti di apparizioni mariane, quelle occasioni speciali in cui la madre di Dio si è resa vicina ai suoi figli. Talvolta tali circostanze si sono intrecciate con un tessuto storico

e sociale assai vacillante e colpito dalle ferite della fame, della carestia, della guerra, della povertà o della malattia. Tuttavia la Madonna non si è mostrata anzitutto per spianare il cammino umano, ma è entrata a far parte delle vicende umane in punta di piedi, sui passi di suo figlio, operando scelte talvolta incomprensibili e controcorrente. L’intento del pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Valverde sarà quello di fare memoria di tali accorati

appelli della Vergine e di coglierne il richiamo profondo alla conversione, affidando alla sua materna cura le anime dei partecipanti, in special modo quelle dei giovani, che si affacciano su una realtà sempre più compromessa dal punto di vista economico, sociale e culturale e pertanto ancor più bisognosa di fedeli protagonisti della propria storia e di quella del mondo. Durante il percorso verranno ricordate alcune tra le apparizioni mariane più rilevanti.

dito del santo da destinare alla par-rocchia di Trenzano. È pure molto ve-nerato il beato Carlo d’Austria, ultimo imperatore asburgico, beatificato nel

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Il 26 aprile scorso Brescia ha ospitato l’11ª edizione del Torneo dei Seminari lombardi. Ogni anno i seminaristi della Lombardia si sfidano giocando a calcio a 5 e si incontrano per un pomeriggio di fraternità e amicizia. Le partite si sono svolte presso i campi dell’oratorio di Mompiano in due tempi da 12 minuti ciascuno. La squadra del seminario di Brescia si è classificata in seconda posizione battuta nei tempi supplementari della finale

per 1-0 da Venegono (Milano), terza classificata una delle due squadre del Pime presenti. Per concludere la giornata una squadra di rappresentanza di tutti i seminari lombari ha sfidato la “Seleçao nazionale italiana sacerdoti” presente anche per promuovere l’iniziativa benefica “Un goal per un campo di calcio a Betlemme”. I sacerdoti hanno perso per 2-0 contro i seminaristi. La festa è continuata nella chiesa parrocchiale di san Gaudenzio con

la preghiera dei vespri presieduta dal rettore, mons. Carlo Bresciani, e successivamente nella sede di via Razziche per la cena e le premiazioni. L’organizzazione è stata curata dalle comunità del seminario minore e maggiore con la collaborazione della parrocchia di Mompiano, degli arbitri del Csi e della Croce Rossa di Cellatica. Al termine della serata è stata individuata la sede della prossima edizione del torneo: Venegono. (Emanuele Carpella)

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’Amministrazione comu-nale, in collaborazione con Montichiari Musei e la Pro loco, ha pensato di ricor-dare i 150 anni dalla titola-

zione di Montechiaro sul Chiese, anti-co nome del Comune, con una serie di eventi dal 5 al 13 maggio. Si parte sabato 5 alle 20.30 a Castello Bonoris con un ballo in maschera con perso-naggi, abiti, musiche e danze dell’epo-ca, una scenografia che ricreerà quel periodo storico. Anche l’arte dirà la sua con tre mostre di livello: la prima viene inaugurata a Palazzo Tabarino sabato 5 alle 11 e vede in esposizione olii e carte del pittore monteclarense Paolo Conti, mentre venerdì 11 alle 18 al Museo Bergomi tocca allo scultore Luigi Guidi inaugurare la sua persona-le. Sabato 12 alle 11.30 nella Galleria civica della Pro loco è in programma il vernissage della mostra dell’artista Lauro Gorini: in esposizione numero-si lavori degli ultimi 22 anni di attività. Il via della Fiera di San Pancrazio avrà luogo domenica 6 alle 9.45 in piazza Santa Maria con la benedizione dei partecipanti e la sfilata delle autori-tà. Ma sarà la giornata del patrono, sabato 12, a vedere il maggior nume-ro di eventi: dalle 10 alle 18 la “Città ai ragazzi” mette in mostra i lavori re-alizzati durante l’anno dalle scuole e dalle associazioni cittadine, mentre in Piazza Treccani, a partire dalle 15, si

terranno incontri e laboratori didatti-ci e, durante l’intera giornata, l’annul-lo filatelico a cura di Poste Italiane. Il Past (Palazzo dell’archeologia e storia del territorio) apre durante la matti-nata e nel pomeriggio. Alle 16 nella chiesa parrocchiale di Borgosotto il Rotary Brescia Sud-Est presenta il re-

L’arte può costituire un’arma efficace contro le disabilità e una prova effica-ce in tal senso giunge da Montichiari dove, dal 25 aprile al 1° maggio nelle sale della Galleria della Pro loco, si è tenuta una mostra, patrocinata dal Comune, dal titolo “Disegnami una pecora – la diversità come risorsa educativa” nella quale sono stati espo-sti i lavori di Marco Cimarosti. Classe 1993, studente dell’Istituto superiore

Don Milani, Marco è un giovane auti-stico che, grazie al supporto e al so-stegno degli insegnanti e dei compa-gni di classe della quinta B a indirizzo sportivo, è riuscito a dar vita a splen-dide creazioni artistiche che hanno riscosso il plauso dei visitatori: dai disegni agli olii su tela, dalle sculture ai collage, l’esposizione ha consenti-to di osservare il percorso intrapreso da Marco che, oltre all’arte, nutre una

passione sfrenata per i cani. Le opere a cui ha saputo dare vita, tra le quali ricordiamo una copia dei “Girasoli” di Van Gogh e un plastico del complesso archeologico inglese di Stonehenge, non vengono utilizzate solo come un mezzo didattico e pedagogico, ma si pongono come strumento di riflessio-ne e condivisione del vissuto con la possibilità di avvicinarsi a una realtà poco conosciuta.

“Essere genitori oggi: quante questioni, quali risposte?”. Dall’esperienza quotidiana ecco la sintesi delle riflessioni a cui è arrivata l’équipe delle educatrici degli asili nido della cooperativa La Nuvola e dalla quale è nato un percorso di informazione e formazione articolato in cinque serate. Con il patrocinio della Comunità della pianura bresciana, che rappresenta i 15 Comuni dell’ambito n. 8, gli esperti del Consultorio di Lograto, che hanno

risposto alle sollecitazioni delle educatrici dei nidi, si alterneranno per portare ai genitori consigli e offrire uno spazio per confrontarsi e discutere. Si parte mercoledì 9 maggio presso l’asilo nido “Il Girasole” di Longhena con l’incontro “Coccole e vizi, quale la giusta misura?”: l’ostetrica Anna Sessa e la psicologa Laura Vernaschi sono chiamate a parlare della giusta misura tra il viziare e il dire no. Si prosegue il 16 maggio presso l’asilo nido “Don A. Falardi” dove le

ostetriche del consultorio saranno a disposizione per chiarire dubbi e incertezze sul periodo post-parto e la prevenzione delle malattie. E ancora martedì 22 e giovedì 25 maggio ci si sofferma sul tema delle regole in famiglia con due incontri “Il bastone e la carota” e “Lo voglio, lo voglio, lo voglio”. Il primo tenuto dalla psicologa Gabri Marini presso la Scuola primaria di Trenzano e il secondo tenuto dalla collega Katia Cadei presso la scuola materna “Tampini” di Berlingo. La serata

finale sarà focalizzata sul periodo della preadolescenza, cercando di inquadrare, insieme al relatore Ivan Benvegnù, un’età combattuta. Si potrà discutere giovedì 31 maggio presso la scuola media “Ceruti” di Lograto. Le serate iniziano alle 20.30 e sarà attivo nella sede di ogni incontro il servizio di baby sitter (per prenotazioni 32065701666). L’intento non è di trovare soluzioni facili ma offrire degli spazi per riflettere e portare a casa consigli utili. (Marzia Ragazzi)

−−

stauro dei due quadri di Santa Lucia e Santa Apollonia. Non mancheranno mercatini regionali e agricoli con pro-dotti tipici; alle 20 nella Pieve di San Pancrazio la Messa per il patrono e, a seguire, chiusura con i fuochi d’arti-ficio e incendio simulato del Castello (alle 21.30). Sono previsti spettacoli musicali e danzanti con le orchestre di Gypo Pezzotti, Yanos Trevaini, Ze-ro in condotta e Melody. La biblioteca osserverà l’apertura straordinaria do-menica 6 e domenica 13 (dalle 14 alle 18.30), mentre giovedì 10 alle 20.30, nella Sala Pedini, la lettura animata de “Il giorno della civetta” di Leonar-do Sciascia, a cura di Teatro 19. Per in-fo, 030/9656309 oppure 030/9650455.

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“Arcani. Il destino e la fortuna” è il titolo dell ’ultimo appuntamento in calendario venerdì 11 maggio alle 21 a Castrezzato, presso la Biblioteca comunale “E. Dickinson”, che chiuderà il ciclo della 9ª edizione di letture spettacolari e incontri con l’autore nella rassegna “Un libro per piacere!” organizzato dal Sistema bibliotecario del Sud Ovest Bresciano. A leggere brani letterari ispirati alle immagini degli arcani maggiori − altro nome per indicare i tarocchi principali come

il matto, il bagatto, l’imperatrice,la papessa − sarà Barbara Mino, curatrice artistica della rassegna, accompagnata alla chitarra classica da Piera Dadomo, musicista che ha al suo attivo la pubblicazione di vari cd tra i quali “Rayos de sol y de luna “ (Map). “Gli arcani sono un altro dei mondi che ci circondano, che non sono tangibili ma che esistono, e sono una testimonianza molto antica dal punto di vista storico” spiega la Mino, soddisfatta della risposta

del pubblico a questa edizione, in crescita rispetto le precedenti. Il tema della serata rientra perfettamente nella scelta del filo conduttore di tutta la rassegna “Del nostro mondo e d’altri”. Una scelta che ha permesso di spaziare in varie realtà, parallele ma anche sovrapposte, che appartengono al mondo intelligibile, quel mondo accessibile solo grazie all’intelletto. Molti gli autori di spicco di questa edizione caratterizzata dalla collaborazione con l’Associazione

culturale l’Impronta. Tra questi, Mauro Corona, scrittore e scultore dalla forte personalità, capace di far registrare il tutto esaurito il 25 febbraio a Chiari; ma anche Andrea Molesini, insegnante di Letterature comparate all’Università di Padova; Aldo Cazzullo del Corriere della Sera; Davide Barilli, fra i vincitorI del Concorso della Microeditoria di Qualità 2011. La serata annullata del 20 marzo verrà riproposta il 15 maggio a Torbole Casaglia. (Claudia Morandini)

’approfondimento di te-matiche importanti come l’educazione e il ruolo dei genitori può nascere solamente da un incon-

tro e una riflessione condivisa. È adottando questo metodo che ad Orzivecchi sono stati organizzati due incontri raccolti nel proget-to di “Sostegno alla genitorialità”. Protagonista il Gruppo genitori del paese, in collaborazione con l’Assessorato ai servizi sociali e il Consultorio familiare, che propor-rà per venerdì 4 maggio alle 21 una riflessione intitolata “Dove sono fi-niti il bastone e la carota? Perché è così complicato far rispettare le regole ai figli?”. La settimana suc-cessiva, invece, sarà la volta di “A che gioco giochiamo? Regole per adulti che vogliono aiutare i ragazzi a crescere e affrontare l’avventura della vita”. Entrambi gli incontri si terranno alle 20.45 presso le scuole elementari e vedranno l’intervento della dottoressa Gabriella Marini, psicoterapeuta e formatrice che già in passato aveva collaborato a Orzivecchi con analoghe serate. “L’iniziativa – racconta l’assessore ai Servizi sociali Fulvio Cominotti – prosegue un percorso iniziato lo scorso anno che ha avuto un mo-mento importante ad inizio 2012 con alcuni incontri di formazione del gruppo dei genitori insieme al

dottor Ivan Benvegnù. Ora il grup-po è in grado di promuovere la ri-flessione sulle tematiche educati-ve e se in un futuro si costituirà in associazione potrà essere coinvol-to, sul modello di quanto accade con altre associazioni, nel tavolo di zona”. Un cammino quindi di

collaborazione e sinergia con le al-tre agenzie educative operanti sul territorio, come del resto traspare anche dagli intenti dei genitori. Da parte loro, infatti, dal gruppo fanno sapere: “Ci riuniamo di solito pres-so l’oratorio per discutere di pro-blematiche educative, ma il nostro desiderio è che sempre più persone siano coinvolte in questo ambito. Il nostro, infatti, è un gruppo an-cora in via di formazione e molti di noi fanno già parte anche di al-tre realtà. Per questo motivo non vogliamo creare doppioni, ma fare da contenitore e amplificatore per i bisogni educativi del paese, questa sarà la strada che intraprenderemo per l’evoluzione di questa realtà”. Se questi sono gli obiettivi, molta chiarezzza c’è anche sulla strada da intraprendere: “Come recita il titolo dell’incontro di venerdì 11, c’è la necessità di mettersi in gio-co, di darsi da fare. Il metodo che vogliamo adottare è quello della condivisione, in modo che ognuno di quelli che parteciperanno possa esprimere la propria idea e uscire arricchito dalla serata”. I due in-contri dei prossimi venerdì quindi, sono solo l’inizio di un qualcosa di più ampio, qualcosa che grazie all’impegno di tutti si propone di centrare l’attenzione sui ragazzi. Un guardare insieme al futuro, in-somma. Di questi tempi non è poco.

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er la “Santa Crus”, che avrà luogo il 20 e il 26 maggio, Carla Bino ha aperto una serie di le-zioni, con un contribu-

to tanto intenso quanto affasci-nante dal titolo “La ‘Via Dolorosa’ tra meditazione e teatro di pietà”. Era presente un discreto pubbli-co di uditori. La relatrice, seguen-do anche l’assunto del suo “Dal trionfo al pianto: la fondazione del ‘teatro della misericordia’ nel Medioevo (secolo V-XIII)” (Vita e Pensiero, Milano, 2008), ha preso le mosse dall’epoca costantiniana per giungere sino alla spiritualità francescana: si tratta di una propo-sta di lettura del teatro passionista medioevale come azione che acca-de in presenza, stabilisce relazio-ni e diviene esperienza. In questo contesto, i diversi significati che la passione del Cristo assume nel corso dei secoli sono letti in rap-porto al mutamento tanto dell’ico-nografia quanto della drammatur-gia. La prima idea di santuario ma-tura a Cerveno verso il 1709-’10; nel 1731, il parroco dell’epoca si assicura il presupposto indispen-sabile per ottenere le indulgenze necessarie all’istituzione. Poi l’in-carico iniziale al Simoni. Più che di un sacro monte, nel caso par-ticolare del monumento camuno, si tratta di una “Scala santa”, nella

crocifissione. I Francescani mino-ri osservanti, nel 1600 mettono a punto la “Via Crucis” di 14 stazioni e San Leonardo da Porto Maurizio (1676-1751) ne è il più grande dif-fusore. Nel 1700 si assiste al pro-gressivo smantellamento degli ec-cessi del Barocco, giusto come si augurava Ludovico Antonio Mura-tori (1672-1750): “Quanto sarebbe meglio che l’apparato della nostra fede fosse nel cuore!”; da un teatro “agito” si passa ad un “teatro del cuore”. Anche in Valcamonica, co-me altrove occorre combattere le eresie del quietismo e del gianse-nismo. I giansenisti in particolare (nella vallata dell’Oglio il massi-mo esponente è l’arciprete di Ci-vidate Giovan Battista Guadagnini 1723-1807) vorrebbero che la “Via Crucis” fosse emendata dalle “sta-zioni apocrife” (cioè non presenti nei Vangeli). Quella di Cerveno è dunque una “Scala santa” ed una “Via Crucis”che vuole ricostruire la scena del Golgota e proporre una sorta di viaggio. “Viae Crucis”, “Sacri monti”, “Scale Sante” sosti-tuiscono il pellegrinaggio per chi (per difficoltà politiche, per pover-tà, per la lontananza, ecc.) non può recarsi in Terra Santa. Il teatro cri-stiano allora si “imparenta” ancor di più con la pratica contemplativa e nel “fare memoria” si tramuta in visualizzazione.

La “Casa degli artisti” di Bienno: un progetto in “gestazione” da anni, iniziato ancora con la precedente Amministrazione comunale e portato a termine dall’attuale, presieduta dal sindaco Massimo Maugeri. Per ultimare il recupero dell’edificio quattro-cinquecentesco sono stati impiegati ben 850mila euro e il fabbricato, conosciuto a Bienno come “Casa Valiga”, è tornato all’antico splendore. Attualmente l’immobile era di proprietà della Comunità montana.

Quest’ultima fase di ristrutturazione (dopo altre portate a termine in passato) è stata sostenuta dal Distretto culturale, presieduto dall’assessore comunitario alla cultura, Simona Ferrarini. Nel corso dei lavori sono venuti alla luce notevoli affreschi, che in un prossimo futuro saranno valutati e magari restaurati. Ma a cosa sarà adibito questo nuovo e notevole spazio? Qui prenderanno spazio mostre, laboratori ed alloggi per artisti che appunto per i vicoli

suggestivi di uno dei borghi più belli d’Italia, nelle chiese dai celebri affreschi (Da Cemmo, Romanino, Fiamminghino, ecc.) produrranno le loro opere copiando dal vero, o ispirandosi liberamente all’aperto. L’antica casa patrizia si è trasformata in un centro artistico che potrebbe in un futuro non lontano invogliare grossi nomi dell’arte italiani e stranieri a soggiornare qui. La struttura sarà ovviamente gestita dal Comune, con iniziative ed eventi che potrebbero

avviare la cittadina a divenire – oltre al resto – borgo degli artisti. “Si tratta del terzo intervento sugli immobili della Comunità montana di Valcamonica – ha sottolineato Ferrarini – dopo il “Palazzo della Cultura” di Breno e la “Cittadella della Cultura” di Capo di Ponte”. La “Casa degli artisti” si trova in una strada laterale nel cuore del centro storico, nei pressi di una bella piazza, non lontano dal vecchio mulino ad acqua, oggi aperto e funzionante. (e.g.)

tradizione cristiana lo scalone sa-lito da Gesù per raggiungere l’au-la dove avrebbe subito l’interroga-torio di Ponzio Pilato prima della

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Dopo oltre quattro anni di lavori, lunedì 30 aprile è stata finalmente consegnata la nuova galleria sulla SS39 di Aprica in territorio di Edolo posta a poco più di 3 km fuori dall’abitato di Edolo in direzione di Aprica in località S. Sebastiano, dal nome della chiesetta che sovrasta il grosso sperone roccioso denominato “Corno Tagliato”. In questo punto la strada percorreva l’antico tracciato del 1860 costruito per i tempi con grande bravura ingegneristica, allargato a più

riprese nel tempo con bonifica delle rocce sovrastanti ma con una larghezza complessiva del nastro d’asfalto tale da rendere sempre problematico e a volte pericoloso il passaggio di due automezzi contemporaneamente. Soprattutto in inverno questa zona scoperta e a sbalzo sulla valle sottostante con uno strapiombo variabile dai 120-150 metri è caratterizzata dal terribile “verreglas”. Dopo poco più di quattro anni di lavori l’Anas ha consegnato alla provincia di Brescia

la galleria “S. Sebastiano”: i lavori hanno interessato globalmente 750 m di strada con lo svincolo a sud della galleria e il raccordo a nord. Il vecchio tracciato è stato segnalato a fondo chiuso e rimarrà agibile per il servizio logistico verso la cabina dell’Enel, oltre a permettere a piccoli proprietari di appezzamenti agricoli di raggiungere le loro baite. Dopo l’apertura della galleria a Corteno Golgi del primo dicembre scorso e del nuovo ponte che dalla 39 raggiunge il centro storico di

Corteno, in attesa che si completi anche l’ultima galleria posta poco più a monte, questa terza opera, il cui costo ha superato di poco i 20 milioni di euro, rende il versante camuno della 39 molto più sicuro. Ma già gli amministratori locali pensano alla messa in sicurezza di tutto un reticolo di strade laterali che dalla 39 salgono alle frazioni montane, mentre la provincia ha stanziato 360mila euro per lo studio di fattibilità del by-pass di Edolo. (Davide Alessi)

ta suscitando reazioni con-trastanti presso gli ammi-nistratori la proposta della Comunità montana di Val-le Camonica di dimezzare,

accorpandoli, gli attuali sei Consor-zi forestali che insistono sul territo-rio camuno. Entro poche settimane i Comuni dovrebbero far pervenire all’Ente valligiano le osservazioni e soprattutto le disponibilità a proce-dere alla nuova articolazione delle istituzioni cui sono affidati compiti delicati, quali la difesa e la promo-zione del patrimonio boschivo lo-cale. Trattandosi di zona montana, si comprende il valore strategico di questi Consorzi in grado di impie-gare, oltre agli altri dipendenti sta-bili, circa 120 operai stagionali e di intercettare e gestire finanziamenti rilevanti, come gli oltre quattro mi-lioni di euro di recente assegnati dall’Unione europea, tramite Regio-ne Lombardia e Comunità montana. La frammentazione in piccoli con-sorzi, che al massimo raggiungono i 4-5.000 ettari di superficie boscata, come accade in Bassa e Media Val-le non sembra in questo momento costituire un fattore positivo. In Al-ta Valle le cose vanno un po’ meglio visto che il Consorzio Due Parchi, il cui territorio corrisponde a quel-lo dell’Unione dei Comuni dell’Alta Valle da Monno in su, raggiunge gli 8.610 ettari, mentre quello che va

da Berzo Demo a Edolo e Corteno (sette Comuni in tutto) raggiunge gli 11.732 ettari. Quest’ultimo potrebbe ulteriormente allargarsi con la fusio-ne proposta, perché assorbirebbe anche i boschi di Paisco-Loveno e Malonno, attualmente con la Valsa-viore, Sellero e Capo di Ponte nel mi-

ni-Consorzio della Valle dell’Allione (solo 4008 ettari). Nascerebbe così un Ente che gestirebbe circa 15mila ettari di patrimonio forestale, esat-tamente come l’altro grande Con-sorzio che comprenderebbe tutto il resto della Valle da Sellero in giù. Tenuto conto che la superficie bo-scata camuna ammonta a 38.875 et-tari, su un territorio complessivo di 127.251, la proposta di suddivisione avanzata dal presidente di Comuni-tà Montana e Bim, Corrado Tomasi (che è di Vione) e dell’assessore al-la Bonifica montana e forestazione del medesimo Ente, Bernardo Ma-scherpa (di Paisco), non sembra co-munque andare nella direzione di un maggiore equilibrio; il Consorzio da Monno in su sarebbe la metà degli altri e quello da Capo di Ponte in giù comprenderebbe i boschi di ben 24 Comuni. Non è detto che alla fine si trovi una soluzione di compromesso, tenuto conto, comunque, che anni fa l’idea di una gestione unica, affidata alla Comunità montana, venne boc-ciata. Dal Palazzo si sottolineano i vantaggi circa le economie di sca-la, le possibili sinergie, la maggiore forza contrattuale, l’opportunità di far coincidere meglio il territorio di Consorzi e Unioni dei Comuni (ma ciò al momento varrebbe solo per i sei da Monno a Ponte di Legno). Ba-sterà a superare diffidenze e interes-si localistici?

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QUESTI SONO TEMPI IN CUI È SEMPRE PIÙ IMPORTANTE DESTINARE

L’8XMILLE ALLA CHIESA CATTOLICA

IN ITALIAA Ozieri la Caritas diocesana ha avviato progettioccupazionali per persone in difficoltà: unpanificio, una falegnameria, un laboratorio di se-rigrafia, una piccola fabbrica di ostie e una vi-gna.

A Rovereto 140 volontari si alternano “nel-l’emergenze freddo”. La fondazione “Comunitàsolidale” cerca di assistere i senza fissa dimorache, anche per colpa della crisi economica,sono in continuo aumento. Diverse le struttured’accoglienza in città e i corsi di reinserimento.

A Firenze la Caritas ha aperto alcune casealloggio per l’assistenza diurna e notturna deimalati di Aids. Oltre alle cure mediche essiricevono calore e accoglienza per rompere quellabarriera di solitudine e dolore in cui la malattia licostringe.

A Palermo nel quartiere Ballarò l’asilo multietnico“Il giardino di madre Teresa” si prende cura deibambini dalle 7.30 del mattino alle 18.00 per-mettendo ai genitori, per lo più immigrati, disvolgere un lavoro, requisito importante per unavera integrazione.

A Palermo la cooperativa sociale “Solidarietà”avvia attività per l’inserimento di persone condisagio psichico come il progetto “Ortocircuito”.Attraverso la cura e la produzione delle piantegrasse i ragazzi con passato difficile compionograndi passi per tornare ad una vita serena.

Nella primavera del 2009 l’Aquila e dintornifurono colpite dal terribile terremoto. La Chiesa èsempre stata presente anche attraverso la figuradei sacerdoti. Ne è esempio don Vincenzo che, aRocca di Mezzo, ha portato conforto ai terremotatianche attraverso le parole del Vangelo.

Nel cuore di Roma, le suore delle poverelleospitano gli anziani soli in difficoltà economica.Nella casa di riposo, con attenzione e affetto, sipresta assistenza agli ospiti, facendoli sentireamati e accolti come in una vera famiglia.

ALL’ESTEROIn Brasile, a Fortaleza, padre Adolfo, insiemead alcune suore, accoglie giovani madri vittimedi violenza domestica, costrette a prostituirsi e adrogarsi. Si organizzano corsi di formazione dimusica, cucina, informatica e per parrucchiera.

E a Salvador de Bahia i volontari e operatoridell’Avsi (volontari per il servizio internazionale)sono impegnati nella zona periferica di NovosAlagados. Vengono donati nuovi alloggi al postodelle palafitte fatiscenti (senza fogne, acqua eluce) e si offre la possibilità di essere introdottinell’ambiente lavorativo.

FARE TRASPARENZA: UN IMPERATIVO IRRINUNCIABILE“La trasparenza, caratteristica che accompagna da sempre il nuovo sistema del sostegnoeconomico, è - e deve rimanere -condizione imprescindibile e necessaria per il nostro percorso di Chiesa”. Le parole del CardinalePresidente della C.E.I. AngeloBagnasco non lasciano spazio ad interpretazioni. Pronunciatedurante un incontro nazionale del “sovvenire”, sono state moltoapprezzate anche in tutto il mondoecclesiale e civile. Il ServizioPromozione Sostegno Economicoalla Chiesa, guidato da MatteoCalabresi, firma, anche quest’anno,una campagna di comunicazioneche dona luce alla trasparenza.“Dalle storie evidenziate neglispot tv si può risalire all’impegnoconcreto della Chiesa oggi inItalia, in prima fila con l’8xmilleper far fronte alla crisieconomica”, spiega Calabresi,“spesso essa fornisce un soccorsoche va oltre l’emergenza, e sostiene molte persone nelriprendere in mano la propriavita”. Così da aprile a luglioguardando uno spot in tv o, con più calma durante tuttol’anno, navigando in web nellamappa8xmille, la campagna di comunicazione Chiediloaloro ha fatto il bis. Incontreremo storie,volti, esperienze, vite che sirivelano e raccontano come, grazieall’8xmille destinato alla Chiesacattolica, è stato possibile offrirecon il contributo di volontari,sacerdoti e strutture un vero aiuto a chi ha bisogno.

MARIA GRAZIA BAMBINO

Sono oltre 90 le opere visitate in Italia e nei Paesi in via di sviluppo diventate protagoniste negli ultimi 12 anni delle nostre campagne di comunicazione sulla trasparenza. Ecco le nove storie 2012

Anche quest’anno per destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica si può usare:uil modello 730-1 allegato al modello 730 da presentare entro il 31 maggio 2012 per chi si rivolge ad un CAF o ad un professionista abilitato;uil modello Unico da consegnare entro il 30 settembre 2012 direttamente via internet oppure a un intermediario fiscale. Chi invece non è obbligatoall’invio telematico può effettuare la consegna dal 2 maggio al 30 giugno presso qualsiasi ufficio postale;ula scheda allegata al modello CUD. Chi non è più obbligato a presentare la dichiarazione dei redditi (pensionati e lavoratori dipendenti senza altriredditi né oneri deducibili), può comunque destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica attraverso la scheda allegata al CUD. Questa può essere consegnata gra-tuitamente entro il 31 luglio 2012 in busta chiusa presso tutti gli uffici postali oppure ad un intermediario fiscale (CAF) che può chiedere un corrispettivoper il servizio.

Il 5xmille si affianca all’8xmille. Il contribuente può firmare per tutti e due perché l’uno non esclude l’altro, ed entrambi noncostano nulla in più.

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re appuntamenti di rilie-vo − “Made in Vintage”, “Festival delle rose” e “Con la poesia nel cuo-re” − segnano il maggio

dei Musei Mazzucchelli a Ciliver-ghe di Mazzano. Da venerdì 4 a do-menica 6 l’omaggio al vintage nella mostra-mercato di moda d’epoca e accessori che nasce come occa-sione per valorizzare le collezioni permanenti del Museo della moda e del costume. L’appuntamento, at-teso dagli appassionati in cerca di abiti con un passato da racconta-re, è inserito nel contesto museale con l’intento di sottolineare come il vintage non sia fatto solo di ca-pi firmati, ma anche di accessori e capi di abbigliamento sartoriali comunque di pregio e qualità seb-bene poco conosciuti. Gli eventi collaterali − venerdì alle 19.30 la Sfilata di Modacon dj set, sabato alle 17 la musica dal vivo degli Ava-Rock N’Roll Band e nel pomeriggio di domenica l’esibizione dell’Asso-ciazione Spazi Musicali − faranno della manifestazione un’occasione per calarsi in un’atmosfera unica dove poter ammirare e acquistare una ricercata rosa di articoli, da-gli abiti agli accessori, dagli arti-coli da viaggio ai libri, in linea con lo spirito museale. Nei giorni del vintage verrà inaugurata la mostra

“L’ultima frivolezza: di cappello in cappello”, una selezione dei più in-teressanti e preziosi modelli, dagli anni ‘20 agli anni ‘80, attinti dai de-positi del Museo. Sono più di 600 i copricapo raccolti, di manifattura

La venerazione dei Santi martiri è una forma speciale di manifestazione della fede cristiana che prende forza dalla figura del martire stesso, colui che per diffondere il messaggio evangelico è incorso in pene e torture fino a sacrificare la propria vita sull’esempio di Gesù. A Bedizzole, oltre a Santo Stefano protomartire al quale è dedicata la splendida parrocchiale barocca, veglia sulle anime della comunità un coppia di Santi Patroni: i

Santi Ermolao e Acacio. Anche quest’anno, come di consueto, martedì 8 maggio, Bedizzole si riunirà attorno alle reliquie dei propri Santi protettori, segno e manifestazione visibile di fede cristiana, devozione e tradizione rimaste intatte nel tempo. La settimana di celebrazione inizia sabato 5 maggio, alle ore 20.45 in parrocchiale con il concerto del coro misto del Conservatorio di Brescia diretto da Silvio Baracco, già direttore della Nuova Polifonica

Ambrosiana e della Scuola corale del Teatro Grande di Brescia. Musica e fede diventeranno così una cosa sola con il ricco repertorio musicale: dallo Stabat Mater all’Ave Regina Coelorum di Haydn, dal Dulcis Christe di Grancini all’Alleluja di Mozart e al Concerto in Do per 2 trombe e continuo di Vivaldi. Domenica 6 maggio, alle ore 18.30, spazio alla riflessione e alla preghiera con il rinnovo delle promesse battesimali del Gruppo Cafarnao.

Lunedì 7 maggio, invece, la veglia di preghiera per tutta la comunità alle ore 20.30. Chiude la settimana di festeggiamenti, martedì 8 maggio in occasione dei Santi Ermolao e Acacio, la messa del mattino delle ore 8.30; mentre la sera alle ore 20.30 la solenne concelebrazione presieduta da padre Enzo Turriceni, superiore generale della Congregazione del beato Giovanni Piamarta. A seguire c’è un rinfresco in oratorio per tutti i fedeli. (Giovanni De Marco)

botanico di Lione oltre a un’espo-sizione di rose antiche e moderne. Tra gli eventi collaterali: la mostra “The Queen Roses” con l’esposi-zione delle rose dedicate alle regi-ne della storia, le degustazioni in ‘rosa’, le conversazioni sul verde e i workshop sulla progettazione e l’arredo di giardini. Le gallerie dei Musei ospitano, inoltre, stand di vendita di prodotti interamente de-dicati al tema. Per l’intrattenimen-to dei più piccoli sono previsti la-boratori didattici guidati dagli ope-ratori del Museo. Maggio si conclu-de, giovedì 31, “Con la poesia nel cuore” nel ricordo di Franca Meo. Alla letterata, trevigiana di nascita e bresciana d’adozione, è dedica-ta la Fondazione che ha lo scopo di tutelare, promuovere e valoriz-zare il patrimonio immobiliare, storico, artistico e ambientale dei Musei Mazzucchelli costituito dal Museo della moda e del costume, dal Museo del vino e del cavatap-pi e dalla Casa Museo Giammaria Mazzucchelli. La giornata propone un seminario di studi, un concorso di poesia e laboratori di ascolto e di scrittura creativa dedicati all’at-tività, alla sua produzione testuale e alla sua passione collezionisti-ca. I programmi completi si pos-sono leggere su www.museimaz-zucchelli.it.

italiana e internazionale, caratte-rizzati dalle fogge e dai materia-li più diversi. Alcuni destinati ad un uso quotidiano, per la maggior parte si tratta di cappelli, accon-ciature e toque da sera, da teatro e da cerimonia, spesso arricchiti da pizzi, fini merletti, velette, piu-me di aigrette e struzzo. Sabato 26 e domenica 27, all’interno dei suggestivi cortili museali, ‘sboc-cia’ il “Festival delle rose”, una raffinata mostra-mercato ispirata al ‘fiore più amato’ e alle sue origi-narie ibridazioni. Ospiti eccellenti le rose da collezione del giardino

Territorio, prodotti tipici e gastro-nomia, sono gli ‘ingredienti per-fetti’ per la moderna industria del turismo. Toscolano Maderno pro-pone fino al 27 maggio “Garda con Gusto”, rassegna enogastronomica del pesce di lago. Per un mese, gli amanti della buona cucina a base di pesce di lago e di buon vino po-tranno degustare su prenotazione un menù promozionale potendo scegliere tra le variegate proposte enogastronomiche degli otto risto-ranti aderenti.I protagonisti della tavola e del-la cucina saranno i prodotti tipi-ci della tradizione locale − pesce, capperi, olio di frantoio, polenta gardesana, formaggi, vini Lugana e Chiaretto, dolci, limoni e cedri − che i ‘gourmet’ potranno trova-re declinati in piatti deliziosi. “La presenza della filiera agrituristica

gardesana – commenta l’assesso-re al turismo della cittadina gar-desana Ermes Buffoli – incontra sempre più un pubblico interes-sato alla ricerca dei gusti e dei sa-pori di un tempo. “Garda con Gu-sto” vuole essere laboratorio per un turismo motivato, che integri le risorse turistiche esistenti con aspetti e caratteri della tradizione e della cultura locale e farsi por-tavoce della salvaguardia delle specie ittiche indigene del nostro lago e del nostro fiume”. Tutto ciò si unisce alla considerazione che il ‘turismo di massa’, caratterizza-to dalla standardizzazione, dalla concentrazione e dai grandi nume-ri, in conseguenza dei mutati stili di vita sta rapidamente cedendo il passo ad un turismo attento e motivato sempre più a ricercare le eccellenze del territorio. “Co-

me amministrazioni – conclude Buffoli – abbiamo l’obbligo morale di tutelare le nostre biodiversità, con gli usi, le arti manuali e i me-stieri che vengono troppo spesso dimenticati”. L’elenco dei ristoran-ti aderenti sul sito www.comune.toscolanomaderno.bs.it.Tignale, cuore del Parco Alto Gar-da bresciano, risponde fino al 22 giugno con “Vi prendiamo per la gola...”, serate dedicate ai sapori

tradizionali rivisitati e proposti da nove ristoranti del suo territorio, magicamente sospeso tra l’azzurro del lago e quello del cielo e serena-mente immerso nel verde degli oli-vi. Tra gli ingredienti olio extraver-gine di oliva, pesce di lago, selvag-gina, prodotti della fattoria, mele e asparagi di montagna, proposti anche nella cucina senza glutine. L’elenco dei ristoranti aderenti sul sito www.tignale.org.

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a gestione dell’acqua e del ciclo idrico integrato è un servizio primario di interesse pubblico. Cer-chiamo di capire qual è la

situazione dell’acqua in Valle, sia da un punto di vista della sua qualità che dal punto di vista della quantità del-la stessa. Il quadro che emerge non è entusiasmante. Se è vero che fenome-ni di inquinamento delle acque sono frequenti e diffusi ovunque, è anche vero che il fiume della Valtrompia, il Mella, parte pulito e arriva a valle in condizioni tali da essere da tempo sotto osservazione speciale da parte della Comunità europea perché tra i più inquinati del Belpaese. “Se fac-ciamo riferimento alla quantità e alla qualità dell’acqua, siamo consapevoli delle problematiche che coinvolgono il territorio – afferma l’assessore pro-vinciale all’Ambiente Stefano Dotti –. Ma il problema va risolto alla radice e noi, anche su sollecitazione della Comunità europea, stiamo interve-

“Omaggio a Walter Bonatti”: il Club alpino italiano della sezione di Lumezzane e la biblioteca civica “Felice Saleri” organizzano una serata per far conoscere Walter Bonatti. L’incontro rientra nella programmazione di “Apriti Libro 2012”. Bonatti (nella foto) è morto il 13 settembre 2011 a 81 anni, ma non è facile reperire notizie sulla sua vita. Era soprannominato “il re delle Alpi”. Oltre che alpinista e guida alpina, è stato autore di molti

libri e numerosi reportage nei quali ha narrato le sue esperienze d’esplorazione e avventura nelle regioni più impervie del mondo in qualità d’inviato del settimanale “Epoca”, pubblicato dalla Arnoldo Mondadori Editore. L’organizzazione ha pensato a un filmato nel quale vengono riproposte un’intervista a Bonatti, un anno prima della sua morte e alcune letture tratte dai suoi libri lette dagli attori dell’Associazione ColChiDeA. La serata sarà

intervallata da brevi filmati (con musiche) con immagini (sia film che foto) della sua vita, imprese e viaggi con la testimonianza di Tino Bini, alpinista bresciano che ha conosciuto Bonatti e che porterà ricordi e aneddoti. L’incontro sarà presentato da Fausto Camerini, alpinista scrittore (di libri di montagna) e giornalista. I suoi reportage foto-giornalistici gli hanno valso i premi “Die Goldene Blende” nel 1971 e 1973 (per iniziativa

della rivista Bild der Zeit di Stuttgart) e il riconoscimento degli americani con il trofeo “Il gigante dell’avventura - 1971” (per iniziativa della rivista Argosy di New York). A lui è intitolato il rifugio Walter Bonatti, posto a 2.025 metri nel Vallone del Malatraz in Val Ferret (Comune di Courmayeur). La serata è in programma venerdì 11 maggio 2012 alle ore 20.45 al Teatro comunale Odeon. L’ingresso è libero.

nendo come autorità e come Azienda speciale della Provincia per realizza-re i depuratori e collettori necessari. L’ipotesi nel Piano triennale di investi-menti riguardava la sistemazione e il potenziamento di Verziano. Valutazio-ni più recenti e nuovi approfondimen-ti hanno portato a orientarsi su altre possibilità, in particolare quella di col-lettare la parte bassa della Valle con Verziano, e realizzare invece due de-puratori per la media e alta Valle (Villa Carcina e Marcheno le sedi più pro-babili)”. L’ipotesi è interessante anche per i quantitativi d’acqua, perché se il collettamento complessivo a Verzia-no avrebbe portato a eliminare questi scarichi per trattarli, la realizzazione dei depuratori in Valle permette di far confluire le acque trattate nel fiume, aumentandone dunque la portata. E anche da un punto di vista stretta-mente economico la seconda ipotesi è più facilmente percorribile perché permettendo di lavorare per stralci fa-vorisce l’accesso ai finanziamenti. “Il nostro compito – prosegue Dotti –, è di attendere una risposta definitiva da parte dei sindaci del territorio e della

Comunità montana in merito alla lo-calizzazione dei due depuratori. Fatta questa scelta, quello che ci compete è decidere la progettazione, finanziare i lavori e assicurare tempi certi ai citta-dini. Noi vorremmo realizzare almeno un impianto nel triennio. Il problema principale resta comunque il collet-tamento degli scarichi in corpo idri-co. Da tempo l’Assessorato monitora questo aspetto e sono in atto con la Regione un censimento e un controllo degli scarichi non autorizzati. Questo, a termine, porterà un indubbio van-taggio all’ambiente perché renderà gli interventi più efficaci, anche dal punto di vista repressivo”. Da ultimo l’accesso al credito che per l’asses-sore Dotti è la questione principale perché “le idee da sole non bastano: ci vogliono i soldi per realizzarle e la disponibilità delle banche a fornirli”. La riflessione finale dell’Assessore è però incoraggiante: “Resto dell’idea che la gestione dell’acqua e del ciclo idrico integrato siano un servizio pri-mario, di interesse pubblico, e che debba essere assolutamente garanti-to ai cittadini”.

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Non solo prevenzione delle malattie cardiovascolari e punto di riferimento per la Valtrompia, ma anche fucina di idee culturali. Stiamo parlando dell’associazione Valtrompiacuore, che ha in preparazione un volume dal provvisorio titolo “Quando suonavano strade e piazze”, dedicato alla storia musicale gardonese e con pubblicazione prevista entro l’autunno. Un libro steso dallo storico gardonese Franco Ghigini, che intende

ripercorrere la storia di bande, complessi mandolinistici, orchestrine e suonatori gardonesi d’inizio secolo passando poi all’evoluzione della pratica musicale sino al secondo dopoguerra, sia relativamente ai complessi strumentali che alla vivace presenza di suonatori popolari. “Nel volume – dice il presidente di Valtrompiacuore, Mario Mari –, opportunamente contestualizzate alle realtà bresciana e triumplina, si passeranno in rassegna le molteplici

esperienze gardonesi: la banda municipale d’origine ottocentesca e le bande cattolica e socialista; l’elegante presenza d’inizio secolo del ‘Club mandolinistico gardonese’; la normalizzazione della vita musicale e ricreativa sotto il controllo dell’Ond (Opera nazionale dopolavoro, ndr) durante il ventennio fascista; la dimenticata orchestra ‘Croce di Malta’; i tanti suonatori popolari che animano i teatri, i locali da ballo e le osterie sino agli anni

Cinquanta. E un’appendice riservata al Corpo musicale gardonese ‘Cico Gottardi’ e all’orchestra di mandolini e chitarre ‘Il Plettro’, sodalizi musicali il cui impegno odierno si pone in continuità con le ragioni dell’associazionismo musicale d’inizio Novecento”. Un libro che il curatore editoriale Mario Mari e l’autore Franco Ghigini vogliono sia frutto di una ricerca aperta e condivisa. Info: Mario Mari (030.8912382), Franco Ghigini ([email protected]). (a.a.)

Marcheno, una lettera manifesto firmata dal comitato “Andrea Vive” indirizzata a tutti i citta-dini e tanti amici sparsi

nei paesi vicini, ha fornito le ultime notizie sul Centro civico realizzato a Nanoro in Burkina Faso. Una “gran-de impresa”: giustamente così vi vie-ne definita, invitando a continuare a sostenerla nel suo sviluppo che sta dando frutti. Meno di cinque anni fa, poco prima di Natale del 2007, in una giornata grigia di pioggia e neve, la comunità marchenese piangeva, con la sua famiglia, Andrea Fausti, un ra-gazzo, appassionato di calcio, che frequentava l’oratorio deceduto a 22 anni in seguito a uno sfortunato in-tervento chirurgico. Proprio nell’am-biente oratoriano, con promotore il curato don Giuseppe Albini e il so-stegno convinto dei genitori del gio-vane scomparso, Alberto e Paola, nasceva il comitato “Andrea Vive” per ricordarlo con un Centro civico a Nanoro in Burkina Faso. Forniva l’appoggio logistico l’onlus di Gar-done “L’altro paese” che collaborava già da tempo in Africa con la comu-nità di padri Camilliani, impegnati in un importante ospedale. Progettato dall’amico Stefano Sabatti, dopo 14 mesi, il 14 febbraio 2009 il centro era inaugurato alla presenza di una de-legazione marchenese. In poco tem-po erano stati raccolti 73mila euro e

materiali vari offerti per oltre 60 mila euro. Subito si è avviata una scuola professionale d’eccellenza: a luglio, finirà il primo ciclo scolastico e si avranno i primi diplomati dei corsi di saldatura e di falegnameria. Ad oggi i ragazzi che frequentano i cor-si sono 22: 17 nel corso di saldatura

e cinque per la falegnameria. Svol-gono sia attività teorica che pratica. Nel corso di falegnameria realizzano sottopentole, sgabelli, tavoli arma-dietti; nel corso di saldatura: tavoli, sedie, carretti, letti, infissi. Coi loro insegnanti hanno fatto riparazioni al vicino grande ospedale; costruito re-cinti per gli animali domestici della comunità di suore. Dopo il diploma a Nanoro, sosterranno a Koudougou, capoluogo della regione, l’esame sta-tale con rilascio del diploma per l’at-tività professionale come dipendenti o in proprio. Da febbraio è partito il corso di alfabetizzazione per le don-ne del villaggio. Il corso gratuito du-rerà due anni con 600 ore di lezioni ciascuno. Ora, su richiesta del mi-nistero nazionale, si sta mettendo a punto, un corso per elettricisti: la rete elettrica del paese è in espan-sione e servono tecnici qualificati. Dall’Italia, per l’inizio dell’anno sco-lastico 2012/13, partirà un container con diverse attrezzature per il labo-ratorio di falegnameria già acquista-te: insieme si lancerà una raccolta di generi alimentari da inviare a Nano-ro. Intanto a Marcheno hanno dedi-cato ad Andrea il nuovo Inter Club e il Comitato ha programmato due prossimi eventi sempre all’oratorio a sostegno della scuola: il 13 mag-gio dalle ore 14 la grande “Festa del bambino” e il 20 maggio uno spiedo da asporto.

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aggio è il mese dedica-to alla Madonna ed è per questo che 34 anni fa i Carmelitani scalzi di Brescia pensarono

ad un gesto popolare e collettivo co-me ad un pellegrinaggio mariano. Fu così che nacque il Pellegrinaggio dal-la Madonna della Stella di Cellatica alla Madonna della Neve di Adro. Un percorso lungo circa 22 chilometri che è diventato nel corso degli anni un appuntamento fisso per migliaia di pellegrini che, con tutte le condi-zioni climatiche, vivono una giornata all’insegna della preghiera e della ri-flessione ma anche del divertimento e della comunione e convivialità. Un gesto semplice e sostanziale, che rie-sce a toccare gli animi attraverso la preghiera e la gioiosa fatica del cam-mino. Così anche quest’anno, dome-nica 13 maggio dalle 7 di mattina, un serpentone di fedeli partirà dalla Stel-la di Cellatica alla volta della Madon-na della Neve di Adro dove, attorno alle 16, si concluderà con la celebra-zione della Messa. Dall’anno scorso i confini del pellegrinaggio (denomi-nato quest’anno “Maria Regina di tut-ti i Santi”) si sono allargati alla terra dei cugini bergamaschi. Un secondo pellegrinaggio parte dalla chiesa di S. Alessandro in Canzanica di Adrara S. Martino per congiungersi con quel-lo bresciano nei pressi della meta di Adro. Sono previsti due momenti di

so l’oratorio di Calino, per il pranzo al sacco. Come sempre al seguito del pellegrinaggio sono previsti i carri agricoli opportunamente addobbati e attrezzati, sui quali potranno trova-re spazio i bambini delle scuole ele-mentari, che vivranno un loro pelle-grinaggio attraverso le strade della Franciacorta, sotto la guida e il con-trollo attento degli educatori. Ad ac-compagnare i pellegrini i canti, alter-nati meditativi e vivaci, eseguiti dalle corali S. Luca di Brescia e Madonna della Neve di Adro. Un gesto sem-plice, bello ed essenziale, condotto come sempre dall’infaticabile padre Gino Toppan, direttore della Scuola Madonna della Neve di Adro, paese che ha celebrato i 100 anni di presen-za carmelitana sul suo territorio. E proprio a padre Gino abbiamo chiesto qual è il segreto del successo di questo pellegrinaggio, partito molti anni fa in sordina e divenuto oggi un momento molto vissuto e molto atteso: “Una meta chiara in una strada guidata”, questa la sua lapidaria risposta. Per chi volesse partecipare è necessario iscriversi, prenotando l’eventuale ser-vizio bus per raggiungere la partenza e per il rientro a fine pellegrinaggio. Per informazioni, rivolgersi al Movimento ecclesiale carmelitano (Mec) di Bre-scia e di Adro o alla Scuola Madonna della Neve di Adro, altrimenti clicca-re su www.mec-carmel.org o www.pellegrinaggioadro.it.

A Coccaglio il lavoro si fa... accessorio. di questi giorni la decisione da parte dell’Amministrazione comunale di aderire al progetto “Lavoro Accessorio 2012”, promosso dalla Provincia e rivolto a tutti quei cittadini che si trovano in situazioni lavorative di disoccupazione (con o senza indennità), inoccupazione, iscritti alle liste di mobilità o percettori di integrazione salariale (meglio nota come cassa integrazione).

I voucher che il Comune – e in particolare l’assessore ai Servizi sociali, Agostino Pedrali (nella foto) – mette a disposizione sono pari a 15 e corrispondono a un importo unitario pari a 300 euro, prevedendo l’assegnazione di un massimo di tre buoni a persona. Coloro che ne beneficeranno saranno chiamati a prestare la disponibilità di 40 ore per svolgere attività lavorative che variano in più settori. Nell’ambito dell’ambiente e del lavoro, per esempio, sarà possibile inserirsi

in operazioni di salvaguardia, manutenzione, pulizia del territorio e supporto protezione civile e squadra lavori; in quello collegato ai servizi alla persona il supporto sarà più orientato a favore di bambini e anziani, ma anche agli uffici comunali e nella distribuzione alla collettività di materiale informativo; mentre nel campo dello sport, della cultura, del tempo libero e dell’associazionismo, l’attività sarà focalizzata prevalentemente sull’organizzazione di eventi,

fiere, manifestazioni culturali, di volontariato o solidarietà. Per conoscere i dettagli sul bando o per presentare la domanda, è sufficiente compilare l’apposito modulo, in distribuzione presso l’Ufficio servizi sociali del Comune durante gli orari di accesso al pubblico ed entro l’1 giugno, oppure telefonare allo 030/7725716. Successivamente alla chiusura del bando, si procederà alla definizione della graduatoria, dando priorità ai più sfavorevoli status occupazionali. (a.s.)

sosta: il primo attorno alle 9, presso l’oratorio di Padergnone, mezz’ora di riposo. Il secondo, più corposo, di circa un’ora e mezzo, alle 12.30 pres-

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”.

“La Vergine era l’Innocenza. Ti ren-di conto che cosa siamo noi per lei: noi, la razza umana? O, naturalmen-te, aborre il peccato, ma in fin dei conti gliene manca ogni esperienza, quell’esperienza che non è mancata ai santi più grandi, allo stesso Santo di Assisi, per quanto serafico fosse. Lo sguardo della Vergine è il solo ve-ramente infantile, il solo vero sguar-do di bambino che mai si sia posato sulla nostra vergogna e la nostra mi-seria. Sì, figliolo, per pregarla bene è necessario sentirsi addosso questo sguardo di compassione affettuosa, di stupore doloroso, non di solo qua-le altro inconcepibile, indicibile sen-timento che la rende più giovane del peccato, più giovane della razza dalla quale discende”. Questo lungo passo

frustrazione di aver desiderato, chie-sto, pregato senza aver nulla non si risolve semplicemente mettendo da-vanti la volontà di Dio, quell’inspiega-bile modo di agire che ci supera. Allo-ra, se tutto è comandato dalla volontà di Dio, perché chiedere? E se si può chiedere qualsiasi cosa perché poi la volontà di Dio non lo accorda? una tentazione enorme che nasce dalla er-rata concezione della volontà di Dio e dell’entità del chiedere. Ci conviene, infatti, isolare la frase di Gesù e non leggerla assieme a quella appena se-guente che dà, invece, il criterio della scelta e il senso della volontà di Dio. Che cosa significa chiedere? E che cos’è quel tutto che si chiede se non la perfezione verso la quale siamo spinti dal Padre? Questa è la volontà di Dio, e non è misteriosa. Piuttosto incontra la nostra resistenza nell’attuarla e non ci sembra necessario chiedere nulla per metterla in opera. Sono altri i no-stri desideri e le nostre necessità. La perfezione chiesta dal Padre è roba per i santi, non per tutti. E questo è il pensiero, il modello di pensiero che ci

stacca dalla vite e ci fa diventare tralci secchi. Come se nella pianta ci fosse-ro rami che danno molto frutto e rami che si possono accontentare di star lì, a fare il meno possibile. O che si met-tessero in testa di fare frutti di altra specie. Sarebbe curioso in natura, ep-pure il nostro modo di pensare la vita cristiana assomiglia molto a questo esempio. Così non facciamo frutti e ci lamentiamo che Dio non esaudisca le nostre preghiere. Ma non ci doman-diamo cosa sia la perfezione alla quale ci spinge e che ci garantisce se siamo attaccati a Cristo. Chiediamo per i bi-sogni (ed è comprensibile e umano) e non chiediamo per l’essenziale. E ci dimentichiamo che Gesù stesso ha detto di chiedere il Regno di Dio e che il resto ci sarà dato in più, come a dire che il resto è poca cosa per Dio quando c’è il desiderio del Regno. E la perfezione è l’obiettivo del chiede-re, di un chiedere illimitato che porta un frutto che da soli non potremmo mai riuscire a dare. Saremmo davvero tralci di una vite fruttuosa, saremmo attaccati a Lui. Tutto.

ulla. Il brano di Vangelo di questa domenica non ha bisogno di particolari commenti: l’immagine è chiarissima e disarman-

te. La similitudine dell’albero, dei ra-mi, della vite e dei tralci non lascia spazio a interpretazioni intermedie: tutto o nulla. Senza la vite il tralcio non fa frutti; si secca. E così, dice Gesù, è anche per chi crede. Non esi-ste una fede che possa fare a meno di Lui. Ma se l’immagine è inequivo-cabile, semplice e chiara, diverso è il discorso sulla nostra accoglienza, sui frutti che pensiamo di raccogliere dalla vendemmia di quella vite. E nel-le pieghe di questo discorso si annida anche una domanda che è frutto di un grosso fraintendimento e che provo-ca delusione e disincanto. Cosa vuol dire chiedere quello che si vuole e ot-tenerlo? Troppo spesso questa certez-za espressa da Gesù è andata insoddi-sfatta. Quante volte un desiderio legit-timo è diventato frustrazione. E allora che frutto si ottiene se alla promessa di avere tutto non si ottiene niente? La

è tratto da “Il diario di un parroco di campagna” di Bernanos. È l’anziano e saggio parroco di Torcy che parla. Ha iniziato dicendo: “E la Vergine, la preghi la santa Vergine? Ma la preghi bene come si deve?”. Per pregarla, bisogna imparare a sentirsi addos-so questo sguardo infantile e stupito, perché a Lei che non ha conosciuto il peccato per grazia di Dio, pare inna-turale che l’uomo, creatura come lei, possa comportarsi male. Nella nostra chiesa, sotto il campanile c’è la tomba del servo di Dio fra Giacomo Bulga-ro, era ed è una cappella mariana. Da giovane, mentre viveva una vita “nei peccati” si trovò a piangere nella Pie-ve di Corticelle e gli apparve Maria. Sorrideva e quello sguardo lo guarì. Lo sguardo di Maria, scrive Bernanos,

riesce a far sprofondare Lucifero “la fiaccola ardente in cima alla creazio-ne è sprofondata di colpo nella notte”. Sempre di più sono le testimonianze che le persone ci offrono di aver in-trapreso un cammino di conversione radicale iniziando da Maria. Quella Vergine che apparve a Bernardetta dandole del voi: “Mi fareste la corte-sia di ritornare qui per 15 giorni?”. La Vergine è anche la gentilezza, una del-le qualità che l’uomo moderno con la fretta e aggressività ha dimenticato. Iniziamo il mese mariano sentendoci addosso questo sguardo umanamen-te straordinario e straordinariamente umano e chiediamole che ci aiuti a ritrovare la purezza, l’innocenza, l’in-fanzia e la gentilezza che la vita quo-tidiana ci ha fatto dimenticare.

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n testimone attuale del-la fede e della via per la santità, ancorché vissu-to a cavallo tra XIX e XX secolo. Giuseppe Tonio-

lo è stato proclamato beato domenica 29 aprile nella basilica romana di San Paolo fuori le Mura. A presiedere il ri-to, quale rappresentante del Papa, il card. Salvatore De Giorgi. Subito do-po la cerimonia, al termine del Regina Cæli, Benedetto XVI dal Vaticano ha rivolto un saluto speciale ai pellegrini riuniti nella basilica, ricordando che il messaggio di Toniolo è “di grande attualità, specialmente in questo tem-po: il beato Toniolo indica la via del primato della persona umana e della solidarietà”. Dopo la proclamazione del nuovo beato, di cui la Chiesa ce-lebrerà la festa liturgica il 7 ottobre, Francesco Bortolini, il ragazzo che ha ricevuto la guarigione per intercessio-ne di Toniolo, ha deposto le reliquie accanto all’altare. “La vocazione alla santità” è il “traguardo di ogni altra vocazione nella Chiesa, dono della carità di Dio”. E dono dell’amore di Dio all’Italia è stato Giuseppe Tonio-lo, ha detto nell’omelia il card. Salva-tore De Giorgi, ricordando il suo fer-mo impegno a farsi santo. Per questo, ha osservato il porporato, Toniolo “si dette un regolamento di vita spirituale e professionale”, diventando “un vero contemplativo dell’azione”. In realtà, “il radicarsi in Dio fu l’anima del suo impegno cristiano nella famiglia, sulla cattedra e nella società”. Innanzitutto, “considerò la famiglia il luogo prima-rio della sua santificazione e della sua missione”, offrendo “un’affascinante

Ci saranno anche otto famiglie palestinesi e una di espressione ebraica, con i loro bambini, tra i partecipanti all’Incontro mondiale delle famiglie che si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno, sul tema “La famiglia: il lavoro e la festa”. Le famiglie provengono da Nazareth, Betlemme, Beit Jala e Nablus e fanno parte della delegazione dell’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa (Aocts) che sarà guidata da mons. Maroun Lahham, vescovo

ausiliare e vicario patriarcale per la Giordania, nella sua veste di presidente della Commissione episcopale per la famiglia e da mons. Elias Chacour, che della Commissione è il segretario ed il parroco di Bejt Jala, padre Ibrahim Shomali. Per ospitarle si sono mosse le parrocchie dei decanati di Erba e Cologno Monzese. A Milano ci sarà anche il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal. In attesa di partire alla volta di Milano, “questo piccolo gregge” continua a

prepararsi al meglio sia dal punto di vista spirituale che organizzativo, come spiega al Sir Europa mons. William Shomali, vicario patriarcale per Gerusalemme, responsabile della formazione di queste famiglie. “Le difficoltà non mancano – spiega – soprattutto per quello che riguarda le pratiche per i visti e il viaggio. Ma si tratta di famiglie molto motivate disposte a superare tutte le difficoltà che la situazione in Terra Santa mette davanti, non ultime quelle legate alla mobilità. Alle

famiglie palestinesi, infatti, non è concesso partire da Tel Aviv quindi dovranno recarsi in Giordania, ad Amman, da dove prenderanno l’aereo per l’Italia. Solo una famiglia proveniente da Nazareth potrà partire direttamente da Israele. Per facilitarne la partecipazione, la Chiesa di Gerusalemme ha offerto loro un aiuto concreto che, tuttavia, non copre l’intera quota del viaggio. Fortunatamente l’alloggio sarà offerto dalle parrocchie milanesi”. (Daniele Rocchi)

I vescovi delle diocesi lombarde a Caravaggio hanno continuato la ri-flessione, avviata nelle precedenti sessioni, sui laici, le aggregazioni lai-cali, l’Azione cattolica. La formazione dei laici per la corresponsabilità nella Chiesa e per una presenza significati-va nel contesto contemporaneo deve insistere su una formazione alla vita secondo lo Spirito che qualifichi gli ambiti del vissuto delle persone, su uno stile di comunione che qualifichi

le relazioni entro la comunità cristia-na, su una promozione di competenze per servizi pastorali. Si devono inco-raggiare i laici presenti come collabo-ratori nelle comunità parrocchiali ad aderire all’Azione cattolica, che per la sua forma associativa, per la sua cura formativa aiuta la maturazione di una visione ecclesiale più ampia e com-pleta e incoraggiare la perseveranza che rende affidabile la disponibilità al servizio della Chiesa. Si deve incorag-

giare l’Azione cattolica a continuare e sviluppare le sue iniziative per farsi conoscere e apprezzare per la propo-sta formativa, per la promozione della comunione nella Chiesa favorendo il convergere e l’apprezzamento di tutte le forme aggregative dei laici. I vesco-vi hanno, inoltre, espresso parere fa-vorevole all’introduzione della causa di beatificazione e di canonizzazione di don Luigi Giussani, presbitero am-brosiano (1922-2005).

noi come un italiano che ha amato e servito la Chiesa e l’Italia, da cristiano e cittadino esemplare: è questa la ve-ra laicità”. Nel pomeriggio, il novello beato è stato ricordato dal presiden-te della Cei, card. Angelo Bagnasco, in un confronto promosso per l’oc-casione dall’Azione cattolica italiana, all’interno del convegno delle presi-denze diocesane. Assieme a Bagna-sco, sul tavolo dei relatori, il ministro pachistano Paul Bhatti, il ministro e rettore della Cattolica Lorenzo Orna-ghi, l’economista Stefano Zamagni. Un uomo libero, che ha vissuto “un cristianesimo pieno di speranza” e si è mosso sempre nell’amore per la Chiesa e nella fedeltà al Pontefice è l’immagine usata dal presidente della Cei per descrivere Toniolo. Mentre il presidente nazionale dell’Azione cat-tolica, Franco Miano, ha dichiarato che “la gioia per la beatificazione si trasforma in impegno a far conosce-re questa bellissima figura e seguir-ne l’esempio, pur nelle mutate con-dizioni” storiche e sociali, ma ciono-nostante caratterizzate da “un’uguale urgenza di far conoscere il messaggio cristiano”. Il card. Bagnasco è parti-to riflettendo sulla cifra della “libertà interiore” del nuovo beato, “serena-mente coraggioso sempre e ovunque”. Proprio perché libero, ha sottolineato Bagnasco, “è un uomo luminoso che vive un cristianesimo pieno di speran-za”, avendo “alla base” il desiderio di diventare santo, consapevole che “la santità è la via della vita vera e della gioia, e che s’incrocia con la vita con-creta di ciascuno secondo la vocazio-ne che Dio dona”.

testimonianza della dignità e della bellezza della famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile e fedele”. Poi, “insigne professore universitario, sulle cattedre di Padova, di Modena e di Pisa, seppe essere − ha precisato il Cardinale − non solo il maestro quali-ficato dei giovani studenti, ma soprat-tutto il loro amico ed educatore nella ricerca della verità”. Infatti, “avvertiva già allora l’emergenza educativa per il clima universitario indifferente od ostile alle fondamentali istanze reli-giose e morali, come anche l’urgen-za di una solida formazione cultura-le cristiana che preparasse le nuove generazioni ad affrontare le sfide del futuro”. Impegnato per il Movimento cattolico, la Società della gioventù

cattolica (primo nucleo dell’Azione cattolica italiana), la Fuci, l’Opera dei congressi, l’Unione cattolica per gli studi sociali, l’Unione popolare, le Settimane sociali e l’Università del Sacro Cuore, Toniolo “si presenta a

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l mio parroco, la mia suora e i miei laici. Il titolo della sesta serata di “Voci nell’Agorà” ha accompagnato le riflessioni di don Massimo Orizio (assistente

diocesano dell’Azione cattolica), suor Caty Pintossi (dorotee di Cemmo) e Mauro Salvatore (diacono ed eco-nomo diocesano). Don Massimo ha sottolineato con forza che “la dimen-sione di ministerialità compete a cia-scun battezzato, ciascuno a servizio della sua famiglia o della cittadinanza fa crescere il Regno di Dio”. Ognuno di noi ha una ministerialità propria e deve farla crescere nella vita di ogni giorno. “Altrimenti calano i preti, ma teniamo in piedi una pastorale con delle persone che suppliscono il prete, ma non abbiamo il coraggio di cambiare una pastorale che deve es-sere fondata sulla vita degli uomini. L’unità pastorale sarà una bella sfida perché obbligherà noi preti a vivere in maniera più essenziale il ministe-ro ordinato e ci aiuterà a tessere le-gami diversi con i laici. Si partirà pri-ma da ‘chi siamo’ rispetto alle ‘cose che dobbiamo fare’”. Ci saranno più relazioni e la qualità delle relazioni fa-rà la differenza. “In questo processo entra in gioco il discernimento comu-nitario ovvero il luogo e lo strumen-to attraverso il quale, parlandoci e confrontandoci, insieme leggeremo le situazioni e sapremo coglierne le esigenze”. Quali saranno i ministeri

a priori, ma ogni realtà parrocchiale individuerà i punti vitali”. In questo contesto recitano un ruolo importan-te i religiosi. “Il ruolo della consacra-ta dentro la zona − dice suor Caty − è una sorta di estensione di quello che già viviamo nelle nostre comunità: uno stile di vita fraterno. Ci sforziamo di vivere valori come l’accoglienza, il rispetto, l’ascolto degli altri. Tutti dobbiamo percepirci come doni di Dio gli uni per gli altri”. A proposito delle ministerialità, “il diacono − ha raccontato Salvatore − svolge bene il proprio ruolo se riesce a fare in modo che lo spirito di servizio permei tut-

principali? “Quelli che emergeran-no dal confronto, dalle capacità del-le persone che vivono dentro la co-munità e dalle urgenze che si vivono dentro la comunità. I ministeri non saranno più delle figure identificate

Sabato 5 maggio alle 9.30 presso la parrocchiale di San Bartolomeo, il vescovo Luciano Monari presiederà la Messa pontificale con il rito di am-missione tra i candidati al diaconato e al presbiterato. Sabato 12 alle 9.30 sempre il Vescovo presiederà la Mes-sa per l’istituzione dei ministeri del lettorato e dell’accolitato. Sono nove quest’anno gli ammessi tra i candidati al diaconato e al presbiterato. Il rito dell’ammissione “manifesta pubbli-

camente l’orientamento vocazionale di coloro che aspirano al diaconato e al presbiterato, esprime l’accetta-zione della loro offerta da parte della Chiesa particolare, richiede ai nuovi candidati di applicarsi con rinnova-to impegno nel portare a termine la preparazione”. I candidati sono: Ste-fano di Bornato, Luca di San Carlo in Rezzato, Marco, Davide e Alessandro di Manerbio, Gianmaria di Monticel-li Brusati, Francesco di Orzinuovi,

Andrea di Isorella e Luca di Zanano.Sabato 12 alle 9.30 sempre in San Bar-tolomeo sarà la volta dell’istituzione dei ministeri della Parola e della men-sa eucaristica: tre sono i nuovi mini-stri lettori (Marco di Gianico, Massi-mo di Orzinuovi, Giorgio di Serle), uno l’accolito (Michael di Pavone del Mella). La Chiesa bresciana è chiama-ta ad accompagnare con la preghiera questi giovani in cammino verso il do-no totale della propria vita a Cristo.

ta la Chiesa; non va a sostituire delle ministerialità che già sono suscitate dal battesimo e dal laicato. Il mondo dialoga con la Chiesa e il diacono fa in modo che ci sia una maggiore pos-sibilità di rendere presente sull’altare le dinamiche del mondo”.

Egr. direttore, uno dei temi che mi sembra emerga continuamente nella consultazione in vista del Sinodo è quello del rapporto tra i laici e i preti nelle future unità pastorali. È accaduto anche nell’incontro a Villa Carcina giovedì 26 aprile. Il tema della scheda sui ministeri ha permesso di mettere a fuoco la necessità di una Chiesa di comunione dove la corresponsabilità sia lo stile dell’azione pastorale. Ho percepito però una certa contrapposizione

tra laici, sacerdoti e religiosi. Mi lascia molto perplesso il pensare che per dare il giusto spazio ai laici si debba gioire della mancanza dei preti e delle suore! Credo sia nostro dovere pregare lo Spirito Santo perché ci mandi vocazioni al presbiterato, alla vita consacrata e alla vita laicale. Una Chiesa senza preti o qualsiasi altra vocazione è semplicemente una Chiesa più povera. I laici non saranno valorizzati perché si metteranno a fare i preti, né se li sostituiranno

nel ruolo di guida della comunità cristiana. Fare l’ideologia del laicato non serve a niente. Nella Chiesa ognuno ha il suo compito. Ai laici è dato di essere testimoni del Risorto soprattutto nel mondo, ai religiosi di essere il richiamo vivente al Regno di Dio, ai pastori di santificare e guidare la comunità. Grazie a Dio la storia di santi come il Toniolo e l’esperienza di associazioni come Azione Cattolica restano un’ottima scuola da cui possiamo ancora imparare. (Lettera firmata)

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nnanzitutto un saluto, con tutto l’affetto. Siete un segno bello da vedere, siete tanti e dietro a ciascuno di voi ci sono delle comunità cristia-

ne, quindi il Signore vi benedica e benedica tutte le comunità da cui provenite. Il fatto di passare una giornata insieme è prezioso, prima ancora per le parole che diciamo, per le idee che possiamo condivide-re: il fatto di essere insieme, di fare un’esperienza di fraternità, di rico-noscimento reciproco entra dentro al cammino grande di edificazione della Chiesa particolare, che ab-biamo come responsabilità; tutti siamo chiamati a edificare la Chie-sa bresciana come Chiesa di Cristo e lo facciamo creando e vivendo legami di fraternità e di fede con agli altri, come in occasioni come queste. Che il Signore vi benedica e vi dia la gioia di vivere momenti così e renda fecondo il vostro ser-vizio”. Così il vescovo Luciano ha

Giorgio Cotelli. Tre i verbi che han-no scandito e segnato questo per-corso: ricordare, riconoscere, ri-comporre. “Ricordare” per riporta-re alla memoria (e al cuore) parole, immagini, segni che hanno attraver-sato i convegni degli ultimi anni e che hanno permesso di avvalorare la scelta pastorale delle relazioni.Il filo rosso della carità si è dipana-to infatti in una sequenza video che ha restituito: prossimità, con|te|sto, so|stare, comunità, consegnati. “Riconoscere” per condividere Fa-tiche, Frutti, Frontiere rispetto alla figura dell’animatore Caritas così come delineata dal vescovo Lucia-no, anche a partire dal documento della delegazione delle Caritas del-la Lombardia (2008), che traccia per l’appunto piste di riflessione sulla figura dell’animatore Caritas al servizio dell’azione pastorale. Sono 18 i gruppi di lavoro che si sono confrontati sull’attualità di questo profilo e che hanno conti-

dato avvio al suo intenso e appas-sionato intervento sull’animatore Caritas durante il convegno dioce-sano Caritas parrocchiali di sabato 28 aprile 2012 che si è svolto presso il Centro della comunità dell’unità pastorale di S. Arcangelo Tadini a Botticino Sera.Il convegno, che è iniziato ascoltan-do alcuni brani tratti da un’omelia di S. Arcangelo Tadini, si è svolto seguendo un ideale percorso verso la figura di San Giuseppe falegna-me, icona dell’animatore Caritas quale “artigiano di carità”, presen-tata nelle conclusioni dal diacono

nuato la condivisione nel momen-to del pranzo, “A tavola, insieme”. “Ricomporre” per attraversare gli esiti delle attivazioni dei gruppi e restituire corsi e ricorsi, peculia-rità e caratteristiche dell’animato-re Caritas.A guidare il lavoro di ricomposizio-ne, padre Giacomo Costa che ha evidenziato il prevalere dei frutti o delle “fatiche amate” e ha restitu-ito cinque ambiti “di attenzione”: l’amore reciproco, la luce della fede, la formazione, la comunità, i giovani.Peraltro, proprio i giovani sono sta-ti parte attiva del convegno e han-no condiviso il desiderio di “fare la propria parte, qui ed ora” e di “cer-care l’unità”. Insieme, ricordando, riconoscen-do, ricomponendo, si è dunque da-to avvio al discernimento attorno alla figura animatore Caritas, ele-mento essenziale nella vita delle nostre comunità.

Giovedì 3 maggioOre 7 - Bedizzole - Santa Messa presso le Madri Canossiane.

Venerdì 4 maggioOre 20.30 - Botticino Sera -Preghiera per la Giornata mondialedelle vocazioni e gli ordinandipresbiteri presso la Basilica minore.

Sabato 5 maggioOre 9.30 - Brescia -Rito di ammissione dei candidati al

diaconato e al presbiterato presso la parrocchia di San Bartolomeo.Ore 15.30 - Brescia -Sante Cresime in Cattedrale.

Domenica 6 maggioOre 11.15 - Nuvolera - Cresime.Ore 18 - Cigole - Cresime e comunioni.

Lunedì 7 maggioOre 20 - Brescia -Il Vescovo partecipa al concerto presso la chiesa di San Giuseppe.

Martedì 8 maggioOre 20 - Rudiano -Santa Messa in suffragiodi don Luigi Plebani.

Mercoledì 9 maggioOre 7.30 - Brescia -Santa Messapresso le Missionarie laichein via delle Razziche.Ore 20.30 - Cerveno -Lectio divina presso la chiesa parrocchiale.

Sabato 5 maggio e venerdì 11 maggio all’Eremo di Bienno sono in programma due elevazioni musicali al Monastero per l’ottavo centenario della consacrazione di Santa Chiara. Sabato 5 maggio si esibisce il quartetto “Sinfonia”: Pierandrea Bonfadini, Andrea Maffolini, Francesca Moreschi e Giulio Richini. Venerdì 11 maggio tocca a Matteo Vitali alla chitarra. Entrambe le serate hanno inizio alle ore 20.30.

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l Vescovo ha celebrato la Messa per la festa dei lavoratori a Fle-ro, in uno dei capannoni messi a disposizione dall’azienda di distribuzione alimentare e ri-

storazione Dac, fondata da Giusep-pe Scuola 40 anni fa. Oltre 600 i posti a sedere, molte le persone in piedi, un’accoglienza importante fatta an-che da tanti bambini e famiglie che, dopo il cammino dall’oratorio alla sede della ditta, gioiosamente hanno accolto il Vescovo cantando e hanno vissuto una giornata di preghiera e di festa. La Giornata si inseriva negli appuntamenti diocesani in prepara-zione all’Incontro mondiale delle fa-miglie in programma a Milano dal 30 maggio al 3 giugno. La Dac ha regala-to ai presenti l’immagine di un’azien-da a conduzione familiare che ha sa-puto prendersi cura dei suoi lavora-

pubblica intera e danneggia l’imma-gine del Paese che appartiene a tutti e ci caratterizza ha ricordato Monari. Il lavoro è come un’opera che fa vi-vere meglio le persone, ogni mestie-

re svolto con onestà e competenza aiuta gli altri a vivere meglio perché non si lavora solo per se stessi e per il proprio sostentamento, ma per la comunità affinché essa possa vivere

La commissione zonale di pastorale sociale della zona XII Bassa Centrale Est - San Salvatore ha organizzato quattro incontri per approfondire temi quali la politica, il lavoro, l’economia, la famiglia. Sono temi sempre più indispensabili nel tessuto della società civile. Gli stessi incontri si terranno nella parrocchia prepositurale dei Santi Pietro e Paolo di Gottolengo presso l’oratorio in via Circonvallazione Sud, 19.

I programmi sono i seguenti: mercoledì 9 maggio ore 20.30 si parla di “La politica fra regolamentazione degli interessi e bene comune” con don Mario Benedini e Silvano Corli; modera Paolo Sarti.Mercoledì 16 maggio alle ore 20.30 “Il lavoro tra dignità umana e residuità” con Enzo Torri, segretario generale della Cisl Brescia e Vera Lomazzi (ricercatrice in Cattolica); modera suor Luisa Scaglioni.

Mercoledì 23 maggio alle ore 20.30 Mario Nicoliello e don Fabio Corazzina intervengono su “L’economia tra mercato e destinazione universale dei beni”; modera Paolo Sarti.Mercoledì 30 maggio alle ore 20.30 “La famiglia tra festa e lavoro” (il tema dell’Incontro mondiale di Milano in programma dal 30 maggio al 3 giugno) con Davide Guarneri (nella foto) e Daniela Bandera; modera suor Luisa Scaglioni.

e proliferare. Il lavoro quotidiano di-viene uno sguardo al futuro fatto di coraggio e creatività. Ricorda infine il Vescovo che il futuro o è buono per tutti, imprenditori e lavoratori, o di-venta grigio e scuro per tutti. In que-sto senso la Dac ha dato esempio di come un’azienda porti ricchezza e benessere ai suoi proprietari, ai suoi lavoratori e al paese che la ospita, mantenendo fede ai propri principi e dando un’occasione di aggregazione intorno alle tradizioni comuni delle persone che la compongono.

tori che, insieme a Daniele Scuola, uno dei titolari, hanno partecipato all’organizzazione dell’evento orga-nizzato dall’Ufficio di pastorale so-ciale e dall’Ufficio famiglia. Lo stesso parroco don Valerio Scolari ha ricor-dato che la festa è un’occasione per riflettere sull’urgenza di recuperare il senso del lavoro e della sua dignità. A introdurre l’intervento del Vescovo, il sindaco Nadia Pedersoli ha porta-to l’attenzione sulle origini contadine del paese e sul forte sviluppo di arti-gianato e industria del quale sono sta-ti capaci i suoi abitanti nonostante la crisi. A seguire un intervento dei rap-presentanti dell’associazione “Mondo operaio” e una famiglia, non qualsia-si, ma con ben sei figli, una rara me-raviglia che affronta, amplificate, ma con gioia di vivere le quotidiane diffi-coltà e che la parrocchia ha ritenuto giusto celebrare. Durante la Messa il Vescovo ha sottolineato con forza il suo ringraziamento agli antichi me-stieri: i contadini, i mugnai, i panet-tieri perché proprio grazie a questi è possibile celebrare l’eucaristia. At-traverso il lavoro, duro, quotidiano e onesto da sempre, è consentita la vita sociale e recuperarne il valore, oggi che ad essere in crisi sono le grandi teorie finanziarie, diventa la via per la ripresa economica dell’Italia. La difficoltà del lavoro è quella della Re-

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l nome di don Luigi Scaroni, la cui vita durata 94 anni è inizia-ta e finita a Lumezzane Pieve, è legato soprattutto a Bottici-no Sera dove è stato parroco

per un trentennio riuscendo a bat-tezzare i figli di quei bimbi che ave-va battezzato giunto in parrocchia: il tempo delle generazioni è quello che meglio di ogni altro segna l’efficacia del ministero sacerdotale. Prete dal 1943, dopo la prima Messa a Lumez-zane Pieve, la sua prima destinazio-ne di curato è stata Pezzaze dove si è affiancato alla gioventù in un perio-do estremamente difficile, di guerra e miseria. Dopo quattro anni, per la sua maturità fu nominato parroco, nonostante la giovane età, a Treviso Bresciano dove operò per un quindi-cennio, aiutando la comunità a cre-scere spiritualmente mentre cerca-va di lasciare alle spalle gli anni della povertà e delle ristrettezze. Nel 1962 la nomina a guidare l’importante par-rocchia di Botticino Sera. Fu l’inizio di un trentennio fecondo di bene, so-prattutto perché il carattere equilibra-to e la spiritualità ancorata a una forte fede, sorressero don Scaroni negli an-ni caldi della contestazione e del rin-novamento conciliare. Botticino, alle porte della città, fu particolarmente coinvolto dal nuovo vento che spira-va. Con pazienza, bontà, dedizione to-tale ma anche con paterna fermezza

ha favorito un cammino comunitario positivo, sereno, fruttuoso della co-munità, fino al compimento del 75° anno di età, quando scelse di tornare nella parrocchia nativa di Lumezza-ne Pieve. Era il 1992. Nei diciannove

La statua del Cristo Redentore scruta dall’alto la salita dei pellegrini. All’Eremo di Bienno c’è stato nel ponte del 1° maggio un alacre viavai di giovani. Quattro giorni di ritiro vissuti tra preghiere, meditazioni e intensi momenti di silenzio. Quattro giorni in cui si è staccata la spina dalla routine, per tuffarsi nella contemplazione e colloquiare interiormente col proprio “Io”. A fare da filo rosso le riflessioni del vescovo Monari e l’animazione dell’èquipe dell’Ufficio

vocazioni e tempi dello spirito. Il Vescovo ha commentato cinque brani del Vangelo di Luca: la peccatrice, il buon samaritano, il padre misericordioso, il fariseo e il pubblicano, i discepoli di Emmaus. Questi, in pillole, alcuni messaggi lanciati da Monari ai partecipanti: “La fede ci consente di legare il perdono di Dio alla nostra vita. Se riconosciamo che la vita è un dono impariamo a ringraziare Dio e a riconoscere quanto ci è offerto. Costruiamo in noi dei sentimenti

di compassione che ci spingono a farci vicini all’altro. Ognuno di noi vive un’esistenza limitata, durante la quale possiamo favorire o danneggiare la vita del prossimo. Impariamo a mettere al centro delle nostre azioni l’amore per l’altro. Dio non è né un tiranno da cui scappare, né un padrone con cui si stipula un contratto di lavoro: è un padre che ha un amore non misurabile secondo i diritti e i doveri. L’amore è più esigente della legge, perché richiede tutto“. La testimonianza

dei genitori di una 14enne morta per un male incurabile, la visione del film “Miracolo a Le Havre” e una conversazione con il Vescovo hanno allietato le tre serate di ritiro, mentre la Messa celebrata al convento delle Clarisse ha concluso l’esperienza. Soddisfazione è stata espressa dai 93 partecipanti. Ognuno è tornata carico di spiritualità pronto ad affrontare con piglio nuovo, e un pizzico di fede in più, la quotidianità. (Mario Nicoliello)

anziani ospiti e per tante persone che lo avevano conosciuto. Don Scaroni si è sempre dimostrato un autentico buon pastore, serio e zelante senza essere pedante. Si è sempre distinto per generosità, disponibilità a colla-borare, amore alla parrocchia. Ha prediletto gli ammalati e i sofferenti. Era vicino alle famiglie che visitava e conosceva, soprattutto quelle in diffi-coltà. Ha avuto un buon rapporto con i laici ed è stato vicino all’Azione cat-tolica. Ha curato molto la formazione comunitaria e personale: era molto disponibile all’ascolto, alla confes-sione, al consiglio, alla direzione spi-rituale. Dietro i suoi vistosi occhiali da vista dalla montatura scura, quasi ornamento alla fronte spaziosa, il suo sguardo era penetrante ed il suo orec-chio attento all’ascolto, per poi dire la parola giusta al momento giusto, talvolta anche con efficaci battute ed espressioni gioconde che davano serenità e pace a chi lo incontrava. È stato un prete di solida spiritualità, forte ed esigente, ma anche fonte di lode, gioia, tranquillità. Il suo rappor-to intenso con Dio è stato motivo di forza anche nella malattia e nelle dif-ficoltà della vecchiaia. E all’incontro con quel Dio nel quale aveva sperato e creduto si è preparato con fiducia, nella preghiera, lasciando una lumi-nosa testimonianza di fede, speran-za e carità.

anni di presenza a Pieve don Scaroni ha lavorato molto, pur da quiescente, svolgendo anche in zona pastorale il servizio di esorcista dal 1994 al 2001. Generalmente celebrava la Messa festiva nella chiesa dei Santi Bruno e Francesco in Gombaiolo e poi era disponibile al servizio parrocchiale in tutte le sue forme. Nel 2003 un inci-dente stradale lo costrinse a limitar-si nei movimenti, ma la sua dedizio-ne ai lumezzanesi continuò in forma ammirabile. Anche dopo il necessa-rio ricovero nella casa delle Rondini a Lumezzane, continuò a essere un ri-ferimento e un guida spirituale per gli

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he cos’è il gioco simbo-lico? È una modalità di gioco che si presenta e consolida nel terzo an-no di vita del bambi-

no, ed è caratteristica poi di tutta l’infanzia. È gioco di finzione, gioco del “far finta”, di simulare un ruolo, una si-tuazione, un’azione. “Il gioco è il nome di una cornice per l’azione” (Bateson), ossia ciò che definisce il gioco non è tanto il contenuto dell’attività in corso (il cosa si fa), ma il segnale che i giocatori si scam-biano che porta il messaggio “questo è un gioco”. Dare una cornice “tanto è per finta, tanto è per gioco” significa scam-biarsi un messaggio ricco di segnali mimici, gestuali, vocali, che riman-dano alla capacità di abbandonare la realtà e di abbracciare un mondo di fantasia. A questo punto un bastone esce dal piano di realtà per diventare un ca-

stesso tempo. Nella parodia, finzio-ne, distacco dalla realtà, il bambi-no, sul piano della pura fantasia (simbolico), riesce a vivere tutte quelle emozioni che, se vissute su un piano di realtà, potrebbero ri-sultare troppo forti.L’esempio emblematico di gioco simbolico è il gioco della casa. I bambini adorano questo gioco, proprio perché la casa rappresen-ta (a livello simbolico) il proprio corpo. La casa allora funge da “pelle”: contiene ma separa, tracciando un “dentro” e un “fuori”, proprio come la prima rappresentazione grafica del sé del bambino, che consiste in una forma chiusa, che, indivi-duando un dentro separato da un fuori, individua un “Io” separato da un “non-Io”. Ciò che sta fuori rappresenta tutto ciò che non è la sua identità. Quin-di, ad esempio, fuori ci staranno i “nemici”, a cui si chiudono le por-

vallo; entra così nel piano di finzio-ne, di fantasia, di gioco. In questo senso il gioco è allontanamento e distanziamento dalla realtà, anzi è parodia e finzione della realtà, ma è anche imitazione e riedizione della realtà, un modo per misurarsi con essa e comprenderla. È divertimento, euforia, gioia e risa-ta, ma è anche impegno, concentra-zione e serietà. Il gioco è caratterizzato dalla com-binazione di questi fattori: libertà, definalizzazione, decontestualizza-zione; il gioco vincola (con il rispet-to delle regole) e rende liberi nello

Si è chiusa il 1° maggio la 16ª edizione di Seridò, la grande festa dei bambini promossa dall’Adasm-Fism di Brescia. Genitori, educatrici e soprattutto tanti bambini continuano ad apprezzare la formula della manifestazione, che valorizza il protagonismo delle famiglie senza cedere a “sirene” commerciali, tanto che in 150mila hanno varcato i cancelli del Centro fiera di Montichiari negli giorni di apertura. L’organizzazione ha potuto contare ancora una volta sulla disponibilità

di tanti giovani volontari, provenienti dagli ambienti Scout, dal mondo associativo e dalle scuole, che hanno animato gli oltre 100 spazi gioco. Sempre grande successo hanno riscosso i “gonfiabili” – fra i quali si è distinto l’enorme scivolo all’aperto intitolato “mi scappa la pipì” – non prima però di una puntata ai tanti laboratori creativi o di un giro sull’inconfondibile trenino di Seridò. Assai apprezzati sono stati anche gli spettacoli teatrali e dei burattini, come le proposte del padiglione

sportivo e la sabbionaia. Nel rinnovato spazio dell’Adasm si sono dati appuntamento i bambini da zero a tre anni, per i giochi a loro dedicati negli ambienti dello “Spazio Nidi”; qui è stato possibile anche “liberare un libro” consegnando allo stand un proprio libro già letto in cambio di un libro portato da un altro bambino: un modo divertente per stimolare la lettura nei più piccoli. Allora appuntamento al prossimo anno, per giocare ancora insieme a Seridò!

te e le finestre, come in un forte da difendere; dentro ci saranno gli amici. Ma le porte e le finestre possono rimanere anche aperte, per acco-gliere tutti. In sostanza il gioco della casa, che può avere tutte le varianti possibili (tenda, igloo, grattacielo, castello ecc.), rappre-senta a livello simbolico la struttu-razione psichica della formazione dell’identità del bambino.Anche quelli dei mezzi di traspor-to, delle armi, di ruolo sono giochi che servono al bambino per strut-turare la propria identità, e per questo sono universali, si incon-trano in tutte le culture, in tutti i tempi; essi rappresentano le tappe evolutive di ogni bimbo. Per questo i bambini li considera-no altamente emozionanti e coin-volgenti. Sono giochi carichi più di valenze emozionali che cogni-tive, sono giochi più da vivere che da capire.

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om’è la sua personale situa-zione economica, rispetto a due anni fa? Per il 65% degli operai, il 66% dei la-voratori autonomi, il 52%

dei colletti bianchi e il 78% delle casa-linghe la situazione è peggiorata. Lo è anche per il 75% dei disoccupati e per il 67% dei pensionati. Lo dice il sondag-gio – 17/20 aprile 2012 – dell’Osservato-rio sul capitale sociale (Demos-Coop). Commentando i dati, Ilvo Diamanti parla di un Primo Maggio “festa triste” per i lavoratori. E come dargli torto. Ol-tre la metà degli italiani percepisce la posizione della propria famiglia come bassa o medio-bassa, il doppio rispetto al 2006. Chi si sente “ceto medio” è pas-sato dal 60% del 2006 al 44% del 2012.Diamanti ha detto bene: ci percepiamo come un paese di ultimi, o di penulti-mi al massimo. Un esempio su tutti. Solo due italiani su 10 ambiscono a un lavoro in proprio, nel 2004 erano il 31%. Anche nel paese delle pmi, il mito dell’imprenditore è declinato.

non diamo dignità all’avere. E questo significa dare dignità al lavoro. “Il la-voratore non è una merce da elimina-re per questioni di bilancio”, è stato il monito lanciato da mons. Bregantini, responsabile della Cei per il lavoro e le questioni sociali. È in quest’ottica che vanno ripensati i modelli economico-produttivi e industriali. E, all’interno di questi, va affrontato il tema del lavo-ro. Non è sufficiente mettere a punto strumenti o regole – come proposto, con luci e ombre, dal recente Ddl sul lavoro – serve “civilizzare l’economia”. Tocca a noi testimoniare che un nuo-vo modello di vita è possibile, che la crescita qualitativa è migliore di quella quantitativa, che le risorse relazionali arricchiscono più di quelle materiali e danno senso alla vita. Per far ciò è ne-cessario che non si perda la speranza di poter cambiare. Il 55% degli italiani preferirebbe avere un lavoro che non piace ma che dia garanzie per il futuro: la questione dell’essere e dell’avere è tutta qui. Non c’è nulla di male (anzi)

Certo la parabola berlusconiana non aiuta, certo lo spread, certo le tasse (che finalmente ci ricordano che tutti dobbiamo pagarle), ma c’è qualcosa di più generale. Un buco nero che ri-succhia percezioni e desideri. Al ribas-so. I moralismi? Lasciamoli da parte. “Avere o non avere? Questo è il pro-blema”: così s’intitola l’ultimo numero del nostro mensile “Battaglie Sociali”. Perché oggi l’alternativa con l’essere va forse riformulata. In Grecia la filo-sofia è nata solo quando qualcuno con la pancia piena ha avuto tempo per al-zare la testa. E mettersi a pensare. Og-gi la domanda sull’essere è difficile se

Per un’associazione di lavoratori come le Acli la giornata del Primo Maggio ha un significato profondo. La festa dei lavoratori – ci ricorda la lettera enciclica Laborem exercens del 1981 – serve anche a ricordare che “in nessun modo si può contrapporre il lavoro al capitale né il capitale al lavoro, né ancora meno gli uomini concreti, che sono dietro a questi concetti, gli uni agli altri”. E proprio in un periodo di crisi come questo,

la maggior parte dei 70 circoli Acli della provincia rilancia il tema del lavoro in occasione del Primo Maggio. Sono infatti molte le iniziative realizzate nel territorio, anche in preparazione alla festa. I circoli di Flero, Poncarale e Bagnolo Mella per esempio, hanno organizzato tre incontri molto partecipati in vista della Messa celebrata dal vescovo Monari a Flero. Stessa cosa ha fatto il circolo di San Polo in aprile. La giornata del

Primo Maggio è stata festeggiata dalla maggior parte dei circoli con incontri, pranzi sociali, festa del tesseramento, film, serate danzanti e naturalmente la Santa Messa, con la benedizione delle tessere. Sul sito www.aclibresciane.it trovate le iniziative realizzate da alcuni dei circoli, che anche quest’anno hanno cercato di concretizzare la fedeltà ai lavoratori che da sempre contraddistingue la vita delle Acli.

nell’essere previdenti e pensarsi “al si-curo” per i giorni a venire, ma un Paese che si trova costretto a barattare una vita lavorativa triste con la speranza di “un” futuro: bè, dov’è il lavoro che nobilita l’uomo? Dov’è l’entusiasmo?I fatti di cronaca – nera, politica, giu-diziaria, economica – potrebbero zit-tire in breve tutte queste velleità. Ma le Acli non possono certo arrendersi a un Primo Maggio triste. Dedichiamo, ogni giorno, questa festa a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratri-ci. Neo assunti, ultra 40enni espulsi dal mercato, pensionati, esodati, casalin-ghe, licenziati, stagisti, operai, preca-ri, non garantiti, lavoratori di doma-ni, imprenditori (troppi) che in questi giorni hanno deciso di farla finita e imprenditori che tengono duro… E chiediamo al governo di porre at-tenzione, oltre che allo spread e alla tenuta economica, anche al sempre più pesante disagio sociale. Alle for-ze politiche chiediamo un sussulto di serietà, dignità, responsabilità.

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molto difficile cogliere, in modo sintetico, l’es-senza della poesia di un autore, perché essa non si lascia ingabbiare nel-

la logica discorsiva della prosa, ma è sempre polisemica, ha una ric-chezza inesauribile di significati, è sempre aperta a ulteriori inter-pretazioni.Paolo Campoccia, nella sua confe-renza su Ungaretti, ha cercato di leggere il mondo dell’arte poetica ungarettiana, soffermandosi sulle sue cifre fondamentali.Senza dubbio, secondo il relatore, il poeta canta il dolore carnale, for-temente legato alla vita concreta, al “sangue” dell’uomo. In questo sen-so, Ungaretti si muove nell’ambito dell’esperienza vissuta, dei partico-lari che hanno uno spessore di si-gnificato, che, nella loro apparen-te presenza statica, rimandano ad un oltre che ci parla, ci comunica qualcosa.

Nell’analisi di Campoccia, il poeta mostra, proprio nella sua cura quasi maniacale per i singoli termini, un vero amore per la parola, per il suo fascino e la sua potenza. Alcune pa-role, per lui, hanno lo spessore di un intero verso, riescono ad occu-pare l’intero spazio della poesia. La capacità di Ungaretti è quella di cre-are parole, che rievocano dei signi-ficati profondi, dei mondi di senso. Egli si rifà alla tradizione letteraria di Petrarca e, soprattutto, di Leo-pardi, di cui recupera molti stile-mi. Per il poeta, l’essere umano ha la sua cifra più alta proprio nella

poesia, che ci dà la possibilità di elevarci dalla triste e rude realtà, di aprire universi semantici nuo-vi, di riflettere su se stesso e sul nostro destino. Ungaretti afferma che un’umanità senza poesia non sarebbe più umanità.Un altro carattere centrale dell’ope-ra del poeta è il valore del silenzio. La poesia, nella sua nobiltà, nella sua purezza, impone una dimensio-ne di contemplazione sulle essenze della realtà. In un certo senso, essa richiede una certa ricchezza interiore, una predi-sposizione spirituale, uno sguardo intelligente sul mondo. Il nemico principale della poesia è la bana-lità, il non sapere vedere il signifi-cato delle cose, la tendenza ad ap-piattire tutto sulla superficie delle cose, sulla pura ed insignificante esteriorità.Per questi motivi, i testi del poeta, per essere compresi a fondo, richie-dono una forte immedesimazione

del lettore, che deve entrare nella sostanza della sua poesia, nei suoi significati non-detti. Nel silenzio evocato dalla sua po-esia, Ungaretti riesce a scoprire se stesso, il proprio volto, la pro-pria umanità: la realtà, così, diven-ta umana, quasi uno specchio del poeta, non è mai indifferente. Egli cerca, costantemente, una corri-spondenza, un’armonia con la re-altà: anche nei momenti più tristi e drammatici. In un certo senso, la realtà è quel che siamo noi, nasce nella nostra interiorità, non è qual-cosa di diverso, di staccato dal no-stro modo di coglierla.Infatti, al contrario di quel che pos-sa sembrare, la parola poetica un-garettiana non è affatto disperata o pessimista, ma è sempre ricca di speranza nell’uomo e nel futuro dell’umanità. In tutte le sue poesie, c’è una dialettica tra i lati oscuri della vita, il dolore, la sofferenza e i lati luminosi, positivi, di speran-

za. Ogni fatto triste, tragico non si esaurisce in sé, nella staticità del presente, ma rivela sempre una pro-spettiva che lo trascende, verso un senso. Ungaretti riesce a vedere la dinamicità e la complessità del re-ale, cogliendo lo spessore più pro-fondo di ciò che accade.Come possiamo notare, la sua ricer-ca poetica ci può ancora illumina-re. Infatti, uno dei difetti principali dell’uomo contemporaneo è quel-lo di fermarsi alla superficie delle cose, di considerare solo l’aspetto esteriore e l’utile immediato. Un-garetti ci insegna che esistono di-mensioni più profonde, che la real-tà non si esaurisce in ciò che è visi-bile e descrivibile con la prosa, ma, nella sua complessità, apre squarci infiniti di significato. La sua poesia ci fa contemplare ciò che esiste, il senso delle cose, le cifre del reale, quindi ci fa uscire dal “rumore” del mondo, dal disordine del non-sen-so, dal nichilismo oggi dominante.

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aggio scoppiettante al PalaBrescia, con una serie di proposte di alto livello e di apprez-zabile diversificazio-

ne. La prossima settimana rrivano un paio di concerti notevoli: Arisa e Fio-rella Mannoia. Concentriamoci ora sul concerto di Rosalba Pippa, in arte Arisa, che si svolgerà al PalaBrescia giovedì 10 maggio alle 21, promosso da Cipiesse. La cantante, nativa di Genova, sta tracciando un percorso anomalo e originale, che la sta proiet-tando nel ristretto giro di “quelli che contano”, musicalmente parlando. Dopo l’esordio sanremese nel 2009, con la vittoria nella categoria “Nuo-ve proposte” col brano “Sincerità”, ha scalato i gradini della notorietà, dapprima grazie alla sua immagine un po’ retrò e volutamente da imbranata, quindi in virtù di doti vocali notevo-li e difficilmente riproducibili. “Sin-cerità” è diventato anche un album. L’anno successivo Arisa è tornata al Festival con la canzone “Malamore-nò”, titolo del medesimo disco usci-to subito dopo la kermesse. Il primo scatto in avanti in termini qualitativi è stato determinato dalla sua parte-cipazione come ospite alla trasmis-sione televisiva “Victor Victoria” su La7. Arisa durante la trasmissione proponeva performance live capaci di evidenziare una voce non comu-ne, suscitando l’attenzione non solo della massa di ascoltatori ma anche della critica più esigente. Sempre nel 2010, dopo la pubblicazione del disco “Malamorenò”, Arisa è stata chiamata a far parte della giuria del format X-

debuttato come scrittrice pubblican-do il suo primo romanzo “Il Paradiso non è granché (Storia di un motivetto orecchiabile)”. Ma il vero cambio di passo è stato determinato dalla pro-duzione di Mauro Pagani, clarense, protagonista negli anni Settanta con la Pfm, collaboratore negli Ottanta di Fabrizio De Andrè e in cabina di regia nelle produzioni live di Ligabue. Arisa con questo disco e con il brano “La notte” riesce a fare il salto di qualità, proponendo con pregevole originali-tà un mondo musicalmente elegante e raffinato. “Amami”, arrangiato ol-tre che prodotto artisticamente da Mauro Pagani, che ha diretto Arisa, esibendosi anche al violino, sul pal-co di Sanremo, può essere conside-rato l’album della svolta di Arisa, che

Factor. Si è dedicata al cinema, scri-vendo brani e avendo parti come at-trice nei film di Ricky Tognazzi, “Tutta colpa della musica” e nel film di Ales-sandro Genovesi “La peggior settima-na della mia vita”. Uscita dall’ultimo X-Factor, Arisa si è presentata all’edi-zione del Festival di Sanremo 2012, presentando un brano tra i più accla-mati ”La Notte”, scritto da Giuseppe Anastasi. Nello stesso anno Arisa ha

Prosegue con successo la valorizza-zione dei giovani artisti del gallerista palazzolese Eugenio Volpi, al fine di promuoverne talento e creatività. Fi-no al 3 giugno, lo Spazio espositivo di Via Gorini 22 ospiterà “La Creation”, personale dell’artista Herman Epis, originario di Pontoglio, con alle spalle una prestigiosa esperienza negli Stati Uniti, a contatto con il gruppo Mitic Art di New York, in cui ha avuto modo di conoscere il graffitismo della Stre-

et Art di Bansky e Basquiat, oltre che ammirare l’Action Painting di Pollock. Il risultato è un’innata esplosione di colore e di vitalità, frutto di una ricer-ca continua dell’espressività più au-tentica e immediata. Epis fa del colore l’anima delle sue opere, un elemento primordiale e catartico che fa parlare l’opera, steso attraverso brutali e ma-terici colpi di pennello. “Se il pittore sulla tela dipinge, un writer sul muro urla”, afferma l’artista; l’urlo di Epis è

un richiamo verso lo spettatore atten-to, che deve essere in grado di “abbat-tere il muro” che il pittore trasporta sulla tela, creando delle basi con la malta, rendendo la superficie ruvida, irregolare e grumosa, per penetrare nell’opera. Obiettivo che Epis perse-gue è la rappresentazione di una real-tà sincera, resa attraverso un perfetto connubio di materiali e tecniche quali collage, acrilico, poliuretano espanso ed un sapiente uso dello stencil per

riprodurre fedelmente i volti dei per-sonaggi, donne in particolare, come simbolo di amore e armonia genera-to dal colore, al quale l’artista affida il compito di esternare il proprio “ego”. L’emozione sentita, osserva Chiara Se-ghezzi, è il vero soggetto dei suoi lavo-ri: essa è poi tradotta sulla tela bianca con i colori che divengono i depositari del messaggio. Apertura il sabato dal-le 15 alle 19, la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19.

si pone con maturità come una delle migliori voci italiane in assoluto. I te-sti del disco, in gran parte scritti da Giuseppe Anastasi ma con una paio usciti dalla penna della stessa Arisa, mostrano ora l’immagine di una don-na e non più di una ragazzina.

Dopo la sua partecipazione alla 62ª edizione del Festival di Sanremo, chiusosi con il terzo posto raggiunto con il brano “Sono solo parole” scritto da Fabrizio Moro e arrangiato da Corrado Rustici, il 25 marzo Noemi è partita per il Rossonoemi tour 2012, che toccherà Brescia giovedì 3 maggio alle 21 al PalaBrescia. In questo viaggio Noemi sarà accompagnata da Emanuele Fontana alle tastiere, Marcello

Surace alla batteria, Gabriele Greco al basso, Bernardo Baglioni alla chitarra blues e Giacomo Castellano alla chitarra elettrica. La cantante, uno dei talenti uscito da X-Factor, si è affermata nel panorama musicale italiano. Ha inciso due dischi, il primo “Sulla mia pelle” nel 2009 e poi quello che ha dato il nome al tour “Rossonoemi”. Nel concerto, la rossa della musica italiana proporrà brani musicali tratti dall’ultimo suo album come

“Fortunatamente”, “Vuoto a perdere”, “Sospesa”, “Odio tutti i cantanti” e , ovviamente, il successo sanremese “Sono solo parole”.La sera del 3 maggio al PalaBrescia, organizzato nella sua tappa bresciana da Cipiesse, è attesa lamusica di Noemi, con la sua voce e grinta graffiante. Prezzi del biglietto 18 e 28 euro; accresciti di 2 euro la sera dello spettacolo. Per informazionei: cipiesse-bs.it o palabrescia.it

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a musica, per lo meno quella di un certo tipo, ha il dono di far respirare l’anima, di sentire vibrare le corde dello spirito. Con

questa certezza, che è palpabile e re-spirabile se si attraversano i corridoi del conservatorio Luca Marenzio du-rante le normali lezioni, ma è tanto più tangibile in eventi straordinari, come quello che si celebrerà in onore del 70° compleanno del vescovo Luciano Monari. Doppio concerto domenica 6 maggio alle 20.15 nel duomo di Breno e lunedì 7 maggio alle 20 nella chiesa di San Giuseppe a Brescia. La musi-ca che farà vibrare le anime dei pre-senti è quella della passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach con una dedica speciale al vescovo Mona-ri “Grati per il bene e l’amore pater-no che dimostra verso la Chiesa che è in Brescia”. “La Matthäus-Passion rappresenta, ol-tre che uno dei massimi monumenti nella storia della musica occidenta-le, anche un impegno estremamente arduo sul piano organizzativo, coin-volgendo masse ingenti di esecutori, tra orchestre, cori, solisti, direttori. È quindi con legittimo orgoglio e soddi-sfazione – scrive Ruggero Ruocco, di-rettore del Conservatorio di Brescia – che il Conservatorio ‘Luca Marenzio’ presenta questa produzione, frutto di sinergie con realtà anche interna-zionali, ma specialmente della ferma volontà e delle capacità artistiche non disgiunte da quelle manageriali dei due promotori dell’iniziativa, i Maestri Bardazzi e Duci”. Gli fa eco Patrizia Vastapane, presidente del Conserva-

basso Giovanni Guerini, Pilato e un sommo sacerdote è Marco Scafati (basso), Pietro è Roberto Germani (basso), Giuda è Renato Sandrelli (basso), sommo sacerdote è Fulvio Ottelli (basso), moglie di Pilato e an-cella è Brigida Garda (soprano), an-cella è anche Marta Mari, i testimoni interpretati da Anna Bessi (alto) e Da-vide Fior (tenore). Ci sarà il coro del conservatorio di Darfo Boario, il Coro Antiche Armonie di Bergamo guidati da Giovanni Duci, il coro tedesco gui-dato da Christoph Andreas Schäfer e l’ensemble barocco Luca Marenzio diretta da Federico Bardazzi, assisti-to dai maestri Giacomo Gozzini, Luigi Mazzocchi e Vincenzo Milletarì.I due concerti, occasioni importanti, sono ad ingresso gratuito. Ennesimo occasione che il Conservatorio offre ai bresciani, certi che l’anima sappia ancora vibrare al suono di note che aiutano l’anima a respirare.

torio “Cantare e suonare una simile opera è un impegno ed un onore per i docenti e gli studenti del Conserva-torio Marenzio come per i musicisti stranieri ospiti. Un cimento del quale debbo ringraziare”.L’opera, ritenuta da molti fra i capola-vori dell’intera musica occidentale, è la trasposizione musicale dei capitoli 26 e 27 del Vangelo secondo Matteo. La composizione di musica sacra è per voci soliste, doppio coro e doppia orchestra su libretto di Pincher, che inframezza il tutto con corali e arie. L’evangelista sarà interpretato dal te-nore Massimo Lombardi, Gesù dal

Si inizia alle 15 con le attività ludico-creative “La Fucina Animata”, promosse dal Sistema museale della Comunità montana di Valle Trompia, dal Comune di Sarezzo e dall’associazione culturale “La Fucina Animata” al museo I Magli di Sarezzo. L’attività “La Fucina si fa arte”, è un laboratorio artistico, rivolto a bambini dai cinque agli 11 anni. I ragazzi si immedesimeranno negli artisti del passato, dipingendo con le medesime tecniche. Prenotazione obbligatoria entro le

12 di venerdì 4 maggio, contattando il Sistema museale di Valle Trompia (Tel. 0308337499-494). Alle 17 si svolgerà “Clinclinì”, ultimo appuntamento della rassegna “Proposta ’12. Progetto teatrale per la Valle Trompia”. Domenica 6 maggio è possibile visitare anche la mostra “Giochi d’ombra e di luce”, prorogata. La mostra è visitabile durante l’orario di apertura del museo, dalle 14 alle 18. Spettacoli per bimbi nei luoghi della memoria, sostenuta dal Sibca.

I viaggi, veri e sognati. Le esplorazioni. Le grandi scalate e le discese negli abissi. Gli atlanti e le carte geografiche. È a questi argomenti che sarà votata la prossima puntata di “Libri sotto i portici” di Castel Goffredo, ormai consacrato come il più grande mercato italiano di libri del passato. Il tema di maggio, “Gira il mondo gira”, è su viaggi ed esplorazioni e tutto ciò che a essi è legato. Come ogni altra domenica di “Libri sotto i portici” l’agenda propone

appuntamenti anche per coloro ai quali le bancarelle non bastano. Il via sarà, in linea con il tema della domenica, alle 10.30 in piazza Mazzini, con la presentazione di “Nella magia di Limone Piemonte” (Editoriale Sometti). A parlarne i due autori, Antonella Marradi e Giuseppe Pellegrini un fotografo di caratura internazionale. Alle 11.30 sempre in piazza Mazzini, “Moto perpetuo… spostamenti”, lettura e musiche curato da Rossandra Sossai e Guglielmo Dondi.

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Si chiama Confindustria digitale la nuova Federazione delle imprese dell’Ict, che ha chiamato a confronto il governo nei giorni scorsi sull’opportunità che lo sviluppo dell’economia digitale rappresenta per rilanciare la crescita e modernizzare il Paese. “Le imprese italiane dell’Ict offrono la piena collaborazione al governo perché l’Agenda digitale diventi un grande progetto nazionale in grado di aprire il Paese a un nuovo

ciclo economico – ha affermato Stefano Parisi il presidente di Confindustria digitale, che ha presentato un piano al governo per raggiungere gli obiettivi stabiliti dall’Agenda digitale europea entro il 2015. “Il completo switch off verso il digitale della Pubblica amministrazione – ha spiegato Parisi – può contribuire alla riduzione della spesa pubblica annua recuperando risorse per oltre 56 miliardi di euro. Se le imprese italiane raddoppiassero

gli investimenti in Ict, si avrebbe una crescita della produttività tra il 5 e il 10% , mentre se aumentassero solo dell’1% il loro fatturato estero con le vendite on-line, le esportazioni totali aumenterebbero dell’8% pareggiando il saldo import-export di beni e servizi”. Oggi l’economia digitale in Italia pesa il 4% sul Pil, dato che segnala il ritardo del nostro Paese, dove l’uso di internet è ancora limitato al 50% della popolazione (68%

la media Ue27), la pratica dell’e-Government riguarda non più dell’8% (21% Ue27) e quella dell’e-commerce il 15% (43% Ue27). Dal lato delle imprese il gap è forte: solo il 4% di quelle italiane vende direttamente on-line (media Ue27 del 12%). “È possibile dare al Paese, spingendo l’acceleratore sul percorso digitale, un segnale immediato e concreto di nuovi e migliori servizi, di nuove opportunità occupazionali e imprenditoriali” ha chiuso Parisi.

a crescita sotto il regime nazista, l’esperienza prima come professore univer-sitario, poi come vesco-vo di una grande diocesi

(Stoccarda) e successivamente la re-sponsabilità nella Chiesa mondiale “mi hanno rafforzato nella mia fede cattolica e hanno ampliato la mia ec-clesiologia originaria”. Classe 1933, Walter Kasper è cresciuto sotto il na-zismo non potendo raccontare ai suoi compagni i pensieri della madre (per non farla finire in un campo di con-centramento) sul regime totalitario di Hitler. “Il discrimine era chiaro: c’era un chiaro sì e un chiaro no. Per noi la Chiesa era patria e casa. Oggi si defi-nirebbe Chiesa conciliare, ma – con-tinua il Cardinale – non la avvertiva-mo come Chiesa limitante: eravamo fieri di appartenervi”. Dopo il nazismo e gli orrori della guerra incontrò la rifioritura del movimento giovanile strettamente legato a quello liturgico.

Durante gli studi universitari fece la conoscenza della teologia di Tubinga basata sulla concezione della tradi-zione viva della Chiesa. “Nonostante questo, papa Giovanni XXIII sorprese un po’ tutti quando il 25 gennaio del 1959 annunciò di voler indire un Con-cilio. Non percepimmo mai il Concilio come una frattura: era l’attuazione di aspirazioni non dette che portavamo da tempo nei nostri cuori. Il Concilio è diventato un punto di riferimento fisso della mia teologia, ancora oggi considero i documenti conciliari una sicura bussola per la via della Chie-sa nell’ancora giovane terzo millen-nio. Spero che l’anniversario (il 50° dell’apertura del Concilio, nda) fac-cia di nuovo presenti e feconde le ric-chezze dei 16 documenti conciliari”.Si parla oggi di una crisi della Chiesa dopo il Concilio….Sì, soprattutto nel’Europa occiden-tale. Ma tutto quello che è avvenu-to dopo il Concilio non è avvenuto a

cristiano, non soltanto ai Vescovi e ai preti. Dobbiamo riprendere le origini apostoliche della nostra Chiesa anche nella vita quotidiana. La Chiesa è luce di speranza in un mondo lacerato. Og-gi la Chiesa con tutte le sue divisioni è il più grande movimento per la pa-ce esistente; essa è ancora segno di

causa del Concilio. Se rileggiamo e comprendiamo i testi conciliari non in una logica di rottura, ma in una conti-nuità viva e innovativa, siamo in gra-do di superare le difficoltà attuali. Il Concilio voleva essere come dicono i francesi un ressourcement, un ritorno alle fonti per attingere acqua fresca e rinfrescante. Il Concilio non ha por-tato avanti una Chiesa nuova, ma una Chiesa rinnovata in linea con la tradi-zione: Gesù Cristo è la novità eterna e giovane. La Chiesa non si trova in difficoltà solo oggi, ha già superato – fin dall’inizio – molte crisi. Da dove deve ripartire una Chie-sa che vuole guardare al futuro?Dobbiamo andare alle origini e, so-prattutto, alla questione di Dio. È fondamentale, perché senza la fede in Dio crolla tutto il resto. La Chie-sa deve ricominciare con la nuova evangelizzazione: dobbiamo essere testimoni della nostra fede con la vi-ta di tutti i giorni; questo tocca a ogni

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speranza per innumerevoli persone.Benedetto XVI ha pensato all’An-no della fede come a una tappa importante della nuova evange-lizzazioneLa fede prima di testimoniarla, biso-gna conoscerla. Siamo diventati anal-fabeti, non conosciamo più il piccolo catechismo che abbiamo imparato quando eravamo ragazzi. Dobbiamo imparare a conoscere, a sapere cosa vuol dire e poi realizzare gli insegna-menti nella nostra vita. La Dottrina sociale della Chiesa diventa sempre più importante perché abbiamo una società egoista. Cosa può insegnare il Concilio all’uomo d’oggi?Il Concilio ci ha insegnato a ritornare alle fonti, alla Sacra Scrittura, ai Pa-dri della Chiesa e alla liturgia. Sono queste le cose fondamentali. Spesso, invece, assistiamo a un dibattito su problemi superficiali piuttosto che chiedersi cosa sia l’essenziale. Che co-sa significa vivere da Dio e con Dio? Che cosa vuol dire Gesù Cristo? Sono convinto che il Vangelo sia la migliore proposta possibile per la vita.Come descriverebbe Gesù a chi non l’ha ancora incontrato?Gesù Cristo è l’uomo per Dio. Nella sua persona, e non soltanto con le pa-role, dice che Dio è misericordioso; è l’uomo per gli altri uomini, perché dà la sua vita per gli altri. Penso che se lo viviamo così siamo anche credibili.Sul terreno dell’ecumenismo, quanta strada è stata fatta e quan-ta ne resta da percorrere?Abbiamo fatto un grande progresso. Certamente non abbiamo raggiunto l’unità della Chiesa, perché la strada è ancora lunga. Siamo diventati vicini come fratelli e sorelle e ora possiamo collaborare nella società per dare una testimonianza comune. Non si può occuparsi dell’ecumenismo dietro a una scrivania, si tratta di costruire

rapporti di fiducia e di amicizia con gli altri cristiani. Conobbi la Chiesa uni-versale nella sua varietà di colori, ma è doloroso fare esperienza concreta della lacerazione dell’unico corpo di Cristo. L’unità piena di tutte le Chiese è la volontà del Signore, è il compito affidatoci dal Concilio.La sfida più profonda da affronta-tare è la questione di DioMolti nella nostra società vivono co-me se Dio non esistesse e pensano così di poter vivere benissimo. Molti (più numerosi di quanti pensiamo) si definiscono agnostici, ma sono agno-stici devoti: sono interiormente in ri-cerca e in un certo senso pellegrini; essi non si interessano alle questioni interne e strutturali (celibato, ordina-zione delle donne…), ma chiedono se e che cosa la Chiesa abbia da dire sul-la loro esistenza. In ultima analisi si interrogano sulla questione di Dio che è impressa indelebilmente nel cuore degli uomini. Sono convinto che il fu-turo della Chiesa dipende dalla capa-cità di rispondere a questa domanda. Il Concilio ci ha indicato la direzione verso una nuova epoca, ci ha messo in mano una lanterna che fa luce so-lo nella misura in cui avanziamo. Se siamo convinti che solo lo Spirito di Pentecoste possa donare il rinnova-mento, allora dobbiamo fare quello che facevano i primi discepoli (erano assidui e concordi nella preghiera). Anche oggi il futuro della Chiesa è de-terminato da coloro che pregano e la Chiesa del futuro sarà prima di tutto una Chiesa di persone che pregano. Se noi come popolo di Dio gioiamo della Chiesa, la Chiesa vivrà anche domani e nel futuro; essa diventerà splendore che annuncia il Regno di Dio e attirerà persone in ricerca e sa-rà di nuovo per molti patria spiritua-le. Il lamentarsi non attira nessuno, la gioia per contro è contagiosa. La gioia di essere cristiani convince.

A dar vita ad avventure per mari e per monti sono capaci anche i bresciani, come comprovano le tante esperienze di viaggio di nostri concittadini che costellano il corso degli anni. Di certo una traversata in bicicletta dalla città della Leonessa a Melbourne in Australia non è cosa da tutti i giorni: il sogno coltivato per anni si è tramutato, per Francesco Gusmeri, in una splendida

realtà, superiore a qualsiasi immaginazione. Classe 1971, geometra, il giovane bresciano ha descritto il suo viaggio nel libro “Prendo la bici e vado in Australia”, edito da Ediciclo editore, la cui presentazione è in programma il 4 maggio alle 20.45 nella Sala Pedini della biblioteca comunale di Montichiari. Oltre 30mila chilometri macinati in bici: questo, più che la meta in

sé, è stato l’obiettivo di Gusmeri, un appassionato viaggiatore ed un sapiente osservatore di paesaggi, già protagonista di un viaggio ciclistico dall’Italia a Capo Nord nel 2001. Nelle pagine del libro ci spostiamo anche noi, idealmente, dalle salite turche alle nevi del Pamir passando per la Muraglia cinese per arrivare finalmente nell’Australia più selvaggia che il nostro

protagonista, attratto ed attirato dalle bellezze del luogo, farà fatica a lasciare per ritornare nel Belpaese. Attraverso la bici, strumento di questa rara impresa, Gusmeri ci rende partecipi della conoscenza di realtà poco note, di paesaggi mozzafiato, di città ai limiti dell’incredibile, di persone umili e straordinarie. Un libro da leggere ed assaporare tutto d’un fiato. (f.m.)

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Dal lunedì al venerdì dalle 10.40 con Marco Vignoletti il ritorno del pedagogista Luigi Domenighini, gli interventi della psicologa Anna Grasso Rossetti, i consigli di Gabriele della libreria Paoline, i trucchi in cucina dello chef Riccardo Cominardi oltre ai collegamenti con gli organizzatori delle più belle feste della provincia. Inoltre il mercatino, la rubrica di cinema, le offerte di lavoro, e gli appuntamenti della sera. In Voce mattina solo la musica più bella.

Ogni martedì dopo il Gr delle 13 don Adriano Bianchi conduce uno speciale di approfondimento in preparazione al Sinodo diocesano. All’interno della diretta viene data la possibilità agli ascoltatori di intervenire in diretta allo 0303774592. In ogni puntata viene proposto un approfondimento sulle nove schede di consultazione e vengono riassunti in sintesi gli incontri dell’iniziativa “Voci nell’Agorà” che si sta svolgendo sul territorio.

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“In tv la prima serata del lunedì è da tempo diventata il momento decisivo nella lotta per gli ascolti, il discrimi-nante in base al quale si decide chi c’è e chi non c’è, chi vende e chi non vende. A differenza di qualche anno fa gli show del fine settimana ormai raggiungono un pubblico omogeneo che, in conseguenza del cambio di abitudini e di tempi degli ultimi anni, si è assestato su un uso prevedibile dell’intrattenimento televisivo. Sono i primi giorni della settimana, lunedì, martedì, mercoledì, a essere il campo di battaglia per accaparrarsi il grande pubblico con gli show più gettonati, i film più attesi e i reality-show.

In queste settimane ci troviamo pe-rò in un periodo di magra, in attesa della programmazione pre-estiva. Per questo Rai Due dalla metà di aprile, ogni lunedì sera, tenta la sor-te con “Eva”, trasmissione di divul-gazione scientifica condotta da Eva Riccobono. La giovane modella, pa-lesemente alle prime armi e com-prensibilmente messa davanti alle telecamere da qualche compiaciuto produttore, sfoggiando una pesan-tissima erre moscia (nonostante la quale si esibisce con termini evitabili, come “rurale” o “trasformarsi”), pre-senta un miscuglio di brevi reporta-ge che si occupano delle curiosità a

360 gradi che l’ipotetico spettatore medio potrebbe avere su scienza e derivati. L’ordine sparso degli inter-venti fa pensare a un team di autori che decidono a casaccio i filmati da proporre e poi cercano in qualche modo di trovare un filo rosso che li accomuni. Purtroppo il comune de-nominatore di “Eva” è proprio il qua-lunquismo: parlare del più e del me-no della tecnologia e della scienza. Con espressioni come “Avete voglia di qualche curiosità veloce veloce?” o “Eccovi ancora un po’ di curiosità”, la Riccobono elargisce informazio-ni che hanno più a che vedere con la letteratura da spiaggia che con la

divulgazione scientifica. Ecco qual-che esempio: “Troppo tifo fa male?”; “La risata è contagiosa?”; “A che ve-locità crescono i nostri peli?”.... Il reportage più grottesco, andato in onda lunedì scorso, rispondeva alla domanda “Qual è il morso più perico-loso?” parlando del pugile Mike Ty-son e spiegando quanto sia difficile staccare un orecchio con un morso. No comment.Una fiera del grottesco? Nemmeno quella, considerando che altri filmati proposti hanno un tono più serioso o comunque affrontano tematiche più interessanti, come la genetica legata al senso di sazietà, la realtà aumen-

tata, la salvaguardia dell’ambiente.Si cerca insomma di accontentare tutti, proponendo allo stesso tempo tv da fast food e tv di approfondimen-to. Ma si finisce per non accontenta-re nessuno: “Eva” si può paragona-re a una canzone che, per quanto il pubblico abbia sensibilità musicali diverse, presenta sempre note stona-te, che non piacciono fino in fondo né a un ascolto superficiale, né a un ascolto approfondito.Un déjà vu che ci catapulta nella tv degli anni Novanta, quando la Pani-cucci aveva i capelli lunghissimi e Fiorello presentava il Karaoke. Ma i tempi sono cambiati, per fortuna.

In Primo Piano alle 9.30 mons. Gabriele Filippini, incaricato diocesano per il Sovvenire, interviene sul significato di questa giornata di sensibilizzazione. Una scelta che non consiste in una semplice firma, ma che diventa un modo concreto per sostenere chi opera in situazioni spesso disagiate, a fianco dei più poveri, anche in Paesi lontani. Il commento al Vangelo festivo è a cura di Chiara Pedraccini, vicedirettore

dell’Ufficio famiglia. Da questa settimana alle 11.30 torna la rubrica “Letture per lo spirito”.Il programma, prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, va in onda anche in differita, la domenica su Radio Voce Camuna alle 8; Ecz alle 15; Radio Claronda alle 16; Radio Basilica Verolanuova alle 10.30; Radio Ponte Manerbio alle 12.30; Radio Raphaël alle 9. Le rubriche sono disponibili in podcast sul sito www.radiovoce.it

La prossima puntata della rubrica settimanale “La Buona Notizia” apre con il servizio “Kasper e il futuro della Chiesa”, per la lectio magistralis che il Cardinale ha tenuto in Vescovado. A seguire: “Artigiani della carità”, il convegno annuale delle Caritas parrocchiali; “1° maggio a Flero”, con il servizio sulla Santa Messa officiata dal Vescovo in un capannone dell’azienda Dac; “Giovani in preghiera a Bienno”, le giornate di spiritualità che 93 giovani hanno

vissuto con il vescovo Luciano a Bienno. La rubrica “4 parole...” è con mons. Mario Piccinelli sul mese mariano. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche l’appuntamento della scuola di preghiera per i giovani “In lui non trovo colpa”.

La Messa del sabato alle 18.30 è trasmessa dalla parrocchia di San Giacomo di via Oldofredo Denari su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

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en poche cose funzio-nano in “To Rome with Love”, il film con cui prosegue, stavolta nelle vie e piazze più famose

della Capitale, il tour cinematogra-fico europeo di Woody Allen che ha toccato Londra (con i risultati migliori) e in seguito Barcellona e Parigi. Poche cose, dicevamo, anzi forse soltanto una: un esilarante al-lestimento teatrale dei “Pagliacci” di Leoncavallo nel quale il prota-gonista – il tenore Fabio Armiliato, che affronta la parte con gran sen-so dell’umorismo – canta e uccide in condizioni ambientali davvero particolari. Tutto il resto è routine alleniana in versione fiacca: al pun-to da far risultare leziosa perfino la splendida Roma, affondata in toni ocra fin troppo carichi dal diretto-re della fotografia Darius Khondji.La città fa da sfondo all’intreccio di quattro storie nelle quali l’Ame-rica nevrotica e sofisticata incon-tra l’Italia solare, melodrammatica, cialtrona e canterina che ricalca – per fortuna con un po’ d’ironia – gli stereotipi da sempre associati da-gli stranieri al Belpaese. Nelle vie di Trastevere dove ha transitato da giovane, un architetto (Alec Bal-dwin) assume le vesti di un fanta-

sma disincantato per seguire l’ine-sorabile innamoramento dello stu-dente Jack (Jesse Eisenberg) per Monica (Ellen Page), l’amica della sua ragazza, specialista in seduzio-ne. Un regista d’opera lirica in pen-sione (Allen) arriva a Roma con la moglie (Judy Davis) per incontrare con qualche inquietudine il fidanza-to italiano della figlia, “comunista” sui generis e figlio di un impresario di pompe funebri che rivela un sin-golare talento canoro.Ha un vago profumo di commedia italiana d’altri tempi, irrorata però di cinismo alleniano, la storia dei due fidanzatini di Pordenone che, in procinto di trasferirsi nella ca-pitale, vengono coinvolti in un ca-rosello di equivoci che vede come comprimari una escort di lusso (Pe-nelope Cruz) e una star del cinema nostrano (Antonio Albanese). “Stel-

la” suo malgrado è anche l’impie-gato Leopoldo Pisanello (Roberto Benigni) che da un giorno all’altro diventa famoso senza motivo, ed è tallonato ovunque da giornalisti che vogliono divulgare i dettagli delle sue normalissime giornate.La scarsa vena recitativa che sem-bra contagiare perfino Benigni è legata probabilmente ai difetti di una sceneggiatura che appare tra le meno riuscite di Allen. Già da alcuni anni, purtroppo, i copioni levigati al millimetro che erano il marchio di fabbrica del regista si sono andati facendo più sfilacciati e frettolosi. Qui siamo a tratti vicini alla sciatteria, con disinteresse per la coerenza temporale degli inca-stri – il regista d’opera pare allesti-re complesse messinscene teatrali in pochi giorni – e per ogni parven-za di realismo (nell’episodio dei fi-danzati, compare quasi dal nulla un Riccardo Scamarcio in veste di ladro). Poche battute strappano la risata e il film appare perfino trop-po lungo, nonostante i tagli che hanno eliminato le scene in cui re-citavano alcuni nostri comici come Nino Frassica e Neri Marcorè: tutti felici di aver sfiorato il “grande Al-len”, ma capitati nell’occasione più sfortunata.

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a memoria corta non aiu-ta. Tanto meno in politica. Una nuova dimostrazione viene dalle cronache che raccontano di leader eu-

ropei finalmente decisi a intraprende-re la strada della “crescita”, perché “il rigore da solo non è sufficiente e non crea posti di lavoro”. Dalla Merkel (Germania) a Barroso (Commissione Ue), dalla coppia Sarkozy-Hollande (Francia) a Monti (Italia), passando per Van Rompuy (Consiglio Ue), Jun-cker (Eurogruppo) e Draghi (Bce), si susseguono le dichiarazioni – ampli-ficate dai media – che ribadiscono la doverosa promozione di iniziative, di breve e media gittata, per “far ripartire l’economia europea”. Ne è una riprova l’esito dell’incontro tra il capo dell’Ese-cutivo di Bruxelles e il premier italiano svoltosi il 27 aprile. Barroso e Monti hanno affermato all’unisono: “La no-stra discussione si è focalizzata sull’at-tuale situazione economica in Europa e in particolare nell’area euro. Ci tro-viamo di fronte a delle sfide notevoli in termini di crescita e dell’alto livello di disoccupazione”. Il rilancio della crescita “deve avvenire attraverso un impegno senza tregua per il migliora-mento della competitività e non at-traverso un ulteriore indebitamento”, hanno sottolineato José Manuel Barro-so e Mario Monti. I due politici hanno inoltre espresso la necessità di proce-dere a un rilancio degli investimenti e

“growth bonds” indirizzati a sostenere gli investimenti di lungo periodo; di ri-forme strutturali (sulle quali insiste la cancelliera tedesca); di rafforzamento di specifiche politiche per la crescita, come il sostegno alle piccole e medie aziende… E qui torna la questione della “memoria”. Perché, a ben guar-dare, questi stessi argomenti, queste medesime ricette, erano risuonate – e poi messe nero su bianco nonché sottoscritte dagli stessi leader – al termine dei due più recenti Consi-gli europei. con tanto di documenti fitti di impegni da concretizzare e di settori da rivitalizzare, fra cui occu-

l’urgenza “di sviluppare ulteriormente il mercato unico, che è il mezzo più im-portante per la promozione della cre-scita e dell’impiego”. In tutta l’Unione, dunque, si parla di un grande “Patto per la crescita”; di “project bonds” o di

Non chiamatale più “bollicine”. Uno stop in piena regola a uno dei termini più utilizzati per indicare il Franciacorta viene dall’omonimo consorzio.“Chiamiamo il vino con il proprio nome e non con termini che appiattiscono la qualità percepita – ha spiegato Maurizio Zanella, presi-dente del Consorzio Franciacorta–. ‘Bollicine’ è un termine obsoleto e senza futuro”. Per il presidente del Consorzio è necessario dare il via a

un nuovo percorso che favorisca la valorizzazione, anche da un punto di vista nominale, dei grandi vini di Franciacorta. Che non dovranno più essere definitivi nemmeno con il ter-mine “spumante”. “La similitudine tra ‘spumante’ e Franciacorta – sono ancora considerazioni di Maurizio Zanella - è da bandire in qualsiasi citazione. Non per velleità o princi-pio, ma per decreto ministeriale”. Il presidente fa infatti riferimento

al disciplinare di produzione del Franciacorta, approvato per decreto ministeriale (Mipaaf) e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nell’ottobre 1995 (e ulteriormente modificato nel 2010) che recita: “per identificare tutti i Franciacorta, è vietato spe-cificare il metodo di elaborazione, metodo classico, metodo tradizio-nale, metodo della rifermentazione in bottiglia e utilizzare i termini vi-no spumante”.

pazione giovanile, mercato unico, finanziamento delle piccole e medie imprese, green economy, energia, servizi, utilizzo dei fondi per la coe-sione. Certo, una situazione di crisi tanto complessa e profonda chiede tempo, idee chiare e volontà politica condivisa per rimettere in moto la macchina della crescita. Ma è altret-tanto vero che se, passando i mesi, si tornano a ripetere le stesse formule senza applicarle, è facile prevedere che la crescita si allontanerà ulterior-mente. Anche perché i mercati e la competitività globale non viaggiano agli stessi ritmi della politica.

“Nella riorganizzazione del sistema allevatori abbiamo imboccato la strada giusta”. Questo il messaggio lanciato dal presidente Germano Pè ai soci dell’Associazione provinciale allevatori di Brescia, riuniti in assemblea per l’approvazione del bilancio e la ratifica di alcune modifiche statutarie. Un appuntamento atteso tuttavia soprattutto come momento di confronto sulle prospettive future dell’associazione, sulle quali incombe ormai da qualche anno

lo spettro dei tagli alla spesa pubblica. “Da qui la decisione dell’Associazione italiana allevatori – ha spiegato Pè –. di riorganizzare i controlli funzionali con un nuovo modello in cui la titolarità dell’attività passa in capo alle associazioni regionali”. Per la Lombardia quindi la riorganizzazione attraverso l’integrazione delle Apa in associazioni regionali avverrà in modo parziale e graduale.“Nella nostra regione alcune Apa hanno dimensioni che

superano ampiamente quelle di molte realtà regionali – ha detto Pè -. Ciò ha portato alla concessione di una deroga all’obbligo di regionalizzazione del Sistema allevatori lombardo, che tuttavia rimane una prospettiva assolutamente ineluttabile anche per noi”. L’obbiettivo della riorganizzazione rimane quello di continuare a garantire il sostegno di un’adeguata assistenza tecnica ad un comparto strategico per l’economia nazionale come la zootecnia.

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entar non nuoce, o co-me si dice nel centro Italia, “chi non risica, non rosica”. E allora ecco che, in-

terrotta l’emorragia di tre sconfitte consecutive, un brutto Brescia (ma tornato ad essere cinico ed estrema-mente pratico) affossa a Bergamo l’Albinoleffe e prova a riprendere quel discorso play off che si era in-terrotto bruscamente dopo il ko con il Sassuolo. Da sei sono diventati cinque i pun-ti di ritardo da quel sesto e ultimo posto che consegnerà i pass per gli spareggi promozione. Complice l’ennesima caduta del Padova, sep-pur la rincorsa debba essere fatta su Sampdoria e Varese. I biancorossi saranno gli avversari di sabato pros-simo al Rigamonti nella quartultima giornata della stagione regolare. Proprio quello che ci voleva per ri-aprire tutti i giochi in caso di vitto-ria. Sarà, inoltre, un caso che con il ritorno di Michele Arcari fra i pali le Rondinelle siano tornate al suc-cesso e senza incassare reti. Anche contro il Varese, però, sarà emergen-za. A partire dalla squalifica ingenua rimediata da Gilberto Martinez e Fa-bio Daprelà: diffidati, hanno entram-bi rimediato un giallo evitabilissimo visto che oramai contro il fanalino di coda Albinoleffe i tre punti erano già in cassaforte.

Allora ecco che dalla panchina si rialzerà Davide Zoboli per tornare al centro della difesa con Sebastian De Maio costretto a spostarsi a si-nistra e Luca Caldirola a destra. A centrocampo mancherà ancora Mar-co Zambelli (nessun problema per il suo sostituto, Matteo Mandorlini, fra i migliori in questi ultimi tem-pi) e a sostituire Daprelà tornerà in

gioco Simone Dallamano. Fausto Rossi, che da due gare ha perso il posto da titolare ma a Bergamo ha segnato, tornerà dal primo minuto. Tra le note positive, riecco Alessan-dro Budel. Tornato in campo dopo oltre due mesi di infortunio, ha det-tato i tempi e dispensato assist co-me ai bei tempi. La davanti non ci saranno più in-

Servirà una piccola-grande impresa per il Calvisano che reduce dalla sconfitta di 14-8 nella semifinale scudetto dell’andata in casa del Rovigo (4-1 ai punti), sabato 5 maggio alle 17.30 ospiterà il match di ritorno fra le mura amiche dello stadio San Michele. Bassaioli, dunque, che per completare la rimonta e accedere alla finale tricolore dovranno recuperare il divario di sei punti. Difficile ma non impossibile, come la forsennata

rincorsa al primo posto – impensabile a inizio stagione essendo anche neo promossi – e raggiunta all’ultima giornata della stagione regolare. Costo del biglietto di ingresso, euro 20. Per informazioni, tel.: 030.968012. Nell’altra semifinale, passaggio del turno praticamente ipotecato per il Prato che ha espugnato 29-24 (4-1) il campo di Mogliano e domenica alle 17.30 dovrà solamente gestire il risultato maturato la settimana scorsa.

Altro fine settimana di forti emo-zioni per lo sport bresciano. A co-minciare dall’ultima giornata del-la stagione regolare della Lega 2 di basket. La Centrale del Latte ha conquista-to domenica scorsa la matemati-ca certezza di disputare i play off quindi in quel di Ostuni, sabato al-le 20.30, capitan Massimo Rezzano e compagni giocheranno solamen-te per rafforzare il sesto posto in

classifica, attendendo di conosce-re chi sarà l’avversario negli spa-reggi promozione che si dispute-ranno dal 9 maggio. Diretta inte-grale della partita sulle frequenze di Radio Voce (Fm 88.3-88.5) e in streaming su radiovoce.it.Domenica alle 18.30, poi, spazio alla pallanuoto con il ritorno dei quarti di finale scudetto del massi-mo campionato. An Brescia ospite della Rari Nantes Savona. Si ripar-

te dal successo di misura ottenu-to dai biancoazzurri (13-12) nella piscina di via Rodi grazie alle sei reti di Elez. Alla Leonessa baste-rà vincere in Liguria con qualsiasi punteggio: in caso di parità al ter-mine dei minuti regolamentari si andrà ai supplementari. Viceversa, una sconfitta rimanderebbe il pas-saggio in semifinale allo spareggio di mercoledì 9 maggio alle ore 20 a Brescia.

certezze: avanti con il tre quartista (Omar El Kaddouri) e le due punte. Jonathas salito a quota 16 è intoc-cabile (un errore dal dischetto glie-lo si può pure concedere) così co-me Federico Piovaccari non ha altri concorrenti per fargli da spalla. Sul capitolo stadio, non credo sia op-portuno inasprire ulteriormente un capriccio tra il presidente Gino Co-rioni e l’Amministrazione comunale. Che se la vedano tra di loro, essen-do una questione di cifre (la Log-gia lamenta un debito complessivo di oltre 150mila euro di arretrati). Inopportuna l’uscita del presidente che ha minacciato di trasferirsi già da questa giornata in quel di Manto-va: la squadra adesso ha bisogno di concentrarsi per il rush finale, visto che l’obiettivo “spareggi” non è poi del tutto tramontato. Contro il Vare-se sarà davvero l’ultima chanche... provare per credere. Vorrà dire che bisognerà ritirar fuo-ri calcolatrice e pallottoliere e tut-te le teorie del “se” e del “ma” che dopo Sassuolo avevamo riposto nel cassetto!

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er tutti i candidati è tem-po di “caccia al voto” alla ricerca della vittoria elet-torale. Anche per il Csi è tempo di elezioni. Da gen-

naio ad oggi sono “andati al voto” più di 150 Comitati territoriali (provinciali e regionali) e il 9 e 10 giugno, a Sal-somaggiore, sarà eletto il nuovo Con-siglio nazionale. Da noi però le cose funzionano diversamente. Quando si parla di presidente di una società sportiva o di un Comitato la “caccia al candidato” funziona al contrario. Bisogna trovare qualcuno “talmente matto” da assumersi la responsabili-tà di un ruolo così scomodo e fatico-so. Niente gloria, ma mille problemi da affrontare ogni giorno. Qualcuno “talmente matto” da amare così tan-to l’educazione, i ragazzi e lo sport, da mettere quattro anni della sua vita “in gioco” dando testimonianza quotidiana di vero spirito di servizio. Da sempre per il Csi la cosa più im-portante è il territorio. È lì che vive e pulsa la parte più vera del Csi. È lì che l’Associazione incontra la gente e gioca la sua partita educativa dando il meglio di sé. In ottica nazionale un grande segnale di speranza è arrivato dall’andamento delle assemblee ter-ritoriali. Grande partecipazione, en-tusiasmo, dibattito intenso su idee e proposte. Sappiamo di avere davanti un quadriennio impegnativo nel qua-le vogliamo dare il contributo più in-cisivo possibile alla sfida educativa e

Il Csi Lombardia ha puntato ancora una volta su Brescia per coltivare i suoi talenti del futuro attraverso il tradizionale Meeting regionale di Sirmione “Sport in Festa 2012”, che ha radunato in riva al lago di Garda tutti e 13 i comitati provinciali, 67 società, 114 squadre del polisportivo e circa 1800 tesserati tra atleti, accompagnatori e membri dello staff organizzativo. Dal 20 al 22 aprile hanno raggiunto le terre di Catullo gli under 10, 12 e 14, mentre il ponte della

festa della Liberazione ha visto protagonisti allievi, juniores e top junior. I ragazzi delle compagini provenienti da tutta la Lombardia hanno vissuto tra giorni all’insegna dell’agonismo (212 gare disputate), ma anche del divertimento e della sperimentazione di nuove discipline. Sono stati momenti arricchenti per tutti. I giovani hanno incontrato i loro pari età sfidandosi in campo e stringendo amicizie fuori, allenatori e dirigenti hanno potuto accrescere il loro bagaglio tecnico e umano.

all’impegno di educare alla vita buona del Vangelo, attraverso lo sport. Vista la complessità del mondo di oggi per farlo davvero servirà il Csi migliore di tutti i tempi. Una sfida che non ci fa paura e che siamo pronti ad affronta-re in ogni società e in ogni Comitato. Papa Benedetto XVI ha ricordato co-me lo sviluppo della storia sia sempre stato possibile grazie a una minoran-

za creativa che ha ragionato con lo-giche diverse da quelle del proprio tempo, gettando semenza per il fu-turo dell’umanità. Noi vogliamo sen-tirci così. Minoranza creativa capace di incidere nello sport e della società per il bene dei ragazzi e dei giovani. Le candidature nazionali: presidente Massimo Achini; consigliere Circo-scrizione Nord: Pietro Albanese, Ce-sare Bellesia, Vittorio Bosio, Patrizia Cattaneo, Redento Colletto, Enrico Dago, Dario Dal Magro, Andrea De David, Paolo Fasani, Claudio Fonta-neto, Stefano Gobbi, Marco Guizzar-di, Stefano Gurioli, Davide Iacchetti, Marco Illotti, Florio Manghi, Amelia Morgano, Giancarlo Zanafredi.

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

Lo scandalo e le domande

Egr. direttore,vorrà scusarmi se faccio un po’ le pul-ci al suo editoriale del n. 15 di Voce in-titolato “La Lega non perdona”. Nella prima parte ho avuto l’impressione vo-lesse prendere le difese della Lega per le critiche piovute da più parti, dicendo in sostanza che i critici avrebbero do-vuto scandalizzarsi prima e allo stesso modo per le vicende che hanno coin-volto Margherita, Pd e Pdl; tutti uguali, quindi, e nessuno avanzi dei distinguo perché sarebbero fuori luogo. Innan-zitutto credo sia naturale un senso di sgomento di fronte alle vicende che stanno coinvolgendo la Lega proprio perché questo partito ha costruito le sue fortune politiche, a partire da “tan-gentopoli” dei primi anni ’90, proprio sulla questione morale, sulle accuse a partiti e istituzioni di essere dei ladri (“Roma ladrona”). Inoltre credo sia sempre sbagliato fare, in modo gene-rico, di tutta l’erba un fascio metten-do tutto e tutti sullo stesso piano ed affermando anche che nessuno dei partiti è in grado di formulare propo-ste credibili per produrre una “nuova stagione di senso”; in questo modo si rischia di avvalorare la classica af-fermazione da bar “sono tutti uguali” che si trasforma facilmente in un alibi rinunciatario “tanto non c’è nulla da fare”. Contrapporre poi una “società civile” ritenuta buona ad una società politica cattiva ed incapace, credo non giovi alla ricerca di una via d’uscita a questa profonda crisi di senso e di de-mocrazia. Non credo possano o deb-bano essere i partiti a valorizzare po-liticamente le forze vive della società civile, sono queste che devono uscire dalle loro “nicchie sociali” per aprire la loro azione ad una visione politica; so-

no le forze della società civile che non possono più accontentarsi di gestire quasi in modo autarchico il loro pezzo di società come se la politica non esi-stesse e chiedendo ad essa, magari, ri-conoscimenti e finanziamenti; sono le forze della società civile, Chiesa com-presa, che devono formare giovani e meno giovani ad una politica “buona” che sia al servizio delle persone e del bene comune e che devono incentiva-re tutti ad immergersi nella politica per portare il proprio contributo. La mia è in primo luogo un’autocritica, dato che da sempre sono più impegnato nella società civile che nella politica. Cosa fanno, mi chiedo, le nostre comunità parrocchiali, i nostri oratori per for-mare cristiani non qualunquisti e non rinunciatari nei confronti della politi-ca? Dove sono i luoghi in cui si studia l’insegnamento sociale della Chiesa abbinato alla Parola di Dio? Dov’è che si fa discernimento cristiano comuni-tario per un corretto orientamento nei problemi del nostro tempo? Dov’è che possiamo essere educati alla coniuga-zione del Vangelo con la vita sociale e politica? Le scuole di formazione alla politica sono certamente da incentiva-re, ma corrono il rischio di diventare un grosso alibi per le parrocchie che delegano ad esse un compito che non è delegabile: la formazione al discer-nimento non può toccare solo alcune élite, deve riguardare tutti i cristiani perché tutti sono chiamati a testimo-niare il Vangelo lungo le strade della storia. Tutte le indagini sociologiche degli ultimi anni indicano che i cattolici praticanti si comportano nei confron-ti della politica allo stesso modo della generalità dei cittadini; non ci deve in-segnare nulla questo dato? Non ci deve forse far cambiare rotta nella nostra proposta cristiana, nei contenuti e nei

metodi? Altrimenti qualsiasi critica ai partiti e alla politica sarà poco credi-bile e soprattutto ininfluente rispetto al cambiamento auspicato. Se dietro le “liste civiche” non c’è la società civi-le, ma ci sono i partiti più o meno ma-scherati, come dice Lei, non è colpa dei partiti, ma la colpa è della società civile che non c’è, dei cittadini che si man-tengono lontani dall’impegno sociale, dei cristiani che stanno al caldo nelle sacrestie e non escono nell’agorà del mondo reale. Lei mi vorrà scusare se questa non è la prima volta che scrivo a “Voce” su questi temi, ma li ritengo troppo importanti, decisivi ed urgenti per la Chiesa e per la società per non esplicitarli, almeno ogni tanto…

Dante Mantovani

C’è ancora la speranza?

Egr. direttore,sta divampando la polemica tra po-litica e antipolitica, una lotta tra due mondi intenti in una strenua difesa delle proprie posizioni e per nulla in-tenzionati a trovare un campo su cui confrontarsi. Nel frattempo il Paese sta andando a rotoli. I poveri sono sempre più poveri, le fasce di bisogno aumentano sempre di più. Quello che più mi preoccupa, però, è una sorta di rassegnazione, di impotenza che si sta impossessando di un numero sempre maggiore di persone. Più di una volta mi è capito di confrontarmi con per-sone da sempre attente al tema della politica (intesa come servizio alla po-lis) colte da profondo pessimismo e da sconforto, convinte che la gente ormai non sappia più a chi chiedere uno scat-to di orgoglio. Non voglio rassegnarmi a questa situazione, ma esiste una pro-spettiva diversa?

lettera firmata

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