La Voce del Popolo 2011 15

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Ǥ Alla vigilia di un fine settimana ad “alta densità” giovanile per la Chiesa bresciana è utile chiedersi ancora una volta quale segno potrà lasciare in noi questa esperienza. Ogni anno, infatti, le Palme rappresentano un giorno privilegiato d’incontro, di preghiera comune, di condivisione dove, in qualche modo, tutta la comunità diocesana si protende verso le nuove generazioni e celebra l’inedita forza e l’intensa freschezza di un Vangelo giovane. Certo non è l’unico momento dell’anno. L’attenzione delle parrocchie bresciane verso l’educazione alla fede dei ragazzi è costante e continua. Ne sono prova la cura per l’iniziazione cristiana, la vita degli oratori, i grest e la miriade di attività che non cessano di impegnare ǯ ° /$ 92&( '(/ 3232/2 sacerdoti, catechisti ed educatori. Ma in questa domenica dell’anno, dove la lungimiranza di papa Giovanni Paolo II ha collocato la celebrazione ordinaria della Giornata mondiale della gioventù, ha un sapore diverso. È con le Palme che la nostra diocesi diventa protagonista del gusto di camminare con i suoi ragazzi per dire loro la gioia e la bellezza della fede in Gesù. All’occhio dei più distratti, ma anche dei maliziosi, potrebbe sembrare un atto “muscolare” della Chiesa per dire che c’è, ma non è così. È vero, oltre duemila ragazzi invaderanno venerdì sera la stazione ferroviaria per andare a Roma dove, ormai attesi e trattati da vip (parcheggiano addirittura i pullman in Piazza S. Pietro), porteranno l’entusiasmo dei loro 13 anni in mondovisione durante la Messa col Papa, e con striscioni e cartelli segnaleranno a mamme apprensive e incollate ai teleschermi la loro presenza accanto a Benedetto XVI. Altresì, sabato sera, oltre cinquemila giovani segnaleranno ai bresciani che esistono ancora ragazzi che sanno pregare e ascoltare la parola di un Vescovo. Questo sarà visibile a tutti, ma ciò che più conta forse, come già diceva qualcuno di famoso, l’essenziale, che è invisibile agli occhi, resterà nascosto ai più e si giocherà nel cuore di ciascuno. Il giorno giovane della nostra Chiesa è, infatti, un’occasione che parte dal cuore e arriva al cuore della comunità. Nel cuore, anzitutto, del nostro vescovo Luciano che vive sempre con entusiasmo questi istanti. Ce ne siamo accorti fin dal suo ingresso a Brescia davanti ai giovani di piazza Duomo, ma anche ogni volta che ha incontrato i bambini nell’Agorà a settembre o nelle parrocchie. Quando parla del Vangelo il vescovo Monari trasmette la convinzione che sta per dire qualcosa di decisivo per la felicità e la vita di chi ascolta, ma quando ne parla ai ragazzi e ai giovani i suoi occhi si illuminano della luce dell’amore di un padre per i suoi figli più amati. Il cuore è, poi, quello dei preadolescenti che saranno a Roma Express. Irrequieti, distratti, alla prima avventura fuori casa, desiderosi di divertirsi e fare amicizie. Forse non godranno dell’arte e dei monumenti, ma, per esperienza, sappiamo che quando arriva il Papa scatta anche in loro qualcosa di unico.“Ho visto il Papa... Mi è passato vicino!”. Sarà l’emozione, ma anche in queste parole c’è la gioia di sentirsi parte della Chiesa. Un piccolo segnale, che sarà magari decisivo se raccolto poi nella cura della propria parrocchia. Infine il cuore degli adulti, genitori, educatori e sacerdoti. I più attenti, in questi momenti, sapranno intravedere luci, forse chiamate. È sempre capitato, alle Palme come alle Gmg. Capiterà anche a Madrid quest’estate. I cristiani di domani si generano solo nella gioia, quella che adulti significativi sanno istillare in esperienze quotidiane traendo dal vissuto le energie per scelte evangeliche. Anche quest’anno sarà così. “Ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. Egli in- fatti è la nostra pace” (Ef 2,13). È qui paradossalmente definito un mistero: la croce di Cristo, pietra angolare del cosmo-tempio, è strumento della pace. Pace garantita da una croce: come è possibile? Garantisce l’unità tra i “due” che abitano in noi, tra me e l’altro, tra un popolo e l’altro, tra l’umanità e Dio stesso. La sua carne è il luogo concreto nel quale è possibile la conciliazione. Lui è il punto nel quale si annulla la legge, è speranza di fronte all’inevitabile condanna prevista per il cuore dell’uomo, che non sta alla prescrizione. Vive- re non sarà per merito della legge, ma per la forza di attrazione della croce: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Giovanni 12, 32). La samaritana, l’adultera, Zaccheo, Levi, Nicodemo guardano a colui che tende loro la mano; sono ancora peccatori ma potentemente attratti dalla forza di un amore invincibile: “Egli infatti è la nostra pace”. Alla ricerca della sicurezza I Santi e i Beati camuni sulle vetrate della chiesa ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǡ Ǧ ǤǤ Il consiglio pastorale sull’annuncio del Vangelo L’umanità di fronte alle sfide del clima Il Brescia in casa del Genoa Un fronte comune contro gli infortuni Ǥ c tr nel si an previst re non sa croce: “Io, q 12, 32). La sam colui che tend attratti dalla fo ǤǤ Ǥ ǡ ǡ

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Radicati in Cristo - Oltre duemila ragazzi parteciperanno al pellegrinaggio di Roma Express incontrando il vescovo Luciano e papa Benedetto. Cinquemila, invece, i giovani previsti alla Veglia delle Palme in città con lo sguardo già rivolto alla Gmg di Madrid 2011

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Alla vigilia di un fine settimana ad “alta densità” giovanile per la Chiesa bresciana è utile chiedersi ancora una volta quale segno potrà lasciare in noi questa esperienza. Ogni anno, infatti, le Palme rappresentano un giorno privilegiato d’incontro, di preghiera comune, di condivisione dove, in qualche modo, tutta la comunità diocesana si protende verso le nuove generazioni e celebra l’inedita forza e l’intensa freschezza di un Vangelo giovane. Certo non è l’unico momento dell’anno. L’attenzione delle parrocchie bresciane verso l’educazione alla fede dei ragazzi è costante e continua. Ne sono prova la cura per l’iniziazione cristiana, la vita degli oratori, i grest e la miriade di attività che non cessano di impegnare

sacerdoti, catechisti ed educatori. Ma in questa domenica dell’anno, dove la lungimiranza di papa Giovanni Paolo II ha collocato la celebrazione ordinaria della Giornata mondiale della gioventù, ha un sapore diverso. È con le Palme che la nostra diocesi diventa protagonista del gusto di camminare con i suoi ragazzi per dire loro la gioia e la bellezza della fede in Gesù.All’occhio dei più distratti, ma anche dei maliziosi, potrebbe sembrare un atto “muscolare” della Chiesa per dire che c’è, ma non è così. È vero, oltre duemila ragazzi invaderanno venerdì sera la stazione ferroviaria per andare a Roma dove, ormai attesi e trattati da vip (parcheggiano addirittura i pullman in Piazza S. Pietro), porteranno l’entusiasmo dei loro 13 anni in mondovisione durante la Messa col Papa, e con striscioni e cartelli segnaleranno a mamme apprensive e incollate ai teleschermi la loro presenza accanto a Benedetto XVI. Altresì, sabato sera, oltre cinquemila

giovani segnaleranno ai bresciani che esistono ancora ragazzi che sanno pregare e ascoltare la parola di un Vescovo. Questo sarà visibile a tutti, ma ciò che più conta forse, come già diceva qualcuno di famoso, l’essenziale, che è invisibile agli occhi, resterà nascosto ai più e si giocherà nel cuore di ciascuno. Il giorno giovane della nostra Chiesa è, infatti, un’occasione che parte dal cuore e arriva al cuore della comunità. Nel cuore, anzitutto, del nostro vescovo Luciano che vive sempre con entusiasmo questi istanti. Ce ne siamo accorti fin dal suo ingresso a Brescia davanti ai giovani di piazza Duomo, ma anche ogni volta che ha incontrato i bambini nell’Agorà a settembre o nelle parrocchie. Quando parla del Vangelo il vescovo Monari trasmette la convinzione che sta per dire qualcosa di decisivo per la felicità e la vita di chi ascolta, ma quando ne parla ai ragazzi e ai giovani i suoi occhi si illuminano della luce dell’amore di un padre

per i suoi figli più amati. Il cuore è, poi, quello dei preadolescenti che saranno a Roma Express. Irrequieti, distratti, alla prima avventura fuori casa, desiderosi di divertirsi e fare amicizie. Forse non godranno dell’arte e dei monumenti, ma, per esperienza, sappiamo che quando arriva il Papa scatta anche in loro qualcosa di unico.“Ho visto il Papa... Mi è passato vicino!”. Sarà l’emozione, ma anche in queste parole c’è la gioia di sentirsi parte della Chiesa. Un piccolo segnale, che sarà magari decisivo se raccolto poi nella cura della propria parrocchia. Infine il cuore degli adulti, genitori, educatori e sacerdoti. I più attenti, in questi momenti, sapranno intravedere luci, forse chiamate. È sempre capitato, alle Palme come alle Gmg. Capiterà anche a Madrid quest’estate. I cristiani di domani si generano solo nella gioia, quella che adulti significativi sanno istillare in esperienze quotidiane traendo dal vissuto le energie per scelte evangeliche. Anche quest’anno sarà così.

“Ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. Egli in-fatti è la nostra pace” (Ef 2,13). È qui paradossalmente definito un mistero: la croce di Cristo, pietra angolare del cosmo-tempio, è strumento della pace. Pace garantita da una croce: come è possibile? Garantisce l’unità tra i “due”

che abitano in noi, tra me e l’altro, tra un popolo e l’altro, tra l’umanità e Dio stesso. La sua carne è il luogo concreto

nel quale è possibile la conciliazione. Lui è il punto nel quale si annulla la legge, è speranza di fronte all’inevitabile condanna

prevista per il cuore dell’uomo, che non sta alla prescrizione. Vive-re non sarà per merito della legge, ma per la forza di attrazione della

croce: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Giovanni 12, 32). La samaritana, l’adultera, Zaccheo, Levi, Nicodemo guardano a colui che tende loro la mano; sono ancora peccatori ma potentemente attratti dalla forza di un amore invincibile: “Egli infatti è la nostra pace”.

Alla ricerca della sicurezza

I Santi e i Beati camuni sulle vetratedella chiesa

Il consiglio pastoralesull’annunciodel Vangelo

L’umanità di fronte alle sfide del clima

Il Bresciain casadel Genoa

Un fronte comune contro gli infortuni

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Quinzano, probabil-mente, vivono ancora sotto choc per la spa-ratoria che ha lasciato sull’asfalto due malvi-

venti e ha aperto le porte del carcere alla guardia giurata che non ha esita-to ad aprire il fuoco nel tentativo di sventare la rapina in corso. La comu-nità della Bassa ha vissuto in diretta scene che si pensavano relegate nei telegiornali o in una di quelle fiction che tanto appassionano il pubblico italiano. Il tragico evento quinzanese ha diviso la comunità locale tra chi ha applaudito al gesto della guardia e chi, invece, ha trovato lo stesso eccessivo. Una divisione che fornisce lo spunto per tentare un approfondimento su-un tema, come quello della sicurezza, che da sempre divide. Un tema spes-so e volentieri caratterizzato da sem-plificazioni e superficialismi che non consentono un approccio corretto allo stesso. Nelle scorse settimane in una popolosa cittadina della provin-cia un gruppo di studenti, nell’ambito di un progetto scolastico, ha realizza-to una serie di interviste su due stati d’animo “forti” come la paura e la fe-licità. Se sul secondo le risposte for-nite dalla gente incontrata per strada sono state abbastanza eterogenee, sul versante paura la maggior parte degli intervistati, al di là dell’età e della con-dizione sociale ha messo in testa alla graduatoria il senso di insicurezza, la sensazione di vivere in un contesto in cui il pericolo è sempre in agguato. Pochi, però, alla richiesta di delinea-re con maggiore precisione i contorni di questi pericoli sono stati in grado di rispondere. Una situazione che gli studenti hanno poi sottoposto all’at-tenzione del comandante del corpo di polizia locale. Il graduato ha confer-mato l’esistenza di una diffusa paura percepita anche se non supportata da

elementi reali. Una situazione che nel-la comunità in oggetto, come in tante altre realtà, si trascina da anni e che non viene scalfita nemmeno dalla pre-sentazione di dati sulla scarsa inciden-za di eventi criminosi sul territorio. La sensazione, è stata la conclusione del responsabile dell’ordine pubblico locale, è che basti scorgere la presen-za di persone sconosciute (per lo più stranieri) per alimentare la paura. Una situazione che risulta anche estrema-mente difficile constratare perché di-nanzi alla paura non c’è discorso, non c’è statistica rassicurante che tenga. La gente ha paura; ogni altra parola è sprecata. La gente ha paura e chiede

sempre maggiore protezione a volte anche al di fuori di ogni logica. E se lo Stato non è in grado di dare queste risposte sono poche le remore ad una sicurezza fai da te. Sono le statistiche a confermare questa tendenza. Le ca-se degli italiani cominciano ad asso-migliare ad altrettante Santabarbare. Mai come oggi, dicono i numeri di Eurispes, in Italia c’è un vero e pro-prio arsenale bellico “parallelo”. Sono infatti circa 10 milioni le armi legali presenti nel Paese, con oltre quattro milioni di famiglie “armate”, cioè in possesso di almeno una pistola. Nel 2007, ultimo anno di cui si conoscono i dati, la cifra delle persone in posses-so di armi da fuoco era di 4,8 milioni, ovvero l’8,4% della popolazione. So-no 34mila i privati che posseggono un porto d’armi, ai quali si sommano le oltre 50mila guardie giurate, i cir-ca 800mila cacciatori con licenza per abilitazione all’esercizio venatorio e i 178mila permessi per uso sportivo. Altri tre milioni di italiani hanno de-nunciato, invece, la presenza di armi in casa, ereditate o da collezione. Un vero e proprio “esercito parallelo”, probabilmente meglio strutturato di quello a base regionale proposto dal-la Lega nelle scorse settimane. Una situazione, però, che deve indurre a qualche riflessione, già nel mondo della politica. Perché se è vero che avere schiacciato l’acceleratore sul tema della sicurezza in qualche caso è stato redditizio non va sottovaluta-to il rischio connesso a questa “mili-tarizzazione” del Paese. Non solo si apre la porta a una sorta di giustizia “fai da te” (il sì all’operato del vigilan-te a Quinzano) ma si armano tante mani che in situazioni di particolare sofferenza possono dare vita a veri e propri drammi. Le cronache dei tanti omicidi-suicidi sono la più triste delle conferme di tutto ciò.

Secondo studi recenti ogni giorno nel mondo muoiono 1000 persone a causa dell’utilizzo di armi leggere e di piccolo calibro: 560 sono vittime di omicidi criminali, 250 vengono uccise in guerra, 140 è il numero di suicidi in cui sono utilizzate. 50, infine, sono le morti causate da incidenti provocati da una manipolazione impropria di fucili e pistole. Suscitano sempre sdegno e sbigottimento le notizie che di tanto in tanto arivano dagli Stati Uniti e da gli altri Paesi in cui

il commercio di armi è sottoposto a norme meno rigide di quelle italiane di stragi nelle scuole o in altri luoghi pubblici perpetrate da persone, quasi sempre affette da qualche distrurbo, che non esistano a usare le armi su numerosi innocenti. Senza arrivare a tanto anche in Italia sembra crescere il numero di omicidi- suicidi che pongono fine all’esistenza di intere famiglie. Mariti e mogli che si sentono abbandonati, traditi e che vedono in un’arma la via di uscita a tutti i loro problemi.

Alberto Pluda (nella foto) è il segreta-rio generale della Fisascat bresciana, il sindacato che si occupa anche del settore della vigilanza. Nei giorni che sono seguiti alla tragica sparatoria di Quinzano (già ricordata in queste pagine) è stato più volte sentito per conoscere lo stato di salute del set-tore. Il segretario della Fisascat non ha voluto esprimersi su quanto avve-nuto nella Bassa e sui protagonisti di questa triste pagina. Ha voluto invece

mettere l’attenzione sulle sofferenze che sta attraversando il settore della vigilanza, alle prese come molti al-tri, con una crisi che costringe tante aziende ad una massacrante corsa al ribasso che non può non tradursi in un taglio delle risorse da dedicare alla formazione dei propri addetti.“A Brescia, secondo i dati della Pre-fettura – afferma Pluda – sono un mi-gliaio le guardie giurate. Si tratta di la-voratori che mediamente guadagnano

1000 euro al mese”. Per accedere alla professione, dopo avere presentato le documentazioni necessarie, devo-no svolgere un corso di formazione che, alla fine, si risolve nella cono-scenza di alcune norme teoriche tra-smesse dagli stessi istituti con corsi di poche ore. “Siamo dunque molto lontani – sono ancora considerazio-ni del segretario generale della Fi-sascat di Brescia – da quel bagaglio di conoscenze e di competenze che

invece necessiterebbero a una figura professionale tanto delicata”. Servi-rebbe una attenta preparazione pra-tica, così come sarebbe utile anche un supporto psicologico perché una guardia giurata, come confermano i fatti di Quinzano, può trovarsi in si-tuazioni che richiedono capacità di controllo e una grande freddezza... “La nostra preoccupazione – continua Alberto Pluda – è che si torni a dare importante al momento della forma-

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Chiusura con il botto (e non potrebbe essere diversamente visto che si tratta di una vetrina per le armi) per l’edizione 2011 di Exa, la mostra intenazionale di armi sportive, security e outdoor, andata in scena a Brixia Expo Fiera di Brescia dal 9 al 12 aprile. Oltre 42mila sono stati infatti i biglietti d’ingresso complessivamente staccati nelle giornate di apertura della manifestazione. La parte del leone l’hanno fatta ovviamente i cacciatori e gli appassionati di

armi sportive attratti, per la prima volta nella trentennale storia della rassegna, dalla possibilità di provare sul campo i prodotti esposti. Molti, però, sono stati anche i visitatori “attratti” a Exa dal “fascino” che esercitano le armi ben oltre il loro utilizzo sportivo o venatorio.Un semplice sguardo al catalogo on line degli espositori conferma come a Brescia si siano presentate aziende che producono anche qualcosa di

diverso dalle armi per la caccia e lo sport. Difficile immaginare che un prodotto presentato come “arma avveniristica, dalle caratteristiche meccaniche uniche che ha suscitato l’interesse di corpi speciali di buona parte del mondo”, per chi ha fatto della sicurezza un lavoro possa essere incasellato tra le tipologie delle armi da caccia o sportive, analogo discorso merita la copiosa pubblicistica esposta alla manifestazione bresciana che non si occupa soltanto di

argomenti venatori. Se, dunque, i numeri da record soddisfano gli organizzatori della manifestazione e gli stessi espositori non possono non suscitare qualche riflessione scevra da possibili strumentalizzazioni. Exa non fa altro che rispondere al desiderio di quanti chiedono una vetrina per la produzione armiera. Il problema, al di là dei cacciatori e di chi usa le armi per la pratica sportiva, è capire perché siano sempre di più le persone attratte dalle armi.

zione in una professione particolare”. Non basta, in sostanza, avere un por-to d’armi per dirsi guardia giurata. “Si tratta di un tema che chiama in causa direttamente la responsabilità degli istituti della vigilanza privata – sono ancora considerazioni di Alberto Plu-da – perchè si facciano garanti della qualità del servizio svolto dai loro di-pendenti”. Si tratta di discorsi teorici sui quali pende, come una spada di Damocle, un confronto per il rinno-

vo del contratto che si protrae ormai dai 28 mesi. “Le richieste migliorative avanzate - afferma Pluda – non trova-no però ascolto anche per una serie di normative che hanno equiparato, per quel che concerne orari e turni di lavoro, le guardie giurate alle altre forze di polizia”. La situazione, insom-ma, non sembra deporre a favore di una serena risoluzione dei tanti pro-blemi esistenti e che rischiano di inci-dere sulla qualità del servizio offerto.

Quel che Pluda e la Fisascat chiedono è chiarezza per un settore che spesso e volentieri brancola in condizioni di estrema confusione. “Da tempo stia-mo chiedendo, anche per tutelare i lavoratori del settore, che si metta mano a un mansionario che dica una volta per tutte quello che una guardia giurata deve fare e ciò che, invece, non è di sua competenza”. Diversa-mente il rischio di episodi come quel-lo di Quinzano è sempre in agguato.

Stop ai sindaci sceriffi dotati di ampi poteri per garantire la sicurezza delle comunuità loro affidare. Nelle scorse settimane la Corte costituzionale ha bocciato alcuni provvedimenti adot-tati dal Governo nel 2008 nell’ambito del pacchetto sicurezza e che si so-no tradotti sostanzialmente in divieti anti-accattonaggio o anti-lucciole in numerose città d’Italia. L’illegittimi-tà è stata stabilita dalla Corte, che ha bocciato la legge 125 del 2008 nella parte in cui consente che il sindaco adotti provvedimenti ‘’a contenuto normativo ed efficacia a tempo inde-terminato’’ per prevenire ed elimina-re gravi pericoli che minacciano la si-

curezza urbana, anche al di fuori dai casi di ‘’contingibilità e urgenza’’. Il ministro dell’Interno Roberto Maro-ni, a suo tempo, fermo sostenitore del pacchetto sicurezza ha ritenuto il pronunciamento della Corta costitu-zionale un errore. “Si tratta di un fat-to formale – ha affermato – ci vuole una legge e non un decreto ammini-strativo e noi rimedieremo per ripri-stinare questa norma importante”.Voce nei giorni scorsi ha chiesto un parere sulla bocciatura dei “sindaci sceriffi” da parte della Consulta an-che al vicesindaco di Brescia, il le-ghista Fabio Rolfi, che fra le deleghe assessorili conta anche quella alla sicurezza. Il vice sindaco ha parlato di “sentenza già scritta che conferma l’orientamento centralista della Cor-te”. Un’organismo, ha continuato Fa-bio Rolfi, restio a ogni cambiamento che possa andare nella direzione del federalismo e nel riconoscimento dei sindaci, “massimi rappresentanti del-la comunità locale, scelti dal popolo a differenza della Corte, e di un loro ruolo, se pur limitato, importante ed efficace nella sicurezza urbana”. Una sentenza, quella pronunciata dalla Corte costituzionale contro alcune misure del “pacchetto sicu-rezza” che non è in sintonia con il pensiero di un Paese che voglia dir-si federalista moderno e occidentale. “Politicamente – sono ancora consi-derazioni del vice sindaco di Brescia – in Italia non si riesce ad affermare questa figura a causa di questi rigur-giti centralisti che impediscono il cambiamento”. Per questo Rolfi apprezza l’intenzio-ne del ministro Maroni di insistere sulla strada intrapresa: “Ha annun-ciato che modificherà la legge per ripresentare in forma più solida que-sto potere dei Sindaci, che ha dato un contributo importante alla sicurezza delle nostre città”.

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stata, e probabilmen-te lo è ancora, una del-le pagine più violenze della cronaca africana, anche se quanto sta av-

venendo nei Paesi arabi, l’ha fat-ta passare in secondo piano, affi-dandone la comunicazione agli ap-pelli e alle grida dall’allarme dei missionari che operano nel Paese. La crisi che sta mettendo in ginoc-chio la Costa d’Avorio, non ha avu-to, come molte altre dell’Africa, l’at-tenzione che avrebbe meritato per la gravità dei fatti registratisi negli ultimi mesi. Le violenze che anco-ra insanguinano il Paese sono frut-to del contrasto tra i due candidati che alle presidenziali del novembre 2010 avevano ottenuto il maggior numero di voti: il presidente in ca-rica Laurent Gbagbo (45,9%) e il le-ader dell’opposizione Alassane Out-tara (54,1%) che rappresentano, più o meno direttamente, le due fazioni che nel 2002 si sono scontrate in una sanguinaria guerra civile. La Corte costituzionale del Paese ha asse-gnato la vittoria al primo decretan-do illegittima l’elezione di Outtara poiché nel corso delle votazioni si sarebbero verificati numerosi brogli che avrebbero avvantaggiato il lea-der dell’opposizione. La decisione ha scatenato la reazione violenta dei sostenitori di Outtara, che hanno da-to il via a una lunga crisi post eletto-

re le loro abitazioni. Fonti ufficiali parlano di migliaia di morti, 800 dei quali nel solo massacro di Duekouè. Outtara ha potuto fare affidamento sui ribelli armati che hanno occupa-to principalmente l’area settentrio-nale del Paese, mentre Gbagbo ha avuto il sostegno dell’esercito. Per mesi Laurent Gbabgo, il presidente uscente, si è rifiutato di riconosce-re i risultati, condannando un intero Paese a una situazione di profonda insicurezza e bloccato da una gra-vissima crisi umanitaria. La gravità della situazione verifica-tasi in Costa d’Avorio ha indotto Be-

rale che per quattro mesi aveva fatto ripiombare la Costa d’Avorio in un acceso conflitto e in una crisi uma-nitaria che ha costretto decine di migliaia di civili a lasciare il Paese e centinaia di migliaia ad abbandona-

I peggiori scenari che per settima-ne il governo di Tokio ha cercato di scongiurare si sono materializzati. Da qualche giorno è certo che il disastro nucleare della centrale giapponese di Fukushima (nella foto) è come quello di Chernobyl. L’ufficialità della notizia è stata data dall’Agenzia giapponese per la sicu-rezza del nucleare che ha innalzato a sette il livello di rischio nella centrale nucleare danneggiata dal sisma e dal-

lo tsunami dell’11 marzo scorso. Lo stesso livello della centrale ucraina esplosa nel 1986. Il massimo livello di rischio, oltre il quale non è possibile andare, stato decretato dopo avere accertato che i tecnici non riescono a fermare la fuoriuscita dai reattori danneggiati di iodio-131. Tracce radioattive dannose per l’uo-mo sono state rilevate dagli esperti a circa 60 km dalla centrale, ben ol-tre l’anello di evacuazione di 30 km

imposto in precedenza dal governo. Nuove scosse sismiche, alcune delle quali anche di rilevante intesità, con-tinuano a registrarsi nelle prefetture di Iwati e Fukushima tanto da costrin-gere le autorità della centrale nuclea-re a evacuare il personale impegnato nell’operazioni di messa in sicurezza dell’impianto. La gravità delle notizie che arrivano dal Giappone tiene alta anche l’at-tenzione di Caritas Italia che, attra-

verso le sue articolazioni diocesane, si è messa a disposizione di quella giapponese per un aiuto concreto al-le popolazioni così duramente colpi-te dal sisma. Ancora oggi, a oltre un mese di di-stanza dalla calamità nazionale so-no moltissimi i giapponesi che pos-sono contare sugli aiuti e sull’assi-stenza fornita dalla Caritas nipponi-ca a cui giunge la solidarietà di tutto il mondo.

nedetto XVI a lanciare numerosi ap-pelli alla pace e alla riconciliazione nelle ultime settimane. Il Papa aveva anche inviato il card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, per ten-tare una mediazione, ma è rientrato l’8 aprile a Roma perché non è stato possibile arrivare ad Abidjan. Altri tentativi di mediazione ecclesiale non hanno portato frutti. Nei giorni scorsi, infine, la notizia della capito-lazione e del conseguente arresto di Gbabgo. La speranza è che il passag-gio di consegne avvenga in maniera indolore e senza vendette trasversali”.

La proposta di mediazione dell’Unione africana che poggia su tre punti cardine come la fine immediata di tutte le ostilità, le agevolazioni per la consegna degli aiuti umanitari e il lancio del dialogo tra i partiti libici in vista di un periodo di transizione dei poteri, non ha trovato spazio a Bengasi e le parti coinvolte nel conflitto libico rimangono arroccate su posizioni che appaiono inconciliabili. La proposta di mediazione avanzata dall’Unione africana non

è stata accettata a Bengasi perché “non include l’uscita di scena di Muammar Gheddafi e dei suoi figli, non tiene conto della risoluzione Onu e non rispetta i voleri del popolo libico”: sono le parole di Mustafa Jalil, capo del Consiglio nazionale transitorio (Cnt) libico pronunciate dopo l’incontro con i rappresentanti dell’Unione africana a Bengasi. Un rifiuto ampiamente preannunciato da dichiarazioni del fronte che si oppone al Raìs e che

considera “non negoziabile” la sua partenza dal Paese nel quadro di un’intesa per il “cessate il fuoco” e l’avvio di un dialogo per la soluzione del conflitto. Intanto, sul terreno, proseguono a fasi alterne gli scontri tra i ribelli che avanzano da Ajdabiya verso Brega e le milizie fedeli a Gheddafi, così come continuano, seppure con minore intensità, le azioni militari della comunità internazionale riunite nell’operazione “Odissea all’alba”.

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“Il tema principale in Italia è la condizione del lavoro”. È una delle affermazioni che hanno caratterizzato, il 9 aprile, la manifestazione dei precari (nella foto). Un’iniziativa che ha coinvolto molte persone nelle piazze d’Italia, ma che in sostanza coinvolge un po’ tutti, anche chi è rimasto in casa e un lavoro ce l’ha.La manifestazione ha acceso i riflettori su quell’esercito senza rappresentanza che sono i lavoratori precari, quelli senza

garanzie, con impieghi temporanei, costretti a rimettersi in gioco ogni volta. Senza sicurezze, che fanno fatica a immaginare e costruire il futuro. Sfiorano i quattro milioni di persone, e i numeri sono in crescita. Il problema del precariato, e del lavoro in senso più ampio, è davvero uno di quelli decisivi per il Paese. La manifestazione dei giorni scorsi e il rilancio del tema del lavoro è allora un’occasione di “risveglio” di cui il Paese deve tenere conto.

ontinua senza sosta, nono-stante il tema sempre at-tuale della partenza di mi-gliaia di profughi dalle sue coste, l’opera di accredita-

mento internazionale della “nuova” Tunisia. Si stanno infatti moltiplican-do gli inviti delle autorità del Paese nordafricano per mostrare la nuova stagione democratica nel quale la gen-te tunisina crede. Si colloca in questa prospettiva anche l’invito rivolto nelle scorse settimane dal locale ministero del Turismo a Brevivet. In via Monti a Brescia erano stati elaborati program-ma culturali e religiosi per la Tunisia. La rivoluzione dei mesi scorsi aveva destato non poche preoccupazioni nei vertici di Brevivet tanto da chie-dere ragguagli al suo fiduciario nel-la capitale. Come risposta è giunto a Brescia l’invito del ministro: venite e vedete! Brevivet ha così organizzato una delegazione di operatori turistici e di giornalisti che, guidati dal presi-dente Giovanni Sesana, Michele Peli della segreteria e don Claudio Zanar-dini assistente pastorale, ha vissuto una breve esperienza nel Paese che ha avviato un nuovo corso. Impegnata per “capire”, immersa in una palpa-bile atmosfera di tranquillità operosa quotidiana in attesa delle elezioni per la Costituente del prossimo luglio, per la definizione della “carta” della nuova democrazia, la delegazione brescia-na ha avuto incontri stimolanti, con

il locale ministro al Turismo Mehdi Houass e con l’arcivescovo di Tuni-si mons. Maroun Lahham. Di taglio prettamente politico l’incontro con il rappresentante del Governo che non ha mancato di fare cenno al tema dei profughi. “Un accordo sull’emergen-za si troverà – ha affermato Mehdi

Houass – . Ma se non rilanciamo la nostra economia, possiamo mettere tutte le navi che vogliamo a guardia delle nostre coste, in tre mesi sare-mo daccapo”. Per il Ministro diventa importante allora rilanciare il settore del turismo, “un campo – ha ricorda-to – che produce 800mila posti di la-voro e che in gennaio ha perso il 40% del suo potenziale”. Mons. Lahham ha chiesto ai bresciani di guardare a quanto successo in Tunisia non solo con occhi italiani. “Quanto avvenu-to – ha affermato l’Arcivescovo che guida una comunità di 22mila fedeli divisi in 11 parrocchie di cui quattro nelle Capitale – ha sorpreso tutti. Ma dopo 23 anni il desiderio di dignità, libertà e pace era incomprimibile in tutti”. Mons. Lahham ha definito un miracolo la scolta democratica cono-sciuta dalla Tunisia, una svolta possi-bile anche per il senso civico di tanti giovani che hanno animato la rivolu-zione. L’Arcivescovo non teme, a di-spetto di quanto si pensa in Occiden-te, che il Paese possa conoscere una deriva islamica. “Per essere ammessi alle elezioni – afferma al proposito – ai vengono chieste tre garanzie: accetta-zione della democrazia, salvaguardia dei diritti delle donne qui liberissime; libertà di culto. Ho la sensazione che qualsiasi partito islamico se vorrà es-sere protagonista della vita politica dovrà accettarle, pena l’essere rele-gato a un ruolo marginale”.

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Avevo già scritto la mia nota settimanale dedicandola alla giustizia italiana. L’ho accantonata perché il problema della giustizia è sempre di attualità in questa repubblica delle banane. Più urgente puntare l’obiettivo su un fatto che denuncia un’altra forma di persecuzione della giustizia (e di incoerenza di molti predicatori nostrani). Anche in queste settimane, di fronte all’esodo delle popolazioni nordafricane, quante volte abbiamo sentito ripetere, da parte di politici e di cittadini comuni, prima degli inviti a rimandare tutti alle loro case (“fuori dalle palle” secondo il linguaggio sempre signorile di Bossi), poi degli accorati appelli così formulati: “Aiutiamoli a casa loro”.A smentire tutti, ma soprattutto i politici, provvedono i dati dell’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) debitamente pubblicizzati dalle Ong (organizzazioni non governative) italiane. I numeri sull’aiuto pubblico dell’Italia ai Paesi poveri dicono che siamo scesi dallo 0,16% allo 0,15% del Pil, con una contrazione in termini reali rispetto al 2009 dell’1,5%, ma del 35% rispetto al 2008. Quest’ultimo è l’anno in cui il signor B, dopo il G8 de L’Aquila promise di arrivare allo 0,7%. In questo modo, dicono le Ong, il nostro Paese contribuisce all’allontanamento di tutta l’Unione europea dagli obiettivi continentali. Il contributo dell’Italia nella comunità dei Paesi Ocse donatori scende dal 3,9 % del 2008 al 2,5% nel 2010 con una contrazione del contributo a livello Ue dal 6,7% al 4,4%. L’Italia si conferma fanalino di coda dei Paesi dell’Unione, addirittura dopo la Grecia che, invece, nonostante

le difficoltà di bilancio continua a destinare lo 0,17% del Pil all’aiuto pubblico allo sviluppo. Il contributo del nostro Paese in termini assoluti è pari a quello del Belgio (11 milioni di abitanti) e della Danimarca (5 milioni e mezzo). Qualcuno magari tirerà in ballo la crisi, ma c’è chi, nonostante la crisi, aumenta gli aiuti. Sono pochi i Paesi Ocse che li hanno tagliati. Non il Portogallo e neppure gli Stati Uniti, che hanno aumentato gli stanziamenti rispettivamente del 31,5% e del 3,5%. I Paesi che hanno ridotto l’aiuto oltre l’Italia sono stati la Grecia, l’Irlanda e la Spagna, ma, a parte la Grecia che comunque dà più dell’Italia come abbiamo visto, gli altri due Paesi destinano rispettivamente lo 0,53% e lo 0,43% del loro Pil all’aiuto pubblico allo sviluppo. Rispetto a quanto l’Italia si era impegnata a fare a livello europeo nel 2005 mancano attualmente all’appello 5,4 miliardi di euro: il nostro Paese è responsabile del 43% dell’ammanco, rispetto agli obiettivi prefissati dall’Unione europea e dal G8 di Gleneagles del 2005. “L’Italia ribadiscono le Ong è dunque il principale responsabile dell’affondamento della credibilità europea per la cooperazione allo sviluppo, nonostante gli sforzi di quei Paesi Ue”. Tutto questo mentre stiamo accusando l’Europa di insensibilità per il problema degli immigrati africani. Da che pulpito viene la predica!Naturalmente non ci sono state e non ci saranno manifestazioni in piazza per rivendicare un maggior impegno verso chi sta male o muore di fame. Accontentiamoci del fatto che il vice-ministro leghista Castelli ha detto che non possiamo usare le armi contro i disperati. Per il momento.

Remando per la solidarietà. Domenica 17 aprile, a partire dalle 15.30, è in programma la sfida del remo tra il lago d’Iseo e il lago di Garda condotta con tre diverse imbarcazioni: i gondolini gardesani, le bisse e le Vip 7,50 (una nuova classe omologata dalla Federazione italiana canottaggio a sedile fisso). Il campionato termina il 5 giugno dopo altre cinque gare condotte sul lago di Garda con la finale a Peschiera. Il 17 sul lungolago di Clusane si tiene “Remiamo per il

Laudato Si’”, la prima prova del campionato primaverile 2011 dei gondolini gardesani organizzata dagli Amici di Raphaël e dal gruppo sportivo Clusanina con la partecipazione di due equipaggi clusanesi. Alle 18 le premiazioni. Durante il pomeriggio ci saranno anche degli stand informativi curati dal gruppo Raphaël. L’intero ricavato della manifestazione sarà devoluto alla Fondazione Laudato Si’ per la costruzione dell’ospedale oncologico di Rivoltella.

Martedì 19 aprile alle ore 20.30 la comunità di Gottolengo rivive gli ultimi momenti della vita terrena di Gesù nella tradizionale Via Crucis vivente. Si parte dalla chiesa parrocchiale con l’ingresso di Gesù a Gerusalemme e con la rievocazione dell’ultima cena, per illuminare la vita di Gesù come un fatto di comunione: una vita donata. La strada che va all’oratorio sarà la via che porterà Gesù alla crocifissione. La croce racconta di uno sconfitto che è vittorioso,

perché in esso appare la malvagità dell’uomo, ma nel contempo il perdono di Gesù. In oratorio, oltre alla morte, si rivivrà la verità del crocifisso: la risurrezione. La storia di Gesù continua nella Chiesa, fatta di uomini increduli come i discepoli di Emmaus che solo quando Gesù spezza il pane lo riconoscono e sono certi che è risorto. Anche a Quinzano d’Oglio venerdì 15 aprile, la Via Crucis vivente si snoderà per le strade del paese, partendo da San Giuseppe alle ore 20.30. (d.m.)

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nnocenzo da Berzo, Annun-ciata Cocchetti, Geltrude Co-mensoli, Mosè Tovini, Giusep-pe Tovini, Gerosa e Capitanio. Sono questi i sette Santi e Be-

ati della Valle Camonica che cam-peggiano sulle vetrate della nuova chiesa della parrocchia della Bea-ta, inaugurata lo scorso 3 aprile dal vescovo Monari. La collocazione dei Santi ha un significato ben pre-ciso e rimanda, come sottolinea il parroco don Vittorio Brunello, a un legame con la storia. Queste figure in diversi ambiti e con differenti ca-rismi hanno incarnato le virtù della carità, dell’imprenditorialità, della preghiera, mantenendo come fon-damento la vita cristiana. Ancora oggi sono invocate dai camuni, che hanno potuto apprezzarne le gesta e le attitudini. La storia cristiana ha, quindi, radici profonde in Valle, ma, forse, ha bisogno anche, vista la se-colarizzazione, di essere rispolvera-ta per attingere ancora allo spirito che ha mosso questi protagonisti della vita quotidiana. Non a caso il vescovo Monari nell’omelia della Santa Messa ha esortato la comuni-tà a essere “luce della fede”. I fede-li hanno atteso con trepidazione la nuova parrocchiale dedicata, anche perché la vecchia chiesa da tempo non era più sufficiente a contene-re il sempre crescente numero di abitanti. I lavori erano partiti prima

ta (“non sacra, visto che sono per-sone” spiega il Parroco) Famiglia. Se pur di costruzione recente (risa-le alla prima metà del Novecento), la parrocchiale aveva spazi troppo angusti; ora l’intenzione è quella di “recuperarla” come santuario per salvaguardare così (ritorna questo concetto) la tradizione religiosa. La popolazione da 200 anni ha una de-vozione particolare per la Madonna della Valle, una santella dedicata vi-cino alla Val Palot: nei tempi passati quando c’erano abbondanti piogge, il paese – a rischio sopravvivenza – chiedeva la protezione di questa

del 2004, anno in cui ha fatto il suo ingresso come parroco don Vitto-rio Brunello. Dal febbraio 2010 don Brunello guida anche la comunità di Gratacasolo. La nuova chiesa par-rocchiale è stata intitolata alla San-

santella. La parrocchia ha anche il patrocinio della Beata Maria Vergine quasi a indicare una sensibilità nella storia. Il 3 aprile 2011 verrà ricorda-to a lungo come un giorno di festa con un intero borgo che si è prepa-rato per un appuntamento insegui-to a lungo. Se la progettazione era partita prima del 2004, i lavori veri e propri sono andati avanti negli ulti-mi tre anni. Dopo la chiesa di Pader-gnone, quella di Beata è la seconda chiesa costruita nel terzo millennio, segno che il Bresciano è ancora una terra che si affida a quei valori cri-stiani che ne hanno fatto la storia.

Dal febbraio 2010 don Vittorio Brunello guida, oltre alla parrocchia di Beata, anche quella di Gratacasolo. Due realtà vicine che però di fatto non hanno mai lavorato insieme, ma che, data la carenza di sacerdoti, si ritrovano a lavorare sotto la cura pastorale di un unico Parroco. Ora non resta che costruire un percorso di tipo unitario, cercando di mettere insieme le energie. Geograficamente i due siti non sono poi così lontani:

sono divisi da un torrente, ma sono anche uniti da un ponte. Non bisogna, inoltre, dimenticare la particolarità di Gratacasolo che gravita territorialmente su tre Comuni (Pisogne, Piancamuno e Rogno) e due province. L’inaugurazione della nuova chiesa di Beata ha coinvolto anche i fedeli di Gratacasolo, che sentono la nuova chiesa come parte integrante della comunità. Entrambe le realtà negli ultimi anni sono state oggetto di una

forte immigrazione e sono in continua espansione: le giovani famiglie che vogliono costruire una casa si spostano, infatti, nel fondo valle. Si sa che il territorio camuno non è proprio così fertile per lo sviluppo lavorativo, ecco allora che in molti si spostano dall’Alta Valle. A Beata (frazione di Piancamuno) sono stati raggiunti i 900 abitanti, mentre Gratacasolo ha superato i 2000 abitanti: sul mercato ci sono, inoltre, nuove costruzioni.

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l crescente numero di immigra-ti islamici richiede la presenza di luoghi di culto? L’abbiamo chiesto a Fabio Rolfi e a don Fabio Corazzina.

Fabio Rolfi: “Non c’è la necessità. Brescia conta già due importanti luo-ghi di culto islamici. I luoghi di culto ci sono, ma vanno governati e va gover-nata la loro diffusione. L’Islam appare come una religione che vuole control-lare un territorio; vuole affermare un diritto parallelo: nei Paesi islamici gli orientamenti giuridici sono plasma-ti su quelli religiosi. La diffusione di luoghi di culto non potrà non esse-re oggetto di conflitti fino a quando non sarà chiarita la distinzione tra fede e fanatismo. Spesso le indagini della magistratura vengono accolte con critiche da parte di chi controlla le moschee. Questo non fa altro che alimentare il sospetto di una compli-cità, che andrebbe interrotta per ga-rantire un confronto più equilibrato”.Don Fabio Corazzina: “A Brescia

perché siano evitati i rischi di fonda-mentalismi. Bisogna fare i conti con il coraggio e la forza del dialogo inter-religioso: dialogare nella vita con i vi-cini, pregare l’uno per l’altro”. Non ci saranno altre moschee?Fabio Rolfi: “Questa è una garanzia, è sicuro”.Come si risponde al Comitato Quartiere Sicuro di viale Piave o alle persone che hanno paura? Fabio Rolfi: “Con una semplice ordi-nanza di chiusura dopo che abbiamo notificato l’ordinanza che ne revoca l’agibilità. È una risposta di natura tecnica perché andiamo a riconosce-re che in quel luogo (uno scantinato di un condominio, nella foto in alto) la moschea non può starci. Sulla pre-senza dei luoghi di culto è necessa-rio il governo della politica. Quando i tempi saranno maturi, ci vorrà una legge che ne governi la diffusione su un territorio che ha una tradizione cri-stiano-cattolica. Non si può pensare di mettere una moschea in ogni quartie-

stiamo raggiungendo i 40mila stranie-ri (il 30% musulmani). Anche l’Islam come il cristianesimo ha una fascia di persone che partecipano al culto e al-tre che vivono un culto privato o non hanno un riferimento all’esperienza di fede. A Brescia ci sono due centri ufficiali, uno in via Corsica e uno in via Volta, in cui si ritrovano i musul-mani a pregare. Una città nella quale gli uomini vivono la loro fede è una città che cresce. È evidente che i luo-ghi di culto diventano anche luoghi di aggregazione e di educazione. La città deve aprire gli spazi di conoscenza e di confronto istituzionale e personale

“Dopo la lettera del vescovo Monari il dialogo interreligioso non è un’opportunità, ma un dovere del cristiano”. Questa la convinzione di padre Mario Toffari, codirettore dell’Ufficio diocesano per il dialogo interreligioso, padre Mario, quali possono essere le modalità per avvicinarsi al dialogo? “La Chiesa, già dal 1984, propone il dialogo della vita, dell’azione, dello scambio teologico e dell’esperienza religiosa. Si discute anche a Brescia della costruzione di nuove moschee.

Cosa si può dire al riguardo? “La posizione della Chiesa, se ascoltata, potrebbe evitare radicalizzazione inutili. La Cei afferma: “Il diritto alla libertà religiosa è un diritto fondamentale e va ovviamente garantito agli immigrati che approdano in Italia ‘secondo le forme stabilite dalla nostra Costituzione’. Le moschee non sono solo luogo di culto, ma anche di educazione sociale e civile; mentre la Chiesa afferma che ogni religione ha il diritto al proprio

culto, la stessa Chiesa riafferma il diritto dell’autorità a garantire che tale diritto venga esercitato entro i confini della legalità”. Di fronte al solito stucchevole dibattito, risuonano quanto mai provvide le affermazioni di mons. Spreafico, presidente della commissione Cei per l’evangelizzazione dei popoli e il dialogo fra le Chiese: i Vescovi ritengono che la costruzione di una moschea (a Milano ndr) “non è affatto un affronto al radicamento delle radici cristiane o alla

nostra fede ma rappresenta una questione che va affrontata senza conflitto ma con pragmatismo. Il problema è che tutto diventa motivo di contrapposizione, Sembra impossibile ragionare. Ci vuole più cultura, volontà di dialogo e di costruire il bene comune”. Dialoghiamo; a livello politico e pragmatico dialoghino soprattutto i laici, cattolici e non: è un loro compito, Naturalmente sempre “semplici come le colombe e prudenti come i serpenti”.

Anche quest’anno l’Università Cat-tolica del Sacro Cuore ha ospitato la rassegna “Un viaggio nel volontaria-to - Officina del volontariato europeo” dedicata alla conoscenza delle realtà associative operanti nei diversi settori d’intervento. Durante l’iniziativa, pro-mossa dal Centro servizi per il volon-tariato, in collaborazione con l’Osser-vatorio sul volontariato dell’Univer-sità cattolica, per invogliare e sensi-bilizzare i giovani è stato privilegiato l’aspetto del fare un’esperienza, del provare piuttosto che l’aspetto pura-mente informativo. Nel corso della rassegna è stato presentato il concor-so fotografico “Scatti al Volo” promos-so dalla Società San Vincenzo de’ Pa-oli. “L’Officina è il luogo dove si lavo-ra – ha sottolineato Urbano Gerola –. Serve per far vedere quali sono le at-

tività delle associazioni, ma soprattut-to per far scoprire la gioia che c’è tra le persone che fanno volontariato. Il nostro obiettivo è insegnare ai giovani la gratuità. Attraverso il volontariato si esercita la relazione, la vicinanza, si impara ad accettare l’altro così com’è, si fanno esperienze che aiutano a ma-turare umanamente”. Su questo fron-te anche il concorso “Scatti al Volo” rivolto ai giovani dai 15 ai 35 anni. Ai partecipanti è richiesto infatti di pre-sentare attraverso le fotografie, non solo momenti di vita associativa, ma anche la propria idea di solidarietà, partecipazione. Le immagini dovran-no essere inviate all’indirizzo [email protected] entro il 15 ottobre 2011. Le premiazioni saran-no il 3 dicembre 2011. Per iscrizioni, www.sanvincenzobrescia.it. (a.t.)

re; serve una legge che preveda dove collocarle, un albo degli imam, l’ob-bligo di predica in italiano. È neces-saria la massima trasparenza: per gli islamici che vogliono esercitare un lo-ro diritto e per la pubblica sicurezza”.Don Fabio Corazzina: “Ci sono cose semplici da fare. Uno comincia con il vicino di casa, con i genitori dei figli che vanno a scuola con i nostri ragaz-zi, in oratorio, nel volontariato, nella lotta per i diritti civili, nella solidarietà sul posto di lavoro”.

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’Ufficio scolastico territo-riale di Brescia e il Glip, Gruppo di lavoro interisti-tuzionale provinciale per l’integrazione scolastica

degli alunni con disabilità, hanno or-ganizzato, con la col collaborazione di alcuni Istituti e Associazioni la set-timana delle buone pratiche di inte-grazione, denominata “Un passo dopo l’altro. Il cammino dell’integrazione”. L’iniziativa è biennale e questa edizio-ne, la quarta, è dedicata alla documen-tazione dello storico passaggio dalla scuola speciale all’integrazione degli alunni con disabilità nella scuola di tutti, grazie ad una legge del 1971 e si snoda attraverso una mostra, un con-vegno e una pubblicazione. La mostra – 30 pannelli che ‘disegnano’ 40 e più anni di storia bresciana – è stata inau-gurata il 13 aprile e fino al 20 aprile è visitabile presso l’Aula magna dell’Itc Abba-Ballini di Brescia, dopo di che potrà essere itinerante per scuole ed istituzioni che ne avessero a fare ri-chiesta all’Ust, tel. 030.20121. “L’inizia-tiva vuole raccontare alla città la sto-ria dell’integrazione dei disabili nella scuola – ha detto la dirigente dell’Ust Maria Rosa Raimondi – e il titolo è

significativo perché, partendo da ‘pri-ma’, vuole lasciare traccia del passato, ‘camminando’ per quattro decenni e guardando al futuro”. “Abbiamo rac-colto testimonianze e documenti su ciò che era prima del 1971 – ha detto il referente per l’integrazione dell’Ust Giancarlo Onger – affinché si capisse meglio la difficoltà del percorso com-piuto, che, per Brescia, si può definire più che soddisfacente”. Alcuni dati, fonte Ctrh, Centri territoriali risorse handicap, consentono di osservare

come il rapporto tra il numero degli alunni e quello dei disabili – riferito alle scuole statali dalla materna alle superiori e per gli anni scolastici dal 2002/2003 al 2010/2011 – sia in con-tinuo aumento. Dai 134.100 alunni, di cui 1.830 disabili, con un rapporto pari all’1,36% si è passati in nove an-ni a 153.047 alunni, con 3.228 disabili, elevando il rapporto al 2,1%, “ponen-do Brescia, in ambito integrativo, ai primi posti a livello nazionale”, ha sottolineato Giancarlo Onger.

Prendersi cura delle anime, senza dimenticare i corpi. Negli anni ’80 don Roberto Fé sposò questa missione attorniandosi di un gruppo di volontari impegnati inizialmente nel sostegno agli anziani. Da qui nacque il nucleo embrionale della Cooperativa sociale San Giuseppe che, presso la sede nel quartiere Fiumicello, offre aiuto a minori e disabili. Nel 1984 fu fondata la prima comunità, che accoglieva ragazzi tolti dalle famiglie d’origine;

quattro anni dopo fu avviato un laboratorio ergoterapeutico. Il progetto nel 2008 ha ottenuto il riconoscimento della Regione trasformandosi nell’attuale Centro socio-educativo. Le persone che frequentano il Cse, oggi all’interno della struttura di Fiumicello, sono affette da disabilità psichica e/o psicologica, pertanto il lavoro degli educatori mira a creare un equilibrio all’interno di vite spesso sregolate, offrendo un appoggio alle famiglie attraverso

un servizio diurno e sperimentale. La Cooperativa, presieduta da don Franco Bresciani, discepolo di don Fé e con lui tra i fondatori del progetto, realizza anche un programma educativo di strada, che ha l’obiettivo di prevenire l’uso di sostanze stupefacenti tra i giovani considerati a rischio. L’impegno nei confronti dei minori si concretizza inoltre nelle due comunità di alloggio, maschile e femminile, all’interno delle quali gli ospiti imparano a far

fronte alle loro responsabilità, occupandosi dei loro spazi, frequentando la scuola e le attività proposte. “L’intento di don Roberto era far sentire questi ragazzi a casa” spiega il dott. Alberto Castiglioni, vicepresidente della Cooperativa e dal 1991 al servizio di essa “circa la metà di loro, una volta usciti, trovano casa e lavoro, ma spesso tornano per offrirci il loro aiuto, sintomo della creazione di un legame”. Gli ospiti sono in gran parte stranieri. (a.g.)

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eclinare la solidarietà in gesti concreti dall’alto valore simbolico. Così il Rotary club Brescia Manerbio, coordinato

dal dott. Nedo Brunelli, nell’ambi-to del Distretto 2050 Rotary Inter-national, durante un convegno de-dicato alle energie ecosostenibili, ha presentato a Bagnolo il progetto per cui saranno donati 40 pannelli solari al “Villaggio della Speranza” in Tanzania. Lì da dieci anni è im-pegnata l’associazione bagnolese “Progetto Tanzania” con responsa-bile Gigi Marini.Una mattinata dedicata a scienza, tecnica e altruismo.Dopo il saluto dell’ing. Massimilia-no Schiavini, presidente del Rotary club di Manerbio, Stefano Godizzi a nome dell’amministrazione comu-nale ha illustrato il proprio apprez-zamento per l’iniziativa, significati-va dal punto di vista della strategia: quella cioè di non passare ai Pae-si del Terzo Mondo modelli di svi-luppo necessariamente energivori. Quindi, il dirigente scolastico di scuola superiore Giancarlo Borna-ti calava nell’esperienza concreta dei ragazzi l’opportunità di una so-lidarietà agita. “Un’opportunità da cogliere favorevolmente ha sot-tolineato il preside Bornati capa-ce di lasciare impronta valoriale più di mille discorsi in adolescen-ti in crescita, in linea con la scelta culturale e di metodo di una scuo-la che ha nell’attività laboratoriale e nell’intercultura due fondamenti

per creare cittadinanza attiva”. A questo punto il convegno assume-va la sua connotazione specifica-tamente tecnica, con gli interventi del dott. Stefano Dotti, assessore all’Ecologia ed Ambiente della Pro-vincia, e degli ing. Luigi Spedini e Andrea Zeziola a nome delle ditte “Sb Solar” di Verolanuova, e “Torri solare” di Quinzano d’Oglio concre-tamente coinvolte nella fornitura gratuita del materiale del progetto.

Si è detto, tra l’altro, della Provincia di Brescia che è tra le prime in Italia per il numero di impianti fotovoltai-ci, e dell’ energia, che è un’ipotesi, un modello matematico.“Al di là dell’importanza dei siste-mi di trasformazione e di accumulo dell’energie sottolineava Spedini , in Italia occorre il coraggio del-

lo svecchiamento, con conseguen-te riduzione dei costi di importa-zione (50 miliardi all’anno il valo-re dell’energia importata) e incre-mento di risorse umane lavorative”.L’ing. Zeziola dal canto suo richia-mava l’enorme quantità dell’ener-gia solare, nella condizione di es-sere prodotta capillarmente, con la possibilità di trovare soluzioni adeguate alla tempistica di utilizzo.A questo punto il convegno voltava nuovamente pagina con l’interven-to di Gigi Marini che illustrava l’at-tività del “Villaggio della speranza” volto ed è una semplificazione alla cura e alla crescita umana di quasi 200 bambini e ragazzi, orfa-ni e affetti dal virus dell’Aids, una piaga che in questi anni ha colpito molti Paesi africani e in particolare la Tanzania. Ultime battute all’ing. Renato Brignani, presidente del Rotary manerbiese, dell’ing. Luigi Piovani insegnante all’Istituto Pa-scal di Manerbio,dell’ing. Garavel-li progettista dell’impianto fotovol-taico che si andrà ad installare in Tanzania, garantito per 35 anni di durata, e di mons. Severino Chiari, parroco di Bagnolo: parole che è stato bello ascoltare.

L’amministrazione comunale di Leno ha inaugurato il nuovo Centro diurno integrato. La struttura, realizzata dal Comune in collaborazione con la Cooperativa Sociale Il Gabbiano di Pontevico, è ospitata all’interno di uno stabile di proprietà del Comune: la “Ex Casa Garda”. Il Centro sarà in grado di ospitare fino a 20 anziani. “In questa nostra struttura – ha riferito il sindaco Piero Bisinella – offriamo alle persone anziane, ma parzialmente autosufficienti,

una serie di servizi socio-sanitari finalizzati a mantenere l’autonomia residua, e favorire la permanenza dell’anziano nella propria casa e nella comunità di appartenenza. L’avvio delle attività sarà graduale per consentire agli anziani un inserimento ed una conoscenza più approfondita delle attività”.Il Centro diurno integrato, funzionante dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle 18, si potrà trovare assistenza alla persona, animazione, assistenza

medico-infermieristica, riabilitativa e occasioni di svago e socializzazione in collaborazione del volontariato locale.Questo progetto si affianca al continuo lavoro di riqualificazione delle strutture comunali destinate alla salute degli anziani e ai 50 posti letto allestiti per la riabilitazione, già realizzati dalla Fondazione Dominato Leonense all’ospedale di Leno. “Il Centro diurno integrato – precisa il sindaco Bisinella – è un altro

tassello che dà corpo a quella rete di servizi sociali e socio-sanitari già attiva sul territorio comunale e costituisce uno splendido risultato per i bisogni degli anziani. Con quest’opera l’amministrazione comunale ha dato una risposta concreta di sostegno alle famiglie che si occupano quotidianamente della cura dei propri anziani”.Per ulteriori informazioni sui servizi rivolgersi all’ufficio dei Servizi sociali del Comune di Leno. (mtm)

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Appuntamento con la grande musica sabato 16 aprile a Orzinuovi. Alle 21.00, infatti, presso il centro culturale “Aldo Moro”, in via Palestro, si esibirà il chitarrista e compositore genovese Beppe Gambetta, virtuoso della chitarra acustica apprezzato specialmente negli Stati Uniti e in Canada. L’evento, patrocinato dall’assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Orzinuovi, farà conoscere al pubblico bresciano un artista

importantissimo nel panorama folk internazionale, in grado di contaminare generi diversi grazie al linguaggio raffinato e alla tecnica formidabile, membro del famoso quartetto acustico “Man of steel” insieme a Dan Cray, Tony McManus e Don Ross. Il ricavato del concerto (il biglietto d’ingresso, acquistabile presso l’edicola Ferri di Piazza Vittorio Emanuele, costa 4 euro) verrà devoluto alla “Virus Band” della scuola media Corniani di Orzinuovi. (f.u.)

a fiera Travagliatocavalli monta in sella nel periodo pasquale. 32ª edizione in calendario da venerdì 22 a lunedì 25 aprile con ora-

ri di apertura dalle 9 alle 23. Dove? In un’area complessiva, situata nella zo-na del locale centro sportivo, di circa 250mila metri quadrati, tre chilometri fruibili in un percorso interno sul qua-le, tra i sei campi ippici, un centinaio di espositori del variegato comparto merceologico intercaleranno le attra-zioni proposte dal migliaio di cavalli attesi nella “quattro giorni” travaglia-tese. “Mantenere alti i livelli delle qua-lificazioni per le varie selezioni e gare equestri, ma anche offrire a tutti, in particolar modo alle famiglie, un’op-portunità di svago. Travagliatocavalli, attraverso i suoi spettacoli e appunta-menti ippici, si propone come occa-sione di svago spiega l’ing. Pier Ales-si, presidente del comitato preposto all’organizzazione della fiera in seno all’Azienda dei servizi territoriali di Travagliato, presieduta da Gianluigi Buizza. I bambini fino a 13 anni han-no ingresso gratuito nella fiera che, nella viva cornice delle diverse razze di cavalli, li attende anche con le pro-poste a loro riservate, grazie alla colla-borazione con l’Associazione genito-

quadrupedi, come con gli asini e con i pony sui quali compiere il proprio do-cile “battesimo della sella”. Pony per i quali la Travagliatocavalli sarà sede, venerdì 22 e domenica 24 pomeriggio, delle caratteristiche selezioni valevo-li per i campionati mondiali di pony games, previste nel campo ippico “B”, pure dedicato alla specialità sportiva equestre del Club horse ball, discipli-nata nelle attese tappe del torneo in-ternazionale di tale disciplina agoni-stica. Nel padiglione fieristico si avrà la possibilità di assaporare alcune tra le più selezionate birre artigianali e conservare come ricordo il bicchiere con portabicchiere al collo. Si tratta del primo “Italian beer festival”. La fiera, il cui taglio del nastro è at-teso alle 10 di sabato 23, modulerà le razze equine con le specificità di coinvolgimento e di impiego del cavallo, secondo uno stampo tradi-zionale che asseconda sia l’apprez-zamento delle migliaia di visitatori che le qualificate aspettative degli esperti e degli appassionati del set-tore ippico. Un richiamo che potrà pure contare sulla struttura coperta del Palacittà dove ogni sera, a parti-re dalle 20.30, è previsto sul campo di sabbia un avvincente spettacolo equestre.

Domenica 17 aprile a Fiesse (vedi foto) c’è la fiera di San Giorgio. Si comincia sabato 16 alla sera, ingresso libero, con la musica di Studiopiù. Domenica alle 12.30 lo spiedo; alle 15 il concerto della fanfara bersaglieri di Bedizzole; alle 16.30 ginnastica artistica; 17.30 i falconieri delle Orobie; 19 sfilata di moda e aperitivo; 20,30 tombola gastronomica. Per l’intera giornata mostra di trattori d’epoca, stand gastronomici e dell’artigianato locale, luna park e hobbistica.

Sabato 16 aprile, alle ore 21, nel Politeama di Manerbio il “Concerto di Primavera” che celebra il 150° dell’Unità d’Italia e il 150° della banda “S. Cecilia” di Manerbio fondata nel 1861. “Manerbio e la sua banda: Centocinquant’anni di musica e ricorrenze”. La serata vuole essere una occasione per la musica “che ha accompagnato e per certi versi anticipato il nostro processo di unificazione”. Dirige il maestro Arturo Andreoli. Presenta Evian.

ri (A.ge) nell’area bambini, dove fra i molteplici intrattenimenti a sorpresa già si annunciano i gonfiabili, un lu-na park fatto con materiali di riciclo, uno stand per lavorazione creta e pa-sta modellabile, le evoluzioni ludiche con bolle di sapone, giochi di presti-gio e anche l’incontro assistito con i

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ove stazioni pari al nu-mero delle parrocchie che sono presenti sul territorio della città di Darfo Boario Terme per

la “Via Crucis della Città” in prepa-razione alla Pasqua 2011 che si terrà lunedì 18 aprile dalle ore 20.30 nella suggestiva cornice del Parco delle Terme di Boario. Al di là degli aspet-ti scenografici e naturalistici, che in ogni caso aiutano ad astrarre i pen-sieri dal caos del traffico cittadino e ad isolare il corpo in uno spazio qua-si irreale, fatto di profondi silenzi e di infinite voci del bosco, c’è però un aspetto del tutto nuovo e specia-le. Le nove parrocchie hanno voluto mettersi assieme, sperimentare un percorso di preghiera comune, da-re vita nella pratica di una profon-da pietà religiosa al percorso della Croce. Le nove parrocchie stanno pensando concretamente all’unità pastorale di Darfo, che nella prati-ca di tante iniziative sta proceden-do. Un esempio tra tutti è rappre-sentato dalle meditazioni durante la settimana della comunità a Darfo, in preparazione alla Festa dei San-ti Patroni Faustino e Giovita (nella foto la parrocchiale): meditazioni af-fidate ai parroci di Fucine, Boario, Angolo e Angone. E ancora: gli aiu-ti reciproci che i parroci si prestano tra loro per dare un servizio ampio e generoso alla popolazione. I fedeli, a

incontri di catechesi. La “Via Crucis della Città” è un ulteriore passo, sot-to la Croce, per trovare insieme la strada verso la Pasqua. Il progetto è stato curato nei parti-colari: dal viaggio verso le Terme, consigliato a piedi, come a signifi-care che la comunità vive tutta as-sieme, senza le barriere dei motori; alla partenza dalla grande piazza di marmo bianco, scendendo lungo una scalinata che porta agli edifi-ci austeri delle Terme; alle stazio-ni, che saranno curate e gestite da ognuna delle nove parrocchie pre-senti. I simboli religiosi sono anco-ra più evidenti: nove i personaggi o gruppi di personaggi che parleranno e diranno, nel dramma della Croce, la storia dell’uomo di ieri e di oggi. Nella prima stazione ci sarà Pietro ed il suo rinnegamento; nella secon-da Giuda ed il pentimento; nella ter-za Barabba con l’incontro con Gesù; nella quarta lo scherno dei soldati; nella quinta la compassione di Simo-ne di Cirene; nella sesta i sommi sa-cerdoti, carichi della loro presunzio-ne; nella settima il ladro che sarà sal-vato dalla Fede; nell’ottava Giovanni e l’Amore ricambiato; nella nona la misericordia di Giuseppe di Arima-tea. Anche questa pratica religiosa, vissuta alla luce delle esperienze di oggi, è un passo in più verso la “Pa-squa” della costituenda unità pasto-rale di Darfo.

Il Cup (Centro unico di prenotazioni di visite, esami e prestazioni sanitarie) di Valcamonica-Sebino non sarà più trasferito in Sicilia, nella cittadina di Paternò. Marco Ghirardelli, presidente di “Sol.Co. Camunia”, commenta la notizia: “Desidero ringraziare il presidente Formigoni e la Giunta Regionale per la decisione di fermare il trasferimento del Cup dalla Valle Camonica. Ma soprattutto ringrazio i sindaci, le forze sociali

e politiche, i cittadini camuni per aver sostenuto la battaglia di resistenza pacifica che le nostre cooperative e le operatrici del Cup hanno messo in campo negli ultimi anni”. Dal 2007 la Regione Lombardia aveva avviato un processo di smantellamento di tutti i centri di prenotazioni aziendali e quello camuno-sebino (gestito dal dicembre 2006 dalla cooperativa sociale Csc di Ceto associata a Sol.Co. Camunia) era rimasto uno dei pochi

(insieme a Brescia e Desenzano del Garda, anch’essi gestiti da due cooperative sociali) a non aver subito la chiusura grazie ad una decisione dell’Asl locale. La vicenda creò molto clamore anche sulla stampa nazionale, visto che in Valle Camonica ed a Brescia si era verificato un caso di vera eccellenza economica e sociale: in un settore quale quello dei “call center”, tristemente noto quale emblema della precarietà. Sol.Co. Camunia, attraverso la cooperativa

sociale Csc era riuscita, con forti investimenti, a strutturare in quattro mesi, partendo da zero, il centro unico di prenotazione sanitario; codificare e monitorare oltre 2.500 diverse procedure di prenotazione grazie al costante supporto specialistico della struttura del presidio ospedaliero di Esine (nella foto); ridurre drasticamente i tempi di attesa ben al di sotto delle medie regionali e mantenere i costi al di sotto di quelli sostenuti dalla Regione.

A Spiazzi di Gromo, tra le Alpi Orobie, dell’alta Val Seriana, nella rigogliosa foresta di abeti bianchi e rossi, si snoda il “Parco sospeso nel bosco”, il divertente ed istruttivo per corso che, attraverso le piattaforme ab-braccianti i fusti degli alberi e i 123 diversi giochi aerei che le collegano, nei 9 percorsi, permette a chiunque si cimenti, di vivere una giornata a diretto con tatto con il bosco, tra le fronde degli alberi, utilizzando corde, ponti, liane, reti e sceglien do i percorsi in base alle proprie capacità ed esigenze. I percorsi sono differen-ziati per grado di difficoltà con colorazioni diverse, a partire dal “baby azzurro” ampliato per i piccolissimi, il “giallo” per bambini e ragazzi dotati di minime abi-lità e preparazione, il “giallo-verde”, per un discreto grado di abilità, il “ giallo-rosso”- “giallo blu”, per un’abilità media. Con buone abilità e preparazione, si può affrontare il percorso “verde”; se l’abilità è più che buona il “rosso” è, per chi possiede preparazione atleti-ca, il percorso “blu”. Naturalmente al progredire delle difficoltà corrisponde l’elevamento in altezza, verso le

cime degli alberi, là dove osano solo gli scoiattoli! Per affrontare questa indimenticabile esperienza si partirà con un “Percorso prova” durante il quale gli istruttori illustreranno l’utilizzo delle indicazioni cartellonistiche e dell’attrezzatura messa a disposizione per avviare il nostro “barone rampante” ai percorsi. Successivamen-te il personale specializzato seguirà da terra, pronto ad intervenire per consigliare e controllare affinché tutto si svolga nella massima sicurezza. É in allestimento il Per-corso Nero, abilità e preparazione ad altissimo livello. Fruibili, all’interno del Parco Sospeso: il campo di tiro con l’arco, il persorso Parkour, la palestra di arrampica-ta sportivae il bikepark.Raggiungerci è facile: da Bergamo si prende per la Val Seriana, che percorsa nella sua lunghezza, ci porterà fino allo storico borgo medioevale di Gromo. Ai piedi della rocca del castello, si svolta a destra per Spiazzi di Gromo fino a raggiungere il grande piazzale del par-cheggio dell’Hotel Spiazzi. Qui lasciata l’automobile, si raggiunge il parco a piedi, a 20 metri di distanza.

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poco a poco, si stanno abituando a questa “Comunità allargata” fatta di preghiere e iniziative comuni, come nei pellegrinaggi parrocchiali o negli

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Boario ospiterà il secondo meeting del progetto di partnership Leonar-do da Vinci dal titolo “Ready to be a professional”, che coinvolge la sede di Darfo Boario Terme del Centro formativo provinciale “Zanardelli”. Una ventina di insegnanti provenienti da Portogallo, Spagna, Polonia e Ita-lia si incontrerà in Valle Camonica per scambiare esperienze e struttu-rare forme di cooperazione nell’am-bito della formazione all’imprendi-torialità. Protagonisti di questo partenariato – che ovviamente ha ricadute positive sugli studenti per qualità di lavoro svolto e per lo sviluppo degli appren-dimenti – sono gli insegnanti. “Grazie all’attiva collaborazione del persona-le docente della sede di Darfo – di-chiara Franca Mazzoli, referente di sede operativa – stiamo partecipando a questo percorso voluto e sostenuto dall’Unione europea, proprio per pro-muovere le attività di cooperazione tra organismi che lavorano nel campo della formazione”. Il progetto preve-de condivisione delle esperienze, at-traverso lo strumento della mobilità transnazionale. Il titolo del progetto

è: “Linee guida per attività in conte-sto reale: sviluppo di competenze tra-sversali come strumento efficace nel passaggio alla vita attiva” ed ha come scopo la creazione di un “portfolio” di attività che sviluppino competen-ze di base e trasversali per il passag-gio dei giovani alla vita lavorativa e che promuovano un processo dina-mico che permetta agli studenti di sviluppare strategie e strumenti per affrontare la complessità del mondo moderno, generando in loro: la capa-cità di pensare autonomamente; la capacità di valorizzare iniziative ed azioni per intraprendere la propria vi-ta; la capacità di partecipare in modo consapevole, efficace e creativo alla trasformazione della società globale nella quale vivono; la capacità infine di mettere in gioco competenze tra-sversali-imprenditoriali.

Si è concluso con grande soddisfazione di tutti i partecipanti il ciclo di conferenze Scuola per genitori, promosso e organizzato dalla Fondazione Cocchetti in collaborazione con Impresa Famiglia di Vicenza, sotto la direzione scientifica del prof. Paolo Crepet. Il percorso formativo sul rapporto genitori-figli, condiviso da istituzioni e privati, quest’anno ha raddoppiato incontri e sedi. Cinque serate in Valle Camonica, per il terzo anno consecutivo, e

altrettante a Brescia città, oltre a una conclusiva che ha riunito le due sedi. I due cicli di conferenze hanno approfondito una grande varietà di temi, dalle trasformazioni dei nuclei famigliari ai problemi di studio e alle dipendenze delle nuove generazioni. Hanno coinvolto circa 700 genitori, insegnanti ed educatori. Il programma per l’anno 2011-12 è in fase di definizione. Il calendario sarà disponibile da giugno sul sito della Fondazione Cocchetti (www.fondazionecocchetti.bs.it).

“Una delle creature montane più amate è sicuramente l’orso bruno – scrive la referente Ersaf Lombardia di Breno – il grosso carnivoro che ha recentemente fatto ritorno sui nostri territori”. La Comunità montana di Valle Camonica ha aderito al progetto “Life Arctos” per lo sviluppo di azioni coordinate alla conservazione di questo mammifero. Anche Ersaf, con molti altri enti, è coinvolto in questa operazione, nel contesto dell’Accordo di programma per

la valorizzazione dell’Area Vasta Valgrigna. Per questo motivo, la sede operativa Ersaf di Breno propone una interessante mostra intitolata appunto “Ricompare l’orso”. Si tratta di una rassegna itinerante, composta da 17 pannelli che raccontano vita e opere del plantigrado in modo semplice e coinvolgente. L’esposizione è stata allestita in varie scuole della Valle ed è disponibile. A questo proposito contattare: [email protected].

apo di Ponte celebrerà la “Settimana della Cul-tura”. Rientra in un’ini-ziativa dell’Agenzia tu-ristico-culturale comu-

nale, nel contesto del primo sito Unesco in Italia. Il territorio del Comune valligia-no – avverte il sito dell’Agenzia – è “incastonato tra due montagne sa-cre, La Concarena e il Pizzo Badi-le, che fin dagli albori della storia dell’uomo sono state ispirazione di fede e magia. Il borgo camuno rac-chiude i segni dell’uomo e della sua evoluzione. Dalle preghiere sacre “graffiate” sulle rocce dagli uomini preistorici, alle lodi innalzate con la Pieve di San Siro e il Monastero del SS. Salvatore (la chiesa rappre-senta un esempio italiano delle ca-ratteristiche tipiche dell’architettu-ra romanica in Borgogna, utilizzata solitamente per la costruzione delle aggregazioni cluniacensi) circa un millennio fa; dai boschi in cui un

particolare importanza sono la roc-cia 21, in cui vi sono capanne, arma-ti ed un’iscrizione in caratteri nord-etruschi (IV – I sec. a..C); la roccia 18 con una serie di coppelle, cioè incisioni tondeggianti rappresen-tanti preghiere. A Seradina si possono seguire tre percorsi: l’arancione, il marrone, il rosso. Al di sopra si trova la lo-calità Bedolina (percorso azzur-ro), dove sono localizzate numero-se mappe “topografiche” di grande importanza, come la famosa Mappa di Bedolina, posta a ridosso di uno strapiombo. L’incisione potrebbe forse rappre-sentare – è sempre il sito già citato a sostenere l’ipotesi – la pianta di una parte del territorio locale. Presso la mappa è possibile trovare l’unica rappresentazione di “Rosa Camu-na” rinvenuta all’interno del par-co. Il simbolo è stato assunto dalla Regione Lombardia come stemma identificativo.

tempo ‘danzavano’ i lupi, alle pas-seggiate lungo il fiume, la cittadina è accogliente meta turistica per chi cerca nella natura e nel ‘relax’ le testimonianze preziose del tempo, riconosciute patrimonio mondiale dell’umanità”.Anche quest’anno è previsto l’in-gresso gratuito al Parco archeologi-co comunale di Seradina e Bedolina. Seradina è la prima zona visitabile all’interno del parco. Si tratta di un’area intensamente incisa con figure databili a caval-lo dell’Età del Bronzo (2000 a.C.) e dell’Età del Ferro (1000 a.C.). Di

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ltre 10mila visitatori, tempo splendido e gran-de successo per gli stand in fiera, ma anche preoc-cupazione per un settore

quello zootecnico che continua a soffrire di crisi e problemi endemici, primo fra tutti il continuo aumento del costo delle materie prime. È que-sto, in poche battute, il succo della 122ª edizione di “Lombardia Carne”, la fiera nazionale di bovini, equini, ovini e caprini svoltasi lo scorso fine settimana al Foro Boario di piazza Garibaldi a Rovato. L’assessorato al Commercio, fiere e attività produt-

stazioni, da sempre piatto forte per il grande pubblico: in mattinata si è tenuto il 16° concorso “El salam piö bu’ de la Franciacürta”, vinta da “Cecco” da Rovato, seguito da Mau-ro Vertua di Roccafranca e Bellini di Berlinghetto. Due agriturismi, il Dosso Badino di Monticelli Brusa-ti e l’Agriturismo Azienda Agricola fratelli Franzoni di Torbole Casaglia, in qualità di fattorie didattiche, han-no incontrato presso lo stand Cam-pagna Amica di Coldiretti gli alunni delle scuole primarie di Rovato. Te-ma dell’iniziativa la coltivazione di cereali e la produzione di formaggi.

Dai vigneti della Franciacorta al cuore della città di Roma, per testimoniare la dignità e la sofferenza di Giovanni Paolo II oltre all’importanza della sua testimonianza di fede. Luciano Bertoli, pittore nato a Coccaglio, residente a Erbusco e ormai “adottato” dalla comunità di Rovato sarà nella Capitale nei giorni a ridosso della beatificazione di Karol Wojtyla in programma il prossimo 1° maggio in piazza San Pietro a

Roma. La basilica di San Carlo, nella centralissima via del Corso, ospiterà la mostra “La sofferenza”, dedicata proprio al percorso finale dell’esistenza terrena del Papa polacco. La storia artistica, e di testimonianza di fede, del mastro Bertoli parte però da più lontano. Siamo ai piedi del Monte Orfano, lungo la passeggiata che collega Rovato ad Erbusco. A metà del percorso, dove abita lo stesso Bertoli, sorge ora un grande

Crocifisso. L’opera in resina e legno, alta circa sei metri e con il Cristo a grandezza naturale, è incastonata in un grande tronco plurisecolare di castagno “a significare – dice Bertoli – le asperità, la tortuosità, la sofferenza che la vita ci può presentare, mentre ai bordi crescono rigorosi arbusti di giovani alberi come a significare la continuità e la speranza”. La Crocifissione, spiega lo stesso artista franciacortino,

“è dedicata sempre a Giovanni Paolo II. In vista della sua beatificazione, e grazie all’aiuto del prevosto di Rovato, mons. Gian Mario Chiari, che mi ha messo in contatto con il Vaticano dove il mio lavoro è stato particolarmente apprezzato, sarò anch’io a Roma. Bertoli porterà in esposizione una grande mostra con più di 35 opere che si terrà presso la basilica di San Carlo, in via del Corso 437”. (i.z.)

tive, guidato per la prima volta du-rante la manifestazione dalle 24enne Diomira Ramera, canta giustamente vittoria: dopo anni di maltempo, che ovviamente incideva negativamente sulla fiera, quest’anno il sole e il cli-

ma più che primaverile hanno por-tato nella capitale della Franciacor-ta più di 10mila persone, spalmate nelle giornate di sabato, domenica e lunedì mattina. Importante anche la risposta di allevatori, pastori e produttori di specialità enogastro-nomiche locali. Oltre 600 i bovini in fiera, a cui van-no aggiunti gli altri animali come cavalli, pony (per la gioia dei mol-ti bambini), pecore e altro ancora. Il primo premio assoluto della 122ª “Lombardia Carne” è andato, come otto anni fa, alla macelleria Coter di Gandino (Bergamo) che si è ag-

giudicata il primo premio e il titolo di campione per i maschi e per le femmine con una coppia di bovini di razza piemontese. Anche il vitel-lone è andato a Coter grazie ad un esemplare acquistato da Luca Bus-so, allevatore cuneese. Le premiazioni di domenica pome-riggio hanno rappresentato l’apice della fiera, iniziata già venerdì sera con l’interessante convegno “C’è un futuro per l’allevamento di bovini da carne? Le potenzialità della carne italiana” organizzato da Coldiretti e dal Consorzio carni bovine scel-te. Sabato, invece, il via alle degu-

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Ombra e risparmio: sono gli aspetti caratterizzanti del parco fotovoltaico da quasi 200mila kWh annui, ora in costruzione a copertura dell’assolato parcheggio asfaltato da 72 posti auto distribuiti sugli oltre mille mq nella zona Quartiere degli Orti, a sud del centro di Coccaglio. L’ambizioso intervento, affidato allo Studio di progettazione dell’ing. Sergio Grasselli, è stato voluto dalla Giunta Claretti nel duplice intento di produrre energia da vendere

all’Enel a un prezzo più alto di quello d’acquisto per soddisfare l’intero consumo del fabbisogno elettrico pubblico comunale (con un risparmio di emissioni di anidride carbonica di circa 120 tonnellate) e migliorare l’uso dell’ampio piazzale, riparandolo da pioggia e calura e rendendolo usufruibile come pratico spazio coperto dove svolgere mercatini o altre manifestazioni all’aperto. Il cantiere dei lavori, affidato all’impresa Siram e aperto nei

mesi scorsi, comporterà la predisposizione di una moltitudine di speciali pensiline-tettoie in acciaio sopra cui saranno posizionati i vari pannelli fotovoltaici. L’impianto, stimato attorno ai 700mila euro, sarà finanziato con un leasing, ma “l’investimento – ha rassicurato l’assessore all’Edilizia privata Fabrizio Rocco – verrà largamente ammortizzato dagli incentivi statali, elargiti nel ventennio, del Conto Energia sul fotovoltaico”. (a. s.)

Il Centro culturale artistico di Fran-ciacorta e Sebino promuove una serata all’interno della XIX Prima-vera culturale della Franciacorta e del Sebino: “I Magistri Comacini nell’area bresciana. Franciacorta e Sebino”. Il relatore è Matteo Ponto-glio; l’ingresso è libero. L’appunta-mento è fissato per il 15 aprile alle 20.30 presso l’auditorium del Centro culturale San Salvatore in via Castel-lo 2b a Rodengo Saiano. Per infor-mazioni, www.centroculturalefran-ciacortasebino.blogspot.com.

spirata allo stesso spirito d’esor-dio del 2003, torna in scena, ri-spettando la tradizionale caden-za biennale e puntualmente nel-la Settimana Santa, la Passione,

morte e resurrezione di Gesù, su pro-posta della parrocchia Santi Gervasio e Protasio e secondo la collaudata re-gia di Mario Baruffi. A differenza delle precedenti quattre edizioni diluite in tre giorni, l’appuntamento 2011 si con-centrerà in due serate (circa un’ora e quarto ciascuna) – lunedì 18 e martedì 19 aprile – è avrà come unico scenario i suggestivi ambienti del Centro pasto-rale ex Villa Gnecchi: questo sia per

favorire l’impegnativa organizzazio-ne tecnica, che per tutelarsi dal mal-tempo, con possibilità di posticipo al mercoledì o giovedì. La “due-giorni” proporrà una lettura per immagini dei momenti cruciali della vita di Cristo – interpretato quest’anno dal 31enne colognese Mattia Volpi –, avvalendo-si di una settantina di attori (26 re-citanti) supportati da un corposa e ben affiatata équipe di collaboratori tecnici (per luci, suoni, installazioni e logistica) e artistici (costumisti e scenografi). Per l’attesa invasione di pubblico non si tratterà tuttavia solo di guardare, ma anche di riflettere e

pensare. “L’idea – ha rimarcato Baruffi – non è tanto quella di spettacolarizza-re la rievocazione storica fondata sui quattro Vangeli, ma di offrire alla co-munità una meditazione visiva, grazie all’intercalare di mirati istanti di rifles-sione affidati al parroco don Agostino Plebani”. Da qui la scelta di costumi efficaci, ma dimessi per non distrarre dal senso più profondo del racconto e l’attenzione su giochi di luce, ambien-tazioni, effetti sonori e musiche firma-te Bach, Weber, Beethoven, Chaikov-ski e Morricone. Nella prima serata si snoderanno, tra il cortile del Centro e il vicino bosco, le scene del tradimen-

to, dell’ultima cena, dell’arresto e del processo religioso; nella seconda i ri-flettori punteranno soprattutto sulla torretta costruita ad hoc per il proces-so politico davanti a Pilato (che prima si svolgeva in piazza), lungo il viale di pini in salita verso il Monte Orfano e sulla piana dei noccioleti: location na-turali che ben rievocano l’atmosfera dei tragici momenti della condanna, della dolorosa Via Crucis e della stra-ziante morte. La deposizione, la sepol-tura e la resurrezione si compiranno invece nei pressi di un’antica vasca di raccolta dell’acqua sempre lungo le pendici del monte.

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l monte Orsino di Serle, oggi S. Bartolomeo, (alt. 934 m) per la sua posizione strategi-ca e per la visuale che dalla sua cima spazia a 360 gradi

dalle Alpi all’Appennino, dal lago alla pianura, ha attirato fin dai tem-pi più antichi la presenza dell’uo-mo: come luogo di culto sia paga-no che cristiano; come rifugio per viandanti e pellegrini; come eremo e insediamento monastico, ma an-che come quartier generale di ban-de armate o come covo di banditi.Tra le luci e le ombre dei tempi è certo che il capitolo più glorioso della storia del monte coincide con l’istituzione di un monastero bene-dettino intitolato a S. Pietro che dal 1039 si manterrà per quattro secoli.Dopo un lungo periodo di rovino-sa decadenza e di profanazione, dal secolo scorso, una rinnovata sensi-bilità culturale si è proposta di far rinascere la memoria del passato e non soltanto con la trascrizione delle pergamene medievali, con gli scavi archeologici o con la rico-struzione materiale delle strutture murarie, ma anche attraverso una riscoperta della spiritualità che ha contraddistinto la vita del luogo per buona parte della sua storia.Perciò la parrocchia di Serle, da ol-tre un decennio, organizza nell’arco dell’anno vari eventi: la fiaccolata e la veglia di preghiera del 31 dicem-

Messa e le visite guidate. A questi momenti d’incontro sulla vetta del monte che vanno oltre la finalità turistica o vacanziera, si aggiunge ora anche la “Via Crucis vivente”, un obiettivo inseguito e raggiunto dai tanti volontari che si interessa-no dell’importante sito.La sera del 17 aprile, domenica del-le Palme, è in programma alle 20.30 l’inaugurazione del percorso della Via Crucis, effettuato lungo il sen-tiero boschivo che conduce all’an-tico monastero di S. Bartolomeo.Il Comitato “Pro S. Bartolomeo” ha realizzato 14 stazioni con altrettan-te grandi croci in legno contraddi-stinte da formelle in ceramica, ri-producenti le opere pittoriche del maestro Natale Doneschi, già ese-guite per la chiesa di S. Giovanni in Rezzato.La Via Crucis vivente che, grazie alla collaborazione del gruppo de-gli adolescenti, da molti anni si svolgeva tra le contrade di Serle, da quest’anno diventerà un com-pletamento altamente mistico del percorso processionale verso la ci-ma del S. Bartolomeo; là dove, nel silenzio sovrumano, si percepisce l’infinito. Vuole essere un’opportunità in più per vivere i momenti cruciali della passione di Gesù in un ambiente unico e carico di storia, un’oppor-tunità per ascoltare i testi sacri.

bre; gli incontri estivi dei “merco-ledì a S. Bartolomeo”, dedicati alla riflessione sui vizi e le virtù del XXI secolo; l’apertura domenicale della chiesa e del monastero dal 12 giu-gno al 18 settembre, con la Santa

Anche quest’anno, nell’ambito della serie di manifestazioni di “Verso la cima” che coinvolgono diversi Comuni valsabbini, è stato indetto un concorso. L’anno scorso protagonista era la fotografia (“Obiettivo Valle Sabbia”), mentre ora è la volta della scrittura.Il concorso “Raccontare la montagna”, con scadenza il 30 giugno 2011, è aperta a tutti gratuitamente e ammette lavori individuali, non di gruppo. Il soggetto del racconto deve essere

un racconto inedito in lingua italiana, ispirato alla montagna, della lunghezza massima di quattro cartelle dattiloscritte. Due le sezioni previste: giovanile per i partecipanti fino ai 14 anni e adulti dai 14 anni in su. Le opere devono pervenire, seguendo il regolamento consultabile sul sito www.versolacima.it, in busta sigillata entro il 30 giugno 2011 presso le biblioteche aderenti all’iniziativa (Bagolino, Idro, Odolo, Sabbio Chiese e Vestone).

Come in un film. Per vincere la paura, divertendosi fra giochi e acrobazie. Nuove avventure, per bambini e adulti, al Gardapark Rimbalzello Adventure di Barbarano di Salò. Nella splendida cornice del parco affacciato al Benaco, in un contesto di alberi secolari e di prati all’inglese, è possibile vivere una avventura ad “alta quota”, tra cavi d’acciaio, pareti da scalare, piattaforme sospese, ponti tibetani e carrucole, per divertirsi, emozionarsi

e vincere la paura del vuoto e dell’altezza, ma anche per imparare a controllarsi, gestire i propri limiti e responsabilizzarsi con la sicurezza, le sue regole e le sue attrezzature.In aprile il Gardapark è aperto nei fine settimana, dal venerdì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 20. Da maggio l’apertura pomeridiana sarà estesa a tutti i giorni della settimana. Informazioni sul sito www.rimbalzelloadventure.it.

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Anche l’Azienda ospedaliera di Desenzano del Garda ha aderito alla Settimana dell’ascolto promossa dalla Fondazione Chirurgo & Cittadino, di cui fanno parte 6.000 medici dell’Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani. La settimana interessa i reparti di Chirurgia degli Ospedali di tutte le Regioni. I pazienti che accedono fino al 15 aprile alle strutture ospedaliere di Desenzano, Gavardo e Manerbio per visite ambulatoriali divisionali

delle Unità operative di chirurgia sono invitati a compilare un questionario, anonimo, finalizzato a indagare la qualità percepita dal cittadino. Il questionario è costituito da 18 domande che non analizzano gli aspetti tecnico-chirurgici della prestazione sanitaria, ma il rapporto con la struttura e con gli operatori. L’analisi dei dati sarà a cura della Fondazione Chirurgo & Cittadino che vuole raccogliere oltre 8.000 questionari su tutto il territorio.

a riaperto a Desenzano nel chiostro di S. Maria de Senioribus, dopo al-cuni mesi di chiusura per lo svolgimento di

lavori alle strutture e agli impianti tecnologici, il Museo civico archeo-logico Giovanni Rambotti. “Nel 1861, alla proclamazione dell’Unità d’Ita-lia spiega l’assessore alla cultura, Emanuele Giustacchini Desenzano ebbe come primo sindaco un giova-ne notaio, Giovanni Rambotti, che da archeologo dilettante raccolse la più importante collezione di mate-riali palafitticoli dell’età del Bronzo. Aperto al pubblico nel 1990 il mu-seo a lui intitolato ha svolto una in-tensa e meritoria attività scientifica e didattica. La disponibilità di nuovi spazi, la necessità di adeguare im-pianti obsoleti, ma anche l’esigenza di ripensare l’allestimento con crite-ri più moderni, hanno portato ad at-tuare una importante serie di lavori. Ne è risultato un museo più confor-tevole, con tutti gli spazi espositivi e di servizi dotati di impianto di condi-zionamento, con un nuovo percorso di visita e nuovi pannelli che facilita-no la fruizione dei materiali esposti. Rileggendo a distanza il percorso del museo Rambotti vedo un progressi-vo ampliamento di orizzonti: da col-lezione di interesse locale a museo cittadino, da lì a fondatore della re-te museale delle province di Brescia,

Cremona e Mantova, fino al ricono-scimento della Regione Lombardia e alla partecipazione al gruppo di lavo-ro, con Polpenazze e Gavardo, sulla candidatura nel patrimonio mondia-le dell’Unesco. Quello che andiamo a riaprire non è un ‘nuovo museo’ ma è un ‘museo nuovo’ per il basso Gar-

da”. In questi ultimi anni il Museo, grazie al sostegno del Comune e ai contributi del Piano integrato d’area, ha ampliato notevolmente lo spettro delle sue attività e delle sue offerte al pubblico. Il progetto di riallesti-mento museale, curato dallo stesso Giustacchini, dallo Studio Volta di Brescia per la parte architettonica e dal conservatore del Museo Claudia Mangani per la parte scientifica, si è concluso con la razionalizzazione di uno spazio di lavoro riservato agli studiosi e ricercatori che potranno studiare i materiali conservati in un laboratorio confortevole e attrezza-to e con l’ampliamento della superfi-cie espositiva. Maggior risalto è stato dato al celebre aratro preistorico, il più antico del mondo, scoperto nel 1978 nel bacino del Lavagnone, che ora avrà uno spazio interamente de-dicato, valorizzato con una migliore illuminazione e da una più attenta disposizione del materiale nella sa-la e al fenomeno palafitticolo con l’installazione di un touch screen, con contenuti multimediali relativi alla preistoria. Una nuova sezione sarà dedicata al collezionismo del XIX e XX secolo, con un occhio di riguardo ai collezionisti desenzanesi. I reperti provenienti dalla collezione dell’avv. Mosconi, prima disposti in diverse vetrine, sono adesso raccol-ti e organizzati in modo permanente e sistematico.

L’oratorio S. Filippo Neri, La Pulce nell’Orecchio e l’Age organizzano la pasquetta. Alle 8.30 il ritrovo in oratorio e la partenza a piedi; alle 11.30 la celebrazione eucaristica presso la chiesetta degli Alpini in Tesio. Alle 12.30 il pranzo al sacco, alle 13.45 lo spettacolo di giocoleria e i giochi. Durante la giornata truccabimbi, passeggiate col pony e laboratori per bambini. In caso di pioggia il ritrovo è alle 12 presso il Centro sportivo “Karol Wojtyla” di Gavardo.

È

L’Associazione culturale La Pulce nell’Orecchio organizza un corso base di fotografia digitale per i mesi di aprile e maggio 2011 in collaborazione con il Cinefoto Club della Valle Sabbia. A partire da martedi 19 aprile il corso si sviluppa in sei lezioni di fotografia digitale, per imparare i fondamenti della fotografia digitale, della macchina fotografica e delle principali tecniche di ripresa. Il corso comprende lezioni teoriche e uscite sul campo. Per info, 33512244839.

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i chiama Nemo: il nome del leggendario capitano del Nautilus di “Ventimila leghe sotto i mari” di Verne bene esprime il senso di un

progetto che ha come tema l’educa-zione dei giovani, un lungo naviga-re periglioso nel quale si rischia di perdere meta e destinazione. È pri-mo frutto del “Tavolo educativo”, un organismo nato alcuni mesi fa su iniziativa dell’assessorato alle Poli-tiche giovanili del Comune di Mar-cheno (Gabriele Fausti) che vede coinvolti le tre parrocchie, l’Istitu-to comprensivo scolastico, le due scuole dell’Infanzia del paese, geni-tori, Mondo Incantato della coope-rativa Fraternità Impronta.Alla base alcune convinzioni: i gio-vani non si educano da soli; per crescere un bambino ha bisogno dei propri genitori, della propria fa-miglia, e di una comunità di nuovo attenta e solidale come lo era una volta spontaneamente la “comunità del cortile” dove tutti erano figli di tutti con gesti di solidarietà concre-ta (dallo scambiarsi dei vestiti all’of-frire il mangiare). Gli adulti erano ri-spettati e si rispettavano: il loro ge-sto di controllo sociale, presenza e richiesta di osservanza di regole era doverosa normalità. Questo non c’è più: la rottura di questo solido tessu-to sociale accentua emergenze e tra

esse quella educativa, coi vari epi-sodi di bullismo e microcriminalità ridotti dai mass media a normale ba-nalità, con gli adulti, occupati nelle loro individualistiche attività, sem-pre più dubbiosi e frustrati. “Sicu-

Va definendosi in questi mesi il progetto del polo catastale online portato avanti dalla Comunità montana. Si tratta di un Geoportale nel quale siano presenti i dati territoriali, a disposizione di funzionari comunali, professionisti e cittadini. “Il nostro intento – spiega l’architetto Fabrizio Veronesi, dirigente dell’area tecnica – è condividere via web le informazioni per generare conoscenza pratica sulle attività di tipo strategico o di controllo della situazione tributaria

(Tarsu, Ici). I funzionari comunali potranno contare su un’anagrafe estesa, con i dati anagrafici collegati alla presenza di immobili sul territori; i professionisti potranno effettuare ricerche su piani regolatori, reticolo idrico minore, studi idrogeologici, relative zone di salvaguardia, sentieri, viabilità agro-silvo-pastorale, piani di indirizzo forestale; e ai cittadini rimarrebbe la consultazione generale (con tutela della privacy), ad esempio per vedere se la propria

abitazione è soggetta a vincoli o scoprire la destinazione urbanistica delle varie aree comunali”. Un progetto di grossa portata, che snellisce notevolmente le pratiche di consultazione e s’identifica come geoportale, perché al medesimo tempo si integra con il lavoro portato avanti dall’Asl sulla georeferenziazione delle attività potenzialmente pericolose per la salute. “Sinora – continua Veronesi – hanno aderito i Comuni di Marcheno, Gardone, Sarezzo,

Lumezzane, Concesio, Nave, Villa Carcina (nella foto il Municipio), Bovezzo, coi quali stiamo mappando le industrie insalubri, i pozzi, le discariche, tutte cose che di solito sono tenute in archivi separati l’uno dall’altro e che con questa iniziativa riuniamo in un’unica cartografia e mettiamo a disposizione della cittadinanza”. La presentazione del geoportale è prevista per l’estate e consisterà in un sito web raggiungibile con un link dal sito della Comunità montana. (a.a.)

pano delle diverse fasce di età: 0-6; 6-11; 11-14; 14-20 anni. Gestita dall’educatore professionale Stefa-no Contardi di Lodi impegnato in progetti analoghi in diversi Comu-ni, prosegue ora con due incontri (il 14 aprile e il 28) nell’auditorium delle scuole con momenti separati per gli insegnanti (nel pomeriggio) e la sera alle 20.30 pubblici. Si par-lerà di gestione delle regole e fun-zione educativa a livello relazionale con obiettivo un “patto educativo di comunità”.Parallelamente è partito il censi-mento con questionari anonimi de-gli effettivi “bisogni” presenti nella comunità, in base ai quali riempire di contenuti operativi il “patto di comunità” (entro giugno).Don Maurizio Rinaldi così sintetizza il senso della presenza della parroc-chia: “L’urgenza educativa si pone a livello culturale, sociale ed ecclesia-le e vuole che le diverse agenzie edu-cative condividano principi fonda-mentali ai quali fare riferimento, le virtù “umane” cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza) sul-le quali si fondano le virtù teologa-li (fede, speranza, carità). È neces-sario educare gli uomini nelle virtù umane per poter educare i cristiani: un linguaggio comune degli educa-tori è necessario per farsi capire poi quando si parla di Gesù.

ramente esiste un legame tra i pro-blemi comportamentali dei ragazzi e il senso di disorientamento degli adulti riguardo la gestione della pra-tica educativa. Gli adulti hanno bi-sogno di aiuto”. È la constatazione emersa dalla fase “tecnica” preliminare del progetto: il censimento delle forze educati-ve in campo (quelle elencate, dalla parrocchia ai genitori) e l’incontro tra i loro operatori per una diagno-si oggettiva della realtà del paese. La fase operativa, presentata in ap-posito incontro pubblico, li ha visti poi suddivisi in unità che si occu-

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abato 16 aprile alle 17 pres-so la Sala dei Disciplini di Castenedolo (nella foto) verrà inaugurata una mo-stra collettiva curata dall’ar-

tista Angelo Bezzi. Questo evento na-sce dal desiderio di contribuire in mo-do concreto al restauro di un edificio, quello del santuario dell’Addolorata, che fa parte del patrimonio storico, culturale ed affettivo di Castenedolo. Angelo Bezzi, confermando il suo le-game con la comunità in cui risiede, ha deciso di mettere la propria com-petenza e le proprie conoscenze in campo artistico per dar vita a questa iniziativa. In questo modo ha coinvol-

to 26 artisti e ha raccolto 86 opere che verranno messe in vendita allo scopo già menzionato. Nel dar vita a questa mostra collettiva, Angelo Bezzi si è posto l’obiettivo di valorizzare alcuni artisti castenedolesi che esporranno

le loro opere accanto ad artisti di di-versa provenienza. Questa iniziativa si colloca in un panorama articolato all’interno del quale Angelo Bezzi è soggetto attivo nel trovare modalità sempre nuove ed adeguate alle diver-se situazioni per promuovere l’arte sul territorio bresciano. La promozio-ne dell’arte non risponde soltanto ad un bisogno intellettuale, ma diventa un catalizzatore sociale, educativo e persino terapeutico se proposto nella giusta chiave. Per questo nei mesi scorsi, Angelo Bezzi ha tenuto alcune lezioni gra-tuite di pittura ad acquarello – tec-nica nella quale è maestro eccellen-

te – che sono state il primo avvio di un progetto che intende arricchire il Comune di Castenedolo di una pro-posta culturale che vedrà la nasci-ta di una scuola delle arti che verrà ospitata negli spazi messi a disposi-zione dall’amministrazione comuna-le. In questa sede si alterneranno le-zioni pratiche e teoriche di tecniche e storia dell’arte che Angelo Bezzi porterà avanti personalmente e con l’aiuto di alcuni artisti che metteran-no a disposizione le proprie com-petenze specifiche per il comune beneficio. Questa ed altre iniziative si aggiungeranno quindi all’attività di artista musivo che Angelo Bezzi porta

avanti con tenacia e fiducia da un po’ di tempo a questa parte in un clima di continua ricerca di sintesi formale che si accompagna in modo naturale con le reali necessità legate all’uso li-turgico delle sue opere di arte sacra. La mostra sarà visitabile coi seguen-ti orari: domenica 17 aprile: dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 22; da lunedì 18 a giovedì 21 dalle ore 19 alle 22; Venerdì Santo dalle 10 alle 12 e dalle 16.30 alle 20; Sabato Santo dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 22; a Pasqua la mostra sarà aperta dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 22; a Pasquetta (ultimo giorno di apertura) dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19.

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opo Pechino e Madrid, Brescia è per tre gior-ni la capitale mondiale dell’ozonoterapia. Si tie-ne, infatti, presso la sala

congressi del museo delle Mille Mi-glia dal 14 al 16 aprile, con il patro-cinio del Comune di Brescia e del lo-cale Ordine dei medici la tre giorni dedicata a questa disciplina medica che negli ultimi anni si è sempre più affermata in diversi campi d’applica-zione a partire dalla cura dell’ernia del disco per passare alla patologia infiammatoria acuta e cronica di pic-cole e grandi articolazioni fino all’uti-lizzo in campo infettivologico come

per esempio nel trattamento di una malattia estremamente grave e mu-tilante quale l’ulcera di Buruli che colpisce nell’Africa sub sahariana. Il dottor Matteo Bonetti, responsa-bile del Servizio di neuroradiologia

dell’Istituto clinico Città di Brescia è il presidente del Congresso, inca-rico ricevuto quattro anni fa in Cina a Pechino. Le giornate del Congres-so sono state pensate per presentate tutte le novità mondiali nella materia, con una sessione interamente dedi-cata alle sue applicazioni in veteri-naria. Cos’è l’ozonoterapia? L’ozono è un gas, dal punto di vista chimico è semplicemente una molecola co-stituita da tre atomi di ossigeno. Co-me tale è il più potente antimicrobi-co che esista in natura. Inizialmente le principali applicazioni dell’ozono si basavano soprattutto sulle grandi capacità disinfettanti che questo gas

aveva. Il trattamento che ha consa-crato definitivamente l’ozonotera-pia è stato quello relativo al mal di schiena (ernie e protrusioni lomba-ri). L’ozono è stato introdotto in Italia agli inizi degli anni 80. Al Congresso sono state invitate oltre 70 delegazioni nazionali da tutto il mondo ed interverranno i maggiori esperti mondiali, fra que-sti: il professor Vjiay Kumar neuro-chirurgo indiano, presidente della World Federation of Ozone Therapy, il professor Marco Leonardi presi-dente della Federazione italiana di ozonoterapia e ordinario di neuro-radiologia all’Università di Bologna,

il professor He Xiaofung, presidente della Società cinese di ozonoterapia e ordinario di radiologia interventi-stica a Guangzhou (ex Canton) non-ché autore dei più importante lavo-ri scientifici di ricerca su animale a livello mondiale e il professor Velio Bocci direttore dal 1971 dell’Istitu-to di farmacologia dell’Università di Siena autore di oltre 500 pubbli-cazioni sull’utilizzo e sugli effetti dell’ozonoterapia. Durante la giornata d’apertura sa-ranno consegnati i premi “France-sco Riccardo Monti” riconoscimen-to alla carriera proprio ai quattro medici sopra citati.

III WORLD CONGRESSof

Oxygen-Ozone TherapyV° CONGRESSO NAZIONALE F.I.O.

Museo della Mille Migliafrom 14th to 16th April 2011

Brescia Italy

Federazione Italiana diOSSIGENO-OZONOTERAPIA

World Federation OxygenOzone TherapyCOMUNE DI BRESCIA

ORGANIZING SECRETARIATKoinè Eventi sncVia Fontane, 2425133 Brescia Tel.: 030.2002844 - Fax: [email protected]

SCIENTIFIC SECRETARIATChairman: Prof. Matteo BonettiTel.: 030.3701312Fax: [email protected]

ORDINEMEDICI CHIRURGHIE ODONTOIATRIDELLA PROVINCIADI BRESCIA

Associazione Italiana di NeuroradiologiaDiagnostica e Interventistica

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Il 12 aprile scorso, su iniziativa del Centro studi dell’organizzazione sanitaria dell’Università cattolica e il Gruppo di ricerca geriatrica, la Fondazione Poliambulanza di Brescia ha ospitato un incontro sul tema “Dopo l’acuzie: possibili modelli di cura per l’anziano”. L’incontro, che ha avuto come protagonista il prof. Vincent Mor (nella foto), docente prosso la Brown University di Providence negli Stati Uniti, è stato pensato

come occasione di riflessione sul tema delle dimissioni ospedaliere e la creazione di strutture per pazienti “sub acuti” alla luce delle novità introdotte dalla Regione Lombardia. A introdurre l’incontro è stato il dottor Renzo Rozzini, direttore del Dipartimento di medicina e geriatria della stessa casa di cura bresciana. Una tavola rotonda ha poi affrontato il tema dei modelli organizzativi della post-acuzie.

Si conclude il 15 aprile presso il mercato settimanale di Gardone Valtrompia l’iniziativa promossa dal Nucleo operativo alcologia valtrumplino dell’Asl per sensibilizzare sui rischi da abuso di sostanze alcoliche. Gli operatori di questo servizio saranno presenti con un camper dell’Asl per distribuire materiale informativo sulle problematiche di un fenomeno particolarmente diffuso.

i tiene il 15 aprile pres-so la facoltà di Medicina dell’Università di Brescia il congresso “Skeletal En-docrinology”.

Si tratta di un meeting internaziona-le, organizzato dal Centro di ricerca per lo studio delle metaboliche os-see e dell’osteoporosi che fa capo al Dipartimento di scienze biomediche e Biotecnologie dello stesso ateneo, in collaborazione con l’International osteoporosis foundation e gli Speda-li Civili, che quest’anno giunge alla sua quarta edizione.È, quello bresciano, un appunta-mento che, fin dall’origine, ha desta-to l’interesse della comunità scienti-fica internazionale e che ha visto la collaborazione di autorevoli perso-nalità impegnate nello studio, nella ricerca e nella didattica di materie sulle quali ampio è il dibattito pro-prio per la loro diffusissima ricadu-ta clinica. Basti pensare solo all’osteoporosi, che in Italia interessa cinque milioni di persone ed è ancora in gran parte sotto diagnosticata.Quest’anno, come e forse più de-gli anni precedenti, il programma scientifico vede coinvolti esperti di tutto il mondo e lo scopo principa-le del meeting è quello di favorire gli scambi culturali e scientifici, la presentazione delle più recenti ri-

cerche sull’azione ormonale a livello osseo ed il confronto fra ricercato-ri di base e clinici sulla patogenesi e la fisiopatologia dell’osteoporo-si, nonché la rivalutazione delle te-rapie attualmente disponibili e la presentazione di nuove alternative

terapeutiche. Tra i principali temi trattati vi saranno gli effetti dello stress ossidativo e del sistema im-munitario sul metabolismo osseo, i rapporti fra diabete mellito e osseo ed il ruolo dei nuovi farmaci nella terapia dell’osteoporosi.Ampio spazio sarà dato anche alle comunicazioni da parte di giova-ni ricercatori che faranno il punto sullo stato della ricerca sull’osteo-porosi in Italia.“La sede del meeting sarà la facol-tà di medicina dell’Università degli Studi di Brescia – sottolinea il prof. Andrea Giustina, ordinario di Medi-cina interna all’Università degli stu-di di Brescia –. Un dato che ci piace sottolineare perché si tratta anche di un riconoscimento all’attività clinica ed alla ricerca che vengono condotte nel Centro dell’Osteopo-rosi degli Spedali Civili e nel Cen-tro di Ricerca universitario che da anni si dedica allo studio di questa patologia”.Il convegno internazionale, che si tiene presso l’aula magna della fa-coltà di medicina in viale Europa 11 a Brescia, è di particolare impor-tanza vista l’incidenza, anche nella provincia bresciana come nel resto del Paese, di una patologia come quella dell’osteoporosi che interes-sa un numero sempre crescente di persone.

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La risurrezione di Gesù “irromperà come una novità assoluta”, ma an-che noi aspiriamo alla nostra risur-rezione, “che proprio Cristo ci ha donato, risorgendo dai morti”. Lo ha detto, domenica scorsa, Bene-detto XVI, prima di recitare l’Ange-lus da piazza San Pietro. In effetti, “la morte rappresenta per noi come un muro che ci impedisce di vede-re oltre; eppure il nostro cuore si protende al di là di questo muro, e anche se non possiamo conoscere quello che esso nasconde, tutta-via lo pensiamo, lo immaginiamo, esprimendo con simboli il nostro desiderio di eternità”. L’“aspirazio-ne ancestrale dell’uomo ad essere sepolto insieme con i suoi padri – ha spiegato il Pontefice è anelito

Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: “Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?”. E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: “Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?”. Ed egli rispose: “Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”. I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: “In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà”. Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: “Sono forse io, Signore?”. Ed egli rispose: “Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito...” (...)

on bastano le parole, i miracoli, le speranze. Da-vanti al pericolo si sente solo il bisogno di salvar-si. Cadono nel vuoto le

parole più alte, quelle della cena, nel cuore della quale sta il testamento e l’attesa: finché non sarà tutto nuovo nel Regno del Padre. Cadono nel vuo-to le preghiere, addormentate come i tre che dovrebbero vegliare. Cade nel vuoto la verità davanti al bisogno di salvarsi. La vita. Solo quella. Nel-la notte tragica vale solo salvarsi la vita, scappare e negare. E poi, forse piangere o disperarsi. Perdere la vita e non volerlo. Sentire solo la violenza di voler restare vivi. E non avere colpa: negare la respon-sabilità. Di essere suoi, di conoscer-lo. Anche di condannarlo. Le mani nell’acqua di Pilato a negare la pos-sibilità di salvare. Salvarsi. E sapere di essere colpevoli perché lì non si salva nessuno. Ma solo si commette l’ingiustizia della falsità.Tutti colpevoli. Perché nessuno dice la verità. Nessuno è disposto a sen-

tirla quando è detta. Nessuno accet-ta di credere che quelle parole dette nel corso di una vita erano Verità. Perché in quest’ora comanda il biso-gno di salvarsi. E in quest’ora buia le parole di Verità sono troppo lontane per salvarsi nell’immediato. Promet-tono un futuro lontano, una speranza lontana. La dolcezza di quella cena. Tristezza e sogno insieme: finché lo berrò nuovo – quel calice – nel regno del Padre mio. Nostalgia del Figlio che sa cosa lo attende e dell’uomo Gesù che tenta di sperare in quella speranza lontana che è la salvezza di Dio. È la promessa ed è così lontana in quell’ora di buio. Non possono i di-scepoli, e tanto meno gli altri, quelli che hanno sentito più che ascolta-to, visto più che guardato. Loro, i discepoli, potrebbero, ma è troppo buia quella notte e troppo breve la speranza. La promessa che sperava-no concreta è troppo promessa e il Regno del Padre sta così al di là del loro orizzonte.Sotto la croce guardano da lontano le donne, uniche che sono arrivate fin

lì. Nessun altro a guardare il Regno sperato che va in pezzi, con troppo dolore per tradire, con troppo ama-ro per sopportare e credere. È il si-lenzio muto di un’attesa e di una do-manda che è terribile silenzio davanti all’estremo silenzio. E la solitudine dell’abbandono nell’ultimo risultato. Tutti colpevoli nel cercare di salvarsi la vita. E con la bocca chiusa davanti alle sole parole che darebbero un’al-tra salvezza.È così buio in quest’ora. Non c’è spazio per una promessa. E per una promessa così lontana. At-taccarsi alla vita: questo solo è neces-sario. E tradirlo con questa sola ne-cessità. Siamo poveri, siamo deboli. L’anima è appesantita, se c’è ancora. E si scioglie dentro il nostro presente che non riesce a sentire l’unica Pa-rola che metterebbe un po’ di luce. Cosa gridare? E per far sentire cosa? Una voce che non dice quello che tut-ti dicono? Vada con il ‘crocifiggilo’ e con le parole degli altri. Non possia-mo dire parole diverse, non possia-mo comprometterci. Stiamo lontano a guardare. Aspettiamo.

ad una ‘patria’ che lo accolga al ter-mine delle fatiche terrene. Questa concezione non contiene ancora l’idea di una risurrezione personale dalla morte, che compare solo ver-so la fine dell’Antico Testamento, e ancora al tempo di Gesù non era accolta da tutti i Giudei”. Del resto, ha chiarito il Santo Padre, “anche tra i cristiani, la fede nella risurrezione e nella vita eterna si accompagna non raramente a tanti dubbi, a tanta confusione, perché si tratta pur sempre di una realtà che oltrepassa i limiti della nostra ragione, e richiede un atto di fede”. Gesù è “la risurrezione e la vita” e chi crede in Lui, anche se muore, vi-vrà: “Ecco – ha precisato Benedetto XVI la vera novità, che irrompe e

supera ogni barriera! Cristo abbat-te il muro della morte, in Lui abita tutta la pienezza di Dio, che è vita, vita eterna. Per questo la morte non ha avuto potere su di Lui; e la risur-rezione di Lazzaro è segno del suo pieno dominio sulla morte fisica, che davanti a Dio è come un sonno”. Ma, ha avvertito il Papa, “c’è un’al-tra morte, che è costata a Cristo la più dura lotta, addirittura il prezzo della croce: è la morte spirituale, il peccato, che minaccia di rovinare l’esistenza di ogni uomo. Per vin-cere questa morte Cristo è morto, e la sua Risurrezione non è il ritor-no alla vita precedente, ma l’aper-tura di una realtà nuova, una ‘nuova terra’, finalmente ricongiunta con il Cielo di Dio”.

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ue appuntamenti sabato 9 aprile, per il card. Ange-lo Bagnasco, presidente della Conferenza episco-pale italiana e arcivesco-

vo di Genova, ad Assisi. Il porporato, infatti, ha presieduto i Vespri nella Basilica inferiore di San Francesco, in occasione della riapertura della tomba del Poverello dopo i restau-ri che hanno ridato luce alla cripta, e ha incontrato oltre 250 responsa-bili della Branca Lupetti, impegnati nella decima edizione della Rupe di Assisi, un incontro formativo e spiri-tuale a cadenza triennale organizza-to dall’Associazione italiana guide e scouts d’Europa cattolici, il 9 e il 10 aprile, nella città di San Francesco.Con una supplica per l’Italia rivol-ta al Santo patrono, il card. Angelo Bagnasco ha formalmente riaperto al culto dei pellegrini (4,5 milioni di visitatori all’anno) la tomba del Po-verello di Assisi rimasta chiusa per restauro negli ultimi due mesi. “Pri-ma dell’Italia, che è stata opportuna-mente edificata e provvidenzialmen-te una da 150 anni – ha osservato , già esisteva il popolo che amava e si identificava con questa meravi-gliosa terra”. “Vogliamo chiedere

liana guide e scouts d’Europa catto-lici. L’incontro con i giovani respon-sabili è avvenuto nella cattedrale di San Rufino in Assisi. Il Cardinale ha subito posto l’accento sul valore formativo dell’incontro: “La prima domanda che un educatore si deve porre è chi sono io?”, sottolineando come l’essere educatori nasce dallo spessore della vita cristiana di ognu-no e non dal volume di cose che si compiono. Due sono stati i punti fon-damentali toccati dalla catechesi del Cardinale: il dilagare dell’individua-lismo nella nostra società e la rispo-sta a questo fenomeno data dall’invi-to a pensare e credere. Il Porporato ha insistito molto sulla grande fede e sulla grande bontà che alberga fra la gente e che ogni sacerdote scopre nella sua missione. Occorre tuttavia prendere atto che questo individua-lismo che non crea la società è la premessa del cinismo. L’invito fatto agli scout da parte del card. Bagna-sco è stato chiaro: “Cercare di vive-re riferiti a Cristo, guardando le cose con gli occhi di Gesù, gli occhi della Pasqua”. “Non si può raccontare la strada, bisogna viverla. Così è nella fede, nelle virtù cristiane”, ha con-cluso il presidente della Cei.

a Francesco, davanti alla sua tom-ba rinnovata, che interceda per noi affinché rimanga unita l’anima del nostro popolo, una comune visione della vita dell’uomo, un comune sen-tire su quei valori fondamentali che nascono dalla fede cristiana e che sono alimentati dalla linfa perenne del Vangelo”, ha aggiunto il cardina-le. “San Francesco – ha evidenziato il Porporato – ha dato particolare voce, forma e bellezza a quell’ani-ma profondamente cristiana che nel corso dei secoli ha costituito il cuo-re pulsante del nostro Paese e della nostra gente”. Poi un invito alla spe-ranza, alla concretezza della scelta di fede, all’approfondimento del circo-lo virtuoso fra fede e pensiero. Così il card. Bagnasco si è rivolto agli ol-tre 250 responsabili nazionali della Branca Lupetti dell’Associazione ita-

La notizia è senz’altro interessante: un incontro di blogger avrà luogo, in Vaticano, nel pomeriggio del 2 maggio e sarà un evento organizzato dai Pontifici Consigli della cultura e delle comunicazioni sociali. Ha come obiettivo quello di permettere un dialogo tra blogger e rappresentanti della Chiesa. Nelle due sessioni previste, diversi relatori presenteranno alcuni punti centrali, per avviare una discussione aperta a tutti i partecipanti. Nella prima, cinque blogger, rappresentanti le diverse aree linguistiche, affronteranno temi specifici di importanza generale. Nella seconda, ci sarà la testimonianza di persone impegnate nelle strategie comunicative della Chiesa, che presenteranno le loro esperienze e anche le iniziative per un incontro efficace tra la Chiesa e il mondo dei blogger. L’incontro, il comunicato lo dà per scontato e presupposto, vuole concretizzare il dettato del Papa nei messaggi per le Giornate delle comunicazioni.

“Rafforzare i laici e le comunità spirituali”: è questo l’obiettivo espresso da mons. Robert Zollitsch (nella foto), presidente della Conferenza episcopale tedesca, in un incontro con movimenti ecclesiastici lunedì 11 aprile a Würzburg. “Sono convinto del fatto che Dio, con la diminuzione del numero di sacerdoti, voglia farci scoprire la molteplicità dei doni e dei servizi nella Chiesa, per esplorare nuovi modi in cui tutti ci assumiamo le nostre responsabilità”.

I Vescovi degli Stati Uniti appoggiano un disegno di legge che sostiene i diritti di coscienza per le assicurazioni sanitarie. Il card. Daniel DiNardo, arcivescovo di Galveston-Houston (Texas) ha rivolto un appello al riguardo in una lettera inviata ai membri della Camera dei rappresentanti. Il disegno di legge, ha affermato, “aiuterà ad assicurare che la nuova legge sulla riforma sanitaria non venga usata per violare la libertà religiosa e i diritti di coscienza”.

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a Santa Messa crismale della mattina del Gio-vedì Santo è un appun-tamento di grazia estre-mamente benefico per

la vita di ogni diocesi, e giusta-mente molto atteso. In quell’occa-sione confluiscono in Cattedrale, che è la chiesa della liturgia e del magistero episcopali, centinaia di presbiteri (solitamente circa 700) che celebrano con il Vescovo e, prima del rito di benedizione de-gli oli, rinnovano le promesse sa-cerdotali, facendo così memoria della loro appartenenza a Cristo e rimotivando il loro servizio nella Chiesa. La visibilità del presbite-rio diocesano (cioè l’insieme dei presbiteri bresciani) nell’occasio-ne della Messa crismale si impone ed è particolarmente suggestiva; viene lì evidenziata una straordi-naria grazia presente, la quale ha tuttavia radici plurisecolari che, proprio perché molto antiche, hanno bisogno di essere costante-mente ravvivate nelle intenzioni e nella qualità.È ovvio che il senso della Messa crismale, trattandosi di un evento

sacramentale e squisitamente ec-clesiale, non si limita affatto a una “festa per preti”. Ogni comunità cristiana della diocesi dovrebbe essere in qualche modo coinvolta in quella solenne celebrazione. Sia i laici, giovani e adulti, sia i consa-crati devono sentirsi anche in quel giorno “a casa loro” in Cattedrale, proprio per pregare con il Vescovo e il suo presbiterio e per crescere nella loro sensibilità diocesana ed ecclesiale.Come si legge nella Lumen gen-tium: “In virtù della comunità di ordinazione e missione tutti i

In occasione della Messa crismale, si farà memoria degli anniversari di ordi-nazione dei seguenti sacerdoti:70° di ordinazione presbiterale: Cale-gari Angelo.60° di ordinazione presbiterale: Busi, Renato, Ferronato Andrea, Moretti Secondo, Tansini Giorgio.50° di ordinazione presbiterale: Ar-rigotti Giovanni, Begni Redona Pier Virgilio, Bertanza Franco, Bettoni Giuseppe, Bontempi Luigi, Cenini Li-vio, Cristini Giovanni, Dallera Giovan-ni, Fostini Annibale, Gatteri Battista, Gregorelli Domenico, Guizzetti Egi-dio, Minelli Giuseppe, Pelizzari Ma-rio, Stefanini Pietro, Tameni Natale, Tottoli Valentino, Trombini Marco, Turla Francesco, Zanotti Giovanni Pasqualino. I sacerdoti che intendono concelebra-re devono recare con sé amitto, cami-ce e stola bianca senza la nappa poste-riore. Non si ritiene opportuno portare casule o pianete. I camici è bene che siano sobri, senza pizzo, per una cer-ta uniformità che è segno di ordine e anche di comunione. Il Consiglio epi-scopale, il Capitolo della cattedrale, i presbiteri che celebrano gli anniversa-ri e il Consiglio presbiterale indossano la casula preparata per loro in Duomo Vecchio. All’uscita del Duomo Vecchio e all’ingresso della Cattedrale alcuni incaricati attenderanno alla raccolta delle offerte destinate, nel segno del-la fraternità sacerdotale, per i confra-telli bisognosi. Per il ritiro degli oli in Duomo Vecchio, si invitano i parroci a portare vasetti appositi in Duomo Vecchio prima della celebrazione

contrassegnandoli con una etichetta di riconoscimento. Potranno essere ritirati dopo la concelebrazione in Duomo Vecchio o nella Cattedrale: nel pomeriggio dalle ore 15 in avanti. È opportuno che vengano portati so-lennemente all’altare durante la messa parrocchiale “nella Cena del Signore”. Dopo la concelebrazione il Vescovo invita i presbiteri all’agape fraterna presso il Centro pastorale Paolo VI.

Il prossimo 18 maggio ricorre il 25° anniversario della consacrazione episcopale di mons. Vigilio Mario Olmi (nella foto). È un evento che verrà ricordato in occasione della Messa crismale e poi festeggiato a tempo debito. Mons. Olmi è nato a Coccaglio il 14 agosto 1927; è stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1950. È stato vicario parrocchiale ad Alfianello dal 1950 al 1960, per un paio d’anni ha svolto lo stesso incarico a Bagnolo Mella, per ritornare poi in Seminario come

voce rettore e insegnante (1962-1970). Parroco a Montichiari dal 1970 e fino al 1983, nel 1980 è diventato vicario generale e quindi vescovo ausiliare dal 1986. Nel 2003 ha lasciato questi incarichi, ma continua a essere superiore della Compagnia delle Figlie di S. Angela Merici e rettore del Santuario della Santa. Ma, soprattutto, mons. Olmi continua a essere presente nelle nostre comunità come pastore attento e premuroso. Ad multos annos!

Per la Messa crismale l’olio-crisma sarà presentato al Vescovo dai cresimandi della parrocchia di Carcina; quello dei catecumeni, dai catecumeni che celebreranno i sacramenti della iniziazione cristiana nella veglia pasquale; quello degli infermi dai religiosi del Fatebenefratelli nell’anno giubilare di S. Giovanni di Dio. Durante la Messa In Cœna Domini il Vescovo laverà i piedi a 12 catechisti e insegnanti. Il servizio liturgico-musicale delle

celebrazioni è affidato alla Cappella musicale della Cattedrale di Brescia diretta da Remo Crosatti, maestro di Cappella; per la liturgia del Venerdì Santo sarà presente un gruppo di cantori di canto gregoriano guidato dal maestro Remo Crosatti.Il servizio liturgico-musicale della celebrazione della S. Messa crismale è affidato alla Schola Cantorum del Seminario diocesano, diretta dal maestro don Alberto Donini.

sacerdoti sono fra loro legati da un’intima fraternità, che deve spontaneamente e volentieri mani-festarsi nel mutuo aiuto, spirituale e materiale, pastorale e personale, nelle riunioni e nella comunione di vita, di lavoro e di carità. Abbiano poi cura, come padri in Cristo, dei fedeli che hanno spiritualmente generato col battesimo (cfr. 1 Cor 4,15; 1 Pt 1,23)”. Inoltre siccome oggigiorno l’umanità va sempre più organizzandosi in una unità civile, economica e sociale, tanto più bisogna che i sacerdoti operi-no “affinché tutto il genere umano sia ricondotto all’unità della fami-glia di Dio”.Dunque sono tutti invitati e attesi a questo preludio della Messa In Cœna Domini, sacrificio del “pa-ne spezzato”, del “sangue versa-to” e del “servizio incaricato”. Al-la Messa crismale parteciperà an-che mons. Vigilio Mario Olmi, che, come si segnala in questa pagina, farà memoria del 25° anniversario della sua ordinazione episcopale. Fin d’ora lo ricordiamo in attesa della celebrazione solenne dell’an-niversario.

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ome annunciare il Van-gelo a coloro che si sono allontanati dalla pratica religiosa e dalla vita della comunità cristiana? Co-

me evangelizzare i “nuovi arrivati” a Brescia da Paesi lontani? Quale dia-logo intrattenere? Che significa, in fondo, evangelizzare? La rilevanza delle domande potreb-be certamente scoraggiare qualsia-si riflessione. Al centro c’è, infatti, la forza di comunicare la fede della Chiesa verso i “lontani” e gli “stra-nieri”. Il Consiglio pastorale dioce-sano, riunito lo scorso 9 aprile pres-so il Centro pastorale Paolo VI, ha voluto riprenderle attraverso il rac-conto di due esperienze pastorali concrete. La prima, quella legata ai lontani, è

frutto del cammino che la parroc-chia cittadina delle Sante Capitanio e Gerosa che sta attuando in que-sti mesi il programma delle comu-nità familiari di evangelizzazione. “Si tratta ha detto il parroco don Tino Decca di tentare di lanciare la comunità cristiana fuori da sé, verso chi non pratica. Il cammino di queste comunità ha il punto di forza nell’idea che la famiglia in se stessa ha tutte le risorse per diveni-re soggetto di evangelizzazione. La sua fonte è il sacramento del matri-monio e l’amore vissuto dai coniugi che si apre ed accoglie altre persone della comunità”. Concretamente si sono attivate in parrocchia da no-vembre a oggi sei comunità familiari di circa 15 persone ciascuna che vi-vono insieme la preghiera, la cate-chesi, la condivisione sulla parola e la risonanza della vita. Un tentativo che sta risvegliando tutta la comuni-tà e che trova radicamento nell’uni-ca eucaristia vissuta insieme.A don Tino è seguita la testimonian-za di padre Mario Toffari che in par-ticolare ha ricordato i fondamenti del dialogo interreligioso in partico-lare con i “nuovi arrivati” non catto-lici a cui, comunque, “siamo chiama-ti, da cristiani, ad annunciare il Van-gelo”. Teoria, pratica e difficoltà che padre Mario ha incontrato nel cam-mino ormai trentennale dell’Ufficio migranti della diocesi e nelle diverse iniziative che da esso sono scaturite. In particolare Toffari ha ricordato la recente lettera del vescovo Luciano “Stranieri, ospiti, concittadini”. “Gli immigrati ha sottolineato attra-verso questo testo hanno capito che la Chiesa è con loro”. Al dibattito in aula e alle riflessio-ni dei gruppi di studio in cui sono stati ripresi i vari aspetti del tema, con particolare riferimento al me-todo e alla consapevolezza dell’ur-genza di evangelizzare, sono seguite le considerazioni del Vescovo. Con-cludendo il Presule ha ribadito co-me il Vangelo sia per tutti, “perché noi crediamo ha continuato che questo annuncio possa dare all’uo-mo il massimo del valore e del si-gnificato”. Riprendendo la celebre espressione di papa Paolo VI sulla civiltà dell’amore, poi, il Vescovo ha sottolineato come il racconto della nostra fede nel vissuto sia persona-le che comunitario ci garantisca la possibilità di aprirci al dialogo con tutti, perché tutti sentiamo parte del progetto di Dio”.

Giovedì 14 aprileMilano - Il Vescovo partecipa all’incontro dei Vescovi e dei presbiteri lombardi in preparazione del Congresso eucaristico nazionale.

Sabato 16 aprileOre 8 – Roma – In preghiera con i ragazzi del Roma Express presso la

Basilica di Santa Maria Maggiore.Ore 20.30 - Brescia - Veglia delle Palme.

Domenica 17 aprileOre 10 – Brescia – S. Messa in Cattedrale.

Lunedì 18 aprile Ore 17.30 - Brescia - S. Messa con

il personale di Brescia Trasporti presso la sede.

Martedì 19 aprileOre 8.15 - Brescia - S. Messa presso l’Istituto Cesare Arici.

Mercoledì 20 aprileOre 9.30 - Mompiano - S. Messa presso la Domus caritatis.

Borgosatollo, piazza Castello 15, Tel. 0302501527, Fax 0302502708

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a società europea si è or-mai abituata ad avere a che fare con il pluralismo reli-gioso. Non sempre tuttavia la scuola italiana sembra

pronta a rispondere a questa sfida – certo assai delicata – con efficaci azio-ni educative. A tal proposito il Cen-tro per l’educazione alla mondialità (Cem), con il patrocinio dell’Universi-tà degli Studi di Roma “La Sapienza”, ha organizzato il convegno “Perché le religioni a scuola? Competenze, buo-ne pratiche e laicità”, che si è svolto sabato 9 aprile scorso a Brescia, pres-so la chiesa di San Cristo dei Missio-nari Saveriani. Il convegno ha avuto come obiettivo il rilancio del dibatti-to sulle religioni nella scuola, ripren-dendo un altro convegno bresciano di nove anni fa, in cui si era proposta la definizione di “ora delle religioni”.Enzo Pace, dell’Università di Padova, ha sottolineato come a fronte di un marcato processo migratorio verso i Paesi occidentali, si sia sviluppato,

per la sicurezza e la cooperazione in Europa). Le questioni più prettamen-te pedagogiche sono state poi affron-tate dall’insegnante Lucrezia Pedrali e da Carmelina Chiara Canta, dell’Uni-versità di Roma Tre, mentre il filoso-fo Aluisi Tosolini, in una documentata relazione, ha sottolineato l’importan-za della conoscenza delle diverse re-ligioni come presupposto per la con-vivenza e la coesione sociale. Il pomeriggio ha approfondito le buo-ne pratiche, partendo da alcune situa-zioni concrete. Mariachiara Giorda, docente di Storia delle Religioni a To-rino, ha offerto alcune considerazioni sul ruolo politico, culturale e sociale dell’università nella proposta di un insegnamento relativo alle religioni a scuola. Infine, la relazione degli inse-gnanti Marco dal Corso e Marialuisa Damini ha inteso descrivere un nuovo metodo di apprendimento in gruppo per le religioni nelle scuole. È stato presentato un documento finale sul tema come “Carta di Brescia”.

soprattutto dopo il 2001, un forte sen-timento “di ostilità nei confronti del-le diversità culturali che hanno preso corpo sociale negli ultimi vent’anni in Europa”. Lungi dal dare direttive uni-tarie, l’Unione europea ha solo fornito alcune linee guida complessive, ma ogni Stato ha poi un suo modello di laicità. Entrando più specificamente nel tema della religione a scuola, Ales-sandro Saggioro, della Sapienza, ha fornito una prima sintesi dei “Principi guida di Toledo circa l’insegnamento delle religioni e delle credenze nel-le scuole pubbliche”, un documento emanato dall’Osce (l’Organizzazione

La cancelleria della Curia diocesana, a seguito dell’ordinanza dell’Ordinario diocesano, comunica i provvedimenti della settimana:Il rev.do sac. Francesco Filippini, già parroco di Coniolo, è stato nominato presbitero collaboratore di S. Paolo, Cremezzano e Scarpizzolo.Il rev.do sac. Mattia Cavazzoni è stato nominato vice assistente diocesano di Azione cattolica ragazzi.Il rev.do sac. Giovanni Milesi

è stato nominato vice assistente diocesano di Azione cattolica giovani.Il prof. Mario Taccolini è stato confermato direttore dell’Archivio storico diocesano di Brescia.Il rev.do sac. Armando Scarpetta è stato confermato vice direttore dell’Archivio storico diocesano di Brescia.Il rev.do sac. Mario Trebeschi è stato confermato collaboratore di settore dell’Archivio storico diocesano di Brescia.

Per domenica 1 maggio l’Ufficio diocesano per la famiglia invita al pellegrinaggio diocesano per le famiglie, a piedi, dal Santuario di Valverde di Rezzato al Santuario dedicato al culto di Sant’Arcangelo Tadini a Botticino.Il motto della iniziativa è: “Qui la santità è di casa! Sulle orme e in compagnia di Sant’Arcangelo Tadini”. Il programma prevede: ore 9 Ritrovo presso il Santuario e preghiera mariana presso il luogo dell’apparizione; ore 9.30 Inizio

del cammino con percorso in tre tappe, seguendo le lettere pastorali del vescovo Luciano; ore 10.50 Arrivo al Santuario di Botticino Sera e preghiera al Santo; ore 11 S. Messa in comunione spirituale con Roma dove verrà proclamato Beato Giovanni Paolo II; ore 14.30 Testimonianze di coppia e memoria del pontificato di Giovanni Paolo II. Info: Ufficio famiglia Via Trieste 13 - 25121 – Brescia tel. 030.3722.234 fax: 030.3722.265 sito: www.diocesi.brescia.it

Giovedì 21 aprileOre 9.30 - Brescia - S. Messa crismale.Ore 16.30 - Brescia - S. Messa presso il carcere di Canton Mombello.Ore 20.30 - S. Messa In Coena Domini in Cattedrale.

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n un periodo durante il quale la questione abitativa è riemersa anche a Brescia in tutta la sua urgenza, la feconda e intelligen-te collaborazione intessuta tra

la Congrega della Carità Apostolica, il Comune di Brescia e la Regione Lombardia, ha condotto all’assegna-zione di ben 88 nuovi alloggi, 86 dei quali localizzati in via Mazzucchelli in città; assegnazione avvenuta nelle scorse settimane.Tali abitazioni, interamente rinnova-te grazie a recenti lavori, sono sta-te concesse in locazione a canone moderato dalla Congrega a seguito di un bando pubblico concluso il 16 dicembre dello scorso anno: come concordato con il Comune, i canoni

sono stati ulteriormente ridotti ri-spetto ai parametri regionali del ca-none moderato grazie al ricorso alle risorse destinate dalla Congrega alla beneficenza.Il “Quartiere Mazzucchelli” – ancor oggi noto a molti bresciani come ‘le Congreghe’ – è uno dei più antichi esempi di edilizia popolare della no-

Mentre nelle altre note di questa pagina si parla delle vicende storiche del Quartiere e del contesto in cui si è realizzata la ristrutturazione, qui ci soffermiamo sugli interventi realizzati e sui costi sostenuti dalla Congrega, che ammontano complessivamente a otto milioni di euro – di cui 6 milioni e 900mila euro per la ristrutturazione vera e propria, e i restanti per le opere accessorie – a fronte dei quali la Regione

Lombardia, nell’ambito dell’Aqst (Accordo quadro di sviluppo territoriale per la casa), ha erogato un finanziamento pari a euro 2.229.500. L’assegnazione degli alloggi è stata regolata lo scorso autunno con la sottoscrizione di due distinte convenzioni, stipulate tra il Comune di Brescia, la Regione Lombardia e la Congrega della Carità Apostolica. Gli obiettivi perseguiti con tali atti sono la massima trasparenza

ed efficienza, nel rispetto della normativa che regola la materia. Oltre agli appartamenti – integralmente rimaneggiati, sia nella dotazione impiantistica, sia nella distribuzione dei locali – sono stati recuperati anche gli spazi del sottotetto per destinarli a nuove unità immobiliari e sono state eliminate le barriere architettoniche. Per la prima volta, infine, sono stati installati gli ascensori nelle scale che servono i fabbricati.

stra città, e fu modello e riferimento per contemporanei e successivi in-terventi pubblici. Il rione è ubicato a Brescia, nella zona di Fiumicello, tra via Mazzucchelli, via Cocchetti e via Carducci; è formato da 11 edifi-ci che furono edificati per iniziativa della Congrega stessa durante il pri-mo quarto del Novecento, allo sco-po di essere destinati alle famiglie operaie che tra XIX e XX secolo af-fluivano sempre più numerose dalle

campagne e dalle valli per insediar-si nel nascente comparto industria-le cittadino. A tali nuclei familiari, al tempo, erano di norma date in affitto abitazioni malsane, molto spesso fa-tiscenti, nelle quali era anzitutto im-possibile condurre una vita serena. Al contrario, gli edifici costruiti dal-la Congrega intorno a grandi cortili dov’era possibile coltivare la vita di comunità, erano forniti di servizi – non da ultimo da servizi igienici ed

idrici – di standard particolarmente elevato per il tempo. La sinergia spe-rimentata con il Comune e la Regione tramite l’Accordo quadro di sviluppo territoriale ha consentito di realizza-re il radicale intervento di recupero sopra accennato – progettato inter-namente dall’Ufficio patrimonio del-la Congrega – che aggiorna agli stan-dard abitativi odierni l’intervento co-struttivo realizzato dal Sodalizio agli inizi del Novecento.

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egli ultimi decenni, si so-no moltiplicati gli studi sull’ambiente, sui cam-biamenti del clima, sulle fonti di energia. All’in-

terno della comunità scientifica si è aperto un dibattito tra coloro che sot-tolineano i forti rischi che l’umanità sta correndo in merito agli sconvol-gimenti ambientali, e che prevedono un futuro catastrofico, e coloro che sminuiscono il fenomeno dicendo che esso rientra nel processo natu-rale, che procede in modo ciclico da migliaia di anni.Su questo argomento, che è cruciale per il nostro tempo, si è incentrata la conferenza di Luca Mercalli, dal titolo “Clima ed energia, una sfida e una necessità per il nostro benesse-re futuro”, tenuta nel complesso di San Cristo di Brescia.Il giovane studioso, noto anche per la sua partecipazione al programma televisivo di Fabio Fazio “Che tem-po che fa”, si sente più vicino alla

dell’inquinamento, ma il cammino è ancora lungo.Secondo Mercalli, bisogna accelera-re i tempi: il 2011 può essere l’anno della svolta. Ci dobbiamo rendere conto che corriamo il rischio di tor-nare indietro nei secoli, di perdere i nostri vantaggi, di cadere in una nuova epoca buia. Se non vogliamo regredire, dobbiamo recuperare i veri valori della nostra esistenza, rispettare di più noi stessi, quindi amare l’ambiente in cui viviamo, che è la nostra casa che ci è stata data in dono.

posizione dei pessimisti che fanno notare i gravi pericoli che stanno emergendo dall’inquinamento am-bientale e dalle anomalie climatiche. Mercalli afferma che si tratta di una questione strategica che dovrebbe essere al centro dell’interesse co-mune e dell’azione politica poiché riguarda il nostro futuro prossimo. Già Aurelio Peccei, economista, manager della Fiat nei primi anni ’70, nel suo “I limiti della crescita” mostra tutte le contraddizioni, le lacune dello sviluppo economico e industriale del mondo contempora-neo. I suoi studi fanno capire che le

risorse che l’uomo sta usando per la crescita produttiva, come il petrolio, il gas, sono beni finiti, non inesauri-bili; di conseguenza, tale processo non può continuare all’infinito, ma bisogna cambiare strada. Purtrop-po, il libro di Peccei non ha avuto molta risonanza, benché sia stato ripubblicato nel 2006: Mercalli dice, con amara ironia, che anche i mass media si occupano più di gossip, di questioni futili, che di problemati-che ambientali che mettono in di-scussione la nostra stessa presenza sulla Terra. Intanto l’umanità è passata dai 4 mi-liardi del 1972 ai 7 miliardi di oggi, l’ambiente è peggiorato, le risorse cominciano a scarseggiare. Possia-mo ancora fare qualcosa? Secondo Mercalli sì, però bisogna agire con sollecitudine contro l’inquinamento. Il surriscaldamento del pianeta, an-che se non tutti lo ammettono, è evi-dente. Nelle immagini del satellite, infatti, si notano delle vaste zone di

colore rosso, che sono in aumento rispetto alle rilevazioni precedenti e indicano il cambiamento del clima. Tale processo si può vedere anche nelle anomalie di alcuni fenomeni, come le forti tempeste in Austra-lia, l’estate record della Russia nel 2010, le alluvioni catastrofiche del Pakistan.Mercalli ricorda, inoltre, che il Cnr di Bologna sta studiando i ghiacciai: il loro spessore si sta riducendo in modo progressivo, comprometten-do l’equilibrio climatico del pianeta. Se lo scioglimento dovesse prose-guire con questi ritmi nei prossimi anni, ci sarebbero fenomeni cata-strofici come l’innalzamento dei li-velli dei mari.La politica è in ritardo: alcuni Paesi hanno agito con maggiore attenzio-ne, come la Svizzera, i Paesi scan-dinavi, mentre l’Italia sta sottovalu-tando il problema. Il Protocollo di Kyoto del 1992 ha fissato degli obiet-tivi da raggiungere per la riduzione

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Sabato 16 aprile alle 15.30 aprirà la vendita dei biglietti per il concerto di Claudio Abbado che il 9 giugno sarà sul palcoscenico del Teatro Grande alla guida dell’Orchestra Mozart. Durante la serata, inoltre, si distingueranno due grandi solisti per altrettante celebri pagine mozartiane: l’oboista Lucas Macias Navarro interpreterà il “Concerto per oboe in Do maggiore” K 314 e la violinista Isabelle Faust il “Concerto per violino e orchestra n. 5 in La maggiore” K 219. Il programma

prevede anche la “Sinfonia n. 35 in Re maggiore” K 385 “Haffner” e si concluderà nella seconda parte con una delle opere più celebri di Beethoven, la “Sinfonia n. 6 in Fa maggiore op. 68” nota come “Pastorale”.Sarà uno dei grandi eventi della storia musicale della nostra città che avrà l’onore di ospitare uno tra i più importanti direttori a livello mondiale nell’unica data in Lombardia del 2011. L’evento coronerà la prima parte della

Stagione del Massimo cittadino, sottolineando l’imprinting di unicità e internazionalità che la Fondazione del Teatro Grande pone tra i suoi obiettivi primari. La Fondazione riserverà una attenzione particolare agli under30 che avranno la possibilità di acquistare biglietti di seconda galleria al prezzo di 20 euro. Biglietto intero per platea e palchi 1°, 2° e 3° ordine a 160 euro; prima galleria e 4° ordine palchi, 70 euro; seconda galleria 40 euro. Info: www.teatrogrande.it

resso il complesso di San Cristo a Brescia, si è tenu-to un incontro con il noto filosofo Salvatore Natoli, ordinario di Filosofia teo-

retica presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, sul tema “Stare al mondo: l’emergenza etica”. L’incontro è stato proposto dall’associazione cul-turale “Ripensare il mondo”.Natoli ha sottolineato come nel no-stro mondo l’accelerazione esaspe-rata nel fare ha portato alla perdita dell’orizzonte in cui si opera e, quin-di, del senso di ciò che si fa. Prova di questo è la difficoltà di incontrare persone che trovino senso nel lavoro che svolgono. Oggi, “fare il bene” non è cercare di conformarsi a un bene oggettivo, ma costruire un bene sog-gettivo, costantemente valutato in base alla soddisfazione personale. In questo orizzonte, si è chiesto Natoli, c’è ancora posto per il bene comune?La risposta è favorevole solo se si accetta di ricostruire la morale. Que-sta, contrariamente a quanto vuole il senso comune, non è un dovere, ma si basa sull’inevitabilità del legame. L’uomo nasce da un legame e perdu-ra nell’essere finché ci sono legami. L’unica cosa che l’uomo ha la facol-tà di decidere, dal momento che non decide di nascere e, tendenzialmen-te, non può decidere quando morire, è valorizzare il tempo che gli è dato. Tutto ciò premesso, è evidente che

nessun individuo è sufficiente a se stesso e per realizzarsi ha bisogno degli altri, della comunità. È nella co-munità che l’uomo nasce, che riceve la formazione, e che agisce e produ-ce. Ma ogni uomo è allo stesso tempo un individuo unico e irripetibile. L’eti-ca sta proprio in questa tensione co-

stante tra appartenere e appartenersi. Il legame, tuttavia, tende a rompersi da un lato se la comunità non libera i soggetti che genera, ma li tiene sog-giogati, dall’altro se l’individuo vuole liberarsi da solo e fare a meno della comunità diventandone nemico. Qui sta il male, nella divisione. Oggi as-sistiamo a molte vite scisse: l’uomo vuole essere completamente libero, ma desidera allo stesso tempo anche la protezione della comunità. L’uomo contemporaneo è certamente più libe-ro, ma anche più solo e abbandona-to a se stesso. Ricostruire l’etica vuol dire rimettere in moto i legami, ov-vero costruire quelle condizioni per cui l’individuo si realizza grazie alla comunità che a sua volta ha creato le condizioni per la sua realizzazione e, una volta realizzato, contribuisce nella comunità alla realizzazione de-gli altri individui.L’etica allora non è privazione, ma realizzazione di sé all’interno di un orizzonte complessivo in cui il dove-re è secondario all’essere. “Devo per-ché sono fatto – ha detto Natoli – non faccio perché devo”. Un soggetto si realizza quando, aiutato da altri, sco-pre le sue capacità e sa governare il proprio desiderio, potenzialmente il-limitato, senza per questo inibirlo. Il primo e più grande peccato dell’uo-mo, ricorda la Genesi, non è forse il pensare di poter fare a meno di tutti, anche di Dio?

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alter Malosti, dopo il pre-mio 2009 dell’Associa-zione nazionale critici italiani per la regia degli spettacoli “Quattro atti

profani” di Antonio Tarantino e “Ve-nere e Adone” di Shakespeare, affron-ta per la prima volta Molière ne “La scuola delle mogli”. Semplice la tra-ma di questo spettacolo che ebbe un enorme successo fin dalla sua prima messa in scena nel 1662: Arnolphe, inventatosi “Signore del Ceppo”, è un feroce sbeffeggiatore delle disgrazie coniugali, pensatore sui generis, os-sessionato dall’idea di costruirsi una moglie perfetta, una sorta di bambola innocente, schiava e ottusa, che lo ri-sparmi dalle corna. Arnolphe sta per sposare la giovanissima Agnès, una trovatella che egli stesso ha cresciu-to ed educato, con la complicità delle suore di un convento, nella più totale ignoranza. Ma la Natura sceglie per-corsi imprevedibili e Agnès muterà in maniera travolgente il suo destino e quello di Arnolphe.“La scuola delle mogli” – afferma Valter Malosti – ha ricevuto un’at-tenzione distratta in Italia, perché

la tragedia, annidata nella struttura di geniale farsa, complica maledet-tamente i piani di chi deve ricrearlo. Si tratta di un testo che ruota attor-no a un’idea fissa: le corna (in effet-ti il tema attraversa tutta l’opera di Molière). Un altro tema che mi pare fondamentale è il rapporto malato di vittima-carnefice che suona sordo, come un inquietante basso conti-nuo, in sottofondo a tutta la compo-sizione degli scoppiettanti dialoghi tra Agnès e Arnolphe, che si aprono a squarci inaspettati di cruda verità. Colgo nella pièce un carattere visio-nario: il delirio in cui sprofonda Ar-nolphe al termine della commedia si trasforma in una vera e propria anatomia della rovina; rovina di cui è egli stesso l’artefice. Stabilito il fatto che ‘La scuola delle mogli’ non è una semplice farsa, sosten-go che la farsa naturalmente debba conservarsi. Attraverso un processo di ri-creazione del testo, seguendo anzitutto un intuito musicale e gui-dato nella traduzione da un gesto linguistico che deve poi farsi teatro, ho costruito una partitura che pas-sando per il melodramma verdiano

arriva alla canzone, all’hip hop, e ho trovato una misura espressiva in versi liberi, giocando con la lingua attraverso rime, assonanze e ritorni di suono, ma con una grande econo-mia di sillabe; a volte screziandola con un francese maccheronico, eco della lingua artificiale dei comici italiani che dominavano i palcosce-nici parigini del Seicento. L’utopia è ritrovare, almeno in piccola par-te, la folgorante musica di Molière, che nell’originale francese deflagra e scintilla per mezzo del verso ales-sandrino e delle rime, vibrando con una corda quasi pre-mozartiana, e trovare uno spazio nell’immaginario delle persone che condivideranno con noi questo viaggio”.

L’intervento denominato “Sorrisi Li-berati” rientra nel progetto “Cantie-ri sociali” e si colloca nel panorama di ricerca di Teatro Inverso rivolto a temi sociali e prevede nello specifi-co la realizzazione di un video spet-tacolo con accompagnamento mu-sicale dal vivo eseguito da Rober-to Perata (direttore della Scala di Milano); due spettacoli (di cui una prima nazionale assoluta) seguiti ciascuno da un “dibattito/chiacchie-rata” sul tema sociale affrontato in un clima di confronto e conoscenza dell’argomento. Per la realizzazione dei dibattiti sono stati coinvolti co-me relatori vari professionisti del settore e associazioni presenti sul territorio bresciano; un laboratorio gratuito di tre serate rivolto a geni-tori e educatori per imparare a rac-contare e inventare le fiabe.Gli spettacoli si terranno al Teatro Comunale di Casazza alle ore 21 e il biglietto d’ingresso ha il costo di 1 euro per tutti. Il laboratorio è gratuito ma con prenotazione ob-bligatoria.Il cartellone si apre venerdì 15 apri-le con “M. 2011” di # P.D.A., video spettacolo con accompagnamento musicale dal vivo eseguito da Ro-berto Perata sul tema della pedo-filia. Segue, il 29 aprile, “Nuvole al guinzaglio” di Teatro Inverso - video lettura sui diritti del fanciullo. A se-guire il dibattito “Sui minori: diritti, prevenzione e giustizia”. Interver-ranno Paola Becchetti e Gabriele Angoscini della cooperativa sociale onlus “Il calabrone”, Federica Pa-cella del comitato Unicef di Brescia e Carlo Alberto Romano, presidente dell’Associazione Carcere e Territo-

rio onlus Brescia. Il 6 maggio, l’ap-puntamento è con “La giocatrice” di Teatro Inverso (prima assoluta) spettacolo sulla famiglia, la madre e la perdita di un figlio. A seguire, anche in questo caso, il dibattito “Donna e madre: quando l’assenza significa presenza”. Interverranno Bianca Frigoli, dirigente dell’istitu-to Vittoria Razzetti onlus e Roberto Merli, presidente dell’Associazione italiana familiari e vittime della stra-da onlus con uno psicologo. Lune-dì 16, 23 e30 maggio si svolgerà il “Laboratorio raccontare”, gratuito e rivolto ai genitori per imparare a raccontare fiabe in maniera creativa ai propri figli. Presso Teatro Inver-so, via Tosoni 13 a Brescia (prenota-zione obbligatoria allo 0303701163). Info: www.teatroinverso.it

Brescia, Bergamo, Fano, tre cit-tà unite sotto un solo signore. È proprio da questi centri del potere che si snoda il convegno “Nell’età di Pandolfo Malatesta. Signore a Bergamo, Brescia e Fano agli inizi del Quattrocento”. Brescia, per 15 anni capitale della signoria malate-stiana e centro artistico, economi-co e amministrativo, ha ospitato il primo dei tre giorni di convegno, mentre per venerdì 15 aprile alle 8.30 è previsto il trasferimento in autobus da Brescia al castello di Clusane d’Iseo, dove la mattinata sarà scandita dagli interventi di

importanti studiosi e dalla presen-tazione del libro di Elisabetta Con-ti “Un inedito registro di Pandolfo Malatesta”. Nel pomeriggio i parte-cipanti potranno visitare Bergamo e i luoghi di Bartolomeo Colleoni e partecipare al convegno presso la sala Funi della Banca Popolare di Bergamo. L’iniziativa si concluderà sabato 16, con il trasferimento da Brescia a Fano alle ore 7.30 seguito dalla visita alla mostra dedicata al condottiero e dall’ultima parte del convegno. Per informazioni e pre-notazioni è possibile telefonare al numero 0302293376 (e.b.).

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’Associazione per l’arte “Le Stelle” propone due iniziative di carattere artistico con l’intento di avvicinare al cuore del

mistero cristiano attraverso l’arte contemporanea. La prima iniziativa è una mostra intitolata “Cosa ti ho fatto?” allestita presso la Cappella di Santa Maria nella parrocchiale di San Giovanni Evangelista. Una domanda lancinante, quella del ti-tolo, che richiama le lamentazioni di Dio – pronunciate attraverso la bocca del profeta – rivolte al popolo d’Israele. Parole che la liturgia cri-stiana utilizza nell’adorazione del-la Croce del Venerdì Santo e che in questa esposizione risuonano forte-mente nelle opere di Andrea Cere-da, Armando Fettolini, Gianni Bu-cher, Rinaldo Turati, Hermann Josef Runggaldier. Il dolore di Gesù, nel-la croce, nella corona di spine, nel suo giacere estremo tra le braccia della Madre, si raccorda al dolore dell’umanità, straziata e cancellata nell’orrore dei campi di sterminio. L’esposizione sarà aperta ai visita-tori tutti i giorni sino al 30 aprile nei giorni feriali (9.30-11.30/15.30-18) e festivi (11-12/15.30-17).Tesa a stimolare la riflessione qua-resimale, è anche la seconda espo-sizione (questa però in San Zeno-ne all’Arco, fino al 25 aprile dalle 16 alle 19) “E abbiamo visto la sua gloria”, che pone due artisti a con-fronto su uno dei temi centrali del-la nostra esistenza: il Crocifisso, incontro con il dolore, con l’uomo/

Uomo del dolore. Cristo crocifisso diviene così il focus verso cui gra-vitano Paolo Dolzan, legato perdu-tamente alla propria umanità fino a togliere il posto a Dio, e Armando Fettolini, che al Golgota non si ar-resta, crede e testimonia il seguito.Le tele di Dolzan (artista trentino) nascono da un lungo, macerante percorso di approfondimento fi-losofico, dalla ricerca espressiva, esasperata di quell’angoscia che

la sofferenza e la morte proprie dell’umanità gli trasmettono, dal vo-ler assorbire dal tragico (cosa di più spietato di un crocifisso?) al subli-me la forma, rivivendola nell’arte. Vede la gloria ma non la testimonia, e forse per questo chiede di essere benedetto d’acqua santa, lui che af-ferma “Non v’è amore più grande dell’amore di Dio, soprattutto se Lui non esiste”, lui che titola in mi-nuscolo cristo, ma pone Lui (Dio), in maiuscolo.Armando Fettolini, milanese, dopo aver per anni scandagliato il dolo-re dell’uomo dalla parte della Cro-ce, risponde all’urlo di Dolzan con una istallazione dove il simbolo assurge al suo più alto significato: incarnarsi nell’oggetto stesso. Ha visto, meditato, dipinto nel dolore la Gloria, oggi vuole testimoniarla. Lasciata sul Golgota la croce, dona alla nuova Chiesa tre strumenti per il seguito, che non può prescinde-re dal dolore partecipe (corona di spine), dalla responsabilità di te-stimonianza (inchiodati a essa dal mandato di Cristo), dalla purifica-zione (il lenzuolo di lino che rico-pre quotidianamente l’altare della nostra esistenza).Diavolo e acqua santa? Più sempli-cemente due artisti che non disde-gnano di affrontare il sacro, di speri-mentare nuovi cammini, di testimo-niare con la sensibilità contempo-ranea il dramma di chi quotidiana-mente deve portare la sua croce per seguire il Maestro o semplicemente per portarla con dignità.

Giovanni Tomasini, diplomato presso il dipartimento di design Laba, si è classificato al concorso “Legno dingegno 2010 – 2011” indetto dal consorzio Rilegno. L’esposizione dei 21 prototipi dei progetti selezionati avverrà presso l’area espositiva milanese Spazio ReFile di via Ventura 4, inserito nel circuito FuoriSalone. Si tratta di un evento sul tema della trasformazione e recupero del materiale di scarto in una nuova risorsa. Circa 400 mq

ospiteranno un’area espositiva con protagonisti progetti di designer selezionati, e un’area interamente dedicata a workshop – laboratori in linea con i principi del design sostenibile.L’evento si inserisce nel circuito ufficiale Ventura Lambrate e intende rivolgersi ai visitatori in un modo innovativo, invitandoli in prima persona a prendere parte allo stesso il cui tema è proprio della Filosofia ReFile: “Recupero e Riuso della materia prima”.

Un tema di grande attualità è l’argomento dell’ultimo libro di Dario E. Viganò, ordinario di Teologia della comunicazione e preside dell’Istituto pastorale Redemptor Hominis della Pontificia università lateranense.Youtube, Facebook, Twitter e più generalmente il mondo del web sono i canali di comunicazione a cui guarda con sempre maggiore attenzione la Chiesa cattolica per fare arrivare il suo messaggio evangelico. Una necessità per

stare al passo con i tempi e per conquistare e sensibilizzare anche il pubblico giovane. È così anche per gli spot 8x1000 la cui analisi è l’oggetto del nuovo volume di Dario E. Viganò “Chiesa e pubblicità – Storia e analisi degli spot 8x1000”.Il volume vuole essere un’analisi, in particolare dal punto di vista semiotico, delle strategie di comunicazione dell’8x1000, con particolare attenzione alle campagne condotte dalla televisione a partire dai primi anni Novanta.

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Mentre prosegue la sezione “Terra di passione” del Festival Crucifixus (e di cui vi diamo conto per alcuni appuntamenti tra le “brevi” delle pagine di Eventi), è bello dedicare anche solo poche righe a segnalare lo spettacolo che si è svolto a Verziano. Siamo in un bar con diversi avventori seduti ai tavolini. Chiacchiere “da bar”, uomini e donne, famiglie piuttosto che amici, situazioni che si sviluppano... Sembra tutto normale, se non

fosse per la risposta dei clienti alla richiesta del barista “E chi paga?”: “Stiamo già pagando tutti”. Una vera emozione assistere a questo spettacolo che nasce dalla collaborazione tra Crucifixus, l’Università cattolica e, ovviamente, la Casa di reclusione di Verziano con il gruppo di reclusi che partecipa al laboratorio. Un’emozione unica che nasce dall’impegno serio dei detenuti e che è veramente un peccato riservare a pochi fortunati (m.l.).

all’Honduras arrivano le immagini dei vip dell’Iso-la dei Famosi, il reality show in onda su Rai 2 , ma la realtà più leale di

questo Paese non è quella dell’Isola, bensì quella di un piccolo e marto-riato Paese con una situazione inter-na drammatica fatta di repressioni e violenze a seguito del colpo di Sta-to perpetrato dall’italo-honduregno Roberto Micheletti nel giugno 2009. Il golpe è stato supportato da lati-fondisti, da buona parte delle classi dirigenti locali, dalle multinazionali che sfruttano le risorse del Paese. Il colpo di Stato ha significato, oltre all’esilio forzato del legittimo presi-dente Manuel Zelaya, svariate decine di morti, centinaia di torturati, de-tenzioni illegali, controllo dei mezzi di comunicazione.A portare la testimonianza di quan-to è successo e sta accadendo in Honduras, padre Andrès Tamayo, ospite, nei giorni scorsi dei missio-nari comboniani per un incontro sul tema “La parola dall’Honduras che r-esiste”, promosso dal Centro missionario diocesano, missionari comboniani, Ufficio diocesano di Pastorale sociale-Salvaguardia del Creato, Centro universitario dioce-

sano e Commissione giustizia e pace. Padre Tamayo, nato in El Salvador, sacerdote, leader ecologista del Mo-vimento ambientalista dell’Olancho (Mao), fin dai primi anni Novanta è stato a fianco della popolazione honduregna nella lotta per la salva-guardia delle foreste della regione di Olancho, nel nord dell’Honduras. Mi-nacciato più volte di morte già prima del golpe militare, nel 2004 ha vin-to il premio “Nobel alternativo per l’ambiente” e, nel 2010, ha ricevuto il riconoscimento internazionale “Ho-nor et dignitas” per il suo infaticabile e rischioso impegno per la giustizia, i diritti umani e la pace.Dopo il colpo di Stato del giugno 2009, padre Andrès è stato costret-to ad abbandonare l’Honduras, ma continua il suo cammino vicino al popolo honduregno perseguitato e sofferente.“Non si sa niente dell’Honduras – ha esordito padre Andrès – perché si di-ce che questo Paese non dà niente, ma ciò non è vero, perché il territo-rio dell’Honduras è ricco di argento, legno pregiato e terra fertile risorse che sono sfruttate dalle multinazio-nali”. Padre Andrès ha denunciato la situazione drammatica in cui si trova il Paese. Dal giorno del col-

po di Stato, in Honduras sono state uccise e rapite centinaia di persone e calpestati i diritti umani nel silen-zio più totale dei mezzi di informa-zione, nazionali e internazionali. La popolazione si è opposta all’allonta-namento forzato del legittimo presi-dente Zelaya, lo ha appoggiato con manifestazioni pacifiche, chieden-do il suo ritorno. Ancor oggi, gran parte della popolazione si oppone al neo presidente Lobo e continua a opporsi attraverso il Fronte naziona-le di resistenza popolare (Fnrp) un movimento non violento che riuni-sce persone di tutte le classi sociali dagli intellettuali ai contadini, dagli artisti ai sindacalisti, dai giovani alle donne. Padre Andrès chiede a noi di dar voce a quello che sta accadendo nel suo Paese e sostenere il Fronte nazionale di resistenza popolare.

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Da decenni nelle case italiane si combatte un’aspra battaglia: quella fra la televisione e la realtà. Un fil-tro attraverso il quale tutto ciò che fa parte della realtà viene mediato, rimaneggiato a seconda della volon-tà di chi ce lo racconta. È proprio la volontà degli operatori della comu-nicazione a definire lo stile comu-nicativo di un programma o di una rete televisiva. Spesso abbiamo as-sistito a un uso sbagliato di questa volontà anzi, spesso la realtà che la televisione ci ha offerto non aveva nulla a che vedere con ciò che acca-deva fuori dal nostro salotto. Ma per fortuna qualcuno è ancora convinto

che la propria volontà possa essere usata al servizio dei telespettatori, senza dover essere camuffata o ri-baltata a seconda degli interessi in gioco. È questo il caso di Giovanni Anversa e del suo “Racconti di vi-ta”, in onda su Rai Tre ogni dome-nica alle 12.55. Una trasmissione di attualità e di approfondimento gior-nalistico che indaga sull’Italia rac-contandola attraverso storie private di cittadini. Realtà con le quali tutti, in un modo o nell’altro, conviviamo, ma che spesso in televisione sono lasciate da parte o raccontate con luoghi comuni o peggio stereotipi e pregiudizi. L’Italia delle vittime del-

la mafia, dei malati di sclerosi multi-pla, dei lavoratori precari, delle stra-gi del sabato sera. Gli italiani che non arrivano alla fine del mese, che vogliono creare un’associazione, che decidono per il consumo critico, che combattono per l’ambiente. La realtà di tutti i giorni, quella che fa volentieri a meno dello spettacolo e della fama. La vita di chi supera un ostacolo o viene messo alla prova da un evento inaspettato. Per rias-sumere, il mondo, quello vero, che ci circonda. Un luogo sociale, quello delle vite della gente comune, mol-to delicato da trattare in televisione, nel quale è molto difficile muoversi

senza rovinare tutto, senza scadere nella più becera sovraesposizione di drammi privati, ai quali spesso ci capita di assistere un po’ ovunque: una violenza psicologica a 360 gra-di, che purtroppo molte trasmissioni da anni si vantano di saper fare con “professionalità”.“Racconti di vita” non è la tv del do-lore, pur raccontando spesso storie di dolore. Non mostra soddisfatta le lacrime delle “mamme coraggio”, pur dando spazio a racconti di dram-mi famigliari. Giovanni Anversa, una laurea in sociologia e una carriera da giornalista costellata di succes-si, da anni conduttore e ancor pri-

ma autore del programma, decide di dare sì spazio alle storie quotidiane dei cittadini, ma lo fa con un approc-cio giornalistico, per nulla teatrale o schiavo degli stereotipi dello spet-tacolo. Le realtà che conosciamo, un’ora alla settimana, con “Racconti di vita” valgono più di tutto il resto della televisione finta e artefatta, che si prende quasi tutto il nostro tempo di telespettatori. Il pubblico deve confrontarsi con questa televi-sione dell’irrealtà attraverso un uso critico, positivamente impegnato a scegliere programmi che veramente hanno qualcosa da dare e non solo da prendere.

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Navigando su internet si può tro-vare ogni genere di informazione. Guardando “The next three days” abbiamo scoperto che è anche possibile apprendere come aprire la portiera di un’auto senza avere la chiave o progettare una fuga dal carcere (quasi) perfetta. Non esat-tamente una lezione edificante, ma almeno in questo caso destinata a produrre un danno limitato: perché il film di Paul Haggis lascia pochi dubbi sul fatto che la persona da far

icono sia una delle can-tanti più difficili da ge-stire. Conoscendo il suo estro e il suo carattere bizzarro non facciamo

fatica a crederlo. È indubbio però che sia una delle poche star rimaste in circolazione, a dispetto dell’età non più verde e dell’avanzata delle nuo-ve proposte. Patty Pravo, all’anagra-fe Nicoletta Strambelli, ha trascorso i primi anni dell’adolescenza a Vene-zia con la nonna. Fin da piccolissi-ma ha studiato danza e pianoforte, seguendo anche un corso di direzio-ne d’orchestra. Successivamente si è trasferita a Roma, dove ha comin-ciato a farsi notare col nome di Guy Magenta. La successiva scelta del cognome d’arte Pravo, venne fatta dalla cantante in riferimento all’Infer-no dantesco (“guai a voi anime pra-ve”, cioè malvagie). Ha attraversato da protagonista 40 anni della canzo-ne italiana, da quando giovanissima impazzava nelle notti del Piper ro-mano. Era l’epoca in cui in Italia era in voga il beat e funzionavano bene le versioni italiane di canzoni inglesi. Così Patty si fece conoscere con “Ra-gazzo triste”, versione di “But you’re mine” di Sonny & Cher, tradotta da Gianni Boncompagni. Ma la definiti-va consacrazione avvenne con “La

bambola”, canzone che in un certo senso rappresentava il movimento femminile e la sua emancipazione. Tra molti successi e qualche caduta di tono, Nicoletta Strambelli è riu-scita a raccogliere attorno alla sua musica un pubblico fedele, che ama il suo talento e la sua originalità. An-cora oggi Patty Pravo riesce a colpi-re e provocare, anche quando, come all’ultimo Festival di Sanremo, le sue prestazioni non sono impeccabili. Nonostante ciò la canzone ”Il vento e le rose”, tra le migliori in rassegna, sta funzionando, così come il cd “Nel-la terra dei pinguini” che contiene il brano cantato in due versioni, la pri-ma solamente da Patty e la seconda, che chiude il disco, eseguita in com-pagnia di un altro cantante tutto ge-nio e sregolatezza come Morgan. L’in-tero disco stupisce per l’equilibrio e l’eleganza, e ribadisce come Nicolet-

ta sia particolarmente attenta a rea-lizzare prodotti a lunga scadenza. Un album che rilancia Patty Pravo a di-stanza di sette anni dall’ultimo suo cd di inediti, con quel suono moderno il cui merito è da attribuire a un eccel-lente lavoro d’équipe coordinato dal maestro Diego Calvetti direttore arti-stico, che ha coinvolto artisti giovani e talentuosi come Giuliano Sangiorgi dei Negramaro (sue un paio di canzo-ni, “Unisono” e “Cielo”). Canzoni va-rie, che debordano nel rock in più di un passaggio ma che si apprezzano in particolare quando il cerchio rimane chiuso attorno a suoni d’atmosfera, come “Basti tu”, “Il vento e le rose”, “Unisono” e “Sogno”, altra chicca del disco, estrapolata dalla colonna sonora del film campione di incassi “Mine vaganti”. Tra tanto eclettismo spicca la presenza di una canzone antica come “Mille lire al mese”, che Patty Pravo riesce a rendere in ma-niera impeccabile, senza stravolgi-menti ma con rara delicatezza. “Nella terra dei pinguini” viene proposto da Patty Pravo, unitamente ai suoi suc-cessi, giovedì 15 aprile nella magica atmosfera del Teatro Grande, loca-tion particolarmente adatta a una si-gnora della canzone italiana, che in concerto risulta sempre particolar-mente magnetica.

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evadere sia innocente, innocentis-sima. Questa mancanza di ambigui-tà, enfatizzata in modo pedante nel finale, è in fondo uno dei limiti prin-cipali del racconto. Che concentra la tensione sullo squilibrio tra le forze – psicologiche e logistiche – a disposizione di un uomo qualun-que e la pericolosità del gesto che ha deciso di compiere.L’uomo è il professor John Bren-nan, un Russell Crowe appesantito per quanto possibile e, a un certo

punto, anche malmenato. La sua famiglia conduce un’esistenza feli-ce finché un mattino, all’improvvi-so, la bella moglie Lara (Elizabeth Banks) viene arrestata. È accusata di avere ucciso il suo capufficio e tutte le prove sono contro di lei. In pochi minuti passano tre anni: Jo-hn si è adattato a una precaria ge-stione del figlio Luke, Lara aspet-ta invano il responso dell’appello. Svanita ogni speranza ma non l’as-soluta certezza dell’innocenza del-

la moglie, John concepisce l’idea di farla uscire di prigione con la forza.Haggis, sceneggiatore di talento e regista dell’ottimo “Nella valle di Elah”, ha riadattato per l’occasione il thriller francese “Pour elle”. Ha infuso nella pellicola la sua capaci-tà di costruire atmosfere di pesan-te inquietudine penetrando con le immagini l’angoscia dei personaggi, pedinandoli tra sfondi urbani che amplificano il senso di sofferenza. Russell Crowe corrisponde alle at-

tese caricandosi sul volto il dolore dell’uomo innocente al quale man-ca improvvisamente la terra sotto i piedi. Una sceneggiatura scaltra lo aiuta a restare credibile anche quando il film si spinge oltre i con-fini dell’inverosimiglianza. Nella parte finale, con il protagonista in fuga, la storia assomiglia a tante già viste. Diventa un prodotto di gene-re, meno incisivo del precedente lavoro di Haggis; capace però di te-nerci avvinti fino all’ultimo minuto.

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ono stati 15mila in meno rispetto al 2009 gli infor-tuni sul lavoro registrati in Italia lo scorso anno. I da-ti, diffusi dall’Inail parlano

di 775mila denunce di infortunio nel 2010, in calo rispetto alle 790 dell’an-no precedente. I numeri conferma-no, pur nella gravità del fenomeno, la tendenza decrescente iniziata nel 2002. Nel corso del 2010 gli infortuni mortali sono scesi sotto il muro dei 1000, le 980 vittime dello scorso an-no rappresentano una considerevo-le diminuzione rispetto alle 1053 di 12 mesi precedenti. Particolarmente significativa è stata la riduzione delle vittime nel settore delle costruzioni, settore che insieme a quello dell’in-dustria è sempre stato in testa alla triste graduatoria. Nonostante questi dati, però, l’Inail nel suo rapporto 2010 ha definito an-cora inaccettabile la dimensione del fenomeno. Sono ancora troppi gli in-fortuni sul lavoro e tante le vittime

gato Piovanelli. “Nonostante la cri-si, nonostante siano calate le attività e sia aumentato il ricorso alla cassa integrazione, si continua a morire o a rimanere gravemente feriti sui luo-ghi di lavoro. L’Anmil ha chiesto apertamente a tutte le autorità locali, di focalizza-re l’attenzione su questo problema, facendosi a propria volta portavoce delle iniziative di sensibilizzazione. Tra le prime realtà ad accogliere l’appello dell’Anmil c’è la Confar-tigianato bresciana che ha deciso d’iscriversi all’associazione in quali-tà di socio sostenitore istituzionale.

L’Associazione commercianti della provincia di Brescia rende noto che sono state introdotte nuove disposizioni che riguardano il rinnovo dell’iscrizione all’Albo nazionale dei gestori ambientali.Le novità interessano tutti i produttori iniziali di rifiuti non pericolosi che effettuano operazioni di raccolta e trasporto dei propri rifiuti e per i produttori iniziali di rifiuti pericolosi che effettuano servizio di raccolta e trasporto degli stessi in quantità

non superiore ai 30 kg o 30 litri al giorno. Nello specifico è stato previsto che i soggetti che si sono iscritti all’Albo entro il 14 aprile 2008 sono tenuti alla presentazione della domanda di rinnovo entro il 30 giugno prossimo.Per ulteriori informazioni e per la modulistica necessaria gli operatori del settore interessati al rinnovo possono prendere contatto con gli uffici dell’Associazione commercianti di via Bertolotti 1 a Brescia (tel, 030/292181).

causate così come gravoso è il costo sociale che il Paese deve sostenere. La previsione, elaborata dall’Inail, del costo dei danni da lavoro al 2012 è stata stimata a 51,9 miliardi di eu-ro, con un considerevole aumento della voce destinata alla prevenzio-ne, considerata, al di la di ogni re-torica, l’unica via per contrastare efficacemente il fenomeno. Per que-sto motivo è più che mai necessario uno sforzo per far diventare quella della sicurezza nei luoghi di lavoro una consolidata prassi. È proprio in questa prospettiva che deve es-sere inquadrata una iniziativa che,

a Brescia ha visto insieme Confar-tigianato Imprese Unione di Brescia ed Anmil, l’Associazione nazionale dei lavoratori mutilati ed invalidi del lavoro. Le due realtà hanno re-centemente unito i loro sforzi per ri-chiamare l’attenzione verso il feno-meno, ancora presente e pressante, delle morti bianche e degli infortuni sul lavoro. “Nonostante le nuove leggi e le tec-nologie avanzate, la macabra conta-bilità resta un bollettino di guerra: tragico e inarrestabile”, ha spiegato Angelo Piovanelli, presidente Anmil. Nel Bresciano si contano oggi circa 18mila lavoratori infortunati perma-nenti, che testimoniano la gravità della situazione. Nel 2010 Brescia è stata la terza pro-vincia d’Italia per numero di “morti bianche”: di tutte le tragedie avvenu-te sul territorio nazionale, 21 si sono registrate nel Bresciano, in tre casi le vittime sono rimaste coinvolte in altrettanti incidenti stradali avve-

nuti lungo il tragitto verso i luoghi di lavoro.Fra le regioni la Lombardia continua a mantenere il triste primato (74 de-cessi), seguita dal Veneto (55) e dal-la Campania (44). Ma se in termini assoluti il record spetta alla Lombar-dia, quando l’analisi possa rapporta le “morti bianche” alla popolazione lavorativa, è il Trentino Alto Adige a “svettare” con un indice di incidenza pari a 62,2. In Piemonte il risultato più virtuoso: 16,1. In questa gradua-toria, su scala provinciale, Brescia scivola al 38° posto con un indice del 31,7, poco sopra cioè la media nazionale: 27,4.“Ciò che serve è soprattutto la pre-venzione”, ha affermato Piovanelli, per il quale è “nelle scuole” che va fatta l’opera maggiore, laddove si formano i lavoratori del domani.“Si continua a morire perché man-ca la cultura della sicurezza, sia da parte di chi dà e offre lavoro, sia da parte dei lavoratori stessi”, ha spie-

È di scena sino a sabato 16 aprile al Centro fiera del Garda di Montichiari Expo Meccanica, la rassegna specializzata per l’intera filiera della meccanica. Si tratta di una manifestazione che punta alla valorizzazione delle eccellenze produttive e manifatturiere del territorio. Expo Meccannica è anche un punto d’incontro per le aziende che operano nella filiera di prodotto: lavorazioni meccaniche, attrezzature, stampi, utensileria, etc.

Successo per la 45ª edizione del Vi-nitaly che, con 156mila visitatori, su-pera i risultati del 2010 di circa 3000 presenze. Un successo per le azien-de e le cantine che hanno scelto la vetrina veronese. Quello enologico è un mercato che dall’Italia si espande nel mondo e il “made in Italy” vinico-lo si riconferma protagonista in ogni parte del mondo come dimostrano i 48 mila visitatori stranieri (il 3% in più rispetto al 2010). Nello stand della Lombardia la parte del leone l’hanno fatta le numerose cantine del Bresciano: Franciacorta e Garda su tutti. . “Tutti i produttori di vino hanno fatto sforzi enormi – rac-conta Gianluigi Vimercati, presiden-te delle Strade del vino Franciacorta – e i livelli qualitativi per il bollicine Franciacorta altissimi”. Tra le azien-

de franciacortine sugli scudi a Vero-na vanno ricordati Berlucchi, che è stato anche premiato con il Premio Cangrande “Benemeriti della Vitivi-nicoltura”, Ca’ del Bosco o altre che al Vinitaly hanno presentato nuovi prodotti, “La Montina” che a Verona ha versato per la prima volta il Vinta-ge 2005 Extra Brut, dopo il successo i quello del 2004: “È un vino che vie-ne prodotto solo nelle annate in cui si esprime il massimo” ha raccontato Michele Bozza (nella foto), direttore commerciale dell’azienda. Anche per i vini del Garda, dal chiaretto al classi-co, conferme e buoni apprezzamenti non solo degli operatori del settore ma anche da visitatori occasionali come Marco e Mariangela di Rudiano che si affidano al Vinitaly per sceglie-re la propria “carta dei vini”. (m.t.)

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considerato il simbo-lo o, se preferite, una delle ultime bandiere in circolazione del cal-cio italiano. Da sempre

bresciano e con il Brescia nel cuo-re, Marco Zambelli continua a fa-re centro fra i tifosi biancoazzurri. Un uomo che non alza mai la voce, che ha dichiarato amore infinito ai colori del Brescia, mai fuori dalle righe, sempre disponibile e soprat-tutto umile. Tutti valori che vanno sempre più in conflitto con il calcio milionario dei nostri giorni. Così, dopo aver ricevuto il mese scor-so l’Oscar dello Sport bresciano, Marco Zambelli ne porta a casa un altro. Si tratta del prestigioso pre-mio “Rondinella d’Oro”, giunto alla trentesima edizione essendo nato nel 1981. All’esterno di Gavardo, dunque, va il riconoscimento rela-tivo alla stagione 2010. È stato lui il più votato dagli sportivi e letto-ri del periodico Brescia Club (lo scorso anno fu Caracciolo). Prima di lui, la Rondinella d’Oro è finita nelle mani di calciatori illustri: da Stefano Bonometti a Evaristo Bec-calossi passando per Spillo Alto-belli, Luca Toni e Roberto Baggio, quest’ultimo unico giocatore ad ag-giudicarselo due volte. “È un pre-mio vero – ci tiene a precisare l’or-ganizzatore Giorgio Zanolli − nes-suna giuria l’assegna, nessun esper-

to cincischia e briga col cervello su questo o quel calciatore. È sempli-cemente il responso dei tifosi che votano per il giocatore del Brescia che nella stagione precedente si è contraddistinto. È un voto genuino e popolare che da sempre rispec-chia l’opinione dei tecnici e degli esperti. Inoltre – conclude Zanolli - Zambelli ha contribuito non poco al ritorno della squadra in serie A e la

tifoseria ha individuato in lui il sim-bolo di quella cavalcata”. Alle spalle di Zambelli si sono piazzati Andrea Caracciolo e Davide Possanzini. Il primo attuale bomber con 10 reti all’attivo, il secondo oramai ai mar-gini della squadra. Per l’ex capitano sembra non esserci più spazio, tan-to da alternare la panchina alla tri-buna. E domenica alle 15 c’è un’al-tra tappa fondamentale in chiave

Prosegue la mostra organizzata per celebrare i cento anni del Brescia Calcio nelle sale di Palazzo Martinengo di via Musei 32 in città. Fra le maglie e i cimeli storici messi a disposizione da tifosi e collezionisti, si può scorgere anche un quadro: si tratta del Cristo Biancoazzurro (foto a lato), dipinto regalato dal papa bresciano Paolo VI al club di via Bazoli il 31 maggio del 1965. Raffigura Cristo con le braccia aperte con una tunica

bianca e il mantello azzurro, i colori della società. A certificare l’autenticità dell’opera anche il logo pontificio. Il quadro si trova esposto nella sala antistante quella denominata “Stadio Rigamonti”. Resterà visibile fino al 24 giugno, ultimo giorno di apertura della mostra che ha aperto i battenti, ad ingresso gratuito, lo scorso 24 marzo. Al termine della mostra, il Cristo Biancoazzurro tornerà nelle stanze della sede del Brescia Calcio in via Bazoli. (m.c.)

salvezza. Si va a Genova, sponda Grifone, per la sest’ultima giornata della serie A. Brescia a caccia an-cora di un colpo esterno dopo l’uni-co (ad inizio stagione) in casa del Chievo. All’epoca segnò Diamanti, lo stesso che ultimamente parte dalla panchina per rifiatare. Ma a Marassi tornerà titolare, al fianco di Caracciolo, a causa dell’assenza forzata di Eder fermato per un tur-no di squalifica dal giudice sporti-vo. Niente tridente, dunque, si va avanti con il modulo 3-5-2. Restano due le lunghezze di ritardo in clas-sifica dalla zona salvezza. Ci vuole l’impresa, anche perché nel turno successivo arriverà al Rigamonti il Milan capolista nell’anticipo pa-squale di sabato 23. Meglio pensare ad una gara per volta, come ripete mister Iachini. Avanti con il Genoa, sperando nella vittoria della svolta. Collegamenti in diretta a partire dalle 14,45 su Radio Voce Fm 88.3-88.5 e radiovoce.it.

Quaranta minuti da brivido, intensi, che sicuramente richiameranno il pubblico delle grandi occasioni do-menica al San Filippo per l’ultima giornata della stagione regolare pri-ma dei play off promozione. In palio c’è il primo posto assoluto, visto che il Basket Brescia è primo in classifi-ca (e imbattuto da sei giornate) ma in coabitazione con Piacenza. Dove sta, allora, il problema? Che gli emiliani – in caso di arrivo a due – sono favori-

ti per la differenza canestri e scontri diretti. Ricapitolando, bisognerà in-nanzitutto battere Trento (palla a due alle 18 con diretta su Radio Voce Fm 88.3-88.5) e sperare che Pavia pieghi in casa Piacenza. Entriamo nel detta-glio con i nostri avversari: Trento che ha letteralmente dominato il girone d’andata, rischia seriamente i playout. Pavia, invece, se perde con Piacenza potrebbe retrocedere. Quindi sarà battaglia vera in entrambi i palazzetti.

Brescia, dunque, non può permetter-si di perdere anche se i play off sono stati matematicamente centrati con tre giornate d’anticipo. Un’eventuale sconfitta rischierebbe di far scivolare i biancoazzurri al terzo posto doven-dosi poi giocare la volata promozio-ne con una big e con il fattore campo sfavorevole. Ci sarà bisogno di tutto il calore del pubblico: il Brescia Cal-cio gioca a Genova con la trasferta vietata ai sostenitori che non sono in

possesso della tessera del tifoso e in città non ci sono altri eventi di richia-mo. Quindi niente scuse, il San Filip-po deve ribollire, bisognerà abbattere il record stagionale di 2300 presenze sugli spalti. Intanto sono state stabi-lite le date per le semifinali che si gio-cheranno al meglio delle cinque gare. Biancoazzurri in campo l’1, 3, 6, 8 e 11 maggio. Bisognerà attendere dome-nica prossima, però, per conoscere l’avversario.

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iclismo, basket e judo han-no conquistato le luci del-la ribalta nello scorso we-ekend sportivo ciessino. Nelle due ruote la coppa

Primavera entra nel vivo, nel basket è finita la regular season e sul tatami è arrivato il momento delle incorona-zioni provinciali. Ciclismo. Ferruccio Veschetti e Oscar Bertolini sono stati i dominatori del V Gp Berardi Auto-riparazioni, valevole come seconda prova di coppa Primavera. A Castel Mella circa 110 corridori hanno ga-reggiato su un circuito pianeggiante di 8,5 km sfidando il caldo estivo che ha portato la colonnina di mercurio a toccare i 29 gradi. Nella prima parten-za – riservata a senior 1-2, gentlemen e donne – a spuntarla è stato Veschet-ti della Bike Delu Mappei, con uno scatto decisivo che ha fatto fermare il cronometro sull’ora e 12’. Dietro di lui Corini (Mobilbrix Denti) e Marchina (Ospitaletto). Anche la seconda par-tenza ha registrato un arrivo in volata. Bertolini ha bruciato la concorrenza in 1h25’. Fracassi del Team Alpress si è aggiudicato l’argento, Pizzoferra-to (Borgosatollo Cycling) il bronzo.Basket. L’ultima giornata della fase orologio promuove 8 formazioni ai quarti di finale provinciali. Team ’87 – capolista del girone arancione – dovrà vedersela con S. Luigi Gonzaga. I pri-mi della classe del girone blu, ovvero Pallata, dovranno superare l’ostacolo Volta Mantovana. Gli altri incroci sa-ranno Mascalzoni Sebini – Panthers

Per un calcio migliore. Csi e Lega Pro hanno sottoscritto un accordo di quattro anni teso a elaborare progetti finalizzati alla valorizzazione e alla promozione dei valori educativi dello sport giovanile. L’intento è di portare avanti iniziative a sostegno dell’attività negli oratori, ma anche modelli positivi di tifo, incontri ed esperienze tese alla valorizzazione degli aspetti umani e sportivi del calcio. “L’intesa raggiunta con il Csi ha dichiarato Mario Macalli,

presidente della Lega Pro ha come obiettivo quello di favorire e mettere in campo iniziative per attrarre famiglie e bambini allo stadio, portando i giovani a vivere il calcio con gioia, non solo come spettatori, ma come protagonisti”. Gli ha fatto eco il presidente ciessino Massimo Achini: “La collaborazione ci permetterà di fare in modo che lo sport in oratorio e il calcio professionistico si prendano per mano in 85 città con la convinzione di avere tanto da regalarsi”.

Sarezzo e Bovezzo – Torbole Casa-glia. Il termine della regular season ha espresso anche i suoi verdetti “mora-li”. Torbole e Botticino conquistano la coppa Disciplina. Judo. Lo scorso fine settimana reste-rà nell’album dei ricordi più belli per numerosi atleti del judo provincia-le, che a Roncadelle hanno vissuto l’epilogo del campionato ottenendo

grandi soddisfazioni. La terza prova ha registrato la partecipazione di 104 judoka e non ha lasciato spazio alle sorprese, con il Judo Calcinato che è salito sul gradino più alto del podio davanti a Monterotondo e Judo For-za e Costanza, forte della qualità dei suoi judoka ma anche di risorse mag-giori in termini numerici. I campioni provinciali, infatti, hanno la rosa più ampia, con 29 atleti che si sono pre-sentati sul tatami. Il titolo provinciale è andato ai calcinatesi, mentre Mon-terotondo ha conquistato l’argento. Bronzo per Roncadelle e Millennium. I migliori judoka di ciascuna categoria andranno a caccia del titolo nazionale dal 13 al 15 maggio a Rovereto.

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Un appello da CasaGabriella

Egr. direttore,siamo un gruppo di volontari di “Ca-sa Gabriella” e collaboriamo con suor Paola. Rivolgiamo un appello al buon cuore dei suoi lettori e chiediamo scarpe estive da uomo, preferibilmen-te da ginnastica (dal n° 40 al 45) anco-ra in buono stato da donare ai poveri più bisognosi, che vivono in strada. Normalmente a questi amici distri-buiamo panini e vestiario, ma quando ci domandano un paio di scarpe, non sempre riusciamo ad accontentarli. E alcuni sono in giro con scarpe molto rovinate. Grazie di cuore. Per conse-gne e informazioni, rivolgersi nei po-meriggi di lunedì, mercoledì e giovedì dalle 15 alle 17 presso Casa Gabriella in via Mantova 90, Brescia. Telefono: 0303772810.I volontari di Casa Gabriella

“Prima i nostri”

Egr. direttore,leggendo che il segretario cittadino della Lega Nord presentava un con-vegno che si sarebbe tenuto sabato 9 aprile, con il titolo “Prima i nostri”, a proposito di erogazione di servizi sociali, la mia mente è andata subi-to alla lettera dello stesso segretario pubblicata su “Voce” del 31 marzo scorso, a commento del documen-to inviato dal vescovo Monari alle comunità cristiane della diocesi sul-la pastorale per gli immigrati. La pe-rentorietà di quel titolo mi sembrava stridere alquanto con l’affermazione allora fatta circa la condivisione con il Vescovo “dell’atteggiamento di forte rivendicazione dei principi portanti di

una civiltà da sempre cristiana”, dalla quale il sig. Rinaldi si sentiva sollecita-to a riflettere come cristiano e come politico. Nel frattempo, infatti, trami-te la presenza sua e/o di qualcuno dei suoi più stretti collaboratori o grazie ai resoconti degli organi di informa-zione, non poteva non essere venuto a conoscenza di quanto proposto dal-lo stesso mons. Monari in occasione del tradizionale incontro quaresimale con i bresciani impegnati proprio in politica e nel sociale. In quella occa-sione, trattando il tema “Giusti davan-ti a Dio, giusti davanti agli uomini” il Vescovo aveva ricordato, tra l’altro e come già in altre occasioni, la famo-sa “regola d’oro” che si trova in Mat-teo (7,12) e che recita: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. Un concetto di amore al prossimo non applicato a condizione di reciprocità, ma per ca-pire cosa fare “mettendosi nei panni dell’altro”, ha precisato mons. Monari.Un principio squisitamente cristiano. Ma al quale, ritengo, possono benis-simo ispirarsi normative pubbliche e comportamenti istituzionali della no-stra società, nel pieno rispetto delle necessarie caratteristiche di laicità e non confessionalità degli ordinamen-ti che regolano la civile convivenza. Per finire, ho pensato che gli orga-nizzatori: il gruppo giovanile “Bren-no” (che, se si tratta di quel perso-naggio storico diventato famoso per il suo “guai ai vinti!”, fa pensare poco all’amore al prossimo), la segreteria cittadina ed il gruppo consiliare in Loggia, avessero constatato che or-mai era troppo tardi per stampare nuovi manifesti con un titolo più in linea con le sempre ribadite “radici cristiane”. Gianni Rossini

Le istituzioni e i più deboli

Egr. direttore,ho sempre pensato che uno dei crite-ri per riconoscere la civiltà di una na-zione o comunità sia il suo modo di rapportarsi ai più deboli, ai più fragi-li. Abbiamo già avuto modo di vedere come i regimi dittatoriali avessero in considerazione le persone con han-dicap, o non in grado di lavorare, o i bambini, gli anziani, o i “diversi”. Vorrei soffermarmi sui minori, e su chi si appresta a lasciare questa vi-ta. Anche in Italia da diversi anni, ben prima della crisi economica, è mutato tale atteggiamento, e stiamo assistendo con forte preoccupazione alla crescita della intolleranza verso queste persone, a partire dai bambi-ni. Si susseguono i tagli alle risorse per la prevenzione; le economie da anni prendono di mira anche i minori non autosufficienti, i ragazzi con han-dicap fisici e mentali. Le risorse per l’integrazione dei ragazzi stranieri sono ridotte. Tutti sintomi che si sta preparando nei fatti uno stato auto-ritario che tutelerà solo una picco-la fetta della popolazione. Gli inter-venti sulla scuola sono un esempio eclatante di questa politica eversiva: aumentano solo gli insegnanti di re-ligione cattolica, mentre si tagliano tutti gli altri. Le condizioni dei beni, aule, strumenti didattici a disposizio-ne dei minori peggiorano di anno in anno. I bambini lavorano su banchi bucati ed hanno meno ore di scuola, sono in numero maggiore per classe. Questo atteggiamento è sostenuto e giustificato direttamente e indiretta-mente dalla principale istituzione re-ligiosa esistente in Italia. La Chiesa cattolica detta a questo governo la linea sull’etica, e sulle persone non

più in grado di badare a sé, e giunte all’ultimo stadio dell’esistenza. La fa decidendo che non è il singolo a decidere del suo destino, ma lo Sta-to, attraverso un medico, proprio come accade nelle istituzioni tota-lizzanti. Di recente ho partecipato a un incontro pubblico sulle persecu-zioni dei cristiani nel mondo, tenuto a Brescia dal direttore di Asia News, padre Cervellera. Relazione molto interessante, in cui pero il sacerdo-te purtroppo ha esordito affermando che mentre ci sono questi problemi seri nel mondo (le persecuzioni dei cristiani) in Italia si “perde tempo con le ragazzine”. Sottintendendo “le ragazzine del premier Berlusco-ni”. Nessuno tra i presenti (anche numerosi religiosi) ha chiesto chia-rimenti al relatore su affermazioni così pesanti. Conferma che la Chie-sa cattolica non perde occasione per appoggiare i governi autoritari, e non ha alcun rispetto per i diritti dei mi-nori. Perché le ragazzine non sono importanti? Perché i cristiani perse-guitati sono più importanti dei mino-ri o del favoreggiamento della prosti-tuzione minorile? Purtroppo breve è il collegamento con tutti i tentativi di insabbiamento operati dalle gerar-chie cattoliche sui casi di pedofilia in Europa e in Usa. Le istituzioni non hanno in considerazione le persone più deboli, in primis i bambini, e tale concezione è tanto più marcata quan-to più esse sono gerarchiche, antide-mocratiche e chiuse al loro interno. Il rapporto con i bambini, ma anche con chi è alla fine della propria vita e desidera decidere in autonomia come terminarla, ci dice chi siamo veramente al di là delle targhe poli-tiche, ideologiche, religiose.Massimo Cerani

Honduras: oltre l’Isoladei famosi

Egr. direttoreci sono ingiustizie che cadono nell’oblio in poco tempo, soppianta-te da altre notizie più urgenti o che go-dono di maggiore audience, lasciando nella completa solitudine coloro che ne sono vittime. Lunedì sera presso i Padri Comboniani a Brescia si è tenu-to un incontro con p. Andrès Tama-yo, salvadoregno che sta dedicando la sua vita al popolo dell’Honduras. Oblio dicevo, infatti chi si ricorda che il Paese è tuttora sotto il giogo di un violento golpe che ha portato al pote-re militari e la solita cricca di disone-sti? Da noi non se ne parla più, l’unico motivo per parlarne è l’Isola dei famo-si che ce lo vende come un paradiso terrestre, glissando tranquillamente sulla reale situazione che sta vivendo. P. Andrès vive da clandestino sulle montagne dell’Honduras, ha già su-bito cinque attentati e mette a repen-taglio la sua vita per stare a fianco del suo popolo come pastore, per soste-nere la ribellione nonviolenta ad una dittatura imposta dall’ esterno e legit-timata da pseudo-elezioni. Ma la cosa che più mi ha sconvolto seguendo il suo racconto è stato vedere la fotogra-fia dell’arcivescovo di Tegucigalpa al fianco dei golpisti dei quali ha soste-nuto, e sostiene, le ragioni e la piena legittimità. E di seguito le immagini delle violenze perpetrate dalla polizia e dall’esercito sui manifestanti. L’op-posizione al nuovo governo ha scelto la via della nonviolenza, ha preso co-scienza dei guasti causati dalle lotte armate che hanno insanguinato per anni i Paesi confinanti con l’Hondu-ras: Guatemala, Salvador, Nicaragua. Una scelta quindi che vuole cercare

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

una risposta diversa all’ingiustizia. P. Andrès è fuggito dall’Honduras a piedi attraverso le montagne, con una spal-la rotta in seguito ad una caduta, ha varcato il confine con il Salvador e poi si è imbarcato per l’Italia. Qui è stato operato, ma la nostra legge non pre-vede alcun sostegno sanitario gratui-to per chi come lui entra con regolare visto turistico! L’operazione è costata molto cara, e si spera sul sostegno di anime buone per poterla pagare: evi-dentemente Santa Madre Chiesa non ha risorse economiche sufficienti per farsene carico. Ora p. Andrès, con la sua spalla fasciata, gira per l’Italia per far conoscere la reale situazione del suo Paese e cercare sostegno sia eco-nomico che morale per il popolo che lotta per la giustizia. Incredibile e do-loroso è stato sapere che p. Andrès, per la sua presa di posizione a favore della sua gente è stato sospeso dallo stesso vescovo di cui sopra. Ma lui dice: “Vivo con la mia gente, cerco di sostenerla, non celebro la Messa per non disobbedire alla mia Chiesa ma mi sento pastore che non abbandona il gregge.” Sapete? Questo esemplare prelato si chiama cardinale Maradia-ga ed era uno dei papabili delle ulti-me elezioni che poi hanno visto nuo-vo papa Benedetto XVI. Viene da dire: l’abbiamo scampata bella!Stefano Catena

Ammonire più severamente

Egr. direttore,caro Papa e cari Vescovi, in Italia è molto diffusa: la mafia, l’evasione fi-scale, la corruzione, le falsità, le vol-garità, le violenze di tutti i generi, il razzismo, le litigiosità in pubblico e non, ricchezze spropositate, festini e

festoni lussureggianti. Con tutte que-ste cose negative e altre, molto dif-fuse, è uno scandalo vero e proprio. In questo modo non si difendono i più deboli, il bene comune, la vita e non si favorisce la costruzione di una società migliore e più giusta. Chiede-rei di essere più netti nel condanna-re certi comportamenti degradanti e illeciti. L’Italia si professa uno dei Paesi al mondo più cattolico. Non è possibile che sia anche uno dei Paesi più corrotti. Chiederei di ammonire più severamente i cittadini, mafiosi, (se necessario anche con la scomu-nica), gli evasori fiscali, i corruttori, chi diffonde falsità, volgarità, litigio-sità, il razzismo, il malcostume, il non rispetto dell’altro, chi si arricchisce spropositatamente, sia sul lato eco-nomico, che su quello di potere, a chi si permette di fare festini e festoni di ogni genere. Io sono un cittadino comune, un infermiere in pensione, faccio volontariato, ho scelto di stare dalla parte degli ultimi e dalla parte degli onesti. Vorrei che tutti facessi-mo di più e meglio per i più deboli, per i bambini, per i disoccupati, per i diversamente abili, per gli anziani non autosufficienti, per gli immigra-ti, per gli ammalati, per tutte quelle persone che soffrono. Francesco Lena

Saluti dal Cile

Egr. direttore,da anni ricevo il tuo gradito settima-nale che per me è come un sottile, pe-rò prezioso legame con le radici della mia fede en el Cristo Resucitado. Da-ta la grande distanza che mi separa dalla mia cara diocesi bresciana, il leggerti mi fa sentire più vicino alla

mia cultura e alla mia fede “nata” ali-mentata e maturata nella comunità parrocchiale di Bagnolo Mella. Sono Enrico Brocchi religioso francesca-no conventuale della provincia reli-giosa di S. Antonio di Padova. Da 14 anni vivo in Cile, 12 dei quali passati in Copiapó, cittadina del nord deser-tico e aridissimo, resa famosa in tutto il mondo per il dramma dei 33 mina-tori sepolti nella miniera e riscattati “miracolosamente”. Sono stati anni spesi a testimoniare con semplicità la fede fra umili persone marcate da una vita piuttosto dura e da una fede tenace. I miei 68 anni di vita, mi fanno sempre più “nostalgico” della nostra terra; è per me un’allegria leggerti, trovandovi gli echi della terra bre-sciana, marcata ancora, nonostante la secolarizzazione, da una profonda fede in Cristo, nostra Vita. padre Enrico Brocchi

La difesa del latte

Egr. direttore,mancava Viviana che, in un depreca-bile sussulto polemico di fine prima repubblica, Mino Martinazzoli defi-niva ‘spensierata’, e non, si noti, per quella incredibile leggerezza dell’esse-re che caratterizza la fine millennio e il post-moderno, ma per l’assenza di pensiero e di idee, caratteristico del-la classe politica emergente. In realtà Viviana, gareggia con la scuderia La Russa che la tiene in sella da 17 an-ni e per salvaguardarsi dalla perdita prossima di un potere inaspettato, si è guardata bene davanti al Tribunale di Milano, di tenere fede agli ideali nazionalisti, legalisti e moralizzatori con la quale si è sempre presentata davanti al pubblico bresciano. Ha di-

mostrato il coraggio del non pensie-ro, difendendo l’indifendibile; non è infatti con lo pseudo-coraggio che si costruisce la verità, difendere la verità, quello sì che è vero coraggio; così si è fatta valere in perfetto stile larussico, a muso duro, come ai vec-chi tempi, con accento tipicamente bresciano. Esperta riconosciuta del-le quote latte a livello europeo rimar-rà famosa nella storia bresciana per la coerenza su questo punto capitale della civilizzazione contemporanea…io ho le mie idee e non le cambio… del resto Brescia aveva già testato le sue doti intellettuali nel momento duro della prova. Quando si trattò di pren-dere parte sul tema della falsa pedo-filia si schierò immediatamente dalla parte dei più deboli, insieme a Rolfi, Castelli e Cè. Sappiamo che anche in questo caso terrà la sua idea, dinanzi all’evidenza conclamata di fatti non avvenuti. Un folto gruppo di persone aspetta le scuse. Dobbiamo lodarla almeno per una cosa, importante per il centrodestra: non ha millantato o pagato per un titolo di studio, si ac-contenta del diploma in lingue, cer-tamente potrà servirle un domani per il lavoro. La politica è un’altra cosa.don Mario Neva

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