La Voce del Popolo 2012 12

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Ǥ Il fenomeno è di portata diversa, ma alcuni aspetti dei recenti scandali di commistione tra politica e affari ricordano molto da vicino contenuti e modi di quella che, giusto 20 anni fa, fu etichettata come l’epoca di “Tangentopoli”. Sarebbe qualunquistico affermare che nulla è cambiato, nonostante “Mani pulite”, le condanne e le assoluzioni, gli esiti in alcuni casi drammatici e l’indignazione popolare che montò quando la pentola del malaffare fu scoperchiata. I casi che coinvolgono fra gli altri Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita, il sindaco di Bari Michele Emiliano, il presidente ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 dell’Emilia Romagna Vasco Errani, il presidente del consiglio regionale lombardo Davide Boni e altri consiglieri regionali della Lombardia si aggiungono a quelli che – sempre nei dintorni del Pirellone – nel recente passato hanno interessato Filippo Penati del Pd, Massimo Ponzoni e Franco Nicoli Cristiani (Pdl). Le spietate leggi dell’informazione prevedono che un fatto per diventare notizia debba avere una serie di caratteristiche, tra cui quella della novità. In questo senso, i casi di eventuale corruzione o concussione oggi alla ribalta non rappresentano proprio delle news. Nonostante questo, attirano l’attenzione del pubblico sia perché argomenti di questo genere suscitano puntualmente la (più che giustificata) indignazione popolare, sia perché ci vengono raccontati di giorno in giorno a puntate, con la frequente promessa di “imminenti sviluppi entro le prossime ore” che “potrebbero coinvolgere altri personaggi eccellenti”. Questo tipo di struttura narrativa solletica l’attenzione del pubblico e aggiunge suspance, proprio come accadeva 20 anni fa. Allora, però, il rapporto fra i media e la popolazione che scopriva il malaffare in tutta la sua clamorosa portata era più stretto e più empatica mente coinvolgente. Il fenomeno era nuovo, nel senso che fino al 1992 nessuno era riuscito a far emergere le storture di un intero sistema in cui i perversi legami fra imprenditoria e politica erano stati spesso oggetto di maldicenze e sospetti, ma raramente avevano avuto un riscontro in sede giudiziaria. E i cittadini, non avendo ancora a disposizione l’accesso in tempo reale all’informazione online che oggi consente di essere sempre in diretta (anche) con le inchieste giudiziarie, attendevano il telegiornale della sera o il quotidiano del mattino ǫ ǤǤ ǡ Ǥ Ǥ Ǥ Strano abbinamento a prima vista. Eppure è Gesù stesso a proporlo: “Quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. Non so se tutti coloro che fanno uso di profumo − talora di scarsa qualità e dall’odore pene- trante, se non indisponente − digiunino anche. In ogni caso, non ci interessa adesso. Molto più interessante è invece chiederci che spazio riveste il digiuno (fisico, visivo, spiritua- le...) e altre forme di penitenza nella nostra vita, e specialmente in questa Quaresima. I nostri Vescovi, in una Nota pastorale un po’ dimenticata − Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza − ricordano che qualsiasi pratica di rinuncia trova il suo pieno valore solo se compiuta in comunione viva con Cristo, e quindi se è animata dalla preghiera ed è orientata alla crescita della libertà cristiana, median- te il dono di sé nell’esercizio concreto della carità fraterna. Perché non “allenarci” allora un po’ di più anche nel digiuno - con o senza profumo? ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Italia. Il servizio civile in cerca di tutela Fatebenefratelli. Dopo il giubileo di S.Giovanni di Dio Gmg 2012. Veglia delle Palme e Roma Express Franco Garelli. Stile italiano anche in religione Lavoro: la riforma del governo Monti passa al Parlamento per rispondere al “toto-inquisito” del giorno (“A chi toccheranno oggi i nuovi avvisi di garanzia?”). Quella che allora era una reazione di sorpresa e aveva fatto sperare in un rinnovamento della politica dal basso è diventata oggi in larga parte una sorta di rassegnazione a un sistema in cui gli affari sporchi o illeciti non soltanto non sono morti, ma – anzi – si sono moltiplicati diventando più raffinati e per questo ancora più “redditizi” in molti casi. Oltre alla mutata sensibilità popolare, un’altra grande differenza fra la copertura mediatica dei casi di oggi e di quelli di 20 anni fa è la propensione degli indagati a parlare in pubblico. Se allora la prima reazione era di nascondersi o negarsi ai cronisti che incalzavano, lasciando che a fornire dichiarazioni fossero eventualmente gli avvocati, oggi molti protagonisti delle vicende giudiziarie non perdono un minuto per proclamare ai quattro venti la propria innocenza, facendosi intervistare da quotidiani, telegiornali e programmi di approfondimento o usando le pagine personali online per fornire la loro versione difensiva. L’immediatezza di questa comunicazione, se da un lato è caposaldo della democrazia mediatica, dall’altro non sempre contribuisce a far sì che il cittadino possa farsi un’idea quanto meno attendibile su come si sono svolti i fatti e, di conseguenza, sulle eventuali responsabilità di chi lo rappresenta (o dovrebbe farlo per mandato) al l’interno delle istituzioni. Di fronte a fenomeni di questo genere, è importante cercare di mantenere la maggiore serenità di giudizio possibile, prendendosi la briga di conoscere al meglio i presupposti delle inchieste in corso e non cadendo nella tentazione di schierarsi a priori fra gli “innocentisti” o fra i “colpevolisti” come certe testate indurrebbero a fare. Ǥ ǡ ǡ ǡ ǡ ǡ ǡ ǡ ǡ ǡ ǡ Ǥ

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Sabato 17 marzo circa mille coscritti del 1942 hanno celebrato i loro 70 anni con il vescovo Luciano Monari in Cattedrale.

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Il fenomeno è di portata diversa, ma alcuni aspetti dei recenti scandali di commistione tra politica e affari ricordano molto da vicino contenuti e modi di quella che, giusto 20 anni fa, fu etichettata come l’epoca di “Tangentopoli”. Sarebbe qualunquistico affermare che nulla è cambiato, nonostante “Mani pulite”, le condanne e le assoluzioni, gli esiti in alcuni casi drammatici e l’indignazione popolare che montò quando la pentola del malaffare fu scoperchiata. I casi che coinvolgono fra gli altri Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita, il sindaco di Bari Michele Emiliano, il presidente

dell’Emilia Romagna Vasco Errani, il presidente del consiglio regionale lombardo Davide Boni e altri consiglieri regionali della Lombardia si aggiungono a quelli che – sempre nei dintorni del Pirellone – nel recente passato hanno interessato Filippo Penati del Pd, Massimo Ponzoni e Franco Nicoli Cristiani (Pdl). Le spietate leggi dell’informazione prevedono che un fatto per diventare notizia debba avere una serie di caratteristiche, tra cui quella della novità. In questo senso, i casi di eventuale corruzione o concussione oggi alla ribalta non rappresentano proprio delle news. Nonostante questo, attirano l’attenzione del pubblico sia perché argomenti di questo genere suscitano puntualmente la (più che giustificata) indignazione popolare, sia perché ci vengono raccontati di giorno in giorno a puntate, con la frequente promessa di “imminenti sviluppi entro le prossime ore” che

“potrebbero coinvolgere altri personaggi eccellenti”. Questo tipo di struttura narrativa solletica l’attenzione del pubblico e aggiunge suspance, proprio come accadeva 20 anni fa. Allora, però, il rapporto fra i media e la popolazione che scopriva il malaffare in tutta la sua clamorosa portata era più stretto e più empatica mente coinvolgente. Il fenomeno era nuovo, nel senso che fino al 1992 nessuno era riuscito a far emergere le storture di un intero sistema in cui i perversi legami fra imprenditoria e politica erano stati spesso oggetto di maldicenze e sospetti, ma raramente avevano avuto un riscontro in sede giudiziaria. E i cittadini, non avendo ancora a disposizione l’accesso in tempo reale all’informazione online che oggi consente di essere sempre in diretta (anche) con le inchieste giudiziarie, attendevano il telegiornale della sera o il quotidiano del mattino

Strano abbinamento a prima vista. Eppure è Gesù stesso a proporlo: “Quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. Non so se tutti coloro che fanno uso di profumo − talora di scarsa qualità e dall’odore pene-trante, se non indisponente − digiunino anche. In ogni caso,

non ci interessa adesso. Molto più interessante è invece chiederci che spazio riveste il digiuno (fisico, visivo, spiritua-

le...) e altre forme di penitenza nella nostra vita, e specialmente in questa Quaresima. I nostri Vescovi, in una Nota pastorale un

po’ dimenticata − Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza − ricordano che qualsiasi pratica di rinuncia trova il suo pieno valore

solo se compiuta in comunione viva con Cristo, e quindi se è animata dalla preghiera ed è orientata alla crescita della libertà cristiana, median-te il dono di sé nell’esercizio concreto della carità fraterna. Perché non “allenarci” allora un po’ di più anche nel digiuno - con o senza profumo?

Italia.Il servizio civilein cerca di tutela

Fatebenefratelli.Dopo il giubileo di S.Giovanni di Dio

Gmg 2012. Veglia delle Palmee Roma Express

Franco Garelli.Stile italianoanche in religione

Lavoro: la riformadel governo Montipassa al Parlamento

per rispondere al “toto-inquisito” del giorno (“A chi toccheranno oggi i nuovi avvisi di garanzia?”). Quella che allora era una reazione di sorpresa e aveva fatto sperare in un rinnovamento della politica dal basso è diventata oggi in larga parte una sorta di rassegnazione a un sistema in cui gli affari sporchi o illeciti non soltanto non sono morti, ma – anzi – si sono moltiplicati diventando più raffinati e per questo ancora più “redditizi” in molti casi. Oltre alla mutata sensibilità popolare, un’altra grande differenza fra la copertura mediatica dei casi di oggi e di quelli di 20 anni fa è la propensione degli indagati a parlare in pubblico. Se allora la prima reazione era di nascondersi o negarsi ai cronisti che incalzavano, lasciando che a fornire dichiarazioni fossero eventualmente gli avvocati, oggi molti protagonisti delle vicende giudiziarie non perdono un minuto per proclamare ai quattro venti

la propria innocenza, facendosi intervistare da quotidiani, telegiornali e programmi di approfondimento o usando le pagine personali online per fornire la loro versione difensiva. L’immediatezza di questa comunicazione, se da un lato è caposaldo della democrazia mediatica, dall’altro non sempre contribuisce a far sì che il cittadino possa farsi un’idea quanto meno attendibile su come si sono svolti i fatti e, di conseguenza, sulle eventuali responsabilità di chi lo rappresenta (o dovrebbe farlo per mandato) al l’interno delle istituzioni. Di fronte a fenomeni di questo genere, è importante cercare di mantenere la maggiore serenità di giudizio possibile, prendendosi la briga di conoscere al meglio i presupposti delle inchieste in corso e non cadendo nella tentazione di schierarsi a priori fra gli “innocentisti” o fra i “colpevolisti” come certe testate indurrebbero a fare.

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iamo qui non per celebrare un funerale, ma per porci il problema di come conti-nuare e per porre le basi di un confronto sul Servizio

civile nazionale. Con queste paro-le Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione internazionale e l’In-tegrazione con delega al Servizio ci-vile nazionale, ha portato la voce del Governo in un dibattito in corso da tempo. Le parole del ministro sono arrivate dopo un lungo silenzio che ha fatto temere la fine dell’impor-tante esperienza del servizio civile volontario. La stagione di rigore im-posta da Mario Monti per rimettere in sesto l’Italia rischiava di far sen-tire pesantemente in suoi effetti su un’esperienza importante, per il suo valore civico e sociale, come quella del servizio civile che per tanti gio-vani è stata vera e propria palestra di vita. Gli interlocutori interessati che si aspettavano di più dal Ministro so-no stati delusi. Riccardi, infatti, non si è sbilanciato: nessuna promessa su fondi o su una possibile riforma, ma soltanto l’annuncio dell’avvio di un confronto tra le parti per “misurare la temperatura dell’interesse”. “Quando questo governo è nato c’era già una comune tensione volta a ripensare il servizio civile – ha affermato Ric-cardi –. Per questo ho voluto questa tavola rotonda che raccogliesse di-verse posizioni, ma tutte convergen-ti nel dire che il servizio civile è una cosa importante e riguarda il futuro dei giovani e del nostro Paese”. Una esperienza importante che, senza le dovute coperture finanziarie, rischie-rebbe però di giungere a termine a poco più di un decennio dalla sua for-malizzazione con legge dello stato, come ricorda il sociolgo Diego Mesa, che per conto della Caritas diocesa-na si interessa del tema. “Nel 2001,

a seguito di un consistente dibattito – ricorda – veniva approvata la legge sul servizio civile volontario, che si proponeva di raccogliere e rilancia-re l’eredità positiva di impegno civi-le e sociale di 20 anni di obiezione di coscienza offrendo la possibilità per i giovani da 18 a 28 anni di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico, in Italia o all’estero”. Si trattava di una pro-posta che, pur presentando alcune criticità (esclusione dei giovani non di cittadinanza italiana, rigidità del-le procedure di partecipazione e in-certezza della tempistica, poca tra-sparenza nei processi di valutazio-

ne dei progetti…), aveva da subito riscontrato ampia adesione sia tra i giovani che tra gli enti pubblici, ec-clesiali e del privato sociale, molti dei quali avevano accolto in precedenza obiettori di coscienza. “Tra il 2005 e il 2006 – sono ancora considerazioni di Mesa – il numero di giovani aderenti alla proposta era già di oltre 45mila”. Negli anni successivi lo Stato, pur a fronte di una domanda crescente ha progressivamente tagliato i fondi a disposizione fino ad arrivare al con-tingente dei 14mila partenti del 2010. La parabola discendente ha toccato il punto più basso negli ultimi mesi, con una proroga delle partenze del contingente 2011 e con il rischio di una sospensione totale delle parten-ze nel 2013 se le risorse che la legge di stabilità 2012 (legge 183/2011) ha ridotto non saranno reintegrate. La situazione è tale da indurre la Cnesc (Conferenza nazionale enti di servi-zio civile), il Forum nazionale del ser-vizio civile e la Rappresentanza na-zionale dei giovani in servizio civile a lanciare alla fine del 2011 la campa-gna “Non tagliate il futuro dell’Italia!” in difesa del servizio civile nazionale. “Operare tagli indiscriminati al Ser-vizio Civile – si legge nel manifesto della campagna – significa non dare ai giovani le adeguate opportunità per fare la propria parte per la co-munità, relegandoli ai margini della crescita sociale, culturale e democra-tica del Paese”. Tale appello non ha trovato particolari riscontri da parte dell’attuale governo se non il già ci-tato intervento del ministro Riccardi alla tavola rotonda dei giorni scorsi.“L’investimento sui giovani e la vo-lontà di renderli protagonisti del fu-turo, priorità dichiarate dall’attuale esecutivo – afferma Diego Mesa –, passa anche attraverso la valoriz-zazione e il rilancio di una propo-

Il Servizio civile nazionale, istituito con la legge 6 marzo 2001 n° 64, che dal 1° gennaio 2005 si svolge su base esclusivamente volontaria, è un’opportunità messa a disposizione dei giovani dai 18 ai 28 anni di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico inteso come impegno per il bene di tutti e di ciascuno e quindi come valore di coesione sociale. Il servizio civile volontario (nella foto l’incontro dei volontari con il Papa nel 2009) garantisce ai

giovani una forte valenza educativa e formativa, una importante e spesso unica occasione di crescita personale, una opportunità di educazione alla cittadinanza attiva, contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del Paese. I giovani interessati al Servizio civile volontario possono partecipare ai bandi di selezione dei volontari pubblicati nella Gazzetta ufficiale, presentando, entro la data di scadenza prevista dal bando, domanda di partecipazione.

Per molti la messa in discussione, per carenza di risorse con cui fi-nanziare i bandi (mancherebbero 50 milioni di euro per far partire i progetti previsti per questo 2012), dell’esperienza del servizio civile metterebbe a rischio anche la sop-pravvivenza di tante esperienze di volontariato. Il venir meno di quel-la che è generalmente considera-ta una importante palestra di vi-ta getterebbe pesanti ombre sulla

possibilità di dare continuità a que-sta esperienza in svariate forme di volontariato. L’interrogativo è sta-to girato a Urbano Gerola che, da presidente del Centro servizi per il volontariato di Brescia, conosce perfettamente questo mondo e i ca-nali attraverso cui questi si alimen-ta. “Se devo considerare il rappor-to tra mondo del volontariato bre-sciano e giovani – è la risposta di Urbano Gerola – non possono non

rimarcare come questo viva le stes-se difficoltà che incontrano tutte le altre dimensioni che cercano di in-tercettare le giovani generazioni”. I giovani, è un dato sociologico, sono sempre di meno e difficili da coin-volgere in modo consistente in una attività perché più propensi a for-me di appartenenza parcellizzate. “A questa condizione fisiologica – continua il Presidente del Csv – se ne aggiunge una seconda non me-

sta come questa che ha una storia, si radica nei valori civili del servizio e della convivenza e ha dimostrato di offrire concrete opportunità di radicamento nel tessuto vivo della società”. Affermazioni in perfetta sintonia con quelle pronunciate dal titolare del dicastero per la Coopera-zione internazionale e l’integrazione che non ha mancato di evidenziare uno dei tanti paradossi italiani. “Una straordinaria esperienza come quel-la del servizio civile – ha affermato -, che in numerosi studi europei è stata proposta come una delle buone pra-tiche del nostro Paese, rischia di es-sere messa in crisi per mancanza di risorse”. Per Riccardi è dunque “ne-cessario continuare a offrire questo prezioso supporto per una formazio-ne civica, culturale, professionale”. Formazione che anche Urbano Ge-rola, presidente del Centro servizi per il volontariato di Brescia, consi-dera una preziosa ed efficace pale-stra di vita, premessa per un conti-nuativo impegno di vita, come affer-ma nell’intervista in queste pagine. In attesa che lo Stato sciolga le sue riserve su futuro del servizio civile c’è chi, fortunatamente, continua a credere (e a investire) sulla straor-dinaria importanza di un momento di discernimento delle scelte di vita di un giovane attraverso esperien-ze di comunità e di servizio. Caritas e altri uffici diocesani (Tempi dello spirito, Oratori e Pastorale giovani-le), come si legge qui a fianco, sono i sostenitori del progetto “Giovani & Comunità”. Sono le parole delle gio-vani che stanno vivendo l’esperien-za, a evidenziare come si tratti di un “trampolino di lancio verso una vi-ta da vivere appieno”. E che questo particolare trampolino sia il servizio civile o progetti simili a “Giovani & Comunità”, poco importa...

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La Costituzione italiana stabilisce all’art. 52 che “la difesa della patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e nei modi stabiliti dalla legge”, senza prevedere alcuna possibilità di obiettare. Tuttavia il numero di crescente di giovani che a partire dagli anni Sessanta accettavano la via del carcere fece intendere ai legislatori che quello dell’obiezione di coscienza era un problema da regolare per legge. Il 15 dicembre 1972

veniva approvata la legge n° 772 che dava il diritto all’obiezione e al servizio civile sostitutivo per motivi morali, religiosi e filosofici (nella foto un presidio di obiettori bresciani della Caritas del 1991) La legge segnò un cambiamento storico nella legislazione italiana, perché introdusse la possibilità di rifiutare il servizio militare con le armi sostituendolo con un servizio militare non armato. L’obiezione di coscienza non veniva ancora considerata un diritto. Nonostante il

carattere restrittivo della legge (otto mesi di servizio in più, commissione giudicante, esclusione delle motivazioni politiche, dipendenza dai codici e dai tribunali militari) il numero dei giovani che sceglievano l’obiezione di coscienza andò crescendo costantemente. 16mila furono le domande presentate nel 1990 che divennero 30mila quattro anni più tardi, per raggiungere le 70mila nel 1998. Il passaggio (con la legge 230 del 1998) a servizio civile avviene nel 2001.

no importante: quella della difficol-tà organizzativa”. Per tanti giovani risulta a volte difficile inserirsi in realtà del volontariato che hanno sistemi organizzativi forse un po-co lontano dalla mentalità dei gio-vani”. C’è poi un altro fattore che Gerola elenca per le cause della di-stanza che spesso si crea tra volon-tariato e giovani. “Forse – afferma al proposito – dobbiamo imparare a trasmettere alle giovani genera-

zioni il gusto, la gioia, la bellezza dell’impegno per gli altri”. Troppo spesso, invece, si tende a battere molto sulla fatica dell’impegno e questo, probabilmente finisce per scoraggiare chi, come i giovani, non è molto avezzo alla fatica. L’aspetto che più sembra preoccupare Gero-la di una possibile fine (che per al-tro tutti gli attori della partita vo-gliono scongiurare) dell’esperienza del servizio civile volontario non è

tanto quello della palestra di vita, ma quello dell’educazione all’im-pegno. Una crisi che il presiden-te del Csv vede anche nella vita di tante associazioni dove scarseggia-no gli educatori. Chi assolve allora questo importante compito? L’os-servatorio privilegiato del Centro servizi per il volontariato fornisce a Gerola le coordinate per una ri-sposta: la scuola, gli oratori, le as-sociazioni. “Nel mondo della scuo-

la bistrattato a volte senza ragione – afferma il presidente del Csv – ci sono tanti insegnanti che si spen-dono per educare le giovani gene-razioni all’impengo, al volontaria-to”. Anche gli oratori continuano a svolgere questa importante fun-zione (l’esperienza “Giovani & Co-munità” raccontata anche in queste pagine è emblematica). Insomma, nonostante tante fatiche e altret-tante criticità Urbano Gerola non

ha grossi dubbi nell’affermare che il mondo del volontariato bresciano (circa 3000 realtà per un esercito di quasi 30mila persone), nonostante tanti ostacoli (eccessiva burocratiz-zazione, “deleghe” sempre più pesan-ti nella gestione di servizi, soprattut-to in campo sociale, che il pubblico non riesce più a garantire per la cri-si economica che impone tagli sem-pre più evidenti) troverà sempre la via per un ricambio generazionale.

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embra difficile crederlo, perché si ritiene che sia un fenomeno diffiuso nei Pa-esi del Sud del mondo, ma anche nella vecchia Europa

si registrano sempre più casi d’intol-leranza e di discriminazione nei con-fronti dei cristiani. Allo stesso tempo, il crescente interesse dei media ha dato voce all’anonima sofferenza di casi di persone che sempre più acqui-siscono una rilevanza internazionale. È quanto emerge dal Rapporto 2011 sui casi d’intolleranza e di discrimi-nazione dei cristiani in Europa che è stato pubblicato nei giorni scorsi sul sito dell’Osservatorio sull’intolleran-za e sulla discriminazione religiosa in Europa (Oidce). Il Rapporto (di-sponibile su www.intoleranceagain-stchristians.eu) rappresenta oggi l’unica indagine esauriente esistente riguardo alla situazione dei cristiani in Europa”. L’Osservatorio è una ong registrata in Austria. È membro della piattaforma per i diritti fondamenta-li dell’Agenzia Ue per i diritti fonda-mentali e lavora in stretta collabora-zione con l’Osce. I veicoli principali per raccogliere le informazioni sono le fonti stampa e gli individui. A sua volta l’Osservatorio fornisce infor-mazioni alle organizzazioni governa-tive internazionali e, in particolare, all’Osce. Le statistiche, per quanto difficili da reperire, mostrano l’am-piezza del problema: il 74% degli in-

culto cristiani. In Scozia, il 95% della violenza a sfondo religioso ha come obiettivo i cristiani. Gli incidenti d’in-tolleranza e discriminazione contro i cristiani sono suddivisi dall’Osser-vatorio in diverse categorie: libertà di religione, libertà di espressione, libertà di coscienza, politiche discri-minatorie, esclusione dei cristiani dal-la vita politica e sociale, repressione dei simboli religiosi, insulto, diffama-zione e stereotipi negativi, incidenti per odio, vandalismi e dissacrazione e, da ultimo, crimini di odio contro singoli individui. Nel Rapporto ven-gono annoverati casi come la denun-

terpellati in un sondaggio effettuato nel Regno Unito afferma che c’è più discriminazione negativa contro i cri-stiani che contro le persone di altre fedi. L’84% del crescente vandalismo in Francia è diretto contro i luoghi di

Per l’Italia si è aperto un secondo fronte diplomatico con l’India. Dopo quello relativo ai due marò in stato di fermo con l’accusa di avere ucciso due pescatori nella regione del Kera-là scambiati per pirati, dal 14 marzo scorso, anche se la notizia è stata da-ta con qualche giorno di ritardo, i rap-porti tra Italia e India devono fare in conti anche con il rapimento di due volontari nella regione dell’Orissa. I due sequestrati sono Paolo Bosusco,

titolare di un’agenzia di viaggio e ori-ginario di un paese della Val di Susa, e Claudio Colangelo (nella foto), un me-dico missionario di Rocca di Papa. Sa-rebbero nelle di un gruppo di maoisti a Odisha, nel distretto di Kandhamal. Secondo le prime notizie diffuse i due italiani sarebbero stati rapiti mentre prendevano foto a donne tribali che si bagnavano, in una zona vietata dalle regole dello Stato. Chi conosce bene i due volontari rapiti afferma però che,

proprio in virtù del rispetto che i due hanno delle leggi del posto, difficiln-mente avrebbero commesso una tale ingenuità. Più facile immaginare che i due italiani siano stati rapiti per far prendere coscienza al mondo dell’esi-stenza di un gruppo che contesta for-temente le autorità che da anni guida-no la regione dell’Orissa. I ribelli so-no attivi in 20 dei 28 Stati dell’India e possono contare su una forza armata di almeno 10mila guerriglieri.

cia del maggio 2011 contro Benedet-to XVI per crimini contro l’umanità, a motivo delle posizioni in materia di morale sessuale, oppure la campagna all’Università di Granada per rimuo-vere dall’ateneo la Facoltà di teologia, vista come violazione dei principi co-stituzionali spagnoli di laicità e neu-tralità. Numerosi i casi riportati dalla Germania in cui emerge una forte li-mitazione alla libertà di associazioni confessionali di svolgere attività anti-abortive. In Inghilterra, a Jersey, i po-stini si sono rifiutati di distribuire in tutte le case cd contenenti registrazio-ni del Vangelo di san Marco.

Confisca estesa, confisca nei confronti di terzi, confisca limitata non basata sulla condanna, congelamento precauzionale, gestione dei beni: sono alcuni dei provvedimenti che la Commissione Ue ha suggerito agli Stati membri per un’azione più ampia ed efficace contro la criminalità organizzata. L’intento è quello di colpire le bande criminali e le mafie sul piano finanziario, contrastando su scala sovranazionale la penetrazione del crimine nell’economia europea.

“Dobbiamo colpire la criminalità là dove sono i suoi maggiori interessi, dando la caccia al denaro, e dobbiamo riportare i suoi profitti nel circuito dell’economia lecita, soprattutto stante la crisi attuale”, ha spiegato nei giorni scorsi Cecilia Malmström, commissaria per gli affari interni. “Le autorità di polizia e giudiziarie devono avere a disposizione strumenti migliori per seguire le tracce del denaro e maggiori mezzi con cui poter recuperare una parte più

consistente dei proventi di reato”. La proposta, che passa ora al vaglio di Consiglio e Parlamento europeo, è accompagnata da dati economici che dimostrano come il crimine reinvesta nei settori produttivi e commerciali i “guadagni” derivanti dal traffico di droga, da quello delle armi, dalla prostituzione, dal lavoro nero. Ogni anno, infatti, in Europa, centinaia di miliardi di euro finiscono direttamente nelle tasche di bande criminali e della mafia.

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ra le tante comunità di stranieri presenti nel ter-ritorio bresciano, vi è, seppure piccola, anche quella nigeriana. Si trat-

ta di uomini e donne che da qualche mese stanno soffrendo per ciò che sta accadendo nel loro Paese. La Ni-geria, infatti, è diventata teatro di una violenta persecuzione a cui i fonda-mentalisti islamici, appartenenti al gruppo Boko Haram, stanno sotto-ponendo le comunità cristiane locali. Nei giorni scorsi i media nazionali si sono interessanti della Nigeria per lo scontro armato che ha portato all’uc-cisione del tecnico italiano Lamoli-nara. Poco, dopo i primi episodi re-gistrati a partire dallo scorso Natale, si è detto invece della persecuzione sistematica attuata nei confronti dei cristiani. Un silenzio che crea soffe-renza anche nella comunità cattolica nigeriana bresciana, che non manca di manifestare il proprio disappun-to e la propria condanna per quanto sta accadendo in Nigeria. La piccola comunità che vive nel Bresciano e si raduna per celebrare la propria fede nella parrocchia di Leno, ha scelto di unirsi alla voce di quanti, che da più parti, chiedono una condanna di ciò che sta accadendo nel Paese africano e la fine del martirio a cui sono sotto-posti i cristiani che vivono in Nigeria.“La tristezza più grande – affermano

alcuni rappresentati della comunità nigeriana che vive a Brescia – è sape-re che mentre noi denunciamo le vio-lenze, altri cristiani sono in pericolo, sottoposti alla persecuzione in una terra ricca ma martoriata da rivalità che neppure il Governo riesce a risol-vere per garantire l’incolumità a chi

Il film “Kony 2012” è diventato in po-che settimane un fenomeno mondia-le. Il docufilm realizzato da Jason Rus-sel in cui si denunciano le le atrocità commesse dal signore della guerra dell’Uganda è stato visto, grazie a You-tube, da oltre 80 milioni di persone in tutto il mondo. Il risultato più impor-tante di questa operazione, condotta attraverso il ricorso ai più importanti social network (Facebook in testa), è

stata la presa di coscienza dei crimini commessi nel Paese africano dal capo dei ribelli della Lra (Lord resistance ar-my) che, in oltre 20 anni, avrebbe cat-turato migliaia di bambini costringen-doli con la forza e sotto la minaccia di atroci violenze a combattere per il suo esercito. Il film ha anche certificato la necessità di consegnare Kony all’Alta corte che presso l’Onu si occupa di crimini contro l’umanità. L’operazione

“Kony 2012” è stata commentata per “Voce” anche da p. Gisueppe Franzel-li (nella foto), comboniano nativo di Roccafranca, vescovo di Lira in Ugan-da. Il comboniano (le cui riflessioni tro-veranno spazio integralmente sul pros-simo numero di “Voce”) apprezza lo sforzo compiuto dal regista, ma invita ad andare oltre le semplicificazioni, ri-cordando che i problemi dell’Uganda vanno oltre la figura di Kony.

Lo scorso 19 marzo un uomo ha aperto il fuoco davanti a una scuola ebraica di Tolosa (nella foto) uccidendo almeno quattro persone (un professore franco-israeliano di religione di 30 anni), i suoi due figli di sei e tre anni. La quarta vitttima dell’attentato è una bambina di otto anni, figlia del direttore dell’istituto scolastico. L’attentato ha provocato anche il ferimento di un adolescente di 17 anni che sta ancora lottando tra la vita e la morte. Nella città del sud ovest della Francia sono

giunti il ministro dell’Interno Claude Gueant e il presidente francese Nicolas Sarkozy. “È una tragedia – ha dichiarato sconvolto il presidente francese –. Ed è una tragedia anche che esistano dei folli capaci di questo genere di atti, che non hanno alcun rispetto per la dignità e per la vita delle persone”. La comunità ebraica che vive in Francia, nonostante il comprensibile stato di choc per l’attentato di Tolosa, è stata raggiunta da un appello

lanciato dal Crif (il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche): “Ci appelliamo alla responsabilità di ciascuno, alla vigilanza e alla calma”: questo il primo passaggio dell’appello che ha poi ribadito l’intenzione della comunità ebraica di istituire “un comitato operativo per valutare la situazione in relazione alle autorità pubbliche”. Il Gran Rabbino di Francia Gilles Bernheim si è detto profondamente colpito, quasi a morte “nel corpo e nell’anima”. Il

presidente del Concistoro centrale israelitico Joël Mergui ha qualificato l’attentato alla scuola ebraica di Tolosa come “un dramma assoluto”. Anche i cattolici francesi hanno espresso forte indignazione davanti alla violenza insensata che ha avuto come bersaglio individui senza difesa. E nella serata di lunedì 19 marzo la Conferenza episcopale francese ha organizzato una veglia di preghiera per le vittime dell’attentato nella cattedrale di Notre Dame.

vuole vivere con un credo diverso”. Cristiani e musulmani, chiese e mo-schee, devono avere la possibilità di esistere e di coesistere, con uno sfor-zo che deve essere reciproco: è questo il messaggio che si leva dai nigeriani che vivono nel Bresciano. Messaggio che risuonerà anche nel corso di un momento di preghiera che la stessa comunità ha organizzato per saba-to 24 marzo. Presso la parrocchia della Stocchet-ta a Brescia, con la celebrazione della Santa Messa alle 18, la comunità nige-riana vuole unirsi ai cattolici brescia-ni nella preghiera per auspicare una pacificazione e un termine a questa violenza.

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Nell’ultimo festival di Sanremo la seconda canzone classificata, cantata da Noemi, si intitola “Sono solo parole”. Racconta la storia di una relazione amorosa in crisi: “Tu sei stanco di tutto e io non so cosa dire. Non troviamo il motivo neanche per litigare. Siamo troppo distanti tra noi. Ma le sento un po’ mie le paure che hai, vorrei stringerti forte e dirti che non è niente. Posso solo ripeterti ancora: sono solo parole”. È una canzone che fa l’eco a “Parole, parole, parole” cantata da Mina in dialogo con la voce di Alberto Lupo. Due brani musicalmente non comparabili, per merito di Mina, ma entrambi incentrati sulla perdita di senso della parole. Sono solo canzonette, direbbe Bennato. E canzonette d’amore. Ma fanno parte della cultura di chi le scrive, di chi le canta, di chi le ascolta. Quindi fanno parte dei pensieri e delle emozioni comuni. Infatti mi pare di osservare una serie di fenomeni paradossali. Dopo l’avvento del cinema e della televisione si è detto e ripetuto che viviamo dentro una nuova civiltà, quella delle immagini. Secondo questa convinzione le immagini

Viene inaugurata alle 17 del 22 marzo la mostra di arte contemporanea “Segno di Croce”, con opere pittoriche di Giuseppe Monguzzi. La mostra è allestita presso la cappella Santa Maria della chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista in Brescia.L’iniziativa è frutto della collaborazione tra il Centro culturale “Il Chiostro” e l’associazione per l’arte “Le Stelle”e rimarrà aperta al pubblico fino a domenica 15 aprile. L’istallazione

temporanea “Segno di Croce” nella antica cappella di Santa Maria è impostata su un ideale percorso che attraversa longitudinalmente la navata formato da tele che ripetono il tema della Croce e della Corona di spine come tessere della memoria collettiva, umano percorso del credente che si affida a Dio. La scelta delle opere proposte abbraccia un ampio arco di tempo, oltre un ventennio, che testimonia il lungo percorso di ricerca sul sacro di Monguzzi.

cosa c’entra con noi?”.Dalla tv alla rete, dal cellulare al pc, dagli sms alle mail, dai blog ai social network, il fiume è diventato un oceano. Quindi potremmo dire cha la parola, le parole hanno ripreso il sopravvento.Ma dalla marea emerge un altro paradosso: l’eccesso delle parole ne impoverisce il significato fino quasi a cancellarlo. Anche perché sono quasi sempre parole dette e non ascoltate. Non solo nei dibattiti televisivi dove tutti si parlano addosso uccidendo sul

nascere l’idea del dialogo, ma anche nei rapporti quotidiani con gli altri. I nostri saluti “Ciao, come stai?” si incrociano senza aspettare una risposta che vada oltre veloci convenevoli e sorrisi stereotipati. E le parole perdono senso.Italo Calvino ne “Le città invisibili” narra che il dialogo tra Marco Polo e Kublai Kan, imperatore dei Tartari, all’inizio era reso possibile dai gesti e dagli oggetti perché parlavano due lingue diverse.

avrebbero scavalcato, se non soffocato, le parole. Invece le parole straripano ovunque, a partire proprio dal cinema e dalla tv. Qualcuno ha chiesto, per esempio, una legge o un regolamento che proibisca i dibattiti in tv perché sono fiumi di parole che scorrono senza controllo. Ci aiuta un’altra volta Sanremo dove anni fa vinse una canzone intitolata “Fiumi di parole” che gridava, fra l’altro: “Sei un fiume di parole dove anneghi anche me, che bravo che sei, ma questo linguaggio da talk show

Poi con l’andar del tempo “nei racconti di Marco le parole andarono sostituendosi agli oggetti e ai gesti: dapprima esclamazioni, nomi, secchi verbi, poi giri di frase, discorsi ramificati e frondosi, metafore e traslati. Lo straniero aveva imparato a parlare la lingua dell’imperatore, o l’imperatore a capire la lingua dello straniero”. Eppure “si sarebbe detto che la comunicazione tra loro fosse meno felice di una volta”. Certo le parole servivano meglio degli oggetti e dei gesti, tuttavia poco alla volta a Marco Polo “giorno per giorno, sera dopo sera, le parole gli venivano meno, e a poco a poco tornava a ricorrere a gesti, a smorfie, a occhiate”. Incominciò a fare commenti muti e un nuovo dialogo si stabilì fra loro e “mentre il campionario delle cose si rinnovava con i campionari delle marci, il repertorio dei commenti muti tendeva a chiudersi e a fissarsi. Anche il piacere a ricorrervi diminuiva in entrambi; nelle loro conversazioni restavano il più del tempo zitti e immobili”. Diciamo spesso che le aprole sono pietre. Da maneggiare con cura. Con amore. Con sobrietà.

Prosegue, nei chiostri della chiesa di San Giovanni in Brescia, la mostra “Preti, donne e popolo, i più dimenticati”, della Fondazione Civiltà Bresciana come conclusione dell’anno che ha ricordato il 150° dell’Unità d’Italia. Si tratta di cento pannelli che raccolgono illustrazioni e notizie che resteranno esposti sino al 1° aprile. A corollario della mostra è previsto per le 16.30 di sabato 24 marzo, nel teatro della stessa parrocchia, uno spettacolo (a ingresso gratuito) della compagnia

pupara “Papa Orlano” di Milano che porterà in scena una traspozione per pupi delle commedie “Aria de primaèra” di Mario Bonardi, Renzo Ridolo e Induno) e “Il duello tra Orlando e Agricane” di Matteo Maria Boiardo. La proposta è frutto della collaborazione tra la Fondazione Civiltà Bresciana, l’associazione Amici della Fondazione, l’Istituto per la storia del prete e il Coordinamento aggregazioni femminili laicali della diocesi di Brescia.

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l fumo fa male, si sa. Quello che dovrebbe preoccupare di più è che nel Bresciano si abbassa sempre di più l’età di accesso alla prima sigaretta. Il divieto

di fumo nei locali pubblici introdotto nel 2003 dall’ex ministro Sirchia ha dato i suoi frutti, ma incontra alcu-ne sacche di resistenze, basti pensa-re alle scuole superiori dove si cerca qualche escamotage per garantire un chissà quale diritto. Succede anche, come è capitato al Gambara, che siano gli stessi studenti a chiedere una presa di responsabilità da parte dell’Istituto. Perché? Al Gambara si può fumare nel chiostro durante la ricreazione con il fumo che entra di-rettamente nelle finestre delle aule. Ci sono anche, però delle eccellenze come il Capirola di Leno che senza in-dugi ha vietato ogni spazio al fumo. A questo proposito è netta la posizione del dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale: “Credo che i dirigenti su questa materia non abbiano bisogno di avere due righe dall’Ufficio scola-stico provinciale, hanno tutti gli stru-menti − spiega Maria Rosa Raimondi − per inserire nei propri regolamenti una decisione che mi vede del tutto favorevole. Credo che il fumo sia ef-fettivamente una delle emergenze sa-nitarie; incide sempre di più a livello giovanile e, soprattutto, sulle ragazze con un’incidenza sulla salute per tut-to l’arco della vita”. La legge prevede

detti al fumo o in ogni caso individua-re uno spazio protetto e non nocivo per gli altri. Al di là della sanzione la scuola deve essere interessata all’ac-quisizione della consapevolezza del danno. Va detto che le scuole stanno lavorando per raggiungere il risul-tato”. L’Ufficio scolastico ha, infatti, incentivato le azioni con un proget-to triennale “Scuole senza fumo: una scelta consapevole” partito lo scor-so anno d’intesa con l’Asl di Brescia e della Valle Camonica. Connesso a questo progetto viene lanciamo una bando di concorso, rivolto alle scuole secondarie a indirizzo grafico e arti-

il divieto di fumo all’interno dell’edi-ficio scolastico e certamente anche la sanzionabilità per i trasgressori (le sanzioni ci sono, ma spesso non ven-gono fatte rispettare). “Un Consiglio d’istituto può individuare spazi inter-

L’amministrazione comunale sta dan-do attuazione a un progetto che pre-vede la valorizzazione del verde pub-blico. Si tratta di una serie di opere, già programmate, volte a migliorare l’aspetto del territorio e dell’ambiente comunale. In questi giorni è termina-to un intervento di riqualificazione del vaso “Poncarala”, un’opera che ha in-teressato uno dei fossi più suggestivi del territorio di Mairano. Posto a sud ovest del centro (in direzione Longhe-

na), questo vaso è stato rivalorizzato attraverso un’opera di rifacimento delle sponde con palizzate in legno di castagno di grandi dimensioni. “La parte più suggestiva ed unica dal pun-to di vista ambientale − spiega con entusiasmo il sindaco Vincenzo Lan-zoni − è rappresentata dal recupero integrale della vasca delle risorgive che si trova in capo a questo vaso. Qui sono stati realizzati dei partico-lari terrazzamenti a cui si è aggiunta

la riqualificazione integrale del fon-dale dove insistono le risorgive. Era un impegno che ci eravamo assunti in campagna elettorale − conclude il sindaco – perché convinti della neces-sità di far rivivere uno degli angoli di verde più belli del nostro territorio”. Il lavoro di valorizzazione del verde non si conclude qua. Sono previste giorna-te di “My time for Myrano”, ovvero di scuola pratica di ecologia alla qua-le aderiscono sempre tanti cittadini.

stico, per l’individuazione di un logo per il progetto. Con questo si invitano le scuole ad assumere la lotta al taba-gismo come parte integrante dell’of-ferta formativa; le azioni e le fasi di lavoro sono a cura dell’Asl di Brescia e dell’Usr Lombardia, ambito territo-riale di Brescia. “La particolarità è che si rivolge a tutte le componenti, adulti compresi, del mondo scolasti-co: è facile dire agli studenti qui non si fuma, ma si potrebbero avere delle resistenze da parte dei docenti e del personale”. L’intenzione è di rilasciare un bollino blu di scuola libera dal fu-mo a chi avrà fatto il percorso.

Il Gruppo Meic di Bresciain collaborazione conAzione Cattolica, Fuci, Città dell’Uomo, Convento dell’Annunciata - Rovatopresenta il volume “Turoldo. Educare alla libertà umana e cristiana” a cura di Maria Cristina Bartolomei (La Scuola, Brescia 2011, collana “Maestri”). L’appuntamento è per giovedì 29 marzo alle 18 pressoPalazzo San Paolo in via Tosio 1.“La vita che mi hai ridato/ ora te la

rendo/ nel canto”. Con questa sigla autobiografica, padre David Maria Turoldo aveva firmato i “Canti Ultimi” (Garzanti) la raccolta di liriche generata da un lungo inverno di sofferenza, culminato nella morte avvenuta a Milano il 6 febbraio di 20 anni fa. Aveva ragione Carlo Bo quando, scrisse: “Padre David ha avuto da Dio due doni: la fede e la poesia. Dandogli la fede, gli ha imposto di cantarla tutti i giorni”. Introduce Luca Ghisleri, presidente del gruppo

Meic di Brescia. Intervengono: Luciano Pazzaglia, già docente di storia della scuola e delle istituzioni educative presso l’Università Cattolica del S. Cuore di Milano e direttore della collana “Maestri” dell’Editrice La Scuola; don Angelo Casati, già parroco della comunità parrocchiale diSan Giovanni in Laterano a Milano; Maria Cristina Bartolomei, docente di filosofia della religione presso l’Università degli Studi di Milano.

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a città ha il suo Piano di governo del territorio, ma maggioranza e opposizio-ne sono distanti anni lu-ce nella valutazione. Il Pgt

terrà sicuramente banco anche nella prossima campagna elettorale. In ve-rità tra adozione e approvazione del documento ci sono state delle picco-le modifiche, fra queste lo stralcio (su pressione dell’opposizione) dell’ope-razione relativa alla collina di Sant’An-na con annessa operazione di permu-ta edilizia. L’opposizione durante la discussione si è mostrata unita così come alla fine la maggioranza, che nonostante alcune divisioni all’inter-no sul tema dei centri commercia-li (sono passati da cinque a tre) si è compattata durante il voto e si è di-mostrata soddisfatta. Per Paola Vilar-di, l’assessore che ha seguito fin dalle prime battute il Piano, il Pgt “guarda ai cittadini e al verde”. Via libera a cin-que nuove strutture sportive, una per circoscrizione, al parcheggio sotto il

Nell’ambito degli incontri “Oltre l’utopia, percorsi di speranza” promosso dai Missionari Comboniani e dal Centro missionario, è stata ospite Cécile Kyenge, medico oculista, giornalista, coordinatrice nazionale del movimento “Primo Marzo”, che ha proposto un’intensa riflessione sul tema della “disponibilità” a lasciarsi educare. In un contesto storico come quello attuale, l’incontro con “l’altro”, il lontano, mette in crisi il nostro stile di vita e ci obbliga a

cambiare, per arricchirci e lasciarci “contaminare”. “Per costruire una società multietnica – ha esordito Cécile Kyenge – dobbiamo mettere al centro la persona per quello che è, liberandoci da ogni pregiudizio o etichetta; dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare e di fare. L’altro è uguale a noi, non dobbiamo considerarlo diverso”. Le differenze e le paure nei confronti di quello che non conosciamo e che consideriamo diverso, sono ostacoli creati dal nostro modo di

pensare; in una società dominata dall’individualismo, la presenza e la conseguente accettazione di persone considerate diverse, può costituire un elemento destabilizzante della nostra idea di relazione. Nell’ultimo anno, complici gli avvenimenti che hanno mutuato il contesto socio-politico dei paesi della sponda meridionale del Mediterraneo, il nostro Paese è stato meta di tanti migranti; secondo la coordinatrice del movimento “Primo Marzo”

“chi si propone di realizzare una nuova società deve porsi nella condizione di considerarsi un “potenziale” migrante; scambiare le nostre esperienze con le persone che ci sono vicino aiuta a crescere. La migrazione è un fenomeno naturale, perché strettamente connesso con la possibilità di sopravvivere. Bloccare le persone significa impedire ed arrestare la contaminazione tra culture”. L’ultimo appuntamento (il 12 aprile) è con Ernesto Olivero. (a.t.)

castello e al campus universitario al-la Randaccio; parere postivo anche per gli ampliamenti delle strutture sanitarie (Poliambulanza, Sant’Anna e Civile). Il Partito democratico con il suo capogruppo in Loggia, Emilio

Del Bono, ribadisce il giudizio nega-tivo nei confronti di un Piano “anni Sessanta che non si preoccupa del-la qualità del vivere, ma si basa sulla quantità del costruire e sul consumo del suolo agricolo in una città tra le

GIOVEDÌ 26 APRILE

MANZONI con Pietro Baroni

GIOVEDÌ 12 APRILE

TOLKIEN con

Edoardo Rialti

GIOVEDÌ 19 APRILE

UNGARETTIcon

Paolo Campoccia

GIOVEDÌ 3 MAGGIO

SHAKESPEAREcon Edoardo Rialti

Sulle tracce del destinoI L M E S E L E T T E R A R I O

AUDITORIUM CAPRETTIIstituto Artigianelli

Via B. Avogadro (ingresso carraio)

BRESCIA

ORE 20.30

L’ISCRIZIONE È OBBLIGATORIA e la quota complessiva di partecipazione al ciclo dei quattro incontri è di Euro 10 (dieci), versati a titolo di donazione alla Fondazione San Benedetto:

il pagamento della quota può essere effettuato in contanti all’atto della domanda d’iscrizione o nella serata del primo incontro;

fermo l’obbligo d’iscrizione, la partecipazione è gratuita per i minori di anni 20.

LE ISCRIZIONI SARANNO ACCETTATE FINO AD ESAURIMENTO DEI POSTI DISPONIBILI.Il modulo d’iscrizione può essere scaricato dal sito www.fondazionesanbenedetto.it o richiesto alla Segreteria della Fondazione San Benedetto.

con il patrocinio dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia e della Consulta Provinciale Studentesca di Brescia

ISCRIZIONE OBBLIGATORIA Tel. 030 3366919

www.fondazionesanbenedetto.it

Se la vita ci soddisfacesse, fare letteratura non avrebbe alcun senso. (Flannery O’Connor)

più inquinate d’Europa. Questo Pgt − continua Del Bono − non disegna la Brescia del futuro”. Delle quasi 5.000 osservazioni ne sono state approvate 167, oltre 4.000 parzialmente accol-te e 500 respinte. Resta indecifrabile la situazione dell’Università Cattoli-ca (per Del Bono la vicenda “è una brutta pagina”): l’investimento da 40 milioni di euro resta ancora sospeso. È quantomeno singolare il fatto che l’ampliamento del polo universitario nell’ex sede del Seminario a Mompia-no non sia stato preso in considerazio-ne. Se si vuole costruire una Brescia universitaria, perché non prendere in considerazione la scelta di un privato che decide di potenziare a sue spese l’offerta formativa?

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n patto per la sicurez-za. È quanto prevede il “Protocollo di sicurezza urbana” siglato da Co-mune, Polizia, parroc-

chie, scuole e realtà associative dei quartieri di San Polo e Sanpolino. “È necessario migliorare la percezione della sicurezza – ha precisato Fabio Rolfi, assessore alla sicurezza – che va intesa non solo come controllo, ma anche come promozione della cultu-ra della legalità. Per farlo occorre che più attori lavorino a un progetto unita-rio condividendone gli obiettivi”. Per-ché San Polo e Sanpolino? “Da diver-si anni queste zone sono interessate da fenomeni di degrado sociale e da continui episodi di microcriminalità”. Nei quartieri si riscontrano problemi di disadattamento giovanile con con-seguenze legate all’utilizzo di sostanze stupefacenti, atti vandalici e aggres-sioni effettuate da baby gang. “Sono problematiche che emergono in più contesti − oratorio, scuola, luoghi di aggregazione − e che spesso hanno il bullismo giovanile come denomi-natore comune”. “Il protocollo – ha specificato Luca Iubini, responsabile del Servizio di sicurezza urbana − si sviluppa in tre aree settoriali che toc-cano gli aspetti relativi alla sicurezza, quelli legati alla conoscenza e l’ambito della formazione”. “Per le specifiche attività di sicurezza – ha spiegato Ro-

berto Novelli, comandante della Po-lizia locale presente a Sanpolino con un distaccamento – abbiamo pianifi-cato 1.000 ore di attività, per un totale di 410 turni di servizio, tra pattuglia-mento, attività di prossimità e inve-stigativa. A queste si aggiunge l’impe-gno conoscitivo nelle scuole del com-

“Un donatore moltiplica la vita. Parlane oggi”. Continua con molta intensità l’attività della Sezione provinciale Aido di Brescia. Oltre ad alcuni incontri con le scuole della città e della provincia, sono diversi gli appuntamenti in programma da qui a fine mese. L’obiettivo è quello di incontrare la gente per informarla correttamente sul valore della donazione degli organi, dei tessuti e delle cellule, affinché la scelta di donare

sia consapevole e condivisa. Venerdì 23 marzo alle ore 20,30 all’auditorium comunale di Pompiano: intervengono Serafino Bertuletti, sindaco di Pompiano, Lino Lovo (nella foto), presidente provinciale dell’Aido e Angelo Maffeis, vicepresidente provinciale dell’Aido. Sabato 24 marzo alle ore 16 a Marcheno nella sala consigliare del Comune intervengono Barbara Morandi (sindaco di Marcheno), Lino

Lovo (presidente provinciale dell’Aido), Enzo Tanfoglio (consigliere provinciale dell’Aido) e Bemvenuto Contessa (referente del gruppo Aido di Marcheno).Martedì 27 marzo alle 20.30 a Villachiara, nella sala consigliare, parlano: Elvio Bertoletti (sindaco di Villachiara), don Francesco Bertoli (parroco di Villachiara), Lino Lovo e Angelo Maffeis. Venerdì 30 marzo, infine, alle

20.30 a Brescia nella sede della Circoscrizione Centro in via Elia Capriolo 17/d. Portano il loro contributo: Flavio Bonardi (presidente della Circoscrizione Centro), Ottorino Barozzi (coordinatore dei prelievi dell’area bresciani agli Spedali civili di Brescia), Lino Lovo eRosaria Prandini (segretaria provinciale dell’Aido).A tutti gli incontri è prevista anche la testimonianza di persone trapiantate di organi.

prensorio dove gli agenti, assistiti da esperti psicoterapeuti, incontreranno 700 studenti degli ultimi due anni del-le primarie e del triennio delle medie”. Della terza fase, quella formativa, si occupano l’Associazione “Brescia 3”, che lavorerà sul fenomeno della di-spersione scolastica, la Cooperativa “Il Calabrone”, che curerà l´attività di prevenzione dell’uso di sostanze stu-pefacenti e le parrocchie − S. Luigi Gonzaga, Conversione di San Paolo e S. Angela Merici – dove saranno attivi degli operatori che si occuperanno di sensibilizzare i ragazzi alla legalità. In questo progetto non vanno dimentica-te le famiglie. L’accordo durerà fino al termine del 2013.

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orse raramente come in questo momento, il lavo-ro, ad ogni livello, costitu-isce un tema cui si guarda con attenzione e preoccu-

pazione. In tale ottica il Comune di Brescia, per il tramite dell’assessorato ai Servizi sociali, ha avviato due pro-getti mirati, ha detto l’assessore Gior-gio Maione, “a dare lavoro anziché un mero contributo economico che, per sua natura, è destinato ad estinguer-si”. Il primo consiste nell’adesione al progetto, promosso dalla Provincia, “Lavoro accessorio”, consistente nel dare un’occupazione, se pur tempo-ranea, a disoccupati, iscritti a liste di mobilità e lavoratori in cassa in-tegrazione. “La Provincia ha messo a disposizione 9.000 euro – ha detto Maione – che noi abbiamo integrato fino a 12mila per l’istituzione di 10 voucher da 1.200 euro lordi ciascuno, affinché altrettante persone potesse-ro garantirsi un sostegno al reddito e nel contempo svolgere un servizio

del nucleo familiare, la sua situazio-ne economica e l’età del richiedente. Il secondo progetto trae origine dalle risorse del “Fondo lire Unrra 2011”, United Nations relief and rehabilita-tion administration, l’ente delle Nazio-ni Unite per il soccorso e l’assistenza, che, attraverso il Ministero dell’Inter-no, ha accolto un progetto presentato dal Comune di Brescia per favorire i disabili con patologie psichiatriche. “Abbiamo presentato al Ministero dell’Interno – ha illustrato Giorgio Ma-ione – un progetto che prevede l’inse-rimento nel mondo del lavoro di 18 di-sabili con patologie psichiche. Il mini-stero lo ha approvato ed ha stanziato 66mila euro degli 82mila complessivi del costo del progetto, affinché queste diciotto persone, segnalate dai servizi psichiatrici territoriali – ha continuato Maione, affiancato nella presentazio-ne dei progetti dal responsabile del settore Servizi sociali Raffaele Bono-ra – potessero compiere il complesso percorso per l’inserimento nel mon-

sociale, in quanto l’impegno sarà in-dirizzato verso la solidarietà socia-le”. Il bando per partecipare a questa iniziativa è scaricabile dal sito www.comune.brescia.it, oppure reperibile presso l’Ufficio relazioni con il pub-blico in piazza Loggia 13/b o il settore Sevizi sociali in piazza Repubblica 1. Il termine di presentazione è fissato per il 30 marzo. Vi sono specificate – oltre agli articolati meccanismi di ripartizione di ogni voucher affinché sia garantito il lavoro per tre mesi – le procedure di ammissione, quali le priorità nel conseguire il punteggio, cui concorre anche la composizione

Si terrà sabato 31 marzo l’annuale “Camminata pavoniana da Brescia a Saiano, giunta alla 13ª edizione. Iniziata con sistematicità nell’anno 2000, la Camminata intende far rivivere ai partecipanti l’ultimo percorso effettuato a piedi e sotto la pioggia dal beato Lodovico Pavoni durante le Dieci Giornate di Brescia del 1849, per portare in salvo i ragazzi del suo Istituto di san Barnaba in Brescia. Le fatiche del viaggio lo portarono alla morte, avvenuta al Calvario di Saiano il 1°

aprile, ultima delle Dieci Giornate e domenica delle Palme. Il tema della Camminata di quest’anno è legato ad un anniversario particolare: il bicentenario della fondazione dell’oratorio, che Lodovico Pavoni, giovane prete, ha realizzato nel 1812, su incoraggiamento del vescovo mons. Nava. Era uno dei primi oratori nati a Brescia dopo la bufera della rivoluzione francese ed era destinato principalmente ai giovani più emarginati e più poveri della città. All’esempio di

questo oratorio e di altri sorti in quei decenni in Lombardia si rifarà anche don Bosco, che nel 1812 non era ancora nato. La Camminata, lunga 14 km, avrà inizio alle ore 14.15 presso la chiesa di S. Maria Immacolata in via Lodovico Pavoni 11. Dopo due soste a Gussago e a Saiano, si concluderà per le 19.30 sulla collina del Calvario di Saiano, presso la chiesa del convento francescano, dove si trova la stanza in cui morì il beato Lodovico Pavoni. Questa stanza

è stata di recente restaurata, in concomitanza con il bicentenario dell’oratorio e con il decimo anniversario della beatificazione del Pavoni, e sarà inaugurata il giorno seguente, il primo aprile, domenica delle Palme, data e circostanza che coincidono con quelle del 1849. La cerimonia avverrà alle 10 e sarà seguita dalla celebrazione della messa, a cura dell’associazione degli ex allievi Pavoniani di Brescia. L’invito è aperto a tutti.

do del lavoro”. Le attività preliminari di tale percorso prevedono la valuta-zione delle capacità/potenzialità della persona, seguita da azioni volte alla formazione ed orientamento presso aziende e/o cooperative sociali, per un massimo di sei mesi, periodo che prevede l’erogazione di un compenso incentivante per tutti i partecipanti. Al termine verranno poste in atto azioni di sostegno per concretizzare attra-verso l’assunzione il rapporto con il luogo del lavoro.

ª

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Erano in tanti a festeggiare con il Vescovo. I nati nel 1942 della provincia di Brescia si sono ritrovati prima in Duomo e poi al Centro pastorale Paolo VI per una mattinata di festa e di rimpatriate. Con loro e per loro c’era anche mons. Monari, che il 28 marzo taglia il traguardo dei 70 anni. Non è bresciano, ma ha l’onore di servire e di amare la Chiesa bresciana. Il 1942 ha dato i natali a molte persone illustri. Se si pensa allo sport, bastano i nomi di Dino

Zoff e di Eusebio; nel mondo della cultura, ci sono lo scrittore Vladimir Bukovskij, Luciano Canfora e Ernesto Galli Della Loggia; nello spettacolo Lou Reed e Barbara Streisand. Curiosamente anche nella Chiesa cattolica ci sono diversi Vescovi nati nel 1942: il bresciano Domenico Sigalini, Ignazio Sanna, Paolo Mario Virgilio Atzei, Ricardo Ezzati Andrello, Carlo Mazza, Piero Marini e Ignazio Zambito. Nella diocesi di Brescia sono 22 i sacerdoti nati nel 1942. Nel corso

dell’omelia Monari ha ricordato come sia importante “consegnare al Signore il nostro passato perché il Signore lo renda fecondo per gli altri. Vorremmo lasciare in eredità ai giovani qualche cosa di positivo che li aiuti a crescere e a vivere meglio. Ci sentiamo un po’ tutti dei nonni che conoscono la vita: l’ambizione è quella di trasmettere fiducia”. A tutti i presenti è stato consegnato come ricordo il portachiavi “I miei primi 70 anni” con raffigurato sul retro il Duomo di Brescia.

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overtà, castità e obbe-dienza sono i tre voti classici comuni a tutti gli ordini religiosi. I Fate-benefratelli aggiungono

un quarto voto: ospitalità. Ospita-lità come amore verso Dio e verso il prossimo: assistere gli infermi, raccogliere l’elemosina per la lo-ro sopravvivenza − “Fratelli, fate il bene a voi stessi dando l’elemosina ai poveri” è il celebre invito di San Giovanni di Dio − esercitare un at-tivo apostolato con “donne di vita”, imboccare la professione medica non per fare soldi, ma per servire l’uomo, in particolare il più biso-gnoso...”. Scrive Fra Pascual Piles: “Giovanni di Dio può considerar-si a pieno titolo come un model-lo della ‘nuova ospitalità’, perché ha saputo coniugare l’amore ver-so Dio e l’amore verso il prossimo incarnandolo nella realtà concreta del suo tempo con grande capaci-tà organizzativa dell’assistenza e con una chiara visione del futuro”. È un carisma “operativo”, l’ospita-lità. È la speranza! Si tratta di ve-nire in soccorso di questa società, disorientata ma orgogliosa delle sue conquiste, con i valori immu-tabili della carità. Come scrive Fra Marco Fabello: “I grandi significati dell’ospitalità, oggi, si manifestano concretamente nella solidarietà e

to e per il malato. I malati non so-no degli estranei. Sono dei “profeti del senso” che, con il loro dramma personale, ci ricordano chi siamo e perché esistiamo. Il malato cerca allora qualcuno. Quel qualcuno sia-mo tutti noi, oltre naturalmente al personale ospedaliero, che è in pri-ma linea ogni giorno nella lotta con-tro la sofferenza degli ammalati. Ancora Fra Pierluigi Marchesi, dal discorso pronunciato nell’ottobre 1983, al VI Sinodo dei Vescovi: “Se il malato non è al centro dell’ospe-dale, al centro degli interessi di tut-ti gli operatori, altri si mettono al suo posto. Non è raro negli ospe-dali vedere emergere la centralità del medico, o dell’amministratore, o del sindacalista, o del religioso: tutti usurpatori, perché il posto centrale non spetta ai medici, né agli infermieri, né agli amministra-tivi, né alla comunità dei religiosi o delle religiose”. Saper ascoltare è l’atteggiamento ideale per avvicina-re il malato. Se curare è rispondere ai bisogni del malato, allora si deve tenere conto anche della sua per-sona, di quello che sente e risente. E per questo non c’è che la qualità del silenzio. Un silenzio abitato da due persone. Lì c’è l’ospitalità, che è comprensione, attenzione, comu-nione nella domanda sul senso da dare all’avventura umana.

L’Istituto è dedicato al Sacro Cuore di Gesù da cui prende il nome - inizia la sua attività nel 1882 come ospedale psichiatrico per una donazione ai pa-dri Fatebenefratelli da parte delle so-relle Girelli. Funziona come ospedale psichiatrico sino al 1978 anno della riforma psichiatrica. Quando inizia un profondo processo di cambiamen-to che passa attraverso un percorso formativo, il rinnovamento degli edi-fici e l’attivazione di progetti speri-mentali quale quello che porta alla ri-abilitazione psichiatrica e quello per la riabilitazione delle persone affette da demenza, ambito per cui l’Istituto entra a far parte di un progetto-pilo-ta della Regione Lombardia. Negli stessi anni vengono attivati servizi riabilitativi diurni per anziani. Inizia quindi una intensa attività di ricerca scientifica che contribuisce al ricono-scimento dell’Istituto come Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico per la riabilitazione psichiatrica e per la malattia di Alzheimer il 19 dicem-bre 1996 con il nome di “Centro San Giovanni di Dio – Fatebenefratelli”. L’Istituto oltre alle unità operative di degenza, di day hospital, alle struttu-re per la residenzialità psichiatrica e agli ambulatori vede attive diverse unità organizzative di ricerca – sia nella forma di veri e propri labora-tori, come quelli di genetica, neuro-biologia, neuroimaging, neuropsico-

Tra i Santi, c’è San Giovanni Grande di Jerez de la Frontera, in Spagna e i 72 martiri della rivoluzione di Spagna alla fine degli anni 1930. Inoltre il milanese San Benedetto Menni che fu il restauratore dell’Ordine in Spagna, Portogallo e grande riformatore della psichiatria negli stessi Paesi. San Riccardo Pampuri (nella foto) che visse il suo noviziato a Brescia all’Ospedale S. Orsola e che era anche il medico del seminario, come attestava Mons.

Gazzoli. A Brescia nel suo nome è fiorente L’asilo notturno a lui dedicato e altre iniziative nel segno delle nuove povertà. Altri Beati più recenti sono il cobano Ollallo Valdes e il tedesco Eustacchio Kugler entrambi beatificato da Benedetto XVI. Sono questi tutti segni di una ospitalità ancora vivace dopo oltre cinque secoli di storia dell’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio, più conosciuto in Italia come Fatebenefratelli.

nell’attenzione alle persone che ci stanno vicine e che vivono nel bi-sogno e nella povertà fisica, intel-lettuale e morale”. Scrive il Beato Papa Giovanni Paolo II: “Voi siete chiamati a umanizzare la malat-tia”. Un messaggio rivolto all’Or-dine Ospedaliero di San Giovanni di Dio per la promozione di una medicina più umana, con il mala-

logia e neurofisiologia che di équipe, come quelle della ricerca psicosocia-le e della ricerca clinica sulla malat-tia di Alzheimer – che impegnano un importante numero di giovani ricer-catori. Tale sforzo che nei secoli ha conciliato la carità antica con mezzi modernissimi cerca ora di coniugare il massimo della scienza con il mas-simo della assistenza.

Il giubileo è stato indetto dai Fatebe-nefratelli per vivere un anno consa-crato alla testimonianza del carisma di un Santo affinché questo si incarni nel presente. Questo Santo è attuale “perché la situazione critica della sa-nità – commenta fra Marco Fabello – richiede una solidarietà e un senso di altruismo verso gli ammalati. Addirit-tura questo tempo ci riporta a quello di San Giovanni di Dio quando i pove-ri e gli ammalati erano abbandonati”. Il giubileo ha coinvolto il mondo del Fatebenefratelli (300 opere diffuse in cinque continenti). È stato un anno di richiamo per noi e per i collaborato-ri (dipendenti, volontari e benefatto-ri) nel tentativo di formare una fami-glia più grande perché l’ordine con il passare degli anni non potrà essere formato solo dai religiosi”. “Il nuovo volto dell’Ordine” è il documento che

ha aperto l’anno giubilare. Qual è il nuovo volto? “In questo documento si immagina appunto un futuro nel quale collaboratori e religiosi siano un tutt’uno perché l’ospitalità – spiega fra Marco – possa avere una risposta univoca e più completa per andare anche incontro al Concilio che chiede la collaborazione dei laici”. A chiusu-ra dell’anno giubilare sono state pre-disposte delle iniziative, fra queste il convegno del 9 marzo: “La riabilitazio-ne psico-sociale: uno sguardo al futu-ro”. Il residence Pampuri, che compie 20 anni, nasce in risposta alle solle-citazioni del prof. Franco Basaglia. “Secondo la nostra visione Basaglia è stato una grande uomo che ha ridato dignità e valore al malato di mente in sintonia con San Giovanni Di Dio. Ci ha dato una spinta a rinnovare la no-stra idea di malato mentale”.

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Il concetto di ospitalità include l’accoglienza, la promozione della salute, l’accompagnamento e l’impegno verso le realtà più vulnerabili, a partire da un concetto ampio di universalità e professionalità. La cooperazione è in grado di aggregare tutti, ciascuno con il proprio impegno. Professionisti, cooperanti, fratelli, volontari e benefattori rendono possibile l’attuazione di programmi d’intervento nei settori più svantaggiati, nonché

il mantenimento di progetti assistenziali in Paesi più poveri. L’Ordine è aperto a nuovi approcci professionali e sociali, a nuovi interventi, alle culture e alle peculiarità di ogni realtà. I valori che guidano e motivano lo sviluppo dell’Ordine di San Giovanni di Dio sono: presenza storica sulla risposta alle necessità della persona alla luce del concetto di ospitalità (nella foto fra Alberto Rota, superiore della comunità e animatore dell’asilo notturno “Fra Riccardo Pampuri”

e del nuovo Villaggio della Carità) e umanizzazione dell’assistenza. L’Ordine promuove e pratica il rispetto di altre posizioni e credenze e incoraggia il dialogo, senza venir meno alla sua identità cristiana e punta sulla convivenza multiculturale e interreligiosa; universalità che si traduce in azione prioritaria a favore dei Paesi più sfavoriti, evitando preconcetti di tipo ideologico, religioso o culturale; tutte le risorse umane e materiali sono destinate alla

missione di servizio e all’assistenza di coloro che ne hanno bisogno; fedeltà ai fini originari attraverso la modernizzazione e l’aggiornamento grazie alla formazione, alla ricerca e all’adeguamento delle strutture. Fra i principi, la persona assistita è il centro di interesse di chi vive e lavora nell’ospedale; a questo si aggiunge la difesa e la promozione della vita umana e il riconoscimento del diritto delle persone assistite a essere informate sullo stato di salute.

il 1495: nasce Giovan-ni Ciudad, il futuro San Giovanni di Dio da una modesta famiglia di Montemoro-Novo. In-

certe e frammentarie le notizie sulla sua infanzia, e misterioso l’episodio in cui il padre Andrea lo affida, a soli otto anni, a un pel-legrino di passaggio... Ritroviamo più tardi il piccolo Gio-vanni in Castiglia, dove trascorre gli anni fino alla maturità come pa-store al servizio di Francisco Cid, majoral di Oropesa. 1539: Giovan-ni vive a Granada, dove ha aperto una libreria. Il 20 gennaio gli capita di ascoltare un sermone di Giovanni Dio: d’Avi-la. Rimane sconvolto: è la vera con-versione. Il suo shock è così forte da sembrare pazzo. Percorre le strade della città urlando la sua “follia” per “Nudo, voglio vivere, seguire Gesù Cristo, nudo, e diventare povero in suo onore”.La sua conversione viene presa per pazzia. Lo prendono e ricoverano all’Ospedale Reale, dove a quei tem-pi la malattia mentale si cura con le catene e la frusta. Viene presto rico-

nosciuto sano e rimesso in libertà. Giovanni decide allora di dedicare il resto della sua vita ai poveri e agli ammalati. È l’autunno del 1539, ha 44 anni, fon-da in via Lucena il suo primo ospe-dale. In dicembre il Vescovo di Tuy, gli conferisce l’ abito religioso e gli conferma il nome che il popolo gli aveva già dato: “Giovanni di Dio”. Nel 1547 l’Ospedale si trasferisce al-la salita de Los Gomeles. Giovanni muore l’8 marzo 1550. I suoi primi compagni danno inizio alla fonda-zione e alla storia dell’Ordine ospe-daliero di San Giovanni di Dio Fa-tebenefratelli.Il processo di beatificazione è del 1630, del 16 ottobre 1690 la cano-nizzazione di Alessandro VIII. proclamato Patrono celeste degli ospedali e dei malati da Leone XIII nel 1886, Patrono celeste degli in-fermieri e delle loro associazioni da Pio XI nel 1930. Pio XII, nel 1940, lo proclama secon-do Patrono celeste di Granada. San Giovanni di Dio è, come uomo, un esempio di disponibilità e apertura verso il prossimo.La sua è una vita in movimento, ma

anche di stabilità nella generosità. Sempre si rivela in lui la generosi-tà che cresce e che, poco a poco, si trasforma in fede. Giovanni di Dio è diventato Santo per la sua gene-rosità nei confronti di tutti quelli che ha incontrato, servito, curato, consolato.Alcuni, sconvolti dalla Parola di Dio e dall’esempio di santi come Giovan-ni di Dio, finiscono per consacrare la vita al servizio dei loro fratelli più bisognosi.

È il 1546, quando Giovanni di Dio prende con sé nell’ospedale di Gra-nada i primi due discepoli, Antonio Martin e Pedro Velasco. Oggi a for-mare l’Ordine dei Fatebenefratelli sono oltre 1500 Religiosi, nativi di 55 paesi diversi: un Ordine sparso in tutto il mondo, con 293 opere in 52 nazioni e oltre 40.000 colla-boratori. Per primo si stabilisce il legame con il centro della Chiesa, Roma, allo scopo di ottenere il ricono-scimento ufficiale dell’Istituto che avviene prima con l’approvazione come Congregazione e poi come Ordine religioso, rispettivamente nel 1572, e nel 1586. Nel frattempo, Fra Soriano fonda a Napoli un ospe-dale e a Roma, nel 1584, l’ospedale dell’Isola Tiberina.Nel 1587 si tiene il primo Capitolo, che approva le Costituzioni. La fa-

ma dei Fatebenefratelli si diffonde anche al nord, tanto che nel 1588 l’arcivescovo di Milano, mons. Ga-spare Visconti li chiama nella cit-tà. Il secolo successivo porta bene all’Ordine. Nel 1653 si contano ben otto province italiane − Roma, Na-poli, Milano, Sicilia, Bari, Calabria, Basilicata, Sardegna − e sono attivi 150 ospedali. Con il secolo XIX, tutto l’Ordine è sconvolto dal traballante rinnova-mento socio-politico che segna il tramonto del vecchio regime. Ven-tisette dei 46 ospedali dei Fatebe-nefratelli sono requisiti. Ma subito dopo nascono nuovi ospedali.Dal 1968 i Fatebenefratelli delle due Province italiane procedono alla classificazione degli istituti. Ol-tre al l’Ospedale S. Pietro, sulla via Cassia, la Provincia romana conta oggi sei centri assistenziali: Napoli,

Benevento, Genzano, Perugia, Pa-lermo, Alghero. Più lungo l’elenco per la Provincia lombardo-veneta: quattordici i centri nell’Italia set-tentrionale: Brescia, Cernusco sul Naviglio, Erba, Gorizia, Milano, Ro-mano d’Ezzelino, S. Colombano al Lambro, San Maurizio Canavese, Solbiate Comasco, Trivolzio, Varaz-ze, Venezia nonché l’Ospedale Sa-cra Famiglia di Nazareth, in Israele.Inoltre lo spirito missionario ha spinto i religiosi a fondare e so-stenere due ospedali in Africa, ad Afagnan, nel Togo, e a Tanguiéta, nel Benin che oggi formano, insie-me al centro nutrizionale di Porga (Benin) la Delegazione generale S. Riccardo Impuri. Sempre della Pro-vincia lombardo-veneta è il Centro Studi Fatebenefratelli di Monguzzo, un castello trecentesco donato per lascito testamentario.

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La mia messa, il mio parroco, il mio oratorio

Non mi vergogno del VangeloMissione ecclesiale,unità pastorali e territorio

I miei vicini e i miei lontaniUnità pastoralie segni dei tempi

La mia e la tua unità pastoraleLa fisionomiadelle unità pastorali

Il mio catechismo,la mia messa e i miei poveri

Annuncio, liturgia e caritànelle unità pastorali

Le mie riunionie il mio consiglio pastorale

Organismi di comunionee unità pastorali

Il mio parroco,la mia suora e i miei laici

I ministerinelle unità pastorali

Il mio oratorio e i miei giovaniPastorale giovanile e oratorionelle unità pastorali

Il miei gruppi e le mie associazioniAggregazionie unità pastorali

Il mio bollettino e il mio teatroComunicazione e culturanelle unità pastorali

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na bella, seppur vento-sa, domenica di metà marzo nella pace della campagna della Bas-sa bresciana: è questa

la cornice in cui si è svolta, presso il centro Mariapoli Luce di Fronti-gnano, struttura di riferimento per il movimento dei Focolarini a livello non solo bresciano, ma anche regio-nale, la messa in suffragio della fon-datrice Chiara Lubich, in occasione del quarto anniversario della sua “partenza al Cielo”. Circa 500 perso-ne domenica 18 marzo si sono date appuntamento lì, nella realtà nata alla fine degli anni ‘80 sull’esempio della famosa cittadella di Loppiano, per la preghiera e il ringraziamento comunitario, affollando il salone all’ultimo piano, dove poco prima della celebrazione eucaristica è sta-to proiettato un video di un’incon-tro di Chiara Lubich nelle Filippine. Inoltre, la giornata ha anche fornito l’occasione per i giovani provenienti

ziate già in prima mattinata, quindi, che sono continuate fino alle 16.30, poco prima dell’inizio della Messa: “In mattinata – precisa Francesca, una delle ragazze che preparano lo spettacolo – c’è stata la prova tecni-ca, con voci fuori scena e indicazio-ni. Nel pomeriggio invece abbiamo fatto una vera e propria prova ge-nerale con musica dal vivo, solisti, coreografie e costumi di scena. È stato molto bello dopo tante prove separate sperimentare l’unità, se-condo l’ideale proposto da Chiara, con tutti i giovani della Lombardia”. “Un’esperienza bellissima – aggiun-ge Michele, da Milano – proprio per questo clima di unità e collaborazio-ne. Anche se ci sono, per esempio, due band non si fanno confronti di bravura né si tenta di superarsi a vi-cenda, ma si prova a suonare insie-me per ottenere il migliore risultato. Andiamo d’accordo”. Il frutto di tan-to impegno probabilmente andrà in scena a Lecco verso settembre-otto-

da tutta la Lombardia di perfeziona-re un progetto di musical dedicato a Chiara Luce Badano, la giovane appartenente al movimento dei Fo-colari morta a diciotto anni per un tumore osseo e proclamata beata nel 2010. “Il musical coinvolge circa 120 ragazzi di tutta la Lombardia – ci spiegano – che in precedenza si era-no divisi le scene da preparare a se-conda delle province di provenien-za. Oggi si trovano qui tutti insieme per una sorta di grande prova col-lettiva, dato che quello di Mariapoli Luce è il centro formativo per i gio-vani di tutta la regione”. Prove ini-

I comuni dell’asta del Gandovere (Torbole Casaglia, Castelmella, Castegnato, Monticelli Brusati, Ospitaletto, Passirano, Rodengo Saiano, Roncadelle e Ome) avranno un sistema di depurazione, attraverso la realizzazione dell’impianto consortile a Torbole Casaglia. L’impianto sarà realizzato per conto del Comune-capofila di Torbole Casaglia da Gandovere Depurazione, costituita da Cogeme spa (52%), Syderidraulic Sistem spa (24%) e Consorzio Uniland

scarl (24%). Il nuovo depuratore consortile del torrente Gandovere - che sorgerà a Nord della strada provinciale 19 - costerà circa 25 milioni di euro. Nella fase iniziale servirà un bacino di circa 70mila abitanti, ma è stato progettato per 93 mila abitanti equivalenti. L’opera occuperà una superficie di 40mila metri quadrati. La rete fognaria di collettamento, invece, avrà una lunghezza di 24km, articolati in un tronco principale e da tre segmenti secondari. I lavori (due anni la

durata) sono iniziati a gennaio 2012 con quattro cantieri in simultanea, di cui uno presso l’area ove sorgerà l’impianto e 3 lungo il tracciato dei collettori. Il nuovo e moderno impianto sostituirà otto depuratori - piccoli e poco funzionali - attualmente operativi negli otto Comuni. L’impianto consortile garantirà una razionalizzazione dei costi, una costante attenzione al processo e quindi alla qualità dell’effluente, al punto che l’acqua in uscita, immessa nel Vaso

Quinzanello, potrà essere utilizzata per usi irrigui per un vasto territorio agricolo, sino a Dello. Inoltre, la presenza di tre linee autonome di trattamento consentirà una maggiore flessibilità gestionale garantendo sempre la continuità funzionale dell’impianto anche di caso di operazioni di manutenzione sulle linee. Infine, la nuova dorsale di collettamento che attraverserà l’area del Gandovere velocizzerà l’allacciamento alla fognatura di ampie zone non ancora fognate.

bre, ma già da adesso se ne possono vedere i buoni risultati, come ci ri-velano Luca e Cristina, una coppia di genitori presenti domenica all’in-contro: “Pensiamo sia per i ragazzi un’esperienza molto bella e positiva. Nostra figlia partecipa e dopo ogni prova è sempre entusiasta. La figu-ra di Chiara Luce è un grande rife-rimento per i ragazzi, che in questo modo hanno l’occasione di confron-tarsi tra di loro sulla propria vita alla luce del Vangelo”.

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iamo il via a un’iniziati-va che vogliamo divenga permanente, una sorta di pulizia di Pasqua per la città”: si esprime così il

sindaco di Montichiari Elena Zano-la riguardo alla “Giornata ambien-tale” organizzata dal Comune ed in programma sabato 31 marzo. “In so-stanza sono state contattate tutte le associazioni, le realtà sociali e par-rocchiali e anche i singoli cittadini per sensibilizzarli maggiormente sul tema dei rifiuti. Ci siamo accorti, in-fatti, che nonostante il buon succes-so del servizio “porta a porta” (attivo da gennaio 2012 su tutto il territorio comunale) sono presenti ancora de-gli incivili che non si sono adeguati, i quali gettano sacchi dell’immondizia sulle strade o li lasciano in maniera non conforme al regolamento della raccolta differenziata. Ebbene, il 31 marzo – continua il primo cittadino – desideriamo che le persone più sen-sibili si attivino per ripulire, l’intera città”. L’Ufficio ecologia del Comune, assieme a Cbbo che gestisce il servi-zio di rifiuti, provvederà a mappare il territorio per poi suddividere i parte-cipanti in squadre di volontari, sotto la guida di responsabili della Protezio-ne civile; saranno individuati, per ogni zona, dei punti di raccolta dove confe-rire l’immondizia recuperata. L’obiet-tivo è ambizioso “e per questo – ag-

giunge l’assessore all’Ambiente San-dro Zampedri – necessitiamo di tanti, tantissimi volonterosi: non chiediamo loro di recuperare materiale pesan-te o ingombrante: sarà sufficiente la classica borsina dei rifiuti, un picco-lo gesto che, se condiviso con molti, darà modo di stimolare a un corretto

La parrocchia ha ottenuto dalla Regione un finanziamento di 18mila euro nell’ambito della legge regionale “Politiche regionali per la famiglia”. Premiato il progetto “Due punti a capo: spazi e tempi di integrazione scolastica e accompagnamento allo studio”; con questo finanziamento due figure professionali andranno in forza alle già esistenti che operano al Cag 2000. I partner dell’iniziativa sono il Comune e la Fondazione Morcelliana. L’obiettivo

è “promuovere l’integrazione scolastica e sociale”. La finalità è “offrire ai bambini e ai ragazzi che vivono situazioni di difficoltà nel percorso scolastico, l’opportunità di svolgere attività di sostegno alla didattica attraverso un supporto per lo svolgimento di compiti e studio con la presenza di figure di educatori professionali in una programmazione condivisa con gli insegnanti della scuola e con la rete degli operatori di riferimento”. Fondamentale per la realizzazione

del progetto, la collaborazione degli Istituti comprensivi Martiri e Toscanini. Sono i primi della filiera che segnalano ai Servizi sociali del Comune, bambini e ragazzi bisognosi di supporto. Tre le fasi, chiamate “attenzioni”, nelle quali si sviluppa il progetto di durata annuale che ha preso il via: la prima, da marzo a giugno e da settembre a marzo, è chiamata ”Facciamo i compiti al Cag”, le cui attività si svolgono per tre o quattro pomeriggi a settimana negli spazi

del Centro giovanile o nelle sale della ludoteca dalle 16.30 alle 18.30. La seconda, detta “Tempo d’estate”, si sviluppa nei mesi di giugno e luglio, durante i quali al mattino i ragazzi continuano a essere seguiti per dare continuità al lavoro svolto in attesa che riprenda la scuola. La terza fase, “per mamme e papà”, vede coinvolti i genitori dei bambini: sono previsti due incontri formativi in collaborazione con la scuola e con gli enti promotori del progetto. (c.m.)

comportamento anche chi oggi, pur-troppo, è poco attento dal punto di vista ambientale”. Quanto alle scuole, saranno impegnate nei rispettivi edifi-ci senza uscite sul territorio: le varie classi si occuperanno della pulizia dei rifiuti sia all’interno delle strutture sia nel cortile o giardino delle stesse. Chi volesse aderire alla “Giornata ambien-tale” può comunicare la disponibilità al numero 030/9656289 o presentarsi il 31 marzo. Sempre in tema ambientale, è attivo il sito www.q-cumber.org, por-tale ideato dallo Studio Magro dove i cittadini possono inserire le segnala-zioni di molestie olfattive che rilevino sul territorio: in tre settimane, il sito ha fatto registrare oltre 5000 accessi.

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l centro delle celebra-zioni una piccola sca-tola da aprire tra 100 anni. Una scatola che contiene lettere e po-

esie, disegni e documenti: in altre parole, una storia intera che viene consegnata ai posteri. In questo modo, con la posa della “cassetta del tempo” inizieranno sabato 24 marzo i lavori di costruzione della nuova scuola materna di Comezza-no-Cizzago. “L’idea è nata – spiega Mauro Maffioli, sindaco di Comez-zano-Cizzago – discutendo dell’op-portunità di celebrare la posa della prima pietra. Personalmente non amo molto questo rito, preferisco inaugurare un’opera alla fine, in-vece l’idea della cassetta del tem-po mi sembrava molto significati-va”. Da lì quindi l’idea di proporla

serie di celebrazioni in suo onore riunite nella “Settimana di Karol”: dopo la visione di un film la scorsa settimana dedicato alla figura del grande pontefice, si terrà venerdì

sera, presso la sala polifunzionale alle 20.30, la presentazione da parte di mons. Gabriele Filippini del libro “Il sale della terra”, alla presenza del vicepresidente della provincia

Era rimasta inutilizzata in un sottotetto per 40 anni, ma ora fa bella mostra di sé sull’altare maggiore della chiesa: anche a Rudiano è stata così riportata in vita la tradizione della Macchina delle Quarantore, cioè quel complesso apparato scenografico che nel passato veniva montato in moltissime chiese bresciane per solennizzare le celebrazioni dei Tridui e che a Rudiano verrà utilizzato dal venerdì alla Domenica delle

palme. Architetture in legno come balaustre e finti balconi decorati con modanature dorate, stoffe tese dal soffitto della chiesa e un tripudio di candele: un grandioso apparato che a oggi viene utilizzato ancora in 26 parrocchie in tutta la diocesi. A Rudiano, per ricostruirne la complessa struttura, soprattutto per ciò che riguarda il sistema di scale e sostegni, si è ricorsi all’esperienza dei montatori di allora, che ormai veleggiano verso gli ottant’anni,

assistiti da altre sei persone a cui hanno passato le loro conoscenze. “È stato un aspetto molto importante del lavoro di recupero – afferma il parroco don Luigi Pellegrini – che continuerà anche il prossimo anno: rimane infatti ancora da sistemare e da inserire nella struttura una parte che probabilmente arrivava fin quasi al soffitto; inoltre bisogna restaurare alcuni elementi parzialmente danneggiati dal tempo”. (f.u.)

Giuseppe Romele. La conclusione si terrà sabato 24 marzo con un cor-teo che, partendo alle 9 del matti-no, porterà i bambini dal vecchio asilo fino allo spazio che ospiterà il nuovo edificio, dove verrà depo-sta la cassetta del tempo. All’inter-no della cerimonia ci sarà spazio anche per l’inaugurazione di via Zanardelli, con l’illustrazione del-le statue collocate lì lo scorso an-no durante il Simposio di scultura ospitato in paese, e la Messa alle 11.30 presieduta da mons. Olmi.

alle scuole, con la partecipazione entusiasta del preside prof. Gianni Quaresmini, che afferma: “Io nel-la cassetta metterò una filastroc-ca realizzata per i bambini della scuola materna, insieme al piano dell’offerta formativa per fornire una fotografia della nostra scuola. Credo che questa sia un’occasio-ne importate perché la comunità scommette sul suo futuro che so-no i bambini, nel segno dell’acco-glienza delle diversità come risor-sa reciproca”. L’iniziativa è piaciu-ta tanto che la partecipazione si è allargata in seguito anche a molte associazioni, coinvolgendo quindi tutto il paese. “Sarà un ricordo per i nostri pronipoti – prosegue Maffioli – 100 anni sono un lasso di tempo abbastanza ampio per un ricambio generazionale, ci auguriamo che il nostro lavoro serva anche a loro. A me sarebbe molto piaciuto aprire una cassetta lasciatami, per esem-pio, nel 1912 e rendermi conto del percorso fatto dal paese”. Questo ideale passaggio di testimone av-verrà nel segno di una grande per-sonalità: l’edificio infatti è dedicato a Karol Wojtyla perché, spiega Maf-fioli, “rappresenta una personalità di grandissimo rilievo, un punto di riferimento per tutti”. Per que-sto motivo sono state organizzate

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n incontro così speciale gli adolescenti e giova-ni di Lumezzane di cer-to non se lo sarebbero aspettato prima di recar-

si presso l’oratorio di Sant’Apollonio. Mercoledì scorso nella parrocchia lu-mezzanese si è svolto il terzo incontro della “Scuola di Preghiera”, ideata dai curati valgobbini per accompagna-re il cammino quaresimale dei pro-pri giovani e adolescenti. A rendere sorprendente questa bella iniziativa è stata la visita a sorpresa del vesco-vo Luciano Monari. Il “titolare” della Diocesi di Brescia, dopo aver termi-nato una conferenza con la comunità valgobbina per parlare dell’Incontro mondiale delle famiglie, che si svolge-rà prossimamente a Milano, ha colto l’occasione per salutare e dare la be-nedizione agli adolescenti lumezza-nesi. Tema del terzo appuntamento è stato l’importanza del linguaggio nel-la preghiera, prendendo come spunto l’icona della Vergine orante. Nel suo

A Pezzaze, dopo la pausa invernale, sono stati riaperti al pubblico la miniera Marzoli alla Stese e il museo “Il mondo dei minatori e l’arte del ferro” con una pregevole collezionedi opere dell’indimenticatoscultore Vito Piotti.Per l’occasione “Scopri Valtrompia”, l’associazione delle guide turistiche, in collaborazione con Ski-Mine, la società che ha in gestione il sito mu¬seale, hanno organizzato un

evento straordinario: “I laurà de ‘na olta” (I lavori di una volta).Per un giorno, nel silenzio, oscurità e fascino della miniera, sono stati riproposti suggestivi allestimenti di occupazioni che hanno unito idealmente gli aspetti secolari dell’economia e vita della zona: il minatore, l’agricoltore, il calzolaio, il falegname, il carbonaio, il barbiere, la mondina, la lavandaia. E insieme attività ormai scomparse

come la cardatura della lana. Accompagnavano la visita poesie e racconti attinenti ogni momento. Le guide di “Scopri Valtrompia”, in modo originale, impersonavano le “autorità”: il sacerdote, il farmacista, la maestra. Ricordiamo che la miniera è aperta al pubblico la domenica: si entra col giallo trenino dalle ore 14 alle 18 (ultimo ingresso alle 17) . Su richiesta apre in qualsiasi giorno per gruppi di almeno

venti persone. I costi: ingresso gratuito per i bambini fino a 3 anni, 7 euro per i ra¬gazzi fino a 13, 10 euro dai 13 anni in su. Per le prenotazioni telefonare al numero 030.8337495 oppure mandare un’e-mail all’indirizzo di posta elettronica [email protected] stanno poi programmando diversi eventi: il prossimo è “Pasquetta in miniera”, che si terrà il 9 aprile dalle ore 10 alle 18. (Edmondo Bertussi)

breve intervento il Vescovo ha più vol-te sottolineato “l’importanza e la cen-tralità di Maria nella nostra vita e nella nostra preghiera.”. Mons. Monari ha poi proseguito invitando i presenti “a seguire la Vergine come il più grande modello di carità e di imitarla acco-gliendo la chiamata del Padre. Ogni volta che preghiamo - continua il Ve-scovo - dobbiamo pensare a lei e ren-dere sempre attuale il Si che ha cam-biato la storia dell’uomo. Come Maria ha accolto la chiamata e il volere del Padre, anche noi possiamo arrivare alla salvezza esprimendo il nostro si”. Monari ha poi elogiato e fatto i com-plimenti ai tre curati organizzatori per “la bellezza e l’importanza di questo cammino” e ha augurato a tutti gli adolescenti e giovani di “continuare a vivere nella preghiera”. Per imparare a pregare don Andrea Maffina, curato della parrocchia di Sant’Apollonio, ha dispensato consigli molto utili ai ra-gazzi suggerendo loro di “dividere la loro preghiera in tre fasi: la supplica, l’intercessione e la lode. La supplica – dice il giovane sacerdote originario di Gardone Valtrompia – è essenziale

nella nostra preghiera quotidiana per-ché chi prega chiede sempre qualco-sa al Padre e come troviamo scritto nel vangelo di Luca “Chiedete prima di tutto il Regno e il resto vi sarà da-to.” (Lc 12,31). Inoltre è fondamentale imparare a pregare non solo per noi ma anche per il prossimo. Nella mia personale esperienza ho scoperto un piccolo trucco che vi voglio svelare – continua don Andrea – fatevi una lista d’oro con le persone alle quali volete bene e una lista nera con le persone che vi hanno fatto del male. Portate questi due elenchi con voi e ogni volta che innalzate la preghiera al Padre fatelo anche per queste per-sone. E non dimenticatevi di ringra-ziare e lodare Dio!” Un incontro ricco e pieno di spunti di riflessione, arric-chito dalla benedizione del Vescovo. Il percorso quaresimale dei giovani e adolescenti lumezzanesi sta ormai volgendo al termine e, dopo l’incontro del 21 marzo tenutosi presso l’orato-rio di Fontana, l’ultimo appuntamento è in programma mercoledì prossimo presso le aule del centro giovanile di San Sebastiano.

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È ripartito il progetto di laboratorio teatrale “Cric Crak Bum” organizzato già da diversi anni dall’assessorato ai Servizi sociali del Comune di Sarezzo con il contributo della Fondazione 3D (www.fondazione3d.org) e con la collaborazione dell’associazione culturale Ossigeno Teatro (www.ossigenoteatro.eu). Un’iniziativa che vede coinvolti i ragazzi degli istituti scolastici presenti sul territorio comunale: per le scuole primarie di Sarezzo, Zanano e

Ponte Zanano sono stati attivati tre laboratori e ben 11 incontri, mentre per la secondaria di primo grado “G. La Pira” (smslapira.it) un laboratorio. “Il progetto − spiegano i responsabili di Ossigeno Teatro − si caratterizza come un evento espressivo-teatrale rivolto a bambini diversamente abili, ma aperto anche ai bimbi normodotati. Il progetto, in continua crescita, sia numerica che qualitativa, compie una ricerca nell’ambito della diversabilità intesa come risorsa per scoprire

nuovi linguaggi comunicativi ed espressivi. Punto forte del percorso è il lavoro d’équipe presente tra conduttrici teatrali, insegnanti, assistenti ad personam, psicologa e assessorato”. Una serie di attività che consente di creare un ponte tra i due gradi d’istruzione scolastica per facilitare il momento di passaggio da una realtà all’altra. Le attività realizzate dai gruppi saranno presentate durante un incontro conclusivo con i genitori nel mese di maggio. “Si tratta di un

progetto – dice il sindaco Massimo Ottelli (nella foto) – che rappresenta per molti bambini un’occasione di promozione umana e sociale, una possibilità per l’abbattimento di barriere invisibili troppo spesso erette con pregiudizi; un progetto che punta a far emergere la diversità come valore e potenzialità assolute. A testimonianza di ciò riporterei una frase di un bimbo che ha partecipato lo scorso anno: ‘Questa attività ti graffia l’anima e ti tira fuori il talento’”. (a.a.)

disposizione poco più di 1,5 milioni. L’ assemblea distrettuale dei Sindaci dei 18 Comuni del di-stretto sanitario di riferi-

mento, coincidente con la Comunità montana, l’ha approvato all’unanimi-tà, sottoscrivendo il relativo accordo di programma. Lo hanno presentato il presidente dell’assemblea Gabriele Zanolini con Andrea Porteri, asses-sore ai Servizi sociali di Comunità montana, e Rocco Ferraro, presidente della relativa commissione. L’ha illu-strato la responsabile dell’Area servizi sociali di Comunità montana, Daniela Dalola, direttore generale di Civitas srl. È questa la società controllata da Comuni e Comunità, braccio operati-vo nel settore su delega di tutti, che è riuscita nel triennio a consolidare, in sinergia con la rete sanitaria dell’Asl, i numerosi servizi con bilanci a posto e sempre più proficua collaborazione con le realtà del Terzo settore. Le aree di intervento si sono via via allarga-te prendendo in carico (è il caso dei consultori familiari) anche servizi di-smessi da altri enti. A oggi riguardano: minori e famiglia; politiche giovanili; anziani; disabilità; salute mentale; po-litiche attive del lavoro; immigrazio-ne; emarginazione e nuove povertà; servizi di interesse generale. Come mantenere i servizi a livello soddi-sfacente di fronte alla drammatica diminuzione di risorse? Al piano si è

arrivato prima di tutto “vivisezionan-do” ogni settore, individuando biso-gni, valutando priorità e congruità di interventi. E avviando nuove so-luzioni per problemi che rischiavano mancanza di finanziamenti. il caso degli “sportelli immigrati” operativi a Gardone, Sarezzo, Nave, Bovezzo,

Concesio, impegnati nelle pratiche di regolarizzazione: 1613 quasi tutte fino a maggio 2011. Da quel mese, sono state affidate a patronati (Acli) e sindacati a seguito accordo con la Comunità montana. Basilare per il piano è stato il confronto coi rappre-sentanti politici del territorio e una “progettazione partecipata”, che ha visto il coinvolgimento attivo in cin-que tavoli tecnici tematici degli opera-tori di Comuni, Asl, Civitas srl, Terzo Settore, ma anche dei rappresentanti della scuola, dell’Azienda ospedalie-ra, delle Parrocchie, delle organizza-zioni sindacali. Infine un convegno conclusivo dove, alla luce delle espe-rienze passate è emerso che serviva un “cambio di passo”: un piano non statico ma flessibile sviluppato con rilevazione continua e valutazione comune dei bisogni sul territorio, senza egoismi, in modo da ottimizza-re tutte le risorse disponibili in pro-getti completi di interventi credibili e sostenibili. Il risultato? Lo sintetizza così il presidente Zanolini sindaco di Marmentino: “Abbiamo fatto tutto il possibile ma siamo preoccupati. Se non vi saranno risorse straordinarie da economie di scala ed effettiva co-progettazione con enti e terzo settore operanti sul territorio, saranno inevi-tabili tagli dolorosi di servizi.” Il testo integrale del documento sarà dispo-nibile sul sito di Comunità montana www.cm.valletrompia.it.

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Continua la rassegna teatrale “Tea-tro in Valle Sabbia 2012”, organizza-ta dai comuni valsabbini di Odolo, Agnosine, Preseglie, Casto, Vesto-ne e Villanuova con il patrocinio e il contributo dell’Assessorato al tu-rismo della Provincia di Brescia. La rassegna è stata ideata dall’Associa-zione teatrale Le Maree e dal suo di-rettore artistico Aldo Parolini, con l’intento di “favorire la promozione e la diffusione di un messaggio cul-turale di indubbio valore per i gio-vani e tutti gli abitanti del vasto ter-

ritorio della Valle Sabbia, attraverso un programma di eventi che vede al centro il connubio tra teatro, filoso-fia, poesia, danza e musica. Il lavoro e la ricerca realizzati hanno porta-to alla produzione dell’evento ‘E un diamante brillò’, omaggio alla figura della poetessa Diamante Medaglia Faini, che debutterà proprio a Ve-stone a fine marzo”. Dopo gli spet-tacoli ospitati nelle serate dei primi venerdì di marzo rispettivamente ad Agnosine, Preseglie e Villanuova sul Clisi, venerdì 23 marzo sarà il cine-

ma teatro Splendor di Odolo (nel-la foto) alle ore 21.00 ad ospitare lo spettacolo “Sia l’uomo la sua pro-pria stella”, un omaggio a Gabrie-le D’Annunzio, con brani tratti da “Il piacere”, “Notturno” e liriche da “Alcyone”. Voci recitanti di Aldo Pa-rolini e Anna De Rosa e alla viola il maestro Giuseppe Miglioli. La rasse-gna terminerà a Vestone giovedì 29 marzo alle ore 21.00 presso il Teatro Comunale con lo spettacolo “E un diamante brillò”, un omaggio a Dia-mante Medaglia Faini. Il monologo

teatrale porta in scena la vita fuori dal comune di una donna del Sette-cento, originaria del piccolo paese valsabbino di Mura, dove nacque nel 1724, membro di alcune delle mag-giori Accademie d’Italia, che si di-stinse come poetessa e intellettuale. Il testo e la regia sono di Aldo Paro-lini, alla viola il maestro Giuseppe Miglioli, accompagnati dalla balleri-na Natascia Medaglia. Lo spettacolo sarà in scena anche nella mattina-ta di giovedì 29 marzo per le scuole medie. (Nicoletta Tonoli)

empo di primavera, la stagione migliore per passeggiare fra i colori, i profumi e le emozioni dei parchi e dei giardini

di cui il Garda è ricco. Accanto alla bellezza del paesaggio lacustre la sponda bresciana possiede alcuni fra i più bei giardini dell’alta Italia che, insieme alle coltivazioni tradi-zionali, delineano il profilo dei pae-si rivieraschi. Il viaggio “nel verde” inizia nel basso lago a Manerba. Il “Parco della Rocca” e il “Sasso” so-no caratterizzati da diversi sentieri, percorribili a piedi o in bicicletta, dai quali è possibile ammirare nu-merosi gioielli naturali come pian-te mediterranee, rare orchidee, fauna boschiva, particolari farfal-le, uccelli acquatici e rapaci (www.parcoroccamanerba.net). Difficile scindere l’Isola del Garda, a San Felice del Benaco, dal suo parco che racchiude una vegetazione as-sai variegata (www.isoladelgarda.com). Scoglio pittoresco, scrigno di storia, ricordi, leggende e natu-ra rigogliosa, l’isola incanta con i suoi giardini all’italiana che sfiora-no il lago, l’armonioso insieme di piante esotiche e rare essenze, pini e cipressi, limoni, agavi e magnolie che cingono ed esaltano l’elegante palazzo in stile neogotico venezia-no. Gardone Riviera, considerata la “città-giardino” del Garda, ne offre

tre: il “Parco del Vittoriale degli Ita-liani”, votato tra i dieci “Parchi più belli d’Italia” (www.vittoriale.it), il giardino botanico “Fondazione An-drè Heller”, una raccolta floreale a carattere continentale, in cui tro-vano degna collocazione sculture e opere d’arte (www.hellergarden.

com) e il “Giardino dei Sensi Bol-sone”, dedicato ai fiori di campo (visitabile su prenotazione, www.giardinodeisensi.it). Non mancano orti e musei botanici: la piccola oasi verde dell’orto “Ghirardi” a Tosco-lano Maderno situata nella piana al-luvionale del torrente Toscolano è riservata prevalentemente a piante medicinali (tel. 0365641246) e uni-sce allo studio e alla ricerca scien-tifica funzioni espositivo-museali, mentre a Valvestino il museo inti-tolato al famoso botanico “don Pie-tro Porta” che dedicò la propria vita alla ricerca e allo studio della flora endemica, ospita specie caratteri-stiche del territorio prealpino gar-desano (www.cm-parcoaltogarda.bs.it). Nell’Alto Garda le limonaie, testimonianze del lavoro dell’uomo e di una economia un tempo flori-da, hanno scoperto una vocazione turistica: a Tignale, la Limonaia del “Pra’ de la Fam”, primo esempio di struttura museale realizzata dal-la Comunità montana Parco Alto Garda Bresciano (tel. 036571449) e a Limone la Limonaia del “Castel”, situata nel centro storico, tra la montagna e le vie Orti e Castello, e vero tripudio di agrumi. Pilastri e muraglie si ergono, dalla sua edi-ficazione che risale al primo Sette-cento, su più terrazzamenti per una superficie totale di 1.633 mq. (www.visitlimonesulgarda.com).

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on è la prima volta che la sopravvivenza dell’Ospe-dale di Edolo, che serve l’Alta Valcamonica alme-no da Sellero in su, si tro-

va ad essere messa in discussione. Nella sua travagliata storia è forse questa nota di precarietà a costitui-re la nota dominante. Così periodi-camente bisogna tornare a far senti-re forte alle orecchie dei vertici della Asl di stanza a Esine, che il presidio di Edolo non si tocca, che il suo ruo-lo è insostituibile, che le distanze al-trimenti sarebbero troppo grandi e via elencando. Stavolta è stata una tavola rotonda di pochi giorni fa, or-ganizzata da Cgil e Cisl a Edolo, ad incaricarsi di far capire quali sono le attese della gente alto-camuna al nuovo capo della sanità valligiana in quota Lega Nord, Renato Pedrini, ex sindaco di Bormio peraltro indagato per gli appalti dei mondiali di sci del 2005. Insediatosi da pochi mesi ha pensato bene di dedicarsi alla riorga-nizzazione della Asl, senza badare a rassicurare sul futuro dell’unità ospe-daliera di Edolo. Gli amministratori locali e i sindacati, interpretando le aspettative della gente, hanno subito

chiesto chiarimenti, dato che anche il più sprovveduto sa che, in tempi di ristrettezze economiche e per di più dopo i drastici tagli dei finanziamenti regionali per il 2012, il modo più faci-le e sbrigativo per far tornare i conti è quello di mettere una croce sopra al nosocomio edolese. Va detto pure che ciò non è soltanto l’intendimento che ad ogni cambio al vertice ha scos-so l’organigramma sanitario locale, ma sembra sia il frutto di una sorta di braccio di ferro con gli operatori stes-si di Esine. Forse brucia il fatto che nei periodici rilevamenti degli indici di gradimento del servizio, il piccolo ospedale di Edolo puntualmente sur-classi il gigante esinese. In ogni caso a Edolo negli anni anche recenti non sono mancati gli investimenti, per cui è difficile pensare ad una marcia indietro così impopolare. Ma, si sa, meglio andare coi piedi di piombo e

rassicurarsi che il nuovo team diri-genziale sappia cosa pensano in Alta Valle. Durante la tavola rotonda edo-lese, davanti ad un pubblico attento e partecipe, il neo-direttore generale si è affrettato a fugare i dubbi, non riu-scendoci del tutto: “Anche se esisto-no delle criticità, l’Asl ha tutto l’inte-resse a mantenere una struttura così importante, a rinforzarla e riorganiz-zarla” ha osservato: “Vedremo di su-perare i problemi con il concorso di tutte le forze presenti sul territorio”. Chi ricorda, dopo l’apertura nel 1974, le dolorose rinunce all’Ostetricia, al laboratorio di analisi, ad un pezzo di Chirurgia e via tagliando, sa che si è dovuto anche scendere in piazza e battere i pugni sui tavoli della poli-tica per difendere con le unghie ed i denti un servizio sempre migliorabi-le, ma che attira utenti anche da aree della Media e Bassa Valle Camonica.

Sono in svolgimento i lavori di ma-nutenzione straordinaria del canale di scarico della centrale idroelettrica di Corna di Darfo acquisita da Linea Energia Spa: sullo stesso tratto, sfrut-tando un salto dell’acqua, verrà rea-lizzata una minicentrale che frutterà un importante gettito al Comune di Darfo per i prossimi anni. Infatti, già dalla seduta consigliare del Comune di Darfo del 20 luglio 2010 veniva de-liberata la convenzione con la società Linea energia Spa per la realizzazio-ne di un nuovo impianto idroelettrico posto lungo il canale di scarico della centrale idroelettrica di proprietà di Linea energia Spa (già Darfo Spa e prima ancora Darfo Srl). La centrale insiste su tratto terminale del torren-te Dezzo di Scalve che, proprio sopra Corna di Darfo, compie un salto im-portante di circa 100 metri comples-sivi, in due tratti diversi, consentendo la posa di condotte forzate ai fini del-lo sfruttamento idroelettrico. Dopo la prima centrale, che sorge sull’area industriale dell’ex-Italsider, l’acqua viene convogliata in un canale che termina, circa 350 metri più a valle, nel fiume Oglio. Il canale scorre sot-to il cinema Garden e le Scuole ele-mentari e medie e la parte terminale della condotta e dei manufatti insiste su proprietà comunale: ecco il motivo tecnico-giuridico di una convenzione tra società proprietaria e comune di Darfo. La convenzione sottoscritta tra Comune e Linea energia prevede un ritorno economico di 33mila euro all’anno per i primi 15 anni, una extra-quota del 5% sul plus di energia pro-

dotta oltre i 3 milioni di kilowattora all’anno e una maxirata di 270mila eu-ro una tantum. Qualche problema po-trebbe nascere dalla riduzione della portata del torrente Dezzo, ma anche su questo i rischi sono stati previsti. Il cantiere procede: sotto il tunnel, ri-strutturato per circa il 20% del totale, si sta lavorando e i lavori potrebbero essere terminati entro fine ano o nei primi mesi del 2013. (Davide Alessi)

È in corso, al Passo del Tonale, il 46° corso nazionale di formazione per unità cinofile da ricerca in valanga, organizzato dal Cnsas (Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico). Ne dà notizia Daniela Rossi, addetto stampa della quinta delegazione bresciana, sottolineando che partecipano all’iniziativa 15 istruttori e 63 tecnici con i loro cani, provenienti da tutta Italia, oltre a quattro cinofili

dello svizzero Canton Ticino. Per la settima volta consecutiva la località camuna ospita un evento di grande richiamo per il turismo invernale e non solo. Le esercitazioni prevedono la simulazione di operazioni di soccorso in presenza di valanghe, attraverso l’individuazione ed il recupero di “figuranti” nascosti sotto cumuli di neve, allestiti per l’occasione nella zona del ghiacciaio Presena. “Diventare cinofilo del Cnsas – spiega la

Rossi – richiede un impegno di almeno due anni: per essere ammessi è necessario sottoporsi ad addestramenti periodici e frequentare un percorso di formazione tecnica, se non si è già in possesso della qualifica Osa (Operatore di soccorso alpino). Il brevetto si acquisisce solo dopo aver superato i due gradi delle selezioni annuali, prima per la ‘classe A’, con il raggiungimento degli obiettivi

di base e poi per la ‘classe B’, che prevede il completamento dell’iter formativo ed abilità all’operatività nelle basi di eli-soccorso e nei servizi regionali di competenza”.La scuola nazionale ha un’esperienza di oltre 50 anni: fondata nel 1960 in Alto Adige, ha organizzato il primo corso nel 1966 e dal 1987 è riconosciuta come garante delle unità cinofile da impiegare in interventi di Protezione civile. (e.g.)

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Puntuale con lo sbocciare della pri-mavera, scatta il tempo dell’ufficiale “Apertura della stagione”, program-mata per questa domenica 25 mar-zo e curata dai soci del Cai di Coc-caglio sul Monte Orfano. Sarà per le temperature più miti o per l’aria friz-zante che già si respira in vista delle rigeneranti gite in compagnia già in agenda secondo il programma stila-to dalla locale sezione, ma la giorna-ta di marzo rappresenta un appunta-mento sempre gradito e partecipato: una piacevole occasione di ritrovo

per dare il benvenuto alla bella sta-gione che bussa. Il programma pre-vede il ritrovo presso la sede della sezione Cai di Coccaglio, al numero 6 di via Paolo VI, per poi procedere insieme con l’ascesa in cima al Mon-te Orfano, fino alla croce di Cocca-glio, nei pressi della quale, alle 9, si terrà la celebrazione di una santa messa all’apertoe, terminata la quale si raggiungerà poi il Rifugio degli Al-pini di Cologne, dove a mezzogior-no verrà consumato un pranzo con-viviale (prenotazione obbligatoria:

giovedì 22 marzo dalle 21 alle 23 nel-la sede Cai di Coccaglio). A conferi-re un valore aggiunto alla consueta manifestazione di primavera, ci pen-serà quest’anno la restaurata croce coccagliese, reduce di un generale restyling curato, nell’ottobre scorso, dai volontari in collaborazione col Comune. “La croce necessitava di un urgente intervento di manuten-zione – hanno evidenziato gli inter-venuti – il basamento era scrostato e attaccato da muschi e funghi, il le-gno evidenziava crepe e viti strap-

pate ed allentate, le lance, la corona e la scritta in ferro si presentavano molto arrugginite, mentre sulla som-mità della Croce mancava la coper-tura in rame con conseguenti conti-nue infiltrazioni d’acqua all’interno della Croce e grave danneggiamento sia al legno, che alla struttura inter-na”. Croce come nuova e bella sta-gione in vista dunque: per godersela basta aggiungere voglia di condivi-dere (magari con un occhio al sito www.cai-coccaglio.it) esperienze di moto e d’amicizia. (a.s.)

irmato il rogito notarile con il quale la Parrocchia di Bornato nella persona del parroco don Andrea Ferrari dona alla Fonda-

zione Pieve di San Bartolomeo di Bornato la chiesa-pieve. La Fondazio-ne, presieduta da Giuseppe Foresti, intende continuare nell’importante opera di recupero e di valorizzazio-ne dell’area della Pieve di S. Barto-lomeo con un ulteriore lotto di lavo-ri. La priorità di intervento è indiriz-zata senza alcun dubbio al restauro della chiesa seicentesca che vede nell’operazione di messa in sicurez-za definitiva delle murature e nella realizzazione di una nuova copertu-ra le due opere principali; la forma-zione del tetto consentirebbe inoltre di salvaguardare in modo completo le importanti strutture antiche rinve-nute all’interno. La totale mancanza di documenti conosciuti non consen-te di ricostruire l’epoca di fondazio-ne della Pieve. La sua intitolazione a San Bartolomeo, santo venerato dai viandanti e dai pellegrini, fa suppor-re la presenza di un ospizio destinato al ricovero delle numerose persone che per fede o necessità si metteva-no in viaggio sulle pericolose strade del tempo. La Pieve di Bornato esi-steva sicuramente nel 1058 quando viene menzionata in un documento del vescovo di Brescia. In un altro documento del 1291 il Papa Niccolò

IV concedeva alla chiesa di San Bar-tolomeo un’indulgenza in occasione della festa annuale dedicata al san-to. Altri documenti del 1339 e 1343, relativi al versamento delle decime, documentano la vitalità della Pieve. L’attuale aspetto della Pieve rivela un lungo periodo di abbandono al qua-

le l’edificio fu sottoposto nel corso soprattutto degli ultimi due secoli. Dell’antico edificio rimangono dei muri perimetrali sbrecciati dai quali emerge un grande arco trasverso in mattoni, che un tempo sosteneva le travi in legno della copertura, e sul prospetto nord due archi, poggian-ti su colonne circolari in cotto. Non era certamente questa la visione che gli abitanti del luogo avevano in età medievale quando la Pieve costituiva il luogo di incontro. Lo studio archeo-logico si è posto l’obiettivo di indaga-re le strutture più antiche della chiesa perché attraverso lo scavo, l’analisi dei muri che ancora oggi sono con-servati sotto il livello del terreno, lo studio dei reperti ritrovati, si potes-se ricostruire idealmente l’aspetto della Pieve e della vita che in essa si svolgeva. Sono state eseguite campa-gne di scavo che hanno consentito di portare alla luce le testimonianze più antiche dell’insediamento in un cre-scendo di sorprese e di emozioni. La risoluzione di erigere una nuova chie-sa parrocchiale, evidentemente resa necessaria dallo stato di incuria e di rovina in cui versava l’antica pieve, sancì il definitivo abbandono del pre-stigioso monumento e la sua caduta allo stato di rudere. Fu l’arciprete don Andrea Giardini (1628-1661), che pre-se la decisione di innalzare la nuova parrocchiale, poi consacrata nel 1660 dal cardinale Pietro Ottoboni.

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Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: “Signore, vogliamo vedere Gesù”. Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome”. (...)

Nell’anno Giubilare del 2000, il ma-estro Riccardo Muti (nella foto), ha voluto che la Scala partecipasse all’evento ecclesiale con alcune rap-presentazioni dell’opera di F. Poulenc tratta da “I dialoghi delle Carmelita-ne” di G. Bernanos. Lo spettacolo con la regia teatrale di Robert Carsen, è stato ripreso dal teatro milanese nel 2004. Si tratta di uno spettacolo la cui scenografia spoglia ed essenziale faci-lita la concentrazione sul testo ricco di Bernanos e sulla musica di Pou-lenc. Il soggetto riprende un episodio storico accaduto nel 1794 quando 16 monache carmelitane vennero ghi-gliottinate dal Terrore. Testimonian-za accreditate dicono che salirono una a una il patibolo cantando il Veni Creator. Poulenc fedele a questa de-

non cerca il sapere della fede. Che è un altro mondo, un altro piano di esistenza: le cose sono identiche e diverse, perché diverso è il moti-vo per il quale si fanno. Nessuno vuole perdere la consapevolmente la sua vita: siamo fatti per l’auto-conservazione. Non siamo come un chicco di grano che, accolto dalla terra, deve schiudersi, marci-re e dare frutto. La nostra perdita non può che essere consapevole, dolorosa magari, ma consapevo-le, voluta, violenza nei confronti del nostro bisogno di sopravviver-ci. Perciò l’unico motivo per arri-vare a questa scelta è la promes-sa della vita eterna: una misura asimmetrica del nostro dono. La limitazione del nostro vivere ci fa desiderare l’impossibile, e lo sap-piamo. E allora il desiderio di in-finito? L’immortalità? È in questo punto che si innesta la proposta (e la promessa di Dio), che è anche lo scandalo che sta sotto gli occhi di chi guarda l’uomo crocifisso e non lo comprende: perdere la vita per

averla in abbondanza. Per questo si chiama gloria questo scandalo e questa incomprensione: perché è la manifestazione di quello che da soli non potremmo mai né fa-re né possedere. È l’apertura a un piano diverso, non di longevità umana ma di sopravvivenza divi-na, di gloria, appunto, perché sa-rà la manifestazione di quello che anche noi saremo, così com’è stato di Gesù, in quel momento grave e altissimo, in quell’ora nella quale era chiamato a portare frutto per-ché la promessa del Padre potesse rivelarsi vera, perché non rimanes-se un desiderio dell’animo umano ma la risposta di chi quell’animo umano l’aveva plasmato fin dalle origini. Non rimane solo il chicco di grano nella terra, mentre l’uomo teme che nulla potrà essere frut-to suo quando avrà finito il limite della sua vita: due prospettive di terra alle quali Gesù aggiunge la prospettiva di Dio: è una tentazio-ne agli occhi degli uomini. Per Lui è la Gloria.

nnalzato. Come il frutto del grano, in alto sulla spiga, di quel chicco che, morto, porta frutto: non c’è via di mezzo. Il grano muore per far frutto,

la vita si perde per essere vissuta, la gloria è la possibilità di ‘vedere’ quello che si deve vedere. Cercano Gesù, con la curiosità degli uomi-ni, come migliaia di uomini anche oggi che cercano di vedere chi sia quell’uomo. Ma vogliono solo ve-dere, sapere, rispondere a una cu-riosità. Per questo non si muore, non si è innalzati: la gloria abita altrove. La gloria è la possibilità di vedere inequivocabilmente, di intuire quella morte come atto che porta frutto. E’ quindi scandalo per quelli a cui basta vedere qualcosa, sapere qualcosa. La gloria non sa-zia la curiosità, non intacca il mi-stero. Non fa perdere la vita. L’in-nalzamento è il punto dal quale si può (e si deve) guardare ‘quel’ Gesù che è il Cristo, altrimenti la ricerca è un atto di volontà umana che si accontenta di conoscere, ma

scrizione chiude l’opera con un tocco davvero incredibile ed efficace: le mo-nache vengono uccise una a una e il loro canto sia fa via via sempre più de-bole, man mano che le voci vengono spente. La musica, a intervalli irrego-lari, imita il rumore della ghigliottina fin quando il suo rumore interrompe il canto dell’ultima monaca. Un ascol-to attento ci rivela che già preceden-temente gli accordi della lama sono giunti alle nostre orecchie ed è stato quando il cappellano, benedicendo per l’ultima volta le monache canta con loro l’Ave Verum e pronuncia le parole: “Cuius latus perforatum fluxit aqua et sanguine”. Così la musica ci aiuta ad accostare i due momenti: la ghigliottina e la croce. Ci dice che la morte dei martiri partecipa, esplicita,

rimanda e rivive la morte di Cristo. Non solo, come da quel costato tra-fitto sgorgò acqua e sangue e nacque la Chiesa, così il corpo del martire ne diviene nutrimento. Il regista trasfor-ma l’esecuzione in un momento sug-gestivo di preghiera: sono i gesti delle monache che accompagnano le paro-le ad esplicitarne il senso: gesti che dicono dolcezza, speranza, viscere di misericordia. Una a una si adagiano a terra in posizione di croce. Solo l’ulti-ma, Blanche, la più debole, salita dal-la folla per portare a termine il canto interrotto delle compagne, dopo che la lama l’ha uccisa, rimane in piedi, a braccia aperte, in posizione crocifis-sa, per dirci che il Male non ha mai l’ultima parola e che la Parola guida la storia anche nel silenzio della Croce.

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l “disagio” dei sacerdoti è una realtà di oggi?Molte volte è così, e non riguar-da soltanto situazioni patolo-giche. La situazione di disagio

può verificarsi anche nel lavoro quo-tidiano di chi opera nella pastorale, e soprattutto per quanto riguarda i sa-cerdoti è sempre più urgente affron-tarla in maniera esplicita e diretta: quando si temporeggia, pensando di fronte ad un problema di poterlo ri-solvere da soli, magari cercando qual-che scappatoia, le ferite si amplifica-no e diventa poi più difficile e doloro-so intervenire in maniera adeguata”. Come traccerebbe, in sintesi, l’identikit del sacerdote oggi?A mio avviso, oggi il prete è chiamato ad essere operatore della misericor-dia di Dio, rifuggendo la tentazione dell’onnipotenza. Più che un “tutto-logo”, abituato a fare tutto da solo, ad affrontare e gestire in solitudine le tante sfide della pastorale, il sacer-dote deve essere uno specialista, un esperto di misericordia, da vivere in prima persona a partire dalla chiarez-za sulla propria identità e vocazione. Quali sono le cause principali del disagio?Oggi non è semplice lavorare nella pastorale, e i pastori sono i primi ad essere attenti alle sfide sempre nuo-ve che li interpellano. Ci sono, poi, le fragilità intrapsichiche: basti pensare alle fragilità nella struttura pastora-le degli operatori delle nuove gene-razioni. Per questo è urgente trova-re nuove forme di collaborazione, a partire da quella tra i sacerdoti: non è facile che i preti collaborino tra di

“Un grande sacerdote”, un “uomo di cultura” che “ha imparato a scrivere sui cuori e nella carne della gente”, “facendo incontrare la Parola, le parole, con la vita quotidiana”. Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, nell’omelia pronunciata nella chiesa di Grignasco (Novara) il 20 marzo ai funerali di mons. Giuseppe Cacciami, fondatore del Sir, ne ha tracciato un breve profilo prendendo spunto da alcune immagini bibliche. “Don Giuseppe –

ha affermato il vescovo – ci ha fatto guardare dall’altra parte, guardava oltre, al futuro; pur tenendo i piedi ben saldi” nel nostro tempo, “era un visionario, nel senso di chi sa proiettarsi in avanti, indicandoci la strada”. Mons. Cacciami è morto sabato 17 marzo, all’età di 87 anni, nella clinica “I Cedri” di Fara Novarese, dove era ricoverato a seguito dell’aggravarsi del suo stato di salute. Dal 1964 al 2001 è stato direttore responsabile dei settimanali della diocesi di Novara

(Stampa diocesana novarese); presidente del Sir, già presidente della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc), è stato altresì figura di spicco dell’Unione internazionale della stampa cattolica. Mons. Brambilla ha quindi citato uno “spillo”, un testo di mons. Cacciami pubblicato alcuni anni or sono sul settimanale diocesano novarese “L’Azione”, sottolineando le “capacità comunicative” del sacerdote-giornalista, in passato presidente della Fisc (Federazione

italiana settimanali cattolici). Il Vescovo ha quindi letto un messaggio del card. Camillo Ruini, che ha definito mons. Cacciami “un caro amico”, prete “di straordinaria intelligenza, apostolo del Vangelo testimoniato anche con i moderni mezzi” della comunicazione. Don Giuseppe ha saputo unire “la carità del sorriso alla carità intellettuale con una professionalità giornalistica fondata sulla fatica e sulla bellezza del pensare”: così lo ha ricordato Paolo Bustaffa.

La famiglia sarà al centro delle meditazioni della Via Crucis del Venerdì Santo che si svolgerà il sei aprile al Colosseo di Roma. Su incarico del pontefice Benedet-to XVI, i testi di meditazione per le Stazioni della Via Crucis sono composti, dalla coppia di coniugi Danilo e Anna Maria Zanzucchi, iniziatori del Movimento “Famiglie Nuove”, nell’ambito del Movimen-to dei Focolari. Nata nel 1967 Fa-

miglie Nuove è figlia del Movimen-to dei Focolari di Chiara Lubich. Conta più di 300 mila aderenti e quattro milioni di simpatizzanti nei cinque continenti. Il suo compito principale è stato quello di far sor-gere e alimentare una innovativa cultura familiare costruita lungo quattro linee guida: spiritualità, educazione, socialità e solidarietà.L’intero progetto mira a far vivere con radicalità la spiritualità dei Fo-

colari, e cioè “l’unità” intesa come profonda unione tra i due genitori..Un modello che attrae e porta frut-ti. Molte le coppie che sul punto di frantumarsi hanno ritrovato la fe-de e l’unione. Innumerevoli le te-stimonianze di famiglie solidali e aperte, impegnate nei diversi am-biti sociali e civili.Lo schema della Via Crucis sarà quello con le 14 stazioni “tradi-zionali”.

responsabilità comune, che coinvol-ge anche i laici.Si fa abbastanza, nei nostri se-minari, per cercare di prevenire il disagio dei futuri preti?Sicuramente è urgente trovare nuove vie per la formazione dei sacerdoti. Esistono già buoni segnali operativi, perché si sono ormai intrapresi nuovi percorsi come quello di facilitare la formazione psicologica e spirituale, non solo intellettuale, dei candidati al sacerdozio. Tuttavia, resta anco-ra molta strada da fare, ad esempio, prestando più attenzione a percorsi formativi individuali, attenti alle esi-genze del singolo. Quanto può incidere, nel tenta-tivo di scongiurare o superare il disagio, la collaborazione tra sa-cerdoti e laici?Ce n’è tanto bisogno. Già il Concilio, 50 anni fa, raccomandava di incenti-vare questo tipo di collaborazione, a partire dalla concezione di una Chie-sa come “popolo di Dio” che concor-re allo stesso obiettivo: rendere visi-bili nel mondo i valori del Regno. La collaborazione tra sacerdoti e laici è certamente la strada maestra, sia perché il sacerdote non può fare tut-to da solo, sia perché i laici nel loro ministero hanno un grosso contribu-to di cui assumersi la responsabilità. Riscoprire, rispettivamente, il ruolo del sacerdote e il ruolo del laico si-gnifica scoprirsi competenti, e non onnipotenti. La logica è quella evan-gelica che consiste nel valorizzare i reciproci talenti, all’insegna della competenza e della responsabilità, ognuno nel proprio ambito.

loro, soprattutto in campi vari e di-sparati come quelli in cui ci si trova concretamente a svolgere la propria azione pastorale. Eppure, queste forme di collaborazione sono sem-pre più necessarie oggi, altrimenti il rischio per i sacerdoti è il sovracca-rico, lo stress o, nella peggiore delle ipotesi, il burn out. Cosa deve fare un prete quando avverte segnali di disagio o è alle prese con forme di fragilità inte-riore che rischiano di incidere sul suo lavoro pastorale?Quando la persona avverte il peso delle proprie inconsistenze deve im-parare a individuare i tanti segnali di un malessere che si sta accumulando dentro di sé, senza negare le proble-

matiche ma al contrario riconoscen-dole come parte della propria storia. Decidere di prendere sul serio la sof-ferenza psichica di chi opera nella pa-storale, allora, non può più essere un optional, ma deve essere parte di una

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on l’ennesima riflessione sulla crisi della famiglia, ma un confronto a più voci su quanto è possibi-le costruire per affronta-

re giorno dopo giorno le fatiche che comporta il conciliare il lavoro e la famiglia, soprattutto in una stagione di crisi e difficoltà. L’incontro “Lavo-ro debole e vita familiare” organizzato presso la parrocchia di Botticino con una tavola rotonda a tre voci e testi-monianze dirette che hanno integrato e arricchito le riflessioni, è stato con-dotto da Nunzia Vallini che ha saputo legare riflessioni e approfondimenti che hanno condotto a una possibile e concreta strada percorribile pur nelle difficoltà. La sociologa Daniela Ban-dera ha evidenziato la necessità per il successo delle azioni di conciliazione di “fare cultura aziendale”, motivan-do a tutti i dipendenti le ragioni che portano l’imprenditore a rispondere positivamente alle esigenze familia-ri di altri dipendenti. Luigi Gaffurini, posta la famiglia al centro della vita sociale e del lavoro, ha riflettuto su un nuovo welfare non più economi-co ma integrato con servizi flessibili ai bisogni della famiglia; ma, si è chie-sto, queste forme di conciliazione tra famiglia e lavoro dove e come vanno contrattate: a livello nazionale, locale, aziendale? Fabrizia Quecchia ha riflet-tuto su come il “lavoro debole” crei una dipendenza forzata dei giovani

giovane coppia, sono stati testimoni di nuove forme organizzative del la-voro, il telelavoro, che ha permesso una dimensione familiare consona ai figli bambini. Suor Luisa delle suore operaie ha ricordato come all’inizio del ‘900 l’allora “parroco” Tadini ha risposto efficacemente alla domanda di conciliazione dei tempi della fami-glia con i tempi del lavoro. La sinda-calista Feroldi, l’imprenditrice Pelati e la dirigente Conti, hanno evidenzia-to le difficoltà dell’azienda che vuole rispondere ai bisogni familiari dei di-pendenti ma deve rispettare esigenze produttive e normative poco flessibi-

dalla famiglia, creando al suo interno “preoccupazioni, tensioni ed anche modifiche degli stili di vita”: i genito-ri si relazionano con i figli “adulti in erba” e devono reinventarsi il loro “es-sere genitori”. Andrea e Alessandra,

“I documenti del Concilio Vaticano II (1962-1965)” è una sorta di atto d’amore nei confronti del Concilio: la Chiesa commemora l’11 ottobre 2012 i 50 anni dall’inizio del Concilio. Mons. Claudio Delpero presenta così delle schede sintetiche sui Documen-ti: la costituzione sulla sacra liturgia (Sacrosanctum Concilium); la costi-tuzione dogmatica sulla Chiesa (Lu-men Gentium); la costituzione dog-matica sulla divina rivelazione (Dei

Verbum) e la costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contempo-raneo (Gaudium et Spes). Nei con-fronti dei documenti si può matura-re una conoscenza appropriata, che “circoscriva chiaramente i problemi da affrontare, li investighi ricorrendo soprattutto allo studio incrociato dei vari documenti che li riguardano, e sappia poi apprezzare o suggerire le proposte o le soluzioni per i casi con-creti”. “Per una generazione − scrive

l’autore nella prefazione − patita per l’immagine come l’attuale, e quindi piuttosto allergica alle lunghe let-ture, una sintesi sull’essenziale del Concilio potrebbe rivelarsi un aiuto ad avviarne la conoscenza”.Il volume, edito dalla Libreria Editri-ce Vaticana, costa 8 euro. “Cio che più importa − per utilizzare le parole di mons. Delpero − è che il Concilio non resti lettera morta per le nostre parrocchie”.

li. Concreti esempi di realizzazione di azioni tese alla “conciliazione dei tem-pi” hanno permesso di rispondere, almeno in parte, ai bisogni dei dipen-denti. La conciliazione tra famiglia e impresa quindi si può fare e conviene: questa è la nota di speranza.

L’evento di Milano 2012 e il tema della celebrazione del sacramento del matrimonio sono stati i temi del Consiglio presbiterale diocesano riunitosi lo scorso 21 marzo a Brescia. Anzitutto il Family2012 che vedrà le famiglie del mondo riunirsi attorno a Benedetto XVI a Milano da 30 maggio al 3 giugno prossimi sul tema “Famiglia, lavoro e festa”. Il cammino di preparazione vede impegnate da tempo le diocesi lombarde. Anche l’Ufficio per la famiglia ha proposto in questi mesi

una serie di appuntamenti che proseguiranno domenica 25 marzo a Botticino sera con una tavola rotonda sul tema “Famiglia e vita nascente”. Nelle giornate dell’evento è previsto anche un appuntamento a Brescia, il 31 maggio, quando giungeranno in piazza PaoloVI alcune migliaia di delegati da tutto il mondo. La partecipazione poi alla S. Messa del 3 giugno all’Aeroporto di Bresso ha subito una variazione. Non sarà infatti più possibile, come annunciato, usufruire del

treno speciale organizzato da Brevivet, ma solo per mezzo di pulman. Don Giorgio Comini ha poi illustrato il tema della celebrazione del sacramento del matrimonio, evidenziandone il valore liturgico, pastorale e teologico. Molte le problematiche emerse a partire dalla scarsa coscienza degli sposi di “accedere” a un sacramento, il calo dei matrimoni religiosi, l’aumento dei conviventi che chiedono il rito religioso e la conseguente necessità di ripensare

i percorsi di preparazione. L’ampiezza dell’argomento richiederà certamente ulteriori approfondimenti. Il Vescovo ha espresso la speranza che gli sposi cristiani possano accompagnare le famiglie più giovani alla scoperta della bellezza del matrimonio cristiano. Infine due annunci: dal 26 luglio al 2 agosto Monari sarà in Terra Santa con gli operatori di pastorale familiare, mentre il Giovedì santo uscirà una lettera del Vescovo ai sacerdoti bresciani.

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Giovedì 22 marzoOre 9.30 – Brescia − S. Messain occasione del Dies Academicus presso l’Università Cattolica.Ore 20.30 – Brescia −Scuola di preghiera in Cattedrale.Venerdì 23 marzoOre 18 − Brescia −Meditazione per il personale di Curia presso il Centro Paolo VI.

In occasione della festa di Maria An-nunciata, mamma e collaboratrice di Gesù, l’Associazione familiari del cle-ro ha organizzato un incontro di pre-ghiera, di riflessione e di festa. Maria Annunciata è la patrona di chi è vicino ai sacerdoti e collabora con loro. L’eu-caristia sarà celebrata dal Vescovo. A questo incontro, in programma il 27 marzo al Centro pastorale Paolo VI, sono invitati i genitori, familiari e col-laboratori dei sacerdoti. Vivere accan-to collaborare con un sacerdote è una missione importante. Giovanni Paolo II diceva ai familiari e ai collaboratori: “Voi non ringrazierete mai abbastanza il Signore per avervi fatto la grazia di servire il sacerdote”. Paolo VI disse: “Chiedete uno spirito di fede che vi faccia vedere sempre in una luce so-prannaturale la persona del sacerdo-

te e la sublimità della sua missione”. Il card. Anastasio Ballestrero rivolto a tutti i collaboratori dei sacerdoti di-ceva: “Vi ringrazio per il servizio che rendete alla Chiesa. Fatelo con amo-re, fatelo con fede, fatelo con la con-sapevolezza che servite il Signore”. Questi richiami sono impegnativi e necessitano di una meditazione co-stante per viverli davvero ogni giorno. Lo scopo dell’Associazione è di aiuta-re, incoraggiare e sostenere tutti colo-ro che collaborano con i sacerdoti; il terzo martedì di ogni mese da ottobre a maggio viene organizzato un incon-tro. Tornando al 27 marzo, il ritrovo è alle 9 con l’accoglienza e la preghiera delle lodi, alle 9.30 una riflessione e il tempo per l’adorazione e le confessio-ni, alle 11.30 la Messa con il Vescovo; si conclude alle 12.30 con il pranzo.

Sabato 24 marzo Ore 9.30 – Brescia –Consiglio pastorale diocesano.Domenica 25 marzoOre 10 – Brescia –S. Messa in Cattedrale.Martedì 27 marzoOre 11.30 – Brescia –S. Messa per i familiaridel cleropresso il Centro Paolo VI.Mercoledì 28 marzoOre 10.30 – Brescia –S. Messa per le Forze dell’ordinein Cattedrale.Ore 20.30 – Brescia –Incontro con i giovani dell’Ucid presso il convitto San Giorgio.

obilità territoriale ed esigenza di una casa;immigrazione e citta-dinanza; convivenza di persone con radici cul-

turali diverse; individualismo e nuove forme di aggregazione e comunicazio-ne; vita sacramentale e diverse moda-lità di appartenenza ecclesiale; dimi-nuzione del clero e nuovi ministeri. Sono questi i segni dei tempi, indicati dal Vescovo alla riflessione e al discer-nimento comunitari in vista del Sino-do dedicato alle Unità pastorali diven-tati oggetto del dibattito ospitato dalla sala della comunità Aurora (per altro segnata da tanti, forse troppi, posti vuoti, ndr.) a Palazzolo sull’Oglio il 19 marzo scorso, secondo appuntamen-to de “La mia messa, il mio parroco, il mio oratorio”. Un percorso pensato per aiutare e valorizzate quel cammi-no di condivisione (o di discernimen-to comunitario) indicato dal vescovo Monari come stile per giungere all’ap-puntamento sinodale. Padre Mario

sistemi di appartenzenza territoriale i due aspetti sono andati progressiva-mente perdendo molto del loro signi-ficato originario. Un mutamento, ha ricordato il sociologo, che anche le parrocchie (e probabilmente le uni-tà pastorali domani) che su identità e appartenenza hanno impostato per anni la loro azione dovranno prende-re in considerazione.Di mutamento ha parlato anche Silva-no Corli, seppure in chiave familiare. La famiglia, ha sottolineato il direttore del Consultorio diocesano, ha smes-so, per i “segni dei tempi” già ricorda-ti, di essere luogo di educazione, di re-gole, di vita sociale, di rapporti stabili, luogo in cui i figli trovavano argini e stimoli all’assunzione di responsabi-lità. Mutamenti radicali che devono interpellare anche la comunità cri-stiana, poco importa se nella forma della parrocchia o dell’unità pastora-le, che deve continuare a porsi come “casa tra le case”. Più “esperienziale” il percorso proposto da padre Mario

Toffari, direttore dell’Ufficio migranti, il sociologo Diego Mesa e il direttore del Consultorio familiare diocesano Silvano Corli gli “esperti” chiamati a indicare possibili chiavi di lettura e di traduzione in progetti pastorali di tut-ti quei segni di cambiamenti imposti da i tempi che non possono essere di-menticati da una Chiesa, come quella bresciana, che si sta interrogando sul proprio futuro. Di identità e apparten-za quali criteri per distinguere i vicini dai lontani ha parlato per primo Diego Mesa. In tempi recenti, per via della mobilità lavorativa, delle tecnologie di comunicazione, dell’erosione di

Toffari. Il cammino di discernimento che le parrocchie stanno percorrendo come preparazione al Sinodo, questo il sostanza il pensiero del direttore dell’Ufficio migranti, può trovare va-lidi riferimenti in quella che è stata ed è tuttora la pastorale delle migrazio-ni che non può essere impostata su

luoghi fisici, sulle strutture ma sulle persone. “Sono gli uomini a fare le comunità e non i territori - ha affer-mato padre Toffari ricordando che il passaggio dalle parrocchie alle unità pastorali imporrà anche a Brescia la missionarietà. Il dibattito seguito al-le indicazioni di prospettive date dei tre “esperti” ha fatto emergere una quadro condiviso. Il Sinodo non può ridursi a una mera opera di ristruttu-razione diocesana, deve essere occa-sione per rilanciare con forza il tema di relazioni nuove che possano porta-re a soluzione anche molti degli inter-rogativi pastorali che i segni dei tempi vanno ponendo alla Chiesa bresciana in cammino verso le unità pastorali.

“Il catecumenato non è una semplice esposizione di dogmi e di precetti, ma una formazione a tutta la vita cristiana e un tirocinio debitamente esteso nel tempo, mediante i quali i discepoli vengono in contatto con Cristo, loro maestro”. (Concilio Vaticano II, Ad Gentes). Domenica 1° aprile si tiene presso il Centro pastorale Paolo VI la Giornata di spiritualità diocesana dei catecumeni adulti (dalle ore 15.30 alle 17.30).

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l fine settimana delle Palme, da alcuni anni, è legato a li-vello diocesano alla celebra-zione della Giornata mon-diale della Gioventù e, nella

nostra diocesi, si struttura su due grandi momenti: la Veglia delle Palme dei giovani con il Vescovo Luciano, fissata per sabato 31 mar-zo e il pellegrinaggio dei Ragazzi bresciani “Roma Express”, che culmina nell’incontro con il Papa di domenica 1 aprile.Entrambi gli appuntamenti sono guidati dalla traccia di riflessione offerta dal Messaggio del Santo Pa-dre che, quest’anno, ha come titolo un versetto della lettera di San Pa-olo agli Efesini “Siate sempre lieti nel Signore”.La Veglia delle Palme, che negli ul-timi anni ha visto una presenza di circa 5000 giovani, avrà il consue-to sviluppo: vivrà il primo momen-to in Castello con un accoglienza, quest’anno particolarmente anima-ta e festosa, dato il brano suggerito dal messaggio del Papa, nella qua-le verranno danzati e cantati alcuni brani tratti dal musical delle Suore Operaie “Più della Sabbia”. Dopo il saluto del vicario genera-

le mons. Mascher e la benedizione degli ulivi, i giovani proseguiran-no il percorso accompagnando il Vescovo nella discesa del Castello per poter ascoltare la sua parola in piazza Paolo VI (o in Cattedrale, in caso di pioggia).Ai giovani saranno offerti come spunti di riflessione quattro atteg-giamenti suggeriti da san Paolo per vivere nella gioia: “La vostra amabi-lità sia nota a tutti”,”Il Signore è vici-no! Non angustiatevi per nulla”, “Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica” e “So vivere nella pover-tà come so vivere nell’abbondanza”.Roma Express, invece, subirà alcu-ni cambiamenti di programma dal punto di vista logistico. I ragazzi delle classi 1998 e 1999, de-stinatari dell’iniziativa, abbandone-ranno il tradizionale viaggio in treno (che ha dato il nome all’iniziativa) per partire nel pomeriggio di vener-dì 30 in pullman. Una scelta forse meno avventurosa ma gradita, che ha permesso di guadagnare qual-che ora in più a Roma e un conte-nimento di costi: le parrocchie par-tecipanti saranno infatti 54, per un totale del 1553 iscritti tra ragazzi e

accompagnatori, che incontreranno a Roma altri 200 ragazzi bresciani che scenderanno con un’organizza-zione autonoma dei propri oratori.Sabato 31 marzo, dopo una sveglia di primo mattino, i ragazzi vivran-no l’appuntamento con la preghie-ra presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, accompagnati dal vesco-vo Luciano.Al termine della preghiera la visita alla Basilica di San Pietro, il pran-zo e poi, nel pomeriggio, appunta-mento con le guide turistiche che a gruppetti offriranno un itinerario di visita della città. Verso le 18, as-sistiti dai pullman, i ragazzi raggiun-geranno gli istituti dove ceneranno insieme e trascorreranno la serata e la notte. La domenica mattina la sveglia è ancora una volta all’alba per raggiungere piazza San Pietro, dove i giovanissimi bresciani par-teciperanno alla celebrazione euca-ristica della domenica delle Palme, presieduta dal Santo Padre, Bene-detto XVI. Dopo la Messa è prevista la partenza per Brescia, con il classi-co cestino viaggio, per raggiungere direttamente il proprio oratorio in-torno alle 22. Per poter raccontare a chi non c’era una nuova esperienza.

Sabato 24 marzo, 85° anniversario della nascita, nella chiesa della Pace, durante la Messa delle 19 sarà fatta memoria del Servo di Dio Fausto Gei. 85 anni fa, il 24 marzo, nacque a Brescia, nei pressi del Duomo, Fausto Gei. Nella medesima casa, 41 anni dopo, il 27 marzo 1968 moriva, dopo 20 di sofferenza. La “sclerosi a placche”, come veniva allora denominata, ne aveva progressivamente ridotto e poi tolto ogni movimento. Lui

stesso, studente di medicina, l’aveva diagnosticata. Nel novembre del 2005 il Vescovo di Brescia istituì il tribunale ecclesiastico incaricato di vagliare le virtù di Fausto in vista della beatificazione. Perciò stesso egli è canonicamente “Servo di Dio”. Fausto Gei è stato un vero testimone della Croce di Cristo e del Vangelo. Soprattutto gli ammalati si rivolgono a Dio nel suo nome. Non sono pochi ormai i casi di persone che attribuiscono alla sua

intercessione la guarigione fisica e molti quelli che trovano conforto e forza spirituale dal suo esempio di accettazione della sofferenza nello spirito dei “Silenziosi Operai della Croce” detti anche “ Volontari della sofferenza”. Fausto credette molto alla provvidenzialità del dolore, alla fiducia in Dio, anche quando mette alla prova, alla missione di continuare in sé la Passione di Gesù. Le testimonianze sulla sua persona, sul suo calvario, sulla sua

serena forza, sono numerose. Molto si è scritto sulla sua donazione ai fratelli ammalati, sulla lotta contro la malattia e sulla sua accettazione. Mirabili le pagine di mons. Luigi Fossati che, quale prevosto del Duomo, l’ha conosciuto da ragazzo e ne ha seguito le tappe fino a quella della morte. La personalità di Fausto, profonda e semplice al tempo stesso, emerge anche dai suoi scritti elaborati in anni di paziente meditazione ed affinati

nel crogiolo incandescente della malattia. In “Sofferenza Serena” e in “ Un pensiero al giorno” (Centro volontari della sofferenza 1992) Fausto distilla la sua esperienza. Fausto, non potendo diventare medico e curare i corpi, si è fatto collaboratore di Cristo nel curare le anime. La devozione mariana, soprattutto nello spirito di Lourdes, fu in lui fonte abbondante di forza e consolazione, accettazione e condivisione. (Aldo Ungari)

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nizia il prossimo 28 marzo – al Nuovo Eden, dalle 21 – un cineforum gratuito sui temi del carcere e della giustizia ri-partiva. “Jimmy della collina”,

“Mille giorni di Vito”, “Ti amerò sem-pre” e “Tutta colpa di Giuda” sono i quattro titoli in programma per que-sta iniziativa che si innesta all’interno di “Nuovi Approdi”. Il Centro servizi per il volontariato ha ottenuto dalla Fondazione di Comunità Bresciana un sostegno per il progetto rivolto a persone che, in diverso modo e in di-verso grado, hanno sbagliato e hanno incrociato la loro strada con quella della giustizia. Una giustizia riparti-va, possibile risposta al crimine che coinvolge il reo e la comunità e/o la vittima, nella ricerca di possibili solu-zioni agli effetti del gesto commesso e nell’impegno concreto per la ripa-razione delle sue conseguenze. Il Csv ha quindi deciso di riunire e di fare da cassa di risonanza per tre diversi progetti portati avanti da realtà bre-sciane. “Ripuliamo le cattive strade” è promosso dall’associazione Carcere e Territorio, in collaborazione con il Garante dei detenuti del Comune di Brescia. Il progetto è volto a coinvol-gere detenuti, persone in misura alter-nativa e persone in carico allo spor-tello di segretariato sociale, in attività di volontariato presso le associazioni e gli enti che aderiscono al progetto. ll progetto per i minorenni sottopo-sti alla “sospensione del processo e messa alla prova” , è invece promos-so dall’Ussm di Brescia e si propone mediante attività socialmente utili/vo-lontariato di facilitare il reinserimento

trovato a guidare in stato di ebbrezza, di svolgere una attività non retribuita di servizio presso enti e associazioni di volontariato per svolgere Lavori di pubblica utilità (Lpu). L’obiettivo chiaro dell’iniziativa è, da una parte, di sollecitare le associazio-ni bresciane ad accogliere persone che hanno commesso un reato, ac-compagnandole in un percorso che le porti a fare un’esperienza in parte “risarcitoria” per la società e in parte di riacquisto della fiducia in sé e nella società stessa; dall’altra, sensibilizza-re la comunità su una tematica, quella della giustizia ripartiva, che crea non poche frizioni. L’appuntamento è per il prossimo mercoledì al Nuovo Eden, nel cuore del quartiere Carmine.

sociale dei ragazzi coinvolti. Infine il progetto “Anche noi contro le stragi sulle strade”, promosso dall’Associa-zione italiana familiari e vittime della strada di Brescia, in collaborazione con l’associazione Carcere e Territo-rio e l’Osservatorio sul Volontariato, partito dalla possibilità (art. 186 Co-dice della Strada), data a chi è stato

Il 29 marzo e il 5 aprile si terrà a Gardone Valtrompia, presso la sede di Civitas – Comunità Montana di Valle Trompia, il percorso di formazione “Amministratore di sostegno: istruzioni per l’uso”. L’iniziativa di formazione è rivolta agli amministratori di sostegno nominati e vuole rappresentare un impegno concreto nella direzione del sostegno agli amministratori di sostegno. Al di là del gioco di parole, è un sostegno voluto, ma anche “dovuto” a chi fa della protezione

giuridica un fatto quotidiano e, così facendo, agisce il cambiamento sociale verso un modello inclusivo in cui ciascuno abbia il suo posto e maggiori possibilità di realizzare sé stesso. Il tema della formazione è l’esercizio del ruolo; gli interventi e le testimonianze hanno la finalità di mettere a fuoco il profilo dell’amministratore di sostegno, affrontandone compiti e funzioni. Punto di partenza dell’itinerario di formazione è una riflessione sul progetto di vita della persona,

progetto del quale l’amministratore di sostegno è strumento. Punto di arrivo, una proposta: conoscere e sperimentare il sostegno tra pari, nella forma dell’auto mutuo aiuto.Ricordiamo che la partecipazione è gratuita ma è necessaria l’iscrizione.Per ulteriori informazioni è possibile connettersi al sito www.brescia.progettoads.net o contattare telefonicamente lo 0302319071.

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i tiene in questi giorni (22 – 23 marzo) a Como l’assem-blea annuale di Assifero, l’associazione italiana fon-dazioni ed enti di erogazio-

ne presieduta dal bresciano Felice Scalvini, al quale anche la Congrega della Carità Apostolica e le sue sei fondazioni aderiscono. Oltre al rin-novo degli organi statutari, obiettivi dell’incontro sono quelli di favorire una maggiore conoscenza reciproca fra i soci aderenti e, nel contempo, stimolare una riflessione condivisa volta a definire gli obiettivi strategici dell’associazione durante il prossimo mandato. Anche per questo motivo, si è scelto di favorire il confronto e la di-scussione attraverso la realizzazione di specifici tavoli tematici, costituiti da una decina di partecipanti ciascu-no. I temi saranno: “Il valore aggiun-to della filantropia istituzionale”, “Le possibili strategie davanti alla crisi dello stato sociale” e “La gestione e l’organizzazione della fondazione”. Circa 80 i partecipanti, appartenenti alle 76 realtà associate ad Assifero, tra fondazioni di comunità, d’impresa e enti d’erogazione, che porteranno le loro esperienze e conoscenze per con-dividerle su tematiche di interesse co-mune e di forte attualità. Sono previ-sti alcuni eventi satellite: un incontro del gruppo di affinità su formazione e cultura con particolare riguardo al mondo giovanile e un convegno pub-blico organizzato dalla fondazione della Comunità Comasca dal titolo “Sostenere la famiglia in tempi diffici-li”, in cui sarà possibile confrontare le varie strategie che gli enti d’erogazio-

e mentale, ha dato vita ad un’orche-stra fuori dal comune che coinvolge, accanto a maestri di chiara fama, ra-gazzi con sindrome autistica, ritardi cognitivi, difficoltà di comunicazione e relazione. Il concerto presenterà rielaborazioni di Grieg, Stravinskij e Brahms. In un periodo storico in cui la crisi economica internazionale sembra tutt’altro che superata e nel quale le risorse dedicate al welfare da parte dei singoli Stati e degli enti lo-cali sono sempre più ridotte, incontri come quello comasco assumono una rilevanza ulteriore e consentono una lettura più consapevole e approfondi-ta non solo delle dinamiche più gene-rali ma anche delle trasformazioni in atto sul territorio bresciano.

ne possono promuovere per assiste-re quello che è forse il più importante ammortizzatore sociale di cui il Paese dispone. Altro appuntamento degno di nota è il concerto che apre la due giorni di incontri. Il centro di forma-zione e terapia Esagramma di Mila-no, che usa la musica e altre tecnolo-gie per affrontare il disagio psichico

Proseguono nel 2012 i progetti emblematici avviati dalla Congrega lo scorso anno in occasione del 150° anniversario della nascita del conte Gaetano Bonoris.A partire dal 22 marzo, la Fondazione bresciana assistenza psicodisabili, in collaborazione con l’Ufficio scolastico provinciale e l’Unità operativa di neuropsichiatria infantile degli Spedali Civili di Brescia, organizza un percorso di

formazione per chi è a contatto con minori affetti da disturbi dello spettro artistico. Il corso, realizzato con il contributo della Fondazione Bonoris, si articolerà in tre livelli (base, intermedio, avanzato) e ha come obiettivo formare figure professionali in grado di implementare interventi comportamentali in realtà scolastiche o domiciliari, in strutture ambulatoriali o diurne, per bambini e ragazzi autistici.

Complice l’inizio della bella stagione, il programma di animazione annuale della Fondazione Pasotti Cottinelli Onlus nella residenza di via Grazzine 6 a Brescia, si è arricchito sabato 10 marzo di un concerto organizzato in collaborazione con l’associazione Francesco Soldano.Due giovani musicisti, Stefano Marzanni al pianoforte e Gian Luca Zucchi al sax, hanno piacevolmente allietato il

pomeriggio degli ospiti della residenza, dei loro parenti e di un nutrito pubblico di “esterni” con brani di Bernstein tratti da West Side Story e altri pezzi celebri.Queste proposte periodiche risultano di fondamentale importanza per gli anziani ospiti della residenza. Si tratta infatti di occasioni di svago, di relazione e condivisione con parenti ed amici e di stimolo in una età della vita spesso esposta al rischio della solitudine.

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gni anno Caritas italiana e Fondazione Zancan cura-no il Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia. Emblematici, per

dar conto dei “poveri in grigio”, i tito-li dei Rapporti “in tempi di crisi”. Nel 2009 il Rapporto si intitolava “Famiglie in salita”, a sottolineare la fatica quo-tidiana delle famiglie coinvolte dalle nuove situazioni di impoverimento economico. Quello del 2010 si intito-lava addirittura “In caduta libera”, a rimarcare come, a due anni dall’inizio della crisi finanziaria e della recessione economica, lo scenario per le famiglie si fosse fatto ulteriormente problema-tico. L’ultimo del 2011 nientemeno che “Poveri di diritti”, per evidenziare co-me alle persone che vivono in condi-zioni di povertà si pensa solo in termi-ni di insufficienti risorse economiche, ignorando che esiste tutta una serie di altre privazioni che peggiorano lo stato di precarietà e ne impediscono il supe-ramento. Alle prese con la “fatica della salita” o con l’esigibilità dei diritti, se non addirittura “in caduta libera”, co-sì, sempre più spesso, si presentano singoli e famiglie, italiani e stranieri ai centri di ascolto Caritas. Un picco-lo osservatorio di questa situazione lo fornisce l’andamento del primo anno di attività del Fondo Briciole lucenti promosso nell’ambito dell’Avvento di carità 2010 e finalizzato a sostenere l’attività delle Caritas impegnate ad attenuare gli effetti più deleteri della sofferenza finanziaria che attanagliano le famiglie, in particolare con minori a carico. Nel 2011, delle 285 famiglie in-contrate dalle 35 Caritas che, per un to-

per il pagamento dei canoni di affitto e delle utenze domestiche. L’importo medio delle domande è risultato pari a 585,50 euro. Alla luce delle valutazio-ni in ordine al primo anno di attività e grazie all’iniziativa Supercent (www.supercent.it), il Fondo Briciole lucen-ti vede peraltro estendersi i criteri di partecipazione alle famiglie con figli a carico (anche non minori). Le do-mande di compartecipazione al Fondo Briciole lucenti, da presentare entro il 29 giugno 2012, saranno relative infatti ad erogazioni concesse a famiglie con figli a carico. Fondo Briciole lucenti e Supercent, dunque, insieme nel rico-noscere e sostenere il ruolo di prossi-mità delle Caritas nel “farsi progetto”, accanto alle famiglie.

tale di 167.158,40 euro, hanno presen-tato domanda di compartecipazione al Fondo Briciole lucenti, la tipologia di bisogno vede infatti combinarsi as-senza di reddito, precarietà lavorativa, problemi di salute. Relativamente in-vece alla tipologia di spesa sostenuta dalle Caritas, la sofferenza finanziaria risulta legata alla casa, in particolare

Si intitola “San Giuseppe Falegname”, di Georges de La Tour, dipinta tra il 1641e 1642 è l’opera scelta per l’annuale appuntamento degli uomini e delle donne della carità, fissato per il prossimo 28 aprile a Botticino Sera, presso il Centro pastorale parrocchiale (Unità pastorale S.Arcangelo Tadini). A un anno di distanza da “Chiesa, profumo di relazioni” (nella foto) che, per introdurre i diversi aspetti dell’essere “con-segnati” (come uomini e

donne della carità, come Caritas parrocchiali, come comunità) ha preso avvio dalla contemplazione della nota “Icona della Trinità” di Rublev - la proposta del prossimo 28 aprile, guarderà a San Giuseppe Falegname per offrire la prospettiva dell’animatore caritas quale “artigiano di carità” all’interno di un’esperienza di chiesa, tanto più nel cantiere aperto delle unità pastorali. Scrive Benedetto XVI (Deus Caritas Est, 33) relativamente

ai collaboratori che sul piano pratico svolgono il lavoro della carità nella Chiesa: “devono essere persone mosse innanzitutto dall’amore di Cristo, persone il cui cuore ha conquistato con il suo amore, risvegliandovi l’amore per il prossimo. Il criterio ispiratore del loro agire dovrebbe essere l’affermazione presente nella seconda lettera ai Corinzi: l’amore di Cristo ci spinge (5, 14)”. Con Paolo dunque, artigiani di carità “in movimento”.

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osa significa professa-re una religione, oggi, in Italia? Il professor Franco Ga-relli, docente di Socio-

logia dei processi culturali e socio-logia della religione all’Università di Torino, inquadra la situazione del Paese in un libro dal titolo “Religione all’italiana”, del quale ha parlato in un incontro promos-so dalla Cooperativa cattolico-de-mocratica di cultura, dall’Accade-mia cattolica di Brescia e dai Padri della Pace.La ricerca che sta alla base del vo-lume è basata su un’indagine svol-ta su 3200 persone, tra i 16 e il 74 anni, residenti in tutta Italia. “Da questo campione molto rap-presentativo – spiega il professor Garelli – emerge l’anima del paese, che viene messa a nudo, rivelando-ne le condizioni”. I dati sono infatti esemplari di “uno stato di contraddizione”:

l’80% degli Italiani si identifica nel Cattolicesimo, ma in questo ampio spettro di distinguono, “per dirla con le parole del Cardinal Martini, i Cristiani della linfa, quelli della corteccia e coloro che, come il mu-schio, stanno attaccati all’albero”. Ci sono dunque i “convinti e atti-vi”, i “convinti, ma non sempre at-tivi”, i “selettivi”, che interpretano alcuni valori in maniera autonoma, e i “Cristiani di tradizione”, quelli, cioè, che riscoprono le proprie ori-gini solo perché riconoscono di far parte di un ambiente da esse per-meato. “Questi ultimi – prosegue

il sociologo – sono una fantasia tutta italiana: è facile trovare cre-denti senza appartenenza, ma qui si verifica l’effetto contrario, ossia gli appartenenti senza credenza”. Solo il 15% del campione si dichia-ra non credente. “Il fenomeno che si verifica, più che quello di una mancanza totale di fede, è quello dell’aumento di credenti dubbiosi a scapito di coloro che credono in modo certo”. Ciò sarebbe legato a quelli che Garelli stesso definisce “gli alti e bassi del vissuto religio-so, perché la religione non è posta sotto una campana di vetro, ma viene interrogata anche in base a stati d’animo ed emozioni”. A giustificazione delle proprie idee, egli stesso riporta i motivi in base ai quali, secondo le ricerche, ci si allontanerebbe dal proprio credo: “Ai primi posti della clas-sifica non vi è, come avrei potuto facilmente pensare, la distanza su questioni etiche o la negatività di

esperienze vissute. Al contrario, la motivazione addotta più spesso ri-guarda la perdita di una dimensio-ne di senso, la mancanza di rispo-ste a questioni esistenziali”. All’ultimo posto vi è la perdita del bisogno di Dio, a riconferma del fatto che non si tratta di in-credulità, ma di una situazione di profondo travaglio che non vede soddisfatta la continua ricerca di certezza. “Questo stesso discorso – aggiun-ge Garelli – riguarda i giovani, che a mio parere fanno parte di una ge-nerazione molto riflessiva, ma al contempo molto strana e singola-re, che oggi non riusciamo ad in-terpretare fino in fondo”. Cresciu-ti per la prima volta a prescindere dal riferimento religioso, i giovani sono per Garelli “i nomadi della fe-de”, e riconoscono in essa un’espe-rienza spesso complementare al resto della vita, non esclusiva. Pregnante è anche la questione

della pluralità di confessioni: gli appartenenti ad altre fedi in Italia sono il 5%, di cui la maggior parte sono Islamici o Ortodossi, in linea con i processi migratori. Per quanto riguarda l’Islam, si trat-ta di una religione che “attrae e respinge, perché da un lato gli ap-partenenti ad esso appaiono come credenti molto seri, mentre dall’al-tro questa compattezza di idee de-nuncia una mancata volontà di in-tegrazione”. Molti Italiani sono attratti dalla spiritualità, che attribuiscono in gran parte alle dottrine orientali; tuttavia, quando si tratta di con-versioni, i dati sono minimi. “Nel nostro paese il passaggio da una religione ad un’altra avviene nel 3% dei casi. Il motivo? Cambiare credo implica un mutamento di tutto il proprio orientamento cul-turale; la religione all’italiana, in-vece, sa trovare compromessi den-tro se stessa”.

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nche quest’anno si rin-nova l’appuntamen-to con le Giornate di Primavera del Fondo Ambiente Italiano in

programma per sabato 24 e dome-nica 25 marzo, un evento naziona-le, giunto ormai alla sua ventesima edizione e che lo scorso anno ha attirato 12.000 visitatori solo nella nostra provincia. Nel territorio bresciano verranno aperti al pubblico ben 21 monu-menti, molti dei quali progettati dall’architetto Antonio e dal nipo-te, l’ingegnere Giovanni Tagliaferri: due protagonisti indiscussi dell’ar-chitettura bresciana tra Otto e No-vecento, ancora oggi non del tutto noti e che hanno partecipato ai più significativi cantieri architettoni-ci nel fermento edilizio nell’Italia neo-unitaria e nella prima metà del Novecento. La manifestazione vede la proficua collaborazione con la Fondazione

co). Sempre in piazza della Loggia, lo Spazio Aref organizzerà una mo-stra con le opere pittoriche di An-tonio Tagliaferri. In Piazza Paolo VI verranno aperti gli ambienti di rappresentanza dell’ala occidenta-le del Palazzo del Broletto e la se-de del Credito Agrario Bresciano. In via Veronica Gambara 2, saranno accessibili la Casa e lo Studio dei Tagliaferri, con l’esposizione delle ricerche degli studenti della Facol-tà di Ingegneria Civile e Architet-tura dell’Università degli Studi di Brescia. Nella ricca rassegna non mancherà il monumento più cele-bre, quello di Arnaldo da Brescia, situato nell’omonimo piazzale. So-lo domenica saranno visibili, presso l’Istituto Cesare Arici, la Fontana e i progetti per palazzo Martinengo dell’Aquilone di Antonio Tagliaferri. In provincia, molti saranno i luoghi dei Tagliaferri, resi accessibili solo nella giornata di domenica (ad ecce-zione di Lonato, aperta anche il sa-

Ugo da Como di Lonato del Garda, che conserva importanti materiali nel fondo archivistico Tagliaferri. I 200 volontari del Fai accompagne-ranno i visitatori sabato dalle ore 14.30 alle 18.30 e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.30 (partenza ultimo gruppo ore 18). In città i luoghi selezionati per que-sta edizione sono il Santuario di Santa Maria delle Grazie e il Palazzo della Loggia,opere di Antonio. Per i soci Fai sarà possibile visitare i sot-terranei del Serraglio, con ritrovo in piazza Vittoria, angolo via Dandolo (con possibilità di iscriversi in lo-

Nell’Arcipelago dei 15mila siti cattolici italiani, i migliori sono stati premiati a Roma dall’Associazione dei webmaster cattolici italiani (WeCa), in occasione del laboratorio “Giovani, web e educazione alla fede” promosso dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei. Tre le categorie del premio. Per la sezione “Siti personali” vince il blog www.cyberteologia.it di padre Antonio Spadaro, direttore di “Civiltà Cattolica”,

e menzione speciale a www.ricercatoridisperanza.it curato da Emanuele Renzi e Filippo Amaduzzi convinti che “la speranza vada condivisa anche in digitale”. Fra i “Siti parrocchiali” italiani vince www.chiesacormons.it, sito di un’unità pastorale del Friuli. Per la categoria ‘Siti istituzionali e associativi’ il premio è del portale Gmgiova: www.vigiova.it/gmg, promosso dall’Ufficio di pastorale giovanile della diocesi di Vicenza e una menzione speciale

a www.focolare.org. il portale internazionale del Movimento dei focolari. Anche “Voce” ha meritato una menzione speciale per il suo giornale on line: www.lavocedelpopolo.it. A ritirare il premio Piero Lò il webmaster della redazione di “Voce”; il merito del riconoscimento a tutti i colleghi che lavorano al Centro per le comunicazioni sociali della diocesi di Brescia che permettono di leggere, ascoltare e vedere le notizie sul nostro sito.

Sabato 24 e domenica 25 marzo al Teatro Sociale verrà proposto lo spettacolo teatrale “Galileo”, testo, regie e scene di Daniela Nicosia con Solimano Pontarollo e Piera Ardessi. Un testo vibrante, che prende spunto da differenti scritti galileiani, e trasfonde l’emozione profonda di un Galileo privato; un testo che rivisita la vicenda umana del grande filosofo della natura, come lui stesso amava definirsi, attraverso la relazione con quattro donne della sua vita: la madre Giulia Ammannati, la figlia Suor Maria Celeste, l’amante Marina Gamba, e la governate che gli resterà accanto fino alla fine. Se la prima, con i suoi eccessi di follia, ha pesantemente segnato l’infanzia del giovane Galileo e, in seguito,

tutta la sua esistenza, nel rapporto con le altre donne si possono scorgere gli aspetti più umani dello scienziato, le sue debolezze, la passione amorosa mai paga, il bisogno d’amore, la necessità di un interlocutore femminile acuto, quale solo la figlia seppe essere.Galileo, nello spettacolo, si racconta attraverso un refolo di parole che consuma pensiero e si traduce in linee, forme proiettate sul grande fondale bianco a comporre il firmamento Galileo. In scena, insieme al protagonista, una sola attrice incarna le quattro donne. Sabato 24 marzo inizio alle 20.30, domenica 25 inizio alle 15.30.Prezzo del biglietto: da 12 a 18 euro, con riduzioni speciali. Info: ctbteatrostabile.it

bato): a Lonato del Garda (Casa del Podestà, Torre civica, villa de Riva Sabelli), a Montichiari (Castello Bo-noris, campanile e altare del Duo-mo), a Fasano (villa Zanardelli), a Bovezzo-Cortine di Nave (Casa del senatore Passerini e il castagneto da frutto). In questa edizione Sir-mione, la perla del Garda, occuperà una posizione di rilievo: in collabo-razione con la Soprintendenza dei Beni Archeologici della Lombardia, saranno effettuate visite gratuite

all’area archeologica delle Grotte di Catullo e al parco di villa Corti-ne. Anche in quest’edizione, l’asso-ciazione “Amici del Fai” promuove l’iniziativa “Arte, un ponte fra cul-ture” che propone visite guidate per stranieri, nella giornata di domeni-ca: i mediatori culturali, abilitati a seguito di uno specifico corso, fa-ranno scoprire il palazzo del Bro-letto nelle lingue inglese, francese, arabo, spagnolo, russo, ucraino, ur-du, bangla e portoghese.

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ornano a Brescia i Le-gnanesi. Dopo la tappa di qualche tempo fa a Manerbio nella Sala Po-liteama (tutto esaurito,

per la cronaca), Teresa, Mabilia e Giovanni infilano tre serate al Pa-laBrescia venerdì 23 (ore 21), saba-to 24 (ore 21) e domenica 25 mar-zo (ore 16).“Brescia è una piazza che ci affa-scina; è una delle poche piazze in cui ci fermiamo a dormire” raccon-ta Luigi Campisi, per tutti Giovan-ni, ai microfoni di Radio Voce. Gli fa eco Antonio Provasio, in arte Teresa: “Siamo davvero felici. La prevendita sta andando bene. Gra-zie di cuore ai bresciani che ci vo-gliono bene”.L’esperienza del teatro de “I Legna-nesi” dura da anni, in modo sempre nuovo e rinnovato; ogni replica è un successo di pubblico: “la forza di andare avanti è cercare di accon-tentare il nostro pubblico sempre – continua Provasio – senza tirarci indietro. Riusciamo a divertire, di-vertendoci. La forza di andare avan-ti è quella di vedere sempre tanta gente a teatro”.Le storie quotidiane della famiglia Colombo, insieme a tutti gli altri personaggi, ripartono, come sem-pre, dal cortile lombardo. Appena si apre il sipario gli spettatori affe-zionati riconoscono subito i perso-naggi ormai entrati nella tradizione: Teresa, Mabilia e Giovanni. Uno sguardo sempre attento e acuto all’attualità, insieme alla vìs comica

incontrastata e agli elementi tipici della rivista all’italiana, fanno sì che anche il pubblico che li vede per la prima volta si appassioni subito al-le loro vicende di ogni giorno, uni-versali, semplici ma profonde allo stesso tempo.“Lavoriamo sempre sull’attualità – aggiunge analizzando il lavoro de “I Legnanesi” Luigi Campisi – sen-za abbandonare le noste origini del cortile. Noi trattiamo sempre il te-

ma più attuale: arrivare alla fine del mese, sbarcare il lunario”. “Le pro-blematiche dei ‘poer crist’ dal 1949, quando la compagnia è nata, sono sempre quelle; è per questo che sia-mo attuali” svela Teresa.“I Legnanesi” hanno lavorato in questi ultimi anni caratterizzando sempre meglio i personaggi e ita-lianizzando sempre più la parla-ta permettendogli di uscire dalla Lombardia. Il loro teatro è affidato alle straordinarie doti di improvvi-sazione. Nello spettacolo “Sem na-su par patì... e patem!”, dopo una notte di bagordi, Mabilia, neo elet-ta miss Legnano, arriva all’alba nel cortile e regala a Teresa un risve-glio traumatico: il business di fa-miglia è l’apertura nel cortile di un parcheggio per biciclette, anche se stenta a decollare. Arriva Natale e per i “pover Crist” rinasce la spe-ranza di una vita più agiata, Gio-vanni arriva a casa con la gratifica natalizia che assicura alla famiglia Colombo benessere e un momento di spensieratezza. Purtroppo però i soldi finiscono subito e con essi anche la serenità: ai “pover crist” non resta che sognare... e poi il fi-nale in allegria.Tre ore di spettacolo eccezionale.Anche il pubblico è cambiato ne-gli anni: “Chi ha una certa età ama l’amarcord; nei giovani c’è la cu-riosità di scoprire. Siamo pronti per arrivare in tutta Italia” chiude Provasio. Ingresso da 13 a 26 euro, più 3 euro di prevendita. Info: www.palabrescia.it

È la solidarietà, quella che c’è dietro allo spettacolo “La penultima cena” di Paolo Cevoli, rappresentato al PalaBrescia martedì 27 marzo alle 21 al PalaBrescia. Brescia aiuta Haiti. La Cdo (Compagnia delle opere) locale collabora con la fondazione Avsi (organizzazione non governativa) e il Centro culturale città Europa nel raccogliere fondi per la realizzazione di un centro ceducativa per bambini e giovani a Port-au-Prince, capitale di Haiti, a due anni dal terremoto che colpì

il Paese. Oltre alla distruzione si contarono 200mila vittime. La Fondazione Avsi è presente ad Haiti già dal 1999 e la missione con cui è nata nel 1972 è promuovere la dignità della persona attraverso attività di cooperazione allo sviluppo con particolare attenzione all’educazione. Per raccogliere fondi martedì 27 marzo alle 21 al PalaBrescia Paolo Cevoli, noto comico romagnolo di “Zelig”, metterà in scena “La penultima cena”. Lo vediamo nei panni del

cuoco romano Paulus Simplicius Marone. Ovvero il catering della cena più importante della storia dell’umanità, racconta la sua vita avventurosa. Così il cuoco romagnolo si trova a Cana mentre due sposini celebrano il matrimonio. Qui accade l’imprevisto. Il miracolo di Gesù. Gli occhi di Paulus si incrociano con quelli del Maestro. Da quel momento la sua vita non sarà più la stessa. Ingresso da 15 a 50 euro (più 1.50 euro di prevendita).

Si chiude il percorso formativo che il comitato genitori del liceo Leonardo ha proposto ai genitori di figli adolescenti. Il 28 marzo alle 20.30 il prof. Paolo Ferri affronta il tema “Nativi digitali: nuovo orizzonte per genitori e insegnanti”. Il progetto, alla seconda edizione, è sostenuto logisticamente dal liceo Leonardo, ed economicamente dall’Associazione dei genitori per la scuola pubblica di qualità, associazione di promozione sociale iscritta nel registro provinciale.

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23 immagini, interpretazioni di dettagli e particolari ottenuti attraverso la rielaborazione digitale del medium fotografico, esprimono la contrapposizione tra realtà e manipolazione, immagine ed emozione. Lavori ottenuti a partire da immagini fotografiche colte negli spazi del complesso museale di Santa Giulia, che, nella trasfigurazione pittorica digitale, esprimono la dimensione onirica nata dall’incontro tra l’archeologia delle cose e quella che si colloca

nella storia remota dell’individuo. Dualismi forti che l’artista, Fausto Manara, decide di sottolineare anche nei doppi titoli assegnati alle opere, dove il primo si riferisce allo scatto originale e il secondo all’opera finita per sottolineare l’ovvietà del reale e la seduzione della nuova interpretazione. “Trasfigurazione. Dentro al Museo”. Mostra di Fausto Manara, Museo Santa Giulia, via Musei 81/b – Brescia, fino al 15 aprile, da martedi a sabato (9.30-17.30).

Una mostra dedicata ai percorsi creativi delle tele della pittrice Gabriella Furlani e di Armando Fettolini, “Aquae” che confluiscono nell’unico fiume della ricerca sulle origini e sul senso della vita, nella bellezza di elementi primordiali e misteriosi. Una riflessione sul tema dell’acqua come genesi di vita, valore di nutrimento. “Armando Fettolini e Gabriella Furlani. Aquae”, San Zenone all’Arco, vicolo San Zenone, 4, fino al 9 aprile, da mercoledi a domenica (16-19).

artendo da Cristo. Nel suo blog 2.andreator-nielli.it racconta la vi-ta della Chiesa vista da un osservatorio privile-

giato, su Facebook dialoga con il mondo contemporaneo. Andrea Tornielli recentemente è passato da Brescia dove ha tenuto, all’in-terno dell’itinerario dei Quare-simali del venerdì in Cattedrale, una riflessione su “Abele il giu-sto”. Vaticanista per il quotidiano “La Stampa” e scrittore, Tornielli (classe 1964, sposato con tre figli) cerca di comunicare l’amore per il mistero della fede, rileggendo i fatti della quotidianità senza inuti-li morbosità. Nella biografia “L’au-dacia di un Papa” ha tratteggiato la figura di Paolo VI che, concen-trandosi sull’essenziale, ha saputo rinsaldare le radici con il passato senza disperdere le potenzialità dell’avvenire. Oggi la figura di Mon-

tini, molto simile per certi aspetti a quella di Ratzinger, è ancora troppo poco conosciuta, forse anche per-ché è stata lasciata “nelle mani di pochi esperti”. Nella Genesi si dice “Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. (...) Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fra-tello Abele e lo uccise”. Chi è oggi Abele? Nella nostra socie-tà siamo più tentati di parlare di Caino, ma ci dimentichiamo di Abele il giusto Nella Bibbia Abele non parla mai, ma una volta morto fa sentire la sua voce. Abele è la vittima della violenza innocente. Giovanni Paolo II nell’Evangelium Vitae scriveva non si può non ricordare i bambi-ni che non nascono e che vengono strappati con violenza al ventre della madre, così come le vittime innocenti delle guerre o i bambi-

come è, che prima ancora di giudi-carlo, lo ami: questa è la grandezza del messaggio cristiano. Anche og-gi in una società che può sembrare così distante incrociamo nei volti e negli sguardi delle persone questo bisogno di sentirsi amati. La Chie-sa ha una grandissima forza e un

ni che vengono violentati anche all’interno delle mura domestiche. Il rapporto tra Caino e Abele è un rapporto tra fratelli; il fratello che dovrebbe rappresentare una custo-dia e una protezione, invece, alza la mano. “La tristezza, come scrive Sant’Agostino nel De Civitate Dei, per la bontà di un altro è il peccato che Dio condanna più di ogni altra cosa”. E il fuggire di Caino davan-ti a Dio è anche il nostro fuggire.La Chiesa mai come oggi può parlare al cuore dell’uomo. Lo sta facendo?Non mi permetto di giudicare la Chiesa, ma credo che oggi ci sia soprattutto bisogno di parlare al cuore dell’uomo, cioè che l’uomo di oggi incroci lo sguardo di mise-ricordia di Dio, l’abbraccio di mi-sericordia di Gesù come 2000 anni fa in Palestina. L’uomo ha bisogno di trovare qualcuno che gli dica che c’è qualcuno che gli vuole bene così

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Un’esposizione di opere di grande formato realizzate con tecniche calcografiche e stampate su carte nere: sono i lavori di Vladimiro Elvieri e Maria Chiara Toni, maestri dell’incisione e della grafica, con mostre e riconoscimenti in Italia e all’estero. Forme e figure frutto di abilità esecutiva e creatività. Nell’opera di Elvieri, osserva Renzo Margonari, c’è un vero divertimento del fare, gioia nell’inventare, ma anche insofferenza per il limite imposto

dalla tradizione; fantasia che emerge anche nei lavori di Maria Chiara Toni, che si distinguono per la capacità di alternare momenti d’ironico sarcasmo a riflessioni e introspezioni che offrono consistenza visiva al sogno e ai fantasmi dell’inconscio (nella foto “Seme nel vento”). “Vladimiro Elvieri e Chiara Togni. Ai confini del segno”, Abarte, vicolo San Nicola 6 - Brescia, fino al 14 aprile; giovedi (15.30-19.30), venerdi e sabato (9.30-12.30 e 15.30-19.30).

Una personale dell’artista americano Robert Barry che per la quarta volta espone in città le sue opere, realizzate con dimensioni e media diversi, coerenti con la linea di ricerca intrapresa negli anni ‘60. Precursore del concettuale, dopo aver esordito con quadri minimalisti che esplorano la relazione tra spazio dipinto e spazio vuoto, tra assenza e presenza di forma, sull’onda della pittura del periodo, Barry ha proseguito la sua sperimentazione portando l’arte al

limite dell’immaterialità, ponendo in evidenza i processi mentali che stanno a monte, riducendone al massimo l’ingombro fisico. Delimitazione di porzioni di spazio esterno con fili di nylon, realizzazione di opere con gas, materiali radioattivi o frequenze acustiche non udibili all’uomo alla scoperta di un percorso. “Different Times Different Works”, Galleria Massimo Minini, via Apollonio, 68 – Brescia, fino al 5 maggio, da lunedi a venerdi (10-19.30).

grandissimo messaggio da portare.Solo dopo la sua morte ci ac-corgeremo dell’importanza di Benedetto XVI nella storia del-la Chiesa. Le critiche maggiori arrivano, però, dall’interno… Perché?Sì arrivano da dentro, perché lui stesso ha detto che all’interno della Chiesa ci si divora l’uno l’altro: ha aggiunto anche cose pesantissime sulle persecuzioni della Chiesa che derivano dal peccato presente den-tro la Chiesa senza attribuire col-pe all’esterno. Si sente la necessità di riscoprire o scoprire bene que-sto Papa troppo spesso schiaccia-to nel cliché conservatore… Tutte le volte che si rilegge il Papa ci si accorge di come guardi la Chiesa per ciò che è e chieda conversione, cioè la capacità di guardare tutte le cose da un altro punto di vista. Per Ratzinger al centro non c’è la Chiesa, ma la Chiesa che deve es-sere trasparente per far trasparire un altro: Dio.Non so se sei d’accordo, ma Be-nedetto XVI si avvicina molto al Paolo VI da te descritto nel li-bro “L’audacia di un Papa”. Un po’ per la storia, è venuto dopo un Pontefice molto popolare, un po’ perché come il suo prede-cessore bresciano sta cercando di mettere ordine nella ChiesaRicordiamoci che Ratzinger è sta-to fatto cardinale nell’ultimo con-cistoro di Paolo VI (1977). Ci sono molti tratti comuni, anche dal pun-to di vista dell’aspetto caratteriale e della riservatezza. Un elemento di contiguità lo possiamo ritrovare anche nelle critiche ricevute: Paolo VI ne soffrì molto, pensiamo solo a quello che accadde nel 1968 con l’Humanae Vitae (sulle polemi-che il 29 giugno del 1972, Paolo VI disse: “Attraverso qualche fessura

il fumo di Satana è entrato nella Chiesa”. C’è comunque anche una sostanziale continuità di Benedetto XVI con Giovanni Paolo II, del qua-le è stato un fidato collaboratore. Qual è lo stato di avanzamento del processo di Beatificazione di Paolo VI?Credo che la positio sia pronta, cioè credo sia stata conclusa la biografia documentata e siano sta-ti stampati i volumi. A breve tutto dovrebbe approdare alla Congrega-zione per la causa dei Santi.Può essere un modo per rendere ancora più polare la figura del Pontefice?Questo è importantissimo. Più pas-sa il tempo e più si scopre la gran-dezza della figura di Paolo VI e di ciò che con la sua sofferenza ha donato alla Chiesa, mantenendola unita in tempi non facili, più diffici-li di quelli di oggi. La causa di beati-ficazione può essere un’occasione per riscoprirlo ma non deve essere l’unica. Non si deve lasciare la fi-gura di Paolo VI solo nelle mani di pochi esperti che pensano di poter-la in qualche modo gestire; c’è bi-sogno di ricordarlo, di trasmettere il suo messaggio sul magistero alle giovani generazioni. Meriterebbe di essere conosciuto di più.Adesso a cosa stai lavorando?In questo momento ho solo proget-ti, ma non ho ancora deciso su che cosa concentrarmi, sicuramente sugli aspetti che riguardano la vi-ta della Chiesa di oggi. Lo scorso anno ho fatto un libro sull’unità d’Italia (“La fragile concordia. Sta-to e cattolici in centocinquant’an-ni di storia italiana”) e una biogra-fia veloce (“Il futuro e la speranza. Vita e magistero del card. Angelo Scola”) per presentare la figura del card. Scola prima del suo arri-vo a Milano.

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Sono ripresi in Cattedrale i Quaresimali, promossi dalla Compagnia dei Custodi delle Sante Croci nei venerdì di Quaresima. Le meditazioni sul tema “Le figure veterotestamentarie del Cristo” propongono venerdì 23 marzo l’intervento di mons. Vincenzo Zani su “Giuseppe: il venduto”. Dopo lo scorso appuntamento con don Maffeis, le meditazioni proseguiranno il 30 marzo con padre Enzo Bianchi. Diretta su Radiovoce a partire dalle 20.30.

Dal lunedì al venerdì alle 10.40 non perdete il contenitore in diretta condotto da Marco Vignoletti. Oltre alle canzoni più belle, potrete seguire gli interventi della psicologa Anna Grasso Rossetti, i consigli di Gabriele della libreria Paoline, i trucchi in cucina dello chef Riccardo Cominardi e, perché no, vincere i premi che Marco mette in palio nel corso del programma. Per entrare nel mondo di Voce mattina basta un sms al 3383636104.

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Ricchezza e notorietà: il “sogno ame-ricano”, che è ormai il sogno di tutto il mondo, penetrato in tutte le cultu-re. La tv ci ha curati per anni, convin-cendoci che grazie alla sua magia, ai suoi consigli, ai suoi esempi, sarem-mo diventati tutti come lei: felici e spumeggianti, ricchi, eleganti, famosi e invidiati. Il piccolo schermo ci pre-senta ogni giorno esempi di persone comuni che ringraziano la tv perché ha cambiato la loro vita e realizza-to il loro personale sogno di cui so-pra. Ed è vero: la tv può veramente cambiare la vita di una persona, può modificare la realtà che ci circonda. Perché nel corso del tempo, giorno

dopo giorno, la nostra realtà si è tra-sformata essa stessa in televisione. Abbiamo vissuto talmente a lungo “come tv comanda” che ora tutti – chi più chi meno, ognuno a suo modo – seguiamo la stessa strada, lo stesso obiettivo mostratoci decenni fa: ric-chezza e notorietà. Come si è arrivati a questo punto? L’uomo ha sfruttato per i suoi interessi il potere dell’im-magine, lo ha incrementato e molti-plicato, ha invaso ogni dimensione dell’animo umano. La tv è uscita dal-lo schermo ed è entrata nella nostra quotidianità: la nostra vita è televisi-va, noi siamo la televisione. Eccone un esempio.

Siamo nell’hinterland di Brescia. Una ragazza decide di intrattenere i clienti del suo bar/tabaccheria ve-stendosi poco, molto poco, come una ballerina da night club, offrendo un quotidiano spettacolo pubblico mai visto in un bar di paese, aperto an-che di giorno, a 400 metri in linea d’aria dall’oratorio. I clienti aumen-tano, si moltiplicano, la voce si dif-fonde. Qualcuno cerca di risolvere la triste situazione facendo un esposto in Comune. Ma non servirà a niente, perché presto arriva la tv a metterci la faccia, a pretendere un altro sa-crificio umano. Una trasmissione di Italia 1 intervista la ragazza e le dà la

notorietà nazionale. Presto nel pae-sino di provincia arrivano centinaia di uomini, che nel weekend affolla-no il locale, bloccando con le auto le strade limitrofe, creando disagi agli abitanti e peggiorando la situazione di partenza: apparsa ben presto su te-legiornali e quotidiani nazionali, ora la ragazza guadagna il triplo di prima ed è famosa in tutta Italia, ha già fat-to un calendario e sogna il cinema. Ricchezza e notorietà, per l’appunto. Ecco un’altra vittima della tv, immo-lata in cinque minuti di fama. Ora lei stessa ammette di essere sotto pres-sione, di aver ingaggiato delle guar-die del corpo per evitare problemi

con alcuni clienti. Ma si ritiene una donna fortunata.L’esercito dei tele-oblati, assuefatti dalla luce della fama altrui, si ritrova ogni weekend, in pellegrinaggio an-che da altre città del nord Italia, per adorare colei che è stata salvata dal nulla per essere una diva. La tv l’ha toccata e trasformata in oro, ovvero l’ha pietrificata, rinchiusa in una te-ca trasparente, il pensiero comune, dove per sempre lei dovrà recitare la sua parte. E il dramma è che questa sventurata non aspettava altro. Se-questrata dalla tv e felice di esserlo, l’ennesimo caso televisivo di sindro-me di Stoccolma.

Nel Primo Piano di domenica 25 marzo parleremo della Veglia delle Palme e di Roma Express. Inoltre continua l’approfondimento delle schede di consultazione, predisposte dalla diocesi in preparazione al Sinodo. Per l’ottava scheda sarà nostro ospite il parroco di Odolo don Gualtiero Pasini.La puntata di Ecclesia sarà dedicata alla Scuola di formazione all’impegno sociopolitico con Michele Busi.

Nel tempo di Quaresima il commento al Vangelo è del nostro vescovo Luciano Monari. Il programma, prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo va in onda anche in differita, la domenica su Radio Voce Camuna alle 8; Ecz alle 15; Radio Claronda alle 16; Radio Basilica Verolanuova alle 10.30; Radio Ponte Manerbio alle 12.30; Radio Raphaël alle 9. Le rubriche sono disponibili in podcast sul sito www.radiovoce.it

La prossima puntata della rubrica settimanale “La Buona Notizia” apre con il servizio “I primi 70 anni”: il vescovo Luciano Monari e le iniziative per il suo recente anniversario. A seguire: “Lavoro debole e vita famigliare”, primo di due appuntamenti in preparazione all’incontro mondiale delle famiglie; “Preti di frontiera”, ciclo di incontri a palazzo San Paolo su tre importanti sacerdoti del Novecento; l’incontro con il sociologo Franco Garelli sul tema “Religione

all’italiana”. La rubrica “4 parole...” è con don Marco Mori per la Veglia delle Palme e Roma Express. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche “Il canto della gratitudine”, nuovo appuntamento con la Scuola di preghiera per i giovani.

La Messa del sabato alle 18.30 è trasmessa dalla parrocchia del Divin Redentore di via Pendolina su TT 2 Teletutto (82) e Super Tv (92-115).

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La figura dell’“amah” in Cina rappre-senta qualcosa di più della nostra normale collaboratrice domestica. Assunta da ragazzina, si vota intera-mente alla famiglia di cui accudisce i figli e tiene in ordine la casa. Al pun-to che, almeno fino ad alcuni anni fa, l’amah faceva voto di non sposarsi e di vivere per sempre con la famiglia capitatale in sorte. È proprio questa la vera storia di Chung Chun-tao che la regista hongkonghese Ann Hui racconta in “A simple life”: un film

ugenio Finardi, a ses-sant’anni, è stato una delle rivelazioni dell’ulti-mo festival di Sanremo. Questo grazie a un brano

non facile, “E tu lo chiami Dio”, scrit-to per lui dalla cantautrice Roberta Di Lorenzo, che, come tutte le can-zoni importanti, fatica a carburare ma quando entra in circolo diventa diffici-le da arrestare. Lunedì scorso ha pre-sentato al Teatro Grande un concerto anomalo, accompagnato dai Sentieri Selvaggi, vincitori di una targa Tenco nel 2008. Eugenio ha interpretato bra-ni di Vladimir Vysotsky, un cantautore russo dalla grande personalità osteg-giato dall’autorità sovietica negli An-ni ‘60 e ‘70, su testi tradotti in italiano da Sergio Secondiano Sacchi. In quel-la occasione lo abbiamo intervistato. Eugenio, come mai hai scelto di recuperare un personaggio come Vysotsky?Vysotsky è stato un grande artista, e la cosa che ho potuto fare io lunedì è stata veramente bellissima, una delle più belle performance che abbia mai eseguito. L’artista russo, al quale io ho già dedicato l’album “Il cantante al microfono” (2008), ha segnato pagine di una ricchezza straordinaria, in virtù di una vicenda artistica, e umana, tra-volgente, che ne ha fatto uno dei gran-

di ribelli del XX secolo. Vysotsky ha vissuto in un’epoca dura, a causa del regime sovietico. Nonostante questo lui ha avuto il coraggio di cantare di argomenti ai quali la gente comune della sua epoca non aveva neppure il coraggio di pensare. Questo ci fa ca-pire la stoffa di quest’uomo.Raccontaci ora di questo tuo nuo-vo album, “Sessanta”.Un decennio fa avevo pubblicato

contrariamente a quanto il titolo lasci immaginare, non è un brano religio-so, ma parla direttamente all’uomo. All’uomo, e qui entra in campo Dio, di tutte le religioni, cattolici e no, ma an-che a chi non crede. Ma se devo ana-lizzare bene il cd nel suo complesso, devo ammettere che si tratta del disco più rock che abbia mai realizzato, tale è la carica che ho infuso.Immagino abbia previsto un tour per promuovere questo album?Certamente. È ancora in fase di alle-stimento, ma le richieste sono molte. Credo che in aprile ci saranno idee più chiare, ma io sono molto fiducio-so; sono uscito da Sanremo rivitaliz-zato. Sarà sicuramente un tour dal forte impatto musicale, grazie anche alla giovane band che mi accompa-gnerà e che mi sta dando una forte spinta emotiva.Possiamo dire che sei pronto per l’ennesima sfida?Esatto, mi piace mettermi in discus-sione, provare diversi stili musicali, e rimettermi continuamente in gio-co. Per questo negli ultimi anni mi sono dedicato con molta passione a progetti trasversali come il fado, il blues, i canti spirituali. Torno a ripete-re, l’esperienza sanremese mi ha dato l’occasione e molti stimoli per riparti-re con grande entusiasmo.

“Cinquant’anni” e ora sono lieto di completare il mio percorso non so-lo musicale con questo disco. Ècer-tamente una sorta di riepilogo della mia carriera, con l’inserimento pe-rò di cinque canzoni inedite, tra cui il brano sanremese “E tu lo chiami Dio” e “Nuovo umanesimo”, una can-zone che nasce dalla speranza e dal desiderio di riuscire a ricostruire una nuova umanità di cui tutti sentiamo il bisogno. “E tu lo chiami Dio” invece,

73 appuntamenti, 25 enti: sono i numeri dell’edizione primaverile del cartellone de “Le 4 stagioni della musica” promosso dalla Fondazione Asm; serate musicali bresciane da qui fino all’estate. Un calendario particolarmente ricco e variegato. Lo sforzo che si dipana ormai da sei stagioni è quello di produrre una guida completa e agevole strumento di informazione sulle proposte musicali della città. Tra le novità anche la pagina

Facebook.Primi appuntamenti: venerdì 23 marzo alle 21 al Teatro San Carlino “Sul filo delle emozioni - Vibrazioni consonanti”; nella chiesa di San Giorgio “Musica sacra rinascimentale e barocca con i Cantores Silentii. Sabato 24 marzo alle 17.30 “I suoni della luna” al San Carlino. Domenica 25 marzo alle 16 nella parrocchia di S. Agata “Patì sotto Ponzio Pilato”. Lunedì 26 marzo alle 21 a San Barnaba Brescia festival di Danza.

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amato dal pubblico dell’ultimo Fe-stival di Venezia, che ha premiato la protagonista femminile Deanie Ip con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione.A 13 anni, dopo aver perso il padre adottivo, Tao fu mandata a lavorare nella casa del giovane Roger Lee, destinato a diventare un importan-te produttore cinematografico. Vi restò per 60 anni, badando a quattro generazioni e diventando un mem-bro a tutti gli effetti del nucleo fa-

miliare. A questa storia ha guardato l’autrice, mettendo in scena gli ulti-mi anni di vita di Chung Chun-Tao. L’anziana amah abita ancora con Roger, che è solo e concentrato sui suoi impegni lavorativi. Viene però colpita da un infarto che le impedi-rà di continuare a lavorare. Avviene allora un mutamento di prospettiva: è Roger che inizia a prendersi cura della sua amah, entrando con lei in una nuova confidenza fatta più di gesti ed espressioni che di parole; e

comprendendo pienamente il valo-re di questa relazione, l’importanza che la presenza di Tao ha avuto nel-la sua vita.Intorno al loro rapporto vive il picco-lo mondo della casa di riposo dove Roger fa trasferire la donna. Badan-do all’essenziale – ma affidandosi alle raffinate riprese di un operato-re di talento, Yu Lik-wai – Ann Hui affronta il cammino verso la morte dirigendo un racconto percorso da un caldo, e solo in apparenza “sem-

plice”, sentimento di vita e umani-tà. Incarnato alla perfezione dai due protagonisti, che curiosamente sono veterani del ruolo avendo interpreta-to insieme più volte le parti di figlio e madre. Andy Lau è una superstar del cinema hongkonghese, capace in quest’occasione di esprimere in forma sommessa le emozioni. Dea-nie Ip trasmette con tale naturalez-za il sentimento di una ben vissuta, che chiunque per un momento può desiderare di averla avuta accanto.

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er la riforma del mercato del lavoro sembra essere giunto il tempo della stret-ta finale. Il premier Mon-ti ha annunciato di avere

portato a termine il percorso di con-fronto con le parti sociali e di essere pronto a sottoporre al Parlamento la sua proposta di riforma. Molte le novità introdotte. Le più importan-ti, sulle quali si è spesso incagliato il confrontro, sono quelle relativa ai li-cenziamenti. Da subito e per tutti en-treranno in vigore le norme sui licen-ziamenti che di fatto vanno a mettere mano a quell’art. 18 dello statuto dei lavoratori. Introdotto nel 1970 garan-tiva ai lavoratori delle imprese con più di 15 dipendenti il reintegro al lavoro nel caso di licenziamenti senza giu-sta causa. La riscrittura operata dal Governo introduce la possibilità di licenziare i lavoratori per motivi eco-nomici. Il lavoratore non potrà essere reintegrato in azienda ma riceverà un indennizzo di 15-27 mensilità tenendo conto dell’ultima retribuzione. La ri-forma che Monti intende sottoporre al dibattito parlamentare introduce poi la discrezionalità del giudice in materia di licenziamenti disciplinari. Il giudice in questo caso potrà opta-re tra reintegro o indennizzo di 15-27 mensilità. In caso di licenziamenti discriminatori la riforma mantiene il diritto al reintegro al lavoro che vie-ne esteso anche alle aziende con me-

con la previsione di arrivare a breve a una razionalizzazione delle 40 forme contrattuali oggi previste per agevo-lare l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani. Di segno opposto le rea-zioni delle sigle sindacali ai risultati ottenuti. Un giudizio sostanzialmen-te positivo è stato espresso dal se-gretario generale della Cisl Raffaele Bonanni che ha apprezzato gli sforzi profusi per giungere a un compro-messo onorevole sull’art. 18 dello statuto dei lavoratori. Di segno oppo-sto le reazioni di Susanna Camusso, leader della Cgil, per la quale l’obiet-tivo principale del governo “sembra

no di 15 dipendenti che attualmente sono escluse. Novità sono previste anche in tema di ammortizzatori so-ciali che andranno a regime nel 2017 e saranno finanziati con risorse fino a 1,8 miliardi e di contratti di lavoro,

Sono stati resi noti nei giorni scorsi i dati definitivi dei voti espressi dal personale docente e Ata della scuola bresciana per il rinnovo delle rappre-sentanze sindacali unitarie. Partico-larmente soddisfatta dall’esito della tornata elettorale è la Cisl scuola di Brescia che ha visto crescere il con-senso e raggiungendo quasi il 25% dei voti. Grazie al risultato ottenuto il sindacato di via Altopiano d’Asia-go torna a essere la prima sigla del-

la scuola confederale in un ambi-to, quello bresciano, assolutamente anomalo rispetto ad altri contesti e livelli. “Quello ottenuto – commenta il segretario generale della Cisl scuola Enrico Franceschini – è un risultato che conferma l’adesione e fiducia al nostro modo di essere e fare sindaca-to già rilevate con il dato associativo. Si tratta di un segno della nostra ra-dicata presenza nel territorio e nelle scuole a sostegno delle esigenze del

personale e a tutela dei loro legitti-mi interessi. Lo slogan della nostra campagna elettorale ha messo l’ac-cento su una caratteristica peculiare della Cisl scuola, quella di un’azione sindacale sempre propositiva. È un impegno che accompagna i candidati eletti della Cisl scuola, per una scuola capace di valorizzare le molte profes-sionalità e competenze di cui dispone, troppo a lungo mortificate da politi-che scolastiche miopi e penalizzanti”.

essere proprio quello di introdurre la libertà di licenziamento. La riforma è squilibrata anche per quanto riguar-da il superamento del dualismo del mercato del lavoro”. “Con la propo-sta governativa – ha spiegato ancora il Segretario generale – viene meno l’effetto deterrente dell’art. 18. È an-che molto significativo il fatto che la parte relativa all’art. 18 non sia mai stata davvero messa in discussione e che il problema della lunghezza dei processi sia stato dirottato verso la riforma della giustizia. Come per le pensioni, ancora una volta i prezzi più alti si chiedono ai lavoratori”.

Coldiretti Brescia ha organizzato, all’interno della 123ª edizione di Lombardia Carne, il convegno “L’allevamento del bovino da carne, tra prospettive di mercato e nuova Pac”. L’appuntamento per tutti gli addetti al settoreè per sabato 24 marzo alle 10, presso la sala civica del Foro Boario in Piazza Garibaldi a Rovato. A distanza di un anno, si tratta di un importante momento di confronto sulle principali vicende che intersecano il comparto dei

bovini da carne, anche alla luce degli scenari che si prospettano con la riforma della Politica agricola comunitaria post 2013, in piena discussione in questi mesi. “Ci auguriamo possa essere un utile momento di confronto sulle principali vicende che riguardano il comparto dei bovini da carne – ha affermato il presidente di Coldiretti Brescia Ettore Prandini –, con un occhio di riguardo alle possibili ricadute derivanti dalla Pac 2014 - 2020”.

Il tema in discussione è di particolare importante anche in considerazione del fatto che Brescia è ai vertici nazionali per numero di capi allevati, tra vitelli a carne bianca e vitelloni a carne rossa. Interverranno al convegno Lorenzo Bazzana, capo servizio, tecnico ed economico della confederazione nazionale Coldiretti, Ettore Capelloni, presidente del Consorzio carni bovine scelte e Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Brescia.

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La Fondazione Poliambulanza partecipa all’iniziativa promossa dall’Asl di Brescia di screening mammografico rivolto alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni residenti nel territorio di competenza. Lo screening mammografico ha la finalità di scoprire il tumore della mammella, quando è ancora molto piccolo e non dà alcun sintomo, per avviare tempestivamente il trattamento terapeutico più appropriato.

Per tutto il mese di marzo l’Asl di Brescia ha contattato, tramite lettera/voucher, le donne interessate al progetto per invitarle all’esecuzione di una mammografia e assicura, qualora fossero necessari, i successivi approfondimenti e trattamenti nelle strutture ospedaliere coinvolte nello screening.Tutte le prestazioni fornite all’interno del percorso di screening sono gratuite e non prevedono la

richiesta del medico curante.Le donne che hanno ricevuto la lettera/voucher di invito per eseguire gratuitamente la mammografia possono prenotare con le seguenti modalità: Call center regionale, numero verde 800 638638 dal lunedi al sabato dalle 8 alle 20; Centro unico di prenotazione di Poliambulanza (030 3514040) dal lunedì al venerdì dalle ore 11 alle ore 16 o consultando il sito: www.polimabulanza.it.

mportante riconoscimento per l’Ospedale dei Bambini di Bre-scia che ha ottenuto l’accredi-tamento Jci a conclusione della Survey di accreditamento (4-7

ottobre 2011) e della successiva Fo-cus Survey (9-10 febbraio 2012), che hanno stabilito il pieno rispetto dei re-quisiti richiesti (standard ed elementi misurabili) con esito finale favorevo-le. Il progetto è stato fortemente volu-to dalla direzione aziendale e avviato nell’ottobre 2009, nella prospettiva di conferire sistematicità e maggior efficacia alle numerose iniziative di miglioramento della qualità dell’assi-stenza avviate presso l’Ospedale dei

Bambini e adottare ed esplicitare una strategia organizzativo-gestionale se-guendo in questo l’esempio di quanto in essere presso i principali ospeda-li pediatrici italiani (Irccs Gaslini di Genova e Bambino Gesù di Roma),

co-associati dell’azienda Spedali Civi-li nell’Associazione degli ospedali pe-diatrici italiani (Aopi), che riunisce gli ospedali pediatrici di eccellenza italia-ni. La direzione del presidio pediatrico, nei suoi assetti medico, infermieristico ed amministrativo, ha coordinato e ge-stito il progetto e predisposto il piano operativo, articolato nelle fasi di for-mazione, mappatura/rilevazione delle criticità attraverso visite e simulazio-ni in reparto, attività specifica su aree prioritarie, predisposizione di politiche e procedure, audit di verifica della loro attuazione, che hanno coinvolto tutti i dipartimenti e gli operatori dell’Ospe-dale dei Bambini

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L’hotel Excelsior Palace di Boario Terme ha sempre mantenuto la sua storicità. I servizi, i grandi spazi in-terni ed esterni ancora og-

gi ne evidenziano l’eleganza e la fun-zionalità. Valutando i cambiamenti demografici e sociali in tutta Euro-pa, dai quali ci si aspetta che avran-no nel futuro un effetto significativo sul settore dei servizi alla terza età, come l’aumento del costo della vita nel periodo della pensione e la man-canza di supporto da parte di servi-zi sociali e sanitari; considerando la continua richiesta degli ospiti “sto-rici” della struttura i quali sentono

l’esigenza di trascorrere periodi di soggiorno non solo legati alle cure termali ma anche per lunghi periodi, l’hotel ha ritenuto importante adat-tarsi e portare alla struttura nuove impostazioni gestionali e strutturali

per dare vita a un albergo su misu-ra per anziani autosufficienti. Ob-biettivo delllo staff dell’albergo è quello di far sentire l’ospite come a casa propria. Il calore della gestio-ne familiare, le attenzioni a tutte le piccole necessità, l’assistenza e la disponibilità del personale garanti-scono anche ai familiari la tranquil-lità necessaria. L’Excelsior Palace è organizzato in modo tale da offrire una varietà di servizi specifici fina-lizzati al benessere psico-fisico a ca-rattere assistenziale con interventi diretti della persona; prestazioni di tipo culturale e ricreativo; rapporti con l’esterno e la famiglia.

Si è tenuto il 10 marzo scorso presso l’aula magna A. Doninelli dell’ospedale di Desenzano l’incontro di presentazione (nella foto) dei lavori che gli studenti hanno creato pensando ai loro amici e alle famiglie con la finalità di coinvolgerli su un tema di grande attualità e per fornire loro informazioni sulla vaccinazione contro l’Hpv. L’Azienda ospedaliera ha avviato il progetto “Prevenire è meglio che curare”, dopo averlo

condiviso con l’Asl di Brescia, per farsi promotrice di un momento di riflessione sull’importanza della prevenzione sin dalla giovane età e per coinvolgere i ragazzi su un tema di grande rilevanza come è l’infezione da Hpv. Il percorso ha coinvolto gli studenti in quanto la fase della vita che stanno vivendo è il momento giusto per una sensibilizzazione efficace sui rischi legati a questa malattia. I ragazzi infatti hanno dimostrato di aver

apprezzato la giornata informativa sull’Hpv e sul tumore all’utero organizzata nelle fasi iniziali del progetto giudicando le informazioni ricevute indispensabili per la loro salute attuale e futura e, nonostante alcune difficoltà nel trattare questo tema con i propri compagni e con gli adulti, sono riusciti a produrre dei messaggi che mettono in evidenza il loro punto di vista verso la malattia e le possibilità di prevenzione.

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l Basket Brescia cerca “assi-st man”. Non da schierare in campo, ma a supporto di una società che rappresenta il be-ne sportivo di un’intera città

e provincia. È questa la nuova iniziativa presen-tata dal club biancoazzurro costret-to a grandi sacrifici per evitare di scomparire a tre anni dal ritorno nel basket italiano che conta. Lo scorso anno la promozione in Le-ga 2, quest’anno un sesto posto che potrebbe trasformarsi anche nel so-gno dei play off promozione. Sono circa duemila i giovani che grazie a Basket Brescia presieduto dalla fa-miglia Bonetti fa sport in città. Ma c’è bisogno di fondi, di sosten-tamento. Nei mesi scorsi l’appel-lo della dirigenza a imprenditori e amministrazione comunale è stato in parte accolta ma non basta. E, co-me spesso accade in tempi di crisi, bisogna ingegnarsi per sopravvive-re. Così da martedì 20 marzo tutti i tifosi e appassionati di basket po-tranno contribuire con donazioni libere per sostenere il progetto del Basket Brescia. Una sorta di “azionariato popola-re” che in Spagna ha come massi-ma espressione il Barcellona Cal-cio. “Cerchiamo assist man che, con un minimo versamento, dimostrino come i bresciani siano attaccati alla squadra contribuendo alla stabilità

di questa disciplina in città – spie-ga il presidente Graziella Bragaglio – abbiamo creato un’apposita pagi-na facebook sul nostro sito (www.basketbrescialeonessa.it, ndr)”. I versamenti si potranno effettuare con carta di credito, tramite bonifi-co bancario o presentandosi pres-so la segreteria del Basket Brescia Leonessa durante i normali orari di

ufficio in via Bazoli, 10 presso il Cen-tro Sportivo San Filippo in città (tel.: 030.312271). A margine della confe-renza stampa di presentazione del progetto, si è affrontato il discorso relativo al Palazzetto per le partite casalinghe. Pronto il commento del Direttore generale Ario Costa: “È più facile che Danilo Gallinari ven-ga a Brescia che la Leonessa abbia il

È stato consegnato l’Oscar dello Sport, prestigioso premio riservato alle eccellenze dello sport bresciano nella stagione agonistica 2011, dal Coni a Sara Alberti, giocatrice della Foppapedretti Bergamo e campionessa mondiale juniores. Sara Alberti(nella foto), classe 1993, è una pallavolista bresciana che può vantare di portare al collo la medaglia d’oro dei Campionati mondiali di pallavolo Juniores: la giovane centrale, infatti, è stata tra le protagoniste del 16° Campionato

mondiale svoltosi in Perù nel luglio scorso e, con i suoi 186 centimetri di altezza e una grinta da vendere, la 18enne navense ha contribuito in modo determinante al successo delle azzurre allenate da Marco Mencarelli. Oltre alla pallavolista di Nave, si sono aggiudicati l’Oscar anche il velista Carlo Fracassoli e il pallanuotista Christian Presciutti. Altri 50 riconscimenti tra cui Luigi Zizioli, tecnico dell’Estral Sportiva Monticelli, squadra pallavolistica bresciana di serie B2 femminile.

Ritrovato entusiasmo in città. La sconfitta con il Padova subito riscat-tata dal pari di Pescara ha conferma-to che questo Brescia è da play off. Altro che “tranquilla salvezza”! Ai fa-tidici 50 punti (diventati prima 51, poi 52) manca davvero poco. Quindi se vogliamo dirla tutta, l’obiettivo è sta-to centrato. Ora bisogna completare l’opera con la classifica ciliegina sul-la torta. C’è ancora un ultimo scoglio da affrontare dopo il Grossetto: Reg-

gina in trasferta, il derby di Verona e la sfida contro la Sampdoria degli ex Iachini, Juan Antonio e Berardi. Poi il calendario sarà quasi tutto in discesa, fatto apposta per innescare la mar-cia numero 5 e il relativo turbo. Oltre a Jonathas, il campo ha confermato che Piovaccari è pronto dare ben più di una mano là davanti. Il “pifferaio matto” si è svegliato, ha tolto lo zero dalla casellina dei gol realizzati e si candida a dimostrare tutta la sua clas-

se e la sua esperienza. Quella che lo scorso anno, a Cittadella, gli ha con-segnato lo scettro di bomber più pro-lifero della cadetteria. A centrocam-po le assenze di Budel e Mandorlini (quest’ultimo vicino al rientro, per il milanese ci vorrà ancora un mese ab-bondante) si sono fatte sentire ma il nazionale Under 21 Fausto Rossi, ar-rivato col mercato di riparazione, è pronto per dare il suo apporto. Com-plimenti, dunque, al direttore sportivo

Iaconi che a gennaio ci ha visto giusto operando, con parsimonia e qualità, e fissando per la prossima stagione il tetto massimo salariare a 150 mila eu-ro. L’unico neo, a fare i pignoli, è il rin-novo di contratto ancora in stand-bye per El Kaddouri, giovane destinato a fare le valigie a giugno per la serie A o l’estero. La primavera è alle porte, questo Brescia deve solo sbocciare. E allora, come Jonathas ci ha insegna-to, “Vamos a bailar” a ritmo di samba.

suo Palasport”. Intanto domenica si torna in campo per la sfida casalin-ga con Brindisi. Ospiti a caccia del primato in classifica, biancoazzurri che vogliono riprendere la strada maestra dopo tre sconfitte conse-cutive. Palla a due alle 18,30 con radiocronaca integrale sugli 88.3-88.5 di Radio Voce e in streaming su radiovoce.it.

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el Csi non c’è tempo per la notte. L’arancione pre-vale sul blu e dopo il tra-monto del primo manda-to targato Amelia Morga-

no è sorta immediatamente l’alba del nuovo quadriennio, quello che con-durrà il comitato bresciano da qui al 2016. La missione resta la medesima, come annunciato dalla neorieletta presidente a margine dell’assemblea di sabato scorso. Il binomio educa-zione e sport continuerà a contrad-distinguere il massimo intento, da perseguire seguendo precise linee guida. La nuova avventura del comi-tato bresciano inizia senza giri di pa-role. Dal palco della Cascina Foret Amelia Morgano è stata chiara: “Per vincere la sfida che ci siamo posti in vista dei prossimi quattro anni do-vremo essere il Csi migliore di tutti i tempi e fare squadra, consapevo-li di avere una grande responsabili-tà: contribuire – attraverso lo sport – all’affermazione di un mondo mi-gliore”. Nelle linee programmatiche annunciate dalla presidente c’è l’in-tento di proporre un’attività sporti-va sempre più coinvolgente, capace di dare maggior lustro ai campionati che hanno già solide basi ma deter-minata a valorizzare nuove discipline incrementando l’attività giovanile. Il tutto avverrà nel segno dell’apertura, cercando possibili nuove alleanze. Il Csi Brescia continuerà a puntare con decisione sulla formazione al fine di

Venerdì 17 febbraio si disputa l’incontro tra Stabaschitira Forlì e Ghinea Ravenna, valido per il campionato Open di Dodgeball del Csi di Ravenna. I ragazzi di Forlì stanno conducendo la partita per 2 game a 1, in campo sono rimasti tre giocatori del Ghinea e un solo giocatore avversario. Il Ghinea ha quindi l’opportunità di portare la partita in parità, quando l’unico forlivese in campo nel tirare la palla si frattura l’omero. Viene chiamata l’ambulanza. I compagni di

squadra vorrebbero accompagnare l’infortunato in ospedale, stargli accanto. Il regolamento però prevede la sostituzione del giocatore e il proseguimento del match. Se la squadra forlivese abbandona il campo la sconfitta a tavolino per forfait è certa. A questo punto entra in gioco il fair-play: i ragazzi di Ravenna decidono di accordarsi per la sospensione della gara. Il giudice sportivo dispone la prosecuzione dell’incontro a partire dal punteggio acquisito sul campo.

migliorare la qualità tecnica e umana dell’offerta sportiva, e scommetterà con forza sulla comunicazione, tas-sello fondamentale nella sua ottica di crescita. Un’altra parola d’ordine sarà “modernità”, con l’introduzione della rivoluzione del tesseramento online. Sguardo rivolto al futuro, insomma, senza dimenticare le proprie radici, come testimonia la convinta adesione

alla campagna nazionale “Un gruppo sportivo in ogni parrocchia”, finalizza-ta a legare sempre di più Csi e oratori. Nel segno del rinnovamento anche la rosa dei 18 consiglieri provinciali elet-ti dalle società. Confermati Emiliano Scalfi, Mirco Marmaglio, Luca Angeli, Diego Mondini, Marco Baiguera, Giu-seppe Zeni e Angelo Bettoni. I nomi nuovi sono quelli di Alberto Bono-melli, Grazia Colosio, Bruno Forza, Francesco Pintaldi, Roberto Pintos-si, Ernesto Muscatelli, Mariagrazia Mazzacani, Luigina Girelli, Danilo Grazioli, Marco Benedetti e Gualtie-ro Spagnoli. Nel ruolo di revisori dei conti ci saranno invece Angelo Buffoli e Nicola Fiorentino.

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

Ancora pensieri sul Sinodo

Egr. direttore,nell’ultimo incontro tra i preti di Ospi-taletto si è parlato anche delle rifles-sioni e dei contributi ospitati da “Vo-ce” sul Sinodo. Alla fine il parroco, non so se più faceto che serio, ha ri-volto a noi curati questo invito: “Per-ché non scrivete anche voi al settima-nale per partecipare al dibattito?”. La mia prima risposta è stata: “Sono pas-sati i tempi in cui credevo nell’utilità degli appelli. Oltretutto i contributi di Voce oggetto della nostra riflessione sono pensati seriamente e ben strut-turati, fanno proposte così articolate da dare l’impressione di un invito a una palingenesi universale. Meglio lasciar fare a chi di dovere”. Poi, pe-rò, si è verificato un imprevisto. Nel bustone che la Curia ci recapita ho trovato il Vademecum sulle feste, lo studio di mons. Delpero sulle quattro Costituzioni del Vaticano II e il de-pliant ‘La mia messa, il mio parroco, il mio oratorio’. Ho sfogliato attenta-mente quest’ultimo e sono stato preso da un senso di disagio. Mi sono detto: “forse non sono l’unico a sentire que-sta sensazione”. E mi sono deciso a prendere carta e penna per scrivere al settimanale. Quello pubblicizzato nel depliant,è uno sforzo davvero pesante che la Diocesi sta facendo. Vuol porta-re la riflessione, il confronto sul Sino-do dappertutto: in città, nelle valli, in pianura: tutti sono coinvolti. Si tratta in tutto di nove incontri. Nel primo, quello con il Vescovo, si è parlato di Vangelo. Nel terzo, come da sottotito-lo, si accenna all’annuncio, ma in rife-rimento a catechismo, messa e carità, non a un programma di evangelizza-zione. Cosa mi aspettavo? Sarò inge-nuo, ma speravo che almeno in un in-

contro su nove si affrontasse il tema: io e il mio popolo riflettiamo insieme sulla Parola di Dio in modo sistemati-co. Era un’aspettativa ingenua? Solo il vescovo Luciano si è sobbarcato il compito di portare l’attenzione sulla Parola di Dio. Crediamo davvero che sia sufficiente? Dov’è andata a finire, in questo tempo dedicato al discerni-mento comunitario in vista del Sino-do, tutta l’enfasi sul bisogno di una nuova evangelizzazione? Che valore pratico ha il tanto proclamato prima-to della Parola? Sono prete da 45 an-ni. Da mons. Tredici a mons. Monari non ricordo di avere mai sentito un nostro Vescovo dire: così come un parroco deve preoccuparsi che nel-la sua parrocchia ci sia un dignitoso catechismo dei ragazzi, allo stesso modo deve preoccuparsi che ci sia un gruppo nel quale giovani e adulti possano trovarsi per leggere, medi-tare e attualizzare insieme la Parola di Dio…! Sappiamo tutti che, al di là della definizione territoriale, il grosso problema delle nostre comunità cri-stiane è quello della qualità della vita di fede dei suoi membri, oggi capace di stare in piedi solo se l’ambiente li sorregge. È quel tipo di fede che vediamo sgre-tolarsi sotto i nostri occhi giorno per giorno. Ormai, neanche ‘isole felici’ come Ospitaletto ne sono esenti, tan-to che diventano di stringente attuali-tà alcune domande: come pensiamo di aiutarli? Con le nostre chiacchiere? isolandoli dal mondo? Tenendoli lon-tani dai non credenti? Come aiutare i nostri giovani (che pure frequentano messa e oratorio) a convincersi che non basta che un comportamento sia di moda perché sia anche cristiano? Come aiuteremo i nostri adulti a far-si una ‘spina dorsale’ che gli permetta

di adhaerere Deo nonostante le spinte disgregatrici del post-moderno in cui sono immersi? Non ho le risposte a tutte queste do-mande. Per questo le giro a voi. Co-munque, personalmente, credo che una maggior attenzione alla Parola di Dio fatta con sistematicità qualche buon frutto in più lo darebbe. La mia esperienza dice che è così!

don Pierino Ongaretti

Gesti di solidarietàda Kiremba

Egr. direttore,con questa lettera voglio far conosce-re a tutti i lettori di “Voce” una pro-posta che considero significativa.In occasione della settimana diocesa-na della carità, che tutte le diocesi del Burundi propongono ai fedeli, per raccogliere offerte a sostegno di bisognosi, poveri e malati, il no-stro vescovo Gervais ha proposto di destinarne una parte all’ospedale di Kiremba. Nell’omelia che ha scritto per la quarta domenica di Quaresima e che è stata letta letta in tutte le par-rocchie e le succursali della diocesi, dopo aver ricordato il sacrificio di suor Lucrezia e di Francesco Bazzani del novembre scorso, ha invitato alla generosità nei confronti dell’ospeda-le che sin dalla sua apertura accoglie i malati che vengono da molte parti del Paese e chi si trova in condizioni di bisogno. Mons. Gervais ha anche ricordato il viaggio compiuto in Eu-ropa per portare la vicinanza del Bu-rundi alle famiglie dei due missionari. Personalmente trovo il gesto del Ve-scovo significativo perché al di là dei fondi che saranno raccolti, riaccende l’attenzione su Kiremba.

don Michele Tognazzi

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Parrocchia Conversione di S. Paolo in Flero

CHIESA PARROCCHIALE DI

FLERO

Anno 2010

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IALI

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Parrocchie di Botticino

CHIESE PARROCCHIALIDI BOTTICINO

Anno 2010

Parrocchia di San Lorenzo martire - Verolanuova (BS)

LA BASILICA DI SAN LORENZO

A VEROLANUOVA

Anno 2010

Parrocchia di Santa Maria Assunata in Montichiari

IL DUOMO DI MONTICHIARI

Anno 2009

Parrocchia di S. Maria Assunta in Ghedi (Bs)

LA CHIESA PARROCCHIALE

DI GHEDI

Anno 2011

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