La Voce del Popolo 2011 43

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Ǥ A pochi giorni dall’alluvione che ha colpito Genova è difficile dire quale sia il sentimento prevalente di chi cammina lungo le strade dove l’onda di piena ha spazzato via vite umane e ha distrutto centinaia di auto, scooter, esercizi commerciali. Impossibile ancora quantificare i danni, anche se le prime stime parlano di 7 milioni per i soli edifici pubblici e di almeno 100 milioni di danni alle imprese. Domenica scorsa le parole e la preghiera di Benedetto XVI hanno accompagnato la città nella sua voglia di ricominciare, anche se profondamente ferita. Una grande dignità e numerosi gesti di solidarietà sono, forse, gli aspetti che più colpiscono. Domenica 6 novembre è stata la giornata ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 degli “angeli del fango”. Migliaia di volontari hanno lavorato con guanti, pale e secchi per portare via tonnellate di detriti e fango dalle strade, dai negozi e dai fondi. Centinaia i genovesi, soprattutto giovani, che si sono messi a disposizione delle autorità per prestare la loro opera coordinati dalla Protezione civile. “Abito a 200 metri da corso Sardegna – ha detto Marcello, 23 anni – e ho scelto di essere qua oggi perché Genova è la mia città e mi sembra corretto tenerla il più possibile pulita e in ordine”. “Sono venuta qua – ha affermato invece Chiara, 24 anni – perché, come scout, è il nostro modo di vivere e fare servizio e di prestare aiuto a coloro che ne hanno bisogno”. Questi giovani volontari, a più riprese, sono stati messi a confronto dai giornali con quelli poco indignati e soprattutto molto violenti che, solo pochi giorni fa, hanno trasformato piazza San Giovanni a Roma e le vie limitrofe in un campo di battaglia. Non gli indignati alla ricerca di un pezzo di lavoro e di una speranza per il futuro, ma coloro che credono che mettere la società a ferro e fuoco serva a far valere i propri diritti. Come stridono gli “angeli del fango” di Genova con i black bloc di Roma! Ancora una volta, però, il dramma che ha colpito una città e una regione come la Liguria ha messo in luce quella “meglio gioventù” italiana fatta di ragazzi generosi, capaci di grandi slanci, di sacrificio e d’impegno gratuito. Sono coloro che coltivano ancora oggi nel loro cuore le motivazioni forti e i valori grandi della vita: la solidarietà, il servizio, la fede. Di loro si parla poco, e si vede ancor meno. Divengono protagonisti delle cronache solo in questi momenti di emergenza, quando la loro dedizione non può non interrogare anche i cronisti più disattenti. Oppure vengono raccontati quando in grandi numeri si impongono all’attenzione del mondo come durante le Giornate mondiali della gioventù. Accanto alla solidarietà, domenica scorsa, è stato anche il giorno della riflessione e della preghiera. Preghiera di suffragio per le vittime e di speranza per i loro familiari. È avvenuto a Genova, ma anche in tante altre parrocchie d’Italia. Don Adalberto della chiesa di corso Sardegna nella città ligure ha detto: “Questa tragedia ci pone delle domande. Eravamo pronti? Siamo pronti? In questi giorni alcuni di noi piangono nel cuore perché hanno perso le cose, altri piangono di più perché hanno perso le persone. Non vogliamo accusare nessuno – ha aggiunto – ma solamente pregare e chiedere al Signore il dono della sapienza”. Preghiera, vicinanza, coraggio. I ragazzi con le pale e con le mani sporche di fango, questa gente carica di dignità e fede, ancora una volta ci interpellano a fare sempre del nostro meglio. ǡ Agricoltura. A Brescia, il primato dell’aratro Politica italiana. E l’Europa dettò l’agenda politica ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ î Oftal. La lampada che brilla grazie al volontariato Ccdc incontri. Etty Hillesum: la fede e la speranza Brescia calcio. Occasione mancata, occasione Maccan Confcooperative. Oltre la crisi, verso il patto federativo Ǥ ǤǤ ǡ ǡ ǡ ǯ La vita è bella anche perché porta con sé continui cam- biamenti, che ci impediscono di fermarci, di adagiarci, di “dormire sugli allori”. Le nuove situazioni ci “sfidano” in- fatti a mettere in gioco le nostre capacità per affrontarle. Ci accorgiamo però che, nonostante i nostri sforzi, nella nostra vita e nel mondo vicino e lontano da noi, restano tante “zone d’ombra”, difetti, peccati, ingiustizie… Che fare? Scoraggiarci? Nemmeno per sogno! Come cristiani sappia- mo – e l’ultimo periodo dell’anno liturgico che stiamo viven- do ce lo ricorda – che la storia (generale, ma anche la nostra storia) ha un fine, un traguardo: Dio ci vuole con sé, e per sem- pre. Certamente, per giungere a lui non mancano le difficoltà, ma con la sua grazia tutto è possibile. Un aiuto può venirci anche dalla meditazione dei “novissimi” (le cose ultime), spesso negletti. È cosa buona ripassarli: morte, giudizio, inferno, paradiso. Non per colti- vare “terrorismo psicologico”, ma per guardare serenamente e veramente ciò che ci attende, nella speranza dei nuovi cieli e della nuova terra che il Signore ha preparato anche per noi.

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La meglio gioventù. I giorni delle alluvioni in Liguria e Toscana hanno messo in luce, ancora una volta, la dignità delle popolazioni colpite dal disastro, insieme all’impegno dei giovani che hanno speso gratuitamente le loro energie per alleviare le sofferenze di tanti

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A pochi giorni dall’alluvione che ha colpito Genova è difficile dire quale sia il sentimento prevalente di chi cammina lungo le strade dove l’onda di piena ha spazzato via vite umane e ha distrutto centinaia di auto, scooter, esercizi commerciali. Impossibile ancora quantificare i danni, anche se le prime stime parlano di 7 milioni per i soli edifici pubblici e di almeno 100 milioni di danni alle imprese. Domenica scorsa le parole e la preghiera di Benedetto XVI hanno accompagnato la città nella sua voglia di ricominciare, anche se profondamente ferita. Una grande dignità e numerosi gesti di solidarietà sono, forse, gli aspetti che più colpiscono. Domenica 6 novembre è stata la giornata

degli “angeli del fango”. Migliaia di volontari hanno lavorato con guanti, pale e secchi per portare via tonnellate di detriti e fango dalle strade, dai negozi e dai fondi. Centinaia i genovesi, soprattutto giovani, che si sono messi a disposizione delle autorità per prestare la loro opera coordinati dalla Protezione civile. “Abito a 200 metri da corso Sardegna – ha detto Marcello, 23 anni – e ho scelto di essere qua oggi perché Genova è la mia città e mi sembra corretto tenerla il più possibile pulita e in ordine”. “Sono venuta qua – ha affermato invece Chiara, 24 anni – perché, come scout, è il nostro modo di vivere e fare servizio e di prestare aiuto a coloro che ne hanno bisogno”. Questi giovani volontari, a più riprese, sono stati messi a confronto dai giornali con quelli poco indignati e soprattutto molto violenti che, solo pochi giorni fa, hanno trasformato piazza San Giovanni a Roma e le vie

limitrofe in un campo di battaglia. Non gli indignati alla ricerca di un pezzo di lavoro e di una speranza per il futuro, ma coloro che credono che mettere la società a ferro e fuoco serva a far valere i propri diritti. Come stridono gli “angeli del fango” di Genova con i black bloc di Roma! Ancora una volta, però, il dramma che ha colpito una città e una regione come la Liguria ha messo in luce quella “meglio gioventù” italiana fatta di ragazzi generosi, capaci di grandi slanci, di sacrificio e d’impegno gratuito. Sono coloro che coltivano ancora oggi nel loro cuore le motivazioni forti e i valori grandi della vita: la solidarietà, il servizio, la fede. Di loro si parla poco, e si vede ancor meno. Divengono protagonisti delle cronache solo in questi momenti di emergenza, quando la loro dedizione non può non interrogare anche i cronisti più disattenti. Oppure vengono raccontati quando in grandi numeri si impongono

all’attenzione del mondo come durante le Giornate mondiali della gioventù. Accanto alla solidarietà, domenica scorsa, è stato anche il giorno della riflessione e della preghiera. Preghiera di suffragio per le vittime e di speranza per i loro familiari. È avvenuto a Genova, ma anche in tante altre parrocchie d’Italia. Don Adalberto della chiesa di corso Sardegna nella città ligure ha detto: “Questa tragedia ci pone delle domande. Eravamo pronti? Siamo pronti? In questi giorni alcuni di noi piangono nel cuore perché hanno perso le cose, altri piangono di più perché hanno perso le persone. Non vogliamo accusare nessuno – ha aggiunto – ma solamente pregare e chiedere al Signore il dono della sapienza”. Preghiera, vicinanza, coraggio. I ragazzi con le pale e con le mani sporche di fango, questa gente carica di dignità e fede, ancora una volta ci interpellano a fare sempre del nostro meglio.

Agricoltura. A Brescia, il primato dell’aratro

Politica italiana.E l’Europa dettò l’agenda politica

Oftal. La lampada che brilla grazie al volontariato

Ccdc incontri.Etty Hillesum: la fede e la speranza

Brescia calcio.Occasione mancata,occasione Maccan

Confcooperative.Oltre la crisi, verso il patto federativo

La vita è bella anche perché porta con sé continui cam-biamenti, che ci impediscono di fermarci, di adagiarci, di “dormire sugli allori”. Le nuove situazioni ci “sfidano” in-fatti a mettere in gioco le nostre capacità per affrontarle. Ci accorgiamo però che, nonostante i nostri sforzi, nella nostra vita e nel mondo vicino e lontano da noi, restano tante “zone d’ombra”, difetti, peccati, ingiustizie… Che fare?

Scoraggiarci? Nemmeno per sogno! Come cristiani sappia-mo – e l’ultimo periodo dell’anno liturgico che stiamo viven-

do ce lo ricorda – che la storia (generale, ma anche la nostra storia) ha un fine, un traguardo: Dio ci vuole con sé, e per sem-

pre. Certamente, per giungere a lui non mancano le difficoltà, ma con la sua grazia tutto è possibile. Un aiuto può venirci anche

dalla meditazione dei “novissimi” (le cose ultime), spesso negletti. È cosa buona ripassarli: morte, giudizio, inferno, paradiso. Non per colti-vare “terrorismo psicologico”, ma per guardare serenamente e veramente ciò che ci attende, nella speranza dei nuovi cieli e della nuova terra che il Signore ha preparato anche per noi.

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rriva la Festa del ringra-ziamento (in programma domenica 13 a Torbole Casaglia, box in alto) e il momento dell’anno in

cui, da sempre, chi lavora la terra ten-ta un bilancio dell’anno che sta per lasciarsi alle spalle. Il mondo è cam-biato e di certe tradizioni (anche se il grazie al Signore per i doni elargiti è ancora esigenza avvertita da molti) è rimasto solo un timido ricordo. L’agri-coltura, insomma, non è più quella ro-mantica, seppure punteggiata da po-vertà e amarezze, dipinta da Ermanno Olmi nel suo “Albero degli zoccoli”.Oggi parlare di agricoltura, soprattut-to nel Bresciano, significa racconta-re di uno dei più importanti comparti economici provinciali, di un settore che primeggia in Italia, di un modo di fare impresa che realizza tante ec-cellenze. Di un mondo in cui la sem-plice passione per la terra non basta più. Oggi essere agricoltori significa essere a tutti gli effetti imprenditori, con le difficoltà e le preoccupazioni che questo comporta. Agricoltori con un occhio alla terra, agli allevamenti e un altro ai mercati, alle borse e alle stanze della politica dove si prendo-no (o si dovrebbero) prendere misu-re adeguate a tutelare e valorizzare un settore economico che, pur nelle difficoltà, ha saputo reggere meglio di altri alla crisi degli ultimi anni. Parto-no proprio da questo aspetto le con-siderazioni di Gianfranco Tomasoni, assessore provinciale all’Agricoltura. “Rispetto ad altri comparti economici – afferma – l’agricoltura bresciana si sta comportando bene. I prezzi si so-no riallineati rispetto a un paio d’anni fa. Oggi il prezzo del latte riconosciu-to a chi lo afferisce ai produttori di Grana padano è tutto sommato buo-no. Ma anche chi lo destina ad altri usi alimentari riesce a spuntare un

prezzo che, se pure inferiore a quel-lo riconosciuto dal grana padano, è sufficientemente remunerativo”. An-che la crisi del settore suinicolo, uno dei comparti di punta dell’agricoltura bresciana, che pure è stata pesante, lunga e non senza conseguenze per il Bresciano, è in fase di definizione. “Il progressivo calo del costo delle ma-terie prime – sono altre sottolineature di Tomasoni – abbinato a un aumen-to del prezzo della carne dei suini ha consentito l’inversione di tendenza tanto attesa dagli operatori del setto-re suinicolo”. Il comparto vitivinico-lo bresciano, anche nella stagione di crisi, ha continuato a rappresentare

una punta di eccellenza assoluta nel mondo. “Le previsioni – afferma l’as-sessore provinciale – parlano di una produzione vicina ai 40 milioni di bot-tiglie. A fianco di realtà conclamate come quella della Franciacorta, stan-no acquisendo grande importanza an-che altri consorzi che se non posso-no competere sulla quantità possono farlo sulla qualità”. È chiaro che in un tale contesto diventa determinante il ruolo di un’istituzione come la Provin-cia che per le sue competenze è pro-babilmente l’ente più vicino al mondo dell’agricoltura. “Tutte le domande re-lative al piano di sviluppo rurale, per l’accesso delle aziende del settore a finanziamenti e contributi – specifi-ca Tomasoni – passano, per la fase istruttoria, dai nostri uffici”. Al sup-porto burocratico la Provincia affian-ca altro. Sostiene, per esempio, enti e centri di ricerca (come il Centro di miglioramento latte o il Centro vitivi-nicolo provinciale) che svolgono un importante lavoro di supporto a due delle eccellenze bresciane, si spende per la promozione e la valorizzazione dell’agricoltura bresciana e dei suoi prodotti. “La Provincia – ricorda To-masoni – sta lavorando perché le tan-te eccellenze dell’agricoltura brescia-na riescano finalmente a fare sistema per dare al comparto la posizione e l’attenzione che dovrebbero esser-gli proprie per i livelli che esprime”. È un limite, forse una debolezza del comparto, che l’agricoltura bresciana paga anche sul piano della promozio-ne. “Un limite non solo bresciano, ma dell’intero sistema agricolo regiona-le – sostieme l’Assessore provinciale – che preclude al settore l’accesso a importanti opportunità”. Dell’agricol-tura, dell’“aratro bresciano” sono no-ti i primati nel campo vitivinicolo, in quello del latte e della zootecnia, ma sono molte altre le eccellenze che

Coldiretti ha scelto Torbole Casaglia quale località per la Festa provinciale del ringraziamento (nella foto una delle edizioni degli ultimi anni). Per la sigla presieduta da Ettore Prandini e che conta quasi 9000 addetto che rappresentano più del 53% delle imprese e degli occupati nel settore agricolo iscritti presso la Camera di Commercio di Brescia, la Festa del ringraziamento è il momento tradizionale per fare un bilancio dell’annata agraria appena conclusa. Si tratta di una

festa che fa riferimento all’estate di San Martino, momento dell’anno in cui i contadini chiudevano la stagione del lavoro nei campi prima dell’inverno. Il programma della Giornata prevede alle 8 il raduno dei trattori e dei mezzi nel parcheggio della fonderia di Torbole da dove, alle 9, muoverà un corteo verso il centro. Alle 11 la celebrazione della Messa in piazza della Repubblica, alle 12 la benedizione dei mezzi e, a seguire, una degustazione in piazza di prodotti a “km zero”

Brescia è una delle più importanti provincie agrarie italiane; primeggia nella produzione di latte, carni suine, bovine e avicole cui sono collegate importanti zone coltivate a foraggere. A reggere le sorti di molti dei protago-nisti di questi primati è Ettore Prandi-ni (nella foto), presidente di Coldiret-ti Brescia. Alla sigla di via San Zeno sono associati quasi 9000 operatori del comparto agricolo che rappre-sentano il 53% dell’intero movimento

bresciano. Con la Coldiretti sta met-tendo a punto gli ultimi dettagli della Festa del ringraziamento provinciale in programma a Torbole Casaglia. Un appuntamento che, da tradizione, è anche occasione per fare un bilancio dell’annata agraria. “Il 2011 – afferma Prandini – è stato un anno di ripresa in settori chiave per l’agricoltira bre-sciana come la zootecnia da latte e per la suinicoltura che veniva da una situazione pensante durata parecchi

anni”. L’anno che va a chiudersi è sta-to tutto sommato positivo, come ha ricordato il Presidente di Coldiretti Brescia, anche per il comparto delle carni rosse. “I segnali di chiusura d’an-nata – sono ancora considerazioni di Ettore Prandini – ci fanno ben spera-re per il 2012”. L’anno pronto per es-sere consegnato agli archivi ha visto il mondo dell’agricoltura bresciano, Coldiretti in testa, dividere il suo tem-po tra i campi e le piazze per rivendi-

l’agricoltura provinciale può vantare, picchi che vanno però fatti conoscere. Quanti sanno che l’alto Garda brescia-no è una delle terre di eccelenza per la produzione del tartufo? E, ancora, che Calvisano vanta il primato mondiale per la produzione del caviale? O che l’intera produzione di Grana padano, il formaggio più venduto al mondo, è sostenuta dal latte bresciano? Sono tre domande con cui l’assessore To-masoni sottolinea solo alcuni dei tanti primati dell’economia bresciana che dovrebbero essere valorizzati. Ma in occasione della Giornata del ringra-ziamento ci sono altri temi da consi-derare. Il primo è mutuato, purtroppo dall’attualità. “Grazie all’agricoltura di montagna che pur con fatica, sta ritornando – afferma Tomasoni – il Bresciano non diovrebbe conoscere situazioni drammatiche come quelle verificatesi a Genova e in Liguria nei giorni scorsi”. L’agricoltura, è l’ultima puntualizzazione dell’Assessore pro-vinciale, con la sua tenuta davanti al-la crisi “ha dimostrato di essere una valida alternativa a quell’economia di carta e tutta virtuale che tanti danni ha prodotto in ogni parte del mondo”. Le ragioni per ringraziare sono molte, così come le motivazioni per ribadire l’importanza dell’agricoltura a Brescia.

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“Difendere la montagna ed i suoi prodotti di qualità”: questo, nelle parole del presidente dell’Apa di Brescia Germano Pè, l’obbiettivo primario dalla Mostra provinciale delle bovine di razza bruna, in programma ad Edolo nel fine settimana del 12-13 novembre. L’evento rientra nel programma delle Giornate zootecniche ed è organizzato in collaborazione con Provincia di Brescia, Comunità montana di Valle Camonica e e Comune di Edolo al Centro servizi

per l’agricoltura e la zootecnia di Edolo, in via Sora 1.“L’iniziativa è volta a valorizzare gli investimenti nella genetica degli allevatori bresciani – spiega il presidente Pè–. Imprenditori veri e concreti, che da anni, operando nell’ambito dello schema selettivo nazionale, hanno prodotto animali di ottima morfologia, longevi e con produzioni di elevata qualità, che consentono al comparto zootecnico bresciano di rappresentare un polo d’eccellenza a livello nazionale”

care ragioni e principi basilari per il comparto. “Purtroppo il dato amaro arriva da un consumo eccessivo del suolo agricolo – afferma al riguardo il Presidente di Coldiretti – a vantaggio di opere di cementificazione pubblica e privata”. Un trend che Coldiretti e le altre associazioni di categoria han-no contestato in tutte le sedi ma che è proseguito con evidente danno per il mondo agricolo che, a differenza di quanto avviene all’estero non è stato

sufficientemente tutelato su questo versante dalle istituzioni e dalla poli-tica. Non c’è in Italia, secondo Pran-dini, l’atteggiamento lungimirante di altri Paesi che hanno scommesso, an-che sulla scorta di importanti studi di settore, sull’agricoltura come attività a cui affidare lo sviluppo nel futuro.Nonostante questa disattenzione il mondo agricolo, compreso quello bre-sciano, ha sostanzialmente retto alla crisi economica. “Per la verità –sono

ancora considerazioni del presiden-te Prandini – quella conosciuta dal comparto agricolo è stata ed è una crisi per certi versa diversa rispetto a quella che ha colpito altri settori dell’economia”. È stata, innanzitutto, una crisi più lunga e causata da ragio-ni ben precise. “Per anni – ricorda il leader di Coldiretti Brescia – le azien-de agricole italiane, comprese quelle bresciane, si sono preoccupate della qualità dei prodotti, disinteressando-

si poi della loro commercializzazione e della tutela degli stessi”. La catena della commercializzazione è mancata e con essa sono stati vanificati tanti sforzi. Per questo motivo Coldiretti e altre sigle hanno combattuto la batta-glia per la filiera agroalimentare italia-na che vede al centro proprio il tema della commercializzazione del pro-dotto dell’azienda, una delle vie ma-estre per affrontare e possibilmen-te superare la crisi ancora in corso.

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lla fine, anche se pochi osservatori politici l’han-no evidenziato, è l’Euro-pa la vera anima della politica italiana. Non so-

lo perché da Bruxelles è arrivato l’im-perativo categorico a mettere mano definitivamente a quelle riforme strut-turali più e più volte annunciate e pun-talmente rinviate a data da destinarsi. Più delle pressioni delle opposizioni e dei malumori interni alla maggioranza hanno alla fine potuto i diktat europei e i segnali inequivocabili giunti dalle Borse di mezzo mondo. Berlusconi alla fine è salito al Quirinale e ha an-nunciato al presidente Napolitano l’in-tenzione di dimettersi, non prima pe-rò di aver consegnato all’Europa ciò che l’Europa vuole: drastiche misure per rimettere in carreggiata il Paese e per renderlo credibile agli occhi dei suoi creditori. Il presidente del Con-siglio preso atto che su un passaggio parlamentare dovuto come l’appro-vazione del rendiconto di esercizio 2010 la sua maggioranza granitica non era più tale ha preso la decisione di gettare la spugna, non prima però di approvare il maxiemendamento alla legge di stabilità (quella che sino allo scorso anno era nota con il no-me di finanziaria) con tutte le misu-re richieste dall’Europa. Una mossa strategica: Berlusconi facendosi for-za delle imposizioni europee cerca di barattare un’ampia convergenza

di dimissioni, dopo averle invocate per mesi. Berlusconi, da parte sua, vincola il passaggio di consegne a un’ampia convergenza su temi e mi-sure che avrebbero rischiato di fra-zionare ulteriormente un Parlamento già ampiamente diviso. La matassa, ora, è nelle mani del presidente Na-politano. L’uscita da quella che a tutti gli effetti è una crisi di governo non pare facile. Da una parte, infatti, c’è l’esigenza di consegnare all’Europa e ai giudizi dei creditori l’immagi-ne di un Paese capace di affrontare con senso di responsabilità la crisi dell’Esecutivo. E queste sarebbero

su misure che si annunciano pesan-ti in cambio di dimissioni che ormai erano nell’aria da tempo. Il giochetto pare per ora funzionare. Le opposi-zioni hanno definito un gesto di re-sponsabilità istituzionale l’annuncio

Dopo il pronunciamento della Corte di giustizia europea a difesa dell’em-brione umano, sottraendolo alla logi-ca utilitaristica del commercio e dello scientismo manipolatore della vita, anche la Corte di Strasburgo (nella foto) sui diritti umani si è espressa con altrettanta chiarezza, sentenzian-do che “vietare la fecondazione etero-loga non costituisce in alcun modo una violazione dei diritti dell’uomo”. A provocare questo pronunciamento

della “Grand Chambre” è stato il ricor-so istruito da alcuni cittadini austriaci contro il proprio Paese, che – analoga-mente all’Italia – vieta la fecondazione artificiale eterologa. Una prima sen-tenza, emessa il 1° aprile 2010, aveva l’istanza dei ricorrenti, ma la recente sentenza definitiva, rovesciando com-pletamente la precedente, afferma che il divieto di fecondazione etero-loga (quella che utilizza un gamete non dei genitori, ma di una terza per-

sona) non è in contrasto con l’artico-lo 8 della Convenzione europea sui diritti umani, che sancisce il diritto al rispetto per la vita privata e familiare. Questa sentenza contesta “di fatto e di diritto” la donazione e l’utilizzo di ovuli e sperma non appartenenti alla coppia stessa. La sentenza potrebbe rappresentare un incoraggiamento per i legislatori nel divieto alla fecon-dazione eterologa, senza il timore di le-dere alcun diritto civile della persona.

ragioni che potrebbero far pensa-re a un Governo di unità nazionale. Sull’altro piatto della bilancia è facile immaginare che Napolitano avverta la necessità di non trasmettere l’im-magine di un Paese pronto a mutare in Parlamento i responsi delle urne. Questa preoccupazione potrebbe portare il Capo dello Stato a cercare entro la maggioranza di centro destra la soluzione alla crisi in corso o a in-dire nuove elezioni. Soluzioni che, al di là di quella scelta, saranno prese con un occhio volto al bene del Pa-ese e l’altro ai giudizi dell’Europa o dei mercati internazionali.

Il Quirinale è al lavoro per la soluzione immediata. Dopo l’esito parlamentare del Governo Berlusconi, tre cose sono certe. La prima è sulla stoffa della classe politica: oggi più che mai serve il buon esempio, tanto più se siamo di fronte a una ristrutturazione complessiva, quella che la crisi strutturale reclama all’Occidente avanzato. A nessuna categoria può oggi essere concesso di cercare furbescamente scorciatoie. Quel “bene comune” di cui si è tanto

parlato qualche mese fa diventa così un riferimento saldo e necessario per tutti. Secondariamente, lo si deve ai giovani, perché un grande Paese non può permettersi di rinunciare alla creatività e alla naturale voglia d’impegnarsi dei suoi ventenni, dei suoi trentenni. Lo si è visto da ultimo a Genova, ma basta sentire il polso dell’associazionismo cattolico, quante sono le energie pulite, vivaci, forti, che reclamano semplicemente un quadro adeguato in cui spendersi. Ecco allora il

terzo punto. L’Italia unitaria e necessariamente anche federale non può rassegnarsi ad essere una posta del gioco tra le potenze europee, come era prima dell’unificazione. Ha qualcosa da dire e da far valere, in un quadro internazionale che è sempre più complicato e competitivo. Gli italiani hanno voglia di lavorare e sanno come impegnarsi. È questa la sostanza per affrontare la transizione del sistema politico che si disegna a partire da queste fibrillanti ore.

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Il Gruppo A2A è nato nel 2008 dalla volontà di creare una multiutility di dimensioni coerenti con le sfide dettate dalla progressiva apertura dei mercati dei servizi, mantenendo un rapporto stretto e particolare con il territorio e il sistema di relazioni che lo contraddistingue. Il gruppo è nato dalla fusione della milanese Aem e della bresciana Asm. A2A, che ha preso formalmente il via il 1° gennaio 2008, è stata la prima società industriale italiana quotata in Borsa ad adottare il modello

dualistico di amministrazione e controllo con due diversi consigli che hanno congiuntamente delineato i rispettivi ambiti di competenza. Il processo che ha portato alla fusione ha preso il via già nel dicembre del 2006 quando i consigli di amministrazione delle società Aem e Asm approvano il piano industriale relativo al progetto di fusione. È dei mesi di giugno e luglio del 2007 l’approvazione dei consigli comunali di Brescia e Milano.

on pare esserci possibi-lità di appello nel giudi-zio che il Pd cittadino ha espresso su A2A, la mul-tiutility nata dalla fusio-

ne tra la bresciana Asm e la milanese Aem. Non è stato, quello espresso dal capogruppo in Loggia Emilio Del Bo-no, da Aldo Rebecchi e Fabio Capra, tanto un giudizio sulla politica (“an-che se alcune scelte – ha affermato Del Bono – sono nate dalla condivi-sione Pdl/Lega”), quanto sulla gestio-ne complessiva dell’azienda che con-tinua a essere patrimonio della città di Brescia. La bocciatura della gover-nance di A2A da parte del Pd si basa sui numeri. “Dal 2008 a oggi – è il pri-mo dato snocciolato da Del Bono – il valore delle azioni della multiutility è sceso del 71%”. Non hanno nascosto, i consiglieri del Pd, la stagione di cri-si globale che ha colpito indistinta-mente il settore. “C’è però una bella differenza – ha continuato Del Bono – tra le perdite patite da A2A e quel-le dei suoi principali competitors na-zionali. Evidentemente la multiutility bresciano-milanese mostra segnali di grande debolezza”. Altra nota stona-ta che contribuisce ad alimentare il pesante giudizio negativo del Pd su A2A e sui suoi organi di gestione e di sorveglianza (frutto della sistema duale pensato al momento della fu-sione per non scontentare né Brescia né Milano) è quella relativa agli oneri

finanziari. Secondo i dati presentati a supporto del giudizio la multiutility è oggi pesantemente indebitata per via di investimenti discutibili, come quel-lo sul Montenegro, con la creazione di una società ad hoc per lo sviluppo di attività in campo energetico nello Sta-to balcanico. “Una scelta – sono anco-

ra considerazioni di Del Bono – che è costata ad A2A 440 milioni di euro e i cui esiti oggi sono incerti”. Operazioni come quella ricordata hanno fatto sa-lire l’indebitamento della multiutility dai 3 miliardi di euro del 2008 ai 3,9 dello scorso anno. Sono invece calati gli investimenti industriali, passati dai 690 milioni che Asm e Aem avevano realizzato nel 2008 ai 460 dello scorso anno. Altri numeri che il Pd ha portato a sostegno della “condanna senza ap-pello” sono quelli relativi all’aumento del personale passato dagli 8800 di-pendenti del 2008 ai 12mila e passa del 2010 e quelli sui top manager sa-liti da 496 (2008) a 595 (2010) “assun-zioni – ha affermato Del Bono – che non trovano giustificazione nell’anda-mento aziendale”. Dinanzi a una situa-zione che si caratterizza per l’assenza di un preciso disegno industriale e in vista dei prossimi rinnovi dei suoi ver-tici il Pd intende presentare una mo-zione per la convocazione di un con-siglio comunale straordimario su A2A “perché – ha spiegato Del Bono – la città, azionista di riferimento, faccia conoscere agli amministratori della stessa i propri intendimenti, colman-do un vuoto di indirizzo che negli an-ni ha creato una situazione pesante”. Nel mirino del Pd anche la strategia di A2A e il consiglio di avviare con Lineagroup un dialogo per la cre-azione di una multiutility del nord prima di pensare a scenari europei.

Attuale presidente del consiglio di gestione di A2A è il milanese Giuliano Zuccoli, già presidente di Aem al momento della fusione con Asm. Il bresciano Graziano Tarantini (nella foto) è, invece, il presidente del consiglio di sorveglianza. Tocca al consiglio di gestione, su indicazione di quello di sorveglianza nominare sino a due direttori generali che attualmente sono Renato Ravanelli per l’area corporate e mercato e Paolo Rossetti per l’area tecnico-operativa.

A2A è governata, come molti sanno, da un sistema duale. Di cosa si tratta? Di due consigli, di sorveglianza e di gestione, che si dividono le responsabilità del gruppo. Il primo ha responsabilità sul sistema di controllo interno, approva gli orientamenti strategici. Il secondo, quello di gestione, compie tutte le operazioni necessarie, utili o comunque opportune per il raggiungimento dell’oggetto sociale del gruppo.

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Anche se noi italiani siamo soffocati dalle macerie provocate dalla crisi economica e dalla caduta dell’impero, la situazione nel Medio Oriente è in una fase di grande fibrillazione e potrebbe riservare al mondo sorprese ben più tragiche dei titoli tossici. La profonda crisi del regime siriano e l’avanzare della primavera araba, con tutte le incertezze del caso, offrono ai governanti israeliani la sensazione di vivere un momento favorevole per alzare il tiro nella direzione che è da tempo nel loro mirino: l’Iran. Il capo dello Stato israeliano, il ‘moderato’ Shimon Peres, già premio Nobel per la pace, venerdì 4 novembre intervistato da una televisione privata del suo Paese ha detto: “L’opzione militare nei confronti dell’Iran, da parte di Israele e di altri Paesi, sembra avvicinarsi. I servizi di sicurezza di tutti i Paesi hanno compreso che il tempo stringe e di conseguenza hanno avvertito i rispettivi dirigenti. L’Iran si avvicina alle armi nucleari. Nel tempo che resta dobbiamo esigere dai Paesi del mondo di agire, e dire loro che devono rispettare gli impegni che hanno assunto, e far fronte alle loro responsabilità: sia che si

L’Ucid, (Unione cristiana imprenditori e dirigenti) provinciale di Brescia promuove per sabato 12 novembre l’incontro “Fare impresa: una responsabilità affidata”. Il tema sarà affrontato da mons. Giacomo Canobbio, delegato vescovile per la pastorale della cultura. Il teologo ha recentemente preso posizione in un confronto mediatico col noto filosofo Emanuele Severino, ricordando

il ruolo positivo esercitato da tanti imprenditori bresciani nel dopoguerra. È così anche oggi? È questa la domanda a cui si cercherà una risposta nel corso dell’incontro che si terrà al Centro pastorale Paolo VI in via Gezio Calini, 30 a Brescia, a partire dalle 17. L’incontro promosso dall’Ucid si chiuderà con la celebrazione della Santa Messa a cui farà seguito un momento conviviale. Per informazioni [email protected]

Sono ripartiti a Brescia i corsi “Trasportaci sicuri” organizzati dall’Aci e dall’Automobile Club di Brescia con la collaborazione delle strutture sanitarie “Istituto ospedaliero Fondazione Poliambulanza” e “Azienda ospedaliera Spedali Civili di Brescia”. Operatori dell’Aci fanno conoscere alle future mamme e papà l’importanza dell’uso dei seggiolini e delle cinture di sicurezza nel trasportare i bambini in

macchina per un viaggio o per un breve tragitto. Sono proprio le strade delle aree urbane quelle più a rischio.Da una ricerca dell’Aci nell’ambito della campagna “Trasportaci sicuri” finalizzata alla sensibilizzazione dei genitori sull’importanza dei dispositivi di sicurezza è emerso che il 62,2% dei bambini viaggia in auto senza il seggiolino, mentre l’88% degli adulti utilizza regolarmente la cintura di sicurezza.

raggiunga lo scopo voluto e scateni in quell’area un conflitto dagli esiti imprevedibili. Nel frattempo lunedì 31 ottobre con una larga maggioranza di 107 favorevoli (52 astenuti e 14 contrari) a Parigi l’Unesco, l’organizzazione Onu per l’educazione, la scienza e la cultura, ha ammesso tra i suoi membri la Palestina. Favorevole la parte del mondo che cresce: Cina, India, Brasile, Sudafrica, oltre alla Russia, alla Francia e a tutti i Paesi arabi; contrari Stati Uniti e Canada. L’Italia

si è pilatescamente astenuta. Il voto all’Unesco è solo l’inizio, il preludio di uno scontro più duro e importante che si svolgerà entro novembre al palazzo di Vetro di New York. Il Consiglio di sicurezza dovrà decidere se accettare la richiesta di adesione presentata il 23 settembre da Abu Mazen, il presidente dell’Autorità palestinese (la Palestina di Cisgiordania, diversa da quella di Gaza governata da Hamas). La richiesta sarà respinta per il veto degli Usa, ma il problema

tratti di sanzioni severe sia che si tratti di un’operazione militare”. Tutti sanno che da tempo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu vuole attaccare i siti iraniani sospettati di preparare appunto la bomba atomica. Non ha ancora la maggioranza del Governo dalla sua parte, ma molti ministri la pensano come lui. Sono invece molto perplessi i militari, preoccupati per la difficoltà di colpire obiettivi protetti da veri e propri bunker, per cui temono che l’attacco non

resterà a turbare la pace in Medio Oriente. Al voto dell’Unesco Israele (una “tragedia” per i governanti) e Stati Uniti hanno risposto con le ritorsioni. Obama, come tutti i suoi predecessori è dalla parte di Israele a prescindere, non per considerazioni etiche o politiche, ma semplicemente perché negli Usa ci sono sei milioni di elettori ebrei e molti di loro sono potenti. Fino a quando durerà? L’Onu nella risoluzione del 1948 prevedeva la nascita dello Stato di Israele insieme con quello della Palestina, ma quest’ultimo è rimasto finora sulla carta. Gli arabi hanno grandissime responsabilità in proposito. Tuttavia oggi la situazione è cambiata e l’erezione dei muri o il ricorso alle armi sono segni di debolezza che non favoriscono nemmeno Israele (il Paese è stato nelle scorse settimane teatro di una forte protesta sociale di chi si ribella alle conseguenze della crisi economica mondiale, ma anche al perpetuarsi di spese enormi per la difesa). La fuga in avanti contro l’Iran è una pessima idea non solo dal punto di vista etico, ma anche sul piano politico e e militare. Diventarà una folle avventura?

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a presentazione del nuo-vo servizio di audio e vi-deo guide per conoscere a fondo la Pieve di San Bar-tolomeo, a Bornato è stata

anche l’occasione per raccogliere un giro di pareri dai parroci delle quattro comunità di fedeli che vivono nel ter-ritorio di Cazzago San Martino: Bor-nato, Calino, Cazzago e la Pedrocca. Le quattro realtà hanno avviato un percorso di unità pastorale, coordi-nato dal parroco di Calino, don Paolo Salvadori: “La comunità è in cammi-no per un altro anno pastorale che ci vede impegnati nella ricerca di Gesù, del suo volto, del suo incontro. Si può dire che tutte le nostre comunità sono in cammino. Consapevoli e fermi, per-ché insieme è meglio. La costruzione dell’unità fra Bornato, Cazzago, Cali-no e Pedrocca è possibile, ma solo se prima riusciamo ad essere comunità al nostro interno”. Per don Andrea Ferrari, parroco di Bornato, “si trat-ta di un percorso lungo, non nato da imposizioni dall’alto, ma di una pra-tica positiva che si sta consolidando con il tempo. L’obiettivo resta quello di essere Chiesa in ogni dove, capaci di affrontare sfide nuove senza per-dere i valori fondamentali del nostro essere cristiani. Per questo ben ven-gano i contatti che abbiamo stabilito fra noi parroci, i percorsi unitari e le formazioni comuni, specie per quanto riguarda i più giovani. Certo, ci vuole

nelle diverse chiese: non solo e non tanto per questioni di mera necessità, quanto per cementare ulteriormen-te nei fatti il cammino di unità pa-storale”. Su una linea analoga anche don Luigi Venni, parroco di Cazzago: “L’unità pastorale ha subito un’accele-razione con l’arrivo di don Paolo Sal-vadori, ma già dal 2003 – con don Da-rio Pedretti avevamo intrapreso que-sta strada. Non c’è ancora un timbro ufficiale complessivo sull’unità pasto-rale, ma dal basso e nella concretezza di ogni giorno la semina è buona. So-no numerose le iniziative comuni che abbiamo già messo in campo. Ne cito

tempo perché il messaggio passi fino in fondo nelle nostre comunità: c’è un senso di appartenenza forte, che però non vuol dire chiusura. In quest’ottica si è deciso di alternare nel limite del possibile le celebrazioni delle Messe

“Desidero che questa stagione contri-buisca a far sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici che, pur nel travaglio della cultura odierna e attrezzandosi a stare sensatamente dentro ad essa, sentono la cosa pub-blica come importante e alta e per essa sono disposti a dare il meglio dei loro pensieri, dei loro progetti, dei loro giorni”. Questa esortazione del card. Angelo Bagnasco è solo un esempio dei tanti inviti lanciati al lai-

cato cattolico. Nel variegato mondo cattolico si registrano numerose ini-ziative culturali e prepolitiche che indicano un fermento interessante. In un Paese bloccato, si sente il bi-sogno di personalità in grado di ri-svegliare la passione per il futuro. Sono parecchi gli uomini e le donne espressione delle comunità ecclesia-li idonei per un impegno. Ma non si vede come e dove potrebbero impe-gnarsi. Sono questi gli argomenti al

centro dell’incontro, aperto a tutti, organizzato dal Centro iniziative di cultura politica Alcide De Gasperi di Castegnato. L’iniziativa programmata per lunedì 14 novembre alle 20.30 al Centro civico di via Marconi 2 avrà come relatore il dott. Walter Montini, già senatore della Dc e attuale capo di Gabinetto del Sindaco di Cremo-na. Il titolo della serata, introdotta da Tino Bino, è “Laicità e impegno del cristiano in politica”.

alcune: la Gmg di Madrid curata col-lettivamente da don Paolo Salvadori, oppure quella degli ammalati. I risul-tati più concreti arrivano con i più giovani, con i percorsi di formazione per giovani, pre-adolescenti e adole-scenti, oppure con l’iniziazione dei fanciulli e dei loro genitori. Qualche passaggio in più va fatto con il resto della comunità dei fedeli: il discorso dell’unità pastorale è passato, ma in quest’angolo di Franciacorta il senso d’appartenenza alla propria comunità è molto forte. Abbiamo già fatto molta strada – chiude don Venni –, ma altra resta sicuramente da fare”.

Può l’unità pastorale passare anche dal web? A Bornato, Calino, Cazzago e Pedrocca sembra proprio di sì. L’azione concreta sul territorio dei parroci e dei fedeli rimane certo fondamentale nel lavoro coordinato da don Paolo Salvadori, parroco di Calino. Ma anche internet sta giocando la propria parte per consentire – dal basso – lo scambio di pratiche, testimonianze e la contaminazione di esperienze attorno al tema dell’unità pastorale, centrale nell’azione di educazione

e formazione cristiana anche in Franciacorta. “Anima” di questa svolta tecnologica, che unisce e non divide i quattro borghi che compongono Cazzago San Martino, è il parroco di Bornato, don Andrea Ferrari, che è anche il curatore del sito della diocesi. Don Andrea, forte delle sue competenze e passioni, ha coordinato diversi siti molto partecipati: dalla Pieve di San Bartolomeo fino alla parrocchia di Bornato, passando da quella di Calino. Informazioni pastorali,

eventi, riflessioni comunitarie sul valore della Parola offerte ai tanti – specie giovani – che ormai utilizzano il web non solo per passatempo e lavoro ma pure come forma di informazione e crescita personale. L’unità pastorale, formato 2.0, non dimentica quindi la centralità delle persone nel messaggio cristiano, ma aggiunge forme – e sostanze – al proprio incedere all’interno delle comunità. A Bornato tanto quanto a Calino, Cazzago e Pedrocca.

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l Comune di Brescia, in consi-derazione della presenza di im-portanti attività produttive e di strade ad intenso traffico veico-lare nell’area di San Polo, aveva

richiesto all’Asl cittadina di effettuare alcune valutazioni sui possibili effetti sulla salute. L’analisi dei dati di mor-talità per grandi gruppi di cause e per alcune cause specifiche nel periodo 2004-08, ha mostrato un eccesso di morti per malattie respiratorie non tumorali tra i residenti a San Polo. L’aria che si respira a San Polo è di-versa, in peggio, di quella che avvolge gli abitanti della rimanente parte del-la città. Lo dice un’indagine condotta dall’Asl cittadina, presentata da Car-melo Scarcella, Francesco Vassallo e Francesco Donato, rispettivamente direttore generale, sanitario e del Ser-vizio epidemiologico dell’Asl di Bre-scia. “Dopo le note vicende dell’area Caffaro, l’Asl si è attivata per valutare le condizioni di salute di San Polo per la presenza di altri fattori di rischio – ha detto Carmelo Scarcella – quali le industre del territorio e il traffico insi-stente sullo stesso. L’indagine, costata circa 120mila euro, ha tenuto conto tanto della mortalità nel periodo 2004-

2008, quanto dei ricoveri, nel pari pe-riodo, sia di bambini sia di adulti, le cui cause siano da imputare a malat-tie dell’apparato respiratorio. Prima di questa – ha precisato Scarcella – ne è stata condotta una al Villaggio Sereno, ritenuto sovrapponibile re-lativamente ai rischi di inquinamen-to da traffico. Non essendo stato ri-levato uno scostamento significativo relativo al traffico, sì è stabilito che le cause sono da ricercare altrove”. Lo studio ha riguardato un campione di bambini di età compresa tra i sei e i 14 anni, cui è stato consegnato un que-stionario da compilare con il supporto dei genitori. Alcune cifre. Dopo aver suddiviso San Polo in sei sottoaree, sono stati distribuiti 8.367 questiona-ri, di cui 7.137 nelle scuole di Brescia con esclusione di quelle di San Polo e 1.250 in queste ultime. Il 78% del resti-tuito, pari a 6.008 questionari, è stato

ritenuto valido e l’analisi dei dati ha confermato che, per una percentua-le variabile tra il 20 e il 30%, vi è una maggiore frequenza di malattie respi-ratorie a San Polo. “Ma l’Asl ha voluto essere ancora più precisa – ha prose-guito Scarcella – e con la suddivisio-ne del quartiere in sei sottoaree, ha identificato in quali vi sia una maggio-re incidenza di un disturbo piuttosto che un altro, anche superiore al 200%, indicando che il territorio non è inte-ressato in modo uniforme dai fattori di rischio”. Ore si tratta di proseguire con ulteriori approfondimenti e l’Asl si sta muovendo in questa direzione. “Le prossime tappe riguardano l’ana-lisi della prescrizione di farmaci an-tibiotici, così come l’aggiornamento della situazione ricoveri – ha aggiunto Scarcella – non solo per quanto con-cernente San Polo, ma con l’estensio-ne all’intera città”.

L’autodromo di Franciacorta è stato teatro del progetto “Premiare l’eccel-lenza”, un’iniziativa di educazione e formazione alla guida sicura, indetta dall’Ufficio scolastico regionale, in collaborazione con l’assessorato alla Pubblica istruzione della Provincia di Brescia, il 118, la Scuola guida sicura dell’autodromo stesso, la concessio-naria Bmw Nanni Nember e l’Aci cit-tadino. Cento ragazzi di 12 istituti su-periori della provincia, selezionati in base alla somma dei crediti acquisiti nelle classi terze e quarte degli ultimi due anni, hanno potuto cimentarsi, sotto la guida degli istruttori dell’auto-dromo, in una serie di prove. La con-cessionaria Nanni Nember ha messo a disposizione 15 Mini e i giovani hanno eseguito una serie di esercizi: dalla po-sizione di guida allo slalom tra i birilli, dalle frenate di emergenza su fondo asciutto e bagnato alle stesse senza Abs, dalla simulazione di un improv-viso ostacolo al controllo di una sban-data al solo fine di impadronirsi delle conoscenze che, molto spesso, posso-no salvare una vita. “Quando più sog-getti si uniscono per fini educativi è segno che vi è una volontà comune indirizzata verso il meglio – ha detto l’assessore all’Istruzione provinciale Aristide Peli (nella foto) – e il nostro impegno non si limita alle infrastrut-ture, ma ad affiancare iniziative come questa che tendono a formare il fu-turo automobilista, rendendolo con-sapevole dei limiti comportamentali che la strada impone di non supera-re”. “Solo la logistica ha obbligato ad accettare 100 ragazzi – ha detto la re-

ferente provinciale dell’Usr per la si-curezza stradale Luciana Pasini – per-ché abbiamo dovuto negare l’accesso ad altri istituti e ad altre centinaia di ragazzi, il che significa che l’iniziativa ha colto nel segno. Rimane da augu-rarsi che questa esperienza, unica in Lombardia per i promotori coinvolti – ha concluso Luciana Pasini – possa essere la prima di una serie che vor-remmo istituzionalizzata”. (fr.a.)

La cosa che fa più male è “la valutazione aprioristica delle nostre scuole e per nostre intendo le scuole paritarie cattoliche”. Nei giorni scorsi un articolo della scrittrice Camilla Baresani pubblicato sull’edizione del “Corriere della Sera” ha dato luogo a un carteggio tra la scrittrice di origine bresciana e la direttrice della scuola primaria delle Orsoline di Brescia, Lucilla Menni. Madre di due figli ed ex alunna dell’Istituto, la Menni ha preso carta e penna e ha scritto al

“Corriere” perché non sopportava l’idea che uscisse un “ritratto a tinte fosche degli istituti cattolici”. “L’articolo della Baresani – spiega la Menni – sottolineava gli aspetti negativi. Non posso pensare che un singolo episodio induca a esprimere un giudizio di valore a 360°”. Anche perché la vicenda andrebbe contestualizzata: il riferimento della Baresani (il divieto imposto dalle suore Orsoline di scrivere con la mano sinistra) è relativo al 1967. In quegli anni erano poche le scuole

italiane “aperte” alla scrittura con la mano sinistra. La direttrice non accetta i termini utilizzati “chiusa” e “provinciale”, basterebbe fare due passi all’Istituto per cogliere una realtà importante che sperimenta a teatro e con la seconda lingua e che accoglie molti cittadini stranieri. Una scuola dai numeri importanti (310 nella primaria, 150 nella scuola dell’infanzia, 160 nella secondaria di primo grado e un centinaio al liceo) dove vengono valorizzate le eccellenze, ma si fa

anche attenzione ai soggetti più fragili. L’articolo ha provocato anche degli effetti positivi: le tante e-mail di affetto degli ex alunni che sono arrivate alla Menni. Forse la risposta più bella è in quei genitori che, magari inizialmente diffidenti, accompagnano i loro figli in una scuola paritaria e poi sono pronti a sottoscrivere l’alto valore educativo delle scuole cattoliche. “La nostra scuola – conclude la direttrice – è e resta aperta. Chi vuole può venire a vederla”.

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Che ruolo recita, oggi, la famiglia cattolica nella società? L’Associazione nazionale famiglie numerose cattoliche organizza, sabato 12 novembre dalle 9.30 alle 12.30, il convegno nazionale “Ruolo della famiglia cattolica nella società multiconfessionale”. I relatori sono mons. Luciano Monari, Magdi Cristiano Allam (giornalista ed europarlamentare “Io amo l’Italia”) e il sen. Carlo Giovanardi (sottosegretario

alla Presidenza del consiglio con delega alle politiche per la famiglia). Modera l’incontro Massimo Gandolfini, presidente dei Medici cattolici della Lombardia.In apertura del convegno, in programma presso l’auditorium San Barbaba, intervengono Gianni e Cristina Archetti, presidenti dell’Associazione famiglie numerose cattoliche. Per informazioni, www.famiglienumerosecattoliche.it.

l progetto (in fase di costru-zione) è la realizzazione di una casa della musica per bambini, ragazzi e adulti disabili, il sogno è quello (un giorno) di formare

una orchestra dove gli strumentisti sono gli stessi alunni portatori di han-dicap. A Brescia, nella parrocchia cit-tadina di S. Maria della Vittoria, è nata l’Accademia musicale Francesco Sol-dano-Scuola Gaetano Bonoris. Alla presenza del vescovo Monari è stata presentata l’Accademia, la cui nascita è stata resa possibile grazie al soste-gno di diversi attori ed enti: la Fon-dazione Gaetano Bonoris, la Caritas, l’Odal, la Fondazione Cariplo, solo per citarne alcuni. In particolare è stato riconosciuto come progetto emble-matico della Fondazione Bonoris, una delle sei fondazioni amministrate dal Sodalizio dei Confratelli della Con-grega della carità apostolica, realtà da sempre attenta ai bisogni del territo-rio e che ha contribuito in maniera si-gnificativa all’allestimento della Casa. L’obiettivo è quello di sviluppare un autonomo centro di terapia musica-le orchestrale a Brescia. Il centro ri-volgerà le proprie attività a bambini, ragazzi e adulti con ritardo mentale o malattie genetiche e disabili. Da anni l’Associazione Soldano con il suo di-rettore artistico, il maestro Daniele Alberti, lavora a stretto contatto con il mondo del disagio (basta pensare all’iniziativa “La musica e il disagio”

nelle Case di riposo), ma lo scorso anno si è fatta strada l’ipotesi di cono-scere da vicino l’esperienza milanese (unica in Europa e attiva da quasi 30 anni) di Esagramma. Dalla conoscen-za si è passati alla fase operativa: a ottobre è iniziato il primo anno acca-demico di quello che può essere con-

siderato un piccolo Conservatorio. La formazione dei professionisti – otto fra giovani musicisti e psicologi – è già iniziata lo scorso presso la sede di Milano di “Esagramma”. Attraverso i cicli terapeutici realizzati da Esagram-ma può nascere una collaborazione con la rete di associazioni e strutture bresciane già attive nell’ambito del-la disabilità. La terapia dura tre anni, ma chi dimostra voglia e talento può decidere di continuare a studiare da solo gli strumenti. Concretamente ci sono ancora alcuni passaggi da fare per attrezzare lo spazio che supera i 200 metri quadrati; nel giro di quattro/cinque anni l’Accademia dovrebbe es-sere a regime ovvero in grado di av-viare alla pratica musicale circa 150 musicisti. Serve anche il sostegno di quanti vogliono con la loro generosità offrire un contributo per coprire i co-sti (alti) dell’acquisto degli strumenti. A fianco della struttura c’è la possibi-lità di usufruire di un servizio mensa per andare incontro alle esigenze di quelle famiglie che vengono da lon-tano (il bacino di utenza comprende le province di Cremona e Mantova). Tecnicamente la Scuola, per sostene-re il costo della strumentazione e del-la formazione dei docenti, dovrebbe costare 1.200 euro annui ad alunno, ma si pensa all’ausilio di borse di stu-dio per non gravare sulle famiglie. La musica può essere davvero uno stru-mento per valorizzare la diversità.

L’Ucid provinciale di Brescia, dopo l’assembla di settembre in cui ha messo a tema il ruolo degli associati in un periodo di crisi, si interroga su “Fare impresa: una responsabilità affidata”. Interviene mons. Giacomo Canobbio. L’incontro si tiene sabato 12 novembre, con inizio alle 17, presso il Centro pastorale Paolo VI, in via Gezio Calini 30 a Brescia. Al termine verrà celebrata la Messa prefestiva e ci si potrà trattenere per una cena conviviale (indispensabile prenotazione a [email protected]).

Le dimissioni di Achille Farina da capogruppo del Pdl a Palazzo Loggia non sono state indolori per la maggioranza ed evidenziano la presenza di un dibattito interno abbastanza teso. Resta da vedere se la soluzione, appoggiata e richiesta dal sindaco Paroli, sia solo un modo per mettere a tacere i malpancisti all’interno del partito o sia anche un tentativo, come auspicato dalle opposizioni, di cambio di passo della maggioranza.

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al 1984 sino ad oggi, il Centro bresciano di soli-darietà ha inserito in per-corsi terapeutici 760 gio-vani tossicodipendenti,

dei quali 440 hanno portato a termine con successo il loro programma di ria-bilitazione. Numeri che non stupisco-no se si pensa all’entità del fenomeno dell’utilizzo di sostanze stupefacenti, esploso negli anni Settanta/Ottanta e ancor oggi di stretta attualità. Nato a Brescia nel settembre del 1984 gra-zie al sostegno dell’allora Ussl 41, il centro si ispirava al “Progetto Uomo” che don Mario Picchi aveva messo in pratica all’interno del Centro italiano di solidarietà. L’idea che sottostava a questo approccio poneva al centro la singola persona che, accolta in centri di accoglienza o comunità residenzia-li, aveva la possibilità di svolgere un cammino di crescita personale, affian-cato da strumenti psicopedagogici, professionisti e soprattutto dalla fami-glia di origine. “Il Cebs è oggi una co-

di più droghe diverse, ma soprattutto l’utilizzo di alcool da parte dei più gio-vani è indice di uno stile di vita pre-occupante”. Oggi i posti accreditati all’interno della struttura sono 29, di cui 22 in regime residenziale presso la comunità terapeutica e sette in un modulo abitativo autonomo. I sogget-ti che hanno accesso all’appartamen-to sono coloro che hanno seguito il percorso di recupero in comunità; per garantire una continuità nell’assisten-za e un percorso graduale di eman-cipazione dalla struttura, nel 2005 è stato attivato il progetto “Un ponte verso l’autonomia”, che permette di risiedere per un periodo di sei mesi, rinnovabile, nella struttura autonoma adiacente alla comunità, dotata di un ingresso indipendente; requisito per l’accesso un lavoro esterno. Il Cebs si muove in direzione della prevenzione, fornendo un servizio psicologico-psi-coterapeutico a supporto di persone che vivono disagi connessi con la cre-scita, uno di consulenza e trattamento

munità piccola per scelta – spiega la presidente Doralice Vivetti – perché la complessità della realtà di questi anni ci ha portato ad avere a che fare con persone diverse, di età più avanzata rispetto al passato e con dinamiche fa-miliari da gestire”. Attualmente, infat-ti, il fenomeno del consumo di droga è in crescita soprattutto tra persone adulte, e lo dimostra l’età media degli utenti del centro, attestata in questo periodo intorno al 37-38 anni. “Oggi – spiega la dott.ssa Anna Calvi, diretto-re sociale dell’Asl di Brescia – sono in forte aumento quelli che si definisco-no poliassuntori, ovvero consumatori

Racchiudere lo sforzo e l’impegno di volontari e singoli operatori in un libro è un’operazione complessa, che il Centro bresciano di solidarietà ha affidato a Marcello Zane, curatore di “Mai stanchi di nascere”. Il volume, edito in occasione dei 30 anni di attività dell’associazione, comprende una parte narrativa, che percorre tutte le tappe di creazione e sviluppo delle attività che negli anni hanno caratterizzato il Cebs (nella foto la sede), e una fotografica, che

propone alcuni momenti conviviali e di socializzazione vissuti sia all’interno del centro, sia durante le gite. “Descrivere questa realtà dall’esterno – ha spiegato Marcello Zane – ha permesso di non scivolare nel pietismo e nell’autocelebrazione, ma di raccontare un percorso di accoglienza, costruzione e ricostruzione della persona svolto con straordinaria dinamicità dal centro, che nei decenni ha saputo adattarsi ai mutamenti sociali”. L’autore si è avvalso della preziosa

collaborazione dei volontari del Cebs, che da anni svolgono servizio all’interno della struttura e hanno portato la propria esperienza diretta; inoltre, l’analisi dei documenti conservati nell’archivio del centro ha permesso di risalire alle fasi costitutive dell’associazione e alle decisioni prese nel corso degli anni in termini di progettazione. “L’idea – ha proseguito Zane – non è stata quella di raccontare singole storie personali, ma di ricostruire dinamicamente un

passato che servirà per progettare il futuro, aderendo come sempre a valori forti, trasformandoli in opere concrete”. “Il libro – ha sottolineato la presidente Doralice Vivetti – nasce per far conoscere una delle tante esperienze positive che esistono nella nostra città e dare un messaggio di speranza a tutti coloro che soffrono”. Il volume è disponibile presso il Cebs (via Donatello, 105) dal lunedì al venerdì, dalle 9.30 alle 12. Per informazioni 0302301290. (a.g.)

delle incomprensioni o tensioni fami-liari, con l’intento di individuare pos-sibili comportamenti di dipendenza o in generale di sofferenza. Il gruppo famiglia, gestito dai volontari, nasce sul principio dell’auto-aiuto. “L’im-minente riforma sanitaria sposterà il baricentro delle proposte dall’offerta alla domanda, riconoscendo a parità di patologie bisogni diversi – anticipa la dott.ssa Calvi – ma siamo certi che il Cebs saprà affrontare al meglio an-che l’ennesima sfida”.

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Al centro di un altare architettonicamente ricco e maestoso è posto un affresco, raffigurante la Madonna con il Bambino. È il dipinto della Madonna della Neve. La venerata immagine è stata l’oggetto di un’opera di restauro caratterizzata dal consolidamento di intonaci e colori, da stuccature di piccole lacune, dal ritocco di colori per ridare lucentezza al dipinto senza alterare la semplicità e la bellezza del dipinto. L’immagine in realtà è il

risultato di due interventi pittorici eseguiti a distanza di tre secoli l’uno dall’altro: il primo quattrocentesco, del quale vennero mantenuti soltanto i visi della Madre e del Figlio, mentre il fondo e i panneggi vennero ridipinti secondo il gusto settecentesco, quando l’affresco venne collocato nell’altare attuale. In origine il dipinto era posizionato nell’atrio dell’antica pieve. Quando questa venne demolita, rimase nell’attiguo cimitero fino al 1741, quando trovò la sua collocazione

definitiva nel secondo altare di sinistra della parrocchiale. I visi della Vergine e del Bambino ora più che mai risaltano all’interno di un complesso scultoreo di quattro colonne di marmo rosso, culminanti con una corona semicircolare sovrastata da un timpano ornato di putti. A contribuire alla sontuosità dell’altare contribuisce un ricco drappeggio di marmo scolpito, mentre il timpano è sorretto da cherubini. La policromia dei marmi e delle decorazioni dà una luce

particolare all’altare e all’immagine della Madonna contornata da nicchie contenenti le reliquie dei Santi Lorenzo e Costanzo, patroni della comunità, Caterina d’Alessandria e Vincenzo Ferreri. Con il restauro eseguito si rinnova la devozione per un dipinto che conserva un alone miracoloso come narrano le vicende del Settecento quando, nell’atto di trasportare l’affresco nella parrocchiale, un pezzo di muro cadde, ma l’immagine non venne lesionata. (e.u.)

a scuola primaria parita-ria “Maddalena di Canos-sa” di Pontevico è gestita in totale autonomia dalla parrocchia. L’abate-par-

roco mons. Antonio Tomasoni ha delegato la direzione al prof. Savio Ardiccio, dirigente scolastico in pen-sione, che coordina l’attività in linea con le disposizioni ministeriali. Il 12 settembre il nuovo periodo didattico è stato avviato con gli alunni accolti dal personale docente che ha avuto particolari attenzioni per gli allievi al loro primo anno, provenienti da istituti per l’infanzia del paese e del circondario. E per fare in modo che ognuno si potesse riambientare al cli-ma scolastico il prestigiatore Plin Plin (nome d’arte) è stato invitato a tene-re un intrattenimento per illustrare il tema conduttore del nuovo anno: l’acqua elemento naturale indispen-sabile al genere umano. Domenica 27 novembre è previsto un programma di “scuola aperta” dalle ore 10 a mez-zogiorno per far visitare gli ambienti e dimostrare come funziona l’istitu-zione aperta nei giorni di lezione dal mattino fino al tardo pomeriggio per favorire le famiglie di genitori occu-pati nel lavoro. La scuola è inserita nel centro parrocchiale San Luigi, nel quale si trovano la direzione, le aule per lezioni teoriche, i laboratori di mu-sica e di educazione all’immagine, le aule degli insegnanti e dell’informati-

ca attrezzata per le lezioni del proget-to didattico. Per le attività all’aperto sono a disposizione il cortile attrezza-to per la ricreazione, il campo sporti-vo in terra battuta, la palestra coperta per le lezioni di educazione fisica, e il salone che accoglie la mensa scolasti-ca per gli studenti che non hanno la

possibilità di pranzare nelle proprie abitazioni. Il centro parrocchiale, inol-tre, mette a disposizione ogni anno il teatro per le rappresentazioni che gli alunni preparano come lavoro fina-le del progetto di drammatizzazione. Questa è la scuola paritaria frequenta-ta da un centinaio d’allievi distribuiti nelle cinque classi i quali abitano in paese, a Pontevico, e nei centri vicini di Alfianello e Robecco d’Oglio, nel Cremonese. Della segreteria, pronta ad aprire le preiscrizioni per ragazzi che il prossimo anno frequenteranno il primo anno, si occupa Luca Baro-nio, esperto di musica, maestro di cappella per titoli conseguiti in con-servatorio, in rapporto diretto con il Vaticano dov’è stato chiamato in particolari occasioni dell’anno. Ha avuto l’opportunità di far parteci-pare in piazza San Pietro a una ce-lebrazione di papa Benedetto XVI, il coro parrocchiale al quale dedica buona parte del suo tempo libero. Ed è così che anche la musica trova spazio nei programmi dell’istituzio-ne radicata nella comunità da antica data che le Madri Canossiane hanno fondato consegnandola alla parroc-chia quando sono state ritirate dalla congregazione per la carenza di vo-cazioni. La parrocchia ha raccolto l’eredità e proseguito l’attività soste-nuta anche da persone consapevoli del valore sociale dell’istituzione.

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All’interno dei progetti educativi nel circolo didattico di Manerbio (che comprende i plessi di Offlaga, Bassano Bresciano e Cigole) è attivo il programma: “Insieme coltiviamo un mondo nuovo” avviato con la messa a dimora di meli cotogni a cura degli allievi disponibili a prendersene cura. Il progetto è realizzato col coinvolgimento della condotta Bassa bresciana di Slow Food – rappresentato da Valerio Cherubini ed

Enrica Agosti – e di Gocce di Solidarietà, associazione di sostegno alle fragilità che si sviluppa nel territorio a sostegno delle famiglie.Collaborano all’iniziativa genitori e nonni che contribuiscono alla raccolta di mele cotogne da conferire all’impresa Andrini di Gottolengo (rappresentata da Andrea Pedò) che produce marmellate tra le quali la “cotognata”. “Il frutto è sempre più raro negli orti delle

famiglie che, in poche, ancora li coltivano” commenta la dirigente scolastica Lucia Maria Ferraboschi che ha presentato l’iniziativa nell’auditorium delle elementare di Manerbio.“Insieme coltiviamo il mondo” è conseguenza del programma “Orto in condotta” esperienza avviata anche grazie alla disponibilità dell’assessorato all’istruzione del Comune di Manerbio, delega a Cristina Cavallini, che l’ha sostenuto

nella continuità del principio: “le persone che ci hanno lasciato ci hanno insegnato a prenderci cura degli altri. Noi continuiamo a farlo anche per loro”. Gli alunni delle scuole hanno rivolto l’invito a genitori, nonni e nonne, cugini e fratelli che coltivano l’orto a mettere a dimora queste piante il cui frutto è utile all’industria conserviera che produce la ”cotognata” servita in tavola con i bolliti in particolare nella stagione autunnale. (f.pio)

ono 115 gli editori indipen-denti che dall’11 al 13 no-vembre saranno a Chiari, in Villa Mazzotti, sede sto-rica della manifestazione,

per la 9ª edizione della Rassegna della Microeditoria, organizzata dall’Ammi-nistrazione comunale e dall’associa-zione culturale l’Impronta. Edizione questa che sviluppa il tema “Articolo 1: valori di Carta” parlando di Costi-tuzione, di lavoro e di nuovi modi di accostarsi ai libri. Edizione che rende omaggio a Mino Martinazzoli, recen-temente scomparso. L’accostamento non è azzardato, perché Martinazzoli infatti, durante la sua carriera, scel-se di pubblicare i suoi scritti con pic-coli editori come nello spirito della microeditoria. Alla sua figura di sta-tista e uomo di cultura è dedicato il convegno di domenica pomeriggio con Cesare Trebeschi, già sindaco di Brescia e Annachiara Valle, direttore di “Madre” e giornalista di “Famiglia Cristiana”. Questo è solo uno degli eventi del fitto calendario della tre giorni clarense dedicata a libri, lettori ed editori. A inaugurare la rassegna, venerdì 11 alle 20.30, è la scrittrice Dacia Maraini, che per l’occasione, parla della politica e partigiana Tina Anselmi, dialogando con Anna Vinci, autrice di un libro dedicato alla nota politica e al suo impegno contro la P2. Sabato 12 alle 10 è la volta di Gherar-do Colombo, ex magistrato che parla

di Costituzione, ai ragazzi delle scuo-le superiori. Nel pomeriggio il dj Ro-berto Ferrari, storico conduttore di “Ciao Belli” rivela il sogno di diven-tare astronauta. Sogno che sta per diventare realtà grazie all’operazione denominata”Mission to Space”, che lo vedrà molto probabilmente diven-

tare il primo turista spaziale italiano ed europeo, ma soprattutto il primo dj al mondo a effettuare una trasmis-sione radiofonica dallo spazio. Anco-ra sabato Vincenzo Venuto, biologo e conduttore della trasmissione televi-siva “Missione Natura” di La7, presen-ta un libro per avvicinare i più piccoli al tema dell’ecologia. Claudia De Lillo, giornalista finanziaria, affronta il tema delle donne e del lavoro. Lavoro che è anche tra i temi principali degli ap-puntamenti di domenica. Stefano Bo-eri, assessore a Cultura, Expo, Moda e design del Comune di Milano e l’archi-tetto Gianni Scudo, curatore della ri-vista “Progetto Sostenibile”, riflettono sul tema“Urbanistica come strumento e condizione di democrazia” in vista dell’Expo2015. Sempre domenica la tavola rotonda “Quale lavoro per il nostro futuro? Come fermare la fuga dei talenti?” intervengono i rappre-sentanti bresciani di Confindustria (Roberto Zini, vicepresidente Aib), Cgil (Damiano Galletti, segretario Cgil Brescia), Cna (Tobia Rizzini, direttore Cna Brescia), Acli (Roberto Rossini, presidente Acli Brescia), coordinati da Sergio Nava di Radio24, autore de “La fuga dei talenti”. In tutto sono in programma oltre 80 presentazioni, let-ture per bambini, una mostra dedica-ta ai diritti delle donne e un’altra che ha come tema il lavoro quotidiano. Il calendario completo è sul sito www.microeditoria.it.

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ircondata dai figli, dai ni-poti e dai pronipoti, ha spento 90 candeline lo scorso 4 novembre, la signora Bortolina Fan-

chini, della parrocchia di Vissone, da tutti conosciuta come “la Lina del Legahól”, o “la Lina di Monte-campione”. È un vero punto di rife-rimento per chiunque si rechi nella bella chiesa della Trasfigurazione. Non manca mai: sempre lì, nel pri-mo banco, inginocchiata a pregare il suo Signore, al quale ha promesso che finché la lascerà qui, provvede-rà lei alla lampada del Santissimo. Non è una persona di molte parole. È nata in un periodo in cui bisogna-va parlare poco e fare molto. La gio-vinezza, trascorsa nei boschi e nelle malghe, a far legna, a seguire i capi di bestiame della sua povera famiglia (sua mamma si è ritrovata vedova a 39 anni con ben quattro figli piccoli e uno in arrivo). Nell’aprile 1945 sposa Giovanmaria Peluchetti (‘Rasmo) e nel giugno dello stesso anno la nuo-va famiglia si abbona a “La Voce del Popolo”. La famiglia si popola di figli, le fatiche e i sacrifici non si contano. Poi, nel 1970, la svolta. L’arrivo delle

ruspe annuncia che da quel momento in poi i boschi e le malghe avrebbero cambiato volto: stava nascendo Mon-tecampione. Lina e ‘Rasmo danno vita alla prima osteria-pensione del posto per dare vitto e alloggio alle decine di operai che lavorano alla costruzione del nuovo paese. Ma subito si pone un problema: dar da mangiare e da dormire va bene e il Signore? Il par-roco di Vissone, don Vittore Ghiroldi, vorrebbe salire a celebrare la Messa festiva, per gli operai e per le prime persone che prendono casa nel nuo-vo paese, ma lì ci sono solo cantieri. Allora si rivolge a Lina e ‘Rasmo, che ospitano in casa la piccola comunità nascente. Per ben sette anni sarà così, tanto che Giovanmaria allestisce una piccola sacrestia e acquista una cam-panella per chiamare tutti alla Messa. Verso la fine degli anni ‘70 la parroc-chia ha la possibilità di avere un luogo

dove poter accogliere i fedeli, che nel frattempo sono diventati numerosi. Si tratta di una “balera” dismessa. Il par-roco, don Lorenzo Pedersoli, non si lascia scappare l’occasione, e così la “balera” si trasforma in chiesa. Lina è la custode delle chiavi e la sacrista. Nella seconda metà degli anni ’80 la parrocchia, guidata da don Raimondo Sterni, decide di dotarsi di una vera e propria chiesa. Il vecchio edificio viene abbattuto, e la chiesa ricostru-ita nel medesimo luogo. Lina, che nel frattempo ha perso il suo amato ‘Ra-smo, diventa un vero punto di riferi-mento per la chiesetta di Montecam-pione. Si sono avvicendati i parroci, ma Lina è sempre lì, nel primo banco della chiesa, con la corona del Rosa-rio in mano e con un occhio all’altare per accertarsi che tutto sia in ordine. L’angelo di Montecampione vigila con amore sulla “sua” chiesa.

Il nuovo numero di “Tam tam”, la ri-vista del Distretto culturale di Valca-monica, è in distribuzione. L’assessore alla Cultura della Comunità montana nonché presidente del Distretto, Si-mona Ferrarini, nell’articolo di fondo, ricorda che da due anni a questa parte s’è continuato a lavorare e la vallata dell’Oglio comincia ad esser meglio conosciuta; si stanno anche costruen-do le basi oggettive per fattibili pro-poste turistiche, con adeguata se-gnaletica, itinerari proponibili, reti di informazione e collaborazione. “Il Di-stretto si appresta ad entrare nel ter-zo anno di vita – sottolinea il direttore Sergio Cotti Piccinelli – e si assume l’impegno di dimostrare che la Valle può trovare una sua prospettiva di svi-luppo, a partire dalle risorse territo-riali, tra le quali certamente c’è il suo grande patrimonio culturale”. Giam-pietro Moraschetti, nel suo contribu-to “Così il territorio diventa ‘brand’” sostiene che le strategie di comuni-cazione sono fondamentali nel pro-cesso di sviluppo turistico. Proprio per questo il Distretto ha promosso l’ideazione di un nuovo marchio e di uno slogan per rappresentare l’identi-tà della zona: “La Valle dei segni”. Un marchio che connoterà l’offerta turi-stica per il mercato italiano ed estero. L’incarico di elaborare il tutto è stato affidato allo studio “Magut Design”. Il segno distintivo denota il carattere di una valle rocciosa che è stata capace di trasformare questa pietra per far-ne abitazioni, strumenti di lavoro, arte rupestre. Andrea Richini si occupa di problemi pratici nell’articolo “Ripen-

sare il turismo cominciando dalla se-gnaletica”: la cartellonistica italiana soffre di incongruenza e disorganiz-zazione; anche la Valcamonica non fa eccezione: cartelli pubblicitari e indicazioni obsoleti. Necessario for-nire il territorio di un’identità visiva facilmente riconoscibile con portali e “totem” che rendano consapevole il visitatore del suo transito e lo gui-dino verso i siti d’attrazione.

È uscito un nuovo volume della brenese Nini Giacomelli. Si tratta di “La scuola suonata: maestranze e genitorazzi” (Editore Foschi, Forli, 2011, euro 12). Le illustrazioni sono di Sergio Staino e Giorgio Tura. “Titolo alternativo potrebbe essere: Quello che la Gelmini vorrebbe sapere e probabilmente non sa” ci confida la Giacomelli. Un libro divertente che fa riflettere sul problema educativo. Con sottile ed arguta ironia, talvolta con pungente sarcasmo, Nini accompagna

il lettore in un viaggio che fa rimuginare – con il sorriso sulle labbra – sulle pecche di insegnanti e genitori, nel contesto di un sistema educativo che sembra fare acqua da tutte le parti. In realtà però non mancano, nel libro, accenni a figure positive, né tanto meno a personaggi esemplari, soprattutto di ieri e dell’altro ieri, però rievocati con tenerezza e nostalgia: quasi nel tentativo di raccogliere da loro, attraverso l’occasione offerta dalla scrittura, il “testimone” di

valori la cui irrinunciabilità è confermata dalla crisi morale dei nostri giorni. Denunciare questa crisi, mettere il dito sulla piaga (tra un sorriso, un ricordo ed un dito puntato) vuole essere appunto un modo per evidenziare l’esigenza di cercare e trovare un’alternativa, una via d’uscita da una scuola e da un contesto familiare che non funzionano e nei quali “maestranze” e “genitorazzi” sembrano avere la meglio. Arricchito dalle divertenti illustrazioni di Sergio Staino

e di Giorgio Tura, il volume riporta aneddoti e considerazioni ispirati all’esperienza personale dell’autrice nei suoi rapporti, anche professionali, con l’universo della scuola e catapulta il lettore in questo mondo, presentando personaggi e situazioni dei nostri giorni e tracciandone un profilo così realistico da apparire quasi irreale. Si apre uno squarcio sull’insensatezza di comportamenti ormai consueti e sicuramente da mettere in discussione. (e.g.)

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camuni attendono ormai da anni la possibilità di usufruire di prestazioni radioterapiche presso le strutture ospedalie-re di Esine per non sobbar-

carsi a lunghe trasferte in quel di Brescia. Sono state con puntualità fornite dell’Asl Valcamonica Sebino informazioni circa lo stato di avan-zamento dei lavori e comunicate le relative date, ma difficilmente gli utenti possono essersi fatti un’idea anche solo approssimativa della portata del progetto in termini sia economici, ma soprattutto di impe-gno a livello tecnico. È noto che in

zazione della struttura necessaria al centro di Radioterapia. In un’in-tervista rilasciata a un’emittente te-levisiva locale, il direttore genera-le Renato Pedrini indicava per il 5 di agosto 2011 la fase più delicata ed impegnativa dell’intera opera: il getto del “baritico” per il labirinto. Sempre Pedrini è adesso in grado di informare tutti in ordine ai risul-tati dell’operazione e quindi della situazione in generale. Il direttore annuncia, non senza soddisfazione e con un certo sollievo che tutto si è svolto nel migliore dei modi; l’ese-cuzione del getto si è svolta senza

problemi, i lavori continuano, av-viandosi verso la conclusione. Tut-tavia, per rendere l’idea della delica-tezza dell’operazione, l’Asl fornisce alcune indicazioni di carattere tec-nico. Il “baritico” non è altro che un materiale con proprietà di scherma-tura totale delle radiazioni. Amalga-mato con il calcestruzzo permette quindi di ottenere una costruzione che renda impossibili eventuali fu-ghe di radiazioni all’esterno. Perché ciò avvenga è indispensabile che tutte le fasi dell’operazione (dalla progettazione all’esecuzione) siano condotte con estrema professionali-

tà e competenza, in perfetto sincro-nismo. Quando si costruisce una ca-sa solitamente si procede per gradi: si getta la base, la soletta e poi si eri-gono le pareti, di spessore variabi-le, ma comunque limitato. Nel caso del labirinto invece la procedura è ben diversa. Grazie alla competenza del fisico sanitario Paolo Frata della Radioterapia degli “Spedali Civili” di Brescia, che ha fornito tutte le specifiche necessarie alla costru-zione, è stato calcolato lo spessore dei muri, in base al tipo di accele-ratore da installare, relativamente alle radiazioni emesse.

seguito alla donazione di un “acce-leratore lineare” da parte della fon-dazione Zygmunt Zaleski, la Regio-ne assegnava all’Asl Valcamonica Sebino un finanziamento di euro 2 milioni e 500mila euro per la realiz-

La seconda edizione del premio letterario San Valentino che vede uniti Sistema bibliotecario, Biblioteca comprensoriale e Comune di Breno, per l’annata 2012, sarà dedicato all’amore ed al perdono. Il tema del concorso è stato suggerito dalla madrina, la scrittrice e sceneggiatrice Maria Venturi, già lo scorso anno al termine della prima edizione, ma è stato tenuto segreto sino a quest’ultimi giorni. Scrittori di ogni età e provenienza, quindi, potranno

cimentarsi di nuovo con le parole dell’amore, grazie ad un concorso che, questa volta mette in palio mille euro per il primo classificato. Nel 2010 furono in 45 concorrenti a partecipare e vinse una giovane di Angolo Terme, Marta Inversini. Quest’anno c’è tempo sino alle ore 18 del 23 gennaio 2012 per presentare un racconto inedito presso la Biblioteca comprensoriale di Breno. Il giorno della festa patronale brenese, il 14 febbraio 2012, è prevista un’apposita serata

per la premiazione del vincitore che avverrà alle ore 21, presso il Palazzo della Cultura in via Garibaldi. La commissione tecnica di valutazione dei racconti – composta da Barbara Zanotti (bibliotecaria), Antonietta Bettoni (insegnante), Maurizio Perini (insegnante) e Simone Burgo (esperto di letteratura), oltre alla presidente Maria Venturi – può attribuire sino ad 80 punti per originalità ed efficacia del messaggio, qualità tecnico-espressiva ed impianto emotivo.

La commissione segnalerà i cinque migliori elaborati, ma sarà la Venturi a decretare il vincitore del premio. Il premio è nato per valorizzare ancora di più la festa del patrono di Breno, già molto sentita nella cittadina, ma anche un po’ lungo tutto il solco montano dell’Oglio. Ovviamente, come è d’uso, gli elaborati che vengono consegnati sono anonimi e l’autore è segnato in un’apposita busta sigillata a parte. Già lo scorso anno il concorso è stato un successo.

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ondata nel 1981, coinvol-gendo alcuni insegnanti che nella scuola pratica-vano l’“Animazione tea-trale”, da 30 anni “Trea-

tro” l’associazione, con nome suggeri-to dalla storpiatura dialettale infantile nella pronuncia del vocabolo, è sulla scena valtrumplina. Oggi 10 novem-bre cominciano, nello sede di Ponte Zanano i suoi corsi di recitazione dif-ferenziati (di giovedì pomeriggio fino a maggio) per i bambini della scuola primaria e secondaria di primo gra-do. Lunedì 14 novembre (dalle ore 20.30 alle 22.30) inizieranno quelli per adulti. Recentemente il suo “Pol-vere d’argento” ad Aleno di Marcheno (una ricostruzione della vita di inizio Novecento) ha visto oltre mille spet-tatori alle messe in scena negli antichi cortili. Il progetto, concluso a giugno scorso “Sipari di fiume” col contribu-to del Fondo Genesi - Fondazione del-la Comunità bresciana e sponsor loca-li, ha coinvolto oltre 600 ragazzi con bambini e ragazzi stranieri. Sono sfac-cettature di un’attività sul territorio a 360° legata alla “rappresentazione at-toriale” dei temi più diversi: da quelli storico-culturali a quelli sociali e am-

bientali. Attività che ha portato a una rifondazione (ottobre 2010) col nuovo nome “Treatro-Terre di Confine” con presidente Fabrizia Guerini. Quando nel 1983 Fabrizio Foccoli (allora pre-sidente) illustrava in Comunità mon-tana l’idea di “Proposta”, rassegna te-atrale da realizzare in collaborazione con gli enti locali, meravigliò tutti con un programma all’avanguardia frutto di conoscenze, ricerche, competenze individuali. Gli credettero e “Propo-sta”, programmata tra l’altro dal 1994 al 2000 col Ctb, è ora alla 29ª edizione. Ha portato in Valtrompia attori allora sconosciuti come Claudio Bisio. Cer-te volte nei piccoli teatri comunali c’erano meno spettatori degli attori sul palco. L’associazione ha prodotto una ventina di spettacoli, sempre con forte legame col territorio: emblema-tico “Le ore non si contano” dedicato alle valtrumpline che andavano a 12

anni come domestiche nelle case dei signori a Brescia, Milano, Genova, To-rino. Dalla piccola sede nella Inzino vecchia, si era trasferita in quella di Gardone in via XX settembre e infi-ne (2005) a Ponte Zanano in via Dan-te (sulla provinciale) con un proprio spazio teatrale. E l’attività si è fatta più capillare: collaborazioni con gli enti locali e con le scuole. Un fiore all’occhiello i laboratori nel sociale: dal 1999, presso il Centro diurno del Cra di Rovedolo degli Spedali civili di Brescia; dal 2007, presso l’Rsd “F. Tomaso” Comunità Mamrè onlus; dal 2009 presso il Crm di Lumezzane. E ancora collaborazioni col Sert, “Cen-tro Airone” dell’Asl di Brescia, con la cooperativa Cvl di Lumezzane; con Pro.di.gio (progetto prevenzione di-pendenze giovanili), con alcune Rsa, con lo Spazio Gioco “Il mondo incan-tato” di Marcheno.

Siamo strumenti della memoria e den-tro di noi sta il compito di conservare il ricordo anche delle più atroci azio-ni di cui è capace l’uomo. Azioni che i bambini di Terezin hanno fermato come fotografie di un tempo incan-cellabile sottoforma di semplici saggi, disegni, poesia. Terezin (o Theresien-stadt) come il nome della cittadina in terra boema, nei dintorni di Praga, presso la cui fortezza venne allestito un campo di concentramento nazista: la città venne presa il 10 giugno 1940 e in poco più di un anno, entro il 24 novembre 1941, venne cinta comple-tamente da un muro e trasformata in un ghetto. Così, la mostra “Vedem” inaugurata lo scorso sabato ricorde-rà questi eventi presso la Sala colon-ne del Comune di Bovezzo e sarà visi-tabile fino al prossimo 19 novembre. “Costretti nell’infamia del lager – dice il vicesindaco e assessore alla Cultura Nicola Fiorin – un centinaio di ragaz-zi ebrei deportati nel lager di Terezin raccolsero tra il 1941 e il 1944 i loro pensieri sulla vita che conducevano nel campo di concentramento ceco. Provenivano da Praga e Brno ed era-no ‘destinati’ al lager di eliminazione di Birkenau. Nell’arco di poco più di due anni, sostenuti e aiutati da un loro insegnante, Valtr Eisinger, questi ado-lescenti scrissero testi che rappresen-tavano uno straordinario documento della loro capacità di opporsi alla cul-tura della morte”. Promossa dall’as-sessorato alla Cultura del Comune di Bovezzo e dal Centro studi federa-zione bresciana di Anei (Associazio-ne nazionale ex internati militari), la

mostra “Vedem” presenta l’omonima rivista segreta dei ragazzi deportati nel campo di Terezin, blocco L147. Un’esibizione che sarà visitabile fino al 19 novembre presso la Sala colon-ne di via Veneto 13/15. Sono previste visite guidate per le scuole e per tutti i cittadini; per informazioni rivolgersi all’ufficio Cultura, telefonando al nu-mero 030.2111207/208. (a.a.)

Domenica in Croce di Marone si ricorda la prima battaglia partigiana del 9 novembre 1943.Organizzano insieme la manifestazione le sezioni Anpi della Valtrompia e del Sebino in collaborazione con le due Comunità montane, Comuni e associazioni d’Arma.Il prologo venerdì 11 a Iseo alla sala civica Castello Oldofredi alle 20. Lo storico Angelo Bendotti (Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età

contemporanea) parlerà sul tema “Resistenza e Costituzione, idea d’un Italia democratica”. Domenica 13 la tradizionale cerimonia ufficiale in Croce di Marone al cippo che ricorda i caduti: preceduta alla 10 da una”Azione poetica- resistente” curata dai giovani di Nuova Resistenza, alle 10.30 la S. Messa e a seguire la commemorazione ufficiale di Marco Fenaroli, presidente provinciale dell’Anpi di Brescia.

Prende il via lunedì 14 novembre, nei locali di Villa Glisenti, il corso per familiari, utenti, volontari e operatori dei servizi dal tema “Salute mentale e lavoro in rete in Valtrompia”, con il patrocinio dell’Assessorato ai servizi sociali del Comune.Questo il programma degli incontri, tutti dalle 19 alle 22:Lunedì 14 novembre “Clinica dei principali disturbi psichici” di S. Scaramucci e “Trattamenti in psichiatria” di G. Conte;

Mercoledì 30 novembre “La riabilitazione psicosociale” di S. Barlati e “Gli inserimenti lavorativi” di M. Roversi;Mercoledì 14 dicembre “Il lavoro di rete” di M. Franzini, D. Rizzetti ed E. Corbellini, e “Organizzazione dei servizi psichiatrici in Valtrompia”, di A.Vita e G. Conte.La partecipazione è libera. Per informazioni contattare l’Ufficio servizi sociali del Comune (tel. 030.8984324)

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i rinnova la collaborazione del Comune di Lumezzane con l’agenzia CasaClima di Bolzano nel solco del ri-sparmio energetico abita-

tivo. È stato organizzato per sabato 12 novembre al teatro Odeon di San Sebastiano il corso CasaClima, or-ganizzato dall’Amministrazione co-munale in forma gratuita e aperta a tutti. Un’occasione per i partecipan-ti di venire a conoscenza dei metodi costruttivi che consentono di ridurre al minimo o annullare i costi di riscal-damento e raffrescamento di case o capannoni. “Il corso – spiega l’asses-sore a Edilizia privata e urbanistica, Andrea Capuzzi – è rivolto a tutti co-loro che vogliono mettere in pratica la propria sensibilità verso il risparmio energetico, sfruttando il parere com-petente di esperti che da anni ope-rano all’interno del settore edilizio. Nell’ambito dell’incontro verranno presentate in modo semplice e chiaro le tecniche costruttive più innovative riguardanti i componenti dell’edificio: muri, serramenti, impianto di riscal-damento e raffrescamento, impianto elettrico”. Un corso che si svolgerà nell’arco dell’intera giornata, comun-que diviso in due momenti (ore 9/13 e 14/18), toccando vari aspetti e con-tando sull’esperienza dell’agenzia Ca-saClima di Bolzano, uno degli organi certificatori più qualificati a livello na-

zionale ed europeo e con cui l’ammi-nistrazione valgobbina ha firmato una convenzione. “Durante la giornata di sabato – spiega l’assessore Capuzzi – si parlerà sia degli aspetti relativi a costi e detrazioni fiscali sia di quel che riguarda la compatibilità ambientale dell’attività umana, con riferimento

Spesso la vita sa insinuarsi dove me-no ce l’aspetteremmo. Un curioso ri-trovamento è stato fatto quest’estate nei laghi che stanno all’interno del Parco nazionale del Gran Paradiso: si tratta di un microorganismo dall’osti-co nome (Daphnia Middendorffiana), un piccolo crostaceo d’acqua dolce delle dimensioni di tre millimetri e mezzo, che di solito vive nella tundra artica, spingendosi fino alle latitudi-ni più estreme e comunque sopra i 2.600 metri di quota. Una scoperta che ha dell’incredibile, fatta dal saretino Rocco Tiberti e pubblicata sulla pre-stigiosa rivista scientifica “Journal of Limnology”. Classe 1983 e dottoran-do presso il Dipartimento di Biologia animale all’Università di Pavia, Rocco Tiberti collabora dal 2006 con il Cen-tro studi fauna alpina del Parco per il programma internazionale Acowa fi-nanziato dalla Ue (Assessing Climate

Impacts on the Quantity and Quality of Water - Valutazione dell’impatto dei cambiamenti climatici su quan-tità e qualità dell’acqua”); quest’esta-te la sorprendente scoperta, durante le consuete ricerche ecologiche che da anni interessano i laghi del Parco, con particolare riferimento a quello superiore del Nivolet, ai Trebecchi e al Lillet. “Il rinvenimento di questi mi-crorganismi – spiega proprio Rocco Tiberti – è inconsueto, perché sono identici a un altro gruppo di daphnia che vive tra Artico, Siberia e Canada. All’inizio credevamo si trattasse di una specie di relitto glaciale rimasto nei laghi dopo il ritiro dei ghiacciai. In realtà, sembra proprio un caso di forte convergenza ecologica, favori-ta dalle stesse condizioni climatiche (climi freddi, estati brevi e stessi livel-lo di pressione atmosferica)”. Stando così le cose le daphnia della tundra

artica e quelle presenti nel Parco ita-liano avrebbero seguito una linea di evoluzione parallela, abbandonando entrambe la riproduzione sessua-le a favore della partenogenesi, per favorire la sopravvivenza della spe-cie. Questo significa che le uova non hanno bisogno di essere fecondate e ogni figlio è identico geneticamente a tutti gli esemplari di una certa zo-na. “Anche se per noi è di dimensioni molto piccole – precisa il giovane ri-cercatore –, la daphnia è l’organismo zooplanctonico più grande dei laghi alpini ed è così esposta ai predatori come i salmerini, introdotti in passa-to e senza i quali i laghi alpini sareb-bero completamente liberi da pesci e dai loro effetti devastanti sulla biodi-versità autoctona”. Alcuni campioni di daphnia middendorffiana sono già stati processati, ora non resta che at-tendere i primi risultati.

L’assessorato ai Servizi sociali e il Tavolo delle politiche sociali, in occasione dell’Anno europeo del volontariato, presentano “Volontari ... cittadini attivi e solidali”, un ciclo di incontri e di proiezioni cinematografiche a tema. Questo il programma. Martedì 15 novembre proiezione del film “Piovono mucche”, di Luca Vendruscolo, sulla tematica: disabilità - servizio civile con intervento a cura dell’Associazione Amici di Boo! Martedì 22 novembre proiezione

del film “Si può fare”, di Giulio Manfredonia, sulla tematica psichiatria anni ‘80 con intervento a cura dell’Associazione Insieme. Martedì 29 novembre proiezione del film d’animazione “Up”, di Peter Docter e Bob Peterson, sulla tematica: rapporti giovani-anziani, con intervento dell’Associazione Fratello per fratello, Volontariato Villa ed Avis. Nel corso delle serate sarà allestita la mostra fotografica “Lasciati tentare dal volontariato!” curata dal Csv di Brescia.

L’assessorato alle Pari opportunità del Comune di Lumezzane ha deciso anche quest’anno di schierarsi contro la violenza sulle donne. Il 14 novembre alle 20.30 è in programma la proiezione del film “Thirteen” (nella foto) di Catherine Hardwicke e a seguire il dibattito con Chiara Cominacini in Bulgarini, psicoterapeuta di Brescia.Il 22 novembre, invece, ci sono le proiezioni dei film “Il corpo delle donne” di Lorella Zanardo; segue il

dibattito con ChiaraCominacini. Il 25 novembre, infine, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, c’è un dibattito con Cesare Bonamartini, giudice del Tribunale di Brescia, Chiara Cominacini, Giampietro Rossi (psicoterapeuta di Lumezzane) e Maria Caccagni, dirigente scolastico Istituto “Bachelet”. Gli incontri si svolgono nella Sala della comunità di San Sebastiano di via Vittorio Veneto 26. L’ingresso è gratuito.

all’edilizia e toccando argomenti di attualità: cambiamenti climatici, il ra-zionale utilizzo delle risorse a nostra disposizione, la sicurezza della forni-tura di energia. Il tutto verrà visto con un occhio di riguardo alla normativa europea, che prevede la costruzio-ne di edifici a consumo zero a parti-re dal 2020; pertanto, a soli otto anni dall’entrata in vigore di tale normativa risulta di estrema attualità fare scelte appropriate già ora da parte di chi in-tende acquistare, costruire un nuovo edificio o ristrutturarne uno esisten-te per conservarne a lungo il valore”. L’appuntamento è per sabato 12 no-vembre al teatro Odeon di Lumezza-ne. Iscrizione al numero 030.8929315.

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CARITASDIOCESANADI BRESCIA

CA MPAGN A DI MICROBENEFICENZ A a cur a di

C O N G R E G A D E L L A C A R I TÀ A P O S T O L I C A e F O N D A Z I O N E O P E R A C A R I TA S S A N M A R T I N O

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i chiamano Comuni di confine. Sono quei paesi che soffrono una situazio-ne di svantaggio di fronte alla “concorrenza sleale”

di quelli trentini, con i quali appun-to confinano, che sono agevolati da uno statuto speciale. Per contare di più si sono riuniti nell’Associazione comuni confinanti, il cui presidente Marco Scalvini, già sindaco di Bago-lino, è da anni impegnato a ridurre il divario infrastrutturale con le provin-ce autonome, anche attraverso gesti eclatanti, come il referendum per la-sciare la Lombardia e passare in Tren-tino, minacciato a Bagolino nel 2005 e svoltosi con plebiscito favorevole a Magasa e Valvestino nel 2008, o co-me la protesta dei sindaci ad Arcore del 2010 e il lancio di palloncini neri a Breno di quest’anno. E qualcosa si è ottenuto. Nel 2008, con il cosiddet-to “Fondo Lanzillotta”, sono arrivati 25 milioni di euro (e se ne attendo-no altri 90 per l’esercizio 2009) che

ni confinanti di Lombardia e Veneto e i criteri per la valutazione e l’ap-provazione dei progetti da finanziare vengono stabiliti dall’Odi, organismo di indirizzo appositamente creato a livello centrale. E qui cominciano le dispute, in quanto i Comuni di confi-ne hanno chiesto che, tra i criteri per la distribuzione delle risorse, venga inserito quello di solidarietà in modo che tutti abbiano un uguale plafond di risorse. “Un criterio già sperimentato con successo – spiega Nicola Adria-no, segretario di AssComiConf – con i ‘Fondi Lanzillotta’. Se passa il crite-rio dell’Odi il rischio è che vengano finanziati progetti che con la qualità della vita nei paesi di confine hanno poco a che vedere e che un solo Co-mune si porti via una gran fetta di contributi a discapito degli altri. I fon-di devono servire per le spese urgenti e per i servizi che mancano. Questo è lo scopo per cui vengono erogati, non altro. Rivendichiamo il diritto dei sindaci di scegliere le priorità nella

sono stati equamente distribuiti fra i Comuni per far fronte a specifiche necessità. Quest’anno, con il “Fondo Brancher” i milioni messi a disposi-zione sono addirittura 80, 40 nella disponibilità della Provincia autono-ma di Trento e altrettanti di quella di Bolzano. In realtà i soldi in cassa so-no il doppio, ovvero 160 milioni, dal momento che le risorse del 2010 non sono ancora state distribuite. La legge stabilisce che questi fondi siano usati per il finanziamento di progetti desti-nati alla valorizzazione, allo sviluppo economico e sociale, all’integrazione e alla coesione dei territori dei Comu-

Con i 2.500 metri inaugurati a Salò le piste ciclabili della nostra provincia portano a quasi 300 i chilometri a disposizione degli appassionati delle due ruote, che possono godere delle bellezze del paesaggio, pedalando all’aria aperta, in totale sicurezza. Il nuovo tratto di ciclabile che, dalla frazione di Villa, percorre la strada panoramica che passa per le Zette e giunge in Valtenesi, è stato intitolato a Ugo Gagliardi, anestesista e rianimatore all’ospedale di Salò e cofondatore della locale sezione

Avis. L’opera, costata 410mila euro, è il risultato di un protocollo d’intesa sottoscritto nel dicembre 2007 dalla Comunità montana Parco alto Garda bresciano e dal Comune di Salò: la prima, ha finanziato il progetto con una cifra di 250mila euro, l’ente locale si è impegnato per la parte residua, curandone anche la progettazione, l’appalto e la realizzazione. “Questo tratto di ciclabile – ha ricordato Silvia Razzi (nella foto), assessore provinciale a turismo e cultura – rappresenta

un traguardo per il comparto turistico del Garda e interesserà i tanti appassionati di biking che arrivano dal Nord Europa tramite l’alto lago”. Da Puegnago parte il tratto di ciclabile “Valtenesi” fruibile dal 2007 che si snoda per 15 km e che, dopo aver attraversato i comuni di Polpenazze, Soiano e Padenghe, giunge a Lonato. Seguendo il saliscendi delle dolci colline moreniche potremo godere di fantastiche vedute, dall’alto, del lago. Un paesaggio incredibile che si

assapora con il ritmo scandito dalle pedalate. Si snoda tra ulivi, vigneti, castelli, chiese e torri, che potremo ammirare in tutto il suo splendore. Cresce dunque la rete ciclabile gardesana. E nelle intenzioni del piano integrato d’area denominato “Il Garda bresciano: uno sguardo dalle mura antiche alle oasi naturali” queste reti di percorsi dovrebbero condurre fino al confine, da un lato, con la provincia di Mantova e dall’altro, nell’alto Garda, con quella di Trento. (v.b.)

L’impiego dei volontari, in diversi ambiti della vita quotidiana, è sem-pre più indispensabile. Per operare correttamente sul campo, oltre alla preparazione tecnica, è necessaria, oggi, anche quella normativa, per sa-persi districare tra meandri giuridici e amministrativi. A “dare una mano” questa volta ai volontari, scendono in campo lo Sportello territoriale Di-stretto 11 del Centro servizi volonta-riato e il Gruppo volontari del Garda che nella sede di via Fermi a Salò han-no programmato un “per-corso forma-tivo” di quattro “lezioni-laboratorio” studiate per chi si occupa di no pro-fit e per chiunque fosse interessato ad approfondire il tema. Quattro appun-tamenti, a partire dal 22 novembre, dalle 20.30 alle 22.30, a partecipazione gratuita. Nel primo, “Costituire l’iden-

tità dell’associazione”, si presentano le forme giuridiche associative e i lo-ro aspetti interdisciplinari. Martedì 29 il tema è “Gestire l’associazione: am-ministrazione, adempimenti, assicu-razioni, convenzioni” e all’ordine del giorno ci sono tenuta dei libri sociali e scadenze annuali. Martedì 6 dicem-bre è la volta di “Assicurare i volontari e il rapporto con i vari enti pubblici” che illustra la normativa di riferimen-to per la stesura di una convenzione e i criteri per valutare l’opportunità di una convenzione. Chiude, martedì 20, “Orientarsi tra bandi di finanziamento e attività di raccolta fondi” che intro-duce alle procedure per l’attivazione di raccolte-fondi, agli adempimenti per l’iscrizione e la rendicontazione delle risorse derivanti dal 5xmille. Per info, 0365.43633.

destinazione dei fondi, rigettando il gioco dei punteggi e delle graduato-rie decise da chi non vive il territorio”. Nell’attesa Bagolino può contare su un altro sostegno. La Fondazione del-la Comunità bresciana ha selezionato fra i progetti finanziabili quello invia-to dall’Associazione culturale “Legno e Identità” dal titolo “I saperi artigiani alla scuola primaria”. Il progetto è ri-volto agli scolari della scuola secon-daria di primo grado e prevede una serie di incontri con artigiani.

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on una discarica per rifiu-ti, ma un innovativo Po-lo avanzato dell’energia. È questa la nobile ipote-si maturata ed espressa

nella conferenza stampa di merco-ledì 9 novembre sull’annosa questio-ne inerente gli oltre 315 mq dell’area “Bosco Stella” interessata dai Co-muni di Castegnato (dove si trova il 97% dell’area), Paderno (3%) e i con-finanti Passirano e Ospitaletto, coin-volti per motivi viabilistici. La richie-sta della discarica era stata avanzata nel 2006 da Asm, ora Aprica Spa del Gruppo A2A, nell’intento di creare un impianto dalla capacità di smalti-mento pari a circa 4 milioni di mc. Gli scavi partirono, ma nel 2007 vennero fermati, mentre nel 2009 fu richiesto di riprendere. All’interno dei quattro Comuni coinvolti si costituirono sin-goli comitati uniti dal no alla propo-sta: ragioni che la Provincia condivise il 28 gennaio 2011. Seguì la riunione del 28 febbraio 2011 in cui i Comuni non solo ribadirono la propria con-trarietà alla richiesta di realizzare la discarica, ma s’impegnarono anche “a dare corso a Varianti urbanistiche atte a evitare l’uso delle cave esistenti

come discarica, individuandone una precisa destinazione ad attività pro-duttiva, sportiva e ambientale”. “Ca-stegnato è una zona già piena di ca-ve e discariche (circa 15) ed è ora di porre un freno e interrompere quella visione che dove c’è un buco lì possa starci una discarica – ha spiegato il sindaco Giuseppe Orizio –. La nostra scelta è di conferire all’area Bosco Stella una mission legata alla pro-duzione d’energia e alla sostenibilità ambientale”. Il progetto - affidato allo Studio Cantarelli&Partners - prevede da un lato l’istallazione d’impianti per la produzione dell’energia elettrica attraverso l’uso di sistemi fotovol-taici posizionati su supporti ancorati al fondo dello scavo esistente, nella concezione che le strutture a soste-gno dei pannelli possano configurar-si come delle serre con coperture de-dicate alla produzione fotovoltaica e

posizionate in modo da consentire un irraggiamento per coltivazioni sotto-stanti. Dall’altro un sistema di coge-nerazione, la cui componente termica verrà dedicata al riscaldamento delle serre stesse, che potrà impiegare an-che combustibili ottenuti da impianti a biogas, da sistemi di trattamento del rifiuto o da impianti di compostaggio delle biomasse vegetali. L’ipotesi po-trà essere sviluppata attraverso l’im-piego di impianti per la produzione di energia geotermica, che sfrutta la presenza di acqua calda in profondi-tà, oltre che favorita dal collegamento alle linee Terna già in essere. “Un’ul-teriore evoluzione del Polo multifun-zionale – ha aggiunto il sindaco Orizio – potrebbe interessare l’attivazione di un Centro servizi con spazi dedicati dove sviluppare la ricerca tecnico-scientifica e la sperimentazione in campo energetico”.

La comunità parrocchiale di Ospita-letto si appresta a far memoria del giorno in cui si “diede principio a dir messa in chiesa nuova”: correva il giorno 19 novembre 1711. Per l’occa-sione la parrocchia di San Giacomo Maggiore, con il patrocinio dell’Am-ministrazione comunale, ha pensa-to di proporre alla comunità un pro-gramma di eventi e riflessioni che si estenderanno nell’arco di tutto l’anno, con al centro il tema della “comunità”. Lo slogan che accompagnerà questi mesi è “pietre vive per una comunità viva”. Le numerose proposte saran-no collocate in tre diversi momenti dell’anno. Le iniziative prenderanno avvio con una conferenza che si terrà giovedì 17 novembre presso il teatro Agorà nella quale verranno affronta-ti il tema dell’evoluzione istituziona-le della parrocchia e l’edilizia sacra del Settecento. Introdurrà la confe-renza Gabriele Archetti, docente di storia medievale presso l’Università cattolica, interverranno poi Matteo Savoldi, che si è occupato del riordi-no e dell’inventariazione dell’archi-vio parrocchiale e Giuseppe Merlo, archivista di Stato e storico dell’arte. Sabato 19 novembre alle ore 18.30 una Santa Messa solenne presieduta dal parroco don Renato Musatti farà memoria del giorno in cui 300 anni fa la comunità cominciava a svolgere le funzioni religiose nella nuova chiesa parrocchiale e in seguito verrà inau-gurata una mostra presso la Sala con-siliare nella quale si esporranno alcu-ni documenti sulla costruzione della chiesa, fotografie e materiale relativi

ai restauri passati. Per i giovanissimi dai 16 ai 19 anni si è proposto un pro-getto dal nome “Raccontiamoci la no-stra storia”: è un itinerario che preve-de una serie di incontri formativi per poter preparare gli interessati a svol-gere alcune visite guidate nei mesi di maggio/giugno 2012, periodo in cui si prevede siano terminati i lavori di restauro degli affreschi dell’interno della chiesa parrocchiale.

A metà tra la tradizionale sagra paesana e i più articolati mercatini di Natale. Sarà per il periodo o per l’impostazione, sta di fatto che l’attesa Festa patronale di Coccaglio, dedicata ai Santi Maurizio e Giacinto e promossa dall’Amministrazione comunale in sinergia con parrocchia, quartieri, enti e gruppi locali, si connota come un lieto preludio al festoso e “luccicoso” periodo dell’Avvento che s’aprirà il 27 novembre. Con giusto una

settimana d’anticipo infatti, per l’intera domenica 20 novembre, piazza, piazzette e viuzze del borgo franciacortino, si orneranno e si animeranno di musiche, curiosità e leccornie al punto da richiamare la partecipazione. L’apertura dei mercatini sparpagliati un po’ ovunque – nella centrale piazza Luca Marenzio e lungo i caratteristici vicoli nei pressi dell’area Castello - è prevista attorno alle 10, accompagnata dall’esibizione del Civico corpo bandistico di

Coccaglio, e seguita alle 11 da “Aperitivo in piazza” offerto presso lo stand dell’Associazione Amici della montagna. Nel pomeriggio alle 14 l’animazione riprenderà con lo spettacolo musicale a cura del gruppo “Noter de la Al Camonega” e l’intrattenimento di divertenti giocolieri in piazza per i ragazzi; alle 16 nell’auditorium San Giovanni Battista in Castello andrà in scena uno show dedicato ai più piccoli, mentre alle 16.30 nella Casa Albergo Mazzocchi sarà

proposto uno spettacolo per ospiti e simpatizzanti. Resteranno in funzione la giostra per i bambini e il toro meccanico per i ragazzi, mentre adulti e famiglie potranno snodarsi lungo il colorato serpentone di stand e bancarelle: vetrine a cielo aperto dedicate a oggettistica, artigianato, antiquariato, hobbistica e collezionismo, senza trascurare i gusti e i sapori nostrani, grazie all’esposizione dedicata alle genuine tipicità del territorio locale e della Valle Camonica. (a.s.)

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ª

utta l’Italia si è mossa per dare un segno tan-gibile di generosità al-le popolazioni alluvio-nate in Liguria. Anche

Brescia, forte della sua vocazione alla solidarietà, ha rimboccato le maniche e ha fatto la sua parte. In-sieme al nucleo di Protezione civi-le partito da Brescia per Borghetto di Vara, in provincia di La Spezia, uno dei centri più colpiti dall’allu-vione che il 26 ottobre ha devasta-to la Liguria e la Lunigiana c’erano sei alpini palazzolesi: Mario Simo-ni, Bruno Facchi, Attilio Armanel-li, Roberto Marchetti, Stelio Zen-drini, Giovanni Raccagni allertati venerdì 28 ottobre e partiti lunedì 31 ottobre alle ore 5.La partenza è stata coordinata da-gli uffici dell’Assessorato alla Pro-tezione civile della Provincia di Brescia su richiesta del personale operante nella Val di Vara, dove è stato allestito il Centro operativo misto (Com) cui hanno fatto capo i volontari bresciani, ai quali è sta-ta chiesta principalmente la dispo-nibilità di mezzi per la rimozione delle tonnellate di fango e detriti che hanno invaso l’intero abitato. A Borghetto di Vara sono stati im-pegnati 40 volontari bresciani: 20 che fanno capo alla Protezione civile della Provincia e 20 invece

sono alpini di Palazzolo e Brescia che hanno operato con l’ausilio di numerosi escavatori Bobcat (pic-coli e adatti ad operare in spazi angusti), autocisterne per l’acqua potabile, camion e furgoni.La delicatezza dell’opera cui sono chiamati i volontari bresciani è

A parte alcune intemperanze verba-li, è stata una serata di bravura quel-la che ha visto ospite e protagonista Moni Ovadia a Palazzolo il 3 novem-bre presso l’auditorium S. Fedele, come primo invitato dalla Biblioteca civica per la rassegna “Serate d’Au-tore”. Il tema era “Uno scoppio di ri-sa” una riflessione dell’attore regista sull’umorismo ebraico, in pratica la presentazione molto vivace e diver-tente del suo libro “L’ebreo che ride”, edito da Einaudi. Con la saggezza di un vecchio maestro ebraico, anche se agnostico, e con l’arguzia di un fi-ne affabulatore, di un vero uomo di teatro – si è definito un “ciarlatano” come Shakespeare – ha introdotto l’incontro citando le due annuncia-zioni dell’Arcangelo, quella cristia-na a Maria e quella ebraica a Sara, moglie di Abramo per dire che giu-stamente i cattolici ne hanno fatto

il punto centrale dell’Incarnazione, mentre lo scenario di quella ebrai-ca è diverso, caratterizzato da uno scoppio di risa. Il nome di Isacco in ebraico vuole dire “ridere”. In sin-tonia con questa linea si è costruito l’umorismo ebraico che è sì fatto an-che di storielle molto gustose e sa-gaci, che però poco o nulla hanno a che fare con la comicità tanto di mo-da anche oggi. Il suo scopo è quello di esiliare l’arroganza delle certezze, consapevoli della nostra precarietà; da qui una forma mentis anti-idola-trica, che vinca l’ignoranza, i pregiu-dizi e, in ultima analisi, la violenza di chi vuole imporre agli altri le proprie convinzioni. E giù a intercalare dot-te riflessioni con molte storielle che hanno reso famoso Moni Ovadia non solo a livello nazionale. Anche il fuori onda a microfoni spenti, è stato inte-ressante perché l’autore de “L’ebreo

che ride” ha illustrato alla cerchia ri-stretta di persone che gli si è formata incontro alcune sue opinioni, com-presa una, seppur breve, vera e pro-pria esegesi biblica dal punto di vista ebraico su numerose questioni, come la sua convinzione sulle cattive e di-storte traduzioni della Bibbia nella nostra lingua facendo l’esempio del famoso proverbio “occhio per occhio dente per dente”, sulla gravità della situazione medio-orientale, l’impor-tanza della figura femminile di Ma-ria. Il prossimo incontro è giovedì 24 novembre alle ore 21 sempre presso l’auditorium S. Fedele con Marcello Veneziani che presenterà il suo libro “Vivere non basta. Lettere a Seneca sulla felicità”, edito da Mondadori. Seguirà giovedì 1° dicembre presso la Sala conferenze della Biblioteca civica un incontro con Michele Ven-turini sulla vita di Grace Kelly.

Sulla scottante questione della cava sita nel Comune di Telgate, in provincia di Bergamo ma confinante con Palazzolo, che dovrebbe diventare una discarica a cielo aperto, oltre a varie prese di posizione di gruppi politici, dell’apposito comitato “No alla discarica di Telgate” nato dall’aggregazione spontanea di residenti dei tre paesi coinvolti (Telgate, Palosco, Palazzolo), c’è stata una presa di posizione pubblica da parte

dell’Amministrazione comunale. L’Amministrazione ribadisce la forte contrarietà del Comune di Palazzolo sul progetto di recupero dell’ambito estrattivo ATEg39 previsto a Telgate mediante l’allestimento di una discarica di rifiuti inerti a poca distanza dal torrente Rillo e dai pozzi di Palosco sulla tangenziale di Mura. Una partita che rimane aperta dal cui esito possono derivare anche serie conseguenze per la vicinanza delle falde e delle aree agricole.

L’Associazione diabetici di Brescia, tramite Il Gruppo volontari diabetici e il Centro diabetologico di Palazzolo, con il patrocinio del Comune e degli Assessorati alla Cultura e al Commercio, celebreranno domenica 13 novembre la 7ª Giornata mondiale del diabete. L’iniziativa servirà a sensibilizzare i cittadini sulle problematiche di questa malattia insidiosa che interessa settori sempre più vasti della popolazione. Coloro

che lo desiderano potranno sottoporsi volontariamente e gratuitamente alla valutazione del rischio diabetologico dalle 8 alle 13 presso il Palazzo comunale cittadino in via XX Settembre. Lo screening verrà eseguito da personale infermieristico specializzato, coordinato dalla dott.ssa Marialuisa Belotti, Responsabile dell’Ambulatorio di diabetologia del Presidio ospedaliero di Palazzolo sull’Oglio.

attestata dal fatto che Borghetto è uno dei centri più colpiti dalla devastante alluvione e dove il 26 ottobre è stato anche rinvenuto il corpo di un 85enne del luogo tra-scinato via dalla furia dell’acqua assieme alla figlia. Tra i compiti assegnati ai volontari bresciani c’è lo sgombero di strade e piazze dal fango: agli alpini pa-lazzolesi, è stato affidato il compi-to di pulire una zona adiacente ad un canale che ostruiva la viabilità e che aveva inondato, isolandoli, fabbricati civili e industriali non-ché quella intorno all’Autostra-da Azzurra, a nord dell’abitato, lo svincolo e il ponte.

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Significativa presenza agli Spedali Civili: giovedì 10 novembre alle ore 14 in aula Montini Davide Schiffer, professore emerito di Neurologia dell’Università di Torino, tiene una lettura magistrale sul tema “Glioma stem cells”. L’incontro, oltre a proporre la lezione magistrale di uno dei pionieri della neuro-oncologia italiana, vuole essere l’occasione per presentare il gruppo neuro-oncologico, attivo presso l’Azienda Spedali civili con

la finalità di garantire ai malati affetti da patologie oncologiche del sistema nervoso centrale un percorso diagnostico e terapeutico integrato. A tal fine il gruppo ha stabilito modalità organizzative adeguate per garantire un approccio multidisciplinare lungo tutto il percorso clinico del malato, inclusi i controlli periodici dopo la fine del trattamento integrato. L’attività del Gruppo si sta rapidamente sviluppando con

l’introduzione progressiva delle più importanti fra le novità in ambito diagnostico e terapeutico che si sono rese disponibili nel corso del tempo all’interno delle singole discipline. Davide Schiffer piemontese di famiglia ebraica, ha conosciuto la durezza delle leggi razziali durante il periodo fascista. È stato ed è uno dei padri della neuropatologia in Europa e nel mondo. Ha pubblicato più di 350 lavori scientifici sulle più prestigiose riviste internazionali.

on coinvolge soltanto la 3ª Chirurgia la collabora-zione tra gli Spedali civi-li di Brescia e il presidio di Gardone Val Trompia,

bensì tutta l’unità operativa di chirur-gia. Un rapporto che ha cominciato a tessersi lo scorso settembre, quando proprio dal reparto cittadino è arriva-to a dirigere quello gardonese Mauri-zio Ronconi, rilevando il testimone da Giancarlo Cervi, che ha lasciato la direzione di chirurgia generale do-po molti anni di apprezzato servizio presso l’ospedale di Gardone.Il progetto dell’azienda ospedalieraprevede che tra l’équipe del dottor Ronconi e quella di 3ª Chirurgia di-retta dal professor Stefano Maria Giulini (anche preside della Facol-tà di Medicina e chirurgia dell’Uni-versità degli Studi di Brescia) ci sia una stretta collaborazione circa gli interventi chirurgici e le valutazioni cliniche dei vari casi, trasferendo dal presidio cittadino esperienza e pro-fessionalità che possano rafforzare e potenziare le possibilità dell’équipe

gardonese.“Tra le nostre competen-ze – spiega Stefano Maria Giulini – vi è la chirurgia dell’apparato digerente eseguita con tecnica tradizionale o laparoscopica, chirurgia vascolare e d’urgenza, interventi su tumori al fe-gato, all’esofago, al colon, al retto, alle vie biliari, trapianti di rene; inoltre, ci muoviamo di concerto con discipline come medicina, radiologia, oncologia e proprio con l’università siamo con-venzionati per le cattedre di Clinica chirurgica, Chirurgia d’emergenza, Chirurgia vascolare, oltre che per la scuola di specializzazione in Chirur-gia generale. La direzione generale dell’azienda ha dato incarico anche

di istituire un gruppo di lavoro che è stato battezzato ‘Lineo’ ed è rivol-to alle malattie biliari, del fegato, del pancreas con un interesse anche ver-so la radioterapia. Una lunga e vasta esperienza che da questo autunno è a disposizione anche della Chirurgia generale gardonese in un rapporto prevalente ma non esclusivo con la 3ª Chirurgia di Brescia. “Il reparto gardonese – continua il professor Giulini – avrà uno stretto rapporto di collaborazione con noi, potendo con-tare sull’esperienza nella diagnosi del trattamento di patologia correlate a gastroenterologia, malattie vascolari ed epatobiliari, oncologia, oltre alla specializzazione in chirurgia laparo-scopica. L’ospedale di Gardone Val Trompia è molto ben attrezzato e può affrontare tutti gli ambiti patologici, però, alcuni pazienti particolarmente a rischio (per la presenza contempo-ranee di altre malattie che aggravano i rischi in fase di intervento operato-rio e per i quali si prevede una tera-pia intensiva prolungata), possono essere trasferiti a Brescia.

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Il consiglio di amministrazione della Fondazione Guido Berluc-chi Onlus, presieduto da Sandro Paterlini, ha deliberato il lancio del bando per partecipare all’edi-zione 2012 dei Premi alla Ricerca (nella foto i premiati 2010). Inol-tre, è stata fissata al 21 novembre prossimo la data dell’inaugurazio-ne del Centro Pet intestato a Gui-do Berlucchi, presso la Medicina nucleare, e che sarà dotato di una nuova sofistica apparecchiatura che la Fondazione stessa ha do-nato agli Spedali civili di Brescia. Questa elargizione segue di un an-no la consegna di un acceleratore di radioterapia alla Poliambulanza, donato al nuovo Centro speciali-stico di radioterapia, anch’esso intitolato alla memoria di Guido Berlucchi. Il budget stanziato per i Premi 2012 è di 500mila euro.

Anche per questa edizione, come è ormai consuetudine, un ulterio-re finanziamento verrà riservato ai giovani ricercatori, con lo scopo di incoraggiare e porre in risalto studiosi che non abbiano ancora compiuto 40 anni e che si siano particolarmente distinti per aver pubblicato ricerche originali e ri-levanti di argomento libero nel campo dell’oncologia. Le borse di studio per i giovani ricercatori so-no sei, ciascuna del valore di 8000 euro. Il termine per presentare i progetti di ricerca è fissato al 31 dicembre, mentre per la presenta-zione delle pubblicazioni dei gio-vani under 40 c’è tempo fino al 15 dicembre. È possibile avere infor-mazioni e dettagli per le modalità di partecipazione direttamente sul sito Internet della Fondazione all’indiriz-zo www.fondazioneberlucchi.com.

La stipsi è un disturbo molto diffuso in tutti i Paesi industrializzati. Oltre alla incapacità alla evacuazione, il corredo sintomatologico della stipsi è caratterizzato da: digestione lenta, sensazione di ingombro addominale, gonfiore addominale, facile affaticabilità sino al malessere generale e alla irritabilità dell’umore.È importante che il malato e il medico non trascurino questo sintomo perché in alcuni casi può

accentuarsi fino a diventare una vera e propria emergenza clinica. Un corretto trattamento della stipsi richiede, innanzitutto, una corretta diagnosi dei meccanismi che l’hanno provocata. Le indagini diagnostiche devono escludere la presenza di malattie del colon, patologie organiche gravi quali diverticolite, stenosi. Generalmente, però, in più del 90% dei pazienti non vi è una causa di base e la stipsi risponde a trattamenti quali idratazione

(assunzione di 1,5-2 litri di acqua al giorno), esercizio fisico, supplementazione progressiva di fibre (20-25 g/die), assunzione di agenti volumizzanti (es. psyllium). In tutti i casi di stipsi funzionale ostinata, un ottimo ausilio terapeutico è costituito dall’idrocolonterapia (da effettuarsi presso una struttura sanitaria o studio medico) e dal dispositivo lotus domestico, da utilizzare in alternativa al semplice clistere. Il dispositivo è

fornito con una pratica valigetta che ne consente un trasporto agevole e può pertanto essere utilizzato anche da persone con alvo abitualmente regolare in tutte quelle situazioni (es. viaggi) in cui, per stress o variazioni forzate delle proprie abitudini alimentari e di stile di vita, si può incorrere in problemi di stipsi temporanea. Per ulteriori informazioni: Wlife srl, via Brescia 41m/n, 25065 Lumezzane (tel. 0039-030-5785026).

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[In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Un uomo, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.] Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. [Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. (...)”.

Una signora si avvicina e vuole rac-contarmi di una sua preghiera di cui non è molto convinta. Suo figlio non riesce a superare un esame univer-sitario. Studia, ma ormai la paura, l’emozione e una certa tensione tra lui e il docente, rendono l’impresa sempre più ardua. La madre inizia una novena al Sacro Cuore di Ge-sù tra lacrime e promesse. Arriva l’ennesimo tentativo, ma l’esame va male. La madre torna in chiesa, si reca davanti alla cappella del Sacro Cuore e arrabbiata in dialetto “sgri-da” Gesù: “Tu non fai quello che ti chiedo, ma adesso io vado da tua Madre e le dico che non mi ascolti”. Si sposta di qualche passo e davanti alla Cappella dell’Immacolata sfoga tutto il suo dolore e la sua rabbia.

frutto dei talenti è del padrone, non del servo. Così è incomprensibile nella logica di Gesù pensare ai talen-ti come a mezzi da sfruttare per se stessi. È proprio un altro discorso. È una logica che non accetta mai – quella di Gesù – il concetto del fare per se stessi. C’è sempre la prospet-tiva del sapere da dove si viene e per chi si fa ogni cosa. Così i talenti sono di Dio e il loro sfruttamento è per “il tutto”. Così la diversa misura ha senso perché legata a quanto cia-scuno, con le sue personali possibi-lità, può fare per “il tutto”. Altrimen-ti è giusta l’indignazione davanti alla differenza dei talenti distribuiti. Ma questa è la logica umana che ritie-ne discriminato chi ha meno (anche se poi la stessa logica è impregnata di egoismo e sopraffazione) perché ha meno possibilità per affermarsi e per fare. E chi ha poco deve ras-segnarsi a quel poco, a scavare la buca per nascondere il suo talento.Proprio così: il terzo, quello che ha ricevuto un solo talento è l’immagi-ne della logica umana: disperato nel-

la sua pochezza non può che sedersi e accettare il destino. Non c’è molla che lo faccia scattare, non ideale. Non potrà mai affermarsi, quindi: perché lavorare? Ma in questo mo-do il suo poco diventa nulla e quel “tutto” per il quale il padrone aveva affidato ai suoi servi il suo denaro mancherà di qualcosa. Certo. L’idea della resa dei conti non è un pensie-ro simpatico. Ma ancor meno simpa-tica è la prospettiva del non aver fu-turo, non aver speranza e chiudersi nella pochezza di sé, guardando ai più fortunati che hanno più talenti e possono emergere. Tutto per se stessi. Chiuso nella buca del terreno nella quale si deve mettere il poco avuto. Che è sempre poco quando la logica è quella di volere e l’invidia verso chi si crede abbia ricevuto di più. Ma siamo servi e non dovrem-mo dimenticarlo; con la responsa-bilità, ma anche con la serenità di fare quel che facciamo per chi ce lo ha dato, per quel tutto del quale non capiamo ancora i contorni ma che ci è stato affidato. Con amore.

piatti della bilancia. È lo spec-chio della realtà, anche se for-se non ci piace molto: qualcu-no ha ricevuto di più e qualcu-no di meno. Ma, diversamente

da quello che interessa a noi riguar-do ai talenti ricevuti, a Gesù interes-sa la risposta, il risultato. Il nostro obiettivo è puntato sulle capacità e sullo sfruttamento di queste. Ma so-lo per noi, per far vedere chi siamo e cosa siamo capaci di fare. Il talento, quindi, è il modo per “riuscire”, per andare fuori dalla massa, imporsi, essere riconosciuti. Il talento, in al-tre parole, è cosa nostra; certo rice-vuto da qualche parte, dalla natura, o addirittura innato, ma sempre ro-ba nostra, da gestire e sempre a no-stro vantaggio. Il discorso di Gesù invece indica chiaramente da dove vengono i ta-lenti e per che cosa servono. Fino alla fine della parabola il servo è ser-vo; non diventa padrone e non agi-sce da padrone. Il servo sa di aver ri-cevuto e sa anche che dovrà rendere conto. A un altro, non a se stesso. Il

Poche settimane dopo l’esame è su-perato. La donna ringrazia Maria e poi si reca davanti alla Cappella del Sacro Cuore e chiede scusa a Ge-sù per il suo comportamento, ma “tu non mi ascoltavi e io l’ho detto a tua Madre”. Quello che colpisce in questa breve storia è l’umiltà e l’audacia di questa donna: prima si affida a Gesù, poi lo sfida, e poi torna a chiedere perdono: è consa-pevole di aver superato la misura, ma come madre preoccupata non le riusciva di fare altro. Anche la Madre di Gesù a Cana ha avuto un atteggiamento audace nei confron-ti del Figlio. Maria a volte la sentia-mo più vicina di Gesù, non penso sia una lacuna o un errore teolo-gico, ma un fatto naturale: la con-

seguenza di quell’affidamento che Gesù ha fatto sulla croce dicendo: “Donna, ecco tuo figlio, figlio, ecco tua Madre”. Noi sappiamo che ogni nostra preghiera “passa” attraverso Gesù. Preghiamo e Gesù raccoglie le nostre invocazioni e le consegna al Padre tramite la sua incessante ed eterna preghiera. Maria non è un’altra via, non è una scorciatoia e nemmeno una strada secondaria. Lei consegna al Figlio le preghiere che le rivolgiamo, consapevole che la sua è una prerogativa della Gra-zia e non un merito. Alla scuola di preghiera siamo tutti discepoli e a volte impariamo gli uni dagli altri. La preghiera nasce dalla fede e un cuore che trabocca di fede ci inse-gna sempre come pregare.

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a vera giovinezza risiede e fiorisce in chi non si chiude alla vita. Essa è testimoniata da chi non rifiuta il suo dono – a

volte misterioso e delicato – e da chi si dispone a esserne servitore e non padrone in se stesso e negli altri”. Si apre con queste parole il messaggio del Consiglio episcopa-le permanente per la 34ª Giornata nazionale per la vita, che verrà ce-lebrata il 5 febbraio 2012. Il titolo scelto dai vescovi è “Giovani aperti alla vita”, e proprio sui giovani si sviluppa il messaggio, laddove af-ferma: “Educare i giovani a cercare la vera giovinezza, a compierne i desideri, i sogni, le esigenze in mo-do profondo, è una sfida oggi cen-trale. Se non si educano i giovani al senso e dunque al rispetto e alla valorizzazione della vita, si finisce per impoverire l’esistenza di tutti, si espone alla deriva la convivenza sociale e si facilita l’emarginazione di chi fa più fatica”.Come da tradizione nei messaggi precedenti, anche in quello per la prossima Giornata nazionale i ve-scovi fanno riferimento al tema centrale della difesa della vita dal suo sorgere al suo tramonto natu-rale. Affermano infatti che “l’abor-to e l’eutanasia sono le conseguen-ze estreme e tremende di una men-talità che, svilendo la vita, finisce per farli apparire come il male minore: in realtà, la vita è un be-ne non negoziabile, perché qual-siasi compromesso apre la strada alla prevaricazione su chi è debo-

“L’impegno educativo dell’insegnante di religione nell’esercizio della professionalità docente”. Era il tema del corso nazionale di aggiornamento per Idr “formatori di formatori” in servizio nelle scuole statali di ogni ordine e grado, svoltosi a Montesilvano alla fine di ottobre. Un corso impegnativo che si aggiunge a tanti, tanti altri, organizzati su scala nazionale o locale, in tutta Italia. Proprio questo fatto merita una riflessione. L’insegnamento

della religione cattolica in Italia – e insieme i suoi insegnanti – è in continuo movimento. Dalla revisione neoconcordataria in poi è stato grande lo sforzo soprattutto della Chiesa per garantire una materia scolastica adeguata alle esigenze di tutti gli allievi, una materia capace di tenere il passo delle riforme della scuola italiana. E per andare avanti, senza troppi disorientamenti – pur comprensibili in un tempo di così rapide trasformazioni – l’Irc ha tenuto il

timone fermo, ancorato saldamente al compito educativo scolastico. Tante riflessioni, approfondimenti, corsi di aggiornamento – così anche questo, ultimo, di Montesilvano – hanno esplorato a diversi livelli l’argomento, facendo leva su un altro grande filone: la professionalità docente, la capacità degli Idr di “maneggiare” la propria materia per promuovere educazione, lo sviluppo pieno e complessivo della personalità dell’allievo, come recitano le finalità dell’istituzione

scolastica. Quella stessa scuola che, spinta oggi da istanze socio-culturali di portata europea – come ha ricordato il direttore del Servizio nazionale Irc della Cei, don Vincenzo Annicchiarico – “affina, con sempre maggiore vigore, lo spessore della responsabilità pedagogica, sostenendo il compito educativo come impegno professionale scolastico che si realizza nei percorsi disciplinari, in vista della maturazione di adeguate competenze da parte degli alunni”.

“Crescere insieme per la vita buona – I giovani e la dimensione comuni-taria della vita e della fede”: è questo il tema del 12° Convegno nazionale di pastorale giovanile che si svolge a Roma dal 10 al 13 novembre, su inizia-tiva del Servizio nazionale per la pa-storale giovanile, cui parteciperanno oltre 600 delegati di tutte le diocesi. Ricco il programma dell’incontro che vedrà diversi relatori affrontare temi quali “Individualismo, relazione e vita

comunitaria nella società e nella cul-tura contemporanea”, “Quali scelte per una comunità cristiana che ama i giovani e desidera aiutarli a incon-trare Gesù” e “L’accompagnamento spirituale”. Significativa la presenza di padre Duarte da Cunha, segretario generale del Consiglio delle Conferen-ze episcopali europee, che terrà una comunicazione su “I giovani e la pa-storale giovanile in Europa. “Il Con-vegno intende riflettere e individuare

– spiega al Sir don Nicolò Anselmi, re-sponsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile – quelle priorità che durante questo decennio possono rilanciare l’impegno delle comunità ecclesiali a servizio dell’educazione. È necessario riscoprire la bellezza e la necessità di crescere insieme, di costruire relazioni, di vincere la ten-tazione dell’individualismo e di evita-re il mostro della solitudine che rende impossibile l’incontro con Dio”.

dal mondo giovanile, i vescovi an-notano: “Per educare i giovani alla vita occorrono adulti contenti del dono dell’esistenza, nei quali non prevalga il cinismo, il calcolo o la ricerca del potere, della carriera o del divertimento fine a se stesso”.Insegnare il valore della vita non è – secondo i vescovi – un qualco-sa di semplice o astratto, ma esige coerenza e valori solidi. Scrivono infatti che “molti giovani, in ogni genere di situazione umana e so-ciale, non aspettano altro che un adulto carico di simpatia per la vita che proponga loro senza faci-li moralismi e senza ipocrisie una strada per sperimentare l’affasci-nante avventura della vita”. Si af-ferma che “è una chiamata che la Chiesa sente da sempre e da cui oggi si lascia con forza interpella-re e guidare. Per questo, la rilancia a tutti – adulti, istituzioni e corpi sociali –, perché chi ama la vita av-verta la propria responsabilità ver-so il futuro. Molte e ammirevoli so-no le iniziative in difesa della vita, promosse da singoli, associazioni e movimenti – annotano i vescovi –. È un servizio spesso silenzioso e discreto, che però può ottenere risultati prodigiosi. È un esempio dell’Italia migliore, pronta ad aiu-tare chiunque versa in difficoltà”. In conclusione il Messaggio ricor-da che “chi ama la vita non nega le difficoltà: si impegna, piutto-sto, a educare i giovani a scoprire che cosa rende più aperti al ma-nifestarsi del suo senso, a quella trascendenza a cui tutti anelano”.

le e indifeso”. Le gravi situazioni di tensione e crisi sociale ed eco-nomica che si registrano in questi ultimi tempi sono considerate dai vescovi che indicano alcuni aspetti particolari: “In questi anni – scri-vono nel Messaggio – non solo gli indici demografici ma anche ripe-tute drammatiche notizie sul rifiu-to di vivere da parte di tanti ragazzi hanno angustiato l’animo di quan-ti provano rispetto e ammirazione per il dono dell’esistenza”. “Sono molte le situazioni e i problemi so-ciali a causa dei quali questo do-no è vilipeso, avvilito, caricato di fardelli spesso duri da sopportare. Educare i giovani alla vita – pro-seguono – significa offrire esempi,

testimonianze e cultura che diano sostegno al desiderio di impegno che in tanti di loro si accende ap-pena trovano adulti disposti a con-dividerlo”. Quale risposta al biso-gno di esempi e di senso che sale

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entre il compleanno riguarda la nascita degli uomini, gli anni-versari si riferiscono a eventi o accadimen-

ti. L’Oftal (Opera federativa per il trasporto degli ammalati a Lourdes ), che nella nostra diocesi è presente da ben 48 anni, celebra due signifi-cativi anniversari: il 100° del primo pellegrinaggio e l’80° di fondazione dell’Associazione. Quando, nel 1911, don Alessandro Rastelli, prete ver-cellese, decise di recarsi alla grotta di Massabielle a ringraziare la Vergi-ne Immacolata per essere scampato a un incidente ferroviario che avreb-be potuto avere conseguenze morta-li, certamente non poteva immagina-re che nei 100 anni successivi molti l’ avrebbero seguito. Quando poi si mosse con gli ammalati da subito si unirono a lui volontari, medici e infermieri. “Noi – racconta il neo-assistente generale Piero Bonetta – ringraziamo la divina Provvidenza e l’assistenza amorevole di Maria, e sinceramente gustiamo la bellezza, di una lunga e avventurosa storia. Lascio alla vostra immaginazione comprendere il movimento affetti-vo ed emotivo, fisico e psicologico, organizzativo e altro ancora, che è stato investito lungo il corso dei 100 anni. Oggi l’Oftal è apprezzata, come altre realtà similari, e assai vivace”. Tra le tante iniziative in calendario

alle iniziative di sostegno e confor-to ai fratelli nella prova. A Brescia la lampada è arrivata lunedì 7 no-vembre al Santuario cittadino delle Grazie accolta da mons. Gianfranco Mascher, il quale ha poi presiedu-to la Messa. Il giorno successivo la lampada è partita per la parrocchia di Bassano Bresciano dove alle ore 20 sono stati ricordati i volontari defunti sia dell’Associazione come di quelli che hanno collaborato, nel tempo, alle iniziative parrocchiali. Riportata alle Grazie il giorno suc-cessivo vi rimarrà fino a sabato 12 quando alle ore 18.30 raggiungerà la

per sottolineare l’evento le Dioce-si, in cui è presente l’Associazione, si riuniranno a turno intorno a una lampada per essere in comunione tra loro e portare una luce di spe-ranza per chi soffre e chi collabora

Si svolge nel mese di novembre la prima tappa zonale dell’itinerario di spiritualità per giovani. Il tema dell’anno, “La Vita: una Buona Noti-zia” verrà presentato con il riferimen-to evangelico “perché sia salvata e viva” (Mc 5,21-43). L’appuntamento è previsto nella seconda settimana del mese, nel giorno scelto in ogni zona. Per i giovani della città, la meditazio-ne sarà offerta dal vescovo Luciano presso la Basilica di Santa Maria del-

le Grazie venerdì 11 novembre 2011 alle ore 20.30.Percorso vocazionale Sichar - Ini-zia domenica 13 novembre, dalle 9 al-le 17, il percorso “Sì, per tutta la Vita”, proposto al gruppo vocazionale dio-cesano “Sichar”, nato per le giovani e i giovani dai 18 anni che sono aperti al discernimento di tutte le vocazioni (vita matrimoniale, consacrata, mis-sionaria, diaconale, presbiterale). L’incontro si svolgerà presso la nuova

sede del Seminario diocesano in via Razziche n. 4,. il tema della giornata è “Fragilità riconosciuta: per salva-re ciò che era perduto” (Lc 19, 1-10). Percorso vocazionale Emmaus - Giunge alla seconda tappa “Pane e Parola di Vita”, l’itinerario annuale di discernimento vocazionale proposto al gruppo diocesano “Emmaus” com-posto da giovani maggiorenni che non escludono per la loro vita la vo-cazione sacerdotale. Appuntamento

presso il Seminario diocesano di via Razziche n. 4, domenica 27 novem-bre, dal pranzo alle 12.30 fino alle 18, meditando il tema “Il Pane quotidia-no” (Mt 6,5-15).Settimana vocazionale - Nella set-timana concordata con ogni zona pa-storale, la proposta dell’anno “Signo-re, da chi andremo?” (Gv 6,68), sarà vissuta a livello parrocchiale, attra-verso l’adorazione eucaristica con l’alternanza delle vocazioni e a livel-

lo zonale con la possibilità di incontri e testimonianze vocazionali a partire dagli ambiti di lavoro e festa, fragilità, tradizione, cittadinanza, vita affettiva, riprendendo l’esperienza del 25° Con-gresso eucaristico nazionale. In que-sto mese: dal 7 al 13 novembre (zona Suburbana I - Concesio); dal 14 al 20 novembre (zona Brescia Centro); dal 21 al 27 novembre (zona Val Gobbia); dal 28 novembre al 4 dicembre (zona Morenica del Garda).

Basilica di Bagnolo Mella dove don Maurizio Funazzi, direttore dell’Uf-ficio della salute, presiederà la Con-celebrazione. Il giorno successivo la lampada rientrerà a Brescia dopo la Messa delle ore 10 celebrata da mons. Severino Chiari, parroco di Bagnolo Mella. Sabato 19 alle ore 18.30 sarà la chiesa parrocchiale di Isorella a custodire la lampada e lì, ad accoglierla, ci raggiungerà, mons. Paolo Angelino, presidente generale dell’Oftal, mentre alle 18.30 di dome-nica 20 toccherà a don Piero Bonet-ta riportarla alle Grazie dopo aver concelebrato l’eucaristia.

Nel 2011-12 sono in programma tre pellegrinaggi che saranno presieduti dal vescovo Luciano. I pellegrinaggi di un giorno, fortemente voluti dal Vescovo, sono stati pensati per iniziare insieme l’Avvento e la Quaresima con la celebrazione penitenziale, confessioni ed eucaristia: al Santuario della Madonna della Guardia a Tortona (nella foto)il 3 dicembre 2011 e al Santuario della Beata Vergine del Rosario a Fontanellato il 25 febbraio

2012. Il pellegrinaggio di Tortona prevede la partecipazione alla celebrazione penitenziale e all’eucaristia presieduta dal vescovo Luciano. C’è, inoltre, tempo a disposizione per la visita del santuario dedicato alla Vergine, santuario che custodisce le spoglie di San Luigi Orione. Nel pomeriggio il rientro con la sosta a Piacenza per la visita della cattedrale. La quota di partecipazione è di 50 euro.Informazioni e prenotazioni

presso la Brevivet: telefono 0302895311. Il terzo pellegrinaggio è per i sacerdoti. Dopo l’esperienza di Ars e di Einsiedeln, quest’anno i sacerdoti vivranno le giornate di spiritualità e fraternità, aiutati dalle riflessioni del Vescovo, presso l’abbazia di Lerins sull’isola di St. Honorat. Sarà all’inizio della Quaresima, 5-7 marzo 2012 (dal lunedì al mercoledì per non disturbare le attività pastorali del fine settimana).

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n vademecum per la manutenzione ordi-naria dei beni preziosi presenti nelle nostre comunità attraverso

le indicazioni di don Mario Trebe-schi, Giuseppe Pagani, Elisabetta Boanini, Alberto Casella, Aurelio Albini, Giovanni Gregorelli e Gio-vanna Iacotti. È questo il lavoro prodotto, ad uso e consumo delle parrocchie, da parte dell’Ufficio diocesano per l’arte sacra e i beni culturali ecclesiastici. Di fatto que-sto strumento era stato anticipato

ma anche a tutti i laici una sorta di “prontuario” per le operazioni sem-plici di manutenzione.Si sa le chiese custodiscono un pa-trimonio inestimabile dal punto di vista artistico. Il sussidio diocesa-no vuole essere uno strumento di indirizzo anche pratico.“Per manu-tenzione ordinaria – scrive mons. Federico Pellegrini – si intendono tutte quelle attenzioni ‘quotidiane’ rivolte alle opere artistiche di vario genere perché possano conservare nel più lungo arco di tempo possi-bile la loro fattura e arginarne il na-turale degrado”. Semplici attenzioni che possono de-terminare anche un risparmio eco-nomico non indifferente. “Lo scopo di questo sussidio – continua mons. Pellegrini – è invece quello di essere amico fedele di tutte le quelle per-sone (sacerdoti, sacristi, consiglieri parrocchiali) affinché, consapevoli che un uso corretto, un’adeguata sistemazione, una costante osser-

nel corso del convegno dello scor-so 14 maggio sulla manutenzione dei beni preziosi. L’iniziativa era nata dalla necessi-tà di fornire ai parroci, ai sacristi,

vazione di questi beni, permette ad essi di “sopravvivere” e a noi di es-sere degni dell’eredità ricevuta, di conservare la nostra fisionomia cri-stiana e popolare, e, rendendo glo-ria a Dio, con tali opere preziose, di aprire il nostro cuore per quella af-fascinante manutenzione ordinaria dell’uomo nuovo restaurato dal mi-stero pasquale di Cristo”. Nello specifico il testo affronta il capitolo degli archivi e delle biblio-teche parrocchiali, dei manufatti in pietra e marmo, dei paramenti sa-cri tessili, degli organi, delle opere pittoriche, delle suppellettili sacre in metallo e delle opere lignee po-licrome e dorate. Gli archivi hanno una loro particolarità: mentre gli oggetti di arte o i reperti vari sono destinati a essere guardati e osser-vati, le carte d’archivio servono per essere consultate sia in ordine all’at-tività corrente dell’istituzione che li possiede sia ai fini della riflessione storica. Se si pensa, ad esempio,

Giovedì 10 novembreOre 9 - Brescia -Incontro con gli studenti dell’Istituto Cesare Arici.Ore 20.30 -Castrezzone di Muscoline -S. Messa in occasione dellafesta patronale.

Venerdì 11 novembreOre 6.50 - Brescia -S. Messa pressoil Seminario minore.

Ore 21 - Brescia -Incontro di preghiera con i giovani presso la Basilica delle Grazie.

Sabato 12 novembreOre 9.30 - Brescia -Tavola rotonda sul tema“Famiglie cattolichenella società multiculturale”presso l’auditoriumSan Barnaba.Ore 16.30 - Ponte Zanano - Cresime.

all’entità e alla qualità del patrimo-nio tessile, diventa necessaria una conservazione preventiva. Risulta fondamentale la conoscenza degli ambienti in cui i parati sono custo-diti: l’umidità relativa, la tempera-tura, l’illuminazione, l’aerazione e la pulizia sono variabili importanti. Anche in questo caso va ricordato, ma forse non è necessario, che è be-ne puntare su personale specializ-zato, evitando quindi lavaggi casa-linghi o puliture a tampone per non rischiare di far stingere i tessuti o creare aloni.

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Ore 20.45 - Chiari -Incontro con i cresimandidella zona VIIIpresso l’Istituto San Bernardino.

Domenica 13 novembreOre 11 - Torbole Casaglia -S. Messa per la giornatadel Ringraziamentopresso la chiesa parrocchialedi Casaglia.Ore 16 - Saiano -Cresime e prime comunioni.

Lunedì 14 novembreOre 9.30 - Brescia - Incontro conil clero presso il Seminario maggiore di via delle Razziche.

Martedì 15 novembreOre 18.30 - Brescia - S. Messaper il giovane clero presso il Centro pastorale Paolo VI.

Mercoledì 16 e giovedì 17 novembreVisita ai sacerdoti della zona XXXII del Centro storico.

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i rinnova anche quest’an-no, l’offerta del Centro missionario diocesano, dei corsi di formazione, sul tema della missione

e dei nuovi stili di vita. L’arrivo di un nuovo direttore al Cmd, don Carlo Tartari, ha contribu-ito a dare una ventata di novità alle proposte e ha permesso di attivare collaborazioni con altri uffici di al-tri uffici diocesani che si occupano di giovani.Il corso “Nuovi stili di viaggio”, in collaborazione con gli istituti mis-sionari presenti nella nostra dio-cesi, è rivolto a giovani desiderosi di provare un’esperienza breve in terra di missione.Il percorso formativo si articola in tre fasi, ugualmente importanti, che completano il senso di questo cammino.La preparazione all’esperienza estiva in terra di missione, attra-verso una formazione sulla co-scienza del mondo che ci circon-da e del posto che occupiamo in esso e di come possiamo intera-gire con le persone, i popoli che lo abitano. Il viaggio nel sud del mondo, in un’esperienza di con-

divisione di una fede comune e di uno stile di vita radicalmente di-verso dal nostro. Tutto ciò nell’ottica del ritorno a casa, con incontri di rielaborazio-ne dell’esperienza, consapevoli che si può e si deve cambiare la propria vita e ci si deve impegna-re nel proprio quotidiano.Il corso “Un’altra via, per un nuo-vo stile di vita”, che ha trovato la collaborazione di Acli, Azione cat-tolica e Agesci, affronta temi quali consumare, viaggiare, salvaguar-dare, ed è rivolto principalmente a coloro che non hanno dimesti-chezza con questi temi.Il percorso è rivolto a tutti coloro che sono interessati a conoscere e attuare nuovi stili di vita, come scelta personale quotidiana e co-me esperienza virtuosa nella co-munità e sul territorio, per un’eco-nomia del ben vivere, punto di in-contro tra sobrietà e solidarietà. Si articola in tre moduli distin-ti, che possono essere affrontati anche singolarmente, attraverso relazioni, laboratori, esperienze dirette.“Nuovi stili di animazione missio-naria”, è rivolto a giovani e adulti,

gruppi missionari, interessati a un cammino di formazione missiona-ria, legato ai temi della mondialità. Attraverso lo scambio delle espe-rienze maturate sul territorio, la ri-flessione sui documenti della Chie-sa sulla missione, le dinamiche di conduzione dei gruppi missionari, la preparazione di attività comuni che possano essere stimolo alle nostre comunità. Per il rinnova-mento dei gruppi missionari esi-stenti e la nascita di nuove realtà, ove non ancora presenti.Queste proposte sono completate dal percorso “Oltre l’utopia, per-corsi di speranza” organizzato dai missionari comboniani presso la Casa Comboni di viale Venezia 116, il secondo giovedì di ogni mese. Questa sera, giovedì 10 novembre, tocca a Brunetto Salvarani (diret-tore di Cem Mondialità) con “Ac-cogliendo il diverso”; il prossimo appuntamento è, invece, per il 15 dicembre con don Vinicio Albane-si (presidente della comunità di Capodarco) che affronta il tema “Aperti alla solidarietà”.Le locandine di tutti i percorsi so-no scaricabili dal sito del Centro missionario www.cmdbrescia.it.

Dopo l’ampio interesse riscosso negli anni scorsi, sia a livello locale che nazionale, la Fuci propone la quarta edizione della Settimana dell’Università, un evento che vede impegnata la Federazione in tutta la penisola e che ha la sua specificità nella preziosità del rapporto tra i contesti locali e la cornice nazionale, nel comune impegno per l’Università. “Gustosamente” è il tema che fa da cornice agli eventi organizzati da oltre 30 i gruppi Fuci

nelle rispettive sedi universitarie: Arezzo, Bergamo, Bologna, Brescia, Caltagirone, Caltanissetta, Catania, Catanzaro, Cosenza, Firenze, Forlì, Lodi, Lucca, Macerata, Milano, Modena, Napoli, Padova, Parma, Pavia, Perugia, Ragusa, Reggio Calabria, Rimini, Roma, Trento, Udine, Urbino. “La scelta del tema – affermano i presidenti nazionali Francesca Simeoni e Alberto Ratti – è stata dettata dal desiderio di sottolineare l’importanza di vivere

gli anni universitari con ‘gusto’, per realizzare in pienezza quello che è il tempo della nostra formazione e dare sapore alle conoscenze che acquisiamo, non limitandoci a considerarle semplici voci di competenza di un curriculum professionale”. A Brescia l’appuntamento è fissato, martedì 15 novembre alle 18, nella sala della Gloria dell’Università cattolica di via Trieste. Il titolo dell’incontro, coordinato da padre Michele

Pischedda, è “Studiare e crescere: quali opportunità?”. Intervengono Maria Pia Pattoni e Luigi Croce. L’evento di apertura della rassegna nazionale si tiene, invece, a Padova, mercoledì 16 novembre, con la conferenza “Meglio furbi che colti”. Studiare conviene? “Riteniamo di vitale importanza – affermano dalla Presidenza – interrogarsi sull’importanza dell’Università, e più in generale della cultura, per il presente e il futuro del Paese”.

Venerdì 18 novembre alle 17 nell’aula magna dell’Università cattolica (nella sede di via Musei 41) il vescovo Monari interviene sulla parabola dei talenti; alle 18 Elvio Sonnino, direttore generale del Banco di Brescia, presenta la centralità del risk management nei processi decisionali. La serata “Il rischio: da minaccia a opportunità. La parabola dei talenti nell’economia d’oggi” è organizzata dall’Ucid Giovani.

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Il PalaBrescia ha accolto giovedì scorso un migliaio dei 2500 giovani bresciani che nel mese di agosto hanno partecipato alla Giornata mondiale della gioventù di Madrid: musica, colori e testimonianze hanno riportato alla mente la bella esperienza delle giornate madrilene. L’iniziativa è stata organizzata dal Centro oratori bresciani con il patrocinio del Comune di Brescia. Momento centrale della serata la parola del vescovo Luciano che ha vissuto

anche lui, come guida spirituale, la Gmg. All’interno dell’evento, scandito dagli inni delle vecchie giornate mondiali suonati dal vivo sul palco, Monari ha risposto a tre domande proposte dai giovani presenti le quali vertevano in particolare sul come concretizzare quanto emerso dall’esperienza spirituale vissuta a Madrid. Come mandato è stato consegnato un opuscolo contenente alcuni stralci delle catechesi del vescovo Luciano tenute durante la Gmg

per vivere il cammino del tempo d’Avvento. Altro momento bello che ha aiutato i presenti a far riaffiorare bei ricordi è stato quello della proiezione di alcune immagini tratte da un doppio dvd realizzato dal Centro audiovisivi: contiene sia il racconto del pellegrinaggio dei giovani bresciani sia, in forma integrale, le catechesi del vescovo Luciano. È possibile prenotare il dvd inviando un sms al 3383636104 oppure telefonando allo 03044250. (e.c.)

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Conast, società cooperativa in forma consortile nata nel 1981 e attiva sul territorio dal 1993, promuove lo sviluppo delle imprese associate attraverso l’acquisizione di lavori e servizi, partecipa a gare d’appalto; svolge consulenze qualificate nel campo della assistenza tecnica alle imprese; promuove e gestisce corsi di formazione imprenditoriale e agisce da incubatore d’impresa per le realtà di nuova costituzione. Conast

garantisce i propri clienti (aziende private, enti, amministrazioni pubbliche e fondazioni) attraverso un’efficace politica della qualità certificata (Uni En Iso 9001:2008) e avvalendosi delle sinergie tra le 24 imprese associate che occupano oltre 2300 addetti di cui 1900 soci di cooperative. L’azione di Conast per l’ambiente, i servizi e il territorio, pone al centro di ogni attività la tutela della persona, della comunità e lo sviluppo di nuova occupazione.

La società cooperativa opera in tre aree di intervento. La prima è quella dei servizi. C’è poi l’area delle consulenze con servizi prestati, per esempio, per la sicurezza negli ambienti di lavoro. La terza e ultima area in cui opera Conast è quella della formazione attraverso la proposta di corsi di formazione tecnica per imprese, di iniziative educative per scuole di ogni ordine e grado e di corsi di formazione per addetti ai centri di raccolta rifiuti.

enedetto XVI ha più volte ricordato che le difficili o precarie condizioni del lavoro rendono tali anche quelle della società stes-

sa, di un vivere ordinato secondo le esigenze del bene comune, invitando tutte le parti sociali a mettere in cam-po ogni sforzo perché la catena delle morti e degli incidenti venga spezza-ta. Un invito chiaro, che non può non portare a una riflessione e a una veri-fica di quanto si è già fatto, ma soprat-tutto di quanto si deve ancora fare. Un tema molto sentito anche dal mondo della cooperazione. La distribuzione degli addetti nel settore della coope-razione bresciana di Conf-cooperative è di circa 14mila unità, ma la diversità delle attività dei vari settori e l’eterogeneità delle man-sioni svolte fanno sì che devono es-sere numerosi gli interventi formati-vi in materia di sicurezza, rivolti sia ai datori di lavoro che ai dipendenti. In tema di sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro Confcooperati-ve Brescia, con il supporto di Co-nast, svolge numerose attività di in-formazione e aggiornamento norma-tivo, organizza numerosi eventi for-mativi e avvia percorsi specifici per tenere alto il livello d’informazione per contribuire alla diminuzione de-gli infortuni. Una caratteristica del-le attività delle cooperative è quella di assumere frequentemente il ruo-lo di appaltatori di servizi e di la-vori all’interno di aziende commit-tenti. La valutazione dei rischi è già un’azione relativamente complessa in una realtà aziendale confinata in

relativi alla gestione della sicurezza in tali scenari lavorativi rimangono a oggi irrisolti, almeno parzialmen-te. Anche la presenza numerosa di lavoratori stranieri nelle imprese impone maggiori sforzi informati-vi e formativi. Alle note difficoltà, si sommano problemi di compren-sione linguistica, abitudini e stili comportamentali diversi. La coope-razione, che pone al centro di ogni attività la tutela della persona, della comunità e lo sviluppo, non può e non vuole rinunciare a tenere la si-curezza tra le priorità per far sì che gli incidenti non abbiano a ripeter-si e sia garantita a tutti la sicurez-za sul lavoro.

un capannone o area produttiva, ove i processi di lavoro sono stan-dardizzati, conosciuti e posti sotto la direzione aziendale di un unico referente, ma assume un ulteriore grado di complessità quando si trat-ta di mansioni di operatori facenti capo a diverse imprese all’interno di uno stesso ambiente. Alcuni nodi

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un seminario sulla cit-tadinanza tenuto a Mi-lano il presidente nazio-nale Mcl Carlo Costalli ha ribadito che occorre

concedere la cittadinanza automati-ca per i figli di immigrati regolari nati sul suolo italiano: “Non possiamo ot-tenere rispetto dagli immigrati se non lo concediamo. Conoscenza e fiducia reciproca sono le chiavi per sconfig-gere la paura e camminare verso la vera integrazione”; evidenziando in questo modo il forte ritardo della so-cietà e del governo italiano sull’immi-grazione. Sono occasioni perse dal punto di vista culturale (per creare coesione sociale) e pratico, cioè ge-stire la risorsa dei migranti che con-tribuiscono con natalità e lavoro (au-mento di pil) alla ricchezza del nostro Paese; ma, per ricordarne un’altra, anche con il pagamento dei contri-buti all’Inps (circa 7,5 miliardi di euro nel 2008 con solo il 2,2% di pensionati stranieri) sostenendo così le pensioni degli italiani. Al nostro dovere di ap-partenenza culturale ci ha richiama-ti mons. Luciano Monari con la let-tera “Stranieri ospiti concittadini”: “…questi bambini sono dal punto di vista culturale italiani: parlano la nostra lingua, frequentano le nostre scuole e vivono rapporti di amicizia e di dialogo con i ragazzi italiani; go-dono e soffrono le nostre ricchezze e le nostre povertà. Costringerli ad essere cittadini di uno Stato che non conoscono (quello dei loro genito-ri) e rifiutare la cittadinanza dello Stato che li ha educati, mi sembra illogico. Il rischio è fare di loro del-

diritti dei migranti che si risolvono poi in una ricchezza per il nostro Pa-ese. Tali motivi hanno spinto Mcl ad aderire al comitato bresciano “L’Ita-lia sono anch’io” che organizza una campagna di diritti finalizzata a due proposte di legge di iniziativa popo-lare sulla cittadinanza ai figli degli immigrati e sul voto amministrativo. È un modo per invitare e partecipa-re al dibattito, condividere un per-corso che costruisce; una dinamica per cui la società civile consegni al-la politica un tema non da sfruttare ma da governare, così da perseguire attraverso adeguati provvedimenti “l’equilibrio culturale nel territorio in rapporto alla cultura prevalente” indicato da Giovanni Paolo II”.

le persone culturalmente apolidi...Per questo chiedo ai politici di fa-re il possibile perché questi bambi-ni siano ammessi a pieno titolo nel nostro Paese”. Se qualcuno avesse dei dubbi sul fatto che si devolvo-no risorse gratuitamente, lo invito a leggere il lucido documento del Vescovo che richiama anche altri

Il Movimento cristiano lavoratori organizza tramite il suo ente di formazione Efal, in collaborazione con la Circoscrizione Centro e il Centro culturale “Il Chiostro” il Corso di presepistica legato alla manifestazione del Concorso presepi. Il corso si svolgerà nelle giornate di sabato 12, 19, 26 novembre dalle ore 14 alle ore 18 nella Sala Civica della Circoscrizione Centro in via Elia Capriolo

n.17/d. Alla fine del corso sarà rilasciato un attestato di frequenza a chi avrà partecipato almeno all’80% delle lezioni. Il contributo di iscrizione è pari a 20 euro. Per iscriversi telefonare allo 030/6950188 oppure scrivere una mail a [email protected]. Mcl informa anche dell’apertura delle iscrizioni al 38° Concorso presepi che quest’anno ha per tema “E si misero in cammino” Tutti possono iscriversi al concorso, Persone, famiglie,

gruppi, oratori, parrocchie, enti, ospedali, istituzioni, ecc… Le premiazioni sono in programma sabato 14 gennaio 2012 nell’auditorium Capretti degli Artigianelli in via Piamarta a Brescia alla presenza di mons. Luciano Monari. Sono previsti premi per tutte le categorie e riconoscimenti per tutti i partecipanti. Per informazioni e iscrizioni telefonare allo 030/2807812, mail [email protected]

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orte aperte sabato 19 all’Istituto Bonsignori. Gli alunni che attual-mente frequentano la III media e sono prossimi

alla non sempre facile scelta del nuovo indirizzo di studi avranno la possibilità di conoscere l’offer-ta formativa della liceo scientifico di via Cappellazzi. A partire dalle 15 la direzione, gli insegnanti e alcuni alunni faran-no conoscere agli interessati l’am-biente, permetteranno loro di ve-dere e sperimentare i laboratori, di colloquiare e avere informazioni sulle attività didattiche. Un appuntamento, questo con l’open day della scuola, che avrà poi un seguito nel mese di febbra-io, con una seconda giornata di scuola aperta. È un’occasione importante quella che viene offerta, perché sceglie-re il percorso formativo adatto ai propri figli è per le famiglie spesso una difficoltà. Il liceo offre, a fianco del tradi-zionale percorso scientifico, an-che due potenziamenti: quello di lingua inglese (rivolto agli allievi della prima e seconda liceo per approfondire la conoscenza della civiltà anglosassone e potenziare la lingua) e quello in Scienze am-bientali. Arricchiscono l’offerta formativa le attività di giornalino (finalizzato all’apprendimento delle tecniche di scrittura giornalistica e alla re-alizzazione di un giornale d’istitu-to), la “Bonsignori music school”

vita, insieme a padre Giovanni Bat-tista Piamarta, alla Colonia agricola. Era il gettare il seme di una grande storia che continua anche oggi e di cui, in forme diverse, gli oltre 600 alunni (divisi tra Centro di forma-zione professionale, scuola secon-daria di I grado e liceo) che attual-mente frequentano la scuola sono parte integrante.L’istituto celebrerà questo partico-lare momento con una semplice ce-lebrazione eucaristica alle 17 nella chiesa parrocchiale del paese, a cui prenderanno parte alunni, genitori, personale educativo e quanti sosten-gono ancora oggi l’attività educa-tiva dei giovani secondo lo spirito piamartino.

(lezioni di musica aperte anche agli esterni) e il servizio di dopo scuola (sia per i più piccoli che per i più grandi). Nel frattempo venerdì 11 ricorre il 115° anniversario della fondazione dell’istituto Bonsignori. L’11 novembre del 1895, infatti, pa-dre Giovanni Bonsignori, lasciava la parrocchia di Pompiano per dar

“Chi sono gli eroi di oggi? La risposta è nelle considerazioni degli alunni della classe I della scuola secondaria di I grado Don Orione di Botticino che si sono confrontati proprio con questo tema. Queste alcune delle loro considerazioni: “Fin dall’antichità l’uomo ha considerato idoli quei modelli che meglio rappresentavano gli ideali di onore, gloria, fama, bellezza, perfezione, forza e potere. Per noi l’eroe è una persona che ha

sì dei poteri, ma che ha anche il coraggio, l’intelligenza, il carattere, la gentilezza, la voglia di combattere per determinate cose. Gli eroi rischiano la propria vita per aiutare gli altri e, nonostante ciò, rimangono umili e lo fanno perché se lo sentono nel cuore e non per complimenti o fama. Sono eroi quelli che dopo un terremoto si infilano nelle macerie di una casa crollata; sono veri eroi quelli che, gratuitamente si dedicano agli è successo in questi giorni a causa

delle alluvioni in Toscana e Liguria. Eroi sono i soldati che portano la pace in Afghanistan. Eroi sono i vigili del fuoco che nel 2001 a New York sono morti sotto le macerie delle Torri Gemelle per salvare più vite umane possibili. Eroi sono i missionari e i volontari che aiutano le popolazioni più povere del mondo. Ma eroi sono anche le persone più comuni che compiono piccoli gesti e che probabilmente non sentiremo mai nominare alla televisione”.

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tty Hillesum non gode, presso tutti, della fama che meriterebbe come scrittrice e come grande testimone di umanità in

un tempo buio della storia. Per que-sta ragione la Cooperativa cattolico democratica di cultura ha dedicato una serata al libro “Etty Hillesum. La fortezza inespugnabile” di Isa-bella Adinolfi, docente di storia del pensiero etico religioso all’Universi-tà di Venezia.Marta Perrini, allieva della Adinolfi, ha illustrato brevemente la vita del-la Hillesum, un’ebrea olandese non osservante. Assistente e compagna di vita di Julius Spier, fondatore del-la psicochirologia, su consiglio di lui inizia a scrivere un diario. Già nelle prime pagine quando aveva soli 27 anni, dice che “le minacce e il terro-re crescono di giorno in giorno”, era il 1941. Subito i tedeschi iniziarono i rastrellamenti degli ebrei olandesi, sorte alla quale scampò per qualche

Etty Hillesum:la fede e la speranza

con la fonte stessa dell’amore e del bene. A scuoterla dal torpore prima la bellezza che trova nell’arte e nella natura, poi l’intuizione della presen-za di Dio nei Salmi e nel Vangelo di Matteo. Prima di morire Etty si ri-promise, come ricorda la Adinolfi, di scrivere la storia di una ragazza che non sa inginocchiarsi, ma che impa-ra a farlo incontrando Dio. Non scri-verà mai questa novella, morirà ad Auschwitz il 30 novembre del 1943, ma la sua storia è la più viva testimo-nianza di come una ragazza olandese abbia incontrato, in uno dei momen-ti più bui della storia dell’umanità, l’amore di Dio.

tempo grazie ad un impegno come dattilografa al Consiglio ebraico. Etty però si rese presto conto che questo organismo, posto sotto la responsabilità dei membri più im-portanti delle comunità israelite sparse in Europa era creato ad arte dai nazisti nei territori occupati per gestire meglio la “questione” ebrai-ca. Si recò quindi di sua spontanea volontà a Westerbork, un campo di smistamento dove transitavano gli ebrei catturati prima di essere de-portati a migliaia ad Auschwitz, per portare loro amore e conforto. No-nostante il degrado e la svalutazione

umana cui dovette assistere scrive-va: “A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzet-to di amore e di bontà che avremo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire ma non dobbiamo soccom-bere. E se sopravviveremo intatti a questo tempo, corpo e anima ma soprattutto anima, senza amarez-za, senza odio, allora avremo anche il diritto di dire la nostra parola a guerra finita”. Grazie a un permesso del Consiglio ebraico si recò spesso ad Amsterdam per portare lettere e messaggi dal campo. Il 7 settembre 1943 arrivò, anche per lei e la sua fa-miglia, l’ordine di deportazione. Non si nascose mai, consapevole del fat-to che al suo posto avrebbero man-dato un altro.Etty sperimentò in sé una fede reli-giosa che dà ai suoi scritti una gran-de dimensione spirituale. Di questa dimensione si è invece occupata Isa-bella Adinolfi che attraverso una raf-finata selezione degli scritti tradotti

in italiano (solo il 5% del totale in ve-rità), ha introdotto il pubblico al con-cetto di amore e rapporto con Dio della Hillesum, al fine di capire come essa ha inteso e praticato l’intelligen-za dell’anima. Attraverso il tema del-la comunione e della condivisione la giovane ebrea affronta quello che ha definito essere un “destino di mas-sa”. Fin dal 1942 la ragazza conosce e ha piena consapevolezza di ciò che le accade intorno e della sorte che at-tende lei, la sua famiglia, l’intero suo popolo e ne dà una lucida descrizio-ne nei diari. Nel racconto delle sue giornate si disvela un’intensa storia d’amore che parte dalla relazione con Spear e attraverso di lui incon-tra la preghiera e la via per trovare Dio. Attraverso Dio Etty troverà la forza per amare tutti gli esseri uma-ni. Prima di incontrare Dio la sua vita era descritta come senza senso, un rimescolio senza costrutto, eppure già si percepiva in lei l’amore per la vita che la predispone all’incontro

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l colore dominante è il blu e sul palcoscenico ho realizzato un allestimento asciutto, perché tutto arrivi alla pancia e l’atten-zione sia sugli interpreti” spiega

in poche battute Andre Cigni, regista e scenografo di “Roméo et Juliette”, opera di Gounod, che esordisce ve-nerdì 11 novembre alle 20.30 al Te-atro Grande. Si replica domenica 13 novembre alle 15.30. Lo spettacolo girerà poi l’Italia.Tornando al blu, Cigni spiega essere il colore che la musica gli suggerisce e durante la rappresentazione cambia intensità accompagnando i personag-gi e la musica. La direzione musica-le è stata affidata al maestro Micha-el Balke, di origine tedesca che vive a Brescia: “Questa musica racconta una forte gamma di colori e accom-pagna il cammino dei personaggi. Si parte da toni leggeri per approfondire la gravità. È una cosa fisica che sen-to anche nel braccio mentre dirigo”.Come per la scenografia che in pra-tica non esiste, per aiutare lo spet-tatore a focalizzare l’attenzione sui personaggi, così anche questi sono senza fronzoli. Roméo, Giulietta e compagni abbandonano gli abiti cin-quecenteschi per abiti senza tempo ed essenziali.“Ho chiesto loro di essere, oltre che di cantare, ho voluto − racconta an-cora Cigni − che portassero in scena loro stessi perché il racconto e le vi-cende fossero credibili”. “Mi ha chie-sto − racconta Jean François Borras − di mettere in scena quello che ho provato quando mi sono innamorato

e ho visto per la prima volta una don-na. In questa storia si parla di amore e spero che questo tema sia sempre di attualità”. “Mi ritrovo a interpreta-re un ruolo difficile − aggiunge Sere-na Gamberoni, nei panni, in qualche caso minimi come nella scena in cui indossa una sottoveste, di Juliette − e in evoluzione. All’inizio è una ragaz-za e alla fine è diventata una donna”.Tutto deve essere credibile e funzio-nale a una storia “atemporale perché

si parla di amore e della naturalezza degli attegggiamenti degli innamorati − aggiunge ancora Cigni − oltre ovvia-mente a una serie di vicende minori che rendono vera quella principale”.Il lavoro e l’intento, che assicurano essere raggiunto, è quindi chiaro: sul palcoscenico gli attori e i loro perso-naggi diventano quindi nudi e si svela-no al pubblico raccontando l’interiori-tà del proprio personaggio arricchita dalla propria anima che, grazie alla musica di Gounod, si fondono. Tutto è funzionale a questo. “Quando sei in scena e canti − spiega il soprano Se-rena Gamberoni − con la musica ita-liana la scena già si riempie, poi usi il vestito e la scenografia. Qui Juliette è sola, senza grandi abiti da muovere e senza scenografia che l’aiuti. Men-tre canto devo credere in quanto sto vivendo mettendo la passione neces-saria. Allora funziona”. Le fa eco il te-nore Borras: “Si deve credere a ogni gesto che si compie, perché la storia diventi vera e appassioni lo spettato-re”. Al pubblico il giudizio finale che, si agura Cigni, “si appassioni e affe-zioni ai personaggi ed esca dal teatro con un bagaglio più ricco del sempli-ce gusto estetico. È per questo che mi immagino Romeo e Giulietta più simili a due ragazzi di oggi”. Il cast è composto da tutti artisti giovani, bra-vi e in carriera. L’opera di Gounod tor-na al Grande dopo 99 anni. Biglietti a partire da 20 fino a 60 euro (ridot-ti da 15 a 35 euro, over 65 da 15 a 48 euro), disponibili alla biglietteria del Grande (martedì - venerdì 13.30-19; sabato 15.30-19)

È Marco Travaglio, il giornalista più irriverente del panorama italiano contemporaneo ad aprire la stagione “Colpi di scena al PalaBrescia”. Sabato 12 novembre alle 21 sarà sul palco con “Anestesia totale” con la partecipazione speciale di Isabella Ferrari. È uno spettacolo totalmente inedito, che prova a immaginare e a esorcizzare il futuro prossimo venturo dell’Italia. I due interpreti invitano il pubblico a riflettere sull’attualità del Paese. Un esperimento di contaminazione

artistica: tra intermezzi musicali ed estratti di articoli di Indro Montanelli, “Anestesia totale” mette in evidenza un’Italia in controluce tra informazione, cronaca e disinformazione. Travaglio ritorna così ad appassionare il suo numeroso e affezionato pubblico attraverso lo stile di sempre: grande coerenza, ironia tagliente e un’infallibile memoria del nostro Paese. Prezzi del biglietto: da 20 a 36 euro con 4 euro di prevendita. Info: www.palabrescia.it

Mercoledì 16 novembre alle 17.45 Piero Roveredo, l’autore di “Mandami a dire”, Premio Campiello 2005, colloquia con Carla Boroni. Presenterà il suo libro “La melodia del corvo”, una storia d’amore folle, un avvincente noir sentimentale che lascia col fiato sospeso. Pino Roveredo è un operatore di strada, scrittore e giornalista; fa parte di organizzazioni umanitarie. È stato definito da Giorgio De Rienzo “uno dei migliori scrittori italiani dell’ultimo decennio”.

In collaborazione con l’Azione Cattolica di Brescia martedì 15 novembre alle 18 nella libreria Paoline (via Gabriele Rosa, 52) saranno presentati i due libri “Sarah, la principessa” e “Rebecca, la sposa cercata”. Introduce don Massimo Orizio, intervengono Francesca Fabri, editor, Laura Susan, cantautrice, e Antonella Anghinoni, biblista e autrice. I volumi sono illustrati, adatti a bambini e ragazzi, ma strumento utile anche per catechisti ed educatori.

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bambini e i ragazzi sono spee-so al centro di iniziative diver-se, molte delle quali teatrali e culturali. Il fine settimana alle porta si rivela ricco da questo

punto di vista. Il primo spettacolo, in ordine cronolo-gico, è “Il giro del mondo in 80 giorni” proposto dall’associazione culturale “Il nodo teatro”. Giovedì 10 novembre e venerdì 11 novembre alle 21 nella Sala della comunità Santa Giulia del Villaggio Prealpino (Ingresso 7 euro). Il romanzo di avventura di Verne è sta-to trasformato in una brillante com-media attraverso i quattro continenti alla scoperta, allora come oggi, di usi e costumi diversi e curiosi. Regia di Francesco Buffoli e Daniele Bottini,Sempre alla scoperta degli usi e costu-mi di popoli diversi è la proposta che la Cooperativa Teatro laboratorio di Brescia propone venerdì 11 novem-bre alle 20.30 al Piccolo Teatro libero a San Polino. “Heina e il Ghul” è il ti-tolo della rappresentazione teatrale ispirata a una fiaba araba ambientata nel palazzo dello sceicco Abdelhamid, dove si sta preparando il cous cous per festeggiare il ritorno di Heina, sua figlia ritenuta morta. Il cuoco, sorpre-

so nel suo lavoro, racconta la storia della ragazza rapita dal Ghul, mostro di farina, e di come lo sceicco abbia sconfitto la creatura. “Heina e il Ghul” è stato ospite di molti festival, scuo-le teatri e biblioteche. Regia di Mario Gumina (Ingresso 8 euro).È ancora “Il nodo teatro” a propor-re “Aladino e il genio della lampada” sabato 12 novembre alle 16.30 al te-atro Don Bertini di Calcinato. Storia intramontabile quella di Aladino per la regia di Raffaello Malesci.

Un’altra fiaba è al centro della propo-sta fatta dal “Teatro Telaio” in “Storie storie storie” appuntamento ancora alla Sala Santa Giulia del Vill. Prealpi-no domenica 13 novembre alle 16.30. “Jack e il fagiolo magico” è della com-pagnia “Fratelli di Taglia”, ingresso 7 euro, 5 euro i bambini. Non è teatro, ma animazione alla lettura la proposta delle Paoline in libreria, con l’Istittuto Arici, per sabato 12 novembre dalle 16 per bambini dai 6 anni: “Ambientia-moci - lo spazio della storia”.

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el 1538 due avventuro-si stampatori bresciani, Alessandro e Paganino Paganini, partirono per Istanbul con alcune co-

pie del Corano da loro stessi stam-pate in arabo, con l’obiettivo di com-mercializzare l’opera. Arrivati nella città turca, i libri furono messi al ro-go mentre i due subirono la mutila-zione di una mano. Partendo da que-sto episodio, un convegno promosso dalla Fondazione civiltà bresciana ha voluto riflettere sul “primato brescia-no” dei Paganini, analizzandone le vi-cende e gli insegnamenti con padre Fiorenzo Reati, francescano attivo all’Accademia Teologica russa di San Pietroburgo, il prof. Paolo Corsini e Carlo Panella, giornalista e scrittore, autore del volume “Fuoco al Corano in nome di Allah. L’inquisizione islami-ca contro la stampa” (Rubbettino). “I nostri due concittadini – ha spiegato il prof. Corsini − si sono scontrati con l’editto del 1483 che vietava la stampa di qualunque libro scritto in arabo o turco, divieto che scaturisce dal dog-ma che considera il Corano increato e provoca l’inaridimento della socie-tà civile, l’assenza di un’élite culturale

circolare la cultura. Oggi il recupero di questo ritardo ha permesso feno-meni come l’esplosione della prima-vera araba grazie a giovani laureati che vivono un rapporto critico con il testo”. Padre Fiorenzo Reati ha portato in-vece la propria esperienza di france-scano a Kazan, in Russia, “dove le par-rocchie sono circondate da moschee e si vivono ottimi rapporti tra musul-mani e cattolici”. “Le sure del Cora-no – spiega – sono ricche di termini che invitano alla tolleranza, al dialogo tra religioni”. Le citazioni potrebbero essere molte: il rispetto per le creden-ze altrui (sura 6), la mancanza di co-strizione nella fede (sura 2), la con-cezione di una comune umanità che concepisce le differenze in nome del-la libertà di scelta (sura 7) sono solo alcuni esempi. “La strada del dialogo interreligioso va costruita sugli ideali e non sulle pratiche estremiste – spie-ga padre Reati – e il compito di tutti deve essere la dissociazione dell’idea di Dio da quella della violenza e la condivisione di un’identità civile che subentri a quella confessionale, pro-vocando l’estinzione di credenti fana-tici e aggressivi”.

e la fossilizzazione del dibattito delle idee, sintomi dell’eclissi della demo-crazia”. La proibizione fu ristretta ai soli testi sacri nel 1727, quando in Oc-cidente si diffondevano libri già da tre secoli, da quando nel 1455 Gutenberg aveva dato alla stampa la prima Bib-bia. Solo nel 1923 il Corano fu stam-pato per la prima volta in un Paese islamico, in Egitto, all’Università al-Azhar de Il Cairo, grazie all’impulso del colonialismo franco-inglese. “Un rapporto dell’Onu del 2002 sull’istru-zione – conclude Corsini – rivela che il 23% degli arabi è analfabeta; la sto-ria dimostra che i Paganini avrebbero potuto dare una svolta positiva allo sviluppo di questi Paesi”. “L’islam – aggiunge Panella – non è stato ridotto ai margini dal coloniali-smo, ma dal suo stesso divieto di far

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Giovedì 3 novembre, con la prima puntata di “Servizio pubblico”, è ini-ziata la nuova avventura di Michele Santoro in tv. Abbandonata la Rai ha mobilitato tutto lo staff di “Annozero”, riproponendolo sostanzialmente nel-la forma e nei contenuti. Fin qui nulla di nuovo: in questi mesi ci siamo abi-tuati ai flussi migratori di conduttori, giornalisti e direttori da un’emittente all’altra. È la teoria del libero mercato adattata al “non libero” mondo della televisione.Ai tempi della sua presenza in Rai era-no in molti, chi a ragione, chi a torto, ad accusare Santoro & co. di faziosità politica: nemmeno questa è una novi-

tà, considerando oltretutto che nella nostra tv di Stato lavorano anche al-tri giornalisti dichiaratamente schie-rati politicamente (come per esempio Minzolini e Ferrara). Quando la poli-tica invade la tv del servizio pubbli-co è impossibile regolamentarla. In un sistema televisivo democratico, liberale e soprattutto commerciale, ciò che dovrebbe decidere la vita o la morte di un programma non è il ven-to politico del momento, ma piuttosto il riscontro del pubblico. “Annozero”, invece, è stato cancellato nonostante la media di cinque milioni di spetta-tori a puntata.In fin dei conti poco male, conside-

rando che da questa battaglia politica e mediatica è scaturita un’interessan-te, paradossale, novità: il programma “Servizio pubblico” non appartiene a nessuna televisione. Il promotore di questa innovazione è l’omonima asso-ciazione Servizio pubblico, una realtà senza scopo di lucro che in collabora-zione con il Gruppo Mediapason dif-fonde la diretta della trasmissione in tutta Italia creando un “evento multi-piattaforma” in contemporanea su tre canali Sky, su una ventina di tv locali dislocate in tutte le regioni (per Bre-scia è Telelombardia), in streaming su quattro siti internet e in diretta radio. Un’idea già in parte sperimentata con

successo per 10 anni da Sat2000, ora Tv2000, l’emittente della Cei.“Servizio pubblico” si appoggia su un nuovo circuito mediatico che bypassa le reti nazionali generaliste. Usa una concessionaria pubblicitaria, Publi-share, che ha garantito un introito mi-nimo di 110mila euro a puntata. Inol-tre – e questa è la reale, decisiva novi-tà – ben 100mila utenti hanno donato 10 euro a testa per finanziare la pri-ma puntata del programma. La vera “tv on demand”: il pubblico decide di appoggiare economicamente ciò che vuole vedere. Questo il commento di Santoro: “Avere un sistema dell’infor-mazione libero non è un problema di

destra o sinistra, è un problema che vale per tutti. Le 100mila persone che hanno acceso le luci di questa sera si possono convincere che a questo punto possono accendere tutto quel-lo che vogliono”.La prima puntata di “Servizio pubbli-co” è stata vista da più di cinque mi-lioni di spettatori. Tutte le puntate del programma sono sempre a disposizio-ne gratuitamente su internet.Che piaccia o no, questa è la direzio-ne: la fine della tv generalista e l’av-vento della “tv su misura”. La con-sueta domanda “Cosa danno in tv?” verrà presto sostituita da “Quale tv voglio creare?”.

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Non è un film per tutti, il “Faust” che è valso quest’anno a Aleksandr Sokurov il Leone d’oro al Festival di Venezia. La peregrinazione in-terminabile che il regista impone a un Faust tutt’altro che anziano (Jo-hannes Zeiler) è estenuante tanto per il protagonista quanto per lo spettatore, che deve prepararsi a un’esperienza visiva irripetibile ma ostica, spesso enigmatica, sempre claustrofobica – il film è proiettato in un formato più piccolo del con-

i solito il bassista è l’elemento più schivo e nascosto della band. Si posiziona alle spal-le del cantante, spesso

in un angolo e passa il concerto a tessere la sua rete oscura ma in re-altà sostanziale per l’economia del suono. Saturnino invece è un bas-sista anomalo, è l’uomo di classe, è il fantasista. Il suo talento e il suo carisma lo rendono sempre prota-gonista, sia che si esibisca come so-lista sia che faccia da spalla al can-tante. Per questi motivi il suo con-certo del 15 novembre, nel Ridotto del Teatro Grande con inizio alle 21 (al prezzo popolare di 15 euro, 10 euro per gli under 30 e gli over 65) è una occasione imperdibile per ve-derlo all’opera, per di più nelle ve-sti di front man. Saturnino Celani è nato ad Ascoli Piceno nel 1969 ed è considerato dalla critica più ac-creditata uno dei migliori bassisti della scena internazionale. Esordi-sce come solista nel 1995 con “Te-sta di basso”, album in cui mette in luce una non comune padronanza tecnica, un virtuosismo mai fine a se stesso, grande capacità compo-sitiva ed un pregevole eclettismo. Nel disco Saturnino è autore di tutti i brani e si avvicenda al basso, al-

la batteria e alla chitarra. Il disco è molto apprezzato e Saturnino viene ingaggiato dalla Verve, pre-stigiosa etichetta americana, che lo include, unico artista italiano, nel suo catalogo. Prima di questo suo disco d’esordio Saturnino ave-va già collaborato come bassista e coautore con Lorenzo Jovanotti dal 1991, dando inizio a una feconda e inossidabile collaborazione con il cantante di Cortona. Un ruolo il suo importantissimo nell’economia mu-sicale di Jovanotti: non un semplice bassista ma una sorta di regista so-noro attorno al quale si costruisce il sound di Lorenzo. Ma è nei suoi al-bum che il bassista di Ascoli riesce a liberare la sua anima, esprimen-dosi attraverso linee sonore origi-nali e travolgenti. Gli altri suoi cd come solista sono: “Zelig” (1996), il live “SaTOURnino” (1997), “Cli-

ma” (2000). Strumentista versati-le Saturnino riversa nella sua mu-sica tutto quanto assimilato con curiosità durante la sua esperien-za musicale, dagli studi classici di violino al suo amore per il funky e l’hip-hop fino alla sua passione per grandi bassisti come Jaco Pastorius e Mark King dei Level 42, dai quali ha assimilato i giri di basso. Musi-cista colto e pop, Saturnino esplora i territori della musica punk, new wave e post punk mescolandoli con le sonorità classiche del quartet-to d’archi che lo accompagnerà in questo suo originale concerto nello splendido contesto del Ridotto del Teatro Grande. Il basso, o meglio i bassi (ne pos-siede una collezione interminabile) interpreta nelle mani di Saturnino la melodia vocale ed è il protago-nista di questo progetto di fascino e originalità che segna una nuova tappa del percorso artistico di uno dei più grandi bassisti italiani. Un concerto che potremmo definire sperimentale, il che dimostra an-che la grande apertura dell’Ente teatrale cittadino, che sonda così con questo e con altri concerti già in programma territori sonori inu-suali e per questo particolarmente stimolanti.

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sueto – e decisa a non concedere nessun appiglio all’empatia. Una di-chiarazione di orgoglio intellettuale che nella sua radicalità echeggia il carattere stesso (ombre comprese) della sfida faustiana.“Dentro me stesso voglio assapo-rare la sorte dell’intera umanità” dichiara Faust nel testo goethia-no, accettando di firmare il patto con Mefistofele. Ma quella tra cui si muove senza requie il personaggio reinterpretato da Sokurov è un’uma-

nità rinchiusa nel carcere di se stes-sa e della propria assenza di anima: proprio quell’elemento che all’inizio del film, frugando tra le viscere di un cadavere, il dottor Faust affer-ma di non riuscire a trovare. “Oggi – ha dichiarato il regista – ogni im-pegno spirituale è mal visto e per-sino il cinema ci abitua a non usare l’intelletto. Quindi vendere l’anima per l’uomo moderno non è più im-portante: il nostro tempo è fondato sugli affari fasulli, sulla vendita al

limite della truffa delle cose inesi-stenti”. Così, anche “il male non è sovrannaturale”. Il demonio (Anton Adasinskiy) è un usuraio, un omet-to petulante e fastidioso, oppresso dal mal di pancia, che pedina Faust nella sua ricerca tutta terrena del potere in un mondo che “duole e puzza come il corpo umano”, bru-licante di mostri come un dipinto di Hyeronimus Bosch. Con questa grottesca raffigurazione Sokurov conclude la sua tetralogia del pote-

re, iniziata nel 1999 con “Moloch”, il ritratto di un Hitler accompagnato in una straniante quotidianità; pro-seguita poi con “Taurus” (la morte di Lenin) e “Il sole”, dedicato all’impe-ratore giapponese Hirohito. A inte-ressarlo – l’ha detto in un’intervista ad “Avvenire” – è proprio “la natura del potere come manifestazione del-la volontà e del carattere umano”: la sostanziale infelicità del tiranno, “condannato alla solitudine e pri-vato del privilegio della penitenza”.

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ipartire da uomini: una sfida affascinante quella che la Compagnia delle opere di Brescia aveva assunto per la sua assem-

blea annuale, tenuta il 3 novembre scorso. Il perché del “da” era stato spiegato da queste stesse pagine dal presidente Cdo Giuseppe Battaglio-la: una sfida che faceva appello alla responsabilità personale di ciascun uomo, alla sua volontà di mettere in gioco sé stesso e le sue capacità sen-za attendere interventi miracolistici da altri. Affermazioni interessanti che necessitavano però di un confronto, di un riscontro nei fatti. Un passag-gio affidato ai lavori dell’assemblea annuale che ha riunito alla Fiera di Brescia molti degli imprenditori del-la Cdo, ma anche l’establishment bresciano, nel ruolo, come lo scorso anno, di semplice invitato, proprio a sottolineare la volontà della Compa-gnia delle opere, un mondo “trasver-sale, unico, diverso da altri”, come l’ha definito Battagliola, di voler tro-vare nel suo interno, nei suoi uomini-imprenditori le ragioni e la forza della ripartenza. “Anche in tempo di crisi – ha affer-mato Giuseppe Battagliola aprendo i lavori dell’assemblea – un impren-ditore non puù abbandonarsi al pes-simismo”. È proprio questo, invece, il tempo della riscoperta dell’onore del fare impresa, per individuare

espresso dal presidente Battagliola e raffigurato anche nell’immagine che campeggiava sul grande palco: un emigrante raffigurato nell’atto di intraprendere un’avventura al buio in un mondo nuovo. Un emigrante posto davanti a tante incognite, di-sposto però ad affrontarle suppor-tato da poche, ma salde certezze: il suo piccolo bagaglio (rappresentan-to nell’immagine dalla valigia) e la sua famiglia. “Anche noi – ha conti-nuato Battagliola – siamo oggi chia-mati a una nuova ripartenza, a una nuova vita. Una sfida che dobbiamo assumere avendo la consapevolezza

quelle leve utili alla ripartenza senza aspettarsi (come avviene frequente-mente) che siano altri a muoverle.I relatori invitati all’assemblea del-la Cdo hanno declinato, pur nella differenza delle esperienze, l’invito

Gianpaolo Dallara (nella foto), presi-dente dell’omonima casa automobili-stica che da anni calca con successo le piste di tutto il mondo, e Giuseppe Pasini, presidente del gruppo Feralpi hanno interpretato la risposta impren-ditoriale a quel “ripartire da uomini” chiesto dalla Cdo. Quella di Dallara, ingegnere cresciuto nella Ferrari pri-ma di tentare il grande salto nell’im-presa, è stata la risposta di chi non si è lasciato abbattere dai primi insuc-

cessi, di chi quotidianamante sente il dovere morale dell’essere imprendi-tore e “riparte” per mantenere e in-crementare ciò che anni di lavoro e di impegno hanno permesso di con-quistare. Una ripartenza che si basa su quattro punti fermi come efficien-za del processo produttivo, innovazio-ne, profitto (che non è il fine ultimo del fare impresa, ma indicatore del-la salute dell’azienda) e dimensione. Quella di Giuseppe Pasini, presidente

del gruppo Feralpi, è stata la testimo-nianza di chi ha saputo passare attra-verso una crisi che in certi frangenti è stata feroce, andando alla scoperta di nuovi mercanti e puntando sui mante-numenti dei livelli occupazionali co-me punto di forza per una ripartenza “che – ha ricordato Pasini – non può dimenticarsi delle giovani generazioni a cui è necessario dare fiducia”. Co-sa che la Feralpi ha fatto con la pro-mozione di propri percorsi formativi.

delle mete che intendiamo raggiun-gere”. Mete che il Presidente Cdo ha riassunto nel superamento di quella crisi che ha colpito anche molti de-gli imprenditori associati alla Com-pagnia delle opere. Mete possibili da raggiungere come ha “certificato” chi si è succeduto, moderato dal vicedirettore ndel Tg1 Enrico Castelli, al microfono dell’assemblea Cdo: gli imprendi-tori Gianpaolo Dallara e Giuseppe Pasini, il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, don Euge-nio Nembrini e l’europarlamentare Mario Mauro.

Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, e Mario Mauro, europarlamentare, hanno rappresentanto il contributo del sindacato e della politica all’invito dalla ripartenza “da uomini” espresso dalla Cdo nella sua assemblea. “La crisi degli ultimi anni – ha sottolineato Bonanni – ha portato le imprese e i lavoratori a una collaborazione mai vista in precedenza, al superamento della conflittualità fine a se stessa, che ancora qualcuno pratica”.

Per il Segretario generale della Cisl è stata finalmente percepita l’importanza di un fronte comune per ripartire, per allontanare lo spettro di una crisi che è stata dura. Mario Mauro, già vice presidente del Parlamento europeo, ha portato il suo contributo sapendo di partire svantaggiato rispetto agli altri interlocutori, a causa della credibilità della politica che oggi, probabilmente, è ai minimi storici. Si tratta di valutazione ingiusta, generalizzata, ha

sottolineato l’europarlamentare che non si è sottratto, però, alle sue responsabilità. “La crisi attuale – sono state le sue considerazioni – dovrebbe temprare chi ha un incarico di rappresentanza perchè possa guidare la gente da cui ha avuto il mandato fuori dal guado delle difficoltà attuali”. Un compito non indifferente e che non si giova di una classe politica segnata, nel centro destra, da eccessivo personalismo e, nel centro sinistra, da troppa ideologia.

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Dopo i risultati positivi della prima esperienza, Abivit, l’associazione delle agenzie di viaggio bresciane aderente a Confesercenti, ha deciso di riproporre il progetto di formazione “Academy”, una serie di incontri-lezioni sui temi di geografia, geopolitica, geoclima, geoeconomia etc. per dipendenti e titolari di agenzie di viaggio. Il progetto prederà il via il 16 novembre e proseguirà il 2 maggio 2012 nella sede di Confesercenti, in via Salgari 2/6. Le lezioni verranno tenute da

esperti funzionari di tour operator che non illustreranno il prodotto dei loro cataloghi, ma concentreranno i loro interventi sulle destinazioni.La partecipazione ad “Academy” 2012 è gratuita e riservata alle agenzie aderenti ad Abivit. (ogni agenzia può iscriversi con due partecipanti), ma possono partecipare anche giovani laureati o in possesso di master turismo. Per informazioni, contattare il numero 030-2421697; e-mail: [email protected]; sito web: www.abivt.it.

a ricetta per sfuggire alla crisi attuale è difficilmen-te individuabile, ma nella complessità delle situazio-ni che si instaurano all’in-

terno delle dinamiche economiche e lavorative, le cooperative sembrano avere trovato gli ingredienti per rea-gire adeguatamente. “Questo tipo di impresa – ha spiegato il presidente di Confcooperative Brescia, Rober-to Marcelli – crea occupazione, la trasmette di generazione in genera-zione, orientando la cultura verso il lavoro e non verso il capitale”. I dati relativi all’anno 2010 rivelano che le 600 aziende bresciane aderenti a Con-fcooperative, comprese le banche di credito cooperativo, hanno dato la-voro a 16mila addetti, occupati con un contratto a tempo indeterminato, e hanno prodotto un fatturato pari a un miliardo e 600 milioni. Il capitale di ricchezza accantonata ammonta invece a 400 milioni netti: le coope-rative, infatti, girano gli utili in una ri-serva indisponibile, di cui una parte non viene tassata ed è destinata allo Stato in caso di chiusura dell’attività, mentre l’altra parte, subisce una tas-sazione. Proprio su questo punto il presidente Marcelli ha voluto sottoli-neare in primis la “confusione che si crea affermando che le cooperative sono agevolate perché non pagano le tasse”, ed in seguito la “miopia di un provvedimento inutile e punitivo

nei confronti dell’unica realtà che ha retto alla crisi”, ovvero l’incremen-to dell’imposizione fiscale sugli utili mandati nelle riserve indisponibili richiesto dalla manovra finanziaria approvata dal Parlamento. “Provvedi-mento che, oltre a raccogliere scarse risorse – prosegue Marcelli – penaliz-

za maggiormente le banche di credito cooperativo, alle quali è stato aumen-tato anche l’Irap, pur essendo le uni-che ad aver incrementato il credito alle imprese e alle famiglie nell’ultimo periodo”. Restando in tema di equivo-ci, il Presidente ha tenuto a ricordare la sentenza emessa in settembre dalla Corte di Giustizia europea secondo la quale le agevolazioni fiscali applicate alle cooperative non costituiscono un aiuto di Stato, ma sono coerenti con la specificità di questo tipo di impresa. Perché la cooperazione resiste dove invece altre aziende crollano inesora-bilmente? “Le cooperative si salvano grazie alla diminuzione momentanea dei salari, alla rinuncia alle ferie, a ri-sposte immediate che non subiscono la fatica della negoziazione sindacale – precisa Marcelli – e garantiscono un livello di protezione e solidarietà nei confronti dei più deboli all’interno dell’impresa”. Tuttavia, il prolungar-si della crisi crea incertezza anche al mondo delle cooperative. Pertanto, nel 2012, dichiarato dall’Onu Anno in-ternazionale delle cooperative, oltre alle assemblee provinciali, nelle qua-li si proporranno progetti per salva-guardare e sviluppare il movimento, i settori verticali si raccorderanno su tutto il territorio nazionale per creare una più solida alleanza, che nel 2016 dovrebbe concretizzarsi nel patto fe-derativo del movimento cooperativo italiano.

Prenderà il via giovedì 24 novembre il percorso “Ripensare l’economia; filosofi tra etica e mercato”, organizzato dalle Acli provinciali in collaborazione con il coordinamento soci di Brescia di Banca Etica e Icei. Il primo incontro (che inizierà alle ore 18) avrà come titolo “La crisi economica come occasione”. Gli incontri sono stati progettati e organizzati grazie alla collaborazione della Facoltà di filosofia dell’Università di Verona.

Si terrà presso l’azienda agrituristica Redaelli De Zinis di Calvagese Riviera il 1° Forum regionale sull’agriturismo promosso da Agriturist Lombardia. Obiettivo del Forum del 25 novembre sarà la condivisione di esperienze positive delle realtà rurali italiane e non, affinché le aziende agrituristiche lombarde possano proporsi sul mercato attraverso nuovi servizi e attività innovative che permettano una positiva integrazione con imprenditoria e mondo agricolo.

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on sarà una gara di car-tello, di quelle a cui non si può mancare quel-la di domenica contro l’Ascoli, ultimo in clas-

sifica, ma per qualcuno che proba-bilmente scenderà in campo, visto le numerose assenze nelle file del-le Rondinelle, può essere la parti-ta più importante della carriera fi-no ad ora.A mister Scienza, che dopo il pareg-gio contro la Sampdoria di lunedì sera, è tornata una smorfia più vi-cina a un sorriso rispetto a quelle che si erano viste nelle ultime ga-re, mancheranno molti giocatori. Smuovere la classifica era forse più importante di tutto, ma non tanto per il punto racimolato con i blucerchiati, quanto per il valore morale che pareggiare contro una squadra che sulla carta e nelle indi-vidualità è da Serie A come la Sam-pdoria non è impresa da sottovalu-tare. Se a questo aggiungiamo l’as-senza di alcuni giocatori importanti per il proprio reparto come Zoboli o Jonathas e altri a mezzo servizio, perchè in fase di recupero, è stato proprio un impresa eroica.Certo, se prima della partita, nes-suno avrebbe rifiutato un pareggio, la prestazione delle Rondinelle in campo avrebbe meritato qualco-sa di più tanto da far rimpiangere non aver portato a casa i tre pun-

ti. Verrebbe quasi da dire occasio-ne mancata, soprattutto se Fecze-sin non avesse calciato al cielo un pallone invitantissimo al fine gara e l’avesse appoggiato a Maccan a mezzo metro dalla porta avversa-ria, solo soletto. Errore di Fecze-sin che sente la mancanza del gol e quindi ha cercato la rete per sé piuttosto che servire il compagno meglio piazzato. Occasione manca-

ta. Ora è l’occasione per Maccan. Contro l’Ascoli, mister Scienza ha bisogno di lui, unica punta in una panchina corta, assieme a Ramos ma schierata ancor meno. Sarà proprio Maccan l’uomo che gui-derà l’attacco del Brescia. In caso contrario ora sarebbe una boccia-tura definitiva. Certo se quel pal-lone contro la Sampdoria gli fosse arrivato, tutti avremmo parlato di

Il 7 gennaio occhi puntati sul palazzetto di via Dante Alighieri. L’appuntamento è di quelli da non perdere; di quelli che, diciamoci la verità, chissà quando ricapiterà. Cologne ospiterà, presso il proprio palazzetto, la gara di qualificazione ai Mondiali di Spagna 2013 tra Italia e Lituania. “L’idea nasce in collaborazione con Riccardi (allenatore delle giovanili del Cologne, ndr), è merito suo se siamo riusciti

ad entrare in contatto con la federazione e proporci per ospitare un evento di tale calibro” confessa Ermanno Gussarini, responsabile del comitato organizzativo. “Non è facile organizzare un evento di tale importanza e ringrazio la federazione. Ce la metteremo tutta per riempire il Palasport e trasmettere la passione per la pallamano anche a quelli che ancora non conoscono questa disciplina”. (m.r.)

In una sala colma di studenti si è svol-to presso l’Università cattolica di Mi-lano il convegno: “Quale futuro per lo sport, nell’oratorio del Terzo Millen-nio?” organizzato dal comitato regio-nale lombardo del Coni. Obiettivo del convegno capire se l’oratorio dei gior-ni nostri può tornare ad essere quello straordinario strumento di cultura e pratica sportiva – oltre che fucina di grandissimi campioni – qual è stato fino agli anni Sessanta. “A di là degli

sforzi che tutti dobbiamo fare per cer-care di portare quanto più possibile lo sport nella scuola” ha dichiarato in apertura dei lavori il presidente del Coni Lombardia Pierluigi Marzorati “non possiamo pensare di rinunciare a priori ad un contributo fondamen-tale quale quello rappresentato da-gli oratori. Obiettivo è capire quanto l’oratorio di oggi, così cambiato e rin-novato, possa assolvere ancora a que-sta funzione”. Dopo l’intervento intro-

duttivo di Aldo Grasso, editorialista del “Corriere della Sera” e osservatore dei fenomeni sociali, che ha disegnato il ruolo nuovo dello sport nel contesto della società moderna, al tavolo dei relatori si sono succeduti il presiden-te del Centro sportivo italiano Achini, quello del Credito Sportivo Cardina-letti, gli ex- nazionali Roberto Bettega e Francesco Toldo (nella foto). Par-ticolarmente applaudito l’intervento del docente della Cattolica Maurizio

Mondoni, che ha tratteggiato la figu-ra dell’“alleducatore”, essenziale per dare allo sport oratoriano quella fun-zione educatrice che non può essere abdicata a favore del mero successo sportivo. A conclusione dei lavori don Alessio Albertini, responsabile dello sport della diocesi di Milano, ha di-chiarato: “L’oratorio deve recuperare lo spirito di fare sport non in funzione del futuro possibile campione ma del futuro uomo”.

Maccan come un eroe, quello che parte dalla panchina e risolve la ga-ra. Per dovere di cronaca va detto che lui era al posto giusto, ma quel pallone proprio non gli è arrivato. Occasione mancata, ma ora la sto-ria offre l’occasione proprio a lui, a Denis Maccan. La storia offre a lui un’occasione d’oro: Jonathas fuori per squalifica, Feczesin e El Kaddouri impegnati con le proprie Nazionali, la panchina con pochi attaccanti e l’avversario, con tutto rispetto, che non sembra sulla car-ta impossibile.Dall’altro lato, e non è cosa da po-co, il Brescia ha bisogno di vince-re, di avere tre punti, di associare al bel gioco anche la vittoria. Le as-senze per i Nazionali e per squalifi-ca, a cui si aggiungono quelle degli infortunati certo non facilitano le cose, tanto per il Brescia, quanto per il giovane attaccante nativo di Pordenone. Occasione sprecata con la Sampdoria, ma occasione d’oro per Maccan.

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giunta alla terza giornata l’avventura dei campio-nati provinciali Csi di pal-lavolo, quindi è già tem-po di dare un’occhiata ai

progressi delle squadre in lizza per lo scudetto provinciale. Cominciamo dalla categoria Open misto. Folzano e Paitone guidano i due gironi provin-ciali, ma mentre i primi sono ancora “immacolati” (tre successi per 3-0) i secondi hanno concesso un set all’All Star Volley secondo in classifica. A marcare stretta la capolista del grup-po A c’è la Polisportiva Provagliese, che ha otto punti: i sebini pagano un 3-2 sul Cortefranca, terzo. A inseguire nel gruppo B c’è Ponte Zanano, che ha però già sostenuto il suo turno di ri-poso, a differenza dell’All Star: stessi punti ma già una sconfitta al passivo. Il resto della truppa è già molto stac-cato: Mezzane, Quinzano e Camigno-ne, Orzinuovi ed Unicorn completa-no la classifica di un gruppo, mentre Le Do Sante, Volley Borgo, Evolution Volley e Gardone Riviera chiudono l’altro. Le vicende dei tre gironi Open femminile hanno già preso cammini tra loro ben differenti. Il girone A ve-de il dominio del Sant’Angela Brescia, autore di tre 3-0, mentre San Giacinto blu, autore a sua volta di tre vittorie ma con un 3-2 a far la differenza, se-gue staccato di un punto. Nel B nes-suna squadra è a punteggio pieno: Ba-golino comanda con otto punti, segui-to da Polaveno con sei e Lumezzane

L’Elite del calcio a 7 è spaccata in due, con i gironi A e B simili per andamento e classifica, ma diversi dai gruppi C e D. Nel gruppo A domina Saip, prima a 19 e con una gara in meno, che potrebbe proiettarla a +7 dai campioni in carica del Bovegno. La corsa alla salvezza è aperta perché nemmeno il Caffè della Loggia (terza forza) può dormire sonni tranquilli, distante solo quattro punti dalla zona retrocessione. Ospitaletto e S. Giovanni (a due e cinque) devono

reagire in fretta se non vogliono tornare nel limbo dell’Open. Nel girone B il copione è lo stesso. Bar Ciringhito è in fuga a 21 punti, sette di vantaggio su Fiumicello e S. Filippo Neri. Esclusa la capolista la classifica vede 10 squadre raccolte in 6 punti. Nel gruppo C c’è bagarre in vetta. Carrozzeria Bosini e Ponte Zanano sono prime a quota 18, ma Invicta, sesta, è distante solo quattro punti. Situazione identica nel girone D, dove Cripi e Amici di Ale (prima e sesta) hanno lo stesso distacco.

con cinque, via via tutte le altre. Nel C, infine, regna l’incertezza, con quattro squadre al comando, tutte a sei punti: Manerbio, Castenedolo, Carpenedolo e Star Volley. Le ultime due della lista, tuttavia, hanno una gara in meno e sperano di poter fare presto un balzo in avanti. Nel girone unico maschile la situazione è quanto mai confusa: Gazoldo e Rudiano guidano con sei

punti, ma a tre lunghezze ci sono sei formazioni, di fatto annullatesi a vi-cenda nel corso delle tre giornate di-sputate. Il gruppone delle inseguitri-ci è formato da Seniga, Castenedolo, Free Act Lume, Rovato, Calcinato e 3nsa Volley, con Rovato che però ha già riposato ed è dunque leggermen-te avvantaggiato. Due sono i punti si-nora conquistati da Le Iene, uno per Resto del Maury; a secco c’è solo San Giacinto. Mentre il campionato entra nel vivo il corso dedicato ai direttori di gara di volley è giunto al termine. Sabato alle 13.30 cinque nuovi arbi-tri sosterranno l’esame finale in sede provinciale, ultimo scoglio per vestire la divisa arancioblu.

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Presentaciun amicoFra dieci giorni, il 12 e 13 giugno,

si celebreranno nel nostro Paese

i referendum su tre questioni

sulle quali la politica ha dibattuto

e si è accapigliata lungamente,

aiutando assai poco i cittadini a

formarsi un’opinione matura e

coscienziosa sui temi in gioco.

Senza entrare nel merito di

ciascun quesito (acqua, nucleare,

legittimo impedimento) una

riflessione credo vada fatta

anzitutto sullo strumento

referendario e, parallelamente,

sullo sperpero di tensione

partecipativa che esso oramai

veicola non aiutando i cittadini a

una partecipazione consapevole e

motivata, comunque scelgano.

Riguardo allo strumento, non

credo si scandalizzi alcuno se si

dichiara la sua “consumazione”

per abuso eccessivo. Nei decenni

scorsi l’uso selvaggio, ad opera

soprattutto dei radicali, ne ha

ridotto la portata “rivoluzionaria”

che i costituenti gli avevano

affidato: la chiamata del popolo a

dare il proprio parere nonostante

l’approvazione legittima di una

maggioranza parlamentare;

potremmo dire un baluardo

contro un’eventuale “dittatura

della maggioranza”. Non solo

uno strumento estenuato per

cattivo uso, ma pure per la

debolezza insita nel meccanismo

istitutivo: sono poche le firme

necessarie per invocarlo (bassa

barriera d’accesso) e troppo alto

il quorum richiesto (alta barriera

d’uscita) per renderlo valido.

Questa forbice eccessiva ha dato

spazio a forme di estremismo

referendario inutili e dannose per

la qualità della partecipazione

democratica dei cittadini. Non

è poi così difficile raccogliere

almeno 500mila firme e aprire

una campagna, comunque vada

il referendum. Molti su questo

meccanismo hanno costruito

vere e proprie fortune politiche.

Varrebbe la pena di apportare

alcune semplici modifiche, come

tra l’altro suggeriscono da tempo

autorevoli costituzionalisti:

innalzamento decisivo del

numero di firme necessarie

ed eliminazione del quorum, il

che obbligherebbe i cittadini

alla partecipazione attiva,

soprattutto quando le questioni

in discussione sono delicate e

gravide di conseguenze per il

bene comune del Paese.

Una seconda osservazione va

fatta, con altrettanta onestà:

il dibattito sugli attuali quesiti

referendari finora non c’è stato.

Silenzio totale, pochissime

le trasmissioni televisive e

radiofoniche dedicate, gravi

le responsabilità della Rai.

Sembra che molti abbiano

paura a far crescere coscienza

e consapevolezza nei cittadini:

un’informazione seria,

attendibile, fondata sulla realtà

e non sullo slogan da qualunque

parte provenga, aiuterebbe il

Paese a comprendere la rilevanza

di almeno due dei tre quesiti

posti. I nodi legati alla gestione

di un bene comune come l’acqua,

come pure il reperimento di

energia che renda l’Italia per

quanto possibile autosufficiente,

sono due questioni di rilevanza

strategica per lo sviluppo del

nostro Paese. La ricerca di

alternative credibili e di modelli

di gestione dei beni comuni

attraverseranno il dibattito dei

prossimi anni.

Ne abbiamo parlato? Ne siamo

consapevoli? Non da ultimo

non va sottaciuto il tentativo di

dissuadere la partecipazione dei

cittadini per stanchezza da urna:

alcuni milioni di persone sono

chiamati in 30 giorni al voto per

tre volte. Un po’ troppo. Come

pure è apparso un escamotage

sgradevole l’approvazione nel

decreto omnibus di un comma

che cercava d’inficiare il quesito

sull’uso dell’energia nucleare.

Non è un bel vedere.

A questo punto credo valga

davvero la pena di andare a

votare, per dire che ci siamo,

comunque vada.

Essere dentro il miracolo delle relazioni è stupore, an-

cora, per il dono immeritato, per l’intreccio di vite non

cercato. Intersezioni di legami.

Ho per molto tempo pensato che i legami fossero da

tenere sempre un po’ sciolti, potenziali fonti di prigio-

nia per una vita che deve scorrere libera. Ma poi si è re-

alizzato un capovolgimento: l’altro è indispensabile. Il

legame, quel legame, è indispensabile; proprio tu mi sei

indispensabile.

Nessuno potrà sostituirti, né alcuno potrà essere sostituito

da te. La tua perdita sarà senza riempimento, e non cancellerà

il legame, forte, tenace come la morte, insistente come la soffe-

renza. “Ho bisogno di te, che sei partecipe / d’ogni tormento mio:

compagno dolce / d’ogni mia pena; mio fratello solo. / Ho bisogno

di te, come del pane!” (da: R. M. Rilke, “Il libro del pellegrinaggio”).

Referendum,

per un voto

non ideologico

Matrimonio, una

realtà sempre

meno conosciuta

Giovani bresciani

testimoni

a Palermo

Famiglia, incontro

mondiale con il Papa

a Milano nel 2012

Brescia, c’era una

volta il capitano,

ora non c’è più

Aib, la parola

d’ordine

è riforme

aleg

indNess

da te. L

il legame

renza. “Ho b

compagno do

di te, come de

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

Il nostro graziea don Italo Uberti

Egr. direttore,14 settembre 1997- 6 novembre 2011: due date che racchiudono un tempo di missione-servizio litur-gico compiuto tra noi, suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, da don Italo Uberti. Ave-va 47 anni quando mons. Olmi, al-lora vicario generale, ce lo conces-se come cappellano per celebrare ogni mattina l’Eucaristia nella no-stra cappella di via Torricella di Sopra, allora Casa provincializia. In seguito, la Santa Messa, per desiderio del vescovo Giulio San-guineti, è stata (e lo è tuttora) tra-smessa da “Radio Voce” alle ore 6.30. Don Italo, ogni volta puntua-le, nonostante l’ora certamente non ottimale, si è sempre presen-tato a celebrare il Divin Sacrificio. Ora il Vescovo Luciano lo ha tra-sferito per altri impegni pastorali. E noi, Suore della Carità, sentia-mo il dovere di ripetergli il nostro profondo, cordialissimo grazie. Certamente abbiamo sentito don Italo come parte di questa famiglia religiosa, nonostante i nostri rari colloqui con lui. “Ci mancherà...” si usa dire, e per noi, spiacenti per-ché ci lascia, questo è molto vero. Don Italo arrivava a Torricella tem-pestivamente per la Celebrazione eucaristica, puntuale per il tempo concesso dalla radio,e poi se ne andava al suo lavoro. Era appunto la S. Messa che ci univa a lui, in Dio, in Gesù, con la nostra partecipazione unanime e intensa al sacrificio del Cristo. “Santa Messa trasmessa dalla ra-

dio diocesana!” Il nostro don Italo non ci ha mai espresso una valu-tazione circa le nostre voci un po’ “ingiallite” dagli anni, per questo pensiamo che, come Gesù, av-vertiva sicuramente l’impegno del nostro cuore che voleva lodare il Signore il meglio possibile. Ricordiamo sovente le sue omelie domenicali: ci rendeva la Parola di Dio molto concreta; non tralascia-va di assegnarci di tanto in tanto, qualche impegno da vivere durante la settimana, oppure di interro-garci sul Vangelo della domenica precedente per continuare il di-scorso che rimaneva aperto circa la Parola di Dio. Non dimentichiamo pure la pre-senza puntuale di don Italo nelle solennità dell’Anno: triduo e Veglia pasquale,notte di Natale. Per noi, suore anziane, era vera-mente una grande gioia avere que-ste celebrazioni in casa. Auguri, don Italo: per lei sacerdote di Cri-sto, Dio sia sempre il suo tutto! e la sua vita continui a manifestare a tutti la presenza di Dio. Le ripetiamo il nostro affettuoso grazie, con la speranza di aver-la ancora tra noi in qualche bella occasione. Suore della Carità di S.Giovanna

Antida Brescia-Torricella

Una affermazione discutibile

Egr. direttore,mi ha colpito negativamente l’arti-colo dedicato a un recente conve-gno sul Concilio vaticano II a Villa Pace apparso su “La Voce del Po-polo” del 27 ottobre. In particolare

per l’affermazione del relatore, il benedettino Lafont, che il Vatica-no II è un punto di partenza, evi-denziata anche nel titolo dell’arti-colo. Forse l’intenzione era quella di sottolineare l’importanza di que-sto Concilio, ma presa alla lettera quell’affermazione è una eresia, perché la storia bimillenaria del cristianesimo ha un solo punto di partenza e di arrivo, Gesù Cristo. Stando all’articolo il relatore ha anche dichiarato che la diatriba sulla rottura o continuità del Con-cilio non ha senso. Mi sembra invece che la sua stes-sa impostazione sia di rottura, contrariamente alla saggia inter-pretazione del Concilio più volte ripetuta da Benedetto XVI, secon-do cui esso è stato un momento importante di riforma della Chie-sa, ma in continuità con la storia precedente. Emilio Guzzoni

Un dolore supremoche non si può consolare

Egr. direttore,era una malinconica giornata di ottobre, il cielo plumbeo lasciava cadere una pioggia fitta fitta. La campagna, ormai squallida, mo-strava i segni di un rigido inferno e, tratto tratto, una folata di vento portava via le poche foglie ingialli-te che ancora restavano sui rami, unico vestigio della ridente stagio-ne passata. Lassù nel nuovo cimitero del vil-laggio a un paio di chilometri da un povero paesuccio, io ho visto portare a braccia una misera bara. Era quella di una giovane donna

vittima di un incidente automobi-listico. La malinconica sfilata pro-cedeva lenta lungo il sentiero tra i pallidi salici, che univa il paese al cimitero. Quattro giovani robusti, fra cui i parenti della morta, por-tavano il feretro coperto di rose, seguivano le fanciulle con la ve-sticciola bianca e il cero acceso, in coda venivano i parenti e fra que-sti il padre della morta, un bravo e onesto operaio. La fossa era già stata scavata, il prete recitò le ultime preghiere e la povera bara fu coperta di terra. La gente andò via alla spicciolata, non rimase che il padre, ritto da-vanti alla fossa, pallido da far pie-tà, con gli occhi fissi sulla terra che copriva sua figlia. “Coraggio” gli sussurrai io che ero entrato da poco nel cimitero e lo guardavo con il cuore malinconico, si rivolse a guardarmi e mormorò: “Qui sola, sola! Non ho il cuore di lasciarla, vede? Non c’è una croce, né un cippo, né un tumulo, è la prima, povera creatura mia”. Avrei voluto tentare di togliere il pensiero del povero uomo dal-la fossa dolorosa e desolata e di consolarlo con l’idea dello spirito immortale. Ma il dolore profondo e vero non vuole conforto, questo io so e sa-pevo e rispettai nel povero padre quel dolore inconsolabile. Il dolore è la palestra nella quale si misurano le forze dell’uomo e nel-la quale si agguerrisce lo spirito. Lo spirito non si piega alla sferza del dolore, ma s’innalza e si rinvi-gorisce; solo lo spirito debole s’ab-batte e si dà per vinto.

Edmondo Del Prete

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