La Voce del Popolo 2013 07

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Ci è stato dato un Papa, Benedetto, che per otto anni ha servito la Chiesa come vescovo di Roma e pastore della Chiesa universale. Il primo atteggiamento che la fede ci suggerisce è il ringraziamento a Dio. È un dono, per la Chiesa, avere un vescovo che costituisce il centro della comunione cattolica, che conferma tutti gli altri vescovi nella fede, che dà a tutto il popolo di Dio la garanzia di essere sulla strada giusta, nella continuità con la fede che ci è stata trasmessa. Benedetto XVI ha svolto questo ǯ ή ministero in modo mirabile: nessuno, nemmeno tra i laicisti più accaniti, ha mai potuto dubitare della sincerità della sua fede, dell’autenticità della sua vita, della competenza del suo magistero. A un Papa non si chiede di risolvere tutti i problemi che la Chiesa si trova ad affrontare nel mondo contemporaneo; nessuno ha il potere di cambiare la testa alla gente, di raddrizzare tutte le idee storte che circolano, di sanare tutte le ferite che dolgono. A un Papa si chiede, invece, che insegni il Vangelo con chiarezza in modo che chi lo desidera possa confermare la sua fede alla luce della fede del Papa; e questo Benedetto XVI lo ha fatto con precisione. Grazie, quindi, con tutto il cuore, papa Benedetto. Adesso, a 85 anni, Benedetto sente che le sue forze declinano; questo non dovrebbe sorprendere nessuno. Sa, Benedetto – e lo ha ricordato ai cardinali proprio quando dava le dimissioni – che si fa il Papa insegnando e governando, ma anche pregando e soffrendo; questa modalità del suo servizio può continuare a qualsiasi età, in qualsiasi condizione fisica. Ma ha ritenuto – sono sempre le sue parole – che oggi nella Chiesa, in un mondo tormentato come quello in cui viviamo, ci sia bisogno di un Papa che abbia anche forze fisiche sufficienti a portare il peso di un governo tutt’altro che leggero. Per questo ha deciso di dare le dimissioni e lasciare che i cardinali scelgano un altro Papa, che continui la sua opera e possa agire con energie integre. È una sua scelta? Certo: il Papa è assolutamente libero nelle ǤǤ ǡ ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ scelte che riguardano il governo della Chiesa e nessuno lo può costringere. Ma Benedetto ha spiegato ai cardinali di avere scrutato più volte, con sincerità, la sua propria coscienza. Questo non significa che ha analizzato i suoi stati d’animo per vedere se gli piaceva più continuare o smettere questo pesante servizio; significa invece che ha cercato di comprendere che cosa Dio gli stesse chiedendo in questo momento preciso della sua vita. Ed è arrivato alla conclusione che sia venuto il momento, davanti a Dio, di lasciare il servizio. Che questo momento possa venire anche per un Papa, lo aveva già insegnato il cardinal Ratzinger, prima di diventare Benedetto XVI. A un Papa possono venire a mancare le forze fisiche - Dio non è obbligato a fare un miracolo per conservarle sempre intatte; un Papa può valutare ci sia bisogno di forze superiori a quelle che gli rimangono per guidare efficacemente la Chiesa; e allora, per amore della Chiesa, un Papa può decidere di lasciare il suo ministero. Questo insegnava il teologo. Ora quel teologo, diventato Papa, ha fatto quello che insegnava. C’è da rimanere ammirati per la coerenza, la chiarezza, il coraggio di un uomo così. C’è da accogliere la sua decisione con il silenzio della meditazione, con la riconoscenza dell’amore. C’è da fare il nostro esame di coscienza: nessuno è indispensabile; noi siamo solo degli umili operai nella vigna del Signore. ǯ Ǥ Ǥ ǯ ǡ ǡ ǣ ǡ ǡ ǯǤ Ǥ Ǥ /$ 92&( '(/ 3232/2 Ǥ Ǥ Ǥ Sono contrario alla luce eccessiva che di notte, sempre più, viene usata per illuminare i monumenti più belli del- la città. Basterebbe, a mio avviso, l’illuminazione stra- dale, quella delle piazze e delle vie, che normalmente c’è in ogni centro abitato. Per chi vuole vedere i particolari degli edifici, tanto vale che li guardi in fotografia, o su in- ternet. Così, illuminati in maniera abnorme, i monumenti danno l’impressione di essere una quinta di teatro costru- ita per l’occasione o, peggio, di un luna park. Tra l’altro la luce eccessiva falsa le dimensioni, evidenzia inevitabilmente solo alcuni particolari, impedisce una visuale d’insieme e rom- pe l’armonia del luogo. I chiaroscuri eccessivi catturano l’atten- zione e il monumento diventa solo spettacolo visivamente violento, perde l’anima e tutto quello che ci sta insieme, corollario non casuale, è come se non interessasse. Tanto vale risparmiare e tornare alla tradi- zionale e più sobria, diffusa, luce elettrica normale che di notte ha, da molti decenni, illuminato le nostre città.

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L’annuncio ha scosso il mondo. Dopo 700 anni un Papa lascia la sede di Pietro. L’età avanzata e la mancanza di forze necessarie per guidare la Chiesa in un mondo che cambia velocemente spingono Benedetto XVI, dal prossimo 28 febbraio alle ore 20, a servire in un modo diverso: nella preghiera, nel sacrificio, nel silenzio e nell’amore. A marzo il Conclave.

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Ci è stato dato un Papa, Benedetto, che per otto anni ha servito la Chiesa come vescovo di Roma e pastore della Chiesa universale. Il primo atteggiamento che la fede ci suggerisce è il ringraziamento a Dio. È un dono, per la Chiesa, avere un vescovo che costituisce il centro della comunione cattolica, che conferma tutti gli altri vescovi nella fede, che dà a tutto il popolo di Dio la garanzia di essere sulla strada giusta, nella continuità con la fede che ci è stata trasmessa. Benedetto XVI ha svolto questo

ministero in modo mirabile: nessuno, nemmeno tra i laicisti più accaniti, ha mai potuto dubitare della sincerità della sua fede, dell’autenticità della sua vita, della competenza del suo magistero. A un Papa non si chiede di risolvere tutti i problemi che la Chiesa si trova ad affrontare nel mondo contemporaneo; nessuno ha il potere di cambiare la testa alla gente, di raddrizzare tutte le idee storte che circolano, di sanare tutte le ferite che dolgono. A un Papa si chiede, invece, che insegni il Vangelo con chiarezza in modo che chi lo desidera possa confermare la sua fede alla luce della fede del Papa; e questo Benedetto XVI lo ha fatto con precisione. Grazie, quindi, con tutto il cuore, papa Benedetto. Adesso, a 85 anni, Benedetto sente che le

sue forze declinano; questo non dovrebbe sorprendere nessuno. Sa, Benedetto – e lo ha ricordato ai cardinali proprio quando dava le dimissioni – che si fa il Papa insegnando e governando, ma anche pregando e soffrendo; questa modalità del suo servizio può continuare a qualsiasi età, in qualsiasi condizione fisica. Ma ha ritenuto – sono sempre le sue parole – che oggi nella Chiesa, in un mondo tormentato come quello in cui viviamo, ci sia bisogno di un Papa che abbia anche forze fisiche sufficienti a portare il peso di un governo tutt’altro che leggero. Per questo ha deciso di dare le dimissioni e lasciare che i cardinali scelgano un altro Papa, che continui la sua opera e possa agire con energie integre. È una sua scelta? Certo: il Papa è assolutamente libero nelle

scelte che riguardano il governo della Chiesa e nessuno lo può costringere. Ma Benedetto ha spiegato ai cardinali di avere scrutato più volte, con sincerità, la sua propria coscienza. Questo non significa che ha analizzato i suoi stati d’animo per vedere se gli piaceva più continuare o smettere questo pesante servizio; significa invece che ha cercato di comprendere che cosa Dio gli stesse chiedendo in questo momento preciso della sua vita.Ed è arrivato alla conclusione che sia venuto il momento, davanti a Dio, di lasciare il servizio. Che questo momento possa venire anche per un Papa, lo aveva già insegnato il cardinal Ratzinger, prima di diventare Benedetto XVI. A un Papa possono venire a mancare le forze fisiche - Dio non è

obbligato a fare un miracolo per conservarle sempre intatte; un Papa può valutare ci sia bisogno di forze superiori a quelle che gli rimangono per guidare efficacemente la Chiesa;e allora, per amore della Chiesa, un Papa può decideredi lasciare il suo ministero.Questo insegnava il teologo.Ora quel teologo, diventato Papa, ha fatto quello che insegnava. C’è da rimanere ammirati per la coerenza, la chiarezza, il coraggio di un uomo così. C’è da accogliere la sua decisione con il silenzio della meditazione, con la riconoscenza dell’amore. C’è da fare il nostro esame di coscienza: nessuno è indispensabile; noi siamo solo degli umili operai nella vignadel Signore.

Sono contrario alla luce eccessiva che di notte, sempre più, viene usata per illuminare i monumenti più belli del-la città. Basterebbe, a mio avviso, l’illuminazione stra-dale, quella delle piazze e delle vie, che normalmente c’è in ogni centro abitato. Per chi vuole vedere i particolari degli edifici, tanto vale che li guardi in fotografia, o su in-ternet. Così, illuminati in maniera abnorme, i monumenti

danno l’impressione di essere una quinta di teatro costru-ita per l’occasione o, peggio, di un luna park. Tra l’altro la

luce eccessiva falsa le dimensioni, evidenzia inevitabilmente solo alcuni particolari, impedisce una visuale d’insieme e rom-

pe l’armonia del luogo. I chiaroscuri eccessivi catturano l’atten-zione e il monumento diventa solo spettacolo visivamente violento,

perde l’anima e tutto quello che ci sta insieme, corollario non casuale, è come se non interessasse. Tanto vale risparmiare e tornare alla tradi-zionale e più sobria, diffusa, luce elettrica normale che di notte ha, da molti decenni, illuminato le nostre città.

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ingolare coincidenza? Ope-ra di quello Spirito che sa come, dove e quando sof-fiare? Le domande potreb-bero essere molteplici, co-

sì come le risposte. Il dato di fatto è che il tema scelto dal vescovo Lucia-no Monari per la ”lezione”del 12 feb-braio scorso alla facoltà di economia dell’Università di Brescia, “La virtù civica della responsabilità” (nella foto centrale), è a tutti gli effetti la chiara, inequivocabile risposta, alla domanda che in moltissimi da qual-che giorno a questa parte si pongono: “Perché il Papa si è dimesso?”. Certo il Vescovo non poteva sapere, accet-tando l’invito della confraternita dei Santi patroni Faustino e Giovita di proporre alla città, dopo quella del-lo scorso anno dedicata alla concor-dia, una riflessione sulla responsa-bilità, che Benedetto XVI si sarebbe dimesso dal soglio pontificio come gesto di grande amore nei confronti della Chiesa che non era più in gra-do di servire con il necessario vigo-re. La lezione del Vescovo, che pure non ha mai fatto cenno alla vicenda di Benedetto XVI, ha così anticipato molte domande, ha fornito le vie di una possibile risposta per compren-dere da una parte il gesto del Papa e per cercare, dall’altra, di capire le ragioni della pervicace difesa, con-tro tutti e contro tutti, di posizioni di rendita trasversali alla società ita-liana. “Parlare di responsabilità – ha esordito mons. Monari – ha senso solo se si presuppone la libertà del-la persona. Se il libero arbitrio viene negato, svanisce la possibilità stessa di parlare di responsabilità”. Solo la persona libera, ha continuato anco-ra il Vescovo in una premessa che ha voluto definire “lapalissiana”, ma che alla prova dei fatti non pare essere così scontata, è capace di essere pre-sente a sé stesso in tutto quello che fa, di riflettere su se stesso e sulle sue idee, di soppesare il pro e il contro delle diverse opzioni, di optare per un’azione o per una omissione, di ri-conoscere i suoi errori e di educarsi al bene. Solo l’uomo che prende co-scienza di questa libertà può parlare di responsabilità in termini di virtù. Da qui può muovere per interrogarsi sul livello di tale responsabilità: è so-

La responsabilitàè una virtù civica

vescovo Monari, non esclude l’altro. L’uomo libero che sa di avere del-le responsabilità nei confronti di se stesso è quello “capace di cresce-re – sono le sue parole – aprendosi sempre più ampiamente e profonda-mente al mistero di tutta la realtà”. È, in sostanza, il soggetto etico, capace di distinguere il bene dal male, che sceglie il primo e rifiuta il secondo. È responsabile la persona capace di fuggire il male con orrore, anche quando il male è seducente, e sa at-taccarsi al bene, anche quando que-sto è oneroso. Il soggetto etico, è sta-to lo sviluppo del ragionamento del Vescovo, è quello capace di scegliere l’onestà, la giustizia, il vantaggio so-ciale a scapito di quello privato, la prospettiva futura al tornaconto im-mediato. Insomma l’uomo in grado di esercitare la responsabilità decli-nata da Monari come virtù civica, è quello in grado di compiere un atto d’amore “ogni forma di presa di posi-zione – ha specificato – a favore di se stessi, o degli altri o, naturalmente, di Colui che ha creato me, gli altri, il mondo, cioè Dio. Questo presuppone

anzitutto un giudizio che considera l’esistenza come un valore autentico e degno; poi richiede la scelta e l’at-tuazione di comportamenti che sia-no a favore del bene proprio e degli altri”. Un concetto impegnativo che il Vescovo ha così riassunto: essere persone umane significa essere re-sponsabili della propria vocazione a diventare umani, essere cioè capaci di trascendere se stessi sia nell’am-bito della conoscenza, dell’azione e dell’amore. “Sono responsabile verso me stesso – ha continuato il Vescovo – di essere un cercatore sincero della verità, al di la dei vantaggi che la ve-rità può procurarmi; sono responsa-bile verso me stesso di diventare un operatore del bene, al di là del costo che può esigere”. Declinata in questo modo la responsabilità che l’uomo ha nei confronti di se stesso si allarga necessariamente anche verso l’altro. “Ogni azione buona – ha affermato al proposito mons. Monari – migliora la condizione degli uomini e rende più umana la convivenza; viceversa ogni azione cattiva peggiora la condizione degli uomini e rende la convivenza più litigiosa, sospettosa, turbata da invidia e malizia”. Si tratta dello stes-so insegnamento di Romano Guardi-ni, citato dal Vescovo, sullo stretto rapporto tra libertà e responsabilità e della convinzione che ogni diritto legato alla persona umana suppone una correlativa responsabilità. Chi non ha coscienza di questo aspetto, è la convinzione di mons. Monari, è irresponsabile. Tante le “prove” di questa irresponsabilità. Basta guar-darsi in giro… Sono irresponsabili quelli che si appellano alla libertà di pensiero e di espressione non per conoscere il vero e operare il bene, ma per diffondere il falso o propa-gandare un vizio da cui ricava gua-dagno; è irresponsabile chi usa la stampa e l’informazione, strumenti preziosi per il funzionamento della società contemporanea, non per le funzioni che le sono proprie (il dirit-to di essere informati correttamen-te sulla situazione reale), ma per propagandare interessi inconfessati e inconfessabili, per privilegiare il sensazionale a scapito della verità. Ancora, è irresponsabile, il tema è di grande attualità, chi usa la cam-

pagna elettorale, trasformata ormai in una vera e propria guerra, non per informare i cittadini sui proble-mi esistenti, sulle loro cause e sulle terapie proponibili ma per “affabu-lazioni – è un passaggio della lectio magistralis del vescovo Monari – il cui unico scopo è mitizzare le pro-prie opinioni come fossero mira-colose e infallibili, e distruggere le opinioni altrui. Ma se diventa neces-sario giocare alla guerra per gestire la democrazia, poco alla volta si for-merà la convinzione che la democra-

Nel Medioevo, quando il senso dell’unità era piuttosto rimarcato, si citava spesso anche in ambito ecclesiale un principio mutuato dal diritto romano: ciò che riguarda tutti deve essere preso in considerazione da tutti. Molte volte il principio era fatto valere per rifiutare di pagare imposte decise da vescovi o da papi. Ma entrava anche nell’organizzazione della vita monastica e in generale della vita della Chiesa. L’imporsi del primato pontificio se, da una parte, permise di salvaguardare l’indipendenza della Chiesa rispetto alle ingerenze imperiali, dall’altra portò a ritenere responsabili della vita ecclesiale soltanto coloro che detenevano il potere (potestas). Essere responsabili e avere autorità coincisero. L’esito fu un modello di Chiesa clericale. Il Concilio Vaticano II, preparato dalla riflessione teologica sui laici e dalle esperienze associative laicali, prospettò una visione differente di Chiesa: senza negare il ruolo dell’autorità, affermò che tutti i fedeli hanno uguale dignità, benché svolgano funzioni diverse nell’attuazione della missione della Chiesa; di questa tutti sono partecipi. E ciò non perché un’autorità deleghi qualche ‘potere’, bensì

zia è inutile e la guerra inevitabile”. Di qui il richiamo forte del Vescovo alla responsabilità come atto d’amo-re e virtù civica: “La democrazia per difendersi dal degrado ha bisogno della partecipazione leale di tutti”, non ha invece bisogno dei “furbi” che possono segnare qualche pun-to a loro vantaggio nella scala della ricchezza e della forza, ma devono confessare il fallimento della loro vocazione umana. Parole chiare, quelle del Vescovo, che indicano un percorso preciso per capire come la responsabilità possa diventare virtù civica. Se la via è chiara impegnati-vo può risultare invece il percorrerla nei diversi ambiti in cui la persona è chiamata a vivere la propria vita. Per questo “Voce” ha sottoposto la questione a mons. Giacomo Canob-bio, teologo e docente del Seminario diocesano, a Silvano Corli, nuovo direttore della Scuola diocesana di formazione all’impegno socio-po-litico, e a Giancarlo Dallera, presi-dente dell’Associazione industriale bresciana per cercare di capire co-me la responsabilità possa essere virtù civica nel mondo ecclesiale, in quello dell’impegno socio-politico e in quello economico e produttivo.

lo quella che l’uomo ha nei confron-ti di se stesso o anche quella verso gli altri? Un livello, ha continuato il

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perché in forza del battesimo e della cresima tutti i fedeli ricevono dal Signore il compito di contribuire alla edificazione della comunità cristiana e alla missione della stessa. Quindi tutti sono responsabili, che è quanto dire: tutti devono rendere conto al Signore (responsabilità porta in sé anche l’idea di dover rispondere a qualcuno) del modo in cui realizzano la vocazione ricevuta. A 50 anni dal Concilio ci si potrebbe domandare se questa visione sia passata nelle coscienze e nelle pratiche dei fedeli. Non è difficile sostenere che molto resta da fare: permane una visione clericale della Chiesa. E non solo per colpa dei pastori (i presbiteri e i vescovi), ma pure per colpa di tutti gli altri fedeli. Le ragioni sembrano due. La prima: una comprensione del sacramento dell’ordine che fa pensare gli ordinati a un livello superiore nella comunità, anziché a servizio della comunità. Il modello delle autorità civili, che Gesù dice che non si dovrebbero imitare (cfr. Mc 10,42-45), resta – lo si voglia o no – ancora il modello di riferimento per l’autorità ecclesiastica. La seconda: i fedeli in generale continuano a pensare che la responsabilità tocchi ai preti e ai vescovi. Accanto a mancata consapevolezza dell’insegnamento conciliare, si coglie una forma di delega – simile a quella che si riscontra nell’ambito sociale e politico – che nasconde la ritrosia a sentirsi responsabili di ciò che riguarda tutti. Ma la Chiesa non potrebbe diventare il luogo nel quale, grazie alla riscoperta della uguale dignità di tutti, si impara a diventare protagonisti della cosa comune?

Dinnanzi alla richiesta di Dio che chiede conto del fratello Abele a Caino, questi risponde con la domanda che attraversa la storia dell’umanità: “sono forse io il custode di mio fratello?”. Questo interrogativo si ripropone ancora oggi a ciascuno proprio perché l’uomo non consiste in sé stesso ma è aperto e proteso, sul filo del rischio, verso ciò che è altro da sé, soprattutto verso l’altro essere umano. In ciò egli è autenticamente sé stesso, e lo diventa sempre di più quanto più osa affermarsi non come individualità chiusa, ma nell’apertura verso l’altro. L’umanità comprende oggi sempre più chiaramente di essere legata da un unico destino che richiede una comune assunzione di responsabilità, ispirata da un umanesimo integrale e solidale. Le nuove relazioni di interdipendenza tra uomini e popoli devono trasformarsi in relazioni tese a una vera e propria solidarietà etico-sociale, che è l’esigenza morale insita in tutte le relazioni umane. Una solidarietà che non può ridursi a un sentimento di vaga compassione, ma che si esplica in una determinazione convinta e perseverante di impegnarsi per il bene comune. Per un credente, il primato di Dio e dell’eterno non contraddice il fatto che Dio ci ha voluti cittadini del mondo, che da Lui è stata scelta un’ora della

storia di cui siamo chiamati a rendere conto. Il vescovo Franco Costa, assistente generale dell’Azione cattolica negli anni del Concilio, in un articolo del 1972, invitava ad amare l’ora della storia che Dio ha scelto per noi e a impegnarsi in essa riaffermando con fermezza che ogni membro della comunità umana è responsabile con gli altri degli sviluppi della storia, e il cristiano ha richiami particolarmente forti ad assumere tutte le responsabilità, nessuna esclusa. La corresponsabilità del cristiano nel mondo è una verità che discende da tutta la visione cristiana della vita. La dottrina sociale della Chiesa indica che tutte le realtà umane personali e sociali, le strutture e le istituzioni sono il luogo specifico del vivere e dell’operare dei cristiani laici. L’essere e l’agire nel mondo sono per i fedeli laici una realtà non solo antropologica e sociologica, ma anche e specificamente teologica ed ecclesiale. Don Milani si chiedeva a cosa serve avere le mani pulite se le abbiamo tenute in tasca. Se non abbiamo assunto pienamente la responsabilità dell’altro pur con il rischio dell’errore. Nonostante i rischi, i fedeli laici non possono abdicare alla partecipazione politica. Le accuse di arrivismo, di idolatria del potere, di egoismo, di corruzione, l’opinione che la politica sia un luogo di pericolo morale, non giustificano minimamente né lo scetticismo, né l’assenteismo dei cristiani per la cosa pubblica. (Christifideles laici). Qualcuno ha scritto che fare politica significa dire all’altro “tu non sei solo”. È un impegno che interpella ogni credente e che esige una risposta responsabile.

Faccio mio il titolo del romanzo dell’americano John Ernst Steinbeck, “L’inverno del nostro scontento”, per domandarsi se questa stagione stia finalmente per terminare. Ce lo auguriamo tutti: tra pochi giorni si vota e la speranza ci porta a desiderare un governo solido, che possa lavorare per un’intera legislatura, facendo tutto quanto serve al Paese in forza proprio di quella virtù civica della responsabilità su cui il vescovo Luciano Monari ci ha invitato a riflettere nei giorni scorsi. E, aggiungerei, ad agire ciascuno la nostra parte. Perché il tempo a disposizione è poco, anzi è sempre meno, e l’aggiustamento del Paese non può più aspettare, se vogliamo dare ai nostri giovani le stesse chance di vita che almeno due generazioni, tra quelle che li hanno preceduti, hanno avuto. La virtù civica della responsabilità credo stia anche qui: nel continuare ad aver sete di futuro. E il futuro sono i nostri ragazzi. Abbiamo letto di fiscal compact, per evitare eccessivi accumuli di debiti sovrani; ci hanno parlato di industrial compact, ma forse dovremmo pensare ad un italian compact, in cui alla logica del tutti contro tutti si faccia prevalere quella del tutti per uno:

con la crescita, il recupero dei posti di lavoro perduti, lo snellimento della burocrazia, il controllo della spesa pubblica, l’ammodernamento delle infrastrutture, l’attenzione all’istruzione ed alla scuola del merito, alla sanità, alla famiglia ed agli anziani. Le imprese bresciane come sempre continueranno a far la loro parte, senza chiedere aiuti, ma esigendo solamente di esser messe alla pari dei concorrenti stranieri in quella corsa sul mercato, paragonabile ad una gara, in cui un italiano corre con una pietra nello zaino ed un tedesco …senza. Come uscirne? Solo con una sempre più accresciuta virtù civica della responsabilità, sostituendo alla politica dell’hybris (dell’arroganza), ingorda e vorace, la politica fatta da servitori dello Stato disinteressati, di eletti che non spendono per il consenso, ma amministrano per la comunità intera; una politica svuotata da quella che è stata definita “cooperazione ingiusta”, perché non può esserci una società giusta senza persone con una moralità alta. Se ritroveremo quanto il Vescovo ha richiamato con la sua lectio magistralis dedicata alla responsabilità come virtù civica, vorrà dire che l’imbroglio, la corruzione o la mala amministrazione – che a forza di starci sotto gli occhi paiono esser diventate “normalità” – non lo saranno più. E allora torneremo a vivere in un Paese davvero normale, in un’Italia che, come recita la Costituzione, deve essere “basata sul lavoro”.

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e i candidati promettono, il non profit e il terzo settore non possono che avanzare proposte. Sullo scorso nu-mero di “Voce” è stato da-

to spazio a un confronto tra candida-ti alla presidenza della Regione Lom-bardia in tema di welfare sociale. A qualche giorno di distanza il Forum lombardo delle associazioni familiari ha provveduto a dare voce ai coprota-gonisti, insieme alla politica, del wel-fare sociale regionale: associazioni, gruppi e realtà che, sul territorio, co-stituiscono una rete di collegamento con le istituzioni per la progettazione e la messa in atto di azioni a sostegno della famiglia. Il Forum, che tiene in-sieme una trentina di associazioni, ha messo nero su bianco una serie di proposte e di iniziative in tema di po-litiche da familiari che in queste set-timane, grazie alle sue articolazioni provinciali, sta sottoponendo all’at-tenzione di tutti i candidati in corsa per la Regione. “Centralità della fami-glia nelle politiche regionali” è il tito-lo “sufficientemente” esplicito che il Forum ha scelto un documento che si apre con l’invito a mantenere quel-le buone prassi che la Lombardia ha adottato nei confronti della famiglia: un buon punto di partenza. Il Forum, infatti, sta chiedendo a tutti i candi-dati di andare oltre con un sistema di politica familiare e l’adozione di un piano pluriennale integrato di inter-

mancano, poi, nel documento, anche specifiche proposte finalizzate all’ot-timizzazione e all’implementazione dei servizi alla famiglia e alla perso-na già esistenti (con una maggiore attenzione all’accompagnamento di chi sta vivendo momenti di particola-re disagio). Nell’ultima parte del do-cumento il Forum regionale chiede ai candidati precisi impegni in tema di politiche per la vita (prevenzione dell’aborto, incentivi per mamme e nuclei familiari in difficoltà, soste-gno all’azione preventiva dei consul-tori, delle associazioni familiari e dei centri per l’aiuto alla vita); per la fa-

venti per la famiglia, con un’assun-zione di responsabilità nei confronti della famiglia fondata sul matrimonio, con la valorizzazione di chi, nei diver-si territori lombardi, ha saputo fare rete nel sostegno alla famiglia. Non

Il 28 febbraio è la data fissata dal Mi-nistero degli interni per la scadenza dell’accoglienza prevista con l’Emer-genza Nord Africa (Ena). In Italia so-no ancora migliaia le persone titolari di protezione umanitaria che rischia-no quindi di trovarsi per strada, prive di qualsiasi forma di assistenza, a ca-rico di amministrazioni locali, già in difficoltà per i tagli continui e non in grado di far fronte alle necessità sen-za un supporto dello Stato. Proprio

per far fronte a quella che potreb-be tradursi in una nuova situazione potenzialmente esplosiva per la sua drammaticità e per il numero di per-sone che coinvolge, nei giorni scorsi si è tenuta presso la Prefettura di Bre-scia una seduta del “Tavolo chiusura emergenza migranti” a cui hanno par-tecipato rappresentanti della Questu-ra, del comando provinciale dei Cara-binieri, dell’Asl, dello Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e ri-

fugiati) e delle realtà del terzo settore impegnate al fianco delle istituzioni nella gestione di questa emergenza, e dei gestori delle strutture alberghiere che nel Bresciano ospitano i 170 pro-fughi ancora presenti sul territorio. Molti di questi, è stato sottolineato, attendono il termine del 28 febbraio per cercare altra sistemazione in Ita-lia o all’estero. Sono invece 40 i pro-fughi ospitati in strutture alberghiere che non paiono in grado di elaborare

alcun progetto fututo. Per questo il ta-volo tornerà a riunirsi il prossimo 19 febbraio per analizzare caso per caso le diverse situazioni. I rappresentanti del Terzo settore hanno avanzato la proposta di una giornata di informa-zione a favore dei profughi per pre-sentare loro le opportunità di alcune onlus e lo “Sportello migranti” attivato dal Comune di Brescia in merito alla formazione di possibili percorsi per il dopo-emergenza.

miglia e la scuola (complementarità tra i due ambiti educativi, autonomia che non sia mero decentramento, po-litiche per la casa rivolte alle giovani coppie, politiche per il lavoro giova-nile). L’ultimo importante capitolo del documento è dedicato alle politiche fiscali. Ai candidati è chiesto l’impe-gno per un sistema fiscale equo che tenga conto della composizione dei nuclei familiari. Su questi e altri temi il Forum non si accontanta di generi-che promesse. Chiede che rientrino tra le linee guida del nuovo welfare sociale che, dopo le elezioni, dovrà essere messo nero su bianco.

L’omicidio a Tunisi di Chocry Belaid, leader dei Patrioti democratici, partito non islamico, ha rigettato nel caos la Tunisia. A due anni dalla rivoluzione dei Gelsomini, in migliaia sono tornati in piazza per protestare contro l’uccisione del politico e hanno chiesto le dimissioni del governo dominato da Ennahda. “L’omicidio di Belaid – ha affermato all’agenzia Asianews p. Jamad Alamat, responsabile delle Pontificie opere missionarie della Chiesa cattolica

tunisina –. Questo non ha colpito solo una persona, ma un intero Paese democratico che vuole vivere in pace e non in un clima di violenza politica e sociale. Noi cristiani preghiamo e siamo vicini a tutta la popolazione tunisina. Preghiamo per la pace sociale, la fine delle violenze e per le autorità chiamate ad affrontare questa situazione drammatica”. Anche se manca ancora la rivendicazione dell’omicidio del leader dei Patrioti democratici, sin dalle prime ore

successive alla sua morte media molti hanno cominciato a puntare il dito contro i salafiti, indicandoli quali responsabili dell’azione. Nei mesi scorsi i radicali islamici lo avevano già minacciato, così come altri membri dell’opposizione laica impegnati nel contrastare la virata integrista del Paese dopo la salita al potere dei Fratelli Musulmani. Il primo ministro Hamadi Jebali ha chiesto lo scioglimento dell’attuale governo, proponendo un esecutivo di tecnici.

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n seguito alla collaborazio-ne avviata tra l’Osservatorio europeo delle droghe e del-le tossicodipendenze e l’Eu-ropol, è stato recentemente

pubblicato a Bruxelles il primo stu-dio riguardante il mercato europeo delle droghe nel suo complesso. La relazione, che si focalizza sulle più recenti trasformazioni dello spaccio e del consumo di sostanze illecite, fornirà un prezioso strumento alla Commissione europea per l’elabo-razione di una nuova strategia di co-ordinamento europeo per la lotta al narcotraffico. Il quadro che emerge è particolarmente preoccupante: il mercato europeo delle droghe risul-ta infatti essere divenuto negli ultimi anni più fluido e dinamico, amplian-do il commercio illegale a rotte e a sostanze nuove. Il traffico interna-zionale di stupefacenti continua ad essere l’attività principale dei grup-pi criminali organizzati, che sono ri-usciti a sviluppare negli anni recenti un maggiore coordinamento, cre-scendo in pervasività e dimensione. I narcotrafficanti sfruttano gli stru-menti offerti dalla globalizzazione e da internet per avvalersi di mezzi leciti di trasporto, moltiplicando co-sì i punti di passaggio delle droghe, sempre più difficili da intercettare. In Europa è in crescita il settore della produzione di droghe sintetiche e di cannabis, che attraverso le bande cri-

fondamentale il coordinamento a li-vello europeo per la formulazione di una strategia comune di lotta contro il narcotraffico: le misure intraprese a livello nazionale, per quanto ener-giche, non possono fare fronte alla crescente complessità del mercato delle droghe. Per comprenderne la natura è necessario implementare una strategia complessiva che segua l’intera catena di produzione, traffi-co e consumo. La recente relazione congiunta per-metterà alla Commissione di elabo-rare una nuova proposta legislativa per combattere le droghe illecite, prevista per il 2013. Negli ultimi an-ni l’azione dell’istituzione europea si è concentrata sulle nuove sostan-ze sintetiche psicoattive, sempre più diffuse e utilizzate in Europa, special-mente tra i giovani. Nel 2012 l’Ue ha individuato il numero record di 73 nuove sostanze con effetti simili a quelli delle droghe già dichiarate il-legali, contro le 24 identificate nel 2009. La Commissione sfrutterà la conoscenza più approfondita dello sviluppo del mercato della droga per implementare politiche ad hoc, che comprenderanno forme di coordina-mento mirato sia interno che con Pa-esi terzi, un maggiore monitoraggio dei traffici online, partenariati tra le dogane e un monitoraggio più effi-cace che sfrutti indicatori standar-dizzati e modelli di studio condivisi.

Dalla maratona di due giorni che si è svolta a Bruxelles per l’approvazione del Quadro finanziario pluriennale è ancora una volta emersa con forza la distanza delle posizioni tra i Paesi membri e, più ancora, si è palesata la differente visione dell’intero processo d’integrazione comunitaria che hanno in mente Cameron e Hollande, Merkel e Monti, Rajoy e Tusk. Il Consiglio europeo doveva sostanzialmente definire le

cifre-quadro dei prossimi bilanci annuali dell’Ue compresi tra il 2014 e il 2020. La proposta iniziale della Commissione, superiore ai 1000 miliardi, era già stata abbondantemente decurtata al vertice di novembre. La recente riunione dei 28 capi di Stato e di governo (i 27 leader attuali più il premier della Croazia, che aderirà a luglio), ha limato ulteriormente alcune proposte di bilancio, come chiesto con decisione dal premier britannico e da altri Stati

del Nord. La Germania, altro Paese “rigorista”, è apparsa sin da subito un poco più propensa alla mediazione. Sul versante opposto Francia, Spagna, Italia e alcuni Paesi dell’Est hanno chiesto che il bilancio avesse la consistenza sufficiente per sostenere la crescita, la coesione territoriale, l’innovazione e il mercato unico, la politica agricola e ambientale. Alla fine la cifra per gli “stanziamenti d’impegno” ha preso la via dei 960 miliardi,

mentre quella per i “pagamenti” (il contante a disposizione per le politiche comuni nei sette anni a venire) si avvicinava a 900. Si tratta di un taglio netto del bilancio comunitario non solo rispetto alle proposte della Commissione, ma addirittura sul budget pluriennale in corso (2007-2013). Ovvero un passo indietro dell’Europa, che nel frattempo è cresciuta geograficamente, per popolazione e per competenze politiche.

minali dell’Europa nordoccidentale vengono poi smistate negli altri Pa-esi dell’Unione. Di fronte alle preoc-cupanti trasformazioni in atto risulta

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M’han detto che Trilussa, il noto poeta dialettale romano, da qualche giorno si è messo in un mare di guai. Ha avuto all’improvviso l’idea di togliersi i baffi e ciò ha provocato fra i suoi amici e conoscenti – tutta Roma cioè – un fermento indescrivibile. C’è chi gli dice che ha fatto male, c’è chi gli dice che ha fatto bene. Ad alcuni sembra più vecchio ma più interessante, ad altri più giovane, ma più sciupato. Alcuni lo consigliano di farseli ricrescere immediatamente adoperando ogni specie di lozione per far presto, altri minacciano di togliergli il saluto se si presenterà di nuovo col labbro munito di pelo. Trilussa non sa più che pesci pigliare e s’abbandona a momenti di malinconia indescrivibile. Ogni specchio lo fa rabbrividire: ogni amico che incontra gli dà una nuova stilettata al cuore col dirgli che sta bene così, subito dopo che s’è convinto a farsi crescere i baffi di nuovo, o che sta male se s’è deciso proprio in quel punto a raderseli per sempre. E pensa che nella

È un vero guaio

La Giornata di raccolta del farmaco del 9 febbraio scorso ha raggiunto anche a Brescia numeri straordinari di partecipazione e di generosità. L’iniziativa, organizzata dalla Fondazione Banco Farmaceutico Onlus, in collaborazione con la Compagnia delle Opere – Opere Sociali e Federfarma, nonostante la situazione di crisi economica in cui versa il nostro Paese, ha avuto un successo oltre le previsioni. Con la partecipazione di 64

farmacie del Bresciano e 8700 farmaci donati. Ad accogliere i clienti spiegando l’iniziativa 300 volontari della Compagnia delle Opere e dei 30 enti assistenziali bresciani convenzionati con la Fondazione Banco Farmaceutico Onlus. Beneficiari della raccolta saranno i loro 3000 assistiti. La 13ª Giornata di raccolta del farmaco a Brescia ha avuto il patrocinio della Provincia, del Comune, dell’Ordine dei Farmacisti, dell’Asl di Brescia e dell’Asl Vallecamonica-Sebino.

seconda ipotesi si continuerà a rimproverarlo del misfatto compiuto: ma se si deciderà a farseli ricrescere, quelli stessi che lo rimproveravano e ormai si saranno avvezzati alla sua nuova fisionomia, torneranno a rimproverarlo e a dirgli che tutto sommato stava meglio prima. Al punto in cui sono

Aprirà mercoledì 20 febbraio nella parrocchia SS. Faustino e Giovita di Brescia, in via S. Faustino 74, la mostra “Videro e credettero. La bellezza e la gioia di essere cristiani”, prodotta da Itaca con il patrocinio del Pontificio consiglio per la promozione della nuovaevangelizzazione, che ha concesso il logo dell’Anno della fede, del Progetto culturale dellaChiesa italiana e dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni

sociali della Cei. La mostra, costituita da 32 pannelli suddivisi in cinque sezioni, propone un suggestivo percorso di testi e immagini che, partendo dal contesto di un “mondo dopo Gesù senza Gesù”, per usare un’espressione del poeta Péguy, intende mettere in luce il realismo e la ragionevolezza della fede come l’unica che può rispondere al cuore dell’uomo, fatto per l’infinito.

ricrede, posdomani dubita, il giorno dopo ritorna sul primo proposito, e via di seguito. Un guaio, un vero guaio! Il partito più forte che ha sicuri i suoi 365 deputati, sembra il più incerto del successo e lancia intimetur a tutto il mondo; gli altri partiti che paion finiti, lavorano sott’acqua, sperando nelle sorprese: la stampa dei forti, tira all’impazzata, sicura dell’immunità, come parlasse di Vangelo. Chi ci si raccapezza è bravo. E poiché fra gli elettori, son pochi i bravi, così ne verrà che molti, o diserteranno, o sbaglieranno, o finiranno a perdere la testa. Come successo, per un primo esperimento, non c’è male. I miei lettori vorranno sapere cosa farà il sottoscritto. Ecco: di preciso ancora non lo so. Questo prometto: 1) che mi ribellerò ad ogni imposizione; 2) che non mancherò di fede ai vecchi amici che non hanno fatto torto mai al nome di cristiani e italiani; 3) che per ragioni di voto, sotto un treno, la testa mia non la metterò di certo mai. Vi piace? Meglio così. Non vi piace? Fa lo stesso.

le cose, egli ha perfino preso in considerazione il progetto di farsi crescere un baffo solo e di togliersi l’altro, per lasciarsi di qua gli amici del pelo, di là i nemici. Ma poiché in qualche momento gli occorre anche tenersi in prospettiva – e non è per l’appunto questo un momento dei meno importanti –

ha anche pensato che una simile truccatura sarebbe impossibile. Si teme infine seriamente non abbia a fare come quel tale dalla barba lunga, il quale giunto tranquillamente a una certa età, perdette all’improvviso la sua pace, non appena un amico gli propose il quesito se la barba durante il sonno facesse meglio a tenerla sotto o sopra le lenzuola, e per finirla, s’è tagliato addirittura la testa. Mi sbaglierò, ma il caso di Trilussa è destinato a non rimanere isolato quest’anno. Non sarà per una questione di baffi, sarà invece per una questione d’elezioni, ma il motivo di perdere la testa c’è ed è evidente. I segni sono già visibili. Non si può battere un passo fuori di casa senza incontrare un galantuomo che non ragioni da solo o press’a poco così? Voterò? Non voterò? E se voterò, per chi voterò? Per Mussolini? Ma… e quelle violenze?... Per i popolari? Se ne dicon tante!... Per i democratici? Bah! con quelle faccie da decrepiti! Per i socialisti? Ma se sono in lotta tra di loro!?..., e mentre oggi propone di votare, domani si

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na comunità molto le-gata alla propria storia e alle proprie tradizioni. Inizia a descrivere così la parrocchia di Cossi-

rano don Endrio Bosio, che vi è giun-to da pochi mesi, per la precisione da ottobre: “Si tratta – afferma – di una comunità al cui interno non sono pre-senti particolari gruppi o associazio-ni, tuttavia è molto legata ad alcuni appuntamenti particolarmente sen-titi. Per esempio il periodo natalizio viene molto vissuto con l’allestimen-to di un presepe e la preparazione di un presepe vivente”. A essi si aggiun-ge la tradizione della processione di San Valentino e la devozione maria-na del rosario nel mese di maggio. Inoltre ogni cinque anni si tengono i “festoni”, senza dimenticare la festa dell’oratorio. “Questi sono un po’ i pilastri della comunità – prosegue don Endrio – di una comunità sen-sibile e rispettosa nei confronti del sacro, grazie anche alle sue radici”. Non solo tradizione però, guardan-do al futuro anche per Cossirano si profilano i cambiamenti portati dal Sinodo sulle unità pastorali e dal nuovo cammino di iniziazione cri-stiana. “La nostra parrocchia – com-menta in proposito don Endrio – sarà chiamata in futuro ad una maggiore apertura nel contesto delle unità pa-storali, tanto più che è collocata in un Comune con due parrocchie, e

Inoltre abbiamo avuto una rappre-sentante al Sinodo che ha riportato in comunità ciò che è stato fatto”. Per quanto riguarda il cammino di iniziazione cristiana, invece, si sen-te la necessità di formare catechisti laici che siano preparati agli incon-tri con i genitori: “Finora gli incontri vengono fatti da me, ma è in alcuni casi, specialmente con i genitori che non frequentano molto la chiesa, sia importante anche la mediazione dei laici”. Se questa è la situazione at-tuale vi sono anche alcuni progetti che riguardano il prossimo periodo: “Certo – conclude il parroco – mi

alla stesso tempo ad un’autonomia e formazione laicale. È una necessità di cui ci rendiamo conto a livello di consiglio pastorale, per far sì che ci sia un maggiore aspetto assembleare di compiti e responsabilità condivisa.

Un’unica passione per la montagna e tante esperienze comuni accompa-gneranno l’unione delle quattro sezio-ni Cai di Chiari, Coccaglio, Palazzolo e Rovato. In occasione del 150esimo del Club alpino italiano, i quattro sodalizi affezionati al solitario colle hanno de-ciso di collaborare in modo più arti-colato stilando un programma condi-viso. L’esordio è fissato per domenica 17 febbraio con ritrovo alle 9 presso la segheria di Schilpario da dove, infila-

te le racchette da neve, si partirà per la Ciaspolata sul Monte Campiocino. La seconda meta riguarderà i 1334 metri del Monte Bronzone che sarà raggiunto percorrendo tre itinerari di-stinti: da Chiari alle 7.30 per Vigolo, da Palazzolo alle 8 per Colli San Fermo e da Coccaglio-Rovato alle 8 per Via-danica. Seguiranno il 2 aprile la gita sul Sebino (Pisogne-Chiesa-San Bar-tolomeo-Croce di Zone-Marone) con partenza dalla stazione ferroviaria di

Bornato alle 8.10 e il 28 aprile la bici-clettata in Franciacorta con visita alle cantine Berlucchi: si parte sulle due ruote da Chiari passando per Cocca-glio e poi per Rovato. L’11-12 maggio si terrà la notte bianca sul Monteor-fano, il 26 “Musica e Parole sul Monte Guglielmo”, il 6-7 luglio l’impegnativa alpinistica sull’Adamello. Chiuderan-no il 22 settembre la Gita della pace al Rifugio Bozzi e il 10 novembre la vi-sita in grotta alla miniera “Gaffiona”.

sto ancora guardando intorno e sto facendo discernimento insieme alla comunità. Ci sono un paio di aspetti però sui quali interverremo prossi-mamente. Prima di tutto è necessario potenziare e rivitalizzare con forza fresche e nuove leve il gruppo della Caritas, i cui componenti, pur molto attivi e preparati, sono oggi limitati nel numero e nell’età, anche per ri-spondere all’emergenza lavorativa e abitativa portata dalla crisi econo-mica. Secondariamente vedremo di mettere in campo alcune iniziative estive per i ragazzi in collaborazio-ne con la parrocchia di Castrezzato”.

Dopo le dimissioni da presidente e consigliere di Angelo Lazzari, il Consiglio di amministrazione della Fondazione ha eletto Fiorangela Marenzi come nuovo presidente e ha accolto tra i suoi membri il primo dei non eletti, Alberto Vezzoli. Al presidente uscente i ringraziamenti da parte di Fiorangela Marenzi che ha illustrato le sue linee programmatiche nella direzione della continuità rispetto a quanto finora svolto, ma anche in quella

della revisione e dell’adeguamento dei servizi erogati ai bisogni emergenti, in particolare cercando nuovi spazi di azione e allargando la rete delle collaborazioni. Verrà portato avanti il progetto “Palazzolo Digital Festival” e si studieranno nuove iniziative nei settore dell’orientamento ed educazione rivolti ai giovani. Nuovo direttivo anche alla Fondazione Cicogna-Rampana. A seguito delle dimissioni del presidente Marco Bonari e dei

consiglieri Massimo Venturelli e Roberta Bellino, è stato rinnovato il Comitato direttivo della Fondazione Cicogna Rampana, un’istituzione sorta per volontà testamentaria nel 1930 e che ha ripreso la sua attività nel 1989 con lo scopo e la missione della raccolta e dello studio delle memorie storiche locali. Il nuovo presidente è Giovanni Zoppi, da diversi anni attivista dell’Associazione non governativa “Medicus Mundi Italia”. (l.d.)

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er celebrare il 15°, l’asso-ciazione “Bimbo chiama bimbo” ha organizzato un incontro con il vescovo Monari per una riflessione

sul primo dei cinque punti che costitu-iscono i cardini della Carta dei valori dell’associazione: accoglienza, rispet-to, povertà, responsabilità e fare con gioia e passione. “Bimbo chiama bim-bo, nata nel 1998 per aiutare alcune famiglie della Croazia con minori in cui la guerra aveva lasciato segni tali da evidenziarne lo stato di disagio – ha detto il suo presidente Fabio Baresi – grazie alla crescente espansione dei volontari, oggi ben oltre i 500 affian-cati da più di 150 giovani, si occupa di quanto riguarda i minori e non solo quelli in stato di disagio, che rimango-no il target primario”. Ricordare tutte le attività dell’associazione richiede-rebbe spazi non possibili in questa se-de, ma si può visitare il sito di Bimbo chiama bimbo – www.bimbochiama-bimbonlus.it – per meglio compren-derne portata, finalità e progetti. Il diacono Giorgio Cotelli, direttore del-la Caritas, ha sottolineato il progetto “Mi.Fa.Sol, minori, famiglia, solida-rietà”, “in cui Bimbo chiama bimbo e altre sei strutture analoghe hanno messo in rete le famiglie con minori per valorizzarne le risorse attraverso i ‘cortili solidali’, dove le mamme di-ventano protagoniste in relazioni si-gnificative e dove vengono espressi i

ambito preventivo della depressione post-partum in cui spesso cadono le neo-mamme”. Giorgio Grazioli, segre-tario della Congrega della carità apo-stolica, ha ricordato come “questa as-sociazione costituisca continuità con il passato, in quanto l’attuale sede in via Fontane fu la prima dell’istituto Bonolis, con cui è viva la collaborazio-ne”. “Sono impressionato dall’ampiez-za sia delle attività di questa associa-zione sia dal numero di persone che vi dedicano il loro tempo – ha detto Monari – e già questo rende il senso dell’accoglienza, posta quale primo punto su cui riflettere. L’uomo nasce piccolo, debole, incapace di capire, bi-sognoso di essere accolto, prima dai genitori e poi, col tempo, dalla socie-tà, nelle sue più svariate sfaccettare, che lo aiutano a crescere in funzione del livello di accoglienza che gli è sta-ta dedicata fino alla sua formazione. Quando una persona – ha proseguito il Vescovo – si apre ad accogliere, di-venta ‘umano’ e questo significa che ha imparato ad essere accolto e ad accogliere a sua volta. L’accoglienza che ci viene data è un atto di fede che Dio compie in noi e voi – ha conclu-so Monari rivolgendosi ai volontari dell’associazione – nell’esperienza di accogliere dei bimbi, aiutate i ragazzi a imparare ad amare, voi prolungate l’accoglienza ricevuta da Gesù e ren-dete testimonianza della presenza di Dio nel mondo”.

Presso gli Spedali civili di Brescia è presente un ambulatorio per la disassuefazione dal fumo di sigaretta che è attivo dal 2002 presso gli ambulatori della Unità ospedaliera di pneumologia, siti in via Marconi, 26. Nel prossimo mese di marzo sarà avviato il “Nuovo gruppo per la disassuefazione dal fumo di sigaretta” che offre una terapia comportamentale di gruppo (massimo 15 persone). È possibile iscriversi o chiedere informazioni

circa il costo e le modalità di gestione degli incontri telefonando al numero 030.2027528 dal lunedì al giovedì dalle ore 13.30 alle ore 15.30. Il corso ha una durata di nove incontri settimanali, il martedì dalle 18 alle 19.30. La terapia comportamentale di gruppo è stata seguita da oltre 150 persone negli ultimi cinque anni. Circa l’80% dei pazienti ha smesso di fumare e a distanza di sei mesi ha confermato il mantenimento del buon comportamento. Secondo i

dati Istat, dei 52 milioni di abitanti con età superiore ai 14 anni i fumatori sono circa 11,6 milioni (22,3%) di cui 7,1 milioni uomini (28.4%) e 4,5 milioni donne (16.6%). Gli ex fumatori sono 12,2 milioni (23,4%). Dai dati delle indagini annuali si osserva come nel tempo è diminuita la percentuale dei fumatori che fa almeno un tentativo di smettere di fumare nel corso dell’anno (passata dal 36% del 2005 al 26,7% del 2010) pur avendo ricevuto consigli dai

medici o dagli operatori sanitari. Un ruolo molto importante per aiutare i fumatori a smettere di fumare può essere svolto dai Centri antifumo operanti presso le Aziende ospedaliere, le Aziende sanitarie locali (Asl) o le strutture del volontariato per il supporto specialistico offerto alle persone nei trattamenti di disassuefazione. Sono indispensabili motivazione e volontà, che verranno sostenute e incentivate durante il percorso. Per informazioni, 030/3995808.

servizi a partire dalla famiglia e non per la famiglia. Tale progetto sta as-sumendo valenza nazionale in Caritas – ha chiosato Cotelli – soprattutto in

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milio Quaranta, garante dei detenuti di Brescia, fa parte anche del Co-mitato di coordinamen-to dei garanti e si occupa

di carcere dagli anni Ottanta quan-do era giovane pretore a Salò. Nel 1985 durante il convegno “I cristiani e la città” sottolineò che tra gli ulti-mi c’erano proprio i carcerati. E la situazione in questi anni non è cam-biata: “Il carcere di Canton Mombel-lo è la vergogna di Brescia”. La si-tuazione a Verziano è migliore, ma non mancano i problemi. In questo anno (il primo da Garante dei dete-nuti), Emilio Quaranta si è adopera-to, insieme a Comune e Provincia, anche per l’acquisto di materassi e di lenzuola affidandosi alla genero-sità dei bresciani.Ospite di Zoom su Radio Voce, lan-cia un appello a laici e religiosi: “Aprite le case ai detenuti, a per-sone disperate che ricadranno si-curamente nel crimine se non tro-vano una struttura che li aiuta”. E nel frattempo citerà in giudizio, in rappresentanza di 400 detenuti, il governo italiano.Quando si parla di carceri il termine emergenza è una co-stante…La situazione si sta incancrenendo; è una mina inesplosa che potrebbe scoppiare da un momento all’altro. Il carcere non deve essere solo puni-zione, non deve essere solo dispera-zione, ma deve essere riscatto dopo aver espiato il debito. Eppure ritornano anche gli ap-pelli, ultimo in ordine di tempo

l’Italia, qui a Brescia abbiamo una situazione di sovraffollamento del 255% rispetto al media nazionale che è del 142,5%: il carcere di Bre-scia deve essere demolito; finalmen-te sono riuscito a far inserire nel Piano di governo del territorio una nuova area.C’è chi si straccia le vesti davan-ti all’idea di nuove carceri?Mi pare il contrario dell’atteggia-mento del Buon Samaritano. Il nuovo carcere è sostitutivo della discarica sociale in cui versa Can-ton Mombello. Purtroppo c’è la la-titanza dello Stato. I reclusi, questo è il mio motto, non sono esclusi dal consorzio civile, sono titolari di di-ritti. Ai cittadini bresciani, che stan-no dimostrando grande solidarietà, voglio dire che abbiamo organizzato corsi di musica e tornei di calcio e un reparto sanitario di grande livel-lo. Posso smentire categoricamente la presenza della Tbc in carcere. Il vero problema resta il lavoro dentro e fuori il carcere. Abbiamo in corso una class action perché come Ga-rante dei detenuti di Brescia citerò in giudizio, in rappresentanza di 400 detenuti, il governo italiano. Sareb-be la prima volta in Italia.

quello del presidente Napolita-no dopo la visita a San Vittore…C’è una miopia da parte dello Sta-to che è incapace, attraverso i suoi organi, di fare riforme robuste e fondamentali che potrebbero sfol-tire le carceri impiegando persone generose che stanno espiando un debito verso la società, ma che vor-rebbero fare lavori socialmente uti-li; invece stanno lì a languire in un carcere. Una mia proposta, insieme al ministro Severino, di impiegare i detenuti nell’emergenza terremoto dell’Emilia Romagna è caduta nel vuoto. Gli appelli del presidente Napolitano per una riforma dell’or-dinamento penitenziario dei lavori socialmente utili è caduta nel vuoto perché non c’è la volontà politica di fare queste riforme: c’è praticamen-te una missione “vendicativa” (in contrasto con la Costituzione che prevede riscatto, recupero e reden-zione) da parte di alcuni strati del-la società.Il sovraffollamento è una vera e propria tortura psicologica…A Canton Mombello abbiamo ot-to detenuti in una cella di 24 metri quadri; secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo, che condanna

La crisi esige risposte di carattere strutturale. La Camera del lavoro di Brescia e Sunia (Sindacato na-zionale unitario inquilini e asse-gnatari) hanno promosso un incon-tro pubblico con il Sindaco e con i gruppi consiliari di Brescia per af-frontare la delicata situazione del-la crisi economica che investe in prima battuta anche la dimensio-ne della casa. A centinaia in città dormono sui treni e nei parcheggi,

ma davanti a questa situazione la Camera del lavoro ribadisce con convinzione che “gli sforzi fatti anche dal Comune di Brescia non bastano. Le risorse messe a dispo-sizione (Delibera 570 dell’ottobre 2012) per prevenire gli sfratti, ci risulta siano state utilizzate solo parzialmente 50mila (sui 250mila stanziati)”. Perché? “Per scarsa in-formazione, difficoltà nelle proce-dure, mancanza di tempestività nel-

le valutazioni delle domande, ma soprattutto per indisponibilità da parte dei proprietari”. Da una parte i proprieatri perdono la fiducia nei confronto degli affittuari e preferi-scono tenere gli appartementi vuoti per evitare difficoltà di incasso de-gli affitti, dall’altra diminuiscono le possibilità di avere a disposizione affitti anche a canone agevolato. Si instaura una sorta di braccio di ferro che “alimenta la caduta della

qualità dei rapporti sociali in favore di una maggiore conflittualità”. La Camera del lavoro propone di favo-rire “l’istituzione di dispositivi per concretizzare quella relazione di aiuto che permette il passaggio di casa in casa, in modo che persone cadute possano rimettersi in piedi”. Vanno inoltre individuate strutture vuote e inutilizzate. Si punta il di-to anche contro i “188 alloggi sfitti della Tintoretto”.

Nel mondo, un terzo delle morti dei bambini di meno di cinque anni è legato alla malnutrizione: 2,2 milioni di morti l’anno. Tuttavia, da malnutriti si può anche sopravvivere. Ma il corpo di un bambino che non dispone di elementi nutritivi in quantità sufficiente per crescere e funzionare si sviluppa di meno: è il “ritardo di crescita” che colpisce circa un milione di bambini burkinabé. Inoltre, fragile ed indebolito com’è, il bambino ha meno risorse

per fronteggiare malattie anche banali. Aiutare i bambini in fase di svezzamento del Burkina Faso, con un gesto concreto. Nasce con questo intento la Campagna umanitaria “Chicchiperlavita”, promossa da Medicus Mundi Italia con gli Spedali civili di Brescia, che si pone l’obiettivo di raccogliere fondi per l’acquisto di farine per lo svezzamento di bambini attorno ai sei mesi. La crisi alimentare acuta che il Burkina Faso ha vissuto nel 2012 si è innestata su

questa situazione già precaria, che permane anche ora, dopo un buon raccolto. La malnutrizione comincia già nel ventre della madre: in Burkina Faso, metà delle donne sono anemiche, a causa di una alimentazione poco diversificata e povera di proteine. E il 12% dei bambini, alla nascita, pesa meno di due chili e mezzo. La dott.ssa Monica Franchi di Medicus Mundi, ospite dello Zoom di Radio Voce, ha ricordato che in quei luoghi la malnutrizione è un problema di

enorme gravità. In quelle terre una polentina di miglio è tutto ciò che i bambini possono desiderare, con una fatica per sopravvivere che si sperimenta fin dai primi mesi di vita. Contribuire alla campagna è molto semplice; con soli 30 euro è possibile assicurare quattro mesi di farine alimentari ad un bimbo perché, come ripetono a Medicus Mundi, il suo bisogno di crescere è uguale a quello dei nostri figli. Per avere le informazioni,www.medicusmundi.it

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alla Scuola dell’infanzia al Liceo classico sono mol-te le proposte dell’Istituto Cesare Arici che integra-no la didattica in classe

e che portano gli alunni a interagire con le diverse realtà cittadine: i bimbi dell’Infanzia sono frequentatori abi-tuali dei Laboratori di Santa Giulia, quelli della Scuola Primaria sciama-no molto spesso nelle vie del centro storico per partecipare a iniziative del Comune e della Circoscrizione Cen-tro, cinque alunni – tre della Prima-ria e due della Secondaria di I grado – fanno parte del Consiglio comunale dei ragazzi, la Polizia locale e i Cara-binieri entrano nelle classi per lezio-ni sul corretto comportamento sulle strade e sulla legalità, gli alunni del Liceo si mettono in gioco partecipan-do a manifestazioni pubbliche come la posa delle Pietre di inciampo, con-corsi e certamen (il Brixiense organiz-zato dall’Arici ha rilievo nazionale). Si tratta di momenti significativi nei qua-

La Cisl Scuola continua e continuerà a essere presente in Valle Camonica e a Brescia.Il nuovo territorio, la cui nascita sarà ufficialmente sancita il giorno 22 febbraio in occasione del primo Congresso, sarà occasione di ricchezza per entrambi i territori. Le sedi nelle quali l’iscritto usufruisce della consulenza e dei servizi di cui ha bisogno coprono l’intero territorio e rimarranno. Cos’è cambiato? La Cisl ha

riorganizzato la propria struttura con l’obiettivo “meno dirigenti e più presenza sui territori”. La riorganizzazione ha portato ad una diversa mappatura dei confini in “casa Cisl” e alla nascita di strutture più ampie. L’Unione sindacale territoriale Vallecamonica-Sebino è confluita, per il territorio della provincia di Brescia, nell’Unione sindacale territoriale di Brescia, dando vita al nuovo territorio Ust Cisl Brescia e Valle Camonica;

mentre la zona in provincia di Bergamo è confluita nel nuovo territorio Ust Cisl Bergamo e Sebino Bergamasco. Non si è chiusa una storia, ma ne inizia una nuova, un percorso nuovo, con l’impegno delle stesse persone. Nessun addio pertanto. Non c’è nessuno da salutare e da ringraziare per il lavoro svolto, semplicemente perché ogni referente Cisl Scuola è ancora al suo posto. “Questa è la risposta – ribadisce la Cisl – a chi si chiede

se ci siamo oppure no! Tutte le persone che in questi anni avete conosciuto sono e saranno presenti nelle stesse sedi territoriali per la consulenza, l’espletamento di pratiche, o anche solo per un confronto, sempre costruttivo, sulla scuola che la Cisl considera davvero bene comune, da difendere e potenziare per assicurare un futuro di prospettive e speranze ai nostri giovani e al nostro territorio”.

conda e la loro coscienza di cittadini. Ma non solo: l’Istituto Arici si qualifica come scuola accogliente nella quale viene data particolare attenzione agli studenti con maggiori difficoltà e di-sabilità i quali vengono accompagna-ti nel loro cammino di crescita da in-segnanti specializzati, mentre tutto il corpo docente viene aggiornato per essere sempre all’altezza delle richie-ste che possono giungere dalle fami-glie e che proprio come scuola catto-lica l’Arici sente di dover accogliere con spirito di apertura, servizio e alta qualificazione professionale. Anche alla luce di quest’impegno l’Istituto ha organizzato un convegno dal titolo “Un futuro possibile. La certezza della speranza” che vedrà la partecipazio-ne, in qualità di relatori del vescovo Monari, di Marco Morganti (ammini-stratore delegato di Banca Prossima del Gruppo Banca Intesa) e del prof. Massimo Gandolfini (direttore del Dipartimento di neuroscienza della Fondazione Poliambulanza).

li i ragazzi si accostano alle istituzioni e alle ricchezze culturali e sociali della nostra città e allargano i propri oriz-zonti al di là dell’ambiente scolastico cominciando a maturare la loro iden-tità di persone attente a ciò che le cir-

Vescovo di Brescia

Direttore del Dipartimento di Neuroscienze - Fondazione Poliambulanza di Brescia

Amministratore Delegato di Banca Prossima del Gruppo Banca Intesa

Rettore dell’Istituto Cesare Arici

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abato 16 alle ore 10, nella sede di Gardone in via Mat-teotti, Civitas Srl inaugura il nuovo servizio “Genitori ConDivisi” rivolto a genito-

ri in conflittualità o in fase di separa-zione. Dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12, prenotando al 335.5697051, sarà possibile incontrare psicologo, assistente sociale, mediatore fami-liare, educatore professionale, con-sulente legale, psicoterapeuta con costi contenuti. La consulenza lega-le è gratuita, gli altri servizi vanno da un minimo di 19,50 euro (psicologo) a 40 (psicoterapia di coppia). Colla-borano Consorzio Valli, Cooperati-va la Vela, associazione Mamme pa-pà separati. Si aggiunge alla recente inaugurazione a Concesio dei lavori di ristrutturazione della sede con-sultoriale con l’acquisto di un nuovo ecografo di ultima generazione che la conferma punto d’eccellenza ostetri-co/ginecologica per la bassa Valtrom-pia. “Nonostante la persistente crisi

economica e le difficoltà di bilancio della pubblica amministrazione non si arresta la crescita della società, a completo capitale pubblico della Co-munità montana e dei Comuni della Valletrompia, che opera nel settore socio-sanitario, socio-assistenziale e culturale. E lo fa con sviluppo so-stenibile”. Lo afferma il presidente (da luglio 2012) Agostino Damiolini parlando del budget 2013 approvato recentemente all’unanimità dall’as-semblea dei soci: somma 3,8 milioni Di fatto vale quasi la metà del bilan-cio (8,6 milioni) della Comunità mon-tana che fa da capofila su delega dei Comuni per i vari servizi che le con-feriscono i vari fondi assieme agli altri enti (Provincia, Regione e Asl). In concreto è il braccio operativo di azioni “certe” nel 2013, in mezzo alle mille incertezze e difficoltà dei diversi enti. Dopo quelli socio-assistenziali, il processo di assorbimento dei ser-vizi associati culturali (bibliotecari, archivistici, museali), come illustrato in assemblea della Comunità dal pre-sidente Bruno Bettinsoli, si complete-rà gradualmente nel 2013. Tale opera-

zione consente ulteriori razionalizza-zioni ed economie di scala e permet-terà di sfruttare al meglio le compe-tenze professionali interdisciplinari già presenti. Un bilancio preventivo in equilibrio che conferma con quelli culturali (con dote di 855mila euro) i seguenti servizi nel settore socioas-sistenziale: consultori familiari (con sedi a Concesio, Lumezzane, Sarezzo, Tavernole per l’alta valle), politiche giovanili e consultori adolescenti, tutela disagio e incontri protetti, ser-vizi sociali associati. In particolare, entrando in alcuni dettagli nel 2013 è stata rinnovata la convenzione con gli Spedali Civili di Brescia per la pre-senza in Civitas per 20 ore settimanali di ginecologi di alta specializzazione del reparto universitario. Nel settore “consultori” e “sportelli famiglia” te-nendo conto della contribuzione de-gli utenti si prevedono 706mila euro di costi con 841mila di ricavi copren-do quasi il 60% dei costi indiretti di Civitas. I servizi sociali reggono gra-zie alla attenta gestione nonostante il calo dei contributi regionali pari al 73% rispetto al 2009.

Nel cuore di un freddo febbraio s’avviluppa la sagra più importante e conosciuta della Valle: la fiera di San Faustino di Sarezzo. Una festa lunga cinque giorni (da venerdì 15 a martedì 19) che richiama un grande numero di persone dalla Valle, dalla città e dalla provincia, pronte ad accalcarsi per le vie del centro storico saretino. La festa mantiene la propria connotazione religiosa con la celebrazione venerdì 15 febbraio alle ore 20.30 della S. Messa nella chiesa

parrocchiale di Sarezzo dedicata ai due santi Faustino e Giovita, mentre la sagra popolare terrà banco con il carosello di giostre e bancarelle. 50 attrazioni e spettacoli viaggianti e alcune novità rispetto all’edizione dello scorso anno: si aggiungeranno la giostra per adulti “Nido di rondine”, un braccio con tre rami che compie diverse evoluzioni che verrà posizionato in piazza Cesare Battisti; il “Mixtreme”, percorso vita sospeso in via Roma; il simulatore Gyrus, una gabbia

a quattro posti girevole che sarà posizionata in via Dossena; infine, il ritorno in piazza della Barca gigante. Sono previste anche 190 bancarelle, che esporranno i propri prodotti snodandosi lungo le vie centrali del paese e tra le quali spicca la bancarella “La lavanda del lago”, che proporrà prodotti a base di lavanda e sarà posizionata all’ingresso della fiera, in via Bailo. Cinque giorni di svago per tutti, con il consueto martedì dedicato alla “Festa dei ragazzi”: in

collaborazione con i giostrai ci sarà la possibilità per bambini e ragazzi saretini di salire gratuitamente sulle giostre. Per una fiera di San Faustino che trasformerà Sarezzo in un piccolo Paese dei balocchi, facendo da trampolino di lancio a una serie di manifestazioni culturali inserite nel cartellone “Il Resto è Fiera”, che prenderà il via giovedì 14 alle 20.30 con la cerimonia di consegna delle benemerenze e proseguirà poi sino al mese di aprile. (a.a.)

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nsieme per salvaguardare e pro-muovere la Bassa e le sue spe-cificità. Protagoniste di questa unione le fondazioni “Nymphe. Castello di Padernello” e “Co-

geme onlus”, che hanno presentato un calendario comune di attività per il 2013 che ha come obiettivo la pro-mozione di una “Pianura sostenibile”. Le due fondazioni da tempo persegui-vano questo intento: la fondazione Nymphe ha creato nel tempo un si-stema culturale locale incentrato sul Castello di Padernello che diventa la cornice di numerose iniziative artisti-che e culturali legate alle tematiche dell’ambiente e del paesaggio. La fon-dazione Cogeme ha promosso un per-corso di valutazione e gestione soste-nibile del territorio, oltre a un’azione di educazione alla sostenibilità por-tata avanti con le scuole e i centri di ricerca. Dallo scorso anno, i rapporti tra le due realtà si sono intensificati con l’acquisizione da parte di Cogeme onlus dell’1% del Castello, gettando le

Le due statue lignee, restaurate, non saranno ricollocate nelle due nicchie poste in alto sulla facciata della chiesa di San Rocco, ma troveranno riparo dalle intemperie all’interno del tempio risalente al Quattrocento, le cui origini, forse un ospedale, forse un lazzaretto, in parte svelate da approfonditi studi pubblicati in un recente libro, “La Chiesa di San Rocco in Chiari. Primi studi e ricerche” curato da don Giuseppe Fusari ed edito dalla Compagnia della

Stampa, sono ancora avvolte dal mistero. Per lungo tempo l’edificio ha versato in condizioni pessime. E finalmente, dopo mesi di lavori, preceduti da anni di campagne di sensibilizzazione, grazie soprattutto a fondi raccolti tramite donazioni e iniziative private a sostegno del progetto, tra cui l’associazione Amici di San Rocco, sabato 16 febbraio alle 15.30, alla presenza del prevosto Rosario Verzeletti, di don Giuseppe Fusari e delle autorità, verrà inaugurata la facciata sud

della chiesa, la parte dell’edificio che più di altre versava in forte stato di degrado. Il progetto, curato dagli architetti Ercolini Laura e Franco Maffeis, previo nulla osta della Sovrintendenza, ha rispettato ogni traccia capace di testimoniare la storia del monumento. “Sulla base dell’analisi dello stato di conservazione – ha dichiarato l’architetto Ercolini – si è verificata la necessità di intervenire sul manufatto solo dopo l’avvio, in fase preliminare, di alcune indagini

diagnostiche (ricerca storico-archivistica, rilievo termografico e campagna stratigrafica), finalizzate alla conoscenza delle caratteristiche dei materiali e dei comportamenti strutturali dell’edificio stesso”. Il dato rilevante è stato il ritrovamento di loculi, decorazioni policrome e la partitura compositiva originale da lungo tempo celati da consistenti strati di intonaco. Il restauro della facciata sud era il più atteso, dopo quelli del tetto e degli impianti elettrici avvenuti in passato. (c.m.)

sidente e vice di Nymphe, e Giovan-ni Frassi con Simone Mazzata, presi-dente e segretario di Cogeme Onlus. “Abbiamo suggellato – ha affermato Parini – un accordo tra due realtà, in armonia con quello che è scritto nel nostro statuto, cioè la salvaguardia di siti di importanza storica e ambienta-le. Abbiamo tarato dei parametri per arrivare ad avere un territorio che ri-sponda a canoni culturali e paesaggi-stici, per questo motivo raccogliamo le indicazioni del territorio, ad esem-pio accogliendo in questi giorni una mostra dedicata alle tele del Tiepolo conservate nella Basilica di Verola-nuova”. Da parte sua Frassi ha chio-sato: “Per noi è importante come fon-dazione restituire ai cittadini i soldi che versano per i servizi sotto forma di progetti di sostenibilità. Operiamo per mettere in rete le specificità del territorio ed evitare che si creino so-vrastrutture inutili. Il nostro marchio, Pianura sostenibile, verrà concesso in uso ad alcune iniziative del Castello”.

basi per un lavoro comune. In questo contesto si inserisce il calendario di attività comuni, presentato nel corso di una conferenza stampa nella quale sono intervenuti Ignazio Parini e Do-menico Pedroni, rispettivamente pre-

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a religione è in crisi? E se così fosse, quali sono le soluzioni sul tappeto? E come orientare il cambia-mento nel modo di crede-

re? A queste domande si è cercato di rispondere in un incontro tenutosi lo scorso 6 febbraio al cinema Gloria di Montichiari dal titolo “La crisi della religione”, organizzato da “Vocabo-lari di pace”, sigla che comprende le parrocchie di Santa Maria Assunta e Maria Immacolata di Montichiari, Gruppo Scout, Spi Cgil, Fnp Cisl e alcuni cittadini monteclarensi. Invi-tato per discutere in materia è stato il prof. Marco Marzano, sociologo e docente universitario di fama, auto-re, tra gli altri, del volume “Quel che resta dei cattolici. Inchiesta sulla crisi della Chiesa in Italia”, mentre il ruolo di moderatore è stato affidato a don Adriano Bianchi, direttore dell’Uffi-cio e del Centro diocesano per le co-municazioni sociali. Partendo dalle difficoltà che la religione cristiana si trova ad affrontare nel rispondere ai bisogni della popolazione, don Bian-chi ha premesso che “non tutto il male viene per nuocere: questa crisi, indubbiamente presente, può costi-tuire anche un fattore di crescita e di maturazione all’interno della Chiesa cattolica, occorre dunque vederne i ri-svolti positivi. Marzano nel suo libro ha prodotto un’analisi impietosa sul mondo religioso che ci può e ci deve aiutare a trovare con coraggio le so-luzioni”. L’autore del volume ha riba-dito che “non era mia intenzione illu-strare le tante e numerose esperienze positive che, dai gruppi parrocchiali

pieno di insidie con il rischio di cre-are tante sette gravitanti nell’orbita cristiana ed accomunate solamente dalla presenza del Papa come unico riferimento comune”; attenzione, poi al narcisismo, “un male da cui guar-darsi”, ha concluso Marzano. È anche vero, tuttavia, che la Chiesa mantiene ancora elementi di forte attrazione, a giudizio di don Bianchi: “La popolarità di cui essa ancora gode nella società, l’autenticità, con l’offerta di valori veri e genuini e la capacità di relazionar-si con chi sceglie Cristo e il suo mes-saggio”. Il terzo e penultimo appun-tamento con “Vocabolari di pace” è mercoledì 6 marzo alle 20.30 sempre al cinema Gloria con uno spettacolo scritto e diretto da Lucilla Giagnoni. Info: www.cinemagloria.it.

all’ambito sociale, vedono la Chiesa protagonista nella crescita e nel so-stegno alle persone poiché esse sono ben presenti. A me interessava, inve-ce, mettere in risalto le criticità tal-volta sottaciute” derivanti soprattut-to dalla secolarizzazione, intesa come “interruzione della catena di memoria credente da una generazione all’altra” che ha visto i preti “vittime principali di questo processo”. Il futuro? “Sarà

“Educare alla legalità finanziaria” è il tema dell’incontro svoltosi venerdì 8 febbraio presso l’Istituto Mazzolari di Verolanuova. Al tavolo dei relatori con suor Rosalina Ravasio, c’erano Emilio Quaranta, Garante dei dete-nuti, Emma Avezzù, procuratore ca-po del Tribunale dei minori di Brescia, Alessandro Azzi, presidente nazionale di Federcasse e l’on. Stefano Saglia. “Si litiga in famiglia non perché non hai il telefono, ma perché non hai l’ul-

timo telefono uscito. La cultura di og-gi ci fa credere che il denaro è il pa-radiso artificiale e così la nostra vita risulta svuotata di valori e la libertà diventa illusione” ha esordito suor Rosalina Ravasio, fondatrice della Co-munità Shalom. Emilio Quaranta ha citato le parole di Giovannni Paolo II in merito a uno Stato che “spesso si mostra forte con i deboli e debole con i forti”. Il Garante ha spronato pertan-to i giovani sia a impegnarsi nella vita

delle istituzioni per migliorarle sia a difendersi dai mali del nostro tempo come il gioco d’azzardo e il desiderio di un facile guadagno. Azzi ha invita-to i giovani presenti in sala a coltiva-re una maggiore formazione bancaria. Lo stesso ha sottolineato come la ca-tegoria bancaria venga spesso addi-tata quale entità alla mera ricerca di denaro mentre in realtà “negli ultimi 10 anni le banche si sono patrimo-nializzate per far fronte alla attuale

crisi; se non lo avessimo fatto non ci saremmo più”. Emma Avezzù, citando lo scandalo dei palloni dei Mondiali fabbricati da bambini, ha richiamato l’attenzione sull’importanza di definire “clausole sociali” in grado di vietare merci pro-venienti da fabbriche di lavoratori-bambini “anche se questo ci penaliz-za da un punto di vista economico e le stesse fabbriche italiane all’estero impiegano minori”.

L’impegno congiunto del Comune di Montichiari e dei Lions Club Colli Morenici ha dato i suoi frutti: domenica 3 marzo alle 11, infatti, riapre il Museo risorgimentale di Montichiari, uno dei poli culturali cittadini. Ubicato nel complesso ospitante anche la seicentesca chiesa del Suffragio, è nato per volontà delle associazioni combattentistiche nel secondo dopoguerra ed è intitolato al maestro Agostino Bianchi che ne è stato l’anima. Accoglie numerosi

ed interessanti reperti delle tre guerre d’indipendenza e delle due guerre mondiali: armi, tra cui due carabine federali svizzere, un fucile Winchester tipo militare della guerra italo-turca del 1911, divise, elmetti, attestati ed ancora bollettini bellici e medaglie commemorative. Uno spazio specifico è riservato a cinque apparecchi stereoscopici i quali, con 60 diapositive ciascuno, permettono di visualizzare in 3D i vari settori del fronte della guerra 1915/18 dando all’osservatore la

sensazione di trovarsi in trincea, tra il fango e gli spari, insieme ai soldati. “Questo museo – ricorda il sindaco Elena Zanola – fa parte della storia della nostra città e ad esso siamo molto legati; rappresenta l’ultimo tassello della proficua attività che ha visto la nascita del sistema museale monteclarense, riconosciuto da Regione Lombardia. Ringrazio in modo particolare i Lions Colli Morenici ed in particolare il suo presidente Alfredo Lamperti e

Renato Bianchi, figlio del maestro Agostino, per la determinazione e la collaborazione dimostrate. Grazie anche ed Emanuele Cerutti per il prezioso lavoro di catalogazione ed archiviazione della documentazione inerente il patrimonio presente ed a tutto lo staff di Montichiari Musei per il supporto prestato”. Il Museo sarà aperto, ad ingresso libero, tutte le domeniche dalle 15 alle 18; negli altri giorni su richiesta chiamando la segreteria di Palazzo Tabarino allo 030/9650455. (f.m.)

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’Associazione culturale “Terre di Lombardia”, di cui è presidente la borne-se Anna Adele Rivados-si, coinvolta dai Vigili del

fuoco volontari del distaccamento di Edolo, ha deciso di donare una cifra importante per l’acquisto di una termocamera digitale di ulti-ma generazione per gli interventi più delicati e difficili, negli incendi e nelle ricerche in maceria o in luo-ghi particolarmente inaccessibili. La donazione è avvenuta in una bella serata organizzata con molti soste-nitori delle attività di volontariato del territorio della Vallecamonica: l’atto è stato fatto alla “Associazio-ne Vigili del Fuoco volontari 1890 Edolo”, che ha titolarità in quanto iscritta all’albo delle associazioni re-gionali no-profit e può quindi riceve-re l’emolumento in denaro. Il costo globale del nuovo sistema tecnologi-co per gli interventi in emergenza è di circa 6.000 euro: metà della cifra

Pm 10, ovvero le polveri sottili presenti nell’aria sotto forma di particelle microscopiche, costituite da polvere e fumo che possono rivelarsi nocive in funzione delle loro dimensioni e della loro capacità di raggiungere i diversi organi dell’apparato respiratorio umano. Un tema aperto poiché (come tutte le forme di inquinamento) richiede un monitoraggio attento e sul quale far convergere più azioni. Proprio per questo, nei giorni scorsi, sindaci ed amministratori

dei Comuni di Darfo Boario Terme, Gianico, Artogne, Piancamuno, Pisogne, Esine, Piancogno, Angolo Terme e Rogno, con la presenza attiva e propositiva dell’assessore provinciale Corrado Ghirardelli, hanno convocato un tavolo di lavoro per individuare condotte comuni concordate e condivise. “La centralina collocata sul territorio di Darfo Boario Terme ha rilevato, in questo periodo, dati non conformi alla norma – dichiara Ezio Mondini, sindaco della cittadina camuna

– è chiaro che il problema deve essere affrontato collegialmente ed in sinergia tra tutti i soggetti istituzionali interessati”. Il tavolo di confronto, che ha trovato per la prima volta un’ampia e condivisa partecipazione, ha già individuato una prima azione di contrasto ad una delle principali cause delle emissioni dannose: le biomasse legnose, ovvero i fumi derivanti da fuochi accesi all’aperto. “Tutti i sindaci hanno ritenuto di avviare un’operazione di sensibilizzazione

verso la cittadinanza al fine di evitare l’accensione di fuochi – continua Mondini –. In ogni Comune interessato saranno affissi manifesti con il divieto di accensione dei fuochi, intervento supportato da una campagna televisiva con spot dedicati”. “Credo che, in quest’ambito, sia determinante la sensibilità e la collaborazione di tutti – conclude il primo cittadino darfense – solo grazie al buon senso ed all’attenzione sarà possibile avere un riscontro positivo”. (e.g.)

dove operano associazioni e istitu-zioni per la salvaguardia dell’am-biente, per la sicurezza collettiva e per l’attenzione alla persona ed al-le fragilità: è con questa intenzione che ha accolto la richiesta dei Vo-lontari di Edolo che si sono riuniti anche nell’Associazione omonima,

è stata versata da Terre di Lombar-dia: ora serve l’aiuto anche di altri generosi sostenitori.L’Associazione Terre di Lombardia, nata cinque anni fa, sta operando sul territorio regionale con parti-colare attenzione alle terre alte, le valli alpine e le terre di montagna,

nata nel 1890, per trovare aiuti dal territorio e sostenere le tante attivi-tà rivolte alle popolazioni dell’alta Vallecamonica, della Valle di Cor-teno, della Val Saviore, dove ope-rano principalmente. La termoca-mera, secondo i volontari edolesi, potrebbe aiutare negli interventi ai quali spesso proprio loro sono chia-mati: in zone montuose e difficili, in centri storici di piccoli borghi, nei tanti incidenti stradali lungo la 42 del Tonale e la 39 dell’Aprica. Una volta consegnata, la termocamera sarà oggetto di studio e di esercita-zione perché ogni vigile del fuoco la sappia usare con competenza. I volontari edolesi attualmente sono 15, in età compresa tra i 18 ed i 50 anni: l’età media è molto bassa e tut-ti svolgono l’attività con passione e dedizione, organizzando attorno al distaccamento molte iniziative che sanno coinvolgere il territorio, come “Pompieropoli” nelle scuole mater-ne dei Sonico e Edolo, o gli incontri didattico-dimostrativi nelle scuole per esercitazioni pratiche di antin-cendio o di autosoccorso in caso di calamità. Ma Sandro Malgarotti, ca-po distaccamento dei Vigili di Edolo e presidente dell’omonima associa-zione, ha già un altro progetto, an-cora più grande ma certamente non dilazionabile: serve una nuova auto-botte per dare risposta alle vallate dove opera il suo distaccamento. E anche per questo partirà una nuova gara di generosità.

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alle 21 di mercoledì 6 febbraio è diventato per-corribile il tratto Nord della nuova Statale 42, la superstrada camuna.

Sono 8,4 km, per 195 milioni di euro circa di spesa (cioè 23 mila euro al metro), che sostituiscono il vecchio percorso di circa 10 km, da Nadro di Ceto a Forno Allione, passando per Capo di Ponte, Scianica di Sel-lero, Cedegolo e Demo di Berzo. Il guadagno di tempo si aggira sui 7-10 minuti. Il nuovo percorso corre per 6,9 km in galleria e per il resto qua-si sempre su viadotti. I tunnel sono due: quello più a sud, detto ‘Capo di Ponte’, misura 1866 metri, mentre l’altro, indicato come ‘Sellero’ (ma dovrebbe essere intitolato a Gio-vanni Paolo II), si sviluppa per 5070 metri, uno dei più lunghi mai realiz-zati da Anas. Vi sono state impiegate tecnologie all’avanguardia per eleva-ti standard di sicurezza. Sono oltre 4000 i punti di controllo fra rilevatori di fumo e di calore, 87 telecamere, collegate ad un centro operativo at-tivo 24 ore su 24, semafori, colonni-ne antincendio, ventilatori, tubazioni per acque, camini per fumi, gallerie e finestre di fuga, due ampi serbatoi idrici sotterranei, tre enormi gene-ratori elettrici d’emergenza. La car-reggiata anche in galleria è ampia e bene illuminata con abbondante segnaletica, quindi ha sorpreso un po’ il limite di velocità fissato a 70 km/h, rispetto ai 90 di altre gallerie sulla Ss42. Forse il fatto che si viaggi quasi sempre in curva e che alcune piazzole di sosta non sembrino ben collocate può esserne il motivo. La vecchia uscita Nord a Nadro, piutto-sto pericolosa, è stata trasformata in uno svincolo, che va ad aggiungersi a quello di Capo di Ponte: qui le rampe di uscita ed entrata sono contigue e la segnaletica non ancora perfetta, ma la ristrettezza dello spazio ha le-gato le mani in sede di progetto. Na-turale l’orgoglio mostrato dal capo-compartimento Anas di Lombardia,

l’ing. Claudio De Lorenzo quando al taglio del nastro ha illustrato l’opera. Essa giunge al traguardo dopo 20 an-ni dai primi lavori, compreso il via-dotto che nel 2005 crollando causò

la morte di un autista, Giuseppe Ba-riselli (una delle due vittime di que-sto cantiere, assieme a Vebe Sina, l’operaio albanese morto nel 2012), il fallimento e il contenzioso con la

“Beato... Chi cammina con lui da Cevo a Berzo Inferiore”. Nel 1867, appena ordinato sacerdote, il beato Innocenzo da Berzo viene mandato come curato a Cevo dove resta fino alla fine del 1869, quando, dopo un anno di servizio in Seminario, torna a Berzo Inferiore prima di andare Frate Cappuccino presso il Convento dell’Annunciata. Per ricordare questo passaggio della vita di Innocenzo da Berzo, sabato 23 febbraio, viene proposto un pellegrinaggio a piedi da Cevo a

Berzo Inferiore. Nasce a Niardo il 19 marzo 1844 ed è battezzato col nome di Giovanni. Trascorre la fanciullezza tra Niardo, paese natale della madre, e Berzo Inferiore, il paese del padre. Il programma del pellegrinaggio è il seguente: il ritrovo alle 7.45 presso il sagrato della chiesa parrocchiale di Cevo, la partenza alle ore 8. Durante il percorso (Cevo, Andrista, Demo, San Zenone, Novelle, Selleri, Cemmo, Ono S. Pietro, Cerveno, Losine, Breno, Cividate, Bienno

e Berzo Inferiore) sono previste alcune soste di preghiera e di riflessione. All’arrivo si terrà la Santa Messa presso la Chiesa di Berzo Inferiore. Per salire a Cevo si mette a disposizione un pullman, con partenza da Berzo Inferiore (costo 5 euro). È però indispensabile comunicare l’adesione per usufruire del pullman. Chi non è interessato si organizza come meglio crede. Per informazioni: [email protected]; cell. 345.8274429

ditta appaltatrice, fino alla ripresa decisiva del febbraio 2009, con le ditte-guida, significativamente non bresciane, Collini (Tn), Cossi (So), Giudici (Bg), Oberosler (Bz), Elef (Vi) oltre a Enel. Una vicenda trava-gliata che riguarda una classe poli-tica, presente come sfondo, dopo le polemiche preelettorali della vigilia, al taglio del nastro col prefetto Livia Narcisa Brassesco Pace e alla bene-dizione da parte del vicario zonale don Aldo Mariotti ed il parroco di Nadro, don Luigi Dotti.

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fine dicembre 2012 il to-tale degli iscritti era di 382 soci: 328 soci attivi di cui 242 maschi e 86 femmine, cinque colla-

boratori e 49 ex donatori, oltre a 154 soci benemeriti. Le nuove adesioni sono state 19, mentre hanno cessato la loro attività di donatore 23 persone. Nel corso dell’anno vi sono state no-ve sedute per un totale 607 donazioni: 538 con l’Avis provinciale di Brescia, 68 al Centro trasfusionale di Chiari di cui 37 di sangue intero e 31 plasmafe-resi, una donazione in toto presso il Centro trasfusionale di Brescia. Han-no effettuato 496 donazioni gli uomi-ni e 111 donazioni le donne, con una media di 1,84 donazioni a persona, grazie anche all’assistenza del diret-tore sanitario Franco Piantoni, della dott.ssa Micol Pagani, della dott.ssa Francesca Ghilardi. Se si considera che mediamente in questi ultimi anni, la sezione Avis palazzolese ha raccol-to oltre 600 sacche all’anno (in passa-to erano molte di più), ammontano a 50mila le sacche donate in 61 anni di storia avisina; si tratta di un traguar-do veramente considerevole di cui la famiglia avisina va orgogliosa e che

sprona tutti i soci a continuare il lavo-ro di sensibilizzazione per il dono vo-lontario, anonimo e gratuito del san-gue. Questo farmaco salva vita non è sintetizzabile a livello di laboratorio, ma la sua disponibilità è legata alla do-nazione di uomini e donne che credo-no nella solidarietà, in un atto di amo-re che nulla chiede in cambio, se non la speranza che esso porti benessere alle persone a cui è destinato. Nume-rose le iniziative attuate nel corso del 2012: è stata organizzata presso l’Isti-tuto scolastico Marzoli una mattinata sul tema “dono del sangue” con rela-zioni del dott. Piantoni e della dott.ssa Ghilardi e in collaborazione con altre 10 associazioni di volontariato; presenza con materiale pubblicitario e gazebo presso il mercato e durante il periodo del torneo di calcio “Amici di Enrico” all’oratorio del Sacro Cuo-re; due concerti estivi, in occasione

della Giornata mondiale del donatore di sangue, uno con il gruppo i “Cam-panari” e l’altro del Corpo musicale cittadino, durante il quale sono sta-ti conferiti dei riconoscimenti aurei ai donatori con 50, 75, 100 donazio-ni. All’inizio di settembre durante la “Camminata lungo la Fusia” organiz-zata dal gruppo i “Calcinari”, è stato allestito un punto ristoro per i parte-cipanti. Nel 2013 saranno riproposte due mattinate promozionali presso il mercato: la Giornata mondiale del donatore di sangue e la Camminata lungo la Fusia. Le donazioni dome-nicali si svolgeranno in nove sedute presso la sede Avis (Centro Medico Richiedei), dalle ore 8 alle ore 10.30, con il seguente calendario: domeni-ca 27 gennaio, 17 febbraio, sabato 30 marzo, domenica 19 maggio, 30 giu-gno, 28 luglio, 29 settembre, 27 otto-bre, 17 novembre.

Da tempo è visitabile presso il palaz-zo ex scolastico di Via Lungo Oglio Cesare Battisti il Museo dei ricordi di guerra, frutto di varie raccolte di materiali bellici provenienti dal pe-riodo del Risorgimento, della Prima e della Seconda guerra mondiale. La consueta assemblea annuale dell’As-sociazione Medaglie al valor militare palazzolesi che si è assunta il compi-to di custodire e valorizzare i reper-ti museali, è servita oltre che per le incombenze istituzionali a illustrare le iniziative svolte e in programma.Il presidente Ferruccio Casali dopo aver ringraziato i presenti per la loro partecipazione ha ricordato le varie attività che hanno visto impegnati i volontari nell’anno appena trascorso. In primo luogo le giornate di apertura dei monumenti cittadini che si sono susseguite da marzo a giugno e che hanno registrato una buona affluenza di pubblico (oltre 200 persone); i visi-tatori, di cui una buona parte venuti anche da altri paesi e provincie, oltre che verbalmente anche con frasi scrit-te sul registro delle presenze, hanno esternato talora in maniera sempli-ce, ma molto significativa quanto sia apprezzata l’ordinata raccolta dei ri-cordi di guerra. Anche alcune scola-resche hanno visitato il museo con molto interesse e sensibilità; a questo proposito si informa che su richiesta all’Amministrazione comunale, trami-te l’Assessorato alla cultura, si posso-no prenotare visite guidate per le sco-laresche che lo richiedano ([email protected]). Per i volontari, unitamente alla pulizia ed

ª

il mantenimento funzionale dei loca-li, continua l’opera di conservazione, catalogazione e reperimento di nuo-vi reperti. Qualsiasi oggetto inerente agli eventi bellici che si vorrà dare in consegna al Museo, sarà catalogato e conservato con cura in memoria di coloro che di persona hanno vissuto quelle tremende esperienze. Da parte dell’Associazione medaglie al valore militare palazzolesi continuerà, con rinnovato entusiasmo, l’impegno del-la custodia del Museo.

Da tempo era emersa la necessità di dotare la compagine musicale che gira attorno al Corpo musicale cit-tadino (Accademia, Banda, Gruppo sportivo Twirling), di una nuova se-de adeguata alle esigenze di spazio e funzionalità. Si tratta di una istitu-zione cittadina che ha consolidato e sviluppa sempre più le sue attività su diverse direttrici, operativamen-te autonome, ma coordinate sul pia-no programmatico e delle risorse: il Gruppo musicale che comprende 70 elementi e promuove l’attività con-

certistica, la Libera Accademia che con i suoi 170 iscritti rappresenta una delle più significative realtà di educazione e formazione musica-le presenti sul territorio, il Gruppo sportivo Twirling. Ora, dopo aver vagliato diverse possibilità, l’ammi-nistrazione comunale ha deciso di mettere a disposizione dell’Acca-demia musicale l’ex Bocciodromo comunale. I lavori di sistemazione della struttura sono stati inseriti in-fatti nel Piano triennale delle Opere pubbliche, per un investimento di

513mila euro; il termine dei lavori e successiva consegna della struttu-ra è previsto per la primavera 2014 e la gestione verrà regolata da una apposita convenzione. Intanto i diri-genti dell’Accademia di musica, ol-tre a manifestare la propria soddi-sfazione per la decisione comunale, hanno presentato il loro calendario di iniziative, particolarmente nutri-to, confermando la collaborazione tra varie realtà associative cittadine come motivo conduttore dell’inte-ra attività, unitamente ai tradizionali

appuntamenti istituzionali. L’8 mar-zo con l’Associazione “il Club” nel Teatro Aurora di S. Sebastiano alle ore 20.30 va in scena lo spettacolo/concerto per la Festa della donna. Domenica 17 marzo, nuova festa na-zionale, “Civiche Passioni” un Thé Danzante in piazza Roma, un modo per unire la città festeggiando l’unità del Paese. 25 Aprile: con le associa-zioni: corteo istituzionale per la città e conclusione con la cerimonia uffi-ciale al Monumento ai caduti per la Resistenza.

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n un’oasi di verde, sul lago di Garda, l’Albergo Sacro Cuore, col suo grande parco affaccia-to sul golfo di Salò è meta di soggiorno per le persone an-

ziane che vogliono trascorrere un periodo breve o lungo in un alber-go pensato apposta per loro. Qui l’anziano non è un numero, ma una persona chiamata per nome, una persona che viene trattata in mo-do familiare e personale, col dovu-to rispetto dell’età, assecondata in tutte le sue esigenze e necessità. Si trova nel Comune di San Felice del Benaco, in posizione tranquillissi-ma, lontano dai rumori e dal traf-fico. Sono accolte tutte le persone anziane autosufficienti senza limiti di età, in tutti i periodi dell’anno es-sendo sempre aperto. Qui si posso-no trovare camere con servizi pri-vati, ascensore, sala da pranzo con aria condizionata, sale da soggiorno climatizzate con Tv, sala convegni polifunzionale, cappella privata e parco di 25mila metri quadri. Tutti i periodi dell’anno sono favorevoli per soggiornare all’Albergo. L’inver-no è mite, né gelido né nebbioso, la primavera è stupenda, l’estate

è fresca ed arieggiata e l’autunno è dolce. Tanto è vero che parecchi ospiti hanno scelto di soggiornare tutto l’anno, come fosse una va-canza prolungata. Nel parco si può passeggiare all’ombra degli alberi e ammirare le aiuole fiorite, sedersi in uno dei punti panoramici a con-templare Salò, il suo golfo, mentre la vista spazia sino a Toscolano Ma-derno, Torri del Benaco, Garda, Il Monte Pizzoccolo, il Monte Baldo e buona parte del meraviglioso lago di Garda. Non è una clinica o una casa di riposo, bensì un vero e pro-prio albergo con le caratteristiche proprie della ricettività alberghiera, anche se tutto è predisposto e pen-sato per il soggiorno sereno degli anziani, dalla cucina alla presenza infermieristica in caso di necessità. Nessuna barriera architettonica di-sturba il passeggiare, ogni tanto ci

si può riposare su panchine o sedie per ammirare le bellezze circostanti o per conversare con gli altri ospiti. Non mancano le occasioni di aggre-gazione e allora c’è il momento della musica, del gioco collettivo, del co-ro, della festa, della partecipazione alla Messa celebrata all’interno del-la struttura. Tutte le occasioni sono buone per compartecipare: per gli ospiti è un piacere ricevere le visite dei parenti, figli, nipoti e amici. Gli ospiti dell’Albergo sono orgogliosi di mostrare ai loro cari la camera, la passeggiata preferita, l’angolo del parco da loro scoperto. I familiari sono felici e tranquilli nel lasciare i loro cari in un posto così bello e si-curo. Riposo, relax fisico e spiritua-le, clima eccezionale sono i punti di forza della struttura di via Boschet-te 18 (tel. 0365 62224) che accetta anche piccoli gruppi.

Parte dal lago di Garda la presentazio-ne dei numeri del turismo bresciano. A Sirmione l’assessore provinciale al turismo Silvia Razzi ha dato il là a un tour che la porterà in giro per la pro-vincia, nei Comuni sede degli uffici provinciali del turismo, per esporre i dati della scorsa stagione. La cittadi-na cara a Catullo si conferma la pun-ta di diamante dell’offerta turistica gardesana. La sua capacità attrattiva, declinata in storia, architettura, arte, ambiente e ricettività, ha reso possi-bile un aumento degli arrivi, 307.544 il totale, di oltre il 5% e delle presen-ze, attestate a 1.156.982, di oltre il 6%. Buona parte di questo successo è do-vuto all’incremento dei turisti stra-nieri, oltre il 12%, che ha sopperito al minor numero degli italiani, che sono risultati in calo come presenze negli hotel di quasi il 10%. Al primo posto si confermano i tedeschi, ma significati-vi sono gli aumenti dalla Gran Breta-gna (+29,5%), dalla Russia (+27,8%), dall’Irlanda (+47%), dai Paesi Bassi (+20,4) e da Israele (+6,4). Sono sta-ti premiati gli sforzi e gli investimen-ti degli operatori turistici che hanno portato all’incremento delle strutture ricettive, passate da 143 a 151, e dei posti letto, da 9.031 a 9.277. “Questi dati – commenta l’assessore Razzi – confermano che il turismo rappre-senta una delle ricchezze del nostro territorio. Le nostre eccellenti offerte culturali, ambientali ed enogastrono-miche, unite alla professionalità degli operatori rappresentano il volano di una industria, che, nonostante la crisi e la concorrenza, è in grado di gene-

rare profitto”. Un supporto concreto all’imprenditoria ricettiva giunge an-che da efficaci campagne di promo-zione e dalla realizzazione di progetti che valorizzano l’accoglienza del terri-torio. Un esempio è rappresentato dal sistema “Bike hospitality in provincia di Brescia” che sarà presentato alla Bit, la Borsa internazionale del turi-smo, venerdì 15 alle 11,45 nello stand della Regione, e che ribadisce il pri-mato del nostro territorio per quanto riguarda l’offerta ciclo-turistica.

L’utilizzo di cibi biologici e la cono-scenza di corretti comportamenti alimentari rappresentano buone ba-si per una crescita equilibrata. Un interessante progetto di alimenta-zione “MenSanaBio” parte dalla Val-sabbia ed è destinato agli alunni del-le scuole locali. Un gruppo di mam-me, guidate da Priscilla Leone, dieti-sta con un’esperienza di educazione alimentare nelle scuole, ha lanciato un progetto di alimentazione biolo-gica che prevede la preparazione di pasti biovegetariani. Rifornendosi

direttamente dai produttori biologi-ci, preferibilmente locali, le signore preparano menù per le scuole. “Sia-mo appassionate – spiega Leone – di alimentazione naturale e crediamo nell’educazione alimentare come strumento di consapevolezza e di prevenzione. La nostra salute e quel-la dell’ambiente in cui viviamo sono il risultato di tante azioni quotidiane di cui le scelte alimentari sono parte fondamentale. La ristorazione col-lettiva con i suoi grandi numeri può avere un grande effetto positivo sul-

la salute e sull’ambiente, la nostra proposta va in questa direzione”. La procedura di “MenSanaBio” prevede il raggiungimento di una ristorazio-ne scolastica biologica. “Abbiamo avviato la procedura per la certifi-cazione dei pasti bio, gli ingredien-ti sono acquistati direttamente dai produttori biologici locali per favo-rire questo tipo di agricoltura salu-tare per il terreno, per l’ambiente e per chi mangia questi prodotti. Sono stati studiati menu stagionali vege-tariani bilanciati che coprono i fab-

bisogni dei bambini formulati con rotazione su cinque settimane se-condo le indicazioni della nuova pi-ramide alimentare. Le nostre ricette propongono la massima varietà ali-mentare e vengono sottoposte al va-glio della commissione mensa scola-stica con la quale teniamo uno stret-to rapporto di collaborazione”. Il progetto è completato dalla distribu-zione di materiale informativo con i consigli per come affrontare la gior-nata alimentare. Informazioni sul si-to www.mensanabio.it. (v.b.)

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Le Pertiche sono giustamente famose per il carnevale di Livemmo, con le sue maschere storiche La vecia del Val, L’omasì dal zérlo, Il doppio, La vecchia e il vecchio: una antica tradizione che merita almeno una volta nella vita di essere vista Il carnevale di Livemmo con le sue caratteristiche maschere è molto conosciuto e rinomato. Antica ne è la sintesi culturale che ne scaturisce, frutto di secoli di dominazioni, in comunità

con diverse stratificazioni sociali, in situazioni di economia strettamente agro-silvo-pastorale, con scarsa dedizione all’artigianato. Le maschere portano in campo, anzi in piazza, la ribellione a uno status generazionale.Insieme a questo carnevale storico, non sono mancate anche le sfilate di carnevale per bambini, ragazzi e famiglie: per Pertica Alta ha fatto da capofila l’oratorio di Lavino e per Pertica

Bassa l’oratorio di Ono Degno. Da sempre il territorio di Pertica Alta e Pertica Bassa suscita la curiosità del turista: la conformazione dei due Comuni, caratterizzata dalle 10 frazioni che li compongono (sei per Pertica Alta e quattro per Pertica Bassa), il ricco patrimonio paesaggistico caratterizzato da un’alternanza di prati, boschi, vecchi fienili, palazzi signorili trecenteschi, forni fusorie chiese ricche di storia.

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La storia della Fazi – Fiera agricola zootecnica italiana procede di pari passo con la storia di Montichiari e la tradizione più radicata del territorio. Un esempio reale, oggi che ci confrontiamo con le esigenze del terzo millennio, di radici culturali e commerciali che evolvono e si traducono in un esempio concreto di marketing territoriale, in grado di valorizzare al meglio le eccellenze del territorio, come nello specifico comparto agricolo e zootecnico,

considerato tra le maggiori realtà a livello nazionale. La vitalità e il successo della Fazi – Fiera agricola zootecnica italiana sono la testimonianza tangibile del profondo legame con il territorio. La superficie dedicata dal polo fieristico bresciano all’85ª edizione della Fiera agricola zootecnica italiana sarà di oltre 40mila metri quadrati coperti, dei quali oltre 6.000 interamente dedicati alle mostre zootecniche. Fazi – Fiera agricola zootecnica italiana

edizione 2013 conta su oltre 400 espositori e allevatori e su un’attesa di 40mila visitatori; in vetrina servizi, macchine e attrezzature agricole, attrezzature e prodotti per la zootecnia, soluzioni per le stalle e le strutture di ricovero e allevamento degli animali. Senza dimenticare la nuova frontiera delle energie da fonti rinnovabili per ridurre i costi di gestione delle aziende agricole e per offrire nuove opportunità di business in campo energetico.

al 15 al 17 febbraio, torna al Centro fiera del Gar-da di Montichiari la Fazi, Fiera agricola zootecnica italiana. Per la manifesta-

zione del polo fieristico monteclaren-se dedicata al comparto zootecnico di primario importanza nel Bresciano, si tratta dell’85ª edizione. Alla Fazi 2013 si potranno trovare servizi, macchine e attrezzature agricole, attrezzature e prodotti per la zootecnia, soluzioni per le stalle e le strutture di ricovero e allevamento degli animali. Senza dimenticare la nuova frontiera del-le energie da fonti rinnovabili per ri-

il dibattito e la crescita delle imprese del settore primario. La Fazi – Fiera agricola zootecnica italiana costitu-isce un esempio concreto di marke-ting territoriale, abbinando il suppor-to concreto all’attività delle imprese del comparto alla valorizzazione del territorio.

durre i costi di gestione delle aziende agricole e per offrire nuove opportu-nità di business in campo energetico. La superficie espositiva dedicata sarà di oltre 40mila metri quadrati coperti, di cui oltre 1000 dedicati alle mostre zootecniche. Numerosi e qualificati gli appuntamenti con la zootecnia. Sabato 16 febbraio, è in programma la 45ª Mostra nazionale del libro ge-nealogico razza bruna italiana, even-to promosso dall’Anarb-Associazione nazionale allevatori bovini razza bru-na. Domenica 17 febbraio, entra nel vivo la 12ª edizione del Dairy Show, European Open Holstein Show, pro-

mosso da Apa Brescia, Apa Verona e Anafi-Associazione nazionale alleva-tori bovini razza frisona italiana. Nel programma degli eventi zootecnici, come da tradizione, sono numerosi gli appuntamenti promossi da Aia-Italial-leva, Arav-Associazione regionale al-levatori del Veneto, Aral-Associazione regionale allevatori della Lombardia. Non mancheranno gli spazi dedicati alle razze equine (cavallo Haflinger e maremmano), alle razze cunicole e avicole che, nelle aree montane e pedemontane del Bresciano, costi-tuiscono una variante piuttosto ap-prezzata alle vacche da latte. Un ap-

puntamento da sempre importante per la zootecnia bresciana e italiana che, anche in questa occasione, sarà presente in forze sotto la bandiera dell’Associazione provinciale alleva-tori di Brescia, schierando il meglio della propria produzione. La provin-cia di Brescia, infatti, è forse il terri-torio maggiormente rappresentativo, per quanto riguarda i numeri, della zootecnia “pesante”. Con l’85ª edizio-ne della Fazi, dunque, il Centro fiera di Montichiari propone un’esposizio-ne completa e rivolta a tutti i setto-ri della filiera agricola. Montichiari riconferma la sua storica vocazione all’agricoltura, proponendosi come punto di riferimento privilegiato per

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Tra i numerosi appuntamenti con la zootecnia che la Fazi propone c’è, nella giornata del 16 febbraio, anche la 45ª edizione della Mostra nazionale del libro genealogico della razza Bruna italiana, la razza che si distingue in Italia e nel mondo per caseina, longevità e funzionalità. Presente negli allevamenti italiani da oltre 150 anni, è sinonimo di qualità in tantissime azione del settore.L’evento promosso dall’Anarb, l’Associazione nazionale

allevatori bovini razza bruna. Il programma dettagliato di Bruna2013, che vedrà la partecipazione della 8ª Mostra nazionale del Bruna junior club e della Rassegna dedicata alla genetica italiana, giunta alla 17ª edizione, è consultabile su www.anarb.it. Questo, comunque, il programma dettagliato della mostre e delle giornate ad essa dedicate. Venerdì 15 febbraio, dalle 10 alle 13, gara di giudizio morfologico

riservata agli studenti delle scuole d’agricolturadalle 14 alle 18, concorsi del Bruna junior club.Sabato 16 febbraio, dalle 8.30 alle 12.30, valutazioni di categoria e finali manze mostra nazionale e mostra Bruna junior club; dalle 12.30 alle 16.30: valutazioni di categoria vacche.Domenica 17 febbraio, dalle 9 esposizione dei capi della razza bruna. Alle 19, infine, chiusura della manifestazione.

idare slancio e fiducia al settore in un momento di difficile stallo econo-mico come quello attua-le”. Questa, nelle parole

del presidente Germano Pè, la “mis-sion” per il 2013 dell’Apa di Brescia a pochi giorni dal Dairy Show de-dicato alla Frisona, ma anche della Mostra nazionale della razza bruna, inseriti nel programma della Fiera agricola e zootenica italiana che sta per aprirsi al Centro fiera del Garda di Montichiari. Giunta alla sua 85ª edizione, la rassegna bresciana rap-presenta ormai una tradizione molto

radicata sul territorio, ma anche una autorevole vetrina promozionale che quest’anno vede l’associazione de-gli allevatori bresciani mobilitata ai massimi livelli nel tentativo di con-fermare, nonostante le incognite del-

la crisi, la presenza sul territorio di due manifestazioni di indubbio pre-stigio per il comparto zootecnico. “Le nostre aziende stanno attraversando una fase di incertezza e difficoltà a causa di una complessa congiuntu-ra economica che continua a pesa-re sui bilanci – afferma il presidente Pè – . Da qui la volontà di rilanciare con un’edizione della Fiera davvero in grande stile: una sfida per ritrova-re quello spirito di competitività fon-damentale per affrontare i mercati del futuro”. Il programma della Fazi è particolarmente intenso grazie in particolar modo al 12° Dairy Show-

European Open Holstein Show, la competizione fra allevatori europei di frisona. La principale novità ri-guarda la collocazione del concorso che, diversamente da quanto accadu-to nelle scorse edizioni, si terrà per la prima volta la domenica (quindi il 17): il giudice ufficiale sarà il tedesco Markus Mock, classe 1972, proprie-tario di un allevamento con 120 vac-che Holstein nel sud della Germania, protagonista di numerose mostre in vari Paesi del Vecchio Continente e componente del pannello europeo dei giudici. La Mostra nazionale del-la bruna torna invece a Montichiari

dopo tre anni di assenza, considerato che l’ultima volta era stata ospitata dalla Fazi nel 2009: si svolgerà per l’esattezza nella giornata di sabato 16. L’apertura di venerdì 15 sarà in-vece dedicata ai concorsi di valida-zione degli istituti agrari, oltre che alle prove dei concorsi giovanili con protagonisti i ragazzi dei club sia del-la frisona che della bruna. Non man-cherà nemmeno quest’anno lo spazio dedicato al “Italialleva”, il marchio dell’Associazione italiana allevato-ri che rappresenta un’importante scommessa economica sul futuro della zootecnia italiana.

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In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane”. Gesù gli rispose: “Sta scritto: ‘Non di solo pane vivrà l’uomo’”.Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: “Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo”. Gesù gli rispose: “Sta scritto: ‘Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto’”.Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: ‘Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano’; e anche: ‘Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra’”. Gesù gli rispose: “È stato detto: ‘Non metterai alla prova il Signore Dio tuo’”.Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

“Con straordinaria costanza mi capi-ta sempre di fare lo stesso sogno. È come se volesse costringermi a tor-nare inesorabilmente a quei luoghi a me così dolorosamente cari, dove un tempo vi era la casa di mio nonno nella quale vidi la luce più di 40 anni fa, proprio sulla tavola da pranzo ri-coperta da una bianca tovaglia inami-data, e ogni volta che cerco di entrare nella casa, qualcuno me lo impedisce. Faccio spesso questo sogno, ci sono abituato e non appena vedo le pareti di legno scurite dal tempo e la porta socchiusa che si apre nel buio dell’in-gresso, so già pur nel sogno, che si tratta solo di un sogno, e la mia incon-tenibile gioia si spegne, nell’attesa del risveglio. Talvolta succede qualcosa e smetto di sognare la mia casa e i pi-

non sulle cose che gli propone ma sul senso del suo agire. Dice “Figlio” ma vuole che si comporti da Dio e con questo Lo scavalchi. Non è diabolico qui Satana; è subdolo nel riconoscere e nel tentare la radice della missione di Gesù. Sa che non sono le cose che propone che potrebbero corrompere Gesù, ma il fatto di riconoscersi ca-pace di tentare Dio: questo potrebbe corrompere (per assurdo) Gesù. Ma non è per assurdo che può corrom-pere noi. La tentazione passa sotto le mentite spoglie dell’agire comu-ne, del mal costume, della sopraffa-zione. E si stempera nella constata-zione che è sempre stato così, che è dentro l’uomo che si consuma que-sto bisogno di avere e di essere. Ma la tentazione, anche per noi, non è questa: è invece l’imporsi dell’inutili-tà di Dio, del vivere come se Dio non ci fosse. Fare in modo che Dio non ci sia. Costringerci a non vederlo. Un Dio inutile che non risolve i problemi dell’uomo, che non rimedia alle cata-strofi, che non mostra il suo potere. Un Dio troppo silenzioso per uomini

ormai abituati a parlare fino allo sfi-nimento. Un Dio troppo invisibile per uomini costretti alla schiavitù delle immagini. Per vedere questa tenta-zione (quella vera e nascosta), Gesù ha digiunato ed è stato silenzioso e solitario quaranta giorni: un tempo lungo e inimmaginabile per noi. Così come lungo e inimmaginabile è rico-minciare a far silenzio e a smettere di nutrirci delle cose che ci riempio-no la vita senza saziarci: pietre inve-ce di pane. Allora ci accontentiamo di chiamare tentazioni le cose e non ci accorgiamo che la tentazione sta alla radice e la consuma, la corrode; che il peccato non è fare qualcosa ma dimenticare Qualcuno e non ri-conoscerlo più. Deserto chiama de-serto e la mancanza si sente quando il deserto riappare dentro e non è solo sconforto e depressione ma bisogno, desiderio, amore. Profondo come è profondo l’uomo quando si accorge di aver paura e di essere deserto. E allora può percepire la tentazione, quella vera, e ricominciare a crede-re nell’Inutile.

Sentirsi come Dionutile. Non sono nemmeno tentazioni: sono la normali-tà delle cose che succedono, il criterio del vivere comune: mangiare, comandare, cre-

dersi immortali. Sono le regole per sopravvivere, per esserci in qualsia-si società. È inutile pensare il con-trario e chiamarci fuori da questo schema. Tutti, chi più, chi meno, usiamo questi criteri per misurarci e per misurare gli altri. La tentazio-ne (e il peccato) non sta in questo, nel comportamento scorretto, ma nel motivo profondo, nella radice di tutto. Satana lo mette allo scoperto: “se sei il Figlio di Dio”, dice a Gesù. È questa la radice e la prospettiva: non solo un atteggiamento ma una profonda consapevolezza. La tenta-zione è di sostituirsi a Dio e di tenta-re Dio. Non è solo questione di mi-serie umane. È la rivendicazione ul-tima ed estrema che risale all’inizio mitico del rifiuto di Dio delle origini. Che Dio sia inutile: è questa la radi-ce della tentazione. E Satana lo dice a Gesù per sfidarlo, per farlo cadere

ni della mia infanzia, allora mi assale la nostalgia e io comincio ad aspetta-re con ansia il ritorno del sogno, nel quale mi vedrò di nuovo bambino e tornerò ad essere felice, felice perché tutto è davanti a me e tutto è ancora possibile”. Questo lungo monologo commenta le immagini del “sogno”, uno dei momenti più forti del film più autobiografico di Andreij Tarkovskij intitolato “Lo Specchio”. Il protagoni-sta, a letto malato, sogna la sua infan-zia. Un sogno che però si infrange con la separazione dei genitori. Una ferita molto forte, abitata anche da sensi di colpa per aver forse causato quella se-parazione (ma Andreij aveva solo tre anni quando il padre se ne andò). C’è soprattutto un ricordo che lo ferisce: un abbraccio molto lungo con il pa-

dre, un momento di grande affetto che si trasforma nel saluto di un addio e quindi in una ferita lacerante. La fatica di aprire quella porta di casa è causa-ta dal dolore che impedisce di ritor-nare alla sua infanzia. Ma l’affrontare questo dolore lo aiuterà a perdonare. Il dolore spoglia da tutti i desideri su-perficiali e rivela l’essenza della vita: l’amore profondo che lega le persone. Finalmente la porta si apre, da sola. Il protagonista può vedere una scena domestica, semplice, quotidiana: la madre accovacciata sbuccia le pata-te. Un gesto apparentemente insigni-ficante, ma presentato con sacralità: perché l’amore è fatto dei piccoli gesti ripetuti che dicono l’affetto di chi ci ha generato, atteso, cresciuto, nutri-to, vestito, amato.

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osa succederà nella Chie-sa dopo l’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI? La notizia ha subito fatto il giro del mondo. Lu-

igi Crimella, per il Sir, ha intervistato un esperto di diritto canonico ed ec-clesiastico, il professor Giuseppe Dal-la Torre, rettore della Lumsa (Libera Università Maria Santissima Assun-ta), considerato uno dei più profondi conoscitori della materia.Anzitutto, quale sensazione ha provato a questa notizia, dal pun-to di vista umano, spirituale e re-ligioso?Ho provato una profonda commo-zione, che nasce dal percepire, dal constatare ancora una volta l’umiltà di questa grandissima persona che è Benedetto XVI. Sappiamo quanto sia grande come studioso, come uomo di Chiesa, come uomo di cultura. Quindi vedo un gesto di grandissima umiltà e lo interpreto in questa chiave pro-prio perché, nella misura in cui abbia percepito il declino delle proprie for-ze fisiche insieme al crescere della complessità della “modernità”, que-sto mare in cui la Chiesa deve navi-gare, egli, per il bene più grande della Chiesa, abbia preso questa decisione con serenità.Un fulmine a ciel sereno, è sta-to definito dal cardinale Sodano questo annuncio. Cosa signifi-

funzioni nella pienezza dei propri po-teri e prerogative. Da quel momento in poi, come è previsto dalle norme vigenti del diritto canonico, il gover-no della Chiesa per gli affari ordinari sarà rimesso al Collegio cardinalizio. A questo punto il Cardinale decano dovrà convocare il Conclave. Tutta la materia è stata recentemente di-sciplinata dalla costituzione del Beato Giovanni Paolo II, Universi Domini-ci Gregis, emanata nel 1996.A cosa può essere paragonata questa decisione? Esiste nella storia un caso analogo?

cherà, in termini concreti, per la prassi canonica indire un Concla-ve a seguito di una decisione co-me questa?Fino al giorno 28 febbraio, alle ore 20, il Papa continuerà ad esercitare le sue

– –

Io non sono uno storico della Chiesa e quindi saranno questi studiosi a verifi-care quali altri eventi di questa natura possano essere paragonati alla scelta di Benedetto XVI. Certo, oltre al caso famosissimo di Celestino V, proclama-to santo, nei momenti più difficili per la Chiesa, in età medievale in cui ci fu-rono vicende molto complesse con la presenza di Papi e anti-Papi, ci furono casi in cui alcuni pontefici, per il be-ne della Chiesa, assunsero decisioni comunque clamorose o insolite. Mi pare che il criterio fondamentale, in questo caso, come in altri che gli sto-rici vorranno analizzare, sia quello di constatare come le decisioni siano di fatto state prese sempre in nome del supremo bene della Chiesa”.Quali tempi e problemi lei vede per le prossime settimane rispet-to al governo della Chiesa uni-versale?Considerando la sua personalità, la sua discrezione e sensibilità, oltre che la sua intelligenza, è immaginabile da parte sua un atteggiamento di grande distacco su tutto ciò che deve avveni-re. Vorrà sicuramente lasciare i cardi-nali nella più assoluta libertà circa le loro future determinazioni. E del resto gli stessi cardinali non potranno sfug-gire al problema di individuare una persona che non solo abbia doti reli-giose, spirituali e intellettuali adatte a reggere il Soglio di Pietro, ma anche che possieda fattori importanti quali carisma, forza fisica, capacità di rela-zione con la complessità.

Questa consapevolezza ci fa delle persone libere, disposte a lavorare fino all’esaurimento delle forze, disposte a cessare di lavorare, o meglio a cambiare il tipo di servizio, quando si mostri utile. Benedetto continuerà a servire la Chiesa, come ha fatto in modi diversi per tutta la sua vita; solo, il suo servizio sarà composto di preghiera, sacrificio, silenzio e amore. Sarà meno esposto agli sguardi; non è detto che sia un servizio meno utile alla Chiesa e al mondo. (+Luciano Monari)

Dopo lo shock i fiumi di parole. Giornali, televisioni, internet, radio e social network: nessuno si è risparmiato un commento. D’altro canto una notizia come le dimissioni di Benedetto XVI non capita da 700 anni. C’è “trippa” per settimane e naturalmente, pur di riempire le pagine, si sprecano le interpretazioni. Ma c’è un problema: si tratta, infatti, di interpretare il processo mentale che ha condotto Benedetto XVI alla sua decisione; e interpretare i processi mentali degli

altri è in genere piuttosto rischioso. Il Papa ha dato una sua spiegazione che, come di solito i suoi interventi, è lineare e chiara e sufficiente. Dobbiamo andare oltre e pensare che c’è qualcos’altro dietro? È difficile negare questa possibilità; ma è difficile anche farla essere più che una possibilità. Di fatto, le interpretazioni “dietrologiche” forse dicono qualcosa di Benedetto XVI, ma certamente dicono molto degli autori che le propongono. Chi ritiene che la Chiesa sia in crisi

perché è incapace di affrontare il mondo moderno, pensa che Benedetto si sia sentito vinto dalle mille opposizioni che le sue parole hanno incontrato; chi pensa ci sia un complotto contro la Chiesa, vede satana in azione in Vaticano; chi ha una visione apocalittica della storia, vede avvicinarsi la fine del mondo; e così via. Tutte cose interessanti, ma poco utili per capire i fatti; utili invece a capire la temperie caotica di idee nella quale viviamo.

È la rinuncia al papato di Benedetto XVI a monopolizzare le aperture dei quotidiani che hanno proposto ana-lisi, interviste e approfondimenti. Di “avvenimento senza precedenti”, an-che se frutto di “una decisione presa da molti mesi”, e di rinuncia “libera e soprattutto fiduciosa nella provvi-denza di Dio”, parla Gian Maria Vian, direttore de L’Osservatore Romano, nell’editoriale del numero che ripor-ta la data 11-12 febbraio. “Siamo tutti dentro una profondissima emozione, ma dobbiamo collocare questo avve-nimento dentro l’orizzonte della fe-de”. Così il cardinale presidente del-la Cei Angelo Bagnasco, in un’inter-vista apparsa su Avvenire. “La Chie-sa – assicura – è solida nelle mani di Gesù” mentre “sta svettando più ni-tida ancora la statura di quest’uomo che il Signore ci ha donato per otto anni”. “È una decisone di fronte alla

quale dobbiamo solo chinare il capo in segno di rispetto, per il pastore e per l’uomo e, per quanto è possibile in questo nostro tempo, in silenzio”, scrive in un commento su Il Sole 24 ore Carlo Azeglio Ciampi, definendo la rinuncia di Benedetto XVI “un at-to di coraggio estremo legato a un altissimo senso di responsabilità”. Sempre sul quotidiano della Confin-dustria, che dà inoltre la notizia di un intervento subito tre mesi fa dal Pontefice per la sostituzione del pa-cemaker, mons. Bruno Forte, arci-vescovo di Chieti-Vasto, osserva che “l’autentica riforma, voluta da questo Papa”, è stata “quella della conversio-ne evangelica”. Per il teologo, “con il suo pontificato e, in modo singolare, con quest’atto umile e grande”, Be-nedetto XVI “ha dimostrato di esse-re un uomo” capace di rendere “Dio credibile in questo mondo”. “La pre-

senza di Ratzinger nella Chiesa non si conclude – assicura dalle colonne de La Stampa il priore di Bose Enzo Bianchi –. Sarà una presenza alta e non meno significativa: una presen-za di intercessione”. In questo modo, “Benedetto XVI appare successore di Pietro più che mai, anche nel suo eso-do”. “Un combattente dell’anima, una luce che illumina la Parola (solo un grande teologo poteva trovare il co-raggio di dimettersi), non un condot-tiero della fede”. A tracciare questo ritratto di Benedetto XVI è Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere del-la Sera. De Bortoli sottolinea l’amore del Papa “per la dimensione spirituale e autentica della Chiesa” e l’essenzia-le “opera di trasparenza e pulizia” da lui avviata al suo interno. “Non po-tendola rinnovare in profondità come avrebbe voluto – è l’interpretazione azzardata dal direttore – ha affidato

il compito al proprio successore”. Nella sua edizione online, Il Foglio decide di cambiare il nome della te-stata in “Il Soglio”, mentre il diretto-re Giuliano Ferrara si dice convinto che “il ratzingerismo non è mai stato un atteggiamento moralistico o retro-grado” ma “è originato da una gran-de e moderna sensibilità della fede e della ragione”. Con la sua rinuncia al governo della Chiesa Benedetto XVI “ha escogitato la più radicale e sim-bolica riforma della Chiesa da secoli a questa parte”. L’atto con cui il Papa “si spoglierà tra pochi giorni consa-pevolmente del suo ufficio – scrive Joaquin Navarro-Valls su La Repub-blica – sarà la più alta affermazione della sovranità istituzionale che egli ha impersonato, un modo mite, raffi-nato e dolce di fare da parte se stes-so” facendo risplendere “il significato della presenza storica della Chiesa”.

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l clima che si respira in via Bol-lani 20 è positivo. Forse gran parte del merito va dato al diret-tore della Casa del clero “Beato mons. Mosè Tovini” don Giu-

seppe Castellanelli. Il 28 dicembre il Seminario ha fatto donazione della storica palazzina dei professori alla Fondazione opera diocesana “Carlo e Giulia Milani”, l’ente giuridico che già gestiva la Casa del clero di via Lama (oggi chiusa che ha funziona-to quattro anni dal 2008 al 2012); la Fondazione è rappresentata dal pre-sidente (mons. Gianfranco Mascher) e dai consiglieri mons. Cesare Polva-

La struttura di via Bollani ha preso il posto di quella di via Lama. Ma qual è la fotografia oggi dell’ex Seminario? Restano in carico alla diocesi l’aula magna, la Biblioteca e gli spazi che ac-colgono la Scuola di musica e, prossi-mamente, tutto ciò che ruota attorno al settore scolastico. Don Giuseppe Castellanelli segue passo dopo pas-so l’andamento della Casa così come ha seguito i lavori di ristrutturazione. Gli interventi di ristrutturazione (spe-si all’incirca 600mila euro) sono stati molto gravosi e hanno visto, oltre al-la messa a norma degli impianti, la si-stemazione di 15 appartamenti vuoti e l’inserimento di alcuni comfort come l’impianto wi-fi. La retta è di 400 euro al mese accompagnata da alcuni ser-vizi (lavaggio biancheria); c’è anche una buona cucina interna con l’im-pianto a induzione. La comunità di tre suore (con la presenza storica di suor Giuliana) si occupa della chiesa e della lavanderia. Momenti comuni? La Messa e le lodi mattutine e il pran-

ra e don Antonio Lanzoni. Se in via Lama la Fondazione pagava l’affitto all’Istituto diocesano che aveva co-struito l’immobile, qui invece essen-do l’immobile frutto di una donazio-ne non deve fare i conti con l’affitto.

zo, vera occasione di confronto e di dialogo per non sentirsi soli. Restano da completare alcune opere, fra cui il sogno della copertura fotovoltai-ca dell’intero edificio per supportare i costi energetici. Con la retta di 400 euro gli ospiti coprono, infatti, il 40% del costo della casa, perché incidono molto le spese del personale (10) e delle utenze. L’ingresso comune della struttura, a regime da luglio 2012, è da via Bollani. I posti complessivi sono 30 suddivisi in appartamenti con stan-ze doppie (una camera e uno studio); gli ospiti fissi sono 27, delle tre stanze libere, una a giugno verrà occupata da don Alessandro Gennari di ritorno da Roma. . Bisogna anche sfatare il mi-to diffuso che sia una sorta di Casa di riposo. Oggi l’identikit dei sacerdoti accolti corrisponde alla decina di in-segnanti del Seminario, ai responsa-bili degli Uffici di curia o ai sacerdoti che pur avendo un incarico pastorale in città non hanno una canonica do-ve abitare. La palma del più anziano

ª

Dal 14 al 16 partecipaalla visita ad limina.

Domenica 17 febbraioOre 10 - Darfo - Santa Messa.Ore 18.30 - Brescia - Santa Messa con rito di elezione dei catecumeni adulti in Cattedrale.

Lunedì 18 febbraioOre 16 - Brescia - Ritiro per i sacerdoti della Casa del clerodi via Bollani 20.

Martedì 19 febbraioOre 18.30 - Brescia - Santa Messa per il giovane clero presso il Centro pastorale Paolo VI.

Mercoledì 20 febbraioOre 9.30 - Brescia - Commissione regionale catechesi presso l’oratorio della Volta bresciana.Ore 15 - Brescia - Visitaalla sede dell’Aism.Ore 20.30 - Brescia - Incontrocon i genitori dell’Istituto Cesare Arici presso l’Università cattolica.

Giovedì 21 febbraioOre 20.30 - Brescia - Scuoladi preghiera in Cattedrale.

appartiene a don Arduino Ravarini, che a 92 anni gode di ottima salute, ma c’è anche chi come don Giovanni Milesi o don Andrea Gazzoli non ha ancora raggiunto i 40 anni d’età. Non è, quindi, da confondere con la Do-mus Caritatis, l’altra struttura dioce-sana che ospita una ventina di preti in precarie condizioni di salute. Quattro monolocali, invece, vengono adibiti per gli ospiti di passaggio: stranieri che di volta in volta si possono fer-mare per alcuni mesi per sottopor-si alle cure mediche o missionari di passaggio che non hanno un punto di riferimento.

La Cancelleria della Curia diocesana annuncia i seguenti provvedimenti dell’Ordinario:

La nomina a parrocodelle parrocchie di Sant’Andreae San Giuseppe di Rovatodel rev.do don Gianmario Chiari parroco anche delle parrocchiedi Rovato, Bargnana e Lodetto.

La nomina a vicario parrocchiale delle parrocchie di Bargnana,

Lodetto, Rovato, Sant’Andreae San Giuseppe di Rovatodel rev.do don Marco Lancinigià parroco di S. Bernardinodi Siena in Acquafredda.

La nomina a presbitero collaboratoredella parrocchiadi Santa Giovanna Antidain cittàdi don Cesare Verzelettigià parroco di Mompiano.

ENERGIE A RESPONSABILITÀILLIMITATA.

LUCE, GAS, ACQUA, AMBIENTE, TELECOMUNICAZIONI: INSIEME.

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onsignor Siluan Span è dal 2008 il vesco-vo della diocesi or-todossa rumena in Italia, punto di rife-

rimento di una realtà in crescita, come cresce il numero degli immi-grati provenienti da quella nazio-ne: attualmente le parrocchie del-la diocesi rumena nel nostro Pae-se sono 173, con l’aggiunta di sei piccoli monasteri e circa 80 filiali parrocchiali. La prima parrocchia nacque a Milano nel 1975. “Il pa-triarca di allora, Giustiniano, la de-dicò alla Pentecoste” ha ricordato il vescovo Siluan durante l’incon-tro che, la scorsa settimana, Uffi-cio diocesano per l’ecumenismo, Padri della Pace e Cooperativa cat-tolico-democratica di cultura han-no organizzato presso la sala Be-vilacqua della Pace, a Brescia, per parlare di problemi e prospettive del dialogo tra cristiani cattolici e ortodossi. Nel 2004, quando mons. Siluan è venuto in Italia dalla Fran-cia con il ruolo di vescovo ausilia-re, le parrocchie erano circa 35. Ol-tre l’87% dei rumeni, ha spiegato, è di religione ortodossa. I cristia-ni di Romania sono stati però “co-

stretti al silenzio” per lunghi pe-riodi storici, ultimo il ’900 che ha visto, dal secondo dopoguerra, la presenza del regime comunista: “I cristiani hanno sempre vissuto in un clima di oppressione che met-teva in pericolo l’identità stessa di questo popolo. Dal 1918 al 1937, la Romania ha conosciuto una gran-de prosperità: era il granaio d’Eu-ropa. Il comunismo ha interrotto questa fase felice, causando danni morali e identitari che ancora pa-ghiamo”. Con la libertà, nel 1989, è arrivata la crisi economica che ha costretto molti ad emigrare. Dei loro problemi si occupa la diocesi rumena in Italia: “Le famiglie so-no per lo più giovani; molte sono divise. Le badanti – qui sono alme-no 200mila – hanno spesso figli e mariti in Romania; o ci sono figli che si prendono cura dei genitori altrui lasciando i loro, altrettanto bisognosi, da soli nel Paese d’ori-gine. Molti, arrivati in Italia, si ri-trovano sradicati, senza casa né lavoro; i più, però, hanno ritrova-to una comunità presso le parroc-chie, o sono stati accolti in fami-glie italiane come in una seconda casa”. Gli italiani, dice il vescovo

rumeno, “stanno imparando a co-noscerci, a partire dalla nostra te-stimonianza. Ci aprono le porte, accettando anche i rischi: perché ci sono casi in cui la nostra gente è sfruttata e maltrattata, ma anche i rumeni a volte hanno fatto soffrire le vostre famiglie”. Grazie alla pra-tica dell’accoglienza e del lavoro, il dialogo ecumenico può però deli-mitare i problemi e crescere nella dimensione della quotidianità, do-po essere stato da tempo avviato a livello ufficiale. Don Claudio Za-nardini, direttore dell’Ufficio bre-sciano per l’ecumenismo, ha ricor-dato che nel 1965 Papa Paolo VI e il patriarca Athenagoras espressero l’intento di “togliere dalla memoria e dal mezzo della Chiesa” le sen-tenze di scomunica che nel 1054 avevano determinato la scissione tra cattolici romani e ortodossi. E importanti furono il viaggio in Romania di Giovanni Paolo II nel 1999, e quello del patriarca Teoc-tist a Roma tre anni dopo. “Il dia-logo – è il commento del vescovo Siluan – comincia quando ognuno può definire la sua fede nel rispet-to, senza reciproche accuse di tra-dimento”.

– –

Ritorna l’appuntamento con i Quaresimali in Duomo promossi dalla Compagnia dei custodi delle Sante Croci che ha una storia lontana nel tempo (il suo statuto è stato riformato nel 1650 secondo i canoni della Repubblica Veneta) e riunisce 285 membri. Dopo il rito delle Ceneri, venerdì 22 febbraio mons. Monari interviene su “Geremia il profeta osteggiato”. I Quaresimali, che saranno trasmessi in diretta su Radio Voce,

iniziano alle 20.30 in Cattedrale tutti i venerdì di Quaresima. Il tema “Le figure veterotestamentarie del Cristo” prosegue riprende quello dello scorso anno e cerca di far conoscere il pensiero dell’Antico Testamento attorno al Messia. L’intento è anche apologetico. “La profezia come predizione del futuro – ha detto mons. Ivo Panteghini – è stata interpretata come prova della divinità di Cristo, come prefigurazione misteriosa,

ma divina del Cristo atteso dalle genti”. Per quanto riguarda i relatori della meditazione, è stata data voce alla Chiesa: Vescovi, presbiteri e laici, perché nella Chiesa, come sostiene il card. Scola, esistono pluralità di voci nell’unità. il 1° marzo il prof. Brunetto Salvarani, docente di teologia della missione, interviene su “Giobbe, il giusto castigato”; l’8 marzo tocca a padre Giovanni Cavalcoli, docente di teologia

dogmatica e interprete del pensiero di S. Tommaso, parlare di “Giona, il profeta nel ventre della terra”. Don Flavio Dalla Vecchia, il 15 marzo, si sofferma su “Melchisedec, il sacerdote senza genealogia”, mentre Andrea Tornielli (nella foto), il 22 marzo, porta la sua riflessione su “Mosè, guida e legislatore”. Il tesoro delle Sante Croci sarà visibile proprio il 22 marzo, ultimo venerdì di Quaresima.

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’Aldilà. Il destino dell’uo-mo”, il tema di questo nuovo ciclo di insegna-menti tenuti da padre Giuseppe Barzaghi, sa-

cerdote domenicano che vive e ope-ra a Bologna, e promossi dall’opera sinergica del Centro Culturale ma-nerbiese “La verità della realtà” e della cappellania dell’ospedale Po-liambulanza. “Per ogni uomo il de-stino è definitività ossia qualcosa di fermo e stabile” ha affermato pa-dre Barzaghi nel corso della serata. “Destino è infatti stabilità di tutte le cose in Cristo perché, come già af-ferma S.Paolo all’interno della Let-tera ai Colossesi, “in Cristo tutto è creato e tutto sussiste in Lui” ha poi proseguito il religioso. L’escatologia non è dunque la scienza delle cose ultime e finali, in quanto cose futu-re, ma scienza di cose definitive. “In questo senso, il destino è il disegno di cui si parla nel Nuovo Testamen-to, ossia il percorso tracciato at-traverso segni nella e per la vita di ognuno di noi; il tempo che passa inesorabile sembra voler consuma-re questo disegno, ma ciò non è in realtà possibile: Dio stesso, infatti, incide il Suo disegno nello scorre-re del tempo perché non esiste una parte della storia che sfugga a Cri-sto”. Un insegnamento profondo quello di padre Barzaghi, oratore di

Dal 14 al 16 febbraio mons. Monari, insieme agli altri Vescovi lombardi, partecipa a Roma alla visita ad limina (nella foto mons. Sanguineti e mons. Beschi nella visita del 2007). Al di là del significato emotivo di una visita che arriva proprio nella settimana dell’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI, la visita ad limina assume tre significati: teologico, pastorale-spirituale e giuridico. Il senso profondo è ecclesiologico di comunione nella Chiesa; è segno

dell’attuazione della comunione ecclesiale e manifestazione al tempo stesso della comunione ecclesiastica (i Vescovi portano a Roma la loro diocesi, la parte di Chiesa che è stata loro affidata); è anche, però, manifestazione della comunione gerarchica tra il Romano Pontefice e i Vescovi. Si struttura in tre momenti: il pellegrinaggio sul sepolcro degli apostoli Pietro e Paolo, l’incontro con il Romano Pontefice e i colloqui con i dicasteri romani che

amministrano la Chiesa universale. La fase di preparazione ha visto tre momenti: il momento spirituale, il momento concreto di relazione con i dati che ogni Vescovo ha raccolto sul suo territorio e la collaborazione con il legato pontificio che organizza la visita. Infine, nella visita concreta si possono leggere i tre significati: sacrale (pellegrinaggio), personale (incontro con il Romano Pontefice) e curiale (l’incontro con le Congregazioni e i Dicasteri).

verrà in futuro, alla fine dei tempi. In realtà, il termine ultimo vuole in-dicare qualcosa di inamovibile e de-finitivo; dunque, qualcosa di stabile e non collocabile cronologicamente. L’intelligenza umana, è tuttavia for-mata a misura delle cose ultime e definitive, in contrasto con i sensi, concentrati invece su ciò che si vi-ve qui e adesso; se vogliamo dunque parlare di argomenti escatologici come l’Aldilà dovremmo farlo con-centrandoci sulla nostra intelligen-za, facendo nostro il punto di vista della rivelazione. Per poter fare teo-logia è infatti necessario aver gusto e amore per gli aspetti dell’eternità e della definitività. L’effimero e il momentaneo vengono così trasfor-mati dalla nostra anima, in senso d’eternità e in noi l’anima spiritua-le dà consistenza di eternità a ciò che potrebbe apparire effimero. La nostra anima deve però essere pre-disposta perché “l’anima cristiana è come afflitta e sempre lieta”. In quest’ottica dunque la vita dei cri-stiani non può essere concepita co-me segmento, bensì come circonfe-renza il cui punto di partenza e arri-vo è Cristo stesso, centrale e stabile. In Apocalisse si legge infatti di Lui: “Io sono il primo e l’ultimo e il ve-niente” e per ogni cristiano l’attesa contemplativa è tensione al futuro anticipato in Cristo.

talento, che, pur usando parole non sempre facili, ha indubbiamente af-fascinato il folto pubblico presente che lo ascoltato attentamente. Con un pizzico di giusta ilarità, che, co-me ha lui stesso ricordato, è sem-pre presente all’interno dei Vangeli, il sacerdote ha spiegato ai suoi in-terlocutori la giusta prospettiva per guardare alle cose ultime. “L’uomo è erroneamente abituato a pensare le cose ultime come qualcosa che av-

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“Ritratti di Santi” sono il mo-mento più rappresentativo della vita del Movimento ec-clesiale carmelitano. Scritti da Padre Antonio Maria Si-

cari, i “Santi” vengono racconta-ti da 20 anni, settimanalmente, nella chiesa di San Pietro in Oli-veto presso il Castello a Brescia, durante la Quaresima. Un vero e proprio itinerario di fede che il Mec propone ogni anno e che col tempo da Brescia si è diramato in una quindicina di città italiane ed estere. Un percorso quaresimale pensato in preparazione della Pa-squa, per imparare a contemplare il volto dei santi, la loro vocazio-ne e la loro missione nella Chie-sa e nel mondo. Come dice Papa Benedetto XVI “I santi sono come le stelle all’orizzonte della nostra storia, che irradiano in continua-zione luce nel mondo in mezzo agli annuvolamenti di questo tempo, in mezzo alla sua oscurità, cosicché possiamo vedere qualcosa della luce di Dio”. Padre Antonio Sicari così spiega il segreto del successo dei “Ritratti di Santi”: “Il segreto è semplice: nei Ritratti dei Santi – celebrati in un contesto di inten-sa preghiera – la gente scopre la “predica più bella”, un commento vivo e attuale al Vangelo; un ricor-do convincente che la santità è

bili alla sua grazia: come il deside-rio di conoscere meglio la propria famiglia e la propria storia”. In un mondo che pare aver scordato i solidi riferimenti della religione cristiana e che sembra orientato verso un “laicismo” sempre più spinto, i santi hanno ancora la ca-pacità di affascinare e conquista-re chi si avvicina loro con il cuo-re libero. “I santi sono uomini che hanno scoperto, in Cristo, “quanto sia umano Dio” e “quanto sia divi-no l’uomo”. La posizione migliore per accostarsi ad essi è coltivare

possibile in ogni situazione vitale ed è la vocazione di tutti. Ogni an-no cresce il desiderio di nuovi Ri-tratti perché cresce il desiderio di conoscere ancora un po’ e ancora meglio Gesù e le meraviglie possi-

un grande desiderio della propria divino-umanità, consapevoli che bisogna accettarla e realizzarla co-me grazia: come un dono che si fa quotidianamente compito. Senza presunzione, ma anche senza me-schinità”. Questo l’elenco dei san-ti di quest’anno: San Giovanni Pia-marta (1841-1913) Apostolo della Gioventù (Brescia martedì 19 feb-braio), Santa Katharine Mary Dre-xel (1858-1955) Apostola degli in-diani e degli Afro-Americani (Bre-scia martedi 26 febbraio), Shahbaz Bhatti (1968-2011) Martire pakista-no per la libertà religiosa (Brescia martedì 5 marzo), Servo di Dio Fra-tel Ettore (1928-2004) Missionario tra i “barboni”(Brescia martedì 12 marzo), San Pietro Apostolo (sec. I) Una roccia per la fede (Brescia martedì 19 marzo). I primi quattro ritratti saranno descritti all’interno della Messa delle ore 20.30 presso la chiesa di San Pietro in Oliveto a Brescia (nelle date sopraindica-te), e verranno riproposti il merco-ledì (20 e 27 febbraio, 6 e 13 Mar-zo) presso la chiesa di San Pietro in Vincoli di Roè Volciano e il gio-vedì (21 e 28 febbraio, 7 e 14 mar-zo) presso il Santuario Madonna della Neve di Adro. Il percorso si concluderà poi martedì 19 marzo alle ore 20.30 nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Brescia, con il racconto della vita di San Pietro apostolo, “una roccia per la fede” (anche a Roè Volciano il 21 marzo).

I Frati Minori Conventuali di San Francesco d’Assisi vogliono accompagnarci in questo cammino quaresimale con alcune iniziative nel segno della preghiera, dell’ascolto della Parola di Dio e della carità. Tutti i lunedì di Quaresima a partire dal 18 febbraio, alle 19.30 sarà possibile partecipare alla “cena povera” nel refettorio del convento di S. Francesco. Si condivide con i frati e i postulanti un pasto frugale: un piatto di minestra, del pane e

l’acqua. L’iniziativa si svolge in un clima di silenzio, di raccoglimento e di ascolto. L’incontro si conclude con la compieta. Una proposta che intende aiutare a prendere le distanze dai nostri eccessivi bisogni e a creare uno stile di vita evangelico, sobrio e alternativo; contiene anche l’invito a destinare ai poveri il corrispondente della cena che normalmente viene consumata. Ogni anno con le donazioni raccolte durante l’iniziativa viene sostenuto un progetto nei Paesi

più poveri. Coloro che intendono approfittare della pausa pranzo per un momento di adorazione c’è l’opportunità della “Preghiera in pausa pranzo” in programma tutti i venerdì di Quaresima, dal 22 febbraio, dalle 13.15 alle 14 presso la chiesa di S. Francesco. È il sesto anno che viene presentato questo spazio di preghiera, gli incontri saranno guidati da padre Leopoldo Fior, il tema sarà il Libro di Giona “Sapevo che tu sei un Dio pietoso e misericordioso”. A

queste proposte si aggiungono altri momenti di preghiera: la Via Crucis ogni venerdì sera alle ore 18.30; la lectio divina il mercoledì sera alle 20.30, l’adorazione eucaristica tutti i giovedì alle 20.30 nella Cappella del Postulato e la recita quotidiana del Santo Rosario alle 18. Inoltre lunedì 25 marzo alle 20.30 presso la chiesa di San Francesco si terrà una serata di meditazione e preghiera dal titolo “Le sette parole di Gesù in croce” con commento musicale del gruppo vocale “Rocche Roche”. (a.t.)

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Rieducarsi al lavoroesperienza di vita

oterci incontrare e stare un po’ insieme: sono sta-te le parole di saluto del card. Angelo Bagnasco al Consiglio nazionale Mcl

svoltosi lo scorso 7 febbraio a Roma. Parole semplici ma cariche di quella sintesi culturale chiamata da Paolo VI “civiltà dell’amore”. Stare insieme presuppone un impegno preciso, una presa di responsabilità che rimanda al valore dell’unicità dell’uomo. So-no un grande abbraccio le sue parole e dichiarano con calma, precisione e concretezza cosa significhi “stare in-sieme, uno per uno”. Riconosce Mcl: 40 anni alimentati da fede e idealità, la pronta adesione alla dottrina socia-le della Chiesa. Paolo VI è l’abbrivio: la dissonanza tra fede e vita è il male peggiore dei nostri tempi. Tempi che tra informatica e globalizzazione han-no cambiato radicalmente il lavoro nella sua impostazione antropologica. Il tempo è trasformato rendendo la vi-ta di una persona una rincorsa, la plu-ralità e la brevità delle esperienze di vita sono diventate ricchezza: ci vuole una rieducazione per non cadere nel-la dispersione. Il lavoro è solida base su cui creare la propria esistenza, se manca, la prima cosa che salta è la famiglia. E parlando di economia in crisi indica “la madre” di tutte le cri-si: l’individualismo. Il tema del lavoro è il cuore dell’intervento, e il presule ne parla non sotto il profilo dell’orga-nizzazione, ma come “vescovo”, cioè nelle sue implicazioni alla luce della grazia della rivelazione: partecipare all’opera della creazione, realizzare le capacità di ciascuno, riconoscere

Il pensiero si sofferma poi sui “valori indispensabili”: la Chiesa ha a cuore il principio e la fine della vita perché so-lo così si può curare il durante, com-preso il lavoro: ridefinire l’alfabeto umano sarebbe un arretramento an-tropologico. La nostra è una società che ha “paura dei legami”, continua ci-tando Benedetto XVI, perché sembra che questi minino la propria libertà, in realtà il legame è una ricchezza, e presuppone la percezione della nostra limitatezza: volenti o nolenti siamo costretti a chiedere aiuto, a stare con gli altri. Pochi giorni dopo proprio Be-nedetto XVI ha esemplificato con la sua decisione il senso della limitatez-za, imponendolo come riflessione nel costruire la comunità: potrà far riflet-tere dirigenti, imprenditori, politici?

i talenti, ma anche i non talenti (sia-mo condannati a essere il numero uno oppure nessuno?); bisogna invece re-cuperare impegno, competenza e one-stà morale e reimparare a stimare le occupazioni oneste. Concretamente il Cardinale ha invitato a “ripensare i livelli retributivi”, alla partecipa-zione dei lavoratori nelle aziende, a combattere l’esclusione dal lavoro.

Mcl trasferisce l’ufficio di via Cremona 11 nella nuova sede di via Cremona 97 nei locali della parrocchia di S. Maria della Vittoria e del circolo Mcl Smv.Si tratta di “ritorno alle origini” dato che proprio in quell’ambito nacque la prima esperienza di Mcl a Brescia esattamente 40 anni fa.Ai nuovi uffici si accederà dalla terrazza che si trova sul lato sinistro della chiesa parrocchiale, con possibilità

di accesso anche per i disabili. Inizialmente verrà offerto a tutti i cittadini il servizio di assistenza previdenziale (pensioni, invalidità, accompagnamento, infortuni, maternità, disoccupazione, ecc.), assistenza fiscale (dich. Redditi 730 e Unico, Red, Isee Iseu, Imu, ecc.), servizi all’immigrazione (rinnovo permessi di soggiorno, ricongiungimento familiare, ecc.), assistenza per lavoro

domestico (contratti colf/badanti, informazioni, ecc.). Prima dell’estate sarà attivato anche uno sportello di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro ed il servizio Prontolavoromcl per giovani. Per ora gli orari saranno i seguenti: giovedì 8.30/12.30 e 14.30/17.30; venerdì 14.30/17.30 mentre il martedì dalle 10.30 alle 12.30 è riservato al servizio alle famiglie per i collaboratori domestici. L’ufficio sarà anche

riferimento per l’assistenza legale, casa e condominio, ristrutturazioni e risparmio energetico, successioni, e quanto serve per alleviare i tanti impegni burocratico/amministrativi a cui le persone e famiglie sono costrette.Questi i contatti del nuovo ufficio: tel. 0302423080 mail: [email protected] Per le prenotazioni assistenza fiscale (730) il numero unico di prenotazione rimane 03049492

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l concetto di smart cities, cit-tà intelligenti, è ormai sulla bocca di tutti. Città che si trasformano, che riqualifica-no la propria immagine, che

offrono sempre più servizi. Talvol-ta ci si dimentica però di coloro che vivono nelle città, ossia delle persone. Intorno al tema “Una città abita-bile, non solo smart” è andato in scena qualche sera fa al Centro pastorale Paolo VI un dibattito a più voci proposto dalla Fondazio-ne San Benedetto. Moderati da Marco Nicolai, vice-presidente della Fondazione, si sono confrontati Alessandro Bal-ducci, prorettore vicario del Po-litecnico di Milano e ordinario di Pianificazione e politiche urbane, Francesco Karrer, professore di Urbanistica alla Sapienza di Ro-ma, Stefano Moroni, associato di Tecnica e Pianificazione urbani-stica al Politecnico di Milano, e

Maurizio Tira, ordinario di Tecni-ca urbanistica all’Università degli studi di Brescia.“Le città sono il luogo dove si con-centrano le maggiori opportunità, ma anche le più rilevanti criticità – ha osservato Nicolai –. Soltanto ascoltando i cittadini le città pos-sono essere ambito di competiti-vità internazionale e luogo di in-clusione sociale. Questo richiede modalità di governance allargate e flessibili, basate sulla partecipa-zione dei cittadini e di tutte le par-ti interessate, nella pianificazione e nella gestione delle città”. “Solo

così le città non saranno ambiti dove si consuma la sudditanza dei cittadini alla legislazione e alla re-golamentazione urbanistica, o gli scempi indotti da interessi partico-lari a danno di tutti”, ha aggiunto Nicolai, introducendo la discussio-ne che è spaziata dall’urbanistica alla mobilità.“L’urbanistica – ha spiegato Bal-ducci – è sorta come disciplina con lo scopo di fornire risposte alla popolazione. Da ciò deriva come sia imprescindibile la creazione di legami tra i decisori chiamati a scegliere quali strade percorrere e i cittadini”. Secondo Balducci il dialogo con le persone consente di poter conoscere dettagliatamente il territorio e di conseguenza rende più facile poter disegnare, realizza-re e attuare un piano urbanistico.“Far partecipare i cittadini alla politica non significa deresponsa-bilizzare la politica”, ha spiegato Karrer, soffermandosi sulla ne-

cessità di contemperare interessi diversi e molto spesso conflittua-li. “Non sempre – ha aggiunto – la perequazione e la fiscalità posso-no risolvere i problemi, così come non può farlo la nuova frontiera dell’ingegneria frugale, quella cioè che contiene in origine l’esigenza di finanza”.Secondo Moroni il concetto di sus-sidiarietà orizzontale dovrebbe es-sere applicato non solo ai servizi ma anche alle regole. “Seguendo questa logica i cittadini potrebbe-ro auto-fornirsi regole attraverso forme di diritto privato come le co-munità contrattuali di tipo proprie-tario (ognuno possiede la propria casa, tutti sono proprietari degli spazi comuni), comproprietario (tutti possiedono lo stesso pez-zo di terra e lo usano) e affittua-rio (c’è un unico proprietario che anziché vendere gli appartamenti decide di affittarli e di continua-re quindi a gestirli) utilizzate fino

alla fine dell’Ottocento, ma poi di fatto scomparse, perché non in-centivate”.Nel suo intervento Tira ha parlato di mobilità, definendola “un cam-po elettivo dove si incontrano e scontrano pubblico e privato, poi-ché se una persona si muove con la propria auto consuma il suolo pubblico e produce effetti negati-vi come l’inquinamento e i possi-bili incidenti”. Secondo il docente della Statale tre sono gli obiettivi che una città si deve porre in chiave di urbani-stica e mobilità: il recupero della prossimità, l’accessibilità e la qua-lità/sicurezza. “Brescia – ha con-cluso Tira – ha davanti a sé una sfida intrigante, quella della metro-politana leggera. Bisogna gestirla in maniera positiva in relazione a tutta l’urbanistica della città. Ac-canto all’investimento in mobilità pubblica è indispensabile il gover-no di quella privata”.

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ontinua la stagione di prosa del Ctb. In scena in questi giorni al Socia-le (con repliche sino a domenica 17) “La mo-

destia”, una coproduzione Picco-lo Teatro, Fondazione Festival dei Due Mondi di Spoleto, Associazione Mittelfest di Cividale. Con il testo del drammaturgo argentino Rafa-el Spregelburd fa il suo ritorno sul palco del sociale anche Luca Ron-coni, che dello spettacolo cura la regia. Spregelburd, drammaturgo, regista, attore, traduttore nato nel 1970, è una delle figure più rilevan-ti e influenti della scena argentina contemporanea, appartenente alla generazione della post-dittatura. Ispirandosi alla pittura grottesca e visionaria della celebre tavola di Hieronymus Bosch, Spregelburd ha raccolto sotto il titolo di “Eptalogia” sette opere brevi che rappresenta-no la dissoluzione della morale mo-derna, così come il quadro di Bosch fotografava la dissoluzione della morale medievale alle soglie di un ancora non definito Umanesimo.I titoli di questi testi designano i set-te peccati contemporanei, con una

corrispondenza interna, spesso lu-dica e ghignante, ai peccati tradi-zionali: l’inappetenza (lussuria); la stravaganza (invidia); la modestia (superbia); la stupidità (avarizia); il panico (accidia); la paranoia (go-la); la cocciutaggine (ira). Per la sua messa in scena Ronconi ha scelto appunto la modestia. La commedia – spiega il regista – è enigmatica o ironica, a seconda dell’occhio con cui lo spettatore sceglie di vederla. Spregelburd prevede quattro atto-ri, due coppie, per otto personaggi. La vicenda, una storia di equivoci e di espedienti, si svolge in un unico spazio, che indica due luoghi,e di conseguenza due tempi, diversissi-mi e lontani: Buenos Aires ai nostri giorni, forse un paese dei Balcani in un tempo passato”. Il regista ha scelto di portare sul palco la sensa-zione di spaesamento che pervade i

personaggi. “Nessuno – afferma pre-sentando lo spettacolo – si sente mai a casa propria, né in senso logistico, né in senso identitario”. Il cast della Modestia vede la partecipazione di quattro interpreti d’eccezione del te-atro italiano: Paolo Pierobon, Maria Paiato, Fausto Russo Alesi e Fran-cesca Ciocchetti, guidati dalla regia di Ronconi attraverso il molteplice cambio di ruolo e personaggio, e nell’alternanza tra le due diverse si-tuazioni sceniche evocate nel testo di Spregelburd. “Per gli interpreti –conclude Ronconi – si tratta di una occasione straordinaria perché de-vono affrontare personaggi e mondi differenti, non solo interpretandoli, ma vivendo “uno spiazzamento” che li rimette continuamente in discus-sione, di fatto entrando nel racconto di Spregelburg come ulteriore segno della nostra crisi”.

Un tuffo nel passato, alla scoperta dell’età del rame, la prima tra le età dei metalli, un millennio nel quale l’uomo sviluppa tecniche di lavorazio-ne quali la capacità di forgiare metalli, realizzando strumenti che modifiche-ranno radicalmente il suo stile di vi-ta. L’evento, ospitato presso il Museo diocesano, e promosso dalla Fonda-zione Cab, è coordinato da un quali-ficato comitato organizzatore, affian-cato da un comitato scientifico presie-duto dal prof. Raffaele Carlo De Mari-nis. “L’età del rame. La pianura pada-na e le Alpi al tempo di Ötzi”, espone manufatti provenienti dalle numerose necropoli della Pianura padana, tra cui Remedello Sotto, Volongo, Fon-tanella Mantovana, Cumarola e Spi-lamberto. Un’esposizione che mette in luce la grande abilità intellettuale e creativa dei nostri antichi avi, segno di conquista culturale della civiltà ac-quisita nel corso dei secoli, passata prima attraverso l’età della pietra, in seguito quella del bronzo e del ferro. Una continuità che trova riscontro nei menhir, le grandi costruzioni in pietra, che da sempre esercitano sugli stu-diosi un fascino particolare derivante da quel senso di mistero che da tem-po le circonda. Il percorso va inoltre ad illustrare il complesso dei ritrova-menti avvenuti tra il 1991- 92 al giogo di Tisa, al confine tra Italia e Austria. Vengono esposte copie dei materiali, pannelli didattici e la ricostruzione a grandezza naturale di tzi, la famosa mummia rinvenuta presso il ghiaccia-io del Similaun, il cui corredo presen-ta analogie con materiali provenienti

da Remedello, nota significativa che lascia trapelare l’ipotesi che tzi po-tesse essere originario del nostro ter-ritorio, o che comunque da qui fosse partito. Completano il percorso alcu-ne ceramiche e oggetti ornamentali della cultura di Polada, che si affermò durante l’età del bronzo nell’area gar-desana tra Desenzano e Lonato. Fino al 15 maggio. Apertura dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. Chiuso il mercoledì. Ingresso: intero 5 euro, 2,5 il ridotto, gratuito per scolaresche. (l.b.)

Il musical “Più della sabbia”, portato in scena in vari teatri d’Italia dal gruppo teatrale Uno di noi, formato da alcune Suore Operaie e da amici che ne condividono il carisma, giunge al capolinea con la 50ª e ultima replica domenica 17 febbraio alle 16.30 al PalaBrescia. Più della sabbia vuole essere un grido nell’assordante silenzio del “nulla che avanza”. Nel racconto teatrale gli avvenimenti intersecano

le parole del Libro che da millenni accompagna la vita di generazioni, e “la storia” lascia spazio alla Parola di Dio. L’allestimento dello spettacolo ha impegnato tante persone, suore e laici, talenti e storie di vita, in un intenso lavoro di condivisione, di confronto e di ricerca delle ragioni del nostro credere, per essere capaci di raccontare ad altri la bellezza di questa nostra esperienza di fede. L’ingresso allo spettacolo è libero.

“Economia e società un’altra via per uscire dalla crisi” è il team dell’incontro pubblico promosso per le 20.45 di venerdì 15 febbraio dal Tavolo della pace Franciacorta Montorfano. L’incontro, in programma presso la sala della comunità “Mons. Luigi Zenucchini, vedrà la partecipazione di Francesco Gesualdi, allievo di don Lorenzo Milani e fondatore del centro “Nuovo modello di sviluppo” di Vecchiano, in provincia di Pisa. Si tratta di una realtà che affronta con

rigore ed efficacia i temi del disagio economico e sociale. Il Centro fondato da Francesco Gesualdi (il Francuccio del priore di Barbiana) ha promosso e sta portando avanti campagne di denuncia e di boicottaggio di prodotti delle multinazionali che non rispettano i diritti umani, quelli dei lavoratori e che sfruttano il lavoro minorile.Nel corso della serata verrà anche lanciata la campagna “Dichiariamo illegale la povertà. Aboliamo la miseria 2018”.

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L’associazione Arnaldo da Brescia propone anche quest’anno scolastico il concorso internazionale di poesia Arnaldo da Brescia, riservato alle Scuole primarie (classi 4ª e 5ª) e alle Scuole secondarie di 1° e 2° grado in Italia e all’estero. Il concorso, giunto alla sua 18ª edizione, rappresenta un appuntamento culturale ormai consolidato nel panorama scolastico e un’occasione per gli insegnanti di utilizzare la proposta a fini didattici

ed educativi. Le poesie che ogni anno giungono per il concorso dalle scuole di tutta Italia sono circa 2500. Il concorso si articola in più sezioni: a tema libero per le secondarie di primo grado, a tema libero per le secondarie di secondo grado, lavori di gruppo per le scuole primarie e per le secondarie di primo grado. L’elenco dei numerosi premi e il bando di partecipazione sono su www.arnaldodabrescia.com. Presidente della giuria è Agostino Mantovani.

l turismo può essere davvero a 360° utilizzando al meglio tutte le peculiarità (storico-artistiche, religiose e pae-saggistiche) del territorio.

La Valle Camonica è una delle più ampie e belle vallate dell’arco alpi-no, ricca di risorse naturalistiche, enogastronomiche e storico-cultu-rali. Si pensi solo alle riserve natu-rali, come il Parco dell’Adamello, alle tantissime chiese e pievi, alle incisioni rupestri, che fanno della Valle bresciana il primo sito Une-sco italiano. Nonostante tutte que-ste attrattive i flussi turistici sono diminuiti sempre di più nel corso degli anni e molti progetti sono in campo oggi per non ridurre le visite solo al turismo invernale sulle piste. La Valle Camonica tra le tante risor-se è anche impregnata di una forte spiritualità che trasuda dalle molte pievi, chiese e conventi dissemina-ti lungo il territorio di 90 km, e da illustri personaggi che nel tempo la abitarono. Si pensi che nel solo Ot-tocento nel breve spazio della me-dia valle vissero e operarono ben quattro Beati e una Santa: Annun-ciata Cocchetti a Cemmo, Giusep-pe Tovini e il nipote Mosè a Civi-date, Innocenzo da Berzo, Santa

Geltrude Comensoli di Bienno. C’è quindi sul territorio un ricchissimo patrimonio cultural-religioso pron-to all’uso: perché non valorizzarlo attraverso lo sviluppo di un vero e proprio turismo religioso? Un paio di anni fa la Fondazione Cocchetti e la diocesi di Brescia hanno pro-mosso un corso denominato “Sul-la via dei Santi in Valle Camonica”, per formare animatori culturali ad accompagnare i turisti alla scoper-ta delle figure sopra citate. Il segui-to concreto del progetto sarebbe, quindi, quello di creare itinerari dove i visitatori possano scoprire i Santi e Beati attraverso i luoghi in cui sono vissuti, attraverso le loro parole e i racconti dei familiari e conoscenti. È un turismo versatile, quello religioso: i visitatori, turisti e pellegrini allo stesso tempo, cer-cano tempi e luoghi per far ripo-sare anche lo spirito, oltre che il corpo; cercano luoghi per la rifles-sione, eremi per il raccoglimento, spazi all’interno dei conventi, ap-profondimenti e proposte culturali e spirituali, itinerari ad hoc.In tempi di crisi questa forma di turismo potrebbe essere la car-ta vincente per rilanciare la Valle Camonica in tutti i suoi aspetti:

dall’artistico-culturale, portando i turisti alla scoperta delle chie-se, pievi, del patrimonio di epoca romana e delle incisioni rupestri; all’enogastronomico, collaboran-do con le strutture ricettive (al-berghi, ristoranti, agriturismi) nel-la creazione di menu ad hoc per i turisti. Nei prossimi anni quindi la sfida è permettere lo sviluppo del turismo religioso, attraverso la si-nergia tra enti pubblici (Comunità montana, Distretto culturale, Pro-vincia, Comuni, mondo della scuo-la) e privati (albergatori e singoli cittadini interessati). Molti passi sono anche da fare nel rendere i camuni stessi consape-voli dell’immenso patrimonio che hanno fuori dalla porta di casa, per rendere anche loro partecipi e promotori delle “Vie dei Santi in Valle Camonica”.

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La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dalla chiesa parrocchiale di Cristo Re in Brescia su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

Come ogni anno Radio Voce offre agli ascoltatori una serie di dirette speciali in occasione dei Quaresimali e della Scuola di preghiera. Giovedì 21 alle 20.30 in collegamento dalla Cattedrale è in programma la prima serata della Scuola di preghiera con il vescovo Monari sul tema “La preghiera e il ricordo nella fede”. Venerdì 22, sempre alle 20.30 in Cattedrale, la riflessione di mons. Monari su “Geremia, il profeta osteggiato”, all’interno dei Quaresimali 2013.

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I tempi della scuola superiore: spes-so ci si aiutava, fra un bigliettino e una sbirciata al foglio del compagno durante le verifiche in classe; altret-tanto spesso, prima di iniziare la le-zione si copiavano i compiti da chi li aveva fatti a casa. Era una prassi di pura formalità, visto che nella mag-gior parte dei casi i professori capi-vano chi si era affidato al “banco di mutuo soccorso”.Ma ricordo che almeno ci si ingegna-va per nascondere le malefatte, ma-gari inserendo anche qualche errore qua e là, tanto per depistare gli inse-gnanti. Non si poteva certo fotocopia-re il quaderno del compagno e crede-

re che qualcuno se la sarebbe bevuta.C’è invece una scuola dove sembra vengano premiati anche i compiti che risultano identici, verifiche che da come si presentano potrebbero esse-re state scritte dalla stessa mano. Il preside di questa scuola non punisce i copioni, anzi, li sprona a diffondere il più possibile compiti simili, perché chi li legga si debba arrendere al fatto che gli argomenti trattati sono solo e sempre quelli.Un esercizio mentale molto utile per prendere le giuste distanze dalla te-levisione è quello di analizzare i ca-nali nazionali paragonandoli fra di loro con il metro della scopiazzatu-

ra di idee e delle trasmissioni clona-te. Ce ne sono decine, ogni giorno. E l’aspetto quasi grottesco è che molte vanno in onda addirittura nello stes-so orario. Siamo talmente abituati a vedere gli stessi programmi televisi-vi da 20 anni a questa parte, che or-mai nemmeno ce ne accorgiamo. Se potessimo sovrapporre i palinsesti delle reti nazionali, come se fossero i negativi di una pellicola fotografica, scopriremmo che lungo l’arco della giornata, soprattutto la mattina e il pomeriggio, l’offerta televisiva è pres-soché identica nonostante ci abbiano convinti del potere del telecomando. Da Rai Uno, passando per Mediaset,

fino ad arrivare a La7, si scoprono fasce di programmazione stampate in catena di montaggio. Talk-show e tribunali del nulla, telegiornali che si replicano a vicenda, quiz e varietà che ci annoiano da decenni. Un ap-plauso al Festival di Sanremo, che da anni riesce addirittura a copiare se stesso, per quanto si imponga sempre la solita riverniciata di stile.Il motivo di questa ridondanza non va cercato nella povertà di idee. Ne-gli uffici di produzione arrivano ogni giorno nuovi progetti e proposte ine-dite. Il fatto è che se il pubblico si è abituato a un certo tipo di offerta, co-sterà troppe risorse cambiare i suoi

gusti: tanto vale continuare con le vecchie e collaudate idee. Quando si tratta di soldi (e in tv si tratta solo di soldi) rischiare di fallire in una nuo-va proposta diventa quasi inammis-sibile. Poco importa se l’etimologia della parola “imprenditore” ci riman-da a una scommessa continua, a chi punta più in alto, a chi non si ferma sugli allori e ama il cambiamento. E il pubblico, assuefatto dalla ripetiti-vità, non fa altro che adattarsi, non si aspetta più nulla di nuovo. Si dice che un popolo abbia i governanti che si merita. Vale lo stesso ragionamen-to anche per la tv: a ogni spettatore il suo spettacolo.

Il tempo forte della Quaresima invita i cristiani alla conversione anche attraverso i gesti concreti della solidarietà. In questa direzione si muovono gli otto progetti di fraternità predisposti dall’Ufficio di pastorale missionaria della diocesi. Le iniziative riguardano l’ospedale di Kiremba, le diocesi di Palmares in Brasile, di Bohicon nel Benin e di Mukachevo in Ucraina, una comunità del Togo, e ancora i missionari laici sparsi nel mondo e l’invio del settimanale

diocesano e della rivista “Kiremba” nelle missioni. In primo Piano (alle 9.20) li illustra don Carlo Tartari. In Ecclesia (ore 11) interviene il primario del reparto Malattie infettive dell’Ospedale civile. Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, va in onda (in differita e in diversi orari) anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte di Manerbio e Radio Raphaël.

La prossima puntata della rubrica “La Buona Notizia” apre con il servizio “Benedetto, uomo mite e libero”, attraverso le riflessioni del Vescovo sulla scelta del Pontefice. A seguire: “La giornata del malato”, sul tema “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”; l’incontro con Enzo Biemmi, presidente dell’Equipe europea dei catecheti; “Barzaghi sull’aldilà” per il ciclo di incontri che si tiene in Poliambulanza. La rubrica “4 parole...” è con

don Diego Facchetti sul senso della Quaresima e i Quaresimali in Duomo. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche lo speciale “Giusti davanti a Dio”, con relatore mons. Luciano Monari.

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Avvocato, single, che ha preferito, in un passato non troppo lontano, il lavoro all’amore. Andrea Campi (Fabio Volo) è brillante, in carrie-ra e in rampa di lancio. L’occasione arriva quando, dopo la morte di un collega (pianta solo dalle segretarie), gli viene assegna-ta la gestione di un progetto deli-cato: l’acquisizione di un’azienda farmaceutica da parte di una multi-nazionale di Dubai. Quale occasio-ne migliore, come risarcimento del

Marco Guazzone & Stag si esibiscono in un concerto acustico sabato 16 febbraio alle 21 al Castello di Padernello a Borgo San Giacomo. Marco Guazzone al pianoforte e voce e Stefano Costantini al tromba.Marco Guazzone & Stag tornano al Castello, a un anno esatto dalla loro esibizione a Sanremo, finalisti nella categoria giovani, dove avevano vinto il premio Assomusica con il brano

“Guasto”. La band affezionata da tempo al maniero, lo aveva segnalato come luogo del cuore per il censimento del Fai (Fondo ambiente italiano) sulla valorizzazione del territorio.Il gruppo alternerà brani tratti dal loro album d’esordio “L’Atlante dei pensieri” a cover d’autore. Al termine della serata un incontro/intervista tra il pubblico e Marco Guazzone. Ingresso a offerta libera.

assimo Bubola è torna-to recentemente con un nuovo album dal titolo bellissimo ed evocativo, “In alto di

Cuori”, disco che verrà presentato ve-nerdì 15 alle ore 21 al Cinema Gloria di Montichiari (info:www.massimo-bubola.it). Con lui la storica Eccher band, composta per l’occasione oltre che da Massimo Bubola (chitarre, armonica, percussioni), da Simone Chivilò (chitarre, mandolino, keybo-ards), Enrico Mantovani (chitarre), Piero Trevisan (basso) e le new ent-ry Virginio Bellingardo alla batteria e Lucia Miller alla voce. “‘In alto i Cuori’ è un album di speranza, ma – raccon-ta Massimo – è anche un disco corag-gioso, che parla di cose oscurate dalla nostra società, come il lutto, che ritro-viamo nella canzone ‘Hanno sparato a un angelo’. Una canzone intensa e delicata, che si ispira a un episodio re-almente accaduto a Roma il 4 gennaio 2012, quando due rapinatori spararo-no e uccisero sotto il portone di casa Zhou Zeng, 32 anni, e la figlioletta di nove mesi Joy”. Come si incastona questo album nella lunga discografia di Massimo? “Tutto quanto troviamo in questo mio nuovo lavoro fa parte di un percorso iniziato nel 1976, quan-do iniziai a pubblicare le mie canzoni.

Un percorso durato 20 album e 400 canzoni da me composta in quasi 40 anni di musica. Ho sempre cercato di essere coerente, la coerenza per me rimane ancora oggi un valore im-portante, e cerco di scrivere testi che vadano sempre in questa direzione. Da un punto di vista musicale resto ancorato ai miei riferimenti: il rock, il folk e il blues”. Raccontaci di “Ana-logico-digitale”, uno dei due blues,

si guarda più alla bellezza della canzo-ni ma solo all’etichetta. Io credo che non si possa misurare l’arte, altrimen-ti Michelangelo che faceva affreschi giganti oggi non sarebbe accettato”. Sono tutte canzoni che colgono l’at-timo... “Questo mio lavoro è un disco di “istantsongs”, cioè di canzoni che catturano l’istante attingendo dal quo-tidiano, storie che toccano la gente comune”. “In alto i Cuori” è un album anche un po’ nostalgico, ma non tri-ste, anzi piuttosto caldo come climax. Nel disco Bubola si guarda indietro, e si rende conto che la sua generazione è forse arrivata al “capolinea dei so-gni”.” Nella canzone “Il capolinea dei sogni” descrivo ciò che è accaduto alla mia generazione, fatta di giova-ni che avevano degli ideali, forse an-che delle utopie. Io non ho nulla da rimproverarmi, sono convinto che le battaglie vadano combattute, per una giustizia sociale. Poi alla fine si tirano le somme”. Splendida conclusione di questo lavoro è la canzone che dà il titolo al disco. “In alto i cuori” è un po’ il mio Alleluia, è una invocazione, una preghiera. Sono convinto che le canzoni, come i libri, i film di qualità e le poesie siano degli antidoti contro la stupidità, ci consentono o magari ci costringono a usare il muscolo del cervello”.

l’altro è “Tasse sui sogni”, inseriti nel cd. “Analogico-digitale” l’ho scritto con Beppe Grillo circa un decennio fa, quando lo slancio di Beppe non si era ancora trasformato in azione poli-tica. Lui cercava delle canzoni per un suo spettacolo, poi la facemmo ascol-tare a Mina, voleva cantarla ma non riuscì a trovare la giusta angolazione sonora. È un pezzo lungo, sette minuti e mezzo, una follia per lo standard di oggi, nel quale si cerca il singolo. Non

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tettuccio della sua auto, sfondata dal gesto del collega, che prende-re il suo posto nella gestione della trattativa e dimostrare quanto val-ga. Ma l’imprevisto è dietro l’ango-lo o, meglio, scrivania: l’avvocato della controparte, la bella e scaltra Emilie (Zoe Felix). Questo incari-co e l’incontro con l’avvocatessa cambieranno per sempre Andrea. A fianco dei due protagonisti l’ot-timo Ennio Fantastichini nei pan-ni dello spietato capo, che non az-

zecca mai i nomi dei dipendenti, e il giovane Nicola Nocella, giovane praticante impacciato, innamorato della segretaria.Senza infamia e senza lode. Il film di Umberto Carteni (regi-sta di “Diverso da chi?” e qui alla sua seconda opera), che porta sul grande schermo il successo edito-riale di Federico Baccomo (35mila copie nel 2009 per Marsilio edito-re), qui sceneggiatore, prende la piega della commedia romantica,

in cui il rosa è il colore dominan-te. Ma la stessa storia avrebbe po-tuto assumere tinte noir, di thril-ler o giallo. Ma il racconto degli squali in giacca e cravatta, senza scrupoli, si scontra con il deside-rio di dimostrare allo spettatore che, è vero, ma non è sempre co-sì, offrendogli spunti e aspetti che distruggano i luoghi comuni. E for-se qui è la vera pecca del film con Fabio Volo ad interpretare un al-tro quarantenne in carriera con la

difficoltà, per scelta e per caratte-re, a costruire rapporti umani veri e duraturi, non solo “usa e getta”. Vengono così solo sfiorate alcune tematiche importanti per la sto-ria: l’incapacità di vivere rapporti umani, l’alienazione lavorativa, la povertà che si nasconde dietro a vite che sembrano sfavillanti. Sen-za sapere poi fino in fondo se ama-ti in quanto tali o in quanto utili! Anche sotto il romantico sfondo della Tour Eiffel, dura lex sed lex.

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ualunque governo emer-gerà dalle elezioni del 24-25 febbraio, avrà una sola certezza: dovrà mettere mano ai conti pubblici

italiani, nascondendo nel cassetto tante delle promesse fatte in campa-gna elettorale. Sono ancora molti i mi-liardi di euro da rastrellare con urgen-za! I primi da trovare sono i circa 7 mi-liardi di euro che colmeranno il buco creato da un Pil in contrazione di un punto percentuale. Meno produzione, meno consumi, meno entrate. La cifra che emerge dai numeri d’inizio anno stilati da Banca d’Italia è quella lì. A questi sono da aggiungere: i fondi per la cassa integrazione in deroga per il fabbisogno di un 2013 ancora pesan-te. Difficile quantificare, ma i sinda-cati parlano di almeno due miliardi di euro da reperire. E altri soldi ancora sono da trovare per tante altre leggi e leggine che certo non hanno avuto dal 2012 grandi soddisfazioni. A questa decina di miliardi di euro vanno ag-giunti i 45 miliardi di euro che l’Italia si è impegnata a trovare per abbassare il proprio debito pubblico di tre pun-ti percentuali (all’anno, e ogni anno). Una cifra che può essere frutto di una crescita economica di almeno il 2,5% e con il mantenimento del pareggio di bilancio, cioè con uscite pari e non su-periori alle entrate. Finora, i buchi so-no stati chiusi con maggiori tasse, una via che oggi non è più praticabile. La

tassazione complessiva sulle imprese è da record; quella che grava sulle bu-ste paga dei dipendenti, pure. Non è questione di principio ma economica: troppi indicatori economici certifica-no che un ulteriore salasso ammaz-zerebbe il paziente, quindi sarebbe controproducente. E allora? Le strade sono due. O si aumenta il debito pub-blico, infischiandosene degli impegni presi di fronte all’Europa; oppure si

taglia. Nel primo caso, più che i niet europei ci sarebbero da aggirare quel-li finanziari, le perplessità dei mercati che già tengono d’occhio il comporta-mento dell’Italia. Saremmo sommersi di vendite, con lo spread che prende il volo e così la cifra degli interessi sul debito da pagare ogni anno. Capitolo tagli. Facili a dirsi, difficilissimi a far-si, anche in modica quantità. Perché in buona sostanza meno spesa pub-

Si è riunita nei giorni scorsi a Cremona l’assemblea dei soci di Lgh, costituita dalle società patrimoniali Cogeme spa, Aem Cremona, Asm Pavia, Astem Lodi, Scrp Crema, per confermare la tradizionale governance del gruppo e per il rinnovo del suo consiglio di amministrazione. Questi i nuovi assetti del cda usciti dall’assemblea: alla presidenza è stato nominato Alessandro Giuseppe Conter, vice Presidente Claudio Tedesi. L’amministratore

delegato è Franco Mazzini, consiglieri Giovanni Soffiantini e Giuseppe Demuro. Per il collegio sindacale sono stati nominati presidente Carlo Tinelli, sindaci effettivi Umberta Bianchessi e Vittorino Orione. Al nuovo consiglio l’Assemblea dei soci ha chiesto di operare in tempi solleciti per definire un nuovo piano industriale che punti al rafforzamento anche dimensionale del gruppo attraverso alleanze e operazioni strategiche.

Si avvicina l’Expo, l’esposizione uni-versale del 2015 che attirerà a Milano oltre 20 milioni di visitatori e Brescia non vuole perdere l’occasione di ac-coglierne una fetta consistente. Per questo è stato siglato un protocollo d’intesa, il primo del genere a livel-lo nazionale, tra il Padiglione Italia per l’Expo, il Comune di Brescia e l’Associazione industriale bresciana che sancisce l’impegno sinergico per la massima riuscita della vetrina in-

ternazionale. Nel protocollo, firmato dal commissario generale di Expo, Diana Bracco, dal sindaco di Brescia, Adriano Paroli e dal presidente di Aib, Giancarlo Dallera, trovano spazio la promozione delle strutture ricettive e dell’offerta turistica della città di Brescia e del territorio circostante e la valorizzazione dei centri di eccel-lenza dei sistemi culturali dell’area come componenti funzionali alla rea-lizzazione del circuito eventi. “Facen-

do leva – precisa Bracco – anche su attrattive uniche come i siti Unesco e zone di grande pregio come i laghi e le montagne“. Ma un ruolo decisivo, nell’ottica di una importante ricadu-ta economica, lo gioca anche la valo-rizzazione delle imprese del territorio nella progettazione di manifestazioni ed eventi finalizzati al conseguimento degli obiettivi e del comune intento di promuovere le attività produttive, incrementare l’occupazione e attiva-

re nuove iniziative imprenditoriali. “Abbiamo costituito – spiega Dallera – un laboratorio per aiutare le impre-se ad avvicinarsi ad Expo e coglierne le opportunità. Il tema stesso di Expo 2015 (“Nutrire il pianeta, energia per la vita”, nrd.) ci tocca da vicino, non solo per il settore dell’agroalimenta-re ma anche in quello dell’ambiente, dei macchinari, della salute e del be-nessere psico-fisico, che da risorse si possono trasformare in opportunità”.

blica significa licenziamenti, manca-te nuove assunzioni, chiusura di ser-vizi pubblici, meno risorse a sanità e scuola – le due voci più sostanziose di spesa –, meno redditi in circolazio-ne… Facile, per un ragioniere a tavo-lino. Difficile, per la politica che vive attraverso il consenso elettorale. Una politica, che stando agli andamenti di questa campagna elettorale, sembra ogni tanto smarrire il senso della re-altà. C’è poco altro da aggiungere: la spesa pensionistica è già stata (bru-talmente) affrontata; il capitolo delle dismissioni di beni pubblici è sostan-zialmente un flop; il recupero dell’eva-sione fiscale è già in atto, ma non dà risorse così corpose; una tassa patri-moniale potrebbe avere effetti addi-rittura controproducenti, come tutte le tasse in questo periodo. In sostan-za, c’è da tenere duro nella speranza che riparta l’economia e sforzandoci di trovare idee corpose e d’impatto: solo creando maggiore ricchezza, si avranno maggiori risorse. Il resto è favola ...

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Al Gruppo Elefanti Volanti Andropolis è stato assegnato un premio nell’ambito di un Bando promosso da Unioncamere Lombardia denominato “Selezione delle migliori buone prassi aziendali per la responsabilità sociale d’impresa in Lombardia - edizione 2012”. Con la definizione di “responsabilità sociale d’impresa” (o csr) si intendono le azioni aziendali con impatto sulla società e sull’ambiente, intraprese su base volontaria e che vanno

oltre il semplice rispetto delle prescrizioni di legge. Per le aziende un comportamento socialmente responsabile contribuisce a creare reputazione, migliorare i rapporti con gli interlocutori sociali ed economici, sostenere l’immagine creando le condizioni per migliorare la sostenibilità nel lungo periodo della propria attività. Le Camere di commercio lombarde, nell’ambito delle loro attività di promozione e diffusione della responsabilità sociale, promuovono da anni

questa raccolta di buone prassi delle imprese lombarde in materia di Csr, per premiarle, valorizzarle e pubblicizzarle, anche attraverso un repertorio internet delle Buone prassi lombarde. Il Gruppo ha partecipato all’iniziativa compilando un questionario multitematico, redigendo una relazione e fornendo documenti come testimonianza oggettiva di applicazione di buone prassi. Sono state selezionate 78 aziende lombarde di cui cinque bresciane.

ormai in vigore l’accordo Stato e Regioni in mate-ria di formazione sulla si-curezza dei lavoratori di tutte le imprese. Sono ob-

bligatori corsi di formazione generale di quattro ore per tutti i lavoratori e di quattro, otto o 12 ore di formazione specifica in relazione ai rischi dell’atti-vità svolta. Non sono sottoposti a que-sti obblighi i collaboratori gratuiti ed i volontari con eccezione di quelli della protezione civile e del 118. Un grande impegno per le imprese volto a mi-gliorare la prevenzione degli infortuni che purtroppo sono ancora numerosi anche nella nostra provincia. La pres-sione della crisi e della concorrenza da un lato, dall’altro i mutamenti del mercato con il forte decentramento produttivo, le esternalizzazioni, l’in-gresso degli stranieri, la precarizza-zione, stanno facendo aumentare i rischi di infortuni. L’argomento è spesso oggetto delle ispezioni degli Enti di controllo. Proprio in materia di controlli sono sempre più cogenti quelli sull’autocontrollo alimentare in quelle imprese che svolgono atti-vità di ristorazione, ma anche ove si esercita l’esercizio di bar, mensa. Un argomento che vede tra gli interessati oltre alle cooperative e alle imprese in genere, anche le parrocchie, gli orato-ri, le strutture e gli enti religiosi. Chi svolge attività in ambienti sotterranei, in seminterrati, ma anche il cittadino che ha la taverna o l’oratorio che usa locali sotterranei, specie in alcune aree territoriali, come ad esempio in Vallecamonica si deve preoccupare della presenza o meno del radon (un

un batterio che trova il suo habitat ideale in tutti gli ambienti in cui l’ac-qua ristagna tra i 15 e i 40 gradi ca. Case di riposo, scuole, palestre sono tutti ambienti ove si può riscontrare il fenomeno e per il quale è meglio in-tervenire sia per prevenire danni alla salute che per evitare costi economici significativi per modificare impianti e strutture. Tanti temi d’attualità per chi lavora e d’interesse generale per chi ha a cuore la salute delle persone. Confcooperative Brescia, tramite la società del gruppo, Conast è a dispo-sizione per tutti gli approfondimen-ti tecnici e normativi. Notizie che si trovano sul sito web www.conast.it o facendo richiesta al 0303774422 o utilizzando la e-mail [email protected]

gas radioattivo naturale) particolar-mente nocivo per la salute delle per-sone, lavoratori, famigliari, studenti. I recenti studi hanno dimostrato che la diffusione di questo gas e molto più capillare di quanto si pensasse. E analogamente a quanto sopra, grossi problemi li può creare la legionella, una malattia insidiosa provocata da

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n “Grande arrivo” per la città di Brescia: l’appuntamento è per il 26 maggio, quando il Giro d’Italia 2013,

infatti, vedrà il suo atto conclu-sivo, la tappa finale a Brescia. Si tratta di un evento straordinario per la città, di grandissima rile-vanza sportiva, del quale abbiamo parlato con Marco Velo, ex ciclista bresciano e consulente del comi-tato di tappa.Che cosa significa per Brescia ospitare la tappa finale del Giro?Per Brescia è l’apice degli eventi sportivi: il Giro infatti è un avveni-mento di importanza internaziona-le. Nel passato abbiamo già ospita-to arrivi e partenze di tappa, ma mai la conclusione, che in pochissime occasioni si è distaccata dal tradi-zionale traguardo di Milano. Il fat-to di averla portata a Brescia, con la premiazione che avverrà in piaz-za Loggia, è qualcosa che dovrebbe rendere orgogliosi tutti gli sportivi. Immagino l’emozione degli appas-sionati per il gran finale, con i set-te giri all’interno del centro storico che siamo riusciti a organizzare no-nostante qualche difficoltà tecnica.Qual è l’impegno del comitato di tappa? Che iniziative metterete in campo?Il nostro impegno principale è quel-lo di interfacciarci con gli organiz-

zatori, con le realtà locali e gli or-gani di sicurezza, oltre a quello di recuperare fondi per la realizzazio-ne dell’evento. In particolare però ci sforzeremo di non render anoni-mo questo giro, portando in città e provincia l’entusiasmo e la voglia di sport con una serie di manifesta-zioni. Ci ispireremo a quanto fatto nel 2010 con la ”notte rosa”, ovvia-

mente ampliando l’evento vista la portata dell’appuntamento. Certo, avremo qualche inconveniente vi-sto che il giorno dopo ci saranno le elezioni, ma faremo in modo di ri-solverli perché vogliamo far respi-rare alla città un’aria di sport, svago e divertimento.Guardando al dato sportivo, qua-le la presenza bresciana al Giro?

Dopo una carriera che l’ha porta-to anche a giocare in Champions League nel 2010 con la maglia del-la formazione rumena del Cluj, il centrocampista bresciano Roberto De Zerbi (nella foto) da quest’anno veste la maglia del Trento, in serie D, allenato da Luciano De Paola, dove la colonia bresciana è forma-ta anche da Aimo Diana. Intervi-stato dai microfoni di Radio Voce, il centrocampista ha raccontato:

“L’esperienza all’estero è stata po-sitiva sotto tutti i punti di vista, ma voglio finire la carriera in Italia”.“Ripartire dal Trento (attualmen-te ultimo nel girone B) è stata una scommessa – ha affermato – io ci sono venuto perché mi ha chia-mato De Paola, era una buona so-luzione, vicino a casa. Poi questo sarà il mio ultimo anno di calcio giocato, purtroppo ho avuto tan-ti infortuni. Dall’anno prossimo

dovrei incominciare ad allenare, magari partendo dalle giovanili”.Richiesto di un parere sull’argo-mento, De Zerbi ha anche com-mentato la situazione venutasi a creare dopo la scelta societaria del Brescia di mantenere il silenzio stampa in risposta ad una presunta campagna di stampa contraria al-la società e critica nel mercato di riparazione. “Io credo – ha affer-mato l’ex Napoli – che la stampa

si sia limitata a dar conto dei fat-ti, nella mia carriera ho giocato in piazze molto più difficili da questo punto di vista. Secondo me il pro-blema non è tanto la critica alla società per l’indebolimento del-la squadra, ma la poca chiarezza in questa situazione: per esempio nell’affermare che giocatori semi-sconosciuti acquistati siano più forti per esempio di Salamon che è stato venduto”.

È l’unica realtà bresciana nel panorama della pallanuoto nazionale femminile. Dal 10 marzo prossimo, ricomincerà la stagione sportiva della Millennium Brescia che anche quest’anno parteciperà al campionato di serie B. Confermato al timone della prima squadra Cristian Tabellini: lo scorso anno aveva guidato le ragazze al terzo posto sfiorando i play off che restano l’obiettivo stagionale principale.

Le Leonesse dell’acqua sono state inserite nel girone con Varese, Rapallo, Busto, Cus Geas Milano, Can Milano e Aquatica Torino. Le gare casalinghe si disputeranno nella piscina di via Rodi in città. Ma la Millennium Pallanuoto Brescia scenderà in acqua anche con l’Under 15 e 19. Camilla Zanola, capitano della prima squadra, guiderà proprio le squadre giovanili con l’obiettivo di continuare nella crescita e nella valorizzazione del settore.

Abbiamo alcuni corridori, tra i quali due velocisti come Mattia Gavazzi e Roberto Ferrari (già vincitore di una tappa a Montecatini lo scorso Giro) che potrebbe giocarsi la vittoria nel-la tappa finale e penso che sarebbe qualcosa di straordinario se un bre-sciano vincesse la tappa d’arrivo del Giro proprio nella sua città.Un’ultima battuta sul doping, che ancora in questi giorni scuo-te il mondo del ciclismo…Da parte nostra non cambia l’atteg-giamento di massima disponibilità e volontà di ripulire il nostro sport. Dà fastidio vedere che si guardi so-lamente al binomio doping-ciclismo, quando anche altri sport sono coin-volti, anche se questa non è una con-solazione. Sembra che a volte ven-gano utilizzati due pesi e due misu-re, quando nel nostro sport comun-que è stato fatto molto dal punto di vista dei controlli, anche con quelli a sorpresa.

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Torna la “Su e giù”di Fantecolo

È stata una domenica all’in-segna della tradizione quella vissuta a Fanteco-lo, dove il gruppo sportivo locale e il Csi Ciclobrescia

hanno voluto riportare alla luce una delle gare più antiche della moutain bike bresciana, la “Su e giù” di Fante-colo, rimasta in soffitta dal 1998 e ri-spolverata con orgoglio. È stata una partenza in stile Palio di Siena, con i ciclisti a sgomitare per conquista-re la prima fila. La dimostrazione che chi ha gamba vince al di là del-la posizione di partenza arriva da Matteo Valsecchi della Team Eco-dyger Cyp, che parte dalle retrovie e passa all’imbocco dello sterrato al giro di lancio in centesima posi-zione. Gli basta il rettilineo del vi-gneto per rimontare 50 posizioni e galoppare all’inseguimento dei pri-mi, raggiungendoli e conquistando la vittoria dopo un secondo giro da applausi con il cronometro fermato su 1h04’30”. Con 45” di ritardo Fa-bio Pasquali fa suo l’argento assolu-to davanti a Luca Testa, staccato di 1’17 dal capofila della corsa e vinci-tore del derby in famiglia con il fra-tello Ivan, quarto. Nella gara in rosa dominio di Simona Tomasoni (Mdl Racing Crew), che ha completato i due giri in 1h02’33” davanti a Elena Zappa (Pata Cicli Dotti) e Alessia Della Valle (Skorpioni Mtb). Tra gli allievi, invece, primato per Stefa-no Bertamini della Cicli Pederzolli,

Il Csi vive con profonda commozione le dimissioni di papa Benedetto XVI e lo ringrazia per il bene che ha profuso, la guida che è stato e l’esempio che ha regalato. Ha dimostrato la sua vicinanza al mondo dello sport: recentemente ricevendo i medagliati della Nazionale olimpica e paralimpica italiana e qualche estate fa gli atleti dei Mondiali di nuoto per il messaggio regalato agli sportivi nel seminario del Pontificio consiglio dei laici. Pur non esplicitamente

il motivo della sua vicinanza è racchiuso nel suo amore verso “Gesù di Nazareth”, un “grande sì detto all’uomo concreto”, e quindi anche all’uomo che fa sport. Grazie Santo Padre, anche per questo suo ultimo gesto di coraggio con il quale ha deciso di fermarsi. Come un grande atleta. Grazie perché “nei momenti di pericolo” non ci ha lasciati soli, come un grande capitano. Grazie perché ci ha indicato di chi dobbiamo fidarci, come un grande uomo di fede.

protagonista di una prestazione su-perlativa. Sul podio anche Patrick Franzoni (Emporiosport Team2) e Julian Orlandi (Team Piton).La neve non spaventa i biker aran-cioblù, che domenica 17 febbraio sa-liranno in sella a Barco di Orzinuovi per andare a caccia dell’8° Trofeo Piemonti Costruzioni, che verrà as-segnato al vincitore del Gran Premio

Mtb Parco Oglio Nord, valevole co-me quinta prova 4C Cross Country Cup Csi e terza Xc Pianura. Ritrovo alle 8 all’Oratorio di Barco, con par-tenza prevista per le 9,30. I ciclisti dovranno affrontare un percorso di 8,5 km da ripetere quattro volte su strade vicinali e all’interno del Par-co Oglio Nord. I vincitori della Fan-tecolo in Bike MS: Matteo Valsecchi (Team Ecodyger Cyp); M1 Luca Te-sta (T35Ta Trt); M2 Fabio Pasquali (Pata Raschiani); M3: Stefano Za-notti (Ktm Varese Cycling Team); M4: Valter Manzoni (Wr Composi-ti Racing); M5: Gianpaolo Fappani (Team Conad Cinghiale); M6: Ro-berto Viviani (Racing Rosola Bike).

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Sentirsi “un pezzo di cielo”

Egr. direttore, ho lasciato adesso sul tavolo comu-nitario “La Voce del Popolo” del 31 gennaio scorso. Mi sono fermata per dare sfogo al pianto. Mi creda, è mol-to difficile trovare, e in prima pagina, uno scritto di tale intensità, poesia e bellezza come quello che lei ha scrit-to. Grazie e benedette le lacrime che ho versato a lungo. Forse lei è stato molto indulgente nel parlare di noi “consacrati”. Ma ancora per questo io la ringrazio. Poche volte, direi po-chissime, nella mia lunga vita di “con-sacrata” (sono in convento dal 1939, tra le suore Dorotee da Cemmo) ho sentito parlare così della gente che vive in convento. Ed è giusto! Non lo si merita. Tuttavia lei ha mosso il mio cuore e la ringrazio. “Un pezzo di cielo”! Quale stupenda onda di bellez-za è arrivata al suo spirito per potere dire quanto ha scritto! Grazie! Tante volte noi non si merita tale “elogio”. La debolezza o la stanchezza o altra motivazione penetra nel “cuore” di chi è stato scelto da Gesù e copre con un velo di stanchezza, tiepidezza, è più giusto chiamare. Tuttavia l’incanto di quelle “ore” 16 del pomeriggio è rima-sto come “programma” di vita. Dopo i miei 70 anni di voti a Gesù mi tocca cantare con tutto il mio intimo il “gra-zie” per essere stata scelta a seguire le orme del Signore, più o meno bene, nella fatica e nella gioia, a volte nel pianto amaro di non saper dire sem-pre il mio “sì”. Il suo scritto, caro don Adriano, vorrei che facesse muovere il cuore di qualche ragazza che si sia incontrata con la pagina del giorna-le diocesano. Da parte mia mi sono proposta di fare un po’ di apostolato “vocazionale” con la preghiera serale

di un S. Rosario come chiusura della mia giornata. Le chiedo scusa se con questa mia le avrò forse fatto perdere del tempo. Vorrei solo dirle con que-sto scritto carico di gioia e di sincero affetto che io la ricordo ogni giorno e sono certa che la “gioia” di Gesù cer-tamente la sorregge nel suo lavoro di presbitero. Invoco con tutta la mia ca-pacità di preghiera, su di lei tanta luce e forza e la benedizione quotidiana. A lato pensi di avere anche una povera figura di suora che è felice di essere giunta alla soglia dei 90 anni, molti dei quali passati nella Casa del Signore. Lei sia sempre un “pezzo di cielo” per quante persone incontra nelle lunghe giornate di “prete” tra i giovani e altri. Dio benedica sempre il suo lavoro, le tenga sempre “giovane” il cuore per il dono quotidiano a chi incontra. E se un giorno dovesse passare da via S.Emiliano, passi qualche minuto nella Casa Angeli Suore Dorotee da Cemmo. Grazie. Mi benedica, e a lei tutta la mia vera fraterna amicizia in preghiera.

suor Elisabetta Cattane

Per una Chiesariconciliata

Egr. direttore,chi si dice cristiano dovrebbe cono-scere la preghiera con la quale Gesù, alla vigilia della passione, manifestò la sua ultima volontà: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi una cosa sola” (Gv, 7-20). Solo uniti i di-scepoli sarebbero stati testimoni cre-dibili dell’amore, messaggio centrale del messaggio evangelico. Da 2000 anni, come la storia dimostra, questo ardente desiderio è stato disatteso. La Chiesa ha perduto la sua unità. Le scissioni più dolorose sono avvenute

nel 1054 con gli ortodossi e nel 1517 con i protestanti. In seguito il mondo cristiano si è frammentato in una mi-riade di piccole Chiese. Con il tempo i loro rapporti si sono fatti sempre più ostili fino a sfociare in guerre di reli-gione: un bilancio fallimentare. Non si può rimanere uniti a Gesù se ci si allontana dai fratelli. Il Concilio Vati-cano II si è reso conto che un cristia-no che crea conflitti e divisioni con-traddice se stesso. Ha perciò emanato il documento Unitatis redintegratio (1964) che può essere considerata la “magna charta” dell’ecumenismo cattolico. Gli aspetti più significativi sono i seguenti: lo Spirito che soffia dove vuole si serve anche delle Chie-se non in piena comunione con quella cattolica, per i suoi disegni di salvez-za; ogni Chiesa deve essere rispettata nella sua identità e accettata come in-terlocutrice alla pari; si riconosce che quello che ci unisce (Gesù Cristo vero Dio e vero uomo, unico salvatore del mondo) è molto più importante di ciò che ci divide. Le differenze sono do-vute a contingenze storiche su cui ci si può intendere con un dialogo chia-rificatore. Questi principi sono stati riconosciuti anche dalla Charta oe-cumenica sottoscritta nel 2001 a Stra-sburgo dai rappresentanti delle Chie-se cristiane europee. Nell’immediato postconcilio c’è stato un ampio fer-mento di iniziative tra cui l’incontro tra Paolo VI e il patriarca ortodosso Atenagora, con il ritiro delle vicende-voli scomuniche (1965), il raduno ad Assisi dei rappresentati delle religioni mondiali (1986), la richiesta di perdo-no da parte di Giovanni Paolo II alle Chiese sorelle per i passati rapporti poco evangelici. Oggi l’entusiasmo iniziale pare affievolito di fronte alle difficoltà che ci dividono. Nonostan-

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

te tutto bisogna guardare avanti con costanza e fiducia perché l’impegno ecumenico non si riduca a operazioni di vertice e a pratiche rituali che toc-cano la base solo in superficie senza smuoverla, tendendo conto anche de-gli attuali tempi difficili che tagliano le ali alla speranza e favoriscono l’in-differenza e l’individualismo. In ogni caso, non basta il nostro affannarci, ci vuole una forza dall’alto che accen-da i cuori e faccia di ogni cristiano un uomo nuovo. Quest’anno per la settimana di preghiera celebrata in tutto il mondo è stato proposto dai cristiani dell’India il seguente tema di riflessione, tratto dal profeta Michea: “Quello che il Signore esige da noi”. A Brescia, il 23 gennaio scorso, si so-no ritrovati nella chiesa valdese di via dei Mille, accolti dalla pastora Anne Zell, con la presenza di vari esponen-ti delle Chiese ortodosse e del nostro vescovo Luciano Monari. È stato un momento di vera fratellanza, certi che uno stesso Padre che ascoltava e parlava a tutti. Un incontro che ha ulteriormente convinto che la via del dialogo è quella giusta, anche se irta di ostacoli che a volte paiono insor-montabili. Ma è l’unica che può con-durre alla meta che Gesù ha indicato. La via della pace passa attraverso un mondo cristiano riconciliato.

Pier Arcangelo Di Vora

Per una medicinadifensiva

Egr. direttore, ha presente quello che è successo la notte tra il 31 gennaio e il 1° febbra-io? È bastato un “tweet” e un intero paese ha trascorso la notte fuori casa. Non è stato l’ennesimo flash mob, ma l’annuncio dato via twitter dal Comu-

ne di Castelnuovo Garfagnana e fatto passare di bocca in bocca, dopo un comunicato della Protezione civile Garfagnana, che paventava un rischio di sisma con epicentro nella zona. Il terremoto, fortunatamente, non c’è stato, qualche malumore sì. Eccesso di zelo o giusta precauzione? Difficile dirlo a priori, quello che è certo è che gli esperti sismologi sono meno sereni nel sottovalutare, rischi anche aleatori, dopo la sentenza del Tribunale dell’Aquila, che ha condan-nato penalmente sette membri della Commissioni nazionale grandi rischi. Intanto i cittadini di Castelnuovo han-no passato una notte turbolenta e il Comune ha dovuto gestire una situa-zione di emergenza.È un po’ quello che succede, in ma-niera molto meno eclatante, ma di si-curo con maggior frequenza, quando i medici eccedono nelle prescrizioni di indagini diagnostiche. E lo fanno non per reali ragioni diagnostiche, ma per tutelarsi dal rischio di essere coinvol-ti in cause penali o civili per errori o omissioni che – nella migliore delle ipotesi – rappresentano una perdita di tempo, un notevole esborso econo-mico e una fonte di preoccupazione, che peggiora la qualità del lavoro del medico, a danno di tutti gli altri suoi pazienti. Sia chiaro, non ci si riferisce ai veri casi di malasanità (e non di mala amministrazione sanitaria), ma delle occasioni in cui un medico – pur operando in tutta coscienza, nel bene del paziente e applicando al meglio le sue conoscenze – semplicemente non riesce a individuare la ragione di qualche problema di salute. Perché la medicina non è una scienza esatta, l’organismo è tutto fuorché una mac-china perfetta e un esame dirimente per 999 individui, sul millesimo può

non riuscire a individuare alcunché.E allora cosa fa il medico, che teme, in un caso del genere, di essere coin-volto in caso giudiziario? Cerca di operare in modo da dimostrare di aver fatto tutto il possibile per indivi-duare la causa di sintomi poco chiari. In pratica – invece di fidarsi della sua esperienza professionale – prescrive esami su esami, in cerca di una cer-tezza che non sempre si potrà avere. Il risultato? Per il cittadino – proba-bilmente – una falsa sicurezza; per il Sistema sanitario – sicuramente - costi enormi da sostenere per tute-lare non la salute del paziente, ma la tranquillità del medico. Ne vale la pena? Non sarebbe, invece, meglio si cercasse di ricostruire quella fiducia che un tempo la popolazione nutriva nei confronti della categoria medica e di far comprendere che, nostro mal-grado, in medicina è impossibile eli-minare totalmente il rischio che non tutto vada per il verso giusto? È quello che noi medici iscritti all’Umi, Unione medici italiani, auspichiamo e cerchiamo di perseguire, sostenen-do che l’errore dei medici, quando av-viene nonostante operino in scienza e coscienza e nel pieno rispetto della deontologia professionale, vada de-penalizzato senza inficiare l’eventua-le diritto ad indennizzo in sede civile. Dopotutto è così anche per altre cari-che istituzionali, perché non dovreb-be valere per i medici?

Francesco Falsetti,presidente Umi Brescia

Segnali di speranza

Egr. direttore, nelle scorse settimane è venuta a Ve-stone Lieta Valotti, missionaria laica

in Brasile ormai da diversi anni. È stato bello andare e sentire la gioia divina di donare la propria vita per quei bambini che hanno bisogno di tutto e di tutti. Lieta, che è tale di no-me e di fatto, ci ha raccontato come persone di ogni ceto aiutano la sua missione. Ci ha mostrato diapositive di tre belle e grandi case, dove abita-no i “suoi” bambini e le “sue” ragazze. Hanno parlato anche tre nostri giova-ni volontari che passano qualche me-se. Il giovane Massimo ha cominciato diversi anni fa ad andare in estate. Le due giovinette credo siano delle reclu-te che hanno cominciato da poco. Poi la parola è passata a noi. Io, avendo ben ascoltato il bene che tanti bra-siliani hanno fatto per aiutare i mis-sionari ho detto: é proprio vero che i mass media narrano solo e sempre il male che l’uomo fa, delitti, violenze e chi ne ha più ne metta. Mentre la cronaca bianca è ignorata dai mezzi di comunicazione. Così i nostri figli imparano troppo spesso a fare il male. Mi tornano così alla mente le pa-role di un mio parroco, mons. Pozzi: “Se i giornalisti fossero più onesti e cercassero anche il be-ne, questo bilancerebbe il male”.

Domenico Marchesi

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