La Voce del Popolo 2012 04

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± ǯ ǫ ǡ ǡ Ǥ Ǥ ǯǫ ǫ Ǥ È un appello accorato, concreto e perciò azzeccato, quello che il cardinal Bagnasco rivolge nella sua prolusione, rivolgendosi a una Italia, o più precisamente a un popolo “attonito”. Il discorso, come è nel suo stile, parte dalla realtà. Parla dei suicidi in carcere, del gioco d’azzardo, delle tendenze eutanasiche, lasciando vecchi e malati senza cure, parla del lavoro che non c’è, dei giovani, ripete chiaramente che evadere le tasse è peccato. Invita però anche a “scongiurare il rischio autolesionismo”, ricorda un tessuto di accoglienza e di ǯ ǣ /$ 92&( '(/ 3232/2 sostegno che funziona, i segnali positivi sull’export, le eccellenze, la lotta alla criminalità organizzata. La crisi c’è, è una crisi globalizzata, e, incalza il presidente della Cei, “non ci sarà alcuna palingenesi miracolosa, però si deve tentare di riaggiustare il sistema”. Certo, ci sono anche le considerazioni sul momento politico, con il giudizio positivo sull’“esecutivo di buona volontà”, che sta affrontando le emergenze. Ma la questione di fondo è espressa con un auspicio: “Desidereremmo chiedere alla classe intellettuale del nostro Paese di voler accettare un libero confronto su simili istanze”, cioè le questioni di sostanza, a proposito del “vero bene umano”. È arduo, è difficile, perché ovviamente nella crisi il primo riflesso è irrigidirsi, e anche scommettere di lucrare sul conflitto. Tuttavia c’è bisogno proprio di puntare all’essenziale. Ecco allora le parole antiche, che sono poi i pilastri e i fondamenti, da cui bisogna partire e su cui bisogna sempre ritornare: vita e famiglia, lavoro e partecipazione, libertà e relazione, politica e rappresentanza. Ecco l’invito a riprendere il filo di un ragionamento condiviso e comune su questi grandi temi, senza preclusioni, senza pregiudizi polemici e inutili, senza contrapposizioni che portano solo a esasperare il clima. Ci sono dei rischi sistemici gravi. Per questo invita a ragionare sulle reti della globalizzazione, le tecnostrutture, i poteri globali che tendono “a ridurre l’uomo in solitudine perché sia meglio manipolabile”, una “tecnocrazia transnazionale anonima che rischia di prevalere sulle forme della democrazia fino a qui conosciute”. Insomma, siamo sul crinale. E la Chiesa vuole fare il suo mestiere: la Chiesa e i cattolici sono disponibili, al di là delle fuorvianti questioni sul partito. Comincerà l’Anno della fede, voluto dal Papa, poi ci sono le iniziative, da Todi al Progetto culturale a Retinopera, per portare “un pensiero forte e originale, cioè non conformista” nel dibattito pubblico. Perché uno dei maggiori contributi in questa stagione di crisi da un lato è la fiducia, dall’altro sono i fondamenti, la capacità di orientarsi, che comincia dall’interno della persona. La crisi dell’Europa, ripete il Papa, è prima di tutto una crisi della fede. E questo ateismo pratico produce stallo. Siamo sul crinale, certo, ma lavorando, lavorando molto e bene, ci sono le risorse per fare bene e raddrizzare, recuperare, migliorare, aggiustare, rinnovare, risanare e così crescere davvero. ǤǤ ǡ Ǥ Ǥ Ǥ Siamo sempre più consapevoli di dover affrontare – piccoli e grandi – una continua e variegata “sfida educativa”. Anzi, comprendiamo sempre meglio come il cammino educativo non termina mai: sempre nella vita siamo chiamati ad essere educatori ed “educandi” (nel senso migliore del termine). Del resto, la vita ci è data per crescere, per maturare, per ap- prendere e donare. La storia della Chiesa è anche una storia di educazione alla “vita buona” del Vangelo. Con alcuni ac- corgimenti. Sant’Angela Merici, compatrona cittadina, insegna come ci si debba sforzare di usare “ogni piacevolezza possibile”, nel “tirar su” le figliole “con amore e con mano soave e dolce”. Dal canto suo, San Giovanni Bosco ci ricorda che “l’educazione è cosa del cuore, e che solo Dio ne è il padrone, e noi non potremo riu- scire a cosa alcuna se Dio non ce ne insegna l’arte e non ce ne mette in mano le chiavi”. A noi porgere il lieto e impegnativo annuncio della vita cri- stiana, mostrando – se possibile – al cuore di chi ci incontra che “ragione, religione e amorevolezza” possono andare d’accordo. Con piacevolezza. Tasse, evasione e Ici: parole chiare di Bagnasco Ponte San Marco. All’oratorio per crescere da cristiani Stop agli aerei F35, scelta etica prima che economica Anniversario. Vittorio Mero: racconti di vita vissuta ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǤǤ Domenica 5 febbraio Servono giovani aperti alla vita Le parole di Monari “Umiliare Cristo: ci perde l’uomo” î

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Perché l’Italia scende in piazza? Dal blocco dei Tir, alla protesta dei taxisti, allo sciopero di farmacisti e avvocati. Le reazioni dei bresciani alle liberalizzazioni. Privilegi di casta o difesa dell’occupazione? Ma i cittadini cosa ci guadagnano? Intanto Monti va avanti.

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È un appello accorato, concreto e perciò azzeccato, quello che il cardinal Bagnasco rivolge nella sua prolusione, rivolgendosi a una Italia, o più precisamente a un popolo “attonito”. Il discorso, come è nel suo stile, parte dalla realtà. Parla dei suicidi in carcere, del gioco d’azzardo, delle tendenze eutanasiche, lasciando vecchi e malati senza cure, parla del lavoro che non c’è, dei giovani, ripete chiaramente che evadere le tasse è peccato. Invita però anche a “scongiurare il rischio autolesionismo”, ricorda un tessuto di accoglienza e di

sostegno che funziona, i segnali positivi sull’export, le eccellenze, la lotta alla criminalità organizzata. La crisi c’è, è una crisi globalizzata, e, incalza il presidente della Cei, “non ci sarà alcuna palingenesi miracolosa, però si deve tentare di riaggiustare il sistema”. Certo, ci sono anche le considerazioni sul momento politico, con il giudizio positivo sull’“esecutivo di buona volontà”, che sta affrontando le emergenze. Ma la questione di fondo è espressa con un auspicio: “Desidereremmo chiedere alla classe intellettuale del nostro Paese di voler accettare un libero confronto su simili istanze”, cioè le questioni di sostanza, a proposito del “vero bene umano”. È arduo, è difficile, perché ovviamente nella crisi il primo riflesso è irrigidirsi, e anche scommettere di lucrare sul conflitto. Tuttavia c’è bisogno proprio di puntare

all’essenziale. Ecco allora le parole antiche, che sono poi i pilastri e i fondamenti, da cui bisogna partire e su cui bisogna sempre ritornare: vita e famiglia, lavoro e partecipazione, libertà e relazione, politica e rappresentanza. Ecco l’invito a riprendere il filo di un ragionamento condiviso e comune su questi grandi temi, senza preclusioni, senza pregiudizi polemici e inutili, senza contrapposizioni che portano solo a esasperare il clima. Ci sono dei rischi sistemici gravi. Per questo invita a ragionare sulle reti della globalizzazione, le tecnostrutture, i poteri globali che tendono “a ridurre l’uomo in solitudine perché sia meglio manipolabile”, una “tecnocrazia transnazionale anonima che rischia di prevalere sulle forme della democrazia fino a qui conosciute”. Insomma, siamo sul crinale. E la Chiesa vuole

fare il suo mestiere: la Chiesa e i cattolici sono disponibili, al di là delle fuorvianti questioni sul partito. Comincerà l’Anno della fede, voluto dal Papa, poi ci sono le iniziative, da Todi al Progetto culturale a Retinopera, per portare “un pensiero forte e originale, cioè non conformista” nel dibattito pubblico. Perché uno dei maggiori contributi in questa stagione di crisi da un lato è la fiducia, dall’altro sono i fondamenti, la capacità di orientarsi, che comincia dall’interno della persona. La crisi dell’Europa, ripete il Papa, è prima di tutto una crisi della fede. E questo ateismo pratico produce stallo. Siamo sul crinale, certo, ma lavorando, lavorando molto e bene, ci sono le risorse per fare bene e raddrizzare, recuperare, migliorare, aggiustare, rinnovare, risanare e così crescere davvero.

Siamo sempre più consapevoli di dover affrontare – piccoli e grandi – una continua e variegata “sfida educativa”. Anzi, comprendiamo sempre meglio come il cammino educativo non termina mai: sempre nella vita siamo chiamati ad essere educatori ed “educandi” (nel senso migliore del termine).Del resto, la vita ci è data per crescere, per maturare, per ap-

prendere e donare. La storia della Chiesa è anche una storia di educazione alla “vita buona” del Vangelo. Con alcuni ac-

corgimenti. Sant’Angela Merici, compatrona cittadina, insegna come ci si debba sforzare di usare “ogni piacevolezza possibile”,

nel “tirar su” le figliole “con amore e con mano soave e dolce”.Dal canto suo, San Giovanni Bosco ci ricorda che “l’educazione è

cosa del cuore, e che solo Dio ne è il padrone, e noi non potremo riu-scire a cosa alcuna se Dio non ce ne insegna l’arte e non ce ne mette in

mano le chiavi”. A noi porgere il lieto e impegnativo annuncio della vita cri-stiana, mostrando – se possibile – al cuore di chi ci incontra che “ragione, religione e amorevolezza” possono andare d’accordo. Con piacevolezza.

Tasse, evasione e Ici: parole chiare di Bagnasco

Ponte San Marco.All’oratorio per crescere da cristiani

Stop agli aerei F35, scelta etica prima che economica

Anniversario.Vittorio Mero: racconti di vita vissuta

Domenica 5 febbraioServono giovani aperti alla vita

Le parole di Monari “Umiliare Cristo:ci perde l’uomo”

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ogito ergo sum, sosteneva Cartesio per esprimere la certezza che l’uomo ha di se stesso in quanto sogget-to pensante. Un’espressio-

ne che oggi potrebbe essere comoda-mente attualizzata con un “protesto ergo sum”. Solo attraverso la prote-sta, meglio ancora se spettacolare, un numero sempre più alto di categorie della società civile, sembra in grado di rivendicare la propria esistenza. Si tratta di una amara constatazio-ne, ulteriore riprova di un Paese che è andata smarrendo a tutti i livelli la capacità di ascolto e di confronto re-ciproco, a vantaggio del cristallizzarsi di posizioni sempre più conflittuali tra loro. Non è un caso, dunque, che (co-me ricordato anche in altra parte del giornale) il prossimo 3 febbraio il ve-scovo Monari si rechi in Palazzo Log-gia per proporre, davanti al consiglio comunale della città, una riflessione sul tema della concordia. Il Vescovo si presenta in quello che da tempo è diventato il luogo del contrasto per eccellenza. Palazzo Loggia, come tante altre aule assembleari, come il

nale, ma prassi inflazionata. Deve far riflettere che una città come Roma si sia dotata di una sorta di calendario per le manifestazioni di protesta. Chi sceglie la capitale per protestare, pro-prio come accade alle coppie di gio-vani in cerca di un ristorante in cui festeggiare le nozze, deve prenotare piazze e vie. E se quello della protesta, della possibilità di manifestare il pro-prio dissenso è un diritto previsto dalle leggi dello Stato è altrettanto vero che l’eccesso di manifestazioni, di scioperi e di proteste ha finito con togliere ef-ficacia a tutto questo. Basta sfogliare un qualsiasi quotidiano, guardare uno dei tanti telegiornali per rendersi con-to di come il numero esagerato della categorie che in questi giorni stanno protestando contro le misure “cresci Italia” (che hanno seguito di poche settimane la mazzata del decreto Salva Italia) alla fine ingeneri nella gente una sorta di indifferenza, quasi di fastidio. I disagi causati da ogni forma di prote-sta irritano la gente e non creano certo solidarietà e simpatia con chi scende in piazza. Se una casalinga deve paga-re di più le zucchine perché la prote-

Per ora la protesta, almeno a Brescia, si è limitata alla minaccia. Se il governo non scenderà a patti dagli annunci si passerà alle azioni concrete. Taxisti (nella foto a sinistra), benzinai, avvocati, farmacisti passeranno dalle parole ai fatti.Per il 1° febbraio Federfarma ha annunciato la prima giornata di chiusura per indurre Monti a rivedere le sue liberalizzazioni per il settore. A Brescia saranno a rischio chiusura 332

farmacie. Gli avvocati hanno messo in programma iniziative dimostrative nei palazzi di giustizia di tante città italiane. Per due giorni, il 23 e 24 febbraio si interromperà ogni attività nei tribunali. Altri momenti di protesta saranno calendarizzati dagli avvocati in concomitanza con il congresso straordinario della categoria in programma il 9 e 10 marzo. Se il governo dovesse mantenere la propria rigidità sulle liberalizzazioni della professione

Parlamento sono diventati la cartina di tornasole di un Paese in cui la via del confronto, anche aspro, in vista del conseguimento del bene comu-ne ha lasciato il posto all’opposizione senza se e senza ma. È generalmen-te diffuso l’opinione che senza gesti eclatanti, magari pensati per causa-re il maggior danno possibile, non si possano affermare ragioni o trovare la via della mediazione. Quello della protesta è ormai un vento universale, che attraversa popoli e continenti. Un vento che, come dimostra la primave-ra araba dello scorso anno, se riesce a produrre risultati apprezzabili laddove ha appena preso a spirare, non fa altro che suscitare turbini e vortici in cui è difficile districarsi in quei Paesi in cui la protesta non è più evento eccezio-

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sta dei camionisti ha reso difficili gli approvvigionamenti, difficilmente si sentirà vicina a chi ha bloccato il Pa-ese contro il continuo aumento del costo dei carburanti.Così non sarà facile per farmacisti, benzinai, avvocati e taxisti tirare dal-la loro parte l’opinione pubblica se le manifestazioni di protesta che hanno indetto contro il pacchetto di libera-lizzazioni varato dal governo (e rias-sunto nell’infografica di questa pagi-na) creeranno alla popolazione. È un rischio tutto da valutare, come si leg-ge nelle storie riportate qui sotto. Le azioni proposte fanno discutere, me-glio la ripresa del dialogo con Monti e non solo per un senso di responsabi-lità di un Paese ancora in crisi. È evi-dente a tutti i “potenziali” protestanti che un braccio di ferro con l’esecutivo potrebbe risolversi in una ennesima “guerra tra poveri”. Poveri (nel rap-porto di forza con il governo) potreb-bero rivelarsi avvocati, benzinai, taxi-sti, farmacisti e i rappresentanti delle altre categorie “liberalizzate”che prote-stando passano agli occhi dell’opinio-ne pubblica come quelli che voglioni difendere privilegi. E poveri sono i cit-tadini sulla cui testa passa tutto: libera-lizzazioni e proteste, senza alcun reale beneficio nel portafogli.

forense, gli avvocati potrebbero arrivare a protestare davanti a Palazzo Chigi con un sit-in.Anche i benzinai stanno pensando alle misure più adeguate per cercare di far cambiare idea al premier Monti (nella foto) e al suo esecutivo. Il fronte, però, non sembra particolarmente compatto. Le diverse sigle sindacali che rappresentano questa categoria non sembrano trovare il bandolo della matassa per un’unica forma di protesta.

Se c’è unità d’intenti sulla serrata degli impianti, c’è grande divergenza sulla durata della stessa. Le ipotesi in campo vanno, per ora, da sette a 10 giorni. La scelta definitiva si avrà non appena il decreto battezzato “Cresci Italia” controfirmato nei giorni scorsi dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. In attesa della definitva chiarezza sui suoi contenuti quel che pare evidente, anche

leggendo quattro storie raccontate in queste pagine, è che anche tra i rappresentanti delle categorie prese di mira dal decreto Monti ci siano posizioni differenziate, soprattutto in ordine alle misure da mettere in campo per cercare di indurre il governo a rivedere le scelte operate. Tutti, taxisti, farmacisti, benzinai e avvocati contano su una ripresa del dialogo, consci che la protesta raramente porta a risultati accettabili senza produrre danni.

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’era attesa per la prolu-sione del card. Angelo Bagnasco al Consiglio permanente della Cei. La situazione di grave disa-

gio, non priva di implicazioni mora-li, che il Paese sta vivendo fa sì che ogni prionunciamento autorevole sia guardato con particolare attenzione. Il discorso del presidente dei Vescovi italiani ha spaziato su un ampio spet-tro di tematiche, da quelle religiose a quelle civili, da temi politici a quel-li culturali. La prima parte della sua prolusione, però, il card. Bagnasco l’ha dedicata al tema della fede popo-lare, “che viene espressa in maniera genuina – ha affermato il presidente della Cei – in forma talora pudica ma autentica, come se il passaggio dalla sicumera e dal clima di abbondanza alla trepidazione e all’incertezza, ci riportasse all’essenziale di noi stessi e della vita, alle cose che veramente contano”. Sono stati però gli accen-ni alla fase storica che l’Italia e al-tri Paesi stanno vivendo ad attrarre l’attenzione dei mass-media. È così il tema della crisi economica in cor-so da quattro anni e che è da colle-gare “ad altri fenomeni contestuali (la mondializzazione dei processi, le migrazioni, le mutazioni demografi-che nei Paesi ricchi, l’offuscamento delle identità nazionali, il nomadi-smo affettivo e sessuale, il capitali-smo sfrenato, che invece di risolverli

Presidente della Cei ha sottolineato che “l’Italia appare particolarmente in angustia a motivo di sanzioni e bocciature che possono apparire un declassamento, agli occhi del mon-do”. “E tuttavia – ha proseguito – un esame di coscienza, rigoroso e spas-sionato, s’impone, per scongiurare il rischio di un autolesionismo spesso in agguato”. Circa i motivi di queste difficoltà, il card. Bagnasco ha cita-to “l’incapacità provata di pervenire nei tempi normali a riforme effetti-ve, spesso solo annunciate; e quindi l’incapacità, con questo sistema po-litico, di pervenire in modo sollecito

crea i problemi; coaguli sovrannazio-nali, “talmente potenti e senza scru-poli, tali da rendere la politica sem-pre più debole e sottomessa) anco-ra una volta ha conquistato gli onori della cronaca. Sulla crisi del Paese il

Lavoro nero, sempre più nero per badanti e colf. Secondo l’Inps nel 2010 si è avuto un calo di 71.690 contratti di collaborazione dome-stica rispetto al 2009. Ma per l’Istat invece in quel bien-nio il numero delle badanti è cre-sciuto di circa 72mila unità. Dun-que che cosa è successo? Sempli-ce. Molte badanti e colf che erano in regola, ora continuano ad assi-stere anziani e bambini in nero. È

quanto denuncia Sergio Pasquinel-li, direttore dell’Istituto di ricerca sociale (Irs) di Milano, che ha in-crociato i dati di Istat e Inps per trovare conferma di un sospetto che già nei mesi scorsi trapelava fra chi si occupa di immigrazione. “Basta farsi un giro tra alcuni del-le centinaia di sportelli badanti sparsi in tutto il Paese per render-sene conto – scrive sul sito dell’Irs (http://www.qualificare.info/) –.

Bilanci familiari sotto pressione e convenienze reciproche” conti-nuano a spingere le famiglie ita-liane a non stipulare regolari con-tratti di lavoro. Nel settembre del 2009 il governo Berlusconi aveva avviato una sanatoria per colf e badanti. A distanza di poco più di due anni l’effetto è già svanito. Nel 2009 i contratti registrati all’Inps erano 943.524, calati l’anno dopo del 7,5%.

a decisioni difficili allorché queste si impongono”. Per quanto riguarda la Chiesa, ha poi detto che “non può e non deve coprire auto-esenzioni im-proprie. Evadere le tasse è peccato. Per un soggetto religioso questo è addirittura motivo di scandalo”. Un passaggio della prolusione il card. Bagnasco l’ha dedicato anche alla questione dibattuta Chiesa-Ici. “La Chiesa – ha affermato il presiden-te dei Vescovi italiani – non chiede trattamenti particolari, ma semplice-mente di aver applicate a sé, per gli immobili utilizzati per servizi, le nor-me che regolano il no profit”.

Il governo Monti aveva promesso di rimodulare la nuova tassa sul permesso di soggiorno. Che fine hanno fatto le sue buone intenzioni? Il balzello entrerà in vigore tra meno di una settimana. Secondo un decreto voluto dal precedente governo, firmato dagli allora ministri Maroni e Tremonti, dal 30 gennaio prossimo gli immigrati verseranno da 80 a 200 euro, oltre ai 70 che già pagano oggi, per il rilascio o il rinnovo del documento. Lo scorso 4 gennaio i ministri Cancellieri

e Riccardi avevano annunciato “un’approfondita riflessione” per rendere la tassa più equa, con l’obiettivo dichiarato di rimodularla in base al reddito e al numero di familiari. Da allora tutto tace, ma milioni di persone contano con angoscia i giorni che li separano dal salasso. Secondo Stranieriinitalia.it, il portale dell’immigrazione, la tassa sul permesso va cancellata. È ingiusta e smodata. Viene chiesta a fronte di un servizio largamente inefficiente. Colpirà famiglie che

già sentono tutto il peso della crisi economica e già pagano il prezzo di tutte le manovre con le quali si cerca di fronteggiarla. “Se il nuovo governo non ha la voglia, il coraggio o la forza per eliminarla, almeno la riduca drasticamente, subito, prima che entri in vigore quel decreto figlio di una stagione politica anti-immigrati che speriamo finalmente superata”. Questo l’appello che Stranieriinitalia.it lancia ai ministri Cancellieri e Riccardi, e al presidente Monti.

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I Paesi del Golfo hanno deciso di ritirare i propri osservatori dalla missione della Lega araba in Siria, seguendo l’esempio precedemente lanciato dall’Arabia Saudita. La de-cisione è stata resa pubblica in un comunicato, in cui si afferma che “sicuramente lo spargimento di sangue e l’uccisione di innocenti è continuata e la leadership siriana non applicherà le risoluzioni della Lega araba”. Il Consiglio di coo-perazione del Golfo riunisce, oltre all’Arabia Saudita, Qatar, Kuwait,

Oman, Bahrain e gli Emirati arabi.Damasco ha prontamente condan-nato la nuova presa di posizione della Lega araba, che chiedeva al presidente Bashar al-Assad (nella foto) di delegare i poteri al vicepresidente, e di indire elezioni che dovrebbero svolgersi sotto “un governo di unità nazionale”. La risposta del regime siriano è stata molto secca: “La Siria rigetta le decisioni prese, che sono estra-nee a un piano di lavoro arabo, e le considera un attacco alla sua

sovranità nazionale e una flagrante interferenza in affari interni”, è stata la dichiarazione di un funzio-nario governativo, che ha aggiunto che si tratta di una “cospirazione contro la Siria”. Il nuovo piano del-la Lega araba prevede “il pacifico abbandono del regime siriano”, e sembra analogo all’accordo orga-nizzato per lo Yemen, dove gli Stati del Golfo hanno convinto Ali Ab-dullah Saleh, al governo da oltre 30 anni, a delegare il suo potere e a lasciare il Paese. La Lega aveva

deciso di prolungare di un mese la permanenza degli osservatori in Siria, dopo che il mandato era scaduto la settimana scorsa. Il capo della missione, il generale sudanese Ahmed Mustafa al-Dabi, ha dichiarato che la violenza in Siria è calata, dopo il loro arrivo e ha aggiunto che in seguito all’arri-vo della missione “tutto l’equipag-giamento militare pesante” è stato rimosso da “tutte le città siriane”. Le sue dichiarazioni sono state criticate dall’opposizione siriana.

ncora violenze contro i cristiani nel nord della Nigeria a maggioranza musulmana. Solo negli ultimi giorni le azioni

condotte dai fondamentalisti di Boko Haram hanno provocato cir-ca 250 morti. L’Unione europea ha condannato la recrudescenza degli attentati contro la comunità cristiana nigeriana. Del-la situazione ha parlato mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivesco-vo di Abuja (capitale federale della Nigeria) che ha evidenziato come l’unica via per superare la stagione che vede i cristaini del Paese co-stantemente sotto minaccia sia il reciproco riconoscimento e l’ugua-glianza sostanziale tra musulmani e cristiani. L’analisi di mons. John Olorunfemi Onaiyekan è stata pubblicata nei giorni scorsi sul mensile “30giorni”. “Cristiani e musulmani – ha preci-sato il Vescovo – vivono un equi-librio a livello istituzionale e so-ciale”. Perciò, “sono solo questi gesti ter-roristici che puntano il dito sulla differenza. Ha ragione chi specu-la sulle intenzioni del cosiddetto gruppo Boko Haram, il cui sco-po sarebbe esattamente quello di provocare la reazione armata dei cristiani, e dunque il caos e la fi-ne della Nigeria quale noi oggi la

conosciamo”. In realtà, il “gruppo Boko Haram” è “gente senza vol-to, la cui ideologia è quella di chi frequenta il terrorismo internazio-nale, e si ammanta di fanatismo islamico. Ma è un gruppo variega-to, con interessi contraddittori”. Per mons. Onaiyekan è sbaglia-

to, però, pensare che la rivalità tra cristiani e musulmani faccia fisiologicamente parte del gioco. “Il Paese – afferma – appartiene a tutti noi, cristiani e musulmani, cittadini di uno Stato ricco espor-tatore di petrolio, dove l’ipotesi della separazione tra nord e sud è totalmente irrealizzabile. Quando ascoltate qualcuno sostenere la tesi dei due Stati, islamico al nord e cristiano al sud, sul modello del Sudan, sappiate che mente o non capisce”. A giudizio dell’Arcivescovo, “col-pire la Chiesa cattolica significa colpire chi desidera l’accordo, cer-care il caos e imporre fratture vio-lente nelle stesse nostre religioni, cristianesimo e islam: perché i ‘più ortodossi’ di ciascuna delle due parti accuseranno di debolezza i correligionari aperti al dialogo”. In effetti, le cause di questa on-data di violenza vanno ricercate altrove. “Le lotte hanno origini tribali, po-litiche ed economiche – è il parere di mons. Onaiyekan – legate anche alla iniqua redistribuzione delle ricchezze petrolifere, accompa-gnata a una disoccupazione enor-me - e si congiungono alla semi-incapacità d’azione da parte del governo centrale, la cui legittimità elettorale era sino a poco tempo fa contestata nei tribunali”.

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Nel 2000 l’economista americano Jeremy Rifkin ha pubblicato un saggio intitolato “L’era dell’accesso” in cui prevedeva il passaggio da un’economia dominata dal mercato e dai concetti di bene e proprietà, verso un’economia dominata da valori come la cultura, l’informazione e le relazioni. In questo nuovo panorama il concetto di proprietà perde significato, diventa fondamentale per l’uomo avere accesso a delle reti o non esserne escluso. All’epoca Rifkin venne considerato un visionario. Oggi dice che le sue previsioni sono state confermate e aggiunge: “Stiamo assistendo alla fine di un comportamento consumistico come lo conosciamo oggi. Presto smetteremo di accumulare oggetti. Sta cominciando una nuova era in cui useremo i beni per un periodo limitato di tempo e li metteremo in comune”. Sempre secondo Rifkin siamo giunti a “uno dei massimi punti di svolta nella storia dell’umanità”, perché stiamo passando da “una rivoluzione industriale a una rivoluzione collaborativa”

Si è svolta nei giorni scorsi l’annuale riunione con gli enti assistenziali convenzionati con la Fondazione banco farmaceutico onlus in preparazione della 12ª Giornata nazionale di raccolta del farmaco, che avrà luogo sabato 11 febbraio nelle farmacie italiane che aderiscono all’iniziativa (circa 60 sul territorio di Brescia e provincia).Quest’anno i 27 enti bresciani convenzionati con il Banco, i cui assistiti usufruiranno delle

donazioni di farmaci da banco fatte dai cittadini che vorranno partecipare alla Raccolta, chiedono 8000 farmaci (nel 2011 ne sono stati raccolti 7.400 sul territorio bresciano): “Per rispondere a questa grande richiesta – ha spiegato Paracini delegato provinciale della Fondazione banco farmaceutico onlus,– bisogna organizzare al meglio la presenza dei volontari nelle farmacie per spiegare bene l’iniziativa”.

armadi di tutta la Germania è contenuta una quantità di oggetti inutilizzati per un valore di 35,5 miliardi di euro. Negli Stati Uniti ci sono magazzini che custodiscono oggetti vari che i proprietari non possono tenere in casa per mancanza di spazio: è stato calcolato che questi magazzini occupano già una superficie tre volte più vasta di Manhattan (che è di 87,5 kmq). A me piacerebbe fare il censimento anche solo di tutti i giocattoli inutilizzati che

riempiono le nostre case. Sono i risultati del consumo senza freni. Qualcuno sta pensando che è ora di cambiare e lo fa concretamente ricorrendo al sistema dello scambio. Il poeta e saggista americano Mark Levine offre una lettura esistenziale della scelta: “La condivisione sta al possesso come l’iPod sta alla vecchia audiocassetta o come il pannello solare sta alla miniera di carbone. Condividere è pulito, fresco, urbano, postmoderno. Possedere è noioso, egoista,

(da “Internazionale” 931, 12 gennaio). Rifkin fa riferimento soprattutto all’accumulo di cose che si acquisiscono in quantità molto superiore al bisogno. Noi aggiungiamo tutti gli sprechi che vengono fatti, soprattutto nel campo alimentare (ricordo che ogni cittadino europeo spreca, secondo le stime dell’Unione, 179 chilogrammi di cibo all’anno per un totale di 89 milioni di tonnellate). Secondo uno studio fatto da eBay, il più grande mercato online, negli

angosciato, arretrato”. Non siamo nel campo delle novità assolute. A Parigi, simbolo della moda e dello stile, si trova una versione sofisticata di affitto di capi d’abbigliamento (dress rental): il negozio Quidam de Revel. Anche a Brescia si è fatto qualcosa del genere. Sorgono qua e là nuove iniziative per condividere l’uso dell’automobile, per scambiare qualsiasi oggetto da usare solo nel momento del bisogno. E via di questo passo. Non so quanto tutto questo possa conciliarsi con la cultura corrente. Ma ha ragione Rifkin, il futuro passa da lì. Non possiamo continuare all’infinito a produrre rifiuti e discariche. Non possiamo continuare a violentare l’ambiente.C’è di più. La condivisione delle cose favorisce la nascita e la coltivazione di nuove amicizie. La società dei consumi ha provocato l’idolatria della cose a scapito dei rapporti umani. Se rimettiamo le cose al loro posto, quello della strumentalità, le persone tornano a occupare, nelle nostre attenzioni, il primato che loro compete.

La sala civica comunale di Capriolo ospita sabato 28 gennaio, con inizio alle 21, l’iniziativa “I giovani all’opera”, un concerto di giovani cantanti lirici. La manifestazione è organizzata dal Comune, dall’assessorato alla Cultura e dalla locale Accademia musicale. Il soprano Barbara Raccagni, il tenore Alessandro Viola, il baritono Giovanni Romeo e il basso Marco Durizzi, accompagnati al pianoforte dal maestro Gabriele Moraschi si esibiranno in una serie di arie tratte

dalle più note opere del panorama italiano. La direzione artistica della manifestazione è dell’Accademia musicale di Capriolo. Il concerto è a ingresso libero. Con la serata del 28 gennaio si rinnova un importante rapporto tra Capriolo e i giovani cantanti lirici. In anni recenti, infatti, la cittadina alle porte della Franciacorta ha promosso e realizzato un concorso lirico per giovani cantanti che, nelle sue edizioni, ha conosciuto un buon successo di pubblico e critica.

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’oratorio, nella parrocchia di Ponte San Marco costi-tuisce un punto di riferi-mento fondamentale per bambini, famiglie, adulti e

anziani. Sotto la guida attenta del par-roco, don Riccardo Bergamaschi, che dal 2002 presta servizio nella popolo-sa frazione calcinatese, sono nume-rosi gli spazi di crescita, divertimen-to e religiosità. Uno dei momenti che “cattura” l’attenzione degli abitanti si chiama “Pomeriggi all’oratorio”, “un’iniziativa – ci dice don Bergama-schi – che nasce dall’esigenza di svi-luppare un progetto educativo fonda-to sui valori cristiani capace di far vi-vere ai bambini della nostra comunità momenti in cui l’impegno extrascola-stico, il gioco e la socializzazione di-ventino una occasione di crescita e di sviluppo dei doni e delle potenzia-lità di ognuno di loro”. L’idea consta di due momenti: una prima parte di esecuzione dei compiti e una secon-da che vede attività laboratoriali e di gioco libero. “Si è cercato, seppur in ambito comunitario – continua don Bergamaschi – di riprodurre i tempi e le modalità del vivere familiare, dove l’impegno è alternato al gioco libero, alla socializzazione e a tutte quelle at-tività di tipo espressivo che consen-tono un’integrazione armonica delle capacità cognitive con quelle creati-ve-emozionali”. E veniamo al Corso di formazione all’impegno politico e

società naturale. I moduli proposti sono quattro, di cui uno già conclu-so: il secondo si intitola “Differenze e convergenze tra politiche familia-ri e sociali” e sarà tenuto da Silvano Corli (il 9 febbraio alle 20,40); il ter-zo riguarderà il quoziente familiare e sociale, a cura di Mario Sberna (il 6 e il 27 marzo alle 20.40), per chiudere con il quarto modulo dal titolo “Il co-raggio della speranza” con padre Bar-tolomeo Sorge (il 28 aprile alle 20,30 e il 29 aprile sempre alle 11). Dulcis in fundo, non possiamo tralasciare lo sport, settore nel quale eccelle la formazione dell’Uso Ponte San Mar-

sociale, giunto al terzo anno, organiz-zato dal Gruppo di opinione cristiana in collaborazione con le Acli e le tre parrocchie di Calcinato, Calcinatel-lo e Ponte San Marco: per l’edizione 2012 il tema è la famiglia come prima

Dopo l’inaugurazione del Centro par-rocchiale (nella foto il taglio del na-stro con il Vescovo) del 29 ottobre, la comunità bedizzolese rende omaggio al suo oratorio con una settimana di incontri e preghiere per la festa di San Giovanni Bosco. L’oratorio è il punto di riferimento per l’evangelizzazione del paese: il progetto di ristruttura-zione ha donato servizi come il sa-lone per le conferenze, la biblioteca, l’archivio storico, senza dimenticare

le aule del catechismo e spazio per il tempo libero. La settimana comincia giovedì 26 gennaio, alle 20.30, con la testimonianza dei giovani della Shalom di Palazzolo presso il teatro dell’oratorio: l’invito è esteso ai geni-tori dei ragazzi delle Medie. Venerdì 27 gennaio “Sei personaggi in cerca dell’autore”, l’incontro di riflessione e testimonianza organizzato dal grup-po giovani. Nel weekend, sabato 28 gennaio, alle 20.45, serata rock pres-

so il teatro dell’oratorio con il gruppo “The Reason After Flood”. Domenica 29 gennaio alle 10 Messa. Lunedì 30 gennaio, alle ore 20.30, la lectio divi-na sugli Atti degli Apostoli. Termina la settimana, la fiaccolata e veglia per la pace di martedì 31 gennaio. Il ritrovo è previsto per le 20.15 presso il corti-le dell’oratorio: la fiaccolata è accom-pagnata da momenti di preghiera in musica grazie alla partecipazione del coro gospel “Amodonostro”.

co che proprio a settembre ha festeg-giato i 10 anni di vita. Per volontà de-gli sportivi della frazione quest’anno sono nate quattro squadre: i Desapa-recidos, nella quale militano tutti gli ex atleti dell’Uso calcio, i Fondatori, composta dai giocatori che da 10 an-ni sono nel gruppo sportivo, gli Uso player che oggi vestono la casacca bianco-blu nella squadra Open e i Top Junior, che si compone dei gio-vani virgulti del calcio. Anche trami-te lo sport, del resto, si fa comunità e si può crescere da buoni cristiani: la comunità di Ponte ne è un esem-pio cristallino.

Il Movimento per la vita Valle Trompia in collaborazione con la libreria Paoline presenta il libro “Maternità interrotte”. Quando? Giovedì 26 gennaio alle ore 20.45 presso la Sala consiliare della Comunità montana a Gardone Val Trompia in via Matteotti 325.Introduce don Ezio Bosetti, interviene la dott.ssa Elisabetta Pittino. L’incontro è in preparazione alla 34ª Giornata della vita che ha come titolo “Aperti alla vita”. Ogni anno

come ha scritto recentemente il quotidiano “Avvenire” nel mondo una nazione composta da 44 milioni di individui viene cancellata, rimossa, semplicemente azzerata ancora prima che si possano enumerare i componenti. Questa rimozione a sei zeri accade oggi per effetto degli aborti (ufficiali e clandestini) praticati ogni anno e per ogni dove, sotto l’ombrello di leggi che lasciano fare o di altre più restrittive, ma anche là dove

la pratica è tollerata o persino proibita. Di anno in anno il totale si allarga progressivamente pari agli abitanti di Paesi come l’Ucraina. Sabato 4 febbraio, inoltre, sempre a Gardone alle ore 20.15 c’è una veglia di preghiera con fiaccolata alla presenza del vescovo Luciano. Il ritrovo è presso l’ingresso dell’ospedale di Gardone Val Trompia, da dove partirà la fiaccolata che si concluderà presso la Basilica della Madonna degli Angeli, sempre a Gardone.

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a festa dei Santi Patroni di una città può ridursi a sem-plice evento commerciale se non c’è chi tiene salda-mente le briglie dell’orga-

nizzazione. A Brescia non si corre questo rischio. Il parroco della basi-lica dei Patroni, don Armando Nolli, dopo aver guidato per un triennio fedeli e curiosi alla scoperta dello splendido monastero benedettino di cui la chiesa di San Faustino fa parte, ha dato avvio a un percorso di rifles-sione sulla base di quello che, seppur in maniera impropria, è definito mot-to di San Benedetto: “Ora et labora”. Ma siccome siamo a Brescia e qui, come ebbe modo di esprimersi don Armando, “alle volte si lavora anche troppo, a scapito di altri momenti im-portanti e che potrebbero rendere ric-ca una giornata”, l’anima della festa patronale propose una significativa inversione iniziando il percorso con “Labora”, con la speranza non tanto nascosta che questo “grido d’allar-me” fosse colto dalla cittadinanza e facesse frutto. L’anno successivo la festa fu sul tema “Ora”. È stata poi la volta di “Et lege” e, l’anno scorso, di “Et noli contristari”. Quest’anno si è

avviato un nuovo ciclo con un tema particolarmente delicato: “La concor-dia”. “Quanto ce n’è bisogno!”, ha af-fermato don Armando e, a posterio-ri, possiamo dire che il tema presen-tato mesi fa era quasi profetico se si tiene conto di quanto poi avvenuto in città (pensiamo anche solo alla vicenda detta “della gru”). Per ren-dere meno gravosa l’organizzazione annuale delle numerose iniziative che si legano alla festa, e per ufficializza-re un percorso che andasse oltre il generoso impegno del singolo, per quanto entusiasta, è nata la Confra-ternita dei Santi Faustino e Giovita i cui soci fondatori sono la parroc-chia dei Santi Patroni, gli Enti loca-li (Comune e Provincia di Brescia), e le massime istituzioni culturali ed economiche della città. Costituita in associazione nel 2011, la Confrater-nita promuove le annuali manifesta-

zioni per la Festa dei Santi Patroni nel ricordo dell’omonima realtà che nei secoli scorsi operò presso la par-rocchia cittadina dei Santi Protettori favorendo la crescita dello spirito co-munitario dei residenti nel capoluogo e nei numerosi Paesi in cui sono pre-senti chiese dedicate ai due Santi. E anche per la Festa 2012 l’Associazio-ne ha raccolto adesioni che, spalma-te in oltre due mesi, annunciano un calendario di iniziative assai nutrito che spazia dalle iniziative teatrali e musicali agli approfondimenti cultu-rali con un occhio particolare rivolto ai giovani. Per gli studenti delle scuo-le di ogni ordine e grado, infatti, c’è il concorso “La concordia, una sfida”, per una ricostruzione di chi siamo e per considerare quanto sia importan-te il dialogo costruttivo. Tutte le info e il calendario eventi, sul sito www.confraternitasantifaustinoegiovita.it

Da sabato 28 gennaio partono le targhe alterne nell’area critica. Quindi targhe alterne, dalle 9 alle 18, a Brescia, Borgosatollo, Botti-cino, Bovezzo, Castegnato, Castel Mella, Castenedolo, Cellatica, Col-lebeato, Concesio, Flero, Gardone Val Trompia, Gussago, Lumezzane, Marcheno, Nave, Rezzato, Ronca-delle, San Zeno Naviglio, Sarez-zo e Villa Carcina. Così come era stato deciso nel protocollo siglato a ottobre: “Qualora si verificasse per 18 giorni consecutivi il supera-mento della soglia di concentrazio-ne media giornaliera di 50 micro-grammi per metro cubo di Pm10 in almeno tre delle quattro centra-line dell’Arpa (Broletto, Villaggio Sereno, Rezzato, Sarezzo), entre-rà in vigore la misura di limitazio-ne al traffico a targhe alterne”. Il provvedimento esclude tutti gli Euro 4 ed Euro 5, nonché i diesel con filtro antiparticolato, gli elet-trici, quelli alimentati a metano o Gpl, gli ibridi (motore elettrico e termico), i veicoli con almeno tre persone a bordo (car pooling) e il car-sharing. Fino al 15 aprile dalle 7.30 alle 19.30, dal lunedì al vener-dì, continuano a restare fermi gli Euro 0 a benzina e gli Euro 0, 1 e 2 diesel per norma regionale. I turni delle targhe alterne riguarderanno Euro 1, 2 e 3 a benzina, Euro 3 die-sel. Per tutti gli altri non cambie-rà nulla. E non va poi dimenticato che restano anche in vigore le con-suete deroghe (medici, sacerdoti, giornalisti...). Il 6 dicembre 2011 i

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Sindaci dell’hinterland e dell’aria critica avevano, invece, deciso di sospendere l’applicazione del blocco domenicale-festivo del traf-fico, nel caso di superamento di 12 giorni consecutivi della soglia di concentrazione. Questa decisio-ne era stata presa per consentire i necessari approfondimenti relativi al tema delle competenze circa la chiusura delle strade provinciali.

La crisi economica che stiamo attraversando ha aggravato le condizioni di disagio da parte di molti cittadini. Inoltre, la contrazione delle risorse destinate agli interventi sociali interpella le istituzioni, i servizi, e le organizzazioni si propongono di rispondere a queste istanze. Nelle ultime settimane stiamo assistendo a livello cittadino e provinciale al dibattito sui tagli al bilancio e sull’ipotesi di riduzione di alcuni interventi

sulla spesa sociale. È possibile, pur nelle difficoltà attuali, riuscire a mantenere gli standard qualitativi nel settore dei servizi sociali che hanno sempre caratterizzato la realtà bresciana? Quali sono le possibili strade da intraprendere? Come valorizzare effettivamente le capacità e le competenze diffuse sul territorio?Sono alcune delle questioni che verranno affrontate nell’incontro, dal titolo “Il welfare a Brescia

in tempo di crisi”, che si terrà a Palazzo San Paolo, in via Tosio 1, martedì 31 gennaio alle ore 18.Interverranno Margherita Rocco, portavoce del Forum del terzo settore di Brescia, Fabio Capra, presidente della Commissione bilancio del Comune di Brescia. Introdurrà il dibattito Roberto Rossini (nella foto), presidente delle Acli bresciane.L’appuntamento fa parte della serie degli “Incontri di Palazzo San Paolo”. L’iniziativa nasce

da un gruppo di persone, provenienti da alcune associazioni di ispirazione cristiana, che condividono la preoccupazione per il presente e il futuro della nostra società e si impegnano a promuovere occasioni di confronto e di analisi degli eventi sociali e culturali, nel segno di una attenzione propositiva ad aspetti e problemi della realtà bresciana. Gli incontri proseguono anche nei prossimi mesi.

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La Provincia di Brescia e i sette Sistemi bibliotecari intercomunali che compongono la Rete bibliotecaria bresciana hanno siglato una convenzione decennale con l’obiettivo di rilanciare la collaborazione tra l’ente provinciale e i gestori locali. “In concreto – ha spiegato Enrico Danesi, presidente del Sistema bibliotecario Brescia Est e portavoce della Rete – si tratta della formalizzazione di un rapporto pratico e operativo già consolidato negli anni, che prende

atto del lavoro svolto fino a ora e fissa nuovi obiettivi nell’ottica di rispondere all’incremento della domanda e adeguarsi alle nuove frontiere del servizio”. “Il primo passo per il rilancio del sistema – ha precisato l’assessore provinciale alla Cultura, Silvia Razzi – sarà la creazione di un nuovo brand che renderà la Rete riconoscibile su tutto il territorio in maniera unitaria. Saranno avviate operazioni di co-marketing e sviluppo comune, oltre a singoli progetti pensati ad hoc”.

Nella Convenzione sono fissati gli elementi di partenza e gli obiettivi. “Questo accordo – ha proseguito l’assessore Razzi – conferma gli intenti e le azioni concrete che porranno le basi per lo sviluppo di uno dei servizi fondamentali per la comunità, ossia la pubblica lettura”. La Rete, creata nel 1985, comprende i sette sistemi intercomunali (Bassa Bresciana Centrale, Brescia Est, Nord Est, Ovest, Sud Ovest, Valle Camonica e Valle Trompia) per circa 200 biblioteche riunite

attorno a un unico catalogo e a un unico software per la gestione del prestito. “Nel caso bresciano – ha spiegato Danesi – i sistemi si sono costituiti autonomamente e hanno visto in seguito il coordinamento dell’ente provinciale; la nostra Rete è oggi considerata un esempio da seguire”. I dati del 2011 confermano l’alta adesione al servizio: i prestiti di documenti, inclusi materiali audiovisivi e multimediali, ammontano a circa 1 milione e 700mila. (a.g.)

l 2012 è un anno importante per Brescia in quanto è l’anno in cui verrà dato il via al primo treno del Metrobus, la metro-politana cittadina. In tale otti-

ca è prevista una serie di iniziative che hanno lo scopo di avvicinare, con lo scorrere dei mesi che ci se-parano dal fatidico “via”, la città a questo nuovo mezzo e tra queste vi è il Too Icon design contest. Too Icon è il concorso di idee, promos-so da Brescia Mobilità e Brescia In-frastrutture (la neonata controllata municipale costituita per separare la proprietà dell’opera dalla società di gestione, ndr), per la progettazio-ne degli orologi che verranno collo-cati all’interno delle stazioni della metropolitana. Il concorso si rivolge agli studenti delle università e degli istituti di pari livello di Brescia che offrono percorsi di studio inerenti la progettazione, il design, l’architettu-ra e le arti visive. Oltre alla Statale e alla Cattolica, i due atenei cittadi-ni, vi parteciperanno l’Accademia di belle arti Santa Giulia, Machina Lo-nati e l’Accademia Laba. “È la pri-ma iniziativa del 2012 sul Metrobus – ha detto l’assessore comunale alle Opere pubbliche Mario Labolani – e fa parte di una campagna di comu-nicazione, variamente articolata nei tempi e nei contenuti, il cui scopo è far ‘amare’ la metropolitana ai bre-sciani, soprattutto ai giovani che, co-

me ho potuto constatare in altre cit-tà, ne saranno i maggiori utenti. Non è quindi un caso se questo concorso è rivolto ai giovani della nostra città – ha aggiunto Labolani – che, coin-volti in prima persona, dovranno saper comunicare, indistintamente a tutti, la ‘volontà’ di lasciare il pro-

prio mezzo nelle aree di interscam-bio per usufruire dei mezzi pubblici”. “Fino a ora la città sta vivendo i disa-gi determinati dai cantieri – ha detto il direttore generale di Brescia Mobi-lità Marco Medeghini – ma si sta av-vicinando, con maggiore rapidità di quanto si possa pensare, il momen-to dei vantaggi e il piano di comuni-cazione si rivolge a scuole, cittadini ed associazioni di ogni tipologia e collocazione”. L’orologio che dovrà essere progettato – il contest inizia in febbraio per terminare in giugno – sarà analogico, ovvero con le lan-cette, di qualsiasi materiale, con un costo non superiore ai 400 euro per esemplare e dovrà richiamare con le cifre 2 e 8, assieme a una ‘L’ co-munque stilizzata, quale, per esem-pio, la lancetta dei secondi, il nome Too Late, l’azienda bresciana fashion oriented che ne curerà la produzio-ne e che in pochi anni ha raggiunto l’eccellenza del design made in Italy, derivante dalla lettura in slang di “2L8”. Il primo atto comunicativo, disponibile sui siti web di tutti i sog-getti coinvolti, è un filmato partico-larmente creativo e accattivante, che rimanda al Metrobus e che aiuta ad avvicinare il 31 dicembre 2012, data in cui, è stato detto, sarà bene pro-grammare di trascorrere il Capodan-no in città, per la qualità degli eventi che verranno attuati in occasione del ‘via’ del primo treno.

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aroli e la sua maggioran-za hanno fallito la prova di governo”. Emilio Del Bono, capogruppo del Pd in Loggia, non ha dubbi e

a poco più di un anno dalle lezioni puntualizza la situazione di Brescia, “una città mal governata”. Nel miri-no del Partito democratico ci sono il Pgt, che non tiene conto del rispet-to dell’ambiente e ingessa Brescia di centri commerciali, ma anche le man-cate realizzazioni. E su A2A del Bono ricorda che a Milano la maggioranza è cambiata e in sostanza anche Brescia deve tener conto di questa situazione, cercando soluzioni condivise. Consigliere Del Bono, per la giun-ta Paroli è pronta la quarta boc-ciatura in quattro anni?È una bocciatura non di pregiudizio, ma sui fatti. La città è stata mal gover-nata, è aumentata la tassazione. Bre-scia era la città meno tassata di Italia, non si pagava l’addizionale dell’Irpef e non si pagava l’Ici sulla prima casa; la giunta ha introdotto l’addizionale sull’Irpef (oggi allo 0,55). Ha venduto una parte importante del patrimonio, ne venderà altrettanto. Una giunta, senza prospettive, che ha sperperato risorse e che non permette a Brescia di guardare nella direzione di una grande città europea. Come vede Brescia oggi?Al termine del mandato, sarà una tra

le città più tassate; questo la dice lun-ga sulle promesse fatte nel 2008. Ci siamo incamminati verso una depatri-monializzazione della città, soprattut-to delle società che si sono sviluppate e consolidate nel corso dei decenni:

Uno dei settori che ha dovuto fronteggiare di più la crisi economica è stato quello sociale. Da questo punto di vista l’ex assessore ai Servizi sociali Fabio Capra (nella foto) riconosce le difficoltà date dalla difficile congiuntura economica, ma evidenzia anche gli errori fatti dalla maggioranza di governo “che ha sbagliato gli interventi e ha perso di vista le priorità”. “Maione – spiega Capra – ha trovato quello che anch’io avevo trovato: una macchina dei servizi

sociali perfetta. Io avevo adeguato quella macchina alle diverse e nuove esigenze che nascevano giorno dopo giorno. Nel 2003 era nato ad esempio, dopo l’emergenza caldo, il progetto di Buon vicinato, ma Maione l’ha fatto morire: ha l’idea fissa della sussidiarietà e del privato sociale. Prima ha cambiato il nome, poi l’ha fatta morire. Devo anche dire che alcune difficoltà sono dovute alla crisi, ma in mezzo alle difficoltà non hanno brillato per coprire le fasce che erano in forte

difficoltà”. C’è una seconda opera che verrà fatta: la Casa di riposo alle case vecchie di San Polo che “è stata tenuta in cantiere per quattro anni; 120 nuovi posti letto, 40 di questi erano nati per far fronte alle esigenze di Alzheimer e Parkinson”. Nel bilancio si parla di tagli ai servizi sociali? “Leggo che tagliano per 4,5 milioni di euro i servizi sociali, ma bastava prendere i quattro milioni e mezzo di euro avanzati a Brixia Sviluppo e portarli in parte corrente dentro il bilancio del Comune.

Adesso devono dire – conclude Capra – se a loro sta a cuore che la città continui ad avere quel welfare che ha sempre avuto”. Fabio Capra si aspetta dei colpi a sorpresa da parte della maggioranza: “Questo è un bilancio che è un azzardo e i tagli sono un bluff. Credo che loro abbiano in riserva di riempire il portafoglio, vendendo a fine anno il 5% di A2A, per lasciarsi andare a distribuzioni a pioggia in vista delle elezioni. Così si rischia il collasso di bilancio”.

zato i soldi? Li hanno utilizzati male. E hanno introdotto elementi di rottura (larghezza nella spesa corrente e una distribuzione a pioggia di risorse sen-za progettualità) con la tradizione di buon governo. Sono stati anche con-sumati avanzi di gestione importanti. Facciamo un passo indietro e guardiamo alle promesse eletto-rali, cosa resta?Una giunta chiacchierona e spendac-ciona. Avevano annunciato la posa della prima pietra dello stadio, ma ovviamente non c’è nessuna prima pietra; in realtà Paroli ha sbagliato le priorità e le opere da realizzare. Ave-vamo suggerito di realizzare cose più fattibili come il Palazzetto dello sport all’Eib e la ristrutturazione del Riga-monti. Hanno preferito percorrere l’ipotesi della cittadella dello sport, andando a compromettere un terri-torio che non ha né un equilibrio am-bientale né un equilibrio economico: quindi è saltato tutto.Un altro tema caldo di questi anni è la mobilità del centro…Qui la confusione è stata totale. Libe-ra auto in libera città, avanti tutta al-le auto in centro, poi si sono pentiti e hanno reintrodotto le zone a traffico limitato di Corsini chiamandole pe-donalizzazioni: hanno previsto solo nuove ztl (piazza Duomo, Loggia e Vittoria). Poco più o poco meno di quello che c’era con Corsini.

penso alla vendita delle quote di Sere-nissima e al bilancio lacrime e sangue di quest’anno con 55 milioni di euro di alienazioni che andranno a colpire al-tri gioielli di famiglia (CentroPadane, si parla della Centrale del latte e, cosa più grave, delle quote di A2A). Questa città nel 2013 sarà decisamente più povera rispetto al 2008. Qualcuno sostiene che i bilanci di un Comune vengono in secondo piano rispetto alle opere…Questo mandato si concluderà con una sola opera (la metropolitana leg-gera), non voluta dal centrodestra. Questo vuol dire che non hanno utiliz-

Per il futuro, e in vista delle elezioni, quali possono essere i nuovi scenari? A questa domanda Del Bono risponde che il Partito democratico sta già costruendo un’alternativa. “Abbiamo detto cose o fatto proposte simili se non identiche a chi sta all’opposizione in Loggia (Castelletti, Italia dei valori, Sel), a chi è fuori dal Consiglio come Onofri ma anche all’Udc (governa con Paroli, nda). L’Udc con il segretario Quadrini è contro il parcheggio della galleria, è contro la sede unica del Comune... Ci sono le condizioni per cambiare registro e cambiare governo della città dopo anni di sbandamento inconcludente”. Non è, comunque, così peregrina l’ipotesi che il 2013 possa cambiare il quadro politico, anche perché in concomitanza dovrebbero esserci anche le politiche. E se il centrodestra (Pdl e Lega) si divide, non è impensabile pensare al Pd (primo partito cittadino) che si presenta da solo.

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L’oratorio San Giovanni Bosco di Pontoglio si veste a festa sabato 28 e domenica 29 gennaio, in onore del suo santo patrono.I festeggiamenti apriranno in grande stile nella serata di sabato 28 gennaio quando, alle 20.30 circa, saliranno sul palco del teatro del centro giovanile “Le giovani sentinelle del Laudato Si’” del Gruppo Raphaël per presentare il grande spettacolo live di sensibilizzazione e beneficenza “Missione possibile”

(ne parliamo a pagina 12) dove, in un trascinante e coinvolgente mix di esibizioni, recite, musiche, canzoni, sketch, ma anche poesie e testimonianze, l’attenzione degli spettatori sarà catturata suscitando profondi attimi di riflessioni, ma anche una serie di domande e possibili risposte.Sempre sabato nel Palabosco dalle 20.30 anche ballo liscio insieme a “I Mixer”.Domenica 29, la giornata si aprirà invece con la celebrazione della

Santa Messa delle 9.30 tra le mura della chiesa dell’oratorio di via Roma, mentre, nell’intero pomeriggio (a partire dalle 14), verrà dedicato ampio spazio a giochi, animazione e divertimento, con un appuntamento speciale nel Palabosco, promosso dai genitori e dedicato a tutti i bambini, e un avvincente partitone di calcio nel quale potranno schierarsi i ragazzi delle medie, mentre alle 16.15 nel cinteatro verrà proiettato il film “Lo Schiaccianoci”. (a.s.)

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on una “Mission impossi-ble”, bensì una “Missione possibile”. Eh sì, ormai è conto alla rovescia a Pon-toglio, in vista della sera-

ta ideata e organizzata, con impegno e dedizione, dall’Associazione di volon-tariato “Amici di Raphaël” del Gruppo di Pontoglio. L’iniziativa – intitolata appunto “Missione possibile” – è in programma infatti per questo sabato 28 gennaio e si svolgerà in concomi-tanza con l’avvio dei festeggiamenti promossi nell’oratorio San Giovanni Bosco, nel week end, in occasione del suo santo patrono. L’appuntamento è fissato alle 20.30 circa, nella sala del cinema-teatro del centro giovanile di via Roma, quando sul grande palco si accenderanno i riflettori e andrà in scena l’atteso spettacolo curato dai volontari, che si presenterà sotto forma di un cocktail composto da vari ingredienti, quali: recita, musica, can-zoni, interviste, video, sketch, magie, poesia... il tutto mixato insieme a una buona dose di ironia e di generosità, per suscitare negli spettatori riflessio-ni e pensieri che aprano soprattutto alla positività e alla speranza. “Le idee di don Pierino Ferrari, fondatore della nostra cooperativa Raphaël – hanno espresso i soci e organizzatori – non si fermano, ma proseguono il cammino lungo quel percorso che lui ha traccia-to: lo stesso che, da una sua intuizio-

ne, ha fatto nascere il nuovo gruppo delle “Giovani Sentinelle” composto da persone di diversa età che metto-no a disposizione, con un linguaggio fresco e giovanile, le caratteristiche di ognuno al fine di rendersi partecipi del messaggio evangelico di Gesù che suggerisce di curare i malati”. A con-

L’oratorio di Isorella vive alcune giornate di festa per celebrare il patrono S. Giovanni Bosco e per ricordare il decennale della nuova struttura. Giovedì 26 gennaio alle ore 20.30 in oratorio c’è l’incontro con gli adolescenti. Venerdì 27 gennaio,alle ore 20.30, Gabriele Bazzoli si sofferma sul tema “Educare in oratorio”. Sabato 28 gennaio, alle ore 17, tocca a don Massimo Massironi, salesiano, incontrare gli adolescenti sul tema della gioia. Domenica 29

gennaio, alle 18.30, nella chiesa parrocchiale, il vescovo Luciano Monari presiede la S. Messa. Al termine il Vescovo visita gli ambienti dell’oratorio che ospiteranno anche un buffet. Martedì 31 gennaio, infine, alle 20 nella Cappella dell’oratorio, c’è la S. Messa della memoria di S. Giovanni Bosco. Il suo messaggio educativo si condensa attorno a tre parole: ragione, religione, amorevolezza. Alla base di tutto un profondo amore per i giovani.

Alle 21 di venerdì 27 gennaio la compagnia teatrale “Caramella” mette in scena lo spettacolo “La notte”, scritto da Elie Wiesel per raccontare la sua tremenda esperienza ad Auschwitz. Elie Wiesel nato nel 1928 a Sighet, in Transilvania, è stato deportato ad Auschwitz e Buchenvwald.Nel 1986 ha ricevuto il premio Nobel per la pace. Attualmente vive negli Stati Uniti. “La notte”, pubblicato nel 1958 a Parigi, è un romanzo autobiografico in cui

l’autore racconta la sua esperienza nei lager con profonde riflessioni sull’esistenza di Dio. L’evento, organizzato dall’assessorato alla Cultura, si tiene al teatro comunale di via Leonardo da Vinci e si inserisce nella rassegna “Aspettando venerdì”. In scena Monica Gilardetti, Leonella Musitano e Mauro Bonomelli; la regia è di Fabio Tedoldi. Il costo del biglietto è di 5 euro. Per ulteriori informazioni, www.teatrocaramella.it.

cretizzare il benefico live show, saran-no infatti proprio le giovani sentinelle del Laudato Si’ del Gruppo Raphaël, nell’intento di sensibilizzare e coin-volgere più persone possibili nell’in-teressarsi alla realtà e alle attività di questo attivo gruppo di volontari che, mossi dai grandi ideali di amicizia, carità e fede, e sotto la direzione del neo presidente della cooperativa don Dario Pedretti (nuova guida subentra-ta al compianto don Pierino Ferrari) si muovono sul territorio dell’intera provincia per divulgare messaggi sui grandi ideali e valori, mediante la pro-mozione di uno spettacolo dal taglio giovanile, ma adatto a tutti. La parte-cipazione è libera.

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Il Carnevale arriva in anticipo al Museo Bergomi (nella foto) e dove Comune e Montichiari Musei hanno programmato la proiezione di quattro film dedicati a questo momento caratteristico della tradizione italiana. Si parte venerdì 27 gennaio con “La danza degli ori” di Renato Morelli che documenta il rito del Carnevale a Bagolino e Ponte Caffaro con i màscher da una parte e dei balarì e sonadùr dall’altra, documentata in ogni suo passaggio. Venerdì 3 febbraio tocca

a “Tre carnevali e mezzo” del regista Michele Trentini, dedicato a diversi carnevali in terra trentina, dalla Val di Fiemme alla Val di Cembra, dalla Val dei Mòcheni ad Arco. Il terzo appuntamento avrà luogo venerdì 10 febbraio e prevede la proiezione del film “Il giorno della baguta” di Nicola Falcinella, che racconta i divertimenti carnascialeschi in Valchiavenna e precisamente a Menarola, uno dei Comuni più piccoli d’Italia. A chiudere la rassegna, venerdì

17 febbraio, toccherà a “Carnival King of Europe” di Giovanni Kezich e Michele Trentini che raccoglie diversi filmati di rituali del Carnevale girati di recente in diverse località europee, dall’Italia alla Francia, dalla Croazia alla Macedonia. Tutti gli appuntamenti avranno inizio alle ore 21 con ingresso libero; seguirà degustazione di specialità dolciarie tipiche del periodo. Per ulteriori informazioni si può chiamare la segreteria di Montichiari Musei al

numero 030/9650455 (aperta dal martedì al sabato dalle 9 alle 13) o consultare il sito internetwww.montichiarimusei.it.Giusto ricordare che la collezione del Museo Giacomo Bergomi è formata da circa 6000 reperti tradizionali provenienti dalle Valli alpine e dalla pianura bresciana. Il Museo, ubicato presso il Centro fiera di Montichiari, intende valorizzare la collezione etnografica creata dal pittore Giacomo Bergomi. (f.m.)

a “Collaboriamo” ha fe-steggiato nel 2011 il 30° anno della sua fondazio-ne e della sua operatività a favore dei diversamente

abili. Le iniziative e le attività svolte nel corso degli anni sono state nu-merose e si possono concretizzare prima nella gestione del Laboratorio protetto poi nel Cse (Centro socio-educativo) e infine nel Cdd (Centro diurno disabili) che segue 30 utenti, e nell’adeguamento dei locali alle sem-pre più impegnative norme strutturali emanate dalla Regione (palestra, ba-gni attrezzati per diversamente abili, ascensore, mensa, ecc). Si è poi prov-veduto alla realizzazione del progetto “Viaggiare senza Barriere” con l’acqui-sto di un pullman del costo di 224mila euro che consente di trasportare fino a sei persone su carrozzina oltre ad al-tri 27 posti normali, infatti il pullman dispone di 51 posti complessivi ed è dotato di un bagno. Tale pullman è stato ceduto in gestione con un como-dato d’uso a titolo oneroso alla ditta di trasporti Francesco Losio che versa un contributo di circa 30mila euro in funzione dei chilometri percorsi in un anno. Sembra solo ieri, ma sono già trascorsi due anni da quando si è com-pletata la realizzazione della Comu-nità alloggio (Css) Monica Crescini per otto posti letto per diversamente abili e si è ottenuto l’accreditamento della Regione Lombardia. Dopo circa

un anno dal suo avvio degli otto posti ben sette erano già occupati, mentre un posto è stato destinato al sollie-vo temporaneo. Nel frattempo sono continuate ad arrivare altre richieste di inserimento creando una lista d’at-tesa di diverse persone. Nell’anno in cui si è festeggiato il trentesimo del-

la fondazione il consiglio di ammini-strazione con il solito entusiasmo del fare, dopo le opportune valutazioni anche per ottimizzare i costi, ha de-ciso di provvedere all’ampliamento della Comunità per portare a 10 po-sti letto tutti la piano terra da accre-ditare con la Regione, e di realizzare al piano superiore altri quattro posti letto (non accreditati) da utilizzare come sollievo per i diversamente abi-li che frequentaha deciso di utilizza-re lo spazio (restante) al primo piano per avviare una nuova attività quella “dell’Abitare sociale temporaneo”. In accordo con l’Azienda dei servizi so-ciali del Distretto n ° 9 e del comune di Leno la “Collaboriamo” realizzerà tre piccoli appartamenti da utilizza-re per i bisogni urgenti di carattere “temporaneo” (da sei mesi a un anno massimo) di famiglie fragili in attesa di sistemazione abitativa definitiva. Per l’iniziativa “dell’Abitare sociale temporaneo” la Fondazione Cariplo ha assegnato nel mese di dicembre un contributo di 165mila euro a fon-do perduto per finanziare il 60% del costo di costruzione dei tre apparta-menti e il 60% del costo di gestione del primo anno dei tre appartamenti. I costi che la “Collaboriamo” dovrà affrontare per l’ampliamento della Comunità alloggio Monica Crescini da otto a 14 posti letto e per la realiz-zazione dei tre appartamenti assom-mano a 590mila euro.

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Lumezzane puntuale la locale Sezione del Cai ha editato “Il Ladino”, il suo notiziario annuale che da 10 anni informa soci e

amici. Tutto a colori, in carta patinata, ricco dei contributi fotografici artico-li dei soci che raccontano vicende ed emozioni dell’anno, offre le informa-zioni a disegnare un quadro del soda-lizio che conta 358 soci con 100 don-ne ed età media 45 anni, in crescita costante. Il notiziario fa il bilancio di un anno importante: quello del 15° di fondazione, concluso prima di Nata-le con un regalo all’Odeon. Il Cai con gli amici del Gruppo delle Penne nere Ana di S. Sebastiano ha proposto una bella serata dedicata alla montagna con l’alpinista Marco Preti. Un evento che ha avuto un significato particola-re per i due sodalizi: ricordare col 15° di attività del Cai il 70° anniversario della scomparsa del lumezzanese al-pino tenente Serafino Gnutti del bat-taglione Val Chiese, caduto in Gre-cia. Un anno il 2011 particolarmente intenso. Molte le serate: da quelle dei soci istruttori in sede sulle manovre di sicurezza in cordata, a quelle in col-laborazione con la Biblioteca Civica per il corso “La Montagna” e con gli amici Alpini, sodalizio che dura da anni. Il programma escursionistico è intenso: oltre alle gite che ormai set-timanalmente organizzano in modo informale gruppi di soci amici, sette

to “15 anni - 15 gite” con 15 cime val-trumpline salite in contemporanea da vari gruppi di soci. Venendo all’alpini-smo vero e proprio, si è dipanato tra belle vie classiche con realizzazione di filmati. E ancora: sviluppo e ge-stione della palestra di arrampicata indoor presso la sede; mantenimen-to della palestra all’aperto “Le Scale”. E occhio attento alle realtà giovanili: dimostrazioni di arrampicata per i ragazzi degli oratori; uscite sui mon-ti vicini con la Scuola elementare di Fontana e Grest di S. Sebastiano; gite con i disabili in collaborazione con la Cooperativa Cvl. Insieme tutte le at-tività istituzionali nella sede (aperta tutti mercoledì dalle 20.30 alle 22.30) e fuori: assemblea soci e tesseramen-to, rapporti con il Cai Gardone, Soc-corso Alpino, convegni delle Sezioni lombarde. Ne esce l’immagine di una realtà profondamente inserita nel pa-ese. Inizio di tutto, indimenticato, il Gruppo escursionisti Lumezzane nato nel 1977, con sede in via Mazzini. Nel 1995 diventava Sottosezione del Cai Gardone; nel 1997 inaugurava la nuo-va sede in via Cavour 4 e dal 2005 è Se-zione autonoma. Il consiglio in carica vede presidente (da nove anni) Giu-seppe Aquino con vice Armando Bot-tani; tesoriere Livio Moretti; segretari Norma Ghidini, Pierino Piccaroletti; 10 i consiglieri. Sono ben 14 i gruppi coi compiti più diversi. Per informa-zioni, www.cailumezzane.it.

C’è a Sarezzo un piccolo spazio permanente nel quale bambini e ragazzi possono vivere quando vogliono il magico mondo del circo. Promotrice dell’iniziativa è l’associazione “La valle dei sogni”, che ogni lunedì e venerdì porta avanti un progetto (“Dalla C alla O: Circoi!”) dedicato ai bambini di elementari e medie per trasmettere loro l’amore verso l’arte circense. “Si tratta di un percorso – dicono i due formatori Matteo e Maya – che

abbraccia le tecniche di giocoleria, clownerie, acrobatica ed equilibrio con un approccio di tipo ludico e pedagogico. Per noi il circo è qualcosa di impegnativo e gioioso al medesimo tempo, frutto di costanza e concentrazione, qualcosa che consente a chi lo fa di ridere anche degli errori e di crescere nel piacere del gioco”. Un progetto che da anni viene proposto all’interno delle scuole e attualmente messo in pratica presso la scuola primaria

steineriana di Rodengo Saiano. Ora anche in Valtrompia c’è questa possibilità per i ragazzi, grazie a “La valle dei sogni”, scuola riconosciuta a livello europeo fra le scuole di piccolo circo. “Inoltre – aggiungono i due responsabili del progetto – al termine dell’anno verrà realizzato uno spettacolo montato interamente dai ragazzi che hanno preso parte al corso. Sarà un modo di aprire le porte del nostro piccolo circo agli spettatori che vorranno condividere con noi

le emozioni di questo viaggio”. L’appuntamento è fissato per ogni lunedì e venerdì per gli adolescenti dai 12 ai 17 anni (ore 14.30/15.45) e per i bambini dai cinque ai sette anni (ore 16.30/17.45) nei locali di piazzale Europa 3 a Sarezzo. Un’associazione nata da poco, che propone però anche iniziative per gli adulti. Per info sulle attività in corso è possibile scrivere l’e-mail a [email protected] oppure telefonare a Maya (347.1012344) o Matteo (393.9703004). (a.a.)

sono state quelle ufficiali estive svol-te in auto con circa 330 partecipanti; cinque quelle in pullman con circa 300. Grande successo poi dell’even-

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a parrocchia di Breno, col suo strumento culturale “Università 2000”, per l’an-no accademico in corso ha scelto la riflessione “Chie-

sa e società”: i percorsi del pensiero sociale cattolico dal 1891. Con l’arci-prete mons. Franco Corbelli cerchia-mo di mettere a fuoco motivi e tra-guardi dell’iniziativa. L’Università, ai tempi del parrocchiato di mons. Tino Clementi, nasce in vista del Giubileo, a seguito delle prospettive uscite dal convegno ecclesiale di Palermo, da cui è nato il progetto culturale della Chiesa italiana. Uno sforzo per aiu-tare gli uditori a cogliere il nesso tra fede e vita cristiana nella cultura del passato e del presente. Sotto la solle-citazione sta la cultura del passato, che è anche frutto della nostra “ars credendi”. Leone XIII, con la Rerum novarum, intese non solo porre le ba-si della dottrina sociale della Chiesa, ma offrire un supporto comune per l’azione dei movimenti sociali catto-lici. Pio X inserì la sua opera nel sol-co del predecessore, accentuandone gli elementi conservatori, anche per affrontare la grave crisi del pensiero cattolico di fronte a positivismo, ide-

alismo, marxismo. Pio XI si occupò in due sue encicliche del legame tra moneta ed economia e circa i pove-ri e i ricchi. Poi Pio XII (Discorso di Pentecoste); Giovanni XXIII (Mater et magista), (Pacem in terris); Pa-olo VI (Populorum progressio); Gio-vanni Paolo II (Laborem exercens e Centesimus annus); Benedetto XVI (Caritas in veritate). Il progetto 2012 “Chiesa e società” è frutto di una sof-ferenza di elaborazione che ha dato questo risultato “Per quanto concer-ne questi nostri ultimi anni – sostiene il nostro interlocutore – c’è un parti-colare bisogno di illuminazioni, non tanto da prendersi come ricette, ma da considerarsi fari che diffondano luce sul cammino”. Il percorso della trattazione monografica tocca tutte le tematiche: rapporto Chiesa-società civile, democrazia, solidarietà, lavo-ro, sussidiarietà, finanza, economia,

sviluppo, progresso: problemi che ai nostri giorni sollecitano dotti e per-sone semplici. Per quanto concerne l’organizzazione e il reperimento dei relatori l’Università si è particolar-mente appoggiata al diocesano Uffi-cio di Pastorale sociale e del Lavoro, il cui direttore, don Mario Benedini è tra gli oratori con l’interessante tema “Presentazione globale delle encicli-che e dei documenti sociali”. Quindi due cattedratici: Filippo Pizzolato, or-dinario di Diritto pubblico all’Univer-sità di Milano Bicocca; Silvano Cor-li, docente all’Università cattolica di Brescia. Un simpatico ritorno è certa-mente quello di don Gabriele Scalma-na, responsabile del settore Pastorale del creato, nell’Ufficio sociale dioce-sano; Mauro Salvatore, già presidente dell’Editoriale bresciana ed economo diocesano; Federica Paletti, esperta in tematiche del lavoro.

Il “Fai”, gli “Amici del Fai”, “Arte” (un ponte tra culture), in collaborazione con: “Distretto culturale di Valcamo-nica”, “Casa Giona” (della parroc-chia di Breno) e il Comune di Breno annunciano il bando di iscrizione al corso di formazione per mediatori artistico-culturali. I corsi, organizza-ti nelle varie località, intendono pre-parare persone che possano guidare i propri conterranei alla scoperta di storia, cultura e monumenti vari del-le località in cui vivono, parlando an-che nella loro lingua. C’è un comune patrimonio artistico e ambientale da difendere, condividere, trasmettere, ma prima di tutto conoscere, perché non si può amare ciò che non si co-nosce. Le lezioni in lingua italiana riguardano i principali periodi sto-rici della località in cui si svolgono e le relative testimonianze artistico-architettoniche. Gli insegnanti (sto-rici ed esperti d’arte) guideranno gli studenti nelle lezioni teoriche (che si svolgeranno in classe) e nelle visite guidate all’esterno. Verrà dato ampio spazio al confronto tra i partecipanti, in modo da favorire uno scambio re-ciproco di informazioni ed esperien-ze. Al termine delle lezioni (giugno 2012) gli iscritti che supereranno il “test” finale riceveranno un attestato, saranno chiamati a divenire dei “pro-motori di cultura” e potranno accom-pagnare i propri connazionali a visite guidate in lingua. Pur non potendo-si configurare come un rapporto di lavoro continuativo, ma solo occa-sionale, i mediatori riceveranno un compenso. Il corso è rivolto preva-

lentemente ai cittadini di origine stra-niera: I requisiti per essere ammes-si: permesso di soggiorno, maggiore età, buona conoscenza della lingua italiana (parlata e scritta), interesse per gli argomenti trattati (storia, arte, cultura). Per iscriversi, www.amici-delfai.it, oppure su www.vallecamo-nicacultura.it e consegnarlo entro il 6 febbraio 2012 a Centro “Casa Giona”, via Brodolini, Breno. (e.g.)

A Temù-Ponte di Legno-Tonale si va verso la fusione. I promotori del “grande sogno” hanno visto giusto: la collaborazione fra operatori sciistici, albergatori, imprenditori e amministratori funziona. In controtendenza rispetto all’andamento climatico ed economico, il dato degli introiti (circa 3,5 milioni di euro) reca un progresso del 5% rispetto alla stagione precedente. Questi dati sembrano rafforzare la convinzione degli amministratori

circa l’opportunità di procedere a una riunificazione politico-amministrativa dei Comuni di Ponte di Legno e Temù. Poco prima di Natale i consigli comunali hanno formalizzato la richiesta alla Regione, cui spetta l’onere della decisione, di procedere alla fusione. Giocando d’anticipo, è stata avanzata la richiesta di un referendum. Gli amministratori non hanno dubbi: “L’unione amministrativa farà arrivare la politica dove la popolazione è già

arrivata: scuola sci, albergatori e artigiani sono già uniti” osserva il sindaco di Ponte di Legno Mario Bezzi, che ribadisce: “Credo che la realtà sociale ed economica dei due Comuni sia già quella di un ente unico. Lo vediamo dal punto di vista geomorfologico, da quello associativo e dal vissuto quotidiano della gente. Si tratterà di prendere atto con il referendum di una realtà che funziona già”. Il collega di Temù, Roberto Menici, spiega che “la fusione sarà utile per proseguire in

maniera ancora più decisa in quegli investimenti che ci hanno permesso di emergere come località turistica di livello internazionale”. L’idea ha la benedizione anche di Corrado Tomasi (nella foto), ex sindaco di Temù ora presidente di Comunità montana e Bim, e da considerare uno dei padri del progetto che ricostituisce l’antica “Magnifica comunità di Dalegno”. L’operazione si dovrebbe concludere entro pochi mesi, prima delle amministrative 2013. (Giuliano Chiapparini)

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Dalla necessità di ripristino della destinazione di alcuni locali, all’obbligo di indicare, tra le tante aree comunali, anche quelle in futuro destinate a luoghi di culto, dimensionate sulla base degli abitanti del paese. Si snoda prevalentemente lungo questi due poli, l’articolata “vicenda moschea” che, da oltre un biennio, movimenta il Comune. Tutto partì il 24 marzo 2009, quando l’associazione “Dialogo e Convivenza” (fondata nel dicembre 2008 e con sede

a Castrezzato) acquistò a uso ufficio 700 mq dell’interrato del condominio Edera “pur usandolo a scopo religioso e arrecando disturbo al vicinato, a causa delle pratiche religiose dei professanti musulmani e del massiccio via vai di persone a qualsiasi ora. Da qui partì la denuncia e una serie di controlli da parte degli organi competenti culminanti, il 18 settembre 2009, con l’emissione da parte del Comune di un’ordinanza che vietava l’uso dei locali a moschea e che portò

l’Associazione a presentare cinque ricorsi al Tar di Brescia che, con sentenza n° 1320 del 22 settembre 2011, li respinse, insieme alle ingenti domande di risarcimento del danno nei confronti del Comune, ammettendo l’uso dei locali a ufficio per lo svolgimento delle attività del gruppo. Sempre in tema di luoghi di culto si ricollega anche un fatto più recente: l’Amministrazione comunale, in sede di variante al Pgt (adottata il 4 agosto 2011), ha indicato le potenziali aree

future destinate a luogo di culto, dimensionate sulla base degli abitanti. “L’esame delle aree adatte – hanno specificato dal Comune – ha portato a individuare quella a ovest di via Peschiera e a sud della Provinciale, perché ritenuta la più adeguata per dimensione e collocazione: l’area prevede la costruzione di due nuovi luoghi di culto con capienza massima di 150 persone ciascuno, cioè per le necessità di Cologne e non per esigenze sovracomunali”. (a.s.)

aggio 2002 - maggio 2012: fra pochi me-si Andrea Cottinelli, 39anni, chiuderà la propria esperienza di

primo cittadino di Rovato. Ammi-nistratore di un’azienda metalmec-canica, sposato con Elena Danesi e da poco padre di una figlia, An-na, Cottinelli attende con serenità la fine della legislatura: “Auguro a tutti i cittadini un’esperienza am-ministrativa – dice l’attuale primo cittadino –. 10 anni sono però un lasso di tempo più che sufficiente: un giorno di più sarebbe un giorno di troppo”. In attesa di dedicarsi agli impegni del lavoro, e a quelli della famiglia recentemente allar-gatasi, Andrea Cottinelli stila così il bilancio di questo decennio: “Si tratta sicuramente di un’esperienza positiva. Abbiamo sempre cercato, credo proprio con successo, di go-vernare la cosa pubblica seguendo alcune stelle polari irrinunciabili. Innanzitutto un lavoro quotidiano basato sull’onestà e trasparenza: per noi guidare un’amministrazione complessa e articolata come quella rovatese ha significato tracciare un solco netto fra gli interessi persona-li e quelli della comunità. Al cuore del nostro operare, scelta per scel-ta, c’è sempre stata la massima at-tenzione da prestare ai cittadini”. Fra i dati positivi, il sindaco della

capitale della Franciacorta sfoggia con orgoglio un bilancio comunale a prova di bomba: “Dal 2002 a oggi – dice Cottinelli – abbiamo mante-nuto le tasse invariate. Anzi: in al-cuni casi abbiamo lavorato per ab-bassare le tariffe, dando particolare attenzione ai soggetti più deboli. I

nostri servizi al cittadino sono inol-tre professionali e qualificati. Fami-glie, anziani, bambini hanno diritto a interventi strutturati e professio-nali. Sono diritti, non certo privilegi, e come tali li abbiamo sempre trat-tati”. Luce verde, per il primo citta-dino, anche sul fronte delle opere pubbliche in una cittadina - quella rovatese – che dal 2001 a oggi è pas-sata da 13 a 18mila residenti: “abbia-mo – aggiunge Cottinelli – investito qualcosa come 80 milioni di euro in opere pubbliche, mettendo mano a problemi endemici della nostra co-munità: penso, ad esempio, al depu-ratore comunale, e alle fognature. E ancora: la biblioteca di corso Bono-melli, che è stato completamente ri-strutturato al pari di piazza Cavour, e la scuola Ricchino. Non sono poi mancati interventi minori, ma ca-pillari, tutti tesi a rendere migliore la fruibilità del paese e la qualità della vita dei nostri cittadini: par-chi, arredo urbano, piste ciclabili, differenziata globale porta a porta. L’ottica è la stessa del recente Pgt: consumo del territorio pari a zero, più qualità e meno quantità, attra-verso il recupero dell’esistente più che la realizzazione ex novo”. “Ora – chiude Cottinelli – mi farò da par-te come amministratore, anche se continuerò a seguire Rovato civica e a sostenere il nuovo candidato, Andrea Mazza”.

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e Province lavorano, non a parole, ma con i fatti”. Lo ribadiscono a gran voce Silvia Razzi, assessore al turismo della Provincia di

Brescia e Fabio Venturi, vicepresiden-te della Provincia di Verona, nel corso di un incontro organizzato nell’asses-sorato di via Musei. “Da quasi un anno – precisa l’assessore Razzi – stiamo lavorando attraverso il Comitato in-terprovinciale del Garda, con incon-tri periodici, per rilanciare il turismo lacustre puntando a un obiettivo co-mune: il territorio”. Un territorio di fondamentale importanza per la no-stra provincia dal momento che rap-presenta il 72% del turismo comples-sivo. Un territorio che costituisce una risorsa economica importante e nel quale le province gardesane, Brescia e Verona, ma anche Mantova e Tren-to, credono fortemente. Ma quella che si leva da Brescia e da Verona vuole anche essere una decisa risposta agli attacchi, ritenuti immotivati, mossi da

ristici e con la promozione per dare ancora più lustro alle tante eccellenze che il Garda, riconosciuto come uno dei 10 laghi più belli al mondo, offre. “Non occorrono – commenta il vice-presidente Venturi – sovrapposizioni e contrapposizioni fra enti. Mi riferi-sco, oltre che alla Comunità del Gar-da, anche al comitato Lago di Garda tutto l’anno che non può imporre ini-ziative, senza preventivamente con-cordarle con le Province che hanno a loro volta il compito di coordinare i Comuni. È necessario fare lavoro di squadra, altrimenti rischiamo di fare dei danni al nostro lago”. E ricorda il lavoro svolto nei tavoli tecnici inter-provinciali, che ha portato a un primo concreto risultato: il nuovo regola-mento per la pesca lacuale che verrà applicato sulle sponde bresciane e veronesi. Ma per rilanciare il Bena-co, in tempi rapidi, occorre mettere in campo progetti ambiziosi, guardan-do a una gestione oculata delle risor-se. “Stiamo pensando a una Fiera del

Aventino Frau, dimissionario presi-dente della Comunità del Garda, che aveva in una lettera ai gardonesi cri-ticato l’operato delle Province. “Da alcuni anni la nostra provincia non fa più parte dell’ente gardesano e diver-si Comuni bresciani hanno seguito il nostro esempio. Su temi importanti, vedi la recente questione dell’appli-cazione della tassa di soggiorno, non è stato in grado di coordinare in mo-do efficace e il risultato è stato quello che ogni comune ha deciso per pro-prio conto”. E rivendica il lavoro che il suo assessorato sta portando avanti con la riorganizzazione degli uffici tu-

“La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, ‘Giorno della memoria’, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre

vite e protetto i perseguitati”. Così il Parlamento italiano ha istituito il Giorno della memoria il 20 luglio 2000. Il ricordo: la chiave per non permettere il ripetersi di quelle atrocità e dare consapevolezza. I nostri anziani, i nostri nonni, conservano ancora tanti di questi dolorosi ricordi. Tasselli di una vita che affiorano chiacchierando e parlando con loro, come è successo a noi parlando con una signora di Odolo, che ci ha narrato con estrema lucidità alcuni di questi

dolorosi momenti, dalla solidarietà con i ragazzi nascosti tra i monti e i rischi che si correvano portando loro da mangiare e proteggendoli, piccoli grandi gesti che fecero spesso la differenza. “Quando c’è stata la ritirata dei tedeschi, una parte di loro è passata dai Tormini (frazione di Roè Volciano), l’altra dal Colle di Sant’Eusebio. Alcuni ragazzi del paese, partigiani, avevano qualche arma, e il medico che prestava servizio qui a Odolo, il dottor Grazioli si

mise coraggiosamente davanti alla colonna, affiancato da due suore, una per parte, urlando ‘Non sparate, non sparate! Altrimenti bruceranno il paese’. Un monito che era necessario per non provocare i soldati e scatenare reazioni violente. Infatti ci furono comunque degli incidenti, come quello accaduto nelle vicinanze del ponte a Barghe: tre ragazzi spararono verso i camion tedeschi e i soldati risposero al fuoco, uccidendo uno dei tre giovani”. (n.t.)

La Fondazione del Vittoriale degli Ita-liani inaugura il 2012 leggendo i dati positivi dello scorso anno, che indica-no un aumento sensibile dei visitatori. “Abbiamo lavorato su più fronti – af-ferma il presidente Giordano Bruno Guerri – con l’obiettivo di arricchi-re e incrementare l’offerta culturale. Un esempio su tutti il riallestimento e l’ampliamento del Museo della Guer-ra, oggi Museo d’Annunzio Eroe, uno dei simboli del complesso”. Negli ul-timi anni la dimora dannunziana è diventata una delle sedi privilegiate di esposizione dell’arte contempora-nea e numerosi sono stati gli artisti che hanno fatto dono di una propria opera, andata a impreziosire la galle-ria dell’Auditorium e i giardini. Nuo-vo vigore ha ritrovato anche il Parco, nuovamente votato tra i 10 “Parchi

più belli d’Italia”, con la messa a dimo-ra di 20 nuovi cipressi, mentre alla ve-getazione autoctona si sono aggiunti i preziosi gigli dannunziani, giunti sul Garda grazie al sodalizio tra il Vitto-riale e la città di Pescara, che al Vate dette i natali. Notizie positive anche dal Festival estivo che ha cambiato volto diventando il “Nuovo Festival del Vittoriale tener-a-mente”. Ora si ri-parte: il 7 febbraio, al Raggruppamen-to dei Carabinieri di Roma, verranno presentati i risultati dell’indagine ef-fettuata su alcune lettere di d’Annun-zio e il 3 marzo, anniversario della sua morte, nel corso della consueta ceri-monia al Vittoriale, verranno presen-tate nuove acquisizioni di documenti e di opere d’arte, oltre alle iniziative per la crescita della memoria del po-eta e del suo “Libro di pietre vive”.

Garda dedicata alle eccellenze del ter-ritorio, non solo enogastronomiche, con il coinvolgimento del Centro fie-ra di Montichiari e dell’ente esposi-tivo veronese. L’intenzione è quella di riuscire ad avviare la promozione già al prossimo Vinitaly, in program-ma a fine marzo, delle professionali-tà umane e le innumerevoli bellezze, storiche, artistiche e ambientali, che il nostro lago può offrire”. A rimar-care il fatto che le Province non so-no enti inutili.

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n tempi di crisi e incertezze non può che consolarci il sapere che ciò che davvero conta e più vale è gratuito. Non sembri eccessi-vo, ma per la sua parte la chiesa

di Santa Maria della Carità, già nota come Buon Pastore, è capace di ciò, in virtù della spiritualità che esprime, i tesori d’arte che contiene, l’autenti-ca bellezza dei suoi interni barocchi, esaltati da una pianta ottagonale che la rende unica nel panorama delle chiese bresciane, gli affreschi da terra a cielo, gli stucchi e i preziosi decori e, non ultimo, per lo straordinario pavi-mento di marmi policromi intarsiati, un’autentica e rara meraviglia che la

caratterizza. Ma anche per quel suo essere, dal punto di vista architetto-nico, un santuario mariano protetto, non esibito e racchiuso da un perime-tro di muri esterni che disegnano un parallelepipedo ordinario, mentre è

realmente ben altro e molto di più.In parte nascosta, quindi, non solo alla vista di chi frettoloso transita-va per via Musei senza varcarne la soglia e lasciarsi così sorprendere da tanto fascino, benché già ora, a restauri esterni conclusi, sia capace di attirare maggiormente le merita-te attenzioni, ulteriormente impre-ziosita com’è, nell’elegante faccia-ta, dalla riscoperta del marmorino bianco originale, sovrastata da no-tevoli statue di marmo di Botticino, tra le quali spicca la Madonna con Bambino, realizzata invece, verosi-milmente, con marmo proveniente dalla zona di Efeso, ultima dimora

terrena di Maria. Davvero caratteri-stiche e preziose sono anche le due storiche colonne di granito egizio scuro, riporti di epoca romana, che risultano precedentemente impiega-te nella costruzione della chiesa di San Pietro de Dom, poi demolita per dare spazio al Duomo Nuovo. Ma è all’interno che la chiesa di Santa Maria della Carità merita soste più attente, capaci di suscitare mag-gior interesse e ammirazione. Oltre i due altari laterali, di grande pre-gio, spicca infatti l’altare maggiore, vero centro attrattivo e fulcro della chiesa, sormontato dall’affresco ri-tenuto per secoli miracoloso della

Madonna con Bambino e che deli-mita inoltre il lato meridionale del-la riproduzione della Santa Casa di Loreto, una chiesa nella chiesa, un gioiello nel gioiello. Maria è Madre di Dio e la sua casa è la casa stessa del Padre, la casa quindi per eccel-lenza e, guardando a Santa Maria della Carità e al suo significato reli-gioso più profondo, siamo fortunati e orgogliosi di poter partecipare nel preservarla e custodirla, consape-voli che è realmente la casa di tutti, per primi dei bresciani che, dopo averla voluta e costruita in passa-to, sono oggi chiamati a conoscerla e a viverla.

I lavori di restauro degli interni della chiesa di Santa Maria della Carità (nella foto) proseguono a pieno ritmo, conclusi gli interventi esterni con la recente restituzione alla vista della città della facciata in luminoso marmorino bianco, la pulitura delle statue e dei frontoni, il rifacimento del tetto e, soprattutto, l’avvenuto consolidamento della cupola, grazie a un mirabile intervento di alta “chirurgia edilizia”, con l’innesto di barre in acciaio a prova

di sisma e di cerchiaggi in titanio. Ora, per il completo recupero di decori, stucchi, affreschi, altari, pavimenti, dello stesso organo e di tutti i locali annessi, oltre che per la realizzazione di tutta l’impiantistica, le attività fervono senza sosta. All’opera, oltre le maestranze professionali e il consorzio dei restauratori, vi sono anche tre accademie d’arte bresciane: Laba, Santa Giulia ed Enaip di Botticino. In tutto oltre 90 persone, in un

cantiere unico per suggestione e bellezza, che grazie alla volontà della parrocchia della Cattedrale (proprietaria della chiesa) e della Fondazione Cab è visitabile. Si susseguono infatti numerose le visite al cantiere, da parte dei bresciani interessati e dei principali club della città: Rotary, Inner Wheel, Lions, Soroptimist, per indicare i più numerosi. Per ogni informazione e per prenotare una visita guidata gratuita alla chiesa: tel. 0302807831.

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tornata ai suoi colori ori-ginali “L’ultima cena” di Francesco Zugno conser-vata nella parrocchiale di San Giovanni Battista

a Carpenedolo. Un significativo in-tervento conservativo ha permesso di restituire alla comunità l’impor-tante opera d’arte. I lavori sono stati realizzati dal laboratorio di restauro Franco Lonardini di Brescia che ha operato una prima analisi in loco sul dipinto. L’opera presentava gravi pro-blemi strutturali dovuti al distacca-mento della tela originaria dalla fo-deratura risalente al 1935, appostagli in un primo intervento di restauro

avvenuto in occasione della Mostra della pittura a Brescia nel Seicento e Settecento. Sacche di tessuto mol-le, lacerazioni e cadute di colore ne minavano l’integrità. La pellicola pit-torica era inoltre abbruttita dall’alte-

razione delle vecchie vernici e da un sottile strato di sporco organico oltre che dagli interventi di restauro irri-spettosi verso il dipinto. Una volta trasportata la tela in laboratorio si è immediatamente intervenuti con l’applicazione di tessere di carta di riso, sia per consolidare la pellico-la cromatica sia per proteggerla du-rante tutta la fase di consolidamen-to strutturale. Questa è iniziata con l’asportazione del vecchio telaio e della precedente foderatura, ormai inutile, seguita dalla pulitura del-la superficie posteriore della tela originaria, durante la quale è stato possibile analizzare le tracce dello

strato di preparazione a bolo visibi-le in corrispondenza delle lacerazio-ni e delle cuciture di giunzione fra i tre teli che compongono il dipinto.La presenza di piccole parti di pre-parazione visibili ha imposto un intervento di protezione e di isola-mento realizzato attraverso la ste-sura di un leggero film di vernice, mentre per il consolidamento delle lacerazioni e delle cucitura dei teli sono state applicate strisce di carta-tessuto dai bordi seghettati. L’inter-vento che mirava al rafforzamento della parte strutturale del dipinto si è concluso con la rintelaiatura servendosi del telaio interinale. La

seconda parte dell’intervento di re-stauro è legata alla facciata anterio-re della pala, ossia quella dipinta. Un intervento preceduto dall’asporta-zione della velinatura di carta di ri-so e dall’analisi della superficie cro-matica attraverso cui si sono scelti i materiali e la tecnica più adatti alla pulitura della stessa. Dopo una serie di provini di pulitura atti a testare le reazione della superficie pittorica si è iniziato l’intervento di pulitura e asportazione dello sporco organi-co e delle vecchie vernici ossidate che ha ridato splendore e forza alle tinte dei panneggi che avvolgono i protagonisti.

Pochi sapevano, prima degli interventi di restauro che “L’ultima cena” (nella foto)conservata nella parrocchiale di Carpenedolo fosse opera di Francesco Zugno pittore veneziano nato nei primi anni del Settecento e cresciuto artisticamente alla scuola del Tiepolo. L’attribuzione è stata possibile grazie ai lavori di pulitura della tela che ha portato alla luce anche la firma dell’artista

collocata sulla faccia verticale al di sotto del sedile dello sgabello inclinato dalla figura di sinistra in primo piano; una scoperta che ha confermato la paternità dell’opera.Un’azione mirata e maggiormente ragionata è stata quella riservata all’asportazione dei precedenti restauri pittorici a olio che, “esondavano” dai bordi di queste estendendosi oltre il necessario in zone di colore intatto. A questo punto la tela è

stata collocata sul nuovo telaio in legno lamellare con angoli estensivi con zeppe e con un breve intervento di stuccatura là dove necessitava, è stata avviata alla fase conclusiva del restauro pittorico svoltasi attraverso il metodo di selezione cromatica a trattino, eseguito secondo le direttive della Soprintendenza per il patrimonio storico-artistico e demoetnoantropologico di Brescia-Cremona-Mantova.

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“Samarcanda”, mostra mercato d’antichità, collezionismo, modernariato, decorazione e oggettistica, è il primo appuntamento dell’anno che, da oltre due decenni, il Centro fiera di Montichiari riserva all’antiquariato. Ciò conferma una volta di più lo stretto legame tra la mostra mercato d’antichità, collezionismo, modernariato, decorazione e oggettistica e il territorio. “Samarcanda ripropone

la formula vincente che, da 25 edizioni, è il principale biglietto da visita dell’evento” spiega Ezio Zorzi, direttore del Centro Fiera. “La mostra proporrà anche quest’anno un’offerta di antiquariato articolata e in grado di accontentare i gusti del pubblico. Il Centro fiera di Montichiari propone da anni eventi di successo legati all’arte e all’antiquariato, a conferma di un territorio particolarmente recettivo”. Tra gli stand di

“Samarcanda”, aperta al pubblico sal 4 al 12 febbraio, i visitatori potranno trovare un’offerta che abbraccia una molteplicità di stili e tendenze, in una combinazione in grado di soddisfare appieno le aspettative tanto del collezionista quanto del semplice curioso. “Samarcanda”, infatti, è una fiera fruibile per la più ampia gamma di pubblico, pur mantenendo uno stile che è elemento ormai distintivo in oltre 20 anni di storia.

o scultore bresciano Maffeo Ferrari ha da poco terminato i lavori di realizzazione dei por-tali della chiesa parroc-

chiale di Cambiago, nel Milanese.“In occasione del centenario dell’istituzione della parrocchia –afferma l’artista bresciani – sono state realizzate queste tre porte in bronzo fuso a cera persa”. L’inau-gurazione di questa nuova fatica di Ferrari è avvenuta la prima dome-nica del dicembre 2011”. La realizzazione dei tre portali ha impegnato lo scultore per un an-no interno. Ferrari ha realizzato

un’opera con un triplice tema ico-nografico. Nella porta di sinistra ha raffigurato con il primo capitolo del-la Genesi, con la vicenda di Adamo ed Eva e con la promessa della re-denzione con annunciazione.

La porta centrale è stata dedicata, invece, a Cristo Redentore, con la raffigurazione del discorso della montagna, che rimanda alla liturgia della Parola, e alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, che rimanda all’eucaristia. Nella parte alta della porta centra-le è presente la figura dominan-te del Cristo risorto affiancato da S.Zenone, patrono della parrocchia, e da S.Ambrogio, patrono della dio-cesi di Milano. I due Santi indicano il Risorto come riferimento. Nella terza porta Maf-feo Ferrar ha riprodotto la promes-sa del Regno dei cieli.

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niziati come riparazione dei danni del terremoto del 24 no-vembre 2004 i lavori sulla chie-sa di Folzano, nella periferia sud della città, sono diventati

nel tempo un’opera di restauro totale e completa di tutta la fabbrica. L’inter-vento più evidente, e allo stesso tempo più delicato è stato senz’altro il restau-ro degli interni della chiesa: superfici decorate, stucchi, cassa dell’organo, cantorie e le altre parti lignee, altari e pavimento. Il lavoro è stato realizzato in tempi record da cinque laboratori di restauro che hanno operato contem-poraneamente e in perfetta sintonia su tutte le superfici interne della chie-

sa, coordinati dal restauratore Corra-do Pasotti, che ha lavorato per Impre-sit Costruzioni, vincitrice della gara di appalto. La direzione di tutti i lavori è stata invece affidata all’architetto Car-lo Dusi di Cremona. Con Pasotti han-

no lavorato i laboratori Abeni-Guerra e Marchetti-Fontanini di Brescia, e i laboratori Carena-Ragazzoni e il Labo-ratorio di restauro di Cremona. L’inter-vento è stato in buona parte finanziato dalla Conferenza episcopale italiana, grazie ai proventi dell’8xmille destina-ti a interventi di tutela del patrimonio artistico della chiesa italiana. Dopo una serie dettagliata di indagini e di prove di restauro, iniziate con un can-tiere pilota sulla cappella della Beata Vergine del Rosario, e dopo una lun-ga, complessa riflessione la direzione lavori e la parrocchia affidata a don Giuseppe Mensi dal 2008, in stretta collaborazione con la Soprintendenza

per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Brescia, Cremona e Mantova, e l’Ufficio beni culturali del-la Curia, hanno deciso di procedere al recupero delle decorazioni settecente-sche. L’aula della chiesa è tornata così di nuovo visibile con i colori e la logica decorativa pensata e realizzata in ori-gine, interamente basata sull’impiego di due diverse tonalità di colore: un colore bianco avorio per gli elementi architettonici (lesene, capitelli, trabe-azione), le quadrature e gli altorilievi a stucco; un colore azzurro per i fondi e le pareti. È evidente che questa scelta era finalizzata a evidenziare la spazia-lità dell’aula e a enfatizzare la plastici-

tà dei bellissimi altorilievi di Antonio Ferretti, oggi di nuovo apprezzabile, e a mettere in risalto gli altari in tutta la loro ricchezza artistica e l’importanza liturgica. Così anche gli altri interven-ti che, compatibilmente con la storia della chiesa, hanno voluto rispettare questa logica. Anche all’esterno si è lavorato per far risaltare la bellezza architettonica della parrocchiale de-dicata a San Silvestro. A parte piccole opere necessarie alla conservazione (le parti in piombo e rame che servono allo smaltimento delle acque) si sono riparati gli intonaci e si è lavorato con i colori per ridare unità alla compo-sizione architettonica della fabbrica.

Le notizie circa le vicende della chiesa di S. Silvestro in Folzano (nella foto) sono sufficientemente circostanziate per poter tracciare un quadro esaustivo della sua storia.Costruita a partire dal 1745 sul sedime della precedente chiesa dalla medesima intitolazione, nel 1753 è sostanzialmente terminata, mancando solo la costruzione della sagrestia, della lanterna del tiburio e le intere finiture interne incluso tutto l’apparato

decorativo. L’edificio, orientato canonicamente in direzione est-ovest, è a unica navata, articolata in una sequenza di spazi fluidamente concatenati, secondo i dettami della composizione barocca. La chiesa di Folzano edificata in un luogo paludoso e sismicamente attivo ha comportato fin dalla sua costruzione problemi di staticità non indifferenti, che si sono ulteriormente aggravati con il sisma del 2004. È stato così necessario

procedere al rafforzamento delle fondamenta con una sistema di palificazione che ha interessato in particolare i quattro pilastri della cupola, vero perno strutturale di tutto l’edificio, e all’ampliamento della base di appoggio attraverso un cordolo in cemento armato lungo tutto il muro perimetrale. È stato necessario intervenire con iniezioni di malta fluida la sommità del muro perimetrale troppo fragile per l’ancoraggio della copertura.

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Progettazione e restauri

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Fondata nel 1997 dal geom. Mario Ghidinelli la Impresit Costruzioniha acquisito una considerevole esperienza in numerosi ambiti del mondo dell’edilizia: dalle attività più generiche legate alla realizzazione di nuovi edifici civili e industriali fino alla ristrutturazione d il restauro di edifici storici e di culto. La flessibilità operativa, l’alta specializzazione delle maestranze e del personale tecnico, l’ampio parco macchine,

il continuo aggiornamento tecnico fanno dell’Impresit una ditta affidabile e in grado di affrontare le più svariate problematiche che possano presentarsi, soprattutto in un campo estremamente variabile come il restauro. Nel corso degli anni queste caratteristiche sono state evidenziate dal conseguimento della Certificazione di Qualità (Iso) e dall’ottenimento di numerose categorie operative

nell’ambito dei lavori pubblici (Og1-Og2-Og3-Og6). Sin dalla sua fondazione l’Impresit Costruzioni si è accostata alla ristrutturazione edilizia con una filosofia di intervento conservativa che l’ha avvicinata nel corso degli ultimi anni al campo del restauro monumentale dove può vantare come fiore all’occhiello i lavori svolti nella chiesa parrocchiale di San Silvestro in Folzano (nella foto a sinistra).

na visita di cortesia del-Presidente dell’Associa-zione artigiani al que-store di Brescia, Lucio Carluccio, da pochi me-

si insediatosi a Brescia, ha generato l’opportunità allo stesso di poter pren-dere visione di alcune realtà di spicco dell’artigianato bresciano.Accompagnato dal presidente En-rico Mattinzoli e dal vice direttore dell’Associazione Paolo Carrera, il Questore ha potuto visitare cinque imprese che rappresentano un fiore all’occhiello per la nostra provincia nel settore dell’artigianato. Fra que-ste, nell’ambito del recupero del patri-

monio artistico, lo studio di restauro d’arte Leonardo Gatti di Brescia che ha illustrato al Questore conoscenze e informazioni sul recupero di dipinti e affreschi. Si è trattato di un incontro dinamico, dove pezzi pregiati in attesa

di restauro sono stati “letti” nell’ottica del particolare che l’esperto esamina prima di intervenire, o meglio, prima di progettare il restauro. La difficoltà dei restauratori professionisti, è stato sottolineato nel corso dell’incontro, è quella di non riuscire a far compren-dere che alla base di ogni studio, ogni approfondimento, deve esserci la pra-tica e la conoscenza delle origini del pezzo da recuperare e soprattutto sa-pere come poter intervenire manual-mente. Gatti ha dato così l’opportuni-tà al Questore di Brescia di compren-dere quanta passione e competenza servono per ridare smalto a un’opera deteriorata dal tempo.

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Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!”. E Gesù gli ordinò severamente: “Taci! Esci da lui!”. E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”. La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Giulia Gabrieli, di anni 14, morta per sarcoma a Bergamo, la città dove viveva, dopo due anni di lotte e di speranze. La trasmissione televisi-va “A sua immagine” le ha dedicato una puntata intervistando i genito-ri, la cuginetta-amica, i medici che l’hanno curata. Nell’ultimo filmato appare anche lei, Giulia, sorriden-te (il sorriso non l’ha mai abbando-nata) parla della sua fede, dei pel-legrinaggi a Medjugorje, e al Santo di Padova. Parla del suo desiderio di guarire, ma anche di sapere che Dio sta facendo la sua parte e lei vi si abbandona, con fatica compren-sibile ma consapevole che questa eventualità, comunque, porta a una gioia, l’incontro con il suo Signore. L’aiuta nel cammino un’altra ragaz-

non il contrario. Si testimonia quello che si è visto, quello che vale la pena sostenere. Credo sia per questo che Gesù rifiuta di servirsi delle parole dello spirito immondo per confer-mare la sua autorità: non ha bisogno di questa testimonianza che (anche se vera) si fonda sulle parole del de-monio. È una tentazione anche per lui, ma si chiamerebbe consenso, sa-rebbe accettare una voce in più che conferma la sua autorità. Ma non può essere così: taci, gli dice. Per-ché quelle sono parole vere ma che allontanano dall’autorità vera, sono parole dette da chi tiene prigioniero e stravolge il piano di Dio. È la testi-monianza dell’adulatore che a sua volta chiede in cambio qualcosa: la-sciarlo lì dov’è, rinunciare a liberare quell’uomo. L’autorità data dal con-senso costa un prezzo altissimo e na-sconde la verità, anche se potrebbe servire. Ed è interessante che quegli uomini e quelle donne che sono nel-la Sinagoga non ascoltino le parole dello spirito maligno, ma colgano l’autorità delle parole e delle azioni

di Gesù: è l’autorità vera che si im-pone e fa scaturire la testimonianza. Non può cadere Gesù nel tranello del demonio, accettare di essere ri-conosciuto per questa testimonianza stravolta: le sue parole e i suoi gesti costringono – anche se stupita – al-la testimonianza più delle parole di uno spirito. Questa unione di parole e gesti dice anche che cosa sia que-sta autorità e perché i contempora-nei di Gesù percepissero una diffe-renza tanto grande tra lui e gli scribi e i farisei: le sue parole non hanno il sapore dell’imparaticcio, non sono la ripetizione di qualcosa di già sentito. Le sue parole sono così vere che si concretizzano nei suoi atti, che so-no testimoniate prima di tutto dagli atti che lui compie. Questa è la vera autorità che non ha bisogno di con-senso ma chiama alla testimonian-za. È una cosa nuova per gli uomini di allora che rimangono stupiti ed è una cosa sempre nuova perché dice l’essenza di Dio: la sua autorità fa coincidere il dire e il fare. È per sua natura creativa.

ontrotestimonianza. Chi non ha autorità ha biso-gno di consenso: il cor-teggio, quasi vergognoso, degli adulatori è un’abitu-

dine per chi ha bisogno di notorietà, di visibilità, di sicurezza. La corte dei plaudenti è il contrario dell’au-torità e della serietà delle parole che si dicono e degli atti che si compio-no. Gesù lo dice altrove: Guai a voi quando tutti parleranno bene di voi. È il fascino dell’adulazione e la dro-ga del ricevere complimenti che di-storce la verità e la realtà: una pulce potrebbe credersi un dio. Chi ha bi-sogno di autorità non fa sconti sulla fonte dell’adulazione: accetta tutto, basta che serva a costruirgli il neces-sario piedistallo. Non gli interessa da chi provenga il giudizio purché sia di lode e di adulazione. L’autorità può essere costruita così. E chiede il con-senso, non la testimonianza. Perché la testimonianza parte dalla verità e si fonda su un’altra autorità. È, para-dossalmente, il movimento opposto: la testimonianza nasce dall’autorità e

za: Chiara Luce Badano, morta 20 anni fa a soli 18 anni e beatificata lo scorso anno. Chiara e Giulia hanno in comune non solo la giovinezza e la sofferenza, ma soprattutto la gioia che nasce dalla fede. Giulia ha capito che la sua malattia è il modo concre-to in cui realizza il sacramento della cresima da poco ricevuto: la soffe-renza è il suo servizio dentro la Chie-sa. Inizia a pregare per i giovani e a tenere conferenze sempre più affol-late sulla gioia della fede. Non solo, una notte non riuscendo a prende-re sonno, cerca di capire come Dio, che è amore, possa permettere que-sta sofferenza. Pregando comprende che la malattia è nell’ottica dell’amo-re: è amata da tante persone che van-no a visitarla e per lei diviene una

possibilità concreta di amare. Offrirà i suoi dolori e le sue testimonianze perché i giovani possano scoprire il tesoro che è Gesù. Insegna alla cu-gina e ai compagni di scuola a pre-gare. Muore il 19 agosto del 2011: a Madrid i giovani vivono l’esperienza della Gmg, mentre mons. Francesco Beschi, guidando la Via crucis dei giovani sta parlando proprio di lei, di quella giovane ragazza che soffre e offre per e con loro. Poco prima di morire si sveglia dal torpore, re-cita con voce ferma e chiara l’Ave Maria, riceve l’eucaristia, poi indica alla mamma quale vestito vuole in-dossare e chiede che non le vengano messe le scarpe ai piedi “per senti-re, subito, appena giunta, il Paradiso sotto i piedi”.

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L’incanto della vita consa-crata è riproporre la forma di vita che Gesù ha abbrac-ciato e offerto ai discepoli che lo seguivano: l’evange-

lica vivendi forma”: su questo pensie-ro centrale si impernia il “Messaggio della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata per la 16ª Giornata mondiale della vita consa-crata” (2 febbraio 2012) reso noto mercoledì 11 gennaio. Il titolo scel-to per il messaggio è “Educarsi alla vita santa di Gesù”. “‘Educare alla vita buona del Vangelo’ – scrivono – implica certamente l’educare alla vi-ta santa di Gesù. È questo il dono e l’impegno di ogni persona che voglia farsi discepola di Gesù, specialmente di chi è chiamato alla vita consacra-ta”. Nella parte centrale del messag-gio, i Vescovi indicano quattro “note” che “mostrano la coerenza della vita con la vostra specifica vocazione” mostrando al tempo stesso la “fecon-dità di un assiduo cammino formati-vo”. Le quattro note sono: “primato di Dio”, “fraternità”, “zelo divino” e “stile di vita”. Quanto alla prima, del “primato di Dio”, richiamano l’insi-stenza di Benedetto XVI circa “la sfi-da principale del tempo presente” che consiste nella secolarizzazione. Particolarmente i consacrati sono chiamati a riflettere sul fatto che “ur-ge una nuova evangelizzazione, che metta al centro dell’esistenza uma-na il primo comandamento di Dio, la confessio Trinitatis e la Parola di sal-vezza”. Questo primo aspetto viene approfondito col pensiero che “nella misura in cui testimoniate la bellezza

Creare una sorta di “ecosistema” che “sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni”. È l’invito rivolto dal Papa nel messaggio per la 46ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si svolgerà il 20 maggio sul tema: “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”. “Là dove i messaggi e l’informazione sono abbondanti – scrive Benedetto XVI riferendosi all’attuale sistema dei media – il silenzio diventa essenziale per discernere ciò che

è importante da tutto ciò che è inutile o accessorio”. “Una profonda riflessione – spiega – ci aiuta a scoprire la relazione esistente tra avvenimenti che a prima vista sembrano slegati tra loro: e ciò fa sì che si possano condividere opinioni ponderate e pertinenti, dando vita a un’autentica conoscenza condivisa”. Per questo “è necessario creare un ambiente propizio”, a partire dalla consapevolezza che “gran parte della dinamica attuale della comunicazione è orientata da

domande alla ricerca di risposte”. Di qui l’“interesse” del Papa per il mondo della Rete, e per le “le varie forme di siti, applicazioni e reti sociali che possono aiutare l’uomo di oggi a vivere momenti di riflessione e di autentica domanda, ma anche a trovare spazi di silenzio, occasioni di preghiera”. “Nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico – la tesi del Papa – si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura

di coltivare la propria interiorità”. Soffermandosi sul rapporto tra silenzio e parola, Benedetto XVI osserva come siano “due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone”. “Quando parola e silenzio si escludono a vicenda – afferma – la comunicazione si deteriora, o perché provoca un certo stordimento, o perché, al contrario, crea un clima di freddezza”.

“Quest’anno – ha affermato Bene-detto XVI – i sussidi per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani sono stati preparati da un gruppo polacco. La Polonia ha conosciuto una lunga storia di lotte coraggiose contro varie avversità e ha ripetuta-mente dato prova di grande deter-minazione, animata dalla fede. Nel corso dei secoli, i cristiani polacchi hanno spontaneamente intuito una dimensione spirituale nel loro desi-

derio di libertà e hanno compreso che la vera vittoria può giungere so-lo se accompagnata da una profon-da trasformazione interiore”. “Essi – ha proseguito il Santo Padre – ci ricordano che la nostra ricerca di unità può essere condotta in ma-niera realistica se il cambiamento avviene innanzitutto in noi stessi e se lasciamo agire Dio, se ci lasciamo trasformare a immagine di Cristo, se entriamo nella vita nuova in Cri-

sto, che è la vera vittoria”. Per Be-nedetto XVI, “l’unità visibile di tutti i cristiani è sempre opera che viene dall’alto, da Dio, opera che chiede l’umiltà di riconoscere la nostra de-bolezza e di accogliere il dono. Per usare un’espressione che ripeteva spesso il beato Giovanni Paolo II, ogni dono diventa anche impegno. L’unità che viene da Dio esige dun-que il nostro quotidiano impegno di aprirci gli uni agli altri nella carità”.

perdono reciproco, condividendo la fede, l’affetto fraterno e i beni mate-riali”. Nella terza nota, dedicata allo “zelo divino”, i Vescovi sottolineano l’esempio di Gesù e “la forza straor-dinaria” dello zelo da lui mostrato in-sieme agli apostoli, esortando i reli-giosi a preoccuparsi “non tanto della contrazione numerica delle vocazioni, quanto della vita tutto sommato me-diocre di molti, in cui sembra persa la traccia dello zelo, della passione, del fuoco d’amore che animava Gesù e i santi. Per la nuova evangelizzazione a cui la Chiesa oggi è chiamata occorro-no nuovi Santi, appassionati di Gesù e dell’uomo, sentinelle che sanno in-tercettare gli orizzonti della storia, in cui ancora una volta Dio ha deciso di servirsi delle creature per realizzare il suo disegno d’amore. Da sempre – scrivono ancora – la vita consacrata è stata laboratorio di nuovo umane-simo, cenacolo di cultura che ha fe-condato la letteratura, l’arte, la musi-ca, l’economia e le scienze”. La quarta nota, sullo “stile di vita”, si rifà ai voti di castità, povertà e obbedienza, tipi-ci della vita religiosa. Scrivono che “la povertà favorisce uno stile di vita all’insegna dell’essenzialità”; la casti-tà consacrata “aiuta a riqualificare la sessualità e a dare ordine e significato vero agli affetti”, mentre l’obbedienza “libera dall’individualismo e dall’orgo-glio”. “Vissuti sull’esempio di Cristo e dei santi, i consigli evangelici – si chiude il messaggio – costituiscono una vera testimonianza profetica dal profondo significato antropologico, che suppone e richiede un grande im-pegno educativo”.

dell’amore di Dio, che segue l’uomo con infinita benevolenza e misericor-dia, voi spandete quel ‘buon profumo divino’ che può richiamare l’umanità alla sua vocazione fondamentale: la comunione con Dio”. A proposito di fraternità e zelo divino, “La fraternità universale è il sogno di Dio, Padre di tutti. La dilagante conflittualità che deteriora le relazioni umane mostra la perenne attualità della missione di Cristo e dei suoi discepoli: raccoglie-re in unità i figli di Dio dispersi”: così scrivono i Vescovi nella seconda “no-ta” all’interno del messaggio, dedica-ta al tema della “fraternità”. Proprio i consacrati possono offrire, a que-sto riguardo, una “bella testimonian-za ecclesiale” e i Vescovi esortano le

comunità religiose “a essere scuole di fraternità che impegnano i propri membri alla formazione permanente alle virtù evangeliche: umiltà, acco-glienza dei piccoli e dei poveri, cor-rezione fraterna, preghiera comune,

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oltivare la profezia (la ca-rità utopica) ma tenendo i piedi ben piantati per terra; custodire l’orto-dossia (la fedeltà ai prin-

cipi) sapendo che viviamo in tempi secolarizzati di disincanto e spaesa-mento; essere in missione per il cat-tolicesimo, ma stare dentro la cifra identificativa del cristiano che non è l’uniformità della dottrina, ma la fraternità dei rapporti. Siamo diso-rientati, ci rintaniamo illusoriamen-te nelle piccole patrie del localismo che, al contrario, ogni giorno si fan-no emblema di una contaminazione universalistica nei mezzi sofisticati della “rete”, nella fisicità ineludibile dell’immigrazione. E dunque accet-tare un nuovo modo di organizzare la presenza pastorale sul territorio è già l’acquisita consapevolezza di un cambiamento imposto dalle mu-tate condizioni “interne” alla Chiesa ed esterne a essa. E prendere atto del cambio è già assecondare una spinta alla necessità di sconfigge-re il segno più macroscopico della nostra crisi, l’individualismo, che si è trasformato, aldilà della buona volontà di ciascuno, in un egoismo singolare e comunitario. Abbiamo scambiato la prosperità col benes-sere, il successo con la ragione, la mancia con la solidarietà, la ric-chezza con il dono, il potere con la responsabilità. Dentro la crisi, che non risparmia alcuno, né alcuna istituzione, la voglia di guadagnare strumenti nuovi di lavoro e di pre-senza assume, simbolicamente, il significato del dovere che occor-

che ogni epoca, anche la più diffi-cile, porta con sé; e assecondarlo, farlo proprio, diffonderlo questo bene, e farne il puntello con cui contribuire a costruire il nuovo che avanza. Un grande poeta, lai-co, ha scritto che “nessun uomo è il sale della terra, nessun uomo, in un istante della sua vita non lo è”. Ma per scoprire il bene occor-re avere profonda, analitica, vasta conoscenza di ciò che accade nel-la società in cui ci è dato di vivere e che ha di fronte sfide complicate come quella del lavoro che non c’è, delle nuove generazioni senza iden-tità, dell’ambiente che si distrugge, dell’immigrato che cambia la nostra fisionomia collettiva. Tutti temi non estranei alla dimensione pastora-le e che comportano nelle unità in

re esercitare per uscire dai recin-ti protetti e ascoltare “gli altri”, i “nostri vicini”, “i segni dei tempi”, straordinaria espressione evange-lica diffusa come un paradigma di conoscenza, dalla parola mite di Papa Giovanni durante il Concilio Vaticano II. E a me pare che, per i cattolici, leggere i segni dei tempi significhi semplicemente, capire dove sta, dove è nascosto il “bene”

Quattro parrocchie per circa 15mila abitanti. L’erigenda unità pastorale nella zona Brescia Ovest coinvolge le parrocchie di Urago Mella, Pen-dolina, Santo Spirito e Torricella. Di fronte ai nuovi fenomeni o co-me vengono definiti nelle schede di consultazione segni dei tempi (mo-bilità, immigrazione, tendenza all’in-dividualismo), le quattro comunità sono solo all’inizio di un cammino (“dobbiamo ancora rodarci”) come

sottolinea don Francesco Bonfadini (nella foto), parroco di Urago Mella. “Abbiamo fatto una riunione – rac-conta don Bonfadini – per verificare le esigenze più profonde che solleci-tano una risposta. Abbiamo riscon-trato la richiesta di un’attenzione e conoscenza nei confronti degli im-migrati”. Il materiale adesso è nelle mani delle commissioni (sono cin-que e seguono gli ambiti di Verona, nda), che dovranno trovare “il rit-

mo per incontrarsi e valutare come muoversi”. In tutte le commissioni è presente un sacerdote. Nel concreto si tratta di “entrare in familiarità con gli immigrati”, condividere con loro un cammino. Anche in questo conte-sto non mancano i servizi (si pensi alla scuola di italiano per stranieri che coinvolge 35/40 mamme alla Pendolina), anche se, forse, il passo in più è quello proprio di cammina-re insieme nella pastorale; ma senza

la conoscenza reciproca è difficile. L’erigenda unità pastorale, a propo-sito dei segni dei tempi, ha a cuore anche la situazione dei giovani e, soprattutto delle giovani famiglie, appoggiandosi anche alle proposte del Mater Divinae Gratiae. E di fron-te al calo del numero dei sacerdoti, si pensa anche ai ministri straordi-nari dell’eucaristia, che avranno an-che il compito di portare l’eucaristia agli ammalati.

fieri la formazione di piccoli centri di studio e di ascolto,di confronto largo, di orizzonte lungo, con dia-loghi, riflessioni, analisi puntuali e severe: cominciando con il dovere, così bandito e aborrito dalle nostre parrocchie di tornare a parlare e vi-vere la politica: “Il problema degli altri, scriveva don Milani, è eguale al mio, sortirne tutti insieme è la po-litica”. Vuol dire molto umilmente guardare senza pregiudizi e timo-ri all’impegno per il bene comune, con il coraggio della chiarezza, il dovere dell’informazione, l’urgenza del confronto. La sfida per le nuove unità pastorali non è solo quella di saper leggere i segni dei tempi, ma di far sì che i tempi nuovi riconosca-no di più il segno, il dono, il valore della presenza pastorale.

Caro direttore, sulle unità pastorali non si può tacere o sussurrare il dissenso. L’impressione però è che sia veramente tutto già deciso e che, come già successo per l’iniziazione cristiana e per il Seminario, la consultazione sia più una formalità per poter dire “abbiamo chiesto ed eravate d’accordo”. Non è forse già deciso che le unità pastorali sono da farsi? Altrimenti perché, per far fronte alle sfide del nostro tempo, la parrocchia pare essere l’unico nemico da abbattere, inventandosi

a tavolino nuove avveniristiche forme di fantapastorale? I motivi che renderebbero necessarie le unità pastorali sarebbero vari, ma solo marginalmente si ammette che il vero problema è il calo del clero. Non sarebbe il caso di chiedersi di più le ragioni dello svuotamento del Seminario? Non sono contrario a priori alle unità pastorali, provengo da una bellissima esperienza di vita comunitaria tra preti e di autentica programmazione comune, ma credo che una pianificazione delle

unità a tappeto su tutta la diocesi manchi di rispetto per quelle realtà che non solo non hanno bisogno di fare “collettivizzazione” pastorale, ma che, da una seppur serena e obbediente fusione, avranno solo da perdere nella cura delle anime. Sarebbe più efficace una scelta che nasca dal basso dove i sacerdoti possano offrire, insieme alle loro comunità, un progetto frutto di reale mentalità “comunitaria” nella comunione nel presbiterio. (don Marco Domenighini)

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a vera giovinezza risie-de e fiorisce in chi non si chiude alla vita”. Così si apre il Messaggio del-la Cei per la 34ª Giornata

nazionale per la vita. L’educazione, filo rosso del progetto decennale della Cei, ritorna anche in questo testo che sembra quasi una lettera aperta al cuore dei giovani, ma so-prattutto degli adulti che hanno la responsabilità di essere testimoni per le nuove generazioni. Nel te-sto i Vescovo si soffermano molto sull’importanza dell’educazione dei giovani alla vita. Come? Offrendo “esempi, testimonianze e cultura che diano sostegno al desiderio di impegno” di tanti giovani non appe-na trovano “adulti disposti a condi-viderlo”. Nella vita bisogna mettere in guardia i giovani dal “cinismo, dal calcolo o dalla ricerca del pote-re, dalla carriera o dal divertimen-to fine a se stesso”. Ci sono altre-sì molti strumenti che “tendono a

di Lovere; martedì 31 gennaio, dalle 17.30 alle 19.15, presso le clarisse di Bienno; mercoledì 1 febbraio, dalle 7 alle 7.45, presso le visitandine di Salò; il 2 febbraio, alle 17.15, pres-so il monastero delle carmelitane scalze; il 3 febbraio alle 7 presso il Monastero della visitazione di Bre-scia; sabato 4 febbraio alle 17 pres-so il monastero del Buon pastore; domenica 5 alle 17.45 presso il mo-nastero delle cappuccine di Bre-scia. L’esperienza segno quest’anno è presso la parrocchia di S. Giulia al Villaggio Prealpino con un du-plice momento: giovedì 2 febbraio alle 20.39 l’adorazione eucaristica in chiesa animata dai volontari dei Centri aiuto alla vita; sabato 4 la Sala della comunità Santa Giulia ospita, dalle 20.30 (ingresso libe-ro), “Il sogno di Giovanni Bosco” realizzato dalla compagnia teatra-le di Bagnolo Mella. La mattinata di sabato vede, invece, a cura del dott. Massimo Gandolfini la pre-

soffocare l’impegno nella realtà e la dedizione all’esistenza”, ma po-trebbero essere utilizzati per “testi-moniare una cultura della vita”. La quotidianità offre, purtroppo, mol-te “drammatiche notizie sul rifiuto di vivere da parte di tanti ragazzi”, che “hanno angustiato l’animo di quanti provano rispetto e ammira-zione per il dono dell’esistenza”. A livello diocesano la regia delle iniziative porta la firma degli uffici Famiglia, Pastorale della salute e Vocazioni. I monasteri si ritrovano in preghiera per la vita: lunedì 30 gennaio alle 6.30 presso le clarisse

sentazione alle 10 in Poliambulanza del libro “Maternità interrotte”. La presentazione del libro è preceduta alle 9 dalla preghiera per la vita e alle 9.30 dall’intervento del Vesco-vo, che poi alle 10.45 visita i reparti di maternità e pediatria. Nel pomeriggio di sabato 4 al Cimi-tero vantiniano c’è la tradizionale preghiera mensile per bimbi mai nati organizzata dal Movimento per la vita; la preghiera, alle 15.30, è presieduta da mons. Cesare Pol-vara. Domenica 5 febbraio, infine, Monari celebra, alle 16, la Santa Messa nel santuario delle Grazie alla presenza dei Centri aiuto alla vita, del Movimento per la vita e delle famiglie accoglienti (affido e adozione). Oggi più di ieri, in que-sto contesto di crisi economica e, forse valoriale, serve il contributo degli adulti: “Molti giovani, in ogni genere di situazione umana e so-ciale, non aspettano altro che un adulto carico di simpatia per la vita

Giovedì 26 gennaioOre 9.30 - Brescia -Visita gli studenti dell’istituto paritario S. Maria degli Angeli.

Venerdì 27 gennaioOre 16 - Brescia -Santa Messa presso il santuario di S. Angela Merici.

Sabato 28 gennaioOre 9.30 - Brescia -Cerimonia inaugurale del nuovo

anno giudiziario presso il Palazzo di giustizia.

Ore 16 - Botticino Sera - Cresime.

Ore 21 - Villaggio Prealpino - Serata in occasione del Giorno della memoria presso il Teatro Santa Giulia.

Domenica 29 gennaioOre 10.30 - Bovegno -S. Messa.

che proponga loro senza facili mo-ralismi e senza ipocrisie una stra-da per sperimentare l’affascinante avventura della vita”. “Chi ama la vita – scrivono i Vescovi – non ne-ga le difficoltà: si impegna, piutto-sto, a educare i giovani a scoprire che cosa rende più aperti al mani-festarsi del suo senso, a quella tra-scendenza a cui tutti anelano, ma-gari a tentoni”. L’invito finale della Cei è all’acco-glienza al dono della vita, “in qua-lunque modo essa si presenti con il sigillo misterioso di Dio”.

Ore 18.30 - Isorella - S. Messa per i 10 anni del nuovo oratorio.

Martedì 31 gennaioRoma - Commissione episcopale per la dottrina della fede.

Mercoledì 1 febbraioOre 20.30 - Brescia - Incontro con i genitori dell’Istituto Cesare Arici.

A Roma con l’Oftal per incontrare il Santo Padre. È il titolo della proposta dell’Oftal, alla quale aderisce anche la sezione di Brescia, per festeggia-re gli 80 anni di storia, per incontra-re Benedetto XVI e per confermare la fedeltà al servizio degli ammalati. Il pellegrinaggio è dal 15 al 18 marzo. Venerdì 16 marzo c’è la Messa in La-terano presieduta dal card. Giuseppe

Bertello, mentre sabato 17 presiede il card. Tarcisio Bertone alle 10 pri-ma dell’udienza con Benedetto XVI. I quattro giorni prevedono anche la visita alla città e ai giardini vatica-ni con un concerto (sabato 17) dei cantori del santuario di Lourdes. Per informazioni e iscrizioni, si può con-tattare Celeste Cotelli (3382123255) o don Piero Bonetta (3335776258).

Il card. Angelo Bagnasco sabato 4 febbraio alle 17.30 presiede al Centro patsorale Paolo VI la Messa per ricordare il settimo anniversario della scomparsa di mons. Gennaro Franceschetti. Riconoscenti al Signore per il dono grande che ha fatto alla Chiesa bresciana e alla diocesi di Fermo, famigliari e amici fanno memoria di questa figura perché il suo esempio rafforzi la testimonianza di amore alla Chiesa, alle istituzioni e a ogni persona.

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na festa di lunga tradizio-ne quella che, il 6 febbra-io, celebra la memoria di Santa Dorotea, martire della Cappadocia nel IV

secolo. Don Luca Passi la volle come protettrice dell’Opera laicale, affidata e accolta dai diversi Istituti di suore dorotee che a lei si ispirano e che vi-vono nella Chiesa la missione di carità spirituale che li caratterizza e li acco-muna. Per noi suore dorotee di don Luca Passi, questa ricorrenza è dive-nuta da anni la festa della “Famiglia dorotea”, in cui si riconoscono nume-rosi laici che operano in parrocchia e negli ambienti educativi, sostenuti dalla forza e dalla luce del carisma, dall’appartenenza all’Associazione ecclesiale dei Cooperatori Osd e dal-le comunità delle suore che con loro collaborano nei diversi contesti. In diocesi le suore dorotee di don Luca Passi (a Brescia chiamate le dorotee di via Marsala, 30) sono presenti in più di una decina di parrocchie e/o comunità: nel centro storico e nella periferia, in Val Trompia, nell’hinter-land e in alcuni paesi limitrofi. Ma la rete che unisce i diversi gruppi è più vasta, perché anche là dove le comu-nità delle suore sono state chiuse, i

Cooperatori continuano il servizio al-le giovani generazioni in comunione con la comunità cristiana. In occasio-ne di questa memoria alcuni di essi, esprimono di anno in anno il loro im-pegno in modo pubblico, attraverso la Promessa. Alla vita dei Santi – scrive Benedetto XVI – non appartiene solo la loro biografia terrena, ma anche il loro vivere e operare in Dio dopo la morte. Chi va verso Dio, ricorda an-cora il Papa, si rende particolarmente vicino agli uomini. (Cfr. Deus caritas est, n. 42). Rendersi vicini ai fratelli, in particolare alle giovani generazio-ni, è la consegna che il Fondatore ha trasmesso ai Cooperatori e alle Suore, come stile e testimonianza di un’ope-ra di carità spirituale che privilegia le dimensioni della “santa amicizia”, del-la capillarità, delle relazioni interper-sonali, della collaborazione tra forze ecclesiali, per intessere quella rete di comunione che Matteo richiama nel discorso ecclesiale al capitolo 18. A questo brano del Vangelo, e più pre-cisamente ai versetti 15-18, si ispirò don Luca Passi per indicare un cam-mino spirituale e tradurre in metodo pastorale, l’itinerario della correzione evangelica del fratello e la carità verso i piccoli. “Questa Pia opera – dice il

nostro Fondatore – non fa che sugge-rire un mezzo facile, efficace, ordinato per adempiere il precetto della corre-zione fraterna, e praticare le opere di misericordia spirituali”. La festa della Santa patrona è, da sempre un appun-tamento liturgico, che commemora la figura di questa martire a noi cara e dà visibilità a una presenza pastorale/educativa peculiare, che si confonde nella pasta solo per esserne lievito e fermento. Accanto a Santa Dorotea, ricordiamo con particolare affezione la figura di don Luca Passi. Nell’atte-sa di conoscere l’esito del processo di beatificazione, che ci auguriamo po-sitivo, affidiamo alla sua protezione i Cooperatori, le comunità dorotee pre-senti in diocesi, i sacerdoti, le giovani generazioni, le famiglie… E andando oltre i confini locali, la vasta realtà della Famiglia dorotea diffusa in Ita-lia, Albania, Africa e America Latina. Mentre come Superiora provinciale rivolgo il mio augurio a tutte le co-munità della provincia in questi anni alla mia cura, estendo questo auspi-cio di bene agli Istituti delle dorotee, uniti da sincera amicizia, dalla forza rigeneratrice del carisma, e dalla pro-tezione della martire di cui ogni anno festeggiamo insieme la memoria.

Fino a quando ci saranno i preti gio-vani negli oratori? Se lo è chiesto il Consiglio presbiterale diocesano nella sessione del 18 gennaio 2012. Il tema introdotto da don Marco Mori, direttore dell’Ufficio oratori e pastorale giovanile, ha preso il via dall’analisi di alcuni dati. Oggi i cu-rati impegnati in oratorio in diocesi sono 95 (in media calano di quattro-cinque all’anno). I preti insegnanti di religione sono 21 (8 nella parita-ria, 13 nella statale) e calano del 10%

ogni anno. Dati impietosi che ci fan-no temere la sopravvivenza dei pre-ti in oratorio e pongono alcune do-mande: come le comunità dovranno strutturarsi sempre più senza il cu-rato? Quale progetto pastorale ela-borare per i giovani preti quando devono gestire più di un oratorio? “Certo, bisogna tener conto – ha ri-preso don Marco – i preti giovani sono anzitutto dei giovani. Come si equilibra l’attenzione tra il servi-zio pastorale e il loro accompagna-

mento?”. Non vengono negate nep-pure le difficoltà nella declinazione di un corretto approccio educativo nei confronti dei ragazzi; come pu-re la modalità con cui i giovani preti si trovano a interagire nel presbite-rio, in particolare con il proprio par-roco. C’è poi da riflettere sul ruo-lo del prete in pastorale giovanile. L’impressione è di una difficoltà ad assumere sempre più l’onere della globalità dell’educazione dei ragazzi, soprattutto degli adolescenti. Da qui

nasce il pericolo di non riservare più tempo adeguato alle relazioni perso-nali. Che ne sarà di noi? Don Mori ri-lancia: “Le unità pastorali, ad esem-pio, saranno la morte della pastorale giovanile con i curati o il suo rilan-cio?”. La risposta non è scontata. I nodi principali saranno la distribu-zione territoriale, il tipo di mandato del Vescovo e la formazione circa i nuovi ruoli di coordinamento. E poi c’è il tema dei direttori laici. Volen-do, ce n’è per tutti i gusti. (d.a)

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redibili, incredibili. Si può essere gli uni e gli altri. Nel tradizionale incontro per la memoria liturgica di San Francesco di Sales

con i giornalisti bresciani il vescovo Monari ha affrontato il tema della cre-dibilità che di fatto appartiene a tutta l’esperienza umana. Nella vita socia-le e nel complesso della conoscenza credere ha una notevole importan-za. “Abbiamo l’impressione – ha sot-tolineato il Vescovo – che la cono-scenza sia un fatto personale, ma la stragrande maggioranza delle nostre conoscenze si fonda sulla credenza”. Monari ha raccontato anche alcuni esempi concreti che mostrano come nella quotidianità l’uomo non verifica tutte le cose che vengono dette, altri-menti non “farebbe nessun progres-so”. È importante saper “riconoscere che il patrimonio delle conoscenze è un’eredità culturale. Se non ci fosse la capacità di credere negli altri, non ci sarebbe la struttura della cono-scenza”. Ecco allora che la scienza (la conoscenza) non può essere in contrasto con la fede. Una volta ri-conosciuto questo passaggio, diven-ta essenziale imparare a riconoscere quali fonti, quali informazioni, sono credibili. Ciascuno ha dentro di sé il criterio per valutare le singole situa-zioni con il rischio a volte di lasciarsi trascinare dalle affinità ideologiche o di “dar torto per provare una piccola

quella che si fa con l’atto dell’intelli-genza, che deve però essere autocri-tica”. Gli abbagli, confida il Vescovo, possono essere dietro l’angolo; anche e soprattutto per questo motivo serve l’intelligenza, l’unica capace di valuta-re l’insufficienza dell’intuizione avuta o dei dati presi in considerazione. Fat-te queste premesse e forti del nostro patrimonio culturale che ci porta a valutare in un modo o nell’altro, sia-mo convinti che quello che facciamo o diciamo sia il vero; il vero, la verità, non è però qualcosa di privato, ma di pubblico: “Io posso capire, ma è in-dipendente da me”. Solo se la verità

soddisfazione”. Non si può, quindi, pensare alla comunicazione come a un processo meccanico. La comuni-cazione è una cosa “complessa” nella quale si selezionano e si interpreta-no i dati, ma “l’unica vera selezione è

Prosegue a febbraio la Scuola di preghiera con don Marco Busca e don Sergio Passeri (ore 20.45 / 22.15): mercoledì 1 con “La pre-ghiera del Padre Nostro”; mercole-dì 8 con “Pregare al mattino e alla sera, pregare col lavoro”.Ultimi due incontri anche per “Donne, crocevia di umanità – Sguardi da più lati” (ore 20.30 / 22.30): giovedì 2 con “Codice donna”: il

lungo cammino dall’Assemblea co-stituente a oggi (dott.ssa France-sca Parmigiani, avvocato); giovedì 9 – “Separarsi” (dott.ssa Federica Gobbi, avvocato); sabato 4 e domenica 5 – “Il cam-mino nel lutto”, rielaborare… per tornare a vivere con p. Peter Grü-ber (capp.); lunedì 13 (ore 21) – Veglia di pre-ghiera con la Fraternità di Rome-na dal titolo “Mendicanti di luce”.

Da domenica 12 a domenica 19 feb-braio ci sono gli esercizi spirituali per religiose/i, sacerdoti e laici con padre Carlo Lanza. Da martedì 21 a sabato 25 (ore 9/11.30) ci sono gli esercizi spiri-tuali nella vita ordinaria per laici.Informazioni e iscrizioni presso ilCentro Mater Divinae Gratiae di via S. Emiliano 30 - Brescia; tel. 030.384721 - www.materdivinae-gratiae.it.

è trasferibile è “vera”. Un altro pas-saggio da non sottovalutare è quello della responsabilità, cioè “di essere attenti agli effetti: la comunicazione entra nelle decisioni e come ogni de-cisione dell’uomo deve essere sotto-posta al vaglio della responsabilità”. Il percorso individuato dal Vescovo presuppone tre passaggi: riconoscere la verità, un cammino per richiedere la fiducia di chi ho di fronte e l’assun-zione di responsabilità nei confronti delle scelte che si fanno. Monari ha parlato ai giornalisti, ma più in gene-rale ha parlato agli uomini che abita-no le nostre comunità.

“Approssimandosi la lieta ricorrenza dell’80° compleanno di mons. Giulio Sanguineti, desidero invitare la Comunità diocesana a condividere con Lui un momento di festa e di amicizia, che si esprimerà nella condivisione della preghiera attorno alla mensa eucaristica. La solenne concelebrazione è prevista per lunedì 20 febbraio alle 20 presso il Centro pastorale Paolo VI. Sarà occasione per manifestare nuovamente a mons. Giulio la nostra stima

e riconoscenza per il servizio offerto alla Chiesa bresciana e per chiedere al Signore che lo sostenga e accompagni ancora per molti anni, ricolmandoLo delle sue benedizioni”. L’invito del vescovo Luciano è rivolto a tutti. I ministri ordinati che desiderano concelebrare sono pregati di portare camice e stola bianca e di confermare la loro presenza, telefonando al n. 030 37222260. Al termine della celebrazione, per quanti lo desiderano, seguirà un

aperitivo per incontrare e salutare personalmente il vescovo Giulio.Si ricorda, invece, che i nati nel 1942 (sacerdoti, laici e religiosi) potranno festeggiare i 70 anni del vescovo Monari. Un gruppo di coscritti del Vescovo appartenenti a diverse parrocchie della diocesi organizza sabato 17 marzo 2012 una giornata speciale per festeggiare “i primi 70 anni”. La proposta prevede la Messa in Duomo alle 10.30 e il successivo pranzo al Centro pastorale Paolo VI.

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abato 28 gennaio entra nel vivo la proposta formativa del Collegamento dei Centri di ascolto, a cui partecipa-no i referenti dei 37 Centri

di ascolto Caritas, presenti in 24 zone pastorali della diocesi. Una presenza capillare che dice del ruolo di pros-simità delle Caritas nell’intercettare, analizzare, rispondere a bisogni con-creti, precisi, contingenti, ma che nel contempo invita a costituire “rete”. Il collegamento, animato dal centro di ascolto diocesano Porta Aperta, si propone infatti di favorire la con-divisione dello specifico distintivo dell’identità dei centri di ascolto, di maturare consapevolezza dello “sti-le Caritas”, di approfondire questioni nodali per l’attività, di promuovere la circolazione di esperienze di ascolto. Anche il Papa, in occasione del 40° anniversario dell’istituzione di Ca-ritas italiana (24 novembre 2011) ha richiamato l’attenzione sulla centralità dell’ascolto: “Nei quat-tro decenni trascorsi, avete potuto approfondire, sperimentare e at-tuare un metodo di lavoro basato su tre attenzioni tra loro correlate e sinergiche: ascoltare, osservare, discernere, mettendolo al servizio della vostra missione: l’animazione caritativa dentro le comunità e nei territori. Si tratta di uno stile che rende possibile agire pastoralmente, ma anche perseguire un dialogo pro-fondo e proficuo con i vari ambiti della vita ecclesiale, con le associa-zioni, i movimenti e con il variegato mondo del volontariato organizzato […]. In questo modo le Caritas de-

“Collegamento”, approfondendo in particolare il ruolo dei centri di ascolto e delle Caritas come “senti-nelle” dentro le comunità e i terri-tori. La proposta di formazione in-tende mettere a tema il rapporto dei centri di ascolto con l’esterno (vedi il “fra tutti” del caleidociclo della carità), assumendo come centrale la domanda: quale ruolo assumono (o rischiano di assumere) i centri di ascolto nel rapporto con altri soggetti istituzionali di welfare? Il primo dei tre incontri dal titolo “La relazione dei centri di ascolto con i servizi sociali. Partenariato o su-bordinazione?” è fissato sabato 28 gennaio, dalle 9 alle 13 presso la Casa dei diaconi.

vono essere come “sentinelle” (cfr.Is 21,11-12), capaci di accorgersi e di far accorgere, di anticipare e di prevenire, di sostenere e di propor-re vie di soluzione nel solco sicuro del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa”. È a partire dalle pa-role di Benedetto XVI che prende-rà avvio la proposta formativa del

Dal 21 novembre 2011 è in corso la terza esperienza di vita in comunità in un appartamento messo a disposizione da Caritas diocesana: le protagoniste sono cinque ragazze (nella foto). Si sono organizzate con i loro impegni e tra di loro, studiano, fanno volontariato, cucinano, puliscono e riordinano, pensano e si raccontano. Provano e cercano. Si confrontano con i loro responsabili di formazione e si assumono le responsabilità delle loro decisioni. Raccontano

agli amici e a chi è interessato quanto vale questa esperienza per crescere. È un “tirocinio di vita autonoma” che avrà termine il prossimo mese di marzo, quando lasceranno il posto ad un altro gruppo, per il quale ci sono già alcune iscritte.La proposta “Giovani e comunità” è rivolta a ragazzi e ragazze, di età compresa tra i 18 e i 30 anni, che intendono mettersi alla prova in un’esperienza di convivenza e di servizio. L’esperienza è

compatibile con attività di lavoro e/o di studio universitario. Con il progetto “Gio&Com” si vuole: favorire l’autonomia dei giovani e il discernimento delle proprie scelte di vita attraverso l’esperienza di comunità, il confronto e la riflessione; promuovere esperienze di condivisione ispirate ai valori cristiani nella comunità giovanile e nel territorio. Per avere ulteriori informazioni: www.brescia.caritas.it; 030.3757746; Facebook: Caritas Brescia Volontariato Giovanile.

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ettersi insieme, unire le forze, pensare risposte corali a bisogni emer-genti; in due parole: fare rete. Questa la ca-

ratteristica principale del Bando vo-lontariato 2012 lanciato dai Centri di servizio per il volontariato, dal Comi-tato di gestione del fondo speciale e dalla Fondazione Cariplo; un bando di 2 milioni e mezzo di euro a sostegno dei progetti delle organizzazioni di vo-lontariato sul territorio lombardo. Il bando parte da una consapevolezza: in una situazione di difficoltà econo-mica perdurante è sempre più richie-sta una forte risposta del volontaria-to alle esigenze delle persone, delle famiglie e delle comunità, anche a fronte di una crescente difficoltà del-le istituzioni di assicurare un’effica-ce presa in carico dei bisogni sociali. In questo panorama dove le risorse a disposizione delle organizzazioni di volontariato si assottigliano sem-pre più, la scelta comune dei partner è stata quella di destinare una quota del Fondo speciale per il volontariato, istituito dalla Legge quadro sul volon-tariato n.266/91 e alimentato dai pro-venti delle fondazioni di origine ban-caria, a un bando che intende raffor-zare la capacità delle organizzazioni di rispondere ai bisogni dei territori, lavorando in gruppo e stimolando la partecipazione attiva delle persone. Progetti che dovranno essere pre-sentati congiuntamente da almeno due organizzazioni di volontariato in rete; la rete potrà inoltre prevedere – è anzi auspicabile – la partecipazione di soggetti diversi dalle organizzazioni

vità come la gestione online di tutte le procedure, dall’iscrizione alla ren-dicontazione, il vincolo appunto del-la costituzione di reti tra le organizza-zioni per essere ammessi al bando e l’obbligo di raccolta fondi da privati per il cofinanziamento dei progetti. Il bando si chiuderà il 30 marzo 2012 e si propone di sostenere i progetti in grado di avviare o potenziare azioni che intervengano sui bisogni identi-ficati dalle organizzazioni e rilevan-ti per il territorio (tetto massimo per progetto: 25mila euro). Per parteci-pare al bando occorre visitare il sito www.bandovolontariato.it e seguire la procedura online indicata. Il Csv è poi disponibile a supportare ogni associazione che ne faccia richiesta.

stesse (cooperative, enti pubblici, re-altà profit e quant’altro), che potranno avere un ruolo attivo nelle azioni pre-viste, ma non potranno essere desti-natari di contributo. Il bando riprende e rilancia un intervento analogo del 2008, finanziato sempre con il Fondo speciale, che aveva introdotto e spe-rimentato, con successo, alcune no-

Il Forum del terzo settore di Brescia, in collaborazione con quello della Lombardia, organizza un momento di analisi e confronto sul tema: “Quale welfare per lo sviluppo e per il futuro?”. L’appuntamento è per sabato 28 gennaio, dalle 9 alle 13, presso la sede dell’Avis provinciale di Brescia in Piazzetta Avis 1. “Gli effetti della crisi economica – spiega Margherita Rocco, portavoce del Forum del Terzo settore Brescia – aggravano le condizioni di disagio e spingono

un ampio numero di cittadini ad aver bisogno di interventi di sostegno sociale. La contrazione delle risorse destinate agli interventi sociali pone in difficoltà proprio le istituzioni, i servizi, e le organizzazioni che hanno il dovere e l’aspirazione di rispondere a queste istanze. Nel frattempo le comunità territoriali sperimentano nuove forme di iniziativa sociale. Perciò questo incontro – continua la portavoce – vuole essere una occasione per condividere l’analisi

della situazione in cui versa attualmente il welfare della nostra Regione e Provincia, vuole essere uno strumento per potenziare le capacità delle autonomie sociali di riflettere sulle proprie esperienze e di valutare il valore delle soluzioni sperimentate e vuole essere una opportunità per rafforzare la fiducia dei corpi intermedi concorrere alla costruzione di un sistema di risposte ai bisogni sociali partecipato, vicino alla persona, alle comunità e sostenibile”.

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facile schernire il cristia-nesimo e il cristiano, pro-prio perché nel cristiane-simo il mistero di Dio si rivela nella vita concreta

di un uomo, Gesù di Nazaret. Il Dio misterioso e senza immagine, il Dio che sta al di là di ogni nostro pensiero e rappresentazione, può sempre esse-re negato, ma difficilmente può esse-re schernito. Lo scherno ha bisogno di avere davanti una carne che gli si opponga, ha bisogno di giocare sullo scarto tra la inevitabile debolezza del-la carne e la grandezza di quello che la carne presume di rappresentare.Gesù di Nazaret è uomo; è fatto della stoffa di cui sono fatti tutti gli uomi-ni. Non è difficile buttargli addosso il banale, il ridicolo, anzi addirittura il peccato dell’uomo. D’altra parte, entra nella visione della fede proprio l’affermazione che Egli, Cristo, ha pre-so su di sé i nostri peccati – quindi le nostre stupidità, le nostre empietà, i nostri orgogli ridicoli, i nostri odi im-

pietosi. Appiccicargli addosso quello che Egli liberamente si è assunto è fa-cilissimo. Ma è pericoloso. Non per-ché Cristo, come Giove tonante, pos-sa reagire scagliando fulmini incene-ritori contro chi lo offende. Ma perché il Cristo oltraggiato, umiliato, irriso, è lo specchio terso in cui l’uomo vede e riconosce se stesso, senza masche-re. Cristo non ha niente da perdere; quello che avrebbe avuto da perdere, l’ha buttato via lui stesso, per amore. Quando Pilato, dopo averlo fatto fla-gellare, ha presentato Gesù alla folla, lo ha presentato con una simil-corona di spine, con un simil-manto di por-pora, come un re da strapazzo. Tutti

i possibili scherni erano già lì a testi-moniare la forza dell’amore che non ha paura di nulla, nemmeno dell’umi-liazione; e a testimoniare la vigliac-cheria del potere che sa di rimanere impunito. E nemmeno i cristiani ci rimettono nulla, loro che subiscono umiliazioni dovute al loro peccato e alla loro incoerenza. Essi hanno biso-gno di ricordare sempre di nuovo che il loro Signore è sceso fino all’abisso dell’ignominia a causa del loro egoi-smo e della loro insipienza; ma che questa ‘discesa’ è per loro redenzio-ne e salvezza: “Usciamo dunque ver-so di Lui… portando il suo disonore” (Eb 13,13). Ha, invece, qualcosa da perdere l’uomo, e qualcosa di prezio-so. Perché se l’uomo non riesce più a rendersi conto che c’è un Dio chinato come medico sulle sue piaghe, chi sa-rà in grado di sopportare il puzzo del-le sue infedeltà e del suo cinismo? E presso chi l’uomo umiliato da se stes-so o dagli altri troverà un’occasione di riscatto?

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ercoledì 1 febbraio alle 20.30, nel Museo dio-cesano (via Gasparo da Salò, 13 a Brescia) avrà luogo un happe-

ning dal titolo “Lumen ad revelatio-nem gentium”, cioè “Luce per illumi-nare le genti”.La serata porrà al centro dell’attenzio-ne dei visitatori l’opera “Adorazione dei Magi”, capolavoro di Stefano di Giovanni detto il Sassetta, che dalla metà di dicembre è ospite del Museo dopo il lungo, rigorosissimo e costo-sissimo restauro voluto dal Monte dei Paschi di Siena.È anche l’occasione per una rifles-sione più generale sul mistero nel-la genesi dell’opera d’arte e per la sperimentazione di modalità nuove o diverse di fruire in modo pieno e consapevole dell’opera stessa, con qualche utile ricaduta nell’orizzonte della catechesi. Per questo l’iniziativa, voluta dalla sottocommissione diocesana Cate-chesi attraverso l’arte e realizzata in collaborazione con il Museo dioce-sano, la Scuola diocesana di musica Santa Cecilia e la Scena Sintetica, è rivolta in modo speciale ai catechi-

sti, pur rimanendo aperta agli amanti dell’arte in genere. L’happening vuo-le dare un contributo all’esigenza di quanti vogliano fruire dell’opera d’ar-te in modo non superficiale e, nei li-miti del possibile, superare lo stereo-tipo della visita frettolosa (ancorché guidata) dei forzati presenzialisti e collezionisti di mostre. La serata intende porre in atto un per-corso che va oltre la “scorza” dell’ope-ra d’arte, indagandone la sostanza viva che è fatta di luce, di suono, di colore e di rito. Intonandosi alla sensibilità dell’ar-tista (in questo caso il Sassetta), lo scopo è di offrire una visione della sua opera che possa ri-cantare il suo inno alla bellezza nella mente e nel cuore dei visitatori, grazie all’intrec-cio di diversi linguaggi, in un gioco si-nestetico. Il percorso sarà diviso in tre soste o “stanze”: la stanza dell’into-

nazione (nel chiostro); la stanza della visione; la stanza della ri-cantazione (di nuovo nel chiostro). Dietro le quinte di questo evento, in grado di mescolare più linguaggi arti-stici, collaborazioni solide e generose: Giuseppe Fusari (direttore del Museo diocesano), Alberto Donini (direttore della Scuola di musica diocesana San-ta Cecilia), Scena Sintetica e la Scuo-la dell’attore “E. Marconi”, insieme al maestro Bruno Prodezza. L’opera “Adorazione dei magi” del Sassetta è un vero e proprio capolavoro dell’arte senese del Quattrocento; costituisce la parte più consistente di una pala che, visto il formato più ridotto del consueto, doveva essere destinata a un altare domestico o a una cappella privata e che ha subito in un lontano passato una brutale decurtazione, do-vuta con ogni probabilità a motivi di commercio.

Anche quest’anno parte l’appunta-mento con il ciclo d’incontri “Dentro il museo. Intuizioni, ricerche e scoper-te”. I quattro appuntamenti si propon-gono di illustrare, non solo la storia del complesso San Salvatore-Santa Giulia, ma di introdurre il pubblico ad alcune questioni museologiche legate alle vicende collezionistiche. L’obietti-vo è quello di trasmettere l’immagine di un museo vivo, nel quale professio-nisti e ricercatori aggiornano le cono-scenze sui manufatti attraverso ana-lisi scientifiche e dove le attività di-dattiche ed espositive congiungono il mondo della ricerca al pubblico ester-no. Finalità che vogliono contrastare il pregiudizio che considera i musei luoghi di conservazione della memo-ria: il museo moderno ha la funzione prioritaria della conservazione, ma relazionata alla fruibilità da parte del pubblico e allo sviluppo della ricerca. Il primo incontro, in programma gio-vedì 26 gennaio, sarà dedicato ai ma-teriali e alle fasi altomedievali della chiesa di San Salvatore e vedrà gli interventi di Gian Pietro Brogiolo (professore ordinario di Archeolo-gia medievale dell’Università di Pa-dova), Monica Ibsen, studiosa delle emergenze architettoniche bresciane e Vincenzo Gheroldi (Soprintendenza per i Beni Architettonici). Giovedì 9 febbraio Roberta D’Adda, illustrerà la figura di Paolo Brognoli, illumina-to connoisseur che ha contribuito ad arricchire la raccolta museale nella Brescia dell’Ottocento. Giovedì 23 febbraio, Matteo Zambolo (Universi-tà di Bologna) si soffermerà sulla sta-

gione espositiva bresciana tra il 1935 e il 1946. Giovedì 8 marzo, Edilberto Formigli e Andrea Salcuni, esperti di bronzi antichi, e Francesca Morandi-ni, responsabile del servizio collezio-ni e siti archeologici di Brescia, sve-leranno alcuni aspetti della Vittoria alata e le relazioni con la statuaria af-fine dell’Italia settentrionale. Ingresso libero; inizio alle 17 nella sala confe-renze del Museo di Santa Giulia. (e.b.)

Molto è già stato segnalato sul numero scorso con due pagine ampie. Segnaliamo qui altri appuntamenti. Giovedì 26: Sala della Comunità S. Costanzo di Nave, concerto dei Klezmorim con lettura di testi e riflessioni. Ingresso 4 euro.Venerdì 27: lettura di stralci tratti da volumi della letteratura di deportazione (15.30, Mondadori, via Mazzini Brescia) come “La Notte” di Elie Wiesel, “Se questo è un uomo” e “La Tregua” di Primo Levi, “Diario” di Hetty Hillesum e tanti altri. Nella

Sala consiliare del Comune di Nave (ore 120.30) “Incontro sulle stragi del ‘900”. Sabato 28 gennaio: “Il coraggio di vivere” con Emanuele Turelli (Sala dell’oratorio di Sulzano), ore 20.30, tratto dal libro autobiografico di Nedo Fiano (nella foto). Ingresso libero. “Alberto, un uomo. Bresciano, amico di Primo Levi, eroe: una storia da Auschwitz” (Teatro delle Ali di Breno). Davide Bonetti alla fisarmonica e Luciano Bertoli, attore. Alberto fu l’uomo che salvò la vita a Primo Levi.

L’Osservatorio permanente armi leggere di Brescia propone venerdì 27 gennaio alle 20.45 “Opera multimediale contro tutte le guerre” con voci e immagini dalla Grande Guerra. In febbraio prende il via la terza edizione della rassegna cinematografica di Opal. Sabato 4 febbraio “Burma vj, voci libere dalla Birmania” di Anders Ostergaard, racconto della protesta dei monaci buddhisti contro uno dei regimi più dispotici e autoritari del continente asiatico. “Pace in

marcia” sabato 11 febbraio, tratto da “La Grande Storia” di Rai Tre di Andrea Orbicciano e Giovanni Grasso. Venerdì 17 febbraio “Io sono qui - Mario Peridda”; Giovanni Asara decide di lasciare la Sardegna per arruolarsi con l’esercito per il Kosovo, dove sarà sconfitto da una dura malattia. Sabato 25 febbraio “Standing army”, un documentario di Thomas Fazi e Enrico Parenti sulle basi militari statunitensi in Italia. Inizio alle 20.30 teatro di Cristo Re a Brescia. Ingresso libero.

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on è la prima volta che le avventure in musica di Mowgli, Baloo e com-pagni passano in terra bresicana.

Era l’inizio di febbraio quando la commedia musicale tratta dal libro di Kipling, senza tralasciare alcu-ne caratteristiche del cartoon del-la Disney, riempì il PalaBrescia di famiglie. Domenica 5 febbraio alle 16 sarà in-vece al PalaGeorge di Montichiari, con alcune novità nel cast rispetto alla precedente tournée. Protago-nista della vicenda è il cucciolo di uomo Mowgli, interpretato, lui non è cambiato, da Heron Borelli, già protagonista prima di questo musi-cal del pluripremiato “Notre Dame de Paris” di Riccardo Cocciante, in cui interpretava Febo e Gringoire, e di “Hollywood” di Massimo Ranieri; l’orso Baloo, suo amico e, in qual-che modo guida, è interpretato da Nicolas Tenerani, già visto nei pan-ni di Fra Tuck nel musical “Robin Hood”. Nel cast anche Elena Nieri, interpreta Bagheera e Dea, che nel-la scorsa stagione era Kate e Lucy in “Avenue Q Super”. “Il libro della giungla’’ è un musical pieno di crea-tività, di fantasia, di allegria, che si pone come unico obbiettivo quel-lo di stupire e affascinare grandi e piccini. Non mancano musiche ac-cattivanti, luci evocative, pupazzi giganti di grande impatto, costumi colorati, balletti scatenati. Uno spet-tacolo per tutta la famiglia che sta divertendo e incantando migliaia di persone che hanno voluto sognare di immergersi nella giungla e, come dice lo slogan del musical, “sentire gli animali cantare”. Lo spettacolo è firmato da Adriano Bonfanti e Gigi Reggi, e le musiche sono di Tony La-briola, Stefano Govoni, con la colla-borazione di Vince Tempera. Liriche dello stesso Bonfanti con Luigi Al-bertelli mentre le coreografie sono a cura di Gillian Bruce. Biglietti: par-terre 18 euro, gradinate 12 euro, un-der 14 6 euro. Info: 3457008359. Ri-vendite autorizzate: River music (via Romero, Montichiari), Caffè doppio (via Mantova, Montichiari) e La Pia-dineria (via Romanino, Montichiari).In occasione della tappa di febbraio avevamo incontrato il protagonista Heron Borelli. Eccone uno stralcio.Cos’è “Il libro della giungla - Il musical”?Una storia disegnata ad hoc, in cui si racconta la maturità di Mowgli, dai

lupi verso il villaggio degli uomini con il suo amico Baloo. È un viaggio verso la maturità.Quali difficoltà nell’interpreta-re Mowgli?La difficoltà è quella di tornare a es-sere bambino; è un lavoro di regres-

Triplo appuntamento in pochi giorni per “Il marito ideale” con la regia di Roberto Valerio mercoledì 1 febbraio alle 21 al Teatro Politeama di Manerbio (ingresso 18 euro, ridotto 15), mentre sabato 4 febbraio alle 20.45 (platea 28 euro, galleria 14) e domenica 5 febbraio (platea 26 euro, galleria 13; giovani con meno di 25 anni platea 18 euro, galleria 15) alle 16 al Crystal di Lovere. Sir Robert Chiltern e Lady Chiltern vivono tra agi e ammirazione. Lei ama suo

marito e lo considera incapace di qualsiasi atto immorale, sir Robert è stimato in società per la sua lealtà; è sottosegretario agli Affari esteri e sta per diventare ministro. Ma un segreto inconfessabile è all’origine della sua fortuna: neanche la moglie ne è al corrente perché teme di perderne l’amore. Battute, dialoghi frizzanti interrogano, oggi più di ieri, il rapporto tra politica, morale e senso dell’amore coniugale. Al centro campeggiano temi quanto mai attuali come la corruzione

e l’integrità dei governanti, che il regista Roberto Valerio, scarnificando il testo di Oscar Wilde fino all’osso, evidenzia, puntando la lente d’ingrandimento su alcuni urgenti interrogativi. per quello che è: un’incalcolabile e arbitraria costruzione priva di fondamenta. Sul palco anche Valentina Sperlì, Pietro Bontempo, Alarico Salaroli, Chiara Degani e Roberto Baldassarri. Info: politeamamanerbio.it e teatrocrystal.it

sione a quando avevo 10 anni. Ho scelto di non scimmiottare il bam-bino, ma far vedere quello che c’è ancora dentro tutti noi, quella parte di meraviglia nel vedere le cose nuo-ve. Gli animali, secondo lo spunto di-sneyano, sono umanizzati ma anche questi senza scimmiottare. Nel mio passato ho sempre fatto ruoli forti, duri, da uomo. Qui mi sono trova-to a lavorare su piccole cose, mol-to delicate, come tutte quelle di un bambino. È un altro modo di vedere.

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Tre esposizioni con protagonisti gli scatti di tre fotografi. Le immagini di Franco Bettini (1927-1991) presentano i paesaggi, gli spazi della pianura del Bresciano (nella foto), dalla Franciacorta alle Torbiere, raccontati attraverso il gioco dei colori dell’autunno delle foglie, dei muschi e delle sterpaglie del sottobosco. I lavori di Ennio Rassiotti si concentrano sui ritratti della società multietnica bresciana; chiudono gli scatti di

Gian Luca Groppi, in bianco e nero ironicamente noir che riflettono sulle credenze della società contemporanea, raggruppano la produzione fotografica dell’autore negli ultimi 10 anni: personaggi fragili e ambigui. “Franco Bettini. Riflessioni”, “Ennio Rassiotti. Photogroup, Corso Garibaldi”, “Gian Luca Groppi. L’ultima mutazione”, Wavephotogallery, via Trieste 32/a – Brescia. Fino al 2 febbraio, da martedi a sabato dalle 14 alle 20.

Quattro lavori di grande formato in sale diverse. L’arte di Giulio Paolini verte su tematiche che interrogano la concezione e il manifestarsi dell’opera d’arte. Dalle indagini intorno agli elementi del quadro si sposta sull’atto espositivo, sulla considerazione dell’opera come catalogo delle sue possibilità. Galleria Minini, via Apollonio 68 – Brescia. Fino al 10 marzo, da lunedi a venerdi dalle 10 alle 19.30; sabato dalle 15.30 alle 19.30.

l catalogo generale è un’im-presa impegnativa che solo pochi musei possono intra-prendere. La Pinacoteca Tosio Martinengo può vantare ora

la pubblicazione del primo volume completo di tutte le sue opere del Seicento e Settecento. Il primo to-mo dell’opera, a cura di Marco Bona Castellotti ed Elena Lucchesi Ragni, è composto da 353 schede delle ope-re della civica collezione, ordinate in base all’ambito geografico e alla cronologia, corredate da riprodu-zioni fotografiche a colori ad alta definizione. La prima parte è dedi-cata agli artisti bresciani, mentre le sezioni seguenti sono dedicate alla Lombardia e al Piemonte, al Veneto, a Genova, all’Emilia e alle Marche, a Roma e Firenze, a Napoli e infine all’Europa centro-settentrionale. La catalogazione è seguita da un’accu-rata bibliografia, dagli indici e dalle concordanze inventariali. La pubbli-cazione, che si contraddistingue per l’alto valore scientifico, è il prodotto della collaborazione di una trentina di studiosi, coordinati dai curatori e da Daniele Benati e Francesco Fran-gi. Il comitato scientifico ha scelto

di considerare tutti i dipinti delle raccolte, a prescindere dal loro li-vello qualitativo: è così stato analiz-zato un folto ed eterogeneo gruppo di opere, dai celebri “pitocchi” del Ceruti, alle tele dei Paglia e del Ci-frondi, fino a quelle mai esposte e in precario stato di conservazio-ne. L’attività di schedatura da par-te degli studiosi è stata sostenuta da un’attenta disamina delle fonti archivistiche e storiografiche e da un’accurata analisi materiale che ha

permesso di avviare un’importante campagna di restauro per un’ottan-tina di opere. Nella sua completez-za, il volume si configura come uno strumento indispensabile per gli studiosi che intendono avvicinarsi al vasto patrimonio della Pinacote-ca, oltre che per la tutela e la futura esposizione dei dipinti. A questa pri-ma pubblicazione seguirà il secon-do volume dedicato alle opere dei secoli XIII-XVI, in uscita nei primi mesi del 2013.

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Una mostra che presenta i cromogrammi di Renata Boero, opere che chiamano in causa non solo la vista ma anche l’olfatto e il tatto, per le palpabili concrezioni cromatiche che si avvertono sulla superficie, l’udito nei leggeri scricchiolii della carta e perfino il gusto o, meglio, la sua memoria, nell’intuire nelle tinte naturali quei sapori che a esse viene spontaneo ricollegare. Ricerche che dialogano con la natura e i suoi colori, disposti

a griglia sulla tela, suddivisa in sezioni quadrate o rettangolari, richiamando la pittura di Klee. La mostra indaga tra le pieghe dell’artista dagli anni settanta fino agli ultimi cicli, considerati la ‘grammatica’ della sua pittura. “Renata Boero: l’alfabeto della terra, Cromogrammi”, Colossi Arte Contemporanea, corsia del Gambero 12/13 – Brescia. Fino al 1 marzo, da martedi a sabato (10-12 e 15-19) e domenica (15-19).

na lettura ininterrotta, una maratona di sette ore per focalizzare l’at-tenzione sul ricordo dell’orrore che la Sho-

ah diffuse in Europa poco più di 60 anni fa. È con questa iniziativa che i ragazzi dell’Istituto comprensivo di Castrezzato, in particolare le classi quinte della scuola primaria e quel-le della secondaria, si preparano a celebrare il Giorno della memoria il 27 gennaio. A partire dalle 9 di quel giorno, infatti, sul palco del teatro della scuola primaria, i ra-gazzi si alterneranno alla lettura, a gruppi di dieci per volta, di un testo per loro particolarmente significa-tivo per comprendere ciò che l’Olo-causto ha significato: il “Diario di Anna Frank”. Attraverso la celebre testimonianza della ragazza, ebrea tedesca, più o meno loro coetanea – “Stessa età” infatti è il nome adot-tato per la performance – gli alun-ni dell’istituto mostreranno come la guerra sconvolga la vita di tutti, anche dei bambini e dei ragazzi. A questo proposito, sul palco la lettu-ra sarà accompagnata da una serie di momenti teatrali in cui i ragaz-

visita del capo di concentramento di Mauthausen. “L’idea è nata lo scorso dicembre – fanno sapere gli insegnanti delle classi quinte – all’interno del percorso di con-tinuità che accompagna i ragazzi nel passaggio dalla scuola primaria alla secondaria. In quella giornata i ragazzi di entrambi i plessi lavo-reranno insieme non solo a teatro, ma anche in altri due momenti por-tati avanti parallelamente: mentre un gruppo sarà sul palco, infatti, un altro visionerà un documentario re-lativo alla Shoah e un altro ancora realizzerà un collage di articoli di giornale e di riflessioni elaborate nei momenti di preparazione dai ragazzi”. Una pluralità di modalità espressive, insomma, tutte puntate però ad un unico obiettivo: al non lasciar cadere la memoria di ciò che è stato, specialmente tra le giova-ni generazioni. “Vi comando queste parole... ripetetele ai vostri figli”: è il monito di Primo Levi nella poe-sia “Se questo è un uomo”, con cui pure i ragazzi si sono confrontati. È il monito che vogliono mettere in pratica con la lettura di vener-dì mattina.

zi, impegnati in azioni quotidiane, verranno improvvisamente portati fuori dalla scena da figure coperte da maschere nere, a simboleggiare la repentina e insensata esplosio-ne della violenza. La performance coinvolgerà anche insegnanti e col-laboratori scolastici, autorità civili e studenti delle scuole superiori e dell’università, per poi concluder-si con la lettura del dirigente scola-stico Carlo Valotti. Non è la prima volta che gli studenti si confronta-no con questa tematica: gli alunni di quinta, infatti, portano avanti già da tre anni un percorso di co-noscenza del personaggio di Anna Frank e della sua vicenda, mentre per gli alunni della scuola secon-daria questo momento rappresen-ta una tappa di avvicinamento alla

Una mostra che affronta la tematica del gioco, come attività di collezionismo di oggetti che rievocano ricordi d’infanzia come formine, figurine, penne, matite, macchinine, che rivendicano la capacità di sorpresa e invenzione continua propria di ogni essere umano, da trovare nella semplicità della vita di ciascuno di noi. Una polemica nei confronti della società moderna, ma anche un omaggio al dadaismo: “dada”,

significa giocattolo, e fa dell’object trouvè, uno strumento di una nuova maniera di “fare arte”. Nelle opere di Regina Landi è presente una necessità di forma etica ed ecologica. “Regina Landi, Archivi”. Abarte, vicolo San Nicola, 6 – Brescia, inaugurazione sabato 28 gennaio alle ore 18. Presentazione di Fausto Lorenzi. Fino al 10 marzo, aperto il giovedì dalle 15.30 alle 19.30, venerdì e sabato dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30.

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“Le impronte digitali non indicano chi siamo veramente. Il dna non fa capire perché siamo diversi gli uni dagli al-tri. Il timbro della voce non dice nulla sulla nostra identità. Perché ciò che ci rende davvero unici sono le nostre scelte”. Una bella frase a effetto sul senso della vita? Chi l’ha scritta? Da dov’è citata, un film, un libro?Niente di tutto questo, le parole in questione vengono usate in uno spot televisivo che in questi mesi pubbli-cizza un’automobile. Semplicemente un’automobile. Quindi, una volta con-testualizzata la frase a effetto, il suo significato è più comprensibile: la ca-sa automobilistica ci sta suggerendo

quale è la scelta che ci renderà “dav-vero unici”. E presupponendo che la funzione di uno spot sia quella di far comprare il maggior numero di pez-zi, ci si chiede con un pizzico d’ironia dove sia, in fin dei conti, quell’unicità tanto celebrata.Resta però il fatto che lo spot in questione – grazie alla musica, alle immagini e alla suddetta frase – sia di indubbio effetto. È il potere del-la pubblicità, a oggi l’unico pianeta dell’universo televisivo a essere in espansione. Sulla pubblicità si inve-stono milioni, si sperimentano nuo-ve idee comunicative, è la frontiera dell’impero dell’audiovisivo. Riusci-

re a convincere milioni di persone a spendere in un modo piuttosto che in un altro. E farlo in 30 secondi, nella mischia di una fascia pubblicitaria, ambìto campo di battaglia. Una vera e propria magia, con regole e formule precise, studi di settore e test preven-tivi, un’arte che nel corso degli anni sta diventando scienza esatta.L’argomento è stato affrontato saba-to scorso, all’auditorium San Barnaba di Brescia, dal pubblicitario Raffaele Cardarelli, invitato dall’associazione Run4unity e da Giovani per un mon-do unito del Movimento dei Focolari a confrontarsi con un folto pubblico di adolescenti. Un evento in collabo-

razione con l’Accademia Santa Giulia di Brescia. Cardarelli lavora nell’area marketing di Unilever, una potente multinazionale presente in 90 Paesi del mondo, che ha fatto della pubbli-cità la sua arma principale. Il pubbli-co di giovani ha potuto analizzare la scrittura di alcuni spot e capire qua-li sono gli ingredienti necessari per confezionare un prodotto audiovisivo che sappia cogliere l’attenzione dello spettatore e indurlo allo stesso tempo all’acquisto di un prodotto.Magia bianca o nera? Geniale in-tuizione comunicativa o fastidioso specchietto per le allodole? Spesso uno spot, per poter lanciare il pro-

prio messaggio commerciale, attira il pubblico con modalità discutibili, strizzando l’occhio alle debolezze umane, sfruttando superficialità e luoghi comuni: qualsiasi cosa pur-ché chi è davanti allo schermo non cambi canale.Iniziative come quella di Run4Unity sono di enorme aiuto per le nuove ge-nerazioni che, nate e cresciute sotto l’autoritaria protezione dei mezzi di comunicazione di massa, non han-no ancora a disposizione conoscen-ze adeguate a filtrare un messaggio audiovisivo e comprenderne i mol-teplici significati, palesati o celati che siano.

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Il tentativo di unire l’Italia facendo-la sorridere è lodevole e destinato probabilmente a ottimi esiti com-merciali, ma fatica purtroppo a pro-durre film da ricordare. “Benvenuti al Nord” – il seguito del fortunato “Benvenuti al Sud”, replica in salsa italiana d’una pellicola francese di grande successo – non raddoppia in simpatia il primo episodio, che smontava con leggerezza gli stereo-tipi classici sui meridionali. Con un effetto paradossale il film,

Venerdì 27 gennaio alle 21 sarà proposto nel Santuario di S. Angela Merici a Brescia, in occasione della festa della patrona secondaria della città, un concerto incentrato sulle musiche di Vivaldi e Bach. eseguite da “Gli Erranti”: Raffaello Negri, Rossella Borsoni (violino), Krinsha Nagaraja (viola), Marco testori (violoncello), Vanni Moretto (contrabbasso). Direzione di Alessandro Casari (organo). Canta la soprano Gemma Bertagnolli.

siste una rassegna che ha come riferimento Sanre-mo ma le cui motivazio-ni sono quasi opposte. Parliamo del Club Ten-

co, che è diventato anche un premio ambito, il Premio Tenco, assegnato annualmente, ma che è nato per dare il giusto valore alla canzone d’autore italiana e non. Il Club Tenco nacque da un’idea di Amilcare Rambaldi (pri-mo ideatore anche del Festival di San-remo), che nel 1972 costituì questa as-sociazione con lo scopo di sostenere e valorizzare la canzone d’autore, da sempre capace di produrre opere di alta dignità artistica e di poetico re-alismo. Nel 1995 Amilcare Rambaldì morì e l’anno successivo, il 7 dicem-bre 1996 al Teatro Ariston di Sanre-mo, venne organizzato uno straordi-nario concerto in sua memoria, de-dicato al grande musicista brasiliano Chico Buarque de Hollanda. Ora, a cento anni dalla nascita di Rambaldi, è stato pubblicato il doppio cd “Ciao ragazzo”, dedicato a quell’evento, per il quale Chico Buarque arrivò appo-sitamente dal Brasile con i suoi mu-sicisti, esibendosi preceduto da vari artisti italiani che interpretarono sue canzoni: Vinicio Capossela, Giorgio Conte, Armando Corsi, Irio De Pau-la, Grazia Di Michele, Enzo Jannac-

ci, Antonella Serà e Tosca. Il titolo di quella magica serata era proprio “Ciao ragazzo”, il tipico saluto che Amilcare Rambaldi rivolgeva a tutti i musicisti, giovani o maturi, famosi o sconosciuti. L’album verrà presentato alla Fnac di Firenze il 26 gennaio alle ore 17, nell’ambito di una “giornata Tenco”. Il doppio album è denso di rarità o inediti assoluti, come “Genova per

Jannacci prima di tutti, che di Buar-que aveva già cantato alcune canzoni; Tosca, che proprio in quei giorni stava pubblicando la versione bardottiana di “Trocando em miudos”; Vinicio Ca-possela, Giorgio Conte e Grazia Di Mi-chele; e due grandi chitarristi: Arman-do Corsi, che in un brano si esibì con Antonella Serà, e Irio De Paula, brasi-liano stabilitosi in Italia che cantò il brano nella nostra lingua. Si recupera-rono traduzioni di Sergio Bardotti, di Giorgio Calabrese, di Ivano Fossati, di Nini Giacomelli; e se ne appronta-rono di nuove, ad opera di Vinicio Ca-possela, di Sergio Secondiano Sacchi (per la Di Michele), di Giorgio Conte. Nella stessa sequenza di quella sera, il doppio album racchiude nel primo cd queste performances e nel secon-do il concerto di Buarque. Infine due bonus track di Ornella Vanoni, “Tre uomini” e “Tatuaggio”, traduzioni di famosi brani dell’artista sudamerica-no eseguiti sempre al “Tenco” in altra occasione. La serata vantava la regia teatrale di Pepi Morgia, scomparso nel 2011, e per questo diventa anche il saluto che il Club Tenco rivolge a lui, regista e light designer di fama, che è stato collaboratore assiduo, in-telligente e generoso del “Tenco” e di molti musicisti italiani, primo di tutti Fabrizio De Andrè.

noi” e “Anema e core” cantate da Buarque in italiano e in napoletano, “Oh che sarà” (famosa nelle versioni di Ivano Fossati e Fiorella Mannoia) in duetto con Jannacci, i due brani di Armando Corsi con e senza Antonel-la Serà, i due di Grazia Di Michele, il “Tatuaggio” di Tosca, la “Francese” di Vinicio Capossela. Gli artisti furono scelti, con l’aiuto di Sergio Bardot-ti, perché in qualche modo vicini al grande cantautore brasiliano: Enzo

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nuovamente diretto da Luca Miniero, finisce anzi col confermare l’imma-gine più scontata di manie e difetti italiani, tutti comunque amnistia-ti in un’autoassoluzione generale: i “terroni” indolenti, ingenui, allergici alle regole, schiavi della mozzarella; e i “polentoni” modaioli, iperimpe-gnati e maniaci del lavoro fino alla patologia.A fare le spese della riconciliazione è la più irrealizzabile delle utopie na-zionali: un ufficio postale efficiente

e, soprattutto, veloce. È l’ambizione di Palmisan (Paolo Rossi), il super-manager delle Poste che vagheggia ritmi di lavoro alla Marchionne e affida la realizzazione del sogno ad Alberto (Claudio Bisio), reintegrato con lode a Milano dopo la parente-si meridionale. Qui lo raggiunge dal Sud l’amico Mattia (Alessandro Sia-ni), in crisi con la moglie Maria (Va-lentina Lodovini) che non sopporta più la sua immaturità. Nella metro-poli, dove è arrivato munito di giub-

botto fendinebbia, Mattia cerca di dimostrare alla consorte di essere diventato adulto; ma non fa che ac-crescere i problemi di Alberto, anche lui lasciato dalla sua Silvia (Angela Finocchiaro) perché troppo assor-bito dalla carriera.Non ci sono nel film le volgarità dei cinepanettoni, ma gag e battute sono di poca presa; con una punta verso il basso quando famiglia e colleghi di Mattia approdano nel capoluogo, e osservano increduli motociclisti e

muratori che indossano il casco. An-che i due protagonisti non sembrano credere molto alla nuova avventura. Claudio Bisio – che in altre occasio-ni ha dato buone prove d’attore – pa-re sempre sul palcoscenico di Zelig. Alessandro Siani è un Troisi troppo in tono minore. Meglio i comprima-ri, che hanno pesi più leggeri da por-tare: Angela Finocchiaro si sdoppia in due ruoli con la solita energia, e Paolo Rossi “marchionneggia” con gran mestiere.

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Parrocchie di Botticino

CHIESE PARROCCHIALIDI BOTTICINO

Anno 2010

Parrocchia di San Lorenzo martire - Verolanuova (BS)

LA BASILICA DI SAN LORENZO

A VEROLANUOVA

Anno 2010

Parrocchia di S. Stefano protomartire - Bedizzole (BS)

SANTO STEFANO MARTIRE

DI BEDIZZOLE

Anno 2011

Parrocchia di Santa Maria Assunata in Montichiari

IL DUOMO DI MONTICHIARI

Anno 2009

Parrocchia di S. Maria Assunta in Ghedi (Bs)

LA CHIESA PARROCCHIALE

DI GHEDI

Anno 2011

Parrocchia di San Marco - Gardone Valtrompia (BS)

CHIESA PARROCCHIALEDI SAN MARCOGARDONE VALTROMPIA

Anno 2011

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uella attuale è una stagio-ne in cui tutti sono chia-mati a una parte di sacri-fici per aiutare il Paese. E di sacrifici Monti in soli

pochi mesi di governo ne ha imposti parecchio, sia a tante presunte caste (ma non a tutte) sia alle famiglie e ai singoli cittadini. In questa stagione di tagli imposti c’è anche chi, giustamen-te, guarda in casa del “tagliatore” per vedere quando applichi anche in casa propria le ricette salva Italia. Poco o nulla, salvo qualche annuncio, si ve-de per ora sul fronte del contenimen-to dei costi della politica. Certo, sono state tagliate le auto blu, ma è poca roba rispetto alle spese che il Paese sostiene per un parlamento pachi-dermico per numero di componenti e per un numero imprecisato di altre istituzioni. C’è, però, un punto su cui Monti potrebbe intervenire efficace-mente, prendendo i classici “due pic-cioni con una fava”. Lo spunto il pre-mier potrebbe perderlo da un invito giuntogli nelle scorse settimane da mons. Giovanni Giudici, vescovo di Pavia e presidente di Pax Christi. Pro-prio in quest’ultima veste nelle scor-se settimane è intervenuto contro la “follia dell’enorme costo dei 131 cac-ciabombardieri” F35 da 150 milioni di euro ciascuno che l’Italia dovrebbe acquistare. Una decisa presa di posi-zione per chiedere “un ripensamento di queste spese militari in Parlamen-

ate le devastati conseguenze sull’eco-nomia e sul futuro delle comunità, del produrre e commerciare macchine di morte di simili proporzioni. “Sempre più palese – ha affermato il presiden-te di Pax Chirsti – è l’assurdità di pro-durre armi investendo enormi capitali mentre il grido dei poveri, interi po-poli, ci raggiunge sempre più dispe-rato”. Secondo gli ultimi dati dispo-nibili del Sipri, uno dei più autorevoli centri di ricerca internazionali sulle armi, l’Italia ha speso nel 2010 circa 26,6 miliardi per la difesa militare – a fronte dei 20,3 miliardi dichiarati dal ministero della Difesa. Per il 2012 il

to”. Il tema è stato sollevato anche a Brescia in occasione del convegno appena celebrato in preparazione della Marcia per la pace della Chiesa italiana del 31 dicembre scorso, nel corso del quale sono state sottoline-

Il futuro del Paese tra nuove fonti di energia e una più efficiente politi-ca di risparmio: questo è il tema del convegno, indetto da Confartigianato Brescia, in programma per giovedì 26 gennaio alle 18 presso l’auditorium di via Orzinuovi 28.Alla tavola rotonda, cui interverranno Eugenio Massetti, presidente di Con-fartigianato Brescia, Giorgio Merlet-ti, vice presidente vicario di Confar-tigianato Imprese, Tommaso Franci,

dell’Osservatorio Energia R.E.F., Mas-simo Ricci, dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, Chicco Testa (nella foto), presidente di Energie Valsabbia, e Patrizia Toia, vice presidente della Commissione per l’industria, la ricer-ca e l’energia del Parlamento Europeo, verrà illustrata la nuova proposta di di-rettiva europea sull’efficienza energeti-ca e sul risparmio di energia primaria. A conclusione dei lavori verrà infine gettato uno sguardo verso le politiche

energetiche che, in futuro, permette-ranno di adottare nuovi modelli di cre-scita e sviluppo più rispettosi dell’am-biente. Di credito, invece, Confartigia-nato parlerà il 30 gennaio alle 20.30, in un convegno in programma a Gianico, presso la locale biblioteca comunale, in collaborazione con l’amministrazio-ne comunale. L’incontro ha lo scopo di stabilire un contatto tra imprese, ban-che ed enti locali, indispensabile in un periodo di criticità .

bilancio della Difesa è pari (con l’ap-provazione del bilancio dello Stato il 12/11/2011) a 19.962 milioni di euro suddivisi in 14,1 miliardi per eserci-to, marina e aeronautica e 5,8 miliar-di per i Carabinieri. A queste voci ne vanno aggiunte altre, come quelle per le missioni internazionali, che fanno lievitare questa voce di bilancio ben oltre la soglie dei 23 miliardi di euro. Legittimo, in tempo di crisi, chiedere interventi anche in questi campi. Ri-durre le spese militari, acquisto degli F35 in testa, non è solo un’operazio-ne economica, ma anche una scelta di alto valore ideale e morale.

Se la crisi economica in corso continua a far sentire i suoi effetti sul Paese, nel Bresciano non meno determinata è la volontà di mettere in campo sforzi comuni per cercare le dovute contromisure. Nei giorni scorsi la Prefettura di Brescia ha promosso un nuovo incontro di un tavolo interistituzionale aperto a rappresentanti delle associazioni di categoria, del mondo bancario, delle università e delle organizzazioni sindacali, per l’approvazione di un patto per il rilancio del “sistema

Brescia”. Durante i mesi trascorsi dall’ultimo incontro del Tavolo, il prefetto Livia Narcisa Brassesco Pace ha incontrato a più riprese i diversi rappresentanti istituzionali per procedere a una condivisione del patto.Il documento, dibattuto nei giorni scorsi, prevede la creazione di gruppi di lavoro tecnici a cui affidare l’analisi delle misure in atto e la formulazione di proposte per nuovi interventi su una serie di tematiche rilevanti. Tra queste

l’illegalità, la concorrenza sleale e la contraffazione, la prevenzione e la gestione delle crisi aziendali, la formazione e la riqualificazione dei lavoratori, l’innovazione, il traferimento tecnologico e la ricerca, l’accesso al credito, l’accesso ai fondi europei, il sostegno alle imprese per l’internazionalizzazione, la sicurezza sul lavoro e gli accordi multilaterali.Nelle prossime settimane i partecipanti al Tavolo si metteranno al lavoro per il sistema Brescia.

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itrovarsi 10 anni dopo per ricordare e spiega-re al figlio dodicenne che suo padre, Vittorio, è stato una persona im-

portante per i bresciani. Lui, il figlio Alessandro, deve esserne orgoglio-so. Non ha mai conosciuto il papà, aveva solo due anni e mezzo quando avvenne l’incidente. Era troppo pic-colo. Però quella figura troppo pre-sente nelle fotografie sparse per ca-sa e troppo assente nella vita di ogni giorno, sta condizionando la sua vita di adolescente. Vuole capire, Alessan-dro, perché il suo papà non c’è più, e perché a Brescia molte persone lo ricordano, gli vogliono ancora bene, lo additano come esempio di lealtà sportiva e di grande carica umana. A lui manca tutto quello che una citta afferma di aver ricevuto. Difficile ca-pire, difficile spiegare. E, ahimè, un ragazzo cerca ciò che gli adulti hanno smesso di cercare: la fede in ciò che si vive, la speranza in ciò che si cerca.Era questo il senso della celebrazione svoltasi in memoria di Vittorio Mero, indimenticato giocatore del Brescia Calcio: ricordare la vita di un amico, testimoniando al figlio e alla famiglia che quel padre fu un esempio che ha cambiato in meglio la vita di una città e di un popolo di tifosi. Le immagini sbiadite di un tempo non lontano sono fluite lentamente sullo schermo e, lavate dalle lacrime, han-

no raggiunto i cuori, raccontando la profonda umanità del mondo sporti-vo. Non cronaca di un fatto passato, ma racconti di vita vissuta. La con-statazione che esiste un volto uma-no dello sport, che sa far memoria dell’amicizia, delle passioni, della so-lidarietà, degli affetti famigliari e della fede. Sono le immagini che racconta-no la storia di un uomo: Vittorio Mero, indimenticato giocatore del Brescia

Calcio. Perché i valori non muoiono e chi li incarna avrà sempre un posto nel cuore degli amici. Il volto del figlio Alessandro più vol-te si è illuminato con un sorriso: il mio papà un buon maestro da se-guire? Già, caro Alessandro, il papà che tu non hai conosciuto è stato un dono, involontario e potente, per i bresciani. Recita un proverbio: “Il legno di sam-

Due giorni di nuoto internazionale sabato 28 e domenica 29 al Centro sportivo Le Gocce di Gussago. In acqua 1500 atleti provenienti da tutta Italia e da diverse nazioni straniere per la 16ª edizione del trofeo Aics dedicato alla categoria Master. Meeting inserito, fra l’altro, nel circuito della Federazione italiana nuoto con gli atleti che si cimenteranno in specialità come dorso, rana, farfalla e stile libero. Edizione 2012 che ha trovato una nuova

casa. Da Desenzano, infatti, si trasferisce in Franciacorta. Fra gli ospiti d’onore della manifestazione, due mostri sacri di questa disciplina: l’ex campione del mondo e recordman Giorgio Lamberti e l’ex olimpionico Domenico Fioravanti. Nell’albo d’oro della manifestazione, proverà a conquistare il gradino più alto del podio ancora una volta la società Tuatha Dé, club di Concesio vincitore delle ultime cinque edizioni. (ma.ric.)

Un’unica grande famiglia quella del-la Pallamano Cologne cui fanno capo due distinte società: Handball Fran-ciacorta, (un centinaio di bambini dalla prima elementare alla seconda media), presieduta da Ermanno Gus-sarini, e quella presieduta da Renato Belotti (ragazzi dall’Under 14 fino al-la Prima Squadra di Serie A). L’idea di creare l’Hf è nata nel 2008, al fine di gestire al meglio le nuove risorse del florido vivaio giovanile, sotto l’occhio

esperto e appassionato del responsa-bile e allenatore Under 9-11-14 e 16, il palazzolese Riccardo Riccardi, da sempre affezionato a questa discipli-na. Vicino al punto da promuoverne la conoscenza e la pratica costante, ap-prodando anno dopo anno nelle scuo-le e coinvolgere i ragazzi delle elemen-tari, impartendo le prime basi nelle ore di educazione fisica. “Dopo lo sto-rico decollo del progetto a Cologne – ha specificato Gussarni – quest’anno

è iniziato su richiesta anche a Cocca-glio, mentre a Palazzolo è il secondo anno che si svolge (grazie alla colla-borazione tra Riccardi e l’allenatore Gaspare Scalia) e si è già creata una squadra Under 12, mentre l’obiettivo resta allargare la base nell’ottica pira-midale: più è ampia, più la piramide è alta e c’è possibilità di scovare cam-pioni”. Alla priorità di puntare sugli studenti, si collega anche l’adesione per il 3° anno al Progetto provinciale

Sport, mirato a sensibilizzare i ragaz-zi delle medie su temi quali fair play, nutrizione e lotta al doping. “Ciò che ci muove – ha aggiunto Gussarini – resta sempre l’entusiasmo di far co-noscere la pallamano e far crescere il settore giovanile”. Intanto, tre Under 18 selezionati dalla Nazionale italiana son già pronti a brillare: Giacomo Fer-laino, Nicola Riccardi e il vigevanese Andrea Parisini, trasferitosi per inse-guire quel sogno che ora è a Cologne.

buco, come la vita di un giusto, profu-ma l’ascia che lo recide.” Proprio così. Una tragedia umana ha profumato la vita degli uomini di sport. Nello sport, Vittorio Mero, è stato un campione, un amico, un compagno di spogliato-io, un panchinaro umile e sorridente, capace di donare a che gli è stato ac-canto la ricchezza della propria vita. A te, figlio, e a noi, amici, il compito di raccoglierne la testimonianza.

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na splendida giornata di sole ha accolto il ritorno della carovana ciclistica ciessina, protagonista a Clusane d’Iseo, in occa-

sione del III Cross delle Torbiere, pri-ma gara del circuito di mountain bi-ke 4C. Alle griglie di partenza si sono presentati 220 bikers giunti da tutto il nord Italia. Il più veloce e costante di tutti è stato, ancora una volta, Fa-bio Pasquali, che ha chiuso il percor-so in 1h30’14’’ conquistando un pri-mo posto che sa di triplete, alla luce dei successi già ottenuti nel 2010 e nel 2011. Il secondo a tagliare il tra-guardo – con 3’ di distacco – è stato Mauro Di Stasio (Superbici Crema), mentre al terzo posto si è piazzato Walter Manzoni (Wr Compositi Ra-cing). Medaglia di legno per Michele Franceschetti (Bike Team Bruciati) e piazzamenti d’onore anche per Cesa-re Forcati (Mtb Torrazzo), Diego Di Stasio (Superbici Crema) e Alberto Zambelli (Team Manuel Bike). Otta-vo Michael Faglia (Giangi’s Free Bi-ke Erbusco), che ha conquistato il primo posto nella categoria M1. Le categorie femminile e allievi preve-devano uno sconto sul percorso: due giri anziché tre. La migliore delle don-ne è stata Simona Tomasoni (Mdl Ra-cing Crew), davanti a Simona Berizzi (Pol. Sorisolese) e Alessia Della Valle (Skorpioni Racing Team). Sugli scudi, fra i giovani, gli allievi della Xc Active Bianchi Cristian Boffelli (oro) e Fede-

Nella vita del comitato l’assemblea elettiva è un momento cruciale, segna il termine di una fase di lavoro e l’avvio di un nuovo percorso in cui si è chiamati a realizzare progetti in sintonia con il mandato che le società sportive bresciane avranno affidato democraticamente ai vertici dell’associazione. È inoltre un’importante occasione di confronto sull’opera perseguita quotidianamente da gruppi sportivi ed oratori. In sintonia con la scelta dei vescovi italiani

di dedicare il prossimo decennio all’educazione, anche il Csi ha deciso di interrogarsi sul valore educativo dello sport, avvertendone responsabilità e potenzialità. Lo sport è un formidabile strumento di coinvolgimento e crescita, soprattutto delle giovani generazioni. Bisogna continuare a fornirne adeguata testimonianza con passione, cuore e intelligenza, attraverso scelte che siano in grado di mostrarne il senso più profondo. (Amelia Morgano)

rico Barri (argento). Bronzo per Mat-teo Cattaneo (Pol. Sorisolese). In ga-ra anche numerosi rappresentanti di Novagli Team Bike, Pedale Orceano Sachesghinghem, Spirano Ciclismo e Cicli Mant’s. Il prossimo appun-tamento in calendario è fissato per domenica a Desenzano, dove si ter-rà il XIV Circuito S. Angela Merici, III Trofeo Di Cantù, evento organizzato

dalla società Uso Duomo Desenzano. Ritrovo alle 8 al Di Cantù, in località Mappella e partenza alle 9.30 davanti all’Hotel Mayer, in piazza Matteotti sul lungolago. I ciclisti dovranno affron-tare un percorso di 6 km da ripetere 4 volte, oltre al giro di trasferimento a velocità controllata. Per allievi e donne è previsto un giro in meno. I migliori piazzamenti ciessini: Master-sport E.: 1) Filippo Zorzi (Ped. Orcea-no Sachesghinghem). M1: 1) Alberto Quaresmini (Team Piton); M2: 1) An-drea Brunati (Ped. Orceano Saches-ghinghem); M3: 1) Paolo Corsini (Ped. Orceano Sachesghinghem); M4: 1) Al-do Cavati (Team Castrezzzato); M5: 1) Bardassarre Mangerini (Team Piton).

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Ricette e proposte controla disoccupazione

Egr. direttore, la disoccupazione in Italia è sem-pre più elevata, la situazione è di-ventata preoccupante. I più pena-lizzati sono i giovani e le donne, in parte anche i meno giovani, la crisi, economica e sociale li ha colpiti pesantemente, il trenta per cento di giovani è disoccupato, al sud la situazione è ancora peggio, la percentuale dei senza lavoro è molto più alta e diventata allar-mante, siamo al record negativo. È ora che tutte le forze sociali, po-litiche, istituzioni ad ogni livello, governo, facciano di più e meglio, per creare nuovi posti di lavoro e per fare ripartire l’economia del nostro bel paese. Alcune considerazioni, idee, pro-poste. Sblocco e rilancio dei lavo-ri pubblici, infrastrutture grandi e piccole, strade, linee ferroviarie, nuove opere di utilità per il Paese. Investire sul riassetto idrogeologi-co per mettere in sicurezza il no-stro territorio, da frane, alluvioni, e per la salvaguardia dell’ambien-te. Tutti i Comuni d’Italia dovreb-bero promuovere piccoli lavori di manutenzione straordinaria, stra-de, sentieri, piste ciclabili, acque-dotti, illuminazioni, piantagioni di alberi e tanti altri lavori utili, per contribuire in una piccola parte a far ripartire l’economia e creare nuovi posti di lavoro. Le banche dovrebbero dare una mano e fa-re una buona parte per aiutare le aziende in crisi, dare dei finanzia-menti agevolati, anche alle azien-de che investono per creare nuovi posti di lavoro e non pensare solo

ai profitti. Ci vorrebbe più etica da parte di tutte le aziende e quel-le che non sono in crisi, ma chiu-dono le fabbriche qua in Italia per andare all’estero, dove la mano-dopera costa meno, che poi auto-maticamente le aziende sfruttano di più i lavoratori e guadagnano meglio, più profitti a scapito dei diritti dei lavoratori, che invece andrebbero rispettati e migliorati salvaguardando il posto di lavoro qua in Italia, se mai andrebbero aiutati i lavoratori nei paesi esteri dove le aziende italiane si trasfe-riscono a conquistare i diritti e ad essere meno sfruttati. Aiutare le aziende con sconti fiscali, da par-te dello Stato, per chi investe nella propria azienda, per creare nuovi posti di lavoro. Poi per facilitare le donne che lavorano a mantene-re il proprio posto di lavoro, che sia veramente creata una rete di servizi socio-assistenziali sul ter-ritorio, per le persone più deboli, ammalati, anziani, diversamente abili e bambini, promuovere asili nido anche aziendali, esempio in un’azienda ospedaliera avere un asilo interno, non solo facilitereb-be le donne a mantenere il posto di lavoro, ma si creerebbe auto-maticamente anche nuovi posti di lavoro. Poi abolire la norma vergo-gnosa che permette alle aziende di fare firmare una lettera preventiva in bianco per un eventuale licen-ziamento delle donne. Poi aggiun-go, basta al precariato, non se ne può assolutamente più. Liberalizzazione degli ordini pro-fessionali e anche altre categorie, in modo che si crei una vera con-correnza, con effetto abbattimento dei costi e un risparmio per i citta-

dini, si favorirebbe la liberazione di nuovi posti di lavoro per i gio-vani. Va combattuta a fondo l’eva-sione fiscale, che poi un parte dei soldi ricuperati, investirli per cre-are nuovi posti di lavoro e in parte per migliorare i servizi sociali. In-vestire di più e meglio nella cultu-ra, nella ricerca, nella scuola, nel sapere, nello spettacolo, nell’arte e nella salvaguardia dei beni cul-turali, sarebbe una bella garanzia per il futuro del Paese. Prestare molta più attenzione al tu-rismo in Italia, favorire un turismo più economico, su tutto il territo-rio nazionale, favorirebbe la crea-zione di tanti nuovi posti di lavoro, l’Italia è uno dei Paesi più belli al mondo, va valorizzato e utilizzato al meglio rispettando l’ambiente. Investire nell’agricoltura collina-re e di montagna, aiutando con un contributo quelli che ci lavorano e quelli che ci vorrebbero lavorare. Meno spese militari e in armamen-ti, sospendere l’acquisto dei 131 cacciabombardieri americani che hanno un costo spaventoso di 15 miliardi di euro, investire invece in progetti di vita, di nuovi posti di lavoro per i giovani. Poi per i di-rigenti pubblici e privati stipendi molto più bassi, idem per tante al-tre categorie, calciatori, allenatori, piloti di moto e auto, presentatori e tanti altri, e dare qualche euro in più ai lavoratori e pensionati che non ce la fanno ad arrivare a fine mese, poi anche qui si potrebbe risparmiare dei bei soldi per inve-stire nella creazione di nuovi po-sti di lavoro. Cari giovani, cari cittadini, biso-gna tutti insieme fare di più, dare il meglio di noi, dobbiamo alzare la

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

voce, con più energia, con più re-sponsabilità, farsi sentire, adope-rare tutti i mezzi di comunicazione a disposizione, tv, radio, giornali, internet, con intelligenza, con ma-turità sociale e civile, rispettando le regole democratiche, far sapere le nostre idee, proposte, progetti, obiettivi, è il momento in cui bi-sogna impegnarci tutti al meglio, per costruire una società più giu-sta, più equa, più giustizia sociale e un mondo migliore, dove tutti possano avere un posto di lavoro dignitoso e vivere serenamente. Francesco Lena

Ogni lavoro comporta una responsabilità

Egr. direttore,da diverso tempo vado sostenen-do che in Italia è quasi scomparso il senso del dovere e della respon-sabilità, quindi c’è urgenza di ridi-segnare le regole della conviven-za civile e sociale, di rivedere e aggiornare tutta l’organizzazione del lavoro, di investire risorse e offrire esempi affinché l’approccio dei giovani con il lavoro avvenga attraverso una adeguata prepara-zione e formazione di base. Sono sempre più convinto che la profes-sionalità e l’impegno pratico sono le condizioni essenziali affinché qualsiasi attività lavorativa venga svolta nel miglior modo e possa tornare utile, non solo all’azienda ma all’intera comunità. Insomma, ciascuno dovrebbe sentirsi orgo-glioso di svolgere bene il proprio lavoro, di assicurare determina-ti servizi alla persona. Viceversa, senza preparazione e un minimo di “amore” per il proprio lavoro i

risultati complessivi sono medio-cri. Questa dovrebbe essere la re-gola generale per qualsiasi lavoro o professione.Ma ci sono ruoli dirigenziali, tra l’altro ben retribuiti, che devono essere assunti con piena respon-sabilità.Di fronte a un disastro colposo è essenziale porre sotto accusa la leggerezza con la quale vengono svolti determinati compiti al co-mando di un aereo o di una imbar-cazione, dove coloro che guidano stanno svolgendo la loro alta pro-fessione e non possono concedersi momenti di festa, e neppure asse-condare richieste rischiose. Ciò va fatto con pieno senso di responsa-bilità individuale.Nella vita delle persone ci sono momenti di impegno gravoso, altri di relax e di riposo: basta osservar-li nel rispettivo tempo assegnato.Voglio sperare che si apra una pro-fonda riflessione che porti a defi-nire e condividere alcune regole di garanzia, che diventino una pras-si comune esercitando ciascuno il proprio ruolo.

Giuseppe Delfrate

Il popolo dei referendari

Egr. direttore,come componenti del Comitato bresciano referendum elettorale contro la legge cosiddetta Porcel-lum, nel rispetto delle decisioni della Corte costituzionale, ci ram-marichiamo che i quesiti referen-dari sottoscritti da oltre un milio-ne e 200mila cittadini siano stati dichiarati inammissibili. Intendevamo chiedere agli italiani se desideravano mantenere in vi-

gore una pessima legge elettora-le con la quale per ben due volte (2006 e 2008) sono stati chiamati alle urne. Ricordiamo che il Porcellum non solo priva i cittadini del diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, ma trasforma arbi-trariamente una minoranza di voti in una schiacciante maggioranza di seggi alla Camera e al Senato. Il numero degli attuali deputati e senatori della ex maggioranza go-vernativa, nominati da Berlusconi, Bossi e Fini, non è affatto rappre-sentativo della maggioranza degli elettori. Ribadiamo pertanto che la legge ideata e votata nel 2005 dai partiti di Berlusconi-Fini, Bossi-Calderoli e Casini, è da conside-rarsi, a nostro giudizio, antidemo-cratica e truffaldina. In attesa di conoscere le motiva-zioni tecniche della sentenza, che hanno determinato la non accet-tazione dei quesiti referendari da parte della Consulta, aggiungiamo che proprio questa bocciatura tec-nica ci spinge a definire la porca-ta come una Legge diabolica, che permette ai “padroni” dei partiti di nominare dall’alto e al posto dei cittadini i parlamentari che ci dovrebbero rappresentare in Par-lamento. Il nostro giudizio pessimo sul Por-cellum si estende su una classe po-litica, chiusa nel suo bunker a dife-sa dei propri privilegi, che, mentre invoca e strumentalizza il popolo, è incurante del bene comune. Nel ringraziare le migliaia di citta-dini bresciani che hanno firmato la richiesta di referendum presso i banchetti, siamo convinti che lo sforzo organizzativo e le energie

spese durante il mese di settembre scorso non siano stati vani. Le forze politiche prendano atto che, anche senza referendum, la Legge porcellum, nella coscien-za del popolo italiano, è già stata bocciata e i cittadini non accette-ranno di essere presi in giro per la terza volta.Confidiamo che in un sussulto di responsabilità, anche in un Parla-mento costituito da nominati, pos-sa formarsi una maggioranza tra-sversale di persone per bene che si pone a difesa della democrazia. Contiamo anche sull’aiuto del pre-sidente Napolitano che con tanta lungimiranza e autorevolezza sta tentando di impedire che il nostro Paese precipiti verso una perico-losa deriva politico-istituzionale. Siamo sempre più convinti che la partecipazione dei cittadini al-la cosa pubblica è un valore da difendere quotidianamente con impegno e costanza e, pertanto, continueremo a restare vigili e at-tenti a quanto accade nelle sedi istituzionali. Salvatore Del Vecchio, Gisella Bottoli, Adriano Tosi, Giuseppe

Porqueddu, Luciano Paradisi

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