La Voce del Popolo 2012 30

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ǯ ° Ǥ Ǥ Ǥ ° Ǥ La stagione dovrebbe essere matura. Presto dovrebbero ricevere la loro prima nomina i sacerdoti ordinati lo scorso 9 giugno. Altri sacerdoti lasceranno le parrocchie e gli oratori che hanno servito per essere destinati a nuovi incarichi, magari nel quadro delle unità pastorali che si andranno a formare dopo il Sinodo diocesano. Tempo di cambi, quindi, traslocchi, non solo di mobili e libri, ma di addii e nuove partenze. Ma quale significato dare a questi eventi che accompagnano periodicamente e costantemente la vita delle comunità? Come viverli nella fede e non solo come notizia che stimola la curiosità o, spesso, il pettegolezzo ecclesiastico? Ogni distacco ha una duplice dimensione. È fonte di sofferenza, ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 perché infrange alcune relazioni umane. Il prete che per anni è pastore di una comunità impara ad amarla, a costruire legami con le persone, a volte anche di bella familiarità e perfino di amicizia. Crea rapporti con l’ambiente, con le autorità civili che lo governano, perfino con le strutture: le opere parrocchiali che ha contribuito a restaurare per il servizio alla comunità e la sua casa – la canonica – che è diventata negli anni, in un certo senso, un prolungamento della sua umanità, del suo modo di porsi in rapporto con la gente. Soprattutto con la sua chiesa, dove ogni domenica per anni ha radunato i fedeli per celebrare l’Eucaristia. Il cambiamento di parrocchia è il segno più eloquente della provvisorietà che tutte queste realtà umanamente importanti ed arricchenti hanno per la vita del prete. La rinuncia a queste cose fa male se il prete è un uomo autentico e come tale consapevole che la grazia del Signore non può che passare attraverso i colori e le sfumature della sua umanità. Ma la rinuncia – dover ‘tagliare’ per ‘ripartire’ altrove – è anche la radice della sua identità di apostolo del Regno di Dio. Ecco allora il secondo e più importante significato del ‘distacco’: è il segno tangibile e concreto della sua appartenenza al Signore. La verità è che il prete non ‘si appartiene’ e non ‘appartiene’ alla sua gente se non per fede. Se per un breve o lungo tratto della vita ha avuto come compagna di cammino una comunità storicamente determinata sa che non è per sempre perché egli appartiene a Dio e in Lui conosce, ama e accoglie gli uomini. È dilatazione dell’Eucaristia, il dono della vita di Gesù, che celebra ogni giorno per la sua gente. In quanto uomo, soffre quando deve dire ‘addio’, ma questa sofferenza si trasforma in straordinaria libertà interiore. Davvero strana e bella è la vita del prete: chiamato ad amare le persone di cui è pastore ad una ad una, amarle fino in fondo, ma amarle gratuitamente, senza legarsi ad esse. Amarle nell’amore di Dio. In questo amore, sostenuto e sostanziato dalla scelta del celibato e dall’obbedienza, si riflette almeno un poco l’amore libero e gratuito del Signore. Solo per questo motivo il prete, dopo che ha pianto per la sofferenza del distacco, trova la gioia di rimettersi al lavoro, la forza di ricominciare. Scopre la capacità di rinnovarsi, di convertirsi ancora e mantenersi, anche se passano gli anni, nella perenne giovinezza di chi appartiene all’eternità di Dio. Alle comunità il passaggio di un sacerdote lascia comunque un segno: spesso è una memoria di bene, a volte è memoria di fatica e dolore. Nel bene e nel male resteranno per sempre radicate in lui e nei tanti che ha incontrato e, anche a distanza di anni, il ricordo nutrirà la sua e la loro fede plasmandone inevitabilmente la vita. ǡ Siria. In fuga dal campo di battaglia di Damasco Si è spento il notaio Giuseppe Camadini, operaio del Regno ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌǡ ǤǤ Agorà 2012. Cerchiamo il volto del Signore risorto Brescia chiama Londra: caccia alle medaglie Europa. Draghi: contro la crisi, sovranità condivisa Festa di San Miniato. La scelta di Sara, “anima errante” Ǥ ǤǤ “Le ferie, finalmente!” dirà forse qualcuno. “Le ferie: come trascorrerle?” penserà magari qualcun altro. “Le ferie pur- troppo sono già terminate” potrà essere la sconsolante con- statazione di coloro che sono già di ritorno dalle vacan- ze. In qualsiasi situazione ci troviamo, penso che le ferie vanno viste - come ogni aspetto della vita cristiana - nella luce del dono e dell’impegno. Sono senza dubbio un dono. Quante persone non possono goderne, preoccupate di tro- vare il necessario per la loro vita e la loro famiglia! Le vacanze portano però con sé anche l’impegno. Innanzitut- to quello di essere grati, riconoscenti, dato che tutto, in prima e ultima analisi, ci viene da Dio, è grazia sua. Ma il dono-impe- gno potrebbe esprimersi anche nel cercare spazi di riflessione, nel partecipare a un ritiro o a un corso di Esercizi spirituali. Magari per “esercitarsi”, come insegna Sant’Ignazio di Loyola, l’“inventore” de- gli Esercizi, “a rimuover da sé tutti gli affetti disordinati e, dopo averli rimossi, cercare e trovare la volontà divina nella disposizione della pro- pria vita per la salvezza dell’anima”.

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Dedicare tempo all’ascolto della Parola di Dio e al silenzio è ancora di moda. Dopo il boom degli anni passati alla ricerca dei luoghi spirituali per vacanze alternative resta vivo in molti il desiderio di Dio. Le proposte delle case di spiritualità bresciane tra cui gli Eremi diocesani di Bienno e Montecastello.

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La stagione dovrebbe essere matura. Presto dovrebbero ricevere la loro prima nomina i sacerdoti ordinati lo scorso 9 giugno. Altri sacerdoti lasceranno le parrocchie e gli oratori che hanno servito per essere destinati a nuovi incarichi, magari nel quadro delle unità pastorali che si andranno a formare dopo il Sinodo diocesano. Tempo di cambi, quindi, traslocchi, non solo di mobili e libri, ma di addii e nuove partenze. Ma quale significato dare a questi eventi che accompagnano periodicamente e costantemente la vita delle comunità? Come viverli nella fede e non solo come notizia che stimola la curiosità o, spesso, il pettegolezzo ecclesiastico? Ogni distacco ha una duplice dimensione. È fonte di sofferenza,

perché infrange alcune relazioni umane. Il prete che per anni è pastore di una comunità impara ad amarla, a costruire legami con le persone, a volte anche di bella familiarità e perfino di amicizia. Crea rapporti con l’ambiente, con le autorità civili che lo governano, perfino con le strutture: le opere parrocchiali che ha contribuito a restaurare per il servizio alla comunità e la sua casa – la canonica – che è diventata negli anni, in un certo senso, un prolungamento della sua umanità, del suo modo di porsi in rapporto con la gente. Soprattutto con la sua chiesa, dove ogni domenica per anni ha radunato i fedeli per celebrare l’Eucaristia. Il cambiamento di parrocchia è il segno più eloquente della provvisorietà che tutte queste realtà umanamente importanti ed arricchenti hanno per la vita del prete. La rinuncia a queste cose fa male se il prete è un uomo autentico e come tale consapevole

che la grazia del Signore non può che passare attraverso i colori e le sfumature della sua umanità. Ma la rinuncia – dover ‘tagliare’ per ‘ripartire’ altrove – è anche la radice della sua identità di apostolo del Regno di Dio. Ecco allora il secondo e più importante significato del ‘distacco’: è il segno tangibile e concreto della sua appartenenza al Signore. La verità è che il prete non ‘si appartiene’ e non ‘appartiene’ alla sua gente se non per fede. Se per un breve o lungo tratto della vita ha avuto come compagna di cammino una comunità storicamente determinata sa che non è per sempre perché egli appartiene a Dio e in Lui conosce, ama e accoglie gli uomini. È dilatazione dell’Eucaristia, il dono della vita di Gesù, che celebra ogni giorno per la sua gente. In quanto uomo, soffre quando deve dire ‘addio’, ma questa sofferenza si trasforma in straordinaria libertà interiore. Davvero strana e bella è la vita del prete: chiamato ad amare le

persone di cui è pastore ad una ad una, amarle fino in fondo, ma amarle gratuitamente, senza legarsi ad esse. Amarle nell’amore di Dio. In questo amore, sostenuto e sostanziato dalla scelta del celibato e dall’obbedienza, si riflette almeno un poco l’amore libero e gratuito del Signore. Solo per questo motivo il prete, dopo che ha pianto per la sofferenza del distacco, trova la gioia di rimettersi al lavoro, la forza di ricominciare. Scopre la capacità di rinnovarsi, di convertirsi ancora e mantenersi, anche se passano gli anni, nella perenne giovinezza di chi appartiene all’eternità di Dio. Alle comunità il passaggio di un sacerdote lascia comunque un segno: spesso è una memoria di bene, a volte è memoria di fatica e dolore. Nel bene e nel male resteranno per sempre radicate in lui e nei tanti che ha incontrato e, anche a distanza di anni, il ricordo nutrirà la sua e la loro fede plasmandone inevitabilmente la vita.

Siria. In fuga dal campo di battaglia di Damasco

Si è spento il notaioGiuseppe Camadini, operaio del Regno

Agorà 2012.Cerchiamo il volto del Signore risorto

Brescia chiama Londra: caccia alle medaglie

Europa. Draghi: contro la crisi, sovranità condivisa

Festa di San Miniato. La scelta di Sara, “anima errante”

“Le ferie, finalmente!” dirà forse qualcuno. “Le ferie: come trascorrerle?” penserà magari qualcun altro. “Le ferie pur-troppo sono già terminate” potrà essere la sconsolante con-statazione di coloro che sono già di ritorno dalle vacan-ze. In qualsiasi situazione ci troviamo, penso che le ferie vanno viste - come ogni aspetto della vita cristiana - nella luce del dono e dell’impegno. Sono senza dubbio un dono. Quante persone non possono goderne, preoccupate di tro-

vare il necessario per la loro vita e la loro famiglia! Le vacanze portano però con sé anche l’impegno. Innanzitut-

to quello di essere grati, riconoscenti, dato che tutto, in prima e ultima analisi, ci viene da Dio, è grazia sua. Ma il dono-impe-

gno potrebbe esprimersi anche nel cercare spazi di riflessione, nel partecipare a un ritiro o a un corso di Esercizi spirituali. Magari

per “esercitarsi”, come insegna Sant’Ignazio di Loyola, l’“inventore” de-gli Esercizi, “a rimuover da sé tutti gli affetti disordinati e, dopo averli rimossi, cercare e trovare la volontà divina nella disposizione della pro-pria vita per la salvezza dell’anima”.

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er lungo tempo sono sta-te oggetto della curiosità di testate “desiderose di raccontare” modi insoliti di trascorrere momenti

di riposo. La semplificazione gior-nalistica è arrivata così a coniare il termine di “vacanze dell’anima” per indicare ai lettori esperienze partico-lari. Non sempre, però, alla “causa” è stato reso un adeguato servizio. Co-me sottolinea chi, con fatica, porta avanti quotidianamente l’impegno in questo campo (responsabili e di-rettori delle tante case di spiritualità su tutti), molto spesso si è confusa la semplice ospitalità in strutture re-ligiose però espressamente pensate per una fruizione turistica (che mol-to spesso hanno il pregio di abbinare prezzi popolari ad ambienti di gran-de fascino) con esperienze di ricerca e di apprendimento spirituale. A più riprese veniva sottolineata la porta-ta di un fenomeno che sembrava in costante espansione. Erano sempre di più le persone che cercavano una pausa, uno stacco dai ritmi forsennati di una quotidianità orientata alla ricer-ca esasperata del successo. Almeno per qualche giorno all’anno si avver-tiva il bisogno di alimentare anche l’anima. Che le risposte arrivassero da un viaggio in Tibet, piuttosto che dall’esperienza del cammino di San-tiago, da un’esperienza di ritiro spiri-tuale piuttosto che dal soggiorno in qualche centro di meditazione poco importava. Era la stagione della va-canze dell’anima e dello spirito. Col tempo, però, l’attenzione mediatica è andata scemando. Gli sguardi sono stati puntati altrove (almeno quel-

li dei media). Il progressivo silenzio ha permesso di rimettere le cose a posto. Anima, spiritualità e ricerca personale sono tornate così al loro significato originario. Il fenomeno (se di fenomeno si può parlare) non ha conosciuto particolari flessioni. Il numero delle persone che approfitta-va dell’estate per vivere un’esperien-za di ricerca spirituale non è calato. Semplicemente non è più stato ritenu-to interessante. Diverse le esperienze che lo confermano. Nei giorni scorsi in una trasmissione radiofonica di Isoradio, il canale di servizio viabili-tà della Rai, è stato dato ampio spa-

zio all’esperienza di Deir Mar Musa, in pieno deserto in Siria. Si tratta di un monastero cristiano immerso nel deserto e arroccato su di una mon-tagna, meta sino a poche settimane fa (poi la recrudescenza della guerra in corso nel Paese ha di fatto blocca-to gli arrivi) di un continuo flusso di persone (italiani soprattuto) interes-sati a vivere un’esperienza di silenzio e di preghiera, magari condivisa con persone di religioni diverse. Un’espe-rienza unica, così l’ha definita chi ha potuto viverla, magari anche un po’ esclusiva ma che testimonia come an-cora grande sia il bisogno di ricerca. Un’altra conferma arriva dalle 25mi-la (compreso un discreto numero di bresciani) persone che ogni anno “bussano” alle porte della comunità monastica di Bose, nel Piemontese tra Ivrea e Biella. Uomini e donne di ogni estrazione che cercano nella comunità fondata da p.Enzo Bianchi le risposte alle tante domande che il tempo attuale, segnato da confusione, lascia inevase.Un flusso ininterrotto di persone è anche quello che si rivolge, non solo in estate, anche alle strutture che nel Bresciano hanno come “mis-sion” quello della proposta spiritua-le, come gli eremi dei Santi Pietro e Paolo di Bienno, in Valle Camonica, e quello di Montecastello sul lago di Garda. Come confermano in queste pagine i due rettori, don Roberto Domenighini e don Dino Capra, è ancora importante il numero del-le persone che sentono il bisogno di vivere questo tipo di esperienza.Il bisogno di spiritualità, di momen-ti di pausa per guardarsi dentro, di

rileggere la propria vita, di ripartire è proprio dell’uomo, come confer-ma anche don Alessandro Tucci-nardi, direttore dell’Ufficio per la spiritualità e le vocazioni. Un biso-gno di ricerca che in qualche caso diventa anche discernimento e pre-messa per scelte di vita. Insomma il panorama di chi considera l’estate tempo propizio per lo spirito è an-cora ampio. Tantissime sono anco-ra, anche nel Bresciano, le persone

L’Eremo di Bienno e quello di Montecastello sono, probabilmente, i due centri di spiritualità più noti del Bresciano. La diocesi, però, può contare su una fitta rete di centri che assolvono a all’importante compito di aiutare le persone a vivere momenti di spiritualità forte. Questi centri sono sparsi per tutta la diocesi. Si parte da Alone di Casto, dove esiste un centro diretto dal parroco per arrivare, seguendo un rigido ordine alfabetico, a Sommaprada di Lozio con la sua

“Casa Sapienza”. Un lungo elenco che mette insieme la bellezza di 35 centri di spiritualità (nella foto il Centro Mater Divinae Gratiae), ognuno pensato con una propria impostazione e in grado di formulare una programmazione annuale che va dalla semplice accoglienza di gruppi in cerca di uno spazio in cui vivere una giornata di spiritualità, ad altri che invece propongono una articolata programmazione annuale di corsi e di proposte spirituali per diverse categorie.

“Non c’è età che tenga. L’uomo, in tutte le stagioni della sua vita, ha bisogno di occasioni per staccare, per rigenerarsi, accogliendo il dono dello Spirito”. Non è una sorpresa, per don Alessandro Tuccinardi, direttore dell’Ufficio diocesano per la spiritualiatà e le vocazioni, il fatto che siano ancora tante le persone che approfittano dell’estate per vivere esperienze dal forte impatto

spirituale. “Sono le contingenze della vita – continua il sacerdote – che spingono l’uomo a cercare uno spazio in cui riscoprire le sue dimensioni e sicuramente quella della spiritualità e una di quelle che consente di comprendere in modo completo la propria umanità”. Per questo motivo l’estate, tempo dell’anno che tradizionalmente è meno gravato da impegni e pressioni, diventa occasione

propizia per recuperare uno spazio per recuperare quella libertà interiore e il rapporto con Dio. I mesi estivi si arricchiscono così di proposte spirituali diversificate, studiate in funzione dei destinatari, “proposte – afferma ancora don Alessandro Tuccinardi – che metteno comunque al centro l’ascolto della Parola di Dio, dello Spirito Santo e che aiutano la persona a trovare la condizione

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Con Taizè e con poche altre realtà è una di quelle proposte senza tempo che continua ad attrarre centinaia di migliaia di persone. Il cammino di Santiago de Compostela è infatti una esperienza destinata a incidere profondamente sullo spirito di chi l’affronta. Un’esperienza che fa maturare passo dopo passo e che lascia un segno indelebile anche su chi l’ha scelta come semplice prova fisica. Percorrere chilometri dopo chilometri, su sentieri che altri pellegrini nei secoli hanno battuto

per andare a pregare sulla tomba di San Giacomo è, per chi la vive, un’esperienza importante. È molto spesso il bisogno di trovarsi soli con se stessi, di poter riflettere, di allontanarsi dallo stress quotidiano, di misurarsi con se stessi in un’impresa ritenuta notevole sul piano fisico e ancor più su quello mentale a spingere tanti verso Santiago de Compostela. Moltissimi anche i bresciani che vivono questa esperienza. Il “grosso” arriva ancora dagli oratori e dalle parrocchie che

propongono ai giovani (ma non solo a loro) di mettersi in cammino. “Quando ho accettato di prendere parte al cammino – ricorda Paola, 40 anno – pensavo a una bella esperienza insieme a tante altre persone della mia parrocchia”. Chilometro dopo chilometro, però, l’esperienza si è mutata in qualcosa di diverso, in una ricerca personale, nella preghiera, nel confronto con tante di quelle domande a cui i ritmi vorticosi della quodianità consentono di dare risposte.

che vivono esperienze della “tradi-zione” come il cammino di Santiago de Compostela, le giornate di Taizé, molte quelle che approfittano della pausa dal lavoro per prendere parte a un corso di esercizi spirituali nel Bresciano o in quelle località italia-ne che propongono esperienze di questo genere. Insomma, anche se se ne parla di meno (solo sui gior-nali però) sono ancora tanti gli esti-matori delle “vacanze dello spirito”.

adatta per comprendere ciò che Dio chiede”. Si tratta di esperienze “straordinarie”, pensate per quelli che il direttore dell’Ufficio per la spiritualità e le vocazioni definisce “tempi forti” (l’estate appunto), che sono complementari a quelle dei tempi ordinari, della vita di tutti i giorni. “Anche fra i mille impegni quotidiani – afferma don Tuccinardi – l’uomo non dovrebbe mancare di alimentare la sua parte spirituale, il suo rapporto con Dio, per fare in modo che quelle esperienze vissute nei tempi forti, come l’estate appunto, consentano di vivere con grande efficacia

esperienze più profonde”. Una tale continuità consente a chi la mette in campo di vedere anche meglio all’interno della propria vita, a comprendere quella che è la propria vocazione. Don Alessandro Tuccinardi è fresco reduce da una di queste esperienze straordinarie, maturate però alla luce di un cammino quotidiano. Nelle scorse settimane ha guidato la carovana di “Ora et pedala”, un gruppo di 25 ciclisti (nella foto a sinistra) che, dopo il saluto del Vescovo, in sella alla loro bicicletta hanno affrontato il percorso da Brescia a Novacella (Bressanone), nel corso del quale

sono state incontrare persone che hanno presentato la risposta data a diverse chiamate vocazionali. “Non è stata una esperienza solo fisica – ricorda don Tuccinardi – ma anche un percorso di ricerca attraverso la fatica del cammino, la stessa che provava Gesù negli spostamenti che gli imponeva la sua predicazione”. Una fatica, vissuta in un tempo d’estate, che presto sarà ripetuta a piedi, sul percorso Assisi-Loreto, per portare nel santuario mariano, come si legge a fianco, le intenzioni, ma anche il grazie di tanti che hanno vissuto l’esperienza della scuola di preghiera.

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crivo finché sono vivo e finché l’accesso a inter-net rimane possibile. Dal-la mattina di martedì 17 lu-glio 2012, i combattimenti

hanno raggiunto la capitale. Dama-sco fa ricorso alle armi pesanti, ai carri armati e agli elicotteri in una città sovrappopolata. Le distruzioni sono enormi. Quale calvario! Sono drammatici i toni che mons. Samir Nassar, arcivescovo maronita di Da-masco usa nella lettera spedita dal-la capitale siriana nei giorni scorsi. L’Arcivescovo racconta di una situa-zione sempre più tragica. “Gli scontri – continua – si svolgono nelle strade e si diffondono da un quartiere all’al-tro. Impossibile dormire con la pau-ra, il frastuono delle bombe e dei can-noni. Le temperature estive vanno da 42° a 56° e i black-out della corrente elettrica sono un tormento”. La capi-tale siriana, praticamente isolata dal resto del Paese, comincia ad accusa-re molteplici forme di penuria. “I ri-fornimenti non arrivano più – scrive ancora mons. Nassar –. Siamo a cor-to di pane, di verdure, di viveri, di gas domestico e di carburante per le pa-netterie”. Moltissime famiglie abban-donano i quartieri caldi per andare a formare una fila interminabile sulla strada che porta in Libano. “Le altre strade verso la Giordania, verso l’Iraq e quelle del nord verso Homs-Alep sono chiuse – è un altro passaggio

tico è il racconto delle condizioni in cui vivono i pochi fedeli che ancora hanno il coraggio di uscire dalle loro case per assistere alla Messa domeni-cale. “Accendono molte candele da-vanti alla tomba dei Beati Martiri di Damasco – è il racconto del vescovo –. Si sono scambiati addii e lacrime prima di ritornare di corsa a casa al suono degli spari e delle esplosioni”. Damasco, che per 16 mesi era stata risparmiata dalle violenze che han-no lacerato la Siria (e che secondo alcune fonti avrebbero causato oltre 19mila vittime) è diventata nelle ul-time settimane il campo di battaglia

della drammatica lettera dell’Arci-vescovo maronita. L’esodo verso il Libano si svolge nel panico generale. Spero che trovino l’accoglienza adat-ta. I siriani, infatti, hanno accolto co-sì bene i profughi palestinesi, libane-si ed iracheni”. Altrettanto dramma-

La notizia dell’ennesima strage ne-gli Usa (l’articolo è in questa pagi-na) non deve avere turbato più di tanto i partecipanti alla Conferenza dell’Onu di New York (nella foto) per l’elaborazione di un Trattato sul commercio delle armi conven-zionali (Att, Arms Trade Treaty). Già c’è chi paventa una conclusio-ne della stessa senza particolari risultati. A sostenerlo sono diver-se fonti della società civile senti-

te dall’agenzia Misna, secondo cui a frenare sull’approvazione di un trattato forte sarebbero in parti-colare Stati Uniti, Cina e Russia, ovvero tre fra i principali produt-tori di armi.“Tutto è ancora in discussione – af-ferma Emilio Emmolo, ricercatore dell’Archivio Disarmo, istituto di ri-cerca con base a Roma – ma le va-rie posizioni espresse nelle prime tre settimane in alcuni casi mettono

in discussione l’elaborazione stes-sa di un trattato”. Secondo le noti-zie trapelate dalle riunioni a porte chiuse condotte a New York, Cina e Russia sarebbero a favore di un trattato “debole” se non addirittu-ra per il mantenimento dell’attuale status quo. Gli Stati Uniti, da parte loro, avrebbero posto condizioni ta-li che depotenzierebbero il trattato e stanno esercitando pressioni su Francia e Regno Unito.

di una guerra sanguinosa tra Assad e chi chiede la sua uscita di scena. “È arrivato il nostro turno di soffri-re e morire – conclude la sua lette-ra mons, Nassar. – Abbiamo appena sistemato un angolo sotto la scala per ripararci con i vicini dalle gra-nate, gli scantinati della parrocchia sono appena stati ripuliti. Purché la Risurrezione non sia ritardata dopo tanta sofferenza...”. Le notizie che giungono dalla Siria, però, non so-no rassicuranti. Il conflitto, ormai, si è esteso a tutto il Paese e ogni azione risolutoria diventa sempre più difficile.

Con una decisione senza precedenti da quando è in atto l’embargo israeliano sulla Striscia di Gaza, l’Egitto ha deciso di consentire sul suo territorio l’ingresso ai palestinesi, a cui è permesso di restare nel paese fino a 72 ore. Il provvedimento, che ha creato non pochi disguidi lungo il valico di Rafah poiché è entrato in vigore prima dell’annuncio ufficiale, mette fine a pratiche denunciate più volte dalle associazioni palestinesi come “discriminatorie”. Una di queste

prevedeva che ogni palestinese al di sotto dei 40 anni al suo arrivo in Egitto fosse “deportato” fino a Gaza, sotto la custodia di agenti incaricati di assicurarsi che il controllato non approfittasse dell’occasione per passare tempo sul suolo egiziano. La novità sembra essere frutto di incontri separati che il presidente Mohammed Morsy ha avuto con il leader di Hamas Khaled Meshaal e il presidente palestinese Mahmoud Abbas. La decisione interrompe il sostegno che, di fatto, il governo

della precedente amministrazione egiziana aveva sempre fornito agli israeliani nello strangolare economia e libertà di movimento nei Territori palestinesi e in particolare a Gaza. Nel corso degli anni, le politiche restrittive attivate dall’Egitto lungo il valico di Rafah non hanno causato solo umiliazioni e ritardi. In molti sono morti aspettando il permesso di uscire dal territorio sotto embargo per ottenere cure e assistenza medica.

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Il ruolo delle regioni e delle città per affrontare la crisi economica e per costruire una maggiore coe-sione a livello comunitario: torne-ranno su questi argomenti gli Open days, ovvero la Settimana delle re-gioni e delle città Ue, previsti dall’8 all’11 ottobre, per il quale sono aperte le iscrizioni. La manifestazione, che è un mo-mento tradizionale di verifica del-

la politica regionale europea, vede già iscritti 219 enti locali di 33 di-versi Paesi. Sono attesi, in base all’andamen-to della scorsa edizione, 6000 par-tecipanti. A Bruxelles (nella foto) si svolge-ranno, nell’arco della settimana, 108 seminari e dibattiti, con 600 relatori. “La Settimana europea delle re-

gioni e delle città – affermano gli organizzatori, ossia Comitato del-le Regioni e Parlamento europeo – sarà accompagnata da oltre 210 manifestazioni locali, che si svolge-ranno in tutta Europa tra settembre e novembre”. I partecipanti – sono invitati cittadini, rappresentanti di associazioni, studiosi, esponenti dei governi territoriali, giornalisti – “avranno la possibilità di contri-

buire, in un momento cruciale, al dibattito sulla strategia europea per la crescita e l’occupazione e sul fu-turo del bilancio Ue”. Entra infatti in una fase decisiva il confronto sul quadro finanziario pluriennale 2014-2020 e quello sul quadro legislativo della politica di coesione. Programma e moduli per l’iscrizione sono all’indirizzo web www.opendays.europa.eu.

’attuale crisi economica che minaccia il processo di unificazione europea, met-te in ombra i grandi passi in avanti finora compiuti in

questa direzione. In questo 2012 ricor-rono i 20 anni dalla firma del Trattato di Maastricht che ha segnato la nasci-ta dell’unione monetaria. Nella storia della Comunità europea o dell’Unione non vi è mai stato un periodo dinamico e ricco di eventi quanto quello durante il quale venne negoziato e successiva-mente approvato, il 7 febbraio 1992, il Trattato di Maastricht. Sia dal punto di vista politico che istituzionale, non-ché geografico, negli anni successivi la costruzione europea fu sottoposta a numerosi impulsi che ne determi-narono notevoli modifiche e trasfor-mazioni. Con il Trattato di Maastricht vennero poste le basi per rafforzare gli elementi federali e democratici dell’Unione: tra gli altri, la sussidiarie-tà divenne un principio-guida, venne istituito il Comitato delle regioni e con la procedura di co-decisione vennero riconosciuti al Parlamento europeo importanti diritti di natura legislativa. Da questo punto di vista, il Trattato di Maastricht rappresenta perciò un mo-mento importante nel processo d’inte-grazione, sebbene non costituisca una nuova fondazione, poiché in ultima analisi, nonostante le modifiche e le innovazioni, prevalgono gli elementi

della continuità. Con gli importanti cambiamenti di natura politica e so-ciale, verificatisi nell’Europa centro-orientale in conseguenza del dissolvi-mento dell’impero sovietico, nonché con la riunificazione della Germania, avvenuta nel 1990, che comportò l’in-clusione più o meno automatica nella

“Il taglio di 500 milioni di euro alle province per il 2012 e un miliardo di euro per il 2013, per noi è assolutamente insostenibile”. Lo ha affermato nei giorni scorsi il presidente dell’Unione province italiane, Giuseppe Castiglione (nella foto) spiegando che con un taglio di 500 milioni, è concreto il rischio della mancata riapertura delle scuole. “Non si potrà riaprire il nuovo anno scolastico – ha affermato – con questi tagli che sono per noi insostenibili e lo

abbiamo detto al governo con grande determinazione”. “Il commissario Bondi, sono ancora considerazioni del Presidente dell’Upi, ha parlato di consumi intermedi inserendo fra questi anche i servizi ai cittadini. Con il taglio dei 500 milioni di euro sarebbe così a rischio la sicurezza nelle scuole, il trasporto pubblico locale, i centri per l’impiego, la formazione professionale. Un taglio che, ha proseguito Castiglione, non poteva che essere contestato.

Continua a fare discutere il piano per il contenimento della spesa pubblica progettato dal governo. ‘’Senza precedenti e inaccettabile’’ così l’Auser ha definito l’attacco che il governo sta muovendo contro il mondo del volontariato e dell’associazionismo, attraverso la spending review. “Azzeramento di tutti gli Osservatori, annullamento degli affidamenti diretti che avrà come conseguenza le gare d’appalto al massimo ribasso, restrizioni dei

contributi dagli enti pubblici al mondo del Terzo Settore’. Non staremo zitti e non staremo a guardare mentre i provvedimenti irrazionali del governo ci portano alla distruzione e alla paralisi, pressoché totale. – dichiara il presidente Auser Mangano – Proprio in questo momento di grave crisi i provvedimenti del governo dei tecnici ci staccano la spina. C’è da chiedersi se tutto questo non sia frutto di incompetenza”.

Comunità europea del territorio e della popolazione dell’ex Ddr, nei successivi 20 anni venne introdotta la successi-va unificazione con i Paesi dell’Euro-pa settentrionale, centro-orientale e sud-occidentale, nonché con gli Stati mediterranei di Cipro e Malta. venne a manifestarsi anche la necessità, più strettamente legata al sistema stesso, di riformare il funzionamento e l’ope-ratività dell’Unione, per farla ulterior-mente evolvere. A tale necessità si fece fronte con i Trattati di riforma, parten-do dal Trattato di Maastricht (in vigore dal 1° novembre 1993), cui seguirono il Trattato di Amsterdam (in vigore dal 1° maggio 1999) e il Trattato di Nizza (in vigore dal 1° febbraio 2003).

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I problemi dell’immigrazione non si fermano certo a Lampedusa o su qualche altra spiaggia del sud d’Italia. Negli Stati Uniti è un dramma che ha le sue radici nella nascita stessa dello Stato e annovera anche gli italiani tra i protagonisti mal sopportati.Ai giorni nostri le barriere statunitensi riguardano soprattutto gli immigrati latino-americani. Finora tutti i provvedimenti presi per fermare il flusso migratorio non hanno ottenuto grandi risultati. L’ultimo baluardo adesso riguarda i tatuaggi. La presenza di alcuni tatuaggi, ritenuti segni di appartenenza alle gang criminali, è diventata infatti una ragione sufficiente per negare il visto di ingresso negli Usa anche a immigrati in possesso di tutti i requisiti necessari e senza alcun precedente penale. Ne ha fatto esperienza, fra gli altri, Hector Villalobos, immigrato messicano trentasettenne, sposato da sei anni con una cittadina americana e padre di tre bambini. Tornato in Messico per completare la procedura di richiesta della residenza permanente negli Stati Uniti, si è visto negare il permesso

Tatuate, tatuate che qualcosa resterà

La Fondazione Poliambulanza conferma che dall’1 agosto 2012 sarà completato il previsto trasferimento in Poliambulanza di tutti i reparti di degenza dell’Ospedale S. Orsola di Brescia, che cessa così la sua attività. Nella struttura che prenderà il nome di Poliambulanza Centro, proseguono con alcune migliorie le attività ambulatoriali, ora tutte collocate al piano terra, ad eccezione della riabilitazione, per un più facile accesso.

L’ingresso sarà possibile solo da via Vittorio Emanuele II, 27 dove si trovano i nuovi sportelli di accettazione, il nuovo punto prelievi (aperto dal lunedì al sabato dalle 7 alle 10 senza appuntamento), 18 ambulatori specialistici delle Unità di Medicina, Geriatria, Cardiologia, Neurologia, Gastroenterologia, Pediatria, Ostetricia, Ginecologia, Oculistica, la Radiologia e la palestra per la riabilitazione e le terapie fisiche.

parola ed espressione”.Questi episodi richiamano la crescente mania dei tatuaggi che si è diffusa anche nel nostro Paese, pur non avendo noi una tradizione paragonabile a quella dei Paesi latino-americani. Il tatuaggio è stato impiegato presso moltissime culture, sia antiche che contemporanee, accompagnando l’uomo per gran parte della sua esistenza; a seconda degli ambiti in cui esso è radicato, ha potuto rappresentare sia una sorta di carta d’identità

dell’individuo, che un rito di passaggio, ad esempio, all’età adulta. Nel nostro Paese la pratica del tatuaggio era diffusa già nell’epoca preistorica. Venendo ai giorni nostri, dalla fine degli anni ‘60 all’inizio degli anni ‘70 la cultura del tatuaggio è tornata di moda, prima nelle sottoculture dei giovani hippy e fra i motociclisti, poi progressivamente ha conquistato ‘utenti’ in tutte le categorie di persone. Senza presumere di fare un panorama scientifico, mi pare

di rientrare nel Paese a causa dei simboli tatuati sul suo corpo. Secondo quanto racconta il “Wall Street Journal”, i casi di questo tipo si stanno moltiplicando, soprattutto tra gli immigrati latino-americani. Jeff Joseph, avvocato di Denver, specializzato in leggi sull’immigrazione, ritiene che la gestione del problema da parte dei funzionari del dipartimento di Stato “si stia avvicinando pericolosamente a una violazione del primo emendamento sulla libertà di

che si possa dire che i tifosi del tatuaggio possono essere divisi in varie categorie: ci sono gli amanti degli affreschi che hanno tutto il corpo disegnato (a dire la verità, a me alcuni fanno un po’ schifo); ci sono quelli (soprattutto quelle) che preferiscono qualche disegnino qua o là (piuttosto là che qua) per uno sfizio estetico, a volte anche carino; ci sono quelli che amano farsi tatuare aforismi famosi o battute da cioccolatini, stile sms. Per questi ultimi è un peccato che i telefonini abbiano incorporata anche la guida telefonica, altrimenti se la potevano scrivere sulle braccia. Immagino che qualcuno un giorno o l’altro si farà riprodurre la Divina Commedia oppure la Cappella Sistina. Chi soffre di insonnia potrebbe farsi tatuare sul corpo un esercito di pecore per contarle quando non riesce a dormire. C’è peraltro da temere che la notizia dei tatuaggi per bande criminali crei imitatori, magari a scopo cameratesco. Ne vedremmo davvero di tutti i colori, dalle farfalline ai pesciolini, dalle corna al dito medio, dalle cinque stelle al dio Po, dalle bandiere agli striscioni da stadio.

A partire da giovedì 26 luglio, Spigolandia, un’inizaitiva della cooperativa Cauto di Brescia ospita una straordinaria esposizione dedicata alle scarpe estive: è in arrivo uno speciale assortimento di numeri e modelli di scarpe per grandi e piccini per fare shopping con eticità. Spigolandia, col fascino dei mercati dell’usato e i vantaggi di una boutique del centro di Brescia, propone un’iniziativa per educare all’acquisto intelligente, senza rinunciare al piacere della

ricerca dell’articolo esclusivo.Attraverso l’iniziativa di esposizione straordinaria dedicata alle scarpe, Spigolandia rivolge un invito speciale alla sostenibilità e all’acquisto consapevole, proprio attraverso l’articolo più ricercato, proponendo ancora una volta un nuovo modo di fare shopping. La vendita straordinaria di scarpe è organizzata con l’obiettivo di sostenere le finalità sociali della cooperativa Cauto.

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ella parrocchia di Gorzo-ne le attività e la gestio-ne del progetto dell’uni-tà pastorale non cono-scono sosta.

Durante i tempi forti dell’anno li-turgico, Avvento e Quaresima, ci sono stati momenti di riflessione comunitaria. Don Paolo, con i ma-teriali proposti dalla diocesi, ha or-ganizzato infatti preghiere in chiesa e incontri di catechesi per i fedeli. Le schede sono state, inoltre, mes-se a disposizione di tutti per la ri-flessione personale, anche se sono risultate di difficile comprensione in quanto omologate e non speci-fiche per una comunità, problema analizzato anche in consiglio pa-storale. Parlando dell’unità pastorale si nota che la comunità necessita del proprio punto di riferimento, del proprio parroco su cui fare affi-damento e con cui stringere uno stretto legame.Da poco tempo, inoltre, sono sta-te spostate le suore, che erano un utile sostegno: gestivano la scuola materna e aiutavano nella cateche-si. Queste attività sono ora garan-tite da un buon numero di volonta-ri, che partecipano alla vita della parrocchia. Per esempio ci si affi-da ad alcune insegnanti per la ca-techesi, a persone che organizza-no momenti di aggregazione per i

hanno partecipato 43 bambini con il supporto di alcuni genitori: una vacanza di svago ma anche di fede con preghiere e riflessioni mattuti-ne e Messa ogni sera. Diverse attività e momenti d’incon-tro sono anche quelli previsti nelle tre settimane di grest a cui parteci-pano 80 ragazzi e 20-25 giovani che animano i pomeriggi in oratorio. Durante le vacanze estive nella par-rocchia, purtroppo, come sottoli-nea il Parroco, si avverte una dimi-nuzione di partecipazione alla Mes-sa domenicale, soprattutto da parte dei bambini, nonostante abbiano

ragazzi e grigliate di raccolta fondi per l’oratorio. Grazie all’impegno di ragazzi e ge-nitori si svolgono anche esperien-ze associative estive: per esempio la settimana a Igea Marina, a cui

Puegnago del Garda invita alla sua 36ª Fiera dedicata alle eccellenze del ter-ritorio, in programma dal 31 agosto al 3 settembre. Ed entra nel network del-la Regione Lombardia ‘L’agricoltura cambia faccia alla tua vita’, campagna di comunicazione promossa dall’As-sessorato all’agricoltura e rivolta ai cittadini. Il significato di questo pro-getto ed il programma della quattro giorni fieristica sono stati presenta-ti a Milano, nella sede della Regione.

La kermesse è dedicata in primis, a due perle: all’olio Casaliva ed al vino Groppello. A loro si affiancano altri due assi: le Grappe e lo Spiedo. Sa-rà Villa Gàlnica ad ospitare gli stand delle aziende vitivinicole della zona. Accanto ai vini gli oli e le grappe, pro-tagonisti di appuntamenti conviviali e di incontri tecnici. D’intorno, una lunga fila di banchi colorati propor-rà assaggi di delizie gastronomiche provenienti da tutta la regione. La

Fiera sarà anche palcoscenico, con una due giorni di studi dal titolo “Tu-rismo, agricoltura, paesaggio” del pri-mo appuntamento de “I Giardini del Benaco”, rassegna internazionale del paesaggio e del giardino. Al mondo dell’olio è dedicato il convegno tema-tico “La verità è come l’olio… viene sempre a galla” che porterà l’attenzio-ne sulle norme sulla qualità e sulla tra-sparenza degli oli d’oliva vergini. Info: www.puegnagofiera.com.

seguito un cammino catechistico improntato sull’importanza della domenica come momento di festa. Altri momenti importanti per la parrocchia sono le festività come quella del patrono, Sant’Ambrogio, il 7 dicembre, giorno nel quale vie-ne celebrata la Messa al Castello di Gorzone, dove quest’anno sono stati anche allestiti dei mercatini, e, al termine dell’estate, la Madonnina di Sciano (località di Gorzone) l’8 settembre, in occasione della quale si svolge la processione con Maria Bambina, la Messa e ulteriori mo-menti di riflessione.

Bresciatourism intende proseguire la campagna per rilanciare l’immagine della nostra città e della Provincia nei territori di matrice tedesca, che costituiscono ancora oggi la maggior parte dei visitatori di Lago di Garda e dintorni. “Nel 2011 – spiega Alessio Merigo, presidente di Bresciatourism – le persone provenienti da Austria, Svizzera e Germania che si sono fermate qui sono state poco meno di 3 milioni, il 37% del totale”. Quest’anno, invece, i dati vedono il turismo in calo sia

per quanto riguarda le presenze straniere che quelle italiane. Per questa ragione Bresciatourism ha pensato di concentrare un investimento di 100mila euro su una campagna che riprende il tema dell’anno precedente, “Cercasi un esploratore”, che verrà diffusa in modo capillare attraverso le sale cinematografiche di 10 città tedesche, oltre che a Vienna e Zurigo; uno spot radiofonico sarà in rotazione in due emittenti, Klassik Radio e Antenne Bayern,

mentre ampio spazio verrà dato a internet e ai social network. “In particolare – spiega Carlo Massoletti, amministratore delegato di Bresciatourism – abbiamo voluto concentrare l’attenzione su un pubblico fatto sia di famiglie, sia di giovani”. Inoltre, sul sito dedicato (http://www.entdecker-gesucht.info/) è stata attivata una sezione volta a fornire materiale informativo e a mettere in contatto direttamente gli interessati con le strutture ricettive. (a.g.)

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’aveva chiesto in una conferenza stampa qual-che giorno prima che si tenesse il consiglio co-munale, che avrebbe

deciso la questione. Il direttore di sede dell’Università cattolica di Brescia, Luigi Morgano, aveva au-spicato che si approvasse una de-libera che definisse con precisione le azioni e le tempistiche richieste alla Cattolica per la realizzazione della seconda sede a Mompiano, nell’ex Seminario diocesano di via Bollani, cosa che in effetti si è poi verificata. Doveva infatti essere questo l’atto finale di un lungo iter burocratico, che aveva visto recentemente an-che un passaggio piuttosto acceso in commissione urbanistica, nella quale il dispositivo presentato dal-la giunta aveva visto la proposta di un emendamento da parte dell’op-posizione. Uno dei punti critici legati al pro-getto era infatti proprio quello ri-guardante il traffico che ricadrebbe sul quartiere in seguito all’apertu-ra della nuova sede. Da qui l’idea dell’atto unilaterale che impegnas-se la Cattolica a soddisfare alcune condizioni: dal monitoraggio del traffico con un sistema di spire ma-gnetiche alla realizzazione di ope-re di sistemazione dell’incrocio tra via Branze e via Schivardi, fino alla realizzazione di una postazione di bike sharing.Tutti temi, questi, approdati nel consiglio comunale di lunedì 23 lu-glio, che in tarda serata ha appro-

stra richiesta di chiarezza e defini-zione dei tempi e degli interventi. Credo che sia anche una conferma della bontà del progetto presentato: è un bell’edificio, moderno, funzio-nale ed ecocompatibile. Avrà ricadute positive anche sul versante della didattica e della ri-cerca, oltre che sulle esigenze dei nostri studenti, tecnici e professo-ri, per poterci misurare a livello in-ternazionale”. Da questo momento quindi parte la progettazione degli interventi messi in programma, anche se non viene nascosto un certo rammarico: “Già due anni fa – afferma sulla questione Morga-no – avremmo potuto cominciare i lavori e il rammarico non è sola-mente per il tempo perso, ma anche

vato un emendamento, sostenuto dall’intero schieramento dei grup-pi consiliari, che recepiva la quasi totalità delle indicazioni. “Bisogna evidenziare l’ampia con-vergenza che il progetto ha ottenu-to – è il commento in proposito di Luigi Morgano – che fa seguito al parere positivo già espresso dalla Circoscrizione nord. Inoltre ci fa piacere che sia stata recepita la no-

La questione “campi in sintetico” gio-ca un’altra partita. Le preoccupazio-ni sollevate oltre un anno fa da Fabio Mandelli, assessore allo Sport della Provincia di Brescia, riguardanti gli onerosi (4.000 euro + iva) costi di omologazione che associazioni e Co-muni devono sostenere trovano nuovi interlocutori in Regione Lombardia, alla Camera e al Senato, grazie all’in-teressamento di Gianmarco Quadri-ni, Stefano Saglia e Guido Galperti.

La normativa prevede che i campi di calcio in sintetico a 11 giocatori (e la nostra provincia, prima in regione, ne possiede oltre 70) siano sogget-ti, per ragioni di sicurezza e di tutela della salute, ad omologazione e dopo quattro anni a riomologazione con co-sti a carico degli enti proprietari che si ripercuotono sulla gestione dell’at-tività sportiva e di conseguenza sulle tariffe praticate, costituendo un for-te deterrente alla pratica sportiva. E

per assurdo vengono meno i motivi che spingono alla loro realizzazione: minori costi di gestione e maggiori possibilità di utilizzo. Nel giugno 2011 l’assessore Mandelli ha messo a punto e inviato alla Lega nazionale dilettanti un protocollo d’intesa per la diminu-zione dei costi di omologazione. Nes-suna risposta, tranne un carteggio con Carlo Tavecchio, presidente Lnd, che sollevava dubbi sulla effettiva inci-denza di tali costi e lasciava aperta la

questione. Ora le nuove interrogazioni rivolte anche al ministro dello Sport, Pietro Gnudi, per assumere iniziative che vadano nella riduzione dei costi. Prima che all’orizzonte si materializzi anche l’ipotesi che questa formula di omologazione venga estesa anche ai campi da gioco a 7, molto diffusi so-prattutto negli oratori. A questo punto la palla torna al centro, nella speran-za che la pratica sportiva possa esse-re sostenuta e non penalizzata. (v.b.)

per le mutate, non certo in meglio, condizioni economiche relative ai finanziamenti”. Tra i prossimi passi ci sarà la presentazione del proget-to agli abitanti del quartiere. Perché davvero ora sembra tutto pronto per iniziare i lavori.

Continuano gli eventi legati a “Brescia: menù per l’estate”, l’iniziativa che riunisce in un unico programma oltre 200 appuntamenti, offerti ai cittadini bresciani fino al 30 settembre. Grazie a molteplici forme di partnership tra Comune di Brescia, associazioni culturali del territorio e bar e ristoranti locali, che hanno aderito al progetto, il Comune ha curato il coordinamento dei calendari e seguito il percorso

di comunicazione e promozione condiviso. Le associazioni culturali partecipanti (Teatro19, Jazz on the road e Container 12) hanno proposto variegate ed innovative istanze culturali, mentre i bar e ristoranti hanno ideato e finanziato tutte le iniziative. In questo week end, tra gli altri, appuntamenti il 28 luglio alle 18 in via San Faustino con gli Halfbreak e il 29 in piazzetta Vescovado (nella foto), sempre dalle 18, con i The preachers.

Per la quarta settimana del ciclo “Luglio a San Giovanni” domenica 29 luglio la compagnia “Lelastiko” presenterà tre brevi performance di danza che debuttano in prima assoluta per il progetto “In.Chiostro Danza”. Alle ore 21.15 si terranno le prime tre performance, che verranno replicate alle ore 22.30.Si comincia con “Verso Blu”, assolo di danza contemporanea di e con Alessandra Bortolato, per proseguire poi con “Qlc qlcsa”, nel quale Marina Rossi si esibirà

in un ulteriore assolo di danza contemporanea di sua creazione. L’ultima esibizione della serata sarà “Vento”, nel quale Alessandra Bortolato e Marina Rossi si esibiranno in coppia. La location sarà il teatro del chiostro San Giovanni. L’ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili (60 posti per ogni replica). Si consiglia vivamente la prenotazione presso il Centro culturale “Il Chiostro”: 030/289099 (dalle 15 alle 19) – [email protected].

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ella mattinata di merco-ledì 25 si è spento il dott. Giuseppe Camadini. Ave-va 81 anni, essendo na-to a Brescia il 10 giugno

1931. Da alcune settimane la sua vi-ta era appesa a un filo in seguito a un ictus. Laureato in giurisprudenza ha esercitato la professione di nota-io. Ha ricoperto ruoli istituzionali in aziende e istituti di credito, in parti-colare nella Banca San Paolo è stato sindaco supplente, poi consigliere, componente del comitato esecutivo e presidente dal 1970 al 1976. È stato anche presidente della Società Catto-lica di Assicurazioni dal 1997 al 2006. Era tuttora consigliere di Ubi Banca. È stato consigliere anche presso il Banco di Brescia, la Banca di Valle Camonica, l’editrice “La Scuola” e la Nuova Editoriale Italiana (“Giornale di Brescia”). Ha partecipato alla vita politica nelle file della Dc.Da alcuni decenni l’impegno di Ca-madini era concentrato soprattutto

Sono state da pochi giorni pubblicate le motivazioni della sentenza con la quale, lo scorso 14 aprile, la Corte d’assise d’appello di Brescia ha dichiarato non colpevoli per la strage di piazza Loggia gli imputati Delfo Zorzi, Francesco Delfino, Maurizio Tramonte e Carlo Maria Maggi. Le motivazioni sono state prontamente commentate dall’associazione che riunisce i familiari delle vittime in un incontro con la stampa presso la “Casa della memoria”, nel quale il presidente

Manlio Milani (nella foto) ha affermato: “Le motivazioni di questa sentenza rappresentano un passo avanti, anche per il lavoro di sintesi che operano su tutto il percorso giudiziario. Diventa innegabile la provenienza ordinovista veneta della strage, con la copertura di uomini dei servizi, concetti che ora devono entrare a far parte di una coscienza condivisa”. Diversamente dal primo grado sono state dichiarate attendibili alcune dichiarazioni del pentito Carlo

Digilio, l’“artificiere” del gruppo che consegnò l’esplosivo usato per la strage, “anche se è difficile pensare – ha detto al proposito Milani – che avesse agito all’insaputa di Maggi”. Tra le altre debolezze rilevate nella sentenza, la constatazione dei depistaggi senza approfondire la questione e la ricostruzione della posizione e dell’azione dell’ex generale dei carabinieri Francesco Delfino. “Resta grande amarezza – ha commentato ancora Milani – perché i punti deboli ora saranno

approfonditi in Cassazione, ma già nel ‘74 si poteva raggiungere una verità, che magari avrebbe evitato altre stragi come quella del treno Italicus, ma qualcuno ha insabbiato. Ora finalmente ci sono delle analisi serie sulle convergenze tra l’ordinovismo veneto e Milano”. Per quanto riguarda, infine, le spese processuali la Corte, estendendo l’applicazione di una legge del 2004 sulle spese legali nei processi per terrorismo, ne ha accollato il pagamento allo Stato. (f.u.)

sull’Opera per l’educazione cristia-na, nata nel 1977, e nel cui seno poi è sorto l’anno dopo l’Istituto Paolo VI, Centro internazionale di studi e do-cumentazione che in questi anni ha svolto una notevole e qualificata atti-vità per conoscere e far conoscere il Papa bresciano. Non è presuntuoso pensare che Camadini considerasse tale istituzione un’opera fondamen-tale della sua testimonianza. Dal 1959 presiedeva anche la Fondazione To-vini nata dalla volontà e dal sostegno del servo di Dio Vittorino Chizzolini, che svolge attività rivolte alla prepa-razione di operatori nel campo edu-cativo, scolastico, culturale e sociale. Promuove servizi di cooperazione in-ternazionale, attività di informazione ed educazione allo sviluppo e corsi di preparazione al volontariato inter-nazionale.Apprezzato collaboratore della Cei presieduta dal card. Camillo Ruini, Camadini è stato componente del consiglio d’amministrazione dell’Uni-versità Cattolica del Sacro Cuore di Milano e del consiglio di amministra-zione di “Avvenire”.

Turchia e Cappadocia, Sulle orme di San Paolo € 1.360 2 - 9 ottobre

La Santa Russia € 2.065 11 - 19 settembre

Armenia € 1.490 17 - 24 settembre

* Terra Santa a piedi, sulle orme dei primi pellegrini e dei crociati, Cammino di Santiago, tratto

francese e altro su richiesta.

Pellegrinaggio Diocesano - Sezione di BresciaLourdes 6 - 12 agosto 2012

interviene S. E. Mons. Luciano Monari vescovo di Brescia

Lourdes, quattro giorni in pullman € 258 12 - 15 agosto

6 - 9 dicembre

Lourdes, voli sp. diretti Milano Malpensa da € 612 16 - 19 settembre

Nevers e Lourdes € 335 12 - 15 agosto

6 - 9 dicembre

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Loreto e Assisi € 385 24 -28 settembre

Fatima e Santiago, i grandi Monasteri e Porto € 849 12 - 16 ottobre

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Terrasanta classico, Speciale Oftal da € 1.190 14 - 21 novembre

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Chi SiamoAccompagnare il pellegrino e il viaggiatore nel suo cammino, fornendo la massima professionalità

e la profonda esperienza maturata, è la passione di Sogevitour, divenuto in breve tempo un punto

di riferimento per i Pellegrinaggi e il Turismo Religioso e Culturale. Alle classiche mete ormai

consolidate come Lourdes, Nevers,Terra Santa, Fatima, Santiago, San Giovanni Rotondo e Banneux,

abbiamo aggiunto nuovi percorsi di approfondimento turistico e culturale.

La Nostra VocazioneAndare alle radici del nostro essere, vocazione religiosa e grande respiro culturale. Nuovi percorsi

spirituali alla scoperta di luoghi e terre in cui fede e cultura si fondono in un unico cammino di

ricerca da vivere fino in fondo per andare alle radici del nostro essere cristiani.

Vengo Anch’IoNel solco della tradizione dell’OFTAL (Opera Federativa Trasporto Ammalati a Lourdes) molte

delle nostre proposte, pur riprendendo itinerari e luoghi comuni ad altri operatori del settore,

hanno la grande particolarità di rivolgersi anche alle persone disabili, alle quali viene riservato da

sempre un trattamento molto curato e personalizzato.

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opo una discussione fiu-me in consiglio comuna-le lunedì 23 luglio, è stato approvato il controverso progetto dell’ascensore

che metterà in collegamento il par-cheggio sotto il Cidneo con l’ester-no. Questo è solo l’ultimo particola-re della struttura di posteggio, che ha scatenato nel tempo pareri irrimedia-bilmente divergenti tra maggioranza, che la considera opera imprescindi-bile per la mobilità del centro stori-co, e l’opposizione che, al contrario, ne denuncia i costi e solleva dubbi sulla sua effettiva utilità. Richiesto del suo parere in propo-sito il consigliere comunale Marco Toma, presidente della Commissio-ne urbanistica e Viabilità, mette in luce alcuni punti fondamentali del progetto: “Il progetto era ritenuto strategico già dagli anni ottanta, quando fu immaginato dalla giunta Padula – esordisce – salvo poi esse-re accantonato per i problemi del bi-lancio di allora”. E proprio la soste-nibilità in proposito è uno dei temi più contrastati: l’opera verrebbe a costare circa 23 milioni di euro e ci si chiede come la spesa possa essere

sostenuta. “I soldi non saranno spesi dal Comune – commenta in propo-sito Marco Toma – ma da un istituto di credito con una sorta di project financing, per il quale si prevede un rientro economico nel giro di 20 an-ni. Si tratta di un investimento, non di una spesa. Noi, infatti, scontiamo un ritardo infrastrutturale di circa 20 anni”. La connessione con la me-tropolitana rappresenta un altro dei fronti del contendere, sul quale To-ma esprime un’opinione molto deci-sa: “L’opera deve essere considerata in sinergia con il metrobus, come emerge chiaramente dagli approfon-diti studi legati al suo funzionamen-to e al conseguente riassetto di tutta la rete dei trasporti dei pubblici. Il parcheggio, infatti, è importante sia per quanti avranno bisogno di rag-giungere la metropolitana, sia per quanti non la useranno. Non ci deve

essere contrasto tra mezzi pubblici e privati. Inoltre noi vogliamo una vera pedonalizzazione, togliendo le auto da piazza Duomo e da piazza Vittoria ed è anche in quest’ottica che il parcheggio verrà realizzato”. Per quanto riguarda i parcheggi in centro , non si possono dimenticare le lunghe teorie di macchine collo-cate lungo le strade che salgono al castello. Dopo la realizzazione del parcheggio saranno trasformate in oasi di verde e di quiete. Ciò grazie anche alla realizzazione del comodo e pratico ascensore, opera accesso-ria al parcheggio in questione, utiliz-zabile dai cittadini anche in modo autonomo e indipendente dal par-cheggio stesso”. Ora l’iter prevede la stesura del progetto esecutivo e la gara d’appalto europeo, dopodi-ché ci vorranno circa un paio d’anni per la realizzazione.

La diatriba tra residenti e locali not-turni a Brescia, specialmente in al-cune zone come quella del Carmine, non conosce tregua e dopo i provve-dimenti presi nei giorni scorsi, tra i quali l’introduzione di steward per motivi di sicurezza e la limitazione degli orari di apertura, registra un nuovo intervento. Stavolta a pronunciarsi sulla questio-ne è l’associazione BresciaIn, che in un comunicato stampa si schiera de-cisamente contro la movida. “Siamo stati finora al di fuori della spiacevole diatriba tra sostenitori della movida e le altre posizioni – si legge nel comuni-cato – consapevoli che la nostra presa di posizione sarebbe stata dirompen-te, certi che l’intelligenza delle perso-ne coinvolte prevalesse, ma ci sba-gliavamo, la situazione si è aggrava-ta: pensiamo che a questo punto non possiamo più restarne fuori essendo nati come associazione in quelle vie e vicoli invivibili nelle ore notturne ed avendo soci e sostenitori che da mesi non riposano più tranquillamente nel-le ore notturne. Per quanto riguarda il diritto al riposo nelle ore notturne (dopo le ore 22 cominciano le pre-

scrizioni di legge) c’è poco da dire: le autorità cittadine devono garantire ai cittadini il poter vivere tranquillamen-te nelle proprie case. Su questo potre-mo persino pensare di far provare il fastidio quotidiano notturno ai politi-ci ed autorità cittadine organizzando notti a tema sotto le loro abitazioni. I blocchi stradali che impediscono la libera circolazione nelle vie interes-sate sono un’altra evidente violazio-ne delle leggi vigenti. L’utilizzo impro-prio di vie e vicoli come bagni a cielo aperto interessa gli aspetti igienico-sanitari e il considerevole aumento di vendita di sostanze stupefacenti “d’elite” è un altro aspetto interessan-te che accompagna questa questione. Siamo consapevoli che questo nostro intervento creerà delle ripercussioni anche sulle altre iniziative della nostra associazione ma, ripetiamo, la situa-zione è diventata ormai intollerabile”.

La crisi economica in cui versa il nostro Paese ha colpito sia i privati sia le istituzioni. Gli effetti sono, infatti, evidenti e anche il nostro Comune ha dovuto farne le spese, ricorrendo a cospicui tagli in molti settori: dal trasporto pubblico ai servizi sociali, dalla cultura alla manutenzione del verde pubblico. Davvero importante il taglio effettuato alle risorse per il verde pubblico, che sono state ridotte del 60% tanto che

l’amministrazione comunale si è vista costretta a rivolgersi ai cittadini e alle aziende private, seguendo il trend già diffuso in alcuni Comuni del Nord Italia, dell’adozione di fioriere e rotonde. L’opportunità, offerta ai cittadini al fine di promuovere la cura e la valorizzazione degli spazi verdi, patrimonio dell’intera comunità, ha superato ogni più rosea attesa e le adozioni di fioriere e rotonde sono

state davvero numerose. Sette le rotonde adottate nel 2011 mentre la stima per quest’anno è di circa una trentina; oltre 200, invece, le fioriere curate a oggi dai bresciani che vedranno riconosciuto il loro operato su un cartello affisso a giorni all’interno della fioriera gestita. Accanto all’iniziativa “Adotta una fioriera” prosegue poi il servizio “Sos Verde”, messo a punto dall’Assessorato al verde pubblico, che consente

di segnalare problematiche riguardanti i parchi cittadini chiamando il numero 3386769449. Una delle prime richieste, giunta dagli anziani frequentatori del Parco Ducos 2 era stata quella di sostituire i tavoli di legno posti all’ingresso, ormai rovinati dal tempo e dai vandali: a fronte di una spesa di 4200 euro, il Comune ha dotato il parco di sei nuovi tavoli realizzati in un legno meno pregiato ma più resistente. (ldp)

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’operazione di sequestro della struttura di Green Hill − il noto allevamento di cani beagle destinati al-la sperimentazione farma-

ceutica situato a Montichiari − avve-nuto lo scorso 18 luglio ad opera degli uomini del Corpo forestale dello Sta-to di Brescia e Bergamo e dal Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali (Nirda) ha indubbiamente se-gnato una svolta fondamentale nell’in-tricata vicenda che da un paio d’anni si trascina nella cittadina della Bassa orientale. A quanto si apprende, gli uomini delle forze dell’ordine avreb-bero trovato non solo qualche centi-naio di esemplari sprovvisti di chip di riconoscimento (uno dei motivi in forza del quale già nel settembre 2011 era stato depositato un esposto in Procura da parte dell’Oipa), ma addi-rittura i cadaveri di diversi esemplari custoditi in un congelatore per cause ancora del tutto da chiarire, disponen-do quindi il sequestro probatorio della

struttura e degli animali ivi allevati. La notizia non ha mancato di rallegrare le associazioni che da tempo si battono per la chiusura dell’allevamento, che in ogni caso continuano a chiedere la revisione della legge in materia. “È stata una bellissima sorpresa − affer-ma Sara Gerevini, portavoce del loca-le comitato Montichiari contro Green Hill − per chi si batte contro questa struttura. Dopo l’esposto dello scor-so settembre sembrava che l’inchie-sta stesse per essere chiusa, invece abbiamo avuto questa svolta impor-tante: la sorpresa è stata grande, ora lasciamo lavorare la magistratura. In ogni caso, proprio nello stesso giorno stavamo per inviare alla XIV commis-sione del Senato circa 138mila firme di persone contrarie alla vivisezione, che fanno parte di quell’86% degli ita-liani che secondo una ricerca Euri-spes, è contrario alla vivisezione”. La protesta, insomma, continua, perché si propone un cambiamento proprio a livello legislativo (in merito al qua-le bisogna registrate un risoluzione approvata martedì 24 dal consiglio regionale lombardo che chiede incen-

tivi e adeguate misure per favorire il progressivo abbandono dell’utilizzo di animali nelle procedure di sperimen-tazione e ricerca). “Se la legge attua-le è stata violata ci auguriamo che i responsabili vengano punti, ma noi vogliamo che quella legge venga cam-biata per eliminare definitivamente al-levamenti come Green Hill dal terri-torio italiano. Già ora registriamo un diverso atteggiamento della politica nei nostri confrontie speriamo che il Senato ne tenga conto, dopo il pas-saggio alla Camera dei deputati”. Nel frattempo per gli esemplari di beagle è stata disposta una custodia giudi-ziaria. Inizialmente la tutela era stata affidata congiuntamente all’Asl, alle autorità comunali e all’azienda stes-sa, ma in un secondo momento sono stati nominati responsabili la Lega antivivisezione e Legambiente. Inol-tre è partita la procedura per l’affido a quanti volessero occuparsi dei cani: basterà compilare un modulo on line che si trova sull’home page del sito della Lav e di Legambiente che si oc-cuperanno in un secondo momento di selezionare le candidature.

Il Castello Bonoris “vive” anche durante il periodo estivo con eventi per grandi e piccini: l’amministrazione comunale, infatti, ha organizzato, con il supporto di Montichiari Musei, una serie di appuntamenti per far conoscere questo edificio turrito eretto alla fine dell’Ottocento per volontà del conte Gaetano Bonoris. Per i più piccoli sono in programma laboratori didattici all’interno del maniero, mentre gli adulti hanno la possibilità di effettuare visite

guidate ad ingresso ridotto ed aperte a tutti. “Vogliamo dar modo ai monteclarensi ed ai tanti turisti presenti in zona di ammirare uno dei luoghi culturali più affascinanti del territorio, “vivo” durante tutto l’anno”, afferma il direttore di Montichiari Musei Paolo Boifava. Per prenotare le visite e i laboratori si può chiamare la segreteria dell’ente museale al numero 030/9650455; ulteriori informazioni sul sito www.montichiari.it. (f.m.)

È un po’ come il Palio di Siena, un colorito evento protagonista dell’estate monteclarense da numerosi anni e che “muove” uno stuolo di volontari da far invidia alla più quotata delle sagre: stiamo parlando del Palio degli asini che ha reso famoso Novagli in tutta la Provincia. Anche quest’anno, a darsi del filo da torcere, saranno le consuete quattro contrade in cui è divisa la popolosa frazione monteclarense: Campagna, Mattina, Sera e Trivellini, ognuna

con il proprio asino portafortuna, addestrato per l’occasione e guidato da un “fantino”. L’appuntamento, in programma nella serata di domenica 5 agosto, rappresenta il clou delle manifestazioni della locale festa di Novagli che si snoda dal 3 al 12 del mese di agosto con un cartellone ricco di momenti musicali e ricreativi oltre all’immancabile stand dove degustare specialità gastronomiche prelibate tra cui, ovviamente, lo stracotto d’asino. (f.m.)

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iccoli artisti crescono. Nei locali della bibliote-ca comunale “Rovati” di Poncarale, infatti, è stata allestita una mostra che

mette in fila alcune originali riela-borazioni dei maggiori capolavori di artisti italiani e internazionali. La particolarità dell’esposizione sta nel fatto che non è stata realizzata da pittori professionisti, bensì gli artisti in erba sono i bambini della scuola dell’infanzia “Sorelle Girelli”: attra-verso l’utilizzo dei materiali più di-versi sono stati guidati a scomporre e ricomporre le opere presentate e a dar loro una nuova lettura serven-dosi della propria fantasia. Ma come si è arrivati a questo risultato? Tutto era incominciato con un laboratorio artistico portato avanti con un grup-po di bambini della scuola, denomi-nato “Incontro con l’arte giocando al museo”, che ha visto in un primo momento l’incontro con le opere di grandi artisti visitando il Museo di Santa Giulia a Brescia: a questo pro-posito è stato ideato un cammino di conoscenza dell’opera artistica in modo che i bambini hanno potu-to comprendere dove e come nasce

un’opera d’arte. Il passo successivo è stata invece la rielaborazione in prima persona attraverso la manipo-lazione concreta di diversi materiali fino alla realizzazione di una picco-la galleria artistica che era rimasta in esposizione nei locali della scuo-la dell’infanzia fino alla conclusione dell’anno scolastico. Tanta la soddi-sfazione dei responsabili della scuola commentando i risultati del progetto: “I bambini si sono divertiti un sacco e hanno imparato a conoscere e rico-noscere il mondo dell’arte. Educare all’arte, infatti, vuol dire conoscere e amare le opere ed è tanto più im-portante in un Paese come l’Italia che vanta il più grande patrimonio artistico al mondo, tanto da costitu-ire un unico, grande ‘museo diffuso’, ma che allo stesso tempo in molti ca-si non riesce a rispettarlo e valoriz-zarlo”. E proprio la valorizzazione,

insieme alla consuetudine all’arte sin dalla più tenera età, diventa un elemento imprescindibile di questa esperienza: le realizzazioni dei bam-bini, infatti, non sono state dimenti-cate con il finire dell’anno, ma anzi hanno trovato una collocazione più visibile, come detto, negli spazi della biblioteca, con una mostra visitabile negli orari di apertura della bibliote-ca stessa. “Tutto questo lavoro – af-fermano ancora dalla scuola – non poteva finire in soffitta, dimenticato negli scatoloni di fine anno scolasti-co. È bello e giusto che tutti possa-no ammirare quanto è stato fatto e realizzato. Grazie all’ospitalità della Biblioteca comunale è stata quindi allestita un’esposizione aperta a tut-ti”. In estate, quindi, l’arte non va in vacanza, ma si offre al visitatore nella veste toccante realizzata dagli occhi e dalle mani dei bambini.

Per circa tre anni hanno fatto parte della comunità manerbiese, metten-dosi al servizio dell’infanzia e degli ammalati. Ora la regola dell’obbe-dienza impone loro una nuova desti-nazione e nuovi incarichi e Manerbio le saluta e le ringrazia. La Messa di domenica, presieduta dal parroco, mons. Tino Clementi, è stata il mo-mento del commiato da suor Clarita e da suor Edel. Al termine della cele-brazione sono stati molti i manerbie-si che si sono stretti intorno alle due religiose e, non senza commozione da entrambe le parti, si è svolto lo scam-bio dei saluti. Sì, perché suor Clarita e suor Edel, appartenenti alla Congre-gazione della Beata Vergine, hanno lasciato un segno importante nella comunità della Bassa. Suor Clarita, filippina, in questi anni ha prestato la sua opera nell’ospedale di Manerbio (nella foto), affiancando il cappellano, don Omar Borghetti, ma soprattutto portando una parola di conforto agli ammalati ed ai degenti. Ora l’aspetta Settimo Torinese, dove si occuperà dell’infanzia. I bambini, invece, sono stati i più immediati interlocutori di Suor Edel, una “suorina” indonesia-

na appena trentenne. La scuola ma-terna Ferrari, le scuole parrocchiali Sant’Angela Merici e del Beato Giu-seppe Tovini, sono state il campo d’azione di suor Edel, che ora ha già raggiunto la sua destinazione: la casa madre di Manila, nelle Filippine, dove, come ha detto mons. Clementi duran-te l’omelia, l’aspetta il silenzio, la me-ditazione, prima della professione so-lenne e definitiva prevista per il 2014. Suor Clarita e suor Edel erano giunte a Manerbio insieme a suor Jasmine ed avevano trovato “casa” nel convento della Fondazione Marzotto, dopo la partenza delle suore saveriane che, per decenni, avevano speso le loro energie per la formazione dei più pic-coli. Ora a Manerbio rimane suor Ja-smine, che presto sarà raggiunta da altre due religiose per continuare la preziosa opera educativa a vantaggio delle nuove generazioni.

Da venerdì 28 settembre a marte-dì 2 ottobre viaggio in Dalmazia e parte dell’Albania veneta (ora Montenegro), visitando autenti-che “maraviglie” d’Europa: Ragusa (Dubrovnik, nella foto) e Bocche di Cattaro, Santo Stefano (Sveti Stefan), Corzula (Korcula) e gli splendidi paesaggi contermini. L’iniziativa è dell’Associazione amici Fondazione civiltà bresciana della Bassa e del parco dell’Oglio e rientra fra le attività del sodalizio finalizzate alla conoscenza di ter-

ritori nei quali la Repubblica Sere-nissima ebbe dominio. “Prosegue così il nostro program-ma che s’è sviluppato nella ricer-ca che la nostra associazione ha avviato anni fa con itinerari sulle tracce del Leone di San Marco, in Italia e in Dalmazia” informa l’ar-chitetto Dezio Paoletti, presiden-te del sodalizio, nell’annunciare il programma che prevede venerdì 28 settembre la partenza con bus gran turismo in direzione della Pu-glia: ore 6 da Volta di Brescia e tap-

pa alle 6.35 Pontevico. Sul percor-so sono previste diverse soste in modo da arrivare a Bari in tempo per l’imbarco sul traghetto “Sveti Stefan”. Sabato 29, sbarco alle ore 8 al porto di Bar per raggiungere Santo Stefano, Cattaro (Kotor), il golfo delle Bocche e lo splendi-do omonimo abitato. Poi Perasto, l’isola su cui sorge la Madonna del-lo Scarpello, l’ultimo territorio ad aver ammainato l’emblema della Serenissima Repubblica. Domenica 30 trasferimento a Ra-

gusa, spettacolare città che per la sua storia e bellezza ha molto in comune con Venezia. Lunedì 1 ot-tobre partenza per Corzula, Polce, Spalato. Martedì 2 ottobre inizio del viaggio di ritorno con sosta alle Grotte di San Scanziano (Slo-venia). Ritorno a Brescia previsto entro le ore 22.30, a Pontevico per le 23.05. Le prenotazioni col pas-saparola tra gli associati che sono numerosi e interessati alla cultura che s’è sviluppata anche nel terri-torio bresciano. (pio)

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eatro, mostre, musica, mercatini, cinema, sport, dibattiti e incontri cul-turali. Non manca nulla nell’ampia scelta di ap-

puntamenti e spettacoli proposti sul Garda in questi giorni. A Moniga gio-vedì 26 alle 18 nella sala polivalen-te del Comune inaugurazione della mostra d’arte “Faces” con i dipinti di Ugo Muffolini, a seguire mercatino serale in piazza San Martino, allietato da musica dal vivo. Venerdì 27, saba-to 28 e lunedì 30 protagonista diven-ta la suggestiva cornice del castello, che ospita, con inizio alle 21, rispet-tivamente: ‘Ti canto una serenata’, canzoni d’amore tratte dalle più ce-lebri opere, ‘Festival del paesaggio’, spettacolo proposto da Terre di Bre-scia e ‘Peter Pan’, una storia di pochi centimetri e di piume per la rassegna “Paesi da fiaba”. Domenica 29 dop-pio appuntamento: dalle 8 alle 13, in piazza San Martino con il ‘Mercato agricolo di campagna’, degustazione e vendita di prodotti agroalimentari a ‘km zero’ e a partire dalle 21, al por-to, per una serata musicale a ritmo di rock. Rock protagonista anche mer-coledì 1 agosto, ancora con inizio alle 21 e sempre al porto. Manerba punta sulla musica. Giovedì 26 alle 21.15, piazza Aldo Moro, dopo un’apertura a base di danza e chitarra, diffonde note celebri nel concerto della Filar-

monica Monaco. Venerdì 27 tocca al jazz, moderno e contemporaneo: nel giardino del Museo della Rocca alle 21.15 è tempo di Mighty note jazz pla-net. Per i concerti della rassegna ‘Let’s rock’ sabato 28 alle 21.15, i giardini di

La fotografia è un hobby che appassiona molte persone. Una buona occasione per misurarsi con altri intenditori è stata concretizzata dal Comune e dalla Pro Loco di Serle, con la realizzazione del concorso “Serle in un click”. Il soggetto della fotografia dovrà riguardare esclusivamente il paesaggio serlese con angoli e scorci caratteristici, l’ambiente naturale e quello umano e le genti e i mestieri tipici di Serle. Il concorso è aperto a tutti con iscrizione

gratuita e le fotografie possono essere presentate sia a colori che in bianco e nero. Ogni partecipante può presentare un massimo di quattro opere con misura minima di circa 20x25 e la massima di 30x40. Le stampe, completamente anonime, dovranno essere inserite in un plico e accompagnate da una busta chiusa contenente la scheda di partecipazione; il tutto poi dovrà pervenire entro il 31 agosto presso la Biblioteca comunale o la Pro Loco. Info allo 0306910139. (n.t.)

‘a tutto tondo’ di Maurizio Rovati. E mercoledì 1 agosto in piazza Roma musica e intrattenimento con voce e sax. Il castello di Soiano, sabato 28 e villa Pasini di Puegnago, mercoledì 1 ospitano, a partire dalle 21.15, due appuntamenti della rassegna ‘Lune di teatro’: ‘Dedicato a Giulietta e Ro-meo’ e ‘Paese mio che stai sulla colli-na’, monologo in dialetto bresciano. A Salò giovedì 26 sul lungolago, nel po-meriggio, prove di “Street golf” e dal-le 18.30 l’Happy Blue hour, aperitivo con musica dal vivo per le strade e le piazze della cittadina. Venerdì 27 alle 21 al Centro sociale ‘I Pini’ classico concerto della Banda cittadina ‘Ga-sparo Bertolotti’. E l’Orchestra a fiati presenta, domenica 29 alle 21.30 nel-la splendida cornice di piazza Duomo, musiche di F. Suppè, E. Toselli, J. De Meij per la rassegna Estate musicale del Garda ‘Gasparo da Salò’. Martedì 31 appuntamento con i passi di tango proposti dalle Musicalizadores ‘el Co-coliche’, in piazza Vittoria dalle 21 alle 24. Per Desenzano e Sirmione segna-liamo che per tutta l’estate vengono organizzate visite guidate, un occhio particolare per scoprire i tesori che custodiscono (info: www.comune.desenzano.brescia.it e www.comune.sirmiome.bs.it). Questo e molto altro sulle rive bresciane del Benaco. Per tutti i gusti. Per la scelta basta farsi guidare dalle proprie passioni.

porto Torchio ospitano il ‘Tributo Di-re Straits’. Possiamo fare un tuffo nel passato, mercoledì 1 e giovedì 2 ago-sto in piazza Silvia a partire dalle 18, grazie alla ‘Festa d’estate con sapori, saperi e antichi mestieri’: prodotti ali-mentari biologici delle regioni italia-ne con rappresentazioni degli antichi mestieri. A Polpenazze doppio appun-tamento con “La Bella e la Bestia”: con inizio alle 21, il castello ospita la versione teatrale giovedì 26 e quella cinematografica venerdì 27. Dome-nica 29 alle 11.30 in sala consiliare si inaugura la mostra fotografica “Polpe-nazze e il Garda a 360°”, con gli scatti

Le “bionde” d’Europa si sfidano a Polpenazze. Dal 27 al 29 luglio e dal 3 al 5 agosto il Polo fieristico Enogastronomico del Garda, nei suoi attrezzatissimi tendoni, ospi-ta una sorta di Oktoberfest metten-do a confronto sei nazioni (Italia, Belgio, Scozia, Olanda, Austria e Germania) - e le loro bionde birre. Il tutto, come da tradizione quando si parla di eventi ‘Sport Felter’, tra stand gastronomici fornitissimi, musica, spettacoli e divertimento. Il pubblico potrà assaggiare le speciali “bionde” di famose birre-rie valutandone il gusto, il sapore e gli ingredienti e compilando un coupon assegnerà il voto alla birra preferita. A partire dalle 19 stand gastronomici aperti con ampia scelta tra stinco, pollo allo spiedo, würstel e patatine. Dalle 21 musica dal vivo e animazione.

In particolare sul palco si alterne-ranno musiche di diversa tradizio-ne, per esempio venerdì 27 alle 21 spazio ad una serata tribale con il dj Jimor, che replicherà vener-dì 3 agosto. Nelle serate successive sarà invece la volta della band bavarese “Gi-bierfest band” che si esibirà, con annessa animazione, domenica 29 luglio, sabato 4 agosto e domenica 5 agosto in chiusura di manifesta-zione. In cartellone anche l’esibi-zione di musica dal vivo di Soul power che animerà la serata di sabato 28 luglio. L’evento è organizzato da “Drink Shop – tutto ciò che si può bere” di Raffa di Puegnago in collabora-zione con il Polo fieristico enoga-stronomico del Garda. Parallelamente alla manifestazio-ne, nei pomeriggi di sabato e di

domenica si terrà il “Pinca Garda Day”, primo torneo di calcio balilla o, per chiamarlo “alla bresciana”, pincanello, aperto presso il polo fieristico. Il torneo si articolerà in una fase eliminatoria costituita con gironi all’italiana, che si disputerà saba-to, mentre domenica, a partire dal-le 15, si giocheranno le fasi a eli-minazione diretta. I premi, che saranno assicurati al

raggiungimento di 96 coppie iscrit-te, vanno dai 500 ai 110 euro. Durante tutta la durata del torneo saranno presenti stand gastrono-mici e vi sarà la possibilità di al-loggiare presso uno degli alberghi convenzionati nelle vicinanze del centro. Per maggiori informazioni è possi-bile visitare il sito internet all’in-dirizzo: www.poloenogastrono-mico.it.

Questo week end in programma a Binzago di Agnosine la suggestiva e caratteristica iniziativa annuale “Binzago medievale”: nelle giornate di sabato 28 e domenica 29 luglio a partire dalle ore 17 i partecipanti potranno assistere alla giostra medievale e ai mestieri di una volta, ammirare dimostrazioni di falconieri, tiro con l’arco, giocolieri e musici. Il tutto gustando prodotti tipici. Per i bambini un’ulteriore possibilità: il battesimo della sella. (n.t.)

L’associazione Agape, con il patrocinio del Comune e della Biblioteca di Vobarno, organizza il secondo concorso letterario intitolato “La mia terra ha buona voce”. La proposta di quest’anno ha per tema “I vecchi e i giovani, le stagioni della vita”.La partecipazione è gratuita e aperta a tutti (in forma individuale). I partecipanti dovranno consegnare le loro opere presso la Biblioteca di Vobarno entro e non oltre il 15 settembre.

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Il loro nome − House concert − la dice lunga su di loro e su chi li ha ideati, sia in termini di creatività, che di empatia, intimità, ma anche di carica ed energia.Artefice della curiosa e originale iniziativa è il duo musicale formato dall’iseano strumentista Danilo Di Prizio e dalla liutista messicana Karina González Treviño, musicisti itineranti senza confini per proporre “concerti in casa” (oppure in posti, per così dire, inusuali) attraverso esibizioni

musicali live dall’alto grado di coinvolgimento e magistralmente capaci di fondere ritmi e melodie tipiche del tempo passato e con quelle più sofisticate e futuriste, tra musica antica per liuto e singolari composizioni riarrangiate per chitarra.Il duo acustico ha debuttato nel settembre scorso e ora, in attesa di definire le nuove date del prossimo autunno-inverno, ha deciso per tutta l’estate di far circolare la propria avvolgente

musica live in piccoli spazi e davanti a pubblichi più intimi e raccolti. “Questi “House concert” − ha spiegato il giovane talentuoso Danilo Di Prizio − li offriamo semplicemente in cambio di ospitalità (vitto e alloggio) da chi desidera ascoltarci, più un eventuale rimborso delle spese di viaggio in treno, in base alla tratta che dovremo percorrere, mentre in caso non si volessero sostenere i costi del rimborso spese, basterà garantire alla nostra esibizione la

presenza di un pubblico di almeno 20 persone. Non chiediamo nessun compenso e il concerto sarà a offerta libera”. Al momento sono già state fissate delle date di house concert a Basilea, Brescia, Bologna, Piacenza, Bolsena e Orvieto, mentre sono in fase di pianificazione i prossimi concerti di agosto e c’è ancora disponibilità per concordare date nella prima metà del mese, dal 3 al 18. Per maggiori info visitare www.luteguitar.com. (a.s.)

ell’entrare l’impressione era di buio, muri scuri e affreschi deteriorati, anche se il desiderio del cuore era quello condivi-

so dai cittadini: far tornare luce, chia-ro e pulizia affinché anche le opere d’arte potessero tornare a splendere e che la chiesa, resa bella nelle pietre, potesse accompagnare preghiera e celebrazioni della grande famiglia par-rocchiale: assemblea di pietre vive”.Parla così il parroco di Ospitaletto, don Renato Musatti, ripensando al suo solenne ingresso nella parroc-chia di San Giacomo Maggiore, poco prima che venisse avviato (febbraio 2011) l’impegnativo iter di restauro: durato 18 mesi, costato circa 900mi-la euro (spesa sostenuta grazie al sostegno Cei e alla massiccia gene-rosità della popolazione) e conclu-sosi ufficialmente con l’emozionate benedizione del vescovo Luciano Monari il 27 maggio scorso, al ter-mine di un intensissimo anno fatto

sione che ha coordinato l’intero an-no della comunità”. È così che men-tre bambini e ragazzi di materna, elementari e medie si cimentavano in creativi elaborati (poi esposti in mostra sul sagrato il 10 giugno) ispi-rati alla chiesa e al suo 300° (1711), una trentina di artisti locali le dedi-cava la materializzazione della pro-pria vena artistica in opere uniche e cariche d’emotività.Tantissimi i momenti che hanno uni-to e stimolato al dialogo e al con-fronto interiore durante l’articolato intervento strutturale (campanile, facciata e sacrestia già rifatti), segui-to dall’architetto Ilaria Volta e dal-la restauratrice Nicoletta Garattini, snodatosi tra un’urgente restyling del tetto (con riattivazione del si-stema anti-piccioni), la sostituzione dell’impianto di riscaldamento e il rifacimento di quello elettrico, fino alla totale levigatura del pavimen-to e passando per un’accurata puli-zia di tutte le parti artistiche, molte

“di riflessioni, proposte, tappe cul-turali e perfino un grande convegno incentrato sull’idea di comunità”.“L’obiettivo – ha puntualizzato anco-ra don Renato – era di far sì che la comunità avesse modo di conoscere la propria storia attraverso un even-to importante quale è la costruzione (tra fine ‘600 e inizio ‘700) della no-stra chiesa: il restauro si è tramutato così in un momento convivialmente sentito e partecipato da diverse per-sone, indipendentemente dal credo e dall’età, che hanno saputo appas-sionarsi e ben inserirsi nel cammino tracciato da una specifica commis-

delle quali estremamente preziose, come quelle appartenenti al Roma-nino o ad Antonio Paglia.“Abbiamo piacevolmente assistito a un vero movimento di paese – ha concluso soddisfatto don Renato – che ha saputo ancor più unirci, far-ci relazionare e coinvolgere in un modo tanto inaspettato quanto gra-dito, nell’auspicio che la ricchezza del passato possa aiutarci a guarda-re serenamente all’oggi per il cam-mino futuro”.

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ra sacro e profano, tra tradizione e innovazio-ne, tra temi della storia e argomenti dell’attua-lità, tra preghiera e alle-

gria comunitaria con tanta musica e ottima cucina: è la tradizionale festa dei Santi patroni della par-rocchia di Fucine di Darfo, Anna e Gioacchino con San Rocco. Una popolazione di poco meno di 400 anime, tutte raccolte attorno alla propria chiesa, che sta nel nucleo storico della frazione, all’imbocco della valle del Re, alla quale rivolge le spalle, quasi a voler proteggere le case dalle sue terribili furie. Una forte coesione sociale che ne fa una delle comunità più unite di tutta la Valle; un’apertura ai problemi so-ciali per i quali tutti sono disposti a fare qualcosa, perché credono in quello che dice e fa il loro parroco, don Danilo Vezzoli, che ha portato da Fucine alla Valle Camonica i te-mi ed i valori della Caritas. Senza comprendere questi passaggi fon-damentali non si comprende nem-meno la tipicità della “Festa” che Fucine organizza richiamando gen-te da molti paesi della Valle Camo-nica, del Sebino bresciano e berga-masco e delle altre terre vicine, una vera folla di curiosi che salgono a Fucine per “esserci”. La “Festa di S. Anna” (si chiama semplicemente così) è l’occasione annuale per rive-

dere amici, incontrare volti e sen-tire parlate. Ci sarà prima di tutto la preghiera: il 26, giorno dei Santi Anna e Gioacchino, inizia la festa patronale con la concelebrazione eucaristica, il 28 e il 29 ci saranno celebrazioni delle Messe alle 10 e alle 18. Inoltre, durante la sagra, sa-

rà possibile ascoltare buona musi-ca, gustare i piatti prelibati prepa-rati da molte mani laboriose e at-tente, come i casoncelli di Fucine che sono davvero un piatto unico, forse anche perché aprono tutte le sagre estive e la voglia di assaggiar-li è tanta. Ma don Danilo ed i suoi hanno fatto ogni anno qualcosa di speciale, organizzando un calenda-rio che tiene conto delle esigenze di un vasto pubblico, tra cui molti giovani e tante famiglie, che vuol gustare una serata al fresco delle montagne, in modo semplice e al-legro, come un tempo. Ecco dun-que le tante proposte con musica d’ascolto: il 27 con la Fisiorchestra di Malonno, il 28 con l’Orchestra Scala Reale, il 29 con l’attesissimo recital di Michele Rodella (una sor-ta di Claudio Villa camuno), il 30 con il tributo a Gianna Nannini. E poi il tema sociale, come quello le-gato al dibattito sulla vita in carcere che si è tenuto domenica 22. Quin-di nel campo sportivo dell’oratorio sarà aperto lo stand che ospita con-temporaneamente oltre 500 perso-ne sedute. Un servizio di bus navet-ta da Darfo capoluogo ogni sera, a cadenza di 15 minuti, trasporterà gratuitamente i visitatori a Fucine. L’organizzazione ha previsto tutto: anche quest’anno è stato deciso che il ricavato sarà devoluto alle opere parrocchiali e alla Caritas.

Un gesto d’amore che non è da tutti: sacrificare in poche settimane la vita per il proprio figlio, chiedendo per sè soltanto di poterlo far crescere fino a permettergli di sopravvivere. Un gesto di eroismo dissimulato nella quotidianità della vita di un paese come tanti, Malonno, in Valle Camonica. Una scelta per la vita oltre la morte custodita nell’intimità dei propri familiari, col pudore a ostentare qualcosa che poteva sembrare troppo grande per non disturbare il dilagante ordinario

egoismo. La cronaca è brutale: Laura e Marino vivono insieme a Malonno e alla fine dello scorso gennaio si accorgono di essere in attesa di un bimbo. Ai primi di marzo le analisi dicono che Laura ha un tumore già in fase molto avanzata. L’alternativa illustrata dai medici è drastica: curare la madre sacrificando il piccolo Nicola in grembo oppure lasciare avanzare il male portando avanti la gravidanza. Laura rifiuta le cure. Il 18 giugno Nicola nasce a Milano presso la

clinica Mangiagalli. Otto giorni dopo, il 26 giugno, esattamente un mese fa, Laura si spegne dopo l’ultimo abbraccio a Nicola e Marino. Da settimane a Malonno si pregava per accompagnare Laura, Marino e Nicola lungo un cammino non privo di incertezze e dubbi, ma coronato dalla volontà di consegnare nelle mani di Dio il proprio patto d’amore. Ai funerali si leggeva sui volti il silenzio che impone il mistero della vita e della morte, mai come ora così

contrapposti e insieme fusi in un unico momento. Mamma Laura è stata chiamata a donare con un unico gesto definitivo la propria vita ed ha avuto il coraggio di farlo. Non una donazione diluita nello srotolarsi dei giorni, dei mesi e degli anni, quanto piuttosto un amore che l’avanzare della malattia non ha limitato alle ore, minuti, secondi di questo scorcio di 2012, ma ha consegnato subito all’eternità. Intanto Nicola ha compiuto un mese e presto tornerà in Valle. (g.c.)

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uccede da 176 anni: la se-conda domenica di luglio Tavernole ha onorato e pregato il suo “santo”. La mattina è stata rimossa la

copertura del sarcofago che ne cu-stodisce l’urna, coperta da una lastra di vetro, posta al centro della cappel-letta laterale sulla destra della chie-sa di S.Filastrio, nel complesso me-dioevale più prezioso della valle: è riapparsa alla vista la salma sostan-zialmente intatta di don Gherardo Amadini, nativo di Ludizzo di Bove-gno, curato a Tavernole dal 1831 al 1836, dedito al catechismo e “regio maestro” alle elementari, scompar-so il 13 luglio del 1836 durante una fulminante epidemia di colera. Poi è cominciata la visita continua di tanta gente anche da fuori Tavernole: una preghiera, una carezza sopra il vetro dell’urna. La sera è stata richiusa do-po la S.Messa nella chiesetta ricca di affreschi concelebrata dal parroco don Carlo Cirelli e don Sandro Gorni, il prete scrittore ora a Virle Treponti che gli ha dedicato un volumetto. La sua ricerca ha una introduzione (da-tata “Solennità di Pentecoste 2012”) di mons.Giulio Sanguineti per circostan-

za particolare: il Vescovo di Brescia, durante la visita pastorale accompa-gnato da don Gorni, allora vicario zo-nale dell’ottobre 2003, ne aveva co-nosciuto la storia, il suo gesto eroico: don Amadini dopo aver assistito fino all’ultimo i suoi parrocchiani moriva pregando: “Signore, ricevete la vitti-ma, ma salvate il mio popolo”. Il co-lera cessò il 5 agosto, e subito il prete fu invocato come santo. “Ho potuto − scrive mons. Sanguineti − prega-re e venerare le sue spoglie... avevo suggerito di raccogliere documenti e dati per richiamare da una parte la memoria di un ministro del Signore e dall’altra incoraggiassero a leggere in don Gherardo Amadini un modello di vita presbiteriale”. Don Sandro rovi-stò gli archivi parrocchiali di Cimmo, Tavernole, Bovegno, Lodrino e quello diocesano. In particolare rinvenne a Tavernole una cartella con frontespi-

zio “Documenti intorno all’imperitura memoria lasciata a questa parrocchia dal curato don Gherardo Amadini. Prove di evidenti grazie al devoto suo popolo comprovate da testimonianze. Commemorazioni annuali di questi fe-deli a questo preclaro servo di Dio”. Vi si legge delle vicende della sua vi-ta, della sepoltura, prima nascosta, ma diligentemente annotata, di notte come si doveva per gli appestati; poi collocato nel cimitero di S.Filastrio, dietro un vetro che ne permetteva la vista nella festa ma anche su richie-sta di devoti, venuti da fuori a impe-trare grazia; poi nell’attuale sarcofago marmoreo del 1954. Non mancano i documenti sulla difficoltà dei parroci ad “arginare” la devozione del popolo. La ricerca si chiude con la riproduzio-ne di documenti e appendici storiche. Si legge d’un fiato e poi... ci si ferma a S.Filastrio a pregare.

Se si parla di solidarietà a Lumez-zane e dintorni, state certi che la vittoria è assicurata. Lo dimostra-no i dati resi noti dall’associazio-ne culturale ColChiDeA in merito alla manifestazione “Una Torre di Solidarietà”, svoltasi lo scorso 23 giugno presso la Torre Avogadro. Un evento benefico che ha voluto premiare l’iniziativa della Prote-zione civile riguardante la vendita di Parmigiano Reggiano in favore delle popolazioni emiliane colpite dalle forti scosse di terremoto. Il ricavato, come rende noto Marco Palladino di ColChiDeA, è ammon-tato a 372 euro, devoluti intera-mente per acquistare ben 25 pezzi di Parmigiano da donare alla Cari-tas Zonale di Lumezzane. “In colla-borazione con le altre associazioni e il Comune – spiega Palladino – abbiamo deciso di sposare questa iniziativa lodevole della Protezio-ne civile, così oltre ad aiutare la gente emiliana abbiamo aiutato anche la nostra Caritas, che spes-so deve fare i conti con l’emergen-za alimentare.” Ed è così che il 20 luglio c’è stata la consegna dei 25

pezzi di Parmigiano che permette-ranno alla Caritas di aiutare a sua volta le sempre più numerose fa-miglie in difficoltà. Le associazioni che hanno sposato questo progetto (ColChiDeA, Ami-ci dell’Arte di Lumezzane, Com-pagnia Teatrale Fior.di Norvegesi, VociInCanto, Photoclub Lumezza-ne e Gal) insieme all’Assessorato alla cultura sono riusciti a trasfor-mare un piacevole pomeriggio di laboratori e arte in un gesto picco-lo, ma straordinario. “Sono assolu-tamente soddisfatto del successo ottenuto - continua il responsabile di ColChiDeA – anche perché ab-biamo organizzato “Una Torre di Solidarietà in modo rapido e ve-loce per dare un aiuto immediato. Se tutto è andato bene lo si deve alla generosità dei lumezzanesi”. (al. andr.)

Le famiglie si ritrovano. Spesso. Ma non sempre capita che l’ultima, la più anziana, la decana della famiglia, decida di riunire attorno a sé tutta la famiglia compresi i discendenti, tut-ti, dei fratelli ormai defunti e offrire loro una serata di festa. È successo a Lumezzane nei giorni scorsi quando attorno ad Elvira, 92 anni, più anziana e unica rimasta di tre fratelli, si sono radunati in 31 parenti. Secondo l’albe-ro genealogico le generazioni risulta-no quattro da Elvira ma se per gene-razione si intende quella segnata da

eventi particolari sociali e mondiali a caratterizzare modo di pensare, visio-ni del mondo e allora se ne possono contare almeno sette/otto, partendo dal 1920 anno di nascita di Elvira. Vi-sibilmente contenta, seduta al centro di un enorme tavola imbandita, ha re-alizzato un sogno, nel ricordo dei fra-telli scomparsi. Ma i presenti, a loro modo hanno partecipato, mettendo in comune qualcosa: chi la frutta, chi il vino, chi il dolce. Un po’ come si faceva un tempo, tutti attorno a con-dividere quel che si ha. E non solo di

materiale, ma anche quello che si è, le proprie doti e le proprie storie, fino a quando, con una vecchia armonica a bocca, è partita la musica con i canti. Anche quelli, di un tempo, ma che su-perano la barriera delle generazioni. Volti e vite che raccontano quasi un secolo di storia che in quella stanza, sotto casa, si sono reincontrate e ri-condivise. E il bello è che non finisce qui. Nella pancia delle loro mamme un maschio e una femmina sono in arrivo per fine anno. E il numero del-la famiglia si allarga. (m.t.)

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ltre 2.500 persone faceva-no da corona al terreno di gioco di Polpenazze il 21 luglio, trepidanti per sco-prire se il Resto del Mau-

ry ce l’avrebbe fatta a entrare nella storia. Poco dopo le 23 l’attesa è di-ventata verdetto: 3-1 per la formazio-ne di Sarezzo ai danni degli avversari di Bagnolo Mella e terzo trionfo con-secutivo nel prestigioso torneo gar-desano. Un piccolo record che nelle 34 edizioni sin qui giocate nessuno era stato in grado di marcare e che la formazione guidata dal presiden-te Maurizio Camossi è riuscita a scri-vere con autorevolezza. Una vittoria accompagnata dal consueto frastuo-no di trombette, sirene e schiamazzi del nutrito gruppo di sostenitori val-trumplini, che hanno fatto da coro a una partita giocata a viso aperto da entrambe le contendenti. Una vitto-ria importante per il Resto del Mau-ry, specchio della sua anima portante: Maurizio Camossi, che dal suo posto vicino alla bandierina era pronto ogni volta a sorridere alle voci dei cori fe-stanti che a ritmo da stadio ne invoca-vano il nome. Il Maury aveva tre anni quando ci si accorse della malattia degenerativa che tuttora lo costringe a guardare il mondo dalla carrozzel-la. E da quel punto di vista seduto ha fatto cose grandi, ha fatto camminare le idee nel nome dello sport. E dentro

il record sportivo di Polpenazze c’è il segreto di un impegno lungo più di 30 anni. “Quel che ho tentato di fare è stato mantenere sempre viva la vo-glia di ritrovarsi, non rinchiudersi nei ricordi e sostenere la vita. La cosa che conta più di tutte è il meccanismo par-ticolare che anima ogni sport, e con-

È giunta una notizia importante a livello europeo per le imprese delle valli bresciane, con il riconoscimento del marchio “Green Metal” come buona pratica per il “Programma di assistenza alla conformità ambientale per le Pmi: piccole, ecologiche e competitive”. Il marchio Green Metal è un sistema di certificazione per le Piccole e medie imprese del settore metallurgico ed è stato assegnato sinora a 13 imprese. Garantisce che le Pmi del distretto industriale

delle valli bresciane rispettano la conformità normativa, attraverso l’applicazione di sistemi di gestione, tecnologie per il miglioramento di prestazioni ambientali e sicurezza, strumenti online, sito web e formazione diretta. Un risultato importante conseguito dal Comitato promotore “Emas Valli Bresciane” portato avanti da Comune di Lumezzane, Comunità montana di Valle Trompia, Associazione dei Comuni bresciani, Confartigianato di Brescia, con il

supporto dell’Agenzia formativa “Don Tedoldi”, Università di Brescia e Ambiente Italia. “Il marchio Green Metal – dice il presidente della Comunità montana, Bruno Bettinsoli (nella foto) – diviene così un biglietto da visita che il Comitato promotore offre alle imprese del territorio, per poter essere identificate come aziende sostenibili e poter presentarsi sui mercati in modo positivo. Le imprese che aderiscono al marchio ricevono in cambio assistenza alle

proprie problematiche, informazioni su strumenti di finanziamento e la possibilità, in futuro, di accedere a semplificazioni amministrative per gli adempimenti ambientali”. Ogni impresa può così intraprendere un percorso di miglioramento personalizzato, sia attraverso un’auto-valutazione sia tramite un audit sul sito aziendale. E ad ogni traguardo viene attribuito un marchio, riportato in una dichiarazione denominata “Green Card Ambiente&Sicurezza”. (a.a.)

dividendo una passione si riesce a fa-re sempre qualcosa di buono, perché dietro ogni azione c’è lo spirito cristia-no nel dare l’esempio. Credo che tut-te le persone che incontro siano pic-coli miracoli e che il Vangelo sia una tavolozza da impiegare nella vita, ma per farlo ci vuole il prossimo, perché senza, l’essere umano non è nessuno. Per anni abbiamo seguito e sostenuto vari progetti di solidarietà, e vivere la malattia in prima persona mi ha aiuta-to a capire la diversità degli altri, per-ché si opera alla grande se a qualcuno metti il cuore in mano”. Quel cuore che è simbolo del Resto del Maury e quella frase che dice più di tutto: “La magica follia di un sorriso”.

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In quel tempo, Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?”. Rispose Gesù: “Fateli sedere”. C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. (...)

“Dio è il pastore dell’umanità. Que-sto significa che Dio vuole per noi la vita, vuole guidarci a buoni pa-scoli, dove possiamo nutrirci e ri-posare; non vuole che ci perdiamo e che moriamo, ma che giungiamo alla meta del nostro cammino, che è proprio la pienezza della vita”. Lo ha affermato Benedetto XVI, in oc-casione della recita dell’Angelus da Castel Gandolfo di domenica 22 lu-glio. Nel Vangelo “Gesù si presenta come Pastore delle pecore perdute della casa d’Israele”. Egli, ha evi-denziato il Pontefice, “incarna Dio pastore col suo modo di predicare e con le sue opere, prendendosi cura dei malati e dei peccatori, di coloro che sono ‘perduti’, per riportarli al sicuro, nella misericordia del Pa-

sa del segno, aspetta che le parole si trasformino in cose. A quel punto può prendere la decisione di stare da una parte o dall’altra. La folla consta-ta che Gesù ha delle possibilità, mol-te possibilità; magari risorse che non si potrebbero sospettare, soldi, oro, appoggi di qualche ricco personaggio della città. È il segno: lui è il profeta, cioè quello che riesce a fare quello che dice. Non lo dice anche Gesù de-gli scribi e dei farisei: fate quello che dicono e non quello che fanno? A se-gnalare che manca proprio il segno, la realizzazione a quello che dicono. E il gregge non è forse senza pastore per-ché alle parole non seguono le azioni, i discorsi si perdono nel nulla? Inve-ce il segno è lì, tra le loro mani: Gesù può ‘fare’ e quindi è il profeta, quello che può cambiare le cose, quello che è promesso. Non conta al momento quello che ha fatto. Non è questa la prospettiva della folla. La folla non si interessa che abbia dato pane e pesce o qualcos’altro. La folla capisce che ha la possibilità di fare e quindi la lo-ro ricerca non è stata vana: le parole

con le quali si sono riempiti non sono solo parole. Questo Gesù sa, intuisce: stanno arrivando per farlo re (e non è usata a caso questa parola). Anche noi potremmo capire e quindi valutare la possibilità, anche lasciarci lusingare dalla possibilità. Guardiamo indietro, verso il passato, verso l’esperienza, verso quel che si può fare. Calcolia-mo quanto potrebbe riuscire questa operazione, che vantaggi e svantaggi avrebbe. È un misto di compromesso e di necessità. Che non riguarda Ge-sù: il suo obiettivo è un altro e non guarda al passato: deve far uscire da quella folla quelli che potran-no credere, che sopporteranno la prova delle sue parole di scandalo. Il segno viene prima delle parole questa volta e le parole ne danno un’interpretazione inaudita. Non è bisogno di mangiare o bisogno di fare un segno: è il pane stesso un segno e l’inizio di un discorso. Gesù ‘sa’ che non sopporteranno la prova delle parole ma sa anche il significa-to più profondo, futuro e assoluto, della parola regnare.

Il segno e le paroleegnare. Una differen-za fondamentale tra il nostro atteggiamento e quello di Gesù è espres-sa nel verbo ‘sapere’: Ge-

sù sa, noi possiamo capire. Le nostre reazioni sono dettate dall’esperienza, da quello che è capitato a noi o a qual-cun altro; Gesù sa. E non solo perché, nella prospettiva della narrazione di Giovanni, Gesù ha chiaro tutto quan-to gli dovrà accadere, ma perché sa leggere in profondità nelle intenzio-ni degli uomini. La sua capacità di intuire gli permette di sapere e non soltanto di capire. È una differenza enorme: capire è una conseguenza, sapere (e intuire) è l’apertura verso il futuro. Così noi possiamo capire che qualcuno ci vuole bene o ci detesta, ha delle mire su di noi o vuole qual-cosa; Gesù sa tutto questo perché co-nosce in profondità chi gli sta davanti. Tanto più quando chi gli sta davanti è la folla. La folla è l’elemento neutro del Vangelo, buona e cattiva, capace di lodi e di condanne. La stessa folla, gli stessi individui. La folla è in atte-

dre”. Tra le “pecore perdute” che Gesù ha portato in salvo c’è “an-che una donna di nome Maria, ori-ginaria del villaggio di Magdala, sul Lago di Galilea, e detta per questo Maddalena”. La guarigione profonda che Dio opera mediante Gesù “consiste in una pace vera, completa, frutto del-la riconciliazione della persona in se stessa e in tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri, con il mondo. In effetti, il maligno cerca sempre di rovinare l’opera di Dio, seminan-do divisione nel cuore umano, tra corpo e anima, tra l’uomo e Dio, nei rapporti interpersonali, sociali, internazionali, e anche tra l’uomo e il creato”. Se “il maligno semina guerra; Dio crea pace”. Al termine

dell’Angelus il Papa ha avuto un pensiero particolare per le Olimpia-di di Londra, definite “il più gran-de evento sportivo mondiale, a cui partecipano atleti di moltissime nazioni, e come tale riveste anche un forte valore simbolico”. Even-to a cui la Chiesa cattolica guarda con particolare simpatia e atten-zione. Di qui l’invito di Benedetto XVI a pregare “affinché, secondo la volontà di Dio, i Giochi di Londra siano una vera esperienza di fra-ternità tra i popoli della Terra”. Un ultimo pensiero Benedetto XVI l’ha dedicato alla strage di Aurora, negli Stati Uniti d’America, dove un gio-vane ha ucciso 12 persone e ferito un’altra cinquantina ad una prima cinematografica.

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raticate il diritto e la giu-stizia. Un dialogo sull’eti-ca sociale. È questo il tema scelto dal Sae, il Segretariato attività ecu-

meniche, associazione laica e inter-confessionale di persone impegnate per l’ecumenismo e il dialogo a parti-re da quello tra ebrei e cristiani, per la 49ª sessione di formazione ecu-menica in corso all’Istituto Filippin, a Paderno del Grappa (Tv), sino al 28 luglio. Meo Gnocchi, presidente nazionale uscente del Sae, illustra in questa intervista gli aspetti salien-ti della sessione in corso, dedicata ancora una volta, dopo quella dello scorso anno, al tema dell’etica.Per il secondo anno alla sessione estiva del Sae si parla di etica. Come mai questa scelta?“La sessione dell’anno scorso aveva impostato il discorso dell’etica nelle sue linee generali, andando ad ana-lizzare i fondamenti dell’etica e a ve-dere come le Chiese esprimono una loro visione a proposito dell’etica in senso generale. Si è sentita l’esigen-za, per il 2012, di passare a un piano più concreto, più applicativo. In un primo tempo, avevamo pensato di trattare tutte le questioni dell’etica, sia di quella sociale sia di quella che possiamo definire ‘personale’: poi ci siamo accorti che l’argomento è troppo vasto e ci siamo orientati ad approfondire solo l’etica sociale”.

dialogo. In ogni caso, l’etica sociale è di tale attualità e di tale urgenza che era giusto dedicarle una ses-sione. Malgrado ciò, alcuni aspetti si sono dovuti tralasciare perché in una settimana non è possibile trat-tare tutto”.Quali temi affrontate?“Ci siamo proposti innanzitutto di tener conto di un orizzonte inter-culturale, sia come aspetto di fondo della sessione sia come argomento specifico di confronto tra un cristia-no, un ebreo e una musulmana: Bru-netto Salvarani, direttore di Cem-Mondialità, Bruno Segre, direttore

Sull’etica sociale le posizioni del-le Chiese cristiane sono vicine?“Sì, si tratta di un campo in cui le Chiese cristiane, pur con vedute di-verse, trovano maggiore consenso. Questo, in qualche modo, facilita il

Lo scorso 22 luglio il presidente del Coni Giovanni Petrucci e il segretario generale, capo missione della squadra italiana, Raffaele Pagnozzi, hanno par-tecipato, con una delegazione di atle-ti, alla Messa per la squadra olimpica azzurra che è stata celebrata a Londra nella storica St. Peter’s Church, la chie-sa della comunità italiana, che si trova nel centro della capitale britannica a due passi dalla City. Nel corso della ce-lebrazione è stato letto il messaggio del

presidente della Conferenza episcopa-le italiana card. Angelo Bagnasco, agli atleti italiani. “La Carta olimpica – è un passaggio del messaggio – ci ricorda che scopo del Movimento olimpico è contribuire alla costruzione di un mon-do migliore, caratterizzato da istanze di fraternità e amicizia tra i popoli, di concordia e pace tra le nazioni”. Per il card. Bagnasco, “l’avvenimento olim-pico, dove si confrontano popoli e na-zioni che rappresentano culture e tra-

dizioni differenti, può diventare trami-te di una forza ideale capace di aprire vie nuove, e a volte insperate, nel su-peramento di tensioni, conflitti, viola-zione dei diritti umani”. Il Presidente della Cei ha poi ricordato agli atleti di mostrate a quali traguardi può condur-re la vitalità della giovinezza, quando non si rifiuta la fatica, “una lezione di vita – ha concluso il card. Bagnasco – necessaria in un tempo di crisi che chiama tutti a rigore e sacrificio”

di Keshet, e Ouejdane Mejri, presi-dente dell’associazione ‘Pontes. Tu-nisini in Italia’. Intorno a questo ruo-tano argomenti che ci sono sembrati cruciali per l’articolazione del tema, come la questione della legalità e altre ancora

È in corso, sino al 29 luglio, la I Settimana teologica della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana) a Camaldoli, dal titolo “Se fosse un profeta? (Lc 7, 39) Profezia e testimonianza cristiana oggi”, sul tema della profezia e della testimonianza. A guidare le riflessioni Luciano Manicardi, monaco e vice priore della Comunità di Bose, e Benedetta Zorzi, benedettina e docente di filosofia e teologia. “Questo appuntamento di lunga tradizione

- affermano i presidenti nazionali Francesca Simeoni e Stefano Nannini - che ereditiamo dagli anni in cui G.B. Montini era assistente centrale della Fuci, mantiene una valenza ancora attuale: è il segno di giovani che desiderano impegnarsi, anche d’estate, nel campo sociale, culturale e spirituale, convinti che questo rappresenti un tempo propizio per la propria formazione personale, che produrrà i suoi frutti nelle comunità di appartenenza in un domani vicino”.

Poco meno di due mesi separano il Libano, e tutto il Medio Oriente, dalla visita di Benedetto XVI: il Santo Padre, infatti, visiterà il “Paese dei cedri” dal 14 al 16 settembre, per consegnare ai vescovi locali l’Esortazione apostolica post-sinodale sul Medio Oriente, come già ricordato sullo scorso numero di “Voce”. In vista dell’arrivo del Papa, dunque, fervono i preparativi anche sul mondo del web: è stato, infatti, attivato il sito internet ufficiale del

viaggio apostolico. Raggiungibile tramite il link (http://www.lbpapalvisit.com/test2/public/italian/index.php), il sito è consultabile in arabo, inglese, francese ed italiano. A dominare l’homepage, è il logo scelto per l’evento, che rappresenta “una colomba della pace che regge un ramoscello di ulivo”. E naturalmente il richiamo è al Papa, che tiene “saldamente in mano la Sede di San Pietro attraverso il messaggio veicolato a milioni di persone”.

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a Chiesa bresciana è in cammino verso il Sinodo diocesano sulle unità pa-storali che verrà celebra-to, in due diverse sessio-

ni, il dicembre prossimo. Con il 50° anniversario dell’apertura del Con-cilio Vaticano II e l’anno della fede, il Sinodo diocesano segna l’anno pa-storale 2012-2013 della Chiesa bre-sciana. Per questo motivo, il tema unificante dell’anno è stato sintetiz-zato con l’espressione: “Cerchiamo il tuo Volto. La Chiesa bresciana dal Concilio al Sinodo sulle unità pasto-rali”. Partendo dal presupposto che compito delle comunità cristiane è cercare e mostrare il volto di Cristo, l’intento di questo anno pastorale, come scrive mons. Renato Tononi, vicario per la pastorale e i laici, in una lettera indirizzata alla diocesi, “vorrebbe essere soprattutto quello di verificare il volto della Chiesa bre-sciana alla luce dei testi conciliari; e questo in vista di un rinnovato cam-mino di fede personale e comunita-rio, secondo le indicazioni del Sino-do diocesano”. Sotto questo profilo, la settimana dell’Agorà, proposta che da qualche anno a questa parte apre l’anno pastorale della Chiesa bresciana (e che in questo 2012 è stata programmata dal 10 al 16 set-tembre), è stata pensata come una sorta di evento “esemplare”, offer-to alle parrocchie o unità pastorali

per programmare l’anno 2012-2013. La settimana di Agorà attraverso i linguaggi dell’incontro, della pre-ghiera, dell’arte, della musica e del teatro intende porre uno stimolo a questo percorso comunitario alla scoperta di quei volti, di quei tratti nati dal Concilio per aprire le por-

te del cuore all’incontro con Gesù. I “volti” messi in risalto nel corso dell’Agorà sono quello del “presbi-terio bresciano a 50 anni dal Conci-lio” che caratterizza l’incontro tra il Vescovo e i sacerdoti diocesani il 10 e l’11 settembre, all’auditorium San Barnaba, quello dei laici bresciani, proposto nell’incontro “Gioie, spe-ranze e attese degli uomini d’og-gi”, in programma alle 20.30 del 10 settembre in Palazzo Loggia, e an-cora quello della vita consacrata a Brescia, sempre a mezzo secolo dall’apertura del Vaticano II, che, invece, diventerà il tema dell’incon-tro tra il vescovo Monari i religiosi e le religiose in programma, sempre al San Barnaba, il 15 settembre al-le 9.30. La parte dei volti si chiude, sempre il 15 settembre, con un altro momento “tradizionale” dell’Ago-rà: l’assemblea diocesana dei cate-chisti, in programma dalle 14.30 al PalaBrescia di via Ziziola, in città. Educazione, dialogo con il mondo, ecumenismo e dialogo interreligio-so, carità e missione sono, invece, i tratti nati dal Concilio che il pro-gramma di Agorà mette a fuoco, così come la Parola, l’eucaristia, la ma-dre della Chiesa sono le porte del cuore che aprono all’incontro con il Signore previste nel fitto calendario delle iniziative messe in programma per aprire un anno pastorale che per la Chiesa bresciana è straordinario.

“Guai a voi ricchi” è il titolo dello spettacolo in programma nella serata del 13 settembre presso la sala della comunità Santa Giulia del Villaggio Prealpino, inserito come “tratto” nel programma dell’Agorà 2012. Si tratta di un lavoro scritto, diretto e interpretato da Giovanni Scifoni (nella foto), attore e regista italiano, proposto nell’edizione 2011 de “I Teatri del Sacro”, progetto artistico e culturale dedicato alle intersezioni, sempre più diffuse, fra il teatro e la ricerca spirituale

e religiosa ideato dalla Federgat. “Guai a voi ricchi” affronta i temi del peccato, della colpa, del perdono, della guerra e della sofferenza degli innocenti, Scifoni accompagna il pubblico in un viaggio della memoria, dalla stagione dei preti operai e delle chiese occupate per protestare contro il Vietnam e più lontano ancora in Colombia, con i preti guerriglieri e la teologia della liberazione, in un percorso che provoca domande e tormenta lacoscienza.

“Noi crediamo. Io credo” è il tema scelto per l’assemblea diocesana dei catechisti in programma per sabato 15 settembre al PalaBrescia, inserita nel programma dell’Agorà che apre l’anno pastorale 2012-2013 della Chiesa bresciana. “Al catechista – scrive il vescovo Monari nel pieghievole che presenza l’assemblea – è affidato il compito di trasmettere la fede a nome della comunità cristiana. Appare quindi importante una riflessione sulle condizioni per educare alla fede nel nostro tempo”.

I lavori dell’assemblea si apriranno alle 14.30 con l’accoglienza dei partecipanti: a seguire l’introduzione “1962-2012. Il volto della Chiesa bresciana nel volto dei catechisti”. Alle 15 don Valentino Bulgarelli, direttore dell’ufficio catechisto e dell’Istituto superiore di scienze religiose della diocesi di Bologna, interverrà sul tema “Noi crediamo, io credo. Educare all’atto di fede oggi”. Alle 16.30 la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo che chiude l’assemblea.

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a sempre sono un punto fermo dell’estate di tanti giovani e giovanissimi. I campi scuola organizzati dall’Azione catttolica so-

no un’esperienza che ha segnato intere generazioni. Perché se l’esta-te è un periodo in cui si coltivano progetti, si fanno programmi per le vacanze, si tende a sospendere l’ordinario per vagheggiare l’ecce-zionale, è anche tempo adatto per mettersi in gioco, per rischiare, educando o riposando, incontri più profondi, pezzi di vita più intensi e aperti all’incontro con Dio. Un tempo adatto, insomma, ai cam-pi scuola. Quella promossa dall’Azione catto-lica è un’esperienza che continua ancora e che trova ancora una si-gnificativa partecipazione anche in tempi in cui questo tipo di proposta si è notevolmente ampliata con tan-tissime parrocchie che hanno mu-tuato la proposta dei campi estivi proprio dall’Azione cattolica. Nono-stante “i numerosi tentativi di imita-zione” (per usare una frase coniata da un noto settimanale di enigmi-stica), l’Azione cattolica continua a proporre ai suoi associati questa esperienza formativa residenziale estiva. Quella elaborata in via Tosio a Brescia è una proposta variegata che spazia dai campi fanciulli (per i

bambini delle elementari) ai campi ragazzi (per i ragazzi delle medie), dai campi terza media ai campi gio-vanissimi. In base alla programma-zione annuale del consiglio diocesa-no, l’Azione cattolica pemsa anche a

proposte per giovani, per educatori Acr, per adulti e responsabili asso-ciativi. Ogni estate viene inoltre pro-posto un corso di esercizi spirituali, in un momento di riposo propizio per ritemprare lo spirito e vivere, nel silenzio e nella quiete, un’esperienza profonda di Dio e per fare il punto sulla propria vita personale. Il tema scelto per gli esercizi di quest’anno è “La spiritualità laicale”. Dal 3 al 5 agosto Villa Pace di Gus-sago ospiterà questa proposta, im-portante occasione di preghiera e di riflessione, appuntamento indispen-sabile per la propria formazione per-

Dal 26 luglio al 2 agostoIl Vescovo presiede il pellegrinaggo in Terra Santa promosso dall’Ufficio famiglia.

La Cancelleria della Curia diocesana comunica i seguenti provvedimenti.

Il sac. don Gian Luca Guana, già vicario parrocchiale a Carpenedolo, è stato nominato vicario parrocchiale della parrocchia di Salò.Il sac. don Renato Piovanelli, già vicario parrocchiale a Rezzato San Carlo, è stato nominato vicario parrocchiale della parrocchia di Carpenedolo.

sonale. D’altra parte l’importanza degli esercizi spirituali per ogni lai-co è richiama nello stesso proget-to formativo dell’Azione cattolica. Mantenendo fede allo stile inaugu-rato negli ultimi anni, sarà un laico a guidare la proposta degli esercizi spirituali. Si tratta di Carmelo Do-tolo, sposato, con quattro figli, dal 1987 collaboratore dell’Ufficio per l’evangelizzazione e la catechesi del-la diocesi di Roma. Dal 1997, inoltre, è coordinatore dei corsi di aggior-namento per operatori per la pasto-rale e la catechesi e collaboratore dell’Ufficio catechistico del Lazio. Tornando però ai campi estivi, la prima proposta che l’Azione catto-lica mette in calendario è il “Cam-po III media e giovanissimi” che si terrà a Borno, dal 29 luglio al 4 ago-sto. “Venite e vedrete” è invece il te-ma del campo Acr 9-13 che si terrà a Astrio di Breno dal 25 agosto all’1 settembre prossimo.Stesso tema, ma sede diversa, è sta-to scelto per il campo Acr 6-8, in pro-gramma dal 31 agosto al 2 settembre a Villa Pace. Sempre la struttura di Gussago ospi-terà il campo educatori in calenda-rio dal 7 al 9 settembre.Molte altre informazioni sulla pro-grammazione estiva dell’associa-zione si possono avere contattan-do l’Azione cattolica di Brescia allo 030 40102 (orario d’ufficio), trami-te mail: [email protected], oppure visitando il sito www.acbrescia.it.

Lunedì 6 agosto, festa della Trasfigurazione, ricorre il 34° anniversario della morte del Servo di Dio papa Paolo VI, avvenuta a Castel Gandolfo. Per l’occasione sarà celebrata, alle 16.30 nel Santuario della Madonna delle Grazie in Brescia, luogo caro anche a Paolo VI, una Santa Messa presieduta da mons. Angelo Bonetti, canonico della Cattedrale.

Il 19 luglio è morto a Palazzolo, presso le Ancelle della Chiesa, don Davide Carsana. Nato a Cortenuova, il 3 marzo del 1920, era stato ordinato a Botticino Sera nel 1945. Palosco, Palazzolo, Cristo Re in città, sono le comunità in cui ha operato da vicario cooperatore. Dal 1965 al 1995 è stato parroco a Paderno Franciacorta. Nel 1995 il ritorno a Chiari dove si sono svolti i funerali e dove è stato sepolto.

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È dei giorni scorsi la fotografia dell’Istat sulla povertà in Italia 2011: tra le fasce che corrono il rischio di pagare il prezzo più alto della crisi, le famiglie.Un piccolo osservatorio di questa situazione lo fornisce l’esito del monitoraggio del Fondo Briciole Lucenti della Caritas diocesana, finalizzato a sostenere l’attività delle Caritas impegnate ad attenuare gli effetti più deleteri della sofferenza finanziaria che attanagliano per l’appunto le

famiglie. Le Caritas infatti possono chiedere una partecipazione al Fondo Briciole Lucenti fino al 50% (per un importo massimo complessivo di 5000 euro, a semestre) delle erogazioni concesse a famiglie per piccole spese inerenti la casa, l’istruzione, la salute. Significativo della fatica di molte famiglie, il confronto tra i dati del Fondo Briciole Lucenti relativi al 2011 e al primo semestre del 2012: lo scorso hanno, a fronte delle 35 Caritas che hanno

presentato domanda, 285 risultano le famiglie aiutate, per un totale di 167.158,40 euro e per un importo medio delle domande di 586,00 euro; al 30 giugno 2012, a fronte di 36 Caritas che hanno richiesto la compartecipazione al Fondo Briciole Lucenti, 196 risultano le famiglie sostenute, per un totale di 122.432 euro e con un importo medio delle domande di 648 euro.La prossima scadenza per la partecipazione al Fondo Briciole Lucenti: 7 gennaio 2013.

a congiuntura socio-econo-mica attuale sta colpendo in modo sempre più mas-siccio le giovani genera-zioni. Di giorno in giorno

si susseguono dati sempre più pre-occupanti inerenti la disoccupazione giovanile, il fenomeno crescente dei “neet”, cioè di coloro che abbando-nano gli studi e rinunciano a cercare un lavoro, il crollo dei mutui conces-si alle giovani coppie ecc. All’Ufficio promozione volontariato giovanile della Caritas incontriamo quotidiana-mente diversi giovani, non pochi dei quali si trovano in una situazione di sospensione, disorientamento, demo-tivazione. L’aspetto più preoccupan-te che rileviamo non riguarda tanto le difficoltà oggettive che alcuni in-contrano nel percorso di autonomiz-zazione e di crescita, quanto l’effetto che la condizione di stallo nella quale si trovano, se prolungata, esercita sul loro modo di percepirsi, sulla fiducia in loro stessi, nelle loro capacità di re-alizzarsi e di contare all’interno della società (famiglia, gruppo di amici, le reti di appartenenza reali e virtuali). È su questa capacità di attivazione che abbiamo deciso di puntare la nuova campagna di comunicazione della Ca-ritas diocesana rivolta ai giovani. Una campagna che parla di “Contaminazio-ne”, del passaggio da una situazione di inattività nella quale i giovani ven-gono contati come vittime sul campo della crisi (Contami Inazione) ad una situazione di attivazione (Contami In Azione). L’impegno in un servizio alle persone in difficoltà non risolve certo il nodo attuale della scarsità di lavoro

to della crisi senza perdere di vista una dimensione di progettualità, speranza e desiderio di futuro che non sia sem-plicemente un fluido adattamento alle condizioni contingenti. Le forme nelle quali mettersi in gioco sono diverse, come diverse sono le istanze dei gio-vani: dall’impegno in eventi e iniziative specifiche, al servizio breve, all’anno di volontariato sociale, alla comunità gio-vanile, ai campi di servizio estivi. Ciò che accomuna queste esperienze è la possibilità di contaminare il quotidiano e i propri progetti di vita incrociando nella quotidianità altre storie di vita e lasciandosi provocare dall’inedito ge-nerato da queste relazioni impreviste e improbabili, ma raramente insigni-ficanti.

e della precarietà del lavoro disponibi-le, permette semmai ai giovani di spe-rimentarsi in un contesto complesso, di costruire attraverso un’esperienza concreta fiducia nelle proprie capacità in un contesto di adulti significativi, di sperimentare piccoli e grandi ruoli di responsabilità. Queste sono le pre-con-dizioni per attraversare il campo mina-

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uglio ed agosto, i mesi in cui abitualmente rallenta-no le attività in attesa del-la ripartenza di settembre, possono essere momento

di preparazione e riflessione sulle futu-re scadenze. Su tutte la 6ª Conferenza nazionale del volontariato si svolgerà quest’anno a L’Aquila, dal 5 al 7 otto-bre. L’appuntamento inviterà tutto il mondo del volontariato e i soggetti istituzionali interessati a un momen-to ampio di confronto e dibattito per riflettere sul ruolo che assume oggi il volontariato e su come possa rappre-sentare una valida risposta per uscire dalla crisi che coinvolge il nostro Pae-se, dando il proprio responsabile con-tributo per un radicale e costruttivo cambiamento. La Conferenza è orga-nizzata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali - Direzione generale per il terzo settore e le formazioni so-ciali - in collaborazione con l’Osser-vatorio nazionale per il volontariato e in partenariato con la Provincia de L’Aquila e il Coordinamento naziona-le dei Centri di servizio per il volon-tariato. I promotori hanno ideato un percorso partecipato di incontri di approfondimento per raccogliere la voce di tutte le Odv. Si tratta di una vera e propria maratona della soli-darietà, che attraverserà tutta l’Ita-lia con lo scopo di instaurare un di-battito con tutti i volontari, le reti e le organizzazioni di volontariato dei territori per giungere poi a presenta-re un documento di sintesi condivi-so durante i lavori della Conferenza. “Quali nuove povertà, marginalità, disuguaglianze ed ingiustizie inter-

renderli, partecipi, liberi e capaci di “iniziare” cose nuove? Queste alcune delle tematiche su cui il volontariato è chiamato ad interrogarsi. Il Csv di Brescia in preparazione a questo si-gnificativo appuntamento organizza tre incontri rivolti alle associazioni: lunedì 3 settembre ore 18 presso la propria sede di via Salgari 43/b – Bre-scia (tel. 030/2284900 - [email protected]); Martedì 4 settembre, sempre alle 18, presso lo Sportello Csv di Gardone VT via Matteotti, 300/e e mercoledì 5 settembre alle 18 alla Cassa Padana di Ceto in via Ba-detto, 4. Per partecipare agli incontri è necessario iscriversi inviando una mail o contattando i referenti dello Sportello Csv sul territorio.

cettiamo oggi? Come “mettersi in rete” mantenendo la propria libertà e autonomia? Come rendere più in-cisivo e rappresentativo il ruolo del volontariato? Nel nostro Paese si fa fatica ad investire sui giovani. Come creare laboratori, spazi di impegno e partecipazione per giovani all’inter-no del mondo del volontariato, per

Dopo la positivissima esperienza dello scorso anno sfociata in una grande festa al PalaBrescia (nella foto), anche per il 2012 il Csv di Brescia ripropone un Concorso rivolto alle classi delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Con questo concorso si intende sollecitare alunni ed insegnanti a narrare, attraverso diverse modalità e tecniche artistiche, le loro esperienze ed idee di solidarietà. Il tema dell’opera dovrà essere il mondo

del volontariato nelle sue più diverse manifestazioni: solidarietà, dono, gratuità, rispetto per l’altro, cittadinanza attiva, promozione dei diritti di tutte le persone.Le scuole sono ancora luoghi in cui i ragazzi sperimentano direttamente la solidarietà e speriamo che questo Concorso possa rivelarsi ancora una volta occasione per raccogliere e narrare ad un vasto pubblico storie e suggestioni positive. Le opere vincitrici (ne verranno premiate otto) saranno

infatti esposte durante la festa per la Giornata internazionale del volontariato, sabato 1 dicembre 2012, presso la sede di Confartigianato in via Orzinuovi, 28 a Brescia. Le scuole stanno ora vivendo il loro periodo di riposo, ma gli insegnanti interessati sono invitati sin da subito ad attivarsi per partecipare al concorso. Per maggiori informazioni è possibile contattare Anna Tomasoni o Patrizia Sbaraini presso la sede del Csv, tel. 0302284900.

Ristorante - Matrimoni - EventiMeeting

Ristorante aperto da Giovedì a Domenica

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dubbi e i tormenti di Sara, in at-tesa di un figlio minacciato dal-la nube di diossina sprigionata dalla Icmesa di Seveso il 10 lu-glio del 1976, possono essere gli

stessi che, tormentarono Maria circa il futuro di quel figlio donatole e di cui, già, conosceva la sorte? È stata questa domanda, mai espressa direttamen-te, ma più volte evocata, ad aleggiare sulla messa in scena di “Anima erran-te”, lo spettacolo scelto per l’edizione 2012 (la 66ª ) della “Festa del teatro di San Miniato”. Roberto Cavosi, auto-re del testo, con “Anima errante” ha chiamato a una riflessione profonda, importante, carica di dolore e di emo-zioni, sul valore della vita come dono prezioso e su tutte quelle problemati-che etiche e sociali a questa collegate. La protagonista è Sara, donna di Seve-so felicemente sposata che aspetta un figlio. La nube tossica che si sprigiona dalla fabbrica cambia radicalmente la sua vita. Sara non sa cosa fare. Nes-suno, in quel 1976, sapeva quali danni

potesse causare la diossina a un feto. Qualcosa si sapeva (le conseguenze dell’uso delle bombe al napalm, di cui la diossina era un componente, in Vie-tnam era evidente), ma la scienza, al-meno quella a cui si appella Sara, che poi altro non è che lo studio di una ginecologa, non sa dare risposte. In questo silenzio, aggravato dall’atteg-giamento del marito Davide che, co-me Pilato, vuole lavarsi le mani, chie-dendo che sia la moglie a scegliere per l’aborto, Sara si rivolge alla Vergine. La sua richiesta si fa sempre di assidua, insistente. “Non ne posso più di sentire parlare solo di diossina! Parlami... del cielo e delle stelle, dei diademi della

tua corona, del tuo manto disegnato dagli astri, parlami Signora ti prego” è la straziante richiesta della donna.Le due esperienze femminili finiscono così per sovrapporsi “un figlio per un figlio, una madre per una madre” dice Maria a Sara, confermando che l’an-goscia che la tormenta è la stessa che ha provato come madre di Gesù. La struggente identificazione con Maria consente a Sara di vedere finalmente chiaro nella sua vita e, probabilmente, in quella del figlio che porta in grembo. “Dove guardano i tuoi occhi” chiede a Sara la ginecologa nell’ultima scena dello spettacolo che riprende quella da cui era partito, “Lontano” risponde Sara che, come Maria, ha saputo dire il suo sì. A sostenere il testo di Rober-to Cavosi, messo in scena da Carmelo Refici, Maddalena Crippa che ha sa-puto rendere credibili i dubbi e i tor-meni di Sara. “Anima errante”, viene replicato il 26 luglio al Sacro Monte di Varese. Nella stagione invernale farà tappa a Milano.

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al 27 luglio torna per il 12° anno il festival mu-sicale Arenasonica: per due week end, l’arena del Parco Castelli ospi-

terà sei serate a ritmo di rock ed hip-hop, che quest’anno avranno come filo conduttore il cinquante-simo anniversario della nascita dei Rolling Stones. “Abbiamo pensa-to di rendere omaggio ad uno dei più grandi gruppi della storia della musica – spiega Gianluca Scaglia, organizzatore della manifestazio-ne – sia con la musica di alcune band tributo, sia con l’esposizione di alcune copie delle chitarre degli Stones che verranno messe in mo-stra domenica 29. Inoltre, nei mesi scorsi è stato avviato un concorso, intitolato proptio Sympathy for the Stones, per il quale veniva chiesto di presentare delle bozze di disegni che sarebbero poi stati trasposti ed utilizzati come vera e propria scenografia per i concerti durante Arenasonica”. Vincitori del concor-so sono stati Tommaso Giovannini, Gigi Bonaccio e Gabriele Mangano, che la sera del 27 luglio, in occasio-ne dell’apertura del festival, realiz-

zeranno la propria opera di street art direttamente sul palco. Il fitto programma vedrà dunque alternarsi artisti di diversi stili e provenienza. Il 27 luglio, appun-to, serata inaugurale, sarà il cam-pano Ghemon, accompagnato dai bresciani Fratelli Quintale, a por-tare la propria musica, al confine tra hip-hop, funk e soul. Il gior-no successivo sarà la volta di al-tri bresciani, Ettore Giuradei, ac-compagnato in apertura dai Roggiu De Mussa Pin-A. Il vero tributo a Mick Jagger e compagni arriverà invece domenica 29 con il concer-to “Sympathy for the Stones”, al quale parteciperanno, tra gli altri, Gianmarco Martelloni e Riccardo Maffoni. Archiviato il primo weekend di musica, Arenasonica tornerà dal 3 al 5 agosto. Sul palco del vener-

dì salirà una band londinese, i Jim Jones Revue, che si farà portatrice di atmosfere punk-rock e blues; in apertura, altri due bresciani (seb-bene dal nome non si direbbe): Jet Set Roger e gli Slick Steve & The Gangsters. Sabato sarà dato spazio invece alla musica indie, con The R’s (già no-ti al pubblico bresciano come The Record’s) e i torinesi Movie Star Junkies. Chiude il festival, dome-nica 5, lo spagnolo Depedro, già musicista della band americana Calexico, supportato dalla nostra concittadina Claudia Ferretti, can-tautrice, e dalla sua band, i Clau-dia is on the Sofa, che ha da poco pubblicato il suo primo album “Lo-ve Hunters”. Tutte le serate iniziano alle ore 21 e sono ad ingresso gratuito. Per in-formazioni www.arenasonica.net

“Il decreto di revisione della spesa pubblica in discussione al Senato, con alcune norme indiscriminate, potreb-be far fare un balzo indietro di 20 anni alla gestione della cultura nel nostro Paese, azzerandone completamente il processo con il quale alle vecchie ge-stioni pubbliche sono state sostituiti modelli autonomi orientati ai risulta-ti”. Inizia così il comunicato stampa che Federculture (Federazione nazio-nale delle aziende di servizio pubbli-co locale, Regioni, Enti Locali, e tutti i soggetti pubblici e privati che gesti-scono i servizi legati alla cultura, al tu-rismo, allo sport e al tempo libero) ha emanato in merito alla scure imposta dalla “Spending review”. Continuano sottolineando che il decreto prevede lo scioglimento “di tutte le società strumentali partecipate da pubbliche amministrazioni e contestualmente fa divieto agli enti quali associazioni e fondazioni che prestano servizi alla Pubblica amministrazione di ricevere contributi a carico delle finanze pub-bliche” con il conseguente rientro nel-la Pubblica amministrazione di tutti i servizi svolti da altri enti o la gestio-ne di terzi, con appalti con logiche di “puro mercato”.In quest’ottica l’assessore Andrea Ar-cai ha spiegato che “potrebbe com-portare per il Comune di Brescia una minore entrata di 2 milioni 800mila/3 milioni di euro” e ha ricordato che “A Brescia, ai confini dell’impero, si agi-sce: in marzo due parlamentari bre-sciani gli on. Beccalossi e Saglia han-no presentato una proposta di legge a sostegno della cultura per il ricono-

scimento di agevolazioni fiscali al set-tore privato per le erogazioni liberali e le donazioni a favore di soggetti ope-ranti nel campo della cultura e dello spettacolo” e poi propone che i beni frutto della lotta all’evasione fiscale siano “reinvestiti a favore della sani-tà, della ricerca, della scuola e della cultura restituendo al nostro paese e ai nostri cittadini fiducia nelle istitu-zioni e nello stato”.

Tre concerti di alto livello tutti da gustare per la popolazione monteclarense durante il periodo estivo: con questa finalità l’Aido di Montichiari e la Scuola d’archi Pellegrino da Montechiaro hanno organizzato, per il 12° anno, la rassegna musicale “Note sotto le stelle”. Si parte sabato 4 agosto alle 21.30 nella Pieve di San Pancrazio (nella foto) con l’esibizione della flautista Fiorella Camilleri e del chitarrista Luca Lucini. Il secondo appuntamento

avrà luogo, invece, nel cortile del Past (Palazzo dell’archeologia e della storia del territorio, salita al Castello) sabato 8 settembre alle 21.30 con il duo chitarristico Chiara e Stefano Festa. Sarà il Gardaforum della Bcc del Garda, invece, a ospitare il terzo ed ultimo appuntamento, sabato 6 ottobre sempre alle 21.30 con l’Ensemble Horus Percussion. Tutti i concerti sono ad ingresso libero; per info chiamare lo 030/962148 oppure lo 030/9962377. (f.m.)

Si chiude con questo numero la favolosa stagione estiva dei tagliandi “All’evento con Voce”, prima della chiusura estiva ecco i sei spettacoli di cui regaliamo i biglietti in collaborazione, questa settimana, con Re:think-art per gli spettacoli all’interno di “Tener-a-mente” al Vittoriale. Taglia il tagliando a pag. 39 e spedisci a “All’evento con Voce” a “La Voce del Popolo” in via Callegari 6, 25121. Si parte con il duo musicale Einaudi-Fresu il 31 luglio (estrazione il 31 luglio),

per proseguire con il concerto di Samuele Bersani il 3 agosto, Gran gala di danza e danze il 5 agosto, il clown David Larible il 6 agosto, Ute Lemper il 9 e il 12 con “Principal of New York City Ballet”, spettacolo di danza con i primi ballerini. Per ciascuno due biglietti. Estrazione per tutti il 3 agosto. Federica Rovizzi ha vinto i biglietti per Renga, Ramon Bertoli per i Litfiba, Loretta Mori per Giorgia e Giuseppe Rubessi per Buena vista social club.

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i trova in Cina Giulia Stac-cioli, direttrice artistica e fondatrice della compagnia Kataklò (accademiakatak-lo.com), ma la distanza non

le ha impedito di risponderci. L’ensemble di physical theatre più amato della scena italiana, fondato dalla campionessa di ginnastica ar-tistica a Los Angeles ‘84 e Seul ‘88, festeggia i suoi 15 anni di attività aggiungendo un importante step alla propria ricerca tecnica e dram-maturgica: “Puzzle”. Lo spettacolo di danza acrobatica e coreografica sarà di scena al Vittoriale domenica 29 luglio alle 21.15 (biglietti esauriti nei primi settori. Ancora disponibili negli altri a partire da 22 euro, a cui aggiungere la prevendita. Info: anfi-teatrodelvittoriale.it)Come nasce l’incontro tra danza e ginnastica? Kataklò è nato come un progetto e l’obiettivo mio fin dall’inizio era quello di mettere questi due mondi, la dan-za e la ginnastica, in una situazione di dialogo; non mi è mai piaciuta la figura del ginnasta come giullare ad effetto che compare all’improvviso fa-cendo un salto mortale. All’inizio non c’erano dei danzatori-atleti già formati e quindi i primi lavori che facevamo erano più ginnici che contaminati dalla danza e dal teatro. In tutti que-sti anni mi sono resa conto che man-cava proprio questo: o un performer si specializza in un’arte circense per cui fa solo quello o fa solo un percor-so di danza; una figura poliedrica è invece molto richiesta a livello inter-nazionale. Ora, dopo 15 anni di lavoro con la compagnia ho aperto a Milano l’accademia Kataklò per formare non semplici danzatori ma dei performer con competenze multiple che posso-no essere inseriti in percorsi artistici internazionali. Avrebbe mai pensato, alla fonda-zione della compagnia, di arriva-re qua?È stato un salto nel buio con la cu-riosità di trovare nel buio qualcosa di nuovo. Non mi sono mai posta la domanda di dove sarei arrivata. Conti-nuo a camminare osservando ciò che trovo nel cammino.Tra gli eventi e gli spettacoli fino ad ora realizzati quale è quello che rappresenta meglio lo spirito dei Kataklò?“Play” è il manifesto della compagnia. La pianta che ha fatto germogliare tutti gli altri. Molti spettacoli mes-si in scena in questi anni sono stati

esperienze straordinarie, Le tournée in Brasile e Nord Europa, la cerimo-nia di apertura di Torino 2006 e molti altri ma un’evento che è rimasto nel cuore di tutti noi è stata la perfor-mance davanti a Giovanni Paolo II e a migliaia di giovani raccolti in piazza San Pietro a Roma in occasione del-la Giornata mondiale della gioventù nell’aprile del 2003.Cosa è “Puzzle”, lo spettacolo che presenterete al Vittoriale?“Puzzle” è appunto un puzzle, un in-sieme di piccole tessere colorate che nel loro insieme creano l’immagine di Kataklò, rappresenta il punto in cui la compagnia è arrivata adesso: co-reografie storiche di repertorio che hanno segnato la storia di Kataklò (Biciclette) a fianco di nuove speri-mentazioni coreografiche (La fabbri-ca di Cioccolato di Paolo Benedetti) pensate e realizzate dai danzatori ai quali ho dato la possibilità di metter-si alla prova passando dall’altra par-

A sei anni di distanza dalla prima estemporanea e applauditissima apparizione all’Auditorium Parco della Musica di Roma (aprile 2006), si ripropone ancora una volta il connubio tra due grandi protagonisti della musica: Paolo Fresu, protagonista della scena jazzistica degli ultimi anni, e Ludovico Einaudi, uno dei pianisti e compositori italiani più conosciuti e apprezzati nel mondo. Torinese, classe 1955, la sua musica affonda le radici nella tradizione classica

con l’innesto di elementi derivati dalla musica pop, rock, folk e contemporanea, per tessere melodie profondamente evocative e di grande impatto emotivo. Dal suo album del 2006 “Le onde” il regista Nanni Moretti estrapolò la colonna sonora di “Aprile”; ma la collaborazione con il mondo del cinema diede vita ad altri lavori: l’ultima della serie nel 2010 con le musiche per “La fine è il mio inizio”, il film di Jo Baier dedicato alla vita del grande giornalista-

mistico Tiziano Terzani. Saranno sul palco del Vittoriale martedì 31 agosto alle 21.15. Disponibili solo posti non numerati a 23 euro (a cui aggiungerne 3 di prevendita). Due mondi apparentemente contrastanti eppure perfettamente fusi fra loro. La scrittura intensa di Einaudi, che si esprime attraverso forme minimali e immaginifiche, e quella onirica di Fresu, in una continua osmosi di sensazioni e suggerimenti, fino a raggiungere la dimensione perfetta dei due strumenti.

te guardando con occhi nuovi il loro percorso professionale, e dando loro il mio supporto per lo sviluppo di un loro personale progetto coreografi-co. Ovviamente, sempre sotto la mia supervisione.Gradito ritorno all’anfiteatro do-po che l’hanno scorso la pioggia vi ha impedito di finire lo spettaco-lo… Qual è il futuro per i Kataklò e per questa tipologia di arte?Del doman non c’è certezza! Purtrop-po è un momento difficile per la no-stra arte, credo nel progetto Kataklò e vado avanti mettendomi a disposizio-ne di chi crede con me in questo dia-logo. Ora sono in Cina, un confronto straordinario con performer di cultu-ra lontana dalla nostra e... il dialogo si instaura. Continuo a sorprendermi.In una battuta definisca Kataklò.La parola Kataklò, in greco antico si-gnifica “io ballo piegandomi e contor-cendomi” e quale parola migliore per descrivere il nostro lavoro?

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Una mostra dedicata alla natura morta, genere che si diffonde a Roma dal XVII secolo, grazie all’interesse della classe nobile aristocratica, desiderosa di abbellire le proprie residenze con dipinti nuovi raffiguranti vasi di fiori, cesti di frutta, ghirlande floreali, tavole imbandite, trionfi di cacciagione. Curata da Davide Dotti, esposte opere provenienti dall’Accademia Carrara di Bergamo e da collezione private,

capolavori di artisti italiani e stranieri tra cui le nature morte con strumenti musicali di Evaristo Baschenis, i vasi di fiori di Francesco Mantovano e Adeodato Zuccati, i rapaci del palazzolese Giorgio Duranti. “Natura morta del XVII e XVIII secolo”, Galleria Civica G.B. Bosio, Piazza Malvezzi, 38 – Desenzano (Bs). Fino al 19 agosto, martedì (10.30-12.30), venerdì (18-21); sabato e festivi (10.30-12.30 e 18-21).

Collettiva d’arte contemporanea per valorizzare eccellenze italiane artistiche e produttive. In mostra opere di Alessandro Bulgarini, Mauro Liotto, Rita Pierangelo, Manuel Ondei e pezzi di design di Arkof, in collaborazione con l’Associazione Art Wine & Design, main sponsor la Technymon di Castelli Calepio. “Art Wine & Design”, Tenute La Montina – via Baiana, Monticelli (Bs). Fino al 16 settembre, (9-12 e 14-18).

erché un romanzo?Mi verrebbe da dirti: per-ché se avessi scritto un saggio su questa storia mi avrebbero querelato e

processato. È difficile distinguere la leggenda dalla realtà. La leggenda è quella del mio paese, della mia città. Ad Alba arrivò alla fine della guerra, forse un po’ prima di come scrivo io, una parte del tesoro della quarta ar-mata italiana che aveva occupato il Sud della Francia. Un tesoro fatto di oro, franchi, marchi, opere d’arte... Fu nascosto nei sotterranei della chiesa e, secondo la leggenda, diviso tra il Vescovo, che affidò la parte a una fa-miglia di allora piccoli imprenditori, e il capo dei partigiani rossi, fondatore di una dinastia. Questa è una leggenda di paese che, come tutte, contiene un fondo di verità. Poi io costruisco una leggenda che è fantasia. Immagino un contrasto tra due capi partigiani, Domenico Moresco, fondatore della

dinastia rossa, e il suo braccio destro Alberto, divisi dalla decisione di ac-cettare il tesoro (Domenico lo pren-de, l’altro no) e da un amore; entram-bi amano la stessa donna: Virginia. Virginia sceglie Alberto e Domenico la manda a morire per mano dei na-zisti. Virginia è la donna della coper-tina. Il libro è anche la storia di una vendetta lunga 60 anni per il tesoro e per la donna ed è diviso sotto il piano temporale: 1945 (anno della guerrra), 2011 e 1963, anno della morte di Bep-pe Fenoglio, che omaggio.I piani temporali si mescolano e si intersecano... solo fantasia?Naturalmente c’è molto spazio alla fantasia e all’inventiva; i personaggi femminili nascono dalla mia fantasia, ma soprattutto di mia figlia che non ha ancora 12 anni e proprio per questo ha una fantasia intatta. Passeggiando per Roma abbiamo messo appunto che Alberto si fidanza con la migliore amica di Virginia, mentre Domenico

lia è un Paese impaurito, che esita a spendere e investire. È vero anche che l’Italia è un Paese con enormi potenzialità. Ovunque vada per il mio lavoro e dico che sono italiano, sgra-nano gli occhi. Ovunque, non solo in Europa e America, ma anche in Bra-sile, Cina, India, Sudafrica, nel mondo

sposa la sorella di Virginia, che però ha una storia con Alberto. Ma al di là di questo penso che sia una storia d’amore, di guerra e anche politica. La spartizione del tesoro, che probabil-mente ci fu tra cattolici e comunisti, è un compromesso storico ante litte-ram, di cui non do una visione nega-tiva. Ne do una positiva. Come dice padre Bergoglio, uomo forte della curia albese e personaggio importan-te nel libro: “Se i tesori si sotterrano, dopo un po’ non valgono più nulla; se si mettono a frutto, la ricchezza rimane alla comunità”. È quello che è successo ad Alba: città operaia ma anticomunista e città conservatrice ma antifascista. Questo è un po’ quel-lo che è successo all’Italia della rico-struzione, nell’Italia degli anni ‘50 e ‘60. È un patto tra cattolici e comuni-sti verificatosi in molte altre parti. In questo senso è un romanzo politico.Come vedi l’Italia del presente?Sono ottimista. La crisi fa paura. L’Ita-

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Ultimo week end per visitare la mostra dell’artista modenese Olivo Barbieri. 17 immagini di grande formato che indagano la forma delle città. I paesaggi fotografati, spesso dall’elicottero, appaiono come sorprendenti e stranianti visioni, dando luogo a un’analisi del contesto urbano. Grazie alla tecnica del fuoco selettivo, Barbieri immortala le città dall’alto come un grande plastico in scala, dominato

da un tempo immobile che coincide con il nostro presente. In mostra contrastanti scatti a colori e in bianco e nero delle più importanti metropoli del mondo con attenzione alle mutazioni costruttive della contemporaneità e al rapporto tra realtà e virtualità. “Olivo Barbieri”, Galleria Massimo Minini, via Apollonio, 68 – Brescia. Fino al 28 luglio, da lunedì a venerdì (10-19.30), sabato (15.30-19.30).

Due personali con scatti e sovrapposizioni fotografico-pittoriche. La prima di Elisa Venturelli, bresciana che raccoglie diverse immagini che sintetizzano emozioni, materiali e forme della percezione reale e profonda. Un viaggio attraverso i monti del Nepal e le città dell’India, ponendo l’attenzione all’umile realtà di territori e popolazioni dimenticate, cercando un’utopica armonia. La seconda, di Antonio

Mazzetti, presenta una serie di architetture e sculture archetipo che sono repertorio moderno dal carattere a-temporale. Un lavoro di sovrapposizione di elementi fotografici e pittorici, catturando dettagli ed elementi insoliti. “Elisa Venturelli. I resti di noi”, “Antonio Mazzetti. Sensazioni”, Galleria Marchina Arte Contemporanea, via Violino di Sopra, 10 – Brescia. Fino al 15 settembre, da lunedì a sabato (15-19).

di domani, è pieno di gente che vuole vestirsi come noi, mangiare il nostro cibo, bere il nostro vino, adottare il nostro stile di vita e magari venire in Italia. In un mondo globale e unifor-me, un Paese come il nostro che a ogni crinale di collina cambia accen-to, paesaggio, costumi, prodotti è un Paese a cui il mondo guarda con am-mirazione e invidia. Noi siamo ben at-trezzati per competere nell’economia immateriale. Il problema era quando contavano le materie prime; ora che conta l’arte, la cultura, il design, il sa-per vivere, la moda, la comunicazio-ne... sono cose in cui siamo maestri. Abbiamo saperi che nessun falsario potrà imitare, nessun ladro potrà por-tar via. Io sono ottimista, certo dob-

biamo svegliarci, investire, lavorare, darci una mossa; è possibile che non si trovi più un cameriere italiano? Ho l’impressione che dai quarantenni in giù abbiamo perso lo spirito di sacrifi-cio e di rischio dei nostri padri e non-ni. La domanda di Italia la soddisfano altri. Se ci diamo da fare nessun tra-guardo può essere precluso.Italia terra di santi, poeti e navi-gatori. Oggi?Sono convinto che il nostro specifico sia proprio l’arte, la cultura, lo spetta-colo, la comunicazione, la fantasia, gli chef, gli stilisti, i designer, gli impren-ditori... Noi siamo un grande popolo.Benigni ha usato “Viva l’Italia” per il monologo a San Remo sui 150 anni dell’Unità d’Italia...Mi ha fatto sapere che l’avrebbe usa-to e io ne sono stato felice perché ha moltiplicato per milioni di volte la for-za delle mie parole. Il monologo ha cambiato aria; ci si è resi conto che il 150° d’Italia era una cosa importante. Sul successo di “Viva l’Italia”, che ha venduto più di 100mila copie, posso dire che noi italiani siamo più legati all’Italia di quanto amiamo dire.È caduto il mito della Padania?Nel libro “L’Italia de noantri” dicevo che la Lega non è un segno dell’ege-monia nordica, ma il più mediterra-neo dei partiti, in cui i criteri non sono meritocrazia e regole, ma amicizia e fedeltà al capo. I magheggi della Le-ga erano sotto gli occhi di tutti. La Lega ha dato una risposta sbagliata a una domanda giusta. La domanda del Nord di trattenere sul territorio parte delle tasse pagate e quella di essere rappresentato meglio è giusta. In Ita-lia c’è un’egemonia culturale mediter-ranea impressionante. Accendi la tv, parlano romanesco e al cinema uno del Nord è sempre un “mona”. Il Nord conta poco nell’industria culturale, conta meno di quello che pesa econo-micamente. La questione settentrio-

nale è intatta. La Lega l’ha capita, ha dato una risposta sbagliata: familista, burocratica e inadeguata. Ma la que-stione è ancora lì. La lega non è morta, ne nascerà anche una del Sud. Io sono per un’unità nazionale, ma penso che il federalismo possa essere un modo per tenere insieme un Paese.Ti senti “raccontatore di fatti”?Mi piace. Troppi giornalisti oggi sono convinti che i limiti del mondo coin-cidano con quelli della propria testa. E tutto diventa opinione. Ritengo sia importante raccontare i fatti. Mi pia-ce fare il cronista. Ovviamente con un’idea e un taglio che si ha in testa, ma credo che il reporter debba an-dare in giro. Ci sono troppi blogger.Qual è il segreto per capire se è buon giornalismo?Intanto se uno dice io, io e parla sem-pre di sé, non è buon giornalismo. Il giornalista non deve mai andare dove te lo aspetti.Servono i giornalisti?L’illusione è: tutti giornalisti. Ma non è così. A ognuno il suo mestiere. Tra i fatti ce n’è uno che non avre-sti voluto raccontare?I fatti del G8 a Genova: orribile per manifestanti e poliziotti.C’è un fatto che non hai raccon-tato e che avresti voluto?Quando “La Stampa” fece la squadra post 11 settembre e non mi manda-rono mi dispiacque. Proposi allora un viaggio per raccontare dai Paesi arabi la reazione dopo l’11 settembre.Che libro avresti voluto scrivere?“I pazzi di Dio”, che poi è diventato un capitolo “L’italia de noantri” in cui rac-conto i preti che ho conosciuto: don Benzi, il cardinal Martini, don Gelmi-ni, don Ciotti. I sacerdoti sono rima-sti tra i pochissimi che vivono tra la gente e la vita della gente. Quello che i giornalisti dovrebbero fare di più.Meglio giornalista o sacerdote?Diversi. Il sacerdote è più importante.

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Dal 2 luglio fino all’1 settembre la mattinata di Radio Voce profuma di salsedine. Dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12, in collegamento con Rimini, potrete seguire l’estate in Riviera, con musica, notizie, le voci dei turisti in spiaggia, oltre alla consueta informazione su Brescia e provincia coi vari gr del mattino. Un programma in collegamento col circuito InBlu e Radio Icaro. Voce mattina con Marco Vignoletti vi dà appuntamento a settembre con sorprese sempre nuove.

Anche nel periodo estivo, dal lunedì al venerdì a partire dalle 7, Radio Voce vi informa sui principali fatti da Brescia, dall’Italia e dal mondo. Nell’arco di oltre due ore in diretta, potete seguire rassegne stampa locali e nazionali ed approfondimenti.Per cominciare la giornata col piede giusto, ascoltando la musica migliore, e costantemente informati, l’appuntamento è con Brescia in diretta. Seguite il nostro consiglio e buon ascolto.

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L’estate televisiva propone un palin-sesto serale in cui gli appuntamenti tradizionali del periodo (il circo, i film tradizionali di 007 o di Totò, i telefilm seriali americani in replica) si alterna-no a serate dedicate alla moda o alla musica in onore di qualche personag-gio degno di nota. Il piccolo schermo passa con disinvoltura dall’esibizione dei cantanti in onore di Padre Pio al-le sfilate sponsorizzate dai principali stilisti sulle piazze delle più rinomate località turistiche.In entrambi i casi, si tratta per lo più di trasmissioni di scarso significato artistico o culturale, tanto meno spi-rituale, utili soprattutto per celebrare

questa o quell’altra località di soggior-no – meglio se sul mare – con soddi-sfazione degli amministratori locali e degli operatori del turismo.Se le esibizioni dei cantanti ispirate a qualche figura spirituale dalla bio-grafia interessante possono avere un loro senso, i programmi dedicati al-la moda hanno soltanto una lontana parentela con le vere sfilate “firma-te” che fanno conoscere nel mondo il “made in Italy”.Nella televisione la moda trova un ca-nale prezioso per farsi conoscere dal grande pubblico, al di là dell’autoce-lebrazione indubbiamente elitaria che solitamente la caratterizza.

Le modelle che sfilano, nonostante la crisi che attanaglia i consumi, soddi-sfano il bisogno di “fisicità” del mez-zo, esibendo i loro corpi. Sono questi ultimi a essere portati in primo piano, non i capi indossati. Del resto, la cre-scente attenzione alla corporeità – te-stimoniata dal proliferare di trasmis-sioni e pubblicazioni dedicate all’este-tica – è conseguenza di un profondo mutamento: da supporto per l’abito, il corpo si è gradualmente trasforma-to in un’entità originale in sé, a cui è l’abito a doversi adattare.L’essenza della moda, peraltro, è pro-prio quella di creare abiti e accessori che dovranno essere indossati e non

destinati alla contemplazione come se fossero opere d’arte. Che poi qualche stilista provi a contrabbandarle co-me tali è un altro discorso, legato so-prattutto a motivazioni pubblicitarie. Lo scarto definitivo avviene quando l’apparato televisivo trasforma ogni sfilata in un evento spettacolare, con tanto di coreografie d’autore, colonne sonore e regia ad hoc.Proprio la tv è il mezzo che più de-gli altri ha amplificato la tendenza all’esaltazione della dimensione fisica che è una cifra caratteristica dell’epo-ca contemporanea, anche in tempi di crisi. L’immagine del corpo – infatti – sempre più spesso è usata anche al di

fuori del contesto della moda, trovan-dosi associata a quella di prodotti dei generi più disparati.Nella stagione in cui l’esibizione dei corpi sulle spiagge è una conseguen-za fisiologica del clima e del periodo di ferie, sono i corpi stessi a diventare strumenti comunicativi.Consapevoli di ciò, sia le modelle che le starlette del momento non si limita-no a sfilare o a scendere in spiaggia, ma interpretano una vera e propria parte, personalizzando la loro presen-za e cercando di farsi notare. In fon-do, è tutta pubblicità che un domani potrebbe servire a (ri)lanciare la loro carriera nel mondo dello spettacolo.

L’Odal (Opera diocesana ven. Luzzago), che presiede la gestione del convitto vescovile di S. Giorgio sito in via Galilei 67 in città, ha aperto le iscrizioni e lanciato il bando per le borse al merito per l’anno accademico 2012-2013. Al collegio possono accedere gli studenti universitari iscritti nelle facoltà cittadine. Ospite di Primo Piano (alle 11.20 circa) il rettore del convitto, don Alessandro Camadini, che presenta il programma culturale del prossimo

anno sul tema “Per uno sviluppo sostenibile”. Il programma, prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, in estate va in onda nella versione ridotta della durata di un’ora dalle 11 alle 12. In differita, va in onda, sempre la domenica, anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte Manerbio, Radio Raphaël. Nella sezione podcast del sito www.radiovoce.it sono disponibili diverse rubriche.

La prossima puntata della rubrica settimanale “La Buona Notizia”, e la web tv, manderanno in onda la “Festa del Volontariato 2011” organizzata dal Centro servizi per il volontariato. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv.

La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dal duomo di Santa Maria Assunta in Montichiari su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

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oltanto nel panorama se-mideserto della program-mazione estiva può tro-vare spazio un film co-me “L’estate di Giacomo”,

l’inclassificabile lungometraggio d’esordio del friulano Alessandro Comodin, applaudito l’anno scorso al Festival di Locarno dove ha vinto nella sezione “Cineasti del presen-te”. Un documentario apparente, nel quale ciò che davvero conta sembra accadere oltre i confini spaziali e temporali delle riprese. Appesan-tito da qualche sottolineatura d’au-tore (come le scene troppo lunghe girate alle spalle dei protagonisti) ma capace di lasciare, in chi abbia la capacità di farsene trasportare, la sensazione di aver attraversato in 80 minuti la linea d’ombra dell’ado-lescenza. Di aver condiviso con i giovani interpreti di se stessi il bru-ciore di emozioni non dichiarate ma profonde, che viaggiano attaccate al corpo dei personaggi, alla natura solare e indolente nella quale sono immersi.Il film è nato con l’intento di seguire un ragazzo sordo – Giacomo Zulian, fratello di un amico del regista – in una fase cruciale della vita: prima, durante e dopo l’intervento chirur-gico che, a diciotto anni, gli ha per-

messo di riacquistare l’udito. “Vo-levo fare – ha raccontato l’autore – un film sul passaggio dal silenzio al suono che avrebbe mostrato al con-tempo anche il passaggio dall’adole-scenza all’età adulta”. Comodin ha ripreso l’operazione, la successiva fase di rieducazione; ma nulla di tutto questo è poi entrato nel film, composto di poche, lunghe sequen-ze girate durante le estati preceden-te e successiva all’intervento.Vediamo Giacomo e l’amica Stefa-nia, sorella del regista, perdersi in un bosco mentre cercano di raggiun-gere la riva del fiume. Poi sul Taglia-mento, soli in un lembo di spiaggia, fanno il bagno, scherzano, riposa-no tra la boscaglia. Mettono alla prova la resistenza degli spettatori percuotendo una batteria; ballano a una festa di paese, accompagnati dolcemente dalla macchina da pre-sa. Percorrono in bicicletta le strade fra i campi, in una scena di semplice tenerezza. Sono come calati in una sospensione del tempo, nella quale esprimono se stessi con naturalezza. Soprattutto Giacomo, di cui emergo-no il carattere spigoloso e irruente, la mescolanza di gesti teneri e pau-re infantili (“Da ragazzo – racconta Comodin – rimaneva chiuso in ca-sa separato dagli altri e non comu-

nicava con nessuno”), di commenti brutalmente sinceri ed esclamazioni inattese (compresa qualche super-flua imprecazione).L’impressione di vero è frutto di una mescolanza di improvvisazione e scelte registiche. Comodin ha por-tato Giacomo in luoghi a lui non fa-miliari, come il fiume sulla cui riva il regista ha trascorso le ore dell’in-fanzia.Il corso d’acqua appare trasfigurato in una sorta di eden domestico, intri-so di pudica sensualità. Nell’ultima parte entra invece in scena un’altra ragazza, Barbara. Il racconto pren-de una piega più narrativa, ma qui il regista non ha fatto che raccon-tare ciò che davvero è accaduto: il sopraggiungere dell’amore e di un turbamento che muta il colore delle cose e apre la strada alle incertezze della vita adulta.

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uando Mario Draghi di-chiara, come ha fatto in un’intervista su “Le monde”, che “l’euro è irreversibile”, afferma

un concetto nel quale crede ferma-mente, per il quale opera concreta-mente, senza peraltro sottovalutare gli ostacoli e le incertezze che ruo-tano attorno alla questione.Il colloquio con l’autorevole quoti-diano francese andrebbe però letto a ritroso. Nelle ultime righe infatti il presidente della Banca centrale europea, rispondendo alla doman-da sulla moneta unica in pericolo, dichiara: “Alcuni analisti prefigura-no scenari di esplosione dell’Euro-zona, ma chi lo fa disconosce il ca-pitale politico che i nostri dirigenti hanno investito in questa Unione, così come il sostegno degli euro-pei”. E qui arriva la frase pubblicata a caratteri cubitali in prima pagina nell’edizione del 21 luglio, rilancia-ta dalle agenzie e dai media di mez-zo mondo: “L’euro è irreversibile”. Draghi sa bene che alcuni politici, coi rispettivi governi, non stanno investendo energie sufficienti per far fronte alla crisi che attanaglia la moneta comunitaria e l’unione po-litica, pressati proprio dagli “euro-pei”, ossia dalle opinioni pubbliche nazionali; le quali, trascinate dagli effetti della recessione, vorrebbero chiudere le porte di casa, mettendo

tive dell’Ue – oltre che dell’Eurozo-na – di fronte a una sfida così am-pia e profonda che nessun governo nazionale può affrontare da sé: né quello di Berlino, né quello di Pari-gi, né quello di Roma o di Madrid o di Nicosia. Così, procedendo all’in-dietro, si giunge a un’altra domanda sulla permanenza di Atene nell’area dell’euro. “Noi preferiamo, senza al-cun equivoco, che la Grecia rimanga nell’Eurozona. Ma la decisione – af-ferma Draghi – spetta al governo di Atene, che ha dichiarato il suo im-pegno e ora deve produrre i risulta-ti”. Qui il capo della Bce comincia

per il momento da parte l’Europa e pensando maggiormente, o esclu-sivamente, agli interessi interni. Quello del presidente dell’Euroto-wer sembra dunque più un indiretto richiamo alle responsabilità collet-

Aral: riconferma per Germano PèIl bresciano Germano Pè (nella fo-to) è stato riconfermato presidente dell’Aral, l’Associazione regionale alle-vatori della Lombardia: eletto all’una-nimità per acclamazione dei presenti, Pè è al suo quarto mandato e resterà in carica per il prossimo triennio. Nei loro interventi, i consiglieri hanno rimarca-to come l’azione del presidente sia sta-ta determinante per tenere in ordine i conti dell’associazione nonostante il difficilissimo periodo congiunturale,

e questo senza alcuna ripercussione sul fronte dei contenuti tecnici e della fornitura dei servizi di assistenza agli allevatori soci. Pè ha ringraziato tutti coloro che hanno voluto confermargli la propria fiducia, annunciando che il programma del prossimo triennio sa-rà improntato ad una gestione ancor più rigorosa ed attenta delle risorse, con l’obbiettivo di garantire che l’Aral continui ad essere un sostegno impor-tante per lo sviluppo e la competitività

di un settore strategico per l’economia lombarda come la zootecnia. In questa strategia si inserirà anche il tema della riorganizzazione del sistema allevatori. “Un cammino impegnativo – ha detto il presidente – che affronteremo con de-terminazione. Mai come in questo mo-mento del resto serve un’associazione forte per fare fronte ad una situazione sempre più pesante, caratterizzata da un difficile aggravio dei costi delle ma-terie prime”.

a essere più chiaro: non basta fare affermazioni di principio, bisogna agire di conseguenza. E questo va-le – anche se nell’intervista non lo si legge – sia per la Grecia che per la Spagna, fino a giungere all’Italia. Ancora una retromarcia e si arriva al cuore dell’intervista. “A mio pa-rere il movimento verso un’unione di bilancio, finanziaria e politica è inevitabile e condurrà a nuove en-tità sopranazionali”. A cosa si rife-risce l’economista italiano, stimato nel mondo? A una più coraggiosa, per quanto non scontata, integra-zione politica a livello continentale.

Un impegno risoluto per non perdere una grande possibilità di sviluppo per tutto il territorio bresciano: è questa la richiesta che Confartigianato imprese unione di Brescia, valutando la difficile situazione dell’aeroporto D’Annunzio di Montichiari, rivolge ai rappresentanti del mondo politico ed imprenditoriale della provincia.Proseguendo infatti gli incontri con i rappresentanti delle società infrastrutturali attive sul territorio, dopo il presidente di Autostrade Centro Padane Augusto Galli, è

stato ospite dell’ultimo consiglio dell’organizzazione artigiana Giuliano Campana, presidente di Abem, realtà nata nel 2007 dall’intesa tra Camera di Commercio e numerose associazioni di categoria per rivendicare la brescianità dello scalo monteclarense. Durante la seduta è stato così possibile ripercorrere le ultime vicende economiche e logistiche che hanno visto quale protagonista lo scalo bresciano, non ultima quella riguardante l’azzeramento ad

opera dei soci della Catullo Spa del consiglio d’amministrazione della società bresciana alla fine del giugno scorso. “Il territorio – chiarisce il presidente di Confartigianato Brescia Eugenio Massetti – si deve riappropriare dell’aeroporto, trasformandolo in uno strumento di sviluppo economico-occupazionale. Per far questo, però, occorrono finanziamenti, un preciso piano di crescita ed il supporto fattivo delle realtà economiche, politiche e sindacali presenti nel Bresciano”.

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irca il 70% degli italiani ha un’opinione positiva del “fare impresa”, ma solo il 36% circa di es-si si ritiene all’altezza

di avviare un’attività in proprio. Questi dati sono stati rilevati da un’inchiesta realizzata da Amway Italia, azienda leader mondiale nel settore della vendita diretta, con-dotta in 12 Paesi europei in colla-borazione con l’Università Lmu di Monaco e Gfk Eurisko, intervistan-do un campione di circa 13mila in-dividui. “Se si analizzano a fondo i dati rilevati – precisa Monica Milo-ne, direttore Corporate Affairs di Amway, intervenuta durante una Tavola Rotonda intitolata “Donne e Imprese: esperienze a confron-to” – il 66% delle donne italiane è favorevole all’autoimprendito-rialità, ma solo il 31% si ritiene in grado di mettersi in proprio”. Se le ragioni che spingono all’avvio di un’attività sono principalmen-

Con l’accordo siglato nei giorni scorsi fra Apindustria, Banco di Brescia e Banca di Valle Camonica, sarà più agevole l’accesso al credito da parte di quelle imprese che hanno tutti i requisiti per meritarlo. “La difficoltà del momento non è cosa di oggi – ha detto il presidente di Apindustria Brescia Maurizio Casasco – e una recente analisi ha evidenziato come il fatturato delle oltre mille piccole e medie imprese della provincia, per un valore di oltre 25mila posti di lavoro, superi

i cinque miliardi di euro. Per tale ragione abbiamo voluto intensificare i già proficui rapporti fra le nostre imprese ed i due istituti che fanno parte della storia della nostra terra, che, con altri 10 costituiscono, con l’Università, il Comitato di certificazione d’indirizzo, in grado di ‘fotografare’ il rating di un’azienda, non basato solo sui crudi numeri, ma anche su altri parametri”. Sono stati così istituiti due fondi a supporto e sostegno delle imprese, da qui la denominazione “S2”, uno di 45

milioni di euro, (Banco di Brescia) e uno di 30, (Banca di Valle Camonica), destinati a quelle imprese che favoriranno l’internazionalizzazione, la creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani e la ricerca. Il rimanente, rispettivamente 15 e 10 milioni di euro, servirà a favorire l’accesso al circolante, per gli stipendi, le imposte e quanto ancora, là dove vi sia difficoltà nell’incasso dei crediti. “Questo accordo vuole avvicinare i due soggetti, impresa e banche – ha chiosato Casasco – per

superare le criticità che aziende che costituiscono il 92% del tessuto produttivo nazionale che hanno meno di 10 dipendenti, troppo spesso incontrano ingiustificatamente”. “Grazie all’azione del Comitato di certificazione – hanno detto Sergio Passoni e Stefano Kuhn, rispettivamente vice dg e dg del Banco di Brescia e della Banca di Valle Camonica – sarà più facile ottenere crediti a tassi particolarmente agevolati ed in tempi concretamente brevi”. (fr.a.)

te l’indipendenza da un datore di lavoro e la possibilità di realizza-re le proprie idee, dalla ricerca è risultato che il freno inibitore più diffuso (tra le donne, ma anche tra gli uomini) è la mancanza di forma-zione e di opportunità di appren-dimento per chi ha intenzione di lanciare un business. Sul tema è intervenuta la senatrice Maria Ida Germontani, membro della Com-missione industria, commercio e turismo al Senato, firmataria, tra l’altro, di un disegno di legge in discussione proprio in commis-sione, “che prevede un intervento sostanziale a sostegno dell’educa-zione finanziaria, perché le donne che intendono fare impresa spesso si scontrano con difficoltà dovute alla mancanza di formazione. At-tualmente sono cinque i disegni di legge in discussione in commissio-ne al Senato per il rilancio dell’im-prenditoria – prosegue – e in parti-colare stiamo pensando allo stru-mento degli women bond, destina-ti alle madri che vogliono rientrare nel mondo del lavoro ed hanno un

progetto da realizzare”. “Il lavoro delle donne imprenditrici lombar-de vale 39 miliardi di euro l’anno – precisa Giovanna Mantelli, del Comitato imprenditoria femmini-le della Camera di commercio – e in particolare a Brescia le imprese al femminile sono il 13,7%, anche se l’aumento in questi ultimi anni è dovuto principalmente a donne straniere provenienti da Cina, Ro-mania e Marocco che avviano im-prese di carattere artigianale so-prattutto nel settore tessile”. Infi-ne, se si confrontano i dati emersi dalle interviste alle donne italiane con quelle europee, si rileva che la media del nostro Paese è sostan-zialmente in linea, soltanto legger-mente inferiore, con quella degli altri Stati, sia per quanto riguarda il sentimento in favore dell’autoim-prenditorialità, sia per quanto ri-guarda le difficoltà nel mettere in atto la volontà di fare impresa, ma soprattutto per la necessità, diffu-sa in tutti i Paesi dell’Unione, di poter conciliare il tempo del lavo-ro con quello della famiglia.

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ra i 292 atleti italiani che prenderanno par-te ai Giochi olimpici di Londra, al via venerdì 27 luglio, otto fanno

parte della spedizione bresciana. Si tratta di Andrea Cassarà (Passi-rano) nella scherma, Giulia Conti (Maderno) nella vela, Vanessa Fer-rari (Orzinuovi) nella ginnastica artistica, Elena Moretti (Marone) nel judo, Piero Zucchetti (Brescia) nella vela e Christian Presciutti (bresciano d’adozione) nella pal-lanuoto. Alle Paralimpiadi, invece, parteci-peranno – da mercoledì 29 agosto – Massimo Dighe (Iseo) nella vela e Matteo Cavagnini (Montirone) nel basket in carrozzina: quest’ul-timo tornerà ai Giochi a distanza di otto anni indossando la fascia di capitano della nazionale azzur-ra. “Non sarà facile – spiega l’atle-ta bassaiolo – dovremo superare le insidie di americani, canadesi, inglesi ed australiani. Sono loro i favoriti”. Chi punta al riscatto, invece, è la farfalla di Orzinuovi. “Ogni volta che penso a Pechino 2008 – rac-conta Vanessa Ferrari – sto ma-le. Non ero al meglio, è stato un incubo. A Londra voglio dare il massimo per riscattarmi”. Appun-tamento numero tre, invece, per Andrea Cassarà, che a soli 20 an-

ni conquistò nel 2004 ad Atene la medaglia di bronzo. Per il fioretti-sta franciacortino, numero uno al mondo, esiste solamente il podio più alto. “Non l’ho mai vinta, vorrei mettere al collo la medaglia d’oro. È l’unico titolo che mi manca. For-tuna e nervi saldi le doti per por-tarla a casa”.Terza Olimpiade anche per la veli-

sta Giulia Conti. “Sono abbastan-za tranquilla e serena – spiega l’at-leta di origine romane – ci siamo allenati per un mese proprio sul campo di Londra e sarà veramen-te dura”. Altro capitolino, ma oramai consi-derato bresciano, è Christian Pre-sciutti della Brixia di pallanuoto.“È una grandissima emozione –

Cercasi acquirente disperatamente. Questa la priorità in casa Brescia riguardo a Caracciolo ed El Kaddouri. Il primo, tornato dopo che il Genoa non lo ha riscattato, si sta allenando nel ritiro di Temù ma non trova una squadra. Il secondo, è a Londra con la nazionale marocchina e sembra fuori dalle grazie del Parma dopo un lungo tira e molla. Il presidente Corioni è stato chiaro: “Caracciolo non può restare, anche se si spalmasse l’ingaggio”. Riguardo al trequartista, invece,

la situazione è ingarbugliata. “Non credo Ghirardi sia più interessato dopo quello che è successo”. Nemmeno l’offerta della Juve, club gradito ad El Kaddouri, sembra andar bene alle casse del Brescia: la trattativa resta sospesa in attesa di un exploit alle Olimpiadi che aprirebbe nuovi scenari. Infine Konè: tra Fiorentina e Pescara. La stagione comincia il 12 agosto con il secondo turno eliminatorio di Coppa Italia in casa contro la vincente tra Cremonese-Chieri. (l.r.)

È stanco e stufo della troppa indif-ferenza attorno al Basket Brescia; ma mai domo. Dopo numerosi ap-pelli, il patron Matteo Bonetti (nella foto) sputa l’ennesimo rospo e lo fa affidandosi alla bacheca Facebook. “Oggi in Italia sono morte 52 società dalla Lega 1 alla C Dilettanti coinvol-gendo l’A1 e A2 femminile. Questo significa che oltre 800 persone non hanno più lavoro, che 52 palazzetti in Italia saranno vuoti, che lo Stato

non introiterà nulla da queste 52, che in queste 52 piazze non ci sarà più movimento per i giovani. Alla luce di ciò – prosegue Bonetti – penso che sia molto dignitoso, anzi un at-to di grande responsabilità da parte della dirigenza del Basket Brescia nei confronti della città e dei tifosi, aver iscritto la squadra al prossimo campionato. È ovvio che vista la crisi che sta distruggendo il Paese il mot-to sarà spendere poco e bene. Anzi

vi dico di più: spendere pochissimo e benissimo se saremo bravi. Era mol-to facile vendere il titolo e chiudere – rivela il numero uno della Leones-sa – ma qualcuno non ha mollato ed è ancora qui con grande dignità. Per quanto riguarda il ritiro, chi ha det-to che la squadra non andrà in riti-ro? Jesi andrà in ritiro a Jesi, Imola ad Imola, Scafati a Scafati, Bologna a Bologna, etc. Brescia vinse lo scu-detto di A Dilettanti e andò in ritiro

in città al PalaCus, quest’anno dob-biamo ancora decidere ma non vedo dove sia il problema. Oggi più che mai penso sia importantissimo difen-dere un bene prezioso come lo sport: Brescia Calcio, Basket Brescia, pal-lanuoto e il restante poco che c’è in una città priva di strutture e impian-tistica. Il Basket Brescia è aperto a tutti – conclude speranzoso Bonetti – chi vuole entrare basta che faccia una telefonata”.

confessa l’attaccante brixiano – sarà la prima Olimpiade della mia carriera. A volte non ci dormo. Per Brescia è importante avere atleti che partecipano a un even-to di questo tipo – conclude Chri-stian Presciutti – siamo in pochi, spero col tempo possano emer-gerne altri”. Sarà debutto anche per la judoka Elena Moretti, 24 anni cresciuta nel glorioso club Capelletti. “Mi so-no allenata duramente per raggiun-gere la qualificazione – confessa prima della partenza – ora vado a Londra per provare a scrivere una pagina importante della mia car-riera d’atleta e personale. Non an-drò a fare la comparsa o una gita di piacere; questa partecipazione mi ripaga di tutti i sacrifici fatti per una disciplina è che la mia vita”. Al fianco di Elena ci sarà il ma-estro Franco Capelletti, brescia-no classe 1938, nel ruolo di rap-presentante degli allenatori e colui che ha scoperto e lanciato quell’Ezio Gamba che nel 1980 vin-se l’oro a Mosca.

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l Loda Tour è tornato protago-nista sabato 21 luglio con la sua seconda tappa: la cronoscalata del monte Maniva con partenza da Collio e arrivo ai 1850 metri

del monte Maniva. Dopo la prima tap-pa (la cronoscalata delle Poffe a Lu-mezzane) è stata un’altra salita lunga e difficoltosa di circa 12 km con pen-denze che a tratti raggiungono anche il 13-15% a impegnare i partecipanti. Tutto si deciderà nella tappa conclu-siva, la terza, in programma il 15 set-tembre in occasione del “Pedala per l’Alzheimer”, la cronoscalata del Mon-te Maddalena. Il re del Maniva, intan-to, è stato Mauro Galbignani del Team Gs Aurora 98, primo anche nella ca-tegoria junior 1. Dietro di lui c’è stata gloria per il suo compagno di squadra Mattia Bertelli, secondo assoluto e primo tra i cadetti. Terzo posto e pri-mato negli junior 2 per Dario Martinel-li (Team Cris Plast Desideri Bici). Tra le donne acuto di Francesca Bertelli (Racing Rosola Bike), che ha avuto la meglio su Elena Pancari del Team Loda Millenium, giunta seconda ma ancora maglia gialla della competizio-ne. Nella categoria gentleman trionfa Giampaolo Pisoni (Csi Ciclobrescia), nei senior 2 alloro per Girolamo Ricci (Team Loda Millenium). Nei senior 2 Andrea Lodi soffia la maglia gialla a Marco Riva (Team Loda Millenium), che resta staccato di un punto. Mentre in alta Valtrompia si scalava le ruote grasse sfrecciavano per la 6ª edizione

Sono due le vie per dare vita a una società ed entrare nel mondo del Csi: fondare un’associazione sportiva dilettantistica (Asd) o costituire un gruppo spontaneo. In entrambi i casi è necessario presentare al Csi statuto e atto costitutivo, che nel caso delle Asd dovranno essere registrati all’Agenzia delle entrate, dove verrà richiesto anche il codice fiscale dell’Asd. Insieme a questi documenti, da presentare al Csi per l’affiliazione a tutte le società

sportive vecchie e nuove, andranno presentati carta d’identità e codice fiscale del presidente. Il Csi Brescia ha costituito una commissione amministrativa per dare un servizio di consulenza per gli adempimenti circa le tematiche fiscali e di gestione sociale, con attenzione a agevolazioni, sponsorizzazioni, pubblicità, compensi agli sportivi e ai dipendenti. Le serate d’ascolto sono gratuite, e si avvalgono della collaborazione dello studio Baiguera del dottor Pioselli.

della Rampicando di Sulzano, gara combattuta da un’ottantina di cicli-sti. Al via Alessio Bongioni (Giangis’ Free Bike Erbusco) mette il turbo e domina tagliando il traguardo per pri-mo, accolto da una pioggia di applau-si. Per lui è la seconda affermazione a Sulzano. L’argento va a Telemaco Giacomazzi (Team Gussola). Bronzo (come un anno fa) per Giovanni For-

ti (Mdl Racing Crew). Il campione italiano 2011 Baldassarre Mangerini (Team Piton) conquista il primo po-sto nella categoria M5. Un buon test in vista del Gp Nazionale in programma in settembre a Grosseto, dove dovrà difendere il tricolore. L’agenda delle due ruote ciessine prevede la tappa di sabato a Gavardo, per la 4ª edizio-ne della Grimpeur Bike, scalata cicli-stica di mountain bike e bici da stra-da su un percorso di 6,3 km con una pendenza massima del 18%. Il monte Tesio potrà essere affrontato anche a piedi per la prima Grimpeur Run, cor-sa in montagna di 6,5 km. Ritrovo alle 14 in località Monte Tesio, e partenza alle 17 da piazza Zanardelli a Gavardo.

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

Alcune verità sono amare

Egr. direttore,mi permetta di riprendere le “veri-tà” di Andrea Arcai, illustrate a pag. 27 di Voce n. 29 del 19 luglio scorso, partendo dal fondo della passione che ho cominciato a maturare nel 1975, con il primo incontro con-Giovanni Urbani, allora direttore dell’Istituto centrale del restauro (ora Istituto superiore per la con-servazione e il restauro).La prima nota amara, almeno per me, è che, tra le “verità” dell’asses-sore Arcai, non ve n’è alcuna che at-tenga la protezione del patrimonio storico dai fattori di degrado che ne compromettono la durabilità. Eppure, già nelle prime settimane della sua funzione di assessore al-la Cultura del Comune di Brescia, l’arch. Carlo Minelli (nella sua fun-zione di Presidente dell’Istituto Mnemosyne) gli aveva prospetta-to ipotesi di lavoro che consentis-sero di sviluppare più pertinente-mente quanto fatto nel quinquen-nio precedente anche grazie alla disponibilità della giunta Corsini e, particolarmente, del vicesinda-co Luigi Morgano. D’altra parte come poteva prestare attenzione a quanto fatto prima, l’Assessore di una giunta che è sempre proce-duta senza riferimenti alla storia, se non per quanto pareva più con-gruo al Sindaco e alla sua giunta. L’esempio più significativo è dato dal progetto per il parcheggio sot-to il Cidneo: per il quale si è fatto riferimento all’ipotesi di Bruno Bo-ni, peraltro prospettata quando non c’era ancora il parcheggio di Fossa Bagni e, soprattutto, non c’era la metropolitana (alla quale sarebbe

bene che anche l’assessore Arcai contribuisse a far sì che la giunta Paroli sappia guardare con qualche maggiore lungimiranza). Lungimiranza che, a mio avviso, è mancata almeno per quanto attie-ne (i richiami sono molto parziali, oltre senza alcun ordine di prio-rità): la vivibilità del centro stori-co: compromessa dalle feste, dal traffico privato e dalla carenza di coerenti interventi strutturali, che (anche accrescendo la disponibili-tà dei servizi comunali, magari con il recupero degli edifici degli ex-tribunali) facessero da incentivi al recupero della residenza privata; il corretto rapporto con la sede di Brescia dell’Università cattolica, accusata (mentre esprime l’orien-tamento a utilizzare - senza oneri per il Comune - un edificio vicino all’Ospedale Civile) di depauperare il centro storico, mentre la giunta Comunale si propone di costruire, a spese di tutti i cittadini, la nuova sede decentrata di tutti i servizi co-munali; il privilegio per il trasporto pubblico: inopinatamente smem-brato e ancora non recuperato pur a fronte dell’inversione di marcia per la pedonalizzazione di alcune piazze e il ripristino dei parcheggi a pagamento inizialmente cancella-ti; l’invasività della nuova edilizia: accentuata senza considerare la molteplicità degli edifici disabitati; la promozione delle megastrutture della distribuzione: forse, con l’ipo-tesi che i megacentri commerciali possano avere funzione analoga a quella esercitata, negli anni ‘50 e ‘60 del ‘900, dalle leggi per le “aree depresse”, che stanno producen-do nuove “aree dismesse”; l’acriti-ca considerazione dell’area dei di-

smessi Magazzini Generali, per far-ne sede di nuove costruzioni dopo l’abbattimento dell’esistente: alme-no l’Assessore alla Cultura avrebbe dovuto evidenziarne il valore cul-turale di testimonianza storica di edifici significativi dell’evoluzione della città e, quindi, proporre indi-cazioni per il più coerente riuso di quel patrimonio; la valorizzazione culturale del patrimonio di storia e d’arte della città: abbandonandolo a se stesso, senza manutenzione alcuna (forse per inseguire il mito di mega-mostre che facessero di-menticare quelle della precedente giunta Corsini-Morgano), negando attenzione alle proposte di più cor-retto utilizzo di alcuni edifici storici (anche per insediarvi,in rapporto con le Università bresciane, struttu-re tecniche funzionali a poter ridur-re i sempre più onerosi “ri-restauri” non solutivi per la durabilità della complessa realtà del patrimonio culturale cittadino); non accoglien-do la proposta di orientare i contri-buti alle parrocchie per favorire in-terventi di adeguamento delle strut-ture dei riscaldamenti, delle illumi-nazioni e delle coibentazioni delle chiese (senza tali interventi, infatti, tutti i nuovi restauri chiederanno di essere presto “ri-restaurati”). In una città di cultura come Brescia, non sarebbe tempo che il Comune pensasse al suo governo con mag-giore senso della storia e della realtà culturale che ne definisce il “volto storico”, come negli Anni ‘70 e ‘80 a Brescia era ordinario dire? Con-fidando che altri esprimano il pro-prio parere su questi pensieri. La ringrazio per l’ospitalità e la saluto con deferenza.

Pietro Segala

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