La Voce del Popolo 2013 17

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Brandico. Gli 80 anni della scuola materna Luigi Ferrante Brescia calcio. La “fatal Verona” ferma la corsa Armenia. Il popolo fiero del paese di Noè 50ª Gmpv. La speranza diventa vocazione Ludopatia. Storie ordinarie d’azzardo Veniamo da giorni intensi. Una serie di eventi hanno caratterizzato la vita politica del nostro Paese. Li abbiamo visti in diretta tv, ascoltati in radio e letti sui giornali. Ci hanno raggiunto attraverso la rete e i social media. Una fibrillazione continua fino al rischio corso dello sfascio della più alta delle istituzioni democratiche come la Presidenza della Repubblica. Solo la dedizione e il senso dello Stato, ǯ da tutti riconosciuto, di Giorgio Napolitano ha evitato un esito disastroso. Il vezzo italiano di fare della politica l’arte del proprio tornaconto e dell’interesse di parte rispetto al bene comune e allo sguardo lungimirante sul futuro, ha ancora una volta presentato il conto ai partiti. Peccato che nonostante le dichiarazioni altisonanti e preoccupate per la situazione economica di imprese e famiglie l’andazzo non sia cambiato. Stavolta però il prezzo è stato salato anche per il sistema democratico. Il Partito democratico è imploso per le sue divisioni. Un ulteriore picco verso il basso della sua credibilità. I suoi doppiogiochisti hanno sfaldato i principi base del concetto di rappresentanza in nome di ambizioni personali. Sono saltate le regole elementari della discussione e la capacità politica di giungere a una sintesi attraverso una mediazione equilibrata. Che ne sarà del Pd? I furbi del quartierino del Pdl hanno approfittato della debolezza dell’avversario per far dimenticare la loro catastrofica gestione del Paese degli ultimi anni mascherandola con una presunta innocenza. Peccato che gli italiani abbiano la memoria così corta e che ogni volta che Berlusconi si presenta alle elezioni scordino quello che è sotto gli occhi di tutti. Il terzo polo che conta poi, quello dei grillini, ha magistralmente inscenato la pantomima del “golpe” e della marcia su Roma sostenendo di essere ormai l’unico interlocutore dei cittadini. Aizzare la piazza al grido: “Rodotà presidente”, in nome di un sondaggio web secondo cui l’ex presidente dell’autority della privacy avrebbe preso poco più di 4600 preferenze è veramente inconcepibile. Speriamo che la batosta elettorale del Friuli dove il M5s ha perso otto punti rispetto alle politiche di febbraio serva a farli riflettere. Lega e Sel non sono da meno. Li abbiamo sentiti fare patti di fedeltà fino alla morte con i loro alleati durante la campagna elettorale. Alla prima occasione decisiva eccoli prendere le distanze. Direi una manica di personaggi affidabili! Di Monti e dei suoi, infine, non possiamo che denunciare la tiepidezza. Sembra quasi che vista l’irrilevanza della loro posizione parlamentare non siano interessati a esercitare un ruolo decisivo, non nei numeri, ma nella proposta politica. Monti pare un po’ come quei candidati sindaco battaglieri che, perse le elezioni, si ritirano a vita privata. Dopo la sferzata di Napolitano, si profila all’orizzonte il governo di Enrico Letta. Ora ci aspettiamo un balzo d’orgoglio della politica italiana per il bene del Paese. E scusate, ma per stare sereni, questa volta, abbiamo dovuto proprio toglierci qualche sassolino. DzÖdzǤ ǯ Ǥ ǡ ǡ Ǥ ǯ ° ǯ Ǧ Ǥ ǡ ǯ ǯ DzÖdz ǯ ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǥ ǡ ǤǤ ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 Signore, Ti chiedo un favore: fammi vivere la carità con l’atteggiamento del mendicante, fammi scoprire la ne- cessità del mio prossimo nel presente. Aiutami a non pretendere. Fammi capire che dare è restituire ciò che mi è stato prestato. Fammi scoprire che la giustizia è amore e che l’amore è solo donato. Fammi distribuire la speranza affinché tutti la possano capire e fammi andare oltre la memoria delle cose vissute per attinge- re alla tua luce. Dammi l’umiltà di ascoltare chi è muto, di parlare con chi è sordo, di camminare con chi è cieco, di correre con chi è storpio, non importa se nell’anima o nel corpo. Fammi pensare in ogni momento che sono qui di passaggio. Fammi ricordare che al mio fianco c’è sempre un angelo. Fammi pensare alla tua voce se c’è un sacrificio da sop- portare. Fammi aspettare il tuo Regno e, nell’attesa, fammelo al- meno immaginare. Sostienimi nell’andare perché ogni momento può essere sera, fammi capire che la mia salvezza può essere solo la tua verità e non la mia, ma la tua carità. Dammi la capacità di amare. Ǥ Ǥ Ǥ S lc c p p m a la l an a re r di p d di co d nel cor n passaggi p angelo. Fam a portare. Famm po meno immagi n essere sera, fa verità e non la

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Seridò è la città dei bambini e la si può visitare e giocare a Montichiari

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Brandico.Gli 80 anni della scuola materna Luigi Ferrante

Brescia calcio.La “fatal Verona” ferma la corsa

Armenia. Il popolo fiero del paese di Noè

50ª Gmpv.La speranza diventa vocazione

Ludopatia.Storie ordinarie d’azzardo

Veniamo da giorni intensi. Una serie di eventi hanno caratterizzato la vita politica del nostro Paese. Li abbiamo visti in diretta tv, ascoltati in radio e letti sui giornali. Ci hanno raggiunto attraverso la rete e i social media. Una fibrillazione continua fino al rischio corso dello sfascio della più alta delle istituzioni democratiche come la Presidenza della Repubblica. Solo la dedizione e il senso dello Stato,

da tutti riconosciuto, di Giorgio Napolitano ha evitato un esito disastroso. Il vezzo italiano di fare della politica l’arte del proprio tornaconto e dell’interesse di parte rispetto al bene comune e allo sguardo lungimirante sul futuro, ha ancora una volta presentato il conto ai partiti. Peccato che nonostante le dichiarazioni altisonanti e preoccupate per la situazione economica di imprese e famiglie l’andazzo non sia cambiato. Stavolta però il prezzo è stato salato anche per il sistema democratico. Il Partito democratico è imploso per le sue divisioni. Un ulteriore picco verso il basso della sua credibilità. I suoi doppiogiochisti

hanno sfaldato i principi base del concetto di rappresentanza in nome di ambizioni personali. Sono saltate le regole elementari della discussione e la capacità politica di giungere a una sintesi attraverso una mediazione equilibrata. Che ne sarà del Pd? I furbi del quartierino del Pdl hanno approfittato della debolezza dell’avversario per far dimenticare la loro catastrofica gestione del Paese degli ultimi anni mascherandola con una presunta innocenza. Peccato che gli italiani abbiano la memoria così corta e che ogni volta che Berlusconi si presenta alle elezioni scordino quello che è sotto gli occhi di tutti. Il terzo polo che conta poi, quello dei grillini, ha magistralmente

inscenato la pantomima del “golpe” e della marcia su Roma sostenendo di essere ormai l’unico interlocutore dei cittadini. Aizzare la piazza al grido: “Rodotà presidente”, in nome di un sondaggio web secondo cui l’ex presidente dell’autority della privacy avrebbe preso poco più di 4600 preferenze è veramente inconcepibile. Speriamo che la batosta elettorale del Friuli dove il M5s ha perso otto punti rispetto alle politiche di febbraio serva a farli riflettere. Lega e Sel non sono da meno. Li abbiamo sentiti fare patti di fedeltà fino alla morte con i loro alleati durante la campagna elettorale. Alla prima occasione decisiva eccoli prendere

le distanze. Direi una manica di personaggi affidabili! Di Monti e dei suoi, infine, non possiamo che denunciare la tiepidezza. Sembra quasi che vista l’irrilevanza della loro posizione parlamentare non siano interessati a esercitare un ruolo decisivo, non nei numeri, ma nella proposta politica. Monti pare un po’ come quei candidati sindaco battaglieri che, perse le elezioni, si ritirano a vita privata. Dopo la sferzata di Napolitano, si profila all’orizzonte il governo di Enrico Letta. Ora ci aspettiamo un balzo d’orgoglio della politica italiana per il bene del Paese. E scusate, ma per stare sereni, questa volta, abbiamo dovuto proprio toglierci qualche sassolino.

Signore, Ti chiedo un favore: fammi vivere la carità con l’atteggiamento del mendicante, fammi scoprire la ne-cessità del mio prossimo nel presente. Aiutami a non pretendere. Fammi capire che dare è restituire ciò che mi è stato prestato. Fammi scoprire che la giustizia è amore e che l’amore è solo donato. Fammi distribuire la speranza affinché tutti la possano capire e fammi andare oltre la memoria delle cose vissute per attinge-

re alla tua luce. Dammi l’umiltà di ascoltare chi è muto, di parlare con chi è sordo, di camminare con chi è cieco,

di correre con chi è storpio, non importa se nell’anima o nel corpo. Fammi pensare in ogni momento che sono qui di

passaggio. Fammi ricordare che al mio fianco c’è sempre un angelo. Fammi pensare alla tua voce se c’è un sacrificio da sop-

portare. Fammi aspettare il tuo Regno e, nell’attesa, fammelo al-meno immaginare. Sostienimi nell’andare perché ogni momento può essere sera, fammi capire che la mia salvezza può essere solo la tua verità e non la mia, ma la tua carità. Dammi la capacità di amare.

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arebbe stato più facile rac-contare di storie di disagio esemplare, di “predesti-nati”. Sarebbe stato meno provocante certificare che

quello del gioco d’azzardo patologi-co è un fenomeno che colpisce sog-getti a rischio. Invece, no. Almeno non oggi. Raccontare oggi il fenome-no del gioco d’azzardo in costante crescita e che sconfina sempre più spesso sul versante della patologia è raccontare storie di persone nor-mali, o apparentemente tali, che magari riescono per qualche tem-po a far convivere la loro “norma-lità” con un fenomeno che viaggia pericolosamente sul confine con la devianza. D’altra parte è difficile immaginare che il mercato del gio-co d’azzardo, che oggi in Italia va-le poco meno di 60 miliardi di euro all’anno, sia abitato solo da persone problematiche. Perchéè 60 miliardi sono l’ammontare di una finanziaria, sono una buona percentuale del pil

Storie ordinaried’azzardo

ro all’anno “pro capite”. Basta una semplice moltiplicazione per cono-scere quando anche a livello locale si “immola” sull’altare delle slot ma-chine e degli altri giochi d’azzardo. C’è poi tutto il versante dell’aspetto sociale e sanitario della questione. Se in Italia, infatti, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale del-la sanità sarebbero quasi 2 milio-ni i soggetti a rischio “ludopatia” (termine elegante per indicare la dipendenza dal gioco d’azzardo), a livello bresciano la loro consisten-za numerica di aggirerebbe intorno alle 30mila unità. Numeri che non possono non fare pensare ai costi immediati e futu-ri sul versante socio sanitario, dal momento che solo da poco la ludo-patia è stata riconosciuta come pa-tologia dal sistema sanitario nazio-nale, che non ha caso sta mettendo in campo un numero sempre mag-giore di servizi. Il vero problema, come confermano in questa pagi-

italiano e uno Stato non può affidare una voce tanto importante della sua economia alla “patologia”. Il mercato italiano del gioco d’az-zardo è diventato il primo in Euro-pa per volume di affari, la terza voce tra le economie del Belpaese. A farla da padrone sono le slot machine che hanno totalizzato un giro d’affari di poco superiore ai 24 miliardi di eu-ro. Seguono le lotterie (circa 12 mi-liardi), Lotto (11 miliardi), più stac-cati i giochi numerici a quota 8 mi-liardi, chiudono infine Bingo, scom-messe sportive, ooker e scommesse ippiche, che generano fatturati tra il miliardo e il mezzo miliardo. Nu-meri e fatturati impressionati, che si prestano a diverse chiavi di lettura, a partire dall’appetito che possono generare tra le organizzazioni cri-minali sempre più attente nel diffe-renziare le proprie attività. Numeri che trovano riscontro anche nel Bre-sciano, dove, secondo le più recenti statistiche, si giocano oltre 1200 eu-

na anche alcuni “addetti ai lavori” è che, nonostante tutto, si tratta di un fenomeno ancora nuovo che sta mostrando aspetti sempre nuo-vi che stravolgono azioni e convin-cimenti che parevano acquisiti. Il fatto che non esista il “giocatore tipo”, che il fenomeno sia trasver-sale per età e per appartenenza so-ciale rende tutto più difficili. È un mondo, come conferma chi cerca di arginare la deriva, in costante evoluzioni che non ha grandi cer-tezze, un mondo popolato, come si diceva in apertura, non tanto di soggetti “borderline” naturalmen-te portati al disagio, ma di tanti in-

sospettabili, persone normali che giocano non tanto per arricchirsi, ma per noia, per togliersi qualche sfizio, salvo accorgersi troppo tar-di che quella che poteva essere una semplice, innocente evasione, è di-ventata una deviazione che non la-scia scampo. “È come buttarsi da uno scivolo – affermano ancora gli addetti ai lavori – e a metà della di-scesa pensare di fermarsi e di risa-lire. È un’impresa titanica”. E se i dati diramati alla fine dello scorso anno sono attendibili sembra una discesa che ancora in molti amano percorrere se è vero che lo scorso anno in Lombardia, sono stati 14,4

Brescia non sfugge ai dati nazionali. Anche nei territori della città e della provincia cresce il gioco d’azzardo. Basta vedere come è cresciuto il numero delle slot machine nei bar e negli esercizi commerciali, basta trascorrere solo qualche ora davanti a una tabaccheria per contare il numero spropositato di gratta e vinci acquistati e gettati via dopo una speranza cullata solo per pochi attimi. Poi c’è la serie infinita di lotterie istantanee, la promessa di viaggio lunghi una vita, di una

esistenza non più attraversata da preoccupazioni economiche. E che dire del numero sempre maggiore di sale giochi spuntate come funghi in ogni angolo della pronvicia. Il fenomeno delle sale bingo sino a qualche tempo fa portato come esemplare per dimostrare il legame sempre più stretto tra i bresciani e il gioco è nulla al confronto. È la legge della domanda e dell’offerta: se il mercato offre tanto è perché anche nel Bresciano sono tante e di ogni età le persone che vogliono giocare.

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mo cittadino di Villanuova sul Clisi non era più il tempo di limitarsi alle belle parole di principio, occorreva invece passare ai fatti, dare qualche segnale concreto per sensibilizzare la cittadinanza. “Basta un semplice colloquio con chi nel Comune si oc-cupa di servizi sociali e con quelle realtà del pubblico e del privato che si occupano di questa nuova forma di dipendenza – continua il primo cittadino – per comprendere che anche tra le vie di Villanuova sul Clisi si nascondono ormai molte storie drammatiche che possono essere ancora recuperate”. Di qui, come si diceva, l’idea della lettera e di un passaggio ulteriore: incen-tivare i titolari di esercizi pubblici del paese a “rottamare” slot machi-ne in cambio di sgravi su quelle che sono le imposte comunali, tarsu in testa. Una iniziativa lodevole che fa il paio con la scelta di sottoscri-vere il “Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo”, ma che si scontra contro quelli che ad oggi sono ostacoli impervi. “In primo luogo – afferma al proposi-to Ermanno Comincioli – non biso-gna dimenticare che il tema di con-

Prima ha scritto a tutti i suoi con-cittadini, ha indirizzato loro una lettera aperta per spiegare perché da primo cittadino era così preoc-cupato dall’imperversare del gioco d’azzardo. Sono le stesse ragioni che Ermanno Comincioli (nella fo-to), sindaco di Villanuova sul Clisi spiega anche a “Voce”. “Con caden-za quotidiana – racconta –vengo a contatto con il dramma di famiglie alle prese con gli effetti devastan-ti del gioco d’azzardo, come debi-ti che si accumulano, difficoltà di tenuta degli stessi nuclei familiari. Non posso non pensare che tutto questo possa diventare un proble-ma sociale per la mia comunità”. D’altra parte gli esempi (tristi) non mancano e il primo cittadino di Vil-lanuova sul Clisi fa bene a preoccu-parsi anche perché sa bene quanto sia difficile arginare quella che or-mai va configurandosi come una delle più subdole piaghe sociali che possano affliggere una comunità. “Credo che come sindaco – con-tinua Ermanno Comincioli – sia mio dovere fare tutto il possibile per prevenire il fenomeno prima che diventi ingestibile”. Per il pri-

Sarà, come sostiene chi si sta occupando di questa nuova dipendenza, che il giocatore d’azzardo non è ancora guardato con diffidenza dalla società (come invece avveniva qualche tempo fa per i tossicodipendenti). Il fatto è che è estremamente difficile tracciare un ritratto del giocatore ideale. Operatori dei Sert e chi si occupa di ludopatie confermano che è un fenomeno che attraversa le generazione e le classi sociali. Basta avere un po’ di soldi da

giocare e il più è fatto. Quello che evidenziano, invece, è che si tratta di un fenomeno che potrebbe presentare il conto nel lungo periodo perché sarebbero sempre di più, soprattutto tra artigiani, imprenditori e liberi professionisti, quelli che si giocano risorse destinate al pagamento delle tasse, provocando un danno a sé stessi, alla comunità e all’intero Paese. Un nuovo aspetto del fenomeno gioco d’azzardo su cui sarà bene iniziare a riflettere.

trasto del gioco d’azzardo i poteri dei sindaci sono pressocché nulli. Possiamo limitarci a una sorta di dissuasione morale e poco più. Per questo mi auguro che si possa pre-sto mettere mano a una proposta di legge di iniziativa popolare per dare nello specifico maggiore pote-re ai sindaci”. C’è poi un secondo limite. “Per quanto sgravi fiscali io possa promettere – afferma –- non saranno mai pari a quanto gli eser-cizi introitano con le slot machine”. Ermanno Comincioli, però, non si è scoraggiato. Prosegue nella sua battaglia sperando in un patto so-ciale tra le diverse agenzie del ter-ritorio contro il gioco d’azzardo.

i miliardi di euro andati “in gioco” equamente distribuiti sull’intero ar-co dei singoli mesi, con un evidente picco a dicembre, mese in cui sono stati giocati circa 200 milioni in più in media rispetto ai mesi preceden-ti. In questo grande valzer dei nu-meri c’è un dato che, presto, molto presto, obbligherà a una nuova e più attenta rilettura del fenomeno: quello del poker on line. Una forma di gioco d’azzzardo pas-sato dai 32 milioni di gennaio ai 160 di fine anno, con un trend ascenden-te iniziato a luglio, in corrisponden-za del beneplacito dei Monopoli di Stato al gioco virtuale.

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aranno serviti i passaggi più spigolosi del discorso di insediamento del Napo-litano bis a trarre l’intera classe politica nazionale da

quella sorta di vicolo cieco in cui si è infilata? Difficile a questo momento dirlo, e per vari motivi, nonostante le consultazioni e il mandato per la for-mazione del governo affidato ad En-rico Letta. Difficile perché c’è la sen-sazione, amara, che la classe politica italiana (vecchia e nuova) continui a essere refrattaria a qualsiasi solleci-tazione, a critiche leggere e pesanti. Non c’è stato politico, dopo il duro discorso che Napolitano ha rivolto al Parlamento sottolineando responsa-bilità pregresse e di oggi che stanno paralizzando il Paese, che si sia detto colpito da rimproveri, dalla violenta “tirata d’orecchie” del Presidente. Da tutti parole di apprezzamento per il di-scorso di Napolitano, per l’alto senso dello Stato dimostrato dal Presidente nell’accettare il secondo mandato, e

Mario Sberna è alla prima esperienza parlamentare. Come altri 1006 grandi elettori ha presenziato alla cerimonia con cui Napolitano ha dato avvio al suo secondo mandato. A differenza di tanti altri, però, ha avuto il “privilegio” di non sentirsi chiamato in causa dal Presidente in quella sorta di requisitoria contro le mancanze remote e recenti della politica che è stato il suo discorso al Parlamento riunito in seduta comune. “Ho ascoltato con attenzione quello

che considero come un messaggio d’amore all’Italia di una figura che deve essere indicato come i padri nobili del nostro Paese – è il primo commento di Mario Sberna – . Nonostante l’età si è fatto ancora carico delle sorti di tutti noi”. Rispetto al pressante invito che Napolitano ha rivolto alle forze politiche perché trovino la via per la formazione del governo il deputato di Scelta Civica, forza che sin da subito è andata sostenendo l’idea delle larghe intese, conferma

che sia l’unica via praticabile a fronte della situazione emersa dalle urne. “Se vogliamo dare una risposta alle tante domande poste da Napolitano – afferma Sberna – è ormai necessario che tutte le forze mettano da parte interessi particolari e guardino al bene del Paese. Spero che comprendano questa necessità anche i tanti parlamentari protagonisti della stagione bocciata da Napolitano che pure hanno applaudito il suo discorso”.

Quali sono stati i commenti dei bre-sciani alle parole di Giorgio Napoli-tano che, a dispetto dei suoi 87 anni, ha dimostrato un vigore poche volte messo in mostra, con uguale intensità, nel corso del suo primo settennato al Quirinale, quali le loro considerazioni rispetto agli scenari che le parole del Capo dello Stato vanno prefiguran-do e, per ultimo, quali gli stati d’ani-mo rispetto alle inequivocabili tirate d’orecchio per gli errori, le omissioni e le chiusure del passato che Napo-litano ha certificato con il suo inter-vento. Dare risposte a questi interro-gativi “Voce” ha sentito i parlamenta-ri bresciani riconfermati dal voto del 24 e 25 febbraio scorso. Non si sono sottratti all’analisi Giuseppe Romele, del Pdl alla quarta legislatura, e Gui-do Galperti, Pd alla seconda. Per Ro-mele quello di Napolitano è stato un discorso di alto profilo istituzionale,

da uomo di Stato che sente forte il pe-so della responsabilità che gli è stata nuovamente affidata. Non ha dubbi, il deputato di Pisogne, nello “sposare” la causa di un confronto a tutto cam-po tra le forze che siedono in Parla-mento per il varo di un governo che dia quelle risposte che il Paese atten-de. “È un impegno – ha affermato al proposito Romele – che ci è chiesto non solo dal Presidente, ma anche dal Paese interno che non può più aspettare”. Romele è anche uno di quei parlamentari che hanno vissuto quella stagione di mancate riforme, di immobilismo stigmatizzata da Napo-litano. Una critica da cui non rifugge, convinto che ormai non ci siano più scappatoie per evitare di mettere ma-no a quelle riforme chieste da Napoli-tano, “senza che nessuno – conclude Romele – ricorra ancora al termine inciucio. Il Presidente ha indicato un

percorso. Sta ormai al nostro senso di responsabilità seguirlo o meno”. Di discorso inequivocabile rispetto alle prospettive e ai contenuti parla invece Guido Galperti, deputato Pd, “anche perché la stessa ricandidatuta di Napolitano si basa sulla premessa di larghe convergenze”. Per Galperti, che si dice convinto che entro la fine di questa settimana il nuovo governo si presenterà alla Camere per la fidu-cia, il vero nodo non sarà tanto quello di mettere in fila le riforme da realizza-re, quanto concretizzare quelle che al-meno 20 anni tutti dicono necessarie per permettere al Paese di progredire. “D’altra parte nessuno – continua il parlamentare originario di Pralboino – può oggi chiamarsi fuori dall’appello di Napolitano, pronto dimettersi qua-lora le forze politiche dovessero disat-tendere l’invito alla convergenza”. C’è però una parte di Pd che non sembra

intenzionato a larghe intese se queste significato mettere mano a un esecuti-vo che preveda anche la partecipazio-ne del Pdl di Berlusconi. “Credo che la partita sia saldamente nelle mani di Napolitano che è più avanti di tutti i partiti – afferma al proposito Galperti – . Ha assegnato il mandato per la for-mazione del governo a Letta e poco gli importa delle denominazione del nuovo esecutivo; per il Presidente è prioritario che ogni forza si assuma le proprie responsabilità. D’altra par-te essendo nota dal giorno succes-sivo alle elezioni la preclusione del Movimento 5 Stelle a qualsiasi dialo-go parlamentare, non mi pare esista-no molte altre vie per la formazione dell’esecutivo”. Quindi quella della convergenza con il Pdl per la nascita del nuovo governo è per il Pd una via obbligata”. “Mi pare evidente” è la ri-sposta di Guido Galperti.

la generica sottolineatura che, pro-babilmente, gli strali presidenziali erano rivolti a qualcun altro. Eppure Napolitano è stato chiaro: ha messo sul banco degli imputati chi ha scritto prima e impedito la modifica del “Por-cellum” poi (centro-destra?), chi dalle elezioni del 24 e 25 febbraio ha consi-derato un orrore anche la sola ipotesi di ragionare intorno all’ipotesi delle larghe intese (Pd e centro-sinistra) e chi considera il Parlamento una me-ra appendice della Rete e della piaz-za, luoghi deputati all’esercizio della democrazia (Movimento 5 Stelle). Ha messo sotto accusa chi l’ha pratica-

d’altra parte la carta costituizionale prevede un sistema di partiti in gra-do di garantire la governabilità del Paese... Partiti e forze politiche sono alla ricerca della quadra. Al Pdl che ha accolto con soddisfazione l’indica-zione di Napolitano alle “larghe inte-se”, condizionate all’accettazione del programma in otto punti elaborato da Berlusconi, si contrappone il Pd dilaniato, nonostante le rassicurazio-ni date a Napolitano, dall’ipotesi di un governo con il centro-destra. Ci sono poi i grillini, messi all’angolo dalla ri-elezione di Napolitano, dopo aver sperato di fare il botto con Rodotà. Anche per loro è giunto il tempo, non facile, delle scelte. Al presidente della

Repubblica hanno garantito che valu-teranno di volta in volta le proposte del Governo. Assenso convinto a un governo delle larghe intese è giunto dall’area montiana. Tutto questo, pe-rò, è ancora sulla carta. Non sempre le buone intenzioni si traducono poi in azioni concrete e convinte...

mente costretto ad accettare un altro mandato in una fase della vita in cui si potrebbe ambire anche a una sere-na pensione. Nessuno dei diretti inte-ressati ha preso di petto la questione, anche solo per replicare alle accuse di Napolitano. Ma il Presidente non si è limitato all’accusa, ha anche ributtato addosso all’intera classe politica una responsabilità che pesa come un ma-cigno: quella di trovare la via per dare un governo al Paese di mettere nero su bianco quelle misure necessarie a rimettere in carreggiata l’Italia, a par-tire da quelle riforme ormai indifferi-bili (legge elettorale, bicameralismo, etc.). Il Capo dello Stato, forte del consenso a cui ha voluto vincolare la sua rielezione, ha dettato al Parlamen-to e al futuro esecutivo l’agenda degli impegni, mettendo anche un’ultima pesante condizione: o si batte questa strada o si apre la via alla ricerca di un nuovo inquilino del Quirinale. Una forzatura rispetto alle prerogative as-segnategli dalla Costituzione? Forse,

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stato presentato nei gior-ni scorsi in Palazzo Log-gia il progetto integrato di sviluppo multisettoria-le a Mocodoene e Mon-

gue, nella provincia di Inhambane, in Mozambico, parte del programma “Brescia per il Mozambico”. Si tratta di un insieme di azioni di cooperazio-ne decentrata in ambito di sviluppo agricolo, educativo e sanitario nella provincia di Inhambane, realizzato in rete dalle ong bresciane Medicus mundi Italia, Scaip e Svi guidate dal-la Fondazione Tovini.Il progetto viene realizzato nella provincia nel sud del Paese africa-no, un contesto rurale in cui vive circa 1,2 milioni di persone. La zo-na è fra le più povere e arretrare del Mozambico: il 33% dei bambini tra zero e cinque anni soffre di malnu-trizione cronica, il 12,8% è sottope-so, il 64,9% delle popolazione non ha accesso all’acqua potabile, il 34% è esclusa da qualsiasi servizio sanita-rio. L’11,7% della popolazione tra i 15 e i 49 è affetta da Hiv; supera il 46% il tasso di analfabetismo. Si tratta di situazione di evidente insicurez-za che ha spinto le ong bresciane a mettere in campo l’operazione che ha preso il nome di “Brescia per il Mozambico” con l’obiettivo di au-mentare le conoscenze e le com-petenze tecnico-professionali atte

a migliorare le condizioni di salute, economiche e di accesso all’energia elettrica delle popolazioni della zo-na rurale di Mongue e Mocodoene, in cui sono presenti da anni missio-nari e volontari bresciani. “È la pri-ma volta che le cinque Ong brescia-ne congiungono le proprie forze in

Si fa sempre più caotica e drammatica la situazione in Siria. A farne le spese la comunità cristiana con il rapimento di due vescovi di Aleppo, liberati dopo pochi giorni. Il rapimento “lampo” sarebbe stata una risposta al massacro di Damasco. Yohanna Ibrahim e Bulos Yazigi, il primo siriaco-ortodosso e il secondo greco-ortodosso, erano stati bloccati da uomini armati mentre viaggiavano dal confine siriano-turco verso Aleppo. Gli

uomini avevano ucciso l’autista sul posto – secondo fonti locali – mentre i due vescovi erano stati portati in un luogo sconosciuto. Un grido d’allarme perché il mondo prenda coscienza di quanto sta avvenendo in Siria è giunto nei giorni scorsi anche da p. Pierbattista Pizzaballa (nella foto), custode della Terra Santa. Il francescano, con un appello diramato nei giorni scorsi, ha chiesto attenzione per la drammatica situazione che sta

vivendo la comunità cristiana siriana. “In un momento di totale confusione e smarrimento, molte aziende, soprattutto d’import-export, hanno chiuso i battenti – scrive p. Pizzaballa –. Delle migliaia di turisti, che alimentavano una moderna e florida industria, con un indotto di centinaia di posti di lavoro nel settore dei trasporti, alberghiero, servizi, non rimane alcuna traccia. produttori agricoli sono in grave difficoltà. L’embargo internazionale impedisce ogni

possibilità di esportazione e i prezzi sono crollati. Le fasce più deboli sono colpite in modo ineludibile e subiscono la mancanza di approvvigionamento energetico e di acqua”. La Custodia è presente in diverse zone della Siria: Damasco, Aleppo, Lattakiah, Oronte. I dispensari medici dei conventi francescani diventano luogo di accoglienza per tutti, senza differenze fra etnie di alawiti, sunniti, cristiani o ribelli e governativi.

un unico progetto – afferma Giulio Maternini, della Fondazione Tovini --. Grazie anche agli aiuti forniti dal Comune di Brescia e dalla Cei ogni ong è intervenuta offrendo aiuto nel campo specifico di propria compe-tenza”. Il progetto “Brescia per il Mo-zambico” prevede attività nel cam-po della formazione professionale, delle fonti energetiche alternative, dell’animazione rurale e della salute comunitaria realizzati anche grazie alla collaborazione con la diocesi di Inhambane, alla missione “Santa Maria di Mocodoene, alla missione “San Giuseppe” di Mongue e la Ser-vizio distrettuale di salute e di azio-ne sociale di Morrumbene.

INFO LINE 0372 840246 - 0372 Ostiano (Cremona) - www.aguapark.it

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Si conclude il 5 maggio prossimo, con il quarto e ultimo appuntamento, il ciclo “Sul filo della memoria”, organizzato dalla Fondazione Cocchetti. Tappa dell’ultima proposta sarà Bienno. I partecipanti alla manifestazione andranno alla scoperta della Fucina Museo, con una visita dall’interno e la conoscenza dei fabbri che quotidianamente sono a stretto contatto con il fuoco, l’acqua, l’aria e la terra.

Si proseguirà con la visita alla Chiesa di S. Maria Annunciata costruita dalla vicinia e voluta dalla gente, accanto troveremo anche i segni dei monti di pietà. Una passeggiata nel borgo concluderà il pomeriggio. La visita a Bienno, realizzata in collaborazione con la locale amministrazione comunale, sarà guidata da Giacomo Scalvini. L’appuntamento è per le 15.30 presso l’ingresso della Fucina museo in via Artigiani a Bienno.

Il corpo bandistico “A. Raineri” e il Gruppo canto moderno dell’“Accademia dei suoni” di Rodengo Saiano organizzano il 27 aprile prossimo il “Concerto al Musil“. L’appuntamento è fissato alle ore 20.45 presso i locali del Musil (Museo dell’industria e del lavoro) di Rodengo Saiano in via del Commercio 18, proprio di fronte all’Outlet Franciacorta.Nel corso della serata verranno eseguiti vari brani dai generi più diversi. Il programma prevede

l’esecuzione di pezzi tratti dal musical “Jesus Christ Superstar”, alcuni evergreen dei Beatles, dei Queen. Saranno eseguite anche musica di Gatto Panceri. Una dimostrazione della grande versatilità offerta dal corpo bandistico diretto dal maestro Giorgio Tonelli e dai cantanti dell’Accademia. L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Rodengo Saiano. L’ingresso è libero.

Mentre m’accingo a stendere questo articolo una sofferenza intima gorgoglia in me. Primo Maggio: Festa del Lavoro. Non c’è persona al mondo più comprensiva, più amante, più aperta all’ideale e alla profonda umanità del lavoro quanto il cristiano. Eppure si deve in questo mondo d’oggi amaramente constatare che proprio i cristiani non pare si rendano conto di tale ricchezza spirituale. (...)Altri dal lato organizzativo, propagandistico e chiassoso si presentano in questa società come i monopolizzatori di tale ricchezza umana. Essi, che del lavoro hanno una concezione schiavistica e sostanzialmente, si dipingono con ipocrita orchestrazione assordante come i soli difensori. Come i soli redentori. Di qui la ragione della mia sofferenza. (...). La settimana scorsa veramente si sono avuti segni di una umana e democratica comprensione eccezionalmente insolita. (...) Il più grande avvenimento nel mondo squisitamente lavoratore è dato dalla nuova creazione della Confederazione Italiana Sindacati Liberi. La Libera Confederazione Italiana del Lavoro - L.C.G.I. L - la

1° Maggio la mia festa

Federazione Italiana Lavoratori - F.I.L. - e i Sindacati autonomi si sono unificati per formare una sola famiglia. Una sola e grande famiglia che vede nel lavoro non il mezzo per rendere tutti schiavi, ma un mezzo di elevazione, il mezzo di crearsi attorno quel tanto che cristianamente abbisogna al nostro dinamismo personale e familiare per vivere effettivamente nella libertà e dignità inculcateci da Cristo. E questo non mancherà di portare i suoi frutti edificanti al Paese. Nel convegno democratico della

schiavo, perché non si può servire a due padroni. Guai a chi da esse illuso, soffoca nel suo cuore il seme della parola divina. Guai a chi in esse confida senza curarsi del conto che deve renderne a Dio (...) Sì, guai a tutto questo, ma lode e ricompensa al servo buono e fedele che ha fatto fruttare i talenti ricevuti e biasimo invece e castigo al servo infingardo che ha nascosto il denaro del suo signore sottoterra invece che affidarlo ai banchieri e di ottenere un congruo interesse. Ma soprattutto chi crede in Cristo e sente tutto il fascino del suo insegnamento non deve essere secondo a nessuno nell’organizzare, partecipare, interessarsi e vivere la Festa del Lavoro. Dice Pio XII, parlando ai dipendenti della Banca d’Italia: “Nel santo Vangelo il detto ‘La giornata di lavoro di un vero cristiano - esteriormente non diversa da quella degli altri uomini e dedita anch’essa alle cose di quaggiù - è tuttavia fin d’ora immersa nell’eternità. Il lavoratore cristiano sta e opera con tutti i suoi migliori poteri e doveri in questo mondo, ma vive dell’aldilà fin all’ora in cui piacerà al Signore di chiamare il suo servo fedele nell’eterna pace”.

cultura a Venezia, per quanto promosso, a quanto si è appreso, dalla falce e martello - strumenti sacri del lavoro, e simbolicamente assunti per disegnare quel mondo marxista che più di ogni altro ne calpesta ed umilia l’umanità, la dignità e la grandezza - c’è stata una fondamentale unità di vedute fra i colti intervenuti. E la conclusione non è stato certo quella prefissatasi semmai dagli organizzatori. La cultura a Venezia ha detto che la libertà è il più grande dei beni che l’uomo possa possedere e non

c’è partito o altro con volto dittatoriale che riuscirà a sedurla e a conquistarla. (...) C’è qui il Primo Maggio, la Festa del Lavoro. Penso che debba essere un’altra occasione, anzi la più solenne e ricca d’idealità , per progredire su questa strada di concordia e di formazione della coscienza sociale. Non posso non augurarmelo con il Divin Maestro che non condanna le ricchezze giustamente acquisite. Egli loda o rimprovera la condotta retta o iniqua dell’uomo verso di esse. Guai a chi si fa loro

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al 2000 ad oggi il Comu-ne di Brandico è passa-to da 800 a circa 1700 abitanti. Il compito, quindi, della guida spi-

rituale della comunità, don Giulio Moneta, è sicuramente impegna-tivo perché in questi anni sta cer-cando di ricostruire parte del tes-suto comunitario, cercando anche di amalgamare storia e tradizioni differenti. Ecco allora che ad alcu-ni momenti ordinari si affiancano delle opportunità importanti per rinsaldare i legami. L’ultima in or-dine di tempo è stata la festa per gli 80 anni della scuola materna Luigi Ferrante. Nel pomeriggio di domenica 21 aprile il paese ha gre-mito la parrocchiale per accoglie-re il vescovo Monari, che durante l’omelia partendo dalla figura di amore e guida del buon pastore ha illustrato i compiti educativi: il volere bene e il volere la vita degli altri. La visita di Monari è anche un incoraggiamento per le scuo-le paritarie che devono fare i con-ti con le ristrettezze economiche. La Santa Messa era stata introdot-ta dagli interventi del presidente della scuola, Giuseppe Bonassi, e dal saluto e dal ringraziamento di Pietro Reghenzi, vicepresidente dell’Adasm Fism di Brescia, che ha presentato la funzione delle scuo-le iscritte all’Associazione. An-

L’attività ordinaria di formazione grava sull’oratorio, che attraver-so il percorso dell’iniziazione cri-stiana sta cercando di coinvolge-re i genitori, lo stesso si può dire per l’attività sportiva che riunisce diverse famiglie. In particolare don Giulio, che dal 2005 segue sia la parrocchia sia l’oratorio, punta molto sulla formazione dei colla-boratori: “Non è sufficiente fare, ma bisogna dare delle motivazio-ni a fare”. È altrettanto chiaro che anche Brandico si inserisce nel-la realtà più grande del cammino verso le unità pastorali. Se attual-

che la stessa scuola dell’infanzia promuove incontri sul territorio e momenti di formazione. Lo stesso parroco propone nei periodi forti, su richiesta della scuola dei mo-menti di preghiera e di riflessione.

Conoscere il proprio destino, aprire uno spiraglio su quanto avviene do-po la morte è una curiosità comune a tutti gli uomini, una domanda che, pur in una cultura appiattita sul pre-sente, assume spesso carattere di urgenza, diventa bisogno. Ricerche di senso ultimo che a volte sconfi-nano nell’affidarsi alla magia, agli oroscopi, a certi racconti di risve-gli dal coma esprimono l’inestirpa-bile desiderio umano di vedere ol-

tre l’incertezza del proprio futuro. Per dare risposte a questo bisogno umano, giovedì 9 maggio, alle ore 20.45 presso il Teatro dell’Oratorio, la Fondazione Dominato Leonense e la Biblioteca Richeriana del Domi-nato Leonense propongono la serata “Destinazione Paradiso”, nella quale mons. Giacomo Canobbio (nella fo-to) presenterà il suo libro “Destinati alla beatitudine. Breve trattato sui novissimi”. Ripercorrendo quanto

propone la teologia cristiana, mons. Giacomo Canobbio si confronta con i risultati della ricerca scientifica co-sì come con la riflessione filosofica, analizzando modelli di visione della morte e obiezioni anche autorevoli a una vita ultraterrena, senza sottrarsi alle provocazioni della cultura attua-le. Ne derivano spunti di riflessione sui ‘novissimi’, su destino e libertà, sull’anima umana, sulla necessità di un cammino di purificazione.

mente collabora fattivamente con Longhena e Mairano con un unico Grest estivo, in futuro dovrà fare i conti (anche se le perplessità sul territorio sono molte) con un’uni-tà pastorale ancora più ampia: Lo-grato, Maclodio, Mairano, Pievedi-zio, Longhena e Brandico. Sono in molti quelli che intravedono delle difficoltà logistiche nella collabo-razione di parrocchie differenti e nemmeno così troppo vicine. Ma si sa il cammino è ancora tutto da affrontare e sarà da costruire gra-zie anche ai contributi che arrive-ranno dal territorio.

Due ore di discussione all’Abba-Ballini sul tema “Non facciamo finta di nulla”, incontro per riflettere sulle tematiche di bullismo, ciberbullismo, rispetto di persone e regole. Nel dibattito, moderato dal prof. Rocco Resta, sono intervenuti: Emilio Quaranta (garante dei detenuti di Brescia), suor Rosalina Ravasio (responsabile della Comunità Shalom), il dirigente scolastico Mazzarella e la prof.ssa Longinotti (referente cittadinanza e Costituzione). Quaranta ha invitato

i giovani a non pubblicare sulla rete parole, sms e immagini offensive di loro coetanei poiché passibili di sanzioni penali e carcerarie. Lo stesso ha raccomandato di “ribellarsi ai bulli, denunciandoli alle autorità di sicurezza” e a conoscere la Costituzione italiana. Il preside Mazzarella e la prof.ssa Longinotti hanno insistito sull’importanza della scuola come agenzia di prevenzione nelle forme di devianza mentre suor Rosalina ha sottolineato quanto sia importante

“parlare al cuore dei giovani” aggiungendo che il ruolo della famiglia nei processi educativi è insostituibile. La responsabile della Comunità Shalom, oltre a ripetere che è doveroso “sgonfiare i bulli poiché palloni gonfiati forti con i deboli”, ha denunciato gli alti tassi di suicidio e dell’uso di stupefacenti tra i giovani. A conclusione il prof. Resta ha segnalato che tutte le tematiche affrontate nell’incontro sono dettagliate nel documento dei vescovi “Educare alla legalità”.

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olitiche sociali, inquina-mento e cultura, ma non solo. Un centinaio di ra-gazzi hanno ascoltato gli amministratori della Bre-

scia di domani invitati all’oratorio di Santa Giovanna Antida dalla con-sulta di pastorale giovanile “Giovan-ni Paolo II”. Alla serata, organizza-ta dalla consulta in collaborazione con il gruppo giovani e le Acli di Urago Mella, hanno partecipato al-cuni candidati alla carica di primo cittadino: Emilio Del Bono per il centrosinistra, Stefano Delledonne (ventiduenne consigliere del Movi-mento cinque stelle che ha come candidato sindaco Laura Gamba), Francesco Onofri per “Piattaforma Civica”, Gianfranco Paroli per la ci-vica “Gianfranco Paroli Sindaco”, Adriano Paroli per il centrodestra e Pierantonio Penocchio per For-za Nuova. Su un aspetto si sono di-mostrati tutti in sintonia: i tagli alla macchina amministrativa che, se-condo Del Bono, permetterebbero al Comune di risparmiare tra i sei e i sette milioni di euro. Delledonne ha invocato l’ipotesi del bilancio par-tecipato, mentre Onofri ha chiesto di far partecipare i cittadini come “volontari civici”. A proposito di bi-lanci, Paroli ha rivendicato “il buon governo” sottolineando il fatto che non è mai stato sforato il patto di

stabilità: difficile secondo il primo cittadino investire di più nei campi della scuola e dei servizi sociali. Si sono sintonizzati sulla medesima frequenza anche per la necessità di costruire un polo culturale: tutti

nel corso del dibattito si sono con-frontati su numeri e situazioni rea-li: entrambi partono dall’esperien-za amministrativa di questi cinque anni, uno come capogruppo del Pd e l’altro come sindaco. Le distanze maggiori, i temi caldi potremmo di-re, si sono registrate sull’ambiente. L’esponente del Pdl ha voluto pre-cisare di avere ereditato una situa-zione figlia degli anni Ottanta. Del Bono ha, invece, accusato Paroli di sottovalutare il fenomeno dell’in-quinamento e, soprattutto, di aver sviluppato un Piano di governo del territorio che “ha mangiato le aree agricole”. Novanta. Correlato al te-ma dell’ambiente c’è l’inquinamen-to con il Movimento cinque stelle che insiste con la campagna “rifiuti zero” e con la bonifica del territo-rio. Da dove partire? Del Bono ha suggerito di partire dalle aree pub-bliche. L’incontro si è concluso con l’enunciazione delle priorità nei pri-mi 100 giorni. Penocchio ha ribadito i punti cardine di Forza Nuova (lotta ai clandestini e alle moschee e aiu-ti alle famiglie), Gianfranco Paroli, Del Bono e Delledonne ritengono urgente l’approvazione del bilancio e gli aiuti nel sociale; per Onofri si deve partire dalle bonifiche da Pcb, Cesio 137 e Parco delle cave. Come? La ricetta di Onofri e di Del Bono è di attingere ai fondi europei.

hanno riconosciuto i risultati otte-nuti dal Museo di Santa Giulia come Patrimonio dell’Unesco. E se Paroli ha evidenziato tra i successi la ria-pertura del Capitolium e la Fonda-zione Teatro Grande, Delledonne ha chiesto di valorizzare il Castello, mentre Del Bono ha puntato il dito sulla riorganizzazione del sistema museale; per Gianfranco Paroli è ne-cessario anche presentare alla città delle proposte culturali gratuite per favorire il coinvolgimento di più per-sone. Non sono mancate le polemi-che soprattutto tra Emilio Del Bo-no e il sindaco Paroli, anche perché

Il Teatro Santa Chiara torna al suo splendore grazie ai lavori di ristrutturazione. Lunedì 22 è stato inaugurato il “nuovo” teatro cittadino, che rimarrà in gestione al Centro teatrale bresciano. I lavori, proseguiti per circa 200 giorni, hanno riguardato sia la facciata esterna, sia le parti interne, partendo dall’impiantistica fino alla sostituzione delle poltroncine. Oggi si presenta con 135 sedute in velluto blu ignifugo, una nuova pavimentazione in legno di rovere

incorniciata con del gres effetto pietra e un nuovo palco, rinnovato sin dal sottopalco, e realizzato in legno di abete, anch’esso rigorosamente ignifugo. Le pareti, inizialmente di un rosso acceso, sono state trattate e ridipinte con una tinta tenue, accordata con la Soprintendenza ai beni culturali. Anche la volta decorata, danneggiata dalle infiltrazioni d’acqua, è stata ripulita dai depositi superficiali; “successivamente – hanno spiegato le restauratrici

della Gerso Restauro Opere d’Arte di Ravenna – i dipinti sono stati consolidati e ritoccati ad acquerello, così come sono state risistemate le superfici in oro, con l’obiettivo di ricreare un equilibrio cromatico”. Importanti sono stati i lavori di messa a norma dell’impianto antincendio, che hanno previsto la realizzazione di una cisterna della portata di 20 metri cubi nella zona non accessibile al pubblico, e gli interventi di adeguamento degli impianti meccanici ed elettrici, con

la realizzazione dell’impianto luci affidato a Flos. I lavori sono costati in totale 600mila euro, di cui 450 provenienti da un finanziamento ministeriale. Molto soddisfatta l’amministrazione comunale.Sabato 27 aprile proprio al Santa Chiara andrà in scena il “Don Chisciotte” di Franco Branciaroli. Il teatro sarà intitolato alla regista bresciana Mina Mezzadri, scomparsa nel 2008, tra i fondatori della Compagnia della Loggetta, poi divenuta l’attuale Ctb. (a.g.)

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L’Ufficio diocesano per il turismo e pellegrinaggi insieme al Cipp (Centro italiano promozione pellegrinaggi) e con l’organizzazione tecnica di Brevivet promuove un corso di formazione per accompagnatori di pellegrinaggi. La figura dell’accompagnatore, infatti, è molto importante per un buon svolgimento del pellegrinaggio: il corso vuole offrire una prima formazione di base teorico-pratica. Si articola in tre sabati

(4, 18 e 25 maggio) dalle ore 14.30 alle 18 e si terrà presso il Centro pastorale Paolo VI. Nella prima giornata intervengono, dopo l’introduzione di Mauro Salvatore, don Claudio Zanardini (direttore dell’Ufficio per il turismo e i pellegrinaggi e asssitente Cipp) che spiega che cos’è il turismo religioso e le caratteristiche dei pellegrinaggi, ma anche l’attenzione agli aspetti religiosi negli itinerari del turismo e la presentazione di alcune mete

caratteristiche dei pellegrinaggi. Porterà la sua testimonianza don Flavio Dalla Vecchia. Il 18 maggio tocca, invece, al prof. Giuseppe Scaratti (nella foto) dell’Università cattolica porterà il suo contributo su “L’approccio al viaggiatore ‘pellegrino’”; don Claudio si soffermerà su “Dall’organizzazione allo svolgimento del viaggio”, mentre Michele Peli di Brevivet approfondirà alcuni programmi del catalogo di Brevivet. Il 25

maggio, infine, Luciano Ceretti di Brevivet illustrerà la lettura delle pratiche di viaggio e alcuni consigli fondamentali con esempi pratici, mentre don Zanardini analizzerà la preparazione al viaggio studio; chiude gli interventi la testimonianza di suor Cati Pintossi. Per ogni informazione o per l’iscrizione, si può contattare Brevivet, telefonando allo 0302895372 o inviando l’e-mail all’indirizzo [email protected].

n vista delle ormai prossime elezioni comunali i politici prendono posizione. Lo fan-no anche gli assessori uscenti che puntualizzano il loro ope-

rato di cinque anni all’interno della giunta. L’occasione per tracciare bilanci e indicare progetti futuri è venuta su iniziativa del Circo-lo culturale “Il Caminetto” che ha promosso una serie di faccia a fac-cia con gli assessori uscenti. Inter-vistati dal giornalista di “Libero” Matteo Pandini hanno raccontato l’esperienza di questi cinque anni Maurizio Margaroli, commercio e attività produttive, Giorgio Maio-ne, servizi sociali e politiche per la famiglia, Paola Vilardi, urbani-stica e ambiente e Mario Labolani, lavori pubblici. Sono emerse le dif-ficoltà, accresciute dall’aggravar-si della crisi, a dare risposte alle istanze e alle necessità del vivere quotidiano, ma anche “la consape-volezza di aver svolto bene il pro-prio incarico e la volontà, se rie-letti, di proseguire nell’impegno per dare una linea di continuità ai lavori avviati”. Margaroli rivendica come suo miglior progetto la cre-azione del Duc, Distretto urbano del commercio. “Il progetto di svi-luppo economico e sociale che si localizza nel centro storico trova la sua massima espressione nel-

le sinergie tra pubblico e privato. Questa collaborazione, favorendo una sintesi virtuosa tra sviluppo urbano, commercio, cultura e tu-rismo, ha garantito nuova vitalità al commercio di vicinato. Anche se

il contributo di tante persone che hanno lavorato seriamente per do-tare la città di uno strumento che la salvaguardi”. A tener banco il caso Pcb della Caffaro. “Mi ram-marico di non essermi incatenata davanti al Ministero, perché la ve-ra colpa è di Roma. Auspico che nella prossima giunta le deleghe che riguardano l’ambiente siano scorporate e sia messa in campo una squadra specializzata sui pro-blemi legati all’inquinamento”. La-bolani fornisce un numero: 288. “È il numero delle opere che in cin-que anni di mandato il mio asses-sorato ha portato a termine. Dal-le più grandi, penso ai 20 milioni di euro impegnati nelle strutture complementari della metropolita-na, a quelle minori, ma non meno importanti, come il ‘piano neve’ e i recuperi in ambito culturale. Mi rammarico invece per l’asfaltatura insufficiente e per le lungaggini dei lavori alla piscina di Mompiano e all’Arici Sega”.Ancora pochi giorni e il respon-so delle urne deciderà il prossimo governo comunale che sarà più leggero, con nove assessori e 32 consiglieri, ma che di certo dovrà lavorare concretamente al servizio della città. È l’unica ricetta per da-re risposte ai bisogni della comu-nità e alla crisi pressante.

la crisi e i lavori per la costruzione della metropolitana non hanno di certo dato una mano”. Maione in-terviene sul tema ‘caldo’ dei servizi sociali. “Le difficoltà economiche hanno cresciuto le esigenze delle fasce più deboli e insieme abbia-mo scontato una serie di proble-mi legati al minor gettito di fondi proveniente dallo Stato. Ma siamo riusciti a non tagliare i servizi es-senziali”.La Vilardi ha affrontato il gravo-so impegno per redigere il Pgt, Piano di governo del territorio. “Una vera impresa, raggiunta con

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’Agenas, Agenzia nazio-nale per i servizi sani-tari nazionali per il Mi-nistero della salute, ha recentemente presen-

tato sul proprio sito “Il Piano na-zionale esiti”: la valutazione degli esiti degli interventi sanitari delle diverse strutture sanitarie italiane. Gli Spedali civili di Brescia attesta-no l’eccellenza della loro struttura cardiologica non solo a livello re-gionale, ma anche a livello nazio-nale. Soddisfazione per gli Spedali Civili di Brescia dove nel presidio Spedali Civili vi è “bassa mortalità nei 30 giorni successivi a ricoveri dovuti a scompenso cardiaco e bas-sa mortalità dei ricoverati dopo in-farto acuto”. Questi sono i punti di forza per gli Spedali civili, afferma il prof. Marco Metra, che dall’1 no-vembre 2012 è subentrato alla dire-zione della Cardiologia al posto del prof. Livio Dei Cas. Gli indicatori di risultato per lo scompenso cardia-

L’Ordine dei medici e degli odontoiatri della Provincia domenica 21 aprile ha chiamato a raccolta i suoi quasi 7000 iscritti per l’assemblea annuale. “L’università nella nostra cultura è vista – ha detto Luigi Veronesi, presidente della Commissione Odontoiatri – come prodromo al passaggio alla seguente specifica professione, differentemente dai Paesi anglo-sassoni, dove è intesa anche come palestra per la propria cultura e voglia di sapere. In Italia è quindi

imprescindibile governare il numero degli accessi all’università sulla base delle esigenze professionali e conseguentemente anche la libera circolazione europea. Tale considerazione si basa sulla più che evidente realtà di numeri insostenibili nell’odontoiatria e nella preoccupante convinzione che l’iperbole che si genera nel rapporto fra la domanda e l’offerta, all’aumentare della seconda, sino ad un certo punto si determinano riduzione dei prezzi, oltre il punto di

pareggio, si instaurano pericolose soluzioni, fatte di contrazione della qualità e offerta di prestazioni inutili. Abbiamo già la percezione del mercimonio al quale si sta portando la professione e dietro il prendi tre, paghi due si offrono prestazioni inutili ed inutili, quanto dannose, esposizioni a radiazioni ionizzanti i cittadini, arrivando, vedi Group on, a vendere prestazioni terapeutiche sulla carta prima di una diagnosi medica. L’odontoiatria non comprende tali realtà e non

contempla queste metodologie, care alle società di capitali, per risolvere la questione economica sempre più difficile per la categoria. Gli odontoiatri sono medici, l’odontoiatria è specialità medica e i medici non hanno come scopo precipuo la quadratura dei bilanci, ma la salute dei pazienti e lo sviluppo della scienza”. L’assemblea si è chiusa con il giuramento dei nuovi iscritti, un rituale carico di promesse per i 169 giovani medici che si affacciano alla professione.

del reparto precisa che: “Abbiamo 51 posti letto di degenza e 12 per la terapia intensiva, 1 day hospital e due per le Mac (macroattività com-plesse) due sale per l’emodinamica, due sale per l’elettrofisiologia (cioè l’ambito che si occupa dell’installa-zione dei pacemaker), due sale per l’applicazione di cateteri e tre sale per effettuare ecografie”. Lo scor-so anno il reparto ha curato circa 3200 pazienti. “Vengono seguite prevalentemente persone anziane. Si stima che il 10-15% della popola-zione over 75 sia a rischio di patolo-gie cardiache. Va considerato che, seppur grazie ai continui migliora-menti nelle tecnologie sanitarie si riescono a salvare sempre più vite, è altrettanto vero che un apparato cardiaco che subisce traumi e ope-razioni necessita di molti controlli e cautela in seguito agli interventi”. Per questo l’attenzione della Car-diologia per i pazienti continua an-che nei controlli successivi.

co e il ridotto rischio re-ricovero per l’infarto miocardico rappre-sentano un’eccellenza, addirittura rispetto alla media delle strutture ospedaliere italiane. Marco Metra che prosegue poi nella descrizione

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Ricordare, capire e motivare gli av-venimenti storici che hanno carat-terizzato il passato per vivere me-glio e in modo più consapevole la società odierna. È questo il prin-cipio ispiratore dell’approccio col quale il Gruppo alpini di Ponto-glio intende avvicinarsi ai ragazzi, accompagnandoli in un percorso che si svilupperà anche negli an-ni scolastici a venire, finalizzato a comprendere meglio certi fatti del-la storia, sia attraverso il materia-le documentale, sia con esperien-

ze dirette. “Ricordiamoci – hanno puntualizzato dalla sezione – che la memoria storica serve prima a ca-pire il perché di certi accadimenti e poi a riflettere sui valori fonda-mentali della nostra democrazia e del vivere in una società sempre più complessa e con valori che van-no affievolendosi: la guerra non è mai una cosa giusta, al di là delle motivazioni che possono essere ad-dotte e la pace non è un bene per-petuo se non la si persegue”. Per l’anno in corso con dirigente sco-

lastico e corpo docenti è stato pre-disposto un piano di iniziative inte-se a riflettere insieme ai giovani la storia sia del passato lontano, che di quello più recente, attraverso tre inviti. Il primo riguarda l’interes-sante allestimento di una mostra di documenti storici in possesso della sezione Ana di Brescia aper-ta nel complesso delle scuole me-die (nella foto) da sabato 20 aprile e a ingresso libero a tutti. Il secon-do interessa un ciclo di incontri in agenda venerdì 26 e sabato 27 apri-

le, coordinati dagli insegnanti e af-fiancati da esperti storici, nonché da alcuni preziosi reduci pontoglie-si della Seconda guerra mondiale che si sono manifestati disponibili nel portare il loro contributo, rac-contando ciò che in prima persona hanno vissuto. E per concludere, il 3 maggio, è in programma invece una visita guidata al museo di Tren-to dove i ragazzi delle medie avran-no l’onore di essere ospiti a pranzo del circolo Ufficiali della caserma degli Alpini. (a.s.)

Travagliato, il sindaco uscente si ricandida. L’avvocato Dante Buiz-za sarà espressione della lista civica “Democrati-

ci per Travagliato” che, con lo stesso simbolo, aveva ottenuto la maggio-ranza per il governo della cittadina nel 2008. In alternativa, l’elettorato trava-gliatese potrà scegliere fra i candidati del centrodestra: Giuseppe Bertozzi della lista “Civica per Travagliato” e Renato Pasinetti, candidato sindaco della Lega Nord e del Pdl, appoggia-to dalla lista civica “Il paese che vor-rei”. Nelle recenti elezioni regionali la somma delle percentuali espresse dagli elettori di Travagliato a favore del centrodestra ha superato il 53%. Un dato questo particolarmente sot-tolineato dal Pdl travagliatese. Il cen-trodestra si presenta di fatto con due candidati, mentre il centrosinistra ha trovato il proprio mentore nella per-sona stessa del sindaco in carica. “Mi ricandido perché ritengo sia dovuto raccogliere il giudizio dei cittadini”, afferma Buizza, spiegando di aver “amministrato avendo come stella polare il bene comune, difendendo gli interessi del territorio a fronte degli interessi sul territorio, raggiungendo risultati che, nell’arco di un mandato, quantitativamente e qualitativamen-te nessuna amministrazione aveva raggiunto prima a Travagliato, dimo-strando con i fatti di aver lavorato per

tutti i cittadini, nella ricerca di una coesione fra le parti, dopo avere ere-ditato ad inizio della tornata ammini-strativa, una comunità fratturata che oggi però risulta meno divisa rispet-to al passato”. In relazione a questo tema, Giuseppe Bertozzi, sindacali-sta della Cisl, già segretario generale

della Flaei per la Lombardia (Fede-razione lavoratori aziende elettriche italiane), illustra la propria proposta spiegando che la “Lista civica per Tra-vagliato” è espressione di un gruppo “staccato dai partiti”, costituitosi co-me laboratorio di idee per intervenire sulla comunità che “ha perso l’amal-gama di un tempo e dove serve met-tere a fattore comune le energie per recuperare un senso di appartenenza e di partecipazione, anche attraverso alcune linee guida, fra l’altro, ispira-te alla trasparenza dell’azione ammi-nistrativa e al coinvolgimento della cittadinanza secondo il motto di ag-gregare per comprendere. Nel dna della lista c’è un legame con il mondo cattolico e con i valori civili della soli-darietà e della sussidiarietà”. Renato Pasinetti, consulente finanziario, met-te anch’egli l’accento sul valore del-la partecipazione, rappresentandolo pure sul piano elettorale, con il coin-volgimento della lista civica “Il paese che vorrei” come concreta “apertura alla società civile”. Se certe strutture pubbliche ci sono, vanno però gesti-te diversamente”. Tra queste il cen-tro sportivo, mentre, nella riflessione circa i servizi delle utenze, “l’Azienda speciale travagliatese è una scatola vuota gonfiata dai debiti di questa amministrazione”, così come piazza Libertà “va rivisitata e arredata in mo-do da non ridursi ad essere prevalen-temente un parcheggio”.

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Nuova sede per il circolo Acli (l’Associazione cristiana lavorato-ri italiani) presente a Manerbio da oltre 40 anni. Con la guida del pre-sidente Angelo Bertelli e dei com-ponenti del consiglio direttivo, fra i quali attivissimo è Angelo Fre-di, l’edifico di vicolo Coro, 14, un tempo abitazione dei curati della parrocchia, è stato recuperato e bonificato. La struttura accoglie-rà la serie di servizi attualmente ancora per poco aperti in via San Martino, sede storica del sodali-

zio di fronte all’oratorio San Filip-po Neri. Determinante il contribu-to delle Acli provinciali che hanno consentito di affrontare l’impe-gnativa realizzazione favorita dal parroco mons. Tino Clementi che a nome della parrocchia San Lo-renzo ha firmato l’accordo con le Acli provinciali. La nuova struttura sarà inaugura-ta il 1° maggio con il programma che prevede la Santa Messa alle 9.30 in parrocchia; alle 10.30 il ta-glio del nastro ai locali recuperati

con l’installazione di scambiatori di calore per rendere confortevole il soggiorno degli ospiti e del per-sonale addetto. Gli aclisti maner-biesi accoglieranno nell’occasione varie autorità fra le quali il presi-dente provinciale Roberto Rossini e il segretario provinciale giova-ni aclisti. Attesi anche l’on. Mari-na Berlinghieri e Fabio Scozzesi, presidente di Lega Consumatori che avrà una rappresentanza nella nuova struttura nella quale c’è po-sto per l’uffico di circolo, il Centro

aperto, il gruppo Gas Gastom per gli acquisti collettivi, la sezione di turismo responsabile realizzata in collaborazione con l’associazione Chirone; sono tutte attività che il circolo Acli di Manerbio realizza con l’impegno dei numerosi volon-tari aclisti che sono punto di rife-rimento per la comunità nel cen-tro urbano di Manerbio i quali ten-tano di arginare, con sacrifici per-sonali ed infinita buona volontà, il progressivo degrado del centro storico e della periferia. (f.pio)

e 20 candeline sono un traguardo importante per una manifestazio-ne culturale, tanto più da festeggiare se essa

riesce nell’intento di avvicinare il pubblico al lavoro artistico, di creare un legame sincero e infor-male con gli artisti. Queste infatti sono le caratteristiche di “artisti in piazza”, l’iniziativa che da 20 anni a questa parte viene ripropo-sta a San Paolo l’ultima domenica di aprile. L’appuntamento è quindi per domenica 28, grazie all’orga-nizzazione curata dal circolo cul-turale “Don Emilio Verzeletti”. In piazza Aldo Moro, quindi, dalla pri-ma mattinata fino alle 18 saranno presenti circa un’ottantina di arti-sti che si cimenteranno in diverse espressioni artistiche: dalla pittu-ra alla decorazione, dall’incisione alla scultura fino alla fotografia e al decoupage. La particolarità della manifestazione sta nel fat-to che la realizzazione si svolgerà davanti al pubblico: chi gira per la piazza potrà vedere dal vivo come nasce un’opera d’arte, interagendo con l’artista, facendo domande, guardando come lavora e appas-sionarsi quindi al mondo dell’ar-te. Un ulteriore aspetto “sociale” della manifestazione sarà costi-tuito dal pranzo che verrà offerto agli artisti: si tratta di un momen-

to importante di confronto anche artistico, che tuttavia si svolge in maniera molto informale, un’oc-casione anche per stringere soda-lizi e amicizie. Tra i partecipanti di quest’anno figurano gli scultori Re-mo Bombardieri e Tiziana Cheru-bini, oltre ad Abele Benini e Fran-

cesco Robba. Molti anche i pittori come Ernesto Roversi e Tommaso Maggini, Franco Soresina e Clau-dio Ponzanelli, per citare alcuni nomi ai quali si aggiungono Clau-dio, Adriano Loda e Sergio Loda, Riccardo Maffioli e Ciro Veneru-so. Inoltre partecipano ogni anno con i loro artisti due associazioni artistiche locali, all’insegna della collaborazione tra realtà consimi-li: il Gruppo “La Stanza” di Pavone del Mella e il Gruppo Hobbisti di Flero. Oltre a questi artisti più af-fermati saranno presenti in piazza anche gli allievi delle scuole d’arte del Circolo (scuola di incisione e scuola di disegno e pittura), con i loro maestri Giacomo Gandellini e Claudio Loda. Infine ci sarà una se-zione dedicata agli scatti realizzati dal gruppo fotoamatori del Circo-lo. Una manifestazione partecipa-ta e sentita, quindi, che è diventata nel tempo un appuntamento con-solidato: “Siamo probabilmente i primi in zona – fanno sapere dal Circolo – ad aver creato una ma-nifestazione con gli artisti in piaz-za. Inizialmente era una manifesta-zione in piccolo, con una ventina di artisti; poi l’evento ha acquisito una certa visibilità e molti artisti (anche non bresciani) ci chiedeva-no di partecipare, per cui ci siamo allargati fino a ospitarne qualche volta anche un centinaio”.

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i parla tanto di nuove tecnologie, di internet, Facebook e Twitter, ma i vecchi “bollettini” par-rocchiali, oggi giornali

della comunità, resistono anco-ra, anzi rilanciano il loro impe-gno. Adesso li chiamano “giorna-li della comunità” e non sono più soltanto il megafono del parroco. In Alta Valle Camonica basta dare un’occhiata ai quattro periodici delle parrocchie di Edolo, Malon-no, Corteno e Ponte di Legno per rendersi conto che sono comun-que al passo coi tempi. Prima di tutto si presentano bene. Le coper-tine sono curate, anche quella del “bollettino” di Corteno, che, pur essendo stampato in proprio, non sfigura. Alcuni, è il caso di Malon-no e di Edolo, propongono anche una sorta di sommario che permet-te al lettore di farsi un’idea veloce di ciò che troverà dentro. Dei con-tenuti si occupano piccoli gruppi redazionali guidati dai rispettivi parroci, attingendo in misura più o meno ampia fra parrocchiani che possono mettere mano alla penna, o andando a prestito di materiali “esterni”. Nessuna delle quattro testate ha “bucato” lo scoop per il numero di Pasqua, cioè l’elezio-ne del nuovo Papa, anche se solo a Edolo sono riusciti a metterlo

in copertina. A parte questa ecce-zione, è raro che trovino spazio le vicende della Chiesa italiana; sem-mai ci può essere qualche riflessio-ne sul recente Sinodo diocesano e

pezzi oppure vengono intervista-ti. E poi non mancano cronache e verbali dei consigli parrocchia-li e, più a singhiozzo, rendiconti economici all’insegna della tra-sparenza e opere parrocchiali. In qualche caso ci sono pure le “bre-vi di cronaca”, che permettono di spaziare qualche rara volta anche in ambito civile. Scarso lo spazio per sport, lettere, dibattiti; qualco-sa di più per la storia o memoria locale. Tante pagine, invece, per la formazione religiosa o spirituale, spesso attingendo a grandi firme, e naturalmente per programmi, orari e iniziative. Molte e belle le foto a colori, talora anche per l’anagrafe. Un po’ meno curata, salvo eccezio-ni, la grafica e la scelta dei titoli. Aprendo questi bollettini, bime-strali o trimestrali, ci si fa l’idea, nonostante qualche abbellimento, che rispecchino con una certa fe-deltà il fatto che siano ancora mol-ti quelli che si sentono parte attiva di queste comunità cristiane locali.

la questione delle unità pastorali. È ovviamente ciò che fa Chiesa in loco, quel che interessa. Così “la parola del don”, una sorta di edito-riale, non manca mai, perché serve a fare sintesi e a indicare la via alla Comunità, a seconda del momen-to dell’anno liturgico in cui ci si ri-trova. Molto vari gli altri articoli: si va dall’attività dell’oratorio, al-la preparazione ai sacramenti, alle iniziative missionarie o di solida-rietà; c’è spazio per esperienze di giovani, adolescenti e ragazzi, che non di rado firmano di persona i

“La coltivazione in passato seguiva molto le fasi lunari, sviluppando delle regole che venivano tramandate oralmente. La conoscenza attuale smentisce l’influenza della luna sulle colture, tuttavia si ritiene utile riportare qui di seguito le operazioni da eseguire per giardino, orto e frutteto, nelle fasi di luna del mese di aprile”. È questa l’apertura de “Il divulgatore ortofrutticolo”, il nuovo giornalino diffuso online dal settore agricoltura della Comunità

montana. Oltre all’interessante contributo su fasi lunari e agricoltura, la pubblicazione si occupa delle fonti della resistenza contro la ticchiolatura. Il melo coltivato è considerato suscettibile a questa sorta di fungo patogeno per la pianta. Esistono specie di “Malus” selvatici che si dimostrano spesso resistenti. Questo meccanismo è chiamato “ipersensibilità”. Un secondo apporto è costituito da “Le cause di deperimento e moria delle api”. Negli ultimi anni le

perdite invernali di famiglie di api da miele sono state pari al 30% circa all’anno. Queste sono esposte a pesticidi, tra i quali risultano essere maggiormente dannosi i “neonicotinoidi”. L’esposizione a questi veleni ha un effetto nocivo che contribuisce al collasso della colonia: essi deprimono il sistema immunitario e interferiscono con lo sviluppo normale della covata. Come profilassi si consiglia, quando si effettuano trattamenti insetticidi, di sfalciare il prato sotto

il frutteto in modo da eliminare i fiori che sono attrattivi per le api, diventando nel contempo una fonte di contaminazione. Per quanto concerne invece la coltivazione della fragola, la preparazione primaverile esige che si completi l’eliminazione delle vecchie foglie, anche per rimuovere potenziali fonti di parassiti fogliari. Utili consigli anche per la coltivazione della zucca da zucchini.Informazioni su www.saporidivallecamonica.it. (e.g.)

La nuova sala polifunzionale di Ar-togne, nella sede della ex-bocciofila, ha ospitato il secondo Convegno del Museo della stampa “Lodovico Pavo-ni” (nella foto) sul tema della comu-nicazione tra mondo reale e mondo virtuale, dove i pavoniani hanno trat-tato il tema delle sfide per l’educazio-ne nell’epoca della comunicazione virtuale. Da Gutenberg ai social net-work, dalle incisioni rupestri al com-puter, dai caratteri mobili ai sistemi satellitari. Eugenio Fontana che ha sviluppato una suggestiva relazione sul tema della fine di un’epoca e l’im-mediato inizio di un’altra, come da un tramonto nasca sempre un’alba. È stato così con la scrittura ed è co-sì oggi dove l’era ipertecnologica co-nosce un’accelerazione di tramonti e albe che hanno aperto spazi impensa-bili anche solo cinque anni fa. Ma c’è un ma, anzi: più di uno. Ed è rappre-

sentato dalla nuova comunicazione multimediale che, per molti ragazzi, sostituisce l’avventura umana, sociale e culturale del linguaggio, della lettu-ra, della scrittura, crea muri di silenzio e solitudine virtuale, induce bisogni di continuo collegamento e pulsio-ne all’uso costante di dare e riceve-re comunicazioni. Per questi giovani (In Italia nel 2012 erano il 95% degli utenti dei social network) l’alternativa non è certo la lettura di Dante. Oggi formare significa educare, cioè esse-re presenti e testimoniare, come ha sottolineato il superiore generale dei pavoniani padre Lorenzo Agosti nella sua circostanziata e appassionata re-lazione svolta in 11 punti e conclusa da “Sette regole” per un uso sapiente dei nuovi mezzi tecnologici. In sinte-si le regole suggerite sono: prendersi cura della propria salute; essere co-scienti del valore del proprio tempo

che non deve essere sprecato; la vita reale è più importante della vita onli-ne; imparare a proteggere la propria privacy; mantenere il rispetto degli altri anche in una piazza aperta qua-le internet; ricordare che ogni atto di internet ha delle conseguenze; non di-menticare che il computer è un mez-zo, non un fine. Oltre a quella di pa-dre Agosti, il secondo convegno del Museo tipografico Lodovico Pavoni ha raccolto le relazioni dello storico Eugenio Fontana, dell’esperto di gra-fica creativa Vittorio Janna e del Sin-daco di Artogne, tecnico informatico. A lui è stata lanciata l’idea di organiz-zare ad Artogne un incontro speciale di ampio respiro dedicato alla comu-nicazione, una sorta di “Stati genera-li della comunicazione” da tenersi nel paese dove si onora un Beato che ha dedicato la vita a formare tecnici della comunicazione.

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a tradizionale adunata sezionale dell’Ana Bre-scia del 2 giugno, festa della Repubblica, pro-grammata a rotazione

nelle varie sedi dei gruppi della Provincia, quest’anno sarà a Mar-cheno. I tre gruppi costituiti in pa-ese (Marcheno, Brozzo e Cesovo) si sono assunti l’onore e l’onere di organizzarla con grande impe-gno e subito hanno coinvolto tutti i cittadini e soprattutto gli alunni delle scuole in una serie di eventi preparatori. Da una parte per rac-cogliere i fondi necessari, dall’al-tra per far conoscere l’epopea al-pina e i suoi grandi valori civili di amor patrio e generosità.A dicembre ben 140 alunni delle ultime tre classi elementari so-no stati accompagnati nella sede Nikolajewka di Brescia, mentre i piccoli di prima e seconda hanno visitato la sede del gruppo di Mar-cheno. Per i ragazzi della media è

Fare festa cercando di offrire un’opportunità ai cittadini orientandoli anche alla ricerca del lavoro. 1° maggio online (per il secondo anno) in piazza a Nave. La festa del 1° maggio organizzata da Cgil-Cisl-Uil in piazza Martiri della libertà permette al Comune di presentare direttamente ai cittadini i suoi servizi internet: i servizi online già attivati nei mesi scorsi (newsletter, wifi, facebook, QR code, web tv)

con utili gadget per tutti e un e-reader in regalo a un fortunato sorteggiato tra i presenti. Sarà inoltre anticipato il funzionamento dello streaming live dei consigli comunali.Fra le novità, sono stati pensati dall’amministrazione guidata da Tiziano Bertoli (nella foto), due nuove spazi (attivi dalle 16 alle 19) dedicati al tema del lavoro nella sua declinazione online: l’obiettivo è quello di supportare cittadini e imprese in questa

difficile congiuntura economica. Un primo spazio dedicato ai cittadini (“Aaa lavoro cercasi”) nel quale si daranno indicazioni su come si crea un curriculum vitae accattivante e aggiornato e quali siano contatti e link indispensabili per cercare lavoro nella rete e non solo.Nel secondo spazio dedicato alle imprese (“Impresa e Web”) nel quale si offriranno indicazioni e assistenza alle imprese per entrare nel mercato elettronico

della pubblica amministrazione, che ormai costituisce per legge l’unico modo per erogare servizi e forniture alla pubblica amministrazione.Infine, ci sarà anche lo spazio “Reporter x un giorno” ideato in modo specifico per i giovani: i migliori video, individuali o di gruppo girati (anche con il cellulare) durante la festa, saranno premiati con la pubblicazione nel sito del Comune.

ne civile dell’Ana Brescia, con pu-lizia e ripristino ambientale di tre aree degradate a Cesovo, Brozzo e Marcheno. Avvicinandosi la data del 2 giugno crescono entusiasmo e eventi resi ancora più significati-vi da motivazioni particolari. Mar-tedì scorso ha compiuto 100 anni l’alpino del Battaglione Vestone Giacomo Vivenzi (Cumilì), il più “vècio”, uomo d’un pezzo ma mite e gentile, un vanto per il paese. La sua è una storia semplice fatta di lavoro e fatica in proprio. Richia-mato nel ‘43, pur avendo tre fra-telli al fronte, fu fatto prigionie-ro e deportato dopo l’8 settembre dai tedeschi: aveva insieme padre Ottorino Marcolini di cui ricorda sempre il coraggio e la fede. Nel giorno del suo compleanno, in Mu-nicipio durante un consiglio comu-nale aperto, il prefetto di Brescia Narcisa Brassesco Pace gli ha con-segnato la medaglia d’onore della Repubblica per i deportati e inter-

stato organizzato un incontro a tema nell’auditorium scolastico. È seguita a febbraio la messa in scena dello spettacolo “Dov’è Ni-kolajewka”, storia di un reduce di Russia. Recente è la dimostrazio-ne, a beneficio della comunità in-tera, dei volontari della Protezio-

nati in Germania. Ha raggiunto il traguardo in condizioni invidiabili circondato dall’affetto dei suoi: i quattro figli Albertina, Dorina, Giu-seppina, Federico, sei nipoti, sette pronipoti. La domenica non per-de l’appuntamento con la Messa, partecipa di persona ai dolori e ai lutti degli amici, col bel sole esce nei prati attorno alla sua bella ca-sa in Prevesto. Mercoledì 24 invece tutti, amministratori comunali ed alpini col presidente sezionale Da-vide Forlani, erano all’auditorium della scuola “Francesco Bertussi” a fare festa ai 140 alunni che con i loro insegnanti hanno partecipa-to al concorso con tema “Gli Al-pini nel passato e del presente”. I lavori erano suddivisi per classe e la commissione, coi responsabili cultura dell’Ana Brescia, ha fatica-to non poco nella scelta tra lavo-ri ricchi e interessanti, supportati anche da prodotti multimediali. A tutti gli alunni è andato un attesta-to ricordo per la partecipazione. Il primo premio, una lavagna multi-mediale, è toccato alla classe 1ª B col lavoro “Noi e gli alpini” per la sua coerenza con le finalità del concorso, l’utilizzo delle moder-ne tecnologie, l’originale costru-zione di giochi al computer a te-ma alpino.È stato infine definito il dettaglio del programma finale: dal 24 mag-gio al 2 giugno si susseguiranno in tutto il paese ben 16 eventi.

Associazione informativaper la prevenzione

delle malattie cardiovascolari

Dipinti di Eugenio Busie oggettistica dalle collezioni di

Roberto Baggio e Angelo Piceni

robe di caccia

L’Associazione Valtrompiacuore è lieta di invitarVi all’inaugurazione della mostra che si terrà sabato 27 aprile 2013 alle ore 17.00,presso VILLA GLISENTI - Villa CarcinaDal 27 aprile al 19 maggio 2013 - Tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.30 alle 19.00Lunedì e martedì chiuso - venerdì fino alle ore 21.00 - Ingresso libero - Catalogo in mostra

Per informazioni: tel. 030.8912382 - www.valtrompiacuore.it

Per la devoluzione del indicare il codice fiscale dell’Associazione 02945430987

AssociazioneMARTINO DOLCI

Associazione Amici Istituto del Radio “O. Alberti”

Comune diVilla Carcina

Ministero IstruzioneUniversità e Ricerca

Agricoltura Azienda OspedalieraSpedali Civili di Brescia

Ospedale di Gardone V.T.

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a passione e l’interesse di Gianfranco Zucchi per le macchine disegnate da Leonardo sono iniziate per caso dopo essere andato

in pensione (ha lavorato fino ai 60 an-ni per una multinazionale americana operante nel settore sanitario, per la quale ha anche progettato uno stabi-limento in Ucraina e uno in Vietnam). Con Leonardo da Vinci (che era pitto-re, architetto, fisico, matematico, bo-tanico, anatomista, astronomo, ecc.) condivide in particolare la passione per la pittura (quando ha un attimo libero prende tele, cavalletto e colori ad olio e stende abbondanti e colorate pennellate cercando di fissare l’armo-nia della natura) e per le macchine. 15 anni fa, eletto nel consiglio comunale, si fa dare la delega per il Maglio Ave-roldi, con l’intento di riportarlo al suo vecchio splendore. Frequenta allora anche gli altri siti museali della Val Trompia, legati al sentiero del ferro. Si rende subito conto che i visitatori,

pur dopo un’esauriente spiegazione e documentazione, non riescono a co-gliere appieno la laboriosità e la com-plessità della produzione di un utensi-le di ferro. Si inventa di costruire, lui che da giovane aveva praticato l’ae-romodellismo, dei modelli perfetta-mente funzionanti e che si potessero

non solo vedere ma anche toccare e che fossero ben evidenti anche ai non vedenti. I primi modelli costruiti furo-no alcune parti del Forno Fusorio di Tavernole seguiti dal Maglio Averoldi di Ome. E poi un libro su Leonardo, di cui è sempre stato un appassionato, ha stimolato il desiderio di provare a costruire anche i modelli di alcune delle macchine progettate da Leonar-do stesso (molte delle quali furono so-lo disegnate ma mai realizzate, anche perché nel XV secolo non c’erano le leghe leggere e le uniche fonti di ener-gia erano l’aria, l’acqua, il vento e la forza muscolare; mancava soprattut-to un motore perché alcune delle sue macchine potessero muoversi o vola-re). In questi anni Zucchi ha costruito 36 modelli (non solo di Leonardo ma anche di Diderot), fra cui la vite aerea, il carro armato, i carri falcianti, le ca-tapulte, la segheria, il mulino mosso dall’uomo, il girarrosto a vento. Il la-voro più interessante ed impegnativo – durato più di sei mesi – è stato quel-lo sul volo umano: ha dovuto fare di-verse modifiche, anche alle misure e alla posizione del manichino di legno,

Il cuore di ogni buon governo sta in buoni amministratori, ma la qualità degli amministratori non si improvvisa, perché il governo della cosa pubblica richiede competenze e motivazioni non ordinarie. Nasce da questa constatazione l’incontro con il sindaco di Cremona Oreste Perri (nella foto) dal titolo: “Passione per la politica/Passione per la comunità. L’esperienza, i timori e le speranze del primo cittadino di una città del Nord” che il Centro De Gasperi

di Castegnato organizza lunedì 29 aprile alle 20.45 nella saletta del Centro civico di Castegnato a chiusura del ciclo degli incontri del primo semestre 2013. Introdotto da Franco Franzoni, Oreste Perri, già conosciuto al pubblico per i suoi trascorsi sportivi (più volte campione mondiale di canoa e direttore tecnico nazionale), è stato eletto sindaco di Cremona nel 2009 e parlerà della sua esperienza personale a cominciare dalle origini familiari e dei

principi ispiratori dell’impegno politico a snodi fondamentali quali l’autogoverno da garantire ai territori nonché delle difficoltà che i Comuni incontrano, nella difficile situazione economica e del quadro politico, a poter contare su strumenti e risorse adeguate per dare risposte e sostegno a quei cittadini che versano in condizioni di grave disagio. Non potrà non mancare una riflessione più ampia alla passione per la politica, scelta non come professione, ma che

richiede professionalità per dare risposte adeguate ai bisogni della gente. È sindaco di Cremona dal giugno 2009. Diplomato all’Isef nel 1977, è stato docente di educazione fisica dal 1973 al 1984 nelle scuole medie inferiori e dal 2004 ad oggi è professore a progetto presso l’Università degli studi di Ferrara. È stato atleta della squadra nazionale di canoa olimpica dal 1968 al 1980; dal 1985 è direttore tecnico della squadra nazionale di canoa olimpica.

perché potesse muovere carrucole, fi-li ed ali; secondo Gianfranco con gli attuali materiali leggeri, oggi, un uo-mo potrebbe volarci ma solo planan-do. Dopo aver studiato il disegno, in particolare le proporzioni, compreso che uso voleva farne Leonardo e dopo aver scoperti quei particolari nasco-sti volutamente e quegli errori messi opportunamente dallo scienziato to-scano (per tutelare le sue invenzioni), inizia la costruzione usando legno, tela e ingranaggi; spesso deve anche aggiungere alcuni suoi originali par-ticolari. Ora sta completando la nave mossa dagli uomini e migliorando “il volo umano” per ricreare nel manichi-no anche i più piccoli movimenti. La difficoltà è avere accesso ai disegni leonardiani che sono sparsi in mol-ti libri in tutto il mondo (non c’è un libro sulle sole macchine), molti poi sono andati perduti. In occasione del 40º anniversario della Biblioteca di storia delle scienze “Carlo Viganò”, sabato 26 aprile sei modellini di Zuc-chi verranno esposti a partire dalle 10 nell’atrio della sala polifunzionale dell’Università cattolica in via Tieste 17 a Brescia insieme all’opera di Gali-lei sulle macchie solari. Nel pomerig-gio alle 16 verrà illustrata anche l’edi-zione della trascrizione effettuata da Nando de Toni del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci. E in ottobre il Club 33 di Rodengo Saiano allestirà una mostra sulle macchine costruite da Zucchi presso il Museo dell’indu-stria e del lavoro.

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ella cornice di una delle località storiche del tu-rismo gardesano, Gar-done Riviera, il nuovo assessore al Turismo e

commercio della Regione Lombar-dia, Alberto Cavalli, ha incontrato i rappresentanti del Consorzio Lago di Garda-Lombardia, gli amministra-tori locali e gli operatori economici del territorio. Franceschino Risatti, presidente del nuovo ente costituito di recente dall’unione del Consorzio Riviera dei Limoni e dei Castelli e di quello della Riviera del Garda-Colline Moreniche ne ha presentato i numeri e gli obiettivi. “Attualmente compren-de 16 amministrazioni comunali, la città di Mantova, 13 associazioni di albergatori con circa 500 strutture ricettive, oltre a decine di aziende private legate al settore turistico. È il simbolo della capacità e dell’ope-rosità delle persone che abitano que-sti meravigliosi luoghi, capaci di far crescere autentiche eccellenze. Ora si può arrivare ad un progetto inter-regionale che promuova in modo unitario il Garda e che dia un impul-so positivo allo sviluppo del settore turistico”. Cavalli ha ribadito il ruolo

decisivo che il Garda può ricoprire per la comunità bresciana e lombarda in termini di crescita economica e di qualità della vita. “Il nuovo governo della Regione ha posto come priorità il rilancio economico e il turismo che se è attraente e appetibile può far la parte del leone per far ripartire la lo-comotiva lombarda. Il turismo è una sorgente che racchiude formazione, professionalità, competenze, rispetto dell’ambiente, valorizzazione di beni artistici e di eccellenze enogastro-nomiche, tutti fattori che innalzano il livello di vita di un territorio. Ma per raggiungere gli obiettivi occorre ragionare sempre più in termini di collaborazioni, di reti e di sistemi”. Silvia Razzi, assessore alla Cultura e al Turismo della Provincia di Brescia, ha sottolineato l’importanza che il tu-rismo gardesano riveste non solo in termini di presenze, stimate in oltre

6 milioni e 300mila euro, ma anche per tutto l’indotto che ne deriva e ha ricordato uno degli ultimi progetti in-trapresi, il “Bike Hospitality”, volto a supportare l’imprenditoria ricettiva. Anche il saluto dell’on. Mariastella Gelmini è stato improntato sul de-cisivo gioco di squadra. “Superare i campanilismi, valorizzandoli in po-sitivo è un esempio di buona politica che consente di recuperare fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità e di promuovere le tante eccellenze che il nostro territorio offre”. Non mancano le criticità – speculazione edilizia, via-bilità, collettore – che vanno affron-tate per evitare che si trasformino in boomerang e colpiscano gli sforzi che si stanno facendo. Ma la strada unita-ria imboccata dal Consorzio va nella direzione giusta per dare un nuovo slancio all’attività di promozione del Garda e all’economia turistica.

Desenzano ospita da venerdì 26 a domenica 28 la seconda edizione di “AgriCultura Festival”. Una serie di mostre, mercati, incontri, convegni e laboratori raccolti sotto lo slogan “coltiviamo l’agricoltura per racco-gliere il futuro”. Il Festival mantiene l’impostazione multidisciplinare della prima edizione, portando l’attenzione sul tema della lotta allo spreco, propo-nendo una riflessione su cosa voglia dire “sprecare” e presentando esem-pi virtuosi, partendo proprio dall’agri-coltura e dai suoi prodotti, di nuova economia volta a “ridurre gli sprechi”. Tre gli ambiti attorno ai quali vertono gli appuntamenti in programma: la cultura biologica applicata all’alimen-tazione e alla salute, lo stato della po-litica agricola comunitaria e la sfera dell’agricoltura legata al paesaggio, all’energia, all’ambiente e la sua soste-nibilità. Del fitto calendario ricordia-mo: l’incontro con Cristina Bertazzoni per la presentazione del suo libro “Fa-re scuola in fattoria: educare a km 0”, il convegno con Gianni Scudo e Ste-fano Bocchi sullo sviluppo del Parco Sud di Milano e quello con Maurizio Gritta e Debora Lucchetti sul tema dell’economia solidale. Tra le curio-sità segnaliamo: la partecipazione dei pescatori di Desenzano che dopo una notte di lavoro “al sorgere del sole” at-traccheranno al porto per presentare l’antica tradizione lacustre; la mostra “27 biciclette” con l’esposizione del-le opere pittoriche di Eugenio Levi; il percorso enogastronomico “la disfida della polpetta”, un aperitivo itinerante alla scoperta dei sapori locali reinter-

pretati dalla creatività dei ristoratori gardesani e la presentazione di pro-getti concreti legati alla salvaguardia del patrimonio agricolo. Piazza Mal-vezzi si trasforma in un mercato de-dicato ai semi, ai frutti dimenticati, ai manufatti e all’editoria. In Piazza Matteotti si presentano le produzioni agroalimentari nazionali che meglio attestano la tradizione locale e viene allestito il mercato dei contadini del territorio. Info: tel. 0303531950, www.agriculturafestival.it. (v.b.)

A Gavardo puntualmente ritorna l’evento annuale più atteso per ri-scoprire il piacere dell’incontro e l’orgoglio di appartenenza ad un ter-ritorio ricco di storia, tradizione, ec-cellenze, qualità produttive agrico-le, artigianali e industriali. La “Fiera di Gavardo e Vallesabbia” aprirà i battenti sabato 27 aprile alle ore 10 con una cerimonia ufficiale e l’area espositiva sarà accessibile alle de-cine di migliaia di visitatori normal-mente presenti, con ingresso gratu-ito, nelle giornate del 27, 28 aprile,

1 maggio (dalle ore 10 alle 22) e il 30 aprile dalle 17 alle 22. Questa 57ª edizione fieristica è però la prosecu-zione di una sagra paesana medieva-le legata alla festa religiosa dei santi patroni Filippo e Giacomo. Soltanto negli ultimi decenni si è qualificata come esposizione di prodotti e co-me vetrina di tutta la Valle Sabbia. Per evidenziare questa apertura ad un’intera area geografica quest’an-no è stato allestito uno spazio espo-sitivo interamente dedicato alla Co-munità montana di Vallesabbia in

cui saranno presentate le risorse e le eccellenze dei vari paesi compresi tra Bagolino e Serle. Il legame al ter-ritorio è ribadito dallo stand gastro-nomico (aperto anche il 3-4-5 mag-gio dalle ore 18.30 alle 24) “I sapori della Vallesabbia”, organizzato dallo chef di fama internazionale Rober-to Abbadati, con la collaborazione dell’Istituto alberghiero Perlasca di Idro che, utilizzando prodotti a Km zero, proporrà piatti della cucina tradizionale bresciana, con un piz-zico di modernità. La territorialità

sarà promossa anche da eventi col-laterali come: “Le serate in musica” organizzate (dalle ore 21) nei giorni 30 aprile, 3 e 4 maggio, con la par-tecipazione di noti artisti,attenti al-le nostre tradizioni dialettali: il coro “La Faita “ di Gavardo, i Malghesetti e Piergiorgio Cinelli. A scopi benefi-ci, a favore dell’Associazione Rio de Oro, il 27 aprile (ore 21), nella piaz-za De Medici si terrà inoltre il con-certo “La storia del Roch”. La fiera di Gavardo è tutto questo e molto di più. (e.n.)

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Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”.

Da tanti anni un giovanotto aveva smesso di credere e di andare in chiesa. Nessun motivo particolare, semplicemente aveva pensato che la sua fede non c’era, che Dio non esisteva e che la Messa non era co-sì affascinante da meritare tempo e attenzione. Una vita normale: laurea, sposo (con matrimonio civile), geni-tore. Nessuno sbandamento perico-loso perché l’educazione ricevuta in famiglia è stata buona. Qualche set-timana fa si è recato in casa di riposo a trovare l’anziana nonna Elide, sulle ginocchia della quale aveva giocato fin da quando era piccolo. Elide gli aveva insegnato le preghiere prima di addormentarsi e spesso gli raccon-tava di Gesù: di come era nato, di al-cuni miracoli e di come era risorto.

nostro “fare” era il migliore. Poi abbia-mo visto che gli altri, organizzandosi, riescono a fare le stesse cose che fac-ciamo noi e allora abbiamo aggiunto che noi facciamo con una consape-volezza più alta, non facciamo per filantropia, ma perché vediamo Dio nell’altro. Poi la foga di esserci ci ha inghiottiti nell’essere uguali, nel cade-re nelle stesse trappole e negli stessi inganni. E il fare per Dio è stato solo un’etichetta, ancora una volta cristia-na, ancora una volta cattolica, ancora una volta religiosa. Eppure eravamo così vicini a quello che Gesù chiede-va: bastava ancora un piccolo passo. Non dovevamo fare per Dio, ma solo amarci gli uni gli altri. Così potevano riconoscerci. E così hanno ricono-sciuto quelli che nella storia sono stati davvero suoi. E non hanno etichette perché li si riconosce. Sono così tra-sversali quelli che ci sono riusciti che potrebbero essere di sponde opposte e di idee e programmi diversi, che so-no Francesco e Domenico, per parlar di santi, ma che sono, nella minuteria di tutti i posti e di tutti i tempi, uomini

e donne che non pianificano il fare e riescono ad amare l’altro senza un’eti-chetta. Che è la cosa migliore, quan-to è pessima l’etichetta che dovrebbe salvare il fare per Dio e il fare per fare. Ce n’è un cumulo di buone intenzioni nel fare che si tramutano nella follia del costringere e che generano odio invece di stima, fastidio invece che condivisione. E passa così in sordina quel dire di Gesù “vi riconosceranno” invece che “vi chiameranno”: sapeva che le etichette sono barriere e divi-sione e costruiscono certezze difficili da piegare al vero dialogo. Cercare il filo rosso di quelli che sono stati rico-nosciuti è abbattere il muro del fare per tentare la strada dell’amare: che è più in là del minimo, più in là dell’ac-coglienza, più in là della tolleranza. È la vera misura, l’unica dice Gesù, per essere suoi. Utopico e destabilizzante per i nostri piani. Verità se crediamo che le sue parole sono spirito e vita. È la via che ci può salvare, non quel-la che ci renderà graditi agli altri. Ma anche così saranno costretti a ricono-scerci. Amare.

Nessuna etichettaisurare. Lo rileggo an-cora una volta: è disar-mante il criterio per il quale dovrebbero ri-conoscerci. Nei secoli

ci siamo costruiti un’identità cristia-na, una tradizione cristiana, un pen-siero cristiano; poi – con paradosso verbale – ci siamo ristretti a un’iden-tità cattolica, una tradizione cattoli-ca, un pensiero cattolico, una dottri-na cattolica. Restringere per definire meglio, per essere più precisi, per distinguerci dagli altri. Poi è stata la volta di distinguerci dai non credenti, dagli atei, dagli agnostici; contrappor-ci a quello che non era religioso. Fare battaglie (ideali) per difendere i valo-ri. E sentirci pian piano minoranza ri-spetto agli altri che cristiani, cattolici e religiosi non si professano più. Ci siamo sentiti disarmati davanti a un mondo nuovo che metteva in crisi le basi della fede e abbiamo voluto es-sere presenti, tentare un dialogo, met-terci sullo stesso piano. Ma sempre distinti, sempre con la certezza che il nostro modo di fare e soprattutto il

Ma tutto questo sembrava finito con l’infanzia. Crescendo tutto aveva per-so di interesse. Ebbene, dialogando con nonna Elide il discorso va a fi-nire sulla fede: “Vai a Messa?”, “Dici le preghiere?”, “Ti fai il segno della Croce?” a ogni domanda la risposta era sempre la stessa: “No”. Elide si spazientisce e aggiunge: “Ma non ti avevo insegnato così!”. Il giovanotto china il capo, sente di essere tornato bambino. Poi rialza lo sguardo e dice con un po’ di coraggio: “Ma Dio non esiste!”. La nonna Elide lascia cadere le braccia e risponde: “Ma come non esiste?! C’è sempre stato! Non sei tu a decidere se esiste o no…”. Il tutto finisce con il ragazzo che tronca il di-scorso per non litigare, abbraccia la nonna e con una scusa torna verso

casa. La notte non riesce a dormire. Le parole della nonna vagano per la testa: “Come non esiste!? C’è sempre stato!”. Tanta semplicità lo disarma. Tutti i suoi ragionamenti cascano uno dietro l’altro. Alla fine comin-cia a sentirsi uno sciocco: “Chi sono io per dire che Dio non esiste?”. Il giorno seguente, dopo il lavoro, tor-na dalla nonna e gli dice tutto d’un fiato: “Ma sei sicura che esiste?” ed Elide, con la sicurezza della sua fede sorridendo dice: “Ma se ti dico che c’è sempre stato. Prova a pregare”. Basta. Il giovanotto è vinto. Torna a casa, si fa un timido segno della Cro-ce, poi abbozza il Padre Nostro e si sente tranquillo, sicuro, rappacifica-to. “Dio esiste: la prova è che posso pregarlo”.

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o sguardo che deside-ro condividere con voi è quello di un pastore che cerca di andare a fondo nella sua esperienza di cre-

dente, di uomo che crede che Dio vi-ve nella sua città”. Sono le parole di un importante discorso pronunciato nell’agosto 2011 dall’allora arcivesco-vo di Buenos Aires, Jorge Mario Ber-goglio, come saluto iniziale al primo congresso di pastorale urbana della regione di Buenos Aires (“Dio nella città”, San Paolo 2013). Un discorso importante perché aiuta a capire lo stile e l’insegnamento del primo me-se di pontificato di papa Francesco. “Le immagini del Vangelo che più mi piacciono – diceva il Cardinale – so-no quelle che mostrano ciò che Gesù suscita nella gente che incontra per la strada”. L’immagine di Zaccheo: il quale, accorgendosi che Gesù è en-trato nella sua città, sente risvegliarsi il desiderio di vederlo e si affretta a salire sull’albero. La fede farà sì che Zaccheo cessi di essere un traditore al servizio proprio e dell’Impero, e divenga un cittadino di Gerico, che stabilisce relazioni di giustizia e soli-darietà con i suoi concittadini. L’im-magine di Bartimeo: il quale, quando il Signore gli concede la grazia che de-sidera, lo segue nel cammino. Per fe-de, Bartimeo cessa di essere un uomo ai margini, trascinato al bordo della

tocca il suo mantello attirando il suo sguardo, rispettoso e pieno di affet-to. Grazie alla fede, la donna si trova inclusa in una società che discrimina la gente a causa di alcune malattie considerate impure. Sono immagini d’incontri fecondi: il Signore passa e fa del bene, perché vede! Al contra-rio, il non-sguardo crea moltissimi “non cittadini”, “cittadini a metà” e “di troppo”: o perché non godono di pieni diritti o perché non assolvono ai propri doveri. I cristiani devono guardare perché Dio sta già vivendo nella città ed è vitalmente mischia-

strada, e si converte in protagonista della propria storia, camminando con Gesù e con il popolo che lo seguiva. E, poi, l’immagine dell’emorroissa: che, in mezzo a una moltitudine che si stringe al Signore da ogni parte,

to con tutti e con tutto. “Dio già vive nella nostra città e ci costringe – di-ceva Bergoglio – a uscire e andargli incontro per scoprirlo, per costruire relazioni di vicinanza, per accompa-gnarlo nella sua crescita e incarnare il fermento della sua Parola in ope-re concrete”. La presenza operosa di Dio nella città origina un preciso stile pastorale, che potrebbe essere denominato di “prossimità”. Ora, il pastore supera la tentazione del “non-sguardo”, del “non-vedere”. Si può dire che lo sguardo di fede conduce pastori e fedeli a uscire ogni giorno, e sempre più, incontro al prossimo che abita nella città. Spinge a uscire ver-so l’incontro perché questo sguardo si alimenta nella vicinanza. La Chie-sa, nutrita dello sguardo di fede avu-to da Gesù, insegna e vive rapporti di prossimità. Le parrocchie sono centri di prossimità; qui viene annunciata la Parola che propone lo sguardo vero sulle persone e sulla realtà, qui si ce-lebra l’Eucaristia, presenza reale del Risorto e nutrimento per il cammino da intraprendere, qui si pensano e si attuano le forme di cura dell’altro, da qui si parte per farsi prossimi. Le parrocchie, ma anche le associazio-ni e i movimenti – nella misura in cui non si chiudono in sé, non aspettano nuovi membri – costituiscono il supe-ramento dell’individualismo, che in-debolisce il tessuto sociale e comu-nitario. Sono l’antidoto contro l’indif-ferenza e sono scuole di cura e di cu-stodia, dove si insegna la tenerezza.

“Santo subito!”: la canonizzazione di papa Wojtyla si avvicina a grandi passi e potrebbe essere celebrata già il prossimo ottobre. Nei giorni scorsi la consulta medica della Congregazione delle cause dei santi ha infatti riconosciuto come inspiegabile una guarigione di una donna attribuita al beato Giovanni Paolo II. Un presunto miracolo che se sarà approvato anche dai teologi e dai cardinali porterà il Pontefice polacco a ottenere l’aureola di santo ad appena otto anni dalla morte. In

gennaio il postulatore della causa, mons. Slawomir Oder, ha presentato per un parere preliminare una presunta guarigione miracolosa alla Congregazione vaticana per i santi. Com’è noto, dopo l’approvazione di un miracolo per la proclamazione a beato, le procedure canoniche prevedono il riconoscimento di un secondo miracolo, che deve essere avvenuto dopo la cerimonia di beatificazione. Due medici della consulta vaticana hanno esaminato previamente questo

nuovo caso, dando entrambi parere favorevole. Il dossier con le cartelle cliniche e le testimonianze è stato quindi presentato ufficialmente al dicastero, che ha subito messo in agenda l’esame. Nei giorni scorsi è stato discusso da una commissione di sette medici, la consulta presieduta dal dottor Patrizio Polisca, cardiologo di Giovanni Paolo II, medico personale di Benedetto XVI e ora di papa Francesco. Anche la consulta medica ha dato parere favorevole,

il primo via libera ufficiale da parte del Vaticano, e ha definito dunque inspiegabile la guarigione attribuita all’intercessione del beato Karol Wojtyla. La canonizzazione porterà Giovanni Paolo II ad essere il secondo papa proclamato santo nell’ultimo secolo, dopo Pio X. È ancora prematuro parlare di date, ma potrebbe essere celebrata domenica 20 ottobre, a ridosso della festa liturgica stabilita per il beato Wojtyla, fissata il 22 ottobre. (Andrea Tornielli, Vatican Insider)

Una vita donata per amore. Nella cattedrale di Kikwit in Congo do-menica 28 aprile il vescovo Eduard Mununu apre la causa di beatifica-zione delle sei Suore delle Pove-relle morte durante l’epidemia di Ebola nel 1995. Era l’aprile di 18 anni fa quando le religiose (Dina-rosa Belleri, Clarangela Ghilardi, Annelvira Ossoli, Floralba Ron-di, Danielangela Sorti e Vitarosa Zorza) donarono la loro vita per amore: morirono tutte in poco più di un mese dopo aver contratto il virus Ebola nei reparti dell’ospe-dale di Kikwit. Tre di queste reli-giose erano bresciane. Suor Dina-rosa Belleri era nata in Valtrompia e da bambina aveva conosciuto la povertà della guerra e la paura dei bombardamenti. Quando trova lavoro in una fabbrica di bulloni, fa chilometri a piedi e risparmia

i soldi della corriera “per portar-li un giorno in missione”. Tutto è guidato dalla Provvidenza che la prepara fin da allora alla dura vita missionaria che suor Dina vivrà in Congo per ben 29 anni, tra amma-lati di tubercolosi e di Aids e tra continue crisi politiche, disordini e saccheggi. Il virus Ebola se lo pi-glia tra i tubercolosi di Kikwit e la diagnosi se la fa ad occhi aperti. A una persona che le chiede se non ha paura, risponde: “Cosa ha fatto il mio fondatore? Io sono qui per seguire le sue orme, sono qui per servire i poveri. Il Padre Eterno mi aiuterà”. Così è sempre stata suor Dina: parca di parole, ricca di fatti concreti, coerente alla sua chiama-ta fino alla fine, con estrema natu-ralezza. Il virus la distrugge in po-chi giorni e muore il 15 maggio. Suor Vitarosa Zorza si riassume

tutta nell’immagine di quel sorriso largo e perenne che non abbando-nava mai la sua bocca. Era origina-ria di Palosco ed era cresciuta in una famiglia numerosa, laboriosa ed onesta. Per guadagnare qual-cosa va a lavorare nell’ospedale psichiatrico di Varese, conosce da vicino il carisma delle suore delle Poverelle, si interroga e a 21 anni decide che “È l’ora di dare la mia risposta a Dio”. Suor Annelvira Ossoli era nata a Orzivecchi e da ragazza aveva imparato a fare la magliaia, oltre che aiutare il papà al mercato della verdura e d’esta-te in una piccola gelateria. Erano donne normali che avevano rispo-sto sì alla vocazione missionaria nel campo della salute e tra i dise-redati. Non avevano abbandonato il terreno della carità nemmeno di fronte alla guerra, alle violenze e

ai saccheggi, si arresero solo alla malattia. Gli scritti aiutano a com-prendere bene la forza d’animo di queste testimoni del Vangelo. Il lo-ro ricordo è ancora vivo nella mar-toriata popolazione congolese, la loro storia è stata raccontata an-che nel libro edito dalla Querinia-na “L’ultimo dono”. Oggi la Congre-gazione di Bergamo riunisce circa 800 sorelle che, nelle periferie del mondo, accolgono i bambini e gli anziani partendo dal carisma del fondatore, il beato Luigi Palazzo-lo (1827-1886). È celebre la frase con la quale don Luigi motiva il suo impegno fra i poveri: “Io cer-co e raccolgo il rifiuto di tutti gli altri, perché dove altri provvede lo fa assai meglio di quello che io potrei fare, ma dove altri non può giungere cerco di fare qualcosa io così come posso”.

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ue anni di corso per pre-pararsi a un impegno at-tivo nel campo sociale e politico. Lezioni di do-centi, testimonianze di

addetti ai lavori, esperienze dirette sul campo. La Sfisp, ossia la Scuo-la di formazione all’impegno sociale e politico della diocesi, ha chiuso il suo secondo ciclo di attività. Dopo la prima esperienza in città (nel bien-nio 2008/09-2009/10, cui aveva fatto seguito anche un terzo anno di ap-profondimento), sono giunti al ter-mine anche i tre percorsi proposti in altrettante zone della provincia: a

ti la politica, lo Stato, la democrazia e la dottrina sociale della Chiesa. Il secondo anno ha approfondito alcu-ne tematiche specifiche della dottri-na sociale: legalità, diritto al lavoro, famiglia. Sono stati 37 i corsisti che hanno frequentato la scuola a Bien-no, 31 a Gavardo e 19 a Rovato. In Val Camonica il biennio era cominciato in anticipo rispetto alle altre due zone, pertanto quest’anno è stato proposto un percorso di approfondimento de-dicato all’amministrazione degli enti locali: un corso itinerante in vari Co-muni della Valle che è stato frequen-tato da 34 corsisti. Tirando le som-me sono stati quindi 121 gli attestati di partecipazione consegnati sabato scorso al Centro pastorale Paolo VI in città. Alla cerimonia erano presen-ti don Mario Benedini, responsabile dell’Ufficio diocesano per l’impegno sociale, Michele Busi, direttore uscen-te della Scuola, e Silvano Corli, nuovo direttore della Sfisp. La consegna de-gli attestati è stata effettuata dal ve-

Bienno, Rovato e Gavardo. Ai giovani partecipanti sono state trasmesse le nozioni fondamentali per un ragiona-to impegno nella sfera socio-politica. Il primo anno di corso ha introdotto ai concetti fondamentali, riguardan-

scovo Luciano Monari, che ha anche affidato ai presenti una riflessione sull’impegno del cristiano in politica. Riprendendo uno scritto del teologo Bernard Lonergan, mons. Monari ha osservato: “Il progresso proviene dal valore originante da soggetti attenti, ragionevoli e responsabili. Una perso-na quindi riesce a realizzarsi e a fare del bene per la società se presenta tre caratteristiche: l’attenzione, l’intelli-genza e la responsabilità”. Secondo il Vescovo l’attenzione deriva princi-palmente dalla curiosità. “Si devono leggere i dati e riuscire a identificare quali siano i fenomeni alla base di es-si. Per esempio se nel nostro Paese ci sono meno nascite rispetto a 30 anni fa un buon politico deve capire questo fenomeno e interrogarsi su quali sia-no le conseguenze sul piano sociale”. Intelligenza significa invece “cogliere le strade nuove, attraverso cui le cose possono essere migliorate”. Infine si

Venerdì 26 aprile nel pomeriggio incontro con i cresimandi a Roma.Sabato 27 aprileOre 15.30 - Brescia - Cresime in Cattedrale.Lunedì 29 aprileOre 16.45 - Brescia - Partecipa alla presentazione del libro di Massimo Cacciari presso Palazzo ‘900.Domenica 28 aprileOre 10.30 - Alfianello - Cresime e

prime comunioni.Ore 18 - Borgonato - Santa Messa in occasione della festa patronale.Mercoledì 1° maggioOre 11.30 - Corticelle - Saluto alle famiglie in pellegrinaggio presso la Madonna della Formigola.Ore 16 - Bedizzole - Santa Messa in occasione della Festa del lavoro.Giovedì 2 maggioOre 10 - Brescia - Saluto agli ospiti di Casa industria.Ore 17 - Brescia - S. Messa presso la Comunità Nuova Genesi.Ore 20.30 - Mompiano - Incontro con i rappresentanti del Pro Familia.

è responsabili quando “si valutano in maniera corretta e puntuale non solo i vantaggi ma anche i costi delle pro-prie scelte. Tutte le medicine proposte per curare una malattia hanno infatti sia effetti benefici sia controindica-zioni. L’aspetto fondamentale è valu-tare questi effetti nel lungo periodo e non a breve raggio”. Il politico infatti “deve essere orientato non al risulta-to immediato, ma verso un orizzonte di più ampio respiro”.

La cancelleria della Curia diocesana annuncia i seguenti provvedimenti dell’Ordinario:La nomina a parroco della parrocchia di Ponte San Marco del sac. don Michele Tognazzi, già “fidei donum” in Burundi.La costituzione del nuovo Ufficio per l’educazione, la scuola e l’università, che sostituisce e accorpa l’attuale Ufficio per la scuola e il servizio per la pastorale universitaria; il nuovo Ufficio avrà sede presso i locali della diocesi

di via Bollani, 20, a partire dall’1 settembre 2013.La nomina dei membri di tale ufficio: direttore: don Raffaele Maiolini; responsabile per la pastorale scolastica: Davide Guarneri; responsabile per l’insegnamento della religione cattolica: Luciano Pace; responsabile per la pastorale universitaria: don Giovanni Milesi.La nomina a responsabile del Centro universitario diocesano “Vittorino Chizzolini” e ad assistente ecclesiastico del Gruppo diocesano Fuci del sac. don Giovanni Milesi.

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rescia ha ospitato la 50ª Giornata mondiale di pre-ghiera per le vocazioni, nata per volontà di papa Paolo VI, per dare rilievo

al valore della preghiera nella rispo-sta vocazionale. Papa Montini pensò alla Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni per favorire la risco-perta della preghiera come esperien-za che aiuta a “mettere in gioco” la vita. La vocazione ha il pregio di far conoscere un’esperienza che molti hanno fatto: quella di sentirsi chiama-ti e quindi di esserci e di prendere co-scienza della propria identità. Ancor di più la giornata rivela e fa intende-re – “Progetta con Dio… Abita il fu-turo” – che chi chiama ci conosce e lo fa perché ci ama e ha qualcosa da proporre: un progetto e un futuro. Un Padre che chiama per nome già di per sé indica l’aspetto affettivo di un rap-porto che apre a dolcezze d’amore, a consolazione e a gioia. Chi ha speri-mentato questa chiamata paterna ha provato tutto questo. La vocazione diventa un incontro che apre alla co-

figlia, scomparsa all’età di 14 anni. La mattinata di domenica 21 aprile è ini-ziata presto, alle 6, con la cammina-ta vocazionale promossa dal Csi dal-la parrocchia di Concesio Pieve alla Cattedrale di Brescia dove alle 11 il vescovo Monari ha celebrato la Santa Messa per la Giornata mondiale del-le vocazioni. Dio ci ha donato Gesù: ci ha donato il suo amore in un vol-to umano di cui potessimo innamo-rarci; ci ha messo davanti una forma concreta di vita che apparisse bella, affascinante. Gesù promette la vita eterna come fosse un dono immen-so, desiderabile; ma sembra, ha det-to il Vescovo nell’omelia, che per noi il vero valore desiderabile sia solo la vita presente con le sue tante oppor-tunità: ricchezza e piacere, potere e successo. “Potrebbe sembrare una scelta tra valori diversi: i valori im-mediati della vita materiale contro i valori più elevati, spirituali, della vita etica. Ma il Vangelo – spiega Monari – non dice così; parla invece di un rap-porto personale, affettuoso, amicale con Gesù: le pecore che gli apparten-

1600 ragazzi in pullman da Brescia a Roma per partecipare alla “Festa della fede”, quella che un tempo era l’esperienza nota con il nome di “Roma Express” si amplia. Tra i ragazzi c’è anche un quattordicenne di Orzinuovi, Paolo Almeoni (nella foto con il curato di Orzinuovi don Luciano Ghidoni, con don Marco Mori e con don Adriano Bianchi), che avrà la fortuna di ricevere la cresima dal Santo Padre in Piazza San Pietro. Visibilmente emozionato, Paolo è consapevole

del privilegio ed è entusiasta di vedere da vicino il papa Francesco. Oltre a Paolo e al padrino, anche alcuni suoi familiari potranno salire sul sagrato della Basilica di San Pietro per assistere alla Santa Messa. Sono 50 i ragazzi che da tutto il mondo (cinque italiani) riceveranno domenica 28 aprile il dono dello Spirito Santo.I bresciani arriveranno a Roma nel tardo pomeriggio presso il santuario del Divino Amore dove incontreranno il vescovo Monari

noscenza profonda di se stessi e aiu-ta ad avvertire, anche se in forme da sviluppare e da approfondire, il senso del cammino che si ha davanti. È la fede che ci dà la possibilità di questa esperienza perché la fede è incontro. Nel pomeriggio di sabato 20 aprile un convegno ha ricordato come la santi-tà è possibile in tutte le stagioni della vita e in tutte le vocazioni. Non sono mancate le testimonianze dirette sul-la vita dell’adolescente Giulia Gabrie-li e della giovane beata Chiara Luce Badano, su quella del martire don Pi-no Puglisi e dei coniugi Santa Gianna Beretta e Pietro Molla. Sara e Anto-nio, genitori di Giulia Gabrieli, gira-no l’Italia per raccontare la vita della

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che consegnerà loro il mandato della mistagogia: “Cari ragazzi, la vostra vita nasca dalla sicurezza di essere amati dal Signore; sia un cammino e una corsa dietro al Signore; non abbiate troppa paura di niente, né del mondo, né della vita, né di voi stessi”. Nella giornata di sabato parteciperanno al pellegrinaggio verso la Basilica di San Pietro e visiteranno, con la regia tecnica di Brevivet, la città. Domenica mattina, infine, in piazza la Giornata dei cresimandi e dei

cresimati con i curati bresciani che concelebreranno con il Papa. Al termine della celebrazione, Paolo e gli altri 49 ragazzi parteciperanno a un momento di fraternità con papa Francesco al quale il ragazzo di Orzinuovi consegnerà, a nome di tutti i ragazzi bresciani, un assegno per le opere di carità del Santo Padre: i soldi verranno raccolti tra i partecipanti. L’intento, ha spiegato don Marco Mori, è quello della diocesi che si fa dono in uno sguardo di umanità e di universalità.

Nelle foto pubblicate a destra vengono proposti alcuni scatti della due giorni bresciana per la Giornata mondiale delle vocazioni. A destra un’immagine della veglia degli ordinandi celebrata sabato 20 alla Basilica delle Grazie, la camminata dalla parrocchia di Concesio Pieve alla Cattedrale, la Messa, i giochi in piazza e il convegno ospitato all’Istituto Paolo VI con don Angelo Maffeis, mons. Carlo Bresciani, mons. Domenico Sigalini e mons. Domenico Dal Molin.

gono, dice, ascoltano la sua voce, si fidano di lui e lo seguono. La fiducia in Gesù sembra indispensabile per-ché gli uomini possano liberarsi dal-le paure e dalle seduzioni per vivere all’altezza della loro vocazione: chia-mati a vivere per la verità rifiutando ogni forma di menzogna; chiamati a donarsi secondo una logica di amo-re e di fecondità invece di chiudersi nella sterilità del narcisismo”. Nel po-meriggio piazza Paolo VI ha ospitato, nonostante il tempo incerto, tre ore di giochi all’aperto organizzati dal Csi per i ragazzi dai nove ai 13 anni. La testimonianza di chi ha fatto questo incontro, di chi ha udito la chiamata, è accompagnata dal sorriso perché quando si sa dove andare e il perché, allora il viaggio della vita diventa più gioioso e ricco di valore. Nella stra-ordinaria e ricchissima diversità del-le esperienze, dalla vita dono totale di sé, nella consacrazione o nella co-struzione di un’avventura umana par-ticolare e aperta alla vita, il dato ricor-rente è comunque sempre e solo quel-lo dell’amore. Si può dire allora che la vocazione è l’esperienza dell’amore nella vastità immensa delle scelte; la vocazione da chiamata diviene alla fine il varco verso la realizzazione di un sogno che corrisponde al tessuto del nostro essere.

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A un anno di distanza dalle scosse del terremoto che ha ferito la terra del nord Italia, domenica 5 maggio la parrocchia di Costorio di Concesio incontrerà la comunità terremotata di Bondeno (Mn) nell’ambito dei gemellaggi coordinati dalle Caritas diocesane di Brescia e di Mantova. Queste giornate di gemellaggio hanno lo scopo di favorire l’incontro tra comunità nel segno della “prossimità”, per dimostrare in concreto il desiderio che la

parrocchia colpita da una calamità naturale possa riprendere al più presto un cammino più sereno, anche nella consapevolezza della vicinanza di altre comunità “più fortunate”. Nella giornata del 5 maggio, l’esperienza di gemellaggio inizierà con la visita ad un caseificio del Parmigiano Reggiano colpito dal terremoto e ormai ripartito nella propria attività, seguirà la celebrazione della Santa Messa e il pranzo offerto dalla comunità

di Bondeno. Nel pomeriggio, è prevista la visita alle ferite ancora aperte provocate dal terribile terremoto del 20 e 29 maggio 2012. A conclusione della giornata, dopo una partita di pallavolo tra i giovani delle due comunità, la compagnia teatrale Santa Giulia di Costorio offrirà alla comunità di Bondeno una commedia teatrale. Una domenica di comunità, che dà continuità ad un percorso di vicinanza durato un anno.

ducare alla fede per es-sere testimoni di umani-tà. La fede che si rende operosa per mezzo della carità (Gal 5,6)”, questo il

titolo del 36° Convegno nazionale del-le Caritas diocesane svoltosi a Monte-silvano dal 15 al 18 aprile scorso. Cen-trale la relazione teologico-pastorale di Bruno Forte, arcivescovo di Chie-ti-Vasto, che ha delineato l’itinerario dell’educazione alla fede attraverso l’icona biblica dei Magi che dal lonta-no Oriente vanno a Betlemme, guidati da una stella (Mt 2,1-12). Sei le tappe costitutive dell’itinerario dei “cerca-tori di Dio”: la domanda originaria (vennero da Oriente); il bisogno di es-sere guidati (abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti per ado-rarlo); l’ascolto umile, perseverante, fiducioso della Parola di Dio (perché così è scritto per mezzo del profeta); lo spazio tragico della tentazione (al-lora Erode..), la vera gioia dell’incon-tro con Dio (ed ecco la stella… entrati nella casa…), il dono di sé (gli offriro-no oro, incenso, mirra). È proprio ai doni dei Magi che mons. Forte fa rife-rimento per dar conto del necessario sfociare della fede nei pensieri e nei gesti della carità: l’oro sta a dire che nell’amore non va dato il superfluo ma quanto di più prezioso si possiede; l’incenso sta a significare che nel com-piere questo dono si vive inseparabil-mente un atto di lode e di adorazione a Dio; la mirra, infine, usata nel mon-do antico come profumo e unguento per i corpi dei defunti amati, sta a di-re che l’amore vero comporta anche il dono della propria vita, il sacrificio

sponsabilità a cui si è stati chiamati. Il ritorno dei Magi al loro paese di-ce precisamente questo, escludendo ogni concezione consolatoria della fede, che ne faccia un rifugio per sot-trarsi ai propri doveri e alla rete di amore, in cui ciascuno è posto”. Anco-ra: “il ritorno alla vita ordinaria dopo l’incontro con il Signore avviene per un’altra strada. Si è gli stessi, eppure non più gli stessi, se si è vissuto l’in-contro col Dio vivente.” Nell’intrec-cio fede - carità, fatto dall’impastare Parola e vita (Madeleine Delbrél), si inserisce anche “Rimanete in me…”, il Convegno delle Caritas parrocchiali della diocesi di Brescia, del 25 maggio prossimo presso il Teatro S.Giulia del Villaggio Prealpino.

di sé. Nel culminare nel dono di sé, le sei tappe costitutive dell’itinerario dei “cercatori di Dio” aprono nondimeno a un seguito: vivere la fede nella quo-tidianità. Così mons. Forte riguardo al “per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (v. 12): “l’incontro con Dio non fa evadere dalla storia, dagli impegni della quotidianità e dalle re-

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ederico Ozanam nasce a Milano il 23 aprile 1813. La sua opera di fede e ca-rità al servizio degli ultimi rappresenta tutt’oggi un

modello di vita esemplare per gli ol-tre 800mila vincenziani attivi in tutto il mondo. Fondamentali per la sua crescita e la sua educazione sono il profondo insegnamento di rettitudi-ne e di fede autentica trasmessogli dai genitori. Il padre Jean Antoine eserci-ta la professione medica e non esita a curare gratuitamente ammalati in-digenti, mentre la madre, Marie Nan-tas, fonda a Lione una “compagnia” di donne impegnate a sostegno di ope-raie, vedove, anziane. Durante l’ado-lescenza, Federico vive una sconvol-gente crisi interiore, uno scontro tra una coscienza desiderosa di trovare la fede e la verità, e la cultura dominan-te che non concede ai laici un ruolo attivo all’interno della Chiesa. Decisi-vi per la propria maturazione umana e spirituale sono gli anni universitari

dalle file degli anticlericali: “Voi che vi vantate di essere cattolici, che cosa fa-te? Dove sono le opere che dimostra-no la vostra fede e che possono farla rispettare ed amare?” La soluzione è semplice ma estremamente rivoluzio-naria: andare dai poveri. Il 23 aprile 1833, giorno del 20° compleanno di Federico, presso la sede del giorna-le “La Tribune Catholique”, nasce la prima Conferenza di Carità: guidato dal Vangelo, questo gruppo di amici rifiuta la tentazione del potere e si ri-unisce in fratellanza e convivialità per prepararsi ad accogliere e amare i bi-sognosi. Ozanam sperimenta la forza del messaggio di San Vincenzo avvi-cinandosi al popolo di diseredati che vive nella denutrizione, nella malattia e nella totale mancanza di prospettive future. Le visite porta a porta e stra-da per strada sono il tratto distintivo dell’operare delle prime Conferenze e rappresentano una forma di aiuto che non può prescindere dalla cono-scenza diretta dell’altro. Gli incontri

parigini. Nel 1831, diciottenne, intra-prende gli studi di legge nella capitale francese. Il giovane incontra intellet-tuali del calibro di Lamartine, Hugo, Chateaubriand, si confronta con gli ideali romantici, con le teorie sociali-ste e con l’emergere del cattolicesimo sociale; ma è attratto soprattutto dal-le “Conferenze di storia” di Emanuel Bailly de Surcy, fervente credente ca-pace di riunire a sé tutti quegli studen-ti cattolici desiderosi di trovare una voce autentica e autorevole in difesa di una fede screditata, soprattutto in ambito accademico. Ozanam e altri cinque compagni decidono di attivarsi per dare una risposta concreta a una domanda provocatoria che proviene

fraterni introdotti da Ozanam si co-stituiscono come un percorso di ap-prendistato per “salire alle soffitte del povero, nel sedersi al suo capezzale, nel soffrire il freddo che egli soffre” e si definiscono come “via preparato-ria” spirituale per poter affrontare in piena consapevolezza le necessarie ri-forme sociali votate alla giustizia. Alla base di ogni riflessione e di ogni azio-ne sta il principio della carità, come solidarietà a servizio degli ultimi, da

L’8 marzo scorso “Casa Ozanam” di Brescia ha ospitato nella sede di via Gabriele Rosa l’anteprima dell’esposizione “Self Portraits”. Guidate da due artiste-terapiste dell’Accademia di Belle Arti di Brera, sei donne accolte all’interno della struttura hanno lavorato per più di un mese alla realizzazione manuale di autoritratti in forma cartacea, variopinte opere d’arte che raccontano la propria storia, un passato complesso, un presente alla ricerca di equilibrio, un futuro

da riprogettare giorno dopo giorno. Tale iniziativa si basa su un’idea di arte come terapia e strumento creativo per elaborare e comunicare emozioni: non mira né a curare né a intrattenere, come se si trattasse di una medicina da somministrare o di un passatempo mattutino, ma a valorizzare la libera espressività della persona. Si fa quindi leva sull’immaginazione e sulla fantasia per far emergere e superare ricordi dolorosi che impediscono il fiorire di una nuova esistenza, per ritornare

ad avere fiducia in sé stesse e nel mondo esterno. Attraverso percorsi fortemente personalizzati, le ospiti sono riuscite a ricostruire la trama di senso che sorregge le proprie vite, rispecchiandosi in una concreta parte di sé che ha finalmente intravisto la luce, che è sbocciata bucando il velo di silenzio che la avvolgeva. Nel mese di giugno, le opere verranno esposte nei locali del Museo di Santa Giulia e potranno essere apprezzate gratuitamente dal grande pubblico.

non confondere con un atteggiamen-to pietistico e assistenzialista, poiché al centro di ogni progetto deve esserci la dignità umana e la speranza di ri-nascita a partire da una visione con-temporanea del messaggio cristiano. Per Ozanam, la parola e l’esempio di Gesù non possono limitarsi a un ap-proccio devozionale e dogmatico, ma vanno fatti rivivere quotidianamente nel tempo storico in cui l’uomo vive e agisce.

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Il Centro diurno anziani di Orzinuovi in collaborazione con l’Associazione Mafalda, il Centro servizi per il volontariato e la Fondazione comunità della pianura bresciana ha organizzato tre incontri rivolti alla cittadinanza dal titolo “Volontari per passione”. L’iniziativa rientra nel progetto “Associazione di volontariato in rete” attivato con il contributo della Regione Lombardia. Con questi appuntamenti si intende favorire il lavoro di

rete e collaborazione tra le organizzazioni cercando di valorizzare l’importante ruolo svolto dalle associazioni a favore della collettività. Il 19 aprile scorso si è tenuto l’incontro inaugurale sull’essere volontari oggi, con Felice Scalvini. Il secondo appuntamento è in calendario per il prossimo 17 maggio alle 20.30 “Movimentazione manuale delle persone” introducono il dott. Pezzali e la dott.ssa Roncali presso la Sala Guarneri del Centro

diurno di San Paolo, mentre il 19 maggio alle 9 va in scena il tour del volontariato “I volontari del trasporto scendono in piazza”: il percorso partirà da Orzinuovi per poi attraversare Villachiara, Borgo San Giacomo, Quinzano d’Oglio, San Paolo, Barbariga, Dello, Longhena, Mairano, Lograto, Maclodio, Corzano, Pompiano, Orzivecchi ed Orzinuovi. Per maggiori informazioni contattare Centro diurno anziani di Orzinuovi tel. 030/9941820.

ltime settimane di cam-pagna elettorale in cit-tà da vivere in un clima politico nazionale sem-pre più ingarbugliato e

poco decifrabile. In questo contesto, nel quadro degli interlocutori di rife-rimento, spesso viene chiamato quale buon esempio e parte virtuosa della società il volontariato, quella squadra di persone – indefinibile, fluida, diffi-cilmente tracciabile – che si impegna all’interno di organizzazioni o realtà che hanno finalità di utilità diffusa. Un volontariato che però, ribadisce il presidente del Csv Urbano Gerola, “non può essere strumentalizzato per scopi di parte. Ciò non vuol dire che i volontari desiderosi di partecipare alla competizione elettorale per por-tare dentro la politica amministrativa i valori di fondo del volontariato, non possano farlo, anzi è buona cosa che lo facciano, evitando essi stessi o altri la strumentalizzazione”. Il documen-to guida su questa tematica, anche perché redatto dagli stessi volontari, è il documento finale della 6ª Confe-renza nazionale del volontariato. Una sintesi che raccoglie le istanze e gli impegni che le organizzazioni riuni-te non hanno mancato di assumere: “Ci impegniamo ad essere più incisi-vi sia sul piano politico che su quello sociale, rafforzando ad ogni livello � dal locale, al regionale al nazionale � forme di rappresentanza autorevoli e unitarie. Chiediamo a chi governa di rimettere al centro delle scelte politi-che, economiche, culturali ed ammi-nistrative la persona umana, criterio e senso di ogni politica. Chiediamo

di benessere della popolazione, ma per molte fasce anche una dignitosa sopravvivenza. È il tempo, più che in altri momenti, di scelte di valore pri-ma ancora che economiche e ammi-nistrative. È il tempo di immaginare e proporre un tipo di comunità: aper-ta o chiusa, inclusiva o emarginante, solidale od ostile. Una comunità che privilegi opere prestigiose o il servizio alle categorie più deboli e fragili del-la popolazione, gli interessi dei pochi privilegiati o delle molte persone “co-muni”. Una realtà amministrativa che veda la costante partecipazione della popolazione e delle sue rappresentan-ze, nei momenti decisivi delle scelte o che le coinvolge solo nel tempo delle decisioni impopolari.

che la politica faccia più attenzione alla crescente voglia di comunità, che ha bisogno di virtù civiche, amicizia e beni relazionali”. Richieste che valgo-no anche nel nostro territorio: il pre-sidente Gerola evidenzia che “Queste elezioni si collocano nel bel mezzo di una crisi economica e politica che sta mettendo a rischio, non solo lo stato

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o scorso 19 aprile, pres-so la Sala Bevilacqua di via Pace, in città, si è tenuto l’ultimo incontro del Ciclo “Lezioni di fi-

losofia”, promosso dalla Coopera-tiva cattolico-democratica di cul-tura in collaborazione con i Padri della Pace. Scopo dei tre incontri delle “Lezioni di filosofia”, avviati venerdì 5 aprile, è stato quello di analizzare “il problema di Dio nel pensiero del Novecento”, soffer-mandosi sulle opere e sul pensie-ro di tre importanti filosofi come Jean-Paul Sartre, Karl Jaspers e, infine, Edith Stein. Proprio alla Stein è stato dedicato l’incontro conclusivo, che ha visto un interessantissimo approfondi-mento della professoressa Ange-la Ales Bello, sulla santa polacca. La professoressa Ales Bello è pro-fessore emerito di storia della fi-losofia contemporanea presso l’Università lateranense di Roma.

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Attenta studiosa della fenomeno-logia di Husserl si è quindi dedica-ta all’approfondimento delle opere di Edith Stein, allieva di Husserl, curandone l’edizione italiana. At-tualmente ricopre la carica di pre-sidente del Centro italiano di ricer-che fenomenologiche e dell’Asso-ciazione italiana Edith Stein, en-trambe con sede a Roma. Edith Stein, nata nel 1891 da una famiglia ebraica, si laureò in filoso-fia nel 1916 e fu allieva di Husserl a Gottinga, in Germania. Allontanatasi dalla fede a tal pun-to da definirsi atea, fu in questo

periodo tedesco che, l’incontro con alcune persone interessate a filosofia e religione, la indusse a riprendere la propria esperien-za religiosa avvicinandosi però al cristianesimo e facendosi battez-zare nel 1922. La scelta di divenire cristiana fu dettata da diverse ragioni tra cui il fatto che le chiese fossero sem-pre aperte e che tra i fedeli cri-stiani ci fosse apertura ed acco-glienza ma anche l’attenta lettura e conseguente analisi delle opere di Santa Teresa d’Avila. All’inter-no dei suoi scritti Santa Teresa affrontava il tema dell’interiorità e asseriva che ogni essere umano dovesse guardarsi dentro per me-glio comprendersi. Colpita da simili affermazioni Edith Stein le fece proprie; nella sua analisi dell’essere umano la Stein capì che lo stesso era forma-to da corporeità, psiche e capacità di valutare e decidere. L’identità

dell’essere umano è quindi un nu-cleo di esso che non può tuttavia essere confuso con nessun altro. Riavvicinandosi alla fede Edith Stein comprese fino in fondo l’im-portanza di tale nucleo: rifletten-do quindi sulla versetto evangeli-co “se non ritornerete come bam-bini…” capì che nel nucleo di una persona c’è la presenza del divi-no, la traccia profonda, la fonte dell’esperienza religiosa. Nei bambini il nucleo è ancora co-me in origine e per ritornare come loro sarebbe importante avere in-genuità e innocenza tipici dei più piccoli. La traccia di Dio presente nel no-stro nucleo, tuttavia, per divenire fede deve essere accettata da tutte le altre parti dell’essere umano, la-vorando di pari passo con la liber-tà che ci permette di scegliere se fare il bene o no. Accettare la pre-senza di Dio in noi significa quindi riconoscerla, amarla e afferrarsi a

lei. Nel corso della storia, alcuni uomini, i profeti, hanno avuto il privilegio di essere ispirati da Dio che a loro si è rivelato salvo poi rivelarsi, una seconda volta, nel mistero dell’Incarnazione. Pren-dendo ad esempio Santa Teresa e la sua opera “Il castello interiore” la Stein comprese che solo entran-do nel castello della nostra vita in-teriore sarebbe stata possibile una vera conversione e la sperimenta-zione di dolcezze dell’anima fino a giungere alla sesta dimora del nostro io, l’esperienza dell’estasi, spesso vissuta da Santa Teresa e preceduta dal misticismo. Edith Stein morì ad Auschwitz, nel 1942, e fu proclamata santa da Giovanni Paolo II, nel 1998, con il nome di Santa Teresa Benedetta della Croce che la donna aveva assunto in seguito al suo ingres-so nel Carmelo di Colonia. L’anno successivo, la decisione di dichia-rarla compatrona d’Europa.

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Sabato 27 aprile torna a Brescia Franco Branciaroli (nella foto) in una delle sue più apprezzate produzioni teatrali. Il consulente artistico del Ctb torna sul palco del Santa Chiara con quel “Don Chisciotte” che da qualche anno sta girando l’Italia salutato dal successo di pubblico e di critica. Lo spettacolo resterà in scena sino al 24 maggio prossimo. Le repliche del 7 e 8 maggio sono inserite nel programma della rassegna “Altri Percorsi”. “Don

Chisciotte”, che arriva a Brescia nel progetto e con la regia curata dallo stesso Branciaroli, è un enorme trattato sull’imitazione: così come lui imita i cavalieri, Branciaroli imita i cavalieri della scena nel doppio ruolo di Don Chisciotte e Sancho Pancia, cui darà, imitandole, le voci di Vittorio Gassman e Carmelo Bene. Il vagabondare verbale, divertente e commovente insieme, dei due mattatori ripercorrerà alcune delle scene più celebri

del grande romanzo picaresco del siglo de oro spagnolo. “Immagino Gassman e Bene nell’aldilà – spiega Branciaroli – mentre confessano che avrebbero sempre voluto mettere in scena il libro più d’avanguardia che ci sia, il ‘Don Chisciotte’. Li faccio parlare e così, accanto ai personaggi dell’Hidalgo e di Sancho, riprenderanno vita anche i loro dialoghi, i loro battibecchi, il loro immaginario”. Ecco che le “maschere verbali”

dei due grandi protagonisti della scena teatrale italiana, daranno anche occasione di ritrovare atmosfere di un Gran teatro che non c’è più. E divertimento con un pizzico di nostalgia sarà infatti la temperatura emotiva dello spettacolo, impreziosito dalle scene disegnate da Margherita Palli e dalle luci di Gigi Saccomandi. I biglietti sono in vendita presso il Teatro Sociale in via Cavallotti 20, a Brescia. Info www.ctbteatrostabile.it

ntiche vie che collegano Europa e Asia passano dall’Armenia. È una ter-ra misteriosa che cattura immediatamente l’imma-

ginazione, evoca il passato e risveglia i sensi nel presente. Dai tempi dell’ap-prodo di Noè sul monte Ararat, ai viag-gi di Marco Polo lungo la Via della se-ta, dalla conversione per opera di San Gregorio l’Illuminatore, al genocidio di un milione e mezzo di persone ad opera dei Turchi all’inizio del secolo XX fino alla non risolta questione del Nagorno Karabakh, gli armeni sono un popolo fiero, con un forte senso d’identità culturale e religiosa. L’Armenia è una terra affascinante. Le tracce della sua storia sono visi-bili nei monasteri e negli ancestrali villaggi situati in strette e affascinan-ti gole di montagna o circondati da immensi campi di grano appena mie-tuto. L’Armenia è un piccolo Paese caucasico stretto tra popoli spesso

ostili e che mantiene i segni del suo passato glorioso malgrado sia stata terra di invasioni e massacri. I più emblematici sono il tempio ellenisti-co di Garni, le chiese intagliate nella roccia di Geghard, le caverne rupestri, i complessi monastici di montagna, le fortezze e le migliaia di khatchkar (le croci di pietra) uniche nel loro gene-re insieme a paesaggi mutevoli che incantano la vista del visitatore alter-nando innumerevoli corsi d’acqua a steppe erbose, campi coltivati a trat-ti boschivi. L’Armenia è un Paese dall’atmosfera strana; la gente non è abituata al tu-rismo. Tutti sono gentili e disponibi-li, ma nessuno fa la prima mossa, os-servano da lontano cercando di non farsi notare e sperando che nessuno domandi loro qualcosa. Non hanno ti-more dello straniero a causa di ciò che hanno subito in passato, ma piuttosto hanno paura di non riuscire a comu-nicare, a farsi capire. Pochi di loro co-

licos dell’Armenia diffondendo la fe-de cristiana. Oggi il 94% degli armeni è cristiano appartenente alla Chiesa apostolica armena e riconosce nel ka-tholicos la sua guida spirituale. Ech-miazin ne è il centro religioso più im-portante. Qui si trova, infatti, la Santa Sede della Chiesa armena. Noravank, poi, è un altro tra i complessi monasti-ci più importanti opera dell’architetto Momik vissuto nel XIII sec., è un capo-lavoro sia dal punto di vista architetto-nico sia per la posizione suggestiva in

noscono una lingua diversa, ma, supe-rato il sospetto iniziale, si concedono all’interlocutore dimostrando tutta la loro generosità. In Armenia tutto parla di cristiane-simo ed è interessante, visitando i numerosi monasteri, ammirarne l’ar-chitettura essenziale ed osservare le persone che offrono a Dio la loro fede incondizionata accendendo candele votive. I khatchkar ne sono la nota più evidente: lastre di tufo scolpite che raffigurano la croce dalla base fio-rita, simbolo di continuità della vita. Tra i monasteri più significativi c’è il Monastero di Khor Virap. Situato su di una collinetta a 30 km a sud della capitale Yerevan, gode dello sfondo delle cime dell’Ararat e domina pa-scoli, nidi di cicogne e vigneti. Fu il luogo della prigionia di San Gregorio l’Illuminatore che per 12 anni fu impri-gionato in un pozzo dal re Tiridate III che poi si convertì al cristianesimo e San Gregorio divenne il primo katho-

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fondo ad una gola rocciosa. Yerevan, la capitale, al contrario, è un simbolo del degrado e del disfacimento impe-rante nei Paesi facenti parte dell’ex Unione Sovietica: le periferie sono do-minate da palazzoni enormi decrepiti ed in pessimo stato di manutenzione, mentre un po’ meglio si presenta la zo-na immediatamente attorno al centro dove spiccano molti giardini popolati di chioschi, bar e ritrovi. Sembra ap-partenere ad un altro pianeta, infatti, il centro: l’ordinata Piazza della Re-pubblica con i giochi notturni di lu-ci e suoni delle fontane, le boutique nelle animate vie limitrofe. Un forte contrasto che si percepisce per chi ha, magari, appena visitato i paesini distanti solo pochi chilometri, dove in questi anni si è tornati a riscaldare le case con lo sterco di vacca essiccato. La crisi economica non ha risparmia-to il Paese e certo non hanno aiuta-to questo popolo a intraprendere la strada di un maggior sviluppo il forte

terremoto del 1988, la guerra per di-spute territoriali con i vicini dell’Azer-baijan ed i contrasti mai sopiti con la Turchia per via del genocidio dei primi del Novecento. Proprio alla tragedia del genocidio è dedicato il Memoriale che con l’alto ed aguzzo obelisco do-mina la città dalla Collina delle Ron-dini. Un luogo commovente che, per alcuni versi, richiama nell’emozione altri luoghi della memoria come lo Yad Vashem di Gerusalemme. Qui pre-

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Per il “Brescia Festival di Danza”, promosso dall’associazione Danzarte, sabato 27 aprile va in scena al Teatro Sociale di Brescia lo spettacolo “Tango di luna - Recuerdo del porvenir”, con Luciana Savignano (nella foto), Alejandro Angelica, Matteo Bittante, Fabrizio Calanna e Cristian Cucco. La Savignano incontra il tango, e il tango incontra la sua vita, i suoi pensieri. Passato, presente e futuro

scorrono su tre linee parallele: si rincorrono, si afferrano, si sovrappongono, si lasciano, si riprendono. Accade che una voce viene fuori dalla luna, viene fuori dall’ombra e dal silenzio, dallo spazio, dall’immagine di uno sguardo, arriva. Arriva e il tempo si ferma e la luna fa nascere un inizio. Imparando a camminare si comincia a imparare il tango, e ogni passo di Luciana Savignano è ogni volta il primo. Sotto le

luci al neon di una milonga abbandonata vive un mondo a parte, fatto di ombre e di tracce, di scarpe consumate e di gesti meccanici, ripetitivi, di nostalgia e di regole rigide e acquisite. Un cameriere continua a svolgere i suoi riti quotidiani a passo di tango, come se il luogo fosse pieno di gente. È una figura, ambigua, rigida, fredda. Dipende totalmente dallo spazio e dalla situazione in cui si trova, tanto da

assorbirne ogni volta i climi e da mettersi sempre al servizio di ciò che accade. Un uomo, seduto per terra con lo sguardo fisso, lucida ossessivamente le sue scarpe da tango. In scena con la nota étoile italiana l’argentino Alejandro Angelica, insegnante, ballerino e coreografo di tango argentino, che ha fondato a Milano una delle maggiore scuole di tango in Italia. Per informazioni: www.danzarte.info.

gò anche papa Giovanni Paolo II nel-la sua memorabile visita del 2001 dal 25 al 27 settembre in occasione delle celebrazioni per il 1700° anniversario della conversione dell’Armenia al cri-stianesimo.A Yerevan altri poi sono i luoghi del grande patrimonio identitario della nazione. Tra questi il Matenadaran, la biblioteca che raccoglie i 17mila manoscritti armeni. Un edificio mo-derno, anch’esso in stile un po’ russo, che sta in fondo all’Avenue Mashtots, dove ovviamente domina la statua di Mesrop Mashtots che inventò nel 400 d.C. l’alfabeto (39 caratteri, nes-sun numero) e la lingua armena con lo scopo di far conoscere la Bibbia al suo popolo. Sembra, che la prima frase scritta in armeno, direttamente dall’inventore, sia stata un testo del Libro dei Proverbi: “Per conoscere la sapienza e la disciplina, per capire i detti profondi, per acquistare un’istru-zione illuminata”.Una visita completa non può prescin-dere da un’uscita al nord dove, im-mersi in un ambiente ricco di boschi e foreste, colpiscono sicuramente Ha-ghpat e Sanahin, entrambi Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, piuttosto che Goshavank. Come pure ad est imperdibili sono i paesaggi del sug-gestivo Lago Sevan.L’Armenia è un Paese insolito che è riuscito a mantenere nei secoli la sua storia e la sua unicità e, anche per que-sto, merita di essere visitato. Il Monte Ararat veglia protettivo sul Paese, anche se da tempo è in ter-ra turca, e chissà se lassù, come già ipotizzò Marco Polo ne “Il Milione”, è ancora conservata l’Arca di Noè. La vista della sua cima innevata e illumi-nata dal sole è lo spettacolo con cui la grande montagna ha voluto salutarci il giorno della partenza per regalar-ci un ultimo emozionante ricordo da portare a casa.

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La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dalla chiesa parrocchiale di Cristo Re in Brescia su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

Da lunedì al venerdì, a partire dalle 7, Radio Voce vi informa sui principali fatti da Brescia, dall’Italia e dal mondo. Nell’arco di oltre due ore in diretta, potrete seguire rassegne stampa locali e nazionali, ed approfondimenti sulle notizie principali. Per cominciare la giornata col piede giusto, ascoltando la musica migliore e costantemente informati, l’appuntamento è con Brescia in diretta. Seguite il nostro consiglio e buon ascolto.

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I dati parlano chiaro: negli ultimi cin-que anni il pubblico televisivo in Italia è aumentato, e di parecchio. Nono-stante le proiezioni dessero per spac-ciata la tv tradizionale, oscurata dai nuovi mezzi di comunicazione – pri-mo fra tutti internet –, e pur essendo decaduta in una ridondante autorefe-renzialità, dal 2008 a oggi i telespet-tatori acquisiti dalla tv italiana sono 1 milione 600mila.Sicuramente il tamtam del digita-le terrestre è servito: con centinaia di canali a disposizione sembra più semplice ritagliarsi una tv su misura, saltando da un canale all’altro col te-lecomando in una mano e la guida tv

nell’altra. C’è però un altro fattore di “successo” per la tv generalista: quel-la crisi economica e quindi culturale che ha rinchiuso la gente in casa più del passato. È chiaro che se non ci sono i soldi per uscire la sera, ci si compra le pizze surgelate e si resta a casa. E una serata in casa in qualche modo coincide sempre con la tv ac-cesa, prima o poi.Insomma, responsabili dell’aumento di pubblico sono la “neo-tv espansa” e la crisi. Di certo non la qualità dei programmi. Soprattutto perché è an-che lo stesso comparto televisivo a subire tagli ai costi e al personale. Si calcola che gli investimenti pubbli-

citari nel mercato audiovisivo siano diminuiti del 14,3%, il dato peggiore degli ultimi 20 anni. Per esempio fra il 2011 e il 2012 il settore della fiction ha subito un calo di introiti dell’8,8%, equivalente a circa 15 milioni di euro.Quindi ci troviamo davanti a una si-tuazione paradossale, ma tuttavia re-ale: con la crisi aumentano gli utenti e le ore pro capite davanti alla tv (253 minuti al giorno, record europeo), e allo stesso tempo diminuisce il bud-get per produrre tv di qualità.C’è però una soluzione, che parte da un presupposto fondamentale: chi prima spendeva male i tanti soldi ot-tenuti per fare un programma, ora

spenderà male i pochi soldi ottenuti. Ovvero: la brutta televisione c’era pri-ma della crisi, e ci sarà anche dopo la crisi. E lo stesso discorso vale anche per la bella televisione, che spesso funziona anche senza finanziamenti faraonici. Un esempio più che mai attuale che dimostra come la tv pos-sa vivere anche senza soldi è “Il Te-stimone”, trasmissione in onda ogni lunedì alle 22.50 su Mtv. Una serie di brevi documentari realizzati da un giornalista sui generis, Pif (al secolo Pierfrancesco Diliberto), che armato di telecamera portatile e di sana e in-genua curiosità racconta l’Italia e non solo incontrando personaggi pubbli-

ci e gente comune. I costi di questa trasmissione, realizzata interamente dallo stesso giornalista, sono pari a zero, se confrontati con i budget me-di delle altre trasmissioni. Certo, Pif ha una marcia in più rispetto a gran parte delle produzioni televisive. Rac-conta con estrema semplicità storie e situazioni di sicuro interesse, spesso anche controverse, e lo fa in un mo-do creativo e mai banale.Fare tv a costo (quasi) zero si può, ov-vio che se non ci sono i costosi effetti speciali bisogna basarsi su contenuti e idee. Chissà se, dopo decenni di de-serto in pompa magna, ci si ricorda ancora come si fa.

L’Ufficio diocesano turismo e pellegrinaggi promuove un corso di formazione per accompagnatori di pellegrinaggi. Il pellegrinaggio non è infatti un viaggio come gli altri e all’accompagnatore si richiedono competenze specifiche che vanno ben oltre quelle di una semplice guida turistica. Il corso si terrà il 4, 18 e 25 maggio con l’organizzazione tecnica di Brevivet. Lo illustra in primo Piano (ore 9.20) don Claudio Zanardini. Alle 11 in Ecclesia, che in aprile si occupa

di pastorale giovanile, don Marco Mori commenta il documento della Cei “Il laboratorio dei talenti”, nota pastorale della Cei sul valore e la missione degli oratori. Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, va in onda (in differita) anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte di Manerbio e Radio Raphaël.Le rubriche sono disponibili in podcast su www.radiovoce.it

La prossima puntata della rubrica “La Buona Notizia” apre con il servizio sulla “50ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni”, quest’anno sul tema “Progetta con Dio... Abita il futuro”. A seguire: il convegno “A tu per tu con la santità” sempre in occasione della Giornata; “Gli 80 anni della materna di Brandico”; il film “L’amore inatteso”, una delle iniziative pensate per celebrare il centenario della morte di San Giovanni Battista Piamarta. La

rubrica “4 parole...” è con Chiara Pedraccini per il Pellegrinaggio diocesano delle famiglie. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche lo speciale “Croce e vita dell’uomo” con relatore l’abate dom Michael John Zielinsky.

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Si strizza l’occhio, nemmeno troppo velatamente, al concetto della can-zone di Gaber “Destra-Sinistra” che accompagna i titoli di testa (nella versione cantata da Marco Mengo-ni) con “Passione sinistra” di Mar-co Ponti. Nina (Valentina Lodovi-ni) è una giovane donna cresciuta a pane e politica, di sinistra, vive con Bernardo (Vinicio Marchioni), gio-vane scrittore destinato al successo. Poi c’è Giulio (Alessandro Preziosi), ricco, arrogante, sicuro di sé. Di de-

È in programma per il 10 maggio prossimo al teatro Ctm di Rezzato il concerto “Franco Ambrosetti, Uri Caine, Darryl Hall “From Bach to Miles and Trane”. I tre musicisti, tra i più apprezzati del panorama jazzistico internazionale, proporranno alcune composizioni di Bach, di Miles Davis e di Coltrane, in un programma variato e sfizioso tendente a dimostrare l’assoluta attualità della musica barocca per quanto attiene alle

sequenze armoniche.Il trio si esibirà in improvvisazioni in stile jazzistico attuale tenendo conto di tutte le tendenze post Be Bop fino ad oggi (Hard bop, Free, Fusion, New Age, Minimal ecc) su composizioni barocche e di oggi purché in sintonia con lo spirito di Bach, Miles e Coltrane che sono infinitamente più vicini di quanto i secoli vogliano far apparire.in un programma variato e sfizioso. Info: www.cipiesse-bs.it

a chiesa di Santa Maria della Carità e il suo re-stauro” è il nome del fil-mato commissionato da Fondazione Cab e realiz-

zato da AlbatrosFilm, che verrà uti-lizzato come supporto alle visite gui-date all’interno del piccolo gioiello di recente riapertura, e che diventerà “un mezzo per promuovere la cono-scenza della chiesa fuori dalla chiesa stessa”, come ha spiegato il segreta-rio della Fondazione Cab, Agostino Mantovani. In occasione della pre-sentazione del video la Fondazione Cab ha annunciato la prossima pub-blicazione dell’ormai celebre “Libro d’Oro”. Si tratta di un volume che raccoglierà infatti tutte le firme dei cittadini che generosamente hanno contribuito al restauro della chiesa attraverso le loro donazioni; inoltre, all’interno saranno contenuti anche i saggi degli studiosi che hanno con-tribuito alla ricostruzione storica: Fiorella Frisoni, Renata Massa, Giu-seppe Fusari e Fiorenzo Fisogni, che si sono concentrati su aspetti diffe-renti. Tornando al filmato, suggesti-ve riprese aeree della città, realizzate con un drone telecomandato, si alter-nano alle immagini dell’interno della

anni, che hanno interessato il conso-lidamento strutturale, le decorazio-ni pittoriche, i pavimenti e gli arredi, nonché la facciata, restituita alla sua cromia originale. Il preciso lavoro dei restauratori - professionisti e studen-ti delle accademie - è documentato con immagini emblematiche che ben permettono di cogliere la comples-sità del lavoro svolto sugli affreschi, sulle decorazioni auree realizzate a foglia d’oro e sui pavimenti marmo-rei. Inoltre, in una delle due cappelle laterali è custodito il prezioso polit-tico del Maestro Paroto, riacquista-to recentemente dalla Fondazione Cab durante un’asta della londinese Sotheby’s. La chiesa resta aperta al pubblico dal martedì al venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 18, con orario continuato il sabato e la domenica. Per le visite guidate è obbligatoria la prenotazione contattando Federi-ca Martinelli ([email protected], 3473735785 o 3473028031, co-sto 5 euro a persona).Per contribuire ad ulteriori restauri, è inoltre possibile versare il 5xmille all’Associazione Amici della Chie-sa di Santa Maria della Carità. Per informazioni www.amicidellachie-sasmc.it.

chiesa nella sua versione “prima” e “dopo” il restauro, mentre una voce narrante ne descrive la storia, le ope-re principali e gli artisti che negli an-ni hanno portato il loro contributo in questo scrigno di tesori appartenenti ad epoche differenti. La seconda par-te del video, che dura in totale circa una ventina di minuti circa, è invece dedicata alla descrizione dei lavori di restauro, proseguiti per circa due

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stra. E, secondo copione, la fidanza-ta di lui Simonetta (Eva Riccobono): bionda, bellissima ma stupida. E già l’inizio del film e della storia (che si rifà al romanzo “Una passione sini-stra” di Chiara Gamberale) mettono in luce tutta la reale difficoltà di trat-tare l’argomento politico italiano, seppur in modo leggero e in com-media, come si confà a questo tipo di film, al di là e oltre preconcetti e luoghi comuni. E la cosa vale tanto di qua, quanto di là.

L’incontro-scontro tra questi due mondi avviene proprio perché Nina eredita dal padre una meravigliosa villa sul mare. Non ci mette molto a metterla in vendita. E l’acquirente non può che essere Giulio. All’inizio è odio, ma poi, come saggezza popo-lare insegna, chi disprezza compra. Scoppia la passione e la morale: “Sia-mo diversi, ma ci possiamo amare”. E il canovaccio delle ovvietà non risparmia nemmeno i due partner ufficiali che, guarda caso, proprio

mentre Nina e Giulio sono a svuota-re la villa per ultimarne il passaggio, si incontrano.Canovaccio delle ovvietà., purtrop-po, rispettato per un film che pare piacevole dai trailer, che pare di-vertente e pare persino promettere il tentativo di superare le ovvietà e i luoghi comuni. Purtroppo, pare. Il film italiano ricade in un guardarsi l’ombelico, senza però cercare di ve-derlo oltre il bordo.Nonostante tutto esistono momen-

ti riusciti e divertenti che strappano allo spettatore il sorriso, facendo-gli sperare che il film riprenda vita: questo quando al centro della scena sono i comprimari: Geppi Cucciari, Eva Riccobono e Glen Blackall, che interpreta il futuro sindaco di Roma. Vera unica caricatura politica nel film. A chi somiglia? Agli spettatori l’ardua sentenza.Per il resto... niente di nuovo. Il che non può che essere in linea con il panorama politico nostrano.

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na situazione parados-sale, che rischia di ag-gravare ulteriormente l’attuale stato di crisi. È quanto emerge dalla

relazione di Daniele Molgora, presi-dente della Provincia di Brescia, in margine al rendiconto 2012 dell’En-te. “Abbiamo pagato quasi 14 milioni di euro alle imprese sanando tutte le situazioni aperte, abbiamo una disponibilità di cassa pari a 177 mi-lioni, ma per il Patto di stabilità im-posto dal governo Monti non pos-siamo usare questi soldi”. Dal 2009, da quando Molgora guida il Broletto, per riequilibrare i conti, sono state operate sensibili riduzioni alla voce costi. Le spese di rappresentanza sono passate da poco meno di 79,2 milioni a 5,7, il costo del personale da 36 a 29,5, le spese di missione dei dipendenti da 108,6 a 33,6, gli incari-chi esterni da 1.242,4 a 486,5, le spe-se per l’utilizzo automezzi, al netto del sensibile aumento del carburan-te, da 1.478,9 a 1.194,1 e la spesa cor-rente da 167,3 a 127,6. “Ma i pesan-tissimi tagli, 19 milioni nel 2012 e 31 quest’anno, dovuti ai decreti Salva Italia, Iva sul trasporto pubblico e Spending review quasi annullano i benefici ottenuti e mettono a rischio per il futuro la tenuta del tessuto so-ciale”. Si guarda con preoccupazio-ne alla voce riguardante l’assistenza ai disabili che costa circa 15 milioni

e alla necessità di onorare i paga-menti alle imprese per non creare un circolo vizioso che si chiude sul-la cassa integrazione, cioè sul ‘non lavoro’. “Siamo arrivati al parados-so che lo Stato non paga le imprese che lavorano e che sono costrette a chiudere, mentre paga la gente in cassa integrazione, che resta a casa e non produce”. Questa situazione si ripercuote sull’imposizione fiscale

che deve essere tenuta necessaria-mente alta, anche se i cittadini bre-sciani ‘pro capite’ hanno pagato di meno. “Auspichiamo un intervento più deciso dello Stato sul Decreto ‘sblocca pagamenti’ così da poter disporre quest’anno di altre risorse per le imprese fornitrici oltre i 10 milioni attualmente concessi dal Patto di stabilità. Occorre un netto cambio di direzione perché gli in-

La “Meglio Bio in Piazza”, la manifestazione itinerante organizzata a Brescia dall’associazione di produttori biologici La Buona Terra torna in scena domenica 28 aprile nella cornice del Parco dell’Acqua-Ambiente Parco di Largo Torrelunga. La manifestazione è ideata dall’associazione di produttori biologici La Buona Terra con il patrocinio dell’Assessorato al commercio del Comune di Brescia nell’ambito del progetto Duc

(Distretto urbano del commercio), oltre che con il contributo della Regione Lombardia e del Fears (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale). Dalle 9.30 alle 19, saranno presenti una ventina di stand di produttori agricoli, che consentiranno ai consumatori della città di far la spesa di tipicità rigorosamente certificate bresciane e non. Ad arricchire la giornata, un laboratorio didattico dedicato a “Le Api e il Miele”: curato da “Catena Rossa di Sarezzo”, alle 15.30.

Nuove nomine nel consiglio di am-ministrazione e nel comitato ese-cutivo della Fondazione della co-munità bresciana. Nel corso dell’ultimo consiglio di amministrazione la Fondazione, ol-tre ad approvare il bilancio di eser-cizio 2012, ha provveduto all’attua-zione di quella norma statutaria che impone il rinnovo a rotazione dei componenti del cda per garantire la continuità dell’organo ammini-

strativo. Dopo aver riconfermato per il prossimo quadriennio il con-sigliere Marco Bonometti (nella fo-to), il consiglio ha provveduto alla nomina di quattro nuovi consiglie-ri, in sostituzione di Sergio Bertoni, Severo Bocchio, Giacomo Ferrau e Patrizia Vastapane, non più rinno-vabili. Sono entrati così a far pare del cda della Fondazione Elena Bal-duzzi, che dal 2008 opera presso la Tassara srl, Claudio Ceni, indicato

dal presidente della Provincia di Brescia, Massimo Ghetti, referen-te del fondo territoriale per la Val-le Camonica, costituito presso la stessa Fondazione, e Dario Meini, libero professionista.Sempre per effetto di una norma statutaria che prevede una rota-zione delle cariche, i membri del nuovo esecutivo della Fondazio-ne della comunità bresciana sono Mario Mistretta e Luigi Moretti. Il

cda della Fondazione di via Gram-sci ha avviato le procedure per la sostituzione di Luigi Bresciani che ha lasciato l’organo di controllo per favorire il già ricordato meccani-smo di rotazione. Ai consiglieri che hanno lasciato il cda è andato il ringraziamento del-la Fondazione per la collaborazione prestata in oltre un decennio di per-manenza all’interno del consiglio di amministrazione.

terventi lineari attuati finora hanno consentito ad alcuni di continuare ad ingrassare e ad altri di continua-re a tirare la cinghia”. Basta pensa-re che nella sola Lombardia, regione comunque ‘virtuosa’, i pagamenti in conto capitale effettuati dal 1 gen-naio al 7 aprile hanno già superato, 148,33 milioni contro i 143,9 con-cessi, quanto stabilito dal Decreto Legge n.35 che consente di utilizzare il 13% del fondo di cassa. Alla soddi-sfazione per i risultati del rendicon-to, declinata nel pagamento delle im-prese, nel contenimento delle spese e delle imposte e nella diminuzione del debito (sceso sotto i 450 milioni) che testimoniano e premiano un im-pegno concreto, fa dunque da con-traltare la preoccupazione per una situazione che presenta tante criti-cità. “Stiamo giocando una partita difficile – conclude Molgora – per la quale il banco, cioè lo Stato, cambia in continuazione le regole del gioco. È il momento che le regole diventino certe e soprattutto uguali per tutti”.

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l posticipo della 38ª giornata del campionato cadetto, che ha visto il Brescia sconfitto sul campo del Verona, ha ri-servato una partita vibrante,

perfettamente in linea con le atte-se di un derby sentito come quel-lo tra le Rondinelle e gli Scaligeri.Una girandola di emozioni e di cam-bi di risultato, e non è nemmeno mancata la tensione, che si è espres-sa nelle espulsioni da una parte di Mandorlini e del suo vice a fine pri-mo tempo, dall’altra di Budel verso la fine del secondo tempo per una gomitata a Cacia (e che gli costerà ben quattro turni di squalifica, fino a fine campionato): tutto questo è stato Verona-Brescia. O almeno, agli occhi di uno spettatore neutra-le, di un appassionato imparziale di calcio, se mai vi siano ancora esem-plari appartenenti a questa specie.Già, perché negli occhi dei giocato-ri e dei tifosi del Brescia resta so-lamente un risultato che fa molto male, una fin troppo chiara sconfit-ta per quattro a due.Il patatrac per il Brescia si concretiz-za nella ripresa, trasformando in un incubo quella che nel primo tempo era partita come un’ottima presta-zione: l’Airone aveva giganteggiato nell’area avversaria, confezionando due gol (che vanno ad aggiungersi al suo bottino personale, arrivato ora a 10 reti) nel giro di sette minuti, tra

il 4’ e l’11’ del primo tempo. Certo, in mezzo c’era stato il momenta-neo pareggio di Jorginho, che ave-va sfruttato un’incertezza di Arcari e Caldirola, ma il Brescia aveva co-munque concluso il primo tempo in vantaggio di una rete. Poi però Zambelli rimane negli spo-gliatoi per un affaticamento ed è il suo sostituto Lasik a commettere

un errore che porta al pareggio di Gomez.Di lì in avanti la partita si complica e il Brescia pare non ritrovare più il bandolo della matassa, ritrovan-dosi senza fortuna anche in alcuni episodi singoli, come quando al 21’ la punizione di Scaglia scheggia la traversa.Ma è l’ingresso di Cacia nelle file dei

Una giornata dedicata alla promo-zione delle due ruote, in particola-re tra i più giovani.Si terrà nella giornata di mercoledì 1 maggio a Orzinuovi la “Giornata del ciclismo giovanile”, un’inizia-tiva organizzata dall’associazione Pedale Orceano con il patrocinio comunale.Si tratta in sostanza di un’attivi-tà ludica e non competitiva, gra-tuita, aperta ai bambini e ragazzi,

maschi e femmine, dai quattro ai 12 anni. Il ritrovo è fissato per le 9 presso la pista “Vittorio Sartorelli” di viale Europa, nello spazio ver-de appositamente attrezzato per dare la possibilità ai più piccoli di diventare protagonisti. Succes-sivamente si svolgeranno quattro prove non competitive, suddivise per fascia d’età: alle 9.45 il via alla categoria 4/5 anni, quindi a seguire gli altri gruppi.

Ovviamente niente agonismo, a quanto si apprende dall’organiz-zazione, ma solo gare promozio-nali per far provare l’emozione di una pedalata in bicicletta, sempre nella massima sicurezza. Pertanto è richiesto l’uso del casco protet-tivo, che sarà fornito dall’organiz-zazione a chi ne è sprovvisto. An-che il circuito è semplice, privo di pericoli e garantisce un sicuro di-vertimento. I più piccoli, poi (dai

quattro ai cinque anni) possono essere accompagnati dai genitori.Accanto all’atmosfera di festa, che troverà espressione nel rinfresco offerto a fine gara e nella conse-gna dei premi ai partecipanti, la giornata continuerà poi all’insegna delle due ruote con il campionato provinciale Fci velocità minisprint per le categorie giovanissimi (dai 7 ai 12 anni), riservato solo ai cor-ridori bresciani.

Nei giorni scorsi è stata ufficializzata la nomina di Graziella Bragaglio (nella foto) a presidente della nuova Lega nazionale pallacanestro con mandato fino a ottobre, quando le squadre iscritte ai vari campionati si riuniranno e si esprimeranno con una votazione per le cariche del presidente e del direttivo. La lega nascente sarà suddivisa in Legadue Gold e Silver, Divisione nazionale B e Divisione nazionale C, per un totale di 208 squadre. “È un compito importante

e arduo – commenta la nuova presidente Bragaglio – perché dovremo rappresentare ben 208 società. Cercheremo e spero riusciremo a ripagare la grande fiducia che è stata riposta in noi”. A comporre il direttivo insieme a Graziella Bragaglio ci saranno il neo vice-presidente Marco Tajana (consigliere di Dnb), Ario Costa (ds di Forlì), Julio Trovato (consigliere di Dna), Giulio Iozzelli (ds di Pistoia) e Davide Bruttini (attuale presidente della Lnp).

veronesi al 23’ del secondo tempo a spaccare la partita: nemmeno due minuti dopo, lasciato solo in area, insacca sugli sviluppi di una puni-zione e si ripete a due minuti dalla fine dopo un incredibile errore tra Antonio Caracciolo e Caldirola.Al di là della bravura dell’attaccan-te ex Piacenza, non si può non sot-tolineare la prestazione sotto tono della retroguardia della Leonessa, che ha rappresentato purtroppo un dilemma non completamente risol-to nemmeno nelle ultime positive prestazioni.Servirà quindi crescere di livello, so-prattutto nello sprint finale, ormai ridotto a sole quattro partite: non c’è più spazio per sbagliare, sempre che i playoff vengano disputati, tan-to più che il Varese si è nuovamente portato al sesto posto in classifica. Si guarda quindi già alla prossima gara, l’insidiosa trasferta di sabato a Reggio Calabria.

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o sport, nei sani ele-menti formativi che es-so avvalora, può essere un utilissimo strumen-to per l’elevazione spi-

rituale della persona umana, con-dizione prima e indispensabile di una società ordinata, serena e co-struttiva”. Le parole pronunciate da Paolo VI il 20 marzo 1965 di fronte ai mem-bri del Centro sportivo italiano sono parse più attuali che mai domenica, in occasione della Giornata mondia-le di preghiera per le vocazioni che ha fatto di Brescia il cuore pulsante della Chiesa. I primi battiti si sono uditi all’al-ba a Concesio, quando un centi-naio di pellegrini si sono dati ap-puntamento alla casa natale di papa Montini per dare il via alla camminata verso il duomo citta-dino, dove alle 11 ha avuto inizio la Santa Messa celebrata dal ve-scovo, mons. Luciano Monari, il quale ha ricordato ai fedeli l’im-portanza della meta da perseguire: “La vita eterna, un dono che deve plasmare la nostra vita e il nostro comportamento facendosi testi-monianza concreta della presen-za di Dio”. Un traguardo comune, da raggiungere facendo fruttare i talenti di ciascuno e percorren-do percorsi virtuosi, come quello sportivo. A tal proposito il Csi ha popolato piazza Paolo VI dando li-

Prende il via al Centro fiera del Garda di Montichiari la più grande festa dedicata ai bambini e alle loro famiglie: Seridò 2013. Un mondo di giochi, laboratori e spettacoli dedicato ai più piccoli che attirerà migliaia di visitatori fino al prossimo 5 maggio.Nei 51mila metri quadrati del polo fieristico ci saranno più di 100 spazi gioco e 300 animatori al servizio dei bambini. Anche il Csi Brescia sarà presente con una vasta area interamente dedicata agli sport su

sabbia: beach volley, beach soccer e beach tennis, ma anche giochi a tema in un’atmosfera estiva. Gli addetti ai lavori del comitato arancioblù, inoltre, saranno a disposizione delle famiglie al fine di proporre il nuovo progetto giovani riguardante calcio, pallavolo e basket, oltre alle proposte connesse alle scuole di ciclismo.Seridò sarà aperto tutti i giorni dalle 9.30 alle 19. Ingresso gratuito per gli under 12, 10 euro il costo del biglietto per gli adulti.

bero sfogo alla sua vocazione nel segno dei giovani. All’ombra del Duomo sono state allestite aree gioco dove i bambini hanno potuto cimentarsi in sfide di biliardino e tiro alla fune, oltre a partite di calcio su un campo gon-fiabile. Nel pomeriggio largo alle formazioni del polisportivo cies-sino, per una coinvolgente sfida

di orienteering – una sorta di cac-cia al tesoro – per le vie del cen-tro storico. Dopo l’Ora et cammina mattutina, è stata la volta dell’Ora et pedala pomeridiana, con una cinquanti-na di ciclisti arancioblù che sono montati in sella per una ciclopas-seggiata verso Calcinate (Berga-mo), dove la carovana ciessina è giunta dopo un’ora e mezza, accol-ta dal vescovo orobico mons. Be-schi e dalle suore dorotee locali per un incontro da ricordare pri-ma del rientro trionfale in piazza Paolo VI, dove i numerosi bambi-ni presenti non hanno lesinato ap-plausi e grida di festa.

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Chiari: lettera apertadegli educatori del Cag

Egr. direttore, il Centro di aggregazione giovani-le, offre un’opportunità di ritrovo e incontro per il tempo libero, favo-rendo in un contesto educativo la socializzazione, la relazione, la cre-atività in dialogo con le famiglie e le altre realtà educative del territorio. La Fondazione Istituto Morcelliano ha segnato un passaggio importante per la comunità di Chiari, nell’am-bito dei servizi rivolti ai minori, riu-nendo i due Cag presenti in un unico servizio. Ha attivato nel 2008, in col-laborazione con l’amministrazione comunale e la parrocchia, un servi-zio pubblico a carattere educativo, aggregativo, e territoriale fruibile in modo gratuito. Un nuovo Cag gesti-to da un’équipe composta da edu-catori professionali e da un coordi-natore, sette operatori in tutto. Nel progetto educativo iniziale, il Cag si rivolgeva a tre distinte fasce d’età: infanzia, preadolescenza e adole-scenza, svolgendo le attività all’in-terno del Cg2000 e negli ambienti della Fondazione. Negli anni nume-rosi gli iscritti al servizio, in partico-lare quest’anno: 120 bambini delle elementari, 110 ragazzi delle medie, 50 adolescenti. Per poter risponde-re a questo bisogno il servizio fun-zionava anche grazie al volontariato (figure adulte, adolescenti, servizio civile, volontari europei). L’équipe, in continua formazione, è riuscita a leggere i diversi bisogni e le esigen-ze delle famiglie e dei ragazzi, indi-viduando metodologie e strumenti finalizzati al raggiungimento degli obiettivi del Cag. L’équipe ha pro-mosso diversi progetti sul territo-

rio tra cui: progetti nella scuola su varie tematiche (educazione alla pa-ce, gestione delle emozioni e inter-cultura) progetto intercultura, pro-getto educazione stradale, sostegno scolastico e per ultimo, ma non per importanza, il progetto Pedibus, at-traverso il quale i bambini vengono accompagnati dalla scuola diretta-mente ai servizi, aiutando sopratut-to i genitori lavoratori. Oggi, aprile 2013, questo progetto subirà un no-tevole ridimensionamento, alla luce dei quattro licenziamenti, avvenuti in seguito alle scelte della Fondazio-ne, e seguiti dalle dimissioni di un quinto educatore, che non si ricono-sce nella riorganizzazione del Cag. Con il ridimensionamento del ser-vizio, rimangono operativi solo due educatori professionali. Sarà pos-sibile, a partire dal mese di maggio, garantire il servizio per le elemen-tari e una presenza saltuaria per le medie. Così come, rispetto agli anni precedenti, nessuno degli educato-ri del Cag. coordinerà i grest estivi, gestiranno solo la ludoteca estiva al mattino. Ad oggi la preoccupazione principale dell’équipe non sono i li-cenziamenti degli operatori, ma sot-tolineare il possibile vuoto educati-vo che si creerà all’interno del Cag, chiudendo alcune fasce del servizio (medie e adolescenti) e offrendo uno solo spazio, anziché due, per le elementari. L’intento non è quello di alimentare polemiche e discussioni (che per altro hanno tutto il diritto di esistere) ma quello di porre inter-rogativi rispetto alle scelte in cam-po educativo. Chi si farà carico di questa emergenza educativa? Quali possibili luoghi aggregativi vivranno i ragazzi delle medie e degli adole-scenti nel loro tempo libero? Quali

figure educative potranno incontra-re? In che modo verranno aiutate le famiglie che trovano sostegno nelle attività e negli educatori del Cag? Rimandiamo le nostre riflessioni e i nostri interrogativi alle istituzioni, alla parrocchia e a tutta la comuni-tà: finché ci sono i finanziamenti si progettano e promuovono servizi a favore delle famiglie e dei ragazzi, con i “tagli” chi ne avrà cura? Co-me non dissipare il patrimonio di relazione e di fiducia costruito con le famiglie e i ragazzi in questi an-ni? Come riusciamo a farci carico delle nuove generazioni che sono il presente e il futuro della nostra co-munità? I nostri ragazzi hanno biso-gno di luoghi educativi positivi, non lasciamoli soli…

Gli educatori del Cag: Alberto Zini, Elena Iore, Elisa

Mombelli Serina, Emanuele Bellani, Enrico

Antonelli, Roberta Zani

Un grazie preoccupato Egr. direttore, vorrei rubare solo poche righe di que-sto spazio per esprimere il grazie a Giorgio Napolitano, costretto a rimet-tersi sulle spalle in peso di un Paese alle prese con una stagione di grave difficoltà. Nello stesso tempo, però, non posso tacere la preoccupazione nel constatare il fallimento dell’intera classe politica vecchia e nuova, un fal-limento che ha trovato la sua certifica-zione nell’incapacità (o nella mancan-za di volontà) di trovare un presidente della Repubblica “nuovo”. Spero che l’esempio di Napolitano possa indur-re tutti a un salutare bagno di umiltà. Il Paese lo pretende.

Bruna Rota

UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

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