La Voce del Popolo 2012 48

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DzdzǤ ǡ ǯǡ ° ǯ î ǡ Ǥ ǯ Ǥ La Chiesa è mariana. Come Maria, ascolta la parola che Dio le rivolge; come Maria, accoglie il dono dello Spirito come sorgente della sua fecondità; come Maria, si riconosce “serva del Signore” e diventa madre generando i credenti che costituiscono il “corpo di Cristo”. Il vero Natale è questo. Sono Natale anche i doni, anche le luci e le musiche, naturalmente; ma tutto il resto è sostenuto dal Natale vero, quello di duemila anni fa a Betlemme; quello di ogni tempo, di oggi, quando i credenti, generati nella fede, prendono progressivamente la forma di Cristo, in modo che Cristo sia il primogenito di una moltitudine di fratelli. Se questa dimensione del Natale venisse meno, anche le altre ǯ ή /$ 92&( '(/ 3232/2 dimensioni perderebbero poco alla volta vigore. Tra la domenica (la festa che celebra le opere di Dio) e il week end (la sosta distensiva in mezzo al tempo di lavoro) c’è la differenza che passa tra un abito indossato da una persona viva e lo stesso abito appiccicato a un manichino: se nessuno indosserà quell’abito, poco alla volta scomparirà l’abito e il manichino. Così i credenti sono i custodi del Natale; lo salvano per se stessi perché non possono vivere senza fare memoria del Signore che è nato per loro. Ma lo salvano anche per gli altri perché danno a tutti la possibilità di vivere una festa vera, che porta con sé libertà e gioia. “Vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo. Oggi nella città di Davide vi è nato un Salvatore che sarà Cristo, Signore.” La gioia è per tutti, ma non tutti ne conoscono l’origine. La conoscono i pastori che accolgono le parole dell’angelo e si mettono in cammino verso il bambino, disponibili a lodare e ringraziare Dio. Anche oggi la gioia è per tutti, ma non tutti ne sanno bene il motivo. Se noi andiamo incontro a Gesù, se siamo disposti a lodare Dio insieme con gli angeli, attraverso la nostra povera fede passa la gioia che vuole illuminare tutti. Ma che cosa significa “andare incontro a Gesù”? Se Gesù è ‘salvatore’, andargli incontro significa esistere come dei salvati e quindi con gratitudine; se Gesù è ‘Cristo’, andargli incontro significa vivere come popolo di Dio che vive della sua parola; se Gesù è ‘Signore’, andargli incontro significa obbedirgli con piena fiducia. Proprio perché il Natale è dono immenso, altrettanto immensa è la trasformazione che esso deve produrre nella nostra vita. La liturgia applica al Natale le parole della lettera a Tito dove si dice che il dono della salvezza “c’insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza.” La sobrietà riguarda l’uso delle cose: non attaccarsi troppo alla quantità dei beni materiali perché questi tendono a intorpidire l’anima; la giustizia riguarda il giusto rapporto con gli altri, secondo la volontà di Dio: non cercare solo il proprio interesse, ma farsi responsabili del bene e delle necessità di tutti; la pietà riguarda il rapporto con Dio: avere nei suoi confronti quel rispetto, quell’amore che lo pone al di sopra di ogni altra cosa, come degno di essere amato con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Per noi, dunque, l’augurio di buon Natale comprende tutto questo. Che il Cristo nasca in noi e nelle nostre opere; e che il mondo intero sia illuminato dalla sua parola e dal suo amore – anche attraverso la nostra povera testimonianza. î ǡ Cattaneo e Mattei. Il laicato bresciano sorgente di valori Brescia 2013. Del Bono: insieme per la nostra città ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌǡ ǤǤ Brescia Calcio in difficoltà: ora c’è l’esame Livorno Confartigianato. Basta deleghe e facili populismi PalaBrescia. Sogni a capodanno, sogni tutto l’anno Ǥ ǤǤ Natale che viene, tempo di auguri. Ci sono stati altri Nata- li, altri ce ne saranno senz’altro. Succede da circa duemila anni. Chissà come saranno. Fa quasi sgomento a pensar- ci. C’è in giro un po’ di paura: per chi è povero, di quello che gli potrà ancora capitare; per chi è ricco, di diventare povero e, intanto, magari, di essere derubato, o rapito. La paura, però, non si addice al Natale. Questo è tempo di fe- sta, di auguri a tutti. A chi soffre, a chi ha bisogno di aiuto materiale o morale, di una grazia speciale, auguri e corag- gio; c’è un Dio che nasce apposta per questo. Auguri anche a chi sta bene, a chi è felice, a chi può. Auguri di ricordarsi degli altri, di quelli di prima. Basta allungare una mano, spartire una cosa, magari il cammino, stare a loro vicino. Ce n’è tanto bisogno. Per una volta, almeno in questa occasione, non importa nemmeno se in qualche parte del mondo c’è la guerra, purtroppo. Nemmeno se dico- no che una nuova guerra non potrà venire e invece potrebbe venire, già per le strade si spara, non importa. Sono auguri di pace. San Giuseppe, la Madonna, Gesù, i pastori tornano in segno di pace ed è quello che conta. 1 Monari alle famiglie. Comunione, vita, fedeltà e perdono

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Paolo VI - Una vita straordinaria

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La Chiesa è mariana. Come Maria, ascolta la parola che Dio le rivolge; come Maria, accoglie il dono dello Spirito come sorgente della sua fecondità; come Maria, si riconosce “serva del Signore” e diventa madre generando i credenti che costituiscono il “corpo di Cristo”. Il vero Natale è questo. Sono Natale anche i doni, anche le luci e le musiche, naturalmente; ma tutto il resto è sostenuto dal Natale vero, quello di duemila anni fa a Betlemme; quello di ogni tempo, di oggi, quando i credenti, generati nella fede, prendono progressivamente la forma di Cristo, in modo che Cristo sia il primogenito di una moltitudine di fratelli. Se questa dimensione del Natale venisse meno, anche le altre

dimensioni perderebbero poco alla volta vigore. Tra la domenica (la festa che celebra le opere di Dio) e il week end (la sosta distensiva in mezzo al tempo di lavoro) c’è la differenza che passa tra un abito indossato da una persona viva e lo stesso abito appiccicato a un manichino: se nessuno indosserà quell’abito, poco alla volta scomparirà l’abito e il manichino. Così i credenti sono i custodi del Natale; lo salvano per se stessi perché non possono vivere senza fare memoria del Signore che è nato per loro. Ma lo salvano anche per gli altri perché danno a tutti la possibilità di vivere una festa vera, che porta con sé libertà e gioia. “Vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo. Oggi nella città di Davide vi è nato un Salvatore che sarà Cristo, Signore.” La gioia è per tutti, ma non tutti ne conoscono l’origine. La conoscono i pastori che accolgono le parole dell’angelo e si mettono in cammino verso il

bambino, disponibili a lodare e ringraziare Dio. Anche oggi la gioia è per tutti, ma non tutti ne sanno bene il motivo. Se noi andiamo incontro a Gesù, se siamo disposti a lodare Dio insieme con gli angeli, attraverso la nostra povera fede passa la gioia che vuole illuminare tutti.Ma che cosa significa “andare incontro a Gesù”? Se Gesù è ‘salvatore’, andargli incontro significa esistere come dei salvati e quindi con gratitudine; se Gesù è ‘Cristo’, andargli incontro significa vivere come popolo di Dio che vive della sua parola; se Gesù è ‘Signore’, andargli incontro significa obbedirgli con piena fiducia. Proprio perché il Natale è dono immenso, altrettanto immensa è la trasformazione che esso deve produrre nella nostra vita. La liturgia applica al Natale le parole della lettera a Tito dove si dice che il dono della salvezza “c’insegna a rinnegare l’empietà

e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza.” La sobrietà riguarda l’uso delle cose: non attaccarsi troppo alla quantità dei beni materiali perché questi tendono a intorpidire l’anima; la giustizia riguarda il giusto rapporto con gli altri, secondo la volontà di Dio: non cercare solo il proprio interesse, ma farsi responsabili del bene e delle necessità di tutti; la pietà riguarda il rapporto con Dio: avere nei suoi confronti quel rispetto, quell’amore che lo pone al di sopra di ogni altra cosa, come degno di essere amato con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze.Per noi, dunque, l’augurio di buon Natale comprende tutto questo. Che il Cristo nasca in noi e nelle nostre opere; e che il mondo intero sia illuminato dalla sua parola e dal suo amore – anche attraverso la nostra povera testimonianza.

Cattaneo e Mattei.Il laicato bresciano sorgente di valori

Brescia 2013.Del Bono: insieme per la nostra città

Brescia Calcio in difficoltà: ora c’è l’esame Livorno

Confartigianato.Basta deleghe e facili populismi

PalaBrescia.Sogni a capodanno, sogni tutto l’anno

Natale che viene, tempo di auguri. Ci sono stati altri Nata-li, altri ce ne saranno senz’altro. Succede da circa duemila anni. Chissà come saranno. Fa quasi sgomento a pensar-ci. C’è in giro un po’ di paura: per chi è povero, di quello che gli potrà ancora capitare; per chi è ricco, di diventare povero e, intanto, magari, di essere derubato, o rapito. La paura, però, non si addice al Natale. Questo è tempo di fe-sta, di auguri a tutti. A chi soffre, a chi ha bisogno di aiuto

materiale o morale, di una grazia speciale, auguri e corag-gio; c’è un Dio che nasce apposta per questo. Auguri anche a

chi sta bene, a chi è felice, a chi può. Auguri di ricordarsi degli altri, di quelli di prima. Basta allungare una mano, spartire una

cosa, magari il cammino, stare a loro vicino. Ce n’è tanto bisogno. Per una volta, almeno in questa occasione, non importa nemmeno se

in qualche parte del mondo c’è la guerra, purtroppo. Nemmeno se dico-no che una nuova guerra non potrà venire e invece potrebbe venire, già per le strade si spara, non importa. Sono auguri di pace. San Giuseppe, la Madonna, Gesù, i pastori tornano in segno di pace ed è quello che conta.

Monari alle famiglie.Comunione, vita, fedeltà e perdono

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e ne sono andati a poche ore uno dall’altro, Mario Cattaneo e Beppe Mat-tei, entrambi “provati” dal fuoco della sofferenza: il

primo quella che colpisce la mente dell’anziano, cancellando la memo-ria, il pensiero e il ragionamento, il secondo minato dal tumore che ha affrontato con la forza esemplare di un uomo forte e indomito. Apparte-nevano a due generazioni diverse: Mario Cattaneo aveva passato gli ottanta, Beppe Mattei da pochi an-ni i sessanta. La miglior brescianità li ha pianti congiuntamente, quasi a intravedere una continuità, una comunanza di idealità e una pro-pensione al servizio sotto il segno dell’educazione: hanno dato molto e hanno fatto molto per le giovani generazioni, su due piani diversi ep-pure tanto comunicanti da essere quasi inscindibili. Cattaneo sul pia-no più teorico, pedagogico e filosofi-co, Mattei su quello scolastico e as-sociativo ecclesiale. La formazione dei giovani era, comunque, l’obietti-vo dell’uno e dell’altro. Provenivano dalle stesse radici: una sana educa-zione ricevuta in famiglia e parroc-chia, poi l’Azione cattolica di Palaz-zo San Paolo in via Tosio. Per Catta-neo era il vecchio palazzo toviniano, dove militò nella Giac e poi passò all’impegno nell’Editrice La Scuola e, in parte minore ma non meno si-gnificativa, nella Democrazia cri-

stiana. Mattei frequentò lo stesso palazzo ma “almiciano”, rinnova-to alla fine degli anni Cinquanta. Lì svolse il suo ruolo di presidente diocesano di Azione cattolica e poi di coordinatore della rivista “Ac, no-tizie e documenti”. Entrambi fecero una preziosa esperienza nazionale che permise loro di conoscere bene le varie e variegate diocesi e regioni d’Italia: Cattaneo come presidente nazionale della Unione degli edito-

ri cattolici e Mattei come responsa-bile nazionale dell’Azione cattolica ragazzi, intessendo rapporti di ami-cizia con Alberto Monticone, Rosi Bindi, Dino Boffo e tanti assisten-ti divenuti, poi, quasi tutti vescovi. Entrambi hanno avuto una forma-zione umanistico-filosofica, messa da Cattaneo a disposizione della pedagogia nella direzione di Scuola italiana moderna e de La famiglia, per Mattei nell’insegnamento nelle Superiori e nell’impegno ecclesiale e nella collaborazione a varie realtà del mondo cattolico, dalla coopera-tiva marcoliniana La Famiglia alla Fondazione Tovini, con particolare e preziosa dedizione alla Famiglia universitaria Bevilacqua-Rinaldini. Per Cattaneo è stata significativa la direzione de “La Voce del Popolo” dal 1983 al 1989. Entrambi, poi, han-no avuto una particolare sensibili-tà al valore della mondialità e della cooperazione internazionale: Mario Cattaneo con l’Operazione Enrico in Paraguay e Mattei con gli scam-bi interculturali della Fondazione Tovini. Inoltre non va scordata la loro personalità: uomini capaci di relazioni, di franchezza, disponibi-li all’incontro e all’aiuto, propensi a fare del bene e incapaci di fare del male agli altri. Dal loro comune ri-cordo e dal dono autentico che ho ri-cevuto l’averli incontrati entrambi e frequentati per lunghi anni, ritengo doveroso affermare che entrambi

Mario Cattaneo, nato a Ospitaletto nel 1926 è stato una figura autorevole del panorama cattolico bresciano. Dopo la laura in filosofia e qualche anno di insegnamento, fece il suo ingres-so all’Editrice La Scuola, realtà a cui avrebbe poi legato una lunga fase del-la sua vicenda umana e professiona-le. È il mondo dell’educazione e della formazione a calamitare i suoi inte-ressi. Dal 1974, anno di nascita della Fism, la Federazione italiana delle

scuole materne di ispirazione catto-lica, entra a far parte della segreteria nazionale. Diventa poi direttore di due prestigiose riviste edite dall’Edi-trice La Scuola: “Scuola Italiana Mo-derna” e “La famiglia”. Nel 1983 viene scelto da mons. Bruno Foresti come successore di mons. Antonio Fap-pani, quale direttore de “La Voce del Popolo”. Si tratta del primo direttore laico nei 90 anni di vita del settimana-le fondato nel 1893 da un altro laico

illuminato, quel Giuseppe Tovini che nel 1998 sarà beatificato da Giovanni Paolo II. Nella scia di tanti esponenti di un laicato cattolico che ha scritto importanti pagine della storia poli-tica e civile bresciana anche Mario Cattaneo non si sottrae all’impegno politico e amministrativo: consigliere provinciale per la Dc dal 1956 al 1960, consigliere comunale e assessore in Loggia in una lunga stagione che va dai primi anni ‘60 al 1972.

hanno incarnato molto bene quella “passione educativa” che dal Luzza-go al Tovini, dal Piamarta a Chizzo-lini ha arricchito la terra bresciana e ha spinto anche tanti laici a crea-re supporti finanziari per garantire l’educazione. E questo permette di associare nel ricordo anche Giusep-

Le circostanze della vita ci conducono a scelte inaspettate. E quest’anno il numero natalizio del settimanale diocesano si è dovuto occupare del ricordo e della testimonianza umana e cristiana di una serie di figure bresciane che, per motivi diversi, ne hanno segnato il volto e la storia. Anzitutto quella di Paolo VI, di cui è stato riconosciuto il modo esemplare di vivere le virtù cristiane. Si tratta di un ulteriore passo del processo canonico di beatificazione che con

l’approvazione della “positio”, la documentazione che ne raccoglie e illustra la vita, apre di fatto alla sua beatificazione. Da oggi papa Montini è “venerabile” e sarà beato dopo il riconoscimento di un miracolo ora allo studio della Congregazione per le cause dei santi. “Il fatto che Paolo VI sia stato dichiarato ‘venerabile’ – ha dichiarato il vescovo Luciano Monari – vuol dire che il suo modo di vivere il Vangelo è stato eroico nel senso che esprime una forza soprannaturale che viene da Dio

e dalla sua grazia. E questo credo – continua Monari – ci fa cogliere quella che è stata la sua esperienza personale e spirituale. Montini ha sempre vissuto un rapporto di fede straordinario nei confronti dell’uomo Gesù di Nazaret come rivelatore di Dio e ha vissuto con un affetto e una passione straordinaria nei confronti della Chiesa”. Nel solco del cristianesimo bresciano di Paolo VI hanno vissuto laici come Mario Cattaneo e Beppe Mattei, che ci hanno lasciato nei

pe Camadini il cui impegno nell’eco-nomia era prettamente subordinato all’educazione. Una educazione pri-ma di tutto frutto della fede e della visione cristiana dell’uomo. I nostri educatori bresciani hanno sempre concepito e attualizzato una forma di educazione “integrale”: tutto l’uo-mo, tutti gli uomini. E l’umanesimo cristiano è stato l’orizzonte da cui non hanno mai tolto lo sguardo. Una tale visione domanda una for-te spiritualità. Cattaneo e Mattei dimostrano che non si può educare se non si prega, non si va a Messa, non si leggono gli scritti cristiani dai Padri al Vaticano II. In secondo luo-go l’educazione domanda dedizione assoluta, disinteresse, amore. Se-

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condo il noto proverbio inglese che per insegnare il latino a John non basta conoscere il latino, ma anche conoscere e amare John. Mattei e Cattaneo hanno testimoniato da un lato di conoscere ciò che vole-vano insegnare, dall’altro di amare i destinatari della loro azione edu-cativa. Infine per loro non si poteva educare al chiuso: educare significa spalancare mente e cuore ad oriz-zonti di universalità. Saprà Brescia continuare questa tradizione? Ce lo auguriamo. Lo domandiamo forte-mente. Devono esserci giovani che raccolgono il testimone dalle mani di Cattaneo, di Mattei e di tanti altri educatori veri, preti e laici. Se così non fosse sarebbe tragico!

La sua vita si può riassumere con i termini educazione e formazione. Giuseppe Mattei è stato impegnato a Roma come responsabile naziona-le dell’Acr (1976-1979) in quell’espe-rienza educativa dei ragazzi che lui stesso contribuì a costruire, dopo la prima Assemblea nazionale del 1970, voluta dal nuovo statuto. Poi ricoprì l’incarico di presidente diocesano dell’Azione cattolica (1981-1988). Con lui prese concretezza il Mee-

ting diocesano di Ac, nel quale far convergere i cammini dei differenti settori associativi e i contributi per l’Iniziativa annuale di solidarietà. Si è sempre prodigato per avvicinare i giovani ai temi della cooperazione al-lo sviluppo, dell’intercultura e dell’in-tegrazione. Ha svolto un ruolo attivo nella promozione di iniziative presso istituti scolastici bresciani. Ha colla-borato con la Fondazione Sipec per la quale ha seguito l’iniziativa “Piove

sull’asciutto”. Dal 1990 ha seguito la Fondazione Tovini per la formazione dei volontari in servizio internazio-nale. “Il Beato Giuseppe Tovini – co-me ha sottolineato Michele Bonetti, presidente della Fondazione – ha trovato in Beppe un continuatore, spirituale e operativo, degli ideali di risposta a Dio resa tangibile nella te-stimonianza della storia”. È degli ul-timi anni l’impegno con la Famiglia universitaria Rinaldini-Bevilacqua.

giorni scorsi. Dicono della vitalità e dell’intelligenza della nostra Chiesa, di un modo di vivere la fede radicata nella storia, a servizio della dignità dell’uomo. Per questo non sembri strano questo nostro modo di vivere il Natale. Con Paolo VI, Mario e Beppe, ci hanno preceduto presso il Padre nel loro “dies natalis”. Dal cielo accompagnino ora ciascuno di noi per una più autentica sequela del Signore nella nostra terra. (don Adriano Bianchi)

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a 27 anni le “buone idee” per un mondo di giusti-zia e di pace si incontra-no a dicembre sotto la “Tenda dei popoli e della

solidarietà” in via S. Faustino a Bre-scia. Associazioni, fondazioni e grup-pi, diversi per storia e per ispirazio-ne religiosa o laica, si ritrovano uniti nella volontà di lavorare per un mon-do più giusto e fraterno. “Giustizia e povertà” è stato il filo conduttore scelto quest’anno. Nei giorni scorsi ha portato la sua testimonianza Car-men Orlotti, chirurgo di Medici sen-za frontiere, la più grande organizza-zione umanitaria internazionale che, dal 1971, fornisce soccorso medico e assistenza sanitaria nelle zone del mondo in cui il diritto alla salute non viene garantito. Il gruppo di Brescia è nato nel 2004 e organizza iniziative di sensibilizzazione e di raccolta fondi. L’operatrice, da anni impegnata in di-verse missioni in Africa, in particola-re in Sud Sudan, Repubblica centro-africana e Repubblica democratica del Congo, ha spiegato, supportata da una serie di immagini che per la cruda realtà che documentano “par-lano da sole”, di come la sua espe-rienza l’abbia portata a riflettere sulla povertà e le ingiustizie che flagellano popolazioni già duramente colpite da emergenze sanitarie. “Soprattutto la situazione del Sud Sudan è emble-matica. Il Paese, ‘nato’ nel 2011 dopo

della pioggia, carenza di infrastrut-ture, mancanza di personale quali-ficato in qualunque settore, i segni della guerra abbandonati a perenne memoria. “Senza parlare delle strut-ture ospedaliere, che sono inesisten-ti o nel migliore dei casi fatiscenti e che danno l’idea di quanto è difficile in questa situazione esercitare il di-ritto alla salute”. A fronte di queste mancanze, la presenza nel sottosuolo di ricchi giacimenti di petrolio rende la realtà ancora più paradossale. E in nome dell’“oro nero”, che “rende i ricchi ancora più i ricchi e i pove-ri sempre più poveri”, sono di fatto

20 anni di conflitti, è stato definito ‘il luogo peggiore dove nascere’, dove quasi tutti gli indicatori sociali sono tra i più bassi al mondo”. Enormi zo-ne paludose, abitazioni isolate, stra-de impraticabili, devastanti stagioni

In Siria, quella che era iniziata come una primavera araba, desiderosa di maggiore dignità, lavoro e libertà, è ormai sfuggita dalle mani e divenuta un conflitto regionale e internazionale in cui si combattono Arabia Saudita e Qatar contro l’Iran; Turchia e Israele contro la Siria; Russia e Cina contro Stati Uniti ed Europa. La Siria è un Paese multiculturale e multietnico: vi sono drusi, cristiani (9%) curdi (7%), sunniti (70%), e altri gruppuscoli, e

tale Paese è dominato per ora dagli alawiti (12-13%). Una realtà che ha contribuito a fare di quello in corso in Siria un conflitto regionale. La paura, per i sunniti e per la maggioranza dei Paesi arabi, è che la Siria, legata reli-giosamente all’Iran, divenga sempre più strumentale alla diffusione dello sciismo. Il futuro della Siria non è an-cora chiaro. Una delle soluzioni di cui si parla è di dividere la Siria – secondo un piano israelo-americano – in tanti

cantoni confessionali, indebolendo la Siria come potenza e sbriciolando-la in tanti staterelli. Lo sbriciolamen-to della Siria rischia di provocare un terremoto anche in Turchia, altro Pa-ese multietnico e multiculturale. In questo quadro, la situazione dei cri-stiani è la più debole. Non possono appoggiarsi a nessuno. Un po’ come in passato è avvenuto in Iraq, dove sembra che il cristianesimo sia in via di sparizione.

riprese le azioni di guerra. “La gente muore non perché è troppo povera, ma perché è troppo ricca”. E la popo-lazione civile, presa tra due fuochi, il nord e i ribelli del sud, si rifugia nei grandi centri profughi. Una popola-zione disperata, alla quale anche il futuro è precluso. “Il nostro futuro – sentenzia un anziano della tribù Nuer – sta morendo davanti ai nostri occhi, mentre guardiamo i bambini morire di fame, malattie e guerra…”. L’incontro con la Orlotti si chiude qui. Ora si apre, per tutti, la possibilità di sostenere Msf, dedicandole parte del proprio tempo.

Nelle scorse settimane la Commissaria europea per gli Affari interni, Cecilia Malmström, e l’Attorney General degli Usa, Eric Holder, hanno battezzato l’Alleanza mondiale contro l’abuso sessuale di minori online, che associa i responsabili politici di tutto il mondo per individuare e assistere meglio le vittime e punire i colpevoli. I Paesi che partecipano all’Alleanza si sono impegnati a rafforzare le misure strategiche per combattere gli abusi sessuali di

minori online facendo appello anche alla cooperazione internazionale. L’alleanza prevede la sottoscrizione di impegni ben precisi come garantire l’assistenza alle vittime e informare i giovani sui rischi legati all’autoproduzione di immagini e ai metodi di adescamento. I Paesi parte dell’Alleanza potranno scegliere i mezzi d’azione più adeguati per realizzare questi obiettivi e dovranno presentare relazioni regolari. L’Unione europea ha fatto molti passi avanti nella lotta

alla pedopornografia. Di particolare rilievo, le due direttive contro la tratta di esseri umani del 2011 e contro l’abuso, lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile sempre del 2011, che armonizzano l’azione penale contro i perpetratori e rafforzano la protezione delle vittime e la prevenzione. Grazie a Europol, nel 2011 l’operazione Rescue ha permesso di identificare 779 sospetti, di arrestare 250 persone e di salvare ben 252 minori

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Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa (60,2%) ma nelle regioni del Nord quello civile nel 2011 ha fatto il sorpasso e prevale con il 51,7% rispetto al 48,3% di quello celebrato in chiesa. È quanto certifica l’annuario statistico dell’Istat che evidenzia come in Italia ci si sposi sempre meno: nel 2011 sono stati celebrati 208.702 matrimoni, quasi 9000 in meno dell’anno precedente, tasso di nuzialità che passa da 3,6 a 3,4 per mille.

marezza e preoccu-pazione. Il presidente della Repubblica Gior-gio Napolitano non ha nascosto i suoi senti-

menti. Nel tradizionale discorso pre-natalizio alle alte cariche dello Stato il Capo dello Stato, affron-tando il tema dell’“evoluzione del quadro politico”, sullo spirare (leg-germente anticipato) della XVI legi-slatura repubblicana non ha man-cato di esternare le sue amarezze. Le prospettive rimangono incerte: “Si andrà così al confronto eletto-rale, mentre il governo dimissio-nario provvederà, nell’ambito dei suoi poteri, ad attuazioni dovute di leggi già in vigore. Ma non si pen-si di poter nascondere agli elettori tutto quel che è rimasto irrisolto di decisivi nodi politico-istituzionali venuti al pettine più che mai nel corso dell’ultimo anno. Essi si so-no presentati in un tale intreccio e groviglio che anche interventi gene-rosamente tentati con il concorso di un governo a termine e domina-to da assorbenti emergenze come quello presieduto da Mario Monti, hanno sortito effetti solo iniziali o

sono stati neutralizzati nella stret-ta finale della legislatura”. Di qui un’attenta e puntuale ricognizio-ne della situazione politica, eco-nomica, sociale ed istituzionale di un’Italia che non può non essere collocata nel quadro europeo. Oggi si parla molto di “agende”, mentre tutti cominciamo a compilare quel-le per l’imminente 2013. Giorgio Napolitano, in un testo di 10 car-telle pieno di raffinati riferimenti politici, ha ripercorso le scelte re-centi, confermando che l’esperien-za, positiva, del governo “tecnico” o “del presidente”, si esaurisce con l’appello elettorale. Il Presidente ha inoltre confermato di non aspirare ad una riconferma e che continuerà il suo mandato fino alla scadenza del prossimo maggio. A due mesi dalle

elezioni, la cui data non è ancora stata fissata, pochissimo sappiamo dell’offerta politica che sarà sotto-posta al vaglio di cittadini in cui i sentimenti di “amarezza e preoc-cupazione” sembrano giustamente prevalere. Napolitano ha anche evo-cato un’altra endiadi: “verità e spe-ranza”; potrebbe essere una chiave persuasiva per la prossima campa-gna elettorale, che sta iniziando nel tempo di cenoni che si annunciano magri, ma molto tradizionali. Co-me costruire l’equilibrio tra verità e speranza, come ritrovare il senso delle radici, dell’identità e delle tra-dizioni, su cui costruire investimen-to ed innovazione, come articolare in concreto l’equilibrio tra rigore ed equità. Per avere buone risposte bisogna innanzi tutto articolare le domande giuste. Se poi per avere queste risposte basterà questa cam-pagna elettorale invernale, o, dopo le elezioni, servirà un nuovo, incisi-vo, riassetto del sistema politico, è la questione strutturale che merita quantomeno di essere istruita, per guardare all’attualità con la neces-saria prospettiva e così, nonostante tutto, con una ragionevole serenità.

Sono oltre 200 milioni i bambini malnutriti nel mondo. Oltre un terzo delle morti infantili sotto i cinque anni nel mondo – 2,3 milioni di bambini nel 2011 – ha proprio come causa la malnutrizione. Circa 40 milioni di questi bambini soffrono della forma acuta moderata di malnutrizione e oltre 20 milioni di quella grave, la quale uccide un milione di bambini l’anno. Sono questi alcuni dei drammatici dati contenuti nel nuovo rapporto dell’Unicef.

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Chissà cosa aveva in mente Adam Lanza, il ventenne autore della strage nella scuola di Newtown, nel Connecticut. Ha ucciso 27 persone, 20 alunni di prima elementare, di cui 12 bambine e otto bambini, tra i sei e i sette anni, poi quattro insegnanti, la preside, una psicologa e, prima di tutti, la propria madre. A lei ha portato via le armi che sono servite per la carneficina. Una carneficina pianificata in anticipo, studiata nei particolari, premeditata e conclusa con il suicidio. Chissà quali mostri si agitavano nella mente di un ventenne che per tutti era un “secchione”, un tipo non del tutto a posto, emarginato. Intelligente, certo. Ma anche malato: aveva una forma di autismo. Malattia che, peraltro, non è associabile alla violenza.Ecco, di fronte allo straordinario irrompere nella vita ordinaria, quotidiana, di un male così inaspettato e grande, viene da chiedersi, dove si nascondesse prima. Cosa, appunto, si agitava nella mente e nel cuore di quel giovane? Perché questo è il mistero più inquietante di un fatto come quello di Newtown, che peraltro non è poi così raro.

Newtown: il male “dentro”

Con questo numero la direzione e la redazione de “La Voce del Popolo” augurano a tutti i lettori i più sinceri auguri per un Santo Natale e un 2013 aperto, nonostante i tempi carichi di preoccupazione, alla speranza e alla serenità. “Voce” guarda con attesa al 2013.Quello che sta per aprirsi, infatti, è per il settinanale un anno importante perché l’8 luglio 2013 festeggerà il suo 120° compleanno.

Si tratta di un anniversario importante che come tale deve essere ricordato nel modo più adatto. Sin dal primo numero del nuovo anno, dunque, questo anniversario troverà adeguati spazi di approfondimento.Nel frattempo ricordiamo a tutti i lettori che gli uffici di “Voce” e del Centro diocesano per le comunicazioni sociali resteranno chiusi al pubblico da sabato 22 dicembre a mercoledì 2 gennaio 2013.

anche per persone squilibrate, avere a disposizione mezzi terribili di morte. Discussione che è subito “esplosa” anche questa volta. E certamente ci sarebbe da riflettere e forse modificare leggi e regolamenti. Tuttavia, la questione più impressionante riguarda non il male “fuori”, la possibilità delle armi, una società violenta e chi più ne ha più ne metta, ma il male “dentro” e, cioè, il mistero della persona umana capace di gesti terribili, di esplodere lei stessa come un ordigno devastante

e provocare morte e distruzione. Non solo nelle stragi a scuola. Adam ha preparato la carneficina, chissà quante volte ci avrà pensato. Ha studiato il momento giusto, sembra addirittura che abbia fatto i sopralluoghi sul posto… Poi ha tolto il tappo alla violenza devastante che portava dentro di sé, lasciando che travolgesse ogni cosa, a cominciare dalla mamma, forse la vittima necessaria, la soglia da superare e superata per entrare in una dimensione così terribile come quella che abbiamo visto.

Basti pensare che, solo negli Stati Uniti, dal famosissimo episodio di Columbine, una cittadina vicino a Denver, in Colorado, era il 1999, quando due adolescenti entrarono armati nel loro liceo e uccisero 12 compagni di scuola e un loro insegnante, prima di suicidarsi, c’è stata una trentina di stragi simili, con un impressionante bilancio di vittime giovani e giovanissime. Ogni volta si è discusso soprattutto sulla facilità con cui nella società americana ci si può armare, e come sia facile,

Il mistero di questa violenza si accompagna a quello insopportabile del sangue innocente, all’ingiustizia e al dolore straziante di chi vede irrompere la morte nella vita e negli affetti quotidiani. Una morte, il male, che colpisce con facilità impressionante il simbolo stesso dell’innocenza - come sono i bambini più piccoli - ma anche sembra passare sopra, implacabile, ai gesti di bene, di vita, come quelli delle persone che hanno provato a opporsi alla violenza, a salvare i bambini, a scapito della loro stessa sopravvivenza. Così raccontano i testimoni degli insegnanti della scuola.Ebbene, proprio questi gesti di vita sono quelli cui aggrapparsi per non far vincere la prospettiva della violenza. Va raccolta la testimonianza di chi, anche impotente, si è opposto consapevolmente alle pistole, ha opposto alla follia del male la “follia” del bene. Così il dolore collettivo, il pianto condiviso, l’abbraccio verso l’umanità trafitta ancora una volta da un mistero grande e insondabile, possono trasformarsi in una vera forza di vita nuova, di speranza, di prospettiva.

Si è svolta nei giorni scorsi, presso l’aula magna di “Machina Lonati Fashion and Design Institute”, la cerimonia di consegna del contributo di 110mila euro previsto per l’avvio delle attività imprenditoriali agli 11 partecipanti alla prima edizione del progetto “MachinaImpresa. Sviluppo del modello Machina per l’implementazione delle capacità imprenditoriali dei giovani”, promosso dalla Vincenzo Foppa, cooperativa sociale onlus di Brescia.

Il progetto, di durata biennale, concluso nel settembre scorso, poneva quale obiettivo principale l’avvio, da parte dei partecipanti, di nuove attività imprenditoriali nei settori della moda, del design e della comunicazione. I giovani partecipanti hanno dato vita a quattro nuove imprese. Alla cerimonia di consegna del contributo ha partecipato anche l’assessore regionale all’Occupazione e politiche del lavoro, Valentina Aprea.

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’è aria di festa nella par-rocchia di Buffalora. La comunità parrocchiale ha scritto infatti una nuo-va pagina della sua storia;

con la Messa celebrata dal vescovo Monari e la benedizione della chie-sa appena ristrutturata, i parrocchia-ni sono tornati così a usufruire della struttura, rimasta chiusa per quasi un anno. Domenica 16 dicembre, alle 10.30, hanno dunque preso il via i fe-steggiamenti per la chiesa rinnovata che si protrarranno fino a domenica 23 e culmineranno nelle ormai immi-nenti celebrazioni natalizie. Con il Ve-scovo hanno concelebrato alcuni dei sacerdoti che, nel corso degli anni, hanno prestato il loro servizio in par-rocchia mentre, tra le molte persone presenti c’erano anche le suore che vi hanno operato e alcune tra le autori-tà civili di Brescia e Castenedolo: il territorio della parrocchia si estende infatti tra i due Comuni. Numerosi gli appuntamenti dopo la prima giornata di festa: lunedì 17, in serata si è tenu-to, all’interno della chiesa, un concer-to per coro e organo mentre giovedì 20, un altro concerto, solo per orga-no. Sabato 22 sarà poi la “Notte Bian-ca” della parrocchia; il sagrato della chiesa, tempo permettendo, ospiterà la proiezione di immagini storiche, stand vari, scambio di auguri, canti natalizi, mentre la chiesa, dedicata alla Natività di Maria, rimarrà aperta,

a Buffalora dal 2007. “Tra la chiesa e l’oratorio vengono infatti proposte al-la comunità molte occasioni di incon-tro e approfondimento: i catechismi, le attività sportive, le feste, le iniziati-ve di volontariato; anche la presenza di adolescenti e giovani non manca: a differenza di altre parrocchie da noi si riunisce un gruppo di circa 90 ragaz-zi”. Chiesa e oratorio sorgono nella zona est della città, il cui territorio è spesso al centro di preoccupazio-ni relative alla presenza di numerosi fattori inquinanti. In questa zona della città, come ben noto, sorgono infatti numerose industrie, ma anche cave

per le visite, dalle 20 a mezzanotte. Domenica 23, infine, pomeriggio dedi-cato al teatro, con il musical prepara-to dai giovani dell’oratorio. “La nostra parrocchia è attiva e vitale”, ci ha det-to don Alessandro Franzoni, parroco

Gli Amici del Sidamo - Associazio-ne In Missione onlus hanno aperto a Nave in via Muratello 44 una Mostra di artigianato dove vengono esposti prodotti provenienti dall’Etiopia, re-alizzati nei progetti (Bosco Children, Tokuma ed Egiserà) di artigianato lo-cale etiope e di oggetti da collezione legati alla tradizione, di antiquariato e modernariato (libri, soprammobi-li, mobili, attrezzi agricoli) regalati all’associazione. Le eventuali offerte

raccolte verranno interamente devo-lute al sostentamento dei progetti sa-nitari, educativi e di promozione della donna. Ma chi sono gli Amici del Sida-mo? Sono un gruppo missionario che dal 1983 organizza attività a sostegno delle missioni salesiane in Etiopia. L’intenzione è di creare eventi legati alla cultura e tradizione dell’Etiopia, Paese dove operano i nostri volontari. La mostra si chiama “Berberè”, un no-me simpatico, facile da pronunciare

e direttamente collegato all’Etiopia: berberè è un insieme di spezie a ba-se di peperoncino. La mostra è aperta il sabato pomeriggio dalle 15 alle 19. Per le festività natalizie è aperta anche giovedi 20 dalle 15 alle 19; sabato 22 dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19; dome-nica 23 dalle 9 alle 12. C’è anche una pagina su Facebook: Berberè- Mostra Sidamo. Per informazioni, si posso-no contattare i numeri 0302667372 o 3383952251.

e arterie stradali di grande impatto ambientale. “Tra i nostri parrocchia-ni molti sono attenti all’ambiente e preoccupati di salvaguardare la lo-ro salute” afferma don Alessandro. “Come parrocchia, tuttavia, non pos-siamo schierarci né per l’una né per l’altra parte; di certo seguiamo con in-teresse e passione quanto accade ma siamo aperti e pronti ad ascoltare gli uni e gli altri. In noi, infatti, è viva la certezza che la natura è dono di Dio e che, come tale va rispettata, ma, al contempo, sappiamo che ora più che mai l’esigenza lavorativa è vitale: il di-battito è aperto”.

Il sociologo tedesco Max Weber scriveva che l’etica in politica era e doveva essere connessa con l’etica della responsabilità.“Politica, etica, per quale città?” è il titolo del convegno in programma giovedì 20 dicembre alle 20.45 a Brescia presso la sala Piamarta di via San Faustino 74. Si alterneranno gli interventi di diversi rappresentanti significativi del mondo delle associazioni, dell’imprenditoria e della politica bresciana.

Vuole essere uno spazio di confronto e di ascolto pensato dalla Circoscrizione Centro. Porteranno il loro contributo: Flavio Bonardi (presidente della Circoscrizione Centro), don Mario Benedini (direttore Ufficio per l’impegno sociale), Eugenio Massetti (presidente provinciale Confartigianato), Paolo Paoletti (vice presidente della Compagnia delle Opere di Brescia), Luca Pezzoli (presidente provincile Movimento cristiano

lavoratori), Ettore Prandini (presidente provinciale della Coldiretti di Brescia), Roberto Rossini (presidente delle Acli provinciali) ed Enzo Torri (segretario provinciale della Cisl di Brescia). Sono tutti parte attiva del tessuto sociale, elemento indispensabile per promuovere una coscienza civica e politica nella cittadinanza. Senza l’etica è difficile perseguire il bene comune. L’ingresso è libero.

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i fronte a una disgrazia l’uomo ha poche possibi-lità di reagire. Il Premio Bulloni, Elena Morè, ha saputo voltare pagina. Do-

po aver perso il marito e i due figli in un gesto di violenza familiare, Elena ha deciso di dedicare parte della sua vita agli altri, offrendo la sua profes-sionalità (lavora come infermiera) ai più poveri. Da una tragedia si può tro-vare il coraggio di ripartire. È questo il messaggio della storia di Elena Morè che ha deciso di dedicare – mettendo da parte l’odio e il rancore – un tratto di strada della sua vita agli altri, nel-lo specifico ai ragazzi di un Centro di formazione in Brasile. Nella sua testi-monianza ritornano spesso le parole amore e perdono. Elena si è “messa in discussione e ha cercato di capire il gesto del marito” che a maggio aveva gettato dalla finestra due figli (di quat-tro anni e di 11 mesi) prima di lanciar-si anche lui nel vuoto. Elena, giovane madre e moglie, in pochi istanti ave-va visto crollare tutto il suo mondo. Per lei essere sempre in discussione con se stessi significa amare e, quindi, comprendere l’altra persona: “Grazie a mio marito ho avuto il dono di esse-

re moglie e madre”. In molti si chie-dono da dove ha tratto la forza ne-cessaria. “Non mi sono chiusa in una stanza, perché avevo già un dolore estremo da sopportare. Il dolore è una lezione di vita; non mi sono mai chiu-sa per non provocare altro dolore alle persone che mi circondavano”. Due settimane dopo la tragedia ha rico-minciato a lavorare, “cercando negli altri il conforto, perché il mio dolore era una lezione di vita per tanti. Mi so-no chiesta perché Dio volesse questo da me; dalla mia vicenda altri possono trarre la forza per andare avanti. Nei momenti più disperati mi sono messa in ginocchio e mi sono affidata a lui: sono la tua matita, fai di me quello che vuoi. Ci vuole tempo per vedere i suoi disegni, ma non devo fare al-tro che aspettare che il suo disegno sia completo”. Il 24 gennaio, “senza grandi aspettative”, parte in missione

per tre mesi a 35 km da Fortaleza al Centro di formazione gestito da Ope-razione Lieta. Non vuole colmare il vuoto affettivo, ma donare amore. Si dedicherà alle piccole cose, curando anche le medicazioni. Con un dolore profondo nel cuore cambiano le pro-spettive. “Vivo con serenità; dopo che ho perso tutto in 10 minuti, progetto giorno per giorno”. Ecco gli altri pre-mi alla bontà consegnati: FioreIla El-metti (Ordine Avvocati), Ferdinando Gatti (Aib), Margherita Bergamini (premio Ranzanici), Marica Benini (premio Gnutti), suor Luigia Trombi-ni (Cuore Amico), Giuseppe De Poli (premio Anselmi), suor Evelina Mat-tei (premio Beretta), tre Grossi d’oro a Giuseppe Camadini (alla memoria), alla Croce Bianca e a padre Ulderico Chigioni e tre medaglie d’oro a Gio-vanni Benedetto Colombo, Marco Ri-chini e Antonella Bertolotti.

Emergenza freddo, anche in città. La colonnina del mercurio è in picchia-ta, ma se qualcuno può coprirsi, in molti non hanno nemmeno un tet-to sotto il quale riposarsi. La Caritas diocesana di Brescia ha rilevato la necessità di implementare ulteriori posti letto per “l’emergenza freddo” e ha valutato di offrire in collabora-zione con la parrocchia del Duomo di Brescia e l’Associazione San Vin-cenzo, 20 posti letto in via Gabriele Rosa, in città. Non basta, però, mette-re a disposizione uno spazio, servono anche i volontari in grado di portare avanti il servizio. Ecco perché la Ca-ritas diocesana lancia un appello per richiedere la collaborazione di volon-tari maschi, maggiorenni: lo sforzo è di aprire il servizio ancora prima di Natale, sette giorni su sette, almeno fino a fine marzo 2013. La disponibili-tà può riguardare fasce orarie diverse per compiti diversi. Il turno della sera (dalle 18 alle 22) richiede l’accoglien-za, la somministrazione della cena, il riordino e la compagnia; il turno del-la notte (dalle 21 alle 8) prevede, in-vece, la compagnia, la sorveglianza notturna e la colazione; il turno, in-vece, notte/sera impegna i volontari dalle 18 alle 8.Il Dormitorio rappresenta uno spazio sicuro, un luogo affettivamente caldo dove le persone si sentano accolte e rispettate, potendo riflettere, insieme agli operatori e volontari su alcuni passaggi del proprio percorso di vita.Per informazioni e per comunicare la propria disponibilità, si può contatta-re la Caritas diocesana di Brescia al

numero 030 3757746. Si tratta ovvia-mente di un’accoglienza straordinaria volta a garantire la sopravvivenza: la rigidità del clima, la presenza di forti nevicate o di temperature particolar-mente rigide (al di sotto dei -5 gradi) rende necessario dare riparo a chi vi-vono in fabbricati dismessi o abban-donati sul territorio o in luoghi non sufficientemente adeguati a garantire un riparo. Solo la scorsa settimana ab-biamo dato la notizia della morte per assideramento di un giovane indiano.

Venerdì 21 dicembre alle ore 17 presso la sede delle Acli provincia-li viene presentato il libro “Michele Capra, un partigiano intransigente”. Il volume è edito dalla Fondazio-ne Civiltà Bresciana, nella collana “Cattolici e Società”, con il contri-buto delle Acli provinciali, della Ci-sl di Brescia, del sindacato pensio-nati della Cgil e dell’Associazione Gervasio Pagani. Alla presentazione intervengono, coordinati da Rober-to Rossini, gli autori mons. Antonio Fappani, Franco Gheza e Giovanni

Capra. “La storia del cattolicesimo politico democratico, dall’ampliar-si della sua base partecipativa in poi, merita – scrive Francesco Pie-ro Lussignoli nella postfazione al te-sto – di essere ripresa e ripassata, sia per obiettività storica, sia per ri-cordare alcuni dei suoi protagonisti. Sono infatti numerosi i cattolici che, radicati nel mondo del lavoro e ispi-rati dal bene comune, hanno svol-to funzioni di responsabilità civile e politica. Li troviamo nella Resisten-za, nell’associazionismo, nel sinda-

cato, nei partiti e, in particolare, nel-la Dc”. Michele Capra è stato prima un “ribelle per amore” durante il pe-riodo del nazifascismo, poi, dopo il 1945, ha deciso di continuare la sua lotta contro quelle forze che tenta-no di impadronirsi del nuovo Stato democratico e contro le restrizio-ni della libertà dei lavoratori. Com-missario di fabbrica all’Om negli an-ni duri della repressione sindacale, per quattro anni (1955-1959) fu an-che presidente provinciale delle Acli dove si fa interprete appassionato

dell’ansia sociale e solidaristica del mondo del lavoro. Grazie anche alla sua capacità di intessere relazioni. Si dimostra parte attiva nel dibattito culturale che anima il partito, il sin-dacato e l’associazionismo.Si è fatto carico, insieme a quella generazione, della responsabilità di aiutare i giovani a costruire il futu-ro. In lui passione civile e passione politica si sono ben amalgamate. In appendice al testo sono anche rac-colti alcuni contributi significativi di Michele Capra.

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nsieme! È questo lo slogan con tanto di punto esclamativo che indica la determinazione con la quale inizia la campagna eletto-rale. Insieme è l’avverbio che ri-

torna più volte nelle parole di Emilio Del Bono alla presentazione, in corso Garibaldi 2, della sede del comitato elettorale. Circondato dall’affetto dei suoi (volti noti e meno noti), Del Bo-no si prepara con rinnovato entusia-smo alla sfida per le amministrative della prossima primavera. Propone “una città diversa” partendo proprio dal cuore della Leonessa, a fianco del-la torre della Pallata che ha l’orologio fermo, perché “il tempo della giunta Paroli è finito”. Il capogruppo in Log-gia del Pd ha impostato una campa-gna elettorale aperta alle indicazioni che possono arrivare dalla società civile, valorizzando ogni strumento mediatico e relazionale per racco-gliere suggerimenti e idee: Facebo-ok, Twitter, You tube e un sito (www.emiliodelbono.it) dedicato. “Siamo

stato ribadito più volte in questi an-ni all’opposizione, tutta la linea Pa-roli: in particolare, la cittadella dello sport al parco delle cave, la gestione di Brixia Sviluppo e i soldi spesi per la pensilina. Fra le proposte, Del Bo-no avanza l’ipotesi di recuperare gli immobili sfitti per dare spazio all’hou-sing sociale e alla vocazione all’arti-gianato della città. Anche in questa tornata elettorale si parla della ri-qualificazione del centro e della pro-mozione della periferia per fare una “grande Brescia”, sempre in ascolto della parola d’ordine “insieme”. Sui componenti della squadra bisogna saper aspettare l’anno nuovo, ma di certo sarà “una coalizione politica e civica che possa vincere e governare bene la città”. Il candidato del Pd ha dichiarato nuovamente di essere di-sponibile anche allo strumento delle primarie di coalizione per rafforzare la sua leadership e coinvolgere nel progetto anche gli elettori di Marco Fenaroli (alla presentazione del co-

una squadra, un collettivo. Tocca al centrosinistra, al Pd e a una parte ci-vica della città ridare una prospettiva a Brescia”: sono queste le parole con le quali Del Bono, visibilmente emo-zionato, ha esordito davanti ai suoi fedelissimi. Tocca a noi – ha conti-nuato – chiamare a raccolta le ener-gie della città”. L’ecosostenibilità, un netto no al consumo del suolo agri-colo, la bonifica dei terreni avvelena-ti e l’attenzione al verde sono alcuni dei punti del prossimo programma che vuole voltare decisamente pagi-na rispetto al libro scritto dall’attuale maggioranza. Viene bocciata, come è

Il sindaco Adriano Paroli (nella foto) è sceso in campo, anticipando di fatto le possibili mosse della coalizione che fin qui l’ha sostenuto. Scende in campo e lo fa con la civica “Più Paroli”. Adesso la palla passa ai compagni di giunta: al Pdl (si chiamerà ancora così la prossima primavera? Che simbolo avrà? E, soprattutto, avrà all’interno anche gli ex An?), alla Lega (andrà da sola, magari con Fabio Rolfi candidato?) e all’Udc.

Il nodo, forse, è proprio con l’Udc, che certo non ha un rapporto idilliaco, per usare un eufemismo, con la Lega Nord e con il Pdl. Il Pdl appoggerà Paroli, mentre per la Lega bisogna vedere quanto sarà reale il riavvicinamento di questi ultimi giorni maturato in campo nazionale. L’idea di Paroli è, comunque, quella di ripresentarsi con la stessa squadra, anche se questa volta, come del resto

aveva dichiarato a “Voce”, vorrebbe avere le mani libere nella definizione della giunta. Cosa significa? Che le preferenze non dovrebbero determinare la squadra degli assessori. Difficile, però, che la Lega possa accettare queste condizioni. In città si possono già vedere i manifesti con la nuova scritta, mutuata dal nome del laboratorio di idee “XBrescia” dal quale uscì la candidatura di Paroli cinque anni fa. La situazione è ancora fluida.

mitato elettorale, dato non di poco conto, era presente anche Donatella Albini, consigliere comunale di Sel). Mentre sul nodo alleanze, resta da vedere che ruolo intendono giocare Francesco Onofri e Laura Castelletti: accetteranno di salire, fin dal primo turno, sul treno del centro-sinistra o attenderanno il ballottaggio? Nel frattempo Emilio Del Bono, che pa-rafrasando il titolo del suo libro ha “un’idea precisa di città”, punta mol-to sull’appoggio della società civile.

In occasione della Giornata del migrante, venerdì 21 dicembre nella sala civica Italo Calvino in via Leonardo Da Vinci alle 18 è in programma una riflessione di Lucrezia Pedrali di Cem Mondialità su “Dalla tolleranza alla prossimità: da stranieri a concittadini”. Segue un racconto a più voci (video e poesie di bambini, giovani, donne e uomini in migrazione) “Lo dico in versi” realizzato dalla classe 2ª D della Scuola secondaria di primo grado “G. Perlasca”.

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rescia si dota di una nuo-va realtà per esprimere vicinanza e accoglienza ai malati psichici. E ancora una volta l’impegno nel

campo della salute vede protagonista quel mondo legato all’esperienza re-ligiosa. Il 14 dicembre presso l’Irccs-Centro San Giovanni di Dio Fatebene-fratelli è stata inaugurata una nuova struttura che ospiterà una Comunità psichiatrica protetta ad alta assisten-za (Cpa) di 20 posti letto già operante presso il Centro e una nuova Comuni-tà psichiatrica protetta a media assi-stenza (Cpm) di 20 posti letto. La Cpa che verrà trasferita è una struttura re-sidenziale per il trattamento socioria-bilitativo la valutazione e di soggetti affetti da disturbi psichiatrici, accredi-tata con il Servizio sanitario regionale. Accoglie persone affette da schizofre-nia e sindromi correlate, da sindromi affettive (disturbo depressivo maggio-re ricorrente, disturbo bipolare) e da disturbi gravi della personalità, dai 18 ai 65 anni, inviati dai Centri psico-so-ciali (Cps) della Regione. Garantisce un’offerta assistenziale di alto grado sulle 24 ore. I programmi residenzia-li sono di media intensità, hanno una durata massima di 36 mesi e vengono indicati nel Progetto terapeutico ria-bilitativo (Ptr) di ciascun soggetto. Il programma è concordato con l’Unità operativa psichiatrica territoriale ed è coerente al Piano di trattamento in-dividuale (Pti) elaborato dal Cps del territorio di competenza del pazien-te. La Cpm che occuperà l’altra metà della struttura ospiterà persone con un maggior grado di stabilizzazione

Centro. Negli spazi della nuova strut-tura sarà ubicato il laboratorio Luce-na, dove vengono praticate alcune attività (decoupage, maglia, cucito) e la palestra di fisioterapia. I pazienti potranno usufruire delle attività della Cooperativa “Il melograno”, ove ven-gono attuati interventi di inserimen-to lavorativo e della Bottega dell’arte, dove vengono svolte attività artistiche ed espressive. Va sottolineato il ruolo fondamentale della Bottega nella or-ganizzazione delle mostre delle ope-re realizzate, in collaborazione con le istituzioni cittadine (Comune, Fonda-zione Bresciamusei, associazione Il sasso nello stagno). Sono in atto altri rapporti collaborativi che hanno lo scopo di favorire l’integrazione e lo sviluppo di abilità sociali.

clinica e con un miglior funziona-mento personale e sociale; l’offerta assistenziale sarà di medio grado ed è garantita sulle 12 ore diurne. Du-rante l’inserimento nelle Comunità le persone vengono coinvolte in attività individuali e di gruppo finalizzate allo sviluppo e mantenimento delle abilità di base, fruendo di spazi interni alle singole comunità e di laboratori di at-tività fruibili anche da altre realtà del

“I malati di mente hanno diritto ad avere una realtà in cui vivere deco-rosamente, almeno come tutti gli altri malati”. Con queste parole fra Marco Fabello, direttore generale dell’Istituto di ricerca e cura Fate-benefratelli di Brescia, commenta il nuovo impegno (che testimonia una vocazione) dei Fatebenefratel-li nel campo della salute mentale. Impegno, che tra l’altro, arriva in un momento difficile dal punto di

vista economico. Questa realizza-zione ha richiesto un enorme sa-crificio, basti pensare ai 7 milioni di euro investiti dalla realtà dei Fatebenefratelli che non ha rice-vuto aiuti per la costruzione della struttura. Nella sostanza si tratta di due comunità protette, di cui una è già operativa mentre l’altra è in fieri, finalizzate a ospitare malati psichiatrici in una durata da uno a tre anni. Tutto iniziò nel 1500 quan-

do San Giovanni di Dio, dopo aver lavorato con i malati psichiatrici, decise che doveva fare un ospe-dale a Granada, “su questo solco dobbiamo costruire sempre realtà nuove e diverse per seguire, cura-re e amare gli ammalati come li ha amati lui”. La struttura guarda anche all’impatto ambientale, non a caso verrà pubblicato anche un testo sulle sue caratteristiche da “Il Sole 24 Ore”.

I Fatebenefratelli sono presenti in 51 nazioni di tutti e cinque i continenti, suddivisi in 22 provincie e una vice-provincia, cinque delegazioni generali (ambiti non ancora strutturati in modo tale da poter divenire provincie e dipendenti dalla Curia generalizia) e sei delegazioni provinciali (dipendenti da Curie provinciali).La missione dell’Istituto è quella di tradurre in modelli clinico-organizzativi i risultati delle attività di ricerca (sia pre-clinica che

clinica) nella scia della storia e del carisma di San Giovanni di Dio e dei Fatebenefratelli che lavorano da 500 anni al servizio dell’uomo sofferente in particolare tramite servizi di assistenza sanitaria.Il Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli che eroga le sue prestazioni riabilitative ed assistenziali nei confronti delle persone con problemi psichiatrici e di demenza, rispettando i principi fondamentali del Sistema sanitario nazionale (eguaglianza, imparzialità,

continuità, diritto di scelta, partecipazione, efficienza, efficacia e trasparenza) si definisce Centro confessionale cattolico.Sono diverse le unità d’offerta. Nel campo ospedaliero: la riabilitazione per la malattia di Alzheimer (unità di recupero e di rieducazione funzionale - 20 posti), unità di recupero e di riabilitazione funzionale (20 posti); la riabilitazione psichiatrica (unità di recupero e rieducazione funzionale - 20 posti). Comunità protette:

una Comunità protetta ad alta assistenza psichiatrica da 20 posti; due Comunità psichiatriche protette a media assistenza (20 posti), una Comunità protetta ad alta assistenza doppia diagnosi a Orzinuovi con 20 posti, una Comunità protetta ad alta assistenza psichiatrica con 20 posti, due Comunità protette ad alta assistenza psicogeriatria (20 posti), un Centro diurno per riabilitazione psicosociale (15 posti); un Centro diurno integrato per anziani (25 posti).

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e è vero che le feste di Na-tale hanno tra le colonne sonore anche la celeber-rima “Jingle Bells” – cioè “Le campane suonano” –

a Orzinuovi quest’anno essa avrà un significato particolare. Capita che, per qualche giorno, gli orce-ani potranno tornare ad ascoltare il suono delle loro campane, che da oltre 40 anni giacevano a terra inutilizzate. Alla fine degli anni ‘60, infatti, il campanile in stile romani-co che si trovava accanto alla par-rocchiale cominciò a manifestare problemi di stabilità, tanto che nel 1970 venne abbattuto. Da allora le otto campane e il castello originale che le sosteneva furono conserva-ti in un locale dell’oratorio, men-tre il campanile rimase solamente un ricordo. Una prima raccolta di fondi, infatti, per promuoverne la ricostruzione organizzata dall’allo-ra parroco mons. Giuseppe Trecca-ni, fu in seguito destinata alla rea-lizzazione dell’oratorio e ciò mise fine al progetto. Evidentemente però la voglia di campanile è rima-sta negli animi degli orceani che potranno godere in queste feste

quantomeno di un “antipasto”: sul sagrato della chiesa parrocchiale, infatti, nei giorni immediatamente precedenti il Natale verrà monta-ta una nuova struttura di sostegno e tornerà a suonare il concerto di campane per opera di un maestro campanaro. “L’iniziativa – spiega il sindaco Andrea Ratti – è promossa in collaborazione tra parrocchia e Comune, ma verrà realizzata grazie ad una serie di sponsorizzazioni. Quanto poi al mantenimento della struttura anche dopo le feste, collo-cata ai lati della parrocchiale, è un discorso ancora in via di definizio-ne”. L’operazione, come si diceva, è stata possibile grazie ad un’azio-ne di raccolta di sponsorizzazioni, portata avanti dall’assessore Fran-cesco Amico. Da parte sua il parro-co don Domenico Amidani afferma: “Le campane verranno collocate a

giorni, probabilmente nella data di venerdì, con il benestare delle Bel-le arti. Ancora non abbiamo stabi-lito la data dell’esibizione musicale, quando il maestro suonatore farà risuonare a festa le otto campane, che compongono uno dei concerti più notevoli presenti nella nostra diocesi. Sicuramente per tutti sen-tire nuovamente le campane dopo 40 anni sarà un impatto particolar-mente toccante. Le campane rimar-ranno montate per tutto il periodo delle festività e ne stiamo valutan-do il mantenimento ai lati della parrocchiale per farle risuonare in occasioni particolari”. Può essere questo quindi il primo passo verso la ricostruzione del campanile? “La ricostruzione – è la risposta preci-sa del parroco – sarà subordinata alla ristrutturazione dell’oratorio, si tratta di una priorità educativa”.

La Conferenza della San Vincenzo nella sede di Castel Merlino di Vero-lanuova è un riferimento importante. I volontari che vi aderiscono cercano di intervenire in situazioni di disagio organizzando la distribuzione di pac-chi alimentari e lo sportello d’ascolto “microcredito-prestito della speran-za”. Il sodalizio ha raggiunto un ac-cordo con l’Amministrazione comu-nale per la gestione delle richieste del pacco alimentare, del quale sono destinatari residenti nel territorio e ha ottenuto la collaborazione dell’as-sistente sociale nella fase di valuta-zione della situazione della famiglia in difficoltà. Le richieste vanno pre-sentate alla San Vincenzo, presso il Castel Merlino il sabato dalle 10 alle 12. Valutata la situazione, l’assisten-te sociale rilascia un documento con validità di tre mesi per l’erogazione del pacco. L’assegnatario dovrà di-mostrare di aver fatto il possibile per uscire dalla propria situazione: se permane, dopo il terzo aggiornamen-to, non potrà essere assistito a tempo indeterminato. Analoga procedura per lo sportello d’ascolto del “micro-credito-prestito della speranza”, cui sono delegati Sergio Amighetti e il diacono Francesco Checchi, aperto

il giovedì dalle 17.30 alle 19. In que-sto specifico settore i promotori fan-no appello a nuovi volontari e sono alla ricerca di abitazioni a basso ca-none d’affitto per aiutare le famiglie che hanno ricevuto l’ingiunzione di sfratto. La ricerca si estende pure al-la raccolta di segnalazione di offerte di lavoro, anche a tempo determina-to o occasionale, per consentire un minimo di reddito alle famiglie i cui componenti hanno perso il lavoro o non hanno ancora riscosso il dovuto dalle aziende in difficoltà. “La nostra comunità parrocchiale – dicono alla San Vincenzo – è attiva per aiutare, dove è possibile, questi fratelli. Indi-spensabile – concludono – l’invito, a esprimere una solidarietà concre-ta sostenendo le opere parrocchia-li oppure diventando un volontario nell’ambito caritativo”. (f.pio)

La città di Ghedi è stata premiata perché giudicata generosa. Ed è stato proprio il sindaco Lorenzo Borzi (nella foto), a nome della comunità, a ritirare, nei giorni scorsi, il premio assegnato alla città di Ghedi da “Humana”, People to people Italia, una onlus impegnata in diverse parti del mondo a sostegno delle popolazioni più povere del mondo. L’associazione ha la sua sede principale in provincia di Milano, ma può contare su diverse sezioni sparse in altre province,

compresa quella di via Vespucci a Torbole Casaglia, in terra bresciana. “Humana si occupa di un progetto che si prefigge di sostenere gli infiniti bisogni dei popoli che ogni giorno devono affrontare una dura sfida per la sopravvivenza.Tra le iniziative più conosciute della onlus vi è la raccolta di abiti che vengono raccolti in specifici contenitori, che si possono trovare in molti paesi. Ed è proprio per questa iniziativa che è stato assegnato il premio “Humana” 2012

a Ghedi, che si è inserita tra le città più virtuose d’Italia per la raccolta di abiti devoluti per questi scopi solidaristici.La comunità ghedese ha fatto valere decisamente la sua generosità, classificandosi tra le più generose a livello nazionale e risultando la prima per gli indumenti raccolti in tutta la provincia di Brescia. Nell’anno 2011, infatti, sono stati raccolti 53.400 kg di abiti, una cifra davvero ragguardevole che ha permesso alla comunità ghedese

di vincere questa particolare gara di solidarietà e di ricevere il significativo attestato da “Humana”. Un riconoscimento accompagnato da un preciso invito, trasmesso proprio attraverso il sindaco Borzi a tutti gli abitanti di Ghedi, a continuare in quest’opera di generosità e a cercare di fare sempre meglio per trasmettere così un aiuto concreto a tutte quelle persone sparse nel mondo che ogni giorno devono fare i conti con le mille difficoltà e privazioni. (mtm)

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’impegno politico e socia-le sono stati i due campi di azione di Dario Ciapetti, il compianto 47enne sinda-co di Berlingo scomparso

prematuramente in seguito a un in-cidente (il cancello di casa ha reciso l’arteria). Chi l’ha conosciuto da vi-cino racconta di una persona dedita alla ricerca del bene comune. L’ha fatto come amministratore comu-nale e come dipendente di Raphaël, conquistato dal carisma di don Pie-rino Ferrari. Nei due mandati alla guida del Comune di Berlingo si era distinto per la capacità di essere ti-moniere attento alle problematiche della sua gente, ma anche e soprat-tutto attento e lungimirante: non a caso con la sua giunta ha portato la piccola comunità di Berlingo a esse-re vista un modello in campo nazio-nale. Membro del Comitato direttivo dell’Associazione Comuni virtuosi, Dario era apprezzato anche fuori dai confini bresciani per la sua capaci-

Una ventina di volontari all’opera per l’allestimento del presepe artistico nel piazzale della chiesetta di San Rocco di Verolanuova, una tradizione che resiste fin dal 1998 quando “Gli amici del presepe di San Rocco” l’hanno avviata. L’allestimento rimane fino all’Epifania. Nel programma delle feste di Natale sono annunciati eventi promossi dall’Assessorato alla cultura. Sabato 22 dicembre la formazione bandistica “Stella Polare” dalle 21 eseguirà un

concerto nell’auditorium dell’Itc Mazzolari, in via Rovetta, direttori i maestri Carlo Barbieri e Monica Galuppini. Domenica 23 dicembre alle 21, ancora in auditorium, musica del coro “Virola Alghise” diretto dalla maestra Elena Allegretti Camerini. Venerdì 4 gennaio approda a Verolanuova l’ottava rassegna provinciale di “Natale nelle Pievi” con “Cantom crismas”. Piergiorgio Cinelli e Daniele Gozzetti si esibiranno nella chiesetta di San Rocco. Nel

periodo delle festività in campo anche l’oratorio “Mons.Giacinto Gaggia”. Venerdì 21 alle ore 16.30, in programma la “Festa dei popoli”, un pomeriggio dedicato ai bambini per conoscere usi, costumi e piatti delle culture straniere presenti nel loro territorio. Per tutti gli amanti dei manufatti artigianali fai da te c’è tempo fino al 23 dicembre per aderire al concorso “Presepi in oratorio”. Si possono presentare presepi artigianali e originali realizzati su compensato

di centimetri 50 per 70. Tutti i modelli saranno esposti in oratorio dal 25 dicembre al 6 gennaio 2013. I bambini, il 26 dicembre, saranno protagonisti del “Concertino di Natale”, alle 16 nella Basilica di San Lorenzo Martire.Infine dal 2 al 4 gennaio sempre all’oratorio, tre giornate di Grest durante le quali i partecipanti potranno fare i compiti della scuola pur avendo a disposizione tempo per giochi di gruppo. L’ingresso è gratuito. (f. pio)

tà di anticipare le situazioni e per la sua vitalità che lo portava a elabora-re progetti su progetti. Il Comune di Berlingo ha un impianto combinato fotovoltaico-geotermico che fornisce energia elettrica e riscaldamento al polo scolastico materna-elementare e al centro sportivo. In questo modo gli edifici sono autosufficienti a livel-lo energetico, e non producono inqui-namento. Inoltre, già da anni sono in funzione un impianto solare termico per il riscaldamento dell’acqua degli impianti sportivi, e un impianto foto-voltaico per il municipio. Nella sua vita aveva già sofferto il distacco dalla figlia disabile, scomparsa a soli 13 anni. Sulle orme del padre Carlo (sindaco per la Dc a Castegnato dal 1980 al 1990), si era appassionato alla cosa pubblica, entrando presto dopo il matrimonio con la moglie Gabriel-la a far parte della giunta: assessore alle Politiche sociali dal 1995 al 1999, poi vice sindaco fino al 2004 e sinda-co per due tornate: l’ultima, nel 2009, eletto con il 77% dei voti. La sua poli-tica, senza cedere al populismo, era per la gente e con la gente.

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on sono mai banali rico-struzioni cinematografi-che. Quelle a cui la Cei e “Sovvenire” (il servizio per la promozione del

sostegno economico alla Chiesa cat-tolica) ricorrono per le campagne a favore dell’8xmille o delle offerte de-ducibili sono storie vere, raccontano di preti in carne e ossa che spendono il loro tempo per un’annuncio che si fa testimonianza anche con opere di carità. Sono storie, quelle raccontate negli spot, di sacerdoti che operano spesso in condizioni estreme, di gran-de disagio, ma non poi così lontane anche dalla realtà bresciana. La sta-gione di crisi che si sta facendo sem-pre più lunga ha aumentato a dismi-sura il bisogno anche nelle comunità bresciane. E, molto spesso, tocca al sacerdote dare le risposte immediate, in attesa che la macchina del servizio pubblico si metta in moto. Sacerdoti che possono dedicarsi a questi biso-gni proprio perché, a loro volta, sono aiutati nella loro missione dal sistema delle offerte per il sostentamento del clero, adottato nel 1989. Un sistema che necessita di essere conosciuto perché il sacerdote, sostenuto da tut-ta la comunità, possa dedicarsi total-mente all’annuncio del Vangelo e alle opere a favore dei fratelli. Anche nel Bresciano, si diceva, sarebbero molte le storie da raccontare, da “passare” alla Cei per i suoi spot. Don Danilo Vezzoli, parroco di Fucine di Darfo è uno dei tanti sacerdoti che fanno affidamento al sistema entrato in vi-gore nel 1989. Probabilmente quello dello stato delle sue finanze, però, è

fuori dalle porte della chiesa risale al suo arrivo a Provaglio d’Iseo, dopo l’ordinazione sacerdotale), anche se i primi anni, sono stati dedicati a so-stenere chi viveva situazioni di disagio “altrove”. “L’esperienza della Caritas zonale – racconta il sacerdote – è de-collata con la tragica guerra nella ex Jugoslavia”. Don Danilo e i suoi col-laboratori della carità realizzarono prima un centinario di viaggi umani-tari in Bosnia, e, a guerra terminata, contribuirono alla costruzione di una scuola materna a Mostar. Quando i bisogni hanno cominciato a manife-starsi sulla porta di casa la risposta è stata immediata. Ascolto e accoglien-za della povertà locale sono diventate negli anni le coordinate di un impegno che, nel 2004, ha portato all’apertura

l’ultimo dei pensieri che gli passano per la testa. Ogni giorno, infatti, oltre alla cura delle anime che gli sono sta-te affidate dal Vescovo, deve farsi ca-rico, insieme agli operatori e ai tanti volontari della Caritas zonale, anche di un numero sempre crescente e dif-ferenziato di bisogni. È stato così sin dal suo arrivo in Valle nel 1986 (anche se la vocazione a trovare risposte a bisogni che si manifestavano anche

Sistemati, con l’inaugurazione del dormitorio San Martino, i senza fissa dimora, la Caritas di Darfo sta pen-sando a un’altra forma di povertà e di disagio: 16, tra mono e bilocali, da realizzarsi nella Casa della fiamma (nella foto), per dare alloggio tempo-raneo a persone in difficoltà. Si tratta di un progetto impegnativo “ad oggi apparentemente irrealizzabile – si leg-ge su “Anch’io”, il periodico del centro di ascolto e di accoglienza della Cari-

tas zonale di Darfo – ma che se rien-tra nei piani di Dio e se ci mettiamo tutto il nostro impegno, certamente nel tempo andrà a compimento”. Vi-sti i precedenti e le opere già realiz-zate c’è da credere che non tarderà molto a decollare questo progetto di housing sociale a bassa soglia. Un progetto a cui la Caritas zonale e don Danilo Vezzoli stanno lavorando cer-cando di coinvolgere quelle realtà che sul territorio camuno già operano in

questo importante settore. Rientra in questa prospettiva il rapporto di par-tenariato stretto con la cooperativa “Si può fare”, che dal 1997, opera per il recupero ed il reinserimento sociale di persone con problemi psichiatrici e quindi ad alto rischio di emarginazio-ne. In attesa di conoscere “i piani di Dio” su questa nuova opera sociale i responsabili e i volontari della Caritas zonale di Darfo si sono già attivati per coinvolgere nel progetto altre realtà

legate al territorio come Vallecamoni-ca Servizi (già partner per la realizza-zione del dormitorio) e la Fondazio-ne Cariplo. Il progetto tecnico della struttura c’è già ed è opera dell’ing. Giorgio Fontana che ha pensato an-che alla sistemazione del dormitorio San Giorgio. Ad oggi, dunque, manca-no solo le risorse per realizzarlo ma conoscendo la sensibilità dei camuni, questo non dovrebbe essere un pro-blema insormontabile.

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della comunità “Anch’io”, punto di riferimento della carità camuna. Un grande impegno che don Danilo ac-cetta convinto com’è che dia pienezza al suo sacerdozio, al suo essere prete che vive anche grazie al sostegno ga-rantito dal sistema adottato nel 1989.

È stato il vescovo Luciano Monari a inaugurare, il 19 dicembre, il nuovo dormitorio maschile San Martino di Darfo. Si tratta dell’ennesima opera caritativa che la Caritas locale, in collaborazione con tante altre realtà del territorio, riesce a mettere in campo per dare risposte a bisogni sempre nuovi. Nel distretto camuno-sebino, composto da 43 Comuni per un numero di abitanti che ha superato da tempo la soglia delle 100mila unità (102.148 secondo gli ultimi

dati) e segnato dalla comparsa di forme sempre nuove di povertà in larga parte “figlie” di quella crisi che non accenna a mollare la presa, mancava una struttura in grado di dare sollievo, seppure momentaneo, al numero sempre crescente di “homeless”. “E non si tratta soltanto di extracomunitari – afferma don Danilo Vezzoli, parroco di Fucine e responsabile della Caritas zonale che fa capo a Darfo – abbiamo anche un numero crescente di italiani e di gente del

posto che la sera non ha più un tetto sopra la testa”. Di qui l’idea di trasformare l’ultimo piano del locale centro Caritas (lo stesso che per lunghi mesi ha ospitato i profughi giunti da Lampedusa) in dormitorio. Grazie al determinante aiuto di Vallecamonica servizi, della locale Comunità montana, e alla collaborazione con la Caritas diocesana (con i fondi dell’8xmille) è stato possibile creare il dormitorio San Martino,

una struttura in grado di dare accoglienza per la notte a 10 ospiti, affianca così il lavoro di accoglienza svolto sul territorio da realtà come la comunità “Anch’io”, Casa Giona e la comunità “Il bucaneve”. La struttura fornisce ospitalità gratuita per un massimo di 10 giorni dopo i quali sarà necessario, in collaborazione con i servizi sociali dei Comuni di provenienza, pensare a uno specifico progetto di recupero per gli ospiti.

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ome cambia la geografia pastorale. Alcuni dei te-mi della riorganizzazio-ne del servizio religioso sul territorio, affrontati

nel recente Sinodo diocesano, so-no da tempo argomento di rifles-sione nella I Zona pastorale, cioè l’Alta Valcamonica, da Sellero in su fino al Tonale e all’Aprica. Nelle spesso piccole parrocchie di mon-tagna si è toccato con mano prima che altrove il progressivo calo di presenza dei sacerdoti e soprattut-to delle religiose. In quest’ultimo caso si può parlare di una vera e propria rivoluzione silenziosa, con uno stillicidio di chiusure di co-munità di suore a partire da circa 30-35 anni fa.Il fenomeno solo recentemente ha cominciato a farsi palese an-che per i sacerdoti: delle attuali 33 parrocchie, molte piccolissime, ne risultano scoperte una quindicina. Tocca ai presbiteri delle comunità

più vicine, e più grandi, occupar-si del servizio liturgico, che gioco forza si riduce. Considerando i dati diocesani ufficiali e prendendo in esame la situazione nel 1972, cioè a 40 anni fa, e nel 1992, 20 anni fa, il quadro che si delinea è chiaro.La riduzione delle vocazioni e l’età media piuttosto avanzata del clero operante oggi non lasciano scam-po: bisognerà ridisegnare la pa-storale sulla base di energie e per-sone sempre più ridotte. Le unità pastorali più che una scelta, sono una necessità.D’altra parte andrà considerato che oggi opera in Alta Valle un uni-co ‘curato’, come si diceva una vol-ta, ma con incombenze che vanno già oltre i tradizionali ambiti della catechesi e animazione in oratorio. Al di là dei sacerdoti in quiescen-za, sono 23 quelli oggi in servizio, non di rado con due o tre parroc-chie sulle spalle. Nel 1972 erano 44 e 20 anni dopo 32, consideran-do anche i religiosi in cura d’ani-me. In quattro decenni solo due parrocchie sono state cancellate

(Zazza e Vico), ma sono scompar-se le figure di curati che un tem-po operavano a Berzo, Cedegolo, Corteno, Malonno, Pontedilegno e Vezza d’Oglio.La pastorale giovanile ne ha sof-ferto, proprio in anni in cui le esi-genze sono andate aumentando. Ma sul fronte educativo, in parti-colare dei più piccoli, si è assisti-to ad un epocale venir meno delle scuole materne guidate dalle reli-giose, che anche in piccole comu-nità avevano la propria sede.Oggi sopravvivono case di religio-se, che non siano mere residenze estive, solo a Edolo, Malonno e Ponte di Legno. Nel 1972 risulta-vano invece attive ben 23 comu-nità di religiose impegnate nell’in-segnamento e nel servizio in par-rocchia. Dopo 20 anni ne resiste-vano solo 12. È chiaro che ciò ha comportato un significativo cam-biamento nel percorso stesso di incontro con la fede cristiana da parte delle ultime generazioni, im-ponendo una sempre maggiore re-sponsabilizzazione delle famiglie.

La Regione ha stanziato circa 2 milioni di euro, oltre ai 22 milioni del Psr 2007-2013 per oltre 30 cantieri nel settore forestale e idrogeologico, per tre nuovi diversi interventi. Il primo intervento, del valore complessivo di 70mila euro, servirà per il completamento dello studio del bacino idro-geologico della Valle. Il programma deve essere cofinanziato al 50%: quindi 65mila euro verranno messi a disposizione dalla Comunità montana e 5.000 euro dal Comune

di Pisogne per lo studio del bacino del torrente Trobiolo. Un secondo intervento finanziato con 1 milione e 147mila euro viene così suddiviso: 147mila euro alle ditte boschive accreditate e fornitrici dei Consorzi forestali per l’acquisto di attrezzature a macchinari del loro settore. Il milione di euro rimanente verrà suddiviso sui sei Consorzi forestali camuni per lavori di sistemazione e regimazione idraulica di corsi d’acqua critici; una quota parte è destinata al

miglioramento della viabilità agro-silvo-pastorale e una parte andrà al piano di assestamento del Comune di Ponte di Legno. Il terzo contribuito di 621.301 euro è destinato a concludere il Psr 2007-2013 sulla misura 125b relativa a strade forestali, di cui due in alta Vallecamonica, a Edolo e Sonico ed una in territorio di Prestine, oltre ad un acquedotto in Comune di Pescarzo di Capo di Ponte che servirà l’ampia rete di alpeggi estivi. Tutto ciò è

stato possibile grazie al continuo lavoro che l’Assessorato foreste e bonifica montana con il servizio dedicato ha condotto su documenti regionali, entrando nelle pieghe delle delibere dei bilanci e delle misure correlate, coinvolgendo gli enti locali interessati e svolgendo le pratiche necessarie fino alla positiva conclusione. Con le precedenti e con questa misura finanziaria, il settore forestale e idro-geologico della Valle sta conoscendo una vera rinascita. (Franco Garattini)

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Il presepio vivente di Acquafredda, nasce dal desiderio di rivivere in modo semplice, ma coinvolgente, la nascita di Gesù. I collaboratori della parrocchia iniziarono, quasi 20 anni fa, ad allestire la sacra rappresentazione negli ambienti della scuola materna per poi spostarsi in vari angoli del paese. Nella lavorazione e nella rappresentazione sono coinvolti nonni, genitori, giovani e ragazzi. Quest’anno il presepio vivente è collocato negli ambienti del cortile

e del parco comunale in piazza della Repubblica. L’ambiente esterno del municipio ben armonizza l’allestimento e contribuisce al raccoglimento. Quando? Il 25 (alle 15.30 e alle 18), il 26, il 30, l’1 e il 6 gennaio (con l’arrivo dei Magi) alle 15 e alle 18 Anche quest’anno verrà realizzato un mercatino di beneficenza dove predominano oggetti realizzati in oratorio dai ragazzi.Il 26 dicembre e il 6 gennaio alle ore 14.30, organizzato dal Gruppo Alpini

di Ome, si svolge il presepio vivente di Ome. Tutti i 100 personaggi rievocano le figure bibliche dell’Antico Testamento partendo da Adamo ed Eva per arrivare fino alla nascita di Gesù. La manifestazione inizia presso la sede del Gruppo Alpini di Ome e, percorrendo le vie principali del paese, si reca sul colle adiacente la storica chiesetta medioevale, per entrare nel cuore della rappresentazione con la corte di re Erode, la capanna della natività e le classiche figure del presepe.

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rofessionalità manuale, tradizione e propensio-ne ai viaggi di conoscen-za e curiosità culturale s’incontrano, allora è lì

che nasce la rassegna “Presepi del mondo”: collezione privata di rap-presentazioni sacre legate alla Na-tività, quest’anno giunta alla sua 18ª edizione. L’ideatore e artefice della collezione è il bornatese Car-lo Battista Castellini, falegname di professione, amante dei presepi fin da bambino e che, girando per il mondo, ha avuto modo di sco-prire presepi del tutto singolari e degni di essere poi raccolti in una galleria permanente, in via Tito Speri 11 a Bornato di Cazzago San Martino. “Il presepe – puntualizza l’autore – è una tradizione che or-mai da tempo esprime vivamente una lettura dell’Evento cristiano dentro l’esperienza storica di ogni popolo, rappresentando una tradi-zione che coinvolge tutti: ognuno con un proprio modo di celebrare e raffigurare la nascita di Cristo, con la fantasia della propria terra e se-condo lo spirito della fede”. Il pic-colo museo del presepe, nel corso degli anni, ha riscosso un sempre accresciuto consenso che ha inci-tato lo stesso Carlo a incrementa-re il suo impegno e a perfezionare sempre più il suo lavoro: in vetrina ormai oltre un migliaio di presepi, rappresentanti oltre 130 Paesi di tutto il mondo. Negli ultimi tempi, è stata incrementata l’esposizio-ne anche con alcuni diorami che completano il tema della nascita e

sù tra i fanciulli e l’entrata in Geru-salemme. L’ufficiale apertura della curiosa rassegna è avvenuta sabato 15 dicembre alla presenza di varie autorità e allietata dalle melodie natalizie suonate dal Gruppo Zam-pognari di Corte Franca; mentre le visite resteranno aperte a ingres-so libero fino al 13 gennaio secon-do gli orari: festivi e prefestivi 10-12 e 14-18, feriali dal 22 dicembre 10-12 e 14-18. Per gruppi, scuole, visite guidate o fuori orario è pos-sibile inoltre concordare un ap-puntamento telefonando ai nume-ri 030/725385-030/7750280; mentre per chi fosse curioso di ammirare qualche originale allestimento è possibile vedere alcuni scatti sul sito www.presepidelmondo.it.

comprendono altri momenti della vita di Gesù Cristo, come l’annun-ciazione, la ricerca d’alloggio, il censimento, l’annuncio ai pastori, la nascita, l’adorazione dei Magi, la presentazione di Gesù al tempio, la fuga in Egitto, la casa di Nazareth, Gesù e la Samaritana, il sermone della montagna, l’ultima cena, la deposizione, l’ascensione, Gesù scaccia i mercanti dal tempio, Ge-

Il Natale? A Ospitaletto... è già festa! La conferma è data dal fitto calenda-rio presentato dal Comune ed entrato nel vivo per Santa Lucia con lo spet-tacolo di Oreste Castagna “Storie di Natale”. Dopo il successo del Merca-tino a chilometro zero di domenica 16 dicembre in piazza Roma, giovedì 20 dicembre, Piazza Mercato torna invece ad animarsi per fini solidali, con le bancarelle di prodotti del Grup-po Edera e realizzati dai bimbi della

Scuola dell’infanzia per raccogliere fondi da devolvere all’Associazione Bambino emopatico e alla Scuola San Giuseppe di Porotto (Ferrara) dan-neggiata dal terremoto. Dalle 19, nel Palazzetto dello Sport, al via “Natale sotto rete” accompagnato da rinfre-sco per lo scambio di auguri tra atle-ti, genitori e dirigenti, mentre venerdì 21 alle 17.30 nel Teatro Agorà saggio natalizio per gli alunni dell’Asd Bal-let Factory. Dal 21 al 24, al via anche

il torneo per giovanissimi “Circuito di Natale” al Centro tennis, mentre il 22 grande Festa per gli alunni della Scuola primaria tra spettacoli, coro e pesca di beneficenza. Sempre sabato, ma dalle 19 nella Sala delle Losanghe in Biblioteca, porte aperte per la mo-stra personale di Ivan Edoardo Gar-rini e alle 20.30 tutti nella chiesa di Lovernato per il Concerto del Grup-po Ottoni. Ad allietare la mattinata di domenica 23 ci penseranno invece le

melodie delle cornamuse di francia-corta in piazza Roma, in una cornice fatta di artisti, pittori, scultori e as-sociazioni di volontariato. Vin brulè e caldarroste del Gruppo Alpini non mancheranno invece in piazza nella notte della Vigilia, mentre per dome-nica 6 gennaio, doppio invito: alle 15 nella Rsa Serlini per assistere all’esi-bizione di ballo liscio e alle 16.30 nel Teatro Agorà per il tradizionale Con-certo bandistico dell’Epifania.

Nel nome – Progetto Ospitaletto solidale – è racchiuso il senso di un’iniziativa che vede, nel tentativo di costituire un fondo a favore delle famiglie in difficoltà, scendere in campo il Comune con il sindaco Giovanni Battista Sarnico (nella foto), la parrocchia guidata dal parroco don Renato Musatti e l’Opera San Vincenzo presieduta da Vincenza Corbetta. “Si tratta di una nuova linea di intervento e d’intesa istituzionale tra più soggetti – hanno specificato i promotori – per

andare incontro alle nuove povertà soprattutto quelle derivanti dalla perdita del lavoro”. La dotazione iniziale del fondo messa a budget dai tre soggetti è di 10mila euro, mentre oltre a questo fondo è stato aperto anche un conto corrente (n° 4308X73 “Ospitaletto Solidale” presso Banca Popolare di Sondrio, agenzia di Ospitaletto - Iban IT60E0569654870000004308X73) per ricevere i contributi di privati che hanno già innalzato di altri 2000 euro il deposito. La procedura

prevede che le persone bisognose di un aiuto economico siano accolte a uno sportello attivo presso la Caritas parrocchiale, mentre i casi saranno poi esaminati da un’apposita commissione. “L’obiettivo – hanno specificato i rappresentanti – è quello di agire in maniera più coordinata e capillare, valorizzando le risorse presenti sul territorio in un’ottica di sussidiarietà: si tratta di un accordo con il mondo del sociale per andare incontro alle nuove povertà e in

un momento in cui è sempre più necessario mettere insieme le forze”. “Per noi – spiega l’assessore ai Servizi sociali Giuseppe Danesi –, è una priorità trovare soluzioni con gli operatori del territorio, unendo forze e risorse economiche al fine di ottimizzare i risultati: il lavoro in rete favorisce l’attenzione verso i casi più bisognosi, attraverso un’azione discreta e responsabile, una presenza vigile e coordinata, ma anche altruismo che si fa concretezza”. (a.s.)

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Una marcia in più per i giovani della Valtrompia. In questo senso muove il progetto che la Comunità montana sta elaborando e che intende presentare con un bando ufficiale nei primi giorni di gennaio 2013. “Mi piace – Giovani al lavoro” è il titolo di un’opera ambiziosa che coinvolgerà come sostenitori e partner attivi le amministrazioni comunali della Valle, le associazioni di impresa e diverse aziende. “Si tratta – dice il presidente della Comunità montana, Bruno

Bettinsoli – di un originale progetto che abbiamo presentato in Regione e che intende offrire ai valtrumplini dai 18 ai 30 anni con idee da sviluppare una concreta opportunità per farlo, singolarmente o in gruppo, con la possibilità di trovare imprese (magari della Valle) che finanzino queste idee. Come in un concorso letterario: non vogliamo premiare un libro solo perché è bello, ma perché sia letto”. Un progetto-pilota unico in Lombardia per capire se nel giro di un paio

di mesi si riescano a intercettare i bisogni e i desideri dei ragazzi della Valtrompia. “Mi piace – Giovani al lavoro” intende dare spazio all’estro dei giovani, spaziando da progetti che valorizzino mestieri artigianali, che siano indirizzati alla green economy oppure si orientino nel filone delle nuove tecnologie.“Quel che intendiamo fare – sottolinea Rocco Ferraro, consigliere delegato alle Politiche del lavoro in Comunità montana – è riportare al centro il capitale umano,

scommettendo sulla creatività, sull’intuizione. Vogliamo aiutare la Valtrompia nel far emergere i suoi giovani talenti. La potenzialità è enorme e i ragazzi che si distingueranno con idee innovative e vincenti potranno essere premiati con un riconoscimento di 20mila euro, la pubblicazione online del progetto realizzato e la possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro con contatti, tirocini e partnership con le aziende interessate a sviluppare il progetto”. (a.a.)

S. Colombano, una co-meta col cappello alpino brilla sulla capanna fat-ta di luci disegnata sulla facciata della cascina

Petentè, in posizione dominante sul paese. Succede da oltre 20 anni. Da lassù, accesi i fuochi, la notte di Na-tale scenderanno pastori e armenti sfilando per le vie diretti verso la par-rocchiale. In paese dopo la S. Messa delle 17 arriva il calesse con i caval-li e con Babbo Natale, scortato dagli zampognari, per distribuire dolci ad anziani e bambini. A notte fonda alle 23 parte la sfilata da Petentè e alle 24 la Messa di Mezzanotte condecorata dalla corale parrocchiale. A Collio è pronto il presepio in chiesa e dome-nica 23 si comincia con la generosi-tà: il gruppo Caritas organizza pres-so le suore all’ex Asilo la Festa degli anziani. L’appuntamento è alle 15. La sera alle 18 la Messa dello sportivo.Quella della Vigilia sarà alle 22. Scen-dendo nell’antica Pieve di Bovegno spiccano due eventi: sabato 22 alle 20.30 il tradizionale concerto natali-zio della Corale S. Giorgio: si aggiun-ge il giorno di S. Stefano dalle 14.30 il presepio vivente realizzato lungo le vie del paese. Anche la piccola Mar-mentino, insieme alle celebrazioni re-ligiose, offre sabato 22 nella splendi-da chiesa dei SS. Cosma e Damiano un concerto del Coro polifonico “Le Voci di Zefiro” diretto dal maestro

Luca Campanale: composizioni del-la tradizione popolare e colta. Sotto il portichetto della chiesa si ammi-ra il presepio costruito dai volontari della parrocchia. A Pezzaze identico programma la vigilia di Natale ed ul-timo dell’anno: dopo la Messa serale vin brulè per tutti presso l’oratorio. A

Lodrino la vigilia di Natale prima della S. Messa, dalle ore 20 scene del pre-sepio animeranno le vie, poi il giorno di S.Stefano il tradizionale concerto della banda S. Cecilia accompagnato dalla consegna delle borse di studio agli studenti meritevoli. A Tavernole, in piazza davanti al Municipio brilla l’albero con la stella e il cappello al-pino: il gruppo dell’oratorio ripete la tradizionale recita sul tema natalizio nella parrocchiale prima della Messa di mezzanotte. A Brozzo si ripete la secolare tradizione degli zampogna-ri per le vie la vigilia dell’Epifania A Marcheno imperdibile il presepio sul Mella un vero villaggio in pietra con le sue costruzioni in scala che da 24 anni un gruppo di amici fa crescere sulla riva del fiume proprio sotto la parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo, aggiungendo sempre qualche cosa di nuovo: ha un fascino particolare per il suo specchiarsi sulle acque del Mel-la che sembra nella notte ingioiellato dal baluginare sulle onde delle sue lu-ci. Gli amici volontari sono al lavoro da ottobre: quest’anno hanno messo in sicurezza con solida costruzione in pietra la risalita dopo la capanna del Bimbo verso il castello di re Ero-de. Sarà aperto dalla notte di Natale fino al 6 gennaio dalle 10 alle 22 tut-ti i giorni. L’ideale percorso natalizio si conclude la sera dell’Epifania alla Pieve di S. Giorgio a Inzino con l’arri-vo dei Re Magi e la loro grande Stella.

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Dove vuoi.

DOVEVAI?Fuori città. E mi porto anche la bici.

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siste un territorio della nostra provincia, la Val-le Sabbia, dove soprav-vivono lavorazioni, pro-duzioni e tradizioni la cui

origine si perde nella notte dei tempi. Dove è bello, anche in inverno, tra-scorrere un po’ del nostro tempo. Superato Bagolino raggiungiamo la piana del Gaver dove ci aspetta un anello per lo sci di fondo con 8 km di piste che si snodano nella natu-ra incontaminata ai piedi del Monte Blumone e la possibilità di praticare sci alpinismo, snowboard, arrampi-cate su pareti di ghiaccio, escursio-ni con le ciaspole e gare di sleddog con cani husky. È la terra del Bagòss, formaggio straordinario dall’incon-fondibile gusto, la cui ricetta è gelo-samente custodita e tramandata da casari e malghesi, di generazione in generazione. Tra le tradizioni che la Valle Sabbia mantiene vive, una, ca-rica di significati spirituali e magici, è legata al “Canto della Stella”. La cerimonia, che si ripete ogni anno il venerdì e il sabato che precedo-no l’Epifania, si svolge in quasi tutti i centri della Valle del Chiese dove il “Canto” segna una sorta di “passag-gio del testimone” tra il tempo nata-lizio e quello carnevalesco. Gruppi di cantori si raccolgono in un luogo convenuto e, sosta dopo sosta, can-to dopo canto, visitano una dopo l’al-tra le contrade del paese, intonando un’antica melodia che racconta della venuta dei re Magi “Noi siamo i tre re venuti dall’Oriente per adorar Gesù. L’è un Re dei superiori, di tutti il mag-giore di quanti nel mondo ne furono

no, sopravvive in Valle Sabbia che rappresenta una delle aree di con-servazione del rito più esclusive e importanti. Sono centinaia i cantori che, abbigliati nel tipico costume con mantello lungo e cappello in panno, rigorosamente neri, accompagnano per ore una stella di carta illuminata e addobbata di decorazioni natalizie, che riporta nella parte centrale una semplice raffigurazione della scena dell’arrivo dei Magi, fermandosi in ogni contrada, piazza e via, sostenen-do la fatica canora e vincendo il fred-do pungente con polenta taragna, vin brulè e brodo di gallina. Tra le tappe di quest’anno: Anfo, Barghe, Capo-valle, Casto, Idro, Lavenone, Pertica Alta, Pertica Bassa, Provaglio Valsab-bia, Treviso Bresciano e Vobarno.

giammai...”. Nati a metà del Cinque-cento nel pieno della Controriforma, istituiti per volontà della Chiesa per contrastare l’avanzata della Riforma protestante la quale, tra l’altro, met-teva in discussione l’adorazione dei re Magi, i Canti della Stella rappre-sentavano una sorta di catechismo popolare per rinvigorire il culto dei re d’Oriente. La tradizione, un tem-po diffusa in quasi tutto l’arco alpi-

Un presidio Slow food per salvare il carpione del Garda dal rischio di estinzione. È l’obiettivo, raggiunto, dal “movimento della chiocciola” per aumentare il livello di sensibilizzazio-ne verso la salvaguardia della specie autoctona gardesana e per appoggiare le “campagne di ripopolamento”. L’in-put è venuto da Gianni Briarava, noto ristoratore salodiano e responsabile della Condotta gardesana di Slow fo-od, e coinvolge le strutture trentine e

venete. “Il carpione è un patrimonio di tutto il lago: esiste solo in queste acque, ma sta rischiando di sparire e grazie a questa iniziativa vogliamo contribuire a scongiurare il pericolo”. I presidi di Slow food sono nati per tutelare i pic-coli produttori e per salvare i prodotti tradizionali di qualità. L’obiettivo è ga-rantire un futuro alle comunità locali, organizzando i produttori, cercando nuovi sbocchi di mercato, promuoven-do e valorizzando sapori e territorio.

Se ne contano oltre 200. Il carpione è stato inserito dallo Iucn, l’organismo di protezione della natura più antico e autorevole a livello internazionale, nella lista rossa come specie a forte rischio di estinzione. Appartiene alla famiglia dei salmoni, delle trote e dei salmerini, dai quali si differenzia per la coda a rondine e le carni più rosate. Rappresenta la storia del Garda e il suo ripopolamento è atteso non solo dagli appassionati gourmet in cerca dei sa-

pori più caratteristici della cultura ali-mentare, ma anche dai pescatori pro-fessionisti che tentano la riproduzione artificiale. “Bisogna battere la strada di questi progetti, sulla scia di quanto suc-cesso col coregone, con il quale oggi non abbiamo più alcun problema. Col carpione sarebbe bello ritornare a di-mensioni di pesca soddisfacenti, che ci consentano di riproporre un pesce gardesano autoctono fra i grandi patri-moni gastronomici nazionali”.

A Natale arrivano sul Garda i “vini della pace” che hanno il sapore e il gusto della solidarietà. Sono distribuiti senza scopo di lucro da Civielle - Cantine della Valtènesi e della Lugana di Moniga del Garda. Si tratta dei vini palestinesi della storica Cantina del convento salesiano di Cremisan, la cui fondazione risale al 1885, che si trova tra Gerusalemme e Betlemme ed è attraversata dal Muro di separazione israeliano. Una serie di particolari

tipologie enoiche, prodotti unici, nati dalla vinificazione di vitigni autoctoni della Palestina salvati dall’estinzione, ed ora disponibili, seppur in quantità limitata, anche sulle nostre tavole. L’iniziativa è una nuova importante tappa di un faticoso cammino di iniziativa solidale che va sotto il nome di “Territori diVini”. Il progetto, promosso dal Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo) organizzazione di cooperazione della famiglia salesiana, ha per

scopo il sostegno alle iniziative per la pace e il dialogo nel Medio Oriente. Gli appassionati potranno degustare una serie di vini, bianchi e rossi secchi, fino ad ora sconosciuti, prodotti con vitigni autoctoni come “Hamdani – Jandaly”, “Baladi” e “Dabouki”, alla cui riscoperta e valorizzazione ha lavorato in Palestina un enologo italiano di fama internazionale come Riccardo Cotarella. A questi si aggiunge un “vino da Messa” prodotto con un uvaggio che comprende anche

vitigni internazionali, Moscato d’Alessandria, Emerald Riesling e Chardonnay, coltivati in Terra Santa, in parte nella zona di Betlemme ed in parte nella tenuta del convento salesiano di Bet Jemal tra Gerusalemme e Tel Aviv, dove è stata ritrovata la tomba del primo martire cristiano S. Stefano. Anche con i “vini della pace” e con la valorizzazione del patrimonio vitivinicolo si può favorire lo sviluppo e promuovere i diritti umani.

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In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.

Una domenica pomeriggio vidi in te-levisione “Francesco giullare di Dio” di Roberto Rossellini. Quando il po-verello di Assisi abbracciò il lebbro-so e lo baciò mi trovai il viso lavato di lacrime: anch’io andavo a fare vo-lontariato con le “ragazze dell’Istitu-to” e come il lebbroso aveva guarito Francesco, così loro avevano guarito me. Ero sul divano di casa mia e pen-sai “Devo farmi prete!”. Come? Io che da 16 anni non vado a Messa voglio farmi prete? La ragione non bastava a fermarmi. La domenica mattina an-davo in Città Alta a Bergamo e cam-minavo avanti e indietro al cancello del Seminario diocesano indeciso se entrare o fuggire. Lo feci per diver-se domeniche e ogni volta tornavo alla macchina con la testa bassa, di-

di altri per dare senso a quello che ancora non sente essere dentro di lei. L’angelo le ha detto che Dio l’ha riempita di grazia; Elisabetta la chiama “benedetta”. Parole che le dicono dall’esterno quello che sta avvenendo dentro di lei. È così incredibile e misterioso che Maria non può che accumulare quello che sente e tenerselo dentro perché non ha ancora parole per dirlo e non sente ancora dentro la forza per parlare della Parola che cresce den-tro di lei. Accumula e cerca certez-ze correndo verso Elisabetta e ver-so quella casa dove spera di avere qualche conferma materiale. Qual-che certezza per credere. Quelle pa-role nuove sulla bocca di Elisabetta non sono la conferma materiale ma la certezza che lei, Maria, non si è ingannata, che sta avvenendo quel-lo che le è stato detto. Lo Spirito di Dio parla attraverso Elisabetta, la costringe a dire cose che non sa e che sente dentro attraverso il muo-versi del bambino. Paradossalmen-te la prova materiale è data a Elisa-

betta e quella delle parole a Maria; è Maria che conferma Elisabetta e non viceversa perché in Maria Eli-sabetta rintraccia la verità del pia-no di Dio. La chiama “beata” perché ha creduto e Maria si accorge solo allora che non ha bisogno di con-ferme e che la sua fede era prima del suo corpo e del suo cuore, che quella beatitudine di cui parla Eli-sabetta ha preceduto le sue certez-ze quando ha rischiato, accettando quel mistero oscuro che le veniva proposto dall’angelo. Ha creduto senza ancora capire e adesso che Elisabetta la chiama così si accor-ge che le conferme non erano cose che avrebbe trovato di fuori ma cor-rendo dentro se stessa per cercare quel momento, quell’istante in cui aveva detto sì, eccomi. Una parola che credeva forse caduta nel suo silenzio e per la quale voleva una certezza. Ma il suo spirito si era già intrecciato con quel Dio che le chiedeva. Quando ha risposto quel sì, non era più una sua parola ma già era la Parola.

Il sì della certezza ertezze. La fretta di Ma-ria è stata letta in modi diversi ma credo possia-mo leggerla anche come un’ansia, un bisogno di

verificare, di trovare certezze. La cosa grande che le è successa an-cora non si vede, e nemmeno lei la sente. Quando si alza e parte in fretta negli orecchi ha solo le pa-role dell’angelo e niente che possa dimostrarle che quell’impossibile è realtà. È questa l’ansia e la fretta: il bisogno di vedere, la prova che qualcuna di quelle parole si è già re-alizzata. Perché quelle parole sono difficili da capire e da credere e se qualcosa è già avvenuto, ecco, for-se è più facile credere. Ma in quella casa nella regione montuosa della Giudea Maria non trova solo la con-ferma materiale alle parole che ha sentito: deve sentire altre parole e altro stupore deve riempirla prima che anche lei possa parlare. Fino a ora le sue parole sono state po-che: una domanda e una risposta. Ancora deve riempirsi delle parole

cendomi che non mi avrebbero mai preso, che ero troppo vecchio per la vocazione (avevo 32 anni). Da bam-bino avevo pensato di farmi prete ma poi vedendo tutti i bottoni della tala-re immaginai la fatica ad allacciarli e slacciarli ogni giorno. Una domenica avvenne il miracolo. Ero davanti al cancello del Seminario e pregavo in cuor mio dicendo: “Signore, dammi un segno… fammi capire cosa devo fare”. Il cancello si aprì miracolosa-mente… almeno così pensai. In realtà era un sacerdote che arrivava in auto-mobile dietro le mie spalle e con il te-lecomando… ma il miracolo ci fu co-munque, abbassò il finestrino e mi dis-se se avevo bisogno di aiuto. Gli dissi farfugliando che volevo farmi prete. “Bene” disse: “Hai trovato la persona

giusta. Sono il responsabile delle vo-cazioni adulte”. Ci accordammo per un incontro. Poi iniziarono gli appun-tamenti mensili. Al termine dell’anno, gli esercizi spirituali a Botta di Sedri-na sul Padre Nostro. L’ultimo giorno il sacerdote predicatore mi disse “Se vuoi a settembre puoi entrare in Se-minario, parlerò io col Rettore…”. Il Rettore però mi disse che vedeva in me la vocazione alla vita religiosa. Lo ascoltai, mi fidai anche se l’età mi met-teva fretta. E il Signore in poco tempo aprì anche quella porta. Ecco perché sono frate. Quando il Signore apre la prima porta poi tutte le altre si aprono da sé, basta fidarsi, resistere nel cam-mino, lasciarsi guidare dalle persone e da Lui. Accettare i suoi tempi e non mettere fretta.

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’uomo, immagine di Dio, “è fatto per la pace” e questa si costruisce nelle relazioni che coinvolgo-no la persona. Per questo

una cultura di pace non deve dimen-ticare le situazioni in cui la persona è nella condizione della sua massima vulnerabilità, la vita nascente e quel-la morente; per questo non è possibi-le parlare di pace senza considerare ciò che rende vulnerabile e faticosa la vita nella fase in cui dovrebbe essere viceversa più facile, quella della vita adulta. Oggi molte persone vivono la condizione faticosa della miseria e mi-lioni soffrono le difficoltà della crisi economica anche nei Paesi “ricchi” che sembrano disorientati e incapaci di garantire a tutti lo stesso accesso al benessere. “L’operatore di pace deve tener presente che le ideologie del li-berismo radicale e della tecnocrazia insinuano il convincimento che la crescita economica sia da consegui-re anche a prezzo dell’erosione della funzione sociale dello Stato e delle reti di solidarietà della società civile, nonché dei diritti e dei doveri sociali. Ora, va considerato che questi dirit-ti e doveri sono fondamentali per la piena realizzazione di altri, a comin-ciare da quelli civili e politici”. Il lin-guaggio non ammette equivoci. Poche righe dopo si afferma che “tra i diritti e i doveri sociali oggi maggiormente minacciati vi è il diritto al lavoro”, e si

comunità. Anche qui il Papa è esplici-to: occorre una “ristrutturazione eti-ca dei mercati monetari, finanziari e commerciali”. La considerazione più esigente è quella relativa alla necessi-tà di “un nuovo modello economico: quello prevalso negli ultimi decenni postulava la ricerca della massimiz-zazione del profitto e del consumo in un’ottica individualistica ed egoistica, intesa a valutare le persone solo per la loro capacità di rispondere alle esi-genze della competitività. In un’altra prospettiva invece il vero e duraturo successo lo si ottiene con il dono di sé, delle proprie capacità intellettuali,

ricorda che tra le priorità oggi c’è “la crisi alimentare” causata dalle disfun-zioni dei mercati delle materie prime, che da un lato ostacolano l’accesso al cibo ai più poveri e dall’altro impe-discono sviluppo dignitoso ai conta-dini delle zone più povere e alle loro

Martedì 1° gennaio 2013 è in pro-gramma la tradizionale marcia dio-cesana per la pace. Si parte alle ore 14 dalla parrocchia di Caionvico in via Caionvico 25 e si prosegue verso il convento francescano di Rezzato. Sul sito della diocesi si può scaricare il libretto della preghiera che viene utilizzato durante la marcia. La dio-cesi si è preparata a questo appun-tamento con tre serate: un incontro-testimonianza sulla Siria, un film e

una preghiera. Giusto ricordare che lo scorso anno Brescia aveva ospita-to, il 31 dicembre, la Marcia nazionale organizzata dalla Cei e da Pax Christi, Marcia che si era conclusa con la Mes-sa alle Grazie. La Marcia è promossa dall’Ufficio diocesano per l’impegno sociale in collaborazione con la Com-missione diocesana giustizia e pace le parrocchie (Buffalora, Buon Pastore, Caionvico, S. Angela Merici, Sante Ca-pitanio e Gerosa, S. Eufemia, S. Fran-

cesco di Paola, S. Gottardo, S. Luigi Gonzaga, S. Polo, S. Stefano, Bottici-no e Rezzato). Aderiscono anche il circolo Acli di Botticino, Buffalora, Caionvico, Castenedolo, S. Eufemia, S. Polo e Rezzato; partecipano inoltre l’Azione cattolica, il Forum delle asso-ciazioni familiari , il Meic, il Movimen-to dei focolari, Pax Christi, l’Unitalsi, i Gruppi del commercio equo e solida-le, il Gruppo scout Bs 7, l’associazio-ne Molin, i Comboniani e i Saveriani.

della propria intraprendenza, poiché lo sviluppo economico vivibile, cioè autenticamente umano, ha bisogno del principio di gratuità come espres-sione di fraternità”. Il Papa conclude con l’invito a un’azione educativa, a una “pedagogia della pace” che dalla famiglia alle istituzioni sappia costru-ire e vivere una cultura della pace, ca-pace di “stili di vita adeguati” e di “dire no alla vendetta”. Quello del 2013 è un messaggio che dà solidarietà a chi è vittima delle ingiustizie e speranza a chi, spesso irriso dai centri di potere, opera per ridurle. Chiama tutti, senza sconti, alla responsabilità.

Dal 28 dicembre al 2 gennaio si terrà a Roma l’Incontro europeo dei giovani promosso dalla comunità di Taizé. A Roma arriveranno 30mila giovani, che verranno ospitati anche dalle famiglie, provenienti da tutta Europa, cristiani cattolici ortodossi, copti, anglicani. Dal 28 dicembre al 2 gennaio, infatti, la capitale d’Italia sarà meta del pellegrinaggio ecumenico che si chiamerà Taizé Roma, prendendo il nome della località francese storica meta di preghiera per i

giovani. A Roma si creerà un circolo virtuoso di accoglienza perché a ospitare i ragazzi saranno le famiglie che vorranno contribuire all’iniziativa. I momenti di preghiera e di condivisione culmineranno nell’incontro nella Basilica di San Pietro con Benedetto XVI il 29 dicembre. Il pellegrinaggio di fiducia sulla terra, promosso da 35 anni dalla Comunità francese nelle città di tutta Europa viene considerata dal cardinale vicario Agostino Vallini “un’iniziativa di grande importanza

in un momento storico in cui un po’ tutti sono preoccupati e perplessi sull’avvenire”. La comunità di Taizé è stata fondata nel 1940, quando frère Roger è arrivato all’omonimo villaggio in Borgogna (Francia). Oggi la comunità conta un centinaio di fratelli, cattolici e di diverse origini evangeliche, provenienti da 30 nazioni. Con la sua stessa esistenza, la comunità è una “parabola di comunione”, un segno concreto di riconciliazione tra cristiani divisi e tra popoli separati.

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nche quest’anno il Duo-mo Vecchio accoglie cir-ca 80 presepi dall’Italia e dal mondo. In esposi-zione diorami di maestri

presepisti nazionali, ma anche nume-rosi presepi artistici e artigianali loca-li. Un particolare ringraziamento al Segretariato opere Giovanni XXIII-Collezione Giuseppe Inselvini, che ha concesso alcuni pannelli con le illustrazioni della Domenica del Cor-riere sul Concilio Vaticano II in occa-sione del 50°; sono raffigurati “I Papi del Concilio” Giovanni XXIII e Paolo VI nelle occasioni natalizie dell’even-

grande abbraccio dei presepi conti-nua idealmente l’“hortus conclusus” nel cui confine sono posti la Madon-na col Bambino e i Santi presenti nel dipinto. L’esposizione sarà aperta fino al 20 gennaio dal martedì al venerdì 9-12 e 15-18.30, sabato 9-12 e 15-19, domenica e festivi 9-10.45 e 15-19, 1 gennaio 2013 15-19. Altri allestimenti in città: Palazzo Loggia, Capitolium, Curia, chiesa dei Miracoli, Basilica delle Grazie, chiostro di San Giovanni, Basilica di San Faustino, Fiumicello, Ospedale Civile. Con Art’è Natale Mcl invita, invece, il mondo culturale al-la riflessione sul messaggio natalizio.

to. La mostra sarà arricchita, dal 22 dicembre al 10 gennaio, dell’esposi-zione del polittico del Maestro Pa-roto (1447). Il dipinto si incastona naturalmente nella mostra, anzi ne diventa motivo generatore, perché il

Due le esposizioni in programma. “Ac-cademie e licei in mostra” è allestita nella Galleria Montini dell’Università cattolica in via Trieste 17 con gli ela-borati degli studenti del liceo artisti-co Foppa, del liceo artistico Maffeo Olivieri, dell’Accademia Santa Giulia e dell’Accademia Laba. Fino all’11 gennaio dal lunedì al venerdì ore 9-18; sabato 9-12.30, chiuso 24/12, 1/1 e 5/1. Inaugurazione il 13 dicembre ore 15. Gli artisti professionisti espongono nella sala Bcc di via Triumplina 237, dal 22 dicembre al 12 gennaio, da gio-vedì a domenica ore 16-18.30, sabato 10-12.30 e 16-18.30.

Giovedì 20 dicembreOre 9.30 - Mompiano -Messa presso Rsa Mons. Pinzoni.Ore 16.30 - Villa di Salò - Santa Messa presso il Monastero delle Visitazione nel terzo centenariodi presenza del Monastero.Venerdì 21 dicembreOre 6.50 - Brescia - Santa Messa presso il Seminario minore.Ore 20.30 - Gussago -Liturgia penitenziale per i giovaniin parrocchia.

Sabato 22 dicembreOre 9.30 - Brescia -Ritiro per i politici al Centro pastorale Paolo VI.Ore 21 - Brescia -Santa Messa per animatoridi pastorale familiare pressoil Centro pastorale Paolo VI.Domenica 23 dicembreOre 10 - Corteno Golgi -Santa Messa di ringraziamentoper la beatificazionedi suor Maria Troncatti.

Lunedì 24 dicembreOre 10 - Brescia - Santa Messaper i gruppi sinti pressola parrocchia di Chiesanuova.Ore 23.30 - Brescia - Ufficio di lettura e Santa Messa in Cattedrale.Martedì 25 dicembreOre 8.30 - Brescia - Santa Messa presso il carcere di Verziano.Ore 10 - Brescia -Santa Messa in Cattedrale.Ore 12 - Brescia - Saluto agli ospiti della Mensa Menni.

Ore 17.45 - Brescia -Vespri in Cattedrale.Domenica 30 dicembreOre 9.30 - Brescia - Santa Messapresso il carcere di Canton Mombello.Lunedì 31 dicembreOre 18 - Brescia - Santa Messadi ringraziamento pressola Basilica delle Grazie.Martedì 1 gennaioOre 19.30 - Brescia -Santa Messa presso la chiesadi Santa Maria della Pace.

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a memoria viva della ve-nuta del nostro Salvato-re nel santo Natale, mi offre l’occasione ancora una volta di entrare nel-

le vostre case e sostare con voi in contemplazione dell’amore di Dio, espresso nella piccolezza e nella fra-gilità del bimbo di Nazareth”. Con queste parole il vescovo Monari ini-zia la sua lettera natalizia alle fami-glie bresciane. “Le vostre case, fatte di legami di comunione e di amore, abitate dal sorriso e dalle lacrime, possono – continua il Vescovo – di-ventare ancora una volta luogo ospi-tale per Gesù, grembo fecondo di crescita e di testimonianza cristiana. Si tratta di una bella occasione per rivedere i legami fondamentali che vi caratterizzano, quelli di sposi e di genitori, confrontandoli sulla roccia solida di Cristo, che è la fedeltà e la misericordia di Dio verso ciascu-no. Una cosa vi deve dare speranza: anche se le fragilità umane e l’insi-stenza del maligno provocano mol-ti dolori, il Signore non ritira mai le sue promesse e nessun figlio rimane mai solo”. In un tempo incerto e al tempo stesso difficile, Monari esorta le famiglie ad affidarsi all’amore di

Dio, le sprona “a rinfrancare il pas-so del familiare e inventare nuove risposte alle sfide contemporanee”. Non vengono, certo, dimenticate le difficoltà che pervadono tante vi-cende coniugali, ma è proprio que-sta constatazione che richiede “di accogliere nelle stanze delle vostre case il Signore Gesù, con una fede più matura e concreta, nei diversi momenti dell’esistenza”. Il Vescovo in questa lettera accorata ricorda al-le famiglie che ha bisogno del loro esempio “per nutrire la speranza di questa Chiesa bresciana, per per-correre veramente la strada di una nuova evangelizzazione”. Nel testo vengono condivise alcune certezze da rinnovare: la vita, la comunione, la fedeltà, la misericordia e il per-dono. Carissimi sposi, “riscriviamo insieme il Vangelo della vita, dando forti segnali di speranza a questa società, nell’accoglienza generosa e onesta dei figli, per via naturale o per affido e adozione, ma anche nella mano fraterna verso gli immi-grati”. Chiaro l’invito “a pensare al-la grandezza della vostra vocazione! Divisioni e dissidi non fanno la fe-licità e non portano a Dio: c’è biso-gno di riascoltare, di testimoniare lo

slancio di comunione e di pace che il Natale produce in tutta l’umani-tà”. E a proposito della fedeltà: è “La vera condizione della vita, la condi-zione cioè di vivibilità di ogni esi-stenza. Senza fiducia, affidamento e fedeltà non potremmo né vivere, né amare, come è vero che il respiro ha bisogno dei polmoni e il sangue nelle vene chiede un cuore pulsan-te”. Ma cosa significa le fedeltà nel-la vita familiare? “Voi famiglie siete portatrici di una chiamata originale e originaria per insegnare a crescere nella capacità di fidarsi e di affidar-si, nell’accompagnare cioè persone degne di fiducia. Le esperienze della coniugalità, genitorialità e figliolan-za sono fondamentalmente espres-sioni diverse di un’unica fiducia esi-stenziale, di un radicale affidamento all’altro per il bene di ciascuno e di tutti”. Infine, saremo pienamente felici se “sapremo perdonare pro-prio nei momenti di tradimento, di abbandono e di ingiustizia. Non c’è altra via per uscire dal turbine del male, delle lacerazioni e delle divi-sioni, delle infedeltà e delle offese; solo la strada stretta del perdono evangelico rilancia con speranza la comunione”.

Due comunità in lutto per la morte improvvisa di don Angelo Pizzamiglio, parroco di San Vincenzo, in Toscana, trovato esanime giovedì scorso, nella sua abitazione. Don Pizzamiglio era nato a Manerbio 69 anni fa dove in gioventù aveva svolto il servizio nella parrocchia di San Lorenzo martire come sacrista. Maturata la vocazione al sacerdozio era entrato nel Seminario diocesano di Massa Marittima (Livorno)

e aveva svolto la sua missione sacedotale sulla costa degli Etruschi fin dal giugno 1974 anno della sua ordinazione. A San Vincenzo aveva completato la costruzione della chiesa parrocchiale, della canonica, del ritrovo giovanile e della Casa del Padre Celeste, struttura d’accoglienza per i più deboli. Nel paese toscano lunedì 17 sono stati celebrati i funerali e il giorno dopo la salma è stata traslata presso la casa dei fratelli,

a Manerbio, per la cerimonia di commiato. Nella chiesa di San Lorenzo martire ha presieduto la celebrazione il vescovo emerito di Lodi, mons. Giacomo Capuzzi, affiancato dal parroco di Manerbio mons. Tino Clementi e dal delegato del vescovo diocesano, mons. Monari, mentre hanno concelebrato numerosi sacerdoti bresciani che don Pizzamiglio hanno avuto di apprezzare l’opera svolta nella costa etrusca. In prima fila i fratelli

e i parenti di don Angelo. Nella chiesa molte persone hanno voluto esprimere il loro rincrescimento per la perdita di un amico, bravo e assiduo nel suo ministero sacerdotale. Al vangelo padre Mauro Renzi, religioso d’origini manerbiesi, che opera in Toscana nella comunità di Follonica, ha ricordato la figura di don Angelo Pizzamiglio, mentre la nipote Stefania gli ha rivolto un commosso saluto. (f.pio)

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ell’estate di questo 2012 se ne è andato in punta di piedi, come non voles-se disturbare nessuno, spegnendosi serenamen-

te nel Signore, mons. Luigi Bonomet-ti. E con lui scompare un’altra figura significativa del clero bresciano, da molti preti ricordato per sempre co-me “il Superiore” del nuovo Seminario Maria Immacolata, quando in via Bol-lani c’era solo il Minore, in attesa del completamento per accogliere la teo-logia. Da qualche anno era ospite della Domus Caritatis Paolo VI per i preti anziani. Nato Castel Mella, la sua fa-miglia si trasferì a Flero dove celebrò la prima Messa nel 1946. La sua prima destinazione è stata Bagnolo Mella. Il novello prete, intelligente e preparato, si inserì subito nel contesto parroc-chiale accanto alla figura del parro-co Ferruccio Scalmana. Con i giova-ni rivelò una forte passione educativa fatta di ascolto, direzione spirituale, condivisione. Seppe ben coltivare la fede e la formazione umana dei giova-ni con l’esposizione chiara della dot-trina, gli esercizi spirituali, ma anche con tante attività parallele, fra le quali la compagnia teatrale bagnolese. Fu per questa sua facile “presa” sui gio-vani che nel 1957 fu chiamato in Se-minario prima come padre spirituale e poi come responsabile del Minore. Nell’arco di 13 anni, compresi quelli

Esercizi spirituali a Villa Luzzagodi Ponte di Legno dalle ore 18 di lunedì 7 al mattino di sabato 12 gennaio 2013 (colazione). Villa Luzzago, in collaborazione con l’Uac (Unione apostolica sacerdoti), propone un corso di esercizi spirituali con mons. Giacomo Canobbio sul tema “La lettera agli Efesini”.Gli Esercizi si svolgeranno in un clima di silenzio; nel dopo cena,liberamente, sarà possibile partecipare ad una breve

panoramica degli ultimi film di rilevanza religiosa o ecclesiale prodotti a livello nazionale o internazionale.Il pomeriggio di venerdì 11 gennaio sarà dedicato alla conoscenza e al confronto sul Sinodo diocesano sulle unità pastorali. La quota di partecipazione è di 250 euro. Ci si può iscrivere telefonando al direttore della Casa Villa Luzzago, don Cesare Isonni (3356789 965).

l’esperienza in Seminario, ha presie-duto per un anno la Caritas diocesa-na da poco istituita e poi è seguita la nomina a parroco di Rovato. Nella po-polosa e prestigiosa parrocchia della Franciacorta è stato guida saggia e ap-prezzata per quasi 18 anni. Superan-do con grinta anche alcuni problemi di salute ha espresso la sua paternità in modo esemplare. Ancora oggi è ri-cordato per la sua discreta vicinanza a singoli e famiglie, per i suoi puntuali insegnamenti e per la testimonianza di autentica vita sacerdotale, offerta con umiltà, schiettezza, fede radicata, amore ai sacramenti, devozione, ca-rità vissuta, compassione, chiarezza omiletica, fedeltà al Magistero. Ac-canto alla sua azione pastorale, nel solco del rinnovamento conciliare, ha realizzato importanti opere: restauri, pubblicazioni, celebrazioni. Fra que-ste ultime va ricordata la valorizzazio-ne dello storico legame fra Rovato e San Carlo Borromeo. Infine, dal 1989 al 2007, l’ultima stagione del suo mi-nistero, vissuta come assistente spi-rituale del Centro pastorale Paolo VI e Canonico della Cattedrale. In questi anni si è dedicato soprattutto ad eser-citare il sacramento della riconcilia-zione e ad accogliere persone che ri-correvano a lui per un consiglio, una buona parola, una sollecitazione. Ha continuato a donare, anche piccole gocce di sapienza di vita.

caldi della contestazione, don Luigi ai seminaristi ha dato molto. Ma egli so-leva dire di aver ricevuto molto di più. Di lui si diceva che la sua severità era inferiore alla sua umanità. Infatti do-veva trattare con numerose classi di ragazzi e adolescenti in anni inquieti e vivaci: come un padre sapeva cor-reggere, convincere, con equilibrio, pazienza e a volte con un pizzico di humor che annullava nei giovani ani-mi la tentazione di recalcitrare. Dopo

Il Centro pastorale Paolo VI ospita, sabato 22 dicembre a partire dalle 9 con la Messa, un incontro nel percorso spirituale di cittadinanza per le persone impegnate nella politica, nell’impresa, nel mondo del lavoro e nel sociale. Dopo la lectio biblica di mons. Monari su “La città nella Bibbia per l’uomo d’oggi” e dopo un momento di silenzio guidato, alle 11.45 interviene mons. Giacomo Canobbio su “La Chiesa nel mondo contemporaneo: la Gaudium et spes”.

Domenica 16 dicembre è scomparso don Aldo Camisani nato a Bagnolo Mella nel 1940. Ordinato nel 1963, è stato curato a Bagolino, S. Anna, Divin Redentore, direttore spirituale in Seminario e cappellano della clinica Città di Brescia. I funerali, presieduti da mons. Luciano Monari, sono stati celebrati martedì 18 dicembre. Don Aldo è stato sepolto nel cimitero di Mompiano. La diocesi ricorda lui e i suoi familiari nella preghiera.

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Per “essere pane” c’è un percorso da compiere: un percorso lungo, di fatti, fatiche, frutti; un percorso di gesti, soprattutto di mani: mani che si incontrano (I domenica: Mani creative); mani che operano (II domenica: Mani operose); mani che si fidano e si affidano (III domenica: Mani fiduciose); mani che si aprono al dono del pane, al dono di sé per una “comunità di comunione” (IV domenica: Mani aperte). Questa la proposta

per l’Avvento di Carità 2012, ma anche l’esperienza vissuta dagli operatori e dai volontari di Caritas diocesana. Una parte della giornata di formazione di mercoledì 12 dicembre è stata dedicata al “lavoro del pane”: insieme, grazie alla disponibilità del fornaio Gabriele, abbiamo impastato il pane (mani creative e operose); insieme, durante i tempi della lievitazione, abbiamo vissuto l’adorazione al “Pane di vita” presso la cappella della casa

di ospitalità e accoglienza Villa Pace di Gussago (Mani fiduciose); insieme, abbiamo infornato il pane lievitato e condiviso la gioia per il profumo, il calore, il dono del pane (Mani aperte).È a partire da questa esperienza di formazione/ritiro che condividiamo l’augurio per il prossimo Natale: “che le persone sofferenti possano sentire il calore di Dio e la possano sentire tramite le nostre mani e i nostri cuori aperti”.

scoltare, osservare, di-scernere… per anima-re. Questi i capisaldi del metodo pastorale Cari-tas, costruito sull’incon-

tro, il confronto, la relazione a servi-zio dell’animazione caritativa dentro le comunità e i territori. È a questi capisaldi che occorre guardare per dar conto di due iniziative che hanno preso avvio in questi mesi: la proposta di accompagnamento formativo per il “Collegamento dei centri di ascolto” della diocesi di Brescia, l’adozione di un nuovo programma informativo per l’Osservatorio delle povertà e delle risorse. Ha preso avvio sabato 15 di-cembre la proposta di accompagna-mento formativo per l’anno pastorale 2012/13 rivolta ai referenti dei centri di ascolto partecipanti al “Collega-mento dei centri di ascolto”. 60 i pre-senti, in rappresentanza dei 43 centri di ascolto aderenti al Collegamento, che in continuità con l’approccio for-mativo dei “laboratori di carità”, si ri-troveranno in piccoli gruppi per rileg-gere e mettere in circolo l’esperienza del proprio Centro di ascolto Caritas. L’obiettivo del percorso, cinque gli incontri previsti, realizzare una carta dei principi e delle buone prassi che, in una prospettiva relazionale, quali-ficano l’ascolto. È invece alle battute conclusive la prima fase di aggiornamento del sof-tware dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, negli 11 punti rilevazio-ne attivi in diocesi. Elaborato a partire dalla condivisione dei punti di forza e di debolezza del precedente, il nuo-vo software si presta in particolare a

tas); non c’è attenzione alle povertà senza attenzione alle risorse; di fron-te alla multidimensionalità della po-vertà accolta, è difficile immaginare una risposta se non insieme ad altri soggetti. Altri centri di ascolto hanno avanzato la loro candidatura per “far-si progetto” verso la realizzazione di una rete allargata di punti di osserva-zione. La “carta” dell’ascolto e l’Osser-vatorio delle povertà e delle risorse, dunque, due opportunità per le Cari-tas di essere sempre più “sentinelle” (cfr Is 21,11-12), capaci di accorgersi e di far accorgere, di anticipare e di prevenire, di sostenere e di proporre vie di soluzione nel solco sicuro del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa (Benedetto XVI).

documentare la povertà “accolta” a livello famigliare e la rete delle risor-se attivate. A sottolineatura dell’Os-servatorio quale luogo pastorale pro-prio della Caritas e non tanto quale strumento tecnico di raccolta dati, il software va sotto il nome di “Sincro”: non c’è osservazione senza ascolto e discernimento (vedi: metodo Cari-

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n questi giorni sono stati pub-blicati dei dati ufficiali, il cui senso e contenuto avevamo purtroppo già intuito, da tem-po. Si legge che il 10% delle fa-

miglie italiane detiene il 46 % della ricchezza nazionale, mentre ai verti-ci opposti le due piramidi dicono che il 50 % delle famiglie detiene il 10% del patrimonio. Riflettendo su que-sti numeri mi è tornato alla mente un episodio di molti anni fa.I miei genitori avevano una amica che viaggiava molto, in diversi po-sti del mondo, quando per noi era un’impresa arrivare a Montichiari o a Moniga. All’inizio degli anni ‘80 andò, in un breve lasso di tempo, in Brasile, in India ed in un Paese afri-cano che non ricordo. Dopo questi viaggi tornava sempre con racconti esotici ed un ritornello: in nessun posto si stava bene come in Italia.Un giorno sentii una discussione che restò profondamente impressa nella mia mente: la signora e la mia

capitalista, mosso da valori ogget-tivamente lontani dal Vangelo, che tanto faticosamente cerchiamo di annunciare con la nostra vita.Intendiamoci, Gesù Cristo non ha mai detto che la ricchezza in sé fos-se un peccato o una cosa negativa, semmai ha ammonito fermamente l’uomo sui rischi di un eccessivo at-taccamento ad essa, alla sua venera-zione. Il problema sta nel suo utiliz-zo, non nella sua esistenza.Troviamo analogo ammonimento anche in quel vangelo laico che è la Costituzione italiana, la quale all’ar-ticolo 2 recita: “La Repubblica ri-conosce e garantisce i diritti invio-labili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderoga-bili di solidarietà politica, economi-ca e sociale”. Eppure quando si par-la della necessità di un qualche in-tervento significativo di tassazione e di redistribuzione della ricchezza,

mamma convenivano su come fosse tipica dei Paesi del Terzo Mondo una separazione nettissima dei ceti, che in realtà si limitavano a due, i mol-to ricchi ed i molto poveri. Ricordo che ne parlavano come se fosse una realtà lontana (e sbagliata), che i no-stri sistemi economici e politici mai avrebbero permesso, poiché noi ave-vamo già passato quella fase e non eravamo più in “via di sviluppo”, ma in grado di insegnare la strada per garantire l’uguaglianza, la solidarie-tà e la coesione sociale.30 anni dopo quella chiacchierata ho la sensazione che si sia andati noi a lezione e non viceversa. È il fallimento di un modello liberista e

laddove è più consistente, si vedono volti sbiancare, occhi strabuzzarsi, si sentono imprecazioni e citazioni dotte che confortano, o vorrebbero farlo, la legittimità del possesso di quei beni.D’altro canto anche il giovane ricco, che era una bravo ragazzo, si incupì terribilmente quando gli venne chie-sto l’ultimo passo verso la perfezio-ne, staccarsi dalla “roba”, come la chiamava Mazzarò il protagonista

Sabato 17 novembre è stata confermata alla presidenza della Federazione Regionale la signora Angela Toia, vincenziana di Busto Arsizio, che molto bene ha fatto nel suo primo mandato e che ben conosciamo in quanto fa spesso visita al nostro Consiglio.Nella stessa occasione sono stati eletti, quali componenti del comitato direttivo, Laura Bassi di Lodi, designata come segretaria, e Mariarosa Paticchia di Milano.Due particolari gioiosi caratterizzano

gli altri due componenti il Direttivo.È stata nominata tesoriera la nostra Mariella Perini, già presidente del Consiglio Centrale di Brescia, generosa ed instancabile, dall’inattaccabile sguardo ottimista verso gli altri ed il futuro. Vicepresidente è stata indicata invece Serena Rondi di Bergamo, una ragazza molto giovane, entusiasta e dinamica, responsabile del “Cortile di Ozanam”, il centro diurno che

la San Vincenzo ha promosso e realizzato a Nembro (Bg) per occuparsi di programmazione e di gestione di progetti legati ai minori in difficoltà. A loro auguriamo un buon lavoro di coordinamento, di tessitura e di sintesi della ricchezza di relazioni che hanno i 17 consigli lombardi, affidandogli il compito, non certo agevole, di costruire un’unità nel rispetto delle diversità, che rappresentano una ricchezza e non un ostacolo in vista dell’obiettivo.

della novella del Verga. Profetiche ed ancora attualissime sono le parole di Federico Ozanam: “La questione che divide gli uomini dei nostri tem-pi, non è più una questione di forma politica, è una questione sociale: si tratta di sapere chi vincerà: o lo spi-rito di egoismo o lo spirito di sacri-ficio; se la società non sarà altro che uno sfruttamento a profitto dei più forti o una consacrazione di ciascu-no al servizio di tutti.”

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Il 26 novembre scorso l’Associazione centro servizi per il volontariato (Acsv) ha provveduto al rinnovo dei proprio organi collegiali. Sono stato così eletti il consiglio direttivo, il collegio dei Revisori dei conti ed il collegio dei Garanti. Successivamente, il 28 novembre, il nuovo Consiglio ha provveduto all’elezione del presidente e vicepresidente. Urbano Gerola (nella foto) è stato riconfermato alla presidenza ed Adriana Mostarda alla

vicepresidenza. La lista dei candidati al direttivo è stata una lista aperta, non bloccata: sono state presentate 13 candidature per eleggere otto consiglieri.Il nuovo Consiglio è completato da Michele Bordin (candidato da “Bimbo chiama Bimbo onlus”), Gianpietro Briola (candidato da “Avis Provinciale Brescia”), Pierfranco Brunori (candidato da “Anteas Brescia”), Angelo Marchi (candidato da “Rovato Soccorso”), Jonas

Maniaz (nominato dal “Co.Ge”) e Andrea Pasini (candidato da “Confcooperative Brescia”). Il nuovo consiglio è stato rinnovato per la metà dei suoi membri elettivi, una scelta che ha consentito di innestare nuove energie su un’esperienza consolidata e affermando un rinnovamento nella continuità. Il nuovo direttivo è già al lavoro insieme a tutti i dipendenti e volontari del Centro a sostegno delle tante associazioni bresciane.

tanno scorrendo mesi di grande fermento ma anche di confusione nel campo delle formazioni politiche che si preparano agli im-

minenti appuntamenti elettorali. Più volte in questi anni abbiamo insistito sulla necessità che il volontariato gio-chi un ruolo socio-politico attivo. Non basta solo servire, è necessario parte-cipare ai momenti delle scelte, quan-do si definiscono le priorità nell’uso delle risorse pubbliche, mettendo in primo piano l’interesse della perso-na e della famiglia, magari di quelle fragili piuttosto di quello di opere di prestigio inutili o rinviabili, quando si deve scegliere tra temi prioritari come il lavoro, la casa, la salute per tutti oppure la cementificazione, le grandi strutture commerciali, l’edifi-cazione di palazzi lussuosi destinati a rimanere vuoti; se deve continuare la tassazione sulle famiglie e le piccole proprietà o se si deve percorrere la strada di chiedere più soldi a chi, no-nostante il periodo di crisi, continua ad avere grandi profitti. Sono esem-pi che potremmo snocciolare a lun-go: il quesito reale, però, è quello su come il volontariato possa esercitare questo ruolo politico. Premesso che ogni persona, in quanto cittadino, ha il diritto di scegliere il tipo di impegno che ritiene più confacente alle proprie aspirazioni, ritengo che le organizza-zioni di volontariato non debbano en-trare nell’agone politico in quanto tali, questo per evitare che qualcuno possa strumentalizzare il volontariato per interessi di lista o partito. Piuttosto il volontariato deve svolgere un’efficace

associazioni. È questa una strada più faticosa ma che non percorre facili e pericolose scorciatoie. Liste o partiti, ancorché legittimi, sono sempre una espressione di parte. Il volontariato è, per vocazione e storia, movimento unificante e svolge la propria azione sociale e politica nel confronto aperto con tutti i gestori delle istituzioni de-mocratiche. Il volontariato bresciano è un movimento ricco di tradizioni e di iniziative attivate a favore delle per-sone e delle comunità, indipendente-mente dal colore di chi le amministra. È un patrimonio che appartiene a tut-ti, a quanti in esso operano, alle perso-ne che beneficiano dei servizi offerti e alle nostre comunità e non può esse-re a disposizione per scelte di parte.

autonoma azione di sensibilizzazione, di pressione, di proposta nei confronti di tutte le forze politiche che si can-didano alla guida del paese o alla ge-stione del potere. Troppo poco? Cer-tamente, se ciascuna organizzazione pensa di fare da sola. Molto più effi-cace diventa un’azione fatta in rete, in dialogo e collaborazione tra tante

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conclusione delle cele-brazioni per il 150° an-niversario della nasci-ta di Gaetano Bonoris, è stato edito il volume

“Dalla beneficenza alla cultura del dono”, che raccoglie interventi cri-tici e contributi storiografici sulla vita del conte Bonoris (1861-1923) e sull’opera che dalla sua munificenza ha preso origine.Emblematico è il titolo del libro: “Dalla beneficenza alla cultura del dono”: vorrei dunque riflettere bre-vemente sulla dimensione del dono.Nell’introduzione si legge che “la ce-lebrazione pubblica del bene donato diventa chiamata di responsabilità, monito di impegno, exemplum di vita e di condotta sociale. La carità quindi, non solo come virtù, ma – per chi crede – come dono ricevu-to dall’Alto”.Gesù di Nazareth è il dono che viene dall’alto, il dono di Dio, il dono defi-nitivo di Dio. In Gesù “Dio ha detto

l’uomo può e deve essere – e deve fare – e quale presenza che interpel-la l’agire di uomini e donne che co-esistono con altri uomini e donne.Una tale dimensione è destinata a ripercuotersi nella coscienza di ciascuno, purché ciascuno avverta intimamente d’essere interpellato a

tutto; ha dato tutto”; Gesù costitui-sce la piena rivelazione del mistero di Dio. L’ha affermato Gesù stesso: “Chi vede me, chi accoglie me, vede e accoglie il Padre”. Proprio in que-sta rivelazione si condensa la verità del Natale.Siamo di fronte ad un mistero di amore! Un amore purissimo ed as-solutamente gratuito ha indotto Dio a far dono agli uomini del pro-prio Figlio.Il mistero dell’incarnazione del Fi-glio di Dio va letto ed accolto quale misura del donarsi di Dio all’umani-tà, ma anche quale metro di ciò che

gestire in modo responsabile e con-viviale i doni ricevuti. È grazie alla consapevolezza dell’amore quale dono di Dio che può nascere e cre-scere nelle persone un’autentica dimensione di umanità. L’amore fa sì che l’uomo si realizzi attraverso il dono sincero di sé: amore è rice-

È indetto un bando per l’assegnazione in locazione di un alloggio a canone moderato di proprietà della Congrega, ubicato in via Alessandro Monti 25 a Brescia, ristrutturato con cofinanziamento regionale nell’ambito dell’Accordo quadro di sviluppo territoriale tra la Regione Lombardia e il Comune di Brescia. Per la natura degli spazi disponibili, si precisa che l’alloggio messo a bando può

essere destinato in via esclusiva ad un nucleo famigliare di tre persone e con reddito Isee/Erp compreso tra 7.001 euro e 23mila euro. Le domande di partecipazione, corredate dalla necessaria documentazione, dovranno essere consegnate, in orari di apertura al pubblico (lun.-ven. 8.30-12), presso la sede della Congrega in via Mazzini 5, entro e non oltre le ore 12 del 7 gennaio 2013.

vere e dare nel modo più alto, più elevato, più sublime e più intenso quanto non si può né comprare né vendere, ma solo liberamente e re-ciprocamente donare. Solo la carità-dono, dunque, può cambiare com-piutamente una persona e renderla autenticamente umana.La carità – lo sappiamo – rappre-senta il più elevato comandamento sociale: rispetta – sempre – gli altri e i loro diritti, ma, ancor più, ispi-ra esistenze protese a fare di sé un dono per gli altri, nella prospettiva della comunione piena.Nell’introduzione del volume si af-ferma: “oggi, per le trasformazioni in atto, si evidenzia il bisogno non solo di mezzi economici, ma anche – e soprattutto – di una cultura con-divisa del dono… come fattore non secondario di sviluppo sociale”. Gli studi in memoria del conte Gaeta-no Bonoris contribuiscano – que-sto è il mio augurio – a promuove-re la cultura del dono come fattore determinante della crescita della persona e dello sviluppo della so-cietà umana, premessa indispensa-bile per la costruzione della civiltà dell’amore. Per avere copia del libro è possibile rivolgersi al suo editore (www.gamonline.it) oppure alla se-greteria della Congrega della Carità Apostolica ([email protected], 030.291561).

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riassumere il profilo umano e spirituale di Giovanni Battista Mon-tini valga un’immagine: quella della sua bara

durante i funerali sulla quale venne deposto il libro dei vangeli aperto. La bara, da tutti notata per la sua sem-plicità ed essenzialità, può essere significativamente considerata co-me immagine espressiva dell’uomo Montini: sobrio, misurato, essenzia-le. Il vangelo, invece, esprime bene il cristiano Montini: un servitore ap-passionato della parola che salva. Ma questa immagine diventa anche un messaggio, l’ultimo, che Paolo VI lascia alla sua Chiesa, un messag-gio che trova espressione efficace nelle sue parole: “Chiesa, cammina povera, cioè libera, forte e amorosa verso Cristo”. Il processo canonico che viene condotto per verificare la santità di un cristiano, il cosiddetto “processo o causa di beatificazione”, consiste essenzialmente in una veri-

fica attenta e puntuale del modo in cui da parte di un cristiano sono state praticate le virtù teologali (fede, spe-ranza e carità) e cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza). E questo non con una pratica comune bensì esemplare, anzi di più, stra-ordinaria, eroica, per cui si parla di “eroicità delle virtù”. Del cristiano Giovanni Battista Montini si può mettere in rilievo questo aspetto: il modo esemplare in cui ha esercitato le virtù teologali e cardinali. Questo però con una particolare attenzione: al fatto cioè che il ministero di sacer-dote, di vescovo e di papa ha portato

il cristiano Montini a svolgere la fun-zione di guida, ad essere maestro, per cui è opportuno anzitutto richiama-re il suo insegnamento riguardo alle virtù. Ecco perché è bene anzitutto ascoltare le parole con cui Paolo VI ha insegnato agli altri le virtù. Accan-to alle parole non sono però mancati anche i gesti, cioè i segni che hanno dato espressione a quanto insegnato. Ecco perché è altrettanto significa-tivo far emergere, insieme alle paro-le, i gesti che testimoniano come ha praticato le virtù teologali e cardina-li. E questo in modo non comune. È ovvio che questa ricerca dei “segni” dell’esercizio delle virtù da parte di Montini, visto il suo profilo umano e spirituale a dir poco gigantesco, non può che essere alquanto ridutti-va. Questo non pregiudica, tuttavia, una significatività-esemplarità, che si vorrebbe fare emergere e che pa-re opportuno proporre. Nel discor-so del 29 giugno 1978, tracciando il bilancio del suo pontificato, Paolo

VI affermava: “Ecco, fratelli e figli, l’intento instancabile che ci ha mos-si in questi quindici anni di pontifi-cato. Fidem servavi ! (Ho conser-vato la fede!) possiamo dire oggi, con umile e ferma coscienza di non aver mai tradito “il santo vero” (A. Manzoni)”. Paolo VI è stato, inoltre, un testimone di speranza in un tem-po della Chiesa attraversato da tan-te prove e difficoltà al punto da far ipotizzare anche eventuali dimissioni del Papa. Alla tentazione della fuga o della abdicazione Paolo VI ha pre-ferito l’umile sacrificio di se stesso portando la croce. Peguy definiva la speranza come “la virtù più difficile”. E se questo può valere per ogni cri-stiano, lo è stato certamente ancora di più per un papa come Paolo VI. In lui la speranza è stata il crocevia, cioè il punto d’incontro di due grandi re-altà: la croce e la gioia. Per la croce basti ricordare il tipico Crocefisso di Paolo VI e per la gioia non si può non pensare alla sua Gaudete in Domino.

I gesti piccoli e grandi hanno punteg-giato il suo vissuto cristiano. Alcuni di questi gesti hanno avuto partico-lare risonanza nel corso del suo pon-tificato: dal dono della tiara ai poveri al bacio del piede del patriarca orto-dosso, dall’offrire la sua vita in cam-bio della liberazione degli ostaggi di un aereo dirottato al mettersi “in gi-nocchio” davanti agli “uomini delle Brigate Rosse” per implorare la li-berazione di Aldo Moro. Difensore dei diritti umani, in primis il diritto alla vita (si pensi alla Humanae Vi-tae), Paolo VI ha fatto dell’impegno per la promozione della giustizia so-ciale (valga per tutto la Populorum Progressio) uno dei punti-forza del suo pontificato. La croce, infine, ha segnato profondamente l’esperien-za cristiana di Montini. Da Papa ha conosciuto momenti difficili soppor-tando contrarietà e opposizioni. Si pensi solo al fenomeno della conte-stazione, che durante il suo pontifi-cato investì in pieno anche la Chiesa.

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eter Pan il musical”, trat-to dal romanzo di James Matthew Barrie e con la regia di Maurizio Colom-bi, torna al PalaBrescia il

31 dicembre (da 30 a 50 euro + pre-vendita) e il 1° gennaio (da 18 a 33 euro + prevendita) per festeggiare insieme al pubblico bresciano l’ar-rivo del nuovo anno. Dopo lo stra-ordinario successo delle precedenti edizioni che dal 2006 al 2010 hanno sbancato i botteghini facendo regi-strare ogni sera il “tutto esaurito”, “il ragazzo che non voleva cresce-re” – interpretato ancora da Manuel Frattini, amatissimo dal pubblico in questo ruolo – torna sul palco bre-sciano in una nuova versione bril-lante e coloratissima, per portarci ancora una volta insieme a Wendy (Martha Rossi) sull’isola che non c’è. “Sta andando bene anche questa tournée. A Roma abbiamo fatto tutto esaurito e di questi tempi – racconta Manuel Frattini – e ci hanno richiesto

“Credo di avere una grande fortuna − continua Manuel, intervistato per “Voce” − e spero sia di molti di colo-ro che fanno il mio lavoro: malgrado le numerosissime repliche, Peter Pan ha debuttato nel 2006 e facendo un calcolo siamo oltre le 400 repliche, ho lafortuna di non cadere mai nella ripetitività e nella noia. Mi chiedono se non mi annoio a fare sempre le stesse cose. Rispondo di no, perché chi viene questa sera allo spettaco-lo è diverso da chi c’era ieri e di chi ci sarà domani. Per questo l’entusia-smo si rinnova sempre. Peter Pan ci regala sempre soddisfazioni e quindi sono ben felice di interpretarlo”. In un’atmosfera incantata 25 artisti tra sorprendenti effetti speciali e le indi-menticabili musiche di Edoardo Ben-nato, tratte dall’album “Sono solo canzonette”, condurranno nel mon-do senza tempo dell’eterno giovane dalla calzamaglia verde e il ciuffo biondo. Nonostante 400 repliche co-sa preoccupa ancora Frattini? “Quel-

un’altra settimana a febbraio; poi si è inserito Milano e anche Torino. Sta andando bene”. Uno spettacolo in cui si può restare fanciulli per sempre, salire a bordo della nave di Capitan Uncino (Pietro Pignatelli) e del suo compare Spugna (Jacopo Pelliccia), duellare con ciur-me di pirati e correre con i bambini sperduti. Una sola condizione: crede-re alle fate almeno per una sera! “Sa-rà presuntuoso, ma sono felice che il pubblico di Brescia − confessa diver-tito Manuel − possa chiudere l’anno con Peter Pan. Se sogni a capodanno, sogni tutto l’anno. Si può dire così!”.

lo che mi preoccupa è lo stesso mo-mento che mi piace di più: quando resto solo con il pubblico e cerco di coinvolgerlo gridando ‘io credo nel-le fate’. Non sai mai la reazione. Può essere trascinante se ci sono giovani e bambini, magari invece l’adulto è un po’ più timido. La soddisfazione più grande per me è vedere anche la nonnina alzarsi e gridare!”. Il 31 dicembre è previsto brindisi e panettone con la compagnia. Per in-formazioni: palabrescia.it.

Un gruppo di giovani guide turistiche abilitate ha organizzato itinerari gui-dati con tematica natalizia. Durante tutto il periodo delle festività sarà possibile visitare chiese, musei e an-goli poco noti del territorio bresciano. Si parte con l’itinerario cittadino che prevede una visita alla chiesa dei Santi Nazaro e Celso con la lettura iconografica di alcuni dipinti e una visita alla vicina chiesa di San Fran-cesco, gioiello dell’architettura ro-manico-gotica bresciana, dove sarà possibile visitare il più noto presepe cittadino (19 gennaio – costo 8 euro adulti/6 euro bambini fino a 12 anni). Nelle date 23 dicembre e 13 gennaio, la visita si chiuderà con un concer-to d’organo tenuto dall’organista G. Corsano (Scuola diocesana di Santa Cecilia di Brescia) presso la chiesa di San Carlo sita in via Moretto (sovrap-prezzo concerto 4 euro. Molto ricche

e varie anche le proposte in provin-cia: in Franciacorta con la collezione Presepi del mondo di Bornato e con una tappa significativa al Convento dell’Annunciata di Rovato e alla chie-setta di Santo Stefano (26 dicembre). L’itinerario in Val Trompia ha come protagonista Paolo VI: visita al Museo del presepio a lui intitolato e prosegue con una sosta alla casa natale e alla chiesetta di San Rocco (11 gennaio). Sono previsti itinerari in pianura e sul lago di Garda. Il primo prevede la visita guidata al Castello di Padernel-lo (nella foto), una sosta al Presepe di Motella e si conclude con la visita guidata alla grandiosa basilica di San Lorenzo a Verolanuova (30 dicembre, 6 gennaio); il secondo prevede la visi-ta guidata al Museo del Divino Infante di Gardone Riviera per chiudersi con la visita al vicino Duomo di Salò (12 gennaio). Il costo per gli itinerari in

provincia è pari a 11 euro per gli adul-ti/9 euro per i bambini fino a 12 anni. Al Museo diocesano avrà luogo l’atti-vità per i bambini: “La vera storia di Babbo Natale” (previsti due gruppi 3/6 anni accompagnati – 7/11 anni): a se-guito di una curiosa visita guidata ad alcuni dipinti ospitati in Museo, avrà luogo lo spettacolo teatrale “La storia dei colori” con le attrici Irene Lonati e Valentina Pescara (20, 22, 27 e 30 di-cembre / 3 gennaio – costo 10 euro/3 euro accompagnatore). Infine un’atti-vità per tutta la famiglia “Scopriamo insieme…”: genitori e bimbi saranno condotti alla scoperta dell’iconografia di alcuni dipinti a tematica natalizia ospitati dal Museo diocesano. A segui-re il gioco “Chi ha rubato l’asinello dal presepe?”, una sorta di cena con delit-to (24, 29 dicembre/5 gennaio – costo 9 euro). Per info: scopribrescia.com o 333.4246616/349.5315942.

Il 26 dicembre, alle 17, torna l’appuntamento tradizionale per il PalaBrescia con il concerto di Santo Stefano. Per l’edizione 2012 Eureteis, Orione e Matel propongono “Christmas in Broadway”, un concerto in cui la cantante bresciana Elisa Rovida e il coro One Soul Project eseguiranno brani tratti da musical famosi. “Sarà una cosa molto bella. Ci sarà un gruppo di persone – racconta Elisa – che da otto anni ormai lavora insieme creando un’atmosfera

con le canzoni dei musical molto americana”. Musiche da Broadway che vedranno la cantante bresciana protagonista, anche se lei si schernisce “Ci sarò, ovviamente, con un ruolo importante ma insieme agli altri. Mi pare giusto valorizzare anche gli altri”. La scaletta ha ormai preso forma e qualche titolo si riesce a sbottonare a Elisa: “Sicuramente ‘All the jazz’ dal musical ‘Chicago’, ‘One’ da ‘A chorus line’ poi qualcosa da ‘Sister act’, qualcosa da ‘My fair lady’,

da ‘Wicked’ e qualcosa da ‘Rent’. Insomma un bel potpourri di cose”. Non solo musiche ma anche video accompagneranno l’esecuzione con “con diapositive, immagini, proiezioni psichedeliche quasi da video-wall”. La cantante bresciana Elisa Rovida ha appena iniziato la promozione del nuovo album “Skin” che a suo dire raccoglie brani “Molto belli e interessanti”. E poi ne segnala due che le sono molto cari: “Vegas Night”, di cui c’è già un videoclip su Youtube e su Itunes, e

poi “Joy”. Ma tornando al concerto di Santo Stefano, Elisa non ha dubbi “The Christmans song” di Nat King Cole “in cui si racconta ciò che succede nelle famiglie a Natale: lo scarto dei ragali, i bambini gioiosi, le caldarroste, la mamma che aspetta con grazia la gioia del bambino che apre il regalo... se uno non venisse – spiega Elisa – si perderebbe uno spettacolo di qualità, uno spettacolo per la famiglia ed emozionante”. Biglietti da 12 e da 15 euro.

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n tempi in cui la crisi econo-mica stringe la presa, avvi-cinare un pubblico inusuale al mondo della musica e, in generale, della cultura, pare

un’impresa piuttosto difficile. Ma proprio le forme di svago devo-no, in un momento come quello che stiamo vivendo, alleggerire il peso e la tensione che bilanci familiari in molti casi possono creare. In que-sta direzione ha lavorato il Conser-vatorio di musica Luca Marenzio, aderendo − e vincendo − un bando Cariplo che ha permesso di avviare nel 2013 il progetto “Concertiamo. La musica che rende”. A partire dal 2 marzo e fino al 12 maggio 2013 saranno in program-ma sei concerti ai quali avranno accesso privilegiato gli utenti del-le case Aler e della Congrega del-la carità apostolica, previo l’acqui-sto di un abbonamento, al costo di 35 euro. Le serate sono organizzate in due cicli composti dai medesimi ap-puntamenti, che avranno luogo all’auditorium San Barnaba per gli utenti di Brescia e al Teatro San Filippo di Darfo Boario Terme per quelli della Valle Camonica. Partecipando a tutte e sei le sera-te in programma in uno o nell’altro ciclo, per le quali sarà messo a di-sposizione un servizio di traspor-to gratuito sia andata che ritorno, ogni sottoscrittore dell’abbona-mento otterrà in cambio benefit culturali di valore doppio rispetto a quanto speso.

Quindi, per ogni partecipante sa-ranno garantiti e consegnati 70 eu-ro suddivisi in ingressi a spettacoli teatrali, di danza, parchi e musei, buoni sconto per l’ingresso al ci-nema e un buono acquisto per be-ni di consumo. “L’idea − spiega il maestro Mas-simo Cotroneo, ideatore del pro-getto − è quella di fidelizzare un pubblico non abituato ad assiste-re a concerti e manifestazioni cul-

turali. Perciò, il programma delle serate varia in un percorso di qua-lità che attraversa la musica clas-sica, il jazz, l’improvvisazione, il repertorio sacro. Ogni concerto è espressione del Conservatorio e sarà introdotto da una divertente performance teatrale, curata della compagnia teatrale Luna e Gnac”. Gli abbonamenti a disposizione sono circa 400 per Brescia e 364 per Darfo Boario Terme. Per gli utenti Aler e Congrega della cari-tà apostolica le sottoscrizioni sono acquistabili dal 15 dicembre al 14 gennaio, a Brescia presso il Ctb e a Darfo Boario Terme presso la Bi-blioteca Comunale; dal 16 gennaio al 7 febbraio saranno invece acces-sibili a tutti, salvo esaurimento, ne-gli stessi punti vendita. “L’augurio − sottolinea Gianpiero Falconi, re-sponsabile dell’ufficio beneficien-za della Congrega della carità apo-stolica − è che gli utenti per i qua-li è stato pensato questo progetto usufruiscano di questa opportuni-tà, soprattutto i giovani, per i qua-li è necessario dare una speranza per il futuro in un momento che si prospetta molto buio”. Sono 2000 circa le abitazioni mes-se a disposizione dalla Congrega della carità apostolica, mentre altre 7000 sono quelle dell’Aler, che ha raccolto con altrettanto entusiasmo l’invito a partecipare all’iniziativa. Ulteriori informazioni al sito www.conservatorio.brescia.it/concer-tiamo.

Il Museo diocesano di Brescia organizza domenica 23 dicembre dalle ore 15 alle ore 18 il “Museo and family”: propone visite guidate per adulti e il laboratorio di Natale “Dalla Natività di Moretto al presepe manga”(nella foto i quattro evangelisti manga) per i più piccoli.Il costo del “Museo and family” è di 4 euro per adulto, comprensivi di ingresso e visita guidata al museo inclusa, anziché 5 euro del solo biglietto di ingresso, mentre per

i più piccoli 3 euro a bambino, comprensivi di ingresso al museoe laboratorio didattico,anziché 3,50 euro a bambino.Per informazioni telefonare al numero 03040233, oppure inviare una mail all’indirizzo: [email protected] ricorda che il laboratorio didattico “Dalla Natività di Moretto al presepe manga” è proposto anche alle scuole primarie e secondarie di I grado tutte le mattine dal 10 al 23 dicembre.

Il coro “Voci del lago” in collaborazione con i Frati Cappuccini di Lovere, organizza venerdì 21 dicembre alle 21 “Cantando Natale” presso la Chiesa del Convento dei frati cappuccini. Sabato 22 dicembre invece il coro La Rocchetta e il coro Voci bianche di Palazzolo propongono la 28ª edizione della sarata natalizia all’auditorium San Fedele alle 20.30. La scaletta prevede canti separati delle due compagini e una finale insieme.

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er il ciclo “Parliamo di Bre-scia e della sua provincia”, organizzato negli spazi del caffè letterario di Buonis-simo dall’Associazione Ar-

naldo Da Brescia per approfondire gli aspetti meno conosciuti della cultura e della tradizione bresciane, è interve-nuta Sandra Morelli, docente di mate-rie letterarie, che ha rivisitato i “Poeti e scrittori celebri in visita a Brescia”. “Una passeggiata nel cuore cittadino attraverso le parole di letterati che l’hanno visitata e anche vissuta. Non sempre teneri nei nostri confronti, hanno colto gli aspetti salienti del ca-rattere bresciano e dipinto l’immagine della città. Il criterio cronologico se-guito parte dal Settecento”. Tra i let-terati che transitano per Brescia c’è Carlo Innocenzo Frugoni. Di nobile famiglia genovese, fu ammesso ancor giovane nell’Ordine dei Somaschi. Nel 1716 entra a far parte dell’Accademia dell’Arcadia con il nome di “Comante Eginetico” e insegna retorica nel col-

1803 per incontrare l’amico Giovan-ni Battista Pagani. Quattro anni do-po arriva Ugo Foscolo, per dare al-le stampe i “Sepolcri”. Silvio Pellico, l’autore de “Le mie prigioni”, nel 1830 alloggia all’albergo ‘del Gambero’ e viene riconosciuto da un “bresciano sdegnosetto” mentre legge l’annuncio teatrale della sua tragedia “Francesca da Rimini”. E che dire dell’appellativo di “leonessa d’Italia” coniato da Ale-ardo Aleardi e reso celebre da Giosuè Carducci? Il premio Nobel tramandò il coraggio leonino con cui la città si battè durante le Dieci Giornate nelle “Odi Barbare”. Gabriele D’Annunzio conobbe Brescia prima del suo ‘esi-lio’ gardesano per vedere la ‘Vittoria-Nike’. Franz Kafka, affascinato dal volo, scrive nel 1909 “Gli aeroplani a Brescia” per celebrare il primo cir-cuito aereo che si svolge a Montichia-ri. Per raggiungere la Fascia d’Oro transita alla stazione ferroviaria che descrive come un “buco nero”. Gio-vannino Guareschi nel 1941 durante

legio somasco. Il ‘libro degli ospiti’ annovera Carlo Goldoni, legato a Bre-scia per la conflittualità letteraria con l’abate Pietro Chiari, ma anche per i suoi viaggi che lo portano a Salò, De-senzano e in città. Marie-Henri Beyle, noto come Stendhal, è a Brescia nel 1801 ospite di palazzo Sigismondi, in via Tosio. Del suo soggiorno manter-rà un ricordo profondo e la coinvolta partecipazione alla vita mondana dei salotti bresciani rimane testimoniata nei suoi diari. Di Alessandro Manzoni, che con l’Ermengarda dell’Adelchi ha offerto alla città un incredibile ‘spot’ promozionale, si ricorda la sosta nel

Erano in tanti al Centro pastorale Paolo VI ad ascoltare il card. Camillo Ruini che, sollecitato da Giacomo Scanzi e da Graziano Tarantini, ha parlato di Dio. Mercoledì 12 dicembre “La Voce del Popolo” e la Fondazione San Benedetto hanno presentano il libro “Intervista su Dio” con il card. Ruini, autore del testo. La fede non è un qualcosa di oscuro come ha sottolineato nel saluto iniziale Monari, perché “il mistero della fede non è il buio sul baratro,

ma la luce che illumina la vita”. Il card. Ruini ha dedicato al tema due anni di studio intenso e in queste pagine edite da Mondadori ne ha parlato con il giornalista Andrea Galli. Partendo dalla situazione della fede, in cui molti filosofi e intellettuali segnalano una “eclissi del sacro”, Ruini ha ripercorso la domanda su Dio nella storia e nella filosofia. Nel libro, volutamente, non si parla di Chiesa o meglio non viene presa in esame la struttura ecclesiastica,

ma piuttosto viene analizzata la situazione di Dio nel mondo contemporaneo. Nelle pagine e nell’intervento bresciano ritorna più volte l’ispirazione del progetto culturale della Cei pensato e costruito proprio da Ruini, secondo il quale oggi bisogna chiedersi come “evangelizzare la cultura”. Resta aperto ancora il richiamo del Concilio cioè di ripensare la modernità da un punto di vista credente. Il cardinale, amico di Monari fin dalla giovinezza, non si

è nascosto, ma ha scelto di aprirsi, parlando anche del dolore e del senso del limite dell’uomo. Ma cos’è la fede? “La fede è credere di non essere soli al mondo” per saper andare oltre lo spazio temporale; il riconoscimento del limite, anche della sofferenza, non deve essere visto come una frustrazione, ma deve essere la consapevolezza di una responsabilità più grande. Questa è la sfida, non sempre facile da mettere in pratica, soprattutto nella quotidianità.

Torna, come consuetudine alla fine di ogni anno il “Lönare Bressà”, di-sponibile in edicole e librerie bre-sciane al costo di 10 euro, curato da Giovanni Cherubini. Dal 2007 la pubblicazione accompagna i bre-sciani senza aver mai perso un an-no. Una pubblicazione di oltre 200 pagine ricche di modi di dire, aned-doti, proverbi, curiosità e immagini di Brescia e della sua provincia.L’almanacco bresciano, questa la traduzione italiana del titolo dia-lettale, porta in bella vista un pro-verbio in dialetto “L’è mìa a parlà ma a scultà che s’empàra”, in italia-no “Non è parlando ma ascoltando che s’impara”, a monito per coloro che, prendendo in mano l’almanac-co, potranno imparare qualcosa sfo-gliando le pagine ricche di curiosità.

Per ogni mese poesie, riproduzioni di incisioni in rame, poesie, prover-bi in dialetto, parole in dialetto, in qualche caso dimenticate per cui è possibile scoprirne il significato. Ma c’è anche la curiosità della ricetta bresciana nella rubrica “Mangióm a la bressána”; per gennaio la ricet-ta consigliata è ensalàda del preòst seguita in febbraio da i gnocarèi. Ci sono anche le foto di un tempo, del-la Brescia che fu, e le caricature di Aurelio Gatti, in arte Micio, che ri-traggono personaggi bresciani con a fianco qualche notizia biografica. Tra questi figurano mons. Antonio Fappani, Andrea Pirlo, Giuseppe Frigo, Franco Solina, Franco Fava e molti altri. Pagine intere curate da don Antonio Bonometti che traduce brani del Vangelo in dialetto.

il suo celebre tour in bicicletta, giun-ge in piazza della Loggia e rimane in-cantato “dall’antico orologio forgia-to da un ingegnoso artigiano”. Guido Piovene, per la Rai nel 1953, dipinge i Bresciani “un po’ tirchi e un po’ pa-lancai, grandi lavoratori con la gran-de passione della banca”. Infine Alda Merini: nel 1997 quando intrattiene gli ospiti suonando il pianoforte al Caffè della Stampa e nel 2001 quando è ma-drina al Concorso di poesie intitolato ad Arnaldo Da Brescia.

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Viene inaugurata il 21 dicembre alle 17.30 la mostra “Percorsi” di Paolo Petrò. Nella Rocca di San Giorgio di Orzinuovi sono esposti fino al 7 gennaio i dipinti dagli anni ‘80 ad oggi. Questa mostra antologica è un piccolo estratto del percorso creativo di Petrò dei suoi 40 anni di lavoro nell’ambito artistico. In questo percorso Petrò indaga la realtà con la medesima implacabile lucidità ottica propria degli antichi: nature morte, nudi, figure, ritratti, autoritratti vengono

scolpiti da un luminismo teatrale, artefatto, drammatico. Quello che Petrò impagina davanti ai nostri occhi è un campionario limitato e domestico di reperti. Niente a che vedere con la lezione fiamminga e italiana dei secoli d’oro della pittura, dove lo scopo era compiacere lo spettatore. In questi quadri si vedono pochi silenti oggetti disposti e dislocati su piani dalle prospettive incongrue e stranianti, di scarsa o nulla ortodossia euclidea.

l narratore bresciano Emanue-le Turelli porterà tra i banchi di scuola le rappresentazioni di tre eventi drammatici che han-no segnato la storia dell’uma-

nità: la Shoah, l’Apartheid e il disa-stro causato dal crollo della diga del Gleno. Saranno circa 2000 gli alunni degli istituti superiori Sraffa di Bre-scia e Antonietti di Iseo coinvolti nel progetto “Quella che vi racconto og-gi è una storia vera”, grazie al quale Turelli, giornalista ancora prima di essere attore, porterà in scena tre vi-cende che hanno come filo condut-tore la violazione dei diritti umani. Nei giorni immediatamente successi-vi al 27 gennaio, Giorno della memo-ria, gli studenti assisteranno a quella che è l’opera più celebre del narrato-re, “Il coraggio di vivere - l’olocausto visto dagli occhi di un bambino”, ispi-rata alla triste vicenda di Nedo Fiano, ebreo italiano, ancora in vita, che tra il 1944 ed il 1945, all’epoca poco me-no che ventenne, fu detenuto in set-te campi di concentramento diversi, nei quali assistette alla morte di tut-ti i suoi familiari. Lo spettacolo sarà replicato due volte all’Antonietti (28 e 30 gennaio) e una volta allo Sraffa (19 gennaio). Il 13 febbraio, invece, gli allievi del-

le ultime classi dell’istituto Sraffa di Brescia si confronteranno con una delle figure emblematiche della re-sistenza civile: “Madiba, la vera sto-ria di Nelson Mandela” metterà in luce il ruolo che l’ormai 94enne le-ader antiapartheid ha svolto per il proprio Paese, grazie alla volontà di combattere l’ingiustizia. “Il racconto è stato presentato in anteprima a set-tembre – precisa Turelli – e gode, tra l’altro, del patrocinio e del sostegno del Consolato generale del Sudafri-ca in Italia, con il quale è in fase di definizione un progetto che molto probabilmente porterà lo spettacolo in una tournée attraverso tutta Italia, in vista del Mandela-Day che si tiene annualmente il 18 luglio”. Il 23 febbraio, infine, gli studenti dell’Istituto Antonietti di Iseo avran-no modo di approfondire una trage-dia locale, ma di enorme portata: il disastro provocato dal crollo della diga del Gleno, avvenuto nel 1923, che causò la morte di 500 persone tra la Val Camonica e la Val di Scal-ve. “Gleno, 1 dicembre 1923 – spiega Turelli – vuole raccontare la storia umana di Francesco Morzenti, guar-diano che combatte ogni giorno con-tro un imprenditore, il padrone della diga, incapace di vedere i problemi

che ne causeranno il crollo”. Nel 90° anniversario della tragedia, che, fa-talità, coincide con l’anno della 40ª ricorrenza del dramma del Vajont, Turelli ha deciso di tenere alta l’at-tenzione anche su un crimine “indu-striale”, che va ad affiancarsi a quel-li nazisti e afrikaneer con l’obiettivo che tali episodi non si ripetano in un futuro. Futuro che, ricorda l’assesso-re provinciale all’Istruzione Aristide Peli, promotore dell’iniziativa, “è in mano ai giovani, che devono essere aiutati a conoscere il male per co-struire il bene”. Emanuele Turelli cercherà quindi di coinvolgere il più possibile i ragazzi con i suoi racconti, ma sarà possibi-le per loro continuare ad interagire con il narratore anche attraverso il suo sito internet, www.emanuele-turelli.com, dove potranno scrivere impressioni e commenti.

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La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dalla Chiesa di San Giacomo apostolo di Ospitaletto su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

Come tutti gli anni, in occasione delle festività natalizie, Radio Voce offre agli ascoltatori le celebrazioni in collegamento con la Cattedrale. Lunedì 24 alle 23.30 andrà in onda la Messa di mezzanotte con l’Ufficio di lettura, martedì 25 alle 10 si potrà seguire la Celebrazione presieduta dal vescovo mons. Luciano Monari, mercoledì 26, Santo Stefano, la Messa andrà in onda sempre dalla Cattedrale, alla stessa ora. Da Radio Voce i migliori auguri di un sereno Natale.

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Da tempo Rai Fiction produce sce-neggiati e film-tv che ci raccontano storie: storie da raccontare, altre di cui non si sentiva il bisogno, storie belle e avvincenti, altre un po’ me-no. Ma nessuno in casa Rai, nono-stante le ingenti risorse e i mezzi messi a disposizione in questi an-ni, è ancora riuscito ad eguagliare il narratore numero uno d’Italia, Ro-berto Benigni. Ancora una volta l’at-tore e regista toscano ha fatto scuo-la, con “La più bella del mondo”, un monologo sui principi fondamentali della Costituzione italiana andato in onda lo scorso lunedì su Rai Uno, seguito da 12 milioni di spettatori.

Lo spettacolo è stato diviso in due parti: nella prima, la satira politica ha tenuto banco per circa mezz’ora. E nella seconda, Benigni è entrato nello specifico enunciando e analiz-zando uno dopo l’altro i 12 articoli. Del momento di satira, con tanto di parodie medievali, forse l’Italia non aveva così bisogno, invischia-ta com’è nei reali malaffari politici.È stato un obbligato ritorno al pas-sato, quando la satira di Benigni faceva la differenza; ormai sono gli stessi politici a far ridere e piange-re di se stessi. La freschezza dello spettacolo è stata invece la spiega-zione dei 12 articoli della Costitu-

zione. Qui “Robertaccio” si è tra-sformato in un vero professore, co-lui che ama ciò che sta insegnando, che desidera che i suoi alunni capi-scano quanta bellezza si racchiude in quelle poche parole. Purtroppo, però, durante la lezione si è lasciato troppo andare, tirando in ballo di nuovo i politici di cui so-pra, gente che non dovrebbe essere rievocata durante un momento co-sì importante: ha ripreso la satira della prima parte dello spettacolo e l’ha mescolata con un tema, quel-lo della Costituzione, che dovreb-be volare ben più in alto delle tristi consuetudini dell’attualità. Basta-

vano già i 12 articoli, che sono sta-ti spiegati con poesia e passione, a svergognare la nostra casta politica. Inoltre, in un passaggio, per dimo-strare quanto fossero rivoluzionari i concetti che andava snocciolando, è precipitato in un panegirico in cui immaginava i padri costituenti in una comune sessantottina intenti a fumare e suonare il sitar, per poi pa-ragonare la nostra Costituzione alla canzone “Imagine” di John Lennon e Yoko Ono. Un accenno, una battu-ta, sarebbe stato anche divertente. Ma il comico si è dilungato troppo, mimando De Gasperi che fumava una canna, per poi concludere con

un “ma no, quando l’hanno scritta erano sobri”: ma grazie tante…A parte queste cadute di stile, la spiegazione della più bella Costi-tuzione del mondo è stata molto intensa e a tratti commovente. La difesa del diritto al lavoro e della spiritualità dell’individuo sono sta-te magistrali.Certo è strano che la Costituzione italiana debba diventare appassio-nante grazie a un comico. Ma di fatto siamo in Italia e ai paradossi siamo abituati, come lui stesso ha sottolineato: “Quando la Costituzio-ne entrerà in vigore, sarà un mondo migliore”.

Con la guida di don Alberto Donini, direttore della Scuola diocesana di musica S. Cecilia, continua il percorso musicale nel repertorio sacro del tempo d’Avvento e di Natale che nei secoli e fino ai giorni nostri accompagna l’attesa e la venuta del Salvatore. Un repertorio vasto e prezioso di cui don Donini propone diversi estratti nella rubrica “Musica per lo spirito” in onda la domenica alle 11.30 fino al 6 gennaio, più una puntata

speciale in onda il 25 dicembre alle 9.15. In Primo Piano alle 9.30 l’intervista al vescovo Luciano sul recente viaggio in Uruguay per incontrare i sacerdoti fidei donum dell’America Latina. Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, va in onda (in differita e in diversi orari) anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte di Manerbio e Radio Raphaël.

La prossima puntata della rubrica settimanale “La Buona Notizia” presenta in avvio uno speciale sull’avvenuta dichiarazione delle virtù eroiche del bresciano Giovanni Battista Montini, papa Paolo VI. A seguire: “Chiara e Francesco, il musical – L’amore è quello vero” che ha fatto tappa al PalaBrescia; “Buffalora ritrova la sua chiesa”; gli auguri del vescovo Luciano per il prossimo Natale. La rubrica “4 parole...” è con don Danilo Vezzoli sul nuovo

dormitorio attivato dalla Caritas di Darfo. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche lo speciale “Testimoni di speranza”, figure storiche dell’impegno politico e sociale con relatore mons. Luciano Monari.

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È una bizzarra combriccola di av-venturieri, quella che ne “Lo Hob-bit” parte per “Un viaggio inaspet-tato” destinato a riportare gli spet-tatori nella Terra di Mezzo creata da Tolkien e reinventata per il ci-nema – 10 anni fa – dalla splendida trilogia del “Signore degli Anelli” di Peter Jackson. Ad andare incon-tro a enormi pericoli sono 13 na-ni coriacei e combattivi, accuditi dal mago Gandalf (Ian McKellen) e accompagnati da Bilbo Baggins

Il periodo natalizio verrà allietato dalle note dei concerti della rassegna “In Natali Domini 2012”, organizzato dalla delegazione bresciana dell’Usci, l’unione delle società corali italiane. Tra gli appuntamenti delle prossime festività si segnala il concerto di Natale del coro “Medio Chiese” a Calcinato, presso il presepio vivente lunedì 24 dicembre alle ore 16. Il giorno di Natale a Sellero

rassegna corale della formazione musicale “Rosa Camuna” alle 21 presso la chiesa parrocchiale. A Villanuova sul Clisi il giorno di S. Stefano alle 17 presso la chiesa parrocchiale si esibirà il coro “San Matteo” con “Cantiamo il Natale”. Per ulteriori informazioni e per conoscere il programma completo delle manifestazioni, è possibile consultare il sito internet www.uscibrescia.it.

stato uno degli eventi musicali più importanti di tutti i tempi, il concer-to “12.12.12 The Concert For Sandy Relief”, a fa-

vore delle vittime dell’uragano San-dy che ha martoriato New York sul finire dello scorso ottobre. Una se-rata il cui ricavato verrà devoluto al Robin Hood Relief Fund, che fornirà denaro, materiali e conoscenze alle organizzazioni locali sparse sul ter-ritorio che si stanno prodigando per le famiglie ed i singoli individui col-piti dall’uragano. Al Madison Square Garden, storico locale della Grande Mela, si sono incontrati vecchi leoni del rock e giovani protagonisti della musica di oggi, per unire ancora una volta i cuori e sensibilizzare circa la raccolta di fondi, arrivata a quota 30 milioni di dollari solo con la vendita dei ticket del concerto. Oltre 20 “top artists” si sono avvicendati sul palco, per una serata aperta dal Boss, Bruce Springsteen, con “Land of hope and dreams”. Il coinvolgimento di Bru-ce è stato spontaneo e naturale, lui che, nato nel New Jersey, ha sempre manifestato un amore totale per la gente della sua terra. Commovente la lunga introduzione a “My City of Ruins”, canzone simbolo dell’Ame-rica che vuole ripartire. Bruce ha

ricordato che il suo Jersey Shore è “terra di confronto, apertura e inclu-sione sociale”. A Bruce si è affianca-to il concittadino John Bon Jovi per duettare sulle note di “Born to run”. Nati per correre, oltre le avversità e i drammi, gli americani sono specia-listi nel ripartire dalle catastrofi, ca-paci come nessun altro di mettere in campo i propri valori, la propria fede e la propria forza collettiva. Sì,

dler modifica e canta il testo di “Hal-leluja” di Leonard Cohen, tra il visi-bilio del pubblico accorso in massa a questo evento. Alicia Keys incanta ed emoziona, regalando un paio di canzoni toccanti, seduta al piano in abito rosso. Il suo classico “No One” avvolge il pubblico che risponde ac-cendendo migliaia di lucine. Con in-vincibile entusiasmo suonano Mick Jagger e gli Stones, al pari dei quasi coetanei Who. Una serata splendida, che serve per ridare coraggio a chi ha subito l’attacco da parte di madre natura con un uragano dalla forza spropositata, che ha distrutto case, ha mescolato barche e automobili e ha lasciato una scia di dolore e di distruzione. Ancora una volta la mu-sica è scesa in campo, rispondendo immediatamente e a gran voce, riu-scendo a portare a New York non so-lo star americane, ma anche la crema del rock inglese. Momenti di intensità notevole durante il set di Billy Joel, newyorkese di Long Island, che ha re-galato sei brani tra cui “New York sta-te of mind” e la struggente “Only the Good Die Young”. Emozioni anche con “slowhand” Eric Clapton, il mi-tico Roger Waters dei Pink Floyd e il camaleontico Michae Stipe dei Rem, che ha duettato con Chris Martin dei Coldplay in “Losing my religion”.

perché da soli non si va da nessuna parte, ma insieme si vince. Ed è sta-ta proprio l’unione a caratterizzare questo evento, unione disinteressa-ta e necessaria, perché è solo grazie ad essa che è possibile ripartire e recuperare beni concreti ma anche entusiasmi martoriati. È stato sen-sazionale vedere il 70enne Paul Mc Cartney interpretare il ruolo che fu di Kurt Cobain nei Nirvana, riunitisi per l’occasione. L’attore Adam San-

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(Martin Freeman), il pacifico hob-bit atteso a un viaggio di forma-zione che cambierà la sua vita. Il gruppo non manca di fegato, ma negli scontri con svariate creatu-re mostruose – draghi, troll, or-chi, giganti pietrosi, goblin, oltre al Gollum ancora interpretato da Andy Serkis – passa gran parte del tempo a cercar di salvare la pelle.Lo schema narrativo del primo episodio della nuova trilogia tol-kieniana risulta così abbastanza

ripetitivo anche se all’orizzonte si profilano altre complicazioni, come un minaccioso Negroman-te dal profilo vagamente in stile “Harry Potter”. Per ora è lontana la ricchezza d’intreccio e perso-naggi del “Signore degli Anelli”, evocato all’inizio dello “Hobbit” la cui azione si svolge 60 anni prima delle vicende narrate nel capolavo-ro di Tolkien (e di Jackson). Qui, Bilbo Baggins è coinvolto dai na-ni – autoconvocati in casa sua per

una spassosa cena – in una spedi-zione il cui obiettivo è riprender-si il regno, Erebor, dal quale li ha cacciati il drago Smaug. Il viaggio è l’occasione per rispolverare i set neozelandesi della Terra di Mezzo alla luce dei progressi tecnici de-gli ultimi 10 anni. Il film, tra l’altro, è il primo girato in tecnologia Hfr 3D, con riprese a 48 fotogrammi al secondo che accrescono la defini-zione dell’immagine.Lo straordinario spiegamento di

mezzi garantisce lo spettacolo, generando la visione di ambienti vertiginosi – spesso sviluppati in verticale – con scenografie inven-tive, popolati da decine di creature in movimento. A mancare però è lo stupore “adulto” che la prima tri-logia suscitava: tra inserti di com-media, panoramiche da cartolina, fragore di scontri e dichiarazioni solenni, sembra di essere nella fa-se adolescenziale del “Signore de-gli Anelli”.

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e i numeri confermano ancora una volta che, pur tra mille fatiche, il mondo dell’artigianato è quello che con meno danni rispetto ad

altri sta resistendo alla crisi, gli umori dicono che “il tempo passato in trin-cea” (la frase è del presidente Eugenio Massetti, ndr) sta diventando troppo lungo, soprattutto (tanto per restare nel tema della metafora militare) se il fuoco amico delle retrovie (l’azione di governo) finisce per cadere su quegli avamposti difesi con tanta tenacia.Sta tutto qui il bilancio di fine anno di Confartigianato unione di Brescia e delle quasi 14mila imprese che fanno riferimento alla sigla di via Orzinuovi.Non ha usato mezze parole il presi-dente Eugenio Massetti per denuncia-re la delusione per un governo tecnico che non ha saputo realizzare quelle riforme per cui era stato insediato, lasciando il Paese, al momento di ab-bandonare Palazzo Chigi, in ambasce ancora più gravi, se possibile, rispetto a quelle di un anno fa.Difficile contraddirlo, soprattutto quando inizia a snocciolare numeri e percentuali. Solo nell’ultimo trimestre a Brescia sono state quasi 500 le im-prese (fra quelle iscritte alla Camera di commercio) costrette a chiudere e anche per il 77% di quelle che re-sistono con tenacia la produzione è stagnante, così come è in costante re-gressione l’utilizzo degli impianti. Se-

gno negativo lo registra anche la voce “fatturato”, fenomeno che tocca il 51% delle imprese. Tiene sostanzialmente il livello occupazionale ma, come ha evidenziato il presidente di Confarti-gianato. È però una tenuta a tempo, dal momento che sono molti gli arti-giani bresciani a non dare certezze sul fronte occupazione per il futuro. Il mondo dell’artigianato bresciano guarda dunque con preoccupazione

al futuro anche perché sono molti gli indici a impedire uno sguardo positi-vo. Tempi di pagamento sempre più lunghi (una media di 152 giorni che si raddoppiano nel caso di rapporti con la pubblica amministazione) che per gli artigiani bresciani di traducono in 122,3 milioni di euro di costi; l’Imu (83 milioni di euro caricati sulle spalle delle imprese bresciane) che è arriva-ta come una vera e propria mazzata

Via libera alla legge che salva l’olio made in Italy. La norma fortemente voluta da Coldiretti è stata approvata all’unanimità con il via libera in sede deliberante della Commissione agricoltura della Camera. “Siamo molto soddisfatti – è stato il commento del presidente della Coldiretti Sergio Marini –. Un risultato che rappresenta un passo straordinariamente importante nella direzione della trasparenza e della lotta alla contraffazione sugli oli extravergini di oliva a tutela

dei produttori e dei cittadini”. Anche il presidente di Coldiretti Brescia Ettore Prandini è molto soddisfatto. “Festeggiamo – sono le sue dichiarazioni – l’approvazione di un provvedimento a lungo atteso e che, durante l’iter parlamentare, ha dovuto superare molti tentativi di sabotaggio”. La legge vieta, tra l’altro, la presenza in etichetta di indicazioni che evocano una specifica zona di origine degli oli vergini di oliva non corrispondente all’origine territoriale delle olive.

“Inizia una nuova storia, un nuovo progetto figlio dei tempi che viviamo”. Ad affermarlo è Giuseppe Battagliola (nella foto), presidente della Compa-gnia delle Opere di Brescia. Chiusa la conduzione di Roberto Zanolin, pas-sato dopo 17 anni a dirigere Apindu-stria, il nuovo corso dell’associazio-ne che riunisce 1.200 imprenditori (che nella loro quotidianità, costitu-iscono e operano con impegno nella società), ricomincia insieme dal vice

presidente Paolo Paoletti, dal neo di-rettore generale Gilberto Franceschi-nelli, dal consiglio direttivo ‘allarga-to’ a 34 effettivi con l’ingresso degli imprenditori Giovanni Cristini (Gtm Office Solutions), Luciano Dabellani (Diesse Electra), Fabio Manna (Intesa Lavoro) e Flavio Ventura (Conf Indu-stries) e da un comitato esecutivo di otto membri, il braccio operativo del-la Cdo. “Le problematiche, le istanze e le domande che vengono dalla no-

stra base, così come gli strumenti che mettiamo a disposizione sono analo-ghi a quelli delle altre associazioni che riuniscono gli imprenditori. Ciò che ci distingue è la particolare sen-sibilità nei confronti della persona, fare business è una conseguenza”. Per questo nella sede di Borgo W h-rer si svolgono frequenti incontri tra gli associati, che, grazie all’iniziativa “Io, Cdo e tu”, possono conoscersi e scambiarsi opinioni e problemati-

che. “Solo guardandosi negli occhi si possono capire le reali esigenze e dare indicazioni corrette sulla strada da seguire”. Per questo l’anno prossi-mo verranno riproposte le due grandi iniziative “Matching” ed “Expandere”. “Sono momenti fondamentali di cre-scita, nei quali gli imprenditori hanno l’occasione di confrontarsi tra di loro e di capire come reagire, sull’esempio dei casi virtuosi e delle storie positi-ve, a questo lungo periodo di crisi”.

e che non ha tenuto conto, come ha denunciato Massetti che, per un arti-giano il capannone è di fatto la prima casa. E poi ancora una macchina bu-rocratica che costa alle imprese e ai lavoratori bresciani qualcosa come 529 milioni di euro, tempi della giu-stizia sempre più dilatati e, soprat-tutto, una stretta del credito che per le piccole imprese è drammatica. In via Orzinuovi, però, non c’è aria di rassegnazione. Soffia invece un ven-to nuovo, determinato: mai più dele-ghe in bianco alla politica populista, ascolto per tutti e verifica sistematica delle promesse elettorali. “Gli artigia-ni – sono considerazione di Eugenio Massetti – sono coscienti di essere in-dispensabili per il Paese. Per questo, in vista delle elezioni di febbraio, chie-diamo una svolta di serietà e un nuovo governo che sappia abbinare rigore e politiche di sviluppo” e soprattutto sia capace di considerare proposte e idee che arrivano dal “mondo reale”. Per questo Confartigianato presente-rà il suo “Manifesto per lo sviluppo”.

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a sconfitta è di quelle che bruciano, uno schiaffo di quelli che impongono di fermarsi e fare il punto della situazione. Se già la

rimonta subita in casa dalla Reggina, che dallo 0 a 2 aveva raggiunto il pa-reggio, aveva fatto suonare qualche campanello d’allarme, la sconfitta in terra marchigiana offre purtroppo di-versi motivi di preoccupazione.Vero è che ci si è messa anche la caba-la, con le difficoltà che le Rondinelle hanno spesso incontrato con i bianco-neri, nell’occasione ancora più carichi per il ricordo dello storico presidente Costantino Rozzi, scomparso 18 anni fa, ma in casa Brescia non c’è di sicu-ro da stare tranquilli.Prima di tutto bisogna registrare il ri-torno del mal di trasferta e a questo punto i numeri si fanno davvero pre-occupanti: la sconfitta sul campo dell’Ascoli è la quarta lontano dal Rigamonti, a fronte di un’unica vit-toria ottenuta al Manuzzi di Cese-na: un ruolino di marcia ben poco esaltante e che continua a pesare sul prosieguo del campionato. Se si guardano poi le dirette concorren-ti per un posto nella zona play-off il discorso certo non migliora: il Bre-scia infatti, non solo ha perso l’oc-casione di andare temporaneamente al quarto posto solitario, ma è stato inoltre scavalcato da ben tre forma-zioni che arrivano a quota 28 punti:

si tratta del Modena, dell’Empoli e del Cittadella, vittoriose rispettiva-mente su Crotone, Vicenza e Reggi-na (fuori casa). Per effetto di questo triplo sorpasso il Brescia si trova at-tualmente fuori dalla zona playoff, seppure di un punto, e se il campio-nato è ancora lungo e consente di recuperare da questa caduta, sarà necessario un atteggiamento diver-

so da parte della squadra. Su questo registro anche le dichiarazioni di Calori nel dopo partita non ha cer-to usato giri di parole: “È stata una gara strana abbiamo sbagliato tutto. Non mi va di addossare la colpa del-la sconfitta alle assenze, o al campo, o a un giocatore in particolare: tutti stasera siamo stati al di sotto delle nostre possibilità. Non facciamone

È stato presentato nella sede dell’Assessorato allo sport della Provincia di Brescia, il “Natale della pallacanestro bresciana”. L’evento, che si svolgerà con l’organizzazione della Federazione Italiana Pallacanestro Comitato Provinciale di Brescia, e la collaborazione del Basket Brescia Leonessa, coinvolgerà circa 400 fra ragazze e ragazzi delle categorie Under 13 ed Under 14 di società sportive della provincia, con l’obiettivo diffondere sempre

più la pratica di questo sport. L’appuntamento è per domenica 23 dicembre dalle 12 alle 16 per una serie di tornei al centro sportivo San filippo, al termine dei quali, alle 18.15, si svolgerà anche la partita del Basket Brescia contro Forlì, per la quale verranno regalati due biglietti ad ogni ragazzo partecipante all’iniziativa. Inoltre è aperta per i genitori una gara di tiri da metà campo, i vincitori della quale saranno premiati con un viaggio.

un dramma, ma riflettiamo su quan-to successo: non usciamo ridimen-sionati da questo mini filotto negati-vo, però dobbiamo reagire subito se vogliamo uscirne alla svelta”.Parole che serviranno già domenica, quando al Rigamonti arriverà il Li-vorno, forte del suo secondo posto in classifica con 15 punti in più del Brescia e soprattutto un invidiabile ruolino di marcia in trasferta fatto di sei vittorie. Una partita sulla quale si appuntano anche i botta e risposta tra Corioni e Calori: il presidente ha punzec-chiato l’allenatore invitandolo a tra-smettere maggiore aggressività alla squadra e facendo capire, nemmeno troppo tra le righe, che si aspetta a breve dei risultati. Dal canto suo il mister non ha na-scosto il proprio fastidio per queste esternazioni. Come si risolverà la situazione? So-lo il campo potrà dare una risposta.

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ormazione è una delle pa-role chiave per il futuro del Csi. Lo ha affermato con forza il presidente na-zionale Massimo Achini

nel congresso dello scorso giugno e gli ha fatto eco la numero uno pro-vinciale Amelia Morgano per il qua-driennio 2012-2016. Ne abbiamo par-lato con Marco Baiguera, responsa-bile dell’area formativa del comitato.Quali sono gli obiettivi del 2013?Vogliamo cambiare marcia. Ci saran-no aggiornamenti precampionato annuali e corsi biennali. Sugli arbitri viaggiamo ormai a pieno regime. Pun-teremo su allenatori e dirigenti.Un Csi formato è un Csi di qualità.Il traguardo deve essere quello. Vo-gliamo fornire a più tecnici e dirigenti possibili le basi per operare nel modo giusto sotto tutti i punti di vista con un occhio di riguardo per chi opera nel settore giovanile.La sinergia con gli oratori è un aspetto importante.La missione del Csi trova il suo na-turale compimento negli oratori e il nostro intento è quello di accrescere la preparazione di chi vi opera. Abbia-mo l’obbligo morale di dare a tutti le basi per garantire un’attività sportiva di qualità. Lavoreremo con l’Ufficio oratori in questa direzione.Si parte il 12 febbraio con il corso per allenatori di calcio e volley.Sì, che sarà arricchito dalla partecipa-zione alle serate del corso dirigenti.

Il ghiaccio e la neve lasciano spazio a sabbia e ambientazioni estive, anche in pieno inverno. Per dimenticare il freddo non serve prendere aerei. Uno scenario simile diventa realtà a Beachland, dove il Csi Brescia ha organizzato la prima edizione del Befana Beach, torneo di pallavolo su sabbia. Sotto rete sfileranno terzetti maschili e femminili oltre ai quartetti del misto. Per le iscrizioni c’è tempo fino a giovedì 27 dicembre. Il giorno

successivo, infatti, si scenderà in campo nella splendida struttura di Molinetto di Mazzano – in via Cesare Pavese – per la prima fase (29 e 30 dicembre). Le finali, invece, si svolgeranno il 5 e 6 gennaio. Il torneo è aperto a tutti gli atleti fino alla Prima Divisione e ai semplici appassionati. Obbligatorio il certificato di sana e robusta costituzione rilasciato dal medico di base. Per informazioni 030.312328; [email protected].

Spesso, infatti, i compiti dei nostri al-lenatori vanno ben oltre la panchina.Quali i temi “dirigenziali”?La figura del genitore intesa come ti-foso ed educatore, l’importanza della polisportività e la gestione dell’attivi-tà ricreativa. Quale sarà, invece, il cammino ri-servato agli allenatori?Primo soccorso e alimentazione sa-

ranno i temi comuni, poi calcio e pallavolo si divideranno per studia-re regolamento prima e metodologia dell’allenamento poi.Subito dopo si passerà al campo.Ci saranno quattro serate di esercita-zioni guidate da tecnici di spessore. Gianpaolo Mola per la pallavolo (al-lenatore Fipav specializzato nel setto-re giovanile) e Andrea Massolini per il calcio (tecnico Figc scuola Milan).Gran finale il 30 aprile con un ospite d’eccezione.Sarà Antonio Filippini a consegnare i diplomi ai nuovi allenatori dopo aver condiviso con loro esperienze e con-sigli preziosi. Le iscrizioni apriranno a metà gennaio. Porte aperte a tutti.

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

Una preghiera per i bambini di Newtown

Egr. direttore,indirizzo questa lettera ai bambini delle scuole dell’infanzia dell’Ada-sm, ai bambini di tutte le scuole dell’infanzia, ai genitori e alle edu-catrici dei bambini delle scuole dell’infanzia… Mentre scrivo tante persone sono raccolte in preghiera per invocare “l’eterno riposo ”per Mario Cattaneo, studioso che tanto ha dato per la pedagogia dell’infan-zia e per l’educazione della fami-glia; da Newtown nel Connecticut ci giunge notizia che un’altra strage dei bambini s’è compiuta; per cui: “Un’altra volta si è sentita una voce nel profondo di ogni animo. Pianti e lamenti. Rachele – tutti noi – pian-ge i suoi piccoli. E non vuole esse-re consolata. Perché essi non sono più”. Per ucciderne 20 è bastato un uomo; armato. Perché le armi so-no protesi quasi sempre necessarie quando si vuole uccidere. Genito-ri ed educatrici, fate sparire le ar-mi dal monte-giochi dei bambini! Devono sapere che noi adulti sani siamo contrari alle armi perché ad altro non servono che ad uccidere. I bambini piagnucolano? Dite loro che un’arma ha ucciso ai tempi di Erode e 20 bambini americani all’in-domani della festa di S. Lucia. E voi, cari bambini, mettetevi con le ma-nine giunte a pregare per i 20 bam-bini di Newtown e la loro maestra; non solo: pregate per i loro genitori, perché piangono lacrime amare e si disperano perché i “loro bambini”, così belli quando li hanno portati a scuola di mattino, col grembiulino pulito, tornano a casa in una bara di legno e non sono più”. Ci sono ge-

nitori ed educatrici che tendono a nascondere la morte ai bambini per “non spaventarli”; e sbagliano per-ché non si può nascondere ciò che accompagna la vita; non si può nega-re che la stoltezza dell’uomo arriva anche a sopprimere la vita; e senza la coscienza della morte, non si può insegnare ai bambini ad amare la vi-ta. Per fede, in Gesù Cristo, noi sap-piamo che la vita ha vinto la morte e anche per i bambini di Newtown Dio ha preparato un posto di gioia “nel suo Regno”. Per questo, bambi-ni cari, davanti alle tombe dei morti, noi vi vediamo volentieri in preghie-ra, quella semplice che a noi hanno insegnato quando eravamo bambi-ni e che vogliamo recitare con voi: “L’eterno riposo dona loro Signore; e splenda ad essi la luce perpetua, riposino in pace. Amen”.

Don Angelo Chiappa

Pd: primarieanche per Brescia

Egr. direttore,sono iscritto al Pd fin dalla sua fon-dazione e ho sempre partecipato alle varie elezioni primarie di que-sti ultimi anni. Se ci saranno delle primarie per la scelta del candidato sindaco, non avrò dubbi nel votare per Emilio Del Bono, che ritengo sia la persona più adatta ad unire il centro-sinistra e a governare Bre-scia, ponendo rimedio ai disastri e al malgoverno della giunta Paroli-Rolfi. Ma se non ci fossero le prima-rie, se fosse tolta agli elettori questa possibilità di scelta, per protesta, al primo turno voterò e inviterò a vo-tare per Marco Fenaroli, che stimo come persona. Se la preoccupazio-ne, legittima, di chi esita a dare il via

libera alle primarie è quella di non porre un chiaro limite della coali-zione verso l’estrema sinistra, pen-so che la difficoltà sia agevolmente superabile. Si individuino dei punti programmatici chiari e precisi del-la coalizione e li si renda pubblici: se le frange d’estrema sinistra non si sentiranno d’appoggiarli, si auto-escluderanno; viceversa se si impe-gneranno per il programma comune ben vengano, poiché in questo ca-so i loro voti sarebbero aggiuntivi e non rischierebbero di far perdere credibilità al programma della nuo-va giunta.

Maurilio Lovatti

Grazie per il Sinodo

Egr. direttore,con lettera desidero ringraziare il nostro vescovo, mons. Luciano per l’opportunità data alla nostra Chie-sa bresciana con il 29° Sinodo dio-cesano. Con “passione” ho seguito i vari momenti grazie al sito della diocesi. Ringrazio mons. Luciano Monari per la determinazione con cui ha voluto, illuminato dalla Gra-zia, questo Sinodo.Con la sua “paternità”, umiltà, sem-plicità e autorevolezza ha saputo creare un clima veramente fami-gliare durante le quattro giornate sinodali. Facendo parte di una erigenda unità pastorale, penso che lo strumento finale redatto dal Sinodo sia fonda-mentale, sia una bussola di orienta-mento, per i sacerdoti e tutti i fedeli, in cammino verso l’unità pastorale. Grazie a tutti coloro che hanno la-vorato per la buona riuscita del Si-nodo. Ricordo tutti nella preghiera.

Anna Maria Fogazzi

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