La Voce del Popolo 2011 18

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Ǥ Maggio – si sa – almeno alle nostre latitudini, è il mese delle rose. Mi si dice che ne esistono tantissime varietà e sempre nuove ne vengono escogitate. Ma ci sono delle “rose” speciali, collaudate da tempo eppure sempre fresche, sempre profumate e che specialmente in questo mese – ma anche in ottobre, e non solo – tornano a fiorire. Penso l’avrete capito; altrimenti ve lo dico: sto parlando delle “rose” del Rosario. Ricordo che, in un paese che non dico, fui chiamato a tenere lezioni di religione alla scuola materna. Cosa potrò mai dire? mi chiedevo. Era vicina una festa di Maria e portai ai bimbi una statuetta della Madonna di Lourdes che – come si sa – tiene “a portata di mano” un rosario. Alcuni bambini incuriositi mi domandarono: “Che ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 cos’è? Una collana?”. Preso alla sprovvista, cercai di dire: “Certo, ma le sue perle sono preghiere. Regalatela alla vostra mamma, anzi chiedetele che vi spieghi come si usa e pregatela insieme”. Sono passati un bel po’ di anni; la secolarizzazione ha fatto il suo lavoro e non so che mi direbbero i bimbi di oggi, alcuni dei quali – come ai tempi di san Francesco Saverio, l’evangelizzatore delle Indie – sembrano non distinguere “la destra dalla sinistra”, a cominciare dal segno della Croce. Non parliamo poi di “misteri” o di “litanie”… Talora, recitando le preghiere con i “fedeli”, si sente che la “pattuglia” progressivamente si riduce: se Padre nostro e Ave, Maria sono quasi universalmente conosciute, per la Salve Regina “sopravvivono” i “fedelissimi”… Che fare? Scoraggiarsi? Lasciar perdere? Neanche per sogno! Ogni tempo ha le sue difficoltà e le sue opportunità. Come sostiene una catechista dell’Icfr, “nelle nostre famiglie c’è un vuoto immenso di preghiera”. E allora, riempiamolo! Cominciamo noi per primi a conoscere, apprezzare, diffondere i tesori della nostra tradizione, tra i quali si trova senz’altro il Rosario. Anche con sagge iniziative e con aggiornamenti e strategie opportune. Che dire? Il Rosario preghiera dei bambini? Perché no? Perché non impegnarci a trasmettere ai nostri fanciulli l’amore per Gesù e per Maria anche attraverso il Rosario? Magari suggerendo la recita di almeno una decina al giorno – non è proibito farne anche di più – meditando un fatto del Vangelo, recitando con calma le parole, “concentrando” cuore e mente sul “mistero”. Potranno così imparare anche a meditare, in modo semplice ma profondo e cominciare a gustare pure queste ricchezze della comunità di fede. Il Rosario preghiera delle mamme? Perché no? Perché non fermarsi accanto a Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, a lei affidare gioie e dolori e con lei seguire i passi del Redentore, per unirci alla sua Parola e al suo esempio? Il Rosario preghiera delle famiglie? Perché no? Non è bello pensare a mamme, papà, figli, nonni, parenti e amici vari… uniti nella gioia e nell’impegno della preghiera? Giovanni Paolo II, nuovo Beato, insegnava che i misteri del Rosario “ci mettono in comunione viva con Gesù attraverso il cuore della sua Madre”. Notava anche che il nostro cuore può racchiudere nel Rosario tutti i fatti che compongono la vita della persona, della famiglia, della nazione, della Chiesa e dell’umanità. Cosa volere di più?Perché non provare?Per ultimo, ma non ultimo, auguri, care mamme, per la vostra festa in questa domenica: guardando a Maria, discepola, madre e maestra, possiate sempre svolgere con coraggio ed entusiasmo la vostra missione di custodi ed educatrici – anche nella preghiera – dei figli che Dio vi affida. Dzdz Sono molte le nostre morti, difficili da enumerare. Ultima e definitiva è quella del corpo: segna non solo l’esaurirsi del soffio vitale, ma anche e soprattutto la separazione totale rispetto agli altri che sono quaggiù. Una perdita inesorabile. Talora si stringe una sorta di comunione tra i vivi e coloro che sono andati; forse da morti è possibile continuare a vi- vere stando vicini a coloro che abbiamo amato, offrendo loro doni, possibilità di cammini nuovi. Voglio immaginare la “vita dopo” dinamica, amante. È la modalità di vita che il Vangelo ci mostra dopo la morte di Gesù. L’incontro con uno straniero sul- la via di Emmaus, uno sconosciuto che chiede da mangiare sulla riva, del pane spezzato e benedetto, un nome pronunciato con tona- lità nota… Così a noi è dato talora di vedere nella nostra storia l’agire di chi ci ama senza mostrarsi, sentirne la presenza, scorgerla in un bosco, nell’aria, in una luce particolare o attraverso gli incontri. Questa è una buo- na notizia, poiché ci immette in un cammino di pace. Gli Usa e la “partita chiusa” con Bin Laden Da vent’anni a servizio degli immigrati ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǡ Ǧ ǤǤ Le Caritas parrocchiali a convegno La terra è un prestito non un’eredità La Mille Miglia storica scalda i motori Il bicchiere della crisi: mezzo vuoto o mezzo pieno? Ǥ v do dop most la via d riva, del p lità nota… di chi ci ama s nell aria, in una na notizia, poi ǤǤ λ ǯǡ ǡ ǯ Ǥ Dzdz ǯ

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Chiedilo a loro - Ha preso avvio in maggio la campagna nazionale dell’8xmille, una delle forme di sostegno economico alla Chiesa, che quest’anno dà voce a tante esperienze concrete.

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Maggio – si sa – almeno alle nostre latitudini, è il mese delle rose. Mi si dice che ne esistono tantissime varietà e sempre nuove ne vengono escogitate. Ma ci sono delle “rose” speciali, collaudate da tempo eppure sempre fresche, sempre profumate e che specialmente in questo mese – ma anche in ottobre, e non solo – tornano a fiorire. Penso l’avrete capito; altrimenti ve lo dico: sto parlando delle “rose” del Rosario. Ricordo che, in un paese che non dico, fui chiamato a tenere lezioni di religione alla scuola materna. Cosa potrò mai dire? mi chiedevo. Era vicina una festa di Maria e portai ai bimbi una statuetta della Madonna di Lourdes che – come si sa – tiene “a portata di mano” un rosario. Alcuni bambini incuriositi mi domandarono: “Che

cos’è? Una collana?”. Preso alla sprovvista, cercai di dire: “Certo, ma le sue perle sono preghiere. Regalatela alla vostra mamma, anzi chiedetele che vi spieghi come si usa e pregatela insieme”.Sono passati un bel po’ di anni; la secolarizzazione ha fatto il suo lavoro e non so che mi direbbero i bimbi di oggi, alcuni dei quali – come ai tempi di san Francesco Saverio, l’evangelizzatore delle Indie – sembrano non distinguere “la destra dalla sinistra”, a cominciare dal segno della Croce. Non parliamo poi di “misteri” o di “litanie”… Talora, recitando le preghiere con i “fedeli”, si sente che la “pattuglia” progressivamente si riduce: se Padre nostro e Ave, Maria sono quasi universalmente conosciute, per la Salve Regina “sopravvivono” i “fedelissimi”…Che fare? Scoraggiarsi? Lasciar perdere? Neanche per sogno! Ogni tempo ha le sue difficoltà e le sue opportunità. Come sostiene una catechista dell’Icfr, “nelle nostre famiglie c’è un

vuoto immenso di preghiera”. E allora, riempiamolo! Cominciamo noi per primi a conoscere, apprezzare, diffondere i tesori della nostra tradizione, tra i quali si trova senz’altro il Rosario. Anche con sagge iniziative e con aggiornamenti e strategie opportune. Che dire?Il Rosario preghiera dei bambini? Perché no? Perché non impegnarci a trasmettere ai nostri fanciulli l’amore per Gesù e per Maria anche attraverso il Rosario? Magari suggerendo la recita di almeno una decina al giorno – non è proibito farne anche di più – meditando un fatto del Vangelo, recitando con calma le parole, “concentrando” cuore e mente sul “mistero”. Potranno così imparare anche a meditare, in modo semplice ma profondo e cominciare a gustare pure queste ricchezze della comunità di fede.Il Rosario preghiera delle mamme? Perché no? Perché non fermarsi accanto a Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, a lei affidare gioie e dolori e con

lei seguire i passi del Redentore, per unirci alla sua Parola e al suo esempio?Il Rosario preghiera delle famiglie? Perché no? Non è bello pensare a mamme, papà, figli, nonni, parenti e amici vari… uniti nella gioia e nell’impegno della preghiera? Giovanni Paolo II, nuovo Beato, insegnava che i misteri del Rosario “ci mettono in comunione viva con Gesù attraverso il cuore della sua Madre”. Notava anche che il nostro cuore può racchiudere nel Rosario tutti i fatti che compongono la vita della persona, della famiglia, della nazione, della Chiesa e dell’umanità. Cosa volere di più?Perché non provare?Per ultimo, ma non ultimo, auguri, care mamme, per la vostra festa in questa domenica: guardando a Maria, discepola, madre e maestra, possiate sempre svolgere con coraggio ed entusiasmo la vostra missione di custodi ed educatrici – anche nella preghiera – dei figli che Dio vi affida.

Sono molte le nostre morti, difficili da enumerare. Ultima e definitiva è quella del corpo: segna non solo l’esaurirsi del soffio vitale, ma anche e soprattutto la separazione totale rispetto agli altri che sono quaggiù. Una perdita inesorabile. Talora si stringe una sorta di comunione tra i vivi e coloro che sono andati; forse da morti è possibile continuare a vi-

vere stando vicini a coloro che abbiamo amato, offrendo loro doni, possibilità di cammini nuovi. Voglio immaginare la “vita

dopo” dinamica, amante. È la modalità di vita che il Vangelo ci mostra dopo la morte di Gesù. L’incontro con uno straniero sul-

la via di Emmaus, uno sconosciuto che chiede da mangiare sulla riva, del pane spezzato e benedetto, un nome pronunciato con tona-

lità nota… Così a noi è dato talora di vedere nella nostra storia l’agire di chi ci ama senza mostrarsi, sentirne la presenza, scorgerla in un bosco, nell’aria, in una luce particolare o attraverso gli incontri. Questa è una buo-na notizia, poiché ci immette in un cammino di pace.

Gli Usa e la “partita chiusa”con Bin Laden

Da vent’anni a servizio degli immigrati

Le Caritas parrocchialia convegno

La terra è un prestito non un’eredità

La Mille Miglia storica scalda i motori

Il bicchiere della crisi: mezzo vuoto o mezzo pieno?

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lità nota… di chi ci ama snell’aria, in unana notizia, poi

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aggio è il mese della denuncia dei redditi e, da quando è entra-to in vigore, agli inizi-degli anni ‘90, è anche

il mese della campagna di sensibiliz-zazione all’8xmille, una delle forme di sostegno economico alla Chiesa. Con una semplice firma sulla dichiarazio-ne dei redditi è possibile devolvere l’8xmille dell’Irpef alla Chiesa. Non si tratta di una tassa in più, ma di devol-vere alle opere che la Chiesa sostiene una parte delle tasse pagate. Con una semplice firma, dunque, è possibile aiutare la Chiesa nella sua missione pastorale e caritativa. “Se non ci cre-di chiedilo a loro” è lo slogan che la Chiesa italiana ha scelto per la cam-pagna 2011 dell’8xmille. Una serie di storie per raccontare, con la voce dei protagonisti, cosa è stato possibile re-alizzare con la quota dell’Irpef che gli italiani hanno destinato con una sem-plice firma sulla loro dichiarazioni dei redditi. Uno slogan di grande effica-cia per raccontare a un Paese in cui la diffidenza corre di pari passo la ten-tazione della furbizia e dell’inganno, quanto può essere utile quell’8xmil-le dell’Irpef se destinato alla Chiesa. Un’operazione all’insegna della tra-sparenza per raccontare un mondo comune, un mondo di solidarietà si-lenziosa, di vicinanza con chi soffre o si trova nel bisogno. Un mondo che a Brescia, come in qualsiasi altra dioce-si, fortunatamente si alimenta dell’at-tenzione di tanti. Il 1° maggio molte piazze italiane hanno ospitato la XXII Giornata nazionale dedicata all’8xmil-le. Una Giornata per ricordare che ogni firma è un gesto libero e un se-gno di solidarietà che racchiude in sé

un significato profondo. È la capaci-tà di pensare agli altri, a tutti, anche a chi è lontano. È un modo di vivere in modo aperto e generoso, evangelico, la comunione ecclesiale. Una giorna-ta per ricordare che questa forma di sostegno economico alla Chiesa va confermata consapevolmente tutti gli anni, “e ciò è già un valore ecclesiale, perché ogni anno il cittadino contri-buente è libero di firmare e conferma-re nuovamente la propria fiducia ver-so la Chiesa cattolica”, come ha affer-mato il presidente del Comitato per la promozione del sostegno economico

alla Chiesa mons. Pietro Farina (nella foto piccola), presentando la Giorna-ta. “Riconosciamo con soddisfazione che una larga parte dei contribuenti apprezza la presenza e le opere della Chiesa cattolica in Italia. Ma il con-senso va riguadagnato ogni anno” so-no state altre sue considerazioni. La firma sulla dichiarazione dei redditi rischia di divenire un gesto fatto più per abitudine che come segno della propria partecipazione attiva e con-sapevole alla vita e alla missione della Chiesa. “La stabilità non deve trasfor-marsi, perciò, in una abitudine sterile – ha sottolineato ancora mons. Farina –. Richiederà sempre il gesto volonta-rio e consapevole di una firma”. Per ricordare a ogni fedele l’importan-za di questo gesto il Comitato per la promozione del sostegno economico alla Chiesa ha pensato a materiale in-formativo all’insegna di quel “Se non credi chiedilo a loro”. Per singolare coincidenza lo slogan potrebbe esse-re abbinato alla comunicazione di al-cuni “particolari bilanci” di solidarie-tà da parte di organismi della Chiesa bresciana, presentati in queste pagi-ne. Nei giorni scorsi, infatti, l’Ufficio missionario diocesano ha comunicato quanto raccolto nel corso dello scorso anno per questo settore della pasto-rale. L’Ufficio amministrativo, invece, ha reso noto quanto distribuito con il fondo comune diocesano alle parroc-chie. Si tratta di due delle tante mo-dalità con cui la Chiesa bresciana si rende vicina a chi si trova nel bisogno. Che si tratti di missionari impegnati ad annunciare il Vangelo nel mondo o di parrocchie bresciane non fa, alla fine, grande differenza, perchè ciò che prevale è la tensione all’aiuto.

La possibilità di destinare l’8xmille del gettito Irpef alla Chiesa cattolica nasce dalla revisione concordataria del 1984 ed è in vigore dal 1990. I fondi raccolti hanno tre destinazioni (legge 222/85): esigenze di culto e di pastorale della popolazione, sostentamento del clero diocesano e interventi caritativi in Italia e nel Terzo Mondo. Grazie all’85,01% dei contribuenti che ha scelto di firmare per la Chiesa cattolica, nel 2010 è stato possibile contribuire così alla missione della Chiesa: per il culto

e la pastorale nelle diocesi e nelle parrocchie (156 milioni di euro), per le nuove chiese parrocchiali, per le iniziative nazionali e il restauro del patrimonio artistico (267 milioni), per i progetti di carità in Italia e nel Terzo Mondo (227 milioni), per sostenere circa 38 mila sacerdoti diocesani, compresi 660 fidei donum in missione nei Paesi in via di sviluppo (358 milioni di euro). A Brescia sono stati destinati poco più di 2,8 milioni di euro, come documenta la relazione che mons.

Che quella bresciana fosse una Chie-sa particolarmente attenta alla dimen-sione missionaria era cosa risaputa. Basta sfogliare l’elenco di chi, sacer-dote, consacrato o laico, ha scelto la via dell’annuncio in giro per il mon-do per trovare conferma di questa tensione. I dati comunicati dall’Uffi-cio missionario diocesano su quan-to raccolto, in termini di offerte, nel corso del 2010 fornisce un’ulteriore conferma. Quasi 1 milione e 600mila euro. Tanto i bresciani hanno offerto per le missioni, confermando la sen-sibilità che da sempre contraddistin-

gue le comunità della diocesi. I dati di questo particolare filone di solidarietà sono contenuti nel bilancio predispo-sto nelle scorse settimane dall’Ufficio missionario diocesano. Nel resoconto elaborato compaiono i numeri dei tre grandi capitoli di cui si compongono le offerte alle missioni. Il primo dei capitoli è il frutto delle giornate tematiche che vengono ce-lebrate in tutte le comunità della dio-cesi o da intenzioni specifiche come la Giornata missionaria mondiale, la Pontificia Opera di S. Pietro Aposto-lo per l’adozioni di Seminaristi delle

giovani chiese, la Giornata dei lebbro-si, quella per l’infanzia missionaria e l’Opera apostolica per gli arredi litur-gici delle giovani Chiese.Il secondo capitolo è rappresentato dalle offerte che giungono all’Ufficio missionario che le destina agli impe-gni missionari della diocesi come il sostegno ai sacerdoti fidei donum, ai missionari laici, all’ospedale di Ki-remba, e al sostegno dei circa 700 missionari sparsi per il mondo. Terza e ultima voce di questo particolare bi-lancio della solidarietà missionaria è costituita dalle offerte che le singole

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parrocchie mandano ai missionari e alla missionarieIl bilancio elaborato dall’ufficio mis-sionario diretto da don Raffaele Donneschi (nella foto) si apre con il resoconto di quanto raccolto nel corso di giornate tematiche e per le intenzioni specifiche. 306mila e 600 euro ha fruttato la Giornata missio-naria mondiale in diocesi. Poco più di 7200 sono stati gli euro raccolti nel corso della Giornata per i lebbrosi. Poco più di 37mila euro sono stati il frutto della raccolta effettuata nel corso della Giornata per l’infanzia

missionaria mondiale. 110mila 870 sono gli euro donati dalle parrocchie bresciane per la Pontificia opera di S.Pietro apostolo. L’ultima voce di questo primo capitolo è costituita da-gli 11mila 284 euro per l’Opera apo-stolica. Passando al capitolo delle of-ferte devolute all’Ufficio missionario per le missioni diocesane il bilancio di apre con i 201mila 787 euro frutto della Quaresima missionaria, a cui si aggiungono i 175mila 300 offerti per le missioni. 52mila 334 sono gli eu-ro che i bresciani hanno offerto per la rivista Kiremba, il foglio di colle-

gamento tra l’Ufficio diocesano, le parrocchie e i missionari in giro per il mondo. Lasciti e donazioni per un totale di 103mila euro chiudono questa parte del bilancio dell’Ufficio missionario. Il terzo capitolo, quello delle offerte che le parrocchie indi-rizzano direttamente ai missionari, ammonta a 583mila 440,97 euro che, sommati agli altri, danno il 1milione e 600mila euro complessivamente destinati nel 2010 per aiutare quella parte di Chiesa bresciana che ha scel-to la via dell’annuncio del Vangelo in tante parti del mondo.

Dalle scuole per gli ex bambini sol-dato ugandesi alle cucine popolari di Padova, dal centro per anziani soli a Pantelleria alla casa per le bambine abbandonate di Calcutta: sono alcune delle storie dagli spot dell’8xmille pensati per la nuova campagna 2011 e riassunti nel titolo “Se non credi, chiedilo a loro”. Gli stessi spot della durata di quattro minuti, i primi di una serie che pro-seguirà nei prossimi anni e che por-teranno alla ribalta nazionale anche Brescia, sono visionabili anche su un sito internet (www.chiediloaloro.

it) appositamente realizzato per ap-profondire la conoscenza delle real-tà caritative nate e cresciute proprio grazie agli aiuti ricevuti dalla Chiesa italiana tramite l’8xmille. Il racconto di queste esperienza è affidato alla viva voce dei suoi protagonisti rac-colta da otto “bloggers” che il Servi-zio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica ha inviato in visita alle opere realizza-te. Le opere “raccontate” negli spot in onda in queste settimane sono il Centro accoglienza Santa Maria Go-retti di Andria, la cooperativa “Cam-po di fragole” di Bari, Borgo Amigò a Roma, l’Assistenza anziani di Pan-telleria, la Casa accoglienza “La ten-da” di Forlì, le Cucine economiche popolari di Padova e due esperien-ze internazionali: il Daniel Comboni Institute in Uganda e la Casa della Provvidenza di Calcutta. Tra le ope-re di prossima presentazione c’è an-che l’Ottavo giorno, il magazzino per la raccolta, lo stoccaggio, la distri-buzione di generi alimentari voluto dalla Caritas di Brescia per affianca-re quelle parrocchiali nell’opera di aiuto ai bisogni del territorio. L’Ot-tavo giorno è il secondo magazzino, dopo quello di Milano, che le Caritas hanno aperto in Lombardia ed è uno dei più grandi d’Europa. Per tre gior-ni, nelle scorse settimane, il blogger, ha visitato e vissuto da vicino que-sta realtà caritativa che Brescia ha potuto aprire anche grazie agli aiuti giunti dall’8xmille. La realizzazione bresciana, presumibilmente, diven-terà una delle storie in quattro mi-nuti da raccontare per la campagna 2012 dell’8xmille, una nuova pagina per descrivere quanto bene sia pos-sibile fare con una semplice firma apposta il calce alla dichiarazione dei redditi.

Gabriele Filippini, (a sinistra) dal 1989 responsabile diocesano del servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa, ha pubblicato sul n°6 del 2010 della “Rivista della Diocesi di Brescia”. “Grazie a questi fondi – sottolinea mons. Filippini – la Chiesa bresciana è stata in grado di mettere in campo risposte caritative innovative ed efficaci ad alcuni bisogni emergenti”. Realizzazioni come l’Ottavo giorno, la piattaforma logistica della Caritas, o Casa Betel

sono esempi chiari di quanto bene si possa fare con una semplice firma che devolve l’8xmille dell’Irpef alla Chiesa. “Brescia – continua – ha capito questo e non a caso è sopra la media nazionale per numero di firme”. Sono gli utlimi dati certi, quelli relativi alle dichiarazioni dei redditi del 2007, a certificare la propensione bresciana alla firma. A fronte di una media nazionale che è dell’85%, Brescia e il resto delle diocesi lombarde si attestano, invece, all’86,6%. Si tratta di risultati

che, evidentemente, sono il frutto del lavoro di sensibilizzazione nei confronti di un gesto, come quello di una firma, che non costa nulla. “Non altrettanto efficace e conosciuto, come nel resto del Paese, – afferma ancora mons. Gabriele Filippini – è l’utilizzo dell’altra forma di aiuto: quello delle offerte deducibili (che si possono effettuare entro il 31 dicembre di ogni anno. Una difficoltà che dovrà spingere il servizio nazionale a una attenta riflessione in merito”.

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remila e 519 giorni do-po l’11 settembre 2001 gli Usa hanno chiuso il conto con il leader di Al Qaeda. “È il risultato più

importante nella lotta al terrorismo. La battaglia non è finita, rimaniamo vigili. La nostra guerra non è contro l’Islam”. Con queste parole il presi-dente americano Barack Obama ha annunciato in diretta tv poco prima delle 23 del 1° maggio (in Italia era-no quasi le 5 del mattino del 2 mag-gio) l’uccisione del terrorista islamico Osama Bin Laden. La morte è avve-nuta durante un blitz, di 14 navy se-als, nella città di Abbottabad, a circa 50 km da Islamabad dove il leader di Al Qaeda si era rifugiato. Con lui sa-rebbero morti altri membri della sua famiglia. Nelle ore successive all’an-nuncio migliaia di persone a Washing-ton, New York e in altre città hanno festeggiato la morte di quello che gli americani consideravano il loro “peggior nemico”. Sui media hanno imperversato le foto del terrorista uc-ciso mentre i capi di Stato di tutto il mondo hanno espresso le loro con-gratulazioni. Padre Federico Lom-bardi, direttore della sala stampa va-ticana, ha affermato che “Bin Laden ha avuto la gravissima responsabilità di diffondere divisione e odio fra i po-poli e di strumentalizzare le religioni a questo fine. Di fronte alla morte di un uomo, un cristiano non si rallegra

contrastanti con quelle dell’Occi-dente si sono registrate in Pakistan. Il corrispondente locale di AsiaNews ha affermato che tra la popolazione la sensazione prevalente è quella del-la paura. È diffuso, infatti, il timore che le migliaia di madrasse talebane presenti sul territorio, nate come re-azione alla lotta al terrorismo, pos-sano scatenare azioni violente. Per questo motivo le autorità pachista-ne hanno messo sotto stretta sorve-glianza tutti gli edifici governativi. I controlli sono stati aumentati anche nei pressi di istituti, scuole e uffici cristiani presenti in Pakistan. Il blitz

mai, ma riflette sulle gravi responsa-bilità di ognuno davanti a Dio e agli uomini, e spera e si impegna perché ogni evento non sia occasione per una crescita ulteriore dell’odio, ma della pace”. Reazioni decisamente

A qualche giorno dall’annuncio dell’uccisione di Osama Bin Laden cominciano a farsi più insistenti al-cune domande. La prima, forse la più banale, riguarda la tempistica della chiusura della partita tra gli Stati Uniti e il leader di Al Qaeda. È solo un caso che il blitz sia stato condotto a poche settimane dall’avvio della campagna del presidente Obama (nella foto) in vista delle presidenziali del 2012? La seconda chiama in causa proprio

l’inquilino della Casa Bianca. Un pre-sidente a cui è stato assegnato “sulla fiducia” il premio Nobel per la pace può affermare che con l’uccisione di Bin Laden “giustizia è stata fatta”? Le parole di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana riportate in queste pagine sono abba-stanza eloquenti. Un terzo interroga-tivo che anche tanti osservatori mon-diali si pongono riguarda la velocità con cui gli Usa si sono sbarazzati del

corpo di Bin Laden. Dall’uccisione al funerale in mare del peggior nemico degli Stati Uniti sono passate solo po-che ore. Fonti ufficiali affermano che si è trattato di una scelta dettata dalla volontà di non scatenare, dando se-poltura certa a Bin Laden, una sorta di culto collettivo. Di certo la scelta di liquidare la vicenda nel minor tempo possibile ha provocato l’effetto oppo-sto. L’agenzia stampa Asianews.it, per esempio, ha riportato nei giorni scor-

si il parere del movimento estremista Pakistan Tehrik-e-Taliban che ha par-lato di “falsa operazione” e di un Osa-ma ancora vivo. La stessa agenzia ha anche dato conto delle affermazioni di Hameed Gul, ex capo dei potenti servizi segreti pakistani (Isi), che ha messo in dubbio le immagini di Bin Laden morto. “Sembra troppo giova-ne” è il dubbio espresso da Gul che analoghe perplessità le ha riservate anche alle modalità del blitz.

delle forze speciali statunitensi che ha portato alla morte di Osama Bin Laden potrebbe infatti scatenare la reazione dei musulmani contro la mi-noranza religiosa. Mons. Lawrence John Saldanha, arcivescovo emerito di Lahore, ha chiesto maggiore prote-zione per i cristiani, “facile obiettivo” di possibili rappresaglie. Nonostan-te l’appello lanciato dal prelato, in Pakistan sono continuati gli omicidi contro esponenti della minoranza cristiana. L’ultimo, nei giorni scor-si, è costato la vita di Younas Masih, un commerciante del sotto-distret-to di Chak Jhumra, a Faisalabad.

“Ribadiamo il nostro no a ogni forma di violenza come metodo di risoluzione delle controversie” scrivono i missionari comboniani mentre dalla Libia continuano a giungere notizie dei bombardamenti della Nato, di uccisioni di innocenti e di emergenze umanitarie. In un documento approvato a Limone del Garda, al termine di un simposio di riflessione sulla missione in Europa, i comboniani sottolineano che “la violenza genera violenza e pagano sempre gli innocenti”. Nel

testo si pone d’altra parte il dramma del conflitto in un contesto più generale, segnato dalla chiusura dell’Europa nei confronti della sponda Sud del Mediterraneo e del Sud del mondo nel suo complesso. “Come missionari e missionarie – scrivono i comboniani – contestiamo un’Europa arroccata su se stessa e sui suoi interessi, che rifiuta di accogliere tanti fratelli e sorelle africane che cercano di sfuggire a situazioni di violenza e di morte.

Chiediamo che l’Europa dimostri maggiore senso di umanità e attenzione ai diritti fondamentali delle persone che invocano accoglienza e aiuto”. Di guerra come avventura senza ritorno parla anche Pax Christi in un appello contro i bombardamenti in Libia nel quale è centrale il riferimento al magistero del papa Beato Giovanni Paolo II.Nel documento, approvato dall’assemblea nazionale di Pax Christi, si chiede un impegno per la pace ai parlamentari italiani.

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Emilio Quaranta (nella foto), figura storica della magistratura bresciana, è il nuovo garante dei diritti dei detenuti di Brescia e succede a Mario Fappani. Nato a Foggia Quaranta si è laureato in giurisprudenza all’Università di Napoli. Dopo l’ingresso in magistratura ha avuto il suo primo incarico nel Bresciano come pretore a Salò. Divenuto poi pretore capo, è stato chiamato a coordinare le sezioni penali della Pretura circondariale di Brescia. La

carriera di Quaranta in magistratura è proseguita con la nomina a presidente della sezione Gip del Tribunale di Bresia. Ultima fase di una lunga carriera durata 42 anni, è stata la carica di procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei minori di Brescia dal 2001 al 2010. Nei giorni scorsi, infine, la nomina non senza polemiche, da parte del consiglio comumale di Brescia. Il nuovo garante ha assicurarsi di volersi muovere in continuità con l’operato del suo predecessore.

gruppi terroristici “stanno di-ventando più flessibili nella ge-stione delle proprie operazioni” e “collaborano sempre più a li-vello internazionale, soprattut-

to grazie a internet”; “i legami tra cri-minalità organizzata e terrorismo si stanno rafforzando”. Rob Wainwright, presidente di Europol, non è tipo da sollevare inutili allarmismi; eppure in una recente audizione al Parlamento europeo aveva segnalato questioni la cui stringente attualità era forse sfug-gita al momento ma che assumono ora, specie dopo la morte di Osama Bin Laden, un rinnovato interesse. La sua eliminazione è stata sottolineata anche dai vertici dell’Unione euro-pea, come “un importante successo della comunità internazionale nella lotta contro i terroristi”, e trattasi dun-que di “un passo significativo verso un mondo più sicuro” (Jerzy Buzek, presidente del Parlamento europeo). Eppure non si può negare che l’uscita di scena di Bin Laden avviene in un momento in cui, a prescindere dalle dirette attività terroristiche, il mondo è in fermento, talvolta con positive prospettive di libertà e democrazia, in altri casi con pericolosi segnali di involuzione liberticida. Libia, Egitto, Tunisia, Costa d’Avorio, Sudan, Siria, Yemen, Barhein, Pakistan, Iraq, Iran, Afghanistan, Corea del Nord e persi-no la Terra santa, i Balcani e una par-te dell’Est europeo, sono Paesi o aree

geografiche in cui la stabilità demo-cratica, la pace, la giustizia sociale, lo sviluppo economico sono ancora un miraggio. In particolare in Euro-pa le tensioni di carattere nazionali-sta, populista o xenofobo alimentano i rischi di scontro politico e sociale. Cosa accadrebbe se queste pulsioni si

dovessero sommare a quelle di frange estremiste e violente, capaci di passa-re dalle parole ai fatti, dalle minacce alla forza, pur di val valere le loro posi-zioni? Wainwright ha avvertito: “Il ter-rorismo continua a rappresentare una minaccia per l’Europa e i suoi cittadi-ni”. Il presidente di Europol ha messo in guardia rispetto alla “connessione tra terrorismo, criminalità organizzata e traffico di droga” e “il crescente uso di internet come strumento di reclu-tamento”; non ha neppure trascurato di citare altri fenomeni presenti nel vecchio continente come il “separa-tismo”, il terrorismo di marchio isla-mico, i legami col narcotraffico suda-mericano, la violenza di taluni movi-menti pseudo-politici. Naturalmente il capo di Europol segnala l’urgenza di rafforzare la prevenzione e la col-laborazione tra magistratura e forze di polizia dei diversi Paesi. Appare però altrettanto evidente che occorre cer-care una risposta che sia più ampia e profonda, la quale deve coinvolgere il livello politico, quello economico e sociale, le relazioni internazionali e – prima ancora – la cultura, l’educazio-ne, la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali, l’apertura all’“altro” e il rispetto delle diversità, la valoriz-zazione di atteggiamenti positivi atti a costruire una convivenza pacifica e inclusiva. La vera alternativa alla vio-lenza e al terrorismo nasce probabil-mente da questa lunga strada.

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Ho incontrato un amico parroco di una piccola diocesi del nord d’Italia, Lombardia esclusa. Ci siamo scambiati delle informazioni (espressione elegante per non dire che abbiamo spettegolato) sulla vita delle comunità dei cristiani nel 2011. In verità lui parlava e io ascoltavo. Don Pierino mi ha raccontato che fa molta fatica a portare avanti il suo impegno pastorale perché tra iniziative diocesane, vicariali e parrocchiali ha poco tempo a disposizione da dedicare alle famiglie e alle persone. Soprattutto perché di questi tempi il momento propizio per incontrare le famiglie è la sera, quando tutti tornano all’ovile. Ma la sera ha mille altri impegni. Gli ho chiesto cosa fa tutte le sere. Don Pierino mi ha fatto un elenco aperto a mille varianti: riunioni per i catechisti, per le missioni, per la Caritas, per la pastorale giovanile, per la catechesi degli adulti, per la catechesi degli adolescenti e dei giovani, per i genitori che hanno i figli da ammettere ai sacramenti; riunioni del consiglio pastorale parrocchiale e del consiglio economico, del consiglio pastorale zonale; incontri

Il percorso di Turismo responsabile Altrogiro Altroviaggio termina il 21 e 22 maggio a Firenze con la visita alla fiera “Terrafutura” e a “Monte Senario” dei Servi di Maria. Terrafutura è la mostra delle buone pratiche di sostenibilità allestita alla Fortezza da Basso. Si tratta della fiera delle associazioni e realtà del non profit (istituzioni, enti locali e territoriali, imprese). Presso il Santuario-cenobio di Monte Senario, fu istituito nel 1233 l’ordine dei Servi di Maria. Programma:

partenza alle 8.30 di sabato dalla sede delle Acli di via Corsica, 165; visita alla mostra, sistemazione all’ostello della gioventù; Firenze by night. Domenica, visita a Monte Senario e rientro a Brescia. Viaggio con mezzi privati e quota di 50 euro comprensivi di pernottamento e prima colazione in ostello e del rimborso spese (benzina e pedaggio) per il viaggio. Info e iscrizioni entro venerdi 13 maggio: 0302294012 - [email protected].

Sabato 7 maggio, alle ore18 nel castello di Padernello, la compagnia marionettistica Carlo Colla e figli e l’associazione Grupporiani del Comune di Milano, inaugurano “I Promessi... in prova, le maronette raccontano il romanzo di Alessandro Manzoni”. È il titolo della mostra allestita nei locali del maniero dal 7 maggio al 10 luglio dal martedì al venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 14.30 alle 18, sabato dalle 14.30 alle 17.30, domenica dalle 14.30 alle 18.30, lunedì chiuso.

“Una mostra dedicata alle scuole che favorisce la promozione del territorio, per quelle indiscutibili peculiarità e vocazioni che sono comuni sia al Manzoni poeta, sia a quel ciel di Lombardia, così bello quando è bello”. L’idea asseconda l’azione in atto a Padernello tesa a valorizzare il territorio della Bassa bresciana per quello che è e per quello che è stato. Ingresso e visita guidata al castello e alla mostra 5 euro. Info e prenotazioni: www.castellodipadernello.it - 0309408766.

queste iniziative dalle sue parti ci deve essere una partecipazione encomiabile da parte dei fedeli. Mi ha gelato con una battuta: bastano una quindicina di persone, massimo venti. Perché, sostiene don Pierino, sono sempre più o meno gli stessi che passano da una riunione all’altra. Gli ho detto che mi sembrava una storia kafkiana. Mi ha giurato che dalle sue parti funziona così.Sull’onda delle parole, don Pierino ha aggiunto un altro capitolo: le commissioni. Gli ho ricordato che

in Italia, in ogni ambito, è diffusa l’abitudine di affidare a qualche commissione il peso di problemi che i responsabili non sono in grado, o non hanno voglia di farlo, di affrontare direttamente. Il mio interlocutore ha condiviso l’idea, aggiungendo però che, sempre dalle sue parti, si esagera. Si fanno commissioni dappertutto e su ogni problema. Anzi, molte commissioni si suddividono in sottocommissioni. Mi ha fatto presente che in tempi recenti il suo Vescovo ha dato l’annuncio

parrocchiali o vicariali sulla Bibbia; incontri di formazione ai vari livelli; poi ci sono le iniziative dell’Azione cattolica, delle Acli, dei neo-catecumeni, di Comunione eliberazione, del terzo ordine francescano e via movimentando; ci sono gli incontri per la preparazione al matrimonio, le tavole rotonde sulla pastorale sociale o sulla famiglia, i dibattiti e gli incontri di preghiera sulle vocazioni. Don Pierino non finiva più. Ho osservato che per dare vita a tutte

dell’avvio della visita pastorale e ha nominato una commissione pre-preparatoria della commissione preparatoria della visita stessa. Gli ho fatto presente che in tal modo si coinvolgono più persone. No, mi ha risposto, sono sempre quelle venti. Forse saranno trenta, ha aggiunto, alzando il tiro.Allora gli ho chiesto se nessuno ha mai fatto qualche obiezione in proposito. Sì, mi ha detto don Pierino, l’argomento è stato oggetto di una discussione nel Consiglio pastorale diocesano. Ho chiesto: come è andata a finire? Risposta: hanno designato una commissione per studiare il problema, con due sotto commissioni, una dedicata alla fotografia della realtà e l’altra alle ipotesi di soluzione. Non tutti erano però soddisfatti perché qualcuno voleva una terza sottocommissione destinata a occuparsi di una ricerca su quello che si fa nelle altre diocesi. Rispetto a questa esigenza è stato nominato un gruppo ristretto della commissione plenaria che dovrà decidere se accogliere o no la richiesta. Il che spiega perché qualcuno, escluso dalle commissioni, va in analisi.

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’immigrazione è ormai da diversi anni una realtà che coinvolge il nostro paese in modo sempre più pres-sante, ponendoci di fron-

te a problematiche sociali e culturali complesse che, ormai dovrebbe esse-re evidente a tutti, non sono facilmen-te affrontabili con semplicistici slogan né tanto meno eludibili con “chiusu-re” tanto assurde quanto inefficaci.La realtà ecclesiale è stata da subito in prima linea nel proporsi per una “governabilità” del fenomeno, con soluzioni non banali; forte, in questo frangente, anche di una ormai matura tradizione storica che ha elaborato e consolidato sul campo la propria con-creta e plurisecolare azione a soste-gno di migliaia e migliaia di migranti.Negli ultimi tempi, per rimanere nella nostra realtà bresciana, si è fatta (se possibile) ancora più puntuale e sti-molante l’azione di magistero del ve-scovo Monari, che nella sua ultima Lettera ha sviscerato con estrema lu-cidità gli aspetti di questo particolare problema, richiamando ogni singolo cristiano ad un concreto impegno di accoglienza e convivenza civile, se-condo i dettami del più puro spirito evangelico. Proprio in quest’ottica è più che giusto segnalare, fra le molte-plici realtà delle nostre comunità ec-clesiali, il caso della Parrocchia citta-dina di S. Maria Calchera, che da più di vent’anni (per l’esattezza, dal feb-

legri, che ha coagulato attorno a sé uno “zoccolo duro” di fedelissimi par-rocchiani, originariamente a sostegno dell’iniziativa diocesana “Un pasto caldo per gli immigrati”: “Nel Vange-lo di Matteo Gesù dice ‘Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dissetato, ero stranie-ro e mi avete accolto’. Ecco, a queste semplici parole ci siamo sempre ispi-rati, cercando di dare il nostro picco-lo concreto contributo”. Con piglio commosso narra del costante tenace e spontaneo impegno di tante perso-ne che hanno interiorizzato questo insegnamento evangelico, riuscendo

braio 1991) versa mensilmente il suo contributo al Centro Migranti fondato da Padre Mario Toffari nell’aprile del 1981. Tutto merito dell’allora parroco, don Giuseppe Ansoldi, e soprattutto della collaboratrice Maria Teresa Al-

Il Villaggio Sereno compie 50 anni di storia. Per celebrare questo avveni-mento, il quartiere ha prediposto una serie di appuntamenti (fino a ottobre)grazie all’impegno e alla collaborazio-ne delle tante associazioni che gravi-tano sul territorio. Sono stati pensati dibattiti, mostre (le fotografie sono state fornite dagli abitanti), momenti religiosi e laici per coinvolgere tutte le generazioni, soprattutto quelle più giovani che non hanno visto da vicino

la fatica per la costruzione di un intero quartiere. Venendo agli appuntamen-ti, il 17, il 19 e il 21 maggio è in pro-gramma il torneo di calcio riservato ai bambini presso il campo sportivo S. Giulio Prete (nella foto la chiesa). Il 22 maggio spazio al concorso fotografi-co sul tema “Il Fiume” organizzato dal Gruppo Video Amici Foto. Non man-ca l’aspetto spirituale con una serata (il 26 maggio alle 20.45) di preghiera gestita dalle mamme della comunità.

Il 1° giugno, durante la festa dell’Ora-torio, la serata è dedicata ai parroci, curati e alle suore che hanno svolto la missione al Villaggio; alle ore 18.30 la Messa. Il 16 giugno, in particolare, alle 20.45 presso la Sala Beschi (sotto la chiesa di S. Giulio), il prof. Mario Tac-colini, l’avv. Francesco Onofri e il rag. Antonio Bertoni riflettono su memo-ria gratitudine e futuro. Il 17 giugno, alle 21, presso l’Oratorio San Filippo Neri un momento dedicato al canto.

a conservarlo e a tramandarlo anche nelle mutate situazioni culturali e so-ciali che, purtroppo, vedono sempre più prevalere l’individualismo e l’in-differenza, quando non addirittura un’aperta ostilità: “Siamo consape-voli che la nostra è una goccia in un mare, ma credo che unita a tanti altri piccoli rivoli possa contribuire ad in-grossare il flusso di solidarietà umana che la nostra coscienza cristiana ci fa sentire come inderogabile esigenza”. Bisogna pur segnalare che dal 1991 a oggi il contributo degli amici di S. Ma-ria in Calchera assomma alla bellezza di 66500 euro.

L’iniziativa “Abbiamo riso per una cosa seria”, giunta alla sua IX edizione, sceglie un riso italiano, di un produttore socio Coldiretti, per sostenere progetti di diritto al ciboe parlare di sicurezza alimentare mentre il mondo è in allarme per i prezzi delle materie prime che si moltiplicano a causa delle speculazioni. Sabato 14 e domenica 15 maggio torna la campagna “Abbiamo riso per una cosa seria”.Focsiv, la più grande Federazione italiana di Organismi di volontariato

internazionale, insieme a 22 dei suoi Soci, sarà presente in oltre 800 piazze italiane, per raccoglierefondi a sostegno di progetti di diritto al cibo nei Sud del mondo.A Brescia partecipano all’iniziativa anche Svi (Servizio Volontario Internazionale), Medicus Mundi Italia e Scaip (Servizio collaborazione assistenza piamartino), Organismi federati Focsiv e membri della Consulta per la Pace del Comune diBrescia, che saranno presenti

con circa 95 stand in città e provincia. Il ricavato servirà a finanziare il progetto “Brescia per il Mozambico” che si sta realizzando in collaborazione con il Comune di Brescia e con la Cei. Presso gli stand allestiti nelle piazze saranno distribuiti oltre 110.000 chili di riso: in cambio di una donazione minima di 5 euro, si potrà ricevere un pacco da 1 chilo di riso della qualità Thai Bonnet, prodotto in Italia da un imprenditore agricolo socio Coldiretti.

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orungaba è un ango-lo del Brasile dove, da tanti anni, è facile sen-tire parlare di Brescia e, in particolare, delle

suore Ancelle della Carità. Qualche settimana fa giornali e media brasi-liani hanno dato spazio alla festa or-ganizzata per l’inaugurazione di una bella chiesa, intitolata a Santa Chiara, costruita grazie all’impegno congiun-to delle Ancelle della Carità e di tan-ti bresciani, soprattutto di Travaglia-to, che hanno voluto ricordare suor Marcellina Cadei e la sua giovane ni-pote Chiara. Uno dei tanti amici che hanno partecipato alla realizzazione dell’opera ci ha detto: “Conoscevamo suor Marcellina e il suo entusiasmo era contagioso. Poi la tragedia che ha coinvolto Chiara… Era così giova-ne, eppure era già pronta all’impegno missionario. Dovevamo fare qualco-sa di importante”. Così è stato. Dal 10 aprile 2011 una chiesa bella e acco-gliente ricorda per sempre una suora

le sue speranze in un mondo miglio-re. Il 10 aprile a Morungaba c’erano i genitori e i parenti di Chiara, tanti amici di suor Marcellina, le Ancelle della Carità e le autorità della cittadi-na brasiliana. Suor Marcellina tornò in Italia nel 2007 per motivi di salute. Rimase a “Casa Madre” il tempo ne-cessario per le cure. Chiese e ottenne dalla Superiora generale delle Ancelle il permesso di tornare alla missione. Partì sapendo che i familiari di Chia-ra desideravano unire il ricordo della loro figlia alla terra di missione in cui la zia suora stava operando. Allora l’entusiasmo di costruire una nuova chiesa nel “Bairro Cachoeirinha”, si trasformò in un progetto sostenibile. La famiglia Capelli, le Suore Ancelle, i benefattori di Travagliato, gli amici, la gente anche povera della zona offriro-no contributi di ogni tipo. Prima ven-ne acquistato il terreno, poco dopo iniziarono i lavori per la costruzione della nuova chiesa. Nel 2008, quando i lavori avevano già delineato la strut-

e una ragazza, entrambe bresciane, che amavano quella terra di missio-ne e che sognavano per lei un futuro radioso. Suor Marcellina, missionaria in Brasile dal 1963 era arrivata nuo-vamente a Morungaba dopo essere stata a Ibiporà, a San Paolo e a Bue-no Brandão; Chiara Capelli, nipote di suor Marcellina, prima dell’incidente che le costò la vita, stava completan-do gli studi e sognava un tempo dedi-cato interamente ad una esperienza missionaria in Brasile, al fianco del-la zia, dalla quale aveva appreso le meraviglie della carità operosa e alla quale aveva confidato le sue ansie e

La storia che racchiude le tappe della realizzazione della nuova chiesa è presto raccontata. Suor Marcellina aveva pensato a una chiesetta che potesse essere il centro di convergenza dell’intera popolazione, subito dopo essere arrivata a Morungaba. Allora sognava un “pezzo di terra” sulla quale progettare la nuova cappella; negli anni successivi, quell’idea, prese forma e consistenza grazie alla generosità dei parenti e amici della famiglia.

Nel 2006 Chiara, la nipote giovanissima di suor Marcellina, scrisse alla zia esprimendole il desiderio di condividere un tempo di esperienza missionaria. Il desiderio di Chiara fu accettato dai genitori: promisero il viaggio in Brasile subito dopo la conclusione degli studi, cioè nello stesso anno. Purtroppo, il sogno di Chiara e il suo viaggio missionario si infransero tragicamente sulla strada tra Brescia e Travagliato. Tutto accadde nel pomeriggio

del 4 febbraio 2006. Quel giorno Chiara, papà Adriano, mamma Serenella, il fratello Francesco e la piccola Arianna, mentre in automobile tornavano a casa dopo qualche ora passata in città, furono coinvolti in un tragico incidente: un’auto tagliò improvvisamente la strada. Chiara morì nell’impatto violento, i suoi familiari riportarono leggere ferite. Seguirono ore e giorni di dolore, stordimento e di incredulità. Suor Marcellina, da Morungaba, soffriva

in silenzio, offrendo il suo dolore come ricordo e suffragio. Dopo quei giorni di tragedia, la speranza cristiana riprese il sopravvento: la famiglia ritrovò conforto e sorrisi pensando a ciò che Chiara avrebbe voluto fare. Così Morungaba e il Brasile, per i quali Chiara e la zia suor Marcellina avevano consumato sogni e speranze, tornò a essere il pensiero ricorrente dei suoi genitori e dei tanti amici che avevano condiviso il dolore della scomparsa.

Il 13 aprile 2011 sono state conse-gnate all’auditorium San Barnaba, alla presenza delle autorità, le meda-glie d’onore del Presidente della Re-pubblica a 146 cittadini internati e deportati nella Seconda guerra mon-diale. Si tratta di un riconoscimento istituito con legge 296/2006, per co-loro che patirono la terribile soffe-renza nei campi di concentramento nazisti. Tra i premiati alla memoria c’era don Francesco Migliorati nato a San Gervasio Bresciano il 27 luglio 1923 e deceduto a Coccanile (Ferra-ra) il 13 marzo 1972 a soli 48 anni. È stato fatto prigioniero dai tedeschi nel settembre 1943 a Sebenico (ex Jugoslavia) e internato nel lager di Geithau (Germania) fino a ottobre 1944. A decidere la sua vocazione fu, come scritto nel suo diario, du-

rante l’internamento nel lager: “Li vedevo morire pieni di rabbia e be-stemmiando e io nell’impossibilità di fare qualcosa per loro”. La dura esperienza della fame, sete, freddo e delle frustate subìte fece matura-re in lui la decisione di dedicare la sua vita al prossimo. Nel 1949 entrò nel Seminario di Ravenna, poiché a Brescia non accettavano le voca-zioni adulte e fu ordinato sacerdo-te nel 1955. Come primo incarico fu vicario cooperatore a Mezzane di Ravenna, dal 1957 al 1967 parro-co a Serravalle di Ferrara, dove il 16 novembre 2008 gli è stato intitolato un parco pubblico, e gli ultimi cin-que anni a Coccanile. Il diario della sua prigionia è stato consegnato dai parenti all’Associazione ex internati di Brescia.

tura della nuova “Casa di Dio”, suor Marcellina, bisognosa di cure urgenti, tornò in Italia per sottoporsi ad una nuova terapia. Purtroppo fu anche il suo ultimo viaggio. Suor Marcellina non avrà la grazia di vedere ultimata la chiesa intitolata a “Santa Chiara”. Nel silenzio di una camera della “Domus Salutis” di Brescia, dopo 45 anni di “missione”, accompagnata da paren-ti e consorelle, accettò l’ultima chia-mata di Dio. Era il 24 gennaio 2009. Alle suore che l’assistevano confidò:

“Aspetto l’incontro con Gesù Crocifis-so; spero di rivedere la mia carissima nipote Chiara”. Raccomandò anche di far sapere agli “amici” di Morungaba e del Brasile che li portava tutti nel cuore. “La chiesa costruita a Morun-gaba e dedicata a Santa Chiara – ha scritto un giornale brasiliano – è la te-stimonianza più evidente dell’amore che lega Brescia al Brasile e che ha, nei cuori generosi di tanti, soprattutto in quello delle Ancelle della Carità, la sua più alta espressione”.

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ria di novità per l’Ant. La delegazione brescia-na della Fondazione, che dal 1998 svolge sul territorio un servizio di

assistenza sanitaria domiciliare gra-tuita dedicato ai malati di tumore, si è trasferita in una nuova sede, in via-le della Stazione 51. All’interno del locale, di proprietà di Brescia Mobi-lità, concesso con un affitto agevola-to grazie alla mediazione del Comu-ne di Brescia, l’Ant ha realizzato una struttura completa, che per la prima volta comprende un ambulatorio do-tato di un videodermatoscopio e di un ecografo, strumenti che saranno utilizzati per la prevenzione e la dia-gnosi dei tumori della pelle e della ti-roide. Per soddisfare le esigenze sia di chi vi presta servizio, sia di chi ne usufruisce, nell’area sono stati rica-vati diversi ambienti: uno spazio di prima accoglienza, una sala riunio-ni, un ufficio psicologico, uno per la promozione e uno per la contabilità. “Finalmente avremo la possibilità di svolgere la nostra attività in un luo-go adeguato” afferma il dott. Andrea Longo, segretario provinciale, sotto-lineando la necessità di fornire a chi

si rivolge all’Ant non soltanto un ser-vizio, ma anche un’immagine conso-na alla professionalità di chi accoglie ogni giorno coloro che richiedono aiuto. “Crediamo nell’Eubiosia, siamo

Chi è Sant’Afra? Di lei si conoscono alcune notizie che affondano nella notte dei tempi, siamo attorno al III secolo, quando i cristiani di Brescia subivano torture e venivano uccisi e perseguitati per la loro fede. La sua vita è legata a quella dei Santi Faustino e Giovita nella fede e nel martirio. Se è vero che il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani, la fede e la cultura cristiana a Brescia ha avuto in questi santi una nobile e coraggiosa origine. Questa figura di Santa,

tanto affascinante quanto tutta da scoprire, è l’oggetto e il tema di una serata che dà il via alle feste patronali della parrocchia che dalla Santa prende il nome e protezione, Sant’Afra. Venerdì 6 maggio, presso il salone dell’Oratorio Sant’Afra, in vicolo dell’Ortaglia 6, alle ore 20.30 si terrà una conferenza che cercherà di ripercorrere i secoli e di capire chi davvero è Sant’Afra e perché può diventare per Brescia un esempio di coraggio e fortezza. Aiuteranno a fare questo viaggio

mons. Ivo Panteghini e l’architetto Valentino Volta, entrambi esperti di storia dell’arte e di archeologia. Le feste poi proseguiranno domenica 8 maggio con la Messa delle ore 10.30, che vedrà la presenza di tutte quelle persone che hanno vissuto e collaborato in parrocchia e in oratorio negli anni passati ma che ne sono rimasti profondamente legati e affezionati. A seguire il pranzo in oratorio a base di grigliata o la possibilità per chi non si è prenotato di mangiare un panino

con la salamina. Nel pomeriggio alle 15 i giochi e l’animazione per i bambini. Alle 18 si concluderà la giornata con una Messa nella quale si pregherà per le famiglie: sono invitate tutte le coppie di novelli sposi e tutte le famiglie che festeggiano gli anniversari matrimoniali. Riscoprire Sant’Afra vuol dire riscoprire le origini cristiane, fatte di coraggio, fede, testimonianza autentica. Forse è giunto il momento che Sant’Afra non sia più una patrona dimenticata.

rio”. A Brescia prestano servizio otto medici, quattro infermieri e una psi-cologa, che coprono l’intero territo-rio cittadino e ventotto comuni della Provincia. Parlando di cifre, dall’inizio della sua attività l’Ant ha fornito assi-stenza a più di 1700 famiglie brescia-ne; soltanto lo scorso anno ne sono state seguite oltre 400, con una spesa sostenuta superiore a 600mila euro, coperta tramite le raccolte fondi e le risorse della Fondazione; quest’an-no i pazienti sono già più di 200. “Per noi che abbiamo avviato questo pro-getto a Brescia è un vero orgoglio ve-dere come si è evoluto, sintomo che le istituzioni e i cittadini hanno capi-to l’importanza di ciò che facciamo”, spiegano le sorelle Ada e Marcella Gori. Le sorelle Gori con le dott.sse Federica Panizza e Laura Castelletti Brunelli nel 1998 hanno importato da Bologna il progetto Eubiosia, dando vita nel 2002 al primo ospedale domi-ciliare oncologico Ant in Lombardia. Non è mancata la benedizione di don Maurizio Funazzi, che ha elogiato il la-voro dei volontari che fanno proprio il messaggio di Cristo, che invita i di-scepoli a prendersi cura non solo del malato, ma di tutta la casa.

– spiega la dott.ssa Raffaella Pannu-ti, segretario generale Ant e figlia del prof. Franco Pannuti che nel 1978 a Bologna diede il via al progetto – cioè convinti che la vita debba essere vis-suta con dignità dal primo all’ultimo respiro. La delegazione bresciana è il fiore all’occhiello della nostra Fonda-zione – continua – perché coniuga il lavoro dei volontari, impegnati nella raccolta fondi, con quello dei profes-sionisti che operano a livello sanita-

Domenica 8 maggio, scegliendo l’Azalea della ricerca, ognuno può contribuire a rendere il cancro sempre più curabile: i 25mila volontari di Airc distribuiranno nelle piazze italiane le azalee a fronte di una donazione di 15 euro, un regalo per la Festa della Mamma e un gesto concreto a sostegno dei progetti di ricerca sui tumori femminili. In soli 30 anni, la guaribilità media dei tumori è più che raddoppiata e per alcune forme – soprattutto per il tumore al seno – i tassi di guarigione sono saliti all’80-90%. L’azalea della ricerca sarà presente in 58 piazze bresciane: in città si può acquistare in corso Zanardelli davanti al Teatro Grande o in piazzale Arnaldo sotto i portici del Granarolo. Il contributo richiesto è di 15 euro. Per trovare l’Azalea della ricerca si può chiamare il numero speciale 840001001.

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n piena campagna elettorale, “Voce” promuove, in collabo-razione con le parrocchie e con l’Ufficio di pastorale so-ciale della diocesi, cinque in-

contri sul territorio per mettere a confronto i candidati alla carica di sindaco di cinque dei 29 Comuni bresciani che vanno al voto nella tornata amministrativa del 15 e del 16 maggio. La formula “Gira la Vo-ce” già sperimentata nelle elezioni del 2009 non prevede l’intervento del pubblico, ma la presentazione da parte dei candidati del loro pro-gramma attraverso le risposte alle domande preparate dalla nostra re-dazione. Le segnalazioni sono sta-te raccolte sul territorio. In ordine cronologico, il primo appuntamento è al Teatro San Costanzo di Nave il 5 maggio alle 20.30: partecipano al dibattito i tre candidati Marco Bas-solini (Lega Nord), Tiziano Bertoli (Progetto Nave Viva) e Cesare Frati (Tutti per Nave). Sul tavolo a Nave la coesione sociale e l’attenzione alle fasce più deboli e alle priorità della futura Amministrazione. Al termine della serata saranno poste anche le domande pervenute da parte dei cit-tadini. L’iniziativa porta la firma del Forum delle Associazioni di Nave, che si prefigge di “cogliere l’oppor-tunità dell’impegno elettorale per proporre ai cittadini una riflessio-ne più aperta sui temi dell’impegno

nella consapevolezza e nella matura-zione delle motivazioni personali”. Il 6 maggio la Sala della comunità Ago-rà di Ospitaletto ospita il dibattito fra Giulio Incontro (Ospitaletto pri-ma di tutto), Angiola Giudici (Cen-trodestra per Ospitaletto) e Gio-vanni Battista Sarnico (Insieme per Ospitaletto); non partecipa l’altro candidato Enrico Salvinelli di Forza Nuova. La regia è del gruppo interas-sociativo parrocchiale, che ha pre-disposto alcune domande, mentre altre sono state raccolte in un’urna. Il 9 maggio tutti e cinque i candidati di Flero si ritrovano all’oratorio: Fa-bio Toffa (Centrodestra Flero - Tof-fa Sindaco); Mauro Brunetti (Lega Nord), Nadia Pedersoli (Buongior-no Flero per un risveglio civico) e Pietro Cominelli (Vivere Flero). L’11 maggio Clemente Morandini (Pro-getto Bienno) e Massimo Maugeri (Bienno è anche tuo!!!) si confron-tano nella Sala della comunità di Bienno. Infine il 12 maggio “Gira la Voce” termina a Pontoglio, sempre nella Sala della comunità, dove al momento non è ancora confermata la partecipazione dei cinque candi-dati: Pierluigi Pasinelli (Insieme per la comunità); Augusto Picenni (Per Pontoglio), Antonio Raccagni (Lega Per Pontoglio), Alessandro Giusep-pe Seghezzi (Pontoglio per le liber-tà) e Per Luigi Piantoni (Lega Nord Pontoglio).

politico, della partecipazione e del-la corresponsabilità. Il confronto – continua il Forum – si intende im-prontato al dialogo costruttivo, al di sopra delle contrapposizioni po-lemiche, per aiutare tutti a crescere

La Repubblica Italiana riconosce il 9 maggio, anniversario dell’uccisione di Aldo Moro, quale “Giorno della memoria”, al fine di ricordare tutte le vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice. Casa della memoria, in collaborazione con Comune e Provincia di Brescia, presenta il programma della giornata che si svolge in contemporanea con la commemorazione al Quirinale dove parteciperà una delegazione da Brescia: sono previsti gli

interventi ufficiali di Hussain Noman Ali’e Andrea Zanetti del Cfp di Rezzato. Alle 12 in piazza Loggia c’è la commemorazione ufficiale con la deposizione omaggio floreale e i saluti delle autorità. In collaborazione con il Comitato Pari Opportunità del Comune di Brescia presso l’Auditorium S. Barnaba va in scena (alle 10 per gli studenti e alle 21 per la cittadinanza) lo spettacolo teatrale “Ma/Ter Donne tra mafia e terrorismo”; il testo e la regia sono di Graziella Pizzorno di Teatroggi.

“Le rondinelle di ieri” è il tema dell’incontro del ciclo “Aperitivo con... Le X serate della Leonessa”. La serata si inserisce nella mostra “Cent’anni di Brescia Calcio” organizzata dagli assessorati allo Sport e alla Cultura della Provincia di Brescia. Partecipano, presentati da Luana Vollero, Dario Hubner, Daniele Zoratto, Tullio Gritti, Stefano Bonometti, Luciano De Paola e Alessandro Quaggiotto. Dove? A Palazzo Martinengo, Sala Stadio, alle ore 18 del 6

maggio. L’ingresso è gratuito. Al termine seguirà un aperitivo nel cortile di Palazzo Martinengo. Per informazioni: tel. 0303749371.Fra i prossimi incontri, con inizio sempre alle 18, si segnalano quello del 13 maggio sui cantori del Brescia, Gino Cavagnini Giorgio Sbaraini, e quello del 20 maggio dove si ricordano gli amici Vittorio Mero, Edoardo Bortolotti, Franco Pompili, Tonino Busceti, Nunzio Franchi (Stringa). La mostra sarà visitabile fino al 24 giugno.

Padre Pio3 giorni, 2 notti01/01-31/12 € 150.00

Assisi3 giorni, 2 notti01/07-07/08 € 90.0001/04-29/05 e 05/09-23/10 € 120.0008/08-04/09 e 30/05-30/06 € 108.00

Roma Cristiana4 giorni, 3 notti11/07-04/09 e 13/11-28/12 € 270.0001/04-10/07 e 05/09-12/11 € 310.00

Lourdes e Provenza5 giorni, 4 notti15/10-30/10 € 258.0001/05-10/08 € 278.0010/08-14/10 € 290.00

Fatima e Lisbona5 giorni, 4 notti01/01-31/12 € 388.00

Lourdes e Barcellona

6 giorni, 5 notti

21/04-30/06 e 18/09-31/12 € 297.0003/09-17/09 € 300.00

Polonia: Terra di Papa Giovanni Paolo II

8 giorni, 7 notti01/01-31/12 € 768.00

Turchia8 giorni, 7 notti

01/01-31/12 € 649.00

Malta: sulle orme di San Paolo5 giorni, 4 notti

01/05-30/06 e 01/10-31/10

€ 343.00

01/07-30/09 € 380.00

Grecia Cristiana e Meteore8 giorni, 7 notti

01/04 al 30/10 € 664.00

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Il Centro studi “Cultura uomo territorio” in collaborazione con la circoscrizione Nord del Comune di Brescia ha pensato e sviluppato quattro “lunedì dell’arte” con la Bcc fino al 23 maggio. Sono degli incontri didattici illustrati da storici dell’arte per conoscere il patrimonio artistico tra Brescia e Valtrompia: la storia artistica della Valtrompia è strettamente collegata a quella della città; la prima parte va dalle origini al Rinascimento. La prima serata

si è svolta il 2 maggio e ha visto al centro della riflessione l’arte dalla romanità all’Alto Medioevo. Il 9 maggio, alle 20.15, si affronta l’arte medievale dal romanico al gotico; il 16 maggio, alle 17.45, l’attenzione si concentra su “Paolo da Cailina il Vecchio e gli anonimi maestri tardogotici-rinascimentali di Nave, Gardone, Concesio; il 23 maggio, infine alle 20.15, si parla del primo Cinquecento: “Tra gli esordi di Romanino e Paolo da Caylina il Giovane”. Le lezioni, con

supporto di immagini e sintetiche dispense, si svolgono presso la sala mostre e conferenze della filiale Bcc di via Triumplina 237 a Brescia. La lezione del 16 maggio si svolge, invece, presso la pieve della Mitria a Nave. Ci si può prenotare mandando l’e-mail a [email protected]. Il Centro studi “Cultura uomo territorio” , opera dal 1994 per la divulgazione storico-artistica, la conoscenza del patrimonio artistico locale, promuovendo studi e mostre.

ottoscritto tra i rappre-sentanti degli organi della giustizia e una lunga serie di istituzioni e di soggetti costituenti la società civi-

le, il protocollo d’intesa riguardante le finalità e il funzionamento del Ta-volo della Giustizia della provincia di Brescia, il cui scopo è il migliora-mento dei servizi della giustizia per renderli più rispondenti alle esigen-ze del cittadino e del territorio. Tale Tavolo è l’unico luogo permanente di confronto e cooperazione fra i soggetti istituzionali, economici e sociali del territorio ed è promos-so dal Tribunale e dalla Corte d’Ap-pello di Brescia, nell’ambito del più ampio progetto “Innovazione Giu-stizia”, voluto dall’omonimo Mini-stero e dalla Regione Lombardia. Il Tavolo della Giustizia è il punto di arrivo, ma per certi aspetti di par-tenza, del Bilancio di responsabili-tà sociale del Tribunale di Brescia che, in estrema sintesi, è costituito dalle linee guida per riorganizzare i processi lavorativi tesi al migliora-mento della giustizia come servizio al cittadino. “Il settore della giusti-zia e in particolar modo la qualità e l’efficienza dei servizi erogati dagli uffici giudiziari italiani – ha detto la Presidente della Corte d’Appello di Brescia Graziana Campanato – so-no un fattore cruciale per lo svilup-po economico e sociale del paese e questo Tavolo, in quanto della città

e della sua provincia, appartiene a tutti e non solo ai magistrati, quale luogo di confronto e dialogo tra gli stessi e i cittadini”, principio ripre-so anche dal Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Brescia Guido Papalia. Il Presidente vicario del Tribunale di Brescia Augusto An-gelo Bitonte ha ribadito come ora

“vi sia lo strumento per incontrarsi periodicamente e per condividere le problematiche, talune croniche e dalle prospettive non confortanti, della giustizia, per riesaminare le modalità di erogazione dei servizi, in funzione delle risorse umane ed economiche a disposizione”. Il pre-sidente del Comitato scientifico del progetto Innovagiustizia Lombardia Stefano Zan ha espresso il principio ispiratore dello stesso, ovvero “l’as-sunzione del cittadino come refe-rente dell’intera attività giudiziaria. Questo è uno degli elementi essen-ziali che ha dato il via a una serie di attività innovative, ad un nuovo modo di agire, poiché la giustizia è un bene pubblico e fa parte del-la vita del territorio”. La Carta dei Servizi, l’Ufficio di relazioni con il pubblico, che inizierà la propria at-tività con il prossimo mese, lo svi-luppo dell’attività telematica – Bre-scia è la seconda provincia italiana in questo settore – l’ampliamento dei servizi dedicati alle imprese, il costante miglioramento delle risor-se umane impiegate, non sono che alcuni obiettivi, tra i tanti, che il Ta-volo si pone, perché, è stato detto, “con ogni interlocutore e a qualun-que livello, si vuole arrivare, anche tramite l’integrazione in Rete dei vari Uffici dell’Amministrazione, a un rapporto continuativo affinché la giustizia diventi più conosciuta, rapida e trasparente”.

“Ritroviamoci” è un’occasione di incontro per ricordare e ritrovare compagni e insegnanti. Per vedere volti e facce magari dimenticate e per raccontare qualcosa di se stessi. L’Istituto Canossiano invita tutti gli ex alunni delle scuole superiori di via San Martino per un pomeriggio da vivere insieme. Quando? Sabato 21 maggio. Alle 15.30 c’è l’accoglienza, poi la Santa Messa e l’opportunità per i gruppi di incontrarsi nelle classi. Tutto come quando erano sui banchi.

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otte in Arabia. Vita e storia di Gianmarco Bellini, il ragazzo che voleva volare” è il tito-lo del libro presentato

nei giorni scorsi nella sala consilia-re del Comune di Montichiari, per iniziativa del Club Frecce Tricolori ‘Le ali per la vita’ e patrocinata dal Comune stesso. Il libro narra cosa accadde prima, durante e dopo la notte tra il 17 e il 18 gennaio del 1991, quando il Tornado condotto dal maggiore Gianmarco Bellini e dal capitano Maurizio Cocciolo-ne venne abbattuto dalla contrae-rea irachena durante la Guerra del Golfo, con particolare riferimento ai 47 giorni di prigionia di Gianmar-co Bellini, raccontati, per la prima volta, da lui stesso con la penna di Francesco Di Domenico. Dopo il ri-cordo che il sindaco di Montichiari Elena Zanola ha richiamato di quei momenti, “che si conclusero con la liberazione dei nostri connaziona-

e le sue debolezze nei 47 giorni di prigionia, in cui, più di una volta, percepito come il proiettile che avrebbe posto fine alla vita fosse molto vicino, si trova a recitare, ad alta voce, “Pa… Pa… Padre nostro che sei …”, quale ultimo pensiero di chi è vicino alla fine. Dopo esse-re stato umiliato, ferito, picchiato, anche per più giorni e notti conse-cutivamente, la fede è – e dal libro traspare come lo sia ancora – un punto fermo della sua esistenza, “perché noi (militari), usiamo la forza per evitare la violenza, la vio-lenza del sopruso, dell’occupazio-ne, della privazione della libertà”, ha voluto sottolineare il colonnello Gianmarco Bellini. “Con la verità storica, desidero che venga rico-nosciuto ciò che io sono stato per 47 giorni, ovvero un prigioniero di guerra. Sul mio libretto personale in quei 47 giorni io risulto essere stato ‘a disposizione del coman-dante del Corpo’, mentre nella mo-

li, che vanno indicati ad esempio alle nuove generazioni per quan-to fatto in onore e in nome della Patria”, l’autore ha precisato che “l’obiettivo del libro è la ricostru-zione, per le parole di uno dei suoi protagonisti, della verità storica su cosa accadde quella notte e nelle 47 successive, sia nella cella in cui venne rinchiuso sia dopo il suo ri-torno alla libertà”. Il libro si legge in un fiato e, con interessanti detta-gli tecnici, mostra la personalità di Gianmarco Bellini, soldato e uomo. Il pilota che fa il suo dovere fino in fondo, che rivela tutta la sua forza

Una giornata per il tennis giocato da disabili in carrozzella, in doppio con atleta in piedi, sui campi dl Tennis Club Manerbio di piazza Aldo Moro a Manerbio. Come dire un “Tennis Day” per dimostrare come lo sport aggrega, porta al confronto e alla riflessione sulle problematiche sociali. È quanto accaduto con l’iniziativa di Benocci, padre e figlio, che hanno coordinato la manifestazione sostenuta da Over Outlet, Punto Sma, CheckPoint, Bar Basilio, Mondo

Frutta e Pizzeria Giardino, e il contributo di Active sport Cultura, dell’ads T.C.Manerbio e del MyA Sporting club. Alla manifestazione, durata l’arco di un’intera giornata, è stato costantemente presente il vicesindaco Ferruccio Casaro interessato a conoscere le problematiche dei disabili e l’andamento degli incontri che non hanno avuto altro scopo che quello della sfida amichevole e socialmente utile al confronto, interessanti sotto il profilo

agonistico e tecnico per l’impegno dei protagonisti. Non ci sono stati né vinti e nemmeno vincitori. Tutti sullo stesso livello agli effetti di una ipotetica classifica finale. Alla conclusione la cena al Mia Sporting Club ed il brindisi per dirsi “arrivederci” alla prossima occasione che i Benocci assicurano sarà riproposta. A margine della manifestazione scriviamo che le regole del tennis a sedia a rotelle sono le stesse del tennis tradizionale, tranne che

il giocatore può colpire la palla anche dopo il secondo rimbalzo. Esistono anche il singolo e il doppio. Ovviamente per essere un vero giocatore di tennis su sedia a rotelle bisogna avere un parziale, o totale, handicap relativo agli arti. Se l’handicap è tale da non permettere al giocatore di praticare il tennis agonistico, ha il diritto di praticare il tennis agonistico su sedia a rotelle. Il campo non ha nessuna variazione di lunghezza e di superficie. (pio)

La manifestazione del patrono San Pancrazio si “sposta” di epoca e pas-sa dal Medioevo all’Ottocento per ricordare i 150 anni dalla nascita del conte Gaetano Bonoris, ideato-re del maniero cittadino. Tra le ini-ziative più importanti annotiamo lo spettacolo pirotecnico dell’incendio (simulato, s’intende) del Castello Bo-noris, in programma giovedì 12 alle 21.30 che tanta folla richiama ogni anno; sempre il 12, in mattinata, gli studenti e i volontari delle associa-zioni saranno protagonisti con “La città ai ragazzi” con stand sui lavori realizzati durante l’anno. Sabato 14 dalle 20.30 e fino a notte inoltrata il maniero voluto dal conte Bonoris si animerà con una “Grande festa a pa-lazzo” con animazione di dame, ca-valieri, cortigiani, il tutto accompa-

gnato in musica dalle arie della Tra-viata di Verdi. Sempre il castello sarà protagonista centrale degli eventi di domenica 15 a partire dalle 9.45 con danze, canti e spettacoli a tema tut-ti ambientati nell’Ottocento. Duran-te la 4 giorni nelle piazze e nelle vie del centro storico terranno banco i mercatini di prodotti tipici, dell’arti-gianato e dell’hobbystica oltre al ri-storo in Piazza Treccani gestito dal gruppo parrocchiale di Vighizzolo. Chiudiamo ricordando le due confe-renze, legate alla mostra della Bibbia di Borso d’Este, che avranno luogo a Palazzo Tabarino il 6 e il 13 mag-gio alle 20.30 rispettivamente su “Il linguaggio biblico e la sua attualità” e “L’arte della miniatura e il Rinasci-mento”. Tutti gli eventi sono ad in-gresso libero. (f.m.)

tivazione della Medaglia d’Argento al Valor Militare ricevuta (è l’unico militare italiano in servizio a poter-sene fregiare, ndr), si legge ‘..impe-gnato nella sua prima operazione bellica…’. Abbiamo partecipato ad una guerra di liberazione di un popolo aggredito e il mio stato di prigioniero di guerra lo devo, non già alla storia, ma a chi mi era vici-no in quei giorni così come a tutti i colleghi dell’ aeronautica militare che vi presero parte”.

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Oscar Di Prata

L’ADDIOGiovanni Quaresmini

i chiude domenica 8 maggio la mostra trenzanese “Oscar Di Prata – L’addio”, curata dal prof. Giovanni Quare-smini, dirigente scolastico

di Trenzano, pure autore dell’omo-nimo libro di un centinaio di pagine, pubblicato dalla Compagnia della Stampa. Sede della mostra è l’audi-torium “Padovani” di piazza Cesare Battisti dove sarà possibile visitare le tele esposte dalle 8 alle 12. L’iniziativa, promossa dal Comune di Trenzano, si colloca nell’ambito delle feste patronali di San Gottardo che la tradizione locale vede al centro di varie manifestazioni celebrative a diverso titolo. Quest’anno, allineata con la dedicazione dell’Istituto sco-lastico comprensivo di Trenzano e di Comezzano-Cizzago a Oscar Di Pra-ta, sabato scorso ha preso avvio la mostra dedicata al noto pittore. L’al-lestimento delle opere si struttura in due blocchi sinergici: all’ingresso le opere del classico repertorio figura-

tivo, tipico del retaggio espressivo solitamente interpretato da Oscar Di Prata negli anni della raggiunta ma-turità pittorica eseguita attraverso forme stilistiche diverse, ma ormai uniformemente ricorrenti; nell’al-tro, situato invece al piano superiore dell’ambiente espositivo, le opere del

tramonto, ossia degli ultimi anni di vita, funzionali al titolo della mostra medesima poiché precorrenti appun-to “quell’addio”, contraddistinto da una metodica figurativa peculiare a tratti ad essa caratteristici e quindi distinta da quelle precedenti attuate nella lunga vita del maestro pittore.

Si arricchisce di nuovi oggetti di valore il patrimonio archeologico della città di Montichiari. Nei giorni scorsi l’associazione cittadina presieduta da Paolo Chiarini ha presentato 5 ritrovamenti celtici, donati da alcuni cittadini diversi anni fa. Si tratta di pezzi ritrovati alcuni sul territorio monteclarense, altri su quello di Calvisano in tre occasioni separate e che i rispettivi possessori hanno voluto donare a condizione che venissero esposti nel Past, il Palazzo dell’Archeologia

e della Storia del Territorio che ospita già la mostra sui Longobardi. “La particolarità di tali reperti – ha affermato Chiarini – sta nel fatto che essi sono cronologicamente tutti riferibili al periodo dell’occupazione celtica e, nello specifico, cenomane, delle nostre zone, a partire cioè dalla seconda metà del V secolo a. C., quando erano intensi gli scambi commerciali con gli etruschi, e fino alla seconda metà del II secolo a. C. periodo in cui assistiamo

alla definitiva romanizzazione delle popolazioni cispadane”. In particolare i cinque reperti donati al Gam sono costituiti da due brocche in bronzo (una a becco d’anatra priva del manico, l’altra con bocca trilobata), un’olletta (contenitore) in bronzo, una lama in ferro di coltellaccio con ribattini nella parte dell’immancatura e una fibula in bronzo con preziosa decorazione a globuli. Per Andrea Breda, funzionario della Soprintendenza per i Beni

archeologici della Lombardia, “il recupero di oggetti di alta qualità come quelli donati al Gam è dovuto alla capacità di questo sodalizio di acquisire la fiducia degli abitanti del territorio e all’ottimo lavoro svolto sin dalla sua nascita”. Ora non resta che attendere la conclusione dell’iter tra il Comune di Montichiari e la Soprintendenza per vedere in mostra i cinque oggetti nel Past: gli appassionati di archeologia sono in fermento. (f.m.)

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ranciacorta da scoprire senza fretta, gustandone panorami, antichi bor-ghi, prestigiose cantine: questa la proposta del

7-8 maggio della Strada del Francia-corta. “Franciacortando” invita gli enoturisti ad abbandonare per un week end le automobili e a esplorare a piedi questo angolo di Lombardia, vocato per tradizione alla viticoltura, con cui si identifica il suo prodotto più pregiato, il Franciacorta. La ma-nifestazione è stata presentata in Broletto dal presidente della Strada del Franciacorta, Gianluigi Vimercati Castellini, con l’assessore al Turismo della Provincia di Brescia Silvia Raz-zi e l’assessore all’Agricoltura della Provincia di Brescia Gian Francesco Tomasoni. Sette gli itinerari traccia-ti dalla Strada in collaborazione con l’associazione MilleMonti: sei, ad anello e percorribili in mezza gior-nata, sono tracciati in altrettante differenti zone della Franciacorta. Il settimo, invece, più lungo e per-corribile in più giorni, parte da Bre-scia ed arriva sul lago d’Iseo: rivolto agli appassionati di trekking, preve-de lungo il percorso la possibilità di dormire in agriturismo, albergo, bed & breakfast, villa antica o cam-peggio. Gli itinerari toccheranno le cantine, abbazie millenarie e santua-ri, dimore storiche e palazzi, vigneti dalle perfette geometrie, angoli di

laboratori dove acquistare squisiti e genuini prodotti di nicchia realizza-ti da abili artigiani, distillerie. In oc-casione di Franciacortando saranno aperte per i visitatori 30 cantine e tutte le strutture ricettive associate alla Strada del Franciacorta. A viva-cizzare il percorso musica, mostre, happening, degustazione di Francia-corta e prodotti del territorio nelle cantine. Per partecipare va fatta la prenotazione direttamente alle can-tine. Per chi arriva in Franciacorta in treno un vantaggio in più: potrà godere di sconti e agevolazioni nel-le cantine convenzionate. Sia sabato che domenica saranno organizzate escursioni a piedi con partenza alle 9.30 e alle 14.30 per scoprire a piedi il territorio del Franciacorta, accom-pagnati da guide professioniste, che faranno conoscere l’ambiente a fon-do e in totale sicurezza. Si esplore-ranno il Monte Alto, il balcone della Franciacorta, i santuari e le vigne di Montorfano, la campagna fra Ome e Monticelli Brusati, Borgonato con i suoi antichi borghi e filari, le ville e i cascinali di Erbusco e le cascate del torrente Gaina presso Monticelli Brusati. Le escursioni sono organiz-zate da MilleMonti (per prenotazioni tel. 333 7513547, www.millemonti.it). Per informazioni: Associazione Strada del Franciacorta - tel. 030 7760870, [email protected] - www.stradadelfranciacorta.it.

Si è chiusa, con la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, l’esperienza romana del pittore e scultore franciacortino Luciano Bertoli. Bertoli ha avuto l’onore di poter esporre le 35 opere della sua mostra “La sofferenza” nella basilica romana di San Carlo, nel cuore di via del Corso, al civico 437. Le tele eseguite dal pittore bresciano hanno raggiunto Roma grazie alla tematica (si tratta di tele dedicate al Pontefice e alla sua lotta, fisica e spirituale, contro la malattia) e

all’interessamento del prevosto di Rovato, mons. Gian Mario Chiari, che ha messo in contatto l’artista bresciano con alcuni esponenti vaticani in visita nella capitale della Franciacorta circa un anno fa. La settimana di esposizione ha riservato grande emozione e soddisfazione a Bertoli e a tutta la sua famiglia, come dice lo stesso artista: “Impressionato dalla vicenda umana di papa Giovanni Paolo II e delle sofferenze che l’hanno accompagnato nell’ultimo periodo

della sua esistenza, ho voluto - e potuto - portare a Roma una serie di grandi tele. Qui ho cercato di mettere in evidenza la condizione con la quale, prima o poi, tutti gli umani si trovano inevitabilmente a fare i conti: la sofferenza, appunto. Giovanni Paolo II, sia negli episodi di sofferenza che hanno costellato la sua opera, come anche nella sofferenza continua dell’ultimo suo tratto di vita, ha messo in risalto per tutti noi i valori che la sofferenza, se accompagnata dalla

fede, può esprimere e mettere al servizio di tutta l’umanità. Con le tele che ho portato nella Capitale ho voluto sottolineare questi aspetti della sofferenza che, pur comprendendoli, tutti noi fatichiamo ad accettare”. Davanti all’abitazione franciacortina di Luciano Bertoli, lungo la passeggiata sottomonte che unisce Rovato a Erbusco, si staglia un grande Crocifisso. L’opera in resina e legno, alta sei metri, è cinta da un tronco plurisecolare di castagno.

natura intatta. E ancora: caratteri-stiche trattorie, ristoranti e osterie dove fermarsi per gustare i menu a tema creati per l’occasione, piccoli

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Oreste Tolone, specialista di antropologia filosofica, ha tradotto e raccolto due saggi di Bernhard Welte (1903-1983). Welte invitato in Argentina nel 1978 dove si svolgevano i Mondiali tenne delle lezioni sul calcio. La tesi è la seguente: il successo del calcio sarebbe legato alla sua capacità di immaginare un mondo utopici: regole certe e condivise, un giudice-arbitro imparziale, una corale armonia per il conseguimento del bene comune. Nel saggio Tolone

ricapitola la storia del gioco della palla. Il saggio di Welte viene presentato da Tolone, curatore del libro, e dal filosofo Alfredo Pasotti a Capriolo presso il Museo agricolo e del vino Ricci Curbastro in via Adro 37. L’appuntamento è per sabato 7 maggio alle 16; l’ingresso è libero. Nel finale del libro vi è una valutazione positiva di tipo etico-spirituale che fa comprendere come un campetto di calcio in oratorio abbia tolto più di un ragazzo da vie sbagliate.

i è respirata un’aria d’in-tensa emozione domeni-ca mattina nell’assolata piazza Garibaldi di Colo-gne: il vescovo Monari ha

benedetto la restaurata Parrocchia-le dei Santi Gervasio e Protasio col pensiero rivolto a piazza San Pietro di Roma dove avveniva la beatifica-zione di Giovanni Paolo II. Al suo richiamo si è aperta l’omelia del Vescovo in una chiesa traboccante di fedeli (con anziani e ammalati in prima fila) e di associazioni (cultu-rali, sportive e di volontariato), ma anche di autorità civili (tra cui il sindaco di Cologne Danilo Verzelet-ti, affiancato da quello di Palazzolo Alessandro Sala), dell’arma (con in prima linea il maresciallo Pasqua-le Pastore) e religiose: oltre ai sa-cerdoti colognesi ha concelebrato anche l’abate di Montichiari mons. Gaetano Fontana, già parroco di Cologne e precursore della lunga e impegnativa ristrutturazione della chiesa (durata oltre 3 anni e costa-ti più di 2milioni di euro), verso il quale è stato rivolto uno scroscian-te applauso di riconoscenza. “Per Cologne questo è un giorno di sup-plica, ma anche di ringraziamento – ha esordito il vescovo – nell’au-spicio che ogni domenica che vi raccogliate, si realizzi l’esperienza letta oggi nel Vangelo e sperimen-tata dai discepoli al vedere Gesù: è

così che la paura (per il mondo, il futuro, le incertezze, gli altri) che rende egoisti si scioglie in gioia da contagiare, con bontà e nel perdo-no, nei vari ambiti della vita (fami-glia, lavoro, scuola, luoghi d’incon-tro...), supportati dalla fede e nella certezza che, anche le incredulità

più profonde, pur nella sofferenza, possono essere sanate da quella pa-ce profonda che il Signore non au-gura, bensì dona”. “Il mio auspicio – ha aggiunto il vescovo – è inve-ce quello che la bellezza di questa chiesa stimoli anche voi a diventar-lo e che, dopo esservi riuniti la do-menica, usciate con la percezione della vostra missione, nella consa-pevolezza di essere comunicatori della gioia sperimentata per tutti i giorni della settimana”. Augurio questo pienamente condiviso an-che dal parroco di Cologne don Agostino Plebani che, dopo aver rivolto il suo grazie “a tutti coloro che hanno contribuito all’ottima ri-uscita dell’evento d’onore al paese” ha augurato ai fedeli di “lasciarsi avvolgere dalla suggestione di lu-ci e colori della chiesa riportata ai suoi antichi splendori, durante il silenzio, la preghiera e il canto nell’incontro con Dio”. Ai momenti religiosi della solenne benedizione alle porte delle chiesa, che ha pre-ceduto la partecipata Santa Messa allietata da Corale e Coretto, è poi seguita la grande festa con l’aperiti-vo in piazza, tra le 12 gigantografie degli affreschi restaurati e coreo-grafiche bolle colorate e spruzzi d’acqua diretti al cielo blu, verso il quale sono state suggestivamen-te liberate anche alcune colombe bianche.

Il Coro polifonico palazzolese “La Rocchetta” ha messo a punto un programma di canti polifonici mariani da eseguire in concerto in onore della Beata Vergine Maria. L’“Elevazione Mariana” viene proposta a Palosco sabato 7 maggio alle ore 20,30 nella parrocchiale di S. Lorenzo per la festa della maternità. Il concerto verrà replicato al Santuario di Caravaggio, sabato 21 maggio, ore 15,45; giovedì 26, con inizio alle 21, nel Santuario delle Grazie di Brescia.

Sabato 7 e domenica 8 maggio (dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 19) presso l’azienda Vigna Dorata di via Sala 80 a Calino di Cazzago San Martino viene inaugurata l’esposizione d’arte “Profumi, colori, forme, sapori”. Durante il weekend sarà possibile realizzare visite guidate alle cantine seguite dalle degustazioni. Per prenotazioni: 0307254275. L’azienda Vigna Dorata con la titolare Luciana Mingotti apre le nuove cantine. La Mingotti è coiadiuvata dal marito Virgilio e dai figli fabio e Luisa.

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lavori sono in corso: per l’autun-no l’Alta Valle, da Marcheno fi-no a Collio compreso Lodrino, avrà il collegamento internet veloce via cavo. La piccola sca-

vatrice batte col becco l’asfalto a lato della provinciale tra Bovegno e Collio. Apre scendendo (200 metri circa al giorno) una fessura di 7/8 centimetri di larghezza e profonda una spanna. Vi si posa il triplice tubo nero lì arro-tolato, “vena” per la fibra ottica nella quale passeranno a ritmo elevato gli innumerevoli dati che circolano su internet. Si collegherà nella centrale telefonica di Marcheno con quella che

L’intervento fa parte di un progetto di collegamento di 25 centrali telefoni-che sulla Provincia ormai all’80% di esecuzione: in Valtrompia, alla fine, è ipotizzato anche un tratto aggiuntivo dalla ex statale verso Bovegno alta. È cofinanziato dal Ministero della Co-municazione (progetto Infratel Italia), Regione e Provincia con sua quota di 5.3 milioni: l’assessorato all’Inno-vazione (Corrado Ghirardelli) cura il coordinamento dell’intervento sul territorio. La milanese Sielte ha vin-to l’appalto dei lavori: partiti da Col-lio sono nelle vicinanze di Bovegno, rispettando i tempi previsti.

Il vento della primavera porta buone nuove dentro la Biblioteca comunale del Bailo di Sarezzo: ecco l’iniziativa “Un Nobel al mese – I premi Nobel per la letteratura”, con lo scopo di approfondire ogni volta la figura di uno scrittore che s’è aggiudicato il prestigioso premio svedese. In occasione di ogni appuntamento verranno esposte in biblioteca le opere dell’autore selezionato presenti nel catalogo della stessa biblioteca, unite a una piccola bibliografia cartacea.

La prima autrice sarà la scrittrice statunitense afroamericana Toni Morrison. E a partire da martedì 3 maggio (ore 20.30) ha preso il via anche il “Circolo dei lettori”, realizzato grazie alla collaborazione delle due giovani che stanno svolgendo il servizio civile nazionale presso il Comune di Sarezzo. Si tratta di un gruppo di lettura aperto gratuitamente a tutti coloro che amano leggere e vogliono discuterne con altre persone. Ogni mese verrà

proposta la lettura di un libro, scelto di comune accordo, poi commentato nell’appuntamento serale. Per il primo incontro ogni partecipante è invitato a portare il proprio libro preferito, un libro che lo rappresenti o del quale consiglierebbe la lettura. Per informazioni visitare la pagina web www.facebook.it/biblioteca.sarezzo e contattare Cristina o Mareva tramite e-mail: [email protected]. (a.a.)

vi è giunta a novembre 2009 da Gardo-ne. Un sogno che si avvera, un fatto importantissimo per l’Alta Valle, per i suoi risvolti sociali perché internet è una finestra sul mondo e per quelli economici nel momento in cui la sfida

globale si gioca sulla velocità dell’in-formazione. Infatti, le ultime cifre di-sponibili, datate circa quattro anni fa ma comunque utili per farsi un’idea realistica, censivano nella zona (com-preso Lodrino) 1320 “unità locali”: depurate quelle agricole, risultavano 1058 nei diversi settori con 3250 ad-detti. Tra esse 750 erano artigiane per lo più concentrate tra Marcheno e Lo-drino. Rare quelle sopra i 50 addetti, numerose quelle tra i 10 e 25 anche in Alta valle (come Omcb e F.lli Ronchi-ni a Collio). Fino a non molto fa per spedire una e-mail occorrevano de-cine di minuti. Calcolando la perdita

minima di un’ora al giorno, valutata solo 10 euro, nelle oltre 1000 aziende, si trattava di costi occulti per milio-ni di euro. Senza calcolare i mancati “affari” che necessitano di immedia-ta esecuzione. Rimediarono operatori con ripetitori privati, comunque con costi notevoli e riduttivi del margine su prezzi già all’osso per aziende alle prese anche con i collegamenti stra-dali in montagna. Questo presto sarà un ricordo. A giugno dovrebbero es-sere finiti gli scavi (circa 21 km) e la posa della fibra ottica. Poi ci vorranno circa tre mesi per i lavori necessari all’allacciamento delle singole utenze.

A CURA DIDI CRISTONelle icone di Cristo appaiono sempre ai lati delle imma-

gini le scritte che Lo identificano: IC XC (Gesù Cristo).

Secondo le regole un’altra iscrizione è espressa con tre

lettere greche nell’aureola crocifera: Colui che è, il Nome

con il quale Dio si presenta a Mosè sul monte Sinai. Le

vesti del Salvatore presentano colori di significato

simbolico profondo che esprimono il dogma fonda-

mentale che a causa dell’incarnazione, la Natura Divina,

rappresentata dal colore rosso, si è “rivestita” della

natura umana, il blu. L’oro del nimbo è il simbolo della

Luce Divina, in cui è immerso il “Cristo-Uomo”.

Mandillon - Il volto Sacro o Salvatore Acheropita (non

dipinto da mano umana).

Il Mandillon è considerato dalla tradizione ortodossa

come il vero ritratto storico ed autentico di

Cristo,un’immagine di cui si hanno cenni fin dal IV

secolo. è considerata quindi in assoluto la prima icona

“forgiata” da Cristo stesso.

Cristo Pantocrator, Signore dell’Universo.Il Pantocrator “Colui che sostiene in sé l’essere” esprime

l’epifania del Dio Trascendente che ha assunto fattezze

umane. Cristo appare come “Colui che dà vita all’essere”,

il Signore della vita, l’Onnipotente, il Rex Mundi, raffigu-

rato per lo più a mezzo busto, con la mano destra bene-

dicente, mentre alla sinistra regge un libro aperto

simbolo della Sua Legge.

Cristo il Salvatore.Le rappresentazioni iconografiche più vicine al Mandil-

lon sono le icone in cui appare dominante solo il Volto

.del Salvatore. Lo sguardo maestoso e profondo di

questo Cristo ricorda altri “Pantocrator” sia

dell’iconografia bizantina, sia di altre scuole periferiche

dell’impero d’oriente

Deesis.Significa preghiera, supplica. Rappresentazione icono-

grafica che vede Crito in Trono circondato dalla Vergine

e da San Giovanni Battista, da Angeli e da Santi. è la

composizione centrale dell’iconostasi nel tempio

bizantino.

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i questi tempi in cui mi-gliaia di persone sbar-cano chiedendo asilo e assistenza vogliamo rac-contarvi di una modalità

controcorrente di aiutare le popola-zioni del terzo mondo. Diego Fran-chini, giovane medico anestesista che risiedeva fino alla laurea a San Vigilio e la fidanzata Valeria De Santis, gine-cologa e originaria di Capo di Ponte, vengono a conoscenza del progetto “ospedali in Burkina”. “A metà mar-zo, dopo aver chiesto le ferie ai nostri primari degli Spedali civili di Brescia, abbiamo acquistato il ticket di volo e fatte le dovute vaccinazioni, ci siamo ritrovati a Koupela, distante 150 km da Ouagadougou, capitale del Burki-na Faso. Li c’è un centro medico del-le Figlie di San Camillo, normalmente adibito alle nascite e come dispensa-rio, dove, da 4 anni il dottor Gualtie-ro Danieli – chirurgo generale ora in pensione e promotore del progetto – trascorre 6-7 mesi all’anno. Nell’abita-zione, che ha costruito nelle adiacen-ze, accoglie le varie équipe mediche che si impegnano per 15 giorni a cura-re i diversi gruppi di malati, suddivisi a seconda delle patologie. La nostra

missione era composta da due gine-cologhe, due anestesisti ed un’infer-miera strumentista”. Come si svolge-vano le vostre giornate? “Alle 7 c’era la sveglia, doccia e colazione e poi alle 8 si iniziava il primo intervento della giornata – con alcune pause per ripri-stinare strumenti e farmaci; alle 14-15 uno spuntino con panini e bibite, poi l’ultimo intervento prima del giro di visite in corsia; nei momenti liberi si dava una mano alle suore infermiere nelle medicazioni. Rincasati si faceva una doccia – la temperatura esterna era sempre sopra i 40° – si riposava un attimo e si telefonava a casa prima della cena ristoratrice preparata dal-la signora Marisa, cuoca eccezionale. Dopo cena quattro chiacchiere, una partita a carte e verso le 22.30 stanchi ci ritiravamo per la notte”. Avete avu-to il tempo di fare i turisti? ”Nel fine settimana abbiamo visitato un paio

di villaggi, un centro di denutrizione, una comunità di suore e l’ospedale pubblico: qui ci ha particolarmente impressionato costatarne lo stato di degrado, con i rifiuti accatastati den-tro e fuori gli ambulatori e le pecore libere di pascolare. E dovunque pol-vere, sporco, brandelli di sacchetti di plastica, minuscole capanne di fango, assenza di strade e servizi.” Avete in programma di ritornare nei prossimi anni? “Anche se l’atterraggio in quel-la realtà è stato drammatico rifaremo certamente questa esperienza che ci ha insegnato ad apprezzare quello che abbiamo a casa; anche se sono stati solo 28 i malati da noi operati, che insieme agli altri 100 curati quest’an-no sono solo una goccia nel mare dei bisogni di quelle popolazioni, ritenia-mo doveroso dare una mano per il miglioramento della loro assistenza sanitaria”.

Le tracce garibaldine in Val Trompia sono rare: i volontari che partecipa-rono alla spedizione dei Mille furono solamente due. Il più giovane è Cesare Scaluggia, nato nel 1837 a Villa Carci-na. Di famiglia benestante dopo aver frequentato un collegio a Brescia e essersi diplomato al liceo, s’iscrisse alla facoltà di Matematica e Ingegne-ria di Padova. Fu uno dei 63 brescia-ni partiti dallo scoglio di Quarto con Giuseppe Garibaldi il 5 maggio 1860. Combatté da eroe, scampando più volte alla morte e ritornò a casa do-po essersi laureato a Napoli, ma non condusse un’esistenza tranquilla e una sera, a 29 anni, si gettò nelle acque del Mella. A lui è intitolata una pub-blica via che dalla chiesa di Cailina conduce a San Vigilio; nel 1910, poi, in occasione del 50° della spedizione dei Mille gli venne dedicata una lapi-de scritta dal commilitone Giuseppe Cesare Abba. Il secondo fu Crescen-zio Baiguera, nato nel 1822 a Gardone dove faceva l’operaio: morì a Milazzo il 20 luglio 1860 per le ferite riportate nella battaglia di Calatafimi. Le sue spoglie, avvolte nella camicia rossa, furono tumulate nel camposanto di Alcamo dove gli vennero tributati dei solenni funerali. Sempre a Gardone presso il Museo delle armi si può ve-dere una carabina colt che fa parte del lotto di armi (circa 60) fatte arrivare dall’America da Garibaldi: il generale aveva chiesto di far montare l’origina-le innesto per la baionetta. Ma all’ini-zio della Valle vi sono due ombrelli da passeggio, in seta, uno bianco e uno nero, appartenuti ad Anita Garibaldi.

Vennero donati da una sua nipote ad una suora dell’ordine delle “Piccole suore della Sacra Famiglia”; questa li diede alla sua superiora, suor Nor-ma Pasolini, che ne fece dono ad una sua nipote per le nozze: è dal 1949 che dimorano a San Vigilio. Sono fra i po-chi cimeli di pace legati alla figura di Anita e Giuseppe Garibaldi e se chiu-diamo gli occhi potremmo rivederli mentre passeggiano. (g.b.)

Tornare bambini nella terra d’un tempo. Ecco l’atmosfera che si respira all’interno di “Clinclinì”, spettacolo-installazione sul bosco realizzato dall’associazione culturale Treatro nello spazio di via Dante 159 a Sarezzo e riproposto venerdì 6 maggio (ore 21). Immersi negli spazi di un bosco e pronti all’ascolto di storie che riemergono dai ricordi dell’infanzia, storie che ricreano mondi fantastici a partire da fiabe classiche e fiabe della tradizione locale. Le note di

una fisarmonica introducono il racconto sulle “streghe dalla gambe di capra” grazie alla voce di Fabrizia Guerini; poi, è Stefania Ghisla a incantare i presenti con la storia di un moderno Pollicino in cerca della via di casa; infine, quell’albero speciale al centro dell’azione: all’estremità d’ogni ramo un paio di cuffie e dentro alle orecchie di chi vi presta ascolto la linfa di filastrocche antiche. Prenotazione obbligatoria al 335.5946090 o [email protected].

Si mette al passo coi tempi il comune di Gardone Val Trompia, attivando un nuovo sito web. La municipalità gardonese si presenta ai propri cittadini con rinnovata lucentezza e sezioni molto più chiare e dinamiche. “Il nuovo sito web del Comune – dice l’assessore a Personale e innovazione, Piergiuseppe Grazioli – è ormai uno strumento indispensabile per le amministrazioni comunali: sia per dare visibilità e far conoscere al mondo dei media e agli operatori

del settore le iniziative messe in campo, sia per facilitare quello scambio d’informazioni rapido e preciso oggi più che mai necessario fra amministrazione e cittadinanza. Uno strumento che vuole essere preziosa risorsa di servizio alla luce della massima trasparenza”. Il nuovo sito è consultabile all’indirizzo www.comune.gardonevaltrompia.bs.it e fa il paio anche con il rinnovato online della biblioteca “C. Filippini” (www.bibliotecagardonevaltrompia.it).

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iportare i Cori di monta-gna là nel luogo dove il loro canto ha avuto ini-zio: ecco il significato di “Cantarifugi”, nato quasi

per caso davanti ad un fuoco di le-gna di larice una sera di settembre al rifugio Premassone in Val Malga di Sonico, da Gabriella Fioletti, en-tusiasta per il canto del Coro Valle-camonica che lì aveva trascorso una serata di canti e allegria. Entusiasmo raccolto da Gino Baccanelli, Presi-dente di Assorifugi Lombardia e ge-store del rifugio “Tita Secchi” al lago della Vacca che già nell’estate 2010 ha dato inizio alla manifestazione. In riferimento all’ottimo “Girarifu-gi e Malghe”, ecco dunque spuntare anche un “Cantarifugi” che, dopo la fase sperimentale della scorsa esta-te, diventa un’iniziativa più duttile a adulta già alla sua seconda edizione. I rifugisti hanno contattato i Cori di montagna che hanno dato la loro di-sponibilità a trasferirsi “in quota” e con loro hanno steso un calendario di presenze che assicuri un avveni-mento a settimana. Partendo da do-menica 12 giugno al rifugio Alpini di Campovecchio, il Coro Vallecamo-

nica darà inizio all’edizione 2011; e sarà ancora il Coro Vallecamonica il 24 giugno al rifugio Premassone ad inaugurare il canto delle “quote alte”. Le altre date sono: domenica 3 luglio al rifugio Baita Iseo, il 10 lu-glio all’Aviolo, il 17 luglio al De Marie a Malga Volano, il 22 luglio al rifugio Valtrompia; il 23 luglio al rifugio alla Cascata di Vezza d’Oglio, il 24 luglio di nuovo all’Aviolo e sempre il 24 lu-glio al Colombé (nella foto). Venerdì 29 luglio tocca al rifugio Stella Alpi-

na di Fabrezza, mentre il Garibaldi organizza ben due giorni consecu-tivi: venerdì 12 e sabato 13 agosto. All’Aviolo salirà la Banda di Vezza d’Oglio il 28 agosto, mentre ci sarà un Coro anche alla Baita Adamé. Ma il 29 agosto al Tonolini ci sarà un av-venimento eccezionale: nascerà un Coro appositamente per quella oc-casione, pescando tra i coristi più “camminatori” tra i Cori attuali. In-fine, il 9 settembre al Crocedomini e l’11 settembre al Tita Secchi.

Manca un anno e già Cerveno, la Oberammergau della Valle Camoni-ca, si occupa e preoccupa della “San-ta Crùs”, che secondo la tradizione decennale dovrebbe aver luogo nel prossimo maggio 2012. Si tratta di una suggestiva manifestazione religiosa a sfondo devozionale giocata sul cri-nale tra processione e sacra rappre-sentazione, legata alla “Via Crucis” di Beniamino Simoni (1712-1787) e dei Fantoni, opera celeberrima conserva-ta nella chiesa parrocchiale. In occa-sione del sacro corteo sembra che le statue lignee delle 14 stazioni escano dalle loro “cappelle” prendendo vita e sciamando silenziosamente e ordina-tamente per le viuzze del borgo. Anco-ra una volta Noemi Belfiore Mondoni è stata scelta a furor di popolo come organizzatrice della commissione che si farà carico di dar vita alla più celebre cerimonia-spettacolo della

Valle Camonica. Ovviamente non è stata dimenticata Anna Bonfadini, per più tornate sindaco del paese che in passato ha operato bene e parec-chio per le “Capèle de Cervé”. Mem-bri di diritto del comitato il parroco mons. Angelo Bassi e l’attuale primo cittadino Gian Carlo Maculotti. Dalla deputazione è partito verso tutti i cit-tadini un questionario, ove si chiede di segnalare l’eventuale messa a di-sposizione personale e non solo per rivestire il ruolo dei vari personaggi (dal Cristo al bambino che porta la cassetta dei chiodi della croce, dalla Veronica a Longino con tanto di lancia e di cavallo), ma anche per dedicarsi a manifestazioni più umili e nascoste (come quella di cucire i costumi, o di addobbare a festa le vie). Circa 130 i figuranti coinvolti che daranno vita al-la sfilata itinerante per le vie tutte in salita della cittadina alpestre. L’onere

anche finanziario per far funzionare l’enorme “macchina” dell’organizza-zione è notevole e Noemi ha chiesto aiuto a tutte le famiglie e all’intera vallata dell’Oglio, oltre che a enti e associazioni. Si sta pensando anche alla regia: indiscrezioni sono circola-te intorno al nome del famoso regista Ermanno Olmi, che conosce Cerveno per averlo visitato e apprezza moltis-simo il capolavoro del Simoni. Nel frattempo prosegue l’impegno dell’as-sociazione onlus “Le Capèle”, un so-dalizio costituito nel 2008 che intende promuovere, organizzare e collabo-rare al restauro e alla valorizzazione del complesso del santuario della “Via Crucis”, opera di valore internaziona-le che si inserisce nel filone dei “Sacri Monti”. Il sodalizio si propone il non semplice obiettivo di mobilitare risor-se pubbliche e private per contribuire al restauro del capolavoro.

Il Gruppo sportivo di animazione di Angone con il patrocinio del Comune di Darfo Boario Terme organizza domenica 8 maggio “La Scampagnata”, la corsa podistica non competitiva di 1-2-4-7,4 km. La prova è valida per il campionato Csi Valle Camonica. Il programma prevede alle 9 la partenza della gara per bambini; alle 9.15 la partenza della gara per adulti; alle 11 la Santa Messa dello Sportivo in piazza. L’iscrizione costa 2 euro per i ragazzi fino alle scuole elementari (10 anni),

4 euro per gli altri partecipanti. Sono previsti premi singoli e di gruppo e un simpatico omaggio a tutti. Lungo il percorso funzionerà un servizio di ristoro e sarà presente un servizio ambulanza del 118.Il Gruppo sportivo di animazione declina ogni responsabilità per incidenti che si verifichino prima, durante e dopo la manifestazione.Saranno premiate le categorie esposte al banco iscrizioni.La gara si svolgerà con qualsiasi condizione meteorologica.

La città di Darfo Boario con l’assessorato alla cultura presenta il libro di Lino Zani “Era santo, era uomo - Il volto privato di papa Wojtyla”. Zani, consulente ministeriale in materia di montagna, dal 1984 era amico confidente di Karol Wojtyla. Alla serata partecipa Marilù Simoneschi, inviata Rai. Il Papa polacco amava la natura come esplicitò in tanti discorsi come il 12 luglio del 1987 in Val Visende: “Davanti a questo panorama di

prati, di boschi, di torrenti, di cime svettanti noi ritroviamo il desiderio di ringraziare Dio per le meraviglie delle sue opere. Queste montagne, infatti, suscitano nel cuore il senso dell’infinito, con il desiderio di sollevare la mente verso ciò che è sublime. Queste meraviglie le ha create lo stesso autore della bellezza”. La presentazione è in programma giovedì 12 maggio alle 20.30 presso la chiesetta ex Convento in via Quarteroni 10. L’ingresso è libero.

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Comuni di Lombardia e Ve-neto che confinano con i ter-ritori del Trentino Alto Adige vivono spesso in una posizio-ne di svantaggio a fronte del

continuo fluire di risorse econo-miche oltre il confine. Dopo anni di lamentele, le richieste dei Co-muni confinanti sono state in par-te accolte. Da quest’anno saranno disponibili 160 milioni di euro, da ripartire tra i 48 Comuni interessati, che permetteranno agli enti locali di realizzare particolari progetti a sostegno delle proprie economie e dei servizi ai cittadini.Gli 80 milioni di euro che verran-no stanziati annualmente (il fondo 2010 non è stato utilizzato e va ad aggiungersi a quello del 2011) sono finanziati per metà dalla provincia di Trento e per metà da quella di Bolzano, e costituiranno una boc-cata d’ossigeno per i Comuni che vedono nell’offerta turistica una delle poche fonti di reddito. Il fi-

le, Tremosine, Treviso bresciano, Valvestino, Vezza d’Oglio, Vione) e costituiscono il 18% dei Comuni della provincia di Brescia. Lo scorso 2 maggio il presidente della Provincia Daniele Molgora ha convocato un summit con i rappre-sentanti di questi Comuni per defi-nire i criteri di indirizzo dei finan-ziamenti. Come membro dell’Odi (Organismo di indirizzo) e del Cap (Commissione approvazione pro-getti), Molgora ha ricordato ai sin-daci e ai delegati presenti in sala l’importanza della somma stanziata e la necessità di capire le esigenze del territorio. I progetti presentati dai Comuni andranno vagliati ed approvati dall’Odi, che li finanzierà al 100% se presentati dai Comuni e fino al 70% se realizzati in collabo-razione tra comuni ed enti privati. I fondi, ripartiti su base geografica e disponibili per i prossimi 5 anni, verranno acquisiti con regolarità e per questo servono attente valu-

nanziamento si allargherà anche ai Comuni sub confinanti capaci di creare progetti e politiche d’in-terazione con i paesi di confine. Nella provincia di Brescia i Comu-ni confinanti e sub confinanti inte-ressati al progetto sono 36 (Anfo, Bagolino, Berzo Demo, Bienno, Braone, Breno, Capo di Ponte, Ca-povalle, Cedegolo Cerveno, Ceto, Cevo, Cimbergo, Cividate Camu-no, Collio, Edolo, Gargnano, Idro, Lavenone, Limone, Losine, Magasa, Malegno, Niardo, Ono San Pietro, Ponte di Legno, Prestine, Saviore d’Adamello, Sonico, Temù, Tigna-

La Valsabbia diventa teatro di quattro appuntamenti estivi tra musica, letteratura e arte organizzati dall’associazione Capitolium in collaborazione con l’assessorato alle Attività e Beni Culturali della Provincia, Comunità montana, Pro Loco di Anfo e Comuni aderenti alla rassegna. Il primo appuntamento di “Festivalsabbia” si terrà sabato 14 maggio presso la chiesa parrocchiale di Vestone (nella foto) con l’esibizione dell’orchestra di

chitarre e mandolini “Il plettro”, diretta da Alberto Bugatti. Sabato 21 maggio il “Mascoulisse Quartet”, un ensemble di giovani trombonisti, si esibirà nella pieve romanica di Santa Maria ad undas di Idro. Sabato 4 giugno, presso il teatro parrocchiale di Sabbio Chiese, sarà la volta della violinista Anca Vasile accompagnata da Davide Bonetti alla fisarmonica. L’ultimo appuntamento è sabato 2 luglio presso la chiesa parrocchiale di Anfo e vedrà l’esibizione del coro

“La Soldanella” diretto da Pasquino Zanotti. Il “Festivalsabbia” alternerà momenti di musica popolare alla lettura di testimonianze, lettere e diari dei garibaldini che proprio sulle montagne valsabbine combatterono la terza guerra d’indipendenza. Gli stessi caduti nella battaglia del Montesuello sono ricordati nell’omonimo monumento, sito tra i comuni di Anfo e Bagolino, che l’associazione Capitolium sta cercando di recuperare attraverso visite guidate ed eventi culturali.

La rassegna concertistica punta a far conoscere questo monumento, noto e apprezzato all’estero, ma quasi ignoto alla maggior parte dei bresciani. L’edificio si presenta in buono stato conservativo ma la Capitolium, che lo gestisce per conto della Provincia, avanza l’ipotesi di restaurarlo per renderlo fruibile all’interno del percorso turistico già avviato nella Rocca d’Anfo e sulle sponde del lago d’Idro. Tutti i concerti iniziano alle ore 21, ingresso libero. (e.b.)

Arco, in Trentino, ospiterà l’Ifsc Climbing world championship il prossimo luglio (15-24). Circa 60 nazioni si sono già prenotate al Climbing Stadium, con un boom di iscrizioni immediato per il 1° Para-climbing world championship. Ma il primo ‘bagno’ nel climbing la locali-tà dell’Alto Garda l’ha già fatto du-rante le vacanze pasquali. Compli-ce anche il tempo favorevole, tutta la zona a nord del lago di Garda ha registrato un vero e proprio pienone turistico e, per Arco in particolare, a popolare vie e negozi sono stati soprattutto gli appassionati di sport outdoor. Ad accogliere gli sportivi di tutta Europa, e in particolare i tanti climbers, ci ha pensato la cit-tadina gardesana degnamente ag-ghindata come capitale dell’arram-

picata, con viale Segantini pieno di loghi del prossimo campionato e piazza III Novembre in versione countdown dell’evento, grazie al contatore dei giorni esposto in bel-la vista nel piazzale.Durante il fine settimana pasquale Arco ha fatto le prove generali come ombelico del climbing, e ha visto in particolare una presa d’assalto delle pareti naturali da parte di tanti ap-passionati, che hanno animato con un continuo via vai tutte le aree adi-bite all’arrampicata outdoor. Bilan-cio estremamente positivo, dunque, per il turismo pasquale, una vetrina internazionale non indifferente per Arco e per il suo nuovo Stadio, nel pieno dei lavori in questo periodo e con realizzazione definitiva prevista per fine giugno.

tazioni a lungo periodo sulle reali esigenze del territorio.Tra le proposte avanzate durante l’incontro, è emersa l’esigenza di differenziare l’offerta turistica dei comuni di montagna, che peraltro costituiscono la quasi totalità dei Comuni confinanti. I fondi acquisiti potranno essere usati anche per ridurre i costi dei servizi ai cittadini che nei piccoli comuni montani, già carenti di ri-sorse, risultano essere particolar-

mente gravosi. Le amministrazioni locali si dovranno impegnare in un piano organizzato e sinergico per diminuire le differenze con i Co-muni trentini che, forti dei benefit economici derivanti dallo statuto autonomo, costituiscono un osta-colo allo sviluppo dei paesi oltre il confine. La risposta a queste dif-ficoltà sembra stare nella collabo-razione tra Comuni che dovranno lavorare insieme guadando oltre il proprio campanile.

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“Quando Francesco pregava nelle selve e in luoghi solitari, riempiva i boschi di gemiti, bagnava la terra di lacrime, si batteva con la mano il pet-to; e lì, quasi approfittando di un luo-go più intimo e riservato, dialogava spesso ad alta voce con il suo Signore: rendeva conto al Giudice, supplicava il Padre, parlava all’Amico, scherza-va amabilmente con lo Sposo”. Que-sto breve passo è tratto dalla prima biografia di San Francesco, scritta da fra Tommaso da Celano per la ca-nonizzazione del Santo. Il frate parla della preghiera di Francesco ma so-prattutto di un percorso di preghiera possibile: un itinerario spirituale. In-nanzitutto ci soffermiamo sui termi-ni con i quali viene indicato Dio: giu-dice. padre, amico, sposo. Notiamo

In quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: “Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: “Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?”. Domandò loro: “Che cosa?”. Gli risposero: “Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”. Disse loro: “Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. (...)

esta con noi, perché si fa sera e il giorno è or-mai al tramonto”. “Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavo-

la con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede lo-ro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista”. Non se lo possono spie-gare nemmeno loro perché a un cer-to punto, arrivati a casa, chiedono al pellegrino incontrato per strada di fermarsi con loro. Non è solo un atto di cortesia, non è la notte che avanza. Lo capiscono dopo, quando non è più con loro, il motivo per il quale gli hanno chiesto di rimane-re. Era la gioia senza motivo che gli bruciava dentro mentre, lungo la strada, cominciava a far capire lo-ro che si erano sbagliati, che la spe-ranza che si erano costruiti non era quella di cui aveva parlato Gesù. A poco a poco quel pellegrino aveva smosso le braci che stavano sotto la cenere e il fuoco aveva ricomincia-to a bruciare.

Ma non se n’erano accorti subito. Solo un balbettio, un invito a resta-re. Senza motivo come quella gio-ia che continuavano a sentire. Una gioia che contraddiceva la tristezza della partenza e che scioglieva il mu-ro di diffidenza verso le parole del-le donne quella mattina. Allora era stato necessario partire col bagaglio della loro tristezza e delle speranze infrante. Basta illudersi! Ma la tri-stezza, la certezza di aver sbagliato qualcosa rimane lungo il viaggio e i due non parlano, fanno lentamente quegli undici chilometri che li sepa-rano da casa. Il più lontano possibile da una nuova illusione.È un lentissimo cammino verso il tramonto, con l’ombra lunga di un giorno che segna la fine di una spe-ranza. Quel tramonto che li coglie non più da soli. Lui entra per rima-nere con loro. E non solo a cena. Si compie quel miracolo che è il Suo restare per sempre. Si aprono gli oc-chi nel gesto più semplice, lo spez-zare il pane che oltre alla mente apre il cuore. Non sono solo le Scritture

a parlare ma l’esperienza, il ricordo che finalmente diventa presente. Al-lora capiscono perché hanno chie-sto al pellegrino di restare con loro. Allora si accorgono che bruciavano dentro sentendolo parlare. Allora ca-piscono che era lo stesso bruciare di quando sentivano Gesù quando era ancora vivo. Sono ancora in tempo. Tornano indietro ma non impiegano un giorno intero. Sono già in città. Anche a loro tocca correre perché non sia troppo tardi. Se si sono ac-corti troppo tardi di quella gioia, se l’hanno riconosciuto mentre Lui non c’era più, non possono tardare ora: è rimasto definitivamente con loro, è entrato con loro e in loro. E ha fatto cambiare loro il modo di vederLo e di pensarLo. Adesso potrebbero ri-conoscerLo, perché anche loro si ri-conoscono in Lui. Ricordano ades-so le parole di Gesù e le capiscono. Ed è così semplice capire che non si sbagliano: c’è quella gioia senza mo-tivo che brucia loro nel petto e che non li può più lasciare. Lui entra per restare con loro. E non è più notte.

che c’è una progressione ‘affettiva’ e tra il primo termine e l’ultimo direi un abisso: una cosa è pregare un giudice, un’altra pregare con lo sposo. Impor-tanti sono pure i verbi che accompa-gnano i sostantivi: ‘rendeva conto’, ‘supplicava’, ‘dialogava’, ‘scherzava amabilmente’. Anche queste parole ci indicano una progressione quali-tativa. Nel testo del Celano sono in-dicate diverse modalità di preghiera: l’esame di coscienza (rendere conto al giudice facendo il quadro sulla gior-nata e prendendo coscienza di sé e del proprio agire); la richiesta di perdono (supplicare il padre: secondo i Padri si tratta di una preghiera certamente esaudita perché per natura confor-me alla volontà di Dio); la preghiera dialogata (parlare all’amico, render-

lo partecipe dei propri desideri delle proprie paure, delle gioie e delle pre-occupazioni); la preghiera di affetto (scherzare amabilmente con lo sposo: come gli sposi non hanno più bisogno di parole per dirsi il loro amore, così la preghiera di contemplazione si li-mita a godere silenziosamente e gio-iosamente della presenza dell’Altro). La preghiera può conoscere anche momenti di dolcezza e di allegria. Con Gesù si può scherzare? Santa Teresa di Lisieux (nella foto) ha scritto che a volte pregava piena di gioia soffiando tra i riccioli biondi di Gesù spettinan-dolo. Che audacia! Ma è l’audacia pro-pria dei bambini: “Se non diventerete come questi bambini…”: l’ha detto Gesù indicandoci nei piccoli la via di una possibile preghiera

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iovanni Paolo II è bea-to!”. L’esclamazione di Benedetto XVI, nell’ome-lia della Messa di beatifi-cazione celebrata dome-

nica 1° maggio in piazza San Pietro, è stata accolta da un fragoroso ap-plauso che si è levato dalla piazza e da via della Conciliazione, gremite di pellegrini convenuti per l’occasione. Un milione, diranno i dati ufficiali, mentre 200mila sono stati coloro che hanno partecipato, la sera prima, alla veglia di preghiera al Circo Massimo. Da oggi in poi, ha stabilito il Papa re-citando in latino la formula di beati-ficazione, il 22 ottobre sarà la festa liturgica dedicata al beato Wojtyla.Nell’omelia Benedetto XVI si è sof-fermato sull’impronta mariana del pontificato di Wojtyla, riassunta nel-lo stemma “Totus tuus”, secondo il quale la madre di Gesù era “immagi-ne e modello di santità per ogni cri-stiano e per la Chiesa intera”. Mentre la “causa” alla quale dedicò tutta la sua vita è raccolta in quella frase pro-nunciata a inizio pontificato: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalan-cate le porte a Cristo!”. “Quello che il neo-eletto Papa chiedeva a tutti – ha commentato il Pontefice egli stes-so lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio – una tendenza che

bano), il Santuario di Kawekamo a Dodoma (Tanzania), Sancta Maria de Guadalupe in Messico e il Santua-rio di Fatima (Portogallo) – dai qua-li sono stati recitati i cinque “misteri della luce” del rosario, quelli voluti da papa Wojtyla. L’esempio e la spi-ritualità del Papa beato hanno fatto da filo conduttore alla serata, prima con alcune testimonianze, poi con la preghiera del rosario, conclusa con la benedizione impartita, attraverso un videomessaggio, da Benedetto XVI. Joaquin Navarro-Valls, per ven-tun’anni direttore della Sala Stampa vaticana, ha sottolineato come il pon-tefice ricorresse settimanalmente al sacramento della riconciliazione. Suor Marie Simon-Pierre, miracolo-samente guarita da papa Wojtyla, ha raccontato la sua vicenda vedendo in Giovanni Paolo II “un pastore se-condo il cuore di Dio”, “vicino a tut-ti, dal più debole al malato, fino al più piccolo della terra”. “Tanta è la commozione”, ha aggiunto il card. Stanislaw Dziwisz, ora arcivescovo di Cracovia e per 40 anni a fianco di Karol Wojtyla come suo segretario particolare. Il card. Agostino Vallini, vicario del Santo Padre per la dioce-si di Roma, è infine sottolineato che della vita di Giovanni Paolo II “rac-cogliamo anzitutto la testimonianza di fede: una fede convinta e forte, li-bera da paure e compromessi, coe-rente fino all’ultimo respiro”.

poteva sembrare irreversibile”. Al termine della celebrazione, duran-te il Regina Coeli, Benedetto XVI ha definito l’impegno profuso da tanti in questi giorni “segno di grande amore verso il beato Giovanni Paolo II”. Il Papa ha rivolto un “affettuoso saluto a tutti i pellegrini” e “a quanti sono uniti a noi mediante la radio e la tele-visione, i cui dirigenti e operatori non si sono risparmiati per offrire anche ai lontani la possibilità di partecipare a questo grande giorno”. “Ai malati e agli anziani, verso i quali il nuovo Beato si sentiva particolarmente vi-cino, giunga – ha concluso – uno spe-ciale saluto”.A precedere la beatificazione, saba-to sera, è stata la veglia di preghie-ra al Circo Massimo, centro di “un abbraccio mondiale”. Trasmessa in oltre cento Paesi, ha visto parte-cipi in maniera particolare cinque santuari mariani – il santuario La-giewniki della Divina Misericordia a Cracovia (Polonia), Notre Dame du Lebanon – Harissa a Beirut (Li-

Mons. Claudio Paganini, assistente nazionale del Csi, è uno dei tanti bresciani che hanno partecipato alle celebrazioni per la beatificazione di Giovanni Paolo II. A Roma abita in via Conciliazione, quindi ha potuto seguire da vicino tutto il movimento che ha coronato l’evento, che egli stesso ha vissuto dentro un’atmosfera di “grande grande tensione emotiva”. Ha incontrato moltissimi bresciani che hanno atteso con pazienza il momento della solenne cerimonia,

pregando e ricordando il legami che univano Karol Wojtyla alla terra bresciana, a partire dalla visita compiuta da giovane prete fino a quelle da Papa. Mons. Claudio annota che da tempo il mondo giovanile, che ha avuto in Giovanni Paolo II un interlocutore privilegiato, si era messo in moto attraverso il tam tam di internet. Fra i bresciani ha notato la presenza di gruppi e gruppetti, non necessariamente organizzati dalle parrocchie. Ha incontrato

gente di Cologne, di Flero, del Villaggio Sereno, della Città, di Sant’Apollonio di Lumezzane e di altri paesi. In tutti ha riconosciuto una scelta nata dal desiderio di rendere grazie a quanto Giovanni Paolo II ha fatto nel suo lungo pontificato. Un grazie non fine a se stesso, ma destinato a far rivivere la spinta di un Papa, messaggero e testimone dell’amore di Dio, che ci ha chiamato a superare le secche mediocri di un cristianesimo seduto.

“Non troviamo altre parole. Il dono è troppo grande per esprimere ciò che sente tutta la Chiesa”. Sono parole dell’arcivescovo di Cracovia, card. Stanisław Dziwisz, che per 40 anni ha seguito Giovanni Paolo II. Dopo aver ringraziato Benedetto XVI per aver beatificato il suo Predecessore, l’Arcivescovo di Cracovia ha voluto esprimere una serie di saluti, aggiungendo una particolare menzione per l’Italia: “Come testimone della vita di ogni giorno di Giovanni Paolo II – ha detto – ringrazio l’Italia per la simpatia e cordialità con la quale anni fa ha accolto il Papa venuto “da un Paese lontano” e ha accompagnato il suo lungo pontificato. Il vostro bellissimo Paese è diventato per lui la seconda Patria. Grazie di cuore a nome del Beato Giovanni Paolo II!”.

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Sabato 7 maggio, ore 18, in occasione del corso di formazione Svi, è in programma la celebrazione della Santa Messa, con il saluto ai volontari in partenza Nicoletta Quartini, Susanna Saleri e Sandro Bordignon (Burundi); Giovanna Ferrari e Ruggero Giacomo Poli (Venezuela); Marco Mor (Uganda); saranno presenti anche Vincenzo e Nazaré Ghirardi (Brasile). Venerdì 13 maggio, alle ore 20.30, è previsto invece l’ultimo incontro

della serie “Vicini e lontani”, con una riflessione sui cambiamenti in atto alla luce dell’ispirazione cristiana. Sarà ospite mons. Giacomo Canobbio (nella foto) teologo, delegato vescovile per la pastorale della cultura, che parlerà su come l’identità cristiana si concilia con l’incontro fra diversità culturali; titolo dell’incontro: “Essere cristiani in un mondo plurale”. Gli incontri si terranno presso la sede dello Svi in viale Venezia, 116 a Brescia.

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n primo maggio partico-lare, coinciso con l’otta-vo giorno della Pasqua di Risurrezione di Gesù Cristo, con la giornata

che Giovanni Paolo II ha dedicato alla Divina misericordia, nel giorno in cui a Roma, il Papa polacco è stato beati-ficato. Sono ricorrenze e circostanze che il vescovo Luciano Monari ha vo-luto ricordare nel corso della celebra-zione della Messa nello stabilimento Valdigrano di Rovato, per ricordare la festa del lavoro e dei lavotarori.Una Messa inusuale che si è svolta negli spazi lavorativi dell’azienda, at-tiva anche in questa importante festi-vità, e che per l’occasione ha aperto le porte ai molti convenuti. Una ce-lebrazione per riconoscere nel lavo-ro umano qualcosa di sacro come espressione della persona, della sua creatività, dei suoi desideri. L’evoluzione tecnologica di cui è stato protagonista in questi anni il mondo del lavoro non deve far dimenticare che il lavoro è un’espressione di uma-nità e solidarietà. Dio ha voluto così, l’uomo attinge da ciò che già è stato fatto e creando il nuovo ripercorre la sua storia mostrando la sua bellezza e intelligenza agli occhi del Signore. Il lavoro, inoltre, ci ricorda che non è possibile per l’uomo vivere da solo, auto producendo tutto ciò che serve in una vita, ha bisogno dell’impegno degli altri e di che ognuno partecipi

per la propria parte all’interno della comunità. Tecnologia e solidarietà devono quindi svilupparsi insieme per contribuire a migliorare le con-dizioni di lavoro. L’ambiente e le mo-dalità che si svelano, le relazioni che compongono il contesto lavorativo sono una grande scuola e mons. Mo-

nari ha sottolineato i valori di umani-tà, solidarietà e fiducia nel prossimo che scaturiscono dal lavorare insie-me e dal beneficiare dei beni prodotti dalle mani di altri. Nel corso della ce-lebrazione il Vescovo ha benedetto la farina, la pasta e uno zaino con tutti gli strumenti necessari alla sicurezza nei luoghi di lavoro: un messaggio im-portante oggi più che in altri tempi.L’intero evento, promosso dall’Uffi-cio per la pastorale sociale, diretto da don mario Benedini, è stato ac-compagnato dal coro della chiesa di San Giovanni Bosco di Rovato che, diretto da Moira Pelizzari, ha ese-guito brani del repertorio cattolico classico dal Cinquecento in avan-ti. Uno splendido esempio di come, nel nome di Dio, l’arte amatoriale si-gnifichi amore per il proprio lavoro anche senza che questo preveda un compenso economico.Dopo la Messa, Flavio Pagani, titola-re della Valdigrano e la sua famiglia, hanno accompagnato il Vescovo in una visita nelle varie zone dello sta-bilimento e hanno scelto di sostitui-re il tradizionale ricevimento di fine Messa con una donazione conside-revole di pasta, prodotto principale dell’azienda, alla Caritas diocesana. A ogni ospite, infine è stato fatto do-no di un pacchetto di pasta, simbolo del prodotto delle nostre terre che per secoli ha contribuito al sosten-tamento delle comunità locali e non.

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Venerdì 6 maggioOre 18 – Ponte di Legno – S. Messa di ringraziamento per la beatificazione di Giovanni Paolo II.

Sabato 7 maggioOre 9.30 – Brescia – Rito di ammissione dei candidati al diaconato e al presbiterato.

Ore 15.30 Palosco Incontro con i cresimandi della zona VII del fiume Oglio.

Domenica 8 maggioOre 9.30 – Orzinuovi Cresime e prime comunioni.Ore 17.30 – Cemmo – S. Messa nel XX anniversario della beatificazione di Annunciata

Cocchetti.in via Ferri.Lunedì 9 maggioOre 9.30 – Brescia Incontro con il clero in Seminario.

Martedì 10 maggioOre 17 Brescia Partecipa alla presentazione del bilancio sociale della Congrega della Carità apostolica in Duomo Vecchio.

è tenuto nella giornata di sabato 30 aprile il conve-gno diocesano delle Cari-tas parrocchiali 2011. Una giornata che ha visto pro-

tagonista diretta la parrocchia di Santa Maria Immacolata di Nave, con il teatro dell’oratorio S. Filip-po Neri ad accogliere responsabi-li e volontari provenienti da tutta la diocesi e pronti ad ascoltare il direttore Caritas Giorgio Cotelli. Nel solco del cammino intrapreso negli ultimi tre anni, “Farsi Conve-gno. Un luogo per narrare la spe-ranza” (2008), “Animare…la carità in parrocchia” (2009), “Nella Cari-tà… riscoprirsi comunità” (2010), la proposta tematica di quest’an-no, “Chiesa, il profumo delle re-lazioni”, pone nuovamente al cen-tro i rapporti, i legami, il “con-te-sto”, offrendo la prospettiva del “con-i-segnati perché consegnati”. “Quest’anno – ha detto il direttore Caritas – abbiamo scelto come se-de di questo dibattito una parroc-chia, proprio per rimarcare come la Caritas diocesana sia a servizio delle rispettive Caritas parrocchia-li. Il titolo scelto per il 2011 (“Chie-sa, profumo di relazioni”) intende sottolineare l’aspetto di stretta so-lidarietà che vincola ogni persona all’altra, riassumendo tutto nella parola ‘consegnati’. Nel capitolo 3 della Lettera agli Ebrei – ha prose-guito Giorgio Cotelli – viene detto ‘Perseverate nell’accoglienza’, co-me a ricordarci la responsabilità che abbiamo verso il prossimo. Sia-mo allo stesso tempo ‘consegnati’ e ‘con i segnati’, perché ogni relazio-ne contiene un invito a consegnarsi all’altro. Anche nella scelta del logo di questo convegno sta il senso del nostro impegno: un simbolo che ri-produce un lavoro fatto all’uncinet-to, nel quale ogni punto s’accosta all’altro seguendo uno schema ben preciso. Si tratta dello schema del Signore, il cui ordito è la carità, for-za che si prefigge di cambiare non solo gli altri ma anche noi stessi”. Un intervento, quello del direttore Caritas, che ha fatto da cappello all’approfondimento di mons. Al-fredo Scaratti sulla “Icona della

Trinità” di Andrej Rublëv. “L’ico-na della Trinità – ha detto il Par-roco della Cattedrale – ci spalan-ca all’amore di Dio e richiama alla mente il Salmo 26 con le parole ‘Il tuo volto Signore io cerco’, perché proprio il volto è la prima cosa che cerchiamo nell’altro. Un’icona che ci ricorda la nostra realtà di ‘conse-gnati’ gli uni gli altri, alla comunità, alla piena comunione nel dono, nel servizio, nel sacrificio. Quel sacrifi-cio che l’etimologia latina ci riporta al ‘sacrum facere’, al fare sacra la nostra vita. Renderla sacra fissan-do un volto, stringendo mani, cam-minando con piedi da pellegrino”. Un’introduzione che ha rimarcato il senso cristiano della vita e l’im-pegno della Caritas diocesana nel mettersi in gioco come ha fatto Cri-

sto. Soprattutto, un discorso che ha dato avvio ai successivi lavori svol-ti in gruppi per capire in che mo-do la dinamica trinitaria profumi le relazioni con le persone e come sia possibile creare, da consegnati, l’appartenenza alla comunità. Nel pomeriggio è intervenuto il ve-scovo mons. Luciano Monari che ha indicato nell’amore “senza mi-sura” il cammino di condivisione che deve contraddistinguere l’im-pegno di ogni cristiano. Il Vescovo ha poi dialogato con i partecipan-ti che gli hanno presentato alcuni interrogativi elaborati nei lavori di gruppo. Ha toccato vari temi come la gioia, la carità, la testimonianza cristiana nella società. Si è quindi soffermato sulla promozione delle unità pastorali che sfocerà nel pros-simo Sinodo diocesano. Si tratta di un percorso che coinvolgerà anche le Caritas parrocchiali chiamate a garantire una presenza continua e diffusa sul territorio. Collegandosi al tema della giornata, mons. Mo-nari augurando alla Caritas di dif-fondere sempre di più “il buon pro-fumo di Cristo”.

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La cancelleria della Curia comunica i provvedimenti della settimana: Il sac. Gian Pietro Forbice, già parroco di Padergnone, è stato nominato parroco di Roè Volciano. Il sac. Oliviero Faustinoni, parroco di Villa Carcina e Carcina, è stato nominato parroco anche di Cailina. Il sac. Lorenzo Albertini e il sac. Saverio Porcelli, vicari parrocchiali di Villa Carcina e Carcina, sono stati nominati vicari parrocchiali anche di Cailina.

Il Movimento Pro Sanctitate propone presso il Centro Oreb di Calino (vicolo S.Antonio, 6, tel 030 7254523/4) alle ore 20.30 una scuola di preghiera. Guidano don Marco Busca e don Sergio Passeri.La scuola è stata avviata mercoledì 4 maggio; prosegue mercoledì 11 maggio con “Come purificare il cuore dai vizi?”; mercoledì 18 maggio con “Come discernere le ispirazioni e le tentazioni?”; mercoledì 25 maggio con “Pregare coi sensi spirituali”.

l treno si ferma alla stazione di Brescia alle 11.30 di marte-dì 26 aprile, due giorni dopo la Pasqua. È passata una setti-mana dalla sua partenza, tan-

to è durata l’esperienza, profonda e coinvolgente, del pellegrinaggio a Lourdes, che si ripete per il 38° an-no. Organizzato dai Silenziosi operai della Croce in collaborazione con il Centro volontari della sofferen-za, ha portato quest’anno circa 700 pellegrini nella cittadina ai piedi dei Pirenei, di fronte alla grotta dove la Vergine comparve a Bernardette nel 1858. Una settimana carica di emo-zioni, non solo per gli appuntamen-ti pasquali, vissuti insieme a mons. Bruno Foresti in parte nella chiesa dedicata a Santa Bernardette, in par-te nell’immensa basilica sotterranea di San Pio X, ma anche e soprattut-to per il quotidiano contatto con gli ammalati e i sofferenti, in tutto cir-ca 360. Ognuno di essi con la propria storia e la propria personalità, con cui condividere momenti importan-ti come il bagno nelle piscine, oppu-re semplici e domestici: una chiac-chierata pomeridiana o una risata in compagnia. Già, perché a chi si

accosta per la prima volta, a questa realtà, non par vero di trovare tanta serenità tra quanti si recano qui con i propri fardelli. “È perché, stacca-ta dalla quotidianità – rivela Paolo Marchiori, affetto da Sla e referente provinciale per chi soffre di questa malattia – la persona si ascolta, entra nella propria interiorità e scopre che la vera ricchezza sono gli altri intor-no a sé. Qui si impara a condividere le proprie croci”. Gli fa eco Giordano Federzoni, che fa questo viaggio dal ’76: “Quello che succede a Lourdes, davanti alla Madonna, succede solo qui. Sono momenti molto belli e io ho voluto essere ‘lievito’ per quan-ti mi erano accanto, con un sorri-so…”. Tante sono le persone che lavorano per la buona riuscita del pellegrinaggio, dagli organizzatori

ai medici e a tutti i volontari, impie-gati in diverse mansioni che vanno dal servizio in refettorio al trasporto e allo spostamento di tutto ciò che è necessario per il pellegrinaggio. Tra di essi, molti i giovani, circa una ses-santina. Qualcuno è alla prima espe-rienza, come Camilla che afferma: “È una bella occasione per mettersi in gioco, perchè per aiutare gli altri bisogna partire da noi stessi”. Altri invece sono ormai “veterani”, Betty per esempio mostra, attaccate al suo cartellino di riconoscimento, una quantità di spille: “In ogni viaggio me ne viene regalata una: è il mio modo per portare con me chi mi ha trasmesso qualcosa”. Ed è proprio la voglia di ritornare, il desiderio di ripetere quest’avventura il sentimento più diffuso, insieme al-la grande nostalgia per la settimana appena trascorsa, mentre il treno si arresta al primo binario della stazio-ne di Brescia e le persone incomin-ciano a scendere, cariche delle pro-prie valigie e di ciò che di bello por-tano nel cuore: è tutto un salutarsi e un darsi appuntamento, un sentirsi davvero fratelli e amici, nel segno di questa straordinaria esperienza

Mercoledì 11 maggio, dalle 14.30 alle 17, presso il Seminario diocesano (via Bollani, 20 a Brescia), l’Apostolato della preghiera organizza un incontro con i seminaristi. Si parlerà delle forme con le quali vivere e diffondere concretamente l’Adp. A seguire: condivisione e comunicazioni sul pellegrinaggio. In conclusione è prevista la celebrazione della S. Messa. Tutti sono invitati a questo significativo appuntamento.

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Ore 20.30 Costorio di Concesio S. Messa e inaugurazione

dell’oratorio.

Mercoledì11 e giovedì 12 maggioVisita ai sacerdoti della XXXI zona di Brescia sud.

I prossimi appuntamenti per i tempi dello spirito sono: giovedì 19 maggio, Meeting dei chierichetti in Seminario; venerdì 20 maggio alle ore 20.30 presso la Basilica delle Grazie: Veglia di preghiera con il Vescovo per la 48ª Gmv e per gli ordinandi presbiteri (sette diocesani e quattro religiosi); per le giornate di spiritualità dei giovani a Bienno con il vescovo Luciano (27-29 maggio) sono ancora disponibili una ventina di posti (info: [email protected]; tel. 030 3722245).

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a carica dei ventisette. Tanti sono infatti i ragazzi e le ragazze che partiranno dalle parrocchie di Rudia-no e Urago d’Oglio per Ma-

drid dal 16 al 21 agosto, destinazione Giornata mondiale della gioventù. Con la guida di don Sergio Merigo e Samuele Ricci i giovani, tra i 16 e i 20 anni, si sono dati da fare perché vada tutto per il meglio. Hanno partecipa-to a Brescia alla Veglia delle Palme e hanno realizzato la rappresentazione del Venerdì Santo. Ora attendono di partecipare agli altri eventi di “avvi-cinamento” alla Gmg, a partire dagli incontri per adolescenti ogni venerdì sera all’oratorio di Rudiano e quelli pomeridiani a Urago d’Oglio. C’è vi-va attesa anche per la serata di pre-ghiera che il 18 giugno vedrà riuniti a Milano con tutti i giovani della Lom-bardia che partiranno poi alla vota di Madrid. Con l’entusiasmo che li contraddistingue i “27” si sono dati da fare per raccogliere una parte dei soldi necessari alla trasferta spagno-la. Si sono impegnati nella raccolta della carta e del ferro e nella vendita delle torte, iniziativa che replicheran-no domenica prossima in oratorio.

Già da qualche domenica, poi, pro-muovono la vendita de “La Voce del Popolo” (che per i partecipanti alla Gmg madrilena ha pensato a parti-colari forme di abbonamento, ndr.) Diversa invece è l’esperienza della vicina parrocchia di Castelcovati: un gruppo ristretto di persone, 12 giova-ni dai 18 anni in su, insieme al curato don PierGiuseppe Sarnico raggiun-

geranno Madrid in aereo e là avran-no come base d’appoggio un appar-tamento. “L’idea nasce all’interno del gruppo di giovani che frequenta l’oratorio – afferma il curato – come tappa di un cammino di persone già impegnate. Per prepararci al meglio alla Gmg abbiamo partecipato ai gio-vedì di Quaresima in cattedrale con il vescovo Luciano Monari”.

Madrid, ci saremo anche noi. Comincia con questo numero la presentazione di tutti i gruppi giovanili delle nostre parrocchie che, dopo essersi iscritti presso il centro oratori, porteranno la presenza della diocesi di Brescia alla Giornata Mondiale della Gioventù. Sarà una carrellata lunga tre mesi,nei quali su questa pagina, segnalata dal logo della Gmg, verranno presentate le storie di chi, in questi mesi si sta preparando

all’evento. Percorsi differenti, spirituali e materiali: alcuni raggiungeranno la capitale spagnola in pullman, altri in treno, altri ancora in aereo; qualcuno coglierà l’occasione di intraprendere esperienze forti e significative come il Cammino di Santiago de Compostela e molti saranno coloro che aderiranno al gemellaggio con la diocesi di Oviedo. Soprattutto però i protagonisti saranno i giovani che, intervistati, dichiareranno

sulle nostre colonne le loro aspettative e le loro speranze per questo grande raduno in cui ritrovarsi con i coetanei di tutto il mondo nel segno della fede. Non solo, questa pagina darà conto anche di tutti gli appuntamenti, organizzati a livello parrocchiale, zonale e diocesano, attraverso i quali i gruppi compiranno il proprio cammino di preparazione e di avvicinamento all’avvenimento: Madrid, stiamo arrivando!

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n una società frenetica, che vive ormai perennemente in panico per la crisi economica, sembra impossibile fermarsi a pensare e riflettere (ovvio: non si guada-

gna!?), a guardare i fatti e a ricercare la verità delle cose. Anche per quan-to riguarda il mondo del lavoro. Ma, in onore al Primo Maggio, le Acli non possono non chiedersi se la Festa del lavoro e dei lavoratori sia oggi ancora possibile, significativa, sentita.Crisi, emergenza: eppure stiamo in attesa che la piena rientri, per ripren-dere tutto come prima. Invece ci sa-rebbe bisogno di fantasia per trova-re la soluzione ai fiumi (sociali) che esondano ma non solo. Servirebbe anche, da parte del mondo adulto, un serio esame di coscienza sulla condi-zione dei giovani lavoratori. Lo chie-dono il 30% di disoccupazione gio-vanile e il 60% degli oltre 2 milioni di disoccupati che ha meno di 34 anni. I messaggi dai giovani non mancano. Sabato 6 aprile sono scesi in piazza

essere dei ‘lazzaroni’ e gli chiediamo di andare a fare i lavori manuali: pro-prio quei faticosi lavori che, studian-do, avrebbero potuto evitare. Così gli avevamo promesso. Oggi dobbiamo ammettere che degradare socialmen-te i lavori manuali è stato un errore. Abbiamo il torto di non aver mostra-to la dignità dei lavori artigianali, né la possibilità che offrono, rispetto a molte altre attività, di esprimersi li-beramente e creativamente.Abbiamo sbagliato, sempre in buona fede, quando negli anni ’90 credevamo che un po’ di flessibilità avrebbe fa-vorito l’accesso al mondo del lavoro. Forse era vero, ma purtroppo siamo stati governati da questi processi, an-ziché governarli, e oggi raccogliamo i frutti di questa forte precarietà. I gio-vani desiderosi di entrare nel mondo adulto si accorgono di non avere le condizioni sufficienti per entrarci. E così ne risentono anche i loro progetti e i (mancati) investimenti sulla fami-glia, sulla casa e in generale sulla vita.

per esprimere il loro disagio di lavo-ratori precari: perché di sabato? Ce l’ha fatto notare il sociologo Ilvo Dia-manti. Hanno manifestato di sabato perché non hanno forza contrattua-le per scioperare. Timidi segnali di una generazione che vuole rendersi protagonista, che probabilmente si è affidata al mondo adulto, e che ora si accorge di aver mal riposto questa fiducia. E come dargli torto? Per an-ni abbiamo detto ai giovani di studia-re, con la promessa di una carriera di successo e di un futuro migliore dei loro padri. E loro lo hanno fatto, diligentemente. Oggi li accusiamo di

In autogestione o in hotel, in montagna o al mare… diverse proposte per una vacanza a basso costo e con tutta la famiglia. “Vacanze famiglia” è un’iniziativa firmata Acli, per permettere alle famiglie di “fare vacanza” in modo sostenibile e intelligente: creando occasioni di arricchimento culturale, di promozione e valorizzazione dei legami sociali. Perché la vacanza è un periodo da trascorrere in libertà, un’esperienza da

vivere con gli amici come opportunità di crescita, incontro e socializzazione… il tutto in ambienti naturali di notevole bellezza.Le soluzioni proposte sono davvero tante e diverse, per rispondere a tutte le esigenze e soddisfare le attese dei gruppi e delle famiglie che intendono la vacanza soprattutto come occasione di comunità. Puglia, Marche, Sicilia, Abruzzo, Trentino, Valle d’Aosta: 6 regioni per 9

strutture da visitare, vivere e da cui partire verso nuove mete ed escursioni. Qualche nome? Casa Maris Stella a S. Maria di Leuca, miniappartamenti a Peschici, Villino Mancuso a S.Vito Lo Capo, La Rosa Blu a Pesaro e Alba Adriatica, Villa Bacchiani a Pozza di Fassa, Pensione Gudrun a Colle Inarco, Casa Camillo in Val di Non e Casa Serana in Valle d’Aosta. Info: Acli provinciali, via Corsica 165 (Bs). Tel 0302294012 – [email protected] (a.f.)

‘Bocciati’ all’esame di coscienza, dob-biamo anche ammettere che non è più possibile tollerare un sentire co-mune disposto ad accettare livelli di disuguaglianza più elevati di un tem-po. Non è più rinviabile una riforma dei diritti e delle tutele che riesca a eliminare le profonde disuguaglianze determinate dalle trasformazioni del mercato del lavoro. Ma, soprattutto, bisogna avviare un percorso capace di dare senso e valore al lavoro. Il la-voro è la chiave della nuova questione sociale. In un periodo come questo, in una società a forte impianto indi-vidualista, dobbiamo ricordarci sem-pre che il lavoro non è una questione personale, ma sociale. Ognuno parte-cipa con i propri ruoli e con le proprie capacità ad una grande comunità di lavoro. La laboriosità, per essere au-tentica, deve accompagnarsi con l’im-pegno per la giustizia, affinché siano garantite a tutti le stesse opportunità.Oggi più che mai lavorare è un lavora-re con gli altri, e per gli altri.

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ome Adasm-Fism di Bre-scia esprimiamo gratitu-dine a mons. Francesco Beschi, vescovo in Ber-gamo, per quanto ripor-

tato qui sotto: si sente la vicinanza, la stima e l’affetto con cui mons. Beschi ha seguito qui in terra bre-sciana il nostro lavoro. In forme analoghe anche la nostra dioce-si ha da 60 anni sempre sostenu-to e condiviso il nostro lavoro. “Stare nella scuola oggi da cristia-ni è una scelta di campo dovero-sa e coraggiosa per testimoniare, in un contesto pluralistico, una chiara visione antropologica che diventa servizio di verità e di cari-tà teso ad impedire al pluralismo di smarrirsi nella confusione... Il servizio si propone nelle forme di una dedizione attiva e creativa verso la scuola, di una stima since-ra nei confronti dei docenti, di un genuino rispetto dei compiti isti-tuzionali che ad essa la comunità

primo ambiente formale d’educa-zione della comunità cristiana... Questi luoghi formativi possono assumere, rispettando il manda-to istituzionale e formale che la comunità sociale in modo sussi-diario (e paritario, ndr) ad essi riconosce, il profilo di Centri di pastorale familiare, con una spe-cifica attenzione all’educazione, come forma privilegiata della te-stimonianza della fede. Anche il 37° Sinodo diocesano ha dichiara-to che “le scuole dell’infanzia par-rocchiali e di ispirazione cristiana rappresentano, attraverso la loro azione scolastica e la loro funzio-ne pastorale, il ruolo privilegiato in cui far crescere tutte quelle di-sposizione interiori e quegli itine-rari educativi che strutturano la persona e la aprono alla possibilità di credere; infatti, la fascia di età tra 0 e 6 anni permette di percepi-re la vita come ‘promessa buona’ e acquisire gli atteggiamenti fonda-

sociale affida al fine di promuove-re il pieno sviluppo della persona umana. Nidi, Micronidi, Sezioni Primavera e Scuole dell’Infanzia rappresentano l’esperienza nor-male di moltissimi genitori. In un contesto nel quale circa l’80% dei bambini frequenta scuole dell’in-fanzia parrocchiali o di ispirazione cristiana, si richiede alle parroc-chie un preciso impegno pastora-le di un accompagnamento lungo la fase 0-6 anni... Queste strutture educative permettono a molti ge-nitori di venire in contatto con le comunità parrocchiali e sono il

Mentre la polemica sulla scuola, statale e non statale, si rinfocola con cadenza periodica, un recente intervento su “Avvenire” del card. Angelo Bagnasco (nella foto) riconosce le scuole come luoghi privilegiati della formazione della persona.“La Chiesa, come sempre, ha molta stima e fiducia nella scuola perché è un luogo privilegiato dell’educazione, tanto più che siamo nell’ambito del decennio sulla sfida educativa, che la

Cei ha scelto. Quindi ci sta a cuore l’educazione integrale anche attraverso la scuola e in qualunque sede, statale o non statale, l’importante è che ci sia questa istruzione ma anche questa formazione della persona che è scopo della scuola a tutti i livelli”. “Ci sono tantissimi insegnanti e operatori che sappiamo che si dedicano al proprio lavoro con grande generosità, impegno e competenza, sia nella scuola

statale che non statale. Quindi il merito va a loro”. “Tutti quanti - ha aggiunto - ci auguriamo che anche la libertà di scelta dei genitori nell’educazione dei figli possa essere concretizzata sempre più e meglio ma questo riguarda un altro aspetto della scuola non statale”. “In generale – ha concluso – sicuramente tutti auspichiamo che la scuola, a tutti i livelli e in tutte le sedi, possa veramente rispondere ai desideri dei genitori per i loro figli”.

mentali della futura personalità. In questo ambito la parrocchia può svolgere un’insostituibile azione di evangelizzazione”. Nelle scuo-le dell’infanzia è un diritto-dovere dei genitori partecipare all’azione educativa, la quale diventa più in-cisiva e efficace se vede i genitori riuniti in associazione. È sempre il 37° Sinodo diocesano che invi-ta le parrocchie a “sviluppare, so-stenere e incentivare l’esperienza associativa dei genitori all’interno della scuola e sul territorio, crean-do relazioni favorevoli e positive”. I normali percorsi di formazione che vengono realizzati in questi ambienti per accompagnare i ge-nitori, possono quindi, una volta sistematizzati e opportunamente organizzati, divenire l’occasione per favorire l’accompagnamen-to delle giovani coppie nella vita adulta, offrendo un significativo apporto alla progressiva crescita nella consapevolezza genitoriale”.

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n ciclo di incontri de-dicati all’educazione e sostenibilità ambien-tale è al centro del progetto voluto dal

Servizio di pastorale universitaria della diocesi di Brescia in colla-borazione con l’Università catto-lica del Sacro Cuore e l’Università degli studi di Brescia, eccezional-mente insieme.Un focus sulla condizione del rap-porto tra uomo e ambiente per ca-pire come il modello di vita attua-le possa essere modificato al fine di tutelare il Creato e sviluppare la sensibilità dei giovani a questo te-ma. “Città e ambiente”; “Progetta-zione pedagogica” ed “Educazione e sostenibilità ambientale”: questi gli argomenti delle tre giornate che vedranno impegnati docenti e dot-torandi delle università bresciane che hanno scelto di mettere la loro intelligenza al servizio della socie-tà, senza la presenza della politica,

Uno sguardo di amore verso il fu-turo deve, infine, essere una nor-ma etica fondamentale dell’uomo che lo porta a chiedersi come una scelta di oggi andrà a incidere sul futuro dei propri figli.Il ciclo di incontri prosegue giove-dì 5 maggio (dalle ore 15 alle 18) all’Università cattolica e si conclu-derà venerdì 13 maggio (dalle ore 17.30 alle 19.30) in San Cristo con un dialogo tra docenti dei due ate-nei moderato da don Roberto Lom-bardi e con l’intervento del vesco-vo Luciano Monari.

solo una riflessione da offrire alla comunità.La prima giornata è stata dedicata a capire quali conseguenze abbia l’intervento umano sulla natura e Maurizio Tira, presidente del con-siglio del coordinamento didattico in ingegneria civile e ambientale, ha confermato che gli interventi umani sono quasi sempre irrever-sibili ed è quindi importante atti-vare subito una serie di compor-tamenti finalizzati alla decrescita del consumo, alla compensazione dei danni creati e, dove è possibi-le, all’eliminazione dei comporta-

menti logoranti per l’ambiente. A sostenere queste concrete teorie Roberta Pedrazzani, ricercatrice di fondamenti chimici delle tec-nologie, che ha illustrato l’impatto dei prodotti di uso quotidiano, da quelli per l’igiene personale (una realtà spesso ignorata) ai mezzi di trasporto, sull’ambiente circostan-te e sulle persone.Dopo di lei anche Michela Tiboni, associato di tecnica e pianificazio-ne urbanistica, ha spiegato come si possa pianificare con efficacia l’uso del territorio che, al contra-rio, troppo spesso non tiene conto del valore del lavoro della natura che da sola sa darsi un buon equi-librio nei cicli (quali a esempio quello del riassorbimento delle piogge, ciclo che l’uomo non con-sidera quando interviene in favore dell’urbanistica).Un contributo particolare nel pri-mo incontro, giovedì 28 aprile alla Facoltà di ingegneria, è arrivato da

don Gabriele Scalmana, responsa-bile della Pastorale diocesana del Creato.A conclusione della giornata, l’in-tervento di don Scalmana ha fatto riflettere sui fondamenti teologici e morali della religione cattolica sul rapporto uomo-ambiente. Un tema che accompagna l’impegno catto-lico fin dal 1971 con l’Octogesima advensis di Paolo VI che per primo si occupò dei problemi dell’urba-nesimo, dei cristiani nella città e, con questi, dell’ambiente naturale.Partendo dal valore del concetto di Creato che offre alla natura quella dignità che l’uomo spesso le sot-trae, ma alla quale Dio guarda con amore, don Scalmana ha afferma-to che l’essere creatura significa avere dei limiti, l’uomo non è co-me Dio, e quindi vive in un mondo limitato, finito; la consapevolezza di questi limiti deve tutelare dal consumismo estremo e insensato della nostra era.

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n silenzio totale, pro-trattosi per più di un minuto, ha preceduto l’esplosione degli ap-plausi al termine della

Nona Sinfonia di Mahler diretta dal maestro Daniel Harding al teatro Grande per l’inaugurazione del 48° Festival pianistico. Sottolineiamo con piacere l’eccezionalità di un si-lenzio così prolungato e perfino ma-gico, logico sbocco di una sinfonia monumentale (per una durata com-plessiva di più di un’ora e mezza), che termina con un vastissimo Adagio, che a sua volta si spegne nel nulla, in suoni degli archi sempre più rarefat-ti e tenui e sottili. Un lungo silenzio non può che essere il logico sbocco della Nona di Mahler. Sarebbe stato inopportuno affrettare l’applauso, to-gliere alla musica quel silenzio che le appartiene di diritto.È stato un concerto memorabile per più di un aspetto. Anzitutto, la Nona di Mahler, ultima delle Sinfonie por-tate a termine dal grande composi-tore, non era mai stata eseguita pri-ma d’ora nella nostra città. C’era poi il debutto, sul podio del Grande, del direttore d’orchestra inglese Daniel Harding, oggi trentacinquenne, ma da almeno un decennio conteso dai maggiori teatri del mondo. Ci sono oggi alcuni direttori d’orchestra che vengono proiettati nello star-system in giovanissima età. Anche Harding,

sità a tratti quasi indecifrabile, sem-bra uno di quei testi musicali che si possono affrontare solo in età più che matura. Harding, a soli 35 anni, si è spinto molto più in profondità di tanti maestri con il doppio della sua esperienza.Forse la chiave di questa felicissima introspezione da parte del direttore inglese consiste in un atto di fiducia nella scrittura mahleriana. Conside-rando Mahler come un compositore avvenirista (e non decadente), come un autore dallo spirito giovane (dun-que pieno di energie), Harding ci ha fatto scoprire l’organicità e la coe-

sul cui talento hanno scommesso maestri quali Simon Rattle e Clau-dio Abbado, ha bruciato le tappe, ma a differenza di altri colleghi ha saputo mantenere le promesse. La Nona di Mahler, per la sua comples-

renza interna di un’opera come la Nona Sinfonia che pensavamo fosse giocata soprattutto sui contrasti, su esaltazioni e depressioni, su momenti intellegibili e su lunghi interludi mag-matici. E invece, con una concerta-zione finissima e con un’acuta lettura di quanto Mahler ha effettivamente scritto, il direttore inglese ha liberato la partitura dagli aloni tardo-romanti-ci per consegnarla a quei classici che, più che alla storia, appartengono al futuro. Esemplare e impeccabile, in questo affascinante processo, l’ap-porto dei musicisti dell’Orchestra sin-fonica della Radio Svedese.

Dare voce alla speranza attraverso la musica, questo l’obiettivo delle “Settimane musicali della speranza” organizzate dall’Associazione Soldano e che vedranno come ultimo appuntamento il concerto di venerdì 6 maggio. Alle ore 21 presso la chiesa del Carmine, l’Ensemble barocco “Luca Marenzio”, il coro del conservatorio di Darfo Boario Terme e il coro “Antiche armonie” di Bergamo eseguiranno la

Suite per orchestra n. 3 in Re maggiore e l’Oratorio di Pasqua di Johann Sebastian Bach. Il concerto verrà diretto da Federico Bardazzi e avrà come interpreti principali Alessandra Ruffini, Giovanni Duci, Park Byeongjun, Filippo Filipov, Marco Scafati. L’appuntamento riconferma la sinergia tra Associazione Soldano e Conservatorio, partner ideale per iniziative musicali, fucina di giovani talenti e importante centro didattico grazie a un corpo

docente di alto livello. L’iniziativa ha coinvolto gli studenti che si sono avvicinati al lavoro di Bach e si sono confrontati con musicisti professionisti e insegnanti. Come sottolineato dal direttore artistico Daniele Alberti (nella foto), questa manifestazione vuole trattare il tema della speranza non solo dal punto di vista musicale, ma anche etico, come momento di crescita spirituale nel percorso già intrapreso lo scorso anno con i concerti della Passione. (e.b.)

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utti lo ricordano al Festival di Sanremo, per il tango danzato, prima con Belen e poi con Daiana Guspe-ro, sua prima ballerina.

Miguel Angel Zotto, il massimo espo-nente nel mondo del tango argentino, sarà al PalaBrescia con il nuovo spet-tacolo “Puro tango”. Cosa vedrà chi verrà allo spet-tacolo?Vedrà uno spettacolo ispirato a un grande ballerino degli anni ‘40 che fece una rivoluzione coreografica nel genere, una rivoluzione coreografica popolare e non del palcoscenico: Pe-tróleo. In quel momento il tango era una danza popolare, la gente ballava nei saloni. Lui è stato uno dei miei ma-estri.Ha rivoluzionato la danza; non è mai stato un professionista, lavorava in banca ma era appassionato al bal-letto. Lui era un filosofo della danza e della musica; assieme a una decina di amici ha deciso di cambiare il tan-go. Ci sarà nello show anche Cacho

tango. Io devo raccontare queste per-sone. Devo raccontare Petróleo per farlo conoscere. Le nuove generazioni devono capire da dove arriva la danza e capire qual è il cuore: come l’otto. È un movimento importantissimo: la donna gira il bacino da sinistra a de-stra. È molto sensuale; si mette all’ini-zio e alla fine di una combinazione. L’uomo propone il movimento, ma se non esistesse questo movimento non esisterebbe il tango. Cosa serve per ballare il tango?Conoscere la tecnica, poi i movimen-ti arrivano naturali. A questo si deve aggiungere il cuore. Quando il tango arriva al cuore è il massimo. Agli ita-liani il tango arriva al cuore, perché è stato fatto da discendenti italiani.Ti sei avvicinato al tango grazie a tuo nonno e tuo papà. Senza que-sta passione avresti ballato?Penso di sì, perché sono già parte della storia del tango. Quando io ini-ziavo a ballare, ero l’unico giovane a Buenos Aires a danzare tango nel

Lavandina Nella prima parte inseri-sco anche le caratterizzazioni di El Cachafaz, primo ballerino importante nella storia del tango. Nella seconda parte spazio al tango di oggi.Dal passato al presente raccon-tando personaggi che hanno fatto la storia del tango. In questa elen-co Miguel Zotto oggi è il migliore.Non so se sono il migliore. C’è molta gente che sta ballando tango. Sicu-ramente sono il più antico, ma il più vecchio della nuova generazione. La differenza tra me e gli altri è che io ho avuto la fortuna di conoscere le persone che hanno fatto la storia del

La rivista “Missione Oggi”, mensile dei missionari saveriani, organizza il convegno nazionale dal titolo “Guai a voi poveri! Chi salverà il mondo?”. Il convegno avrà luogo in San Cristo (via Piamarta 9), sabato 7 maggio dalle ore 9 per l’intera giornata.La povertà è sempre più la cifra simbolica dell’attuale congiuntura italiana e mondiale. Accanto a un mondo che sta riprendendo in mano il controllo del proprio futuro dopo una crisi economico-finanziaria tra le più severe della storia, un’altra

parte della realtà fatica a recuperare lo spazio perduto. Mai come oggi, in un’epoca in cui il benessere materiale sembra diffuso, il mondo risulta spaccato in due.1 miliardo e 400 milioni di persone nel mondo vivono in condizioni di povertà estrema, con meno di 1,25 dollari al giorno. In Italia, secondo l’Istat, sono quasi 8 milioni le persone in condizione di “povertà relativa”. Nell’ultimo rapporto dell’Ocse il tasso di povertà infantile in Italia è al di sopra della media

dei paesi europei (paesi Ocse) attestandosi al 15%.Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, in accordo con quanto dichiarato dal presidente della Banca Mondiale Robert Zoellick, ha sottolineato che “nel giro di pochi mesi circa 44 milioni di persone saranno cadute nuovamente in povertà”. Appare evidente che l’impoverimento, soprattutto in un Paese come l’Italia, non è solo di natura materiale: se ne parlerà.

In Italia sono 51 le Sale della comu-nità selezionate per partecipare alla rassegna nazionale “Il tempo delle scelte - La sfida educativa” promos-so dall’Acec (Associazione esercen-ti cinema) con il Progetto Culturale della Cei e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. A Brescia sono due le Sale che sono state seleziona-te: la Sala della comunità di Marone e Santa Giulia del Villaggio Prealpi-no. Obiettivo del progetto attraverso prodotti culturali è offrire lo spunto di riflessione sui grandi temi della vi-ta. A Marone tre appuntamenti: i film “Il discorso del re” (sabato 14 maggio ore 20.45; domenica 15 maggio ore 16, 20.45) e “Il piccolo Nicolas” (sabato 21 maggio ore 20.45; domenica 22 mag-gio ore 20.45); tra una visione e l’altra la tavola rotonda “Nuovi adolescenti:

il timore di crescere un limite, una sfi-da, una risorsa” il 19 maggio alle 20.45. Interverranno Anna Trivella (psico-loga e psicoterapeuta “L’età incerta e psicoterapeuta dell’età evolutiva”), Davide Guarneri (presidente nazio-nale dell’A.Ge “Le preoccupazioni dei genitori di fronte alla separazione dai figli”), Mauro Toninelli (giornalista e responsabile di Voce Sas “Quando il lupo piace più di cappuccetto: se il buio è una stanza chiusa e la chiave si trova nei film dell’orrore”), Marco Zambelli (calciatore del Brescia cal-cio “Crescere affrontando le sfide: lo sport come risorsa per affrontare le paure”), don Alfio Bordiga (sacerdo-te “Formare gli adolescenti negli am-bienti esterni alla famiglia”). Il pro-gramma al Vill. Prealpino è ancora in via di definizione.

1975 nella milonga, il salone popola-re. Nella vita ognuno ha una missio-ne. Io devo trasmettere alla gente at-traverso l’arte la passione del tango. C’è un senso se ho conosciuto tutti questi personaggi.La televisione gioca un ruolo im-portante per la scoperta della danza. Questo favorisce la danza?Assolutamente. La televisione favo-risce tutto, poi uno deve essere co-sciente. “Ballando sotto le stelle” è importantissimo. Non è un caso che

a San Remo la puntata più vista è sta-ta quella in cui ho ballato. I giovani devono ballare il tango. Il prossimo progetto è fare un film. Dal 1945 al 1955 tutto il mondo ballava il tango di Buenos Aires.Scegli il tuo brano preferito.È difficile. Il tango è legato a quello che succede nella vita e che si sente nel cuore: l’amore, il dolore, la nostal-gia. È quello che sta succedendo a me per la morte di mio fratello. Un tango ti arriva al cuore più di altro.

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Angela Naspro, che vive e opera a Brescia, presenta il ciclo “Maria è il suo nome”, appena ultimato, composto da 12 grandi tavole che ripropongono altrettanti momenti della vita della Vergine. Attraverso queste, l’artista ripercorre con forme e colori l’incontro tra Dio e l’umanità, scandagliando nel contempo il suo personale rapporto con Dio. L’equilibrio delle composizioni, la finitezza formale, il ritmo della successione narrativa sono l’esito di un lungo e

difficile lavoro interiore, tradotto in composizioni di raffinata pulizia formale, che utilizzano i convenzionali schemi narrativi del linguaggio iconografico come strumento per innervare il linguaggio visivo.Dopo una prima personale a Brescia, nel 1982, Angela Naspro ha consolidato il suo naturale talento creativo seguendo dal 2001 i corsi di pittura di icone all’Abbazia di Maguzzano. Nel 2009 realizza la Madre di Dio, da cui prenderà il via

l’intero ciclo mariano oggi allestito in San Zenone, cimentandosi nel grande formato (180x75 cm) che sarà poi lo stesso per tutte le 12 tavole, ricche di riferimenti simbolici e temi desunti dalla tradizione iconica ma, al tempo stesso, concepite e lavorate con autonomia di scelte tecniche e libertà espressiva. Fino al 22 maggio in San Zenone all’Arco dalle 16 alle 19 (escluso lunedì). A cura dell’associazione per l’arte “Le Stelle”. Ingresso gratuito. (b.l.)

al 7 maggio, la mostra “Matisse. La seduzione di Michelangelo”, allestita al Museo di Santa Giulia a Brescia, si arricchisce

di una nuova sezione, “Matisse nel-la ‘Collezione Paolo VI’” – curata da Maurizio Bernardelli Curuz, direttore artistico di Brescia Musei, e da Pao-lo Bolpagni, direttore artistico della Collezione Paolo VI – che presenterà nove litografie del maestro francese realizzate tra il 1950 e il 1951 a partire dai disegni preparatori per la cappella del Rosario di Vence, in Provenza, e donate in seguito dal figlio dell’artista a papa Montini. Queste grafiche, concesse in prestito dalla Collezione Paolo VI di Concesio (Brescia), che conserva ed espone il vastissimo patrimonio di migliaia di opere d’arte del Novecento apparte-nute al Pontefice, sono coeve ai lavo-ri preparatori e di realizzazione della cappella di Vence, e la loro tiratura precede probabilmente la consegna della cappella stessa.“Un capitolo nuovo che s’aggiunge a una mostra di livello internazionale – afferma Bernardelli Curuz –. I disegni realizzati dal pittore per la cappella di Vence mostrano un Matisse che fa decantare gli intrecci vitali del co-smo, l’inesausta e aggrovigliata pul-sione della vita in funzione di un’arte sempre più classica e sintetica, sem-pre più indirizzata a cogliere il cuore delle rappresentazioni sacre. Se nel

percorso precedente possiamo evi-denziare la voluttà, la pace e il tumul-to della vita, qui troviamo il respiro eterno di un cristianesimo apollineo”.“Queste nove litografie (fra cui tre ‘prove d’artista’) realizzate da Matisse nel 1950-51 – scrive Bolpagni - rappre-sentano un intervento artistico com-plesso e profondamente sentito. Tra

i soggetti presenti nelle decorazioni della cappella, quelli trattati nelle nove litografie della Collezione Pao-lo VI sono fra i più suggestivi: cinque studi per la Vergine e il Bambino, tre teste della Vergine, un San Domeni-co, risolti in termini di pura linea. Dal punto di vista formale si può consta-tare un processo di sintesi rarefatta, che esprime un’idea di classicità fuo-ri dal tempo. Dai pochi semplici tratti che compon-gono queste figure emerge anche la spiritualità personalissima di Matis-se, il quale non si stanca mai di mani-festare, pur vecchio e malato, ormai vicino alla fine (morirà nel 1954), la propria contentezza per il dono della vita e dell’arte, e ci insegna a osser-vare il mondo – e il Mistero che lo trascende – con gli occhi incantati di un bambino”. Pensata per rendere omaggio a suor Jacques-Marie che, qualche anno pri-ma, aveva amorevolmente accudito il pittore durante il periodo di ricovero all’ospedale di Nizza, la cappella del Rosario di Vence costituisce altresì l’occasione per un confronto, di rara profondità spirituale, nonché di ele-vata intensità progettuale, fra i pro-tagonisti del rinnovamento dell’arte sacra nella Francia del dopoguerra, padre Couturier e frate Rayssiguier che, in più occasioni, intervennero a fianco di Matisse nella discussione dei nodi architettonici e iconografici più rilevanti.

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È uscita “Dal basso della terra”, una grande opera musicale dedicata a Giovanni Paolo II e pubblicata in occasione della sua beatificazione avvenuta il 1° maggio scorso. L’opera, già uscita nel 2005 solo in cd, viene ora proposta anche in versione dvd contenente il concerto di presentazione dell’opera, diretto del maestro Salvatore Accardo, insieme a interviste, monologhi, testimonianze. L’incisione dell’album ha richiesto tre anni

di lavoro, oltre 200 interpreti e strumenti di molteplici tradizioni etniche e musicali, con sessioni di registrazione in Italia, Giordania e Brasile. Musiche e arrangiamenti rappresentano soprattutto quel mondo di “poveri della terra” ai quali sono rivolti la vita e l’impegno quotidiano del Sermig, movimento fondato a Torino nel 1964 da Ernesto Olivero, autore delle liriche dei brani, musicati e arrangiati del maestro Mauro Tabasso. (r.b.)

orever young, questo il sottotitolo più adatto per uno dei cantanti più ac-clamati degli ultimi an-ni. Perché, nonostante

lo scorrere inevitabile del tempo, in Max Pezzali esistono uno slancio e una giovinezza che permeano come un segno indelebile le sue canzoni. C’è un mistero dietro al successo di questo cantante nativo di Pavia, tra i più acclamati degli ultimi anni. Il mi-stero di un “cantante qualunque”, ap-parentemente senza doti particolari, con il valore aggiunto però di riuscire a colpire immediatamente l’ascoltato-re. Le sue canzoni sono secche, frasi semplici e assolutamente comprensi-bili (e generalmente condivisibili) che si stampano come slogan nella men-te e nel cuore. Chi non ricorda infatti canzoni come “Hanno ucciso l’uomo ragno”, “Sei un mito”, “Eccoti”, “Io ci sarò”, “Lo strano percorso” fino alle ultime del recente “Terraferma”? Un sound moderno, pochi accordi e pa-role dirette, ecco il segreto di questo cantante i cui inizi risalgono ai primi anni Novanta. All’epoca Max Pezza-li, spinto verso la musica da qualche difficoltà scolastica, stava nella band 883, in realtà un duo costituito da lui e Mauro Repetto, emigrato all’estero

dopo i primi successi. La band, no-nostante la defezione di uno dei due fondatori, non si ferma e Max Pezza-li continua da par suo, inanellando successi uno dopo l’altro. Il primo cd degli 883, la cui title track divenne un autentico tormentone, si intito-lava “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”. Era il 1992 e da quel momento in poi fu tutto un deflagrare di trionfi, gra-zie anche all’aiuto imprescindibile di Claudio Cecchetto, dj e padre putati-vo del gruppo. Nel 2001 Max Pezzali pubblicò il suo primo cd da solista, “1 In +”, che balza subito in testa alle classifiche di vendita. È il disco suc-cessivo, però, a confermare Pezzali come uno dei mattatori della canzo-ne italiana: “Il mondo insieme a te” diviene infatti disco di platino grazie alle 250 mila copie vendute, e piazza in classifica brani importanti come “Eccoti” e “Lo strano percorso”. Nel 2008 esce il suo primo romanzo, “Per prendersi una vita”, portato in giro co-me fosse un cd con un minitour nel-le principali librerie italiane. L’ultimo album è stato pubblicato quest’anno, subito dopo Sanremo, e conferma lo stile forse un po’ populista ma straor-dinariamente efficace di Max Pezza-li. Si intitola “Il mio secondo tempo” e contiene alcune tracce interessanti

come la canzone che dà il titolo al cd o il nuovo singolo “Credi”, un brano che ruota attorno al tema dell’autosti-ma, supportato da un bel video attual-mente in programmazione. Un disco, anche questo, apprezzato dal pubbli-co, che conferma non solo la bravu-ra del cantautore pavese ma anche le sue buone intenzioni nell’indirizzare gli ascoltatori verso la speranza e la fiducia, merci rare di questi giorni. Un cantante ma anche un educatore quin-di, che cerca di mantenere saldi alcuni principi educativi che oggi paiono tra-montati. Per tutti i bresciani, giovani e brizzolati, l’appuntamento live con Max Pezzali è alla Fiera di Brescia (PalaEib) il 6 maggio, per un concer-to che farà sicuramente assaporare, oltre a molte belle canzoni, anche le buone vibrazioni che la musica pop, almeno in questo caso, riesce a dare.

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Una delle caratteristiche più evi-denti della televisione è la sua auto-referenzialità. Per poter vendere al meglio un prodotto scadente è sem-pre utile puntare su una martellante campagna pubblicitaria che ripeta in continuazione meriti e qualità, utili-tà e necessità. La tv ci convince ogni giorno che non possiamo fare a me-no di lei, che il servizio che svolge per noi è efficace e indispensabile. E così molti programmi si prostra-no falsamente davanti al pubblico per convincerlo che stare davanti allo schermo sia un privilegio, una fortuna.È quello che sta accadendo su Italia

1 ogni lunedì sera con “Uman Take Control”, un nuovo reality prodot-to da Endemol Italia. Il program-ma può essere definito un “format al risparmio”: il pubblico dei reality ha sempre bisogno di nuove icone da adorare, si sa. Ma perché le pro-duzioni televisive devono spendere tempo ed energie per creare nuovi personaggi, quando si possono rie-sumare centinaia di vecchie glorie? Il gioco è semplice, basta attingere ai cast di tutti i reality-show che da anni tartassano il pubblico italiano. Si raduna una dozzina di ex vip del-la tv e li si usa come saltimbanchi e giullari, tutti insieme. Non importa

se gli astanti siano nati in program-mi diversi e concorrenti fra loro, la paternità di un idolo mediatico non è mai precisa, nessuno può reclama-re il possesso di un vip: è un “patri-monio dell’umanità…” e l’umanità è patrimonio della pubblicità.“Uman Take Control” ha continue interruzioni pubblicitarie, in questo caso più piacevoli del programma stesso. La regia è confusa: microfo-ni erroneamente aperti, ritardi negli effetti speciali e nei replay, inquadra-ture fuori asse. I conduttori riesco-no a salvarsi per la loro esperienza: Rossella Brescia ha ormai quasi 40 anni e il Mago Forrest se la cava con

la sua ironia. Ma il canovaccio della trasmissione è obiettivamente ridi-colo: una gara a punti fra ex concor-renti di reality, che dal dimenticatoio cercano gli ultimi attimi di notorietà. Un incomprensibile mix fra “Giochi senza frontiere” e il “Grande Fratel-lo”. Ma in effetti cos’altro saprebbe-ro fare gli ex personaggi di un rea-lity? Non sono diventati famosi per-ché sanno fare qualcosa di speciale; non si battono a favore di una giusta causa; il loro passato non è degno di nota; e visto che in questo format non si punta sui litigi e sui tradimen-ti, vengono vestiti con delle tutine colorate e usati come fossero birilli.

L’idea del programma è spesso ri-badita: l’obiettivo è riscattarsi dalla notorietà ottenuta dalla tv, scende-re dal trono mediatico e tornare a essere “un po’ più umani”: un ovvio controsenso, considerando che la scelta di apparire ancora una volta in tv rivela e conferma la necessità dei partecipanti di essere ancora per una volta tele-ammirati dal pubblico affezionato che li credeva scomparsi per sempre.In 10 anni di reality-show, fra nani palestrati e ballerine isteriche, isole e fattorie, abbiamo ormai visto tut-to. La tv ha esaurito le idee? Niente paura, le basta ricominciare da capo.

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uanti non hanno deside-rato, almeno per un atti-mo, di tornare indietro e poter rivivere la propria vita? L’opportunità è con-

cessa a Colter Stevens (Jake Gyllen-haal), il protagonista di “Source Co-de”, purtroppo con alcune limitazio-ni: la principale consiste nel fatto che l’esistenza in cui viene calato è quella di qualcun altro. E non gli è dato di ri-percorrerla per intero, ma solamen-te per otto minuti replicabili (quasi) all’infinito.Il film di Duncan Jones – che si è fatto notare all’esordio con “Moon”, un film di fantascienza originale e meditativo – propone allo spettatore un continuo viaggio di andata e ritorno fra due in-terni. Il primo è lo scompartimento del treno per Chicago sul quale il ca-pitano Colter Stevens, pilota dell’eser-cito comandato in Afghanistan, si sve-glia improvvisamente come dopo un brutto sogno. Che in realtà deve an-cora cominciare: Colter non sa dove si trova, mentre l’affascinante scono-sciuta di fronte a lui (Michelle Mo-naghan) insiste a chiamarlo Sean e sembra convinta di conoscerlo bene.Il secondo ambiente è la capsula di metallo claustrofobica e malfunzio-nante in cui Colter si materializza do-po che un’esplosione ha polverizzato

il treno. Da uno schermo una donna in divisa (Vera Farmiga) e il suo ambi-guo superiore (Jeffrey Wright) lo met-tono lentamente a conoscenza della sua condizione. È diventato l’ingra-naggio di un programma – il Source Code, appunto – che gli permette di incarnarsi negli ultimi otto minuti di un uomo morto in un attentato ter-roristico; per cercare, nel minuscolo segmento di sopravvivenza che ogni volta gli rimane, di scoprire chi sia stato l’attentatore.Il viaggio nel tempo, la possibilità di modificare o meno il passato sono temi ampiamente sfruttati nel cine-ma di fantascienza. E diciamo subito che, come altri predecessori, anche “Source Code”, nei troppi finali che accumula, riesce a trasformare la nor-male inverosimiglianza di questo ge-nere di situazioni in esibita assurdità. Prima di arrivare a quel punto, però,

il regista orchestra un meccanismo coinvolgente, un thriller che corre a velocità disperata per scovare gli in-dizi di un crimine negli interstizi che il passato ha lasciato aperti.Dapprima riluttante, il protagonista entra sempre più in profondità nella parte che gli è stata assegnata. Im-para ad anticipare i minuti, arriva ad accarezzare l’idea di poter letteral-mente ingannare il tempo. Nella spe-ranza di salvare la donna di cui si sta innamorando: perché il film innesta nell’avventura anche una singolare e romantica storia d’amore, capace di consolidarsi nello spazio di pochi mi-nuti. Appesa all’angoscia della morte che incalza: “Cosa faresti se sapessi di avere solo un minuto da vivere?”. Il racconto propone così anche un invi-to a osservare con più consapevolez-za i mille dettagli che, in ogni istante, possono dare densità all’esistenza.“Source Code” è anche una effica-ce prova di virtuosismo tecnico, per l’abilità con cui il regista si muove ne-gli spazi ristretti del vagone producen-do continuamente nuovi punti di vi-sta. Lo stesso avviene nel laboratorio militare da cui l’ufficiale Goodwin se-gue le sorti di Colter. Anche qui l’oriz-zonte si amplia a poco a poco, fino a svelare una verità che spinge la mente oltre i confini della morte.

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ezzo pieno o mez-zo vuoto? Come è il bicchiere dell’Italia. L’economista Marco Vitale, presidente del

Fondo italiano d’investimento, opta per la prima soluzione e intervenen-do nel corso dell’assemblea annuale del Comitato piccola industria di Aib delinea il quadro economico attuale.Una situazione certamente difficile, ma che non deve portare gli impren-ditori a scoraggiarsi poiché “ci sono basi solide su cui costruire il futuro”.L’analisi di Vitale muove dalle due bu-fere che si sono abbattute sull’Italia. Da un lato gli effetti della crisi econo-mico-finanziaria mondiale, “che men-tre segna dei recuperi congiunturali sul piano produttivo, è lungi dall’esse-re superata e che continua a lanciare tremende raffiche di tramontana sul fronte degli assetti finanziari, istitu-zionali, geopolitici, internazionali”, dall’altro vive “una grave crisi poli-tica, istituzionale, morale, che rende

produttività del sistema. È soprat-tutto questa l’area che ci rende infe-lici”. L’infelicità nasce pertanto dal-la consapevolezza che con tutta una serie di disfunzioni “non andremo lontano”. Infatti, conclude Vitale: “La buona Italia produttiva, se lasciata sola, non potrà resistere a lungo. Ed anche la relativa ricchezza patrimo-niale sulla quale ancora oggi possia-mo contare è destinata a svanire. Il bicchiere è ancora mezzo pieno, ma è destinato a svuotarsi se non reagi-remo con coraggio, lucidità e amore verso il nostro Paese, e se non inve-stiremo per lo sviluppo”.

Torna in scena la grande vetrina in rosa del panorama enoico nazionale: sarà Moniga del Garda, la città del chiaretto, ad ospitare, il 4 e 5 giugno 2011, la quarta edizione di “Italia in Rosa”, la rassegna nazionale dei rosati d’Italia e per la prima volta anche dall’estero, che rappresenta un evento unico nel suo genere per una tipologia che sta tagliando sempre nuovi e interessanti traguardi. Obbiettivo prioritario della manifestazione è quello di mettere a confronto

le migliori tipologie italiane di rosè, sia fermi che spumanti, anche se a dominare la scena sarà naturalmente il “padrone di casa”, ovvero il chiaretto Garda Classico: un vino che anche nel 2010 ha vissuto un anno di costante crescita e che punta ora a consolidare gli eccellenti risultati di questi ultimi anni grazie alla nuova doc Valtenesi. La manifestazione sarà estesa anche alla ristorazione e vedrà alcuni dei migliori ristoranti della zona proporre un menù speciale.

l’azione di guida del governo molto difficile e genera nella popolazione un diffuso senso di sgomento, demo-ralizzazione, paura”.Secondo l’economista l’effetto “dei due tsunami che si incrociano è mi-cidiale”. Esso spiega perché “la mag-gior parte dei commentatori sostiene che il bicchiere è mezzo vuoto; anzi per molti il bicchiere non esiste più. Si è frantumato”.Vitale ritiene che la crisi mondiale ab-bia messo a nudo, ma non sia stata la causa delle “piaghe bibliche italiane”, le quali a suo parere sono rappresen-tate da “peso abnorme della mala-

vita organizzata, corruzione diffusa, giustizia e legalità carenti, economia sommersa in crescita, mercato del lavoro ingessato, trend demografici e tasso di natalità negativi, sistema fiscale opprimente, burocrazia pub-blica parassitaria, economia duale, debito pubblico molto pesante”.La crisi mondiale ha mandato perciò un messaggio chiaro e inequivocabi-le: “Alcune di queste piaghe bibliche vanno realmente avviate a soluzione. Il tempo delle chiacchiere è scaduto”.Vitale si dice però convinto che il bic-chiere sia ancora mezzo pieno, poiché l’Italia può contare su alcuni punti di forza “che le permettono di uscire dal-la bufera e ritrovare una collocazione accettabile nel nuovo mondo che si va delineando”.In particolare, l’economista si concen-tra su due punti: il valore dell’econo-mia manifatturiera, e la buona situa-zione patrimoniale della maggioranza delle famiglie italiane. Innanzitutto, l’Italia ha infatti saputo difendere la

sua quota sull’export mondiale di manufatti intorno al 4,8% nella media 2004-2008, analoga a quella del pe-riodo 2000-03, pur in presenza di una forte crescita dei Paesi emergenti. Il secondo fattore di tenuta è stato inve-ce la buona situazione patrimoniale e finanziaria delle famiglie, “fattore che si ricollega al buon livello del rispar-mio e alla solidità del sistema banca-rio. La crisi ha intaccato questa realtà ma essa resta come uno dei pilastri del sistema”.Come riconciliare quindi il bicchie-re mezzo pieno con il sempre più diffuso e profondo senso di disagio dominante? In primo luogo – secon-do Vitale – l’industria manifatturiera “rappresenta solo il 25% dell’econo-mia nazionale. Vi è tutta una gran-de area dei servizi e della Pubblica amministrazione che è dominata da inefficienze, prevaricazioni, posizio-ni monopolistiche, un’area che inci-de direttamente sulla qualità della vita, sull’umore dei cittadini e sulla

Pro Brixia, in collaborazione con Aib, Ubi Banca e Banco di Brescia, ha organizzato dal 9 all’11 maggio prossimi una missione d’affari in Turchia. In vista dell’appuntamento presso il salone conferenze della Camera di commercio si tiene, a partire dalle 15 del 5 maggio, un seminario sul tema “Turchia: opportunità di business per le imprese bresciane” con la presenza di interlocutori delle realtà che hanno promosso la missione d’affari e del mondo economico turco.

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i è svolto a Brescia nelle giornate dal 14 al 16 apri-le il terzo congresso mon-diale di ossigeno-ozonote-rapia. Nella splendida cor-

nice del museo delle Mille Miglia, ol-tre 700 medici provenienti da tutto il mondo si sono confrontati sulla ma-teria. Presidente del congresso Mat-teo Bonetti, responsabile del Servi-zio di neuroradiologia dell’Istituto clinico Città di Brescia, considerato a livello mondiale uno dei pionieri nei trattamenti con ossigeno-ozono per il mal di schiena. Il congresso ha visto la partecipazione di medici giunti da 68 nazioni diverse con tut-

ti i continenti rappresentati, aperto nella giornata di giovedì con il patro-cinio del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca con la lettura dei saluti inviati dal ministro Maria Stella Gelmini. La cerimonia

di apertura ha visto la presenza del Marco Toma in rappresentanza del sindaco di Brescia Adriano Paroli, di Carmelo Scarcella direttore ge-nerale dell’Asl e di Raffaello Manci-ni presidente dell’Ordine dei Medici di Brescia. Alla presentazione è intervento an-che il questore di Brescia Enzo Mon-temagno. Durante la prima giorna-ta di lavori sono state presentate le letture magistrali di Vijay Kumar, presidente della World Federation of Oxygen-Ozone Therapy e di Ve-lio Bocci dell’Università di Siena sullo stato dell’arte. A seguire sono stati consegnati i premi “France-

sco Riccardo Monti” alla carriera a Marco Leonardi, ordinario di Neu-roradiologia presso l’Università di Bologna, fondatore insieme al prof. Bonetti dell’ “International Journal of Ozone Therapy”, rivista scienti-fica indicizzata completamente de-dicata all’ozonoterapia, al prof. He Xiaofung di Guangzhou, autore dei più autorevoli lavori di ricerca spe-rimentale su animale, al professor Vjiay Kumar ed al prof. Velio Bocci. Il congresso è proseguito nella gior-nata di venerdì e sabato con la pre-sentazione dei più importanti lavori scientifici dedicati all’ossigeno-ozo-noterapia a partire dai trattamen-

ti ormai consolidati per l’ernia del disco e la patologia infiammatoria acuta e cronica di piccole e gran-di articolazioni e con una sessione completamente dedicata alla veteri-naria. Dal 1857, anno 0 dell’ozono-terapia, sono passati circa 150 an-ni e la ricerca italiana nella materia è oggi considerata al primo posto a livello mondiale: gli studi scientifici e la tecnologia sono unanimemen-te riconosciuti come il meglio in assoluto, come è stato ampiamente ribadito durante questo terzo con-gresso mondiale di ossigeno-ozo-noterapia ospitato dal museo della Mille Miglia.

· Laserterapia· Correnti Analgesiche· Massoterapie· Rieducazione e Riabilitazione· Ozonoterapia· Visite Specialistiche

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a corsa più bella del mon-do: dal 1927 Brescia è una delle capitali mon-diali dell’automobilismo. Una tradizione forte, for-

tissima, rispolverata a cavallo degli anni ‘80 da un gruppo di amatori che hanno riportato alla luce la leggen-daria freccia rossa. Avvenimento di costume, che catalizza da 29 anni la curiosità di tanti, la Mille Miglia è una vera e propria corsa. Ma non di velo-cità bensì di “regolarità”. La Brescia-Roma-Brescia in 3 giorni, con attra-versamento di alcune delle più belle zone del Belpaese, ha al suo interno diverse prove e prove speciali che si basano su peculiarità quali il rispetto di determinati tempi e velocità di cro-ciera. In base dunque a questi criteri arrivano penalizzazioni e/o bonus che fino all’ultima tappa lasciano col fiato sospeso sia chi corre sia chi segue la carovana delle vetture storiche. 375 equipaggi iscritti e pronti a darsi batta-glia per le italiche strade: tutti i conti-nenti rappresentati con equipaggi pro-venienti dal Giappone, dall’Australia e dal Sud Africa. La partenza è come da tradizione da viale Venezia alle 19 del 12 maggio e poi via nel buio della notte verso Bologna attraversando Cento: nella città del Guercino l’ar-rivo di tappa prima della passerella verso la città felsinea dove la prima vettura dovrebbe giungere attorno a mezzanotte e mezza. Il 13 si ripartirà

alla volta di Roma attraversando gli Appennini tagliati tra la Romagna e la Toscana, con sosta a San Sepolcro (Arezzo): l’arrivo previsto in serata a Roma. La sfilata avrà il suo punto di maggiore impatto all’arrivo a Ca-stel Sant’Angelo. Il 14 il ritorno verso Brescia con partenza all’alba e sosta a Buonconvento (Siena), prima dell’ar-rivo a Bologna. L’omaggio a casa Fer-rari e poi dritto verso Brescia dove

per le 22.30 in viale Venezia compa-rirà il primo equipaggio in quello che come al solito sarà un bagno di folla. Desenzano del Garda, Verona, Cento, Gambettola, Sansepolcro, Spoleto, Vi-terbo, Siena, Firenze, Bologna, Reggio Emilia, Parma e Cremona a fare sfon-do a quella che sembrerebbe una fol-lia, ma che al contrario è un’assoluta magia: una sinfonia unica di motori che affascina e come al solito vedrà

A meno di tre mesi dal via, l’undicesima edizione del Brixia Tour inizia a prendere forma. Pezzo forte della corsa a tappe bresciana (dal 20 al 24 luglio), la frazione con arrivo sull’impegnativa salita del Passo Maniva sulle cui pendici si giocheranno le sorti della gara. Una competizione che si preannuncia suggestiva oltre che di alto spessore tecnico, con la probabilità di un avvio spettacolare da Ponte di Legno e un finale che potrebbe essere

ospitato nella splendida cornice di Piazza Brà a Verona. Il patron dell’evento Giuseppe Bresciani non nasconde la volontà di accostare alla corsa il tricolore della bandiera nell’anno in cui si festeggiano i 150 anni dall’unità d’Italia. Lungo le strade della provincia bresciana si sfideranno alcuni tra i più importanti campioni a livello italiano e internazionale. Già molte le formazioni del panorama mondiale che hanno inviato richiesta di partecipazione. (al.an.)

ai bordi delle strade migliaia e miglia-ia di persone pronte a emozionarsi al passaggio della freccia rossa. Nonni e nipoti, padri e madri che di notte così come di giorno faranno il tifo in favore dei concorrenti. Volti noti che vogliono provare l’ebbrezza di questa gara dal sapore unico: l’ex campione del mondo di Formula 1 Mika Hakki-nen in coppia col nipote di Juan Ma-nuel Fangio, al volante della vettura con cui il nonno arrivò sesto nel 1955. Tra gli iscritti anche il popolare “Mr. Bean”, al secolo l’attore inglese Ro-wan Atkinson. Al via anche quest’an-no l’equipaggio formato da Giulia-no Canè e Lucia Galliani alla ricerca della loro 11° affermazione e vincito-ri anche dell’ultima edizione: la loro Bmw 328 millemiglia sembra essere decisamente ben tarata per la gara. Tutti comunque, da regolamento, al volante di vetture costruite tra il 1927 e il 1957, nel ricordo delle vetture che correvano la prima Mille Miglia, quella che ha creato la sua mitica leggenda.

La serie A passa da qui, da casa, dal Ri-gamonti con una fermata intermedia a Cesena. Negli ultimi fine settimana si sta con il cuore in gola, per la paura della Serie B, e invece il sorriso riaffio-ra con una flebile speranza di riuscire nell’impresa. La matematica non con-danna ancora. Benedetta matematica. Ogni settimana la sfida compare sem-pre più difficile, sempre più da dentro o fuori. Impresa. Tutti gli scenari sono ancora possibili, con le più disparate

combinazioni date da diverse situa-zioni. La migliore, quella più auspicata e auspicabile, è quella dei nove pun-ti su nove: Brescia a 40. Il calendario degli uomini di Iachini (nella foto), rispetto alle contendeti dirette è mi-gliore: Catania in casa (attenzione al contropiede, perché potrebbe bastare un punto), Cesena fuori (da scontro diretto) e Fiorentina nuovamente al Rigamonti (i viola dovrebbero essere in gita, visto che non hanno più nulla

da chiedere al campionato). Non im-possibile ma difficile. Impresa. Le concorrenti sulla carta dovrebbe-ro fare più fatica: il Lecce incontra in casa il Napoli (ancora alla caccia del secondo posto), va a Bari (è un derby) e ospita la Lazio (in lotta per il quarto posto); la Sampdoria parte con il Ge-noa (è derby), ospita il Palermo (che potrebbe ancora lottare per l’Europa) e chiude nella capitale con la Roma (ancora in lotta per un posto in Eu-

ropa). Più facile per il Cesena che è ospitato dal Cagliari e, dopo Brescia, chiude col Genoa a Marassi. Ci sono poi altre situazioni complicate che di-pendono dai risultati delle altre squa-dre. La matematica, benedetta, dice che potrebbero bastare anche cinque punti, ma, meglio puntare in alto. In più servono i bresciani allo stadio. Promozioni per domenica: biglietti da 5 a 50 euro (in tribuna centrale). Stadio pieno? Impresa!

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al regionale al provincia-le. L’annata polisportiva continua senza soste per il settore giovanile del Csi. Lo scorso fine setti-

mana il basso Garda ha vissuto il se-condo atto del Meeting Polisportivo, al quale hanno preso parte formazio-ni di calcio, pallavolo e basket prove-nienti da tutta la Lombardia. Anche il presidente nazionale Massimo Achini ha preso parte all’evento: “Sono sem-pre contento di essere ad una manife-stazione unica nel suo genere – ha af-fermato il massimo dirigente arancio-blu – e trovo che sia la miglior risposta possibile agli eccessi di agonismo, an-che giovanile, con cui purtroppo sem-pre più spesso abbiamo a che fare ai giorni nostri. La parola chiave credo sia proprio “polisportivo”. In questo termine c’è tutto il messaggio del Csi, la somma di gioco e di sport, ma an-che l’incontro tra le persone. Mi piace poi sottolineare l’immenso sforzo che tutta l’organizzazione sta facendo per gestire questo evento. Non dobbiamo mai dimenticare che chi è qui a lavo-rare lo fa solo per la sua grande pas-sione, e lo fa sempre ottimamente”. Il valore dell’esperienza polisportiva è tutto nello stupore del portavoce di una delle tante società presenti al Meeting: il Gs Veduccio. “È la nostra prima partecipazione. Sono rimasto molto colpito da due cose: prima di tutto è straordinario vedere un inte-ro villaggio turistico occupato solo da bambini che hanno così la possibili-

Calcinato, Montichiari e Orzinuovi assegneranno gli scudetti bresciani dall’11 al 15 maggio. Si inizierà mercoledì 11 alle 21 con le semifinali di basket, la finalina del volley open maschile e le semifinali di coppa Leonessa a squadre del tennis tavolo. Il giorno seguente la seconda semifinale del basket e la sfida per il bronzo dell’open femminile del volley. I primi titoli saranno assegnati venerdì, quando sotto rete alzeranno le braccia al cielo i nuovi campioni di pallavolo

delle categorie open maschile e femminile, così come i funamboli del calcio a 5. Sabato si giocherà per l’oro provinciale under 14 e juniores di pallavolo; open di pallacanestro; under 14, allievi ed Elite di calcio a 7. Allo stadio Menti di Montichiari, invece, la finalissima del calcio a 11. Domenica riflettori puntati su tennis tavolo, top junior e open misto del volley; juniores e top junior del calcio. Anche il polisportivo avrà la sua festa conclusiva, in serata chiuderà il calcio femminile.

tà di fare nuove amicizie. In secondo luogo mi è piaciuto molto il rapporto con gli arbitri, con cui è davvero cu-rioso poter parlare del più e del me-no dopo averli visti in veste ufficiale tante volte”. Ora è tempo di tornare a vivere i ritmi della regular season pro-vinciale, con la festa polisportiva che sabato pomeriggio vedrà under 8, 10 e 12 cimentarsi in una gara di atletica.

L’oratorio S. Andrea di Concesio sarà il punto di ritrovo per la marcia di re-golarità. La scelta di questa disciplina nasce dal desiderio di dare risalto a un’attività in cui tanto i giovani quan-to gli adulti abbiano la possibilità di confrontarsi sui medesimi percorsi. Ogni minuto partirà una pattuglia di 3/5 atleti che terrà conto di un ordine di partenza prestabilito, pubblicato sul sito del comitato da domani sera. La gara si svolgerà su sentieri sterra-ti per un percorso fra i 4 e i 5 km. La classifica finale sarà determinata dal minor valore nella somma delle pena-lità conseguite sull’intero percorso. La graduatoria ufficiale sarà pubbli-cata su www.csi.brescia.it.

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La santità di Paolo VI

Egr. direttore,veniamo da un fine settimana in-tenso, in cui abbiamo avuto la gioia di assistere, attraverso i media, alla veglia di preghiera e poi alla cerimo-nia di beatificazione di papa Giovan-ni Paolo II. Nell’omelia, Benedetto XVI ha citato più volte l’importanza avuta dal Concilio Vaticano II come bussola per la missione apostolica di Papa Wojtyla. Ripercorrendone l’insegnamento, papa Benedetto ha affermato: “Il suo messaggio è stato questo: l’uomo è la via della Chiesa, e Cristo è la via dell’uomo. Con que-sto messaggio, che è la grande eredi-tà del Concilio Vaticano II e del suo ‘timoniere’ il Servo di Dio Papa Pa-olo VI, Giovanni Paolo II ha guidato il Popolo di Dio a varcare la soglia del Terzo Millennio”.A conclusione della giornata, riflet-tendo su queste parole, ho sentito, insieme alla gioia per la grande testi-monianza del papa polacco, anche un po’ di (egoistico?) rammarico per il nostro ‘papa bresciano’, Paolo VI, che lo stesso Giovanni Paolo II ve-nerava come testimone coraggioso della fede in anni difficili e che ha contribuito in modo determinante ad annunciare il messaggio di sal-vezza del vangelo all’uomo del no-stro tempo.Per completare la corona di gemme dei grandi papi che hanno guidato la Chiesa nel secondo Novecento e di cui è stata riconosciuta la santi-tà, sarebbe bello venisse proposto come esempio anche la gemma pre-ziosa dell’umile, mite, coraggioso e instancabile papa bresciano.Certamente egli dal cielo, a fianco di Giovanni XXIII e Giovanni Pao-

lo II (e di papa Luciani) sorriderà di queste “piccolezze”, ma il giorno del riconoscimento pubblico della santità anche di questo grande te-stimone sarà un’altra bella pagina di vita oltre che di storia della Chiesa.Michele Busi

Habemus Papam

Egr. direttore,dopo aver sentito l’eco di alcuni edi-torialisti cattolici che invitavano a boicottare l’ultimo film di Moretti, Habemus papam, ho deciso senza alcuna remora di andare al cinema per vedere la pellicola incriminata. Per meglio gustarmela e poter ave-re una personale opinione in merito (cosa che credo ancora sia lecita per un cattolico) ho evitato di informar-mi sulla trama,né ho letto preventi-vamente i diversi giudizi critici. Deb-bo dire che a mio giudizio Moretti è riuscito a dare ritmo alla storia, che pure mi è sembrata alla fine caren-te nel non aver saputo (o voluto) raccordare la crisi tutta umana del neo pontefice con la critica generale ad una Chiesa in difficoltà a legge-re i segni dei tempi. Eccellenti poi gli attori e incredibile l’umanità di ogni personaggio. Mai ho avvertito poi una messa in discussione della “fede”, che per altro non è il motivo per cui l’appena nominato pontefi-ce entra in crisi. Per questo mi ama-reggia, anche se non mi stupisce, la critica di alcuni mondi cattolici, che si sono differenziati dal plauso che invece ha tributato al film la radio Vaticana. Penso al vaticanista Izzo ed ai Papa boys, che – a sprezzo del ridicolo – dimostrano di essere me-no tolleranti delle diverse categorie

potenzialmente danneggiate dal film (penso, nell’ordine, a giornalisti, psi-canalisti, poliziotti, guardie svizze-re, che pure non hanno fiatato). Ad Izzo, se mai leggerà questa lettera, vorrei dire che il Vicario di Cristo e la Roccia su cui Gesù ha fondato la sua Chiesa (come si esprime con ri-dicola enfasi), può essere tranquil-lamente restituito alla sua umanità senza che ciò comporti blasfemia: lo stesso san Pietro, su cui si dice che la Chiesa trovi origine e fondamen-to, rinnegò tre volte il Cristo, non per mancanza di fede ma per debo-lezza umana. Direi in conclusione che il film di Moretti ha un’impron-ta assolutamente evangelica, nel suo trasudare di umanità; certo questo non piace e non piacerà mai a quei tanti cattolici che(da buoni moder-ni farisei) hanno solo dimestichezza con il potere, le forme e i riti della religione.Lettera firmata

Acqua, dono di Dio

Egr. direttore,“Laudato si ’ , mi Signore, per sor’Acqua,la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.” (Fran-cesco d’Assisi - Cantico delle crea-ture). Utile, da essa dipende la vita di tutti gli esseri sulla Terra; pretio-sa, non si deve sprecare, non si de-ve inquinare, non ci si può in nessun modo appropriare dell’acqua; casta, l’acqua è pura, inviolata e inviolabi-le. Il 12 e 13 giugno si può scegliere se lasciare tranquillamente e silen-ziosamente che l’acqua venga viola-ta, stuprata, ridotta a merce, gestita da privati (o pseudo-pubblici) oppu-re se riaffermare il sacrosanto prin-

cipio che sorella acqua è dono di Dio per la vita e per tutti gli esseri viven-ti. Credo che mai come in questa oc-casione sia stato chiesto al popolo di fare una scelta “vitale” come questa. Si sono messi in moto cittadini, as-sociazioni di più varia estrazione e credo per impedire questo disastro. Ma la massa silente e inebetita non deve sapere. Ecco quindi il grande silenzio dei media, delle televisioni, dei politici. Ecco quindi il grande la-vorio del governo per tentare di in-tercettare la gente diretta ai seggi. Ecco gli sforzi per rendere vana la consultazione. Si dice che il grande rischio sia che passi il referendum sul legittimo impedimento, ovvia-mente molto sgradito al premier, ma il vero grande rischio per i poteri forti, questo magma trasversale che ammorba e inghiotte tutto e tutti, è che la gente blocchi la privatizzazio-ne della gestione dell’acqua e, quin-di, uno degli ultimi e più grandi bu-siness mai realizzati dal capitalismo moderno e post-moderno. Si sforza-no, insistono nel negare che la leg-ge Ronchi parla di privatizzazione, ma di liberalizzazione: sofismi che stanno a nascondere la sostanza ed occultare il gravissimo rischio che soggiace in questa norma, per l’Ita-lia e per l’umanità intera. Ecco perchè parlare di scelta “vita-le” non è esagerare ma dare la giusta dimensione alle cose. Ecco perchè il silenzio dei media e soprattutto dei media cattolici diventa più pesan-te ed oscuro ed intollerabile. Come settimanale diocesano vi chiedo di intervenire nel dibattito ed infor-mare, rendere la gente cosciente dell’importanza della partecipa-zione ad un voto perchè non vada persa forse l’ultima occasione per

bloccare coloro che vogliono spe-culare sulla vita. Ah, come sarebbe bello se la Chiesa si impegnasse in questa battaglia con la stessa forza e spiegamento di mezzi che impiegò per la legge 40, questa volta non per bloccare ma per sollecitare la gente a partecipare. “Beati quelli che la so-sterranno in pace, che da Te, Altis-simo, saranno incoronati”.Stefano Catena

La morte di Bin Laden

Egr. direttorenon vi è dubbio che in chi ha soffer-to, su di sé o sui propri cari, le con-seguenze degli attacchi terroristici del 2001, la notizia della morte di Bin Laden abbia suscitato un sen-timento di “salute emotiva”. Non è però ammissibile dal punto di vista cristiano gioire per la morte di una persona. Ha fatto bene la Santa Sede a ribadire questo concetto. Esprimo tutta la mia solidarietà. Luigi Pazzini

La morte di Bin Laden/2

Egr. direttorenon penso, diversamente da quan-to dicono molti osservatori, che la situazione dopo la morte di Bin La-den sarà significativamente diversa per Israele. Se da una parte è un be-ne per il Medio Oriente che Osama Bin Laden, un simbolo per gli ele-menti più estremisti, sia stato leva-to di mezzo, d’altra parte il centro delle sue attività non era Israele, ma piuttosto gli Stati Uniti e l’inte-ro Occidente.Lettera firmata

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

La beatificazione del Papa

Egr. direttoretutte quelle persone accampate per ore, i viaggi in pullman per centinaia di chilometri, l’attesa notturna e an-che inquieta, il pauroso addensarsi di folla: per cosa? Nostalgia, culto della personalità, emotività? Quel che Giovanni Paolo II ha fatto nella sua vita si è rivissuto e ricompreso domenica 1° maggio con chiarezza e commozione. “Non abbiate paura, aprite le porte a Cristo” aveva det-to all’inizio del suo pontificato, nel 1978: la stessa frase era su un gran-de striscione della piazza di ieri ed è stata ripresa da Benedetto XVI nell’omelia come “causa stessa del Pontificato”Paola Banti

L’uomo non è prodottodel caso

Egr. direttorel’uomo non è il prodotto casuale dell’evoluzione, ma dell’Amore cre-atore e redentore di Dio che dà sen-so alla vita, ha spiegato Papa Bene-detto XVI nella Veglia pasquale. “La nostra professione di fede inizia con le parole: “Credo in Dio, Padre on-nipotente, Creatore del cielo e della terra” – ha affermato il Pontefice –Se omettiamo questo primo articolo del Credo, l’intera storia della salvezza diventa troppo ristretta e troppo pic-cola. La Chiesa non è una qualsiasi associazione che si occupa dei bi-sogni religiosi degli uomini, ma che ha, appunto, lo scopo limitato di ta-le associazione. No, essa porta l’uo-mo in contatto con Dio e quindi con il principio di ogni cosa. Per questo

Dio ci riguarda come Creatore, e per questo abbiamo una responsabilità per la creazione. La nostra responsa-bilità si estende fino alla creazione, perché essa proviene dal Creatore. Solo perché Dio ha creato il tutto, può darci vita e guidare la nostra vita. La vita nella fede della Chiesa non abbraccia soltanto un ambito di sensazioni e di sentimenti e forse di obblighi morali. Essa abbraccia l’uomo nella sua interezza, dalle sue origini e in prospettiva dell’eternità. Solo perché la creazione appartiene a Dio, noi possiamo far affidamento su di Lui fino in fondo. E solo perché Egli è Creatore, può darci la vita per l’eternità. La gioia per la creazione, la gratitudine per la creazione e la responsabilità per essa vanno una insieme all’altra. Benedetto XVI ha quindi ricordato le parole di San Gio-vanni che, all’inizio del suo Vangelo, riassume il significato essenziale del racconto della Creazione. “Il mon-do – secondo san Giovanni – è un prodotto della Parola, del Logos”. “Logos significa “ragione”, “senso”, “parola”. Non è soltanto ragione, ma Ragione creatrice che parla e che comunica se stessa. È Ragione che è senso e che crea essa stessa senso. Il racconto della creazione ci dice, dunque, che il mondo è un prodotto della Ragione creatrice. E con ciò esso ci dice che all’origine di tutte le cose non stava ciò che è senza ragione, senza libertà, bensì il principio di tutte le cose è la Ragione creatrice, è l’amore, è la libertà. Qui ci troviamo di fronte all’alternativa ultima che è in gioco nella disputa tra fede ed incredulità: sono l’irra-zionalità, l’assenza di libertà e il ca-so il principio di tutto, oppure sono ragione, libertà, amore il principio

dell’essere? Il primato spetta all’ir-razionalità o alla ragione? È questa la domanda di cui si tratta in ultima analisi. Come credenti rispondiamo con il racconto della creazione e con San Giovanni: all’origine sta la ragio-ne. All’origine sta la libertà. Per que-sto è cosa buona essere una persona umana. Non è così che nell’universo in espansione, alla fine, in un piccolo angolo qualsiasi del cosmo si formò per caso anche una qualche specie di essere vivente, capace di ragionare e di tentare di trovare nella creazione una ragione o di portarla in essa. Se l’uomo fosse soltanto un tale prodot-to casuale dell’evoluzione in qualche posto al margine dell’universo, allo-ra la sua vita sarebbe priva di senso o addirittura un disturbo della natu-ra. Invece no: la Ragione è all’inizio, la Ragione creatrice, divina. E sicco-me è Ragione, essa ha creato anche la libertà; e siccome della libertà si può fare uso indebito, esiste anche ciò che è avverso alla creazione. Per questo si estende, per così dire, una spessa linea oscura attraverso la struttura dell’universo e attraverso la natura dell’uomo. Ma nonostante questa contraddizione, la creazione come tale rimane buona, la vita ri-mane buona, perché all’origine sta la Ragione buona, l’amore creato-re di Dio”.Lettera firmata

Festa di Primavera

Egr. direttorela fondazione educativa scuola ma-terna G. Garibaldi di Orzinuovi orga-nizza per il 20 maggio e il tema scelto è “Naturalmente… insieme”.Il tema della festa che si snocciola nell’arco

dell’intera giornata, richiama l’am-biente ed i prodotti del nostro terri-torio, in particolar modo agli alimenti più vicini a noi, quali il pane e i frutti del grano, il miele e i prodotti dell’al-veare ed il latte con tutti i suoi deri-vati. Tematiche che durante l’anno scolastico hanno portato nelle classi della scuola esperti del settore, qua-li fornai, allevatori, apicultori, casea-ri... che, con specifici laboratori han-no fatto si che i bambini toccassero con mano prodotti e materiali utiliz-zati nelle varie lavorazioni, insieme alle visite guidate in allevamenti, fat-torie, centri di produzione e di lavo-razione delle materie prime, quali il mulino, il caseificio, la forneria..., si è potuto arricchire ancora di più il ba-gaglio formativo e conoscitivo della ricca produzione propria del nostro territorio. Frutto di questo lavoro meticoloso da parte del personale insegnante della scuola, si è concre-tizza una collaborazione con realtà operanti nel settore agronomo, e la produzione di una mostra fotografi-ca sull’ambiente che ci circonda re-alizzata dai bambini proprio per dare una prospettiva vista proprio dalla parte dei bambini.Sergio Tironi

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