La Voce del Popolo 2012 41

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ǣ Ǥ ǯ Dzdz Ǥ Così è stato. Rosario Crocetta è il nuovo presidente della Regione Sicilia. È stato eletto con il 30,5% dei voti, ma a ben guardare lo hanno scelto solo poco più di 550mila cittadini sui potenziali 4 milioni e 400mila elettori. Infatti, il dato più eclatante di questa elezione è stato un astensionismo che ha raggiunto il record del 52,58%, più della metà dei siciliani, insieme con il 18% dei voti raggiunto dal movimento di Beppe Grillo. Numeri che sconvolgono equilibri e certezze. E danno la dimensione della disaffezione e delle pulsioni antipolitiche ormai diffuse tra gli elettori. L’altra faccia dei due boom sono il crollo del Pdl, che raccatta il 12,8%. Non fa molto meglio il Pd, con il 13,5%, che però stavolta ha dalla sua parte il ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 10,8% dell’Udc e comunque vince con Rosario Crocetta. “Non c’è da esultare per questo risultato – dice Giuseppe Savagnone, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della cultura della diocesi di Palermo – né per qualsiasi altro risultato fosse venuto dalle elezioni. La stragrande maggioranza dei siciliani, sia attraverso l’astensione sia attraverso il voto al Movimento 5 stelle, ha mostrato un rifiuto radicale della politica. I siciliani hanno oramai davanti a sé un’immagine della politica inaccettabile, che spinge a risultati come questo. Occorre riflettere su un dato: il nuovo presidente della Regione, con il suo 30,5% del 47% dei voti, ha in realtà meno del 15% dei voti di tutto l’elettorato. Questo fa capire quanto la politica si sia scollata dai cittadini in questi ultimi anni. Certo non è colpa di Crocetta, ma degli amministratori del passato, grazie ai quali i siciliani hanno ‘imparato’ che la politica è qualcosa che non li riguarda più, ma tocca solo quelli che riescono ad avere rapporti clientelari con il potere”. Un quadro ovvio che non può che evocare futuri scenari anche a livello nazionale forse non più evitabili. Certo, il teatrino andato in scena anche questa settimana non promette nulla di buono. Il tono delle esternazioni di Berlusconi, i ping pong velenosi delle primarie del Pd, le imbarazzanti crisi degli enti locali, la bocciatura di provvedimenti tesi al controllo della spesa e alle limitazioni dei privilegi della casta da parte dei parlamentari, nonché il silenzio sulla nuova legge elettorale non sono segnali incoraggianti. Quello che colpisce nella politica in questi anni, e che i partiti non smettono di mostrarci ogni giorno, è la spudoratezza con cui sembrano gestire la cosa pubblica e che fa dire alla gente: “Ormai siamo arrivati al fondo, non ci possiamo più fidare”. L’astensione siciliana dice ancora una volta di più che gli attuali politici vanno sostituiti. Anche il non riconoscimento da parte di certi esponenti di un lavoro difficile come quello dell’attuale governo Monti, pur fallibile e sofferto come tutte le cose umane, dice come il proprio interesse immediato conta di più del futuro del Paese. Cosa ci resta? Resta il sogno di veder sorgere una politica normale in confronto dialettico, ma sereno; di veder crescere una classe dirigente responsabile in dialogo con la società civile. Resta l’impegno formativo che ci coinvolge anche come Chiesa e che mira a un serio lavoro di presa di coscienza del valore del bene comune. La Chiesa, infatti, col suo lavoro nelle parrocchie può, evangelizzando, educare ancora una nuova cittadinanza, che è la premessa per una nuova buona politica. La Sicilia è oggi un segnale da ascoltare. Il tempo utile è, infatti, sempre più breve. Viva la Sicilia e viva l’Italia! ǤǤǤ ǯ ǡ Inchiesta. Tutti “pazzi” per Facebook Festa a S.Nazaro. L’unità pastorale non è così lontana ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌǡ ǤǤ Rugby a Brescia. La nazionale azzurra al Rigamonti Ripresa: se la formica è sempre più affaticata Ccdc. Shalom. Il saluto all’origine della relazione Ǥ ǤǤ Non si finirà mai di considerare abbastanza la traccia che il tempo, come nel caso della chiesa di Santa Maria, lascia sulle cose e sugli immobili in particolare. A parte lo stile, che denota l’epoca nella quale l’opera architettonica è na- ta e cresciuta, bisogna pensare all’impegno, tutt’altro che lieve, che è servito per realizzarla. Impegno finanziario soprattutto. In simili occasioni la spesa iniziale, sia per la progettazione che per la realizzazione veniva sostenuta dal mecenate. Nel caso della nostra chiesa questo c’è stato, in parte per opera della nobildonna Laura Gambara, fondatri- ce dell’Istituto delle Penitenti, in parte c’è stata per i fedeli. Nel tempo, ci sono stati gli interventi per i restauri. I cittadini si so- no fatti carico dei costi necessari per mantenere integra e aperta la loro chiesa. Nonostante le difficoltà, i cittadini bresciani non han- no mai abbandonato la chiesa. Nel farsene carico ce l’hanno trasmessa bella e unica, ricca d’arte e di fascino. È stato giusto, oltre che doveroso, raccogliere il testimone dello storico impegno, anche per poterlo trasmet- tere a nostra volta, con quieto orgoglio, alle generazioni che verranno. Roma. Chiusa l’Assemblea del Sinodo dei vescovi

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Domenica 4 novembre si celebra nelle parrocchie bresciane la Giornata del settimanale diocesano: una voce cristiana per raccontare la vita del territorio e della Chiesa e leggerla alla luce del Vangelo.

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Così è stato. Rosario Crocetta è il nuovo presidente della Regione Sicilia. È stato eletto con il 30,5% dei voti, ma a ben guardare lo hanno scelto solo poco più di 550mila cittadini sui potenziali 4 milioni e 400mila elettori. Infatti, il dato più eclatante di questa elezione è stato un astensionismo che ha raggiunto il record del 52,58%, più della metà dei siciliani, insieme con il 18% dei voti raggiunto dal movimento di Beppe Grillo. Numeri che sconvolgono equilibri e certezze. E danno la dimensione della disaffezione e delle pulsioni antipolitiche ormai diffuse tra gli elettori. L’altra faccia dei due boom sono il crollo del Pdl, che raccatta il 12,8%. Non fa molto meglio il Pd, con il 13,5%, che però stavolta ha dalla sua parte il

10,8% dell’Udc e comunque vince con Rosario Crocetta. “Non c’è da esultare per questo risultato – dice Giuseppe Savagnone, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della cultura della diocesi di Palermo – né per qualsiasi altro risultato fosse venuto dalle elezioni. La stragrande maggioranza dei siciliani, sia attraverso l’astensione sia attraverso il voto al Movimento 5 stelle, ha mostrato un rifiuto radicale della politica. I siciliani hanno oramai davanti a sé un’immagine della politica inaccettabile, che spinge a risultati come questo. Occorre riflettere su un dato: il nuovo presidente della Regione, con il suo 30,5% del 47% dei voti, ha in realtà meno del 15% dei voti di tutto l’elettorato. Questo fa capire quanto la politica si sia scollata dai cittadini in questi ultimi anni. Certo non è colpa di Crocetta, ma degli amministratori del passato, grazie ai quali i siciliani hanno ‘imparato’ che la politica è qualcosa che non

li riguarda più, ma tocca solo quelli che riescono ad avere rapporti clientelari con il potere”. Un quadro ovvio che non può che evocare futuri scenari anche a livello nazionale forse non più evitabili. Certo, il teatrino andato in scena anche questa settimana non promette nulla di buono. Il tono delle esternazioni di Berlusconi, i ping pong velenosi delle primarie del Pd, le imbarazzanti crisi degli enti locali, la bocciatura di provvedimenti tesi al controllo della spesa e alle limitazioni dei privilegi della casta da parte dei parlamentari, nonché il silenzio sulla nuova legge elettorale non sono segnali incoraggianti. Quello che colpisce nella politica in questi anni, e che i partiti non smettono di mostrarci ogni giorno, è la spudoratezza con cui sembrano gestire la cosa pubblica e che fa dire alla gente: “Ormai siamo arrivati al fondo, non ci possiamo più fidare”. L’astensione siciliana dice ancora

una volta di più che gli attuali politici vanno sostituiti. Anche il non riconoscimento da parte di certi esponenti di un lavoro difficile come quello dell’attuale governo Monti, pur fallibile e sofferto come tutte le cose umane, dice come il proprio interesse immediato conta di più del futuro del Paese.Cosa ci resta? Resta il sogno di veder sorgere una politica normale in confronto dialettico, ma sereno; di veder crescere una classe dirigente responsabile in dialogo con la società civile. Resta l’impegno formativo che ci coinvolge anche come Chiesa e che mira a un serio lavoro di presa di coscienza del valore del bene comune. La Chiesa, infatti, col suo lavoro nelle parrocchie può, evangelizzando, educare ancora una nuova cittadinanza, che è la premessa per una nuova buona politica. La Sicilia è oggi un segnale da ascoltare. Il tempo utile è, infatti, sempre più breve. Viva la Sicilia e viva l’Italia!

Inchiesta.Tutti “pazzi” per Facebook

Festa a S.Nazaro.L’unità pastorale non è così lontana

Rugby a Brescia.La nazionale azzurraal Rigamonti

Ripresa: se la formica è sempre più affaticata

Ccdc. Shalom.Il saluto all’origine della relazione

Non si finirà mai di considerare abbastanza la traccia che il tempo, come nel caso della chiesa di Santa Maria, lascia sulle cose e sugli immobili in particolare. A parte lo stile, che denota l’epoca nella quale l’opera architettonica è na-ta e cresciuta, bisogna pensare all’impegno, tutt’altro che lieve, che è servito per realizzarla. Impegno finanziario soprattutto. In simili occasioni la spesa iniziale, sia per la progettazione che per la realizzazione veniva sostenuta dal

mecenate. Nel caso della nostra chiesa questo c’è stato, in parte per opera della nobildonna Laura Gambara, fondatri-

ce dell’Istituto delle Penitenti, in parte c’è stata per i fedeli. Nel tempo, ci sono stati gli interventi per i restauri. I cittadini si so-

no fatti carico dei costi necessari per mantenere integra e aperta la loro chiesa. Nonostante le difficoltà, i cittadini bresciani non han-

no mai abbandonato la chiesa. Nel farsene carico ce l’hanno trasmessa bella e unica, ricca d’arte e di fascino. È stato giusto, oltre che doveroso, raccogliere il testimone dello storico impegno, anche per poterlo trasmet-tere a nostra volta, con quieto orgoglio, alle generazioni che verranno.

Roma. Chiusa l’Assemblea del Sinodo dei vescovi

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utti pazzi per Facebook? Parrebbe di sì, vista la fortuna che in pochi anni ha conosciuto quello che nelle intenzioni di Mark

Zuckerberg, suo inventore, doveva essere un semplice strumento di col-legamento tra gli studenti di un colle-ge statunitense. Da modesto annuario universitario, il “libro dei volti”, ap-punto, è diventato una piazza plane-taria, in cui tutti possono incontrarsi e in cui, per fortuna o purtroppo, posso-no conoscere tutto di tutti. Si tratta di un luogo talmente frequentato da es-sere diventato oggetto di studi prima sociologici e oggi anche psicologici.Di Facebook come fenomeno sociale che non può più essere ridotto a sem-plice moda giovanile si è detto tutto. La stessa Chiesa si è concentrata su questo strumento in cui si dipana una buona parte della vita dei credenti. “Testimoni digitali”, l’ultimo grande convegno celebrato a Roma qualche anno fa, ha detto proprio questo: non si può più voltare la testa da un’altra parte. Serve invece abitare con con-sapevolezza, con competenza questi territori per cercare di portarvi una testimonianza credibile. Un impegno che col tempo è diventata un’urgen-za, non fosse altro per il fatto che in questa piazza virtuale hanno finito per trasferirsi potenzialità ma anche limiti e criticità della vita reale.Delle potenzialità è già stato detto molto: Facebook consente una co-municazione universale, è un luogo in cui anche per persone più timide trovano modo di raccontarsi, di espri-mere emozioni, stati d’animo, rabbia e gioia. Adolescenti e giovanissimi, che

sono i principali utilizzatori di questo strumento, superano in questo univer-so virtuale, si sentono liberi, mettono da parte quelle barriere comunicative che spesso costruiscono nella vita di tutti i giorni. Facebook consente, inol-tre, una velocità di comunicazione e una circolazione delle informazioni impensabile sino a pochi anni fa.Ancora molto lungo e sempre più specifico potrebbe essere l’elenco dei meriti di Facebook. Non manca-no, però, anche le letture critiche, le zone d’ombra, le riflessioni.Senza prendere in considerazione le derive più eclatanti di Facebook: pe-

dofili che adescano giovani vittime, o uso distorto per camuffare la realtà. Non sono solo quelli evidenti i proble-mi. Altri, sicuramente meno pesanti se ne possono porre. Il primo è quello dell’amicizia. Questo sostantivo viene utilizzato come una sorta di “agenda”, per raccogliere tutti i contatti che una persona può vantare su Facebo-ok, una sorta di catena di S.Antonio fatta di amici degli amici… È corret-to, però, parlare di amicizia? Non si rischia di banalizzarla? Cosa c’entra l’amicizia con la semplice conoscen-za? Sono credibili utenti di Facebook che hanno migliaia di amici?Altra questione, che divide, è quella dell’età dei frequentatori di Facebook. Se sono comprensibili adolescenti e giovani che “vivono” di Facebook, a volte lasciando perplesso chi sostie-ne che la vita e i rapporti reali sia-no molto meglio del mondo virtuale (“che senso ha usare Facebook per dirsi ciò che sarebbe più agevole co-municare di persona o, alla peggio, per telefono?” è la domanda che tanti genitori pongono ai figli), desta qual-che perplessità vedere profili di per-sone che l’adolescenza e la gioventù l’hanno superata da tempo. Smanie giovanilistiche, rincorsa del tempo ormai perduto? Difficile rispondere. Si tratta comunque di presenze che ribaltano l’abc della pedagogia. Per anni, nel rapporto genitori-figli, pro-fessore-studente, giovane-adulto etc. si è detto che la confusione dei ruoli rischia di compromettere l’autorevo-lezza delle relazioni. Oggi Facebook ha ribaltato tutto. Permette relazioni intergenerazionali, nuovo dialogo tra docente e alunni, tra giovani e meno

Nei giorni scorsi a Roma il Copercom ha promosso una giornata di studio per gli operatori della comunicazio-ne. È intervenuto, tra gli altri il pro-fessor Tonino Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta su “Costruzione e de-costruzione dell’identità tecnoliquida: dimensioni psicoaffettive e sociorela-zionali dell’era digitale”. Cos’è un’identità tecnoliquida?Siamo transitati dalla modernità li-quida (nella quale l’identità è fluida,

tutto è mutevole, instabile, leggero, informe) alla postmodernità tecnoli-quida: la rivoluzione digitale ha dato una impalpabile sostanza alla liquidità introducendo la potenza del virtuale. Le identità tecnoliquide sono dun-que i profili Facebook, gli avatar che agiscono nel virtuale, le tante identi-tà on line che mettiamo nelle chat e nei social.In questo contesto come cambia-no le dimensioni psicoaffettive e

sociorelazionali?Due grandi rivoluzioni: la tecnomedia-zione della relazione (ci si innamora nei social, si apprende on line, ci si informa in rete, insomma si vive in una dimensione virtuale pervasiva e persistente e l’umano è tecnomedia-to): la connessione è dunque il nuovo medium della relazione; l’irrompere del narcisismo digitale nella relazio-ne già trasformata in connessione. In altri termini: tante tecnorelazioni,

giovani. Ma tutto questo è buono? Fa-cebook è diventato croce e delizia di tanti genitori. Da che tempo è tempo, i figli (salvo rare eccezioni) non hanno mai trovato in mamma e papà le per-sone con cui aprirsi, a cui confidare segreti. Facebook ha sostituito i dia-ri segreti che tutti, in modo più o me-no strutturato, hanno tenuto nell’età difficile della crescita e i genitori si improvvisano novelli detective infor-mativi per scoprire ciò che realmente

i figli pensano. Giungono così a sco-perte che qualche volta sconvolgono. C’è poi un ultimo aspetto che non si può tacere. Facebook è oggi terreno frequentato dalla Chiesa e dai suoi uo-mini. Se le ragioni di questa presenza sono quelle evidenziate nel già citato convegno “Testimoni digitali”, qual-che riflessione meriterebbe lo stile di questa presenza. Tutto per dire che Facebook comincia ad avere qualche risvolto psicologico.

Non possono certo spiegare tutto, ma aiutano enormemente a farsi un’idea di massima. Per conoscere meglio Facebook è bene scoprire un po’ i suoi numeri. Innanzitutto partiamo dal numero di iscritti, che recentemente ha sfondato il tetto di un miliardo, praticamente una persona su sette del pianeta. Tra di essi gli italiani sono ben 22,4 milioni, risultando all’11° posto tra le nazioni “tradizionali” con più utenti iscritti. Altro dato interessante

è quello rappresentato dall’età degli iscritti: dallo scorso mese di settembre, infatti, gli italiani nella fascia d’età compresa tra i 36 e i 45 anni hanno superato i 19-24enni. Non più solo uno spazio “giovane” quindi, anche se in questo caso si tratta di una sorta di ritorno alle origini, quando il social network serviva soprattutto per riallacciare i contatti con i vecchi compagni di scuola. C’è di più: la maggior parte delle connessioni viaggia

infatti su dispositivi mobili, per un totale di 600 milioni di persone. È vietata l’iscrizione in Facebook dei ragazzi minori di 13 anni. Sicurezza facilmente superabile visto che spetta all’interessato attestare la propria età. Numeri impressionanti, se si pensa che sono arrivati a generare 1,3 trilioni di “like”, 219 miliardi di foto e 140 miliardi di amicizie. Verosimile pensare che ora siano alcuni in meno: il mondo con Facebook si è ristretto.

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Conclamato fenomeno sociale, Facebook non poteva non interessare parrocchie e oratori del Bresciano. Dopo la sbarco in internet (sono 90 le parrocchie che hanno dedicato un sito all’oratorio e 140 gli oratori che utilizzano il web per informare sulle proprie iniziative, secondo i dati in possesso del Cob) è ormai in fase avanzata anche quello su Facebook, con un’ottantina di profili ufficiali di oratori bresciani. Una presenza ormai

significativa, confermata anche dal centinaio di sacerdoti che hanno attivato un proprio profilo, che richiede, però, anche una precisa attenzione al momento formativo, sia per i naturali utenti di Facebook che per il mondo delle diverse figure educative che ruotano intorno a questi. L’Ufficio per le comunicazioni sociali da tempo, prima ancora che Facebook diventasse un fenomeno di massa, si è attrezzato per proporre incontri per

genitori e ragazzi, rispondendo in questo modo alle esigenze delle comunità. Anche il Centro oratori ha pensato a un proprio percorso formativo dando vita a “l’officina delle comunicazioni”, uno spazio destinato all’aggiornamento laboratoriale per imparare ad utilizzare gli strumenti comunicativi come occasione di animazione pastorale e per scambiarci e condividere materiali, contenuti e opportunità.

sempre incessantemente connessi, pronti a twiuttare e condividere, ma paradossalmente più soli. Ma sono valide ancora le relazioni fuori da lì?Dobbiamo imparare ad integrare i due registri: reale e virtuale non come dua-listicamente opposti, ma come mondi contemporanei ed integrati.Si può vivere oggi senza social network, senza un tablet o uno smartphone in tasca?

No. I tecnofobi ed i predigitali sono i nuovi disadattati del terzo millennio. Ovviamente anche i tecnodipendenti costituiscono una emergente catego-ria di disadattati.Quale consiglio a un genitore che si vede estraniato da un mondo che corre più di lui e che i propri figli masticano meglio di lui?Niente paura: i nostri figli hanno biso-gno di relazioni autentiche. Poi anche di adulti che non ignorano il digitale.

Perché la nostra società è così af-fascinata dalle molteplici possibi-lità del web 2.0?Perché la tecnologia esalta il narcisi-smo, l’onnipotenza, la deresponsabi-lizzazione nella relazione, l’ambiguità e la ricerca di emozioni: un mix affa-scinante, troppo affascinante per l’uo-mo tecnoliquido. Però attenzione: tut-to ciò può essere fatale, se si perde di vista l’irriducibile bisogno di relazioni autentiche dell’uomo di ogni tempo.

Possiamo parlare di patologie in chi usa Facebook?Esistono i tecnodipendenti: è pato-logia quando la dimensione virtuale, il bisogno di connessione, l’uso del-la rete e la dipendenza dal computer conducono ad un significativo stri-tolamento della vita reale, con isola-mento, chiusura, perdita di relazioni e di interessi reali. Può diventare una dipendenza comportamentale e come tale richiede aiuto.

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e ne è parlato poco, in ri-tardo e, soprattutto, per un periodo troppo breve. Così la siccità e la carestia che negli ultimi anni si sono ab-

battute sul Corno d’Africa sono state relegate, nell’attenzione dei media e, conseguentemente, della comunità internazionale, a semplice emergen-za regionale. Così, purtroppo, non è stato e in soli due anni le persone bi-sognose di assistenza alimentare nel Corno d’Africa hanno raggiunto il numero di 13,3 milioni. Le aree più colpite da questa “catastrofe umani-taria” sono state il centro-sud della Somalia, il Kenya, soprattutto nelle regioni del nord e dell’est, la parte meridionale e orientale dell’Etiopia, l’Eritrea e Gibuti. Si tratta di zone già duramente colpite da situazioni politiche mai risolte che si trascina-no da decenni e che incidono pesan-mente sulla capacità di questi Paesi di rispondere a emergenze umanita-rie ormai croniche. Ancora una vol-ta è stata la Chiesa a farsi carico di una risposta, di un sollievo, seppure piccolo, alle sofferenze di migliaia di persone. Molti i progetti realizzati per rispondere a questa emergenza. Alcuni anche bresciani. Come quel-lo dell’associazione Amare onlus, nata nel 2006 come coordinamen-to tra famiglie unite dall’esperienza dell’adozione internazionale. L’asso-ciazione voleva aiutare il Paese da

aiuto della Caritas diocesana Amare ha potuto garantire alla gente di Jijiga, nella parte est dell’Etiopia, l’accesso permanenrte all’acqua. Il progetto è stato completato poi dalla costruzio-ne di una scuola e di un mulino. Nelle scorse settimane, a certificare ideal-mente la conclusione del progetto, è stato ospite di Amare onlus il vesco-vo di Harar, Woldetensae Ghebreghi-orghis. Il presule ha raccontato di una terra dimenticata da una comunità in-ternazionale che preferisce risponde-re con aiuti alle emergenze umanita-rie che non con progetti in grado di liberarle definitivamente dal rischio

cui provenivano i figli, l’Etiopia ap-punto. Per questo aveva pensato a un progetto che andasse al di là della semplice risposta alle emergenze per affrontare in modo strutturato il tema della siccità. Grazie al determinante

Bufera sulle presidenziali Usa. Non si tratta di una metafora. Questa vol-ta sono proprio gli elementi climatici e non i soliti scandali che mediatica-mentre vengono riassunti nel termine “bufera”, a rischiare di pesare in mo-do determinante sulle elezioni per la scelta del nuovo presidente Usa in calendario per il prossimo 6 novem-bra. L’uragano Sandy che ha flagella-to la costa orienatale degli Stati Uniti, costringendo alla paralisi città come

New York e Chicago, potrebbe rive-larsi l’elemento determinante nella corsa tra il presidente uscente Barack Obama e lo sfidante, il repubblicano Mitt Romney. Secondo sondaggisti e conoscitori dei comportamenti elet-torali degli americani sarà decisivo per l’esito finale della corsa alla Ca-sa Bianca la riposta che il presidente in carica saprà dare a questa nuova emergenza climatica. Non è un caso, dunque, che i due sfidanti abbiano so-

speso i propri impegni elettorali per concentrarsi sull’uragano che si è ab-battuto sugli Stati Uniti. Sono ancora in molti a ricordare che la perdita dei consensi del presidente George W. Bush junior, che sarebbe poi costata la presidenza ai repubblicani, prese il via proprio con il disastroso uragano Katryna che, nel 2005, provocò danni ingentissimi a New Orleans e nell’inte-ra Louisiana. Obama sembra temere più Sandy di Romney.

continuo di crisi. Una terra quella in cui risiede il vescovo di Harar in cui cristiani vivono ancora in condizioni di tranquillità e non avvertono quelle tensioni che sono, invece, presenti in altri Paesi dell’Africa e del Medio Oriente. Mons. Ghebreghiorghis ha voluto ringraziare tutte quelle real-tà come Amare onlus che con gene-rosità aiutano Paesi che conoscono pesanti situazioni e in cui la gente è da troppo in balia di eventi naturali, come possono esserlo la siccità e la relativa carestia, che nel tempo han-no causato migliaia di vittime, nel sostanziale disinteresse del mondo.

L’Italia è un Paese di immigrati. Sono 5 milioni: uno su 12 residenti nella penisola. È uno dei dati della 22ª edizione del Dossier statistico immigrazione di Caritas e Migrantes, realizzato dalla cooperativa Idos, presentato nei giorni scorsi a Roma, in contemporanea con altri capoluoghi di regione. Il messaggio che il Dossier ha scelto per il 2012 è “Non sono numeri” per ridare centralità alla dignità degli immigrati in quanto persone. Il Dossier ha stimato che il numero

complessivo degli immigrati regolari, inclusi i comunitari e quelli non ancora iscritti in anagrafe, abbia di poco superato i 5 milioni di persone alla fine del 2011. Nel 2011 il ministero degli Affari esteri ha rilasciato 231.750 visti per inserimento stabile, in prevalenza per motivi di lavoro e di famiglia, mentre sono stati circa 263mila i permessi di soggiorno validi alla fine del 2010 che, dopo essere scaduti, non sono risultati rinnovati alla fine del 2011. I permessi

di soggiorno in vigore alla fine dell’anno, inclusi i minori iscritti sul titolo dei genitori e al netto dei casi di doppia registrazione (archivio del Ministero dell’interno revisionato dall’Istat), sono stati 3.637.724.È da questa base che i curatori del dossier sono partiti per quantificare, anche con il supporto di altri archivi, la consistenza degli immigrati comunitari che non sono più inclusi nell’archivio dei permessi di soggiorno.

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A dispetto della rilevanza mediatica di cui ha goduto, il Festival della famiglia (nella foto), promosso dal Ministero per la cooperazione internazionale, l’integrazione e le politiche famigliari, tenuto a Riva del Garda lo scorso fine settimana, non ha avuto il successo che in tanti, dal ministro Andrea Riccardi in giù si aspettavano. Si è trattato, in sostanza, di un incontro per addetti ai lavori con un grande assente: quella famiglia che doveva essere, invece, la protagonista.

Brescia si mobilita per le primarie. Almeno per quelle che il Pd ha indet-to per scegliere il proprio candidato premier alle

politiche del prossimo anno. Mentre sta aumentando il numero dei demo-cratici o simpatizzanti che sottoscri-vono l’appello per Bersani (600 i sot-toscrittori al 17 ottobre scorso) va crescendo anche il numero degli am-ministratori che si schierano a fianco del sindaco di Firenze Matteo Renzi.Nei giorni scorsi è stato reso noto un primo elenco di 50 tra sindaci, asses-sori e consiglieri comunali bresciani (non tutti iscritti al Pd è stato sottoli-neato in sede di presentazione) che hanno scelto di sostenere la causa di Renzi ritenendolo, oggi, la miglio-re risposta che il Partito democra-tico possa dare all’antipolitica. 20 i comitati già costituiti in provincia per la corsa del sindaco di Firenze alle primarie che si terranno in tut-to il Paese il 25 novembre e il 2 di-cembre prossimo. A dare voce agli amministratori bresciani pro Renzi Antonio Vivenzi, sindaco di Paderno Franciacorta, Oscar Panigada, pri-mo cittadino di Pisogne, Giancarlo

Maculotti, sindaco di Cerveno e Ni-cola Fiorin, vicesindaco di Bovezzo. “Quelli sorti nel Bresciano – hanno affermato – sono comitati spontanei che hanno accettato non senza criti-che regole per la celebrazione delle primarie che sembrano fare di tutto per allontanare i cittadini da questo momento di importante partecipa-zione democratica. “Quella operata da Renzi – ha affer-mato Alfredo Bazoli, consigliere Pd in Palazzo Loggia – è una proposta coraggiosa e, probabilmente, la mi-gliore che oggi il partito possa dare al clima complessivo di sfiducia che c’è nel Paese”. Una iniziativa che il consigliere comunale ha definito anche “un po’ garibaldina” e proprio per questo destinata ad arrivare lad-dove la politica tradizionale rischia

di fallire. Una proposta che ha mes-so insieme tanti amministratori bre-sciani per aiutare un candidato che pare accreditato di ampie possibili-tà di successo alle politiche ma che rischia seriamente di non passare il primo sbarramento delle primarie. A sostegno di Matteo Renzi, nelle prossime settimane, verrà realizzata nelle prossime settimane una nuova iniziativa provinciale. A pieno regime stanno lavorando anche i comitati a sostegno di Bersani e della candida-tura Laura Puppato. Ancora poco si conosce, invece, sul movimento verso le primarie nel Pdl. La stampa nazionale ha anticipato la possibile candidatura di Mariastella Gelmini, già ministro all’Istruzione nell’ultimo governo Berlusconi. La creazione di comitati e la raccolta di adesioni per le primarie nazionali sta per ora facendo passare in secondo piano il tema delle primarie per le elezioni amministrative che si terranno nel-la primavera del 2013. Molti ancora i nodi da sciogliere e tanti i passi da compiere per accorciare le distanze che separano nel Pd quelli che chie-dono le primarie anche per la Loggia e chi, invece, le considerano inutili.

Il consiglio dei ministri presieduto da Monti (nella foto) dovrebbe varare nelle prossime ore il decreto che ufficializza la riduzione del numero delle province italiane che dovrebbero scendere dalle 110 attuali (alcune delle quali anche di recente istituzione) a 50. Criterio per la riduzione il numero di abitanti e la dimensione territoriale. 350mila cittadini e 2500 kmq: questi i limiti per sfuggire alla riduzione. Il decreto istituirà anche 14 città metropolitane.

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E D I T R I C E

LA SCUOLA

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Due fatti. Due casi. Due bufale. La prima riguarda la ministra Elsa Fornero messa sulla graticola per aver accusato i giovani di essere schizzinosi (anzi choosy, con il solito vezzo di usare vocaboli inglesi anche quando non sono necessari: di questo comunque non ha l’esclusiva) davanti alle offerte di lavoro. In effetti la Fornero quando parla ha sempre l’aria della maestrina con la matita rossa in mano per correggere i ‘compiti’ a tutti. Inoltre ha una concezione del lavoro contigua a quella del liberismo selvaggio. Ma nel caso in questione i critici hanno fatto violenza sul suo pensiero perché ascoltando non la singola frase ma l’argomentazione che l’accompagna, ci si può rendere conto che ha fatto delle osservazioni quasi banali. Ha ricordato la crisi e la difficoltà di trovare il posto di lavoro soprattutto per i giovani; poi ha sottolineato che non sempre le proposte che il mercato offre sono in linea con la preparazione e le aspettative dei giovani; perciò ha invitato i giovani a non lasciarsi condizionare da prospettive non realistiche e a immaginare un cammino graduale verso il meglio.

Qualunque cosa fai, ti tirano le pietre

Il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) ha deliberato nei giorni scorsi un nuovo finanziamento per la metropolitana leggera di Brescia pari a 22,7 milioni di euro. Si tratta della seconda parte del finanziamento di circa 80 milioni richiesto a inizio anno dall’amministrazione Comunale e che grazie all’interessamento diretto del ministro Passera si era già concretizzato lo scorso 23 marzo con l’assegnazione di

41,6 milioni di euro. Con questi 64,3 milioni di euro il contributo statale complessivo sale a 355 milioni di euro. Le somme stanziate saranno utilizzate per ridurre l’indebitamento dato che la copertura finanziaria necessaria a garantire il completamento dell’infrastruttura era già stata ottenuta attraverso la stipula di mutui da parte di Brescia Infrastrutture. Per chiudere i conti mancano, però, ancora 16 milioni di euro.

sulla impossibilità di prevedere i terremoti, posizione sostenuta da ricercatori internazionali. La sentenza ha scatenato polemiche violente. Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini ha definito assurda la sentenza e si è fatto assertore di un’azione decisa perché il governo respinga le dimissioni dei componenti della commissione, aggiungendo che “hanno ragione quelli che dicono che l’unico precedente a questa sentenza è quello di Galileo”. Certamente Galileo si è rivoltato

nella tomba. Perché la condanna non è frutto di un pregiudizio ideologico e antiscientifico, ma di una irresponsabilità ‘politica’ di cui i condannati si sono fatti carico. Cosa è avvenuto in quei frangenti? La commissione aveva giustamente rilevato la gravità della situazione ed era a conoscenza dei rischi che la popolazione correva e voleva che tutti ne fossero informati. Invece hanno taciuto perché così ha voluto il mitico Bertolaso, allora responsabile della Protezione

Dentro questo contesto ha messo un inciso che era più un auspicio che un giudizio.Secondo fatto. A L’ Aquila i membri della commissione Grandi rischi sono stati condannati a sei anni di reclusione dal giudice unico Marco Billi, a causa del terremoto. Sono stati ritenuti colpevoli perché hanno dato “informazioni inesatte, incomplete e contraddittorie” sulla pericolosità delle scosse registrate nei sei mesi precedenti al 6 aprile 2009. La difesa ha puntato

(bella protezione) civile e sottosegretario dell’ultimo (per ora) governo Berlusconi. Bertolaso, ora indagato per varie accuse, era uno di quelli che predicavano l’Italia come il Paese di Bengodi dove tutto, sotto l’ala del Capo, funzionava alla perfezione e quindi non avevano paura dei terremoti. Quello degli esperti non fu un errore ‘scientifico’, bensì morale. Il terremoto sarebbe arrivato comunque ma, se fosse scattato l’allarme i morti e i danni potevano essere inferiori a quelli reali. Per inciso, Bertolaso era uno degli eroi del ‘popppolo’!Questi episodi dimostrano che il popolo vero dovrebbe rendersi conto che la verità non è in vendita nè alle edicole, né sui teleschermi, né in rete. Che non basta una parola a condannare una persona. Che gli errori degli uomini non sono quelli della scienza. Che non abbiamo mai avuto tante notizie a disposizione e così poche informazioni. Che non sono mai girate così tante balle nell’etere: tante che, se si riunissero tutte insieme, la terra avrebbe un altro satellite più grande della luna. Che molti amano intorbidare le acque per turlupinare gli sprovveduti.

Nell’ambito della ricorrenza del 60° anniversario di costituzione della Federazione nazionale pensionati della Cisl (Fnp– Cisl), la Segreteria della Fnp- Cisl Lombardia ha promosso sul territorio regionale tre appuntamenti di riflessione. Uno di questi si terrà a Brescia giovedì 8 novembre. Si tratta di una riflessione a più voci sul radicamento del sindacato pensionati nel territorio e sulla sua azione di rappresentanza nei rapporti con le pubbliche

amministrazioni che hannoprodotto l’esperienza della contrattazione sociale a tutela di pensionati. Parteciperanno Margherita Peroni, consigliere Pdl Regione Lombardia, Ugo Duci, segretario Usr Cisl Lombardia, Giacomo Massa, sindaco di Gottolengo, Pier Attilio Supertisegretario generale Anci Lombardia, Carlo Borghetti, consigliere Pd Regione Lombardia. L’incontro si terrà al Centro pastorale Paolo VI di Brescia, a partire dalle 9.30.

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utto quanto ormai viene pensato e proposto in centro storico è, o do-vrebbe essere, in sinto-nia fra le nove parroc-

chie, essendo ormai costituita sulla carta ed effettiva da qualche anno l’unità pastorale. Dal 2006 il parroco di San Nazaro è mons. Gabriele Fi-lippini che in questi mesi ha seguito da vicino il restauro della chiesa par-rocchiale. L’inaugurazione di dome-nica 28 ottobre è stata l’occasione per tracciare un bilancio dell’espe-rienza pastorale. Mons. Filippini, come si stanno preparando le comunità del cen-tro storico al Sinodo sulle unità pastorali e, più in generale, ri-escono a pensare e a elaborare un progetto comune nella quo-tidianità?Abbiamo deciso tutto insieme, c’è stata la preparazione durante l’esta-te e il nostro cammino continuerà, in base agli stimoli che verranno dall’assemblea sinodale, per rinsal-dare ulteriormente l’unità pastora-le. L’aspetto dove si lavora meglio è la pastorale giovanile, perché i giovani con molta più facilità degli anziani – anche per motivi anagra-fici – non hanno problemi a fare le cose insieme, non hanno difficoltà a spostarsi da un ambiente all’altro e a sentire tutto il centro storico come il loro ambito di vita. Anche

chesi degli adulti, si fa un po’ più fa-tica. Ci sono tante forme di cateche-si che vanno maggiormente pensate, pesate e condotte insieme: la cate-chesi battesimale, i corsi di prepa-razione dei fidanzati e, soprattutto, seguire i cosiddetti lontani”.Qual è l’identikit della comunità dei Santi Nazaro e Celso?La parrocchia ha certamente un nu-cleo storico ben radicato, anche se tendenzialmente composto da fa-miglie anziane. C’è una parte consi-stente di stranieri per i quali si sta percorrendo la via dell’integrazione, applicando anche quanto ha scritto

nella carità si lavora bene insieme: si prendono delle decisioni comuni che poi, capillarmente, ogni parroc-chia mette in atto.Si registrano delle criticità?In altri settori, ad esempio la cate-

Da semplice autore di commedie dia-lettali di successo a impegnato scrit-tore del libro “I mille volti di Lourdes” edito dalla Casa Editrice San Giusto Trieste e presentato sabato nella Li-breria Serra Tarantola in città.È così che il coccagliese Enrico Don-ghi (nella foto) ha messo nero su bian-co le esperienze maturale nei suoi sei particolari viaggi a Lourdes: un libro dal linguaggio scorrevole, ma al tem-po stesso carico di phatos e struttu-

rato in tre sezioni dedicate all’avven-tura-scoperta, al dolore fisico e alla sofferenza morale. “Con quest’opera – ha specificato Donghi – mi auguro di lasciar traccia anche in chi dal volon-tariato è lontano: ci sono mille modi per farlo, ma ciò che conta è condivi-dere quel che si può perché solo co-sì, anche di ritorno da Lourdes, non ci rattristeremo: lo porteremo a casa affinché l’esperienza continui”.L’opera è dedicata a due bambini coc-

cagliesi – Tommaso Lorini di tre anni e sottoposto a trapianto di midollo e Giulia Mazzotti prematuramente scomparsa lo scorso 28 giugno – e sa-rà presentata anche nell’ambito della Settimana culturale in agenda dal 17 novembre a Coccaglio, orientata al sostegno dell’iniziativa “Solidarietà per Tommaso” avviata dai genitori del piccolo colpito da leucemia. L’ap-puntamento è per il 22 novembre alle 21 nell’auditorium in Castello.

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il vescovo nella sua lettera “Stra-nieri, ospiti, concittadini”. Il primo passo è quello di avere molta uma-nità con la prospettiva dell’evange-lizzazione senza apparire ingordi di proselitismo. Poi c’è tutta una fa-scia di persone che, pur stimando la Chiesa e partecipando a iniziati-ve di tipo culturali, sono ormai non praticanti dentro al contesto italia-no della secolarizzazione. Queste persone sono, però, disponibili e facilmente raggiungibili attraverso la via culturale per la quale stiamo lavorando con alcune iniziative, tra le quali l’ormai nota Notte nel sacro.

Sono iniziati, a Ronco di Gussago, i lavori di restauro della parrocchiale di San Zenone, danneggiata dalle scosse di terremoto del giugno scorso. Il restauro della neoclassica chiesa settecentesca – affidato all’architetto Stefano Molgora e all’ingegnere Stefano Bergomi – comprenderà opere di consolidamento statico e di miglioramento sismico, lavori per il risanamento causa infiltrazioni e umidità, opere idrauliche e il consolidamento del campanile e

comporterà una spesa di 320mila euro. A prendersi parziale carico di tale cifra la Cei, la Sovrintendenza alle belle arti, la Provincia, la Fondazione comunità bresciana e la Fondazione italiana tabaccai. L’opera di restauro dovrebbe durare circa sei mesi e partirà con la messa in sicurezza del tetto. Le strutture lignee della copertura necessitano di un tempestivo intervento. Diversi fenomeni naturali sono la causa dell’indebolimento della chiesa ed è curioso che San Zenone

sia ricordato per aver salvato la cattedrale da lui costruita e a lui intestata a Verona. La parrocchia sta cercando ulteriori contributi per poter raggiungere finalmente la quota prefissata per il restauro. Si può, così, acquistare un metro quadro di tetto a 400 euro e un metro quadro di edificio a 900 euro. Per contribuire al restauro e all’abbassamento del prezzo si è anche pensato di coinvolgere gli studenti delle scuole d’arte. (Federico Bernardelli Curuz)

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uando si parla di movida (un’altra di quelle paro-le entrate a forza nel no-stro ricco vocabolario) si corre il rischio di essere

fraintesi. La movida, per come la in-tendono gli spagnoli, è la capacità di divertirsi, di fare le ore piccole. La movida, però, non presuppone e non incentiva forme di maleducazio-ne o di mancanza di rispetto del bene pubblico. A Brescia, difficile capire per quale motivo, il fare festa in certi casi include anche degli atteggiamen-ti non sempre pacifici, forse troppo spesso tollerati da chi deve anche sa-per prendere delle decisioni. E così anche in redazione sono arrivate in queste settimane molteplici segnala-zioni relative al chiasso, al frastuono e – in alcuni casi – alla maleduca-zione della zona del Carmine. Ma lo stesso in passato era già successo in piazzale Arnaldo o in via Tosio, sem-pre provenendo da Piazzale Arnaldo, dove per farsi largo con la macchina bisogna avere una buona dose di pa-zienza visto che – calice alla mano – qualcuno occupa beatamente la stra-da. Oggi al centro del dibattito, anche politico con l’opposizione che chiede

al Comune la capacità di assumere delle iniziative in merito, c’è la que-stione del Carmine, un tempo zona “disabitata” e oggi molto popolata dagli esercizi commerciali. Si conta-no nello storico quartiere cittadino 15 bar serali. Fin qui nessun proble-ma, il discrimine è capire se queste strutture agiscono nel rispetto degli orari e della quiete pubblica. È altresì vero che non si può chiedere a un ge-store di mettere il bavaglio alla bocca al proprio cliente, per di più se sta-ziona fuori dal locale. Certo sarebbe da fare una riflessione più approfon-dita sulla possibile convivenza tra le abitazioni e i bar. Non dimentichia-moci che nella seconda metà degli anni Novanta in molti hanno scelto di vivere in questa zona, considerata la più trendy di Brescia, che andava riqualificata. Accanto a questi c’è an-che chi, lì, vive da una vita e avreb-

be diritto a un sano riposo. Forse il punto è proprio questo: è ancora possibile che anche il divertimento possa essere sano o deve, a tutti i costi, essere gridato e schiamazzato? Non si deve, però, fare l’errore di da-re giudizi affrettati e sommari, ma si può chiedere all’amministrazione di rispondere alle domande e alle sol-lecitazioni dei cittadini. Nello stesso quartiere c’è anche chi, come la par-rocchia di San Giovanni, fa cultura e aggregazione senza urla e grida, of-frendo la possibilità di divertirsi ma anche di crescere. Ma di queste re-altà, chissà per quale motivo, se ne parla sempre meno. La loro attività è incisiva ma non fa notizia. La loro attività, se promossa con convinzio-ne anche dalle istituzioni competen-ti, potrebbe essere anche una valido deterrente contro le forme di male-ducazione.

Nella notte fra il 23 e il 24 ottobre del 1917 ingenti forze austro-unga-riche e tedesche sferrarono contro le nostre linee alla frontiera orien-tale un poderoso attacco precedu-to da tiri massicci di artiglieria e largo impiego di gas asfissianti.Le fanterie nemiche già nella mat-tina successiva investirono fra Plezzo e Tolmino le posizioni tenu-te dalla 2ª Armata travolgendole e con una manovra ardita e rivolu-zionaria avanzarono rapidamente nel fondo valle raggiungendo la località di Caporetto.Cominciò così per le nostre Unità una rovinosa ritirata, gran parte del Friuli e del Veneto caddero in mano ai nemici che il 28 ottobre occuparono Udine, sede del Co-mando supremo italiano. Tutto pa-reva perduto ma il nostro esercito mirabilmente guidato dal nuovo Capo di Stato Maggiore generale Armando Diaz riuscì ad attestar-si sulla linea di difesa Altipiani-Grappa-Piave.E proprio sul fiume Piave, “fiume sacro alla Patria”, si svolse una grande battaglia che attraverso alterne fasi culminò con la nostra controffensiva, obbligando il ne-mico a ritirarsi, e creò le premesse per le conclusioni della battaglia di Vittorio Veneto che portò le nostre Armi alla vittoria. E fu il 4 novem-bre del 1918 che venne firmato l’ar-mistizio con gli austriaci e la san-guinosa guerra che costò all’Italia 600mila morti ebbe termine.Brescia ricorderà questo giorno

(diventato Giorno dell’unità nazio-nale e Giornata delle Forze Arma-te e) con un’austera cerimonia che avrà luogo domenica 4 novembre alle 10.30 in Piazza della Loggia e alla quale parteciperanno, oltre a una vasta rappresentanza di As-sociazioni d’arma e combatten-tistiche, tutte le più alte autorità cittadine.Il 2 novembre, invece, alle 10.30 al Cimitero Vantiniano avrà luo-go una cerimonia commemorati-va per i Caduti di tutte le guerre. (Franco Panzerini)

La comunità europea ha rilanciato per il 2020 l’obiettivo di dimezzare le vittime degli incidenti stradali. I progressi ottenuti dalla Provincia dal 2001 al 2010 nel campo della sicurezza stradale costituiscono una positiva base di partenza per intensificare l’impegno. “Il nostro importante successo di ridurre il numero delle vittime di circa il 50% equivale – spiega l’Assessorato ai Lavori pubblici della provincia – a oltre 380 vite umane risparmiate sulle strade

della nostra provincia nell’ultimo decennio. Il recente incremento di vittime registrato nel 2011 rispetto al trend precedente ci obbliga a intensificare considerevolmente gli sforzi per conseguire l’obiettivo europeo di dimezzare nuovamente la mortalità stradale entro il 2020. La “guida sicura” risponde all’obiettivo di fornire a dei giovani conducenti competenze utili nelle situazioni di difficoltà, onde scongiurare incidenti fatali dovuti, per esempio, a particolari condizioni climatiche.

I sinistri si verificano in condizioni ordinarie: spesso lungo itinerari noti al conducente. È fondamentale che, oltre alla buona preparazione tecnica, sia curata dalla famiglia e dalle istituzioni scolastiche anche un’educazione verso una vera e propria cultura della sicurezza. “Se analizziamo i dati della mortalità per incidente stradale nell’ultimo decennio, ci conforta – continua la nota dell’Assessorato – la tendenziale riduzione del valore percentuale riferito alle vittime di

età inferiore ai 30 anni rispetto alla restante popolazione bresciana: nella provincia siamo passati da una situazione (nel 2002) in cui il 45% dei morti era costituito da giovani al dato del 25% registrato nel 2011. La Concessionaria Nanni Nember si è fatta promotrice della seconda edizione del progetto “Premiare l’Eccellenza”, che premia con un corso di guida sicura all’autodromo Franciacorta i 100 migliori studenti delle classi V delle scuole superiori bresciane.

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Il trasferimento dalla vecchia palazzina di via Togliatti avvenuto in estate aveva garantito la continuità dei servizi. Alla nuova struttura che ospita l’Asl di Roncadelle mancava solo l’ufficialità del taglio del nastro, che è avvenuto sabato 27 alla presenza del sindaco Michele Orlando e del direttore generale dell’Asl di Brescia Carmelo Scarcella. Il nuovo edificio sorge in via Fermi nell’area di oltre 30mila mq, che fino a qualche anno fa ospitava l’Ikea. A completare

l’insieme sono un’altra palazzina, la Casa delle Associazioni che da qualche tempo ospita già alcuni gruppi, e le aree logistiche costituite da parcheggi, zone di manovra, marciapiedi e piste ciclabili. Per il resto del terreno, le intenzioni dell’Amministrazione comunale, vanno nella direzione di una riqualificazione a parco pubblico. I lavori per la realizzazione delle strutture sono stati coperti dalla società Mella Duemila, l’impresa che sta realizzando il comparto

del quale fa parte anche la nuova sede Ikea. “Con la realizzazione di quest’opera – ha spiegato Orlando – abbiamo aggiunto un nuovo tassello nella riorganizzazione degli edifici pubblici. Consegnamo un’opera moderna ed efficiente, dotata di confort e di soluzioni estetiche ed energetiche innovative, studiate per produrre bassi consumi e un notevole risparmio nella gestione ordinaria”. Nella nuova sede saranno operativi sei medici e 10 tecnici della prevenzione e saranno

garantite diverse tipologie di prestazioni, profilassi delle malattie infettive, interventi correlati all’igiene pubblica, attività medico-legali, prelievi e certificazioni. “Questo nuovo edificio – ha precisato Scarcella – rappresenta l’impegno dell’Asl a mantenere sul territorio servizi essenziali. Roncadelle rappresenta un presidio di rilevanza strategica dove si promuovono prestazioni sanitarie che raggiungono un bacino di utenza di circa 200mila unità”. (v.b.)

ffronto con timore e con onore un incarico entu-siasmante. Ci sono le condizioni per fare bene perché le difficoltà di og-

gi diventino le opportunità di domani. Il nostro compito è quello di prepara-re i giovani, di renderli liberi e creativi, perché possano essere gli attori prin-cipali del film che vivranno”. Il nuo-vo rettore dell’Istituto Cesare Arici, Giuseppe Bernardi, ha le idee chiare. Veneto di Rovigo, nella quotidianità si occupa prevalentemente di finanza straordinaria delle imprese. Conosce, però, da vicino la realtà dell’Istituto vescovile paritario di via Trieste gra-zie alla partecipazione da alcuni anni nel Collegio dei revisori della mede-sima scuola. A questo si aggiunge che ha avuto modo di avvicinarsi da geni-tore, i due figli sono stati ariciani, alle dinamiche scolastiche. Fra gli altri in-carichi, è anche consigliere-tesoriere dell’Accademia cattolica di Brescia. È innegabile registrare che oggi la scuo-la cattolica e più in generale il mondo della scuola vivono un momento de-licato. “Abbiamo il mandato – spiega Bernardi – di rendere sostenibile la nostra attività, una sostenibilità va-loriale ma anche economica. La ve-ra sfida è quella dell’educazione, una sfida sostenuta dalla speranza”. A proposito di speranza, il 20 febbraio ci sarà un convegno su questo tema alla presenza del Vescovo. Sullo sfon-

do restano chiari i principi ispiratori del progetto educativo “tanto tradizio-nale quanto innovativo” elaborato da mons. Canobbio nel 2009. Nell’espo-sizione delle sue argomentazioni, il rettore cita più volte l’espressione “fertilizzazione incrociata” ovvero la “possibilità delle scienze di lavorare

insieme per studiare delle soluzio-ni, perché dobbiamo saper dare un senso alle fatiche dei nostri ragazzi e dei professori”. Quando parliamo dell’Istituto Cesare Arici, oltre a fare riferimento a un’eccellenza maturata nel corso della storia bresciana, con-sideriamo un’offerta formativa che abbraccia un ampio spettro (dall’in-fanzia alla primaria, dalla secondaria di primo grado al liceo) coinvolgen-do complessivamente 524 studenti, 56 docenti e 12 persone ausiliarie. Le scuole paritarie producono ricavi pre-valentemente dalle rette, poi ci sono le offerte straordinarie. Con i ricavi di 524 alunni (56 all’infanzia, 192 alla primaria, 143 alla secondaria di primo grado e 133 al liceo classico) la scuo-la deve pagare il personale e le uten-ze, le manutenzioni… “La scuola, dal punto di vista economico, si trova in una situazione di equilibrio instabile che dipende di anno in anno dalla va-riazione dei ricavi. Si sta cercando di diminuire subito i costi, mantenendo i posti di lavori”. La solidità patrimo-niale non è però in discussione forte di un patrimonio che, però, non pro-duce reddito, basti pensare solo agli spazi offerti gratuitamente all’Uni-versità cattolica. Nel medio periodo, quindi, si possono sintetizzare così le linee guida del nuovo Consiglio di amministrazione: “La razionalizzazio-ne dei costi e la ricerca di condizioni di equilibrio economico”.

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uando si avvicina la fi-ne di ottobre, da qual-che anno a questa par-te, non è più uno spet-tacolo insolito vedere

le vetrina dei negozi riempirsi di zucche, ragnatele e mostri assorti-ti. Nei centri commerciali i ragazzi fanno a gara per comprare vestiti da zombie o vampiri e locali e di-scoteche propongono un profluvio di feste a tema. Insomma, Hallowe-en si avvicina.La festa di origine celtica molto diffusa nel mondo anglosassone e importata in Italia, ca va sans dire, dall’America ha nel tempo preso pie-de nel calendario e, in parte, anche nelle abitudini nostrane, tanto che capita quella sera di veder girare per i paesi o i quartieri gruppi di bam-bini per l’ormai famoso “dolcetto o scherzetto?”.Questa ricorrenza tuttavia ha susci-tato non poche perplessità e conti-nua a farlo. Molti i motivi: dalle con-siderazioni puramente commerciali (tutto sommato le più innocue) fi-no alla coincidenza con le festività dei Santi e dei fedeli defunti, delle quali si corre il rischio di smarrire il significato, il rapporto più auten-tico con l’Aldilà proposto dalla fe-de cristiana, nella comunione dei Santi e nel rapporto con i propri cari defunti. Non ultime infine, le venature inquietanti ed esoteriche

che la festa porta con sé. A parti-re da tutte queste ragioni diverse parrocchie, anche nel bresciano, organizzano sovente alcune “con-tromanifestazioni”, serate che nella Vigilia di Ognissanti, il 31 ottobre, aiutino soprattutto i più giovani, a scoprire o riscoprire il vero signifi-

cato di questa solennità. Quest’anno nella Bassa si segnala per esempio l’iniziativa portata avanti dall’ora-torio San Giovanni Bosco di Rudia-no: alle 20.30 infatti, dopo il ritrovo nell’attigua disciplina, sfilata iniziale all’interno della chiesa parrocchiale, con i bambini a impersonare, gra-zie a costumi che richiamano la lo-ro iconografia tradizionale, il Santo preferito o del quale portano i no-mi. In seguito, alle 21, festa vera e propria con un rinfresco a base dei consueti dolci di questo periodo (il famoso “pane dei morti”), preparati con la collaborazione delle mamme della parrocchia, e poi via con pile e biciclette per una suggestiva caccia al tesoro by night.Una vigilia animata poi da giochi, musica, canti e balli, che però non dimentica il momento più impor-tante: a mezzanotte, infatti, tutti invitati nella cappella dell’oratorio per la solenne Messa di tutti i San-ti. Il modo migliore per ricordare a tutti che vivi e defunti non si incon-trano solamente una sera all’anno, tra mistero e terrore, ma ogni volta che ci si riunisce in chiesa intorno all’altare, tutti compresi in un solo abbraccio che tocca cielo e terra. L’iniziativa di Rudiano, forse, non sarà certamente l’unica in diocesi, ma vale la pena che venga ricordata e promossa come testimonianza da riprendere in altri oratori.

Mairano ha cambiato il sistema di raccolta differenziata e i primi risultati non si sono fatti attendere. In sostanza la novità consiste nell’introduzione, su tutto il territorio, di cassonetti a calotta elettronica che, pare, dai primi risultati rilevati, siano stati apprezzati dai cittadini. A dimostrarlo sono i dati del mese di settembre: il rifiuto differenziato è aumentato del 12%. Soddisfatto il primo cittadino Vincenzo Lanzoni. “Se si considera –

afferma il sindaco – che la media della percentuale di raccolta differenziata a Mairano nei primi otto mesi del 2012 era stabilizzata attorno al 40/42% (secondo i dati Cogeme) appare sorprendente il dato di settembre. Il primo mese di sperimentazione delle calotte ha fatto sfiorare il 54%. Abbiamo scelto questo nuovo sistema convinti dei risultati che avrebbe portato – prosegue il sindaco Lanzoni – e grazie al grande impegno della gente,

nonché al lavoro di monitoraggio del corpo alpini e della Protezione civile abbiamo raggiunto un dato, secondo noi molto positivo”. L’amministrazione è convinta che la strada intrapresa sia giusta. “Molti cittadini ci stanno sostenendo con comportamenti virtuosi che ci fanno sperare in un ulteriore miglioramento del dato appena diffuso”. Effettivamente i dati che ha trasmesso Cogeme in questi giorni sono molto confortanti e fanno fare a questo Comune un

balzo in avanti nella graduatoria dei paesi della provincia di Brescia in termini di raccolta differenziata. “Un fenomeno che ha sorpreso molti in paese – conclude il sindaco – è la particolare attenzione e lo scrupoloso zelo che molti ragazzini e anziani hanno messo nel nuovo sistema di raccolta con tessera elettronica. Questo ci fa riflettere sulla capacità di modificare in meglio i comportamenti, grazie alla formazione ecologica che si promuove nelle scuole”. (mtm)

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’attivismo e la generosi-tà sono spesso un’arma importante soprattutto in tempi di difficoltà econo-miche: da questo punto di

vista il Comitato genitori della scuola secondaria di primo grado Alberti di Montichiari costituisce un esempio da portare a modello. Anche quest’an-no esso ha dato vita, nei locali del plesso durante il periodo estivo, alla Bancarella del libro usato: prima si è proceduto alla raccolta dei libri usati e successivamente alla vendita degli stessi. “Siamo rimasti positivamente colpiti dall’afflusso di persone che si è presentato – affermano Lorenza Molinari e Sandra Bertini, responsa-bili del Comitato genitori – segno che evidentemente momenti come questi sono essenziali. È bene precisare che la selezione dei libri è stata accurata visto che abbiamo accettato solo testi in buone condizioni e possibilmente privi di scritte a penna, questo per non deturpare gli stessi e renderli, diciamo

Buone notizie in arrivo per i migliori studenti residenti a Montichiari: la Fondazione Don Grazioli, infatti, ha indetto un bando per 20 borse di studio destinate ad universitari. Per partecipare i concorrenti dovranno dimostrare di essere iscritti a un corso di laurea in un’università italiana, non aver superato il 26° anno di età alla data di scadenza del bando e avere riportato la votazione di maturità di 100/100 (se iscritti al primo anno di università), oppure aver una media

di almeno 26/30 (e aver superato esami per un totale di almeno 20 crediti formativi) se iscritti ad anni successivi al primo. Sarà così stilata una prima graduatoria dei probabili vincitori dei quali saranno valutati tutti gli esami sostenuti tra il 1° novembre 2011 e il 31 ottobre 2012 applicando una media ponderata sui voti riportati. Le domande di ammissione al concorso (il cui bando può essere scaricato anche dal sito internet del Comune www.montichiari.it) redatte in carta

semplice, dovranno essere inviate entro il 10 novembre alla sede della Fondazione (C/o studio Nassini e associati, via Brozzoni, 9 – 25125 Brescia) corredate da un breve curriculum vitae e studiorum, dall’elenco degli esami sostenuti nel periodo suddetto e da un documento comprovante l’iscrizione al corso di laurea. La Commissione provvederà a designare i vincitori ed eventualmente ad aumentare il numero delle borse di studio nel caso di studenti idonei

particolarmente meritevoli. La borsa ha la durata di 12 mesi e i vincitori avranno l’obbligo di comunicare l’eventuale interruzione degli studi. La Fondazione Grazioli, presieduta dal dottor Renzo Piva, da decenni aiuta così gli studenti monteclarensi fornendo un sostegno finanziario oltre che uno stimolo alla prosecuzione degli studi nel solco della solidarietà e nel ricordo di don Bartolomeo Grazioli, arciprete di Revere, giustiziato nel 1853 e tra i martiri di Belfiore. (f.m.)

così, accettabili. Noi invitiamo sem-pre, inoltre, a cancellare le eventuali scritte a matita e, soprattutto, a ricor-darsi di segnare, sempre in matita, il nome del proprietario su ogni libro”. I volumi rimasti invenduti e non più in uso sono stati donati al Ctp (Centro territoriale per l’educazione perma-nente in età adulta) di Calcinato che li destinerà ai partecipanti dei corsi serali di scuola media. Il Comitato genitori era costituito, oltre che dalle due referenti, da Giovanna Bressa-nelli, Cristina Pedretti, Cristina Zola, Benedetta Leoci, Marilena Gaudio, Vi-viana Faverzani, Daniela Danieli, Ric-cardo Buccelleni, Angelo Buccelleni, Matteo Buccelleni e Chiara Buccelle-ni. “Non c’è dubbio – sono ancora pa-role di Molinari e Bertini – che l’espe-rienza della Bancarella del libro usato sarà riproposta anche nel 2013 visto il successo: a tal proposito invitiamo genitori generosi ad unirsi a noi come volontari per incrementare l’attività e soddisfare ancora meglio le esigenze delle famiglie”. Per prendere contat-to, Lorenza Molinari (333/4960028) o Sandra Bertini (339/7303264).

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A partire dal 7 ottobre l’Azienda ospedaliera di Desenzano ha avviato una collaborazione con l’associazione Dutur Kaos che prevede la presenza, presso il reparto di Pediatria dell’Ospedale di Manerbio, di numerosi volontari, che vestiti con camici bianchi rallegrati con tanti disegni colorati, offrono momenti di serenità ed evasione ai bambini ricoverati e ai loro genitori. La dr.ssa Sottiletta, la dr.ssa Maga Magò, il dr. Abbraccio, il dr. Krusty e tanti

altri medici-clown intrattengono i piccoli degenti dalle ore 15 alle 17 di ogni domenica pomeriggio, quando l’attività sanitaria è ridotta, con giochi di prestigio, magie, palloncini colorati, bolle di sapone e con la lettura di libri illustrati, fiabe e filastrocche.L’associazione Dutur Kaos, presieduta da Massimo Manfrini (dr. Valvola), ha sede a Montichiari ed opera dal 2002 grazie a 88 associati che, in modo del tutto gratuito, hanno deciso di dedicare

parte del loro tempo libero ai bambini ricoverati nei reparti di Pediatria degli Ospedali locali con l’obiettivo di alleviare situazioni di difficoltà tramite la comicità ed il riso. I volontari seguono un corso di formazione iniziale della durata di 12 lezioni – che prevede incontri con psicologi, psicoterapeuti, infermieri, mimi, maghi e giocolieri – fondamentale per acquisire le corrette modalità di approccio ai reparti ospedalieri e ai bambini e per affinare gli aspetti del gioco

che prediligono e che intendono impiegare nella loro attività di volontario. Oltre al corso iniziale ogni associato partecipa inoltre, una volta al mese, ad una serata di formazione sulle tecniche di gioco e di intrattenimento.L’attività dei medici-clown di Dutur Kaos si affianca all’attività dei volontari Abio (Associazione bambino in ospedale) che da tempo opera a favore dei piccoli ricoverati presso la Pediatria di Manerbio.

a 10 anni su e giù per i tasti bianchi e neri del pianoforte. A San Pao-lo si rinnova e arriva al traguardo del decennio

il festival pianistico “Don Emilio Verzeletti”, pezzo forte della sta-gione artistica curata dal centro culturale intitolato al sacerdote bresciano.Quattro appuntamenti di musica di alto livello, tra il 3 e l’11 novem-bre, nella cornice dell’auditorium Tregambi di San Paolo, nel solco di una tradizione che accomuna eccellenza e innovazione.Il festival, infatti, era nato origina-riamente per dare un degno palco-scenico a giovani pianisti e musici-sti bresciani emergenti, arricchen-dosi poi nel corso del tempo anche della partecipazione di grandi no-mi, tra cui spicca il direttore arti-stico del Festival, Gerardo Chimi-ni, pianista di fama internazionale e docente del Conservatorio “Luca Marenzio” di Brescia. Oltre a lui sul palco si sono succeduti anche artisti come Roberto Bulla e Fran-cesco Gussago, Francesca Tirale e Daniel Espen, ai quali bisogna ag-giungere Pasquale Belmonte, An-ca Vasile e Roberto Ranieri, sen-za contare Stefano Ghisleri, Ivan Ronda e Dario Mombelli.Anche quest’anno secondo la ras-segna si terrà su quattro serate,

che, come da tradizione dell’even-to, saranno ad ingresso libero e gratuito.Dunque, per la prima settimana, spazio ai concerti in duo con Ful-vio Capra insieme ad Andrea Fac-chi e Stefania Maratti con Sara Tomasoni, mentre di più ampio

respiro saranno le serate del 10 e 11 novembre. Sabato sarà infatti la volta del concerto lirico con la partecipazione del coro “Sereno” di Brescia, una serata che alla mu-sica unisce anche l’aspetto convi-viale, dato che dopo l’esibizione ci sarà spazio per una cena offer-ta dal circolo stesso, un modo per sottolineare la dimensione di ami-cizia che da sempre caratterizza questa manifestazione.Domenica, invece, grande conclu-sione del festival con il concerto per pianoforte e orchestra: l’esibi-zione del maestro Gerardo Chimi-ni e dell’orchestra da camera del conservatorio di Darfo saranno il fiore all’occhiello di questa edizio-ne. “Si tratta di una sorta di regalo che ci facciamo per il decennale – commenta in proposito il presi-dente del Circolo Angelo Martani – una serata speciale nella quale vogliamo festeggiare questo tra-guardo. Il festival, come sottoli-neato in seguito dallo stesso pre-sidente, mette insieme l’obiettivo di fare musica di qualità con quel-lo di richiamare il maggior numero possibile di persone.“Per noi queste caratteristiche so-no fondamentali – ha poi aggiunto al riguardo – e vogliamo che riman-gano tali anche in futuro, anche se l’impegno nell’organizzazione non è indifferente”.

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l matrimonio fra Ponte di Legno e Temù è saltato, almeno per il momento. Gli elettori del Comu-ne più piccolo, quello di Temù, chiamati domenica 28 ottobre

assieme ai dalignesi per esprimere il proprio parere, si sono pronunciati in senso contrario alla fusione fra i due Comuni dell’Alta Valcamonica. Alla fine fra le ragioni del sì e quelle del no a Temù hanno avuto la meglio i ti-mori per la perdita di autonomia. Le percentuali dei votanti sono risultate superiori al 70% e ciò è un segnale di come la questione abbia molto coin-volto le due comunità, apprezzando la scelta dello strumento referenda-rio. A Ponte di Legno 642 elettori, pari al 58%, si sono espressi a favore della fusione e solo 465 (42%) sono stati i contrari. Di segno contrario l’orien-tamento dei cittadini del Comune di Temù, che in 389 cioè il 55,6%, hanno bocciato l’unione, contro 310 (44,4%) favorevoli. Va anche segnalato che il risultato ha espresso notevoli disomo-geneità fra le contrade e, quindi, all’in-terno dei Comuni delle vere e proprie spaccature. Temù-centro e Pontagna, infatti, hanno sonoramente bocciato (61,6%) l’idea del proprio sindaco Ro-

berto Menici e dell’ex-primo cittadino Corrado Tomasi, ora presidente di Co-munità montana e Bim, che, invece, hanno raccolto ampi consensi nella piccola Villa Dalegno (62,3%). Allo stesso modo il sindaco Mario Bezzi ha trovato seguito nei due seggi di Ponte (62,1% e 51,1%), ma soprattut-to a Pezzo (72,9%); niente da fare, in-vece, a Precasaglio (51,8% di contra-ri). Dunque, i pronostici della vigilia che davano probabile la vittoria del sì anche a Temù, sono stati smentiti. Che qualche dubbio affiorasse lo si era capito con la boutade dei rifiuti e acqua gratis in caso di vittoria del sì, una promessa che si è rivelata un boomerang. Comprensibile l’entusia-smo del fronte del no dato per battu-to. Così come palpabile nelle prime dichiarazioni a caldo la delusione per i sostenitori di quello che Bezzi ha definito “forse un progetto troppo

ambizioso”. Per il sindaco dalignese si prepara, per altro, il passo d’addio, dato che in primavera scadrà il suo secondo mandato e non potrà rican-didarsi, come sarebbe accaduto se la compagine comunale fosse cambiata grazie all’unione con Temù. D’altra parte per Temù significava rinuncia-re a molto, diventando una minoran-za con peso piuttosto ridotto, come il quesito referendario stesso lasciava palesemente intendere prevedendo di mantenere per il nuovo Comune la sola denominazione di ‘Ponte di Legno’. Va comunque ricordato che il referendum aveva un valore consulti-vo e spetterà alla Regione Lombardia decidere sulla questione della unifica-zione. Difficile, comunque, ora andar contro il volere del popolo, anche se l’esito a Villa Dalegno potrebbe, pro-prio in ottemperanza a quel volere, aprire un fronte ‘separatista’

Scoprire Breno; visitare gli angoli più belli e suggestivi, conoscendo a fondo la sua storia e la cultura; poi apprenderne i segreti e le cu-riosità, i dettagli che hanno reso famosa nel tempo la cittadina del-la media Valle Camonica. Oggi è possibile, grazie alla “Pro loco” e al Comune che hanno ideato e re-alizzato tre nuovi strumenti inno-vativi ed al passo coi tempi per in-formare turisti e visitatori e sazia-re il loro desiderio di conoscenza. Da qualche giorno sono disponi-bili i moderni dispositivi che per-metteranno proprio a tutti, giova-ni ed adulti, di scoprire quanto di bello offra Breno per chi intenda visitarla. La novità più tecnologi-ca è la realizzazione di “iBreno”, un “app” per cellulari e “tablet” di ultima generazione (“iPhone”, “iPod”, “touch”, “iPad” e, tra qual-che mese, anche “Android”), che accompagna passo passo i turisti nella visita del borgo, con pagi-ne esplicative di presentazione di tutto il patrimonio storico, artisti-co e naturalistico dell’abitato ed informazioni di base sui servizi, con la possibilità anche di inseri-re sempre nuovi dettagli e “news”. L’applicazione è scaricabile gra-tuitamente sullo “store” dell’Ap-ple e accompagna i visitatori alla scoperta del centro storico e della periferia. “L’applicazione ‘iBreno’ è una guida per chiunque voglia co-noscere il nostro Comune – sotto-linea Emanuele Ongaro, presiden-te della Pro loco – anche perché

contiene l’elenco completo di tutti i siti storici e culturali che si pos-sono visitare. Il tutto contornato da pagine con descrizioni, recapiti telefonici e mappe. Per accompa-gnare i visitatori alla scoperta del Castello, il principale monumento di Breno, sono state poi realizzate delle audio-guide che consentono, a chi vuole approfondire la cono-scenza completa del maniero, di usufruire di una spiegazione com-piuta e dettagliata, anche senza la presenza fisica di una guida. (e.g.)

Positivo l’esito dell’incontro tra il segretario provinciale della Lega Nord, Enzo Antonini, il responsabile camuno Mario Maisetti e i rappresentanti del “Gruppo civico”, il presidente di Bim e Comunità montana, Corrado Tomasi (nella foto) e il capogruppo Vittorio Marniga. Tomasi e Marniga si sono detti disponibili ad accogliere tutte le richieste avanzate dalla Lega e che prevedono una revisione generale del bilancio dei due enti intermedi e delle

società partecipate, finalizzata ad un’ulteriore riduzione degli sprechi ed all’ottimizzazione delle risorse, che devono essere ridistribuite tra i vari capitoli del bilancio, tenendo conto delle vere priorità della Valcamonica. Il Carroccio ha inoltre chiesto il coinvolgimento di tutte le altre realtà dell’arco alpino con problematiche simili a quella della vallata dell’Oglio, allo scopo di cercare un’ampia convergenza affinché gli utili derivanti dallo sfruttamento delle

risorse idroelettriche rimangano sul territorio dove vengono prodotti; che venga messo in atto un ulteriore giro di vite sui costi della politica sia negli enti comprensoriali che nelle società partecipate; la valorizzazione dell’università di Edolo (laurea in Tutela dell’ambiente e territorio montano); l’attivazione di una struttura che si occupi della riscossione dei tributi a livello locale in sostituzione di Equitalia; maggior impegno affinché vengano sviluppate le infrastrutture

di telecomunicazione a banda larga; impegno concreto a sostegno del sociale, valorizzando il ruolo e le funzioni dell’Azienda territoriale per i servizi alla Persona; massimo impegno per la difesa dei presidi ospedalieri e dell’autonomia dell’Asl di Valcamonica-Sebino; tutela del lavoro e dell’occupazione attraverso misure incentivanti per le piccole e medie imprese ed agevolazioni per l’accesso al credito; sviluppo imprenditoria giovanile (Incubatore di Cividate). (e.g.)

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iovanni Battista Sarnico, alla guida della lista “In-sieme per Ospitaletto”, è stato rieletto sindaco. La sua proclamazione – 3633

voti contro i 2555 raccolti da Angiola Giudici di “Centro destra per Ospita-letto” e i 94 di Giulio Incontro di “Ospi-taletto prima di tutto” che aveva invi-tato i suoi elettori a votare la Giudici condividendone il programma – è av-venuta nel tardo pomeriggio di lune-dì, al termine di due giorni di elezioni amministrative straordinarie, giunte dopo 10 mesi di commissariamento e a un anno abbondante dalla preceden-te tornata elettorale che, nel maggio scorso, aveva decretato primo citta-dino lo stesso Sarnico. La causa sca-tenante dell’annullamento del voto è imputabile alla lista “Forza Nuova” che aveva fatto autentificare le firme dal consigliere comunale di Lumezza-ne Giorgio Foresti. Irregolarità colta al volo dalla candidata sindaco Angio-la Maria Giudici di “Centro destra per Ospitaletto” sconfitta per 121 voti, che presentò ricorso al Tar di Brescia per un richiamo alle urne a fronte di un “risultato elettorale potenzialmente falsato”. “La vittoria è stata netta (con uno scarto di 1078 voti nei confronti della lista Pdl e Lega) – ha commen-tato il neo rieletto Sarnico –: anche se avrei preferito evitare che si ripetesse-ro queste votazioni, la soddisfazione

è grande nel riveder riconfermato un voto premiante un’amministrazione che punta su una politica vera e gio-vane come reale bisogno manifestato dai cittadini, ai quali va il mio sincero ringraziamento per il bene e la fiducia dimostratami”. “Ha vinto la politica sana e i seri progetti – ha puntualiz-

L’appuntamento si ripete puntuale e l’associazione Tradizioni agricole di Coccaglio è ormai pronta a scendere in campo, in vista della quarta edizione della grande Festa del ringraziamento (detta anche dell’agricoltura), organizzata in collaborazione con il Comune per l’intera giornata di domenica 4 novembre.Il programma della rassegna prevede già nella prima mattinata (attorno alle 9) il

ritrovo dei trattori e dei vari mezzi agricoli nel parcheggio del campo sportivo da dove, verso le 9.15, prenderà il via la partecipata sfilata verso la centrale piazza Luca Marenzio. Alle 10.30 nella parrocchiale, si terrà la celebrazione di una Santa Messa, durante la quale verranno offerti e portati all’altare i frutti e prodotti della terra, mentre al termine della cerimonia, non mancherà come da rituale l’agognata benedizione delle

macchine agricole all’aperto.Alle 12.30 ad allietare la già festosa ricorrenza, contribuirà anche pranzo sociale imbandito al “Bar 75” e al quale per aderire è però necessaria la prenotazione, telefonando ai numeri: 3482642300 – 3290555916 – 3483524956.Per tutti gli agricoltori, le famiglie, ma anche esperti del settore o semplici curiosi ed appassionati, nel centro storico del paese, resteranno inoltre

in libera visione e per tutto il giorno, le varie macchine agricole esposte.Negli spazi del vicino Centro giovanile “Il Focolare” di Coccaglio, potrà invece essere ammirata un’interessante mostra fotografica, interamente dedicata alle tradizioni contadine e all’attività agricola di altri tempi, mentre ad allietare lingua e palato, non mancheranno sfiziose degustazioni di prodotti tipici del territorio. (a.s.)

zato Sarnico, sottolineando la buona l’affluenza degli elettori (il 67% contro il 76% delle precedenti votazioni) – no-nostante la disaffezione per la politica di questo periodo”. Ed ora, come vi muoverete? “La squadra c’è già e da-remo quanto prima gli incarichi: sare-mo attenti alle condizioni delle fasce e famiglie più colpite dalla crisi e nel dare una risposta alle problematiche emerse in questi mesi sul territorio. Andremo gradualmente a lavorare per ridurre il peso dell’aliquota Imu, in particolare per la prima casa, con uno sforzo particolare sull’Irpef, ma reintrodurremo anche i servizi sani-tari interrotti e rivolgeremo massima attenzione al tema infrastrutture”.

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A dicembre compirà 25 anni: parliamo del “Gruppo antincendio agro-forestale Lumezza-ne”. costituito con atto

notarile il 17 dicembre 1987 e 13 so-ci fondatori. Furono subito messi a dura prova. Erano anni in cui gli in-cendi per numero e dimensioni era-no allarmanti sulle montagne della zona. Nel periodo 88/93 i volontari intervennero in sei anni su 95 incen-di, con la media di 16 all’anno, con 6122 ore complessive di impegno sul terreno. L’“annus orribilis” fu il 1993: 18 incendi con 267 presenze a turno dei volontari per complessive 1617 ore. Un lavoro enorme e impa-gabile come è sempre la generosità. Il loro motto ne riassume lo spirito “Tempestività, caparbietà e amore per la natura”. Poi arrivarono anni più tranquilli: nei 18 successivi (a fi-ne 2011), grazie anche ad una sorve-glianza sempre più attenta e capilla-re con volontari in motocicletta nelle zone a rischio, sono stati 90, meno di cinque all’anno. “Fortunatamente – commenta il presidente Diego Pa-sotti – nonostante la siccità nel 2012 nessuno”. Fra le cifre dei 25 anni,

giusto ricordare che nel tempo si so-no alternati fino a 108 volontari. Og-gi l’organico è composto da 33 unità divise in tre squadre con un turno di reperibilità settimanale. Tornan-do alla storia subito acquistarono il primo mezzo antincendio: attual-mente sono tre con un Nissan Patrol attrezzabile col modulo completo serbatoio e pompa. Hanno la grande vasca e pompa di riempimento per il pescaggio di acqua degli elicotte-ri. I soffiatori sono 12. Ogni squadra di turno è operativa per dotazione di attrezzature e pronto intervento. Un impegno economico non indifferen-te: un’attrezzatura individuale costa sugli 800 euro. La sede operativa è in locali comunali in via Marconi 21 A. Il gruppo è retto da un direttivo di 11: il vice di Pasotti è Bruno Peli; Renato Gozio il tesoriere e Marian-gela Bernardi il segretario. Non solo

incendi: il gruppo è profondamente inserito nella comunità valgobbina collaborando attivamente con le di-verse realtà,dal Comune al Corpo fo-restale, Carabinieri e Polizia, Comu-nità montana, parrocchie, associa-zioni, scuole. Con queste ha messo a dimora numerose piante affidate poi agli alunni: piantumazioni al Piass de Grì, in via Ragazzi del 99; nelle ele-mentari di S. Apollonio, Rossaghe, Faidana. E ancora: la “Giornata del verde pulito”, manifestazioni di si-mulazione d’interventi nell’ambito del progetto “Protezione civile”. “Il totale dei 25 anni è significativo: 185 incendi, 9301 ore di impegno, 2054 presenze. Oggi l’organico è compo-sto da 33 unità divise in tre squadre con un turno di reperibilità settima-nale conclude Pasotti – speriamo che il buon esempio stimoli giovani generosi a entrare nel gruppo”.

Siamo ormai alla fase di definizio-ne in sede Ato (Autorità d’ambito territoriale ottimale) per il collet-tore che nel prossimo futuro verrà costruito a Nave: un impianto che andrà a collegarsi con quello pro-veniente dal confinante territorio di Bovezzo e destinato a convoglia-re tutti i reflui verso la Bassa bre-sciana sino al depuratore di Ver-ziano. Un’opera molto importante per il Comune navense (nella foto, il sindaco Tiziano Bertoli), che en-tro la fine dell’anno dovrebbe arri-vare all’approvazione del progetto esecutivo.“Si tratta di un progetto cui tenia-mo molto – dice l’assessore ai La-vori pubblici, Carlo Ramazzini –, un progetto che consentirà di in-nalzare la qualità di vita dell’inte-ro paese. Infatti, con il collettore andremo a convogliare tutti i reflui entro un’unica struttura e potre-mo chiudere definitivamente tutti gli accessi al fiume Garza; inoltre, l’opera ha un valore complessi-vo di quattro milioni di euro, ma per l’amministrazione comunale sarà assolutamente a costo zero, poiché viene finanziata per intero da Ato”. Un’opera di collettamen-to che andrà a cambiare sensibil-mente l’attuale situazione che si presenta a Nave, dove gli scarichi fognari sia di matrice civile sia industriale sono convogliati tutti verso il depuratore che si trova nella frazione di Muratello. Con la nuova opera, invece, si muove tutto lungo la medesima direttrice,

facendo poi viaggiare i reflui ver-so la meta finale di Verziano. “Nel dettaglio – precisa l’assessore na-vense Ramazzini – parliamo di cir-ca due chilometri di tunnel con cui incanalare i reflui che da via Edi-son andranno a intercettare tutti e cinque i punti di scarico presenti sul territorio e che ad oggi invece vanno a riversarsi direttamente nel Garza”. Ora non resta che atten-dere la fine dell’anno per mettere nero su bianco l’approvazione del progetto esecutivo e dare il via ai lavori. (a.a.)

Lunedi 22 ottobre presso la biblioteca comunale di Concesio è stato presentato il libro di poesie, filastrocche, racconti in lingua ed in dialetto bresciano della concittadina Alessandra Ghidinelli, a un anno esatto dalla sua morte, prematuramente accorsa dopo una sofferta malattia. L’attore Sergio Isonni, commosso, ha declamato alcune pagine. L’idea di raccogliere in un’antologica sia le poesie già pubblicate nel

1981 (in “Io e dintorni” per la “La Voce del Popolo edizioni”) che tutti gli altri fogli, sparsi nei cassetti, è venuta al marito Riccardo, desideroso che ”tutti potessero fruire degli scritti di Alessandra, nei quali c’era sempre una morale e un finale positivo, utile a capire meglio la vita e ad affrontarne i problemi. Dopo averne parlato con l’amministrazione comunale, che ha prontamente patrocinato l’iniziativa, e

chiesto l’aiuto ad Andrea Barretta (che ha anche firmato la pregevole presentazione, pennellando la vita di Alessandra e accompagnando il lettore alla comprensione delle opere), ci siamo messi al lavoro nella battitura degli scritti che abbiamo voluto mantenere nella loro originale e genuina scrittura”. Alessandra Ghidinelli scriveva poesie in dialetto fin da bambina, aveva letto molti poeti, con predilezione per

Canossi e Cibaldi, maturando uno stile personale che la porterà a riscuotere meritevoli riconoscimenti nei numerosi premi letterari a cui parteciperà dal 1981 al 1987. In quel periodo frequenta anche un corso di teologia per laici per, poi, insegnare religione nelle Scuole elementari di Concesio. Il titolo del libro -“Il sonno dell’ultimo tochèl di notte”- prende spunto da una delle sue poesie in vernacolo. (Giuseppe Belleri)

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ontinua a investire sul ri-sparmio energetico l’am-ministrazione comunale di Lumezzane. “Già nella scorsa primavera – dice

l’assessore all’Ambiente Andrea Ca-puzzi – abbiamo colto l’opportunità offertaci dalla campagna ministeriale “Il Sole a scuola” che favoriva l’utiliz-zo dell’energia solare nelle strutture scolastiche pubbliche con la costru-zione di impianti a energia alternati-va e la realizzazione di laboratori di approfondimento. Allora avanzam-mo la richiesta per coprire la spesa di 150mila euro necessaria alla rea-lizzazione di cinque impianti proget-tati dall’Ufficio tecnico comunale: a Sant’Apollonio la scuola elementare “V. Bachelet” (25mila euro) e la media “Terzi Lana” (37mila euro); a San Se-bastiano l’istituto comprensivo “Ma-ria Seneci” (28mila euro); a Premia-no l’agenzia formativa “Don Angelo Tedoldi” (25mila euro); infine, nella frazione di Faidana l’elementare “Ma-dre Teresa di Calcutta” per un importo di 32mila euro”. Interventi poi porta-ti a compimento, come già accaduto anche per il centro sportivo di Gom-baiolo e lo stadio comunale. Ora la conversione all’energia alternativa toccherà alla scuola media “Serafino Gnutti” di San Sebastiano e al muni-cipio. “I progetti – continua l’asses-sore Andrea Capuzzi – richiederanno

un investimento di 480mila euro per l’istituto scolastico e 895mila euro per il municipio. Si tratta di grandi inve-stimenti per il Comune, ma possiamo ammortizzare le spese contando an-che su due finanziamenti che arriva-no dalla Regione, rispettivamente di 310 e 156mila euro. Adesso non resta

Un paese si fonda anche e soprattutto sulle spinte e sulle esigenze di chi lo abita, di quei cittadini che ogni giorno ne costituiscono la trama attiva. Per questo motivo l’amministrazione comunale di Lumezzane ha dato ascolto alle numerosissime voci che da tempo in Valgobbia chiedevano l’istituzione di un mercato agricolo. L’Assessorato al commercio e alle attività produttive presieduto da Rosanna Saleri si è messo subito all’opera

e ha ufficializzato la scorsa settimana l’istituzione di un nuovo mercato esclusivamente dedicato alla vendita di prodotti agricoli e contadini. Un mercato che nasce per ora in forma sperimentale, già programmato per ogni seconda domenica del mese di novembre, dicembre e di gennaio 2013. L’iniziativa messa in atto riempirà così piazza Giovanni Paolo II nella frazione di San Sebastiano dalle ore 8 alle 12.30, gremita di bancarelle

che esporranno merce di origine agricola, venduta direttamente dai produttori locali provenienti da diversi Comuni della provincia di Brescia. Una sperimentazione che segue quella avviata a Nave nel dicembre 2011 e a Concesio lo scorso mese di marzo, entrambe realtà nelle quali il mercato agricolo è diventato una presenza settimanale fissa. “Soprattutto – sottolinea l’assessore Rosanna Saleri – si tratta di un’iniziativa che viene attuata sulla strada di

un futuro a chilometri zero, con il produttore che può spiegare alla gente che cosa effettivamente ci sia dietro il lavoro di un prodotto e che cosa significhi acquistarlo senza costi di intermediazione”. L’appuntamento con il mercato agricolo lumezzanese è in piazza Giovanni Paolo II nelle date di domenica 11 novembre, 9 dicembre e 13 gennaio. Per maggiori informazioni è possibile telefonare ai numeri 030.8929225 o 030.8929226. (a.a.)

che far partire la gara per l’appalto dei lavori”. “Avendo già sperimenta-to nel nostro Comune questa tecno-logia – dice il sindaco di Lumezzane, Silverio Vivenzi – possiamo dirci tran-quilli sull’effettiva resa degli impianti rispetto a uno di tipo tradizionale, co-sa che ci consente di muoverci verso una progressiva conversione di tutti gli edifici pubblici presenti sul territo-rio; inoltre, miglioriamo al contempo la qualità dell’ambiente e facciamo da modello per tutti quei privati cittadi-ni che vogliano seguire questa strada e per i quali già da alcuni anni abbia-mo messo a disposizione l’esperien-za dei corsi dell’agenzia CasaClima di Bolzano”.

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Concluse le operazioni legate alla vendemmia, sul Garda ora si guarda all’olio extravergine, un altro prodotto di eccellenza. Sono stati aperti i frantoi e il Consorzio per la tutela dell’olio extravergine di Oliva Dop Garda stima una raccolta di circa 22.460 quintali di oliva completamente sana che lascia prospettare un olio di grande qualità per la prossima campagna olivicola. “La qualità dell’olio – commenta Andrea Bertazzi, presidente del Consorzio

– si prospetta ottima, vista la piena sanità dell’oliva stessa nell’areale del Garda, favorita dalle elevate temperature e dalla bassa umidità di questa estate, fattori che hanno ostacolato lo sviluppo dei principali nemici dell’olivo”. Quella gardesana è la zona di produzione di olio alla latitudine più a nord del mondo e l’eccezionale qualità è frutto di una passione secolare, della cura artigianale e dei rigorosi controlli che il marchio Dop, ottenuto dalla Comunità europea nel 1997,

impone. Le principali caratteristiche di questo “oro verde” sono l’odore fruttato leggero o medio, il sapore fruttato con leggera sensazione di amaro e piccante, cui si aggiunge un retrogusto di mandorla. La produzione è di dimensioni ridotte: commercialmente l’olio extravergine del Garda non raggiunge l’1% della produzione nazionale, ma le sue caratteristiche di freschezza e di delicatezza sono sempre più apprezzate. Il Consorzio, nato per tutelare il

prodotto, assistere e aiutare i soci nelle pratiche per ottenere la certificazione dalla raccolta all’imbottigliamento, opera su Lombardia, Veneto e Trentino, le tre regioni lambite dalle acque del lago e conta 405 olivicoltori associati, 19 molitori e 62 imbottigliatori. Nel mese di giugno l’Unione italiana vini di Verona ha presentato il progetto Oligar, uno studio scientifico per dare risposte riguardanti la qualità e la tipicità dell’olio per tutelare produttori e consumatori. (v.b.)

Salò l’autunno è all’in-segna della solidarietà, dello svago, dell’appro-fondimento e del ricor-do. Nella cittadina ri-

vierasca ha preso il via “Notti di no-te per l’Emilia”, un ciclo di concerti benefici con l’obiettivo di raccoglie-re fondi da destinare all’acquisto e al trasporto di moduli abitativi per le famiglie terremotate di Cavezzo, uno dei centri modenesi più colpiti dal sisma dello scorso maggio. L’ini-ziativa è patrocinata dai Comuni di Salò, Gargnano, Gavardo, Nuvolera, Toscolano Maderno e Vestone e dal-le Comunità montane dell’Alto Gar-da e della Valle Sabbia. Sono cinque gli appuntamenti in calendario nel mese di novembre: venerdì 9, nella parrocchiale di Nuvolera, esibizione delle corali di Nuvolento, Nuvolera, Barghe e Mocasina; sabato 10, nel salone Pio XI a Gavardo, concerto di Anca Vasile al violino e Gabriele Zanetti alla chitarra; venerdì 16, nel-la sala civica Castellani a Gargnano, spettacolo dei cori Erica e Monte Pizzocolo; sabato 17, nel santuario del Carmine a San Felice, concerto delle corali di Bedizzole, San Zeno-ne di Prevalle e M.E. Bossi di Salò. La rassegna si chiude venerdì 23, nell’auditorium Mario Rigoni Stern di Vestone, con l’esibizione del coro di Monte Pizzocolo. L’orario di ini-zio è alle 20.45, l’ingresso è a offer-

ta libera. Tra gli eventi più ‘leggeri’ dell’autunno salodiano segnaliamo l’ultimo appuntamento con la ras-segna degli “Aperitivi letterari”: ve-nerdì 9 alle 18 presso il Replay Cafè di piazza Vittorio Emanuele è atte-so Bruno Festa, giornalista, storico e apprezzato autore di diversi libri

sul territorio lacustre, che presente-rà “Pescatori del Garda bresciano”. Al prezzo di 3 euro si può fruire di un ottimo aperitivo accompagnato da stuzzichini e della presentazione del libro a cura dello stesso autore. Anche quest’anno viene riproposto, nella sala conferenze del Centro so-ciale “I Pini”, il tradizionale ciclo di conferenze che vede alternarsi con inizio alle 15, nei giovedì autunnali e invernali, qualificati relatori che affrontano argomenti di natura cul-turale e approfondimenti in ambito socio-sanitario. Questi i prossimi ap-puntamenti: il 15 novembre il dr. An-gelo Gasparotti esamina temi legati all’Alzheimer, il 29 il prof. Giuseppe Piotti tiene un excursus su “Salò nel ’700” e il 6 dicembre il prof. Claudio Mazzacani interviene sul “Dialet-to di Salò fra cultura e tradizioni”. Gli incontri proseguiranno fino al mese di marzo. Ricordiamo che so-no in corso diverse iniziative pro-mosse per celebrare i 300 anni del Monastero della Visitazione: dal 24 novembre al 6 gennaio presso le Sa-lette Vantini del palazzo municipale sarà visitabile la mostra fotografica “La visitazione di Salò: i giorni della clausura. Cento immagini sulla vita vissuta in monastero”. E in contem-poranea nel Salone dei Provveditori verrà presentato il volume di Pino Mongiello “La Chiesa della Visita-zione di Salò”.

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“Il governo continua a considerare la spesa sociale come spesa improduttiva per il Paese, come un onere da tagliare a tutti i costi”. Così si pronunciano Cisl, Acli e Confcooperative di Brescia nel documento sottoposto all’attenzione dei parlamentari bresciani perché trovino, in sede di discussione in aula della legge di stabilità, i correttivi a misure che, se confermate, rischiano di incidere pensantemente sul welfare. Le proposte del

governo, sostengono ancora le realtà firmatarie dell’appello, confermerebbero il particolare atteggiamento che l’esecutivo guidato da Monti (nella foto) ha nei confronti dello Stato sociale. Già in occasione della spending review, sostengono le tre sigle bresciane, il governo aveva deciso pesanti tagli al welfare senza alcun confronto con il terzo settore, un terzo settore e una cooperazione sociale in particolare, che da tempo avanza proposte di riforma, per

un welfare promozionale che sia una leva dello sviluppo e della crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. “La coesione sociale, gli investimenti in cure relazionali sulla famiglia, sulla natalità e nella scuola per contrastare le povertà – si legge nell’appello –, sono leve di sviluppo a lungo termine”. Invece di investire nel welfare e nella cooperazione sociale (che sono anche un significativo volano di crescita occupazionale, come hanno di recente messo in luce

anche le istituzioni comunitarie), si rischia di usare la scure sui servizi di assistenza e coesione sociale che invece sono ancor più necessari con la crisi che investe il Paese. Inconcepibile, per le realtà che hanno firmato l’appello, risulta quindi l’atteggiamento del governo che elogia il ruolo del terzo settore, a cui si chiede la supplenza agli interventi che l’ente pubblico non è più in grado di garantire. Un elogio a cui, però, non seguono conseguenti ed adeguate azioni di sostegno.

a recente legge di stabili-tà licenziata dal governo e ora all’esame del Par-lamento, ha introdotto misure che rischiano di

affossare il sistema del welfare italiano e di rendere ancora più gravosa e difficile la vita di mol-te famiglie e cittadini, soprattutto quelle più fragili. È questo l’attacco di un appello che Acli, Cisl e Confcooperative di Brescia hanno indirizzato ai par-lamentari bresciani perché si ado-perino per porre rimedio a misure, come l’aumento dell’Iva dal 4% al 10% (e all’11% dal luglio 2013) per le prestazioni socio-sanitarie delle cooperative sociali, che rischiano di essere il colpo di grazia defini-tivo al welfare del Paese, con un aggravio di ben 510 milioni di eu-ro che si ripartirebbero per il 70% sulla pubblica amministrazione e per il 30% sulle famiglie utenti finali dei servizi. “Non possiamo accettare una politica – si legge nell’appello – che dopo aver ta-

gliato innumerevoli volte le risor-se del welfare, caricando i costi su famiglie ed enti locali, incrementa anche le imposte sulle politiche so-ciali a sostegno di minori, anziani, disabili. In questo modo viene con-fermata un’impostazione di fondo che deve assolutamente essere cambiata. Quella cioè di conside-rare la spesa nel sociale come un costo e non come un investimento in capitale sociale”. La conseguenza dell ’aumento dell’Iva non sarà quella di aumen-tare il gettito fiscale, ma di ridurre i servizi per i cittadini: minore nu-mero di posti nei nidi e negli asili,

tagli all’assistenza per disabili, ri-duzione delle ore di apertura per i centri diurni, così come per i po-sti per gli anziani nelle rsa e per l’assistenza domiciliare per i non autosufficienti. Comuni e Asl do-vranno pagare di più, dal momento che saranno chiamati a corrispon-dere oltre i 2/3 dei costi. In una situazione dove già gli enti locali sono in una situazione drammati-ca, considerando che quest’anno il Fondo nazionale per le politiche sociali è stato ridotto a 11 milioni di euro. Le Asl sono alle prese con la riduzione del budget del 5% per il 2012 e (probabilmente) del 10% per il 2013. “In questa situazione, l’aumento – è un altro passaggio dell’appel-lo – dell’Iva rappresenta di fatto un ulteriore taglio, poiché questi enti non hanno certamente risor-se ulteriori per coprire l’aumento dell’Iva. Di fatto, il taglio di servi-zi nel 2013 sarà complessivamen-te del 20% che andrà a sommarsi ai già pesanti tagli effettuati negli

ultimi anni”. Cisl, Acli e Confco-operative denunciano un ulterio-re rischio costituito dalle conse-guenze di sforbiciate su detrazio-ni e deduzioni dal reddito, per le famiglie che si fanno carico di una spesa diretta per le prestazioni so-ciali. Queste – continua l’appello – si troveranno di fronte ad un ul-teriore difficoltà, con il rischio di incentivare la spesa sociale priva-ta in nero”.

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Il Banco di Brescia ha proceduto alla chiusura anticipata del periodo di offerta del social bond i cui proventi saranno in parte devoluti a titolo di liberalità alla Fondazione Opera Caritas San Martino. Durante il periodo di offerta il plafond iniziale del bond, pari a 10 milioni di euro, è stato incrementato portandolo a 15.Lo 0,50% dell’ammontare nominale collocato sarà devoluto dal Banco di Brescia alla Fondazione

Opera Caritas San Martino a sostegno delle diverse azioni che verranno intraprese nell’ambito del Progetto “Spes at Work” che la diocesi di Brescia, d’intesa con la Caritas diocesana, ha di recente presentato alla cittadinanza e che prevede una serie di iniziative specifiche a sostegno dell’occupazione giovanile bresciana. “Le richieste – ha dichiarato Piergiacomo Bollani, direttore territoriale Brescia Città del Banco di Brescia – hanno

superato le più rosee aspettative e sono risultate molto numerose. Siamo decisamente soddisfatti del risultato raggiunto: in pochi giorni abbiamo incrementato il plafond e completato il collocamento dell’intero ammontare dei prestiti obbligazionari”. Soddisfatto della chiusura anticipata è anche Roberto Tonizzo, direttore generale del Banco di Brescia, che ha affermato: “Un’operazione importante che testimonia la sensibilità dei risparmiatori bresciani verso

iniziative che creano valore per la Comunità e ribadisce il tradizionale impegno del nostro Istituto a sostegno di progetti significativi sul nostro territorio, come l’iniziativa Spes at Work dedicata ai tanti giovani che, con comprensibile preoccupazione, si affacciano al mondo del lavoro, e che intende ridare loro fiducia e coraggio, sostenendoli con una serie di azioni concrete. Per questo non escludiamo di valutare, a breve, ulteriori iniziative sul territorio”.

iamo in un momento in cui tutto può accadere. La miseria incomincia ad attanagliare le fami-glie. Sempre di più si ve-

de malcontento, incertezze e pau-ra. La crisi economica in atto or-mai da quattro anni non demorde, anzi si accentua. La crisi è come una grossa fiera che stritola, fran-tuma e polverizza i buoni propo-siti, gli ideali e tutto ciò che fino a ieri era considerato Vangelo. Ma la contropartita è un aumento del-la rabbia e della frustrazione con il conseguente innesco dell’ormai sperimentato fenomeno della “cac-cia alle streghe”, credendo così di risolvere i problemi, magari tro-vando dei colpevoli. Purtroppo non è così che si risol-ve il problema, anzi, bisogna pre-stare attenzione e non dare adito alla voce degli arrabbiati, pronti a soffiare sul fuoco per creare incer-tezze e disordini. Ma per non arri-vare a questo dobbiamo capire il perché del nostro disagio, capirne

le ragioni intime, liberarci di con-fortevoli e fallaci modi di pensare, di ideologie comode e sonnolen-te. Le generazioni nate dagli anni della guerra in avanti, cioè tutti noi, senza eccezioni, hanno avuto la buona sorte di vivere la più en-tusiasmante avventura generatri-ce di ricchezza nell’intera storia dell’uomo, anche se, con molta leggerezza e presunzione non ce ne siamo resi conto. Questo spettacolare ritmo di cre-scita ha creato nella popolazione uno stile di vita superiore alle pro-prie possibilità rendendolo però come fatto comune e normale da

accettare, come se la regola del “tutto dovuto” fosse una legge di natura. Ora tutti aspettano la ripresa e coltivano la speranza che anche quest’ultima crisi sia solo una delle decine di crisi che si sono susse-guite, praticamente senza soluzio-ne di continuità, dagli anni Sessan-ta in avanti. Questa volta è diverso: ci trovia-mo in una situazione diversa, che non ha precedenti e il suo supe-ramento non significa affatto tor-nare a com’era prima. Dobbiamo renderci conto che ormai è iniziato il percorso di dimagrimento della società civile. Nel futuro saremo più poveri e non ci sarà più il mo-do di vivere nel mondo in cui ab-biamo vissuto. Ora ci aspetta un mondo fatto di scelte, speriamo intelligenti, però completamente diverse da quelle che sono state fatte sino ad oggi. Il vivere bene viene soppiantato dal-la scelta di avere un qualche cosa di più o qualche cosa di meno e, se

permettete, il ragionamento diven-ta più sottile e non è più nostro ma nella politica.Ma per riguadagnare la grandez-za e la nobiltà di questo nome, le nostre forze politiche dovrebbero spiegare con cristallina chiarezza (ma non sappiamo se sono in gra-do di farlo) che cosa vogliono pro-muovere, dove intendono investi-re, dove intendono che l’economia e l’intero Paese crescano. E ancor

di più e con maggior puntiglio, de-vono spiegare che cosa invece in-tendono ridurre, eliminare o po-sporre, senza andare alla ricerca di miracoli, tarocchi, maghi o re-sponsi di oracoli vari. È ora di essere seri, di svegliarsi e di meritarsi una volta tanto lo sti-pendio che percepiscono e la fi-ducia degli elettori. Il gusto aspro della verità deve ormai diventare fede per tutti.

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Siecom Energia è un’azienda della Valle Sabbia che si occupa della progettazione e dell’installazione di impianti fotovoltaici ad alto rendimento e opera in tutta la provincia di Brescia e Bergamo, realizzando impianti ad uso civile ed industriale. Durante gli ultimi anni di forte espansione del mercato fotovoltaico, la ricerca di nuovi materiali e di soluzioni sempre più performanti, ha portato l’azienda a individuare dei sistemi di generazione fotovoltaica che

avessero delle caratteristiche innovative e funzionali tali da poter ottenere la massima produzione di energia e il miglior ritorno economico possibile. Oggi la soluzione migliore per piccoli impianti domestici è rappresentata dai nuovissimi micro-inverter. L’impianto fotovoltaico si sa, è composto da pannelli installati sul tetto, ma il lavoro di produzione dell’energia elettrica lo fa l’inverter. Lo svantaggio di questo sistema tradizionale è che basta una piccola

ombra, una foglia che si posa su un pannello, dello sporco o delle incrostazioni che tutta la resa dell’impianto cala drasticamente, anche di un 50%. La soluzione dei micro-inverter consente di ottenere una produzione annua tra il 16% e il 25% superiore rispetto ad un impianto tradizionale! A ogni modulo fotovoltaico, viene fissato una piccola scatola sul retro: cioè il micro-inverter. Il risultato è che ogni modulo è indipendente dall’altro. Se una

foglia cade su un modulo, gli altri produrranno al massimo lo stesso. I micro-inverter sono garantiti 25 anni. Negli Stati Uniti il 30% degli impianti domestici è realizzato con micro-inverter. La mission di Siecom Energia è quella di contribuire alla creazione di basi solide per un futuro nel quale l’energia sarà prodotta solo dalle fonti rinnovabili. Siecom Energia è disponibile per sopralluoghi e preventivi gratuiti: www.siecomenergia.it, o 3381669743.

l regolamento sul Made in e la sua bocciatura da parte del-la Commissione europea: su questa discussa decisione, che elimina di fatto qualsiasi tute-

la sull’origine delle merci europee, Confartigianato prende una posizio-ne fortemente critica.“Noi – sottolinea infatti il presiden-te di Confartigianato imprese unio-ne di Brescia Eugenio Massetti – vogliamo un’identificazione chiara dell’origine dei prodotti e delle la-vorazioni, perché i consumatori nel resto del mondo cercano e vogliono il marchio Made in Italy e sono di-sposti anche a pagare di più per un prodotto realizzato in Italia a rego-la d’arte”.Con questa decisione l’Europa resta l’unico continente che non adotta regolamenti per tutelare l’origine delle proprie merci e valorizzare così le proprie imprese. “Come Con-fartigianato – prosegue Massetti – ci rivolgiamo prima di tutto ai parla-mentari europei italiani perché si schierino a difesa dei produttori ita-

liani e poi al governo perché prenda una posizione decisa nei confronti dell’Unione europea”.Conoscere l’origine dei prodotti è

infatti fondamentale, sia per con-trollare l’adeguata lavorazione sia per informare correttamente gli eventuali compratori su ciò che ac-quistano, come dimostrato dal fatto che, in base ad una ricerca condotta dall’Ufficio studi di Confartigianato, un terzo dei cittadini europei, cioé ben 129 milioni di persone, sceglie cosa acquistare proprio in base ai dati riportati sulle etichette.

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Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Gesù rispose: “Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi”. Lo scriba gli disse: “Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici”. Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: “Non sei lontano dal regno di Dio”. E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Sono passati due anni dalla morte di mia madre e per ricordarla ho volu-to ripetere quello che lei faceva quo-tidianamente: le visite ai malati. Ci vuole coraggio: non sai mai cosa dire, come presentarti che cosa ti troverai davanti. Esco dal cimitero e vado da Giuseppe, da poco ha perso la mo-glie, ha un figlio che per una malattia progressiva è allettato e col respirato-re sempre in funzione. Un altro figlio è morto pochi anni fa, a causa della stessa malattia. I due ragazzi viveva-no nella stessa camera così il secon-dogenito ha visto davanti ai suoi oc-chi quotidianamente, quale sarebbe stato l’iter della sua sofferenza, fino alla morte. Avevo timore a suonare a quel campanello, ma poi, una vol-ta entrato Giuseppe mi ha mostrato

avrebbe voluto; si compiace che Gesù abbia risposto così; si convince che quel Maestro di Nazareth conosce la Scrittura, non è un eretico, non è pe-ricoloso. Se non fosse che Gesù non si accontenta di rispondergli bene: lo provoca non sulle parole ma sulla vi-ta: non sei lontano. Come a dirgli che quelle parole che riesce così bene a mettere insieme usando la Scrittura l’hanno fatto camminare e che forse non si è accorto che ha camminato e che il Regno di Dio non è così lonta-no come lui crede. Lo vuole costrin-gere al salto dal sapere le cose di Dio a provarlo. Per questo anche gli altri hanno paura di interrogarlo: non che li possa mettere all’angolo sulle paro-le. Gesù li costringe ad accorgersi che quelle parole sono vere, sono piene di significato, costringono a prende-re posizione. Sono parole di Vita. Non se n’era accorto ancora? Quel giocare con la Parola l’ha reso più sensibile, più attento di altri. Sta cominciando a sentire e non solo a sapere. È sag-gio. Ma ha ancora quel pezzo di strada da fare, quel passaggio da compiere:

deve imparare a credere alle parole che combina e a trovare Quello che è dietro alle parole che conosce. Lì c’è il Regno, e non è così lontano. Deve solo convincersi che sapere non è ancora credere, che avere in mano la Scrittura non è ancora metterla in pratica. Ma quella risposta sull’amore e i sacrifici sembra lasciare un velo così sottile tra il sapere e il credere che Gesù non può non avvertirlo che il Regno è lì vicino. Basterebbe crede-re. Basterebbe lasciarsi innamorare da quello che le parole della Scrittu-ra dicono e non solo giocarci. Baste-rebbe cambiare prospettiva e vedere che quelle parole sono il modo per camminare nella direzione giusta. Lo scriba sente nella risposta di Gesù la sua bravura; il tale che gli chiede la vita eterna lo chiama ‘buono’; il cieco chiede di vederlo: sono tentativi di-versi per conoscerlo, strade diverse per tentare di andargli incontro. Modi per cercarlo e per sentirlo. E impara-re una nuova prospettiva sulle cose, su Dio e su se stessi. Imparare a cre-dere. Senza paura.

Parole di vitarospettiva. Lo trascina fuori dal suo campo: Ge-sù gli dice che non è lon-tano dal Regno di Dio e lui gli aveva chiesto solo

un’opinione teologica. Non gli era difficile trovare nella Scrittura fra-si da citare a sostegno di una tesi o dell’altra: era una vita che lo faceva; era il suo mestiere. Come il tale che ha osservato i comandamenti fin dal-la giovinezza, lui, lo scriba, ha fre-quentato la Scrittura fin da quando si ricorda, ha imparato a conoscerla, a citarla, a trovare i punti di connes-sione, le citazioni giuste. Si è fatto un bagaglio per rispondere bene alle domande, per costruirsi un discorso su Dio solido e inattaccabile. Sa che può affrontare anche il Maestro con quelle armi e gli riconosce saggezza nel rispondere. Ma attacca su uno degli argomenti preferiti dai maestri della Legge: come sintetizzare tutta la Scrittura in poche righe, come fa-re a trovare il comandamento che li riunisce tutti. E la risposta la sa: sen-te Gesù che gli risponde come lui

tutta la sua gratitudine per la visita. Mi aspettavo un uomo arrabbiato con Dio, invece una grande testimonianza di fede e di amore. La moglie l’ultima mattina della sua vita ha chiamato il marito quando faceva ancora buio di-cendo che sentiva il suo corpo abban-donarla. Chiede che venga avvisato il parroco. Sono le cinque del mattino. Dopo la confessione e il viatico lei e il marito rimangono soli nella stanza. Lui si accovaccia per terra in parte al letto e le tiene la mano. Pochi minuti dopo lei muore, mentre insieme pre-gavano. Brunella, poco più di qua-rant’anni. Una ragazza come tante da giovane: amiche, locali, divertimento, lavoro. Tre anni fa la diagnosi di un tumore. Vado a trovarla con timore: da diversi anni non ci vediamo. Esi-

to, suono, la porta si apre. Mi trovo davanti una donna provata, tanto magra da non avere più le labbra. Mi parla della malattia con lucidità e speranza. È gravissima, una recidiva le ha invaso altri organi del corpo. Le fotografie nel salottino sono tutte di pellegrinaggi a Roma per “il nostro Papa, quello della nostra generazio-ne: Giovanni Paolo II”. Ne parla con affetto: la coda e il viaggio per la mor-te. Già malata con le stampelle per la beatificazione. La ricordavo ragazzi-na spensierata, ora la ritrovo donna maturata dal dolore e resa forte dalla fede. In una mattinata due porte fati-cose da aprire ma due soglie che una volta varcate ti fanno capire come la fede sia forza e speranza a chi sente che la vita ti sta lasciando.

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“Il territorio prima di tutto”. A dirlo è Franco Miano (nella foto), presidente di Azione cattolica, presentando i 16 appuntamenti sul tema “Famiglia: speranza e futuro per la società italiana” che l’associazione organizza in preparazione alla Settimana sociale di Torino (12-15 settembre 2013). “Abbiamo scelto di privilegiare il territorio per favorire di fatto una maggiore sensibilizzazione” e per “leggere il tema generale a partire da contesti locali che

presentano da una parte analogie e dall’altra specificità”, aggiunge Miano. Gli appuntamenti pubblici, che si pongono in continuità con l’Incontro mondiale delle famiglie di Milano dello scorso maggio, partono il 3 novembre a Foligno, e faranno tappa per tutte le regioni ecclesiastiche d’Italia prima di concludersi, in aprile, a Melfi: dalla scuola alla crisi, passando per l’Europa e la crisi, fino al rapporto col Concilio Vaticano II, i temi si intersecano con la famiglia in tutte

le sue sfaccettature (il calendario su www.azionecattolica.it). L’obiettivo è “lavorare affinché attenzione alla vita della famiglia nella concretezza sia sempre viva” e, nel contempo, “sviluppare aspetti in linea con lo stile di vita famigliare: il dialogo tra le generazioni, il rapporto tra le problematiche della famiglia e della vita, la relazione con la vita delle città”. Non bisogna dimenticare, aggiunge il presidente Ac, che “trattando della famiglia parliamo dell’intera società”.

er tre settimane rappre-sentanti dell’episcopato di tutto il mondo, esperti, fedeli laici, uomini e don-ne insieme al Papa si sono

confrontati sulla realtà della nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Davvero, tutta la Chiesa era rappresentata e, dunque, “coinvolta in questo impegno, che – come ha detto il Papa all’Angelus – non mancherà di dare i suoi frutti, con la grazia del Signore”. Il Sinodo è stato un momento di forte comunio-ne ecclesiale, che ancora una volta ha fatto sperimentare la bellezza di essere Chiesa proprio oggi, in que-sto mondo così com’è, in mezzo a questa umanità con le sue fatiche e le sue speranze. Secondo il Papa, ri-pensare al Beato Giovanni XXIII, al Servo di Dio Paolo VI, alla stagione conciliare, è stato quanto mai favore-vole, perché ha aiutato a riconoscere che “la nuova evangelizzazione non è una nostra invenzione, ma è un dina-mismo che si è sviluppato nella Chie-sa in modo particolare dagli anni ‘50 del secolo scorso, quando apparve evidente che anche i Paesi di antica tradizione cristiana erano diventati, come si suol dire, terra di missione”. “Che cosa possiamo dire al termine di queste intense giornate di lavoro?”. Si è interrogato Benedetto XVI, il quale ha ascoltato e raccolto molti spunti di riflessione e molte proposte. A lui ora il compito di ordinare ed elabo-rare il materiale, per offrire a tutta la Chiesa, probabilmente nella forma di esortazione post sinodale, una sin-tesi organica e indicazioni coerenti di cammino. In attesa di conoscere tutto questo, si possono meditare i primi orientamenti generali, che lo stesso Pontefice ha fatto emergere e costituiscono quasi un primo volto dei lavori del Sinodo. Ne ha parlato durante l’omelia. Intanto una consi-derazione generale: la nuova evange-lizzazione riguarda tutta la vita della Chiesa. “Essa si riferisce, in primo luogo, alla pastorale ordinaria che deve essere maggiormente animata dal fuoco dello Spirito, per incendia-re i cuori dei fedeli che regolarmen-te frequentano la Comunità e che si

radunano nel giorno del Signore per nutrirsi della sua Parola e del Pane di vita eterna”. Affermato questo, il Santo Padre indica tre linee pastorali emerse dal Sinodo. La prima riguarda

i sacramenti dell’iniziazione cristiana. “In secondo luogo, la nuova evange-lizzazione è essenzialmente connessa con la missione ad gentes, che riguar-da alcune regioni dell’Africa, dell’Asia

e dell’Oceania i cui abitanti aspetta-no con viva attesa, talvolta senza es-serne pienamente coscienti, il primo annuncio del Vangelo. Ma riguarda un po’ tutti, perché la globalizzazione ha causato un notevole spostamen-to di popolazioni; pertanto, il primo annuncio si impone anche nei Paesi di antica evangelizzazione. Un terzo aspetto riguarda le persone battezza-te che però non vivono le esigenze del battesimo. Queste persone si trovano in tutti i continenti, specialmente nei Paesi più secolarizzati.

m o s t r e

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Mi permetto di far notare l’opportunità di indicare nelle propositiones almeno un paragrafo che stimoli la nuova organizzazione delle unità pastorali all’incentivazione dell’uso delle radio parrocchiali e di altri strumenti informatici, facilmente accessibili. Ho sperimentato in una parrocchia l’uso della radio per trasmettere in tutte le chiese sussidiarie quanto veniva celebrato in una con risultati più che soddisfacenti. Un bravo tecnico mi

ha fatto il ponte interattivo, per cui è bastato insegnare al/alla custode di ogni chiesa a premere un tasto. Poteva esserci l’interscambio non solo per le Messe, ma anche per tutte le altre celebrazioni e devozioni. Penso con grande affetto alle tante chiese che, in assenza del sacerdote residente, diventeranno sussidiarie della chiesa principale e alle tante cappelle frazionali che non possono essere mortificate con una sola Messa “una tantum”, ma, attraverso gli strumenti

informatici, possono godere di tutto quanto si celebra nella chiesa principale. Un angolo per aprire in ogni navata uno schermo collegato via radio-computer con il luogo in cui qualcuno presiede, aiuta ad abbattere distanze, antagonismi e anche qualche legittimo campanilismo storico. Quanto al servizio di persone si tratta di avere per ogni chiesa frazionale un ostiario e la presenza di “un ministro straordinario della Comunione”. (d. Angelo Chiappa)

i fa presto a parlare di unità pastorali, ma come dovrebbero essere com-poste? Con quali criteri si devono scegliere le perso-

ne che poi faranno parte del consi-glio dell’unità pastorale e del gruppo ministeriale stabile? Nelle risposte alla quinta scheda si coglie la pre-occupazione che nella formazione delle liste e/o delle candidature si individuino persone che siano im-pegnate nella comunità, formate, riconosciute come rappresentati-ve, ma anche capaci di progettare insieme, come si coglie dalle sche-de individuali. Per quanto riguar-da la composizione del Consiglio dell’unità pastorale deve essere for-mato dai rappresentanti di tutte le parrocchie che formano l’unità pa-storale. Come sceglierlo? si fanno largo due ipotesi: l’elezione da par-te dei fedeli; l’indicazione da parte dei Consigli pastorali parrocchiali (elezione o nomina). Rimane, però, la possibilità per i presbiteri di no-minare alcuni membri. A proposito del Gruppo ministeriale stabile, le persone che lo compongono non devono essere elette, bensì nomi-nate o dai presbiteri o dal Consiglio dell’unità pastorale. L’incertezza su questo organismo è confermata dal fatto che nelle schede individuali sono state espresse poche osserva-zioni. L’interrogativo sul rapporto tra Cup e Cpp fa emergere il dub-bio sul ruolo di quest’ultimo nella nuova realtà delle unità pastorali. Chi ritiene che il Cpp debba rima-nere pensa che debba porsi in un rapporto di collaborazione, offren-do elementi di conoscenza del terri-torio e traducendo le scelte proget-tuali del Cup nella realtà specifica della parrocchia. Le posizioni sono

però piuttosto diversificate: dalla consultazione di gruppo emerge una certa percentuale che chiede di eli-minare o almeno di rivedere il ruo-lo e la composizione del Cpp; nella consultazione individuale prevale la posizione di mantenere il Consiglio pastorale parrocchiale come garan-zia di presenza sul territorio. I dati di entrambe le forme di consulta-zione rivelano una forte perplessità sugli organismi zonali. Un’alta per-centuale chiede la soppressione del Cpz, altri la revisione del ruolo; que-sto esige che venga ripensata anche l’impostazione delle zone pastorali e il ruolo del Vicario zonale. Inoltre va ripensata la rappresentanza nel Cpd. Per il Cpae, la maggioranza si esprime per il mantenimento del consiglio in parrocchia. Nella con-sultazione individuale, la maggio-ranza è a favore di un consiglio a livello di unità pastorali. Emerge la disponibilità verso un cammino co-mune che potrebbe essere favorito dalla costituzione di una commis-sione di coordinamento che cerchi di ottimizzare le risorse. Per educa-re al discernimento comunitario si ritiene necessaria una formazione adeguata e permanente delle per-sone e momenti di preghiera e spi-ritualità che devono accompagnare tutto il cammino.

e la diminuzione del cle-ro è un dato incontrover-tibile, è altrettanto ve-ro che è cresciuta negli anni la consapevolezza

ministeriale nei laici e nei battez-zati. In entrambe le consultazioni (individuale e di gruppo) emerge la posizione di chi ritiene che le unità pastorali possano favorire il sorgere di nuovi ministeri laicali. L’uso dei termini e le osservazioni espresse manifestano, però, an-che una visione piuttosto confusa circa i ministeri all’interno della Chiesa. Non è chiaro ciò che sta all’origine del ministero, lo speci-fico dei ministeri laicali (confusi anche con diaconi e consacrati), la distinzione tra ministeri istituiti e di fatto. Si tende a far rientrare tra i ministeri ogni forma di servizio e soprattutto a pensarli in funzione di una supplenza a causa della ca-renza dei preti. Qualcuno eviden-zia questo rischio e, specie nelle schede individuali, che suggerisce prudenza e un’adeguata prepara-zione per evitare personalismi e protagonismi indebiti. Gli ambiti in cui si ritiene che maggiormente possano nascere dei ministeri lai-cali sono quelli della liturgia, del-la Parola e della catechesi, della carità, ma anche della pastorale familiare, del sociale, della fragi-lità, come pure in ambito educati-vo (direttore, educatori in orato-rio). Non viene dato molto spazio ai problemi che potrebbero crear-si nel rapporto tra sacerdoti e lai-ci; si sottolinea invece in positivo ciò che può aiutare tutti a portare uno specifico servizio alla Chiesa. È molto diffusa la convinzione che sia necessario precisare sempre meglio ruoli e competenze speci-

fici perché nella chiarezza si può operare meglio nel rispetto e nella fiducia reciproci. La condivisione di progetti elaborati insieme può facilitare il cammino. Viene rac-comandata anche una formazione permanente dei laici al servizio ec-clesiale e per gli ambiti specifici. Qualcuno suggerisce anche di non limitare il diaconato al prevalente servizio liturgico. Per far cogliere il valore della complementarità tra il ministero sponsale e quello pre-sbiterale si suggerisce di cercare occasioni per maturare, anche at-traverso esperienze di confronto e di cammino insieme, la comune responsabilità di essere a servizio. Una conoscenza più approfondita può aiutare a comprendere che la diversità nella sensibilità e nel mo-do di accostarsi ai problemi può diventare ricchezza per tutti. Le coppie possono essere coinvolte in ambiti relativi alla realtà fami-liare, come la preparazione dei fi danzati, il sostegno alle giovani coppie, la pastorale pre e post-battesimale, le coppie in difficol-tà. Si suggerisce anche di favorire l’aggregazione di famiglie per una migliore formazione.

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iflettere su un tema di-scusso come quello dei miracoli è oggi quanto mai doveroso, perché su questo argomento vige

molta confusione; questo è uno dei motivi che mi hanno indotto a pensa-re di organizzare un convegno dedica-to ai miracoli, così da poter fornire ai presenti risposte semplici e chiare ai loro dubbi sul tema”. Con queste pa-role il prof. Massimo Gandolfini, neu-rochirurgo della Fondazione Poliam-bulanza, ha introdotto l’intensa matti-nata di sabato 27, durante la quale si è potuto discutere di miracoli, ponendo fede, teologia e scienza in relazione e dialogo tra loro su questo tema. “La vocazione alla santità non è indirizza-ta a pochi eletti; essa è rivolta a tutti i battezzati e quindi a ognuno di noi” ha poi concluso Gandolfini. Breve ma significativo l’intervento iniziale di mons. Luciano Monari: “Affinché avvenga un miracolo è fondamenta-le la co-presenza di tre aspetti come fede, speranza e preghiera; un mira-colo è infatti rivelazione dell’Amore di Dio e, al contempo, atto di bene a favore della vita dell’uomo. Accanto ai miracoli straordinari, considerati tali perché inspiegabili ai più, esisto-no tuttavia i miracoli ordinari, quel-li che avvengono se il nostro cuore è aperto a fede e speranza e se con essa rispondiamo alle sfide della vi-ta quotidiana. In questo senso, quin-

Testamento ci riferisce di numerosi miracoli compiuti da Gesù, a tal pun-to che, dopo la sua risurrezione essi appaiono come elemento caratteristi-co dell’agire di Cristo. Al centro della predicazione di Gesù c’è il Regno di Dio e, in questo contesto i miracoli, azioni prodigiose, divengono segni della presenza divina accanto all’uo-mo. Ogni miracolo si costituisce come documento dell’unità tra Dio creatore e la sua creatura prediletta, l’uomo, a sua volta costituito dall’unione di cor-po e spirito”. Don Maffeis ha fornito ai presenti un attento excursus stori-co fino all’epoca moderna; “in epoca moderna il miracolo deve confrontar-si con il metodo empirico scientifico ed è innegabile la presenza di Dio che

di, ogni comportamento di positività nato dall’apertura del nostro cuore al soprannaturale può essere considera-to miracolo” ha detto il Vescovo. La parola è dunque passata ai tre relato-ri del convegno che hanno approfon-dito tre aspetti del tema miracolo. A don Angelo Maffeis, docente presso il Seminario, il compito di chiarire la posizione della teologia; “il Nuovo

In felice coincidenza con l’Anno della fede, le suore Ancelle della Carità annunciano il Bicentenario della nascita della fondatrice Paola Di Rosa, Santa Maria Crocifissa (Brescia, 6 novembre 1813 - 15 dicembre 1855). È un evento caro non solo all’interno dell’Istituto, ma per tutta la Chiesa bresciana e la stessa città, da dove Paola Di Rosa mosse i primi passi di una intrepida storia di fede e di

carità. Il bicentenario si aprirà il 5 novembre 2012, alle 18.30, con una concelebrazione eucaristica nella Cappella della Santa, presso la Casa Madre, via Moretto 33 o dall’accesso di Contrada del Cavalletto numero 9. Sarà anzitutto: un fare memoria di Paola Di Rosa attraverso la preghiera in rendimento di grazie a Dio; un’occasione nel corso dell’anno, per accostare alcuni tratti della sua esperienza umana e

cristiana; un richiamo per evocare la sua tensione alla santità, intrisa di adorazione eucaristica e altresì immersa nella dedizione a prendersi cura dell’umanità bisognosa del suo tempo; una sollecitazione per tutti a difendere, promuovere e servire la dignità umana, e per i credenti a vivere l’umile coraggio della carità, che, sostenuta dalla fede, sa impegnarsi con speranza nelle sfide di oggi.

agisce nella e attraverso la realtà ma-teriale: la sua salvezza, infatti, è per spirito e corpo e in Gesù si è manife-stato con profezie e miracoli” ha det-to. Lo scrittore bolognese Francesco Agnoli si è poi occupato del rappor-to di storia e scienza con i miracoli e, infine, il prof. Gandolfini ha chiarito alcuni aspetti tecnici di un iter di ca-nonizzazione: “Nel lungo percorso verso la canonizzazione non è com-pito della scienza quello di definire un miracolo; alla scienza spetta inve-ce il compito di approfondire alcuni aspetti medici e di valutare come in-spiegabili determinate guarigioni che vengono quindi sottoposte al giudizio di una specifica commissione di ordi-ne teologico” ha chiarito.

Giovedì 1 novembreOre 10 – Brescia – Santa Messa nella Giornata per la santificazione universale in Cattedrale.Venerdì 2 novembreOre 20.30 – Brescia – S. Messa per tutti i fedeli defunti in Cattedrale.Sabato 3 novembreOre 16 – Brescia – Santa Messa di ringraziamento per la canonizzazione di padre Piamarta in Cattedrale.Dal 4 al 14 novembre visita i sacerdoti fidei donum dell’America latina in Uruguay.

La Cancelleria della Curia diocesana comunica il seguente provvedimento:

Il sac. Eugenio Panelli, già parroco della parrocchia di Inzino, è stato nominato presbitero collaboratore della parrocchie di Anfo, Capovalle, Idro, Ponte Caffaro, Treviso Bresciano.

Il sac. Gabriele Banderini, già parroco delle parrocchie di Collio di Vobarno e Degagna, è stato

nominato parroco di Inzino.

Il sac. Giuseppe Savio, parroco di Carpeneda, Pompegnino, Teglie e Vobarno è stato nominato parroco anche delle parrocchie di Collio di Vobarno e di Degagna.

Il sac. Lionello Cadei e il sac. Andrea Selvatico, vicari parrocchiali di Carpeneda, Pompegnino, Teglie e Vobarno, sono stati nominati vicari parrocchiali anche delle parrocchie

di Collio di Vobarno e di Degagna.

Il sac. Francesco Bacchetti e il sac. Bruno Codenotti, vicari parrocchiali di Anfo, Capovalle, Idro, Treviso Bresciano, già vicari parrocchiali di Lavenone, sono stati nominati vicari parrocchiali anche di Ponte Caffaro.

Il sac. Giorgio Comini, direttore dell’Ufficio per la famiglia, è stato nominato Direttore del Consultorio diocesano.

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elle giornate di sabato 10 e domenica 11 novembre in molti oratori si svolge-rà la raccolta di San Mar-tino. Quest’anno il rica-

vato dell’iniziativa, che prevede la raccolta di indumenti, abiti, scarpe e borse verrà devoluto per sostenere il progetto, insieme alla Caritas diocesa-na di Rreshen, di sostegno e accompa-gnamento soprattutto a donne e bam-bini che presentano situazioni gravi di salute e che necessitano di cure medi-che specifiche, alcune volte possibili in territorio albanese, a pagamento, altre volte in Italia. Solitamente quan-do viene presentato un caso sanitario, in base agli accertamenti viene dichia-rato se l’intervento può essere svolto in Albania e, qualora non fosse possi-bile, si esige una dichiarazione del me-dico albanese che specifica che non può essere fatto sul territorio. Le spe-se del viaggio, del soggiorno e, in alcu-ne situazioni del mediatore culturale, sono a carico della Caritas diocesana di Rreshen. Nel 2012 i casi sanitari se-guiti sono stati 25; attualmente sono in attesa del loro “viaggio per la vita” in Italia altre tre persone: un bambi-no idrocefalo con la spina bifida, un giovane con seri problemi di scoliosi e una donna con un tumore all’utero. Nella giornata di sabato 10 si raccol-gono: indumenti, abiti, scarpe, borse. Non si raccolgono: carta, ferro, vetro. Il materiale non va al macero, viene

mantello per donarlo al povero. La Raccolta di S. Martino prende spunto da questo “semplice” gesto che anco-ra oggi, quando sembra che i Martino di turno siano sempre in diminuzione, ci provoca e ci invita a vivere la carità verso i fratelli che incontriamo sulla nostra strada. La proposta diocesana vuole unirsi alle molte iniziative per-sonali e parrocchiali e vuole ricorda-re il valore di un impegno personale vissuto comunitariamente perché ali-menti in ogni uomo la vocazione alla carità. Tornando a sabato 10 novem-bre, i ragazzi passeranno a ritirare i sacchi con gli indumenti e portarli al

selezionato e riutilizzato al meglio. Tutti conosciamo la storia di Martino, un ufficiale dell’esercito romano che in un gelido giorno di inverno incontra un povero infreddolito, si ferma, scen-de da cavallo e divide a metà il suo

Il vescovo Monari parte per l’America Latina per incontrare i missionari Fi-dei Donum, i sacerdoti diocesani im-pegnati in terra di missione. È un’oc-casione di incontro, un’esperienza di condivisione e spiritualità per espri-mere la vicinanza, la stima e l’affetto che la Chiesa bresciana esprime nei confronti dei suoi missionari. Dal 4 al 12 novembre incontrerà una ventina di missionari in Uruguay nella Paloma Rocha nella regione di Maldonado a

nord di Montevideo. Questo incontro rappresenta un’opportunità di scam-bio reciproco. Monari sarà accom-pagnato da don Carlo Tartari, vice-direttore dell’Ufficio per le missioni, da don Flavio Saleri e da don Andrea Gazzoli. Attualmente i fidei donum bresciani sono 29, la maggior parte di questi si trovano in America Latina: Brasile, Ecuador, Uruguay, Venezuela e Messico. In Africa sono, invece, pre-senti in Benin, Burundi e Mozambico,

mentre due sacerdoti sono impegnati in Albania. L’età media è piuttosta ele-vata e per questo “il nostro Vescovo ricordava l’importanza – spiega don Carlo – di una risposta generosa da parte dei nostri preti diocesani per-ché possano discernere la possibilità di trascorrere alcuni anni del loro mi-nistero a servizio di queste diocesi so-relle che hanno bisogno di preti. Può davvero ingenerarsi quello scambio che arricchisce la nostra Chiesa bre-

sciana”. Questo incontro, che si ripe-te tendenzialmente ogni due anni, ha i contorni della gioia, perché i nostri preti operano in contesti molto vasti. Già il ritrovarsi costituisce il cuore dell’incontro per condividere storie e speranze. Pensiamo all’America Lati-na in modo distinto, ma la realtà, ad esempio, del Brasile è molto distante da quella dell’Uruguay con tradizioni diverse. Anche lì i problemi non man-cano pur in una Chiesa dinamica e

giovane: l’Uruguay vive come noi un secolarismo e un laicismo molto for-te e interrogarci su come “la Chiesa interviene pastoralmente può essere molto utile poter ascoltare i nostri missionari che operano in territori molto ampi dove la valorizzazione e la presenza dei laici è accentuata e mol-to significativa; penso possa offrire – conclude don Tartari – linee di rifles-sione molto attuali anche rispetto al Sinodo sulle unità pastorali”.

più vicino punto di raccolta. I punti raccolti in provincia sono: Ponte di Legno, Edolo, Malonno, Breno, Piam-borno, Lovere, Provaglio d’Iseo, Sale di Gussago, Ome, Palazzolo Sacro Cuore, Pontoglio, Chiari, Orzinuovi, Pompiano, Travagliato, Manerbio, Gottolengo, Calcinatello, Castenedo-lo, Nuvolera, Villanuova, Vallio Terme, Agnosine, Gargnano, Marcheno, Vil-laggio Prealpino (per la zona nord di Brescia), oratorio della Torricella (zo-na Brescia ovest), San Zeno Naviglio (zona Brescia Sud). Per informazioni, si può contattare l’Ufficio per gli ora-tori e i giovani allo 030.3722244.

Sabato 3 novembre alle 15.30 al Cimitero vantiniano si prega per i bambini non nati e per i bambini mai nati. Domenica 4 novembre, alle ore 16, al santuario delle Grazie, la Santa Messa con la partecipazione dei volontari dei Cav (Centro aiuto alla vita) e di don Piero Bonetta, consulente diocesano. Martedì 6 novembre alle 20.30, invece, è prevista un’assemblea con i membri del Mvp e dei Cav della provincia e della diocesi di Brescia al Centro pastorale Paolo VI.

Lunedì 12 novembre è in programma un incontro di formazione in Seminario per i sacerdoti. L’Anno della fede si richiama esplicitamente all’analogo anno indetto dall’amato papa Paolo VI, che concluse quell’anno con il Credo del Popolo di Dio, da lui professato solennemente in Piazza S. Pietro il 30 giugno 1968. Comprendere perché il Papa sentì urgente la necessità di professare solennemente quel Credo, potrà aiutare a vivere meglio l’Anno

della fede secondo le intenzioni dell’attuale Papa. L’incontro avrà il seguente ordine del giorno: ore 10 la preghiera e il saluto del Rettore; ore 10.15 la relazione del prof. Xenio Toscani, segretario generale dell’Istituto Paolo VI e docente di storia nell’Università cattolica, su “Il credo del Popolo di Dio - Contesto storico-ecclesiale”. Segue il dibattito di approfondimento in aula; alle ore 12 la preghiera dell’Angelus e, successivamente, il buffet.

Il 13 novembre 2012 ricorre un anno dalla scomparsa di mons. Giuliano Nava. Martedì 13 novembre mons. Mario Vigilio Olmi celebra, alle 19.30, una Santa Messa di suffragio nella chiesa parrocchiale di Chiesuola di Pontevico (paese di origine di don Giuliano).Lunedì 19 novembre, invece, alle 18.30 presso il Centro pastorale Paolo VI, sarà il vescovo Monari a celebrare una Santa Messa di suffragio.

Sabato 27 ottobre è scomparso mons. Luigi Bracchi, dal 2009 vicario episcopale per il clero. I funerali, presieduti da Monari, si celebrano mercoledì 31 ottobre alle 10 a Verolanuova. Sarà sepolto nel cimitero di Passirano. Mons. Bracchi era nato a Cazzago S. Martino il 6 agosto del 1941 e ordinato nel 1965. È stato: curato a Roma, curato a Badia, città, direttore spirituale Seminario (1978-1994), parroco al Villaggio Prealpino e dal 2003 parroco di Verolanuova.

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l 1° maggio del 1888 e l’8 lu-glio del 1893 sono due date molto importanti per il mon-do dell’editoria cattolica: nel 1888 nasceva la rivista “La

Madre Cattolica”, nel 1893 il set-timanale diocesano “La Voce del Popolo”. Il tradizionale convegno per i delegati e le delegate della buona stampa, quest’anno ospita-to con un servizio eccellente dalla parrocchia di Lograto, è stata l’oc-casione per rispolverare, in vista di un doppio significativo anniver-sario (il 125° e il 120°), una parte della storia bresciana e non solo. Non è stata una commemorazio-ne, ma un tentativo di recuperare una memoria che è sì passato, ma è anche presente e, soprattutto, futuro. Mons. Gabriele Filippini, da buon giornalista, ha riassunto anche le sfide affrontate dai due periodici in più di un secolo di sto-ria. L’ex direttore del settimanale diocesano (1989-2005) e oggi con-direttore di “Madre” ha ricordato che entrambi hanno superato il laicismo culturale e le ideologie. Le due testate sono state in gra-do di fare proposte positive, pog-giando su alcuni pilastri: la fedeltà agli ideali, la mitezza di fronte al male e la promozione del bene, e la libertà nei confronti di ogni pa-drone. Alla domanda se possono avere un futuro, mons. Filippini

punti di vista diversi e, soprattut-to, riflessioni pacate e non urlate. Il compito dei mezzi di comunica-zione sociale è proprio quello di entrare nelle case con rispetto. Il merito della presenza sul territo-rio va attribuito anche a quanti si fanno promotori come delegati dei nostri strumenti. A tal proposito, sono sempre bene accolti quanti desiderano offrire il loro contribu-to di tempo e di disponibilità per la diffusione. “Può essere – come ha sottolineato mons. Cesare Polva-ra nell’omelia prima dell’incontro – un servizio umile, quotidiano, a

risponde: “Sì, se continueranno la loro storia e se sapranno fare pas-si adeguati come i loro predeces-sori. Abbiamo ancora un futuro davanti da costruire”. Oggi, più di ieri, si sente il bisogno di leggere

La diocesi conferma la sua attenzione formativa rivolta a giovani disponibili all’impegno socio-politico. Dal mese di novembre riprendono i percorsi promossi dalla Scuola diocesana per l’impegno sociale e politico (Sfisp). Dopo l’esperienza del biennio inizia-le e dell’anno laboratoriale svolti in città, la Sfisp è stata riproposta pri-ma in Valle Camonica e poi in altre due zone della diocesi. Quest’anno sono 80 i giovani che parteciperanno

al percorso. Le lezioni riprendono il 3 novembre per la zona Est a Gavardo, il 17 novembre per la zona Ovest, con sede a Rovato e a gennaio in Valle Ca-monica con un percorso di carattere laboratoriale. Gli incontri hanno ca-denza quindicinale e si concluderan-no ai primi di aprile 2013. Il 20 aprile, poi, al Centro pastorale Paolo VI, il vescovo Monari consegnerà gli atte-stati di partecipazione ai giovani che hanno terminato il biennio di forma-

zione. È prevista infine una tappa in-ternazionale, con una visita a maggio al Parlamento europeo di Strasburgo. La Scuola – promossa dall’Ufficio per l’impegno sociale e diretta da Miche-le Busi, con un Comitato scientifico e una decina di tutor che affiancano i giovani corsisti – è giunta ormai al quinto anno di vita e ha coinvolto cen-tinaia di giovani della nostra diocesi. Per informazioni, [email protected]; tel. 030.3722236.

volte anche nascosto, ma nell’ot-tica di Gesù dobbiamo renderci conto che è un richiamo a ciò che è più semplice”. Per il 2013 sta pren-dendo forma l’ipotesi di un viaggio a Roma per un’udienza congiunta (“Madre” e “Voce”) dal Santo Pa-dre per festeggiare degnamente il doppio anniversario.La diocesi, giusto ricordarlo, nel 2005 ha scommesso su un impian-to sinergico che comprende oltre al settimanale anche la radio, il ser-vizio di assistenza delle Sale della comunità, il settore audiovisivo e il sito web www.lavocedelpopolo.it.

“Affamati dello stesso pane”: è il tema proposto dal Movimento Pro Sanctitate per la Giornata della santificazione universale 2012. Perché questo tema? Perché fermarsi a riflettere sul concetto e sull’esperienza della fame permetterà di focalizzare lo sguardo su cosa, come esseri umani, fatti di terra e cielo, abbiamo realmente bisogno; ci spingerà a chiederci con quale desiderio e ardore dedichiamo cuore e vita a cercare chi e cosa può davvero saziare. Quanto è e

resta fondamentale per l’uomo chiedersi: di cosa ho davvero fame? Perché è su questa chiarezza, su questa verità di fondo che si giocano le scelte decisive della vita! Spesso, più che essere affamati, ci si ritrova sazi di tante cose, ma ugualmente si rimane cercatori di altro, di un di più che l’abbondanza di beni, di realizzazioni, di attività, non riesce a colmare. E allora ci rendiamo conto di quanto sia importante riconoscere la fame più vera, quella che sottende

altre fami, e cioè la fame di una vita spirituale autentica. Il tema della Giornata e l’itinerario che quest’anno il Movimento propone ci invita ad andare in profondità, dentro noi stessi, in cerca di quel desiderio di infinito che Dio ha messo nel cuore di ogni uomo. In questa ricerca, che sicuramente è molto personale, ci scopriamo in cammino con tutti gli uomini, riconosciamo che tante sono le differenze che ci distinguono, ma altrettanto profondo è ciò che ci

accomuna. Nella solennità di Tutti i Santi si celebra la Giornata della santificazione universale, invitando tutti i gruppi ecclesiali e ogni fedele a partecipare alla solenne celebrazione eucaristica, presieduta da mons. Luciano Monari, il 1° novembre, alle 10 nella Cattedrale di Brescia. Il secondo appuntamento proposto è l’adorazione eucaristica diocesana per la Santificazione universale il 16 novembre dalle 20.30 alle 22 presso il Seminario diocesano in via Razziche, 4.

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“Questa decisione non aiuta le famiglie più giovani del nostro Paese”. Questa la posizione della Fism sulla scelta del governo di posticipare al 2013 il finanziamento delle sezioni “primavera”, le classi che accolgono i bambini tra i 24 e i 36 mesi. “Nel frattempo le scuole hanno continuato il servizio fissando le rette, che tenevano conto del previsto contributo”, sottolinea il segretario della Fism, Luigi Morgano (nella foto), che ricorda i “numeri” di questo servizio:

1.600 sezioni, 25mila bambini, seguiti da 5000 educatori. “Ci erano state date ampie rassicurazioni – aggiunge – e invece questa decisione del governo appare in contrasto con quanto affermato in sedi istituzionali e non. Per questa ragione, esprimiamo un giudizio nettamente negativo”. Alla delusione della Fism, che gestisce oltre 8000 scuole dell’infanzia in tutta Italia, fa eco quella dell’Anci, l’associazione dei Comuni, che parla di “decisione profondamente

penalizzante per famiglie e gestori, tra i quali rientrano numerose amministrazioni municipali” che per voce di Daniela Ruffino, delegata per l’istruzione, ha aggiunto che “Con la mancata erogazione dei finanziamenti per il 2012 si interrompe un circolo virtuoso che ci aveva permesso di ridurre le liste d’attesa. Come Anci avevamo chiesto non solo finanziamenti certi ma anche la messa a regime del servizio ponendo fine alla sperimentazione”.

l consueto appuntamento na-zionale di studio, programmato dal settore pedagogico della Fi-sm (Federazione italiana scuole materne), avrà luogo quest’an-

no a Brescia nei giorni 24 e 25 novem-bre 2012, con il titolo stimolante: “Un futuro di pace per i bambini e il com-pito della scuola dell’infanzia che si ispira ai valori cristiani”. L’argomen-to del Seminario riprende in modo esplicito il messaggio di Benedetto XVI per la 45ª Giornata mondiale per la pace. “Il mio messaggio – scrive il Papa – si rivolge anche ai genitori, alle famiglie, a tutte le componenti educative e formative. Si tratta di co-municare ai giovani l’apprezzamento per il valore positivo della vita, susci-tando in loro il desiderio di spender-la al servizio del bene. È un compito, questo, in cui tutti siamo impegnati in prima persona”. Da qui l’impegna-tiva scelta della Segreteria nazionale di dedicare a questo tema l’appunta-mento più importante nell’ambito del Settore pedagogico della federazione. Nella giornata di sabato 24 novembre il convegno si svolgerà presso l’aula magna dell’Università cattolica e ve-drà susseguirsi gli interventi di Delio Vicentini (responsabile del Settore pedagogico nazionale Fism), di Lui-gi Morgano (segretario nazionale Fi-sm), di mons. Bruno Fasani (Le virtù umane che aiutano a vivere insieme agli altri: bontà, sincerità, lealtà, ge-nerosità, rispetto, gratitudine, amici-zia…), di Giuseppe Mari (Convivenza e cittadinanza: come vivere relazioni interpersonali ispirate alla pace) e di Luigi Pati (Le domande, le attese, gli

in prospettiva cristiana”, prima dell’at-tivazione di cinque laboratori finaliz-zati alla presentazione di esperien-ze e/o alla formulazione di proposte curricolari sui seguenti aspetti della vita di scuola: “Io con gli altri - vita di scuola… e non solo”; “Il saluto, una testimonianza di pace: come, quando, perché”; “Le regole, i gesti, le parole e i simboli della pace”; “Le dinamiche interpersonali: conflitto, timidezza, assertività”; “Le esperienze dell’edu-catrice come donna di pace”. L’impor-tanza degli argomenti proposti nella due-giorni e l’alto livello culturale dei contenuti invitano alla partecipazione le coordinatrici e le educatrici della scuola dell’infanzia, ma anche gli am-ministratori delle scuole.

impegni e le testimonianze delle fami-glie), mentre è atteso anche l’interven-to del vescovo Luciano Monari, che ri-fletterà su “Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”. Domenica 25 novembre, invece, ci si sposta la Centro pastorale Paolo VI” con l’intervento di don Aldo Basso su “Le regole del vivere e del convivere...

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a quasi un anno un gover-no tecnico fa supplenza, anche etica, alla politica italiana e nel contempo cerca di recuperare al Pa-

ese credibilità e stabilità economica. Perché questo? Perché la politica ha smarrito il senso dell’articolo 54, ov-vero il dovere di esercitare le funzioni pubbliche “con disciplina ed onore”. Ciò cui stiamo assistendo – demago-gia, qualunquismo, opportunismo – è qualcosa di molto diverso dalla vera politica, che meglio si definisce come un servizio reso alla comunità, che non dà frutti immediati (leggi “eletto-rali”) ma mira al bene comune, perché si occupa delle trasformazioni socia-li, culturali, demografiche che oggi ci interrogano, valorizzando libertà e responsabilità, promuovendo par-tecipazione e reciprocità positiva. Il disincanto, spesso tradotto in disaf-fezione al voto e sterile protesta, non può essere l’ultima reazione a questa crisi di senso che ha investito il Paese:

libero da una condizione di afasia e da una mentalità clericale, nonché autonomo nell’ordinare le cose tem-porali. Sappiamo che la partecipazio-ne alla costruzione del Regno di Dio è parte della vocazione cristiana, ma è importante ripetere che questa parte-cipazione si esplica attraverso l’edifi-cazione dalla Città dell’Uomo: è dun-que responsabilità dei cristiani non abdicare alla partecipazione politica: anche così prendono a cuore la sfida educativa che la fede chiede. Per fa-re questo, però, c’è bisogno di un’ela-borazione culturale alta e popolare: occorre fecondare le grandi idee del patrimonio cristiano. Il corso Acli di filosofia politica “La città invisibile”, quest’anno alla seconda edizione, rap-presenta un piccolo passo su questa via, un di più di pensiero, di politica, di dialogo, di comunità. È questo il motivo per cui “facciamo” le Acli. Ed è questo il motivo per cui un corso di filosofia politica è un cammino affa-scinante, ma soprattutto di speranza,

serve un cambio di rotta, un recupe-ro della vera politica cui si accennava poco fa. A chi percorre questa strada, il presidente Acli nazionale Olivero re-centemente suggeriva diverse busso-le. I partiti, intesi alla De Gasperi, co-me “l’organizzazione di una buona vo-lontà che ha un certo programma con un certo spirito, che viene da concetti superiori a quelli che possono muove-re la vita quotidiana ed è al servizio di una causa”, che sono uno strumento (mai un fine) necessario. Diventa fon-damentale ripensare all’idea di laica-to espressa dal Concilio Vaticano II: maturo, competente e responsabile,

per ripensare il futuro delle nostre co-munità. Quest’anno ci concentriamo sul ’900: Nietzsche, Schmitt, Levinas, Mounier, Weil, Foucault e Sen. Queste le guide che illumineranno altrettante parole chiave: ideologia, violenza, al-terità, persona, sventura, corpo, qua-lità della vita. Parole esigenti, di cui possiamo riappropriarci se sceglia-mo di non chiudere occhi e cervello, ma di metterci in gioco. Un percorso educativo, insomma: per conoscere e conoscerci, per indagare e risponde-re ai dilemmi del nostro tempo, pro-prio là dove normalmente acquisiamo scienza ma tralasciamo saggezza. Per-ché è ormai sotto gli occhi di tutti che le scienze tecniche sono necessarie, ma non bastano. E perché è neces-sario iniziare a sentirci responsabili non solo delle nostre azioni, ma an-che di quelle degli altri. Il via è per il 17 novembre con l’ncontro sul tema dell’ideologia. Per informazioni: se-greteria Acli (030 22 94 012) o www.aclibresciane.it.

Ogni tanto è bene ricordare che la sigla Acli è tutta al plurale e che indica le associazioni cristiane dei lavoratori italiani. La vivacità delle Acli è data proprio dall’avere al loro interno una molteplicità di soggetti e realtà che cercano di animare i rispettivi territori e ambiti di impegno. Si pensi alle cosiddette associazioni “specifiche” (Fap, Cta, Lega Consumatori, Ipsia, Us Acli, Aval) ma soprattutto ai più di 70 circoli presenti in provincia

di Brescia. Circoli che cercano di leggere e analizzare la realtà della propria comunità alla luce del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa, per dare spesso delle risposte in termini di proposte e azioni. Sul sito www.aclibresciane.it si trovano le iniziative non solo del livello provinciale dell’associazione, ma anche dei vari circoli. Per citarne alcune in cantiere in queste settimane, dal 6 novembre sono in programma quattro serate sul

tema della bioetica organizzate dai tre circoli di Concesio, mentre a Manerbio il 7 novembre i circoli della zona hanno organizzato una tavola rotonda sulla proposta dell’impianto di macellazione suina. E in queste settimane sono molti i circoli che stanno organizzando serate per spiegare le novità delle riforme delle pensioni e del mercato del lavoro, o dibattiti sui temi ambientali (come quelle organizzate dal circolo di Buffalora). (Roberto Toninelli)

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l saluto è un gesto quotidia-no, usuale, addirittura bana-le che tutti noi compiamo ogni giorno più volte. È nel-la vita di tutti, apre e chiude

ogni incontro tra le persone. Sof-fermarsi a osservare che cosa ci può essere di davvero prezioso in esso, proprio perché così banale, non deve essere stato un lavoro semplice. Ci hanno pensato, con passione e sentimento Massimo Giuliani, do-cente di pensiero ebraico nell’Uni-versità di Trento e membro dei co-mitati scientifici della Fondazione Maimonide (Milano) e della Fonda-zione museo nazionale dell’ebrai-smo italiano e della Shoah (Ferrara) e Paolo De Benedetti brillante teo-logo e biblista docente di giudaismo alla Facoltà teologica di Milano e di Antico Testamento presso le Uni-versità di Urbino e di Trento e col-laboratore di “Avvenire”, “Sefer” e “Humanitas”.

Allievo e maestro hanno lavorato fianco a fianco, forti delle cono-scenze bibliche e dell’ebraismo per ridare dignità ad un gesto che appartiene davvero a tutti e che oggi ha perso, nel sentire comu-ne, parte del suo valore di ponte tra gli uomini. Dall’unione delle loro riflessioni ne è nato un prezio-so libricino dal titolo “Shalom. Il saluto all’origine della relazione”. Certo si tratta di un gesto sempli-ce, ma che cos’è veramente? “An-che quando il saluto fosse rivol-to agli animali, il saluto restaura” con questa frase, che ritiene fon-

damentale, Paolo De Benedetti ha voluto iniziare il suo intervento al-la conferenza organizzata su inizia-tiva della Cooperativa cattolico-democratica di cultura svoltasi nei giorni scorsi nella Sala Bevilacqua presso i Padri della Pace a Brescia, all’interno delle iniziative per l’an-no 2012/2013 (il programma al si-to: ccdc.it).Il gesto di salutare apre alla rela-zione e lo fa portando distensio-ne, pace. Il saluto, infatti, è in un certo sen-so quella cosa che unisce tutti gli esseri viventi in comunione e cor-risponde ad un bisogno di Dio. Dio, dice l’autore, aveva bisogno di un tu con cui parlare e il suo tu sono gli esseri descritti nella Genesi del-la creazione. Tutto ciò che ha vi-ta è un esaudimento del tu di Dio. Il saluto tra le creature restaura, anche al di là dell’uomo, restaura l’universo. Sono un saluto i fiori, il canto degli uccelli, la stessa lu-

ce. La luce, infatti è il primo bene donato agli esseri umani, un dono nel quale è possibile salutare e be-nedire chi ci sta vicino. Il rappor-to di Dio con l’uomo deve essere una continuazione del suo saluto. La radice della parola shalom in ebraico significa integrità, con il saluto si dovrebbe avere l’inten-to di precedere l’altro nel gesto di pace. E ancora Massimo Giuliani si in-terroga, insieme alla sala traboc-cante di ospiti, sul senso di por-tare il saluto. Chi lo fa inaugura, solitamente un evento. Sono forse questi alcuni dei gesti più profondi della relazione il portare e l’augu-rare. Attraverso questi gesti si dà avvio nella maniera più propositi-va alla relazione e lo si fa più vol-te al giorno. Il “saluto” è un’esperienza quoti-diana, ma è anche parte della stes-sa essenza dell’uomo: il suo ingres-so nel mondo, il suo “essere con

gli altri”, sin dall’infanzia è sancito da questo gesto elementare, pre-linguistico. Salutare, e ricambiare il saluto, sono espressioni del ri-conoscimento, sociale e affettivo. La riflessione dei due illustri au-tori porta il lettore ad interrogarsi sul valore che egli stesso intende dare al proprio gesto, se davvero è rivolto al prossimo con sincero interesse e con volontà di condi-visione di uno o più stati d’animo espresso nel “come stai?”. Un libro che arriva in un tempo in cui le persone sono sempre più sole e spaventate a ricordare che il saluto è un modo distensivo e pacifico di dare forza e dignità ad una relazione, che è qualche cosa che spesso si fugge o si teme sen-za accorgersi di quanto poco costa a ciascuno e di quanto arricchisce ognuno. Lo shalom, il saluto, di-venta allora la porta oltre la quale inizia una relazione, è il modo per dire che l’altro ci interessa.

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ncora pochi giorni e il sipario del Sociale di Brescia si alzerà sulla nuova stagione di pro-sa del Ctb, portandosi

via o per lo meno allontanando tutte le polemiche che hanno infiammato il dibattito cittadino delle scorse set-timane. Toccherà a Franco Brancia-roli, consulente artistico dello Stabile bresciano, inaugurare la stagione con “Il Teatrante” di Thomas Bernhard. È un fiume in piena Carla Boroni, presi-dente del Ctb, quando può parlare del cartellone messo a punto, delle mille iniziative in cui è coinvolto il Centro teatrale bresciano, del rapporto sem-pre più stretto che si è creato con i giovani e il mondo della scuola... e di tanto altro ancora.Allora, presidente, che stagione di prosa sarà quella che sta per aprirsi?Credo che il Ctb, nonostante le ogget-tive difficoltà del momento, è riuscito ancora una volta a offrire al pubblico

se direzioni artistiche, è stata una co-stante del Ctb, una caratteristica che ha contribuito a farne una delle eccel-lenze della cultura non solo brescianaL’attività dello stabile non si li-mita però alla stagione di prosa del Sociale...No, c’è anche la programmazione di “Altri percorsi”, pensata per integra-re la stagione di prosa e proporre ai bresciani una stagione divertente e stimolanteC’è poi tutta la parte della produ-zione e della circuitazione degli spettacoli...Sì, si tratta di un’altra parte impor-tante della vita del nostro stabile. Quest’anno, per esempio, saranno due le produzioni, realizzate in colla-borazione con il Teatro degli Incam-minati, che abbiamo messo in car-tellone. Produzioni che, come avve-nuto con “Servo di scena” lo scorso anno, gireranno per i più imporanti teatri italianiC’è poi tutto il mondo del rappor-

bresciano un ventaglio di proposte in cui la drammaturgia contemporanea la fa da padrona. Spettacoli di alto valore artistico e che rispondono in pieno a quella che dovrebbe essere la missione di un teatro stabile: pre-sentare novità, mettere in scena testi poco o mai rappresentati sui palco-scenici italiani”.Il programma che si apre con “Il Teatrante” alterna titoli classici, magari rivisitati a novità assolu-te, attori di primo piano del pano-rama italiano e nomi emergenti...Anche in questo abbiamo rispettato quella che negli anni, e pur con diver-

to con la scuola, con il territorio...Si tratta di un altro pezzo importante del Ctb, che lo qualifica. Quello con il mondo della scuola è un rapporto impegnativo che abbiamo coltivato e che ci riempie d’orgoglioTutto questo potrebbe finire con il venire meno del contributo della Provincia?Sì, ma è questo il momento di par-lare della stagione prossima al via. Quella della Provincia è una scel-ta che anticipa addirittura la legge.

Suggestivo allestimento per la Lu-cia di Lammermoor di Donizetti approdata la settimana scorsa alla stagione del Grande. Il regista Hen-ning Brockhaus, riprendendo scene e costumi disegnati dal compianto scenografo ceco Josef Svoboda, si è avvalso di un grande telone semi-trasparente, le cui pieghe evocavano la visione notturna di una foresta. All’inizio, a sipario aperto, il telone è stato lentamente sollevato prima dell’ouverture sinfonica. Su questo sfondo, nel corso dell’opera, sono state proiettate immagini dal signi-ficato simbolico, tra cui fiori, fiam-melle, architetture gotiche. Non è la prima volta che assistiamo a uno spettacolo realizzato con questa tec-nica computerizzata (la celebre com-pagnia catalana Fura dels Baus se n’è avvalsa recentemente in un alle-stimento wagneriano alla Scala), ma

l’effetto è garantito. In questo modo si arricchisce un impianto scenico che, diversamente, risulterebbe qua-si spoglio: nel caso di questa Lucia esso consisteva semplicemente di una gradinata.Per la parte vocale, lo spettacolo ha visto impegnati i vincitori del 63° Concorso Aslico. Buona la prova delle voci gravi del baritono Serban Vasile nel ruolo di Enrico Ashton e del basso Giovanni Battista Parodi in quello di Raimondo. Quanto ai due protagonisti, nella recita di do-menica 28 ottobre erano impegnati il soprano Romina Casucci (Lucia) e il tenore Francisco Corujo (Edgardo). Il primo atto ha sofferto di una certa freddezza musicale, ma poi Romina Casucci ha dato il meglio di sé nella celebre scena della pazzia e, in pa-rallelo, anche il tenore ha raggiunto un buon livello espressivo nel finale.

Stesso andamento per l’Orchestra dei pomeriggi musicali diretta da Matteo Beltrami, dapprima distratta, poi via via più convincente.Il prossimo titolo della stagione, in scena al Grande venerdì 2 novembre alle 20.30 e domenica 4 novembre al-le 15.30, risale anch’esso agli anni ’30 dell’Ottocento ed è la tragedia lirica “I Capuleti e i Montecchi” di Vincen-zo Bellini su libretto di Felice Ro-mani ispirato all’immortale soggetto shakespeariano. Si tratta di un nuovo allestimento con la regia del giova-nissimo inglese Sam Brown, selezio-nato mediante un concorso europeo. Ancora una volta di scena i vincitori dell’Aslico: il soprano Damiana Miz-zi (Giulietta) e il mezzosoprano Flo-rentina Soare (Romeo). Proprio co-sì, perché nell’opera di Bellini il per-sonaggio di Romeo canta con voce femminile.

Prende il via martedì 6 novembre la stagione di prosa 2012/2013 del Ctb. Lo spettacolo di apertura è affidato a Franco Branciaroli (nella foto), consulente artistico dello Stabile bresciano, che porta in scena, in prima nazionale, “Il Teatrante”, testo del 1985 del romanziere e drammaturgo austriaco Thomas Bernhard. Con questa nuova messa in scena, in cartellone sino al 18 novembre, Branciaroli continua la lunga riflessione sul teatro e sul suo rapporto con la società attraverso

la memoria che ne è l’elemento fondamentale. Raramente rappresentato in Italia, “Il teatrante”, fu messo in scena per la prima volta nel 1985, a Salzburger Festspiel dal regista Claus Peymann. Quella bresciana è una coproduzione fra lo stesso Ctb e il Teatro degli Incamminati. In un oscuro teatro di provincia, un attore-autore di origine italiana frustrato e megalomane si trova alle prese con uno spettacolo impossibile, stretto tra la propria ambizione, che gli fa

scrivere testi deliranti e respingenti, e la necessità della compagnia, composta dalla sua stessa famiglia, più impegnata a sbarcare il lunario che a dare dignità al proprio lavoro. Tra invettive e paradossi sulla vita e sulla morte, sulla società e sulla felicità, il vecchio attore vedrà ancora una volta frustrato il tentativo di portare in scena “La ruota della storia”, testo pretenzioso e non compreso da nessuno.Se la visione di Bernhard, portata in scena da Branciaroli, è tra le più

pessimiste della letteratura europea, la vitalità con cui rappresenta la propria negatività contraddice le premesse filosofiche: grottesco, comico fino alle lacrime, tutto pervaso da una ruvida tenerezza che è come il fantasma dell’impossibile pietà. In scena, con Franco Branciaroli, che cura anche la regia, Tommaso Cardarelli, Valentina Cardinali, Melania Giglio, Daniele Griggio, Cecilia Vecchio, Valentina Violo.-Per ulteriori informazioni www.ctbteatrostabile.it

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l vento dello Spirito. Ripartia-mo dall’uomo” è il tema della 10ª edizione della rassegna de-dicata alla microeditoria che si terrà a Chiari il 9, 10 e 11 no-

vembre a Villa Mazzotti. Un’edizione che mette al centro il recupero e il ri-chiamo ad una “maggiore profondità spirituale fatta di esempi concreti” come la Caritas, i centri di accoglien-za, spazi e realtà che oggi più di pri-ma tendono la mano alle vittime della crisi che stiamo vivendo. Ne parlerà don Virginio Colmegna domenica al-le 17, intervistato da Primo Gandossi, partendo dal suo libro “Ora et Labora.In difesa della Chiesa” pubblicato da Chiarelettere. Atteso anche l’incon-tro di sabato alle 18.15 nella sala zo-diaco, con il teologo e biblista Paolo De Benedetti, docente di Giudaismo e di Antico Testamento, autore tra gli altri, del libro “La teologia degli animali”(Morcelliana 2007), nel quale invita a “pensare il paradiso non co-me è raffigurato dagli affreschi delle chiese, ma come recupero delle pic-cole cose, dei particolari, delle cose che appaiono a noi insignificanti”. Un richiamo alla ricerca di una spiritua-lità perduta che suona come l’ultima speranza per risalire la china dopo anni di una crisi sì economica, ma, come spiegherà Oliviero Beha, gior-nalista e conduttore televisivo, saba-to alle 17, nella sala Zodiaco, anche di valori culturali. Sempre dedicato al tema dell’indagine e ricerca interiore, l’incontro (da confermare) di domeni-ca alle 18.30 con don Antonio Mazzi: si parlerà di Bibbia e psiche, ricerca

del divino e scienze umane, con riferi-mento al testo “La Bibbia psicologica” di Denis Micaela Spinelli. L’apertura di questa edizione, dedicata al pittore clarense Giovanni (Franco) Repossi, scomparso lo scorso 22 gennaio, al quale verrà reso omaggio con una se-rie di testimonianze venerdì alle 20.30, è affidata a Rita Borsellino, sorella del magistrato vittima di mafia, venerdì, sala Zodiaco alle 18.30. Instancabile testimone e portavoce della lotta con-

tro la criminalità, organizzata, l’ono-revole sarà intervistata da Claudio Baroni, vicedirettore del Giornale di Brescia. Oltre ai grandi ospiti, Daniele Bossari domenica alle 16 presenterà un libro dedicato ai bambini “Fiam-metta la strega imperfetta”, molte le tavole rotonde, i forum, i reading, gli eventi. Tra questi, si segnala vener-dì alle 20.30 nella Sala Scuderie, lo spettacolo a cura di Idea Teatro, inti-tolato “A proposito di Edipo Re”, per-formance sperimentale e suggestioni partendo dalla più famosa opera di Sofocle. E come sempre, protagoni-ste della rassegna le piccole e picco-lissime case editrici, alcune con non più di 10 pubblicazioni annue. “Sicu-ramente c’è la soddisfazione per aver visto arrivare questa manifestazione alla 10ª edizione diventando un punto di riferimento per la piccola editoria. Manifestazione che è cresciuta anno dopo anno, pur mantenendo la volon-tà di far star bene editori e visitatori, puntando sull’impegno di volontari che ci mettono voglia, tempo e pas-sione”. Sono parole di Paolo Festa, presidente dell’associazione cultura-le “L’impronta” ,che con Daniela Me-na, direttrice dell’evento dal 2003, ne cura l’organizzazione. Venerdì alle 18, dopo l’apertura degli stand, nella sala dello Zodiaco, avverrà la premiazione Marchio Microeditoria di Qualità. Pa-trocinata dal Comune di Chiari, Pro-vincia di Brescia, Regione Lombardia e della Consigliera provinciale di pa-rità, la rassegna è aperta al pubblico: venerdi’ 17.30-22, sabato 10-22, dome-nica 10-20. Ingresso libero.

“Scintille di musica” è il titolo della rassegna concertistica in programma, il martedì, con inizio alle 21 e a ingresso libero, al Teatro Sancarlino di Corso Matteotti. “Gli appuntamenti – ha spiegato Emanuela Baronio, portavoce dell’associazione Franco Margola che organizza da otto anni la rassegna – dedicati a compositori ed interpreti bresciani”. L’associazione, intitolata alla figura del noto musicista e compositore nato a

Orzinuovi nel 1908 e scomparso a Nave nel 1992, è stata fondata nel 1998 con lo scopo di sensibilizzare l’interesse per la musica attraverso l’organizzazione di concerti, di eventi culturali e di corsi per vari strumenti. Le ‘scintille musicali’ splenderanno fino al 20 novembre. Il 6 novembre il “Trio Friedrich” dei ‘milanesi’ Stefano Pramauro al clarinetto, Massimo Gatti alla viola e Ilaria Costantino al pianoforte, presenta, tra gli altri brani, l’esecuzione in prima

assoluta di “Flatus per lumina” del compositore bresciano Rossano Pinelli. La chiusura degli appuntamenti è con l’“Ensemble Soledad Sonora” formato dai ‘cinque musicisti in salotto’. Le “Scintille di musica” sono sostenute dalla Fondazione Asm e dall’Assessorato alla pubblica istruzione della Provincia di Brescia, hanno il patrocinio del Comune di Brescia e della collaborazione del Conservatorio cittadino Luca Marenzio.

Martedì 6 novembre alle 18 nella libreria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore sarà presentato il nuovo volume “Odi” di Orazio, edito da Morcelliana con la nuova traduzione di Enrico Castelnovi. Nei componimenti il poeta latino affronta il tema del tempo, apprezzando quello passato e rimpiangendo l’irreversibilità del tempo che fugge. Introduce l’incontro Mario Taccolini e presenterà il volume Gianenrico Manzoni. Sarà presente il traduttore.

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Non c’è crisi economica che tenga per il Teatro Bonoris di Montichiari il cui cartellone, con 42 spettacoli complessivi, si conferma come uno dei più variegati per qualità e quantità di tutta la provincia bresciana. Partita lo scorso 19 ottobre, la stagione teatrale si concluderà sabato 30 marzo 2013: cinque sono le sezioni in cui si compone e spaziano dalla rassegna dialettale agli spettacoli di prosa e cabaret, dai concerti agli eventi

culturali sino al teatro per ragazzi. Quest’ultimo è una novità diretta a far avvicinare il pubblico più giovane e le scolaresche al mondo del palcoscenico: per loro sono stati ideati sei spettacoli (“Il viaggiatore alla ricerca della felicità”, “Pinocchio a testa in giù”, “Aspettando Natale”, “La gabbianella”, “Persi e ritrovati” e “Verso la luna”) che avranno luogo il 3 e 24 novembre, il 15 dicembre, il 12 gennaio, il 16 febbraio e il 16 marzo. Altri eventi meritevoli

di segnalazione: il 23 novembre si terrà lo spettacolo “Unicef live… for childrens rights” con l’esibizione del cantante Riccardo Maffoni, vincitore di Sanremo giovani 2006, Jury, protagonista di X-Factor 2009 e la Big Band Jazz Now Italians Songs. L’intero incasso sarà devoluto all’Unicef per i progetti a tutela dell’infanzia. Il 17 marzo 2013 il Teatro Bonoris ospiterà, invece, “Danzando in Europa”, un concerto pianistico a quattro mani con i maestri Daniela

Piovani e Manuela Dalla Fontana: evento dedicato alla memoria del senatore monteclarense Mario Pedini. Appuntamenti tradizionali, sono anche i concerti dicembrini della Scuola d’archi Pellegrino da Montechiaro (previsto l’8) e della Banda cittadina Carlo Inico (il 21), entrambi ad ingresso libero. Tutto il cartellone della stagione teatrale si può consultare sui siti montichiari.it o montichiarimusei.it; per info Montichiari Musei: 030/961115. (f.m.)

a vita di Giuseppe Zanar-dini, antropologo e mis-sionario salesiano che lotta per la sopravvivenza culturale e fisica degli in-

dios e ha all’attivo una ventina di libri sull’argomento, si può suddividere in più fasi che descrivono bene le diver-se sfaccettature dell’essere Chiesa in terra di missione, nello specifico in Paraguay. Nella prima parte (fino al 1984) si è dedicato all’insegnamento nella scuola professionale e ha avuto l’intuizione di costruire, coinvolgen-do e responsabilizzando le persone, un intero quartiere nella zona di Lim-pio, a pochi chilometri dalla capita-le Asunción, grazie anche alla fatti-va collaborazione dell’associazione “Operazione Enrico” e con il soste-gno, fra gli altri, degli “Amici del Pa-raguay”. Nella seconda “vita” ha vis-suto con gli indigeni ayoreo, prima dentro la comunità e poi all’esterno per superare la forma assistenziale.

Nella terza fase, quella odierna, sta mettendo a frutto le sue conoscenze e le sue competenze puntando sulla formazione, editando libri e studi, te-nendo conferenze come direttore del Centro studi antropologici dell’Uni-versità Cattolica (Ceaduc) di Asun-ción. Il tutto senza perdere di vista il Vangelo, bussola della sua esistenza. Don Zanardini è originario della par-rocchia cittadina di San Lorenzo ed è in Paraguay dal 1978, si occupa delle espressioni spirituali, della comuni-cazione linguistica e delle strutture sociali degli indios. A 70 anni com-piuti da poco, affascina chi lo incon-tra per il suo sguardo sereno e per la sua capacità di lettura della società in cui vive. Il fenomeno della globa-lizzazione e della secolarizzazione sta colpendo un territorio che ha sempre vissuto in maniera isolata, anche ge-ograficamente. Il Paese è grande una volta e mezza l’Italia, ma ha solo 6,5 milioni di abitanti distribuiti in modo

C’è un futuro per loro?”. Le domande sono sempre più di stretta attualità come sottolinea spesso don Giusep-pe. 30 anni fa c’erano 40 scuole indige-ne gestite dalle congregazioni religio-se, oggi sono 400 e sono gestite dallo Stato: è un passo in avanti. “Quasi tut-ti i Paesi dell’America Latina si sono

disomogeneo: a nord c’è una regione (Chaco) che comprende oltre il 60% del territorio nazionale con il 2% della popolazione. Il Paraguay è uno Stato dalle mille contraddizioni ma non solo di natura economica (il 10% delle per-sone controlla le risorse del Paese): si sente il forte bisogno di investire nell’educazione. “La situazione che si è delineata mi ha portato a cercare di cambiare la cultura. All’inizio – spiega don Giuseppe – non volevo saperne dell’insegnamento alla scuola tecnica, perché mi sembrava di perdere tem-po, e andavo verso l’azione. In questi ultimi anni sono tornato a insegnare e a formare gli insegnanti”. Sul terri-torio ci sono 20 differenti popolazio-ni indigene suddivise in 400 comunità per 120mila persone. Si racconta che nel maggio del 1988, dopo l’incontro con le comunità indigene, Giovanni Paolo II, emozionato, chiese all’arci-vescovo di Asunción, mons. Ismael Rolón: “Sopravvivranno gli indigeni?

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interrogati, a partire dal 1992 ovvero 500 anni dopo la scoperta dell’Ame-rica, sulla questione indigena. In quel decennio tutti i Paesi hanno rinnovato o adeguato le loro costituzioni. L’on-da è buona, ma le leggi sono arrivate troppo tardi. Il rischio – continua don Giuseppe – è quello di inquadrare il popolo indigeno in una sorta di ghetto lontano dalle trasformazioni che stan-no segnando la nazione. Stiamo, quin-di, lavorando sull’interculturalità”. Lo Stato fatica ad accettare questa realtà multiculturale e a individuare in essa le proprie origini, anche se la Costi-tuzione del 1992 “riconosce l’esisten-za dei popoli indigeni, definiti come gruppi di cultura antecedente alla for-mazione e organizzazione dello Stato paraguayano”. “Il virus etnocentrico – afferma don Zanardini – colpisce una parte della società che si sente superiore ai popoli indigeni, essendo incapace di riconoscere le diversità culturali”. Già la Costituzione riforma-ta del 1992 conteneva degli articoli de-dicati agli indigeni, ma mancavano le applicazioni pratiche. Se c’è un delitto nella comunità indigena, che diritto si applica? Secondo la costituzione va applicato il diritto consuetudinario della comunità: il giudice deve, quin-di, conoscere il diritto non scritto e avvalersi del sostegno di un antropo-logo. Don Zanardini, che collabora da anni con il Ministero dell’educazione, è stato uno degli artefici dei progres-si legislativi nella materia indigena. Dall’esperienza maturata in missione sono arrivate due leggi nazionali: nel 2007 la legge dell’educazione indige-na e nel dicembre 2010 la legge che ha creato un dipartimento ad hoc nel Ministero della pubblica istruzione per le scuole indigene. Uno dei risul-tati, anche se il processo è lungo, è stata l’attivazione di 400 scuole indi-gene dove nei primi tre anni si impara la lingua materna: l’alfabetizzazione

nella lingua materna permette di non disperdere un patrimonio importan-te altrimenti relegato alla sola tradi-zione orale. Ci sono certi diritti che salvaguardano le identità e le culture indigene: possono alfabetizzare nella lingua materna, i maestri devono es-sere indigeni e ogni etnia ha il dirit-to di costruirsi il proprio curriculum scolastico. “Oggi i popoli indigeni at-traversano un processo di profondo cambio culturale: osservano – de-scrive il sacerdote bresciano – lo sti-le di vita della società nazionale e in-corporano nella loro vita una grande quantità di espressioni culturali co-me la televisione o il cellulare, solo per citarne due”. Il mondo indigeno attira l’interesse delle Ong che si bat-tono per farli vivere nel loro habitat, nella selva, cercando di riprodurre le condizioni originarie per vivere e per cacciare. Questa posizione si scon-tra con chi auspica che gli indigeni si “convertano in cittadini normali”. Tra le due visioni, si fa largo una ter-za via: “Il punto cruciale per il futuro dei popoli indigeni è senza dubbio – chiarisce il salesiano – il cambiamen-to culturale e l’adattamento al nuovo mondo. La cultura che rimane statica si condanna all’emarginazione e, alla fine, all’estinzione”. L’umanità ha avu-to bisogno di migliaia di anni per pas-sare dalla cultura della caccia a quel-la dell’agricoltura. “Ora gli indios per sopravvivere sono obbligati a fare in poco tempo questo sforzo, che cree-rà non poche sofferenze”. Rischiano l’estinzione? “Gli indigeni di oggi non sono gli stessi di quelli di ieri e non saranno uguali a quelli di domani: un determinato gruppo culturale riceve elementi dalle altre culture e a sua vol-ta trasmette i suoi. Bisogna partire dal presupposto – conclude – che non ci sono culture superiori o inferiori, ma semplicemente differenti: l’intercul-turalità arricchirà tutti”.

L’intero ciclo dantesco di Anselm Roehr, composto da 86 tavole a china che illustrano altrettanti passi tratti dalle tre cantiche della Divina Commedia, venne presentato nel 2008 al Museo diocesano in occasione della prima esposizione a Brescia dell’artista, nato a Francoforte e a lungo residente tra Monaco e Gardone Riviera. Ora la ripresa delle 40 tavole dell’Inferno inaugura un progetto, condiviso

da Associazione per l’Arte Le Stelle e Ucai (Unione cattolica artisti italiani - Brescia), di ripresa del grande poema attraverso una serie di mostre a tema che consentiranno di indicare alcune possibilità di interpretazione dei testi attraverso il linguaggio figurativo contemporaneo. Testo e immagine in Roehr costituiscono un dittico inscindibile simile all’intreccio di essenze diverse che tuttavia danno origine a

qualcosa di più comprensibile o meglio di più intelligibile. L’elemento figurativo è creato solo per cenni fino a raggiungere una eccezionale concisione. Testo e immagine costituiscono un dittico inscindibile simile all’intreccio di essenze diverse che danno origine a qualcosa di più comprensibile o meglio di più intelligibile. Basterebbe guardare il processo di progressivo alleggerimento che le chine di Roehr subiscono

dall’Inferno al Paradiso della Commedia dantesca: così nell’Inferno in particolare è l’impeto a dominare anche nel segno e accompagna bene non tanto la fantasia della descrizione quanto la pesantezza del lessico.La mostra “Comedìa - tra la perduta gente”, negli ambienti di San Zenone all’Arco, è aperta da mercoledì 31 ottobre a domenica 18 novembre (da mercoledì a domenica 16-19). Ingresso libero.

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La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dalla Chiesa di San Giacomo apostolo di Ospitaletto su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

Dal lunedì al venerdì a partire dalle 7, Radio Voce vi informa sui principali fatti da Brescia, dall’Italia e dal mondo. Nell’arco di oltre due ore in diretta, potete seguire rassegne stampa locali e nazionali ed approfondimenti sulle notizie principali.Per cominciare la giornata col piede giusto, ascoltando la musica migliore, e costantemente informati, l’appuntamento è con Brescia in diretta. Seguite il nostro consiglio e buon ascolto.

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La stagione televisiva 2012-2013 sa-rà ricordata come l’anno di La7 che, negli ultimi mesi, ha dimostrato di potere, e meritare di essere, una valida (e spesso preferibile) alter-nativa al duopolio nazionale di Rai e Mediaset. La priorità per La7 è quella dell’informazione e dell’ap-profondimento: dal telegiornale di Mentana al quotidiano appuntamen-to con Lilli Gruber, dal lunedì sera di Gad Lerner al giovedì di Michele Santoro. Per l’intrattenimento, ol-tre a Cristina e Benedetta Parodi, ha avuto fortuna Teresa Mannino con il suo “Se stasera sono qui”; e continua l’avventura di “G’ Day”,

condotto da Geppi Cucciari. C’è però un nome che spicca fra tutti gli altri, e che negli ultimi anni è di-ventato il simbolo dell’emittente di Telecom Italia: si tratta di Maurizio Crozza. Il comico genovese è torna-to da due settimane su La7 (anche se, fra repliche e spezzoni montati per riempire i buchi estivi, non se n’era mai andato) con “Crozza nel paese delle meraviglie”. Uno show a 360 gradi, con musica dal vivo, scenografie delle grandi occasioni, corpo di ballo e ospiti. Il fulcro del-lo spettacolo è ovviamente la satira, politica e sociale, come nelle prece-denti trasmissioni “Crozza Italia”,

“Crozza Alive” e “Italialand, nuove attrazioni”. Una comicità “impegna-ta” sull’Italia, non solo improntata a farci sorridere delle macchiette che ci governano, ma anche a informa-re su aneddoti e storie scomode che spesso l’informazione nazionale di-mentica. Grazie alla sua capacità di imitare numerosi personaggi pubbli-ci, Crozza riesce a creare un circo di volti, voci e atteggiamenti che ben si avvicina, pur sempre dal punto di vista comico, alla realtà che viviamo tutti i giorni. Certo, con i tempi che corrono è semplice trovare qualche ingranaggio che non funziona e met-terlo alla berlina del pubblico. Per

quel che riguarda il mondo della po-litica, da ogni direzione, destra, sini-stra o centro che sia, arrivano ottimi spunti per nuovi sketch e imitazioni. Crozza fa notizia, fa discutere, fa politica. Sì, perché anche la satira dopotutto fa parte del gioco, è un tassello al quale il sistema non può rinunciare, se vuole sopravvivere: il giullare alla corte del re può per-mettersi di scherzare con il potere, ma solo per renderlo più vicino alla gente, più reale, più umano. “Basta un poco di zucchero, e la pillola va giù”, e ridendo, per non piangere, la gente aspetta che succeda qualcosa.Ma su cosa è giusto ridere? La se-

conda puntata di “Crozza nel pae-se delle meraviglie” è iniziata con una parodia del comandante della Concordia, Francesco Schettino. Il senso della gag era dimostrare che di “Schettini” ce ne sono tanti in Italia e bisogna combatterli. Ma, ovviamente, la comicità ha supera-to il messaggio: è lecito far ridere su questi fatti? Nel naufragio della Concordia ci furono 30 morti e 2 di-spersi. Una ferita ancora aperta per l’Italia, davanti la quale, forse, la sa-tira dovrebbe fare un passo indietro. E negli anni lo stesso Crozza ci ha dimostrato che ci sono tanti altri ar-gomenti da affrontare…

Quest’anno la Raccolta di San Martino sostiene il progetto della Caritas diocesana di Rreshen (Albania) per accompagnare donne e bambini con gravi problemi di salute che necessitano di cure specifiche nei viaggi per la vita. La raccolta di indumenti, scarpe, borse e coperte, avverrà sabato 10 novembre. In Primo Piano (9.30 circa) Paolo Adami illustra il progetto. Nel secondo servizio don Claudio

Zanardini presenta i prossimi pellegrinaggi diocesani guidati dal Vescovo. Da questa domenica alle 11.30 torna la rubrica Letture per lo spirito a cura di suor Francesca Bernacchia. Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, va in onda (in differita e in diversi orari) anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte di Manerbio e Radio Raphaël.

La prossima puntata della rubrica settimanale “La Buona Notizia” apre con il servizio sui “Miracoli”. Tra i relatori al partecipato convegno in Poliambulanza il prof. Gandolfini (nella foto). A seguire: la “Giornata di Voce” che per il 120° del settimanale diocesano si terrà nella parrocchia di Lograto; il nuovo anno di “Teologia per i laici”, la scuola ospitata in Seminario la cui istituzione risale al 1978; la conclusione dei “Restauri a San Nazaro” festeggiati

alla presenza di mons. Monari. La rubrica “4 parole...” è con Paolo Adami per la presentazione della “Raccolta di San Martino”. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche il documentario “La persona umana immagine di Dio”.

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Ci sono molte idee nel nuovo film di Silvio Soldini: personaggi surre-ali e teneri, opposti a figure comi-camente spregevoli; e poi statue parlanti, fantasmi in bikini, una cicogna buongustaia e molto co-municativa. Sono proposti diversi punti di vista sull’Italia di oggi an-che se, procedendo da uno sguardo “a volo d’uccello” fino al livello del terreno, la qualità della veduta non sembra migliorare. “Il comandan-te e la cicogna” infatti è una com-

on siamo al poker d’assi ma la Brescia musicale ha in mano due carte sicuramente importan-ti. I due “carichi” sono

Biagio Antonacci e i Pooh, attesi nei prossimi giorni a Montichiari e a Brescia per due eventi tra i più importanti di questa annata che sta volgendo al termine. Biagio Antonacci, che si sta avvici-nando al mezzo secolo di vita, sarà di scena al PalaGeorge di Montichia-ri lunedì 5 novembre, con inizio alle 21. Un concerto che sarà l’occasio-ne per presentare le canzoni del suo ultimo cd “Sapessi dire no” - conte-nente brani come “Ti dedico tutto”, “Non vivo più senza te”, “ Insieme finire” - ma anche per regalare al pubblico una carrellata sul suo lun-go percorso musicale. Un disco che è l’ennesima conferma della matu-rità espressiva di Biagio Antonacci, in grado di costruire canzoni equili-brate, nelle quali tutti i componenti, testi, musiche, arrangiamenti sono abilmente confezionati all’insegna della massima qualità. Con l’età Biagio ha saputo far fruttare al me-glio la sua capacità di approfondire i contenuti, componendo canzoni che indagano con grande saggezza le diverse sfere dell’uomo, il bene e

il male che in esso si scontrano, la passione ma anche i timori e le pau-re, senza disdegnare temi di ricerca spirituale. Tutto questo supportato da una musica che si alimenta con fantasia da suoni di diversa matrice, dal rock elettrico alla ballad folk-acustica ai ritmi più caldi e latini fino ai momenti più intimi al piano-forte. Accompagnato da uno straor-dinario ensemble di sette musicisti e

naturali e legittime del disco “Ope-ra seconda”, realizzato con la colla-borazione di un’orchestra sinfonica di 67 elementi formata da musicisti dell’Orchestra sinfonica della Rai di Torino, del Teatro Regio di Torino, e delle migliori sinfoniche d’Italia, con l’aggiunta di Danilo Ballo (che ha curato gli arrangiamenti) e Phil Mer (alla batteria). Il disco, che con-tiene anche un duetto con Claudio Baglioni e uno con Mario Biondi, presenta 11 brani riarrangiati con l’orchestra, 11 “storie” che compon-gono “un film dalla trama aperta, dove gli interpreti si riincontrano e ad ognuno viene data una secon-da possibilità di ribadire il proprio ruolo nella vita”, come ha dichiara-to alla stampa la band. Il Tour (“Opera seconda in Tour”) ha debuttato al Teatro Maderno di Grosseto il 26 ottobre ed è uno spet-tacolo prezioso, durante il quale è possibile ascoltare e vivere in con-certo le emozioni che i loro classici in versione orchestrale possono re-galare, con Roby, Red e Dodi affian-cati da Danilo Ballo alle tastiere e Phil Mer alla batteria, per la prima volta accompagnati da un’orchestra sinfonica, la Ensemble symphony orchestra diretta dal maestro Gia-como Loprieno.

da alcuni artisti, ballerini, giocolieri e street performer della Dionysus Entertainment, Biagio si esibisce non solo sul palco ma anche su una lunga passerella centrale, cantando in mezzo ed assieme agli spettatori. La sera successiva, il 6 novembre alle 21 al PalaBrescia, sarà la volta dei Pooh, uno dei gruppi più longevi della canzone italiana. Un concerto speciale, con le loro canzoni presen-tate in versione orchestrale, figlie

Il progetto “Noi musica”, fondato da don Luca Nicocelli, organizza la 4ª edizione del Concorso rock per gruppi emergenti, con il patrocinio e il supporto del Comune di Lonato del Garda e il patrocinio dei Comuni di Desenzano, Padenghe, Sirmione e Pozzolengo, con la collaborazione delle parrocchie di Lonato e Rivoltella. Si svolgerà sabato 24 novembre al Teatro Italia di Lonato, la grande serata

finale a ingresso libero che avrà come ospite speciale Jury, il cantante bresciano lanciato dal talent-show “X Factor”. Dopo il trampolino televisivo, il cantante ha aperto i concerti italiani di Jamiroquai, un concerto di Alicia Keys e ha duettato con Robben Ford a Brescia. Parteciperanno band emergenti; l’età dei componenti è compresa fra i 13 e i 30 anni. Per informazioni su noimusica.org.

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media dal fondo amaro, il ritratto di un Paese dove il malcostume è regola quotidiana, e l’unica resi-stenza possibile – come avveniva nelle precedenti commedie del re-gista, a partire dall’ottimo “Pane e tulipani” – sembra risiedere nel re-stare ai margini difendendo il pro-prio granello di follia, coltivando un approccio ingenuo e un po’ naïf all’esistenza.Una deliziosa emarginata è la Dia-na di Alba Rohrwacher, artista

senza soldi costretta – per pagare l’affitto – a dipingere un assurdo af-fresco nello studio di un avvocato megalomane e disonesto (Luca Zin-garetti, spassoso e purtroppo reali-stico). Il padrone di casa di Diana è Amanzio (Giuseppe Battiston), strambo “moralizzatore urbano” che vaga per la città impartendo le-zioni di civismo, accolte con scar-so entusiasmo. Amanzio diventa amico di Elia, uno dei due figli di Leo (Valerio Mastandrea), idrauli-

co sempre a un passo dalla crisi di nervi. Afflitto da parecchi proble-mi quotidiani, Leo è pure visitato di notte dal fantasma della moglie Teresa (Claudia Gerini), che con la sua svagatezza non gli è molto d’aiuto. Su questa ronda di perso-naggi vegliano nelle piazze i monu-menti dei padri della patria. Sopra tutti Garibaldi che, con la voce di Pierfrancesco Favino, commenta desolato la deriva morale dell’Ita-lia che ha contribuito a formare.

Dell’originaria intenzione di realiz-zare un musical rimane la sonori-tà delle diverse cadenze dialettali dei personaggi, parte del tentati-vo di condensare in un’unica città immaginaria il quadro di un’intera nazione. Parecchie scene sono di-vertenti, gli attori azzeccati (tran-ne Claudia Gerini, in un ruolo non molto ben scritto). Il film però è come l’affresco che Diana deve re-alizzare: contiene troppe cose che non si amalgamano tra loro.

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li italiani sono un popolo di formiche. Il problema, però, è che attorno al for-micaio non c’è più l’ab-bondanza di un tempo.

Eppure “la sfida della ripresa poggia sul risparmio”, come ha titolato l’88ª Giornata mondiale del risparmio, ce-lebrata il 31 ottobre e che è stata pre-ceduta dalla presentazione di una ri-cerca sulla propensione al risparmio degli italiani. Secondo un’indagine Censis-Confcommercio, resa nota nei giorni scorsi, solo il 17% degli italiani riesce a mettere da parte un po’ del proprio reddito, mentre il 65% “pareg-gia” tra entrate e uscite e il 18%, pari a 4,5 milioni di famiglie, non arriva alla fine del mese con quanto guadagna, ricorrendo quindi ai risparmi pregres-si (56%), oppure posticipando i paga-menti (21%), chiedendo prestiti ad amici e conoscenti o alla banca. Sul rapporto tra gli italiani e il risparmio è stato interpellato Luigi Campiglio, docente di politica economica all’Uni-versità cattolica.In un tempo di crisi ha ancora sen-so parlare di risparmio?“Sì, ha un senso decisivo: il risparmio rappresenta la sicurezza che consen-te di guardare al futuro con fiducia. È il motore dello sviluppo e segnale delle difficoltà di una società. Per una famiglia, la capacità di risparmio è di capitale importanza”.È però una possibilità che oggi

sembra apparire sempre più ra-ra…“In Italia la capacità di risparmio del-le famiglie negli anni Novanta era una delle più elevate al mondo, il 24% del reddito disponibile. Questa quota è diminuita bruscamente fino ad arri-vare ai livello odierni di poco supe-riroi all’8%”.Perché questo declino?“Vi sono stati due errori di politica

economica. Il primo coincide con l’in-gresso dell’Italia nell’euro. Il debito pubblico, ancora nella seconda metà degli anni Novanta, era prevalente-mente in mano a residenti: famiglie e imprese, comprando titoli di stato, erano ‘creditrici’ e quindi i relativi in-teressi restavano all’interno dell’eco-nomia italiana. In tal modo, però, tra il 1995 e il 2000 le famiglie hanno re-gistrato una diminuzione del reddito

In Lombardia gli infortuni sul lavoro sono in calo del 4,7%: nel 2011 ne sono stati denunciati all’Inail 127mila, 6.305 in meno rispetto all’anno precedente. Diminuiscono anche i casi mortali, passati da 127 a 120. A livello nazionale il calo degli infortuni è stato del 6,6%: “In Lombardia la flessione è minore rispetto alla media del Paese perché non sono calati gli infortuni tra gli stranieri”, precisa Aniello Spina, direttore generale dell’Inail Lombardia che ha presentato il

Rapporto 2011 dell’istituto. Nel 2010 sono stati infatti 24.966 e l’anno dopo 24.981, mentre i morti sono passati da 25 a 22. “I fattori che incidono sono molteplici – ha aggiunto Spina –. Le difficoltà linguistiche, una cultura diversa del lavoro e la tendenza ad affidare agli stranieri le mansioni più rischiose. È pur vero, però, che oggi anche gli immigrati sono maggiormente consapevoli dei loro diritti e quindi pretendono dal datore di lavoro la denuncia dell’infortunio”.

Interventi mirati, per dare stabilità al lavoro. Riparte il programma “Con-cretamente occupazione” della Pro-vincia di Brescia per l’inserimento lavorativo di donne disoccupate. Lo scorso anno il primo bando, che ha consentito di mettere a disposizio-ne 166 doti, per un importo di quasi 1 milione e 100mila euro, è andato esaurito in soli due mesi. I risultati sono stati sorprendenti visto che 164 destinatarie sono state effettivamen-

te assunte con un contratto di lavoro (apprendistato 3%, determinato 31% e indeterminato 66%). Il nuovo inter-vento si rivolge a 75 donne che si tro-vino in stato di disoccupazione iscrit-te al Centro per l’impiego competente della provincia di Brescia e residenti nel Bresciano. Le risorse finanziarie, per ciascuna destinataria, sono pari a 6.500 euro e sono distribuite in modo da soddisfare sia le esigenze profes-sionali e formative delle beneficiarie

che quelle delle attività economiche locali, che sono alla ricerca di perso-nale. “Questo nuovo intervento nel mondo del lavoro – ha spiegato il pre-sidente della Provincia Daniele Mol-gora – contribuisce a fronteggiare la situazione di crisi, creando posti di lavoro stabili”. La conferma viene dal fatto che il contributo destinato alle aziende che assumono viene effettiva-mente erogato a chiusura del progetto e a rendicontazione avvenuta, decorsi

12 mesi dalla data di assunzione. “Un progetto – precisa l’assessore provin-ciale alle attività produttive Giorgio Bontempi (nella foto) – che premia le aziende che assumono e che va nell’ottica della diminuzione del costo del lavoro”. Le interessate possono ri-volgersi ai Centri per l’impiego o agli enti accreditati per i servizi al lavoro. Per tutte le informazioni si può telefo-nare allo 030/3749342 o consultare il sito http://sintesi.provincia.brescia.it.

disponibile, legata a una riduzione dei tassi d’interesse pari a 4 punti del pil, mentre la pubblica amministrazione ci guadagnava. Di conseguenza, en-trando nell’euro si sarebbe dovuta diminuire la pressione fiscale, ma ciò non è avvenuto”.E il secondo errore?“L’aumento della pressione fiscale tra il 2005 e il 2010, che ha diminuito il reddito disponibile e la capacità di risparmio. A tutto ciò va poi aggiunto un elemento strutturale…”.Ossia?“L’Italia, diventando un Paese anzia-no, beneficia sempre meno del cosid-detto dividendo demografico. In Cina, grazie a questo, vi è un tasso di rispar-mio che supera il 40% del pil”In conclusione, possiamo tor-nare a essere un popolo di “for-miche”?“Anche adesso lo siamo, anche se la raccolta del formicaio è più povera. Certo, occorrono, però interventi a sostegno delle categorie sociali più in difficoltà”.

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el petto del rugby ita-liano batte un cuore da leone, anzi da Leones-sa. Già, perché nella nuova stagione inter-

nazionale parte proprio da sotto il Cidneo, l’azzurro della Nazionale pare mescolarsi con il bianco del-lo stemma cittadino.In una città e provincia che vanta-no grandi tradizioni e risultati nel campo della palla ovale, l’attesa si è già accesa da tempo per la data del 10 novembre: in quell’occasio-ne infatti il Rigamonti si vestirà a festa aprendo tutti i suoi settori, mentre il campo sarà delimita-to, invece che dalle porte, da due grandi “h” difese da 15 giocatori per parte. Tutto questo, e molto di più, sarà Italia-Tonga, partita di alto livello presentata con lo slogan “Sono di un altro emisfero, non di un altro pianeta. Giochiamocela”. I 31 uomini agli ordini di coach Brunel sono già al lavoro dal 28 ot-tobre, dal centro di preparazione olimpica “Giulio Onesti” alla cor-nice, unica al mondo, dello Stadio dei Marmi del Foro Italico dove la squadra incontrerà i tifosi più giovani in un seduta interamente aperta al pubblico. Dal 4 novembre, infine, la squadra si sposterà a Brescia dove comple-terà la preparazione in vista della

sfida contro l’unica nazionale di questo trittico, che segue l’Italia nel ranking internazionale (rispet-tivamente all’11° e 12° posto) pri-ma di concentrarsi sugli scontri contro le potenze Nuova Zelanda, il 17 all’Olimpico di Roma, e Au-stralia, il 24 al Franchi di Firenze. Parallelamente alla preparazione della squadra cresce anche l’entu-

siasmo e le aspettative di tifosi, di-rigenti e appassionati: in città sono già stati venduti migliaia di bigliet-ti (con costi che vanno da 15 euro dei distinti ai 55 della tribuna cen-trale, 12 e 44 euro i prezzi ridotti) tanto che la partita si avvia a diven-tare un vero e proprio evento: nel corso della conferenza stampa di presentazione tenutasi nei giorni

Al momento di andare in stam-pa mancano poche ore alla sfida esterna con il Cittadella, valida per il 12° turno del campionato cadet-to, quello infrasettimanale prima della sfida contro la Ternana in casa. Due partite molto delicate per le Rondinelle, che vengono da una serie di risultati non cer-to esaltanti nelle ultime partite e che giocheranno contro avversari in salute. Entrambe vittoriose ne-

gli ultimi turni (con la Ternana in serie positiva da addirittura sette) la squadra eventa e gli umbri so-no attualmente appaiati a quota 16, due punti avanti agli uomini di Calori (nella foto). Ed è proprio il mister a suonare la carica nel cor-so della conferenza stampa, nella quale ha dichiarato: “Tutte le gare esterne dovrebbero essere buone per la vittoria. È un nostro obietti-vo andare su qualsiasi campo per

cercare i tre punti. Vincere ci da-rebbe sicuramente più certezze: ci proveremo, come sempre. Cer-cheremo di essere più determina-ti e più cinici rispetto alle passate occasioni. Il problema riscontrato fino ad ora non è certo di atteggia-mento, solo di risultati.”L’attenzione quindi è nuovamen-te posta sul cronico problema del Brescia in trasferta, che sinora ha molto limitato la stagione delle

Rondinelle, cui si aggiunge in que-sto caso anche la questione turn-over visti gli impegni ravvicinati: “Credo proprio che qualcosa cam-bierò – afferma in proposito il tec-nico – dopo l’allenamento di oggi valuterò quali modifiche apporta-re, senza esagerare”. Due partite per ritrovare il filo del discorso, quindi, due occasioni per cercare di cambiare marcia e svol-tare in campionato.

Sul campo di Castel Mella è di scena l’Europa. No, non pensate subito alla sigla della Champions League capitata per chissà quale miracolo in provincia di Brescia, anche se forse di miracolo in un certo senso si potrebbe parlare. Miracolo di solidarietà, per essere precisi, quello che sabato 3 novembre alle ore 15 farà sì che lo Stadio Meneghini di Castel Mella ospiti la “partita del cuore”. Ad affrontarsi in campo le vecchie glorie del Castel Mella

(che organizza l’iniziativa) e la squadra del FC Europa, la squadra ufficiale che rappresenta le istituzioni europee e milita in un campionato lussemburghese. Momento di sport, ma anche di solidarietà, si diceva: infatti l’ingresso alla partita, che ha ottenuto anche il patrocinio comunale, sarà a offerta libera e l’intero ricavato sarà in seguito devoluto alla costruzione dell’ospedale di Mida S. Anna a Watamu (nella foto) in Kenya.

scorsi in Broletto, l’assessore allo sport Massimo Bianchini non ha nascosto la propria soddisfazione. “Si tratta di un grande evento, un evento che questa città e questa provincia, da sempre molto attive nel rugby, meritano – ha detto – so-no certo che vivremo una grande festa di sport ed una grande par-tita, come sempre accade quando gioca l’Italrugby”. Sulla stessa lunghezza d’onda il neo presidente federale, il bre-sciano Alfredo Gavazzi: “È la pri-ma partita della Nazionale dopo la mia elezione del 15 settembre scorso e non posso che essere fe-lice che si disputi nella mia città. Sarà una partita molto importante, contro un’avversaria che ci è vici-na nel ranking e che è certamente alla portata”.Tutto pronto quindi, con gli azzur-ri – è l’augurio – a fare la parte del leone, anzi della Leonessa.

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o scorso fine settimana si è registrata la migrazione degli stradisti del Csi in quel di Cassano Magnago (Varese), dove si è svolto

il 19° Campionato italiano ex cicli-sti professionisti, 1° Memorial Miro Panizza. Sono stati 45 gli ex professionisti schieratisi ai nastri di partenza, dopo che un trombettiere ha intonato il si-lenzio fuori ordinanza in onore di Mi-ro Panizza e Fiorenzo Magni. Poi il via, con la grande bagarre e la vittoria di Pierino Gavazzi con 7” di anticipo sui avversari. Nella seconda gara, quella riservata ai nati tra il 1952 e il 1981, i corridori non risparmiano colpi e si verificano vari tentativi di fuga. Eddy Mazzoleni ci prova a due giri dalla fi-ne ma il gruppo non molla e Stefano Zanini arriva per primo sul traguardo davanti a Nicola Loda e Alessio Bon-gioni, con Claudio Chiappucci primo nella sua categoria e Tricolore per il secondo anno consecutivo.Mentre in quel di Varese si pedalava per il tricolore a Ospitaletto le finali-tà erano altre, con la Pedala con Noi ciessina organizzata in collaborazione con l’Unione italiana ciechi, accom-pagnata da un clima inclemente e da acqua a catinelle. I promotori si sono trovati costretti ad annullare l’evento visto che non poteva essere garantita la sicurezza dei partecipanti. Sono saliti comunque in sella i ciclisti della mtb. Claudio Tanghetti (Sprint

Il Botticino vince e convince a Marcheno nella gara contro i ragazzi della Valle che ha visto il sequel di quella che era stata tra le partite più emozionanti del campionato scorso, finita al supplementare perso 4-2. Stavolta, però, non sono bastati una grande rimonta nel terzo quarto dei giovani di Marcheno, guidati da Combini, che segna in questa frazione 10 dei suoi 17 punti totali riducendo così un passivo di 14 all’intervallo lungo, e l’immancabile gruppo di rumorosi supporters che

dagli spalti incitavano a gran voce. Il Botticino non si scompone e chiude a +10. Da segnalare i 31 punti di Luca Paolini, ben coadiuvato dai 17 a testa di capitan Mazza e Teo “Furgo” Rubagotti. Marcheno: Peli 6, Della Torre 9, Bertasi 14, Zotti 2, Combini 17, Pasotti 9, Montini 4, Orizio 8, Sartori, Feroldi. Botticino: Persavalli, Casali, Mirandola 9, Paolini 31, Masperi 1, Mazza 17, Noventa ne, Bettoni 3, Segala 1, Laffranchi, Rubagotti 17, D’Alessandro. (g.r.)

Bike Lumezzane) ha preso parte a Casalmorano (Cremona) al 15° Rally dell’Oglio, svoltosi sotto una pioggia inclemente. Per lui 35 km sulle rive dell’Oglio e nono posto tra i senior in 1h21’38. Due giorni prima (venerdì al-la Casa del Beniamino di Cavriana) si erano svolte le premiazioni per il Cir-cuito Master Mtb e Oglio Chiese. Nu-merosi tesserati arancioblù sono saliti

sul podio delle rispettive categorie. Il prossimo appuntamento con il cicli-smo arancioblù è fissato per lunedì 5 novembre nella sede di via Chiusure 81 a Brescia, dove le società ciclisti-che si incontreranno per un bilan-cio della stagione 2012 ed iniziare a programmare la prossima stagione ciclistica. Classifica Campionato ex professio-nisti Categoria G4: 1) Stefano Zanini (Campione d’Italia); 2) Nicola Loda; 3) Alessio Bongioni; 4) Enrico Grima-ni; 5) Eddy Mazzoleni; 6) Gianmario Rovaletti; 7) Fabrizio Covalle; 8) Gian-marco Agostini; 9) Daniele Nardello; 10) Matteo Algeri; 11) Nicola Gavazzi; 12) Andrea Dell’Amico.

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

Quel bambinoprelevato a scuola

Egr. direttore,vedere un bambino braccato dal-la Polizia, caricato a forza su una macchina mentre cerca di scap-pare, davanti ai suoi compagni di scuola, è agghiacciante. Ma il Preside di quella scuola, non dovrebbe tutelare che questi prov-vedimenti in quella struttura non succedano e che i ragazzi sono in quell’ambito sotto la sua totale in-violabile tutela e responsabilità? Penso che in una scuola possa so-lo entrare il 118. O altro solo se il Preside autorizza. È il patrimonio del futuro..! Ma come si può arri-vare a questo risultato applicando una legge dello Stato? Come può l’interesse del minore passare attraverso un simile stra-zio? Se un giudice ha ordinato l’al-lontanamento di un bambino dalla sua casa, ciò è avvenuto sulla ba-se della valutazione di gravi com-portamenti tenuti dalla madre e dell’accertamento che questa ha ostacolato i rapporti fra il bam-bino e il padre. Generalmente si arriva a questo risultato dopo che una serie misure meno severe so-no state disattese. Il problema non nasce dunque dall’ordine del giudice, ma dalla modalità della sua esecuzione. La responsabilità per quanto acca-duto non è neppure degli agenti che si sono trovati a fronteggia-re una situazione ingestibile. An-che se per il suo comportamento quell’ispettrice andrebbe imme-diatamente allontanata e licenzia-ta, dopo quanto sentito dalle sue gravi-naziste affermazioni verso

la cittadina “lei non è nessuno”. È gravissimo che un’ispettrice ab-bia il massimo disprezzo verso i cittadini. Il suo lavoro è in primis tutelarci. È meno grave un colpo di pistola. Il dramma vissuto da questo bam-bino pone invece sotto gli occhi di tutti una grave lacuna legislativa: il nostro diritto di famiglia non si occupa dell’esecuzione dei prov-vedimenti relativi alla potestà dei genitori. L’esecuzione – anche forzata – de-gli ordini che riguardano la vita dei bambini è affidata alle rego-le generali previste dal codice di procedura civile, come se i bam-bini fossero delle cose, una merce da consegnare. In Italia non esiste un’autorità, un’agenzia territoriale specializzata, incaricata di verifi-care l’attuazione dei provvedimen-ti del giudice relativi ai minori e di garantirne con mezzi adeguati l’esecuzione in caso di conflitto fra i genitori. Il giudice è invece solo. Quel bambino doveva essere se-guito da psicologi e assistenti so-ciali preparati a fronteggiare que-ste situazioni, preparati a spiegarli che, per il suo bene, dovrà passare un po’ di tempo lontano da casa. Possiamo immaginare come si sa-rebbero comportati degli operatori qualificati. Avrebbero parlato con gli insegnanti e il preside e avreb-bero cercato il loro sostegno. Poi avrebbero detto al bambino che la mamma è buona e gli vuo-le bene e anche il papà è buono; il problema è che litigano per stare più tempo con lui è sbagliato – per-ché qualche volta anche i genitori sbagliano! – ma presto tutto torne-rà a posto. Gli psicologi avrebbero

potuto riferire al giudice le reazio-ni del bambino; il giudice avrebbe così potuto modulare il suo prov-vedimento alla luce della relazione degli psicologi. Questo accade negli Stati con i quali siamo abituati a confrontar-ci per livelli di civiltà. Invece da noi si mandano i poliziotti con i lampeggianti. Una vecchia leggenda ebriaca dice che il Signore aveva provato a far reggere il mondo da una giustizia ferrea, perfetta. Però il mondo non stava in piedi, e il Signore dovette aggiungervi una misura di ecce-zione alla regola, che Egli chiamò bontà gratuita, invitandoci ad usar-la, di tanto in tanto. A volte costa molto cara, questa pietà trasgressiva che confligge con la legge. Ma alla fine ripaga sempre.

Celso Vassalini

Un grazieda Orzinuovi

Egr. direttore,a nome del Centro per la famiglia di Orzinuovi e di tutti i suoi colla-boratori approfitto di questo spa-zio per farle pervenire un profondo ringraziamento per l’editoriale del-lo scorso numero di “Voce”. Sono state parole per noi molto im-portanti, che hanno aiutato il pen-siero e il cuore di tutti noi a “starci accanto” e a rivedere con i nostri singoli ruoli nella famiglia e nella Comunità, dopo una grande prova come la scelta di Eugenio. L’amorevolezza delle parole usate dal settimanale diocesano hanno nutrito la nostra speranza.

Guido Marni

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