La Voce del Popolo 2012 39

44
Indignarsi non basta. Troppo semplice accodarsi oggi alle grida sugli scandali della Regione Lazio, sulle follie della Regione Sicilia, sulla faccia tosta di quelli che continuano a nascondersi dietro le “eccellenze” della Regione Lombardia – che pure ci sono – avendo in casa 14 inquisiti e un assessore arrestato per avere stretto rapporti con la malavita organizzata. La cronaca racconta puntigliosamente di soldi pubblici rubati, sprecati, colpevolmente male impiegati; di porte che si aprivano solo se a bussare era il faccendiere giusto, di appalti assegnati sempre allo stesso giro. Non è facile, ma bisogna andare oltre. Occorre riflettere seriamente su cosa sono ǯ 1 ǤǤǤ stati questi ultimi due decenni in cui le Regioni sono diventate un formidabile concentrato di potere e di risorse al riparo da qualsiasi controllo. Nel nostro Paese l’esplosione del debito pubblico è strettamente correlata ai processi di decentramento amministrativo. È avvenuto negli anni Settanta con la nascita delle Regioni, si è ripetuto all’inizio del Duemila con le riforme in senso federale introdotte dalla revisione del Titolo V della Costituzione. Due cifre per tutte: dal 2001 al 2011 il debito pubblico è passato da 1.329 a quasi 1.912 miliardi di euro. Cos’è che non ha funzionato nel passaggio di poteri dallo Stato centrale agli enti locali? Le riforme istituzionali sono state un tema dominante nel dibattito politico di quella che chiamiamo Seconda Repubblica, attraversato dai furori antistatali della Lega e dai molti opportunismi ad essa collegati. A partire dal 1993 ci hanno lavorato, alle riforme, ben tre Commissioni bicamerali. Nel 2000, sul finire di una travagliata legislatura, con i soli voti del centro sinistra il Parlamento ha votato la riforma del Titolo V della Costituzione in cui si affermano i livelli di autonomia delle diverse istituzioni ridefinendo compiti e funzioni di ciascuna. Pochi mesi dopo, nella primavera del 2001 il centro destra ha vinto le elezioni politiche e si è ritrovato a dover attuare e gestire la riforma che aveva duramente contestato. L’idea di un modello amministrativo meno centralizzato e più vicino ai bisogni della gente, di una maggiore partecipazione dei cittadini nella gestione della cosa pubblica è rimasta a fare da titolo ad un libro nel quale si scriveva altro: un’autonomia giocata in contrapposizione all’unitarietà della nazione accompagnata da un flusso ininterrotto di risorse pubbliche agli enti locali. Di fatto la classe politica si è servita del decentramento amministrativo per creare nuovi centri di potere e di spreco, per soccorrere con i soldi pubblici le più assurde e stravaganti pretese localistiche, le rivendicazioni di campanile, le paranoie di amministratori megalomani. Gli scandali chiudono nel peggiore dei modi una stagione politica che ha portato al fallimento il progetto federalista. La responsabilità dei partiti è evidente e c’è da sperare che gli elettori se ne ricordino quando torneranno alle urne. Hanno però da pensare anche a quelle realtà variegate del sociale che chiamiamo corpi intermedi, sempre impegnati a marcare il loro confine e a celebrare le loro storie, piuttosto che a tentare una qualche ricomposizione strategica delle forze in campo. C’è bisogno di unità per parlare con autorevolezza di bene comune e di politica, per riconquistare giovani e non all’impegno. Non basta indignarsi. È tempo di investire sulla capacità di partecipazione dei cit- tadini nelle scelte politiche ed economiche che riguardano tutti. Il ritardo partecipativo del dialogo (indispensabile) che deve esistere tra chi esercita il potere e la cosiddetta società civile, è fondamentale. Alla società civile spettano le proposte e soprattutto i controlli sugli interventi e chi comanda non vede di buon occhio questa funzione. Tutto ciò è, a mio avviso, una delle cause di fondo non solo della crisi economica attuale, ma anche della crisi ambientale, che per i suoi effetti progressivi è ancora peggiore di quella econo- mica. Pensare che non sarebbe difficile dare più spazio a questa partecipazione. Faciliterebbe le scelte di chi ha il potere e il dove- re di scegliere. Soprattutto renderebbe più responsabili i cittadini. Questi, quando vengono chiamati a votare, sarebbero più informati e più sereni nel giudizio, sarebbero più contenti di esprimere il loro voto, perché sia il passato come il futuro sarebbe parte del loro protagonismo. Perché questa partecipazione non viene, con ogni mezzo, portata avanti? Lombardia. Chiusura anticipata per Formigoni Collio. Maniva: lo sci pensa in grande Legge di stabilità: un passo avanti... e due indietro ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǤǤ Azione cattolica. Il Concilio visto da mons. Bettazzi Brescia: urge una cura per il mal di trasferta Davide Dotti. Caravaggio l’innovatore Ǥ Ǥ ǡ ǯ Ǥ /$ 92&( '(/ 3232/2 ǡ ǤǤ

description

Domenica 21 ottobre 2012 Benedetto XVI ha canonizzato a Roma p. Giovanni Battista Piamarta.

Transcript of La Voce del Popolo 2012 39

Page 1: La Voce del Popolo 2012 39

Indignarsi non basta. Troppo semplice accodarsi oggi alle grida sugli scandali della Regione Lazio, sulle follie della Regione Sicilia, sulla faccia tosta di quelli che continuano a nascondersi dietro le “eccellenze” della Regione Lombardia – che pure ci sono – avendo in casa 14 inquisiti e un assessore arrestato per avere stretto rapporti con la malavita organizzata. La cronaca racconta puntigliosamente di soldi pubblici rubati, sprecati, colpevolmente male impiegati; di porte che si aprivano solo se a bussare era il faccendiere giusto, di appalti assegnati sempre allo stesso giro. Non è facile, ma bisogna andare oltre. Occorre riflettere seriamente su cosa sono

stati questi ultimi due decenni in cui le Regioni sono diventate un formidabile concentrato di potere e di risorse al riparo da qualsiasi controllo.Nel nostro Paese l’esplosione del debito pubblico è strettamente correlata ai processi di decentramento amministrativo. È avvenuto negli anni Settanta con la nascita delle Regioni, si è ripetuto all’inizio del Duemila con le riforme in senso federale introdotte dalla revisione del Titolo V della Costituzione. Due cifre per tutte: dal 2001 al 2011 il debito pubblico è passato da 1.329 a quasi 1.912 miliardi di euro. Cos’è che non ha funzionato nel passaggio di poteri dallo Stato centrale agli enti locali?Le riforme istituzionali sono state un tema dominante nel dibattito politico di quella che chiamiamo Seconda Repubblica, attraversato dai furori antistatali della Lega e dai molti opportunismi ad essa collegati. A partire dal

1993 ci hanno lavorato, alle riforme, ben tre Commissioni bicamerali. Nel 2000, sul finire di una travagliata legislatura, con i soli voti del centro sinistra il Parlamento ha votato la riforma del Titolo V della Costituzione in cui si affermano i livelli di autonomia delle diverse istituzioni ridefinendo compiti e funzioni di ciascuna. Pochi mesi dopo, nella primavera del 2001 il centro destra ha vinto le elezioni politiche e si è ritrovato a dover attuare e gestire la riforma che aveva duramente contestato. L’idea di un modello amministrativo meno centralizzato e più vicino ai bisogni della gente, di una maggiore partecipazione dei cittadini nella gestione della cosa pubblica è rimasta a fare da titolo ad un libro nel quale si scriveva altro: un’autonomia giocata in contrapposizione all’unitarietà della nazione accompagnata da un flusso ininterrotto di risorse pubbliche agli enti locali. Di fatto

la classe politica si è servita del decentramento amministrativo per creare nuovi centri di potere e di spreco, per soccorrere con i soldi pubblici le più assurde e stravaganti pretese localistiche, le rivendicazioni di campanile, le paranoie di amministratori megalomani. Gli scandali chiudono nel peggiore dei modi una stagione politica che ha portato al fallimento il progetto federalista. La responsabilità dei partiti è evidente e c’è da sperare che gli elettori se ne ricordino quando torneranno alle urne. Hanno però da pensare anche a quelle realtà variegate del sociale che chiamiamo corpi intermedi, sempre impegnati a marcare il loro confine e a celebrare le loro storie, piuttosto che a tentare una qualche ricomposizione strategica delle forze in campo. C’è bisogno di unità per parlare con autorevolezza di bene comune e di politica, per riconquistare giovani e non all’impegno. Non basta indignarsi.

È tempo di investire sulla capacità di partecipazione dei cit-tadini nelle scelte politiche ed economiche che riguardano tutti. Il ritardo partecipativo del dialogo (indispensabile) che deve esistere tra chi esercita il potere e la cosiddetta società civile, è fondamentale. Alla società civile spettano le proposte e soprattutto i controlli sugli interventi e chi comanda non vede di buon occhio questa funzione. Tutto

ciò è, a mio avviso, una delle cause di fondo non solo della crisi economica attuale, ma anche della crisi ambientale, che

per i suoi effetti progressivi è ancora peggiore di quella econo-mica. Pensare che non sarebbe difficile dare più spazio a questa

partecipazione. Faciliterebbe le scelte di chi ha il potere e il dove-re di scegliere. Soprattutto renderebbe più responsabili i cittadini.

Questi, quando vengono chiamati a votare, sarebbero più informati e più sereni nel giudizio, sarebbero più contenti di esprimere il loro voto, perché sia il passato come il futuro sarebbe parte del loro protagonismo. Perché questa partecipazione non viene, con ogni mezzo, portata avanti?

Lombardia.Chiusura anticipataper Formigoni

Collio.Maniva: lo scipensa in grande

Legge di stabilità: un passo avanti...e due indietro

Azione cattolica.Il Concilio vistoda mons. Bettazzi

Brescia: urgeuna cura peril mal di trasferta

Davide Dotti.Caravaggiol’innovatore

Page 2: La Voce del Popolo 2012 39

rescia vede allungarsi l’elenco dei suoi santi. Alla schiera, da domeni-ca 21 ottobre, dovrà esse-re aggiunto anche padre

Giovanni Battista Piamarta, fondato-re della congregazione della Sacra fa-miglia di Nazareth che Benedetto XVI canonizzerà insieme ad altri sei beati. Ancora una volta viene elevata agli onori degli altari un sacerdote capace di incarnare un tipo di carità attiva e intelligente, capace di incidere nella storia. Con il nuovo santo bresciano si allunga l’elenco di quelle figure che hanno saputo incarnare nel quotidia-no tutti gli aspetti di una santità che, con la canonizzazione di domenica, viene indicata come esemplare a tut-ta la Chiesa universale.Padre Giovanni Piamarta appartiene infatti a quella schiera di sacerdoti bresciani, vissuti a cavallo tra la fi-ne dell’Ottocento e i primi decenni del nuovo secolo, che hanno saputo incidere sulla storia e sulle vicende

La santità costruitavicino ai giovani

della città di Brescia. È una ricca scia quella in cui si inserisce an-che padre Piamarta, una scia in cui non mancano i sacerdoti come Ta-dini (santo dal 2009), Mosè Tovini, Capretti, mons. Bonomelli, ma che può contare anche sulla presenza di laici come il beato Giuseppe Tovini, Giorgio Montini e tanti altri ancora che in anni difficili seppero, pur da punti di vista diversi, dare una ri-sposta intelligente e ricca di fede ai bisogni della gente.Il nuovo santo bresciano si colloca in questo contesto, in un panorama di uomini e donne capaci di vicinan-

za spirituale ma anche materiale a una città e alla sua gente alle pre-se con enormi fatiche, chiamata ad affrontare le grandi trasformazioni imposte dal passaggio da una so-cietà agricola a una industriale che anche a Brescia generava miseria e povertà.Giovanni Piamarta, che Benedetto XVI canonizzerà tra poche ore, san-to nella quotidianità lo è stato sin da subito, da quando (come tanti altri bresciani alcuni elevati agli onori degli altari, altri no) sacerdote po-co più che 24enne non teme le sfide di una società malata di egoismo, di paura, di ingiustizie. Intuisce, forse sulla scorta dell’esperienza perso-nale, che non può lasciare abban-donati a sé stessi tanti giovani che arrivano in città in cerca di lavoro e che davanti alle difficiltà finisco-no per perdere la fede. Comprende che quell’emergenza educativa di cui oggi tanto si parla è già urgen-za nella città che vive il passaggio

tra due secoli. Elabora un proget-to, un’intuizione educativa che por-ta avanti anche quando difficoltà sempre più grandi sembrano avere la meglio. Il suo modello è quel Lo-dovico Pavoni, creatore della pri-ma scuola tipografica italiana nel-la quale ha accolto orfani e poveri, dando loro istruzione e un mestiere. Ne parla con un altra grande figura del clero bresciano dell’epoca: don Pietro Capretti. Il 3 dicembre 1886,

seppure in sordina, nasce l’Istituto Artigianelli, dove Piamarta accoglie i primi quattro ragazzi orfani. È l’av-vio di una storia grande, importan-te. È l’inizio della santità di Giovan-ni Battista Piamarta, santo dei gio-vani, santo tra i giovani, santo per i giovani. La celebrazione delle pros-sime ore in piazza San Pietro, con Benedetto XVI, è il sigillo, l’ultimo, il più importante di una vicenda che continua ancora.

Page 3: La Voce del Popolo 2012 39

adre Enzo Turriceni è, in ordine di tempo, l’ultimo dei successori del nuovo santo Giovanni Battista Piamarta alla guida del-

la congregazione fondata agli albori del secolo scorso. A poche ore dal-la canonizzazione del fondatore non nasconde tutta la sua emozione per l’evento. “Si tratta – afferma – di un grande momento per tutta la famiglia piamartina, ma mi pare anche un’oc-casione straordinaria per conoscere meglio e riscoprire la straordinaria figura di padre Piamarta.”Perché parla di riscoperta?Parlo di riscoperta e rivalutazione perché in questi ultimi anni, a parti-re dalla beatificazione del 1997, sono emersi alcuni aspetti della personalità di questo umile prete bresciano che prima non erano stati messi in luce, alcune qualità della sua ricca umanità e della sua spiritualità che rimaneva-no un po’ nascoste, forse guardando più alle opere da lui compiute che a quanto aveva nel cuore e nella mente.Chi è stato, allora, padre Giovan-ni Battista Piamarta?In lui hanno trovato felice sintesi il prete dalla profonda spiritualità basa-ta sulla conoscenza della Scrittura, in un tempo in cui non si usava molto, l’imprenditore attento e coraggioso per amore dei suoi ragazzi (“manager della carità” l’ha definito Franco Mo-

linari), l’educatore pienamente inse-rito nel contesto storico, ma capace di guardare avanti, attento all’arte, al-la musica, alla natura: a tutto ciò che poteva far crescere e indurre al bello e al bene. Una pienezza, quella che abbiamo riscoperto nel cammino di avvicinamento alla canonizzazione

Il 26 novembre 1841 è la data di nascita di Giovanni Battista Piamarta. Nasce a Brescia. Il padre barbiere e la madre, donna molto pia, ebbero un influsso decisivo sull’educazione del figlio. Alla morte della madre. il piccolo Giovanni Battista, di nove anni, viene affidato al nonno paterno che lo fa studiare e, nelle ore libere, lo manda all’oratorio della parrocchia di Santi Faustino e Giovita, che gli ha dedicato la cappella in cui battezzato (a destra)

di domenica 21 ottobre, che ha trat-to giovamento dal contatto con altre figure significative del cattolicesimo bresciano a cavallo tra Otto e Nove-cento, come Capretti, Tovini, Montini, Geremia Bonomelli. La canonizzazio-ne ci ha permesso di individuare nel nostro fondatore un uomo capace, grazie alla fede, di guardare anche oltre, di intuizioni che gli derivavano dalla carità che gli urgeva nel cuore.Alla luce di tutte queste conside-razioni come definirebbe oggi la figura del vostro santo fondatore?Non servono molte parole. Credo che una felice sintesi di cosa sia stato e continui a essere oggi padre Giovan-ni Battista Piamarta sia quella operata

Sono trascorsi quasi 126 anni da quel-la sera del 3 dicembre 1886, quando padre Giovanni Piamarta celebrava la Messa con quattro ragazzi nella chie-sa del Seminario di San Cristo e rac-coglieva i suoi primi “artigianelli” in due vecchie case a ridosso del colle di Santa Giulia. Presentava a loro quello che, con gli anni, sarebbe diventato il manifesto dell’azione e della presenza della famiglia piamartina nel mondo, quel “Bisogna studiare, bisogna lavo-rare con pertinacia indefessa. Sì, lavo-rare anche gratuitamente per impara-re, per fare pratica, per farsi conosce-re. Il lavoro è la sola cosa per cui una persona che si impegna possa dire di non aver vissuto invano e sterilmen-te” . Dopo la sua morte avvenuta il 25 aprile 1913, fu fatto proprio anche dai collaboratori che aveva riunito nel-la “Pia Società della Sacra Famiglia” che si fecero carico di portare avanti

l’opera iniziata, aprendola al mondo. Oggi quelle parole, quegli inviti rivol-ti ai primi quattro “artigianelli” risuo-nano nelle opere piamartine in Italia, in Brasile, Cile, Angola e Mozambico, nelle scuole e nei centri professiona-li, nelle parrocchie e negli oratori, nei convitti e nei luoghi di aggregazione giovanile e in tutte le altre realtà che testimoniano la felice intuizione di padre Giovanni Battista Piamarta. A Brescia i piamartini sono presenti con la casa madre, l’editrice Querinia-na e la Tipografia, l’istituto scolastico “Piamarta” e la parrocchia Santa Ma-ria di Nazareth. Nel Bresciano sono presenti anche a Remedello con la colonia agricola fondata nel 1895 da padre Piamarta e padre Bonsignori, che, con il “Bonsignori” si è svilup-pata in diverse attività formative per accompagnare i giovani e favorire lo sviluppo dell’agricoltura insieme alla

salvaguardia dell’ambiente. La casa di spiritualità Sant’Obizio di Angolo Terme e la struttura di Maderno, un tempo sede del Seminario piamartino e oggi luogo di soggiorno e spiritualità completano il quadro delle presenze locali. I piamartini sono attivi anche a Milano, con la “Casa padre Giovan-ni Piamarta”, con il Centro profes-sionale e la parrocchia San Girolamo Emiliani; a Roseto degli Abruzzi, con il Centro professionale “Guerrieri”, il Centro giovanile piamartino, la “Cit-tadella dei ragazzi” e la parrocchia del S. Cuore; a Pontinia, con un’attività parrocchiale e a Cecchina, a pochi chilometri da Roma, con la parroc-chia di San Filippo Neri, l’oratorio e il Collegio Piamarta. Lo spirito del nuovo santo ha varcato anche i con-fini italiani e ha raggiunto l’America Latina e l’Africa. Brasile e Cile sono i Paesi del continente sudamericano

in cui è presente la Congregazione. In Brasile, a partire dal 1957, i pia-martini hanno portato il messaggio e lo spirito del fondatore in sette città di quattro diversi Stati. A São Bento, all’interno del Maranhão, a Macapá, a nord dell’Amazzonia, a Fortaleza, Pa-cotí , Limoeiro do Norte, nello Stato del Ceará, a Curitiba e Matelândia, nel Paraná, i piamartini con scuole, ospi-talità, aziende agricole e parrocchie accolgono gli ultimi, in particolare la gioventù più povera con lo stesso spirito che spinse Piamarta all’azione a Brescia. Altro Paese sudamericano che conosce padre Piamarta e le sue opere è il Cile, dove la congregazione è arrivata nel 1983 a Talca e a Santia-go (nella foto). In Africa i piamartini sono presenti in Angola, a Lucala e a Luanda, e in Mozambico, nella dioce-si di Inhambane. Anche qui rinnovano l’impegno del padre fondatore.

dall’autore che ha composto il nuovo inno del fondatore. Carità e speran-za insegnasti ai giovani: sono queste le parole che aprono la composizio-ne, parole di straordinaria attualità perché anche in contesti come quelli odierni, segnati, proprio come quelli in cui visse padre Piamarta, da gran-di difficoltà serve, nei confronti dei giovani una carità attiva e intelligen-te, capace di incidere nella storia. Le giovani generazioni non hanno biso-gno di elemosina, ma di rapporti au-tentici, capaci di renderli protagonisti del loro momento e della loro vita, di aprirli, come fece Piamarta con i suoi primi allievi, alla speranza.Come portate avanti l’eredità che vi ha lasciato il vostro fondatore che tra poche ore sarà santo?Credo che sia importante mantenere viva, attualizzandola, la sua dedizione al prossimo, alimentandola di quella spiritualità dell’incarnazione che è stata propria di padre Giovanni Batti-sta Piamarta e che gli ha permesso di essere prete e uomo capace di immer-gersi nel quotidiano e di condividere con i suoi giovani, attese, speranze e sofferenze.Qual è il suo stato d’animo a po-che ore dalla canonizzazione? C’è in me, in tutta la famiglia piamar-tina, una grande gioia. La Chiesa ren-de santo padre Piamarta, lo canonizza e lo indica a modello di riferimento.

L’ambiente oratoriano è provvidenziale per il giovane Piamarta. A 13 anni conosce don Pancrazio Pezzana, parroco di Vallio, che per primo intuisce la sua vocazione al sacerdozio. Non troppo in salute e senza grandi risorse Giovanni Battista Piamarta deve aspettare i 19 anni per entrare nel Seminario di Santangelo (a destra). Negli anni di formazione al sacerdozio si distinse nello studio e, ancora di più, nella pietà e nella disciplina.

Page 4: La Voce del Popolo 2012 39

È il 24 dicembre 1865 quando Giovanni Battista Piamarta viene ordinato sacerdote. Il suo primo incarico è a Carzago Riviera. Dopo tre anni raggiunge a Bedizzole, come curato, il suo benefattore don Pezzana, con cui condivide altri 13 anni di impegno sacerdotale nella parrocchia di Sant’Alessandro in Brescia (a sinistra). In questi anni si dedica alla formazione dei giovani, all’assistenza ai poveri manifestando molti dei caratteri di quella che sarebbe stata la sua intuizione.

Per tutti i giovani che ha saputo avvicinare, aprendoli all’orizzonte della speranza, padre Giovanni Battista Pia-

marta è sempre stato santo. Non c’era bisogno di riconoscimenti uffi-ciali. La sua santità terrena, costrui-ta giorno per giorno, a fianco dei più poveri, dei giovani per ridare loro dignità, poteva essere di esempio, poteva avvicinare alla fede anche tante altre persone. Di qui la scelta di dare il via al complesso cammino per la sua elevazione agli onori degli altari. Nel 1943, a 30 anni dalla sua morte, prese così avvio a Brescia il processo ordinario informativo. Era l’11 febbraio quando il vesco-vo Giacinto Tredici dava il via alla raccolta di tutta la documentazione per l’introduzione della causa che si protraeva sino al 1948. 10 anni più tardi, nel 1958, vi fu un supplemen-to di istruttoria. Nel 1963 la causa venne ufficialmente introdotta, con la celebrazione dei processi aposto-lici, dal 1967 al 1969, che furono ri-conosciuti giuridicamente validi l’11 aprile del 1970. Il lungo lavoro per la preparazione della positio super

virtutibus, il corposo insieme di materiali che costituiscono la dimo-strazione delle virtù eroiche, attra-verso l’utilizzo delle testimonianze e documenti raccolti nell’inchiesta diocesana si è chiuso nel 1982. Il decretum super virtutibus è sta-to promulgato il 22 marzo del 1986. L’inchiesta diocesana sul presunto miracolo, la guarigione del giovane Bruno Cocchetti vittima nel 1988 di un incidente stradale, è stata istruita presso la curia nel 1991. Il caso, stu-diato in ogni dettaglio da Massimo Gandolfini, è stato così sottoposto all’esame dei periti della consulta medica il 27 giugno 1996 e a quello dei consultori teologi l’8 dicembre successivo. I membri della Con-gregazione per la causa dei santi il 4 marzo 1997 hanno riconosciuto

l’inspiegabilità dell’evento e l’in-tercessione del venerabile Servo di Dio Giovanni Battista Piamarta. L’8 aprile successivo viene promulgato il decreto che accertava il miraco-lo. Una “certificazione” che apre la strada alla beatificazione di padre Piamarta. È Giovanni Paolo II a pre-siedere il rito in piazza San Pietro il 12 ottobre 1997. La giornata roma-na, apre la strada della canonizza-zione. La Postulazione presenta alla Congregazione delle cause dei santi una nuova inchiesta sulla guarigio-ne, ritenuta miracolosa, di Estevam Figueiredo de Paula Pessoa, guarito da una diffusa infezione ritenuta in-curabile, proprio per l’intercessione del Beato Piamarta. Il materiale in-viato in Vaticano è stato affidato al-lo studio di due periti medico-legali della congregazione delle cause dei santi che, dopo averlo studiato con cura, hanno espresso il loro parere favorevole perché la documentazio-ne passasse ad ulteriori esami.La ve-ridictà del miracolo è stata definiti-vamente confermata, dopo diversi esami, il 18 ottobre del 2011, apren-do così le porte alla canonizzazione del 21 ottobre.

Il 20 ottobre 1883 don Giovanni Battista Piamarta viene nominato parroco di Pavone Mella (a sinistra). Con coraggio e generosità inizia una profonda azione pastorale: catechismo domenicale, lotta al malcostume, oratorio per i giovani, predicazione, visite agli ammalati, assistenza ai poveri. Gli anticlericali lo contrastano, la gente, anche grazie all’esempio di vita sacerdotale santa di cui da prova, è dalla sua parte.

Page 5: La Voce del Popolo 2012 39

ul monumento del Reden-tore al Monte Guglielmo è riportato un auspicio di Paolo VI: “Tutto quello che è bresciano diventi cristia-

no”. Un invito caro a padre Piamarta che, proprio sul Guglielmo, si era in-contrato con il piccolo Giovanni Bat-tista Montini, il giorno dell’inaugura-zione di quel monumento. Bastano al-cuni cenni sui cardini della spiritualità piamartina, per verificare la pertinen-za di questa affermazione. In primo luogo: “Mai rassegnarsi alla situazio-ne esistente”. A chi diceva: “Dove an-dremo a finire”, replicava:”Da dove si deve ricominciare?” Preoccupazione costante di padre Piamarta era quella di non essere un servo pigro che sep-pellisce il suo talento, ma animato da una carità operosa e instancabile. Spendere la propria vita nell’educa-zione al lavoro e attraverso il lavoro dei giovani più poveri, per aiutarli a diventare brevi cittadini e buoni cri-stiani, affrontando “triboli e spine”, non desistendo nei disinganni, per-severando negli insuccessi, schivo di riconoscimenti, vergognandosi d’es-sere chiamato benefattore. È questo il secondo cardine della spiritualità pia-

martina. Sentire tutta la sua vita nelle mani di Dio, che lo guida nelle avver-sità della sua missione è un altro pun-to fermo di questa intensa spiritualità. “La cosa più meravigliosa, affermava padre Piamarta, è vedere come il Si-gnore, veramente grande ha saputo trarre gioia dalla sofferenza, benes-sere dalla povertà, fiducia nello scon-forto. Nelle mie angustie, non piccole né poche, mi sono sentito inondato da un fiume di benedizioni, che si è riversato su di me”. Questa sinergia

tra il sentire la sua responsabilità e la fiducia incrollabile in Dio è frutto del-le sue ore di preghiera da cui traeva le energie per la sua lotta quotidiana, con i problemi economici, organiz-zativi, educativi. La contemplazione della Santa Famiglia, gli permetteva d’essere convincente quando voleva che la sua Congregazione respirasse e diffondesse lo spirito di famiglia. La sua è stata ed è una spiritualità che aiuta a far diventare cristiano tutto ciò che è bresciano.

Il 3 dicembre 1886, mons. Pietro Capretti (a sinistra), con don Piamarta, inaugura a Brescia l’istituto dei “Figli di Maria” per la formazione cristiana e l’avviamento professionale dei giovani. Don Piamarta fa la spola tra la città e Pavone. Su invito del Vescovo assume, a partire dall’1 febbraio 1887 la direzione dell’Istituto (che poi prenderà il nome di “Artigianelli”) dedicandosi alla cura dei primi quattro ospiti. Nonostante le difficoltà don Piamarta va avanti.

La sua carità e il senso di paternità aiutano padre Piamarta ad affrontare le fatiche dell’istituto che cresce costantemente. Nel solco di quest’opera, che rende grandi benefici ai giovani, nel 1895, per interessamento dello stesso Piamarta e di don Giovanni Bonsignori, parroco di Pompiano, sorge a Remedello la colonia agricola (a sinistra) per la preparazione cristiana e tecnica di giovani che intendono dedicarsi all’agricoltura

Page 6: La Voce del Popolo 2012 39

osa c’è di attraente nella figura, nella spiritualità, nelle intuizioni e nelle ope-re di p. Piamarta? Quale aspetto della sua santità

affascina i giovani che scelgono la congregazione della Sacra famiglia di Nazareth per dare risposte alla propria vocazione. Alle domande ha accettato di rispondere p. Domenico Fidanza, il più giovane tra i sacerdoti piamartini italiani. Abruzzese, classe 1984, è stato ordinato sacerdote poco meno di un anno fa, il 31 ottobre 2011.P. Domenico, cosa significa esse-re un sacerdote piamartino oggi?Incarnare oggi lo stile di vita del Bea-to Piamarta vuol dire immergersi nel mondo della gioventù, capire ciò che “frulla” nella testa dei ragazzi e cerca-re di sintonizzarsi sulla loro frequen-za: partire dai loro bisogni, dalle loro necessità e far scoprire lo sguardo be-nevolo e misericordioso di Dio sulla loro vita. Una sfida impegnativa ed affascinante!

della vita, delle ansie, dei disagi dei suoi ragazzi fino a sera. Un impegno da prendere sul serio!Cosa c’è di sempre attuale nel ca-risma del nuovo santo?Credo che l’attualità del carisma della congregazione stia proprio nel mot-to scelto dallo stesso p. Piamarta. In quel “pietas et labor” c’è la tensione tra la preghiera, la scoperta e la valo-rizzazione della nostra vita attraverso l’esperienza del lavoro che oggi, come ai tempi del fondatore consente di educare i giovani a essere protago-nisti della loro esistenza. P. Piamar-ta amava sottolineare che un lavoro ben fatto gratifica i giovani e li aiuta a prendere coscienza dei talenti che il Signore ha affidato a ciascuno di loro. Credo che non ci sia messaggio più at-tuale di questo soprattutto in una sta-gione in cui i giovani, per mille motivi, sono tornati a essere gli ultimi.Da giovane piamartino, come si sente a poche ore dalla canonizza-zione del vostro fondatore?Sono molto emozionato, soprattutto per la prospettiva di vivere insieme a tanti altri giovani questa giornata.

Perché proprio la scelta della Cngregazione della Sacra Fami-glia di Nazareth?La mia famiglia, l’Azione cattolica e la vita d’oratorio sono stati gli ambien-ti dove la mia vocazione è maturata. Avevo tutto quello che un giovane desidera avere, ma non ero felice, mi mancava qualcosa. A 20 anni ho la-sciato l’Abruzzo per iniziare l’avven-tura in Congregazione; sono appro-dato a Brescia il 20 settembre 2004 e ho iniziato a respirare il clima tipico degli ambienti piamartini; mi sono la-sciato sedurre e ho iniziato gli studi di filosofia e di teologia; di particolare intensità l’anno di Noviziato in Bra-sile, esperienza che mi ha arricchito spiritualmente e umanamente.Cosa l’ha colpita della vita di p. Piamarta? Ciò che ancora mi colpisce della vita del nostro fondatore è la sua forte esperienza di preghiera. Si alzava prestissimo al mattino, “si ritirava nel castello interiore” , pregando tre ore: prendeva l’energia ed il corag-gio per affrontare la giornata e non preoccuparsi più di se stesso ma

È il marzo 1900 quando p. Giovanni Battista Piamarta (a sinistra) dà vita alla Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth, composta da sacerdoti e laici dediti all’educazione dei giovani. Il “padre degli artigianelli”, come viene affettuosamente chiamato, realizza così il progetto di istituire una propria famiglia per dare continuità e stabilità alla sua opera. La congregazione viene riconosciuta due anni più tardi.

Per rendere più completa ed efficace la sua opera p. Giovanni Battista Piamarta si concentra anche sull’ambito femminile. Insieme a madre Elisa Baldo (a sinistra) crea le Ausiliatrici della Santa Famiglia che, successivamente, diventeranno le Umili serve del Signore, una congregazione che per decenni sarà la principale collaboratrice e preziosa collaboratrice di Piamarta e dei suoi figli nell’opera intrapresa.

Via Enrico Ferri 75 - 25123 Bresciatel. 0302319165 - 3334643677 - www.coloniabonsignori.it

Page 7: La Voce del Popolo 2012 39

er padre Piamarta pren-dere in mano il valore dell’educazione al lavoro ha significato prendere in mano il valore della vita

nel suo formarsi e nel suo divenire, in un tempo che era caratterizzato da repentini cambiamenti, da degra-do economico, culturale, sociale. Egli è partito dal futuro, dalle promesse, dalla speranza: cioè dai giovani; e dai giovani meno promettenti, me-no adatti, meno capaci, meno piace-voli, dai giovani poveri. È partito da quelle persone che incarnano più di tutte il volto del Signore: i bambini e i poveri. Da autentico profeta ha in-trapreso la strada secondo la quale si può educare insegnando un lavoro e si può trasmettere una esperienza di vita vera e buona dando piena di-gnità a quel bacino di ricchezza che è “l’intelligenza delle mani”.Quanti gli scritti e gli aneddoti da cui trarre insegnamento nella vita del novello santo. Una frase per tutte tratta dal

le di tanti ragazzi e ragazze, spesso “inespressi”, spesso “non ben defi-niti”, che l’eredità di san Giovanni Piamarta trova ancora oggi signifi-cato e necessità. Dalla pratica alla teoria, dall’esperienza dei laboratori alla teorizzazione d’aula, dal “lavoro imparato” alla riflessione e sistema-tizzazione culturale, in una trama di relazioni che pone al centro l’allievo, che scandaglia motivazioni, curio-sità e collaborazione come model-li operativi. Questi i “luoghi” dove laboratori all’avanguardia nei set-tori della tipografia e della grafica, della meccanica e della motoristi-ca, dell’elettricità e dell’elettronica, dell’agricoltura e dei servizi alle im-prese rendono piacevole apprende-re, dove la debolezza dell’io non è un ostacolo insormontabile all’appren-dimento, dove l’autostima si impara dal successo. A tutti gli allievi, nella loro multietnicità e multi- religiosità, viene suggerita la proposta evange-lica, nella consapevolezza che il cri-stianesimo è anche pienezza di uma-nesimo. Questo il dono ricevuto da San Giovanni Piamarta

suo decalogo: “L’educatore non è un domatore da circo o un guardiano di cavalli, ma un padre col cuore di ma-dre”. Quanto di antico c’è in queste parole e quanto di nuovo da tradurre in modelli e abitudini, da trasformare in progetti educativi, da identificare in una mission che assecondi e allarghi il proprio agire nella cornice istituzio-nale che le Regioni, e in particolare la Regione Lombardia, si sono date in materia di istruzione e formazione professionale: un modello educativo che prepari con più velocità alla vita attiva e al mondo del lavoro, che pri-vilegi il saper fare per arrivare al sa-pere e al saper essere. È nella vita di tutti i giorni, accanto ai 2000 allievi adolescenti che popolano i cortili e i laboratori dei Centri di formazione professionale piamartini di Milano, di Brescia, di Remedello e di Roseto degli Abruzzi, che si sperimenta con mani, mente e cuore la fecondità di quel seme che oggi la Chiesa indica come modello di santità. È nel dare spessore tecnico e professionale ai sogni e ai progetti di vita persona-le, familiare, e anche imprenditoria-

P. Giovanni Battista Piamarta si spegne il 25 aprile 1913 a Remedello, nella colonia agricola. Ha 72 anni. La notizia della sua morte, giunta al termine di una vita interamente spesa al servizio di Dio e dei giovani, rimbalza velocemente dalla Bassa alla città, suscitando un vasto cordoglio. La salma è collocata nella cappella della colonia agricola. I suoi funerali sono seguiti da una folle immensa. Viene sepolto al Cimitero vantiniano.

Il 25 aprile 1926, a 13 anni dalla morte, la salma di p. Giovanni Battista Piamarta ritorna “a casa”. Viene infatti traslata nella chiesa dell’Istituto Artigianelli, inaugurata dallo stesso fondatore il 19 marzo del 1907. P. Piamarta riposa in un sarcofago realizzato dallo scultore Righetti. In occasione della canonizzazione la chiesa è stata sottoposta a lavori di riqualificazione per accogliere le persone, sempre, più numerose che vogliono pregare sulla sua tomba.

Page 8: La Voce del Popolo 2012 39

elle scorse settimane, proprio da queste pagi-ne, era stato sollevato il tema della crisi che, da Nord a Sud, stava strin-

gendo d’assedio il sistema delle Re-gioni italiane, un sistema malato se è vero che sono poche quelle non inte-ressate da iniziative giudiziarie.Tra le più esposte, per numero di rap-presentanti coinvolti, la Lombardia. Tenacemente il presidente Formigo-ni, in sella dal 1995 (un vero e pro-prio record), aveva sempre rigettato le richieste di porre fine anzitempo alla legislatura in corso, affermando l’insussistenza delle accuse nei suoi confronti per l’amicizia con Daccò, implicato in vicende giudiziare rela-tive alla sanità lombarda, e i presunti favori da questi ricevuti. Con analogo vigore Formigoni ha sempre rispedi-to al mittente gli espliciti inviti alle dimissioni ogni volta che si apriva un filone d’inchesta nei confronti di membri della sua giunta o della sua maggioranza politica al Pirellone. Il Presidente ha sempre tirato dritto parlando di responsabilità persona-li dei convolti e mai di implicazio-ni politiche. Col passare del tempo, però, la situazione si è fatta sempre più precaria e dinnanzi all’ennesima bufera giudiziaria che si è abbattuta sul palazzo della Regione Formigoni ha dovuto accettare quello che molti consideravano ormai come l’unico fi-

prato dalle cosche 4000 voti, pagati 50 euro a voto per un totale di 200mila euro. Questa volta per il presidente Formigoni non c’è stato niente da fa-re. Dai vertici del Pdl è venuto lo stop definitivo, anche per le annunciate dimissioni di tutti i consiglieri regio-nali. Il presidente ha così annunciato l’azzeramento della sua giunta, la cre-azione di un governo tecnico per l’ap-provazione della legge di stabilità re-gionale e di una nuova legge regiona-le per eliminare la stortura del listino bloccato. Poi si tornerà al voto. Una soluzione da molti auspicata ma che rischia di creare l’ennesimo empasse

nale possibile. La fine anticipata della legislatura regionale rispetto alla sca-denza naturale del 2015. Nelle scorse settimane l’assessore regionale alla Casa Domenico Zambetti, Pdl, è sta-to arrestato con l’accusa di aver com-

Non accenna ad abbassarsi il livel-lo della tensione in Siria, così co-me il rischio di un conflitto con la Turchia che metterebbe a repenta-glio i già fragili equilibri nell’area mediorientale. Per tenere alta l’at-tenzione del mondo su un dramma che qualcuno vuole bollare come semplice conflitto regionale, si stanno moltiplicando le occasio-ne di riflessioni e le testimonianze su questo angolo di Medio Oriente

particolarmente tormentato. An-che Brescia, grazie alla Commis-sione giustizia e pace e all’Ufficio missionario propone un momento di approfondimento sulla situazio-ne siriana con la testimonianza di p. Paolo dall’Oglio (nella foto). Si tratta di un sacerdote di rito siriaco dal 1984 a Damasco. Nel 1991 ha riaperto il monastero Mâr Mûsa al-Habashî in Siria. Paolo Dall’Oglio è fortemente impegna-

to nel dialogo interreligioso con il mondo musulmano. Questo suo attivismo gli ha causato l’ostraci-smo del governo siriano, che ne ha decretato l’espulsione durante il soffocamento della proteste po-polari deflagrate nel 2011. L’incon-tro-testimonianza è in programma per giovedì 18 ottobre, alle 20.45 presso il salone parrocchiale del Villaggio Violino, traversa VIII, 2 a Brescia.

regionale. Formigoni, che non ha an-cora rinunciato ad una ricandidatura anche se va avanzando quella dell’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, intende tornare alle urne in tempi rapidissimi, possibilmente prima di Natale. A stoppargli il cammino è la Lega che per bocca del suo segretario Roberto Maroni non solo ha chiesto l’accorpamento delle regionali con le politiche della primavera 2013, ma anche l’indicazione di un candidato leghista (egli stesso?) alla presidenza della Lombardia. Insomma, la Regio-ne è solo agli inizi di una partita che si preannuncia piuttosto “maschia”.

È ormai scontro aperto tra il presidente Barack Obama e lo sfidante repubblicano, il miliardario Mitt Romney. A poche settimane dal voto previsto per il prossimo 6 novembre i due concorrenti stanno girando in lungo e in largo i 50 Stati dell’Unione in cerca dei voti necessari per la conquista della Casa Bianca. Gli ultimi sondaggi danno in vantaggio, anche se di pochi punti, il presidente in carica Obama.

Un aiuto decisivo, secondo gli esperti, sarebbe giunto dal faccia a faccia televisivo del 16 ottobre scorso, nel corso del quale, a differenza di quanto avvenuto, in un precedente confronto, Barack Obama ha risposto punto per punto sugli addebiti e sulle accuse in ordine alle scelte politiche della sua amministrazione che Romney a più riprese gli ha avanzato.Pesano, in questa campagna elettorale per le presidenziali,

gli effetti della crisi che anche negli Usa si sono fatti sentire, la politica estera statunitense e la decisione, imposta dal presidente in carica, di una assistenza sanitaria aperta a tutti. Nonostante l’asprezza del confronto è forse la prima volta che la campagna elettorale per le presidenziali Usa si gioca più sul merito di precise scelte politiche che non di scandali più o meno fondati in cui, in passato, sono stati coinvolti tanti candidati.

Page 9: La Voce del Popolo 2012 39

giovani italiani non hanno più fiducia nella politica e a far-ne le spese sono soprattutto i partiti. Sfiduciato anche il go-verno. Solo un intervistato su

dieci dà un voto positivo a Camera e Senato. Più consensi trovano Qui-rinale e Unione europea, anche se le percentuali restano basse. È una so-lenne bocciatura quella che i giova-ni italiani rifilano alla politica e alle sue istituzioni. È quanto emerge dal-la ricerca “Rapporto Giovani” pro-mossa dall’Istituto Toniolo (www.rapportogiovani.it) e diffusa nei giorni scorso, curata da un gruppo di docenti dell’Università cattolica e realizzata da Ipsos con il sostegno della Fondazione Cariplo. Il 94% de-gli intervistati (un campione di 7.500 giovani di età compresa tra 18 e 29 anni) respinge senza appello i par-titi, dando un giudizio fortemente negativo. Molti i motivi di una disaf-fezione sempre più marcata: l’inca-pacità di gestire la crisi che ha mi-nato la credibilità del sistema-Paese e ha portato al governo dei tecnici, ma pesano anche gli scandali legati ai comportamenti privati, l’eccesso di privilegi stridente con la necessi-tà di austerity imposta dalla reces-sione, oltre che i continui episodi di abuso dei finanziamenti pubblici. Sfiducia anche per Camera e Senato che racimolano poco più del 10% di voti positivi. A pesare in questo ca-

presenza delle nuove generazioni in Europa. A influire anche il fatto di essere considerato un Parlamento di “nominati”, ovvero eletti con liste bloccate senza la possibilità di indi-care le preferenze. Il governo Mon-ti invece incassa il giudizio negati-vo dell’83% degli intervistati. Tra le cause, alcune uscite sono apparse poco in sintonia con la sensibilità delle nuove generazioni e la realtà che vivono quotidianamente. Gli in-terventi concreti a favore non so-no, invece, sembrati incisivi come nelle attese. Sono il presidente del-la Repubblica Napolitano e l’Unio-ne europea a ottenere il gradimen-to più alto fra i giovani. Secondo Alessandro Rosina, uno dei docenti dell’Università cattolica, che han-no elaborato i dati dell’indagine, dai risultati del Rapporto “traspa-re più la rabbia che la rassegnazio-ne dei giovani, disposti sempre a mettersi in gioco e a farsi coinvol-gere nella costruzione di un Paese più rispondente alle loro aspettati-ve. La bocciatura dei partiti e della politica italiana era nell’aria. È un po’ di tempo che si parla di casta, di partiti lontani dai problemi e più interessati a difendere potere e pri-vilegi. A questo si aggiunga la loro incapacità di creare crescita e be-nessere e di fronteggiare la crisi al punto che si è dovuto ricorrere ad un governo tecnico”.

È stato presentato nei giorni scorsi, in occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà del 17 ottobre il nuovo rapporto Caritas 2012 su povertà ed esclusione sociale in Italia, dal titolo “I ripartenti. Povertà croniche e inedite. Percorsi di risalita nella stagione della crisi”. Al suo interno sono riportati i dati del fenomeno provenienti dalle 220 Caritas diocesane, le principali tendenze di mutamento, i percorsi di presa in carico delle persone, i

progetti anti-crisi economica delle diocesi, la mappa dei servizi socio-assistenziali delle Chiese locali e i dati sul “Prestito della Speranza”. I dati del rapporto 2011 evidenziano come la crisi economico-finanziaria abbia determinato l’estensione dei fenomeni di impoverimento ad ampi settori di popolazione, non sempre coincidenti con i “vecchi poveri” del passato. Aumentano soprattutto gli italiani, cresce la multi problematicità delle persone, con storie di

vita complesse, di non facile risoluzione, che coinvolgono tutta la famiglia. La fragilità occupazionale è molto evidente e diffusa: rispetto alle tendenze del recente passato, i poveri in Italia sono sempre meno “working” e sempre più “poor”. Aumentano gli anziani e le persone in età matura: la presenza in Caritas di pensionati e casalinghe è ormai una regola, e non più l’eccezione. Si impoveriscono ulteriormente le famiglie immigrate e peggiorano le

condizioni di vita degli emarginati gravi, esclusi da un welfare pubblico sempre più residuale. Nel primo semestre 2012 questa situazione, se possibile,si aggrava ulteriormente. Le persone transitate nei Centri di ascolto nei primi sei mesi del 2012 ammontano a 22.523 unità (erano state 31.335 persone in tutto il 2011). Se si mantenesse stabile tale andamento anche nel corso del secondo semestre 2012, l’aumento sarebbe pari al 33,5% per anno.

so sono i vincoli anagrafici di acces-so, pari a 25 anni alla Camera e 40 al Senato, che fanno del Parlamen-to italiano uno dei meno aperti alla

Page 10: La Voce del Popolo 2012 39

Nei giorni scorsi Roma è stata tappezzata prima dai manifesti della Polverini che si vantava di averli mandati tutti a casa (lei invece è rimasta e sta cercando di rimandare le elezioni al 2050 o giù di lì per essere sicura di andare al cimitero dopo aver goduto di tutti i benefit previsti dalla legge), poi, almeno nella zona nord della città, dai manifesti di un marito in peccato che chiedeva perdono alla moglie nel tentativo di riconquistarla. Su colore rosso fuoco della carta, poche parole per dire: “Ciao Camilla, amore mio. Ti devo chiedere scusa”. Firmato Gianluca. Diciamo che Gianluca ha chiesto di poter tornare a casa, mentre Renata (Polverini) ha mandato a casa gli altri.Fine del paragone. Torniamo a Camilla e Gianluca. Non è la prima volta, e non sarà certo l’ultima che innamorati e disamorati usano i muri per comunicare. Alla faccia degli sms e delle mail. Perché deve saperlo il mondo e non soltanto lei o lui. Sono soprattutto gli uomini a servirsi dei muri e dei giornali, anche con pagine intere a pagamento. Ho notato che le donne preferiscono affidarsi alla

Lo dico solo a un milione di persone

È in programma per il 30 ottobre la “Festa di solidarietà” organizzata da Slow Food Brescia e “L’Altro Paese onlus” presso l’istituto di istruzione superiore di Stato “Andrea Mantegna” via Fura, 96 di Brescia per “Un orto contro la malnutrizione infantile nell’ambito del progetto 1000 orti in Africa”. Il progetto si realizza a Nanoro, un villaggio rurale del Bukina Faso nella zona sub-sahariana. Obiettivo della festa, che inizierà alle 19.30, è la raccolta di fondi

per la realizzazione di un pozzo di profondità per l’irrigazione dei cinque ettari destinati alla produzione di mais, miglio, arachidi e soia, l’installazione di serbatoi per l’accumulo dell’acqua, la costruzione di un’aia per la battitura e l’essiccatura dei cereali con annesso deposito di stoccaggio, la realizzazione di un semenzaio, la recinzione del terreno utilizzando i tecnici locali adeguatamente formati e le imprese locali.

spegnersi dopo poco, come i più classici dei fuochi di paglia. I sentimenti meglio viverli nel privato”.Anche l’ultimo sprovveduto che si è appena affacciato sulla soglia della vita può rendersi conto che non è in gioco solo la riservatezza. Le cose più belle sono indicibili. Soprattutto se fanno parte della sfera dei sentimenti, delle emozioni. Non ci sono parole per tutto. Soprattutto non ci sono parole per descrivere ciò che è indescrivibile per eccellenza.

Se avviene il contrario, come succede ai giorni nostri, vuol dire che ci piace fare caciara. Infatti gli schermi televisivi, le onde radiofoniche, le pagine dei giornali sono stracolmi delle confessioni di personaggi più o meno famosi. Nella fobia anglofona adesso lo chiamano outing. In verità col nome di outing il movimento di liberazione omosessuale statunitense ha indicato la pratica politica di rivelare pubblicamente l’omosessualità. In Italia viene esteso a tutti quelli che rendono

rete, in particolare ai blog, per manifestare le loro pene d’amore. A proposito dei manifesti romani lo psicanalista e terapeuta della coppia Terry Bruno ha commentato: “Naturalmente ogni caso è a sé e non si può generalizzare. Comunque viviamo un’epoca in cui si tende a esibirsi, a fare spettacolo di tutto. Però non farei troppo affidamento su chi sente il bisogno di sbandierare in modo tanto plateale la propria passione. Attaccamenti troppo clamorosi possono facilmente

pubbliche le loro storie private. La moda è così diffusa che non mi meraviglierei se un giorno una maestra d’asilo ci raccontasse che un bambino o una bambina le hanno chiesto non il permesso per andare a fare la pipì ma appunto di fare outing. Così come paganamente si potrebbe eleggere Maria De Filippi papessa dei confessori televisivi. Del resto al “Grande Fratello” hanno replicato proprio il confessionale.Tutto questo mentre i confessionali delle chiese non sono vuoti, ma non sono nemmeno affollati. Dall’ultima ricerca di Franco Garelli risulta che il 28,3% di coloro che si dichiarano cattolici non si confessa mai e il 20,7% lo fa a distanza di anni. Il paradosso è che fra le ragioni che i ‘fedeli’ avanzano per giustificare la ritrosia a confessarsi c’è, non ultima, la difficoltà a parlare della propria vita a un prete. Incredibile. Della serie la vita è mia e la gestisco io. E poi la do in pasto ai guardoni. Perché comunque abbiamo bisogno di comunicare. E spesso cerchiamo la comunicazione (impossibile) nel frastuono, tra la massa esibizionista.

Il Coro “La Pineta” di Costa Volpino organizza la tradizionale rassegna corale d’autunno che si terrà sabato 20 ottobre alle ore 21 nella parrocchiale di Corti S. Antonio a Costa Volpino. Alla rassegna è presente il “Coro città di Soave” (Verona). Si tratta di una formazione importante nel panorama musicale italiano: nato nel 1970, composto attualmente da una trentina di elementi. Il suo repertorio abbraccia elaborazioni per coro maschile di espressioni

del folclore internazionale, si avvicina alla polifonia e ai negro-spirituals. Al suo attivo ha un curriculum di tutto rispetto: ha tenuto concerti in molte regioni italiane e all’estero. Ogni anno organizza per l’ultimo fine settimana di giugno, l’importante “Festival europeo di canto corale Città di Soave” che accoglie gruppi corali provenienti da tutta Europa, dagli Usa e dal Canada. Il direttore del Coro è il pianista e cantante lirico Gianluca Brigo.

Page 11: La Voce del Popolo 2012 39

el 1673 Alfonso Gamba-ra, padre guardiano del convento francescano di Santa Maria degli Angeli di Pralboino, ottenne la

traslazione del corpo di San Flavia-no dalle catacombe romane al paese della pianura. Flaviano, prefetto di Roma, visse e morì nella Capitale im-periale nel quarto secolo dopo Cristo sotto Giuliano l’Apostata che lo con-dannò alla pena capitale per esser-si convertito al cattolicesimo. Ogni anno il Santo, patrono di Pralboino, è festeggiato il lunedì della secon-da domenica d’ottobre con funzioni religiose. In paese sono invece alle-stite mostre e una fiera che occupa le strade dell’abitato. Le spoglie del Santo furono conservate in un’urna fino al 1796 nella chiesa del Suffra-gio. Nella parrocchiale di Sant’An-drea apostolo l’altare dedicatogli fu realizzato nel 1796, dai rezzatesi Pie-tro e Paolo Palazzi. “Neoclassica è la mensa segnata da un paliotto con ri-quadro centrale verde Alpi; in ottone la corona e le palme del martirio cui si affiancano due medaglioni decorati mentre l’ancona, con specchi in verde e zoccolatura in Carrara, si erge su co-lonne corinzie ed è dotata di timpano ribassato e spezzato su cui s’innalza un attico abbellito da festoni dorati chiuso da un secondo timpano ottuso. Due putti reggono un grande panneg-gio unitamente a quelli del timpano e

San Flaviano, circondata da nicchie contenenti busti con reliquie di santi martiri”. Fin qui la descrizione di Pie-ro Filippini nella pubblicazione che costituisce una guida alla visita della parrocchiale di Sant’Andrea apostolo. Ogni cinque anni l’urna con il corpo del Santo è portata in processione per le strade. Negli altri anni resta coperta dall’opera del Cattaneo. Lunedì 15 alle cerimonia per “San Flaviano”, accolto dal parroco don Carlo Consolati, è in-tervenuto il vescovo Luciano Monari che nell’omelia ha parlato dei martiri cristiani non solo nei tempi antichi, ma pure nell’epoca nostra e delle

rimandano a produzioni dei Carboni. La pala che rappresenta la marchia-tura del Santo è opera di Sante Cat-taneo e cela un maestoso apparato di legno dorato (attribuito ai Fantoni) che racchiude l’urna, con il corpo di

Inizia in autunno la “Primavera Bcc”. Un pacchetto di finanziamenti per 10 milioni di euro che la banca di Bediz-zole Turano Valvestino mette in cam-po a supporto delle giovani genera-zioni. Un investimento che nasce con l’intento di stimolare lo studio, l’occu-pazione, la creazione di una famiglia e la costituzione di nuove imprese e alimentare la speranza attraverso un messaggio di fiducia e di rilancio. Per lo studio ecco il fido “110 e lode”, de-

stinato a sostenere le spese degli stu-denti universitari e per l’occupazione è disponibile il mutuo “Centogiovani”, innovativo per modalità e finalità, de-stinato alle aziende che intendono assumere giovani sotto i 30 anni per almeno un anno; un’iniziativa che in-tende fare incontrare le esigenze di credito delle aziende con la finalità di sviluppare progetti che portino all’as-sunzione di giovani. Per la creazione di una famiglia, partendo dall’acqui-

sto della prima casa, è pronto il mu-tuo agevolato “Giovani coppie” e per la costituzione di una nuova impresa ecco “Start up and go”, riservato ai giovani entro i 35 anni che intendano “intraprendere”, ma abbiano necessi-tà delle fondamenta finanziarie. “Que-sta ‘Primavera’ – spiega il presidente Albino Zabbialini – è la risposta di una realtà locale che vive le attese e le dif-ficoltà del territorio”. Informazioni su www.sottotracciabcc.it.

atrocità a cui sono sottoposti quanti professano la fede in Cristo. La Mes-sa del mattino è stata concelebrata da sacerdoti in qualche modo legati a Pralboino dove, domenica, si ricor-da il 102° anniversario della consacra-zione della parrocchiale nella quale è annunciato l’Anno della fede per il quale l’invito del parroco è ad “acco-gliere la Parola di Dio perché diventi la nostra vita” nel riferire le parole del beato Giuseppe Tovini che affermava: “I nostri figli senza la fede non saran-no mai ricchi; con la fede non saranno mai poveri”. “E questo vale anche per noi adulti” conclude don Consolati.

L’ultimo attacco al progetto del campo da golf che la Fondazione Morcelliana sta portando avanti da tempo, è arrivato attraverso volantini distribuiti dopo la Messa domenicale fuori dalle chiese alcune settimane fa, con l’obiettivo di sollecitare la comunità cristiana a prendere posizione.Come in altre occasioni, tra i dubbi sollevati si punta ancora il dito sull’impatto ambientale che l’intera operazione potrebbe avere, si ventila l’idea di una

cava, si ipotizza l’uso di pesticidi e fertilizzanti nel trattamento del manto erboso. La risposta di don Alberto Boscaglia, presidente della Fondazione, non è tardata ad arrivare e attraverso il sito della stessa, sabato 13 ottobre, con l’incipit “L’importante è scavare… alla ricerca della verita’” invita tutti quanti ancora nutrano dubbi sulla validità dell’operazione, a prendere visione e a leggere attentamente il rapporto ambientale pubblicato (Vas) nel

quale i pareri ad oggi espressi da tecnici e studi, dimostrano la bontà del progetto. La conferenza pubblica del 28 settembre alla quale tutta la cittadinanza era invitata, aveva avuto proprio lo scopo di eliminare queste nubi. A quanto pare non è stata sufficiente. Da qui l’invito da parte della Fondazione, caduto nel vuoto pare, a un incontro per approfondire ulteriormente gli aspetti che suscitano maggiori perplessità. (c.m.)

Page 12: La Voce del Popolo 2012 39

a crisi economica crescen-te che ha colpito Brescia e provincia a partire dal 2009, ha confermato le forme di disagio econo-

mico preesistenti, ma ha anche ge-nerato nuove categorie di soggetti che si trovano ad avere, per ragioni di ordine economico, un limitato o del tutto mancante accesso a beni essenziali e primari. Gli sportelli ter-ritoriali di ascolto, tenuti dalle asso-ciazioni (Caritas Porta aperta, grup-pi parrocchiali, San Vincenzo, ecc.,) stanno registrando un aumento delle richieste di aiuto. È il segnale che la crisi è molto forte. Una crisi che ha modificato anche il profilo dei cosid-detti “utenti” di tali servizi: non solo senza fissa dimora o stranieri, ma an-ziani che faticano ad arrivare a fine mese, disoccupati, famiglie, mamme e papà separati. Nuclei familiari che potevano contare un tempo sulla cer-tezza di un reddito per far fronte alle spese quotidiane perdendo il lavoro si sono ritrovati improvvisamente po-veri e nell’impossibilità di provvedere da soli al proprio sostentamento. A livello nazionale il Ministero del la-voro e delle politiche sociali ha pub-blicato il Quaderno numero 17 della ricerca sociale dedicato a “Povertà ed esclusione sociale: l’Italia nel conte-sto comunitario 2020. Anno 2012” in cui emergono i dati relativi alla po-

vertà nel Paese. Secondo l’indicatore comunitario dell’Unione europea le persone in Italia a “rischio povertà ed esclusione sociale” sono 14 milioni e 740mila ossia il 24,5% della popolazio-ne. L’Italia è il Paese in cui più elevato

Con una sola azione si possono promuovere nuove figure professionali qualificate in supporto ai bisogni della cittadinanza, qualificare persone oggi disoccupate o inoccupate per avviarle a nuove professioni e conciliare interventi a chiamata per periodi limitati nel tempo.La Cooperativa sociale Nuovo Impegno è nata nel 1994 e gestisce Servizi socio-assistenziali ed educativi. Forte della sua esperienza sul territorio, amplia il

suo raggio d’azione con un progetto in collaborazione con la Caritas parrocchiale di Sant’Angela Merici a San Polo Brescia e le suore operaie di San Polino. Il progetto in questione, “Family sitter”, è cofinanziato dalla Fondazione comunità bresciana. Le principali finalità sono: formare una nuova figura trasversale, competente, flessibile quindi capace di costruire, in un rapporto di fiducia, ulteriori possibilità per chi ha bisogno; offrire una nuova tipologia di

servizio per dare sollievo alle famiglie con a carico persone svantaggiate per condizioni fisiche e/o psichiche. La struttura del progetto prevede un percorso formativo di 100 ore da realizzarsi nel periodo tra novembre 2012 a maggio 2013 (due incontri settimana) presso la parrocchia di S. Angela Merici S.Polo Brescia in via Cimabue, 172; ai partecipanti è chiesto un contributo simbolico di partecipazione ai costi.Per informazioni e iscrizioni (entro

il 31 ottobre) ci si può rivolgere alla Caritas della parrocchia di S. Angela Merici o alla Cooperativa sociale Nuovo Impegno di via Della Palazzina 24 (telefono 030/3532035). Ad oggi nella Cooperativa sono presenti 209 lavoratori. L’erogazione dei servizi è affidata a personale motivato e in possesso dell’idonea qualifica ed esperienza. Nell’inserimento del personale è data particolare attenzione all’occupazione femminile.

scono all’iniziativa: Anteas Brescia, Amici della Banda Cittadina, Centro Migranti, Amici del Calabrone, Casa Betel, Associazione La Rete, Via del Campo, Auser Brescia, Bimbo chia-ma bimbo, Caritas Brescia, Casa Ga-briella, Camper emergenza, Congre-ga della carità apostolica, Carmen Street, Coop. Il Calabrone, Coop. La Rete, il Salterio, San Vincenzo de’ Pa-oli, Coop. Di Bessimo, Uisp e Vol.ca. “La perdita del posto di lavoro – ha sottolineato Urbano Gerola, presi-dente Csv – è l’elemento scatenante dell’impoverimento e dell’inizio della strada verso l’impoverimento sociale. È urgente un deciso intervento pub-blico a sostegno dell’occupazione e un impegno dell’imprenditoria pri-vata, cooperativistica e sociale per ridare speranza e fiducia a giovani e disoccupati italiani e immigrati”. L’ini-ziativa del 20 ottobre sarà un’occa-sione concreta per conoscere queste realtà e magari decidere di dedicare qualche ora a favore dei senza fissa dimora o delle famiglie in difficoltà. Ma ci sono tanti modi per offrire un piccolo aiuto a chi è nel bisogno: in molte parrocchie la domenica viene proposta la raccolta di generi alimen-tari o vestiti, ma ci sono anche asso-ciazioni che raccolgono aiuti; basta poco per aiutare chi è in difficoltà. Per informazioni, contattare il Csv allo 0302284900.

risulta il rischio di povertà infantile. Il 17 ottobre cade la Giornata mondiale di lotta alla povertà, indetta dall’Onu, per la ricorrenza il Forum del terzo settore, in collaborazione con il Csv e le Associazioni e Cooperative ope-ranti nell’ambito del disagio, promuo-vono sabato 20 ottobre un pome-riggio di sensibilizzazione. In Largo Formentone dalle 16 alle 19 saranno presenti gli stand delle associazioni attive contro la povertà; sono previ-sti momenti musicali (con la Banda cittadina di Brescia), presentazioni di associazioni, animazione e danze popolari (a cura del Salterio). Aderi-

Una targa e un busto testimoniano l’eredità di Giuseppe Tovini (1841-1897), tra l’altro fondatore di “Voce”. A lui è stata dedicata la piazzetta vicino a corso Zanardelli, davanti all’ex cinema Crocera e a fianco della chiesa di San Luca, il santuario dove sono custodite le spoglie del Beato nato a Cividate Camuno. Giovanni Paolo II, il 20 settembre del 1998 a Brescia, lo definì “un grande testimone del Vangelo incarnato nelle vicende sociali ed economiche dell’Italia del secolo scorso”. Tovini “brilla per la forte sua personalità, per la sua profonda spiritualità familiare e laicale e per l’impegno con cui si prodigò a migliorare la società”. Bisogna saper fare tesoro, come ha ricordato Monari (a destra con Michele Bonetti), di questa testimonianza e trarne motivo d’insegnamento.

Page 13: La Voce del Popolo 2012 39

’Asl di Brescia ha fatto il punto sulle malattie respi-ratorie nella popolazione infantile nell’area di San Polo e nel resto della cit-

tà “In un primo tempo disponevamo di dati afferenti al periodo 2004-2008 – ha illustrato il direttore generale Carmelo Scarcella – cui era seguito un questionario, compilato nel 2010-2011 dai genitori dei bambini residen-ti nell’area di San Polo, che indicava un incremento delle malattie respi-ratorie, rispetto ai coetanei del resto della città, dell’ordine del 20-30%. Ab-biamo ritenuto di compiere un’indagi-ne trasversale sull’utilizzo dei servizi – ha precisato Scarcella – basata sui dati relativi ai ricoveri ospedalieri, agli accessi al Pronto soccorso ed al consumo dei farmaci specifici, quindi su dati oggettivi, per un campione di bambini fra i 6 ed i 14 anni residenti nell’intera città. I soggetti interessati sono stati 5.767, di cui 1.179 residenti a San Polo e 4.588 nel resto della città e sono stati valutati i valori dei mede-simi periodi della seconda e più recen-te indagine. Comparando l’analisi dei dati emergenti da questi tre parametri con quelli dell’indagine precedente – ha aggiunto Scarcella – è possibile affermare che sia i tassi di ricovero totali e specifici per cause respirato-rie sia i tassi di accesso al Pronto soc-corso per patologia respiratoria non presentano alcuna differenza stati-sticamente significativa fra i bambini residenti a San Polo rispetto al resto della città. Si registra però un marcato e significativo maggior utilizzo di alcu-ni farmaci per patologie respiratorie,

il quadro il direttore sanitario France-sco Vassallo – ha permesso di focaliz-zare l’attenzione su una determinata causa, derivante dall’analisi dei far-maci utilizzati ed al rientro in valori comparabili al resto della città può aver anche contribuito il tavolo isti-tuito dall’Asl, sulla specifica tematica, che ha visto l’Aib, tramite 31 aziende di produzione, adottare precauzio-ni tese alla riduzione delle emissioni nocive”. “Il rilievo su un’area parziale è parte di un problema di dimensioni maggiori – ha affermato il responsa-bile dell’Uo tecniche epidemiologiche dell’Asl Michele Magoni – poiché non si possono trascurare le condizioni ambientali generali, derivanti anche dai flussi del traffico e da quanto an-cora incidente sulle stesse”.

dell’ordine del 34%, nei bambini di San Polo piuttosto che nei loro coetanei della rimanente parte di Brescia, con una maggiore presenza in zone adia-centi ad insediamenti produttivi di particolare spessore. Va evidenziato che tale aumento si riferisce al 2010 e che nel 2011 è rientrato nei valori cittadini”. “L’approfondimento basato su dati oggettivi e non influenzato da valutazioni personali – ha completato

“Proposte di pace” è in calendario a Rezzato con il patrocinio del Comu-ne e in collaborazione con “Missio-ne di pace in Israele e Palestina” nel periodo ottobre-novembre. Si inizia lunedì 22 ottobre alle 17.45, presso la biblioteca comunale, con il giorna-lista Massimo Valpiana (presidente nazionale del Movimento nonviolen-to) che presenta il libro di Massimo Paolicelli e di Francesco Vignarca “Il carro armato: spese, affari e spreco

delle Forze Armate italiane”. Giovedì 25 ottobre, alle 20.45 al Teatro Ctm, tocca invece alla Compagnia teatra-le Itineraria Teatro con Fabrizio De Giovanni che porta in scena per la regia di Felice Cappa “Finanza killer. Non con i nostri soldi”. La serata è organizzata dall’associazione “Non-solonoi”. Il fenomeno della finanzia-rizzazione ha separato l’economia dalla realtà produttiva. Una finanza senza etica detta politiche per poter

dominare incontrastata: scialando in spese militari e conflitti armati, mer-cificando ogni bene, moltiplicando i paradisi fiscali, alimentando il si-stema finanziario ombra, facendo sponda ai sistemi mafiosi/criminali. L’ingresso allo spettacolo è a offer-ta libera, il ricavato sarà devoluto al progetto microcredito della Caritas zonale. Martedì 30 ottobre, invece, alle 21 la sala civica Italo Calvino ospita una tavola rotonda su “Islam

e cristianesimo di fronte alla Co-stituzione”: partecipano Anne Zell (pastora valdese); Zouhair El You-bi (membro del Consiglio relazio-ni islamiche italiane) e don Flavio Dalla Vecchia (nella foto). Venerdì 11 novembre, infine, sempre nella sala civica, Piero Zanelli, Mariella Foresti, Elsa Pasotti e Carla Ferrari Aggradi condividono testimonianze, immagini e riflessioni su “La marcia della pace in Palestina”.

Brescia si riappropria di un capolavoro. Il Polittico di Maestro Paroto era stato acquistato all’asta di Lon dra, per la somma di 180mila sterline, dalla Fondazione Cab lo scorso luglio. Il dipinto rappresenta un’opera fon da-mentale per la sto ria dell’arte bre sciana: fu realizzato nel 1447 per la Pieve di San Siro a Cemmo, in Valle Camonica. Il polittico oraa è stato collocato in Duomo Vecchio all’inizio del presbiterio, in asse con la Rotonda, così

che possa essere visto fin dall’atrio d’ingresso; grazie alla collaborazione con i volontari del Touring Club, che garantiranno la sorveglianza, sarà possibile la visita tutti i giorni (fino all’11 novembre, in attesa di trovare una collocazione definitiva), dalle 9 alle 18 (salvo durante le celebrazioni liturgiche); l’ingresso è libero. Si tratta di un’opera nota agli studi, an che per ché dai resoconti ottocenteschi di Stefano Fenaroli apprendiamo che sulla

ta vola cen trale erano un tempo vi si bili la data d’esecuzione, il rimando al committente e la firma “Pa ro tus”, unica at te sta-zione nota del nome di que sto eccezionale artista lombardo di cui esistono ancora solo rarissime opere tra cui un altro polittico di proprietà del Museo Bagatti-Valsecchi di Milano. Il dipinto, che mostra la Madonna con il Bambino, il committente ed otto Santi, venne tolto dalla Pieve di San Siro a Cemmo, dove era

stato per molti secoli, smontato e venduto. Pervenne prima nelle raccolte di Michele Cavalieri a Milano, poi nel 1873 nella collezione del banchiere Enrico Cernuschi a Parigi e negli anni Sessanta del Novecento l’opera ri com parve presso la Gal le ria di Daniel Wil den stein a New York dove venne prontamente ri co-nosciuta e pub bli cata da Gae tano Panazza studioso bresciano e allora direttore dei Civici musei cittadini.

ª

Page 14: La Voce del Popolo 2012 39

n luogo per medita-re, pregare, ma an-che riflettere, dove incontrare gli altri in fraternità, uno spazio

aperto per residenti e forestieri: si presenta così l’Oasi dello spiri-to ricavata nell’oratorio femmini-le di Montichiari. È lo stesso abate mons. Gaetano Fontana a ricorda-re come l’Oasi costituisca una no-vità nel panorama cittadino: “Si è spesso sommersi e disturbati da costanti rumori e si ha così diffi-coltà ad uscire dagli impegni che continuamente invadono la nostra vita. Così il rincorrere doveri non ci permette di vivere quello spa-zio che Dio e coloro che ci stan-no intorno ci donano in ordine ad un cammino di condivisione. Co-sa manca dunque? Forse proprio noi stessi”. “L’Oasi – prosegue don Fontana – è una proposta perché ci si possa fermare a riflettere unen-do la profondità del silenzio alla costruzione del dialogo. Qui, in-fatti, si può scoprire e riscoprire il linguaggio della preghiera attra-verso momenti quali il senso co-munitario della liturgia delle ore e della preghiera mariana. La me-ditazione e la riflessione saranno guidate attraverso la lectio divina affinché sia la parola di Dio ad ir-rompere nella nostra vita e ad il-luminare con gli interrogativi ca-

nata. Ogni primo sabato del mese alle 20.30, invece, si potrà chiedere l’intercessione del Cuore Immaco-lato di Maria per la santificazione dei sacerdoti, religiosi e consacra-ti: gli incontri prevedono la recita del Santo Rosario e l’Adorazione eucaristica.Numerose, poi, sono le iniziative organizzate dai vari gruppi legati al mondo parrocchiale: la Corale poli-fonica San Pancrazio, per esempio, terrà nell’Oasi i propri incontri del lunedì alle 21 per prepararsi ai can-ti della domenica, mentre l’Ordine francescano si riunirà l’8 novembre alle 14.30.Tutti i mercoledì alle 14.30 e il sa-bato alle 8.30 appuntamento con gli eventi della Caritas interparrocchia-le di Montichiari; sempre il sabato alle 14.30 avrà luogo il cammino Icrf, iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi; spazio anche al Centro volontari della sofferenza che terrà una riunione il prossimo 5 novem-bre alle ore 15. Chi volesse può usu-fruire dell’Oasi anche per soggiorni diurni con pernottamento. In merito al cammino intrapreso verso l’uni-tà pastorale a Montichiari, mons. Fontana richiama in continuazione “l’importanza della collaborazione e della sinergia in questo passaggio così complesso e delicato, ma che sicuramente porterà risultati posi-tivi per tutti”.

paci di metterci in cammino con le nostre fragilità”. In questo luogo, dunque, sono previsti molteplici momenti di cammino di preghie-ra, ma non solo: ogni venerdì alle 20.30, come dicevamo, è in pro-gramma la lectio divina, lettura ri-flessiva e ascolto orante del Vange-lo della domenica che sarà tenuta dall’Abate. La Parola diventa così sorgente di gloria, dialogo e appel-lo alla conversione, proposta pro-fetica e orizzonte di speranza. Gli appuntamenti della lectio divina sono fissati per il 19 e 26 ottobre, il 9, 16, 23 e 30 novembre.Un altro momento importante nell’Oasi del silenzio riguarda la se-rie di incontri di introduzione bibli-ca tenuti dal biblista don Flavio Del-la Vecchia previsti sempre alle 20.30 del 22 e 29 novembre.La liturgia delle ore si sostanzia, in-vece, nei Vespri e nell’Appello: dal lunedì al giovedì alle ore 20 si potrà pregare e mettere le intenzioni che ci sono state affidate durante la gior-

Da sogno, il “giardino delle meraviglie” è divenuto una “meravigliosa realtà”. È stato inaugurato lo spazio verde di 1000 mq. che circonda la scuola materna “Marzotto”. Presenti il sindaco, dott. Cesare Meletti, l’assessore alla Pubblica istruzione, Cristina Cavallini, la dirigente scolastica, dott.ssa Luciana Ferraboschi, don Oscar La Rocca, curato dell’oratorio, Franco Preti, presidente della Bbs e Giuseppe Battagliola, presidente de La Linea

Verde, in rappresentanza di tutti gli sponsor. Soprattutto presenti, oltre alle insegnanti, i bambini e i loro genitori, i primi sostenitori del progetto. Nelle parole delle autorità è risuonata la valenza educativa di questo “giardino” che, come ha affermato la dirigente, è un’espansione dello spazio scuola e diventa espressione di quell’impegno sociale che già la famiglia Marzotto aveva dimostrato fondando la scuola materna e le altre opere destinate alla fruizione

da parte di tutti i cittadini. Il “giardino” è altresì il risultato di un’alleanza educativa, come dimostra la sinergia di vari agenti, dall’ente pubblico, alla scuola, ai privati che hanno sovvenzionato i lavori e ai genitori, instancabili volontari che materialmente si sono messi all’opera per dare ai loro bambini uno spazio gioioso e accogliente. La ristrutturazione non è soltanto un “recupero” di un’area lasciata trascurata per qualche tempo; è uno spazio che nasce in

risposta al pensiero pedagogico che sta alla base: così si spiegano il sabbiaio, dove i bimbi imparano a manipolare la terra, l’area del villaggio, dove si apprende il vivere comunitario, la strada, il campo di calcetto, dove i bambini entrano in contatto con la condivisione. Il “giardino delle meraviglie” è nato per i bambini che costituiranno il futuro di Manerbio. Lo spazio verde è un investimento educativo per creare cittadini responsabili del domani. (e.u.)

La stagione teatrale monteclarense prende il via: venerdì 19 ottobre alle ore 21 al Teatro Bonoris sarà di scena il pianista Vladimir Krpan che si esibirà in un concerto dedicato al maestro Umberto Benedetti Michelangeli. La campagna abbonamenti della stagione teatrale prosegue sino al 27 ottobre dalle ore 16 alle 19 escluso sabato 20 domenica 21 e lunedì 22. Per ulteriori informazioni chiamare lo 030/961115. Per la prosa popolare, si ricorda “Che not... siura Cesira” con la Compagnia di Teatro “Gli Amici” di San Biagio. Quando? Domenica 21 ottobre alle ore 17. Mentre domenica 28 ottobre, sempre alle 17, la compagnia dialettale “Rapoceldone” presenta “L’Hostera. Fra prosa e cabaret, Raul Cremona porta in scena venerdì 26 ottobre alle 21 lo spettacolo “Prestigi”.

Page 15: La Voce del Popolo 2012 39

li ultimi sono stati alcuni ragazzi della parrocchia di Nave, ma nel corso de-gli anni diversi sono sta-ti i gruppi di giovani bre-

sciani che hanno vissuto l’esperienza di un periodo a Morrumbene, la par-rocchia in Mozambico, dove da anni opera come fidei donum il bresciano don Pietro Marchetti Brevi. La perma-nenza è breve, spesso di due settima-ne, ma la voglia di fare e confrontarsi è grande: “Quando i gruppi arrivano – spiega don Pietro – la prima cosa che chiedono è: che cosa possiamo fare? La cosa importante è entrare in con-tatto con questa realtà, farsene ‘con-taminare’. Chi passa da questa realtà non torna a casa uguale a prima, por-ta con sé una riflessione, che inserita in un certo percorso lo porta anche a fare maggiore chiarezza sulla propria vita. Tra quanti sono stati qui, alcuni poi hanno preso la decisione di fare un percorso di formazione allo Svi e tre anni di volontariato. C’è anche chi ha deciso di fermarsi e dare la pro-pria disponibilità per un periodo di sei mesi”. L’importante è che non si viva questa esperienza come un viag-gio tra i tanti: “A quanti chiedono di venire qui – prosegue don Pietro – o tramite conoscenze personali o con la mediazione dell’Ufficio missionario, chiedo che affrontino prima una pic-cola preparazione, in modo da com-prendere qual è il giusto spirito per vi-vere un’esperienza di questo genere e per inserirla all’interno di un percorso di formazione più ampio”. In questo modo i frutti di quest’esperienza si moltiplicano: “La gente – spiega don

rando, ce n’è uno rivolto alle anziane sole della comunità, alle quali si cer-ca di fornire alimentazione costante e una dimora dignitosa. Inoltre, tramite l’associazione passa l’impegno dell’ex dirigente scolastico clarense Mario Angeli, con l’obiettivo di dotare ogni alunno di Morrumbene di un banco, costruito dalla falegnameria della mis-sione. Attualmente si è arrivati a quo-ta 150, 25 dei quali costruiti durante l’ultimo anno anche grazie ai proven-ti della raccolta dei tappi di bottiglia. A uno stadio ancora embrionale è il progetto di un centro formativo per catechisti e animatori pastorali e la costruzione di chiesette in muratura nel territorio della parrocchia, da uti-lizzare per le celebrazioni e, durante la settimana, come scuola materna.

Pietro – è contenta di ricevere queste visite, che vogliono dire che qualcu-no li pensa, si preoccupa per loro. Chi torna poi mantiene un legame che si fa anche concreto: per esempio i ra-gazzi di Nave hanno preso l’impegno di aiutare gli studi universitari di un giovane”. Don Pietro è sostenuto an-che da un’associazione denominata “Calima” con sede a Orzinuovi. Tra i progetti a cui l’associazione sta lavo-

Pietro Bisinella (nella foto), Piergior-gio Priori, Domenico Migliorati e Giu-seppe Boldori, rispettivamente sinda-ci di Leno, Pavone, Pralboino e Seniga hanno deciso di “mettere in rete” le ri-spettive polizie locali, per erogare un servizio migliore, peraltro a costi più contenuti. Il punto da cui sono par-titi i quattro amministratori è molto semplice: visto che i sempre più stret-ti vincoli di bilancio non consentono di aumentare l’organico, per mancan-

za di uomini e mezzi, questi Comuni si trovano in difficoltà a presidiare il territorio. Basti pensare che se Leno ha sei agenti di Polizia (pochi rispetto alle reali necessità), Pralboino e Se-niga hanno un solo agente ciascuno, mentre Pavone non ne ha nemmeno uno. “Provate a presidiare il territorio e a garantire la sicurezza dei cittadi-ni con un solo agente, o magari sen-za neanche un rappresentante della pubblica sicurezza”, hanno denun-

ciato i quattro sindaci nel corso della presentazione del nuovo consorzio. Da qui l’idea di unire le forze, così da avere un’unica squadra di otto agenti agli ordini di Nicola Caraffini, attua-le comandante della polizia locale di Leno, che ovviamente fa da Comune capofila. Si tratta di un’operazione di autentica sussidiarietà che consentirà a tutti i Comuni di avere a disposizio-ne agenti di polizia locale. “L’obietti-vo è anche di controllare il territorio

oltre il tuo confine – ha sottolineato Pietro Bisinella –, anche per raziona-lizzare le risorse. Per questo, se pos-sibile, sarebbe opportuno allargare l’esperienza ad altri Comuni”. Anche gli altri sindaci hanno manifestato soddisfazione. “Con questo consorzio – hanno detto – anche i nostri piccoli Comuni riusciranno ad avere un mag-giore controllo sul territorio che sarà garantito da una struttura consolidata e funzionante come quella di Leno”.

Suor Maria Mae Espiritu Macrohon e suor Maria Yuliana Natun sono ora “cittadine manerbiesi”. Dall’Indonesia sono giunte nella cittadina della Bassa, nello spirito di obbedienza e di servizio di chi sceglie la missione religiosa. Arrivano in sostituzione di suor Clarita e di suor Edel che avevano lasciato la comunità in estate dopo aver prestato prezioso servizio a fianco dei bambini e degli ammalati, e si uniscono a suor Yasmine, presente a Manerbio da alcuni anni.

Il ricambio assicura a Manerbio la presenza di tre religiose della Beata Vergine Maria, un ordine religioso fondato nelle Filippine per opera di suor Ignazia dello Spirito Santo, nata al tempo della colonizzazione spagnola. Le tre religiose hanno “trovato casa” negli spazi della scuola materna “Marzotto”, dove da sempre è stata presente una comunità religiosa: in passato erano le figlie di Maria Ausiliatrice, adesso appunto le religiose della congregazione della Beata Vergine.

Suor Maria Mae e suor Yuliana con l’entusiasmo giovanile che le contraddistingue continueranno nell’attività di servizio alla comunità: in particolare suor Mae si occupa dell’infanzia all’interno della scuola materna, mentre suor Yuliana presta la propria opera nell’ospedale locale, portando il conforto agli ammalati e coadiuvando il cappellano, don Omar Borghetti. Con l’arrivo delle due religiose e con la presenza delle suore betlemite, che alloggiano nel convento un

tempo delle Orsoline, Manerbio può contare sulla presenza delle religiose, un patrimonio prezioso per le attività parrocchiali e per l’opera educativa ed assistenziale. Se Manerbio si stringe intorno a suor Maria Mae, suor Yuliana e suor Yasmine, queste a loro volta attendono con trepidazione domenica 21 ottobre, quando papa Benedetto proclamerà santo il filippino beato Pedro Calungsod, migrante, studente, catechista, missionario e martire. (e.u.)

Page 16: La Voce del Popolo 2012 39

A volte basta una piccola vocale per cambiare una storia. Una piccola “e” sta mutando i nostri orizzonti. E come e-book. E come e-reader. Contenuto e contenitore che dal 6 ottobre sono entrati in due biblioteche della Valtrompia: Concesio e Sarezzo. Si chiama “In biblioteca ovunque” il progetto diventato realtà nelle due biblioteche, ciascuna dotata di 16 lettori e-reader da dare in prestito gratuito agli utenti. Ricalcando un celebre romanzo di Milan Kundera,

è “la sostenibile leggerezza del leggere” che diviene strumento innovativo. “La biblioteca è un luogo in costante crescita – spiega il bibliotecario di Concesio, Marco Ardesi – e con il nostro mestiere diventiamo mediatori delle evoluzioni. La Rete bibliotecaria bresciana ha già fatto un grosso investimento e un salto in avanti con Medialibrary, prima vera sinergia tra Brescia provincia e Brescia città. Con la piattaforma di Medialibrary avevamo i contenuti,

ma mancavano i contenitori. Ora, ecco l’opportunità di disporre degli e-reader, dispositivi molto leggeri e sotto questo aspetto simili ai libri”. 16 lettori portatili a testa per Concesio e Sarezzo di tre modelli diversi (Sony Prs-T1, Leggo Ibs e Kobo Touch), ciascuno con 100 titoli fuori diritto già caricati e con la possibilità, come per i libri di carta, di tenerli in prestito per 30 giorni. Strumenti giunti grazie a un finanziamento della Regione (10mila euro) e ai 2.150 euro a

testa messi dai due Comuni. “Per il prestito dei libri elettronici – aggiunge la bibliotecaria di Sarezzo, Emanuela Tavana – abbiamo varato un regolamento unico, con alcuni vincoli tra cui versare una somma cauzionale di 20 euro e riportare il dispositivo nelle medesime condizioni d’inizio prestito. Ognuna delle due biblioteche disporrà anche di due tablet (un Ipad 2 e un Asus) per la lettura di quotidiani e per l’utilizzo di applicazioni dedicate alla lettura”. (a.a.)

a stazione sciistica del Ma-niva, se sarà arrivata la ne-ve naturale o le tempera-ture avranno consentito di “sparare” quella artificiale,

aprirà il 1° dicembre. La Maniva Ski srl brilla di luce propria sia perché è completamente privata sia perché an-che quest’anno è una certezza. Cifre alla mano è il motore del turismo in-vernale dell’alta valle. Nel 2006, quan-do dopo quattro anni di chiusura, la nuova società riapriva la stazione, c’erano state 15mila presenze. Nella stagione scorsa, dimezzata, chiusa a inizio marzo per temperature che im-pedivano l’innevamento artificiale, sono state circa 80mila e si prevede-va di superare i 120mila della prece-dente. Tante facce nuove di giovani e sci-club, tanti non bresciani: un’imma-gine in crescita e tutto l’indotto della zona ne ha beneficiato. Tre seggiovie da 1800 persone l’ora e altri quattro impianti da 1500 m a oltre 2000 sul Dasdana, 40 km di piste, due campi scuola con tapis roulant, ingressi au-tomatici, due scuole di sci, snow park su 20mila mq riservati di salti e gobbe, moderno chalet self-service di 1000 mq. e due bar ristoro sulle piste, due noleggi attrezzature, ampi parcheggi su versante valtrumplino e valsab-bino. È tutto pronto. Spiega Alberto Lucchini addetto alle relazioni ester-ne della Maniva Ski: “Siamo stati alla recente fiera Alta quota di Bergamo, ai primi di novembre saremo alla Ski-Pass di Modena. Questa estate abbia-mo diffuso 100mila manifestini nelle province di Cremona Mantova e Pa-via: è arrivata gente che non veniva in Valtrompia da decenni. Abbiamo fatto oltre 18 milioni di investimenti da so-li. C’è sul tavolo da tempo (settembre 2011) l’accordo di programma con la Regione e Enti per lo sviluppo della zona. Preoccupa lo stato delle strade di accesso al passo. Abbiamo inviato lettera agli enti competenti perché provvedano. In Provincia conoscono bene i problemi. Ci speriamo”. Ecco le novità, della quali alcune pronte dalla

passata stagione, ma non inaugurate per la eccezionale scarsità di neve in quota: la manovia per il trasferimen-to dalla pista Barard alla Pèrsole-Da-sdana ; dal Dasdanino una variante

di media difficoltà tra i due muri ini-ziali e la dolce discesa del Dasdana; all’arrivo a 2088 m lo Chalet Dasdana, con panorama mozzafiato sulle Alpi; alla Locanda Bonardi il nuovo centro

benessere. Nuove promozioni per i bambini fino a 10 anni; confermata l´adesione al circuito “Mondo Parchi” e “Vivi Parchi”, con relativi sconti; agevolazioni per gli sci club. Venendo alle tariffe, il giornaliero adulti costa 26 euro (22 in bassa stagione), lo sta-gionale 380 euro (240 fino a 16 anni, 170 fino a 10 anni, e 270 per gli over 65); oltre a mattinieri e pomeridiani, sono previsti anche un abbonamento per due giorni, al costo di 45 euro, e un ticket per due ore a 15 euro. Info www.manivaski.it.

Page 17: La Voce del Popolo 2012 39

La cooperativa sociale “Il Mosaico”, nata nel 1991, inaugura la nuova sede concessa dal Comune di Lumezzane e ristrutturata grazie anche al contributo della Fondazione della comunità bresciana. L’appuntamento è per sabato 20 ottobre a partire dalle ore 16 a Lumezzane in via Montini 151/C. Intervengono il sindacoSilverio Vivenzi, Fausto Pasotti (assessore ai Servizi sociali), Gianfranco Bergamaschi (presidente del Consorzio Valli),

don Giulio Gatteri, parroco della parrocchia di San Sebastiano, e Serafina Medaglia, presidente della cooperativa “Il Mosaico”. Il Comune ha messo a disposizione un bene sequestrato e confiscato, e ristrutturati grazie anche al contributo del bando Creberg. Lo svolgimento di iniziative di utilità sociale all’interno di questo contesto rappresenta un valore aggiunto per la cooperativa e per l’intera comunità. La sede dispone di spazi che, oltre allo svolgimento

dell’attività amministrativa, permettono le riunioni delle équipe e l’accoglienza degli utenti dei servizi. I nuovi spazi consentiranno di potenziare la capacità d’intervento della cooperativa, con l’apertura di uno studio adibito a consulenza e psicoterapia e di una sala riunioni a disposizione dei gruppi della Consulta permanente del sociale del Comune. Tre le attuali aree d’intervento della Cooperativa vi sono i minori, i giovani, le famiglie e gli immigrati.

on si arresta l’intra-prendenza della Croce Bianca di Lumezzane, che ultimamente ave-va cercato in tutti i mo-

di di salvare la centrale operativa 118 di Brescia dall’accorpamento a Bergamo, prospettando ad Areu la possibilità di trasferirla in Valgob-bia. Una richiesta avanzata ancora il 13 settembre con spostamento in un locale di 500 metri quadrati attiguo alla sede lumezzanese, ma per la quale è arrivato un irrevoca-bile ‘no’ dalla Regione. Una Croce Bianca sempre e comunque impe-gnata per la comunità valtrumpli-na e che dai primi giorni del 2013 potrà contare anche su altri spa-zi: 700 metri quadrati accanto al corpo centrale di via Madre Lucia Seneci dove poter creare una sa-la conferenze e tre aule studiate appositamente per la pratica del-le emergenze sanitarie. “I locali – dice il presidente Valeriano Gob-bi – sono stati acquistati al secon-do piano del capannone che sta di fronte alla nostra sede, quegli stessi spazi che negli ultimi due anni erano stati trasformati nel corso del periodo invernale in pi-sta da pattinaggio”. Un’opera che comporta al sodalizio valgobbino un investimento complessivo di un milione di euro, ai quali però van-no tolte le fatture per i servizi del

118, il contributo sul 5 per mille che arriva dallo Stato e il ricavo avvenuto dalla vendita di un appar-tamento in territorio di Sarezzo e lasciato in eredità alla Croce Bian-ca. “Di fatto – spiega il consigliere e volontario della Croce Bianca, Mattia Martinotti –, le spese per

l’opera sono di circa 700mila euro e verranno effettuate tramite l’ac-censione di un mutuo con un isti-tuto di credito locale. Inizialmente, l’intenzione era di allargare la no-stra sede costruendo un altro sta-bile accanto a quello attuale, ma la difficoltà logistica ed eventuali imprevisti che si sarebbero potuti verificare in corso d’opera ha fat-to optare per la nuova soluzione”. Il cantiere è stato aperto proprio la settimana scorsa e i lavori pro-cedono alacremente per riuscire a rispettare il cronoprogramma, che prevede di terminare tutto entro le prime settimane del nuovo anno. “Una volta ultimati i lavori – chiu-de il presidente Valeriano Gobbi –, potremo così disporre di un’ampia sala (200 mq) per i convegni con più di 140 posti disponibili e con possibilità di essere aperta alle ri-unioni delle associazioni locali. Inoltre, avremo una sala d’atte-sa, ben sei aule attrezzate dedica-te ai percorsi di formazione sulle pratiche di emergenza sanitaria e un’autorimessa grande 300 metri quadrati dove stipare i mezzi di trasporto, mentre le ambulanze di emergenza rimarranno in sede”. Un ampliamento di rilievo per una realtà che non è soltanto punto di riferimento per le emergenze di Valgobbia e Valtrompia, ma anche luogo attivo di formazione.

La parrocchia di Zanano ha organizzato un corso sia per tecnico del suono che per operatore di luci, con inizio a fine ottobre. Al termine sarà garantito un tirocinio presso aziende che operano nel settore. Si tratta di 10 incontri di due ore ciascuno in orario serale, a cadenza settimanale, svolti mescolando la parte teorica a quella pratica. Per maggiori informazioni, chiamare Alessandro Zanetti (tel. 328 7527087) oppure contattare don Cesare (tel. 030 800102).

Page 18: La Voce del Popolo 2012 39

romuovere la cultura fra teatro e cinema in zone territorialmente ristrette e lontane dai grandi cen-tri come l’Alta Valle non è

facile. Proprio per questo merita par-ticolare attenzione “La Settimana del Teatro” proposta dall’Associazione “Le Maschere” di Edolo. Si tratta di due appuntamenti teatrali program-mati presso la Sala della comunità S. Giovanni Bosco di Edolo. Il primo è fissato per lunedì 22 ottobre e ve-drà protagonista il Teatro dell’Orsa di Reggio Emilia, che proporrà “R60 – Ballata Operaia”; il giovedì succes-sivo, 25 ottobre, toccherà a Giovanni Scifoni in “Guai a voi ricchi”; entram-bi gli appuntamenti alle ore 20.30 con biglietto-iscrizione fissato a 10 euro. Il presidente dell’associazione “Le Maschere”, Michele De Toni, spie-ga: “Il nostro impegno continua nella promozione di iniziative culturali nel nostro territorio con una rassegna autunnale concentrata in due spetta-

Anni ’70, che ha trasformato il mondo del lavoro, in particolare le fabbriche e i prodotti che ne uscivano (come il trattore R60 del titolo); proprio attor-no ad essi si intrecciano le esperien-ze personali evocate con vigore, che conducono ad una riflessione sulla dignità del lavoro, oggi come ieri. In-vece, con “Guai a voi ricchi” Giovanni Scifoni propone una narrazione, per altro vincitrice de “I Teatri del Sacro 2011” e del “Golden Graal 2011”, che con la forza del monologo scava nel profondo delle motivazioni della cri-si dell’uomo contemporaneo. Ironia e paradosso sono uno strumento per rileggere le vicende e contraddizioni di certo cattolicesimo (il sottotito-lo è “Papà era cattocomunista”) al-le prese con il Vangelo e Marx, in un susseguirsi di corto-circuiti mentali che dai preti-operai conducono a S. Agostino, dalla teologia della libera-zione a S.Giovanni Crisostomo. Sarà, dunque, un’occasione per spingere i giovani (ma non solo) a pensare e a

coli di alto profilo scenografico e di interessanti contenuti sociali. Abbia-mo infatti scelto due rappresentazioni che toccano l’attualità dei nostri tem-pi”. Opportunamente, quindi, l’iniziati-va gode del patrocinio del Circolo Acli Alta Vallecamonica oltre che del Co-mune di Edolo. In effetti lo spettacolo “R60 – Ballata Operaia”, insignito del “Premio del Pubblico Ermocolle12”, è il risultato di un lavoro di ricerca e di rielaborazione scenica appartenen-te al Progetto Memoria e Lavoro. La pièce, ambientata nell’Emiliano, rac-conta con una mistura di musica e pa-role il periodo storico fra 1930 e fine

Sabato 20 ottobre, alle ore 14.30 in Esine e domenica 21, sempre alle 14.30, a Nadro di Ceto, nel contesto della manifestazione “Del Bene e del Bello”, si svolgeranno due appuntamenti della serie “Un ponte tra culture”. Si tratta di un’opportunità offerta dai Comuni valligiani, dal Fai, con il coinvolgimento del distretto culturale di Valcamonica, grazie al finanziamento della Fondazione Cariplo. Ad Esine, presso la chiesa di Santa Maria Assunta (nella

foto), ove si può ammirare il ciclo di affreschi lasciatoci da Giovan Pietro da Cemmo, saranno presenti guide in lingua italiana, albanese, rumena, spagnola, francese, araba ed inglese. La stessa cosa a Nadro di Ceto, presso la riserva naturale delle incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo, Paspardo (incontro nella piazzetta antistante il museo didattico). Per quanto concerne la visita al sacro edificio esinese, c’è da far presente che mentre gli adulti saranno impegnati all’interno, bambini

e ragazzi frequentanti la scuola elementare o media potranno seguire un laboratorio, condotto dalle animatrici dell’associazione camuna “Lontàno Verde”, nella sede del gruppo Alpini, vicino al tempio. Le docenti a disposizione insegneranno come realizzare un affresco. Verso le 16.30 le merenda per tutti. Gli organizzatori, per meglio allietare questo importante momento di aggregazione e di condivisione, chiedono ai partecipanti (ovviamente chi lo

desidera) di portare un dolce, o uno “snack” salato, preparato secondo le tradizioni del proprio Paese d’origine, per poter far conoscere i propri sapori a tutti. Al termine dello spuntino, chi vorrà si potrà aggregare al gruppo che farà un giro per il centro storico di Esine, alla scoperta di angoli sconosciuti, per conoscere meglio il territorio. In quel di Nadro invece, alle ore 18, sempre nella piazzetta di fronte al museo, il concerto “Sahel Connection Trio”. (e.g.)

riflettere. “Infatti – aggiunge De Toni – la nostra associazione, che giuridi-camente è un’associazione di promo-zione sociale sorta nel 2007 (http://www.voli.bs.it/lemaschere/), inten-de promuovere la cultura teatrale e cinematografica, in particolare nei confronti del mondo giovanile. Ciò si è tradotto in rassegne teatrali, cinefo-rum, collaborazione per ‘Crucifixus’ e ‘Dallo Sciamano allo Showman’”. Na-turale, quindi, che “La Settimana del Teatro” punti a replicarne il successo.

Page 19: La Voce del Popolo 2012 39

a frana in zona Pal di Soni-co, sul versante idrografi-co destro della Val Rabbia, sotto il versante di Malga Stain in Val Galinera, è giu-

dicata dai geologi una “paleofrana”, nota da molto tempo e studiata nella sua conformazione, nella composi-zione litica e negli spostamenti a val-le. Dopo gli episodi alluvionali del 27 luglio, del 6 e del 25 agosto, definiti di natura “detritica”, dovuti allo sciogli-mento del ghiacciaio a quote elevate per il caldo abnorme e le piogge fino oltre i 3.000 metri, anche la frana a grandi massi della zona di Pal si era messa in movimento. La frana detriti-ca originatasi nella zona alta di Bom-piano, confluita nella val Rabbia, ave-va scalzato il piede della frana di Pal. La Regione aveva dichiarato da subito l’urgenza del monitoraggio sulla frana Pal, con strumenti in rete e trasmissio-ne dati via wireless, a cura dell’Arpa. I dati riguardano soprattutto il regime di pioggia, di irraggiamento solare al suolo con i watt di calore attivati, delle temperature relative e assolute e del regime dei venti. Il sopralluogo da parte della Direzione regionale la-vori pubblici della Lombardia ha potu-to verificare sul campo il lavoro fatto. Si tratta di una misura conoscitiva e per certi versi anche preventiva: infat-ti, in caso di movimento della frana gli strumenti inviano i dati alla centrale Arpa regionale, titolare del softwa-re dei rischi idrogeologici e meteo-nivologici di tutto il territorio, che a sua volta provvede all’immediato in-vio di informazioni al sistema di Pro-tezione civile locale per l’attuazione

dell’importo complessivo di 1 milione e 280mila euro per realizzare alcune opere urgenti tra cui il potenziamento del monitoraggio sui versanti franosi, lo svaso dell’asta del torrente Rabbia a nord dell’abitato di Rino di Sonico, l’ampliamento degli argini dello stes-so torrente a ridosso e a valle del pon-te che verrà costruito con apposito finanziamento derivante sempre da postazioni erogate dalla Legge Valtel-lina, lo svaso della zona d’innesto del Rabbia con il fiume Oglio, oggi invaso dalla massa detritica delle colate esti-ve, apri a circa 300mila metri cubi di materiale. Convocato un tavolo tecni-co presso la Prefettura per verificare lo stato dei finanziamenti, gli appalti delle opere, le procedure adottate e le misure di sicurezza della zona.

del piano di emergenza, come previ-sto anche dall’ultimo aggiornamento della Legge regionale in materia del 12 luglio scorso. Il 27 agosto, sempre nella riunione dei soggetti titolati ad intervenire sulle frane di Sonico, tra-mite l’assessore al Territorio Daniele Belotti, la Regione aveva assicurato anche un ulteriore finanziamento, derivante da ribassi d’asta su opere realizzate tramite la Legge Valtellina,

“Aperto 2012”, “Art on the border” (arte di confine, o sui confini), “Fa-re arte in Valle”, “Trionfo della pie-tra” sono i vari nomi (o le diverse sfaccettature) della manifestazione promossa dal Distretto culturale di Valle Camonica: un progetto plu-riennale che nasce con l’obiettivo di attivare “…esperienze artistiche capaci di radicarsi nell’ambiente e stabilire un colloquio dialettico con il luogo e la storia del terri-

torio, con l’uomo ed il suo statu-to poetico”. Filo conduttore della nuova edizione sarà la pietra, con la quale gli artisti si confronteran-no. Dopo l’esperienza della prima edizione (che si è svolta nei Comu-ni di Darfo Boario Terme, Bienno e Breno) la seconda tornata vien di-slocata in alta Valle, con sette pae-si coinvolti in tre luoghi operativi: Villa d’Alegno e Temù (nella foto), Braone (e la “Civiltà delle Pietre”)

Cevo (e la Valsaviore). I tre borghi ospiteranno altrettanti giovani ar-tisti (“under” 35), selezionati tra-mite bando pubblico e chiamati ad interpretare il territorio, attraver-so la propria sensibilità artistica. Gli artisti opereranno una ricerca incentrata su “l’abitare nelle Alpi”, rintracciando legami tra territori, luoghi e significato dell’abitare; in-dividuando la relazione fra natura e cultura in una terra di montagna.

Sempre nel dialogo con le comuni-tà, con i materiali e la temporalità. È fondamentale – recita il bando di concorso – istituire una stretta re-lazione col territorio, così da per-mettere alle diverse sensibilità ar-tistiche di coglierne l’essenza e tra-durre significati e valori in forme, percorsi ed azioni. Obiettivo fonda-mentale: istituire luoghi d’incontro tra le radici profonde del territorio e la cultura contemporanea.

Dopo la diatriba Distretto culturale di Valcamonica-Lega Nord per i pannelli stradali collocati lungo tutte le arterie viarie della vallata dell’Oglio, la “querelle” continua e non accenna a spegnersi. Ricorderà il lettore attento che la Lega camuna aveva contestato abbastanza duramente i “totem”, definendoli illeggibili, ingombranti e soprattutto costosi. Il Distretto – incassate le critiche – ha immediatamente provveduto, facendo applicare un nuovo

rivestimento esterno agli infissi, ovviamente ora maggiormente leggibili, con colori più visibili anche a chi transita in auto e può lanciare soltanto un’occhiata veloce ai cartelloni. Dopo il Carroccio è intervenuto anche il consigliere provinciale Pier Luigi Mottinelli (Pd) facendo presenti varie perplessità. Adesso, buona ultima, interviene anche l’Italia dei Valori che dissente sul piano generale in ordine all’operazione e presenta un’interrogazione

scritta al Consiglio della Regione Lombardia. Il partito dell’onorevole Di Pietro giudica di per sé già discutibile un investimento da 360mila euro (la metà della somma è stata finanziata dalla Regione) per 135 “totem” già messi a dimora lungo la ss.42 (“Del Tonale e della Mendola”) e nelle strade minori, definendo l’intervento “uno spreco di risorse”. Il consigliere Francesco Patitucci (Idv) dichiara:” Questo progetto del Distretto culturale di Valcamonica ha poco o nulla

a che vedere con la promozione turistica del territorio” e conclude chiedendosi quale effettivo contributo possano dare al turismo quei cartelloni metallici infissi al suolo. L’interrogazione conclude chiedendo all’assessore regionale al Bilancio, Romano Coluzzi, di avviare un’inchiesta interna, al fine di controllare l’attività del Distretto, “… in un’ottica di razionalizzazione dei conti”. Al presente si registra una battuta d’arresto: vediamo se qualche altra voce si alzerà. (e.g.)

Page 20: La Voce del Popolo 2012 39

on sono passati inos-servati 40 anni di attivi-tà. Così come succede per le singole persone, ancor più l’anniversario

è sentito per i gruppi, così come è successo per il Centro culturale artistico della Franciacorta e del Sebino, attivo appunto dal 1972 e reduce delle celebrazioni per aver varcato l’importante traguardo. In occasione di questo importante an-niversario, soci, simpatizzanti e as-sociazioni si sono ritrovati nella Sala Civica di Palazzo Bornati a Bornato per fare il punto della situazione su quanto avviato e presentare i pros-simi obiettivi. L’Associazione è un centro di documentazione di studi e ricerche sostenuto da un gruppo di volontariato no profit motivato da un’unica mission: quella di “pro-muovere attività di carattere cultu-rale al fine di sollecitare l’interes-se e la partecipazione dei cittadini alla tutela del patrimonio storico artistico e culturale del territorio” coinvolgimento in particolar modo tutti i Comuni della Franciacorta e del Sebino bresciano e bergamasco. Molte le attività che hanno contrad-distinto il Centro in questi anni: dai convegni di studio, alle ricerche spe-cifiche curate da studiosi, esperti e appassionati di storia locale, ma anche pubblicazioni degli atti degli incontri e di libri a carattere stori-

co-divulgativo , sensibilizzando ver-so un sensato recupero di tutto ciò che merita di essere salvato. Tra le proposte in cantiere per l’autunno e per la prossima Primavera cultu-rale 2013, è emersa invece l’idea di presentare le attività svolte duran-te questo intenso quarantennio di

vita, attraverso una serie di propo-ste: l’allestimento di una mostra fo-tografica rievocativa, alcune serate di proiezione di filmati inediti rea-lizzati dai soci storici illustranti le prime Biennali di Franciacorta e le Primavere Culturali e una mostra di libri che raccolgono gli atti dei con-vegni tenuti nelle varie Biennali del-la Franciacorta e del Sebino e della Primavera Culturale, oltre ai volumi delle tesi di laurea che hanno parte-cipato al Concorso biennale. Tra le date già appuntate in agenda è evi-denziata quella di sabato 27 ottobre: serata al Castello di Bornato per la presentazione del libro “150 anni - Angelo Canossi il poeta del dialet-to bresciano”, curato da Elena Ma-iolini e Pietro Gibellini ed edito da Sardini, in occasione delle celebra-zioni per il 150° anniversario della nascita di Angelo Canossi, rilevan-te esponente della poesia dialettale bresciana. A tutti gli appassionati e i cultori di storia locale si rivolge in-vece il 7° Corso di avviamento alla ricerca storica 2012-2013, al via il 10 novembre all’oratorio di Rovato. Le lezioni si svolgeranno il sabato mat-tina (9.30-11.30) e riguarderanno lo studio, l’uso e l’organizzazione degli archivi locali (comunali, famigliari, di enti o aziende) e degli strumenti di consultazione (inventari, anna-li...). Per info, tel. 030/7255014 o scri-vere a [email protected].

La commissione per la pastorale sociale della zona del Sebino propone una serie di incontri sul tema “Il discernimento. La luce della fede”. Il magistero della Chiesa, anche recente, ha sottolineato a più riprese l’importanza del discernimento. In particolare il Concilio Vaticano II ha evidenziato: il popolo di Dio “condotto dallo Spirito del Signore che riempie l’universo, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui

prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio” (Gaudium et spes, 11). Il percorso si aprirà con la visione del film “Il villaggio di cartone”. È l’ultima opera del regista Ermanno Olmi, uno dei pochissimi artisti ispirati dalla fede. Il film racconta la storia di un prete che si lascia convertire dagli eventi, condotto per mano dal discernimento dello Spirito. Il film verrà proiettato nella sala

della comunità di Sale Marasino mercoledì 24 ottobre. Il tema del discernimento, alla luce della parola di Dio e del magistero della Chiesa, sarà al centro della riflessione che proporrà il vescovo mons. Luciano Monari mercoledì 16 gennaio a Iseo. Gli altri interventi analizzeranno aspetti specifici della vita comune. Il primo ambito della ricerca riguarda la comunicazione (“La verità non è in vendita”). L’incontro si svolgerà a Sulzano mercoledì 14 novembre;

relatore Angelo Onger. Il secondo ambito riguarda la relazione (“Il prossimo siamo noi”). L’incontro si terrà a Timoline mercoledì 6 febbraio; relatore il prof. Domenico Simeone dell’Università cattolica. L’ultimo tema sarà quello della partecipazione (“Nessun uomo è un’isola”), che corrisponde all’esperienza cristiana della comunione. L’incontro, a Monticelli Brusati mercoledì 10 aprile, è con il prof. Ivo Lizzola (nella foto), dell’Università di Bergamo.

Page 21: La Voce del Popolo 2012 39

atura, storia, sport, gu-sto, tradizione e ospi-talità. Sono queste le componenti di un viag-gio alla scoperta del-

la Valle Sabbia e del lago d’Idro. “Sono gli ingredienti essenziali – spiega Gianzeno Marca, presiden-te dell’Agenzia territoriale per il turismo – che consentono al turi-smo lungo l’asse del Chiese di svi-lupparsi e di promuoversi a livello nazionale e internazionale”.A fare di questa striscia di terra, per buona parte ancora “naturale”, un “prodotto turistico”, c’è l’impe-gno di decine di comitati, associa-zioni culturali e di volontariato e ci sono le amministrazioni comu-nali che hanno cominciato a cre-dere nella capacità di fare sistema e di sviluppare un comparto anco-ra poco sfruttato, se non in aree particolarmente ristrette. “Fino a qualche tempo fa la tendenza de-gli operatori era quella di darsi da fare soprattutto per portare gen-te nelle proprie strutture. Ora sta passando un concetto diverso del fare turismo, che favorisce un’of-ferta integrata capace di portare benefici maggiori e diffusi”. E que-sto grazie anche alla possibilità in-trinseca che il territorio valsabbi-no possiede, quella di coniugare proposte estive e invernali e quindi di destagionalizzare, al contrario

fruire della maestosa Rocca d’An-fo che, con una definitiva opera di rilancio, potrebbe rappresentare una significativa ‘roccaforte turi-stica’. Buone notizie vengono dal proseguimento dell’esperienza del battello, che tocca i porti dell’Eri-dio e che consente di apprezzare il lago dal lago, fruendo di una ‘soft mobility’. Ad attirare in valle visi-tatori e turisti concorrono senza dubbio le centinaia di manifesta-zioni di vario genere che vengono organizzate nel corso dell’anno e che generano il riconoscimento del territorio come un luogo in cui l’accoglienza e l’offerta turistica, oltre all’ambiente naturale, sono ad alti livelli. Ed ora ci si prepa-ra all’inverno. “Attendiamo solo la neve. L’area naturalistica della piana del Gaver è da anni attrezza-ta per accogliere gli appassionati che sulla bianca coltre amano pra-ticare sport alternativi, come sci di fondo, snowboard, sleddog, arram-picata su ghiaccio, sci alpinismo e ciaspole”.Valgono bene... un viaggio, la Valle Sabbia e il lago d’Idro, per cono-scere un territorio che ha ancora tanti aspetti da rivelare. Un terri-torio, dove la cultura e il piacere si legano strettamente alle bellezze naturali e ai prodotti di qualità, in grado di offrire, in ogni stagione, una pausa ristoratrice.

di altri comprensori, i flussi turi-stici. “I dati raccolti sulla stagione estiva sono ancora parziali, ma le ‘sensazioni’ degli operatori confer-mano una tendenza positiva: gli ar-rivi sono in aumento, anche se la vacanza è più breve”.Sul territorio si contano oltre 5.000 posti letto, tra strutture alberghie-re ed extra alberghiere, campeggi, residence e b&b. “I turisti stranieri prediligono queste ultime e sono tradizionalmente soprattutto tede-schi e olandesi, ma nei campeggi sul lago si sono visti anche belgi, e francesi”.Quest’anno un aiuto lo ha dato il tempo, che si è mantenuto bello per tutto il periodo e che ha invo-gliato a cercare un po’ di frescura. “Ciò ha contribuito ad un aumen-to significativo degli escursionisti della montagna, anche se spesso si trattengono per poco tempo, intendendo la loro vacanza quasi ‘mordi e fuggi’”.Resta il rammarico di non poter

L’Assessorato alla cultura del Comune di Bedizzole in collaborazione con la Bcc, Banca di credito cooperativo, e il Grob, Gruppo operatori bedizzolesi, organizza per sabato 20 ottobre, alle ore 20.30, “Briciole di solidarietà”: una serata di solidarietà e beneficenza che unisce musica, spettacolo e intrattenimento per i bambini dell’Africa. Gentilmente concesso da “Casa Rocca”, la sede dell’evento sarà Palazzo

Gambara (nella foto) di San Vito in Bedizzole, gioiello seicentesco dell’entroterra del Garda. Referente dell’iniziativa è Piero Mazzolari, da oltre 15 anni impegnato nell’aiuto solidale e costruttivo nelle terre africane della Tanzania, del Sudan, dell’Egitto, dell’Uganda e del Kenya. Sono territori, questi, dove le popolazioni lottano ogni giorno per la sopravvivenza e necessitano di viveri, attrezzature e, soprattutto, formazione scolastica ed educazione alla vita stessa. Ciò

che per noi è superfluo ed inutile, per loro rappresenta una difficoltà quotidiana a cui far fronte. Numerosi gli artisti presenti che per l’occasione faranno da supporto alla causa tra cui il Circolo Lirico Ugo Patelli, il caratterista Pierpaolo Fabbri e il maestro Marco Paderni, pianista. L’evento benefico verrà presentato dalla prof.ssa Loredana Rizza. Durante la serata sarà conferito un premio alla carriera a un personaggio illustre di Bedizzole. L’incontro rappresenta

un momento di condivisione e speranza per le popolazioni dell’Africa ma anche di convivialità: al termine della premiazione, seguirà un rinfresco offerto dalle migliori realtà economiche e produttive della comunità bedizzolese associate Grob che, sin dalla sua fondazione, continua tenacemente lo sviluppo di nuove iniziative commerciali e servizi all’interno del paese offrendo maggiore visibilità a tutti gli esercizi. Ingresso libero. (g.d.m.)

L’Agenzia territoriale per il turismo si pone l’obiettivo di riqualificare il settore turistico in un territorio che fino a qualche anno fa aveva una forte valenza industriale. Un territorio che, partendo da Gavardo, raggiunge il Lago d’Idro e termina, dopo 45 km e 25 Comuni, a Ponte Caffaro. Solcata dal Chiese, la Valle Sabbia è uno spettacolo naturale ancora tutto da godere. In questo contesto la Valle e il Lago vantano un’offerta turistica che negli ultimi anni si è molto sviluppata, grazie agli operatori e ai privati che credono nel turismo quale reale attività economica. La Valle Sabbia è ricca anche d’insediamenti storici, edifici religiosi, castelli e fortificazioni, come la napoleonica Rocca d’Anfo.

Page 22: La Voce del Popolo 2012 39
Page 23: La Voce del Popolo 2012 39

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”. Egli disse loro: “Che cosa volete che io faccia per voi?”. Gli risposero: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”.Gesù disse loro: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?”. Gli risposero: “Lo possiamo”. E Gesù disse loro: “Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”.Gli altri 10, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.

Il povero Lazzaro giace alla porta del ricco che veste abiti preziosi e ogni giorno organizza lauti banchetti. Il corpo è coperto di piaghe e aspetta di nutrirsi con gli avanzi della tavola del ricco. Lazzaro, un giorno muore e va in alto “nel seno di Abramo”. Muo-re anche il ricco, ma lui va in basso: “sepolto” dice il testo. Inizia un dia-logo tra il ricco che urla (grande è la distanza tra i due luoghi) perché Abra-mo faccia alcune cose. Questo “alto” e questo “basso” sono distanti tra loro e il passaggio da un luogo all’altro non è percorribile, il perché è abbastanza chiaro: la soglia del riccone non è mai stata valicata né dal povero (che non poteva entrare in casa) né dal ricco (che non poteva uscire di casa preso dai banchetti e dai vestiti). Il cuore

spietatamente realistico, dove il pote-re è dominio e oppressione ed essere il primo è fare il capo, stare sopra, far-si obbedire. È la logica del mondo, la logica degli adulti. Ma a questa, dice Gesù, voi non siete soggetti. È signi-ficativo che Gesù non li esorti a pen-sare e a fare diversamente: non dice “tra voi non sia così” ma “tra voi non è così”. È un dato di fatto, è il model-lo da usare per continuare a essere bambini, ma con la consapevolezza degli adulti. E questa volta Gesù non si accontenta di parlare, ma indica se stesso come modello di questo atteg-giamento: anche il Figlio dell’uomo agisce così, per servire e non per esse-re servito. È questa disponibilità che già esiste tra i Dodici che deve essere il criterio, non i desideri che vengono fuori dall’imitazione del mondo degli adulti. Devono rimanere così, devono rischiare la vita, devono credere che non c’è altra maniera per continuare a stare vicini a Lui se non continuando a essere così. Gesù risponde a Giacomo e a Giovanni e agli altri 10 dicendo – in fondo – che non devono aspettare

un tempo futuro, non devono cerca-re un regno futuro dove stare vicini a Lui, dove essere i suoi preferiti: devo-no accorgersi che lo sono già, in quel momento, in quella situazione e che il Regno è presente perché si compie la contraddizione della logica del mon-do e che per compierla bisogna resi-stere alla tentazione di guardare le co-se come le guardano gli adulti. Il mo-do per sapere di non essere cresciuti male è semplice: il primo è l’ultimo e il più grande è il servitore. Non fanno così i bambini per risultare più graditi ai genitori? Non fanno cose che non farebbero mai per compiacerli? Per stare più vicini? È un azzardo, lo so, ma solo così possiamo immaginare di mettere in pratica quello che Gesù di-ce: solo pensando che questa follia è il modo per stare con Lui, e che Gesù mette in pratica per essere più vicino al Padre. È il solo modo per provare questa vicinanza che è anche deside-rio primordiale dell’uomo. Altrimenti lo possiamo riempire con il bisogno di potere, con l’oppressione, con l’il-lusione di poter essere i primi.

Qui per servireambini. Nessuno tra i Do-dici avrebbe potuto pen-sare di intraprendere una carriera che lo portasse a essere un uomo di pote-

re. Lo rivela la richiesta fatta a Gesù che non segue le logiche tortuose del-la politica, che manca del necessario dare per avere, che vive delle richieste fatte nell’ombra e delle smentite alla luce. È la richiesta limpida (e un po’ ingenua) di due bambini che chiedo-no di essere i preferiti; tanto più che quel regno che si immaginano ha i contorni delle leggende e delle favo-le. Giacomo e Giovanni... i preferi-ti con Pietro per stare con Gesù nei momenti eccezionali non capiscono ancora cosa sia il Regno e non capi-scono ancora le parole gravi di Gesù sul suo futuro. Che li colpisce è la fa-vola, il futuro dorato, il potere come quello dei bambini: stare vicino al pa-pà o alla mamma. È un potere senza contenuto; è essere i più vicini, i pre-feriti. Non è così il potere del mondo: li avverte Gesù chiamandoli tutti e 12 e facendo loro un discorso da adulti,

del riccone è rimasto impermeabile alle necessità del povero perché le sue orecchie erano chiuse ai coman-damenti di Dio e agli insegnamenti scritturistici sull’elemosina. Un’altra porta. Il libro degli Atti degli aposto-li la dice “Bella” (At 3,1ss). Anche lì giace un uomo impossibilitato a cam-minare. Passano Pietro e Giovanni, lo vedono, si fermano, gli parlano, gli tendono la mano. Lo invitano a guar-dare in alto. A differenza del ricco i due apostoli non hanno nulla: né de-naro, né cibo, né abiti di lino ma pos-siedono molto di più: hanno Cristo e fanno dono al povero storpio “fin dal-la nascita” proprio di Gesù. L’uomo si alza, li segue, salta e loda Dio. Il ricco che aveva molto non ha dato nulla. I due che non avevano nulla hanno da-

to Cristo. Di Francesco d’Assisi, San Bonaventura nella Leggenda Mag-giore, scrive che “Sentiva sciogliersi il cuore alla presenza dei poveri e dei malati e, quando non poteva offrire l’aiuto, offriva loro il suo affetto”. Que-sta frase l’ho fatta stampare sull’im-maginetta ricordo della professione solenne. Può anche succedere che incontrando persone povere o mendi-canti, non ci sentiamo di dare, perché non abbiamo nulla o perché chi chie-de ha problemi di dipendenze varie. Rimangono validi gli insegnamenti di Pietro, Giovanni e Francesco. Pos-siamo sempre donare Cristo, donare affetto. L’importante è varcare quella soglia di disprezzo che non ci permet-te di avvicinarci all’altro. Già questo è un miracolo della fede.

Page 24: La Voce del Popolo 2012 39

a costituzione pastorale “Gaudium et spes” sulla Chiesa nel mondo con-temporaneo è uno dei principali documenti del

Vaticano II. Fu promulgata da papa Paolo VI l’8 dicembre 1965, l’ultimo giorno del Concilio. Il documento conciliare è frutto di animate discus-sioni. Seguendo l’indicazione di Gio-vanni XXIII di scrutare i segni dei tem-pi, essa ha voluto aprire un proficuo confronto con le principali istanze del mondo contemporaneo. Il mon-do è pur sempre opera di Dio e luogo in cui Egli manifesta la sua presenza. La missione della Chiesa è quella di gettare ponti di amicizia e di dialo-go con gli uomini e le donne di buo-na volontà, e, con essi, impegnarsi per la promozione della pace, della giustizia, delle libertà fondamentali, della scienza. La sua grande novità è di aver stabilito la reciprocità tra ciò che la Chiesa dà al mondo e ciò che la Chiesa riceve dal medesimo: “Chiun-que promuove la comunità umana nell’ordine della famiglia, della cultu-ra, della vita economica e sociale, co-me pure della politica, porta non poco aiuto alla comunità della Chiesa”. Ri-guardo a ciò che la Chiesa dà al mon-do, ricorrendo a un’espressione estre-mamente sintetica, possiamo dire: la Chiesa dà al mondo la vita divina, il senso religioso dell’esistenza. Il dono della vita divina e del senso religioso

stenza. Oggi c’è, forse più di ieri, una fame di spiritualità, una fame d’inte-riorità. La Chiesa contribuisce a trova-re questo senso all’esistenza, alla sof-ferenza come alla gioia, alla vita come alla morte. La Chiesa ha contribuito e continua a contribuire alla difesa del-la dignità della persona umana. Essa è una specie di sentinella di umanità, perché difende l’umanità dell’uomo in un momento in cui i pericoli per l’umanità non provengono dal di fuo-ri dell’uomo, ma da dentro l’uomo stesso e sono nel suo stesso cuore. Nonostante le difficoltà e le tensioni passate nel rapporto con la moderni-

è articolato ed elargito in maniera di-versa, a seconda che esso si riferisca agli individui, alla società, all’attività umana. Agli individui la Chiesa ma-nifesta il mistero di Dio che è il fine ultimo dell’uomo. Così facendo, essa svela all’uomo il senso della sua esi-

“I martiri di Praga sono stati umili te-stimoni dell’amore di Cristo, del suo calvario, del suo perdono… Lascia-moci ispirare dai loro semi di bontà, lasciamo che diventino un nobile al-bero capace di portare fiori e frutti di un’umanità riconciliata e fraterna”. Così il card. Angelo Amato, prefet-to della Congregazione per le cause dei santi, ha presentato i 14 martiri francescani, uccisi nel 1611, beatifi-cati il 13 ottobre nella Cattedrale di

San Vito, San Venceslao e San Adal-berto di Praga alla presenza di 6.000 fedeli, 250 sacerdoti e 300 religiosi. Il ministro generale dell’Ordine dei Frati minori, José Rodriguez Car-ballo, ha sottolineato la dimensione internazionale della beatificazione, dato che i francescani uccisi erano di origine italiana, spagnola, olan-dese, tedesca, francese e ceca. Ha inoltre ricordato “la fedeltà” dell’in-tera comunità di Bedrich Bachstein

e dei suoi compagni all’eucaristia. Secondo il card. Giovanni Coppa, già nunzio apostolico in Repubblica ce-ca, la loro beatificazione è “un gran-de dono” che l’intera nazione stava aspettando dal XVII secolo. Alla ce-rimonia di beatificazione dei 14 fran-cescani, c’era anche una delegazio-ne di Mompiano visto e considerato che uno dei religiosi (fra Giovanni) è originario proprio della parrocchia cittadina di San Gaudenzio.

tà, non si può non riconoscere che la Chiesa in definitiva sia stata sempre esperta in umanità e si sia messa sem-pre dalla parte dell’uomo. Che cosa dà la Chiesa alla società? Essa promuo-ve l’unità, perché, secondo quanto ci dice il Concilio, è in Cristo quasi un sacramento, ossia segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’uni-tà di tutto il genere umano. Un’unica fede crea un unico stile di vita. Se la fede è vissuta autenticamente, crea sempre dei modelli culturali di com-portamento e questi modelli cultura-li di comportamento costituiscono la base, il cemento di una società.

“50 anni fa anch’io sono stato qui in piazza, con lo sguardo verso questa finestra dove si è affacciato il buon papa, il beato papa Giovanni, e ha parlato a noi con parole indimenticabili, parole piene di poesia e bontà, parole del cuore. Eravamo felici e pieni di entusiasmo. Il grande Concilio ecumenico era inaugurato, eravamo sicuri che doveva venire una nuova primavera della Chiesa, una nuova Pentecoste, una nuova presenza forte della grazia liberatrice del

Vangelo”. Benedetto XVI si è affacciato, giovedì 11, alla finestra dell’appartamento papale e, rivolto agli oltre 40mila fedeli convenuti in piazza San Pietro, ha portato il suo ricordo personale di quella sera di 50 anni fa. “Anche oggi – ha aggiunto – siamo felici, portiamo gioia nel nostro cuore, ma direi una gioia forse più sobria, una gioia umile”. “In questi 50 anni – ha ricordato papa Benedetto – abbiamo imparato ed esperito che il peccato originale esiste”, “che

nel campo del Signore c’è sempre anche la zizzania, che nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi, abbiamo visto che la fragilità umana è presente nella Chiesa, che la nave della Chiesa sta navigando anche con vento contrario, con tempeste che la minacciano. E qualche volta abbiamo pensato: ‘Il Signore dorme, ci ha dimenticato’”. Ma “il Signore non ci dimentica”, ha ammonito, e in questi anni abbiamo fatto pure una “nuova esperienza della presenza del Signore”.

Page 25: La Voce del Popolo 2012 39

Alla Segreteria del Sinodo sono pervenute complessivamente 499 schede per la consultazione in gruppo e 4820 schede per la consultazione individuale. Da parte dei Consigli pastorali zonali son giunte 18 schede; dalle Congreghe dei sacerdoti 21 schede. Le parrocchie che hanno partecipato sono 307; le schede per la consultazione di gruppo provengono da 239 parrocchie, le schede per la consultazione individuale da 234 parrocchie;

68 parrocchie hanno consegnato solo schede individuali. Le schede compilate dai Consigli pastorali parrocchiali o di unità pastorali erigende o dalle Assemblee parrocchiali sono 185; tutte le altre sono frutto del lavoro di vari gruppi parrocchiali. Il gruppo che ha partecipato più numeroso è quello dei catechisti. Tra le aggregazioni ecclesiali che hanno risposto a livello parrocchiale vi sono: l’Ac, le Acli, la S. Vincenzo, l’Equipe di Notre Dame, i Neocatecumenali.

all’insieme delle risposte alla scheda numero uno emerge la consapevolez-za di vivere in un tempo di grandi trasformazioni

socio-culturali che incidono sulla vi-ta delle persone. Di fronte a questa realtà si avvertono, in maniera più accentuata nelle schede individuali, alcune necessità per la Chiesa: non è possibile ignorare il cambiamento e i nuovi linguaggi se si vuole evita-re l’emarginazione o il rischio di por-si su cammini paralleli, perdendo il contatto con le nuove generazioni; va dedicato tempo, ma anche passione per tutto ciò che riguarda le persone e gli ambienti di vita, al fine di cono-scere e comprendere il territorio e le problematiche emergenti per coglier-ne le sfide e gli interrogativi profondi; si deve prestare attenzione alla pre-senza di culture e religioni diverse; va modificato il modo di porsi della parrocchia, superando l’ottica cam-panilistica con un profondo cambia-mento di mentalità. Pertanto le unità pastorali sono viste prevalentemente come opportunità per una maggiore apertura nei confronti della nuova realtà, purché non si limitino a una ristrutturazione organizzativa. Viene sottolineato che le unità pastorali de-vono diventare occasione per: favori-re la corresponsabilità tra preti e lai-ci che diventano insieme soggetti del cambiamento della pastorale; cercare occasioni di confronto tra parrocchie in vista di una progettazione pastora-le comune che sappia individuare ciò che è essenziale e più aperto alla di-mensione missionaria; offrire una te-stimonianza di comunione e di frater-nità tra parrocchie. Si segnala anche la necessità di una maggiore apertura missionaria. Si richiama l’importanza di andare incontro alle persone, alle

famiglie e in particolare ai giovani, pri-vilegiando i contatti informali, anche se viene avanzato il rischio che con l’ampliamento del territorio si ridu-ca il senso di appartenenza e la pos-sibilità di contatto con le persone da parte dei preti. Si avverte l’esigenza di favorire esperienze di primo an-nuncio, ma sembra che non sia suf-ficientemente considerato il nuovo itinerario di Icfr, come opportunità per incontrare le giovani famiglie. Viene richiamato il valore della testi-monianza che i laici sono chiamati a vivere con una presenza significativa sul territorio e nei diversi ambienti di vita. Non si tratta forse di inventa-re forme o strutture nuove, quanto di valorizzare le risorse umane disponi-bili, di ottimizzare l’uso dei tempi e dei luoghi. Per questo vengono rimarcati il bisogno di una formazione perma-nente e specifica dei laici e l’urgenza di valorizzare maggiormente il ruolo della famiglia. Anche per i presbiteri si suggerisce che sia ripensata la forma-zione, in modo che si evidenzi ciò che caratterizza il loro ministero con una particolare apertura missionaria e si favorisca la capacità di progettare in-sieme e di collaborare con i laici. Non mancano alcune voci che esprimono dubbi sulla opportunità di introdurre le unità pastorali e che non le riten-gono idonee per la vita della Chiesa.

i va da problemi più legati alla sfera personale e fa-miliare (crisi della famiglia e nuove convivenze con quanto si collega alla de-

natalità, alla figura femminile e alla bioetica), a quelli di carattere sociale più vasto (crisi di valori della politica, crisi economica, consumismo e valo-re della domenica), a quelli ricondu-cibili alle scelte educative (mancata trasmissione della fede in famiglia, relativismo, deresponsabilizzazione personale, nuovi media), ma anche a situazioni relative all’esperienza religiosa (diminuzione della pratica religiosa e della frequenza ai sacra-menti, presenza di sette e di nuove religioni). Le risposte ai quesiti del-la seconda scheda confermano che le problematiche indicate nel sussi-dio sono sentite. Il tono delle rispo-ste evidenzia che non si tratta di una semplice lettura della realtà, ma che è abbastanza chiara la volontà di la-sciarsi interpellare da questi fatti che incidono, modificando abitudini, tem-pi e forme di aggregazione, ma soprat-tutto cambiando i valori di riferimen-to. Si suggerisce che l’impostazione pastorale prenda in considerazione i tempi e i ritmi di vita delle persone e dedichi una speciale attenzione all’ac-coglienza di chi si sposta (per motivi di studio o di lavoro). Si suggerisce di favorire e curare rapporti interperso-nali di prossimità, con speciale atten-zione a situazioni problematiche, di valorizzare o dare vita a nuove forme di aggregazione, offrendo percorsi di-versificati di educazione alla fede. Po-chi considerano l’eucaristia domeni-cale come esperienza significativa per edificare la comunità. La diminuzio-ne del clero, problema molto sentito, porta a suggerire proposte principal-mente in due direzioni: una migliore

distribuzione dei presbiteri e la valo-rizzazione del laicato. È evidenziata la necessità di una riflessione che porti a riscoprire i caratteri specifici del ministero sacerdotale e, quindi, a liberarlo da tante incombenze che possono essere affidate ad altri, ai lai-ci, con possibilità di nuovi ministeri o con la valorizzazione di quelli esistenti anche non ufficialmente riconosciuti. Tutte le vocazioni, si dice, vanno valo-rizzate e rispettate per le caratteristi-che proprie. Qualcuno vede in questa situazione il rischio di clericalizzare i laici, “utilizzandoli” in sostituzione dei preti. Va presa in considerazione l’opportunità di rivalutare il diaconato permanente e di valorizzare l’apporto delle congregazioni religiose, favoren-do anche la collaborazione tra Istituti diversi. Nella riflessione sul ruolo dei preti e sulla loro distribuzione sul ter-ritorio si suggerisce di fare attenzio-ne alle sensibilità personali in ordine a diversi ambiti pastorali in cui alcuni potrebbero specializzarsi. Nella pro-spettiva delle unità pastorali è vista positivamente la testimonianza di fraternità sacerdotale e la possibilità di esperienze di vita comune. Inoltre la corresponsabilità di carismi e mi-nisteri diversi può esprimersi meglio se c’è un progetto comune.

Page 26: La Voce del Popolo 2012 39

urante l’incontro hanno preso la parola don Adria-no Bianchi e Fabio Pizzul, direttore di Radio Marco-ni e membro del consiglio

regionale, moderati da Pietro Ghetti. Carlo Maria Martini fu un uomo di Dio che, guidato da un amore profon-do per le Sacre Scritture, le studiò a lungo, tanto da porle al centro della propria vita. Quasi a ribadire l’impor-tanza della Parola del Signore nella sua vita, l’ex Arcivescovo di Milano aveva infatti più volte manifestato il desiderio che, le parole del Salmo 118, “Lampada ai miei passi la tua pa-rola, luce al mio cammino”, venissero incise sulla sua lapide. “Carlo Maria Martini era a tutti gli effetti un uomo di Dio, in quanto radicato nel Vangelo di Gesù e un uomo di Chiesa, in sen-so pieno e totale; grazie ai suoi studi e alle sue opere in molti hanno potuto godere dei frutti del suo apostolato” ha detto don Adriano Bianchi, intro-ducendo il suo intervento. “Il Conci-lio Vaticano II ha ribadito, attraverso la Costituzione Dei Verbum, l’impor-tanza della Parola di Dio per la vita di tutti i credenti. Nella figura del card. Martini, l’insegnamento conciliare si è radicato in ogni aspetto della quo-tidianità, in ambito sociale, politico, economico, religioso e morale. Con la sua testimonianza di vita divenne l’uo-mo della Parola perché insegnò il me-todo per avvicinarla, promuovendo la

Tre le parole che il Cardinale riteneva importanti per il futuro della Chiesa: comunione, ossia corresponsabilità di laici e consacrati, consolazione, cioè capacità della Chiesa di mostra-re il proprio volto misericordioso e, infine, responsabilità e quindi ricerca incessante di cosa poter fare a favo-re del mondo” ha concluso don Bian-chi. Il card. Martini guidò la diocesi di Milano dal 1979 al 2002: furono anni di grandi cambiamenti e la sua ope-ra fu tale da lasciare un segno pro-fondo nella vita della città e dei suoi abitanti. “Per il suo ingresso a Mila-no, l’Arcivescovo volle venisse fatta una variazione al percorso previsto e sostò davanti al carcere cittadino di San Vittore, una delle ferite aperte

lectio divina, una lettura che diventa preghiera e che, a sua volta, diviene vita vissuta. Martini era davvero una voce libera nella città degli uomini e questa sua libertà deriva dalla grande capacità di non ritrarsi mai davanti a nessuna questione e di confrontarsi apertamente con chi credeva, con chi non credeva e con chi stava compien-do un cammino alla ricerca della fede.

Roma si arricchisce della presenza di un bresciano che di fatto ricopriva già un incarico di prestigio al servizio del Santo Padre. La Segreteria di Stato ha reso noto in data 11 ottobre 2012 che il rev.mo mons. Vincenzo Peroni (nella foto) è stato nominato cerimoniere pontificio. Mons. Peroni dal 2010 era addetto all’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Papa. Nato a Brescia il 16 gennaio del 1969 e originario

della parrocchia del Villaggio Sereno, è stato ordinato nel 1994. Sul territorio diocesano ha svolto i seguenti incarichi: curato a Sarezzo dal 1994 al 1999 e a Manerbio dal 1999 al 2008. Dal 2008 al 2009 è stato vice assistente dell’Azione cattolica, mentre dal 2009 al 2010 ha svolto l’incarico di direttore spirituale dei diaconi permanenti e di cerimoniere vescovile. A mons. Vincenzo va l’augurio della Chiesa bresciana

e di “Voce” per il nuovo incarico. Nella Sacrosanctum Concilium si afferma: “La liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore”.

della diocesi che avrebbe retto; poi, Martini scelse di attraversare a pie-di la città, fino al Duomo, con molta semplicità e pacatezza, qualità che avrebbe mantenuto sempre”, ha ricor-dato Pizzul. “La vita del Cardinale fu contrassegnata sempre da sobrietà e straordinaria capacità di ascolto”, ha proseguito. “Con i giovani instaurò un rapporto speciale; ai malati dedicò la prima visita pastorale ed egli stesso ne assunse la condizione per oltre 15 anni, afflitto dal morbo di Parkinson. La sua vita dedicata alla preghiera e alla parola è oggi un esempio vivo di fede autentica: a dimostrarlo, le oltre 200mila persone presenti ai funera-li e l’incessante pellegrinaggio sulla sua tomba”.

Giovedì 18 ottobreOre 9.30 – Brescia – Visita ai sacerdoti della macrozona presso il Centro pastorale Paolo VI.Ore 16 – Brescia – Saluto ai ministranti della diocesi in Cattedrale.Ore 20.30 – Concesio – Incontro in occasione dell’anniversario dell’inizio del Concilio.Venerdì 19 ottobreOre 6.50 – Brescia – S. Messa presso il Seminario minore.Ore 20.30 – Brescia – Incontro in

occasione della settimana della Parola presso il Villaggio Sereno.Sabato 20 ottobreOre 9.30 – Brescia – Santa Messa in occasione dei 170 anni di presenza dell’istituto delle Maestre di Santa Dorotea in Cattedrale.Il 20, il 21 e il 22 ottobre partecipa alla canonizzazione di padre Piamarta. Martedì 23 ottobreOre 20.30 – Brescia – Apertura degli itinerari di spiritualità per i giovani in Cattedrale. Mercoledì 24 ottobreOre 9.30 – Brescia – Consiglio presbiterale presso il Centro pastorale Paolo VI.

Da lunedì 19 (ore 12) a venerdì 13 novembre (ore 16) Iniziative culturali sacerdotali propone all’Eremo di Bienno un corso di ritiro spirituale per sacerdoti secolari. La predicazione è affidata a don Giuseppe Dal Verme sul tema “La perenne novità della fede, dono della conoscenza di Cristo, di ciò che lui ci rivela e della sua stessa vita”. Per informazioni, contattare il numero 3498359575 o via e-mail a [email protected].

La Cancelleria della Curia diocesana comunica il seguente provvedimento:il sac. don Marco Cremonesi (salesiano) è stato nominato vicario parrocchiale della parrocchia di San Giovanni Bosco in Brescia.

Page 27: La Voce del Popolo 2012 39

l corso di approfondimento sul Concilio Vaticano II (1962-1965) ci offre la possibilità di affrontare uno dei momen-ti cruciali della storia della

Chiesa cattolica, quindi della storia dell’Occidente. Mons. Luigi Bettaz-zi, vescovo emerito di Ivrea, relato-re del primo incontro del corso, che ha partecipato alla seconda sessio-ne del Concilio, ricorda la presenza a Roma di 2.500 tra cardinali, vesco-vi e patriarchi di tutto il mondo, rap-presentanti di tutti i continenti, non più dei popoli sottomessi all’Euro-pa, ma delle varie civiltà autonome del pianeta. Il Concilio Vaticano II, che è il XXI concilio della storia, ri-specchia il significato profondo di Chiesa cattolica, che per sua natura intrinseca è universale, aperta a tut-ti i popoli, inclusiva, non esclusiva delle varie civiltà. A questo proposi-to, con un’immagine molto efficace, mons. Bettazzi parla di “rivoluzione copernicana” del Concilio: nel senso che, prima di esso, il mondo era per la Chiesa, dopo di esso, la Chiesa è per il mondo, come si nota in parti-colare nella Costituzione Gaudium et Spes. Questa rivoluzione riguarda l’essenza del Concilio, che è pasto-rale: secondo Bettazzi ciò non smi-nuisce il significato del Vaticano II, ma, anzi, lo rafforza, perché la natu-ra pastorale, che implica il farsi con-

creto della dottrina, il suo entrare nel mondo, nell’esistenza delle persone, è fondamentale anche per la dottrina dogmatica, che, se non è calata nella realtà, non può dare il meglio di sé. La forza sconvolgente del Concilio si ve-de anche nel fatto che, secondo il ve-

scovo di Ivrea, i veri “convertiti” del-la sua azione sono proprio i vescovi, che sono entrati in Vaticano con una certa visione più legata al passato, e ne sono usciti trasformati, proiettati verso la nuova Chiesa che si apre al mondo, che dialoga con i popoli, pa-store dell’umanità, secondo lo spirito autentico del pontificato di Giovanni XXIII. Tale spirito lo possiamo trova-re in tutti i principali documenti del Concilio, che sono le tre Dichiara-zioni, che trattano della libertà reli-giosa, i nove Decreti, che indicano le modalità pratiche di attuazione della vita dei cristiani, e le quattro Costitu-zioni, che sono fondamentali e che

Sabato 20 ottobre alle 20.30 in Cattedrale mons. Cesare Polvara presiede la tradizionale veglia missionaria nella quale consegnerà il crocifisso a quattro missionari in partenza: suor Maria Giovanna Bona, religiosa comboniana, andrà nella Repubblica centrafricana, mentre padre Alessandro Zanta della comunità missionaria di Villaregia sarà inviato a San Paolo in Brasile; padre Raffaele Peroni (pavoniano) va nelle Filippine, mentre suor

Gianpaola Fausti (missionaria marista) è destinata a Vanuatu in Oceania.A proposito di missionarietà, è giusto ricordare che sabato 13 ottobre è stato consegnato il Nobel missionario presso l’auditorium di Confartigianato. Quest’anno il Premio Cuore Amico (nella foto i premiati) è stato attribuito al sacerdote Aldino Amato, missionario in Pakistan dal 1962, e a suor Maria Giovanna Alberoni, delle suore Orsoline,

medico chirurgo in India, in missione dal 1948. Per i laici sono state premiate la bresciana Lucia Robba e Mariuccia Gorla, volontarie da 31 anni in Congo. Si tratta di un riconoscimento che l’associazione, fondata nel 1980 da don Mario Pasini, assegna a figure esemplari di missionari con l’obiettivo di dare risalto alla grande opera di civilizzazione promossa dalla Chiesa attraverso l’evangelizzazione e la crescita delle popolazioni del terzo mondo.

contengono l’essenza del Vaticano II. Infatti, in esse si affronta il tema della liturgia, che deve rispecchiare il nuo-vo senso della Chiesa che si rivolge al mondo: ad esempio, il sacerdote, in lingua volgare e non più in latino, guarda verso i fedeli (versus popu-lum) e non più verso l’altare. Inoltre si parla della “pedagogia” dell’amo-re, che è una delle cifre cruciali della Chiesa cattolica: l’amore è il linguag-gio di Dio, è la forza che dà all’uomo la possibilità di elevarsi all’assoluto, di costruire una vera civiltà, di anti-cipare sulla terra il Regno di Dio. La vita e la morte di Gesù sono l’emble-ma della via dell’amore, che porta al-la verità: attraverso un atto di amore puro, il Cristo si è immolato, per sal-vare l’umanità, per oscurare la forza del male e portare il mondo a Dio.In questo senso la fede, che è anche un atto di amore, non è un indebo-limento dell’uomo, come dice una pseudo-cultura laicista oggi domi-nante, ma è un suo potenziamento, in quanto fa sì che l’essere umano non si chiuda nelle ristrettezze dell’espe-rienza dei sensi e si apra alla trascen-denza, alla verità.Il Concilio Vaticano II, allora, è una fonte preziosa per l’uomo contem-poraneo: esso vuole aprirci la men-te, dirci che bisogna guardare verso l’alto e, nello stesso tempo, vivere nel mondo; e che solo guardando verso l’alto possiamo illuminare il mondo, che, chiuso in se stesso, è senza sen-so, senza luce, senza verità.

Page 28: La Voce del Popolo 2012 39

hiuso il bando di set-tembre, nell’anno 2012 la Fondazione Conte Gaetano Bonoris – che rientra nel novero delle

sei fondazioni amministrate dalla Congrega della Carità Apostolica – ha complessivamente deliberato l’erogazione di 889mila euro in fa-vore di enti ed associazioni dedite alla cura e all’accompagnamento dei minori meno fortunati delle province di Brescia e Mantova.È dal 1928, infatti, che la Fondazio-ne Bonoris, istituita per volontà del deputato monteclarense Gaetano Bonoris (1861-1923), che volle affi-darla all’amministrazione dei Con-fratelli della Congrega, persegue lo scopo di “promuovere e sussidiare istituti, enti e organizzazioni in ge-nere […] delle Province di Brescia e di Mantova in parti uguali, che ab-biano per fine anzitutto di prestare aiuto e protezione a minori e giova-ni privi del sostegno familiare, pur-

altà diocesane che hanno potuto contare sul prezioso aiuto della fon-dazione, sono molte altre le realà bresciane che hanno beneficiato di questa solidarietà. Tra i beneficiari della provincia si contano la Frater-nità Giovani di Ospitaletto, le Suore Operaie della Casa di Nazareth di Botticino, la polisportiva Brescia-na No Frontiere Onlus, la coopera-tiva Il Calabrone, la Casa Famiglia Betania di Maria di Verolavecchia e l’Istituto “Razzetti” di via Milano in Brescia.L’intervento della Fondazione Conte Gaetano Bonoris sul territorio man-tovano per il 2012 è stato condizio-nato, purtroppo, dalle conseguenze del terremoto che il 20 e il 29 maggio scorsi ha ferito duramente anche la provincia lombarda. Il sisma si è fatto sentire in modo particolare sul patrimonio storico e archittetonico della Chiesa man-tovana. Ha risparmiato, fortunata-mente tante case, ma si è accanito

ché siano dotati di un ben definito indirizzo morale, civile e religioso” (art. 3 dello Statuto).Se lo scorso anno è stato contraddi-stinto dalle celebrazioni per il 150° anniversario della nascita del Conte Bonoris – poste sotto l’alto patrona-to del Presidente della Repubblica – che hanno visto il sostegno straor-dinario a sei progetti emblematici ed innovativi, per il 2012 la Fondazione Bonoris prosegue con il percorso or-dinario delle proprie erogazioni ed ha sostenuto 40 progetti tra le pro-vince di Brescia di Mantova.Oltre a numerose parrocchie e re-

Come risulta dal bilancio sociale 2011, consultabile sul sito www.congrega.it, il 73% delle oltre 600 unità immobiliari della Congrega della Carità Apostolica e delle fondazioni amministrate è destinato a finalità sociali.Si tratta infatti di una scelta plurisecolare, che comprende soluzioni diversificate nella misura e nella tipologia, dagli alloggi protetti per gli anziani alle case popolari, e che vede l’applicazione di un canone mediamente

inferiore alle condizioni di mercato. Vista questa scelta anche patrimoniale di mantenere in disponibilità un considerevole numero di abitazioni, il peso fiscale che grava sulla Congrega nell’esercizio 2012 rispetto all’anno precedente è pressoché triplicato: tra Imu e Ires, le imposte sfiorano la cifra di 1 milione di euro. Si tratta di un peso gravoso che produrrà anche conseguenze sull’attività della Congrega. Ciò

comporterà probabilmente, per il futuro, una riduzione delle risorse destinate ai fini istituzionali, che per il 2011 sono state pari a circa 2 milioni e 300mila euro: si tratta di beneficenza distribuita direttamente alle persone e alle famiglie, nonché di aiuti alle realtà del non profit impegnate sui versanti dell’handicap, dell’emarginazione, della cura dell’infanzia e, più in generale, dell’assistenza ai soggetti in difficoltà. I 56 Confratelli che

compongono l’assemblea della Congrega si stanno interrogando circa l’effetto imprevisto del maggior onere fiscale, stimato in oltre 600mila euro. A partire dal 2013, dunque, gli aiuti che l’ente potrà distribuire ai bresciani dipenderanno soprattutto dalla rinnovata generosità dei concittadini: questa è la lezione che, ancora una volta, insegnano i cinque secoli di storia e gli innumerevoli benefattori dell’istituzione.

su chiese e oratori. La diocesi di Mantova ha dovuto infatti registra-re l’inagibilità di 83 edifici di culto o destinati a funzioni educative e pa-storali, su un totale di 129: si tratta di due fabbricati su tre. In partico-lare, oltre ad un aiuto concreto ad una ventina tra enti ed associazioni attive nell’accompagnamento e nel-la tutela dei minori – tra cui Anffas, Abramo Onlus, Associazione scuole materne mantovane – un contribu-to eccezionale pari a 150mila euro è stato riservato alla parrocchia di San Benedetto Po, per il progetto di ripristino di uno spazio riservato all’aggregazione giovanile reso ina-gibile dal sisma.Trascorsi più di 80 anni dal gesto di generosità e di fiducia da parte del conte Gaetano Bonoris, l’operato della sua Fondazione in favore dei minori bresciani e mantovani atte-sta, una volta di più, il valore del do-no, che si dimostra capace anche di passare attraverso le generazioni.

Page 29: La Voce del Popolo 2012 39

hi è Caravaggio? Perché la sua figura è stata co-sì rilevante per la storia dell’arte? Quale rappor-to c’è tra Caravaggio e la

natura morta?Ce lo spiega Davide Dotti, giovane storico dell’arte protagonista della recente polemica relativa all’attribu-zione a Caravaggio di diversi fogli custoditi presso il “Fondo Peterza-no” del Castello Sforzesco di Mila-no, in seguito pubblicati nell’e-book “Giovane Caravaggio. Le cento ope-re ritrovate”.Erbuschese classe 1985, Dotti si è formato all’Università Cattolica di Brescia e Milano e successivamen-te alla prestigiosa Fondazione Lon-ghi di Firenze. Seguace del metodo longhiano e zeriano, cura la sua pri-ma mostra a soli 20 anni, “Da Ma-gnasco a Guardi. Paesaggi, vedute e capricci del ‘600 e ‘700 lombardi e veneti”, ricevendo le congratulazio-ni dell’allora ministro dei Beni cul-

turali Francesco Rutelli, alla quale seguono altre rassegne in diverse sedi italiane (in corso è la mostra “Natura morta del XVII-XVIII seco-lo dalle Collezioni dell’Accademia Carrara di Bergamo); ha pubblica-to numerosi saggi critici e recente-mente ha collaborato con l’inserto culturale “Domenica” del Sole24O-re, per la rubrica “Altro che Cara-vaggio”, nella quale dimostra come i presunti disegni del Caravaggio appartengano invece ad autori di-versi, riconoscendo ad esempio una copia del Seneca di Guido Reni, bu-sto conservato a Palazzo Venezia a

Roma, un Alessandro Morente, sta-tua ellenistica custodita agli Uffizi di Firenze, tre figure a mezzo busto di Angeli, che richiamano un dipin-to di Giulio Cesare Procaccini della Chiesa di Sant’Abate a Milano. Una scoperta alquanto sconvolgente, pe-raltro condivisa dai massimi studio-si dell’artista, che gli ha consentito di balzare agli onori della cronaca sulle pagine dei più importanti quo-tidiani nazionali. Caravaggio, spiega Dotti, è un’ico-na mondiale, un artista che suscita sempre una forte attenzione me-diatica ogni qualvolta si parli di lui. Genio rivoluzionario, non solo per l’abilità, ma anche per l’alta con-cezione estetica della pittura, Mi-chelangelo Merisi nasce a Milano nel 1571 e non a Caravaggio, a quel tempo piccolo borgo bergamasco nel quale la sua famiglia viveva; ce lo conferma l’atto di battesimo, ca-sualmente scoperto nel 2007 dalla consultazione di un antico registro

parrocchiale della Chiesa di Santo Stefano in Brolo a Milano. Figura di rilievo per il giovane Merisi è il pit-tore Simone Peterzano, dal quale viene mandato a bottega, dal 1584 circa fino al 1588. Quattro anni nei quali il giovane Caravaggio lavora assiduamente, ma dei quali non ci sono pervenute opere certe, né tan-tomeno disegni. La fortuna critica del pittore inizia nel 1592 quando si traferisce a Roma, culla del mecena-tismo, dove riuscirà a legarsi ai mag-giori committenti dell’epoca, realiz-zando i più insigni capolavori che oggi possiamo ammirare. Nel 1596-97 il Merisi dipinge quella che può essere considerata la prima natura morta della storia dell’arte italiana, la “Canestra” della Pinacoteca Am-brosiana di Milano. La natura mor-ta esisteva già, ma era strettamente collegata al soggetto sacro ed aveva riferimenti simbolico-religiosi; con Caravaggio invece assume un’auto-nomia espressiva, è messa in primo

piano senza essere accostata alla figura umana. La “Canestra” rap-presenta quindi il prototipo per la fulgida stagione della natura morta italiana, tema che vedrà impegnati numerosi artisti e che si diffonderà rapidamente nei maggiori centri del-la penisola, da Milano a Roma, per giungere fino a Napoli. Se “Giotto mutò l’arte di dipingere di greco in latino”, come affermava Cennino Cennini, così Caravaggio seppe ren-dere moderna la storia dell’arte, at-traverso un sapiente uso della luce ed una fervida ricerca del naturale mai vista in precedenza nella pittu-ra; un maestro inoltre, che stende-va il colore direttamente sulla tela, senza disegno, forse in grado di rea-lizzare alcune di quelle nature morte lombarde di fine ‘500 che ancora re-stano ignote alla critica e che proba-bilmente, sottolinea Dotti, fecero da pendant per celeberrimi lavori quali la stessa “Canestra” o il “Bacchino” della Galleria Borghese.

Page 30: La Voce del Popolo 2012 39

a prima italiana del nuo-vo spettacolo di Saburo Teshigawara è targa-ta Brescia. “Mirror and music” è il titolo dello

show che il danzatore e coreogra-fo giapponese proporrà sabato 20 ottobre alle 21 sul palco del Teatro Grande. Dopo le compagnie di dan-za che nella prima parte del 2012 hanno calcato il palcoscenico del Grande (il MaggioDanza, la Com-pañía Antonio Gades, la Wayne McGregor | Random Dance, la The Forsythe Company con la prima mondiale di Study#1), continuano al Teatro Grande di Brescia gli ap-puntamenti con la grande danza. L’obiettivo è quello di trasforma-re il Teatro Grande in una sede di ospitalità eccellenti, di progetti di residenza e di promozione della grande danza e dei nuovi linguag-gi della contemporaneità. Un per-corso ambizioso che mira a por-tare a Brescia le più prestigiose

prio corpo, passando da momenti di estatica sospensione, che dila-tano il tempo e portano dentro di sé l’essenza del Giappone, ad una sorprendente rapidità, grazie ad un corpo capace di accelerazioni stupefacenti che disegnano traiet-torie di luce e sprizzano di energia vitale.“Quando creo una coreogra-fia, penso contemporaneamente ai diversi elementi che la compongo-no”, ha spiegato il coreografo in un intervista a Philippe Verrièlle e poi ha precisato: “un danzatore è la vita, una sostanza vivente sulla scena dove la coreografia è rap-presentata”. L’artista, giovedì 18 ottobre alle 11.30, ha incontrato studenti e pubblico presso la Sala della Gloria dell’Università cattoli-ca del Sacro Cuore di Brescia, con-versando con prof. Enrico Pitozzi (docente di “Forme della scena multimediale” presso l’Università degli Studi di Bologna, di “Esteti-ca delle interfacce” all’Accedemia

compagnie della scena italiana ed internazionale. Tornando a parla-re della prima e esclusiva italiana di “Mirror and music”, Teshiga-wara inserisce, come in ogni suo lavoro, una personale visione del mondo e del movimento, firmando ogni dettaglio delle sue performan-ce, scene, costumi e luci. La danza per lui è un’arte complessa e dif-ficile, fatta non solo di movimen-to, ma anche di immagini di affa-scinante bellezza. Il pubblico avrà la possibilità di osservare la sua straordinaria capacità di modifi-care lo stato della materia del pro-

di Belle Arti di Brera e già visiting professor presso la Faculté des Arts de l’Université du Québec à Montréal) che da anni svolge ri-cerche in ambito internazionale sulla danza e il teatro. I biglietti per lo spettacolo “Mirror and Mu-sic” sono in vendita on line (tea-trogrande.it e vivaticket.it) e alla biglietteria del Teatro Grande: da 17 a 28 euro (riduzioni per i pos-sessori della TeatroGrande Card e Under 30 e Over 65).

La vicenda di Eluana Englaro (gli ultimi giorni di vita della giova-ne nel febbraio 2009) ha portato all’attenzione di tutti in Italia una problematica, suscitando discus-sioni e riflessioni, a più riprese, a più livelli e in più modalità. Parte da qui, dal tentativo di racconta-re alcune posizioni nei confronti della questione il film di Marco Bellocchio “Bella addormentata”, presentati alla 69ª Mostra interna-zionale del cinema di Venezia. Con quattro vicende il regista vor-rebbe raccontare la complessità di un dibattito che non può che inter-rogare sulla questione dell’eutana-sia. Pro e contro si confrontano nei personaggi messi sullo schermo da Marco Bellocchio per suscita-re ancora riflessioni. Uno stimolo per spingere a cercare la vita. Non offre risposte preconfezionate, ma

lo stimolo a percorrere, ciascuno in sala come i personaggi sullo schermo, la propria ricerca.Saba-to 3 novembre alle 20.45 “Bella ad-dormentata” sarà proiettato nella Sala della comunità di Cologne in una proiezione organizzata dall’Uf-ficio comunicazioni della diocesi, da Voce Sas (Servizio assistenza sale diocesano) in collaborazione con la parrocchia di Cologne. La proiezione del film, introdot-ta da Mauro Toninelli, giornalista responsabile di Voce Sas, sarà ar-ricchita dalla presenza in sala del dottor Massimo Gandolfini. Il di-rettore del dipartimento di neuro-scienze della Fondazione Poliam-bulanza e vicepresidente nazio-nale dell’Associazione “Scienza e vita” dopo la proiezione offrirà uno stimolo per poi dialogare con i presenti. Il pro e il contro rispet-

to all’applicazione dell’eutanasia nella pellicola svariano dalla poli-tica alla militanza religiosa, da una opposizione radicale agli eccessi di un’accettazione sorda e fuori misura, nel rispetto del pensie-ro di un’Italia che anche in sala a Cologne coglierà l’opportunità di confrontarsi mettendo nella que-stione le storie, a volte personali e non così lontane dalla vita quo-tidiana. Per estrarre e estrapolare anche quello che la veste narrativa calibrata e meditata di Bellocchio tiene talvolta in secondo piano: l’attenzione autentica e sofferta per il problema del fine vita, per la sofferenza dell’essere umano e per chi a questa sofferenza si de-dica. Nel cast, tra gli altri, Toni Servillo, Isabelle Huppert, Miche-le Riondino, Alba Rohrwacher e Fabrizio Falco.

Da una parte una professionalità riconosciuta in campo artistico, dall’altra un Centro culturale che in questi anni si è distinto per la sua proposta variegata e di qualità. Il mix è interessante. Lelastiko in collaborazione con il Centro culturale “Il Chiostro” ha presentato due progetti per “In.chiostro danza”, un’iniziativa che si caratterizza per la presenza di numerosi linguaggi artistici, quali danza contemporanea, composizione istantanea, teatro

fisico, arti plastiche, danza butoh, videodanza, canto, musica e fotografia che interagiscono tra loro in ambito performativo, declinando un programma, dove il corpo che danza resta l’asse portante della proposta. La prima è un workshop in scena con Pierre Doussaint, coreografo con il quale collabora da anni Marina Rossi, direttore artistico della compagnia “Lelastiko”. Un assolo danzato e scritto da Pierre Doussaint vedrà coinvolti un gruppo di stagisti, che

condivideranno il suo nuovo lavoro coreografico, confrontandosi con la sua pedagogia di danza: “Les Masses Merveilleuses” si terrà dal 31 ottobre al 4 novembre. L’esito del percorso sarà presentato al pubblico nel Teatro San Giovanni, domenica 4 novembre alle ore 19. Farà seguito, alle 19.45, un percorso di immagini e parole con lo stesso Doussaint che parlerà del proprio percorso artistico e pedagogico con il pubblico. Il secondo progetto vede protagonista come

docente Marina Rossi (danzatrice e coreografa) che coadiuvata da Michele Sabattoli (light designer) propone da novembre a gennaio in forma laboratoriale la creazione di partiture e scritture coreografiche. Si parte dall’esperienza della scena, dove ogni partecipante verrà invitato a realizzare un assolo di danza e/o teatro fisico. Anche in questo caso è prevista una presentazione in teatro a fine percorso. Per informazioni, 3287076690.

Page 31: La Voce del Popolo 2012 39

romossa dall’amministra-zione comunale di Edolo torna, per l’ 8ª edizione, “EdoloTeatro”, la stagio-ne teatrale che, ospitata

presso il Teatro San Giovanni Bosco (via Roma 3), apre il palcoscenico agli appassionati della Valle Camonica portando artisti e spettacoli di livello nazionale. Segno di una confermata attenzione dell’amministrazione co-munale alle proposte culturali, la pro-grammazione mette in cantiere anche spettacoli destinati ad altre anime del-la comunità: bambini e ragazzi delle scuole elementari, medie e superiori. L’inaugurazione è affidata al gradito ritorno di una delle più grandi attri-ci teatrali italiane di questi anni, Ma-ria Paiato, che mercoledì 14 novem-bre (produzione Fondazione Salerno Contemporanea) porta in scena “An-na Cappelli”, un monologo nel quale l’attrice ferrarese veste i panni di un personaggio contemporaneo uscito dalla penna di Annibale Ruccello, ge-niale drammaturgo scomparso a metà degli anni Ottanta, che qui tratteggia il farsi “mostro” di una persona comu-ne, osservata mentre scivola nella fol-lia. Giovedì 22 novembre sarà la Com-pagnia Gank a proporre uno dei testi più rappresentativi di Shakespeare, “Molto rumore per nulla”, l’opera che condensa in sé tutto il meglio delle commedie del drammaturgo inglese. A chiudere l’anno, giovedì 13 dicem-bre, gli Oblivion che, nella formazione composta da Davide Calabrese e Lo-renzo Scuda (prodotti da Malguion e Fondazione Giorgio Gaber), saranno

i mattatori di “Far finta di essere G... Omaggio a Giorgio Gaber e Sandro Luporini”, una passeggiata nel reper-torio gaberiano. Un omaggio, a ridos-so del 10° anniversario della morte, fatto col cuore, ma anche sfruttando le corde artistiche degli Oblivion fa-cendo risaltare il lato giocoso e giul-laresco. Giovedì 24 gennaio il sipario riapre con un’artista ospitata per la prima volta a EdoloTeatro, Laura Cu-rino che, prodotta dal Teatro Stabile

di Torino e dall’Associazione Cultu-rale Muse, mette in scena un lavoro dall’altissimo valore sociale oltre che artistico. “Malapolvere”, il titolo dello spettacolo, fa riferimento alla polve-re d’amianto prodotta per quasi tutto il Novecento dallo stabilimento della Eternit di Casale Monferrato, una bel-la cittadina tra le colline e il Po, ricca di storia, d’arte e di operosità che è oggi città avvelenata. I suoi cittadi-ni, falcidiati da quella malapolvere, hanno intentato, e vinto, la maggior causa che si sia mai celebrata per un disastro ambientale provocato da un luogo produttivo. Chiude la sezio-ne serale, giovedì 14 febbraio, Mario Perrotta, vincitore del premio Ubu 2012 che, affiancato da Mario Arcari (già musicista di Fabrizio De Andrè) e Maurizio Pellizzari, propone una particolare versione dell’“Odissea”, centrata sulla figura di Telemaco, ca-tapultato nel XXI secolo. Lo spetta-colo replicherà venerdì 15 febbraio (ore 10) per le classi degli Istituti di istruzione superiore. L’altro appuntamento dedicato ai bambini dell’ultimo anno delle ele-mentari e ai ragazzi della scuola me-dia è “Branco di scuola” una semplice storia di bullismo (10 gennaio alle10) di e con Guido Castiglia (Nonsolotea-tro). Lo spettacolo narra, con un lin-guaggio contemporaneo, ironico e a tratti comico, di un tradimento intimo e di un disagio crescente tra i ragazzi di un liceo. Fatti che, lontani dal ri-chiamo mediatico, minano, in primis, la dignità umana. Info: biblioteca di Edolo 0364770177.

Sabato 20 ottobre alle 16, nella chiesa di Santa Maria della Neve a Pisogne, si svolgerà un convegno dedicato alla figura di Girolamo Romanino, in particolare al ciclo di pitture murali realizzate dall’artista nella chiesa stessa. “Si tratta di uno dei più ampi, eterodossi e sconvolgenti cicli di affreschi della carriera dell’artista bresciano − spiega il critico d’arte Davide Dotti, coordinatore del convegno − e grazie a questo appuntamento avremo la possibilità di entrare

in contatto con l’opera d’arte e di parlarne mostrandola direttamente al pubblico”. Il convegno, presentato dall’Assessorato provinciale alla cultura e al turismo, ha l’obiettivo di “riunire figure esperte della cultura in uno dei luoghi più significativi dell’opera di Romanino mettendone in giusta luce il valore − ha spiegato l’assessore Silvia Razzi − e al tempo stesso ha come intento futuro quello di creare una rete che riprenda ‘la via del Romanino’, creando un percorso che colleghi Pisogne con

Bienno e Breno, altre due sedi di importanti dipinti dell’artista”. Durante il convegno interverranno, oltre a Davide Dotti, che presenterà Romanino in rapporto ad altri pittori bresciani del Cinquecento, lo storico Daniele Montanari, che inquadrerà il rapporto tra società e Chiesa nella Brescia di inizio ‘500. Accanto anche lo storico Vincenzo Gheroldi, autore di un libro che analizza i dipinti in Santa Maria della Neve, il restauratore Romeo Seccamani e Tino Bino. (a.g.)

Sarà presentato presso la Fondazione civiltà bresciana”, a Brescia (vicolo San Giuseppe) venerdì 19 ottobre alle 17.30 il libro “Joannes da Volpino”. Mons. Antonio Fappani, presidente della Fondazione civiltà bresciana, e don Giuseppe Fusari, direttore del Museo diocesano introdurranno la relazione di Fiorella Frisoni, dell’Università di Milano, su “Pittura ‘provinciale’ e pittura ‘di rango’ nella pittura del tardo Trecento”; presenti autori e curatori del libro.

Page 32: La Voce del Popolo 2012 39

ercherò di convincervi questa sera che noi uo-mini siamo l’unica for-ma di materia vivente dotata di ragione”. Con

queste parole il professor Antoni-no Zichichi, ospite giovedì scorso dell’Accademia Ndt International, al Centro pastorale Paolo VI, ha aperto la sua lezione-conferenza dedicata a “I nuovi orizzonti della scienza: elementi unificanti e aspi-razioni dell’uomo”. Di fronte ad una platea numerosa ed attenta, il pro-fessor Zichichi ha spiegato sin da subito che “la scienza nasce come atto di fede in Colui che ha creato il mondo, pertanto, il conflitto tra fede e ragione non sussiste”. Fermo nella sua posizione di credente, ha sottolineato che “l’umanità non è fi-glia del caos, ma di una logica rigo-rosa creata da un autore. L’ateismo – ha proseguito – non è un atto di ragione come si è soliti far credere, perché non fornisce prove scien-

di materia vivente dotata di ragio-ne? “La ragione – spiega – è ciò che permette l’esistenza della vita, nel passaggio dalla materia inerte a quella vivente. Ma, a differenza degli altri esseri, l’uomo è l’unico a poter dimostrare le conquiste ot-tenute grazie alla ragione stessa: il linguaggio scritto e parlato, la lo-gica rigorosa teorica, meglio nota come matematica, e la logica rigo-rosa sperimentale, ossia la scien-za”. Nessun’altra forma di materia vivente può dimostrare la presenza, nella propria storia, di segni con-creti di queste tre conquiste della ragione. Galileo Galilei, al quale il professore ha dedicato molti studi e alcuni saggi, è stato il primo “a fare un atto di umiltà intellettua-le, ammettendo che chi ha creato il mondo è la mente più intelligen-te”. Partendo da Galilei e dai suoi studi basati sulle pietre e non più sulle stelle, Zichichi ha percorso tutta la storia della scienza e della

tifiche della non esistenza di Dio; piuttosto, l’ateismo è un atto di fe-de e non di scienza, al contrario di quello che si dice, perché nessuno ha mai scoperto scientificamente il caos”. Forte delle polemiche che negli anni lo hanno posto in con-flitto con il pensiero di Piergiorgio Odifreddi, il professor Zichichi ha definito, sulla scia dell’espressione utilizzata da Enrico Fermi sul letto di morte, “Hiroshima culturale” il clima in cui “molti tendono a parla-re di scienza e pretendono di divul-garla, pur non avendone mai fatta”.Ma perché l’uomo è l’unica forma

È stata pubblicata la “Guida ai musei e ai luoghi d’interesse della Provincia di Brescia”, pensata dall’Assessorato alla cultura e turismo per fornire una mappatura completa delle attrazioni culturali che il nostro territorio offre. “La guida – spiega l’assessore Silvia Razzi (nella foto) – ha l’intento di far conoscere la realtà museale bresciana in tutte le sue componenti, classificandola in ambiti tematici”. Ben 163 sono in totale le strutture, le collezioni e

le raccolte indicate nel volume, distinte tra percorsi archeologici, storico-artistici, legati alla cultura materiale e scientifici-naturalistici, ai quali vanno ad aggiungersi i sei ecomusei diffusi tra Valle Trompia, Valle Camonica, Val Grigna ed Alto Garda riconosciuti da Regione Lombardia. Nella guida, inoltre, si trova una selezione di 200 siti di interesse tra cui chiese, pievi, santuari, torri, rocche, castelli, ville e palazzi. Per ogni struttura indicata, sono forniti indirizzi,

recapiti telefonici, orari di apertura e contatti email. Inoltre, vi sono contributi descrittivi di Raffaella Poggiani Keller, Filli Rossi ed Elisabetta Roffia, soprintendenti le prime due, già soprintendente la terza, per i beni archeologici di Regione Lombardia, dello storico e saggista Carlo Simoni, del responsabile degli Astrofili bresciani Loris Ramponi e del giornalista Francesco De Leonardis. “Abbiamo pensato inoltre di tradurre la guida in inglese e tedesco – continua

l’Assessore − per renderla fruibile non solo ai cittadini bresciani e ai turisti italiani che visitano il nostro territorio provinciale, ma anche ai numerosi stranieri che oggi anno scoprono i nostri luoghi”. Il volume, di facile consultazione, è disponibile gratuitamente negli uffici Iat della Provincia, consultabile nelle biblioteche del Sistema bibliotecario bresciano, nei musei e al sito internet provincia.brescia.it nella sezione dedicata alla cultura e al turismo. (a.g.)

Nel settore del gusto la nostra provin-cia può contare su vere e proprie ec-cellenze. Sabato 20, dalle 17 alle 22 e domenica 21, dalle 10 alle 22, buona parte di questi prodotti saranno pro-tagonisti, nelle sale della dimora sette-centesca dei Musei Mazzucchelli a Ci-liverghe di Mazzano, nell’“eccellenza del gusto”, un viaggio sensoriale capa-ce di regalare emozioni. La manifesta-zione, pensata e realizzata dall’Asses-sorato all’agricoltura, dal Centro viti-vinicolo e dalla direzione dei Musei, per fornire una corretta informazione sul sistema agricolo bresciano, sulle filiere, sulle tipicità del territorio e sui loro contenuti ‘tecnici’ e ‘culturali’. Una settantina di produttori di eccel-lenze culinarie a ‘km0’ presenteranno le loro migliori creazioni da degustare e acquistare. Vini, formaggi, marmel-

late, pesci, caviale, salumi, olio e pro-dotti di pasticceria renderanno emo-zionale la passeggiata nel gusto. Con un unico biglietto, al costo di 5 euro, è possibile accedere alle gallerie dei prodotti, alle aree museali e alla sele-zione presso il ristorante interno. Ai più piccoli sono dedicati laboratori di-dattici e sensoriali (3,5 euro). Anche le nuove tecnologie possono miglio-rare la conoscenza delle nostre eccel-lenze. Per questo sono state invitate alcune ‘food blogger’ selezionate della rivista “La cucina italiana”. Partecipe-ranno ad un corso di alta pasticceria e ad uno di food-fotografia e saranno accompagnate in un tour alla scoper-ta della Val Sabbia e del suo prodot-to principe, il bagòss. Per riportare ‘in rete’ le ‘eccellenze del gusto’ bre-sciane. (v.b.)

fisica fino ai giorni nostri, passan-do attraverso le teorie di Newton ed Einstein sul collasso gravitazio-nale, l’analisi delle stelle fisse, fino alla scoperta dell’universo subnu-cleare del 1947. “Ma tra scoprire e capire – precisa il professore – c’è molta differenza, e molti passaggi sono ancora da compiere per rag-giungere, ad esempio, la dimostra-zione scientifica dell’esistenza di un supermondo, di cui io sono fer-mamente convinto, ma del quale

non abbiamo ancora le prove. Nel corso di 400 anni, dopo Galileo Ga-lilei sono stati fatti enormi progres-si, grazie a passi logici che, tuttavia, possono talvolta condurre all’erro-re. Ma dopo tutte queste dimostra-zioni scientifiche – ha concluso il professore – mi auguro che nessu-no abbia ancora dei dubbi sul fat-to che siamo l’unica forma di ma-teria vivente dotata di ragione”. Il pubblico in sala di certo ne è stato convinto.

Page 33: La Voce del Popolo 2012 39

Mercoledì 24 ottobre si terrà la presentazione del libro di Anselmo Palini “Pierluigi Murgioni. Dalla mia cella posso vedere il mare” organizzata da libreria Paoline, missionari comboniani, Editrice Ave, Centro missionario in collaborazione con Azione cattolica, Pax Christi, Società San Vincenzo de’ Paoli, Centro Saveriano di animazione missionaria e Apasci.La presentazioni, che inizierà alle 20.30 presso i Missionari Comboniani (viale Venezia 116,

Brescia), sarà introdotta da mons. Cesare Polvara. Dialogheranno mons. Domenico Sigalini, don Saverio Mori, Juan Baladàn Gadea, Giampaolo Colella e Pino Murgioni e l’autore. Pierluigi Murgioni, sacerdote bresciano morto a 51 anni nel 1993, in missione in Uruguay, venne arrestato nel maggio del ‘72, con l’accusa di appartenere al Movimento di liberaziorme nazionale “Tupamaros” e senza nessuna spiegazione, incarcerato. Fu liberato nel 1977.

a letteratura non è obsole-ta. Lo dimostra il crescen-te successo che dal 2006 hanno riscosso i percorsi di “Letteratura & Lettera-

ture”, una serie di proposte condivi-se tra l’Università cattolica e il Centro teatrale bresciano e aperte alla città. Quest’anno, per la 7ª edizione, si co-niugano “Letteratura e Teatro”: otto appuntamenti dal 25 ottobre al 13 di-cembre, dalle 17 alle 18.30 nell’aula magna Tovini dell’Università Catto-lica in via Trieste. L’organizzazione è curata dalla Facoltà di scienze lingui-stiche e letterature straniere e la dire-zione scientifica è affidata alla prof. Lucia Mor. Studiosi e attori, tra cui 17 ragazzi bresciani selezionati per il progetto “Mythos”, alternano analisi e interpretazioni a letture e recitazioni, accompagnando il pubblico alla sco-perta delle opere di otto autori che andranno in scena nella prossima sta-gione di prosa. Al centro degli incon-tri drammaturghi internazionali come Eschilo (31 ottobre, Orestea), Tho-mas Bernhard (8 novembre, Il teatran-te), Oscar Wilde (15 novembre, Un marito ideale), Heinrich von Kleist (29 novembre, Il principe di Homburg), Rafael Spregelburd (6 dicembre, La modestia) e Tennessee Williams (13

dicembre, Un tram che si chiama de-siderio), ma anche un poeta Jacques Prévert (25 ottobre, Le folli stagioni) e un narratore, Fëdor Dostoevskij (22 novembre, I fratelli Karamazov). Il teatro è luogo di incontro di generi letterari diversi, nei quali l’arte della parola intreccia le varianti di ciò che secondo Goethe è “l’universalmente umano”. La sinergia tra la Cattolica, in questo caso con la sua Facoltà di lettere e filosofia, e il Ctb si concretiz-za nella proposta del convegno “Pro-meteo: storia, forme e fortuna di un mito”. Lunedì 29 e martedì 30 ottobre, dalle 15 alle 18.30, i relatori, coordi-nati da Maria Pia Pattoni, docente di letteratura greca, saranno chiamati ad analizzare uno dei miti fondanti della cultura occidentale. “Prometeo − spiega la prof. Pattoni – incarna le diverse tematiche dell’attualità. Ha rappresentato, a seconda delle epo-che e degli approcci interpretativi, il trasgressore e il ribelle che si oppone all’ordine divino, ma anche il benefat-tore dell’umamità, il dio filantropo per eccellenza che, con il dono del fuoco, fa emergere l’uomo dalle tenebre per avviarlo sulla via del progresso”. Il convegno tratterà il “caso Prometeo” in un ‘continuum’ sistematico tra al-cune delle più celebri metamorfosi

di un personaggio-simbolo, sul quale nei secoli ciascuno ha proiettato la propria visione dell’uomo. Uscendo dal mito ed entrando nella storia, il Centro Studi per l’educazione alla le-galità della Cattolica promuove, con un convegno, uno spettacolo e una mostra, un “viaggio tra le costituzioni del mondo”. Il convegno, in program-ma giovedì 18 nell’aula magna Tovini, dalle 9.15 alle 12.30, propone una let-tura delle origini e dell’attualità della nostra Costituzione. Lo spettacolo, in scena martedì 30 alle 20 nella sa-la polifunzionale del Sacro Cuore, è curato dal Gaetano Oliva e offre una miscellanea di arte varia. La mostra, nel corridoio Montini al primo piano dell’Università e aperta fino al 30 ot-tobre, espone oltre 200 Carte costitu-zionali di tutto il mondo per un viaggio attraverso le “strade che portano alla cittadinanza e alla legalità”.

Page 34: La Voce del Popolo 2012 39

La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dalla Chiesa di San Giacomo apostolo di Ospitaletto su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

Dal lunedì al venerdì a partire dalle 7, Radio Voce vi informa sui principali fatti da Brescia, dall’Italia e dal mondo. Nell’arco di oltre due ore in diretta, potete seguire rassegne stampa locali e nazionali ed approfondimenti sulle notizie principali.Per cominciare la giornata col piede giusto, ascoltando la musica migliore, e costantemente informati, l’appuntamento è con Brescia in diretta. Seguite il nostro consiglio e buon ascolto.

Page 35: La Voce del Popolo 2012 39

Grazie tv, perché solo tu conosci ciò di cui tutti noi abbiamo bisogno. Gra-zie perché elargisci generosità e affet-to in questo periodo di crisi e di incer-tezze. Ogni sabato quasi 10 milioni di spettatori si trovano davanti al picco-lo schermo per seguire “Ti lascio una canzone” e “C’è posta per te”. Rispet-tivamente su Rai Uno vanno in onda i bravi bambini, e su Canale 5 si fa la pace fra parenti. Antonella Clerici ci mostra che la gioventù è salva, se sa imitare gli adulti. Maria De Filippi in-vece risolve problemi e diatribe fami-gliari grazie a buoni consigli da amica corroborati da qualche lacrimuccia messa al punto giusto. In entrambi i

casi si tratta di un racconto: introdu-zione, svolgimento e gran finale che mette tutti d’accordo. I bambini del-la Clerici raccontano la loro passio-ne per il canto, si esibiscono davan-ti al grande pubblico e ricevono gli onori riservati ai big della canzone. I casi umani della De Filippi arrivano in studio tristi e affranti, si confron-tano fra mediazioni, recriminazioni e perdono, per poi sciogliersi in baci e abbracci.È proprio ciò di cui ha bisogno un pubblico che nella vita quotidiana sogna queste vittorie, cerca la pace nelle vicende personali, attende che succeda qualcosa di bello, che le in-

giustizie finiscano. La tv sa sfruttare con maestria queste sacrosante uni-versali necessità. E soprattutto sa assecondarle, le pungola e le sazia allo stesso tempo. È la magia dello spettacolo: quando la realtà entra nel piccolo schermo acquista un sapore diverso, diventa mielosa, appiccicosa come lo zucchero filato.Ai bravi bambini cantanti infatti non basta avere una bella voce, devono in-cravattarsi, spalmarsi di brillantina e salire su un palco fingendo che sia il loro habitat naturale, devono canta-re canzoni scritte quando nemmeno i loro genitori erano nati. E guai se uno di loro si mette a piangere perché

redarguito dalla giuria (è successo a una piccola concorrente un mese fa): di colpo la magia dello zucchero fila-to scompare e sullo schermo ritorna la realtà, ovvero uno spettacolo che sfrutta bambini per compiacere il proprio pubblico.Stesso ragionamento per “C’è posta per te”: gente comune che chiede alla tv di risolvere i propri problemi. Nel-la scorsa puntata del 13 ottobre Jerry Scotti ha regalato un triciclo a motore a un tapino in crisi con la moglie per-ché disoccupato. Ovazioni in studio. Liquidata la coppia di disperati-ricon-ciliati è arrivato – per puro caso – il momento per Jerry di promuovere i

suoi futuri impegni televisivi. È chia-ro a tutti che gli estremi casi umani affrontati dalla trasmissione non fan-no parte della realtà, non si affronta-no così nella realtà, non si risolvono così nella realtà. Ma il rito, il simbolo, la rappresenta-zione… di questo ha bisogno il pub-blico: gesti eclatanti, soluzioni esem-plari, conferme universali, analgesici collettivi.Gli iper-bimbi vittoriosi e i grandi, grandi sentimenti.. L’ora della ri-scossa sociale si è già consumata in tv. Non serve altro, gli animi si sono placati. Va di nuovo tutto bene, fino alla prossima puntata.

La Chiesa bresciana è in festa per la canonizzazione di padre Giovanni Battista Piamarta, fondatore della Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth.Domenica 21 ottobre infatti il Papa proclamerà santi ben sette beati, tra questi il bresciano padre Piamarta, unico italiano. Per seguire il rito, che inizia alle 9.20, il programma La Buona Novella si collegherà con Radio Vaticana.Domenica 21 si celebra anche la Giornata missionaria mondiale

“Ho creduto perciò ho parlato”. Nella rubrica Ecclesia ne parla il vicedirettore dell’Ufficio missionario don Carlo Tartari. A causa della lunga diretta da Roma Ecclesia va in onda alle 9.10.Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, va in onda (in differita e in diversi orari) anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte di Manerbio e Radio Raphaël.

La prossima puntata della rubrica settimanale “La Buona Notizia” apre con il servizio sull’assegnazione del premio “Cuore amico”. A seguire: il vescovo Luciano Monari ha incontrato a Rovato i sacerdoti della macrozona; l’incontro promosso dall’Azione cattolica diocesana “La scuola del Concilio”, a Villa Pace di Gussago; le iniziative a Pralboino per i festeggiamenti per San Flaviano, patrono del Comune bassaiolo.

La rubrica “4 parole...” è con don Francesco Pedrazzi, sulla catechesi per mezzo dell’arte. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche “Storie di fede: testimonianza di don Luigi Ceppi e di suor Teresa Marcazzan”.

Page 36: La Voce del Popolo 2012 39

Sono sempre i personaggi a salva-re i film di Paolo Virzì. Anche quel-li meno convincenti come “Tutti i santi giorni”, concentrato su una coppia di protagonisti che, con il suo realismo un po’ artificioso, rie-sce comunque a suscitare tenerez-za e simpatia. Guido è portiere di notte in un albergo: passa il tempo leggendo testi latini e parla un ita-liano d’altri tempi, perché è esper-to di martiri protocristiani e avreb-be potuto insegnare in qualche

ine settimana all’insegna delle nuove generazioni musicali, pur con due proposte molto diver-se per stile, contenuti

e target di riferimento. Venerdì 19 ottobre, nel mitico spazio del Ctm, storica sala di Rezzato, si esibirà Il Cile, giovane promessa dal sicuro avvenire, unico italiano quest’an-no presente all’Heineken Festival di Milano. Un concerto, l’inizio è alle 21, molto atteso da quanti ri-pongono buone speranze nel futu-ro della canzone italiana, alle prese con problemi strutturali (ma non solo italiani e musicali, tipo la cri-si mondiale, il calo delle vendite, la poca attenzione verso il settore) ma anche di ricambio generaziona-le, essendo sul viale del tramonto la generazione storica dei cantau-tori. Il Cile è di Arezzo, il suo vero nome è Lorenzo Cilembrini, e si è fatto conoscere con le canzoni del suo disco d’esordio “Siamo morti a vent’anni”, dal quale sono stati estratti un paio di singoli, “Cemen-to armato” e “Il mio incantesimo”, piaciuti senza titubanze al pubbli-co. Il Cile ha anche collaborato co-me autore con i concittadini Negri-ta, scrivendo quattro canzoni per il loro ultimo disco “Dannato vivere”,

tra cui “Brucerò per te”. Il suo stile è particolarmente poetico, una sor-ta di cantautore moderno capace di scrivere testi deliziosi e di incasto-narli in suoni freschi e immediati, che rendono tutti i brani del suo cd d’esordio potenziali singoli. Un cantastorie degli anni 2000, capa-ce di bella scrittura e di vivacità musicale. La sera successiva, sabato 20, que-

disco d’oro, raddoppiando le vendi-te del “Fino a qui tutto bene”.“Giusto un giro”, brano tratto dall’ultima fatica in studio di Mar-racash, featuring Emis Killa, dà il titolo al tour autunnale che partirà proprio dalla nostra città. Già 10 le date confermate dove ritroveremo Marracash in compagnia di Dele-terio ai raddoppi e di Dj Tayone ai piatti. Tra queste ci sarà, a grande richiesta per la chiusura del tour, il 20 novembre, la tappa all’Alcatraz di Milano, il locale che lo aveva lan-ciato. Marracash è, come tutti gli altri suoi colleghi rapper del resto, da J-Ax a Fabri Fibra ai Club Dogo, capace di spaccare a metà critica e pubblico: c’è chi lo esalta e chi in-vece lo considera insopportabile. Certo è che Marracash in questo momento garantisce incassi sicu-ri, con le giovani generazioni che fanno la fila per assistere ai suoi concerti. Le sue canzoni, che fanno leva anche su video dall’ottimo im-patto, mescolano la congenita ver-ve provocatoria del rap con suoni che attingono da sonorità variega-te, regalando un “tiro” immediato che piace ai giovanissimi. Tutte le informazioni per questi due concer-ti le trovate sul sito www.cipiesse-bs.it oppure al tel. 030/2791881.

sta volta nell’ampio spazio del Pala-fiera-Eib, posti in piedi a 19.95 euro, sarà di scena il rapper milanese, ma di origini siciliane Marracash con il suo tour “Giusto un giro 2012”. Lo scorso anno era stato consacrato, con la consueta dose di esagerazio-ne, “King di Milano”, dopo il glorio-so tour da tutto esaurito arrivato in ogni angolo d’Italia tra novembre e dicembre 2011. Nel frattempo l’al-bum “King del Rap” ha raggiunto il

Domenica 28 ottobre alle 17 nella chiesa di Santa Maria del Carmine l’associazione Amici della Chiesa del Carmine propone il primo appuntamento con i “Vespri musicali” con il concerto “Le lagrime di San Pietro” una raccolta di madrigali spirituali a sette voci su testi di Luigi Tansillo. Eseguirla e ascoltarla più di 400 anni dopo impone un’immersione in un mondo complesso e completo, scomparso, ma che si ripropone senza corpo

e senza tempo. La vicenda narrata è quella dell’istante in cui Gesù incontra lo sguardo di Pietro dopo che l’ha tradito. Eseguiranno il concerto i “De labyrintho”. Il prossimo appuntamento con la musica dei “Vespri musicali” è il 18 novembre alle 17 con “Una musica da favola”. Per informazioni: Ufficio turistico del Comune di Brescia (0302978988) e Associazione amici della Chiesa del Carmine (3420660949 o 3479653020).

Page 37: La Voce del Popolo 2012 39

università americana. La famiglia ne soffre in signorile silenzio, ma a lui questa vita piace. È candido, buono e molto innamorato di An-tonia, una cantante dal passato pa-recchio confuso che adesso lavora in un autonoleggio. Nella loro ca-sa della periferia romana cercano da tempo di fare un figlio – il film è liberamente ispirato al romanzo di Simone Lenzi “La generazione”, Dalai editore – ma la buona notizia sembra non voler arrivare.

Con un ritmo veloce ed esperto che non indugia troppo sulle si-tuazioni, Virzì costruisce un diario intimo dei loro tentativi, narrato con il tono agrodolce caratteristi-co dell’autore, che sa far perce-pire il dolore senza affondarvi le unghie. Passiamo dal ginecologo cattolico, un luminare paternalista e dalla battuta pronta, alla dotto-ressa spigliata e progressista del centro di fecondazione assistita, senza evitare esperienze impro-

babili di meditazione a piedi nudi sulla neve. Il regista coglie il lato ironico di questa odissea, ma ogni tanto l’equilibrio gli sfugge e le si-tuazioni si fanno grevi.Immersi in una città caotica, cir-condati da vicini iper-romaneschi e da personaggi di discutibile sen-sibilità, in lotta contro la precarie-tà lavorativa, Guido e Antonia di-fendono “tutti i santi giorni” il loro amore e il figlio che ne è il simbolo. La mancata riuscita dei tentativi

mette in crisi il rapporto e anche il film: che dopo averci fatto ade-rire ai sentimenti dei personaggi li sballotta in una successione di svolte narrative improbabili. I due interpreti ne escono comunque con onore: il Guido di Luca Ma-rinelli è un alieno dolce alla con-quista della felicità; l’esordiente Thony non è solo una brava attrice ma anche una cantante vera, che arricchisce il racconto con le sue ballate romantiche.

Page 38: La Voce del Popolo 2012 39

na massima molto citata di Mao Zedong sostene-va che, se sotto il cielo la confusione è grande, la situazione allora è

eccellente. Devono averlo pensato anche i tecnici, politici e burocrati-ci, che decidono e scrivono le leggi di carattere fiscale, a giudicare dalla messe di novità presentate dall’ultima manovra del governo Monti, peraltro molto positiva in altri suoi aspetti. So-lo che l’eccellenza della confusione è una valutazione non del tutto con-divisa dai contribuenti italiani. C’era un macigno da affrontare. Il governo Berlusconi, tra i “compiti a casa” fat-ti su esortazione-ordine dell’Europa, aveva inserito in una legge la neces-sità di rivedere i “favori fiscali”, detra-zioni, deduzioni, agevolazioni, entro il 2014. Monti ha deciso: un punto in più di Iva compensato da una diminuzio-ne di un punto dell’Irpef. Pari e patta? No, perché in parallelo sono state “ri-ordinate” molte deduzioni e detrazio-ni di cui usufruiscono i contribuenti italiani, introducendo una franchigia di 250 euro e stabilendo un tetto mas-simo oltre il quale non si “scala” dalle tasse più nulla. Non sono aumentate le tasse: sono diminuite le possibilità di pagarne di meno. La situazione, pe-rò, è in continua evoluzione. C’è spa-zio per modifiche, ad esempio l’elimi-nazione dell’assurda imposta Iva del 10% (invece del 4) sulle prestazioni

delle cooperative sociali, cioè su quel welfare solidaristico che non ha fini di lucro ma che, così, è semplicemente destinato a morire.Qualcosa però, fra le misure della leg-ge di stabilità, suona male, a iniziare dalla retroattività delle norme. Signi-fica che i tagli valgono già per le spese e gli oneri sostenuti. Così è semplice-mente tradire la fiducia del cittadino. Anche se la retroattività fosse can-

cellata, rimarrà l’impressione che lo Stato dà e toglie a piacimento, e quel che promette spesso non mantiene.Dispiace poi il trattamento riservato al Terzo settore, a cui andrebbe una medaglia invece delle solite e ripetute sberle. Per non parlare delle famiglie: cancellare in pratica le agevolazioni su certe spese sostenute per i figli o per la famiglia (mutuo prima casa), significa ancora una volta punire la

Le disposizioni per la riforma del mercato del lavoro adottati dal governo in una prospettiva di crescita: saranno questi i temi al centro del convegno “Riforma del mercato del lavoro: le novità e le ricadute sull’occupazione” promosso da Confartigianato Imprese Unione di Brescia, con il patrocinio del Comune di Castegnato, in programma per giovedì 25 ottobre alle 20.30 presso il locale Centro civico del paese in via Marconi 2/c. L’incontro vedrà la

partecipazione di Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato, Michele Turrini, del Settore lavoro di Confartigianato Brescia, Paolo Reboni, segretario Cisl Brescia, Giuseppe Orizio, sindaco di Castegnato, e Giovanni Rolfi, delegato del locale mandamento di Confartigianato, che tratteranno dei provvedimenti sulle forme contrattuali, sulla disciplina dei licenziamenti, sul nuovo sistema di ammortizzatori sociali e sulle politiche attive del lavoro.

Spesso una buona idea di business non va oltre la sua formulazione, sprecando talenti, ingegni e prospet-tive imprenditoriali. A Brescia i gio-vani che ritengono di avere un’idea in grado di sviluppare business possono contare su un nuovo progetto. Si trat-ta di “Isup” (acronimo di Italian start up master), nato per iniziativa del Gruppo giovani imprenditori dell’As-sociazione industriale bresciana e so-stenuto da Comune, Camera di com-

mercio Fondazione Milziade Tirandi, Banco di Brescia, Deloitte e Staufen, con l’obiettivo di rimettere in moto sul nostro territorio il volano produt-tivo. “Partendo dall’idea – ha spiega-to Federico Ghidini, presidente del gruppo giovani di Aib – diamo mezzi e sostegno alle nuove idee di business, investendo sulle start-up”. Per accom-pagnare in modo efficace le ‘migliori idee’ sono pronti un esclusivo percor-so formativo, il ‘Master in economia e

sviluppo dell’idea di business’ e uno spazio di co-working creato apposi-tamente in Aib. A breve partiranno le selezioni, curate da esponenti del mondo imprenditoriale, scientifico ed economico per valutare le 15 mi-gliori idee in grado di fare impresa. A partire da febbraio inizierà il Master articolato in tre moduli, dedicati alle problematiche e alle dinamiche legate alla trasformazione di un’idea di busi-ness in attività d’impresa. Un impegno

complessivo di 281 ore per giungere ad elaborare il business plan. In con-comitanza con il percorso formativo, negli spazi dell’Aib, vengono avviati laboratori e workshop per perfezio-nare l’idea imprenditoriale. Il proget-to si conclude, nell’incubatrice di start up al pianoterra di Aib voluto come luogo di pensiero, spazio di studio, contenitore di idee e piattaforma per i talenti, con la progressiva realizza-zione delle iniziative.

stessa. Perché? Ma non si doveva rita-gliare il Fisco a misura della famiglia? Le modalità: è parso che alcune nor-me siano state scritte in fretta e furia, spinti dall’urgenza del fare a qualsiasi costo. È meglio far presto e bene, ma dovendo fare una scelta: è meglio fa-re bene piuttosto che presto. Infine la forma. Siamo nati in tempi più rudi, in cui la stangata si chiamava così. Poi hanno pensato che se un cieco è un non vedente, la stangata poteva pure chiamarsi manovra. Ma ancora la pa-rola rendeva l’idea di una mano che si infilava nelle nostre tasche e appun-to, con un’abile manovra, le lasciava più vuote di prima. Adesso: legge di stabilità. Cioè una manovra, cioè una stangata. Tra l’altro sempre sulla testa degli stessi, quelli che pagano le tas-se che i numeri dicono le più alte nel mondo occidentale. Siamo tutti con-sapevoli che bisogna pagare il con-to, e siamo contenti che qualcuno ci abbia finalmente messo davanti alle nostre responsabilità. Ma il saldo va fatto in modo equo.

Page 39: La Voce del Popolo 2012 39

l mercato del fuori casa è in costante e continua trasforma-zione per soddisfare sempre di più le esigenze del pubblico, con un’attenzione particolare

alla qualità e innovazione nell’ospi-talità. “Hosp & Food. Soluzioni, ser-vizi e attrezzature per l’ospitalità professionale”, la manifestazione in programma dal 21 al 24 ottobre al-la fiera di Brescia si prefigge come obiettivo principale di diventare il riferimento per le aree di Lombar-dia, Triveneto ed Emilia Romagna nell’ambito dell’hospitality, con-tract, wellness, food e food equip-ment. Saranno quattro giorni dedi-cati al professionista dove agendo sul territorio sopra indicato e sfrut-tando al meglio la “glocalizzazione” gli operatori del settore potranno trovare tutte le novità di settore per il proprio business. Lo spazio con-tract metterà in esposizione mate-riali e servizi per ristrutturare e ri-convertire le proprie location dotan-dole di ogni confort spazio wellness con piscine e saune incluso. Molte

le proposte per la decorazione de-gli spazi interni ed esterni sul tema del Natale. Importanti convegni af-fronteranno le tematiche che vanno dalla gestione finanziaria delle spa, alla riconversione delle cascine in strutture ricettive, alle possibilità di risparmio energetico per i pubblici esercizi, alla certificazione della piz-za sana i cui ingredienti sono garan-titi dal centro ricerca Cerp e spazio a chiacchierate golose con i miglior chef italiani. Tra le novità più coin-volgenti merita particolare attenzio-ne il concorso “Gran premio Hosp & food 2012”, per il risotto d’autore che si rivolge ai cuochi professio-

nisti invitati ad interpretare i colo-ri rosso, nero e verde nella propriaricetta in concorso. Dalla passione per l’arte culinaria è nato il “Memo-rial Dellea”, un’iniziativa collaterale tutta concentrata sulla figura Enzo Dellea, presidente onorario (fino al giorno della sua scomparsa) dell’As-sociazione cuochi di Brescia. L’ini-ziativa coinvolge gli studenti del 3° anno degli Istituti alberghieri bre-sciani chiamati, per l’occasione, a rispondere ad una serie di quesiticreati da esperti chef per poter par-tecipare nella giornata del Memo-rial alla preparazione di un piatto che avrà come ingrediente fonda-mentale il pesce di lago, affiancan-do nella loro opera sei ex-allievi, oggi affermati professionisti, dello stesso Dellea. Il Memorial vuole essere prepara-torio al Gran Trofeo Dellea che si terrà nell’ambito della prossima edizione di Hosp & Food e che ve-drà protagonisti gli studenti delle scuole alberghiere di tutta Italia. Anche il centro servizi Snip (Scuo-

la nazionale italiana pizzaioli) sa-rà presente a “Hosp & Food” per la prima edizione della Margherita cup. Domenica 21 ottobre, nel po-meriggio, spazio al pubblico per le selezioni del Campionato mondiale dei mangiatori di pizza; mercoledì 24 è in programma l’incontro na-zionale Cerp (Centro di eccellenza & ricerca sulla pizza) a cura di Snip (Scuola nazionale italiana pizzaioli) per la Pizza sana.

La Ditta Gandellini Eugenio di Brescia, specializzata nelle attrezzature per la ristorazione e presente alla fiera Hosp & Food di Brescia organizza il primo “Memorial Enzo Dellea”, in programma il 24 ottobre, dedicato al grande rappresentate del gusto italiano nel mondo. Figlio d’arte, Enzo Dellea (al centro nella foto con il collare rosso) era nato a Luino nel 1929 e si era fatto le ossa in Svizzera. Poi la passione per l’insegnamento lo ha portato per

26 anni in cattedra al “Caterina De’ Medici” di Gardone Riviera, legandosi così definitivamente alla terra bresciana. Raggiunta la pensione è diventato ambasciatore della cucina italiana nel mondo. Lo hanno chiamato praticamente ovunque da Mosca agli Usa, da Singapore a Toronto. Ha fatto da consulente in grandi alberghi, ricoperto una fila di incarichi del massimo livello nella categoria e ricevuto riconoscimenti in molte lingue. Ha scritto libri

nei quali si apprezzano la solida base tecnica, la precisione e la scuola immortale della pratica. Al memorial parteciperanno ex suoi allievi che prepareranno una ricetta di tradizione bresciana a base di pesce. Allievi scelti, di alcune delle più importanti scuole alberghiere lombarde (Desenzano, Bargnano, Gardone Riviera, Darfo Boario, Idro, Cremona) saranno al loro fianco come premio per apprendere una parte di questo appassionato lavoro, trasmesso continuamente.

Page 40: La Voce del Popolo 2012 39

In occasione della prima edizione di “Hosp & food”, l’evento fieristico dedicato all’ospitalità professionale, che si svolgerà a Brescia dal 21 al 24 ottobre 2012, viene bandito un concorso aperto ai ristoratori professionisti denominato “Gran premio Hosp & food, risotto d’autore”.Il Gran Premio è un concorso ideato da PrincipeAdv in collaborazione con “Menù adArte”, promosso dalla Camera

di commercio Brescia. Hosp & Food allestirà uno spazio cucine, visibile al pubblico divisitatori, dove si svolgerà la gara. Le ricette finaliste saranno saranno scelte, tra tutte quelle giunte da una commissione di esperti. I cuochi finalistisi sfideranno in fiera martedì 23 ottobre a partire dalle14.30. 45 i minuti a disposizione per la preprazione del risotto. Gli ingredienti della ricetta e altre

materie prime, utili allapreparazione del piatto, saranno a carico del partecipante così come gli utensili non inclusi nella dotazione base presente alle postazioni. Il Gran premio, avrà la supervisione del giudice di gara e verrà assegnatoseguendo il verdetto finale della Giuria appositamente costituita. Il bando si propone di raccogliere e selezionare ricette per la realizzazione di un risottola cui cromaticità sia di almeno

uno dei colori rappresentanti i tre macro settori presenti all’evento fieristico perciò il risotto finito deve essere verde o nero o rosso. Le tematiche da sviluppare, proposte ai partecipanti, devono rappresentare la genuinità la freschezza, la qualità e la tipicità degli ingredienti utilizzati per un’alimentazione sana e benefica.Tutti le ricette verranno pubblicate sul sito della manifestazione.

l risparmio nella spesa cor-rente della gestione di una attività, è un fattore molto importante, specialmente in questo periodo di crisi, dove

la ristorazione ha subito importan-ti trasformazioni. Ora la richiesta è sull’essenziale, con pochi fronzoli. Si è avuto una drastica diminuzione dei piatti elaborati, che sono rima-sti appannaggio solo di chi ha pos-sibilità economiche. La gente ormai, come sottolineano molti ristoratori, vuol sapere, entrando in un locale, quanto spende. Apprezza la qualità, ma chiede che sia a prezzo equo. Pri-ma di decidere per un pranzo o una cena in un locale la gente ormai si in-terroga anche sui costi. Non sono in molti a sapere che in città e nel Bre-sciano ci sono locali dotati di am-bienti accoglienti, che funzionano col sistema del “conto chiaro”, cioè prezzo e cibo a misura del cliente. Esercizi in cui si può mangiare bene, rimanendo seduti , comodi, serviti con coperto fatto di posate inox e piatti in ceramica, constatando che,

molto spesso, il conto è decisamen-te concorrenziale, persino nel con-fronto di quelle delle innumerevoli sagre. Senza volerlo, insomma, la crisi sta portando alla riscoperta di una tradizione tipicamente italiana: quella del pranzo in osteria, occa-sione per mangiare bene a un prez-

i ristoratori che utilizzano prodotti del territorio, forniti direttamente da produttori del posto. Si tratta di una scelta che permette di promuovere il territorio, di garantire la qualità in tavola e, aspetto non meno impor-tante, di contenere i costi. Una scelta che può funzionare, se gli operatori della ristorazione, gli amministrato-ri locali sanno creare una sinergia, dando una adeguata informazione a ristoranti, trattorie e osterie che si muovono in questa direzione. Sono altre, però, le economie di scala che consentono agli operatori di offrire prodotti a prezzi contenuti. Su que-sto e altri aspetti si confronteranno gli operatori che dal 21 al 24 ottobre visiteranno alla Fiera di Brescia “Ho-sp& food”, una rassegna che propone anche interessanti iniziative in meri-to alla fornitura di attrezzature, delle tecnologie più moderne che, anche in cucina, consentono di tradurre in buone prassi il risparmio energetico, visto che questa “voce” è una di quel-le che incide pesantemente anche sui bilanci di ristoratori grandi e piccoli.

zo giusto. In questo periodo, inoltre, si sta facendo strada anche in Italia una prassi già in voga in altri Paesi: la possibilità di portare a casa ciò che non si è consumato, vino o cibo che sia. Buttare cibo è uno spreco, un torto alle fatiche del cuoco. Sono sempre di più, anche nel Bresciano,

Page 41: La Voce del Popolo 2012 39

a scorsa settimana da queste colonne aveva-mo invitato alla pruden-za in vista della trasferta di Novara e, ahinoi, ab-

biamo avuto ragione: i quattro gol presi al Piola pesano come macigni sul cammino in campionato della squadra di Calori.Già, perché ora il problema-tra-sferta comincia ad assumere con-torni inquietanti: dei 12 punti to-talizzati finora dal Brescia, infatti, solamente due sono stati quelli to-talizzati fuori casa, frutto dei pa-reggi con Vicenza (2 a 2) ed Empoli (1 a 1). Per il resto solamente scon-fitte e, dato ancor più allarmante troppi gol incassati: alla sconfitta di misura con il Crotone sono se-guti i tre gol incassati a La Spezia e, come si diceva, il poker subito dal Novara.Molte possono essere le spiega-zioni per questa situazione, di na-tura tattica o di condizione gene-rale, quel che è certo, però, è che si tratta di un trend da invertire, perché se la solidità tra le mura amiche consente di portare avan-ti un campionato tranquillo (l’uni-ca sconfitta in Coppa Italia, con la Cremonese) per puntare alle zone alte della classifica serve una mar-cia in più. Calori lo sa, e non a caso insiste sul lavoro da fare con la squadra,

ma se nella prossima sfida con-tro il Bari, anche in questo caso lontano da Brescia, al San Nicola, non dovesse arrivare un risultato soddisfacente, forse alcune certez-ze sull’allenatore inizierebbero a scricchiolare un po’.Primo spartiacque dunque la sfi-da contro gli uomini di Torrente, in calendario lunedì 22 ottobre

alle 20.45, vale a dire il posticipo della 10ª giornata del campionato cadetto.Le novità nella formazione dovreb-bero riguardare principalmente il reparto avanzato: a fare coppia con l’inamovibile Andrea Carac-ciolo, autore di una doppietta do-menica contro la sua ex-squadra, prende infatti sempre più corpo

Il basket Brescia Leonessa si ripresenta sul campo della Givova Scafati dopo l’incrocio al primo turno dei playoff lo scorso anno. Allora l’esperienza finì male, con due sconfitte in Campania a cui fece seguito una bella vittoria al San Filippo, prima di alzare definitivamente bandiera contro Radulovic e compagni. Rispetto alla compagine dello scorso anno il roster è stato quasi completamente rivoluzionato, con i soli Stojkov e Scanzi della “vecchia guardia”.

Tra le novità, invece, oltre agli americani Jenkins e Giddens (nella foto), si segnalano principalmente gli innesti sotto le plance, con i 210 cm di Brkic e soprattutto i 220 di Gino Cuccarolo, lo scorso anno in forza alla Benetton Treviso. Un assaggio delle possibilità della nuova formazione, dopo il passo falso all’esordio contro Caseale, si è avuto con la rotonda vittoria sull’Acegas Trieste. Ora rotta verso Scafati, per un risultato diverso dallo scorso anno. (f.u.)

la candidatura del brasiliano Vitor Saba, che aveva ben figurato nello scampolo di partita contro il Lan-ciano, mentre Daniele Corvia do-vrebbe essere dirottato in panchi-na, pronto a subentrare. Per quanto riguarda il resto del parco attaccanti rimane da se-gnalare l’indisponibilità di Mitro-vic per due giornate, in seguito all’espulsione rimediata dopo so-li sette minuti di gioco a Novara.In panchina dunque siederà anche Antonio Giulio Picci.Nel frattempo la squadra ha recu-perato anche i quattro nazionali impegnati nelle partite di qualifi-cazione, tra i quali Fausto Rossi reduce dalla doppia vittoria con-tro la Svezia. Un ultimo appunto, infine, sul ca-lendario delle prossime giornate: per il Brescia posticipo della 18ª giornata domenica 18 novembre alle 18, in casa contro il Sassuolo.

Page 42: La Voce del Popolo 2012 39

’ Anno della fede indet-to da Benedetto XVI si è aperto ufficialmente, e non può lasciare indif-ferente il Centro sporti-

vo italiano, che intende scendere in campo aiutando il Santo Padre nella sua missione: allenare i fondamentali. Proprio così. Di fronte alla questione delicata e complessa di come affron-tare “una nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” Joseph Ratzinger non sceglie strade o tattiche complesse o avventurose, ma ritorna alla semplicità e alla for-za devastante della testimonianza. In concreto invita tutti i cristiani a vive-re la fede in pienezza, con rinnovata convinzione, fiducia e speranza. È un po’ come dire che i fondamentali van-no sempre e costantemente allenati e che, se non si possiedono quelli, ri-sulta difficile fare strada. Da sportivi sappiamo bene quanto sia vero. Il Csi risponde con gioia a questo appello e dà alle sue società qualche consiglio. Sarebbe bello, ad esempio, che dal prossimo weekend prima di ogni ga-ra ci fosse un momento di preghiera, con le due squadre riunite insieme negli spogliatoi prima dell’ingresso in campo. Un modo semplice e concreto per dare il via all’Anno della fede su tutti i campi. Andrebbe poi rafforzato l’impegno a vivere come gruppo spor-tivo tutte le proposte della parrocchia e della diocesi relative all’Anno della fede. Non dovrebbe mancare, inoltre,

Pancia mia fatti capanna è il motto del Bar Ciringhito (nella foto), per nulla sazio dopo la conquista del titolo provinciale. I gardesani sono partiti con il piede premuto sull’acceleratore anche quest’anno con un poker di vittorie nelle prime quattro gare, subito al comando del gruppo A. Dopo il primo mese emergono biglietti da visita interessanti anche dagli altri gironi. Nel gruppo B la formazione più attrezzata sembra la Due Effe Liquori e Bevande, sola in vetta

senza fallire un colpo. Stesso discorso per la Gardonese nel gruppo C, sempre più consapevole della sua forza dopo il successo nello scontro diretto con il Ponte Zanano. Altra grande è il Gambara, primo nel girone D a punteggio pieno e reduce dall’esaltante vittoria per 4-3 nel derby con i cugini del Gambara 007. In crisi, invece, una big d’Élite: il Cafè Noir, ancora fermo a zero con un turno di riposo lo scorso weekend che, forse, sarà servito a ricaricare le batterie.

un’attenzione particolare alla presen-za domenicale delle nostre squadre al-le Sante Messe, con dirigenti, allena-tori e giocatori al completo tra i ban-chi della chiesa. A tal proposito si do-vrebbe inserire in bacheca – accanto all’orario della convocazione – quello della Santa Messa. Il tutto potrebbe generare occasioni di riflessione im-portanti, capaci di andare ben oltre i

confini di un campo o di una palestra. Il Centro sportivo italiano lavorerà con costanza sul tema “sport e fede”, e rafforzerà il suo impegno al servizio delle iniziative promosse dall’Ufficio per la pastorale dello sport e tempo libero della Cei. In primavera la ma-ratona-pellegrinaggio in Terra Santa diventerà l’evento di tutti gli sportivi. Le proposte non mancheranno, ma ciò che conta di più è altro. È il fatto che ciascuno viva in pienezza l’Anno della fede e senta la gioia di avere la responsabilità di evangelizzare e te-stimoniare il Vangelo attraverso lo sport. Questa è da sempre l’originali-tà del Csi. Se facciamo questo abbia-mo già vinto.

Page 43: La Voce del Popolo 2012 39

UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

A propositodi Celentano

Egr. direttore,non condivido assolutamente l’arti-colo a firma Averoldi pubblicato la scorsa settimana su “Voce” sullo spet-tacolo di Adriano Celentano a Vero-na. Non conosco l’età dell’estensore dell’articolo, e forse sarò di parte per-ché ho 61 anni ed ho vissuto periodi importanti della mia vita accompa-gnato, non solo dalle sue canzoni, che ancora oggi mi danno emozioni stra-ordinarie, ma anche dai suoi messaggi e dalle sue denunce quando nessuno le faceva. Argomenti come guerra, fe-de, inquinamento, cementificazione non gli aumentavano il successo, ne era già all’apice, anzi forse ne era dan-neggiato. Per cui non riesco a com-prendere un articolo che parla solo di negatività. Avete ascoltato quanto è stato letto all’inizio dello spettacolo? Molti “veri” economisti (vedi Zama-gni) o ricercatori di uno sviluppo “di-verso” (vedi Gesualdi, allievo di don Milani o Mancini su Altraeconomia) da tempo parlano di questi ed altri te-mi, ma solo ultimamente, causa forse la crisi, cominciano ad essere ascol-tati. Siccome da un giornale cattolico come questo mi aspetterei soprattut-to articoli che parlano di cose belle e positive che accadono, lasciando agli altri il gossip e la critica solo per farsi leggere, ne cito io alcune oltre a quanto già detto. Lo spettacolo è sta-to trasmesso in tv ? Meglio! Così han-no potuto vederlo quasi 10 milioni di persone e non solo poche migliaia. Avrei preferito la Tv di Stato e cer-tamente sarebbe stato meno “com-merciale” ma forse si sono persi loro l’occasione. Ci lamentiamo sempre di personaggi e programmi televisivi

vuoti o espressione del nulla, e non si apprezza un personaggio che parla di Dio e di amore meglio di un prete o perlomeno con maggiore impatto. Quante volte sentiamo parlare della difesa del Creato e dei più deboli con così tanta determinazione e capacità di incidere la coscienza di così tante persone? Forse pochi preti di trincea, un tempo anche molto osteggiati. Per quanto riguarda gli errori “inammissi-bili” citati, anch’essi a mio parere so-no stati trasformati in spettacolo. E poi, questo signore ha 74 anni. Non mi sarebbe interessato un concerto perfetto fatto dall’esecuzione di una ventina di brani in fila uno dopo l’al-tro e poi buonanotte a tutti. Celen-tano è amato, atteso, desiderato per quello che è. Credo che molti sono d’accordo con me e non lo vorrebbe-ro diverso. Penso che l’abbia capito ed appoggiato da grande amico an-che Gianni Morandi, che ha parteci-pato con grande maestria e discre-zione allo spettacolo senza voler in alcun modo prevalere. Cordiali saluti

Luigi Cosio

Chi siamo?

Egr. direttore,domando gentilmente un po’ di spa-zio alla sua rubrica, per chiedere scusa e nel contempo ringraziare un ragazzo (africano?) venditore di non so che cosa…, che senza pro-ferire parole ma con grande digni-tà, ha oltrepassato la “strada-muro” dell’intolleranza razziale. Sì, chiedo perdono per avere egoisticamen-te assistito impotente e attonita ad una scena che non ha nulla di civile né tantomeno di cristiano. Nel mese di settembre, pedalavo sulla pista ci-clabile di un paese del lago di Garda:

un signore di circa 70-75 anni, ha in-sultato, inveito, bestemmiato contro un giovane di colore, che passava ac-canto a lui (premetto che non sono a conoscenza di fatti accaduti prima e di che cosa possa essere successo tra queste due persone), ma questo è davvero un episodio increscioso e triste e non giustificabile. “Chi si ver-gognerà di me e delle mie parole, da-vanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figli dell’uomo si vergognerà di Lui”…(Marco 8,38). In quel preciso istante la mia fede ha traballato, la mia testimonianza è ve-nuta meno. E chiedo scusa al Padre Nostro che sta nei cieli, per aver permesso che infangassero il “Suo nome santo”. La ringrazio e auguro a lei e ai suoi collaboratori ogni bene e buon lavoro.

Carla Gnali

Lettera apertaa Napolitano

Egr. direttore,approfitto di questo spazio per indi-rizzare questa lettera aperta al presi-dente della Repubblica Giorgio Na-politano. Egregio Presidente chi Le scrive è una persona che la stima. Ho ascoltato con molta attenzione il suo intervento al Quirinale in occasione dell’apertura dell’anno scolastico e sugli scandali che hanno coinvolto la politica e la Regione Lazio. Le con-fido che mentre l’ascoltavo ho pian-to. In questi ultimi mesi gli italiani stiamo assistendo al degrado mora-le della nostra classe politica. Dopo 20 anni, tangentopoli è più viva che mai. Convochi il presidente Monti e gli imponga di porre la fiducia sul de-creto corruzione!

Celso Vassalini

Page 44: La Voce del Popolo 2012 39