La Voce del Popolo 2011 17

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Ǥ È anche una grande festa per l’Italia e gli italiani la beatificazione di Giovanni Paolo II. Perché, primo Papa straniero dopo secoli, è stato anche un grande interprete di Roma e dell’Italia. Della città di cui era diventato e si sentiva fortemente Vescovo aveva ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 λ ǡ ǡ ǡ Ǥ Ǥ Ǥ Dzdz Ö pienamente raccolto il carattere insieme universale e familiare, quasi atemporale, per cui tutti si possono sentire a casa propria, in una terra nello stesso tempo molto marcata dai segni identitari, ma senza confini. All’Italia ha saputo parlare, senza retorica, ma con la credibilità del testimone, di patria. E ha instancabilmente collegato questo suo appello all’idea che l’Italia avesse qualcosa di molto importante da dire e da fare in una Europa che a sua volta, riunificandosi, doveva ritrovare un ruolo di civiltà, a partire dall’eredità e dall’identità cristiana. Giovanni Paolo II insomma non era assolutamente convinto di un inevitabile destino di secolarizzazione, per l’Italia e per l’Europa. E lo dimostra con il coraggio delle opere, nella certezza della fede. È questa naturale sintesi, che tutti coloro che gli sono passati anche solo per poco accanto, testimoniano essere fondata sulla realtà misteriosa e trasparente della preghiera continua, il grande messaggio pubblico, politico e sociale, che Giovanni Paolo II ha lanciato. Nell’Italia e nella stessa Chiesa italiana della fine degli anni Settanta, alle prese con una stagione di crisi e contemplazione della crisi, questo messaggio, così semplice e diretto, provoca effetti dirompenti e fragorosi, getta semi inediti, destinati a fruttificare nel corso del decennio successivo e molto oltre. Alla stagione della crisi, che tocca il suo apogeo proprio durante gli anni Settanta, succede così quella della “riconfigurazione” del mondo cattolico. ǯ Ǥ ǤǤ Ǥ Ǥ Ǥ Dove incomincia la vita? Dal primo battito o dall’ultimo? Credo dal primo. Ma l’itinerario è diverso: qui, da questa parte, siamo tesi da un filo, sentiamo la sete, la fame, sof- friamo la nudità e le nostre braccia, per vivere, talora an- naspano, graffiano, colpiscono anche a morte chi è vicino. È una vita sudata, dove la felicità è intermittenza di luce. Tendiamo. Quella dall’altra parte, dopo l’ultimo battito, è la continuità della gioia: che nessuno ci toglierà (Giovanni 16,22-23). Abbiamo il dono di sperare nella vita; chi sta peggio ha diritto di sperare in una vita migliore. Il motivo sta nella ri- surrezione: salto della mente verso l’impossibile per noi. “Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui” (Romani 6,9). Enzo Bianchi sottolinea che il proprium del cri- stianesimo è questa “speranza della vita più forte della morte” (cfr. “Per un’etica condivisa”); e tuttavia rimane un salto, “fede” appunto, frutto di un dono e al tempo stesso di una scelta libera. La beatificazione di Karol Wojtyla: un Papa, un uomo Bedizzole. De Giorgi chiude il 250° della chiesa Primo maggio. Quando c’è il lavoro è tutto più sicuro Profumo di Brescia nella boutique di serie A ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǡ Ǧ ǤǤ Beata Cocchetti. Il carisma che si rinnova nel tempo Ccdc Brescia. Carcere per rieducare

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Giovanni Paolo II tra cielo e terra. Domenica 1° maggio in piazza San Pietro, papa Benedetto XVI beatificherà, a soli sei anni dalla morte, Karol Wojtyla.

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È anche una grande festa per l’Italia e gli italiani la beatificazione di Giovanni Paolo II. Perché, primo Papa straniero dopo secoli, è stato anche un grande interprete di Roma e dell’Italia. Della città di cui era diventato e si sentiva fortemente Vescovo aveva

pienamente raccolto il carattere insieme universale e familiare, quasi atemporale, per cui tutti si possono sentire a casa propria, in una terra nello stesso tempo molto marcata dai segni identitari, ma senza confini. All’Italia ha saputo parlare, senza retorica, ma con la credibilità del testimone, di patria. E ha instancabilmente collegato questo suo appello all’idea che l’Italia avesse qualcosa di molto importante da dire e da fare in una Europa che a sua volta, riunificandosi, doveva ritrovare un ruolo di civiltà, a partire

dall’eredità e dall’identità cristiana. Giovanni Paolo II insomma non era assolutamente convinto di un inevitabile destino di secolarizzazione, per l’Italia e per l’Europa. E lo dimostra con il coraggio delle opere, nella certezza della fede. È questa naturale sintesi, che tutti coloro che gli sono passati anche solo per poco accanto, testimoniano essere fondata sulla realtà misteriosa e trasparente della preghiera continua, il grande messaggio pubblico, politico e sociale, che Giovanni Paolo II ha

lanciato. Nell’Italia e nella stessa Chiesa italiana della fine degli anni Settanta, alle prese con una stagione di crisi e contemplazione della crisi, questo messaggio,così semplice e diretto, provoca effetti dirompenti e fragorosi,getta semi inediti, destinati a fruttificare nel corso del decennio successivo e molto oltre.Alla stagione della crisi, che tocca il suo apogeo proprio durantegli anni Settanta, succede così quella della “riconfigurazione”del mondo cattolico.

Dove incomincia la vita? Dal primo battito o dall’ultimo? Credo dal primo. Ma l’itinerario è diverso: qui, da questa parte, siamo tesi da un filo, sentiamo la sete, la fame, sof-friamo la nudità e le nostre braccia, per vivere, talora an-naspano, graffiano, colpiscono anche a morte chi è vicino. È una vita sudata, dove la felicità è intermittenza di luce.

Tendiamo. Quella dall’altra parte, dopo l’ultimo battito, è la continuità della gioia: che nessuno ci toglierà (Giovanni

16,22-23). Abbiamo il dono di sperare nella vita; chi sta peggio ha diritto di sperare in una vita migliore. Il motivo sta nella ri-

surrezione: salto della mente verso l’impossibile per noi. “Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su

di lui” (Romani 6,9). Enzo Bianchi sottolinea che il proprium del cri-stianesimo è questa “speranza della vita più forte della morte” (cfr. “Per un’etica condivisa”); e tuttavia rimane un salto, “fede” appunto, frutto di un dono e al tempo stesso di una scelta libera.

La beatificazionedi Karol Wojtyla:un Papa, un uomo

Bedizzole.De Giorgi chiude il 250° della chiesa

Primo maggio. Quando c’è il lavoro è tutto più sicuro

Profumo di Brescianella boutiquedi serie A

Beata Cocchetti. Il carisma che si rinnova nel tempo

Ccdc Brescia.Carcere per rieducare

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uel “santo subito” che si levò da piazza San Pietro in occasione dei funerali di Giovanni Paolo II di-venta domenica 1° mag-

gio realtà. A poco più di sei anni dal-la morte Karol Wojtyla viene elevato agli onori degli altari. Sarà Benedetto XVI, suo stretto collaboratore prima e successore poi, a presiedere la be-atificazione di Giovanni Paolo II. Ne-gli ultimi 33 anni molto è stato scritto su Giovanni Paolo II. Dal giorno della sua morte, il 2 aprile 2006, tanto altro è stato raccontato sul Papa venuto dalla Polonia. Difficile, dunque, in oc-casione della beatificazione tracciar-ne un ritratto originale. Operazione praticamente impossibile senza ricor-rere a chi Giovanni Paolo II ha avuto modo di conoscerlo anche al di fuori dell’ufficialità del suo ministero. Tra questi c’è anche il vaticanista Gian-franco Svidercoschi, dal 1983 al 1985 vicedirettore de “L’Osservatore Ro-mano”, che con Karol Wojtyla ha avu-to modo di intessere un intenso rap-porto. Con Giovanni Paolo II ha anche collaborato al libro “Dono e mistero” e lo ha seguito in tanti dei suoi viaggi in giro per il mondo. Dopo la morte di Giovanni Paolo II, proprio in virtù di queste frequentazioni, ha messo ma-no a “Storia di Karol Wojtyla” che ha fatto da filo conduttore per le sceneg-giature dei due film per la televisio-ne “Un uomo diventato Papa” e “Un Papa rimasto uomo”. Svidercoschi ha dedicato gli ultimi anni della sua vita a raccontare, da diversi punti di vista e confrontandosi con altre figure che lo hanno conosciuto, il Papa giunto della Polonia. Così se gli si chiede, come avvenuto per questa intervista, un ricordo di Karol Wojtyla il giorna-lista non ha dubbi. “Il ricordo di Gio-vanni Paolo II che mi porto nel cuore non è quello delle adunate oceaniche

di persone a ogni latitudine. Penso con nostalgia all’uomo della preghie-ra, all’uomo che mi ha insegnato co-sa significasse vivere di Dio”. Molte volte Svidercoschi ha avuto modo di pregare con Giovanni Paolo II, in circostanze gioiose e in altre dram-matiche, come la sera in cui durante una cena con il direttore de “L’Osser-vatore Romano” Mario Agnes, venne comunicata al Papa la notizia del ri-trovamento del cadavere di padre Po-pieluskzo. “Giovanni Paolo II – ricor-da il giornalista – ci invitò a seguirlo nella sua cappella privata e a metter-ci in preghiera con lui. Vidi un uomo totalmente perso in questa dimensio-

ne, capace di un intimo contatto con Dio”. Fra i ricordi che si affastellano nel cuore di Gianfranco Svidercoschi c’è anche quello della grande umani-tà di Karol Wojtyla. “Ancora oggi – ri-corda – provo una grande nostalgia per l’umorismo del Papa, per la sua capacità durante i viaggi o in qualche momento conviviale, di saper ride-re, di essere sereno. Era un uomo ri-masto semplice, capace di chiedere scusa anche all’ultimo dei suoi colla-boratori se pensava di avere torto o di avere sbagliato”. Ma c’è anche un Giovanni Paolo II pubblico che Svi-dercoschi vuole ricordare, un Papa su cui apparentemente è stato detto già tutto. “Eppure – afferma – ogni volta che mi devo confrontare con la sua figura mi trovo a meravigliar-mi del grande fascino che continua a esercitare, un fascino che parados-salmente è più forte oggi del giorno della sua morte”. È una meraviglia, quella ricordata dal giornalista, che lo coglie ogni volta che osserva la gente in sosta davanti alla tomba di Giovanni Paolo II. “La loro – affer-ma – non è una semplice preghiera, è invece un dialogo con un Papa che sentono ancora vivo, perché ha per-messo loro di vivere un’esperienza generatrice di Dio”. Tutti i papi han-no avuto questo “mandato”, ma ciò che per Svidercoschi rende unica e ancora straordinariamente viva l’esperienza di Giovanni Paolo II è l’essere stato realmente percepito come il Papa dell’incarnazione, ca-pace di mostrare il volto umano di Dio. “Con la sua vita, con la sua sof-ferenza, con la sua passione, con il suo modo di vivere il rapporto con Dio – continua ancora Svidercoschi – Giovanni Paolo II ha colmato quel-lo che nel Concilio Vaticano II era stato definito come lo scandalo del-la separazione tra fede e vita”.

“Giovanni Paolo II. Tra cielo e terra” è il titolo del magazine che “Voce” ha realizzato per la beatificazione di Karol Wojtyla. Si tratta di 72 pagine in cui sono state raccolte testimonianze sul Papa beato. È stato dato spazio al racconto di chi Giovanni Paolo II ha avuto modo di conoscerlo da vicino, come il vaticanista Gianfranco Svidercoschi a cui è stato chiesto un ritratto al di fuori degli schemi ormai conosciuti. Nel magazine ci sono anche i racconti di chi a Giovanni

Paolo II è stato legato per altri motivi. Mons. Francesco Beschi, oggi vescovo di Bergamo, racconta i suoi sentimenti e quelli della Chiesa bresciana, nei giorni del lutto e del dolore per la morte del Papa. Molte altre sono le voci sentite per comporre la pubblicazione. RadioVoce ha invece curato un cd in cui sono stati raccolti i discorsi pronunciati dal Papa a Brescia nel 1982 e nel 1998. Copie del magazine e del cd possono essere prenotate chiamando lo 030/44250.

Nelle ore che precedono la beatifica-zione di Giovanni Paolo II c’è anche spazio per il ricordo del dolore e della commozione con cui il mondo intero seguì l’agonia del Papa e per come la gente, sponteamente o in forma orga-nizzata si mosse per rendere l’ultimo omaggio al Papa. Moltissimi furono anche i bresciani che si mossero alla volta di Roma e tra questi mons. Fran-cesco Beschi (nella foto), oggi vesco-vo di Bergamo. “Quando Giovanni Pa-

olo II è morto – ricorda mons. Beschi – ero in casa e, dopo essermi raccolto un momento in preghiera, ho seguito in televisione gli eventi. Sono stato colpito da un episodio in particolare. La tv locale, Teletutto, nel raccoglie-re le impressioni della gente ha inter-vistato una signora che dichiarava il suo disappunto per essersi recata in Duomo trovando la porta d’ingres-so chiusa. Da questo e da altri fatti mi sono reso conto di quanto in quel

momento della storia, del mondo e della Chiesa, il Papa rappresentasse un punto di riferimento importante per tutti, anche per persone lontane dalla Chiesa”. Il giorno successivo, in tutta fretta, insieme con altri e con il consenso del vescovo mons. Giulio Sanguineti, si decise di promuovere un pellegrinaggio a Roma per porta-re l’omaggio dei bresciani a Giovanni Paolo II. “Sapevano – ricorda ancora il Vescovo di Bergamo – che già si erano

messi in moto in tanti e ignoravamo invece che tipo di risposta avrebbe raccolto la nostra proposta. Il nostro non era il desiderio di esserci per es-serci, ma piuttosto di cogliere il senso di quello che stava avvenendo intorno alla figura del Papa”. Il giorno dopo la sua morte Brescia si mosse con a ca-po proprio mons. Francesco Beschi. “Fui colpito – continua nel suo ri-cordo – dall’adesione di giovani e di anziani, di persone con motivazioni

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Un oratorio, una piazza e un centro sportivo. Sono questi i tre luoghi simbolo con cui le comunità bresciane hanno voluto ricordare e rinnovare la memoria di Giovanni Paolo II. Nave, Gavardo e Gargnano sono le realtà che hanno legato la memoria del Papa polacco ad alcune opere. A Gargnano il curato di allora, don Francesco Mattanza, si mise in ascolto delle richieste di giovani, che avevano fatto visita a Roma alla salma di Giovanni Paolo II perché l’oratorio

fosse dedicato al “loro papa”. Nei due anni intecorsi tra la morte di Giovanni Paolo II e l’intitolazione dell’oratorio (10 novembre 2007, nella foto) fu approfondita la figura di Wojtyla negli organi di comunione (consiglio pastorale e consiglio dell’oratorio) e in alcuni incontri appositi con i giornalisti Luigi Accattoli e Gianfranco Svidercoschi, con padre Antonio Sicari e con il filosofo Rocco Buttiglione sull’enciclica Veritatis splendor. Nave, invece, ha

scelto di ricordare Karol Wojtyla dedicandogli la piazza cittadina il 22 novembre 2009. Per la cerimonia è stato chiamato il card. Giovanni Battista Re che insieme a mons. Lorenzo Ceresoli ha benedetto la piazza e il monumento “Alla famiglia” dell’artista locale Luigi Bertoli. Gavardo, infine, ha pensato di dedicare al Papa, amante dello sport, il complesso sportivo costruito nei primi anni Ottanta. L’intitolazione a Karol Wojtyla risale al 3 settembre del 2006.

profonde, soprattutto da parte dei giovani legati a Giovanni Paolo II da sentimenti di affetto e di riconoscen-za. Viaggiammo in treno di notte dor-mendo poco perché eravamo coin-volti dai ricordi di un pontificato così lungo, quindi ricco di momenti signi-ficativi, comprese le sue indimentica-bili visite a Brescia”. Molti, proprio a partire da mons. Beschi, durante quel viaggio (nella foto a destra) si interro-garono sulle ragioni di quel pellegri-

naggio. “Prevaleva – continua mons. Beschi – il tema della riconoscenza. Devo dire che se c’è un criterio al quale posso riferire quel viaggio, an-che in termini personali, è stato pro-prio il senso della riconoscenza”. Un senso che nell’animo del Vescovo di Bergamo si alimenta anche del ricor-do dell’incontro avuto con Giovanni Paolo II nel corso della visita brescia-na del 1998 e delle parole che il Papa ebbe per il Centro pastorale Paolo VI.

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o spettro di un altro Viet- nam si affaccia nel Medi-terraneo. È quanto affer-mato dall’agenzia online Asianews in un articolo a

firma di Maurizio D’Orlando. Quello che fino a un mese fa veniva chiama-to “intervento umanitario” per salva-re i libici dalle violenze di Gheddafi è ormai divenuta una guerra. Nono-stante gli appelli di Benedetto XVI (anche il giorno di Pasqua) a favorire la diplomazia sulle armi, l’Italia ha or-mai deciso un’escalation, offrendosi di bombardare “obbiettivi in Libia”, rispondendo a una specifica richie-sta avanzata al premier Berlusconi dal presidente Usa Barack Obama. Il punto di svolta, però, risale al 20 aprile scorso. In un incontro a Roma tra i ministri della Difesa di Gran Bre-tagna ed Italia, secondo la ricostru-zione operata da Asianews.it, è stata ufficializzata la decisione di inviare in Libia, a sostegno dei ribelli, 10 istruttori militari da parte di ciascuno dei due Paesi. Questi istruttori milita-ri si aggiungono a quelli francesi già presenti in maniera ufficiale, dopo che già agli inizi di marzo la Francia ha riconosciuto il Consiglio naziona-le libico di Bengasi, il Comitato degli insorti, come unico organo di gover-no in rappresentanza della Libia. Gli istruttori italiani ed inglesi andranno così ad aggiungersi alle unità di trup-pe delle forze speciali inglesi e fran-

cedente, il 19 aprile, il ministro ita-liano della difesa, Ignazio La Russa, era stato convocato a Washington a colloquio con il ministro della Dife-sa americano Robert Gates. Con ta-le decisione la guerra in Libia è ad un punto di svolta, in preparazione dell’operazione Eufor Libya, spiegata ufficialmente dal ministro finlandese degli esteri Alexander Stubb. Si trat-ta dell’invio in Libia di forze militari terrestri, ufficialmente per formare un corridoio umanitario per l’eva-cuazione della popolazione civile di Misurata. Secondo Stubb la deci-sione europea dipende solo da una

cesi già da mesi in territorio libico in maniera non ufficiale. La decisione, che ha scatenato la dura reazione li-bica che ha minacciato di scatenare l’inferno nei Paesi degli istruttori, è stata presa dopo che il giorno pre-

Doveva essere l’incontro del redde rationem sul tema della gestione dei flussi migratori dal Nord Africa all’Europa che tanta tensione aveva creato nelle scorse settimane tra Ita-lia e Francia. In realtà il vertice (nella foto) tra il premier Berlusconi e il pre-sidente francesce Sarkozy è stato, per usare una semplificazione tanto cara al mondo del giornalismo ma di fatto senza alcun preciso signifiato, “inter-locutorio”. Una sola parola per dire,

in sostanza, che l’atteso incontro (se ne parlava da settimane) non ha ca-vato un ragno dal buco. Si è glissato sul tema dei permessi di soggiorno temporanei concessi dall’Italia agli immigrato giunti a Lampedusa, si è glissato sul tema della gestione di pro-babili nuovi arrivi futuri, rimandando tutto alle sedi dell’Unione europea, al-tro luogo che in questo momento non brilla per capacità di sintesi. L’incon-tro si è concluso tra sorrisi e strette di

mano di rito. Unico punto di contatto tra Berlusconi e Sarkozy l’ammissio-ne che il trattato di Schengen (quello che consente la libera circolazione nei confini dell’Ue, ndr) non è un dogma e dunque, in determinate circostanze può essere anche disatteso. Più inte-resse, stando allo spazio che le que-stioni hanno conquistato sui media, sembrano aver suscitato altri temi: il via libera francese per la candida-tura di Mario Draghi alla presidenza

della Banca centrale europea, e il so-stanziale nullaosta italiano alla sca-lata di Lactalis all’italiana Parmalat (in sostanziale contrasto con alcune scelte operate nelle scorse settimane dall’Esecutivo per impedire di fatto l’operazione e salvaguardare l’italiani-tà dell’industria). Ciliegina sulla torta l’ammissione del Premier che sul nu-cleare il Governo ha inteso evitare un voto referendario “viziato” dall’onda emotiva di Fukushima.

richiesta dell’Onu o della Ocha, l’Uf-ficio delle Nazioni Unite di coordina-mento degli affari umanitari. Qualora tale ipotesi si concretizzasse sarebbe estremamente difficile continuare a configurare l’azione internazionale come intervento umanitario. Si trat-tarebbe, invece, di una vera e propria guerra di tipo neo-coloniale. La Libia sembra perciò avviarsi a diventare un nuovo teatro di guerriglia come lo fu il Vietnam per gli americani. L’in-vio di istruttori fa perciò riaffiorare ricordi sinistri, sembra preannuncia-re un nuovo “Vietnam”, questa volta europeo.

“La brutale reazione del governo siriano alle manifestazioni popolari che chiedono un cambiamento ha raggiunto un nuovo vergognoso picco coi bombardamenti dell’esercito contro gli edifici civili di Dera’a, nel sud della Siria”. Lo dichiara Amnesty international, che ha ricevuto i nomi di 23 persone uccise domenica 25 marzo, molte delle quali a causa dei bombardamenti, ma ritiene che il totale delle vittime sia molto più alto. Dall’inizio delle

proteste, cinque settimane fa, i manifestanti uccisi sono almeno 393. “Utilizzando l’artiglieria contro la sua gente, il governo di Damasco ha mostrato l’intenzione di stroncare le proteste praticamente a ogni costo, qualunque sia il prezzo in termini di vite umane – ha detto Malcolm Smart, direttore di Amnesty international per il Medio Oriente e l’Africa del Nord -. Il presidente Bashar al-Assad deve fermare tutto questo, ritirare il suo esercito da Dera’a, assicurare la

ripresa delle forniture di acqua ed elettricità e consentire l’arrivo dei soccorsi alle vittime di quest’ultimo, totalmente inaccettabile, massacro”. Secondo fonti dell’organizzazione, il governo siriano ha anche disposto l’impiego di cecchini che hanno sparato su coloro che cercavano di prestare soccorso ai feriti. Il governo avrebbe usato tattiche pesanti anche ad al-Muadamiya, nella periferia di Damasco e altri manifestanti sarebbero stati uccisi anche a Douma.

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A margine delle celebrazioni indette per ricordare il 25° anniversario al reattore della centrale nucleare di Chernobyl, il presidente russo Dimitrij Medvedev (nella foto) ha affermato che intende porre all’attenzione del prossimo vertice del G8 una serie di proposte per migliorare la sicurezza degli impianti. “È necessario – ha affermato il Presidente russo – che le nuove strutture siano realizzate con le massime barriere di sicurezza, che i principi

dell’apertura informativa e della trasparenza diventino una norma per il funzionamento di tutte le centrali atomiche del mondo”. Medvedev ha anche ricordato che è stata avviata una raccolta di fondi per la costruzione di un nuovo sarcofago per il reattore esploso il 26 aprile del 1986. Quello costruito per contenere la fuoriuscita di materiale radioattivo mostrerebbe, a 25 anni di distanza, alcuni preoccupanti segnali di cedimento strutturale.

ono passati esattamente 25 anni dalla tragedia di Cher-nobyl. Era la notte tra il 25 e il 26 aprile del 1986 quan-do il reattore numero 4 della

centrale nucleare ucraina fu sventra-to da un’esplosione. Le autorità russe mantennero il silenzio e cominciaro-no ad allontanare la popolazione do-po almeno 36 ore dall’incidente. La nube radioattiva si estese per centi-naia di chilometri e si spostò verso l’Europa. Nel 25° anniversario del di-sastro nucleare il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, ha presieduto un solenne atto commemorativo nella chiesa di San Michele Arcangelo – nel-la regione di Kiev dove è stato eretto un monumento in onore degli “eroi di Chernobyl” – in memoria delle vit-time della centrale nucleare. Giunto in Ucraina per rendere omaggio alle vittime e ai sopravvissuti, il patriarca Kirill ha guidato un corteo funebre fino al memoriale dove sono state depositate ghirlande di fiori. “Sono passati 25 anni – ha ricordato rivol-gendosi alle persone convenute per la commemorazione – da quel terribile momento, quando nel silenzio della notte ci fu un’esplosione che ha sco-perto il nucleo mortale di un reattore nucleare”. “Gli scienziati – ha prose-guito – dicono che i danni provocati alle persone e all’ambiente sono pa-ri a quello che avrebbero provocato 500 bombe come quella sganciata su

Hiroshima”. Il Patriarca ha quindi ri-cordato l’eroismo di vigili del fuoco e tecnici, che cercarono in tutti i modi di limitare le conseguenze della cata-strofe. “È difficile dire come sarebbe finita questa terribile catastrofe sen-za l’intervento di quelle persone, i cui nomi sono oggi ricordati in preghiera.

Non sono più con noi. Sono nell’eter-nità, dimorano presso Dio”. Il Patriar-ca ha concluso il suo discorso con un appello a non dimenticare “in fretta” quanto avvenuto 25 anni fa e di man-tenere invece “viva la memoria”. Al termine della celebrazione, all’una, 23 minuti e 40 secondi (l’ora esatta dell’esplosione nello stabilimento), uno dei tecnici ha suonato 25 rin-tocchi di campana, il numero di anni che sono trascorsi dalla tragedia. Alla commemorazione hanno partecipato 700 persone tra cui numerosi tecnici, il premier ucraino Mykola Azarov e il metropolita di Kiev e di tutta l’Ucraina Vladimir. Molti hanno portato fiori e acceso candele. Alla fine dei rintoc-chi della campana il metropolita Vla-dimir ha detto: “Grazie, Santità, per le vostre preghiere sante, in cui comme-moriamo oggi gli eroi di Chernobyl”. L’anniversario della tragedia è stato ricordato pure dall’Unione europea. “Celebriamo il 25° anniversario del più grave incidente nucleare della sto-ria umana – ha affermato Jerzy Buzek, presidente dell’Europarlamento –. Chernobyl è stata una tragedia umana inimmaginabile, ma anche una lezio-ne sull’importanza della prevenzione, della trasparenza e della vigilanza ade-guata”. Una lezione di grande attuali-tà alla luce del dramma in corso alla centrale nucleare di Fukushima dura-mente colpita dal sisma che l’11 mar-zo scorso ha devastato il Giappone.

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Ci sono dei fatti che a prima vista appaiono incoerenti, ma che in realtà nascondono coerenze inconfessabili, o quasi. Nucleare. Era un fiore all’occhiello del governo. La tragedia giapponese ha provocato un rinvio. Incoerenza? Percezione del rischio sicurezza? No, paura del referendum. Lo avevano capito tutti, ma il signor B lo ha detto papale papale. È stato un evento epocale perché le volte in cui il signor B ha detto la verità si possono contare su un dito (una mano sarebbe troppo). Ma la vera paura del signor B e dei suoi compari di merende sono i referendum in generale. Così, dopo aver buttato al vento denaro pubblico (300 milioni di euro) per evitare l’accorpamento con le elezioni amministrative, non sono tranquilli e ne inventano una al giorno per non correre rischi. Tutto questo da parte di gente che non perde occasione per dire che la Costituzione deve essere riformata perché non rispetta l’unico vero potere, quello del popolo. Già detto, ma è bene ripeterlo: quelli che parlano ogni giorno in nome del popolo, possono farlo a patto che il popolo taccia.

Questo mondo, privo ormai di complessi in ordine ad una modernità di cui è pienamente partecipe, diviene il terreno di quella che il Papa definisce “nuova evangelizzazione”, sempre nel quadro di una realtà di popolo. Una Chiesa di popolo in una vita di popolo, il popolo italiano, che Giovanni Paolo II accompagna in tanti frangenti, dalle pulsioni secessioniste dei primi anni Novanta al passaggio del Giubileo, alle scelte di politica internazionale,

di fronte alla pace ed alla guerra, nei Balcani e nel Medio Oriente. “Sono convinto che l’Italia come nazione ha moltissimo da offrire a tutta l’Europa”. Lo ha scritto in una famosa lettera dell’Epifania 1994, al culmine della “crisi italiana”. Può valere anche oggi come indicazione, per tutti. E nello stesso tempo può rappresentare anche il trait d’union con l’appello che Benedetto XVI ha fatto risuonare e il presidente della Cei cardinal

Bagnasco ha ripreso per una “nuova generazione di cattolici impegnati in politica”. Vino nuovo in otri nuovi, viene da dire, per il movimento dei cattolici in Italia, così da mettere a frutto quel patrimonio e quell’eredità, che Giovanni Paolo II ha rinvigorito, in termini nuovi e persuasivi. A partire e sempre ritornando ad uno dei segreti di Karol Wojtyla, il coraggio delle opere sulla base della certezza della fede. (Francesco Bonini)

difesa potrà presentare tutti i testimoni che vuole. Il che può allungare i processi all’infinito. Allora, processo breve o processo lungo? La risposta è semplice: processo lungo con prescrizione breve significa cancellazione delle sentenze. Le subiranno solo quei disperati che non hanno rubato a sufficienza per pagarsi un avvocato di quelli giusti (meglio se parlamentare) per prolungare all’infinito la sfilata dei testimoni. Intanto saranno purificati molti peccatori. Chi sarà il primo dei

miracolati? Niente premi a chi indovina. Troppo facile.Brigatisti. Roberto Lassini, candidato alle prossime elezioni comunali di Milano per il Popolo della libertà, ha affisso abusivamente dei manifesti rossi con la scritta a carattere cubitali: “Via le Br dalle Procure”. Il presidente della Repubblica Napolitano li ha definiti una “ignobile provocazione”. La Moratti ha detto: via lui o via io. Lassini si è giustificato dicendo che aveva messo sui

Giustizia sequestrata. Mentre la grande riforma resta uno slogan, il Parlamento sta varando in fretta e furia provvedimenti isolati. Come quello sulla prescrizione breve che, secondo la versione ufficiale della maggioranza, dovrebbe portare al processo breve. Però al Senato si sta discutendo un altro provvedimento sul processo lungo. Infatti si vuole cambiare la regola vigente secondo la quale il Tribunale decide quali testimoni ammettere al processo e quali no. Secondo la nuova norma la

muri quello che il signor B ripete da tempo, ma ha anche scritto a Napolitano una lettera per scusarsi e per assicurare che nel caso venisse eletto (il suo nome non può essere cancellato dalle liste) si sarebbe dimesso. Proposito che non è durato 48 ore, perché il signor B (condivide le provocazioni ignobili, anzi è socio di maggioranza) si è schierato dalla sua parte e adesso ci sono dei fan che stanno facendo propaganda elettorale per lui. Resterà e la Moratti non se ne andrà. Scommettiamo? Anche qui senza premi.Cambiamento del primo articolo della Costituzione proposto da uno del Pdl. Il 10 ottobre 2008, concludevo un corsivo dedicato ad alcuni interventi del signor B sulla Costituzione con queste parole: “… avrei una proposta da fare. Una riforma radicale della Costituzione, così risolviamo un sacco di problemi una volta per tutte. Suggerisco di varare una nuova Costituzione con un solo brevissimo articolo: ‘L’Italia è un Paese fondato su Silvio Berlusconi’...”. La realtà supera spesso la fantasia: ci stiamo arrivando.

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a parrocchia di Bedizzole, a conclusione dell’anno giubilare per fare memo-ria del 250° della Consa-crazione del suo tempio

eretto in onore di S. Stefano, vive dall’1 all’8 maggio alcuni momenti intensi di spiritualità. Il tema è “Dio celebra oggi la salvezza con il dono dei sacramenti nella Chiesa”. Per ri-scoprire qual è il compito principale dell’essere Chiesa, è fondamentale ricordare che attraverso i sacramen-ti la comunità celebra la salvezza: “Il battesimo – scrive su ‘Vita Nostra’ il parroco don Francesco Dagani – ci fa Chiesa, ci offre la vita di Dio, ci fa parte del popolo di Dio; la riconcilia-zione ci restituisce quella grazia che abbiamo rifiutato con il peccato; l’eu-caristia e la confermazione, obiettivi dell’iniziazione cristiana, sono il pa-ne di vita e la forza dello Spirito per vivere in pieno la nostra vocazione battesimale; il matrimonio consacra il nostro amore, l’Ordine conferisce ad alcuni fratelli scelti il servizio sa-cerdotale; l’unzione degli infermi è la medicina degli ammalati”. Ecco allora che è stata pensata una settimana li-turgica per rivivere i sette sacramenti e rendere lode a Dio “presente nella nostra Chiesa locale”. La settimana, che si apre l’1 maggio con la Messa presieduta nella parrocchiale alle 18.30 da mons. Olmi, si conclude l’8 maggio (festa dei compatroni Ermo-

a Bedizzole. De Giorgi, 80 anni, attual-mente è membro della Congregazio-ne per il clero, del Pontificio consi-glio per i laici, del Pontificio consiglio per la famiglia e della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Dal dicembre 2006, per raggiunti limiti di età, è arcivescovo emerito di Palermo; nel 2007 è stato nominato dalla Cei presidente della Federazione italiana esercizi spiri-tuali. L’anno giubilare si era aperto nell’aprile 2010 con mons. Monari. Tornando alla settimana, sono stati pensati alcuni appuntamenti con ini-zio alle 20.30 nella parrocchiale: lune-

lao e Acacio) con la concelebrazione alle 17.30 del card. Salvatore De Gior-gi con la benedizione papale e l’indul-genza concessa dalla Penitenzieria apostolica. Saranno presenti i sacer-doti nativi e quelli che hanno operato

I bersaglieri di Bedizzole con il lo-ro presidente Gianfranco Amicabile stanno allestendo un appuntamento importante per ricordare i 150 anni dell’Unità d’Italia e il 25° di fonda-zione della fanfara bersaglieri “A. Caretto” di Bedizzole. Si inizia il 2 giugno alle 10 con l’apertura della mostra dedicata ai 150 anni dell’Uni-tà d’Italia e alla storia dei bersaglie-ri con cartoline, fotografie, poesie e cimeli storici legati al mondo dei

bersaglieri. Sarà l’occasione per presentare anche il nuovo cd del-la Fanfara e il numero unico sulla storia del sodalizio che conterrà le immagini del gruppo e alcuni cenni storici. Se il 3 giugno sarà dedicato al torneo di calcio, il 4 giugno alle 18.30 c’è la Santa Messa nella chie-sa parrocchiale per commemora-re tutti i Caduti delle guerre; alle 21 in piazza Europa si esibisce in concerto la fanfara di Bedizzole. La

conclusione della manifestazione è affidata, domenica 5 giugno alle 9, al raduno dei bersaglieri provinciali (nella foto la sezione di Desenzano) e saranno presenti anche bersaglie-ri provenienti da tutto il Nord Italia, in particolare sfileranno al passo di corsa per le vie di Bedizzole quat-tro delle migliori fanfare. La giorna-ta terminerà con il pranzo presso il ristorante “Due Cigni”. Bedizzole è pronta a esporre il tricolore.

dì 2 maggio il vicario generale, mons. Gianfranco Mascher, fa memoria del battesimo; il 3 mons. Carlo Brescia-ni presiede l’adorazione eucaristica sull’ordine sacro; il 4 don Angelo Trec-cani affronta il tema del matrimonio per una “famiglia frammento vivo del-la Chiesa”; il 5 maggio la celebrazione e l’invocazione dello Spirito Santo è presieduta da don Adriano Bianchi; il 6 maggio alle 15 don Maurizio Funaz-zi incontra gli ammalati, mentre alle 20.30 mons. Franco Bertoni guida una celebrazione penitenziale; sabato 7 maggio, alle 15, don Diego Facchetti fa una celebrazione mariana.

Non solo monumenti per ricordare la sosta di Garibaldi a Bedizzole, ma c’è anche un bedizzolese – Giuseppe Capuzzi – tra i mille a fianco dell’eroe di Caprera. All’inizio del centro storico, per chi arriva da Brescia, c’è una via in località Valpiana dedicata al garibaldino dei Mille Giuseppe Capuzzi. Capuzzi era nato a Bedizzole il 27 novembre del 1825; si formò negli studi del collegio di Desenzano per poi passare all’Ateneo di Padova. Si arruolò

volontario alla prima campagna del Risorgimento, mentre nel decennio 1849-1859 pubblicò articoli sui giornali di Brescia e Milano. Partecipò alla battaglia di San Fermo e l’anno dopo, cioè nel 1860, si distinse subito a Quarto con i Mille nella campagna di Sicilia. Durante una sosta delle operazioni militari, a Palermo, scrisse note importanti che poi servirono a pubblicare il libro dal titolo “La spedizione di Garibaldi in Sicilia – memorie di un volontario”. Poi

nel 1866, giovane sposo, accorse con Garibaldi nel Trentino dove venne promosso capitano. Tornò poi in famiglia, riprendendo il suo posto di vicesegretario del Comune di Brescia, e di segretario amministrativo della Biblioteca Queriniana. Nel 1882 Capuzzi fondò e diresse il giornale democratico “L’Avamposto”, mentre per parecchi anni lavorò come redattore del giornale ”La Provincia di Brescia”. Si spense a Brescia il 28 giugno del 1891. (Carlo Bresciani)

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fischi nel giorno della comme-morazione del 25 aprile non so-no certo una novità, ma sono quasi (purtroppo) una costan-te degli ultimi anni. Non solo in

Italia, ma anche a Brescia: nella Leo-nessa il sindaco Paroli e il presidente dell’Anpi provinciale Fenaroli sono stati oggetto di urla e insulti. Non so-no segnali positivi. Un sistema demo-cratico deve avere gli anticorpi per far fronte alle manifestazioni legittime di dissenso, ma deve allo stesso tempo fare quadrato di fronte alla violenza fisica e verbale. Non si può continua-re a minimizzare i fatti. Più volte il presidente Napolitano ha ricordato alla classe politica l’importanza di una parola non urlata nei confronti dell’avversario di turno. Il messag-gio di una maggiore sobrietà nei toni andrebbe rivolto anche alla politica di casa nostra dove le dichiarazioni giorno dopo giorno si sprecano in una rincorsa continua con accuse da una parte e dall’altra. Ma le parole hanno

di rappresentanza, compiute da nove assessori su dieci e dal sindaco. L’in-chiesta si era chiusa con l’ipotesi di reato di peculato per tutti gli indagati. Nella maggior parte dei casi l’utilizzo contestato riguardava le cene. Per il giudice Bonamartini gli amministrato-ri della città – tranne l’assessore allo Sport Massimo Bianchini che non è mai stato indagato – hanno utilizzato gli strumenti di pagamento “in manie-ra difforme dalle previsioni del regola-mento comunale, ma i pagamenti non possono considerarsi posti in essere per finalità strettamente personali’’. Sarà difficile, però, svelenire il clima creatosi fra maggioranza e opposi-zione. Paroli, che aveva rimborsato i 49mila euro spesi dalla giunta, ha parlato apertamente di una frattura nei rapporti. Dal punto di vista giudi-ziario la vicenda è chiusa, ma restano – senza cadere nella retorica – delle forti perplessità della gente della stra-da per delle spese di rappresentanza non sempre necessarie (ci sono anche

un peso. L’ultima vicenda cittadina fa riferimento alla questione delle carte di credito utilizzate dal sindaco e da alcuni assessori della Loggia: dopo l’indagine della magistratura il caso è stato chiuso, ma c’è chi come l’as-sessore Labolani minaccia di adire le vie legali. Proviamo a fare chiarezza. Il giudice delle indagini preliminari di Brescia ha accolto la richiesta d’ar-chiviazione dell’inchiesta sull’uso il-lecito di carte di credito comunali da parte del sindaco Paroli e di nove assessori. Secondo quanto emerso, ammontavano a circa 43 mila euro le spese che non potevano considerarsi

Chi ha figli dagli zero ai tre anni sa che questa è un’età difficile da gestire e necessita di un confronto continuo con degli operatori qualificati. Prosegue il ciclo di incontri e lo sportello di consulenza educativa a supporto del ruolo genitoriale e il benessere complessivo delle famiglie con bambini da zero a tre anni. “Genitori Più” è un’iniziativa del Comune di Brescia in collaborazione con l’Asl di Brescia e il Forum

delle Associazioni familiari. Si rivolge ai genitori dei bambini frequentanti i nidi d’infanzia della città di Brescia e ha come obiettivo prioritario quello di supportare la famiglia nei compiti educativi e di crescita dei propri figli attraverso occasioni di riflessione, confronto, dialogo e arricchimento reciproco tra genitori, coadiuvati dall’interno di un esperto. Il 28 aprile, presso l’asilo nido Primavera di via Micheli 2 (tel. 0303533314) alle

20.30 viene affrontato il tema: “Le patologie pediatriche più diffuse nei bambini da zero a tre anni”. Conduce la dr.ssa Concetta Forino del Forum delle Associazioni familiari. Il 5 maggio alle 18, presso l’asilo nido “Cucciolo” di via Raffaello 200 si parla di “La prevenzione degli incidenti domestici”; la relazione è tenuta da un operatore dell’Asl. Il 12 maggio, sempre alle 20.30, presso l’asilo nido “Mondo del colore” di via Panigada si discute

di “Sarà pronto per andare alla scuola dell’infanzia?”. I dubbi, le perplessità e le preoccupazioni dei genitori. Conduce la psicologa dr.ssa Anna Cossandi.È attivo anche lo sportello di consulenza educativa completamente gratuito messo al servizio delle famiglie i cui bambini frequentano gli asili nido comunali. Si riceve previo appuntamento telefonico alla segreteria del servizio prima infanzia: telefono 030/2977850.

Quanti siamo? Quanto siamo au-mentati o diminuiti? Quali le etnie prevalenti o le zone a più alta den-sità abitativa? A ottobre 2011 prenderà il via il 15° Censimento generale della popo-lazione e delle abitazioni: si tratta di un importante impegno che si realizza, con cadenza decennale, contemporaneamente su tutto il territorio nazionale. Il Censimento è l’occasione per fornire una foto-grafia dettagliata di tutti i Comuni italiani, per acquisire informazio-ni sul numero e le caratteristiche della popolazione, delle abitazioni e degli edifici.Novità del 15° Censimento genera-le, introdotte allo scopo di agevola-re i cittadini: le famiglie riceveran-no il questionario per posta; i que-

stionari potranno essere compilati ed inviati via web, oppure spediti per posta o riconsegnati all’Uffi-cio comunale di Censimento, o ai centri di raccolta autorizzati, o re-stituiti al rilevatore incaricato dal Comune.La data di riferimento del Censi-mento è fissata al 9 ottobre 2011: la popolazione residente e quella presente sono individuate con ri-ferimento alla mezzanotte tra l’8 e il 9 ottobre 2011. Nel Comune di Brescia i cittadini potranno recar-si presso le sedi di numerose realtà associative del territorio, quali ad esempio i Caaf – il cui elenco verrà successivamente pubblicato - dove saranno aiutati nella compilazione e restituzione telematica dei que-stionari.

i pranzi con i giornalisti) e che come ha ripetuto anche l’opposizione po-tevano essere utilizzate per fare altre scelte. La sensazione è che questa en-nesima querelle non faccia altro che allontanare i cittadini dai loro rap-presentanti. Sul tavolo restano alcuni problemi da risolvere, più preferibil-mente insieme. Il tema della viabilità, la territorialità di A2A, la riqualifica-zione della zona di San Polo, l’esodo delle coppie bresciane verso l’hinter-land cittadino, il campus universitario

alla Randaccio (la caserma è passata dal Viminale alla Loggia), il prolunga-mento della metropolitana e la quali-tà dell’aria (i tumori, fonte Istat, sono la prima causa di decessi a Brescia), solo per fare alcuni esempi. C’è poi il grande capitolo del Piano di governo del territorio che interroga i politici di oggi, ma soprattutto avrà ricadute sulla città di domani. L’importante è che il tutto non rientri nell’agone elet-torale con una campagna lunga due anni. Sarebbero troppi.

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a festa di S. Gottardo sui ronchi è una delle più an-tiche: si celebra, infatti, ininterrottamente dal 1469, anno della costruzione del

convento e della chiesa di S. Gottardo. Il santo vescovo tedesco già venerato e conosciuto in città per la presenza delle monache di S. Salvatore, tra cui molte principesse germaniche, la più famosa tra tutte Ermengarda, figlia del re longobardo Desiderio, moglie ripudiata dell’imperatore Carlo Ma-gno che si rifugiò a Brescia nel mo-nastero retto dalla sorella badessa Anselperga. Da approfondite ricer-che, sostenute dal prevosto don Ar-naldo Morandi si è potuta ricostrui-re la storia della reliquia e reliquiario del dito di San Gottardo. La reliquia fu concessa alla parrocchia di San Gottardo con decreto. S. Gottardo si distingue per una devozione a Padre Pio di cui si può ammirare nel chio-stro una scultura bronzea a grandez-za naturale. Venerato il Beato Carlo d’Austria, ultimo imperatore asbur-gico. La parrocchia di S. Gottardo è sede regionale della Gebets-liga (lega del Beato Imperatore), associazione di devozione e solidarietà, che si rifà alla spiritualità laicale e famigliare di Carlo I. La parrocchia è sede della rappresentanza provinciale del Sacro militare ordine costantiniano di San Giorgio. Ogni anno viene sottolineato

un particolare intervento di restauro e miglioria del complesso monasti-co, quest’anno è stato restaurato il pavimento della chiesa riportando alla luce le tombe dei monaci. La fe-sta inizia mercoledì 4 maggio, festa liturgica dei Santi Gottardo e Floria-no; le Messe saranno celebrate alle

Luci e musiche nelle piazze e nei musei della città fino a notte fon-da per prepararsi all’evento che ha portato la tradizione bresciana nel mondo: la Mille Miglia. Sabato 7 maggio arriva la Notte Bianca del-la Mille Miglia con ospite d’ecce-zione la cantante Anna Tatangelo. In piazza della Loggia alle 21.30 la fanfara dei bersaglieri apre la fe-sta; alle 22.30 interviene Anna Ta-tangelo, alle 24 tocca a Micaela e all’una di notte a Davide Carone. In piazza Vittoria, invece, dalle 21 all’una vengono esposte le vetture d’epoca della Mille Miglia; in piaz-za Paolo VI dalle 22.30 la fanfara bersaglieri ariete di Circenico; alle 23 la musica latina riscalda l’atmo-sfera con “Luna de Tango”, una se-rata danzante con Marco Palladino e Virginia Pandolfi; a mezzanotte e mezza tocca a dj Musicallzador

“Andy”. Piazza Tebaldo Brusato ospita dalle 22 l’esibizione Skaters - Writers all’opera dal vivo.In via Dieci Giornate, dalle 22.30 a mezzanotte, si rende omaggio ai 150 dell’Unità d’Italia con “Calei-doscopio”, una performance ar-tistica.Anche il Museo Mille Miglia apre le porte dalle 21 all’una; alle 21 vie-ne aperto il Beatles Museum con la presentazione della leggendaria Aston Martin di Paul McCartney (a cura di Beatlesiani d’italia As-sociati e Aston Martin Italy); alle 21.30 il concerto BeatBox; alle 23 “Gli Italiani cantano i Beatles”, un karaoke con Rolando Giambelli.In piazza del Mercato risuonano le musiche di Charlie Rock (alle 22) e di dj Sir Heavy Soul (a mez-zanotte). Si possono mirar le stel-le in piazza del foro con la “Notte

Bianca con i telescopi”: dalle 22 a mezzanotte e mezza l’osservazioni di corpi celesti a cura dell’Unione astrofili bresciani.Gli artisti di strada conquistano, invece, la scena tra corso Zanar-delli e via Dieci Giornate (di fronte al Grande) dalle 22 a mezzanotte.In parallelo sono state pensate an-che delle iniziative museali. Si può entrare gratuitamente al Museo di Santa Giulia dalle 20 alle 24 (ul-timo ingresso alle ore 23); all’in-terno del Museo sono esposte le Mostre “Matisse. La seduzione di Michelangelo” ed “Ercole. Il Fon-datore”: il biglietto ridotto costa 6 euro dalle 20 alle 24 (ultimo in-gresso alle ore 23). Notte Bianca, quindi, che oltre alla musica offre anche la possibilità di vedere da vicino l’invidiabile patrimonio ar-tistico della Leonessa d’Italia.

I corsi di autodifesa dedicati alle donne proliferano e, soprattutto, riscuotono ampi consensi in termini di pubblico. L’assessorato allo Sport e la Circoscrizione Ovest organizzano a cura della Windrei Academy un corso di autodifesa dedicato alle donne. Il programma affronta ogni aspetto della sicurezza. L’arma numero uno è la prevenzione. Vengono analizzate le situazioni di rischio, dati consigli su come comportarsi in auto, in treno, a piedi. L’iniziativa ha luogo

presso la palestra comunale Violino in via della Trisia nelle domeniche dall’1 maggio al 12 giugno dalle 10 alle 11.30. Le iscrizioni sono aperte presso la Circoscrizione Ovest di via Farfengo, 69 tel. 030318007 dal lunedi al venerdi dalle 9.30 alle 12.15. Per la partecipazione al corso gratuito è richiesto un certificato di buona salute e la sottoscrizione di un’assicurazione del costo di 12 euro da versare durante la prima lezione. Il numero massimo di iscrizioni è di 25 persone.

Il Comune di Brescia e Ant Brescia – Associazione nazionale tumori –, in collaborazione con Music Association festival di Ghedi e provincia di Brescia, presentano Art for ant 2011 “Donne in cANTo”, concerto finalizzato alla raccolta fondi utili per esercitare e implementare l’assistenza domiciliare gratuita ai malati di tumore. Il concerto si terrà venerdì 6 maggio al PalaBrescia. Ingresso 10 euro. Tra le cantanti si esibiranno anche Anna Oxa, Alexia,

Maya, L’Aura Abela, Loredana Errore (nella foto), Nathalie e tanti altri. Info su www.antbrescia.it. Prevendita biglietti www.greenticket.it. Per informazioni: 348-5130147 e-mail: [email protected]. L’attività dell’Ant prosegue dopo la sede in viale Stazione con l’ambulatorio per la diagnosi preventiva di melanomi e tumore alla tiroide. I pazienti aumentano: 160 quelli seguiti dallo staff medico e oltre 1600 le famiglie assistite dal 2002 in 30 Comuni.

8, alle 11 e alle 17. Sabato 5 maggio la Messa si celebrerà alle 17. Domenica 8 maggio le celebrazioni saranno alle 9, alle 11 la Messa presieduta dal can-celliere vescovile mons. Marco Alba e condecorata dalla corale S. Cecilia di Flero. Nel pomeriggio alle 17 la Messa solenne condecorata dalla corale S. Maria Assunta di Gussago cui segue la processione in chiostro e la bene-dizione con la reliquia del dito di San Gottardo. I visitatori saranno accolti con stand gastronomici. Nel chiostro si potrà ammirare la mostra, patroci-nata dall’Associazione artisti “Martino Dolci”, di Fausto Redaelli, Loredana Mor, Gianluigi Magri, Angelo Gavez-zoli, Giuliano Magri, Milly Turlini.

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’edizione 2011 di Seridò si svolgerà dal 29 aprile all’8 maggio nei giorni 29, 30 aprile e 1, 6, 7 e 8 maggio. Seridò si svolge

presso il Centro Fiera del Garda di Montichiari, ed è aperto dalle 9.30 alle 19 con orario continuato. A Se-ridò giochi con tutto e con tutti gra-tuitamente. Per chi ha meno di 12 anni, l’ingresso è gratuito. Gli adulti invece pagano 9 euro ma all’interno anche per loro spettacoli, attrazio-ni e burattini sono gratis. A Seridò i bambini non sono mai semplici spettatori, ma giocano liberamen-te negli oltre 100 spazi gioco: aree attrezzate dove divertirsi, costruire, disegnare, saltare, giocare… A Se-ridò si può anche assistere ad uno spettacolo teatrale, leggere un libro, saltare sui gonfiabili, salire sul tre-no di Seridò e tanto altro in oltre 35mila mq coperti. A Seridò tutto è a misura di bambino e all’interno si può giocare gratuitamente con tutto e con tutti aiutati da oltre 300 animatori. Vi si possono trovare i laboratori creativi: stencil, taglia e incolla, timbri, tempere e cavallet-ti, pongo, maschere, sale colorato, gessi lavagnette, tutti i colori, creta, pastelli a cera, acquerelli, mosaico. Ci sono anche i giochi all’esterno: i gonfiabili giganti, le barchette a pedali, l’area equitazione. Lo spa-zio libri con “Libera un libro” e l’an-golo lettura con i migliori libri per bambini. La struttura ospita tre teatri con 400 posti a sedere: per vedere in tutta

comodità spettacoli teatrali, burat-tini, clown, animazioni. C’è anche la stazione con Nello il capostazione e due trenini sempre in giro per Se-ridò. I maxi gonfiabili: il pesce ros-so, il galeone, la montagna d’aria, la foresta incantata, il percorso osta-coli e lo scivolone. E i mini gonfia-bili per i piccoli: il dinosauro verde, il castello del re, il playsground, il serpentone e la casetta mille colori. Per gli appassionati di sport, ci sono

le aree sportive dove giocare a cal-cio e basket o provare per la prima volta il climbing, il nordic walking, l’atletica leggera, il golf, il tiro con l’arco. E ancora: monopattini, bi-ciclette, automobiline, sabbionaia.A Seridò si può trovare anche tre aree pic-nic con 4.500 posti a sedere coperti, self service, bar, gelateria, zucchero filato, quattro nursery per le mamme ed i più piccoli.Fra le novità, nel teatro del padiglio-ne 8, il 29-30 aprile e 1-6 maggio gli animatori de “La nuvola nel sacco” presenteranno un inedito interven-to di animazione teatrale dal titolo “Italiani Sì Diventa”, dedicato ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Come sempre il pubblico sarà invi-tato a partecipare con animazioni originali e divertenti. Sempre nel teatro del padiglione 8, il 7-8 mag-gio, direttamente da Rai Yoyo, lo spettacolo “Ma che bel castello” tratto dall’omonimo programma. Un castello con tracce di fantasia e colore. Il biglietto d’ingresso vale per l’intera giornata. Seridò si svol-ge presso il Centro fiera del garda di Montichiari, ed è aperto dalle 9.30 alle 19 con orario continuato. Le scuole dell’infanzia che desiderano organizzare una gita con i bambini e i genitori a Seridò possono pre-notare i biglietti telefonando alla segreteria di Seridò (030.3751978 – rif. Denise). Per le scuole associate alla Fism è prevista una riduzione sul costo dei biglietti d’ingresso. Radio Voce anche quest’anno è la radio ufficiale dell’evento.

Vigili del fuoco per il territorio con il distaccamento dei volontari di Verolanuova ai quali è affidata un’area della pianura bresciana con perimetro delimitato sul percorso: Verolavecchia, Offlaga, Leno, Isorella, Gambara, Pralboino, Seniga, Pontevico, Verolanuova. Responsabile del distaccamento è il vigile capo squadra Giuseppe Labinelli, in carica da un anno, succeduto a Imerio Pizzamiglio. Per il distaccamento, il 3

aprile 2004, si è costituita l’associazione “Amici dei Vigili del fuoco di Verolanuova”. “In sette anni – informa il presidente ing. Giambattista Zani – abbiamo raggiunto obiettivi significativi, compreso l’acquisto di un nuovo automezzo col contributo dell’Amministrazione comunale da sempre attenta verso le associazioni di volontariato”. Ogni anno a primavera è organizzata la Festa che sarà di richiamo da

giovedì 28 aprile a domenica 1° maggio nell’area della sede, in via Lenzi. Durante la Festa un particolare ricordo sarà per Michele Zanoli, vigile del fuoco volontario vittima a soli 21 anni di un incidente stradale. Il programma della festa apre alle 18.30 del giovedì con la Messa in basilica; a seguire cena e musica del festival Verola. Ogni mattina al suono della sirena il “buongiorno”, mentre le serate saranno caratterizzate dalla cena

in compagnia e dalla musica per stare insieme. Domenica: ore 5 accensione degli spiedi; ore 9 ritrovo associazioni in piazza Libertà per la Messa delle 9,30; ore 10 corteo aperto dal corpo bandistico Stella Polare; ore 11 l’alzabandiera; ore 12 arrivo dei ferraristi per l’esposizione di auto d’epoca; 14.45 manifestazione in collaborazione con gli allievi di Riva del Garda; ore 20 cena, musica in attesa dello spettacolo pirotecnico.

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a situazione del Morcel-liano non è stata ancora assorbita nella città cla-rense. Molto si è discus-so a Chiari, recentemen-

te, della Fondazione istituto mor-celliano e molto, probabilmente si discuterà. Soprattutto a seguito delle dimissioni del presidente don Alberto Boscaglia, dopo un parere dell’Asl che contestava la legittimi-tà della sua carica, mancandogli il requisito della residenza a Chiari da 10 anni previsto dallo statuto. Molte sono state le polemiche che hanno seguito queste dimissioni, così come molte sono state le pole-miche che negli ultimi anni hanno accompagnato la vita dell’istituto, che proprio sotto la presidenza di don Alberto aveva ritrovato una nuova vitalità, dopo che nel 2003 era stato approvato il nuovo sta-tuto che innalzava a tre il nume-ro dei curatori, uno nominato dal parroco, uno dal sindaco e il ter-zo nominato di comune accordo. Proprio la nomina congiunta portò l’istituto ad una fase di stallo, che si risolse nel 2007 con la nomina di don Boscaglia a presidente. Da

allora l’istituto è diventato un at-tore fondamentale nelle politiche giovanili del Comune, riunendo in sé i due Cag fino ad allora pre-senti, quello parrocchiale e quello comunale, in un nuovo progetto educativo che coinvolge ancora Comune e parrocchia, che offro-no contributi e ambienti. L’attivi-tà dell’istituto è sostenuta anche dalle rendite del suo patrimonio, prima quasi esclusivamente lega-ta agli affitti di terreni agricoli, ora comprendente anche un campo fo-tovoltaico e presto un’ampia zona da affittare per uso residenziale con la possibile realizzazione di un campo da golf.“L’aver scelto di sperimentare an-

Voto unanime della giunta comunale di Bassano Bresciano per l’intitola-zione di una nuova strada a padre Lo-renzo Scaglia (nella foto), missionario saveriano d’origini bassanesi. La nuo-va denominazione è attribuita alla via all’ingresso sud del paese che collega via Mazzini a via Galanti, partendo dalla rotonda che verrà realizzata su via Mazzini, passando vicino alla zona sud del centro sportivo e collegando-si all’altra rotonda di intersezione con via Galanti. “L’aver dedicato una via a padre Lorenzo Scaglia è l’espressione del senso di profonda gratitudine che la nostra comunità intende attribuire ad uno dei suoi figli più illustri, men-tre rappresenta l’esempio e la testi-monianza di un servizio totale reso al prossimo fondato su nobili valori umani e cristiani che restano il rife-rimento per l’intero nostro territo-rio” è il commento del sindaco Gio-vanni Paolo Seniga nell’aggiungere che padre Lorenzo Scaglia è stato allievo di mons. Giovanni Migliorati, comboniano vescovo di Hawassa in Etiopia, e fu amico di padre Savino Mombelli, missionario nelle favelas di Belem do Parà in Amazzonia. So-no altri due bassanesi che nel mondo diffondono la parola del Vangelo. In gioventù padre Scaglia aveva frequen-tato la scuola elementare a Bassano Bresciano negli anni dal 1942 al 1947, nel periodo 1947-48 fu allievo dell’Isi-tuto tecnico per l’avviamento al lavo-ro di Manerbio. Era nato a Bettegno di Pontevico il 6 maggio del 1936, fu ordinato sacerdote a Parma, il 15 ot-tobre 1961, in seguito fu destinato alla

missione in Indonesia, che raggiunse il 27 luglio del 1962 dov’è rimasto per l’intera sua vita, conclusa il 3 agosto 2004 a Padang, città dell’Indonesia, capoluogo della provincia di Sumatra Occidentale. In passato la città è stata colpita da un sisma, che ha distrutto diversi edifici e infrastrutture. In quel disastro padre Scaglia fu attivamente presente nei soccorsi alla popolazio-ne così duramente colpita. (f.pio.)

Il Comune della Bassa si prepara alla 12ª edizione di “Artisti in strada”, la manifestazione organizzata da Comune e Biblioteca che ogni anno, per due giorni, trasforma il volto del paese: la provinciale 235 viene chiusa al traffico prima e dopo il centro. Libero dalle auto, lo spazio ricavato ospita i laboratori di numerosi artisti, pittori e scultori, lavoratori del legno e decoratori di ceramica, che realizzeranno le proprie opere davanti agli

occhi del pubblico. Quest’anno la manifestazione incomincia la sera di sabato 14 maggio con ristorazione, antipasto del più ricco programma che durerà tutta la giornata di domenica 15. Alle 10 dopo le formalità necessarie per l’iscrizione, partirà la sfilata di auto e moto d’epoca, giunta alla sua sesta edizione, che nel suo percorso toccherà le province di Bergamo e Cremona. L’altro pezzo forte della giornata è l’apertura della chiesa della Disciplina.

La scultura per immortalare ricorrenze importanti, per fissare nella pietra idee e ricordi. Questo l’intento del “Primo simposio internazionale di scultura su marmo” organizzato dal comune di Comezzano-Cizzago. Dal 9 al 21 maggio ben sei artisti di caratura internazionale si ritroveranno nel Comune per realizzare altrettante sculture: si tratta di Ktham Abdul Hamid dalla Siria, dello spagnolo Miguel Isla, di Damjan Komel dalla Slovenia, del nostro connazionale

Francesco Panceri, di Hwang Seoung Woo dalla Corea del Sud e dell’albanese Genti Tavanxhiu. L’iniziativa verrà realizzata con il patrocinio di regione e provincia e grazie al contributo di molti sponsor. Tra di essi le cave Marangoni di Nuvolera che hanno offerto i blocchi di marmo. Si colloca nelle celebrazioni dell’Unità d’Italia, unità che verrà riproposta in chiave locale poiché il Comune è costituito di due comunità distinte, unite amministrativamente nel 1927.

che altre forme di rendita, oltre a quella degli affitti agricoli – sotto-linea don Alberto, non più presi-dente, ma ancora legato all’attivi-tà dell’istituto come direttore del Centro Giovanile 2000, dove opera il Cag – ha permesso di ottenere rendite più alte, quella del foto-voltaico per esempio si attesta sui 300 mila euro annui, da utilizzare a favore dei ragazzi. Questo sen-za di fatto intaccare il patrimonio dell’istituto, ma anzi creando le condizioni per accrescerlo in futu-ro”. Molto si è discusso anche della “donazione modale”, che l’attuale CdA, come il precedente, avrebbe intenzione di introdurre nello sta-tuto. “Come sacerdote e direttore dell’oratorio, prosegue don Bo-scaglia – la possibilità che parte delle rendite dell’Istituto, e non del patrimonio come sostenuto da alcuni, possa essere destinata an-che ad altri progetti parrocchiali o comunali coerenti con le finalità dell’Istituto, come la costruzione di scuole o il potenziamento delle attività dell’oratorio, credo possa essere solo un bene per tutta la comunità”.

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abato 30 aprile 2011, alle 16, a Bienno, nella chiesa di Santa Maria Annunciata è prevista l’inaugurazione del restauro conservativo

sui dipinti murali del pittore Girola-mo Romanino (circa 1486/’87-circa 1566) Il ciclo degli affreschi di Bien-no – com’è noto è stato datato intor-no al 1541. “Con questa operazione – sottolinea il sindaco Germano Pini – si porta a compimento un provve-dimento di notevole importanza per una valorizzazione del capolavoro non solo in ambito locale. Quello di Bienno è uno dei più importanti ci-cli del pittore bresciano ancora in-tegralmente conservato sulle pareti del presbiterio”. “I lavori realizzati – spiega il vice-sindaco Clemente Mo-randini – possono essere definiti co-me completamento di un intervento di valorizzazione iniziato dal Comu-ne più di vent’anni fa grazie all’aiuto della Soprintendenza per i beni archi-tettonici e paesaggistici di Brescia, Cremona e Mantova, che finanziò e diresse un provvedimento radica-le sul sacro immobile”. La direzione dei lavori è stata affidata alla bienne-se Lucia Morandini; la supervisione tecnico-scientifica a Vincenzo Ghe-roldi, docente all’Università di Bolo-gna; la consulenza tecnico-scientifica a Sara Marazzani; le analisi chimico-fisiche ad Antonietta Gallone, del di-partimento di Fisica del Politecnico

plo” (progetto “Borghi più belli d’Ita-lia”) e di alcune associazioni locali. Il restauro vero e proprio è stato ese-guito dallo “Studio tecnico Renato Gianguaino”, che ha garantito un in-tervento rispettoso ed estremamente conservativo, mantenendo appieno l’integrità dell’opera. Un impianto di illuminazione della “Luminae stu-dio di progettazione illuminotecnica” valorizzerà gli straordinari dipinti murali sparsi su tutte le pareti della chiesa. Il ciclo romaniniano di Bien-no – sostiene Francesco De Leonar-dis nel volume “La via del Romanino: dal Sebino alla Valcamonica” (Grafo, Brescia, 1996) – è ispirato ai Vangeli apocrifi. Nella parete di destra è raffi-gurato lo sposalizio della Vergine; sul fondo l’Annunciazione; nella parete sinistra è la presentazione di Maria al tempio. “Il tema dello sposalizio – sottolinea De Leonardis nel saggio già citato – è particolarmente caro al Romanino, che lo ha affrontato di-verse volte sia nella fortunata tavola giovanile di San Giovanni di Brescia, che ebbe numerose repliche, sia nel-le ante d’organo del Duomo Nuovo di Brescia, che con la tela dello stesso soggetto di Crema”. Quello di Bienno (dopo Pisogne e Breno) è un Roma-nino più misurato, senza più eccessi, controllato. Sempre il già citato Le-onardis scrive: “A Bienno, il pittore chiude una stagione felicissima del-la sua arte”.

L’Oglio a Darfo Boario determina la suddivisione in due aree viabilisticamente collegate attraverso il ponte romanico di Montecchio, che risulta transitabile dai mezzi leggeri, a senso unico alternato e quello posto nel cuore del centro storico tra Darfo e Corna. L’ingresso del traffico verso l’abitato, o verso i poli turistico-commerciale, sportivo-ricreatico, archeologico-ambientale, culturale e turistico-termale, si svolge attraverso due

sole uscite: una in corrispondenza della zona detta del Cappellino ed una in corrispondenza della frazione di Boario. La collocazione di queste uscite rende difficoltoso e caotico il traffico nel centro, con conseguente aumento dell’inquinamento, della pericolosità per i pedoni e delle difficoltà di transito dei veicoli. “Da qui – spiega il sindaco Francesco Abondio – la necessità del nuovo asse, progetto che prevede tra l’altro un ponte. I

lavori cominceranno quanto prima. Il manufatto fa parte del progetto dell’asse viario che, partendo da via Quarteroni, prevede la realizzazione del nuovo tratto”. La via, larga 12 metri, transiterà nei pressi del polo sportivo. La strada si collegherà poi a Boario col ponte ed una successiva rotatoria consentirà lo smistamento del traffico diretto al centro commerciale, al centro congressi ed alla stazione termale. Il viadotto, realizzato con una

struttura ad arco ribassato in acciaio, avrà un’unica campata di 66 metri di luce ed una larghezza pari a otto metri per la carreggiata stradale, ai cui lati è prevista una pista pedonale di due metri. Per la realizzazione del ponte il Comune prevede una spesa di euro 1 milione e 950mila euro; per la strada 400mila euro; per la rotonda 200mila; 50mila euro sono poi ipotizzati per l’attuazione dei piani di sicurezza. Il totale è di 2 milioni e 600mila euro.

di Milano. Bienno ha avuto, per que-sta iniziativa, il sostegno economico della Regione Lombardia (progetto Ecomusei), della fondazione “Cari-

A Spiazzi di Gromo, tra le Alpi Orobie, dell’alta Val Seriana, nella rigogliosa foresta di abeti bianchi e rossi, si snoda il “Parco sospeso nel bosco”, il divertente ed istruttivo per corso che, attraverso le piattaforme ab-braccianti i fusti degli alberi e i 123 diversi giochi aerei che le collegano, nei 9 percorsi, permette a chiunque si cimenti, di vivere una giornata a diretto con tatto con il bosco, tra le fronde degli alberi, utilizzando corde, ponti, liane, reti e sceglien do i percorsi in base alle proprie capacità ed esigenze. I percorsi sono differen-ziati per grado di difficoltà con colorazioni diverse, a partire dal “baby azzurro” ampliato per i piccolissimi, il “giallo” per bambini e ragazzi dotati di minime abi-lità e preparazione, il “giallo-verde”, per un discreto grado di abilità, il “ giallo-rosso”- “giallo blu”, per un’abilità media. Con buone abilità e preparazione, si può affrontare il percorso “verde”; se l’abilità è più che buona il “rosso” è, per chi possiede preparazione atleti-ca, il percorso “blu”. Naturalmente al progredire delle difficoltà corrisponde l’elevamento in altezza, verso le

cime degli alberi, là dove osano solo gli scoiattoli! Per affrontare questa indimenticabile esperienza si partirà con un “Percorso prova” durante il quale gli istruttori illustreranno l’utilizzo delle indicazioni cartellonistiche e dell’attrezzatura messa a disposizione per avviare il nostro “barone rampante” ai percorsi. Successivamen-te il personale specializzato seguirà da terra, pronto ad intervenire per consigliare e controllare affinché tutto si svolga nella massima sicurezza. É in allestimento il Per-corso Nero, abilità e preparazione ad altissimo livello. Fruibili, all’interno del Parco Sospeso: il campo di tiro con l’arco, il persorso Parkour, la palestra di arrampica-ta sportivae il bikepark.Raggiungerci è facile: da Bergamo si prende per la Val Seriana, che percorsa nella sua lunghezza, ci porterà fino allo storico borgo medioevale di Gromo. Ai piedi della rocca del castello, si svolta a destra per Spiazzi di Gromo fino a raggiungere il grande piazzale del par-cheggio dell’Hotel Spiazzi. Qui lasciata l’automobile, si raggiunge il parco a piedi, a 20 metri di distanza.

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Il Gruppo Folk di Niardo organizza dal 29 aprile al 1° maggio la festa patronale di Sant’Obizio. Venerdì 29 aprile alle 17 l’inaugurazione dei pannelli fotovoltaici presso il piazzale delle scuole medie; sempre alle 17 l’apertura del percorso “Sapori nel Borgo”; alle 17.30 la gara podistica “Du pass per digerì”; alla 21 la serata danzante, mentre alle 22 il concerto della rock band Frutto Acerbo. Sabato e domenica alle 10 l’apertura del percorso “Sapori nel Borgo”; alle 10.30 la Santa Messa in

onore di San Costanzo e del Beato Innocenzo; alle 14 l’inaugurazione della Sede delle “Guardie D’Onore di Sant’Obizio” presso la Casa del Beato Innocenzo; alle 15 la consegna del Premio di Sant’Obizio presso la Casa del Beato Innocenzo. Alle 19 la Santa Messa presso il Campo Sportivo del Crist. la serata è in muisca. La celebrazione solenne è alle 10.30 di domenica, mentre alle 15 c’è la processione. Sabato e domenica pomeriggio ci sono dei momenti di gioco per i più piccoli.

arte all’insegna della salu-te a tutto campo la nuova stagione delle Terme di Boario. Infatti la Direzio-ne sanitaria ha organizzato

una serie di appuntamenti, puntando al massimo al concetto di “medicina termale”, secondo i criteri della cli-nica termale italiana e della clinica in generale. L’attività clinico-scientifica da quest’anno riprende i contatti con le Università di riferimento nel gran-de mondo dell’idrologia e idroclima-tologia medica. Si inizia con l’Uni-versità di Pavia, in particolare con la cattedra di Farmacologia e Idrologia Medica, che ha organizzato a Boario Terme con un modulo master di Me-dicina termale, da venerdì 29 aprile a domenica 1° maggio. Si tratta di un nuovo percorso all’interno delle spe-cializzazioni universitarie, tramite il quale i futuri “medici termali” ven-gono a conoscenza dei temi legati al termalismo italiano, alle prospettive cliniche e soprattutto alle metodiche specifiche utilizzate dai centri terma-li italiani. Boario si pone come uno dei riferimenti nazionali di maggior prestigio: infatti le quattro acque di Boario (Antica Fonte, Fausta, Igea e Boario) sono utilizzate nelle pratiche curative e riabilitative secondo i prin-cipi stabiliti dalla clinica medica, di cui la Medicina termale fa parte. Nel Master di II livello di questo fine set-timana, cui partecipare anno alcuni

specializzandi, in Idrologia medica e Medicina termale, si parlerà soprat-tutto di “Fanghi e percorsi vascolari”. Si tratta di un importante riconosci-mento che l’Università di Pavia tribu-ta a Boario e alla sua storia: le acque, infatti, nel tempo sono state utilizzate per bibita termale, per attività inala-

torie e irrigatore, ma dagli anni Cin-quanta sempre più anche per attivi-tà curative globali nel vasto settore dell’artrosi e nelle patologie venose. Si tratta di medicina dolce, naturale e molto efficace, per nulla invasiva e soprattutto con buon sollievo gene-rale per le funzioni di alcuni organi e apparati. Se ne parlerà dunque da parte di cattedratici universitari, qua-li il prof. Plinio Richelmi, farmacolo-go di Pavia; il prof. Marco Pedrinaz-zi, reumatologo; la prof.ssa Cesarina Gregotti, responsabile del Master; e da parte del dott. Sergio De Giaco-mi, direttore sanitario delle Terme, che è stato incaricato dell’attività di docenza da parte dell’Università di Pavia. Due saranno i temi fondamen-tali del modulo: il trattamento delle patologie venose con acqua terma-le, sia con bagni che con piscina ter-male vascolare; e il grande capitolo della deambulazione dell’anziano, la cui prevenzione passa attraverso il sistema della “fango-balneoterapia” e della riabilitazione classica e mo-derna. Parteciperanno al Master i 15 medici, provenienti da tutta Italia, che hanno vinto la borsa di studio e quindi hanno diritto all’accesso alle lezioni ed alla successiva specializza-zione. Le lezioni saranno in aula e al centro cure delle Terme per lo stage. Il Master rappresenta per Boario Ter-me il ritorno al mondo universitario di alto livello.

Dall’1 al 6 maggio la comunità di Ponte Di Legno è in festa per la beatificazione di Giovanni Paolo II. Una delegazione parteciperà alla cerimonia di beatificazione. Il 6, in particolare, il vescovo Monari presiederà una Santa Messa al termine della quale verrà benedetta la statua di Giovanni Paolo II in legno policromo, opera dello scultore dalignese Antonio Sandrini. La statua verrà posizionata all’interno dell’oratorio (nella foto) dedicato a Giovanni Paolo II.

Si tiene martedì 3 maggio alle 20.30 presso la Biblioteca civica di Borno, il primo appuntamento del “Corso di Scrittura Creativa in 4 serate” organizzato dal Circolo culturale “La Gazza” e dalla Biblioteca. Un’occasione per imparare le regole fondamentali per sviluppare la creatività e raccontare una storia avvincente. Il corso sarà tenuto da Annalisa Baisotti, master in scrittura e sceneggiatura per il cinema e la televisione. Per info, contattare Fabio Scalvini al 3395332517.

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n pomeriggio diverso, con la possibilità di degustare i vini fermi, bianchi e rossi, pro-dotti sulle colline della

Franciacorta, terra universalmente conosciuta per la produzione viti-vinicola di bollicine. I Curtefran-ca Doc e Sebino Igt prodotti da 23 aziende della Franciacorta saran-no, il prossimo 2 maggio, lunedì, i protagonisti dell’evento “Curtefran-ca una Doc da scoprire”, alla sua seconda edizione dopo il successo del 2009 al Convento dell’Annun-ciata di Rovato e per la prima volta a Brescia, nella splendida cornice del Museo Mille Miglia di Sant’Eu-femia. Qui il Consorzio per la tute-la del Franciacorta, organizzatore dell’evento, allestirà i banchi d’as-saggio dove i presenti potranno conoscere oltre 70 fra le migliori etichette di vini bianchi e rossi pro-dotti nel territorio. Il Curtefranca è una giovane denominazione appe-na nata, ma che si sta già facendo conoscere fra gli appassionati del settore: il compito, ora, è quello di allargare l’appetibilità della nuova doc, facendola conoscere e apprez-zare anche dal grande pubblico. Che, comunque, ha già dimostrato di conoscere per bene il Curtefran-ca doc: erede della tradizione dei vini fermi prodotti in Franciacor-ta, la denominazione rappresenta

perficie rivendicata complessiva di oltre 300 ettari. Il nome Curte-franca è nato con l’introduzione, nel 2008, del nuovo disciplinare di produzione che ne ha modificato la denominazione, sostituendola alla precedente Terre di Franciacorta. Il nuovo disciplinare è nato con l’in-tento di valorizzare il Carmenère, vitigno storicamente presente in Franciacorta, e ha introdotto una serie di nuovi regolamenti per favo-rire la crescita qualitativa. “Grazie alla continua crescita, il successo di critica e il continuo pubblico ri-scontrato in questi anni dal Fran-ciacorta – spiega Maurizio Zanella (nella foto), presidente del Consor-zio per la tutela del Franciacorta – i vini fermi del nostro territorio con-traddistinti dalla Doc Curtefranca continuano a rappresentare una solida realtà che riscuote il gradi-mento dei consumatori e offre vette qualitative d’eccellenza”. L’evento “Curtefranca una Doc da scoprire” si svolgerà dalle ore 15 alle 20 di lu-nedì 2 maggio Museo Mille Miglia di Sant’Eufemia. Il costo d’ingresso è di 5 euro. Ad ogni visitatore sarà consegnato un calice per la degu-stazione, previo versamento di una cauzione, sempre di 5 euro. Ogni altra informazione è consultabile sul sito internet del Consorzio per la tutela del Franciacorta: www.franciacorta.net.

Decima edizione, domenica 1°maggio, per “Lo Sbarazzo” di Rovato. Il mercato degli sconti e degli affari vedrà in piazza Cavour, dalle 10 del mattino fino al tardo pomeriggio, poco meno di una cinquantina di commercianti rovatesi: dai gioielli ai libri, dall’abbigliamento ai vini della Franciacorta, fino ad arrivare alla biancheria, all’arredo, ai fiori e molto altro. A organizzare il tutto l’assessorato al Commercio del Comune di Rovato, guidato

dalla 25enne Diomira Ramera, e il sodalizio di esercenti “Centro Storico”, coordinato da Gianluigi Piva. In caso di pioggia la manifestazione si terrà comunque: non più ovviamente sull’acciottolato di piazza Cavour, ma all’interno dei negozi del centro, sotto i portici di dell’architetto Rodolfo Vantini e nella galleria di corso Bonomelli. Le previsioni, però, promettono bene, e quindi vale la pena prendere carta e penna per appuntarsi le iniziative collaterali: dai diversi appuntamenti

musicali della giornata, in giro per il centro, alla possibilità di assaggiare i prodotti tipici del territorio, ad esempio attraverso i “Menu dello Sbarazzo”, iniziativa promossa dai ristoratori di Rovato in collaborazione col Comune per poter gustare menù a base del piatto tradizionale di Rovato, il manzo all’olio a prezzi vantaggiosi (info e prenotazioni: 030/7713251 o www.comunedirovato.it ). Sarà possibile visitare Rovato e i suoi monumenti grazie all’iniziativa ScopriRovato,

visita turistica guidata che alle ore 14.30 (con partenza dallo stand del Comune in piazza Cavour) andrà alla scoperta dei monumenti e delle vestigia storiche di Rovato: le Mura venete, l’antico castello, il Palazzo municipale, la parrocchiale di Santa Maria Assunta con gli importanti dipinti di scuola lombarda e veneta, l’annessa Cappella del Sacro Cuore e l’oratorio della Disciplina. La partecipazione è gratuita, prenotazioni all’Ufficio commercio (030 7713225). (i.z.)

ancora oggi il 20% della produzio-ne vinicola. Sono state 2milioni e 600mila le bottiglie di Curtefranca imbottigliate nel 2010, con una su-

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ntensi giorni di programma-zione culturale quelli che si appresta a vivere Palazzolo. Numerose sono le proposte messe in calendario e fitti gli

impegni di alcune fra le importan-ti associazioni culturali del terri-torio. Particolarmente denso è il calendario del coro polifonico “La Rocchetta” che domenica 1° mag-gio alle ore 16.30 diretto dal mae-stro Renzo Pagani, sarà impegna-ta in un concerto celebrativo dei 200 anni dalla fondazione dell’Isti-tuzione Madonna del Boldesico di Grumello del Monte (Bg), costitui-to da una elevazione spirituale con brani scelti dal repertorio mariano (Bach, Mozart, Haydin, Palestrina, Frisina e altri).Il 1° maggio 1811 infatti veniva fondato, con atto di donazione del sacerdote locale don Luigi Belotti, l’Ospedale di S. Maria del Boldèsi-co, con lo scopo di “ricoverare e curare i poveri ammalati di ambo i sessi dei Comuni di Grumello del Monte e di Tagliuno (ora Castelli Calepio)”; dalla sua origine ad oggi l’Ente ha ininterrottamente opera-to nel campo dell’assistenza socio-sanitaria che continua tuttora con particolare riferimento alla tutela degli anziani, dei disabili e dei mi-nori, oltre a promuovere ed effet-tuare opera di formazione e ricer-ca scientifica, in questa zona situa-ta sulla sponda destra dell’Oglio confinante con Palazzolo.L’occasione vuole anche solenniz-zare e unirsi alla gioia per la beati-

ficazione di Giovanni Paolo II, alla cui presenza il Coro della Rocchet-ta ha pure cantato nel 2003. Il programma dell’elevazione ma-riana verrà replicato sabato 7 mag-gio nella Chiesa parrocchiale di S. Lorenzo a Palosco, domenica 15 maggio alle ore 15,45 presso il San-tuario di Caravaggio, giovedì 26 maggio alle ore 21 presso la Basi-lica di Santa Maria delle Grazie in Brescia e domenica 5 giugno a Ve-

rona nella Basilica di S. Anastasia. Nell’ambito di un nutrito calenda-rio di iniziative che fanno capo ai tre Centri gestiti dall’Associazione Pensionati di Palazzolo (Centro diurno “G. Orsatti” di Via Zanardel-li, Centro diurno di S. Pancrazio, e Circolo di Mura, il “Centro diurno G. Orsatti”, in collaborazione con l’Associazione Culturale “Il Mae-strale”, organizza una Rassegna di pittura e scultura con il tema: “La mamma” vista attraverso gli occhi dell’artista.Si tratta di una raccolta di opere realizzate dagli allievi dei corso d’arte di Cologne e di Palazzolo.La rassegna s i t e r rà i g ior-ni 6-7-8-maggio presso la sede dell’Associazione Pensionati di Via Zanardelli, 35 al primo piano con il seguente programma: venerdì 6 maggio ore 14,30 - inaugurazione, segue visita fino alle ore 18, saba-to 7 maggio - visite dalle ore 14.30 alle ore 18; domenica 8 maggio - visite dalle ore 14.30 e alle 18 pre-miazione con rinfresco. Per finire il Circolo filatelico e numismatico di Palazzolo, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia or-ganizza presso il Salone Bordogna della Fondazione Cicogna Rampa-na in Via Garibaldi, 24 una mostra filatelico-numismatica che aprirà i battenti alle 9.30 di domenica 8 maggio. Proseguono anche le visite ai mo-numenti cittadini, su tutti spiccano la Torre del Popolo (nella foto) e l’auditorium San Fedele.

I lunghi lavori sono definitivamente terminati, le porte sono state con soddisfazione riaperte ai fedeli e, giusto in tempo per le solennità pasquali, ad ornare le ormai da tre anni derubate colonne interne è giunta anche la serie completa di preziose via crucis.A sancire però a tutti gli effetti la “rinascita” dell’antica Parrocchiale Santi Gervasio e Protasio di Cologne, completamente restaurata, arriverà puntuale

domenica 1° maggio anche la solenne benedizione affidata niente di meno che alle mani del Vescovo di Brescia, mons. Luciano Monari.In quella giornata, le celebrazioni liturgiche domenicali della mattina saranno infatti agglomerate nell’unica Santa Messa delle 10.30 presieduta proprio dal Vescovo che compirà il rito di benedizione della chiesa.L’accoglienza da parte dell’intera comunità, alla presenza delle

varie autorità, ma anche di tutte le associazioni con tanto di labari e simboli in vista e atleti delle varie società sportive in divisa, è prevista nella centrale piazza Garibaldi appena prima della messa.Per garantire la massima partecipazione scenderanno in campo anche i volontari della Protezione civile (impegnati in logistica, viabilità e sicurezza) e quelli del soccorso e dell’Associazione Anziani

che garantiranno il servizio trasporto per persone disagiate o in difficoltà. Per maggiori informazioni è possibile telefonare ai numeri: 030/7050795 - 850. Un appuntamento significativo che ben s’inserisce nell’ambito dei festeggiamenti promossi nella comunità colognese in occasione della ricorrenza del centenario di presenza delle suore francescane in paese e che vedrà il suo clou nelle giornate di sabato 28 e domenica 29 maggio. (a.s.)

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pesso facciamo fatica a riconoscere l’esistenza di quel che non vediamo e co-sì è per il lavoro dell’Eco-museo di Valle Trompia,

non un luogo preciso e identifica-bile ma diffuso sul territorio. Un ecomuseo che è la Valtrompia stes-sa, con i suoi monti, i suoi boschi, i suoi saperi, le sue memorie, la sua popolazione. “L’Ecomuseo di Val-le Trompia ‘La montagna e l’indu-stria’ – dice il coordinatore Ocildo Stival – è il più esteso della Lombar-dia ed è stato riconosciuto dall’ente regionale nel 2009, sulla base della l.r. 12/2007. Non è un ente di per sé ma un progetto integrato, riferibile e coinvolgente la comunità locale, con capofila la Comunità montana e vari partner fra cui tredici Comuni (Irma, Marmentino, Pezzaze, Taver-nole, Lodrino, Gardone Valtrompia, Sarezzo, Brione, Villa Carcina, Bo-vezzo, Nave, Caino) e 10 associa-zioni culturali (Consorzio Alta Val Trompia, Cooperativa Monte Muf-fetto, Cooperativa Arca, Treatro, Associazione Versanti, Associazio-ne Atlantide, Museo etnografico di Lodrino, Associazione Amici della Mitria, Azienda agricola Catena Ros-sa, Progetto Atlantide)”. E proprio in questi mesi che ci separano dall’esta-te si sta finalizzando un progetto di grande portata, il cui primo passo va sotto il nome di “La strada nel bosco”.

siamo partiti con ‘La strada del bosco’, cercando di sollecitare contributi ri-guardo un ambiente che ha scandito la vita quotidiana dei valligiani: in so-stanza, vogliamo raccogliere il mag-gior numero possibile di contributi su piante, un fiumi, edifici, grotte o qual-siasi altro bene appartenente all’am-biente del bosco al quale sia associata una storia, che ha segnato nel tempo la mutua presenza della natura e de-gli uomini in un luogo preciso della Valtrompia. Per fare questo abbiamo svolto laboratori con i ragazzi delle scuole, abbiamo cercato la collabo-razione delle biblioteche e sollecitia-mo continuamente le singole persone a prendere contatti con l’Ecomuseo, perché la mappa possa divenire un prezioso strumento in continua evo-luzione”. Già affidata a un tecnico, la progettazione della mappa interattiva dovrebbe essere online entro l’estate, ospitata all’interno della sezione Eco-museo sul portale del Sistema cultu-rale (http://cultura.valletrompia.it), con lo scopo di divenire un punto di riferimento multimediale che possa tramandare saperi e pratiche di quel-le attività che in passato hanno scan-dito la vita di tutta la Valle. Per avere maggiori informazioni sul progetto o inviare eventuali contributi, rivolgersi alle biblioteche della Valtrompia, con-tattare l’area Cultura allo 030.8337490 oppure inviare un’e-mail a [email protected].

“Da un anno a questa parte – spiega Ocildo Stival – stiamo lavorando allo sviluppo di una dettagliata mappa di comunità della Valtrompia. Si trat-ta di una mappa tematica elaborata sul modello delle Parish Maps ingle-si, sia cartacea sia multimediale, che intende rappresentare in modo omo-geneo e strutturato le zone boschive rilevanti, sovrapponendovi nel corso degli anni altre tematiche (foraggio e latte, industria e ferro, acqua, culto) e costituendo così uno strumento di-dattico globale della Valle denomina-to ‘Paesaggio racconta’”. Una mappa di comunità che nelle intenzioni deve realizzarsi con il contributo di alcuni esperti, ma soprattutto con la collabo-razione della gente che abita i paesi e negli anni ha custodito saperi e storie legati a oggetti ed elementi naturali. “Il senso della mappa – spiega Ocildo Stival – sta proprio nella ricostruzione cartografica di elementi rilevanti del territorio che possono rivivere legan-dosi a doppio filo a una storia, una leggenda, una tradizione. Quest’anno

Continua anche quest’anno la rassegna “Viaggi e Miraggi” che la Biblioteca comunale di Concesio ha proposto in questi ultimi anni. Cominciata lo scorso 5 aprile con uno spettacolo a cura di Flora Zanetti e proseguita con due appuntamenti di cineforum (“Mars: dove nascono i sogni” e “Nostalghia”), l’edizione 2011 si appresta a entrare nel mese di maggio con altri tre eventi. “Anche quest’anno – dice Enrica Rizzini, assessore alla Cultura – la Commissione della biblioteca ha ritenuto opportuno e interessante continuare l’esperienza della rassegna che, lungo un percorso fatto di testimonianze, immagini, musica, cultura, cibo e cinema cerca

di riunire l’interesse delle persone verso aree geografiche lontane, con l’auspicio di incontrare la curiosità della gente e offrire il piacere di nuove scoperte”.Una scelta che quest’anno è ricaduta sulla Russia, Paese di grandi città, grandi paesaggi e vasta arte culinaria. Proprio il cibo è al centro di “Cene russe”, due pranzi nella casa Alberina di via Mattei (a fianco della biblioteca) con menu tipici della tradizione gastronomica russa: il primo martedì 3 maggio, il secondo martedì 10 maggio con un massimo di 54 posti disponibili per ogni pranzo (quota di partecipazione 8 euro, per iscrizioni telefonare allo 030.2184141

all’Ufficio Cultura). Giovedì 5 maggio, invece, saranno gli spazi della biblioteca a ospitare alle 20.45 “Viaggio letterario”, un recital a cura di Beppe Valenti con musiche di Nicola Panteghini. Infine, chiusura della manifestazione venerdì 13 maggio sempre alle 20.45 presso la biblioteca comunale con un concerto di musica folklorica russa e dell’Europa orientale. “Una serie di iniziative – aggiunge Enrica Rizzini – che speriamo possano incuriosire, appassionare, suscitare desiderio di conoscenza e di viaggio nei partecipanti, confermando l’importante ruolo della biblioteca come centro attivo di vita culturale e di socialità”. (a.a.)

“La Costituzione, storia di persone” è il titolo della serata che va in scena venerdì 29 aprile presso la Biblioteca comunale di Concesio Intervengono la giornalista Benedetta Tobagi e Mario Gorlani, prof. di Diritto pubblico dell’Università degli Studi di Brescia. La Tobagi è la figlia minore del giornalista Walter Tobagi, assassinato dalla “Brigata XXVIII marzo” il 28 maggio 1980. Il suo primo libro “Come mi batte forte il tuo cuore” (Einaudi 2009), dedicato alla memoria del padre, ha vinto numerosi premi. L’appuntamento è alle ore 20.45. Segue le attività di associazioni e centri di documentazione dedicati ai terrorismi e alle mafie (Rete degli archivi per non dimenticare). Per informazioni: Biblioteca comunale: tel. 0302751668.

In occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II la redazione de “La Voce del Popolo“ ha preparato un magazine dedicato

alla figura del Papa polacco.

Viene distribuito gratuitamente alle parrocchie che ne fanno richiesta fino ad esaurimento copie: telefonare allo 030 44250

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Cesovo sono ripresi i re-stauri nella chiesa de-dicata a S. Giacomo il Maggiore: la piccola par-rocchia sta completando

un intervento di fatto iniziato 20 anni fa. Hanno fama di gente sparagnina ma per la loro comunità sono sem-pre stati generosi, con l’orgoglio di secoli di storia: il borgo arroccato su un poggio che domina la Valle Trom-pia verso Lodrino e Marmentino era posizione strategica di controllo della zona. Comune fino al 1810, dal 1606 è parrocchia a sé retta ora da don Mau-rizio Rinaldi con quella dei SS. Pietro e Paolo di Marcheno. L’edificio sacro, è a una navata con sulla volta prege-voli stucchi e presbiterio con abside terminale, sormontato da una pic-cola cupola. Un cartiglio all’interno della chiesa sulla controfacciata, la dichiara conclusa nel 1776, ricostru-zione di una antecedente la visita di S.Carlo Borromeo (1580). Ricorda an-che un completamento del 1847 e un restauro del 1954, parroco (dal 1932 al 1964) l’indimenticato don Bernardo Butturini. Era il 1992 quando con don Luigi Bellini veniva sistemato il cam-panile e restaurata la notevole pala

sopra l’altare maggiore della Trasfigu-razione firmata Grazio Cossali 1662. Nel 1997 arrivava don Roberto Zanini. Alcuni interventi urgenti (a sanare le infiltrazioni d’acqua, ecc.), il recupero di alcune tele, poi il progetto organi-co concordato con la Sovrintendenza vicino al traguardo. Prima della sua partenza per Brescia (ottobre 2008, prevosto alla Volta Bresciana), don Roberto inaugurò il primo blocco, presbiterio (bellissimi i medaglioni dei quattro Evangelisti) e organo da-tato 1791 che era stato letteralmente mangiato dai topi, smontato e recu-perato a Ponteranica nella bottega di

In occasione della festa del Primo Maggio sono tante le iniziative che in tutta la Valtrompia intendono ricorda-re l’impegno del movimento sindacale e i traguardi raggiunti in campo eco-nomico e sociale dai lavoratori. Così anche a Nave va in scena la “Festa del lavoro”, manifestazione musicale or-ganizzata dalle sezioni navensi di Cgil, Cisl e Uil col patrocinio di Comunità montana e Comune di Nave. Un even-to che comincerà giovedì 28 aprile con lo spettacolo “Da le sés a le dò - da le dò a le dés (un ensòme de Nedàl en ferriera) realizzato su testi di En-rico Re e Silvio Gandellini dell’asso-ciazione culturale Movente per la ras-segna “Natale nelle Pievi” e pronto a riproporsi al pubblico giovedì alle ore 20.30 sul palco del teatro S. Costan-zo (nella foto) di Nave. Domenica 1° maggio, invece, il programma in piaz-za Martiri della Libertà comincerà alle ore 15 all’insegna della musica rock e blues dei “Whiskyin’Blu” con pezzi di Aerosmith, Police, Led Zeppelin, Eric Clapton, Steve Ray Vaughan; a seguire le cover rock italiane e straniere del-la giovanissima formazione bresciana dei “Dust’Soul”, mentre alle 17 tocche-rà ai “Coast to Coast” intrattenere il pubblico con un tributo ai grandi del-la musica rock, blues, pop. Una lun-ga giornata di musica che vedrà poi avvicendarsi la poliedrica band “The Runtz” (www.runtz.it), con un reper-torio che spazia da Gianni Morandi ai Beatles, Jannacci e i Doors, seguiti dal rock’n’ roll dell’emergente “Back to the Cavern”. Dalla musica al teatro con lo spettacolo “Refrain” program-

mato per le ore 20 a cura del “Teatro delle Misticanze” diretto da Beatrice Faedi e nato nel 2004 su iniziativa del-la cooperativa Futura per coinvolgere persone diversamente abili. Infine, a chiudere la serata ancora musica con le canzoni dei Nomadi interpretate da-gli “Utopia” e le note tutte al femmini-le degli “Beibisrock”. Il ricavato andrà a sostegno di iniziative di solidarietà sociale. Info a [email protected].

Nell’era di una società civile sempre più proiettata nella produzione di servizi, l’iniziativa “Internet per tutti” promossa dal Comune di Sarezzo diventa un’occasione preziosa anche per chi non ha familiarità alcuna con le nuove tecnologie. “Internet per tutti” è strutturato in un corso con durata di 20 ore, organizzato in 10 incontri da due ore ciascuno e volto ad acquisire tutta una serie di competenze: sapersi relazionare a utenti più esperti; comprendere e utilizzare le

funzioni di base del pc; compiere le operazioni fondamentali per entrare in internet, ricercare informazioni in rete e saperle adattare alle esigenze; essere in grado di utilizzare in maniera sicura e protetta internet; saper navigare sul web e utilizzarei servizi disponibili online.Per informazioni e iscrizioni rivolgersi ai Servizi di comunicazione del Comune di Sarezzo (piazza Cesare Battisti, 2° piano – tel. 030.8936201, 030.8936217, 030.8936218).

“Gòi de cöntala” è la serata organizzata presso il cinema parrocchiale di Lodrino il 7 maggio alle ore 21 in occasione della decima edizione e pubblicazione della raccolta musicale in dialetto “Gòi de Cöntala”.L’iniziativa è promossa dalla Commissione cultura in collaborazione con l’associazione Palco Giovani. “Gòi de cöntala” è un’iniziativa ormai collaudata, promossa dall’associazione PalcoGiovani di Brescia; si tratta

di una raccolta di brani dialettali, composti da artisti bresciani. Ci sono i maestri, i “pezzi da novanta” del panorama provinciale e ci sono i nuovi, che si affacciano per dare il proprio contributo a un bel progetto che vuole conservare il prezioso patrimonio culturale della nostra terra e della nostra gente. Partecipano alla serata “I Luf” e “Bepi the Prismas”, protagonisti anche del cd musicale dedicato al dialetto. L’ingresso costa 5 euro, ridotto 4 euro.

Alessandro Piccinelli. In contempo-ranea c’era il rifacimento del sagrato esterno a cura dell’amministrazione. Don Maurizio a S. Giacomo nel 2009 benedisse il secondo blocco di lavo-ri: il recupero della navata e della sua volta. La bottega Bonali e Fasser che aveva già lavorato nel presbiterio, era intervenuta su sfondati e stucchi, ca-pitelli e cornicioni. Ora, sempre Bona-li e Fasser stanno lavorando sui due altari della navata, entrambi dell’ini-zio dell’800: quello di sinistra rispetto al presbiterio dedicato alla Madonna del Rosario, quello a destra dedicato al Sacro Cuore. Polvere e nero fumo deturpavano la soasa dei Misteri in legno policromo e dorato. Interventi di restauro eseguiti in passato, ne ave-vano modificato la lettura: la delicata ripulitura della porporina usata, sta riportando alla luce una doratura in oro zecchino lucida e brillante in ot-time condizioni. Lo stesso viene fat-to sulla parte decorata a finto marmo che ha risentito dell’umidità. La soa-sa del Sacro Cuore, più austera nelle forme, è realizzata in stucco dorato in oro zecchino e in marmorino tirato a lucido con tecnica raffinata da sem-brare marmo vero.

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8XMILLEALLACHIESACATTOLICA

Anchequest’annol’importante è firmare

Anchequest’annoper destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica si puòusare:uil modello 730-1 allegato al modello 730 da presentare entro il 31 maggio2011 per chi si rivolge ad un CAF o ad un professionista abilitato;uilmodelloUnico da consegnare entro il 30 settembre2011 direttamente viainternet oppure ad intermediario fiscale. Chi invece non è obbligato all’inviotelematico può effettuare la consegna dal 2maggio al 30 giugno presso qual-siasi ufficio postale;ula scheda allegata al modello CUD. Chi non è più obbligato a presentare ladichiarazione dei redditi (pensionati e lavoratori dipendenti senza altri redditiné oneri deducibili), può comunque destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica

attraverso la scheda allegata al CUD. Questa può essere consegnata gratuitamente entro il 30luglio 2011 in busta chiusa presso tutti gli uffici postali oppure ad un intermediario fiscale (CAF)che può chiedere un corrispettivo per il servizio. Per maggiori informazioni sulle modalità da se-guire per partecipare alla scelta dell’8xmille con il proprio modello CUD si può telefonare al nu-mero verde 800 348 348 (i giorni feriali dalle 9.00 alle 18.00).Il 5xmille si affianca anche quest’anno all’8xmille. Il contribuente può firmare per tutti e dueperché l’uno non esclude l’altro, ed entrambi non costano nulla in più.

Senon ci credi,chiedilo a loroOrmai da 20 anni, quando si parla di“sostegno economico alla Chiesacattolica”, si evocano valori di grandeimportanza: comunione, trasparenza,libertà, partecipazione e corresponsabilitàalla vita e missione della Chiesa in Italia enel Terzo mondo. E anche l’8xmille hacontribuito a dare, fin dall’inizio,un’occasione preziosa per promuovere neicattolici questi valori, proponendo la sfidaper una nuova mentalità capaced’affrontare i problemi delle comunitàecclesiali con una partecipazione ecorresponsabilità del tutto nuove. Infattianche con una semplice firma,consapevole e motivata, ma soprattuttoconfermata ogni anno, molti cattolici sisono presi carico di tante difficilisituazioni delle nostre comunità ecclesiali,difficoltà alle quali hanno contribuito adare delle risposte concrete, tangibili,risolutive. “Se non ci credi, chiedilo aloro” sottolinea il messaggio disensibilizzazione della campagnad’informazione 8xmille 2011, invitandoa proseguire su internetl’approfondimento di temi e vicende vistiin tv, per essere informati a 360 gradi suprogetti locali, ma rappresentativi di unavisione più vasta della missione dellaChiesa oggi. “Dai rivoli di storieevidenziate negli spot tv si potrà risalireall’impegno concreto della Chiesa oggi inItalia, in prima fila con l’8xmille per farfronte alla crisi economica” spiega MatteoCalabresi, responsabile del Serviziopromozione C.E.I. per il sostegnoeconomico alla Chiesa. “Negli oratori delleperiferie urbane a rischio, accanto aglianziani con iniziative pastorali, oltre chea favore delle famiglie, con microcredito efondi anti-crisi diocesani -prosegueCalabresi- spesso è un aiuto che va oltrel’emergenza, e sostiene tanti nelriprendere in mano la propria vita”.

MARIA GRAZIA BAMBINO

IN ITALIA

1|ABari, quartiereSanPaolo, è nata la coo-perativa Campo di Fragole per la forma-

zione deiminori del quartiere. Riduzione del-l’abbandono scolastico e attività ludiche rap-presentanoun’alternativa efficace a pomeriggisolo televisivi e al rischio devianza.

2|APantelleria suor Patrizia, con l’aiuto divolontari locali e giovani in servizio civi-

le, si occupa degli anziani che non hanno al-cunaiuto familiare. Li visita casaper casa, con-segna loro i pasti quotidiani, provvede alle pu-lizie dell’abitazione, dedica loro attenzione eascolto.

3|ARoma il progetto Borgo Amigò, realiz-zato da padreGaetanoGreconella diocesi

di Porto-Santa Rufina, si rivolge ai giovani chevengonoammessi amisure alternative alla de-tenzione. Qui la giornata è scandita dai com-piti domestici, agricoli, dimanutenzione, di stu-dio o lavoro.

4|A Forlì dal 1987 donne in difficoltà, mol-te in gravidanza o conbambini, hanno tro-

vato alla Tendaunposto sicuro dove ricostruirela propria vita.

5|Ad Andria don Geremia Acri, responsa-bile diocesano della FondazioneMigran-

tes, ha aperto un centro d’accoglienzamulti-

funzionale. Una risposta alla nuova emergenzacaritativa del capoluogoconmensa, docce, am-bulatorio, distribuzione abiti. Il 50% degliutenti registrati è straniero, italiano l’altrametà.

6|A Padova le Cucine popolari arrivano aservire 3mila pasti. Oltre allamensa fun-

zionano, nella stessa struttura, anche uncentro ascolto e di orientamento, docce, la-vanderia, servizi di abiti usati. In ambulatorio25 medici volontari.E ALL’ESTERO

7| In India a Mumbai, l’Holy Spirit Hospitalalla periferia della cittàmette a disposi-

zione degli ultimi curemediche d’eccellenza.

8|E a Calcutta Suor Lizy Muthirakala e lesue consorelle della Provvidenza danno

rifugio e formazionealle bambinedi stradanel-laCasad’accoglienza, salvandole daundestinodi sfruttamento, accattonaggio e prostituzio-ne infantile.

9| InUganda la scuola professionale DanielComboni, aperta poco fuori dalla città di

Gulu, dona una seconda vita ai bambini-sol-dato, sottratti per anni ai loro villaggi e oggi traaule di teoria e officine di falegnameria,mec-canica ed edilizia.

www.chiediloaloro.it

Ecco le 9 storie, rappresentative delle destinazioni 8xmille,che vedremo negli spot in onda in questi mesi.

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er non dimenticare. Lunedì 25 aprile è stato inaugura-to l’allestimento del Museo della Resistenza e del folk-lore valsabbino a Pertica

Bassa, più precisamente nella frazio-ne di Forno d’Ono. Il museo, situato in via Roma 7 all’interno dell’edificio comunale, è stato presentato ai nume-rosi presenti dopo il saluto e i diversi discorsi tenuti dal sindaco del paese, Manuel Bacchetti, e, fra gli altri, dal presidente della Comunità montana di Valle Sabbia Ermano Pasini e dallo storico Alfredo Bonomi. Dopo il taglio del nastro di rito, è stata poi la volta dello spettacolo teatrale “L’ultimo in-verno” a cura del Teatro Poetico di Gavardo. Un museo dove la Resisten-za e l’etnografia si uniscono dando una bella panoramica sul periodo sto-rico sia dalla parte di chi combatteva, sia dalla parte di chi aiutava. Anche la storia stessa del museo in sé è interes-sante ed è legata alla figura poliedrica di Dimitrjie Paramendic, insegnante, pittore e scultore, rifugiatosi proprio nelle Pertiche durante la Resistenza. Dopo la fine della guerra l’artista ri-torna in patria per poi ritornare negli anni Settanta nei luoghi dove era stato accolto e tenuto nascosto. Una volta arrivato, decide di donare all’Ammi-nistrazione Comunale dell’epoca di-verse sue opere fra quadri, sculture e bozzetti e propone di realizzare un museo sul periodo. Come si può leg-

ritrovare lo spirito di condivisione, di mal sopportazione delle vessazioni, di solidarietà sociale che da sempre ha caratterizzato la gente di montagna”. Durante la visita si possono ammira-re reperti bellici e strumenti di lavo-ro utilizzati per i mestieri dell’epoca. Seguendo poi i pannelli esplicativi, si arriva, dopo un breve inquadramen-to storico sulla situazione dell’Italia dopo l’8 settembre 1943, alla storia valsabbina, con riferimenti alla sto-ria della caserma Chiassi a Vestone (prima convento, poi caserma e og-gi museo del lavoro), alla vita di par-tigiani come Giacomo Perlasca ed Emiliano Rinaldini, fino ai rastrella-menti di Mura (21 agosto 1944), della Corna Blacca (26 agosto 1944) e del Monte Visone (5-6 settembre 1944). Viene prestata un’attenzione alle co-raggiose donne delle Pertiche che, mettendo a rischio la loro vita, han-no aiutato i partigiani, come si può capire dalla testimonianza di Maria Boschi: “Ricordo importante è il giu-ramento, un fatto di fedeltà: fedeltà o morte, piuttosto che parlare essere uccisi”. Il Museo è aperto ogni prima e terza domenica del mese, dalle 15 al-le 18, con possibilità di visite guidate su prenotazione. Sono previste altre aperture all’interno del progetto “Luo-ghi di cultura, luoghi di incontro”, fra queste, domenica 22 maggio, il con-certo “Voci di montagna, di guerra e d’amore”.

gere all’entrata, l’esposizione dal 1974 mostra volti e reperti a fianco di og-getti di vita di montagna ormai scom-parsa per non dimenticare, “per rac-contare la vita dei partigiani e quella della popolazione che li ha accolti per

Giovedì 28 aprile alle 15 si tiene a Gavardo il taglio del nastro del Centro servizi Apaie, presso il quale saranno inaugurati i primi sportelli in provincia di Brescia di FederTerziario, FondItalia (Fondo per la formazione Italia) e Cenai (Cassa edile nazionale artigianato e industria), oltre alla sede Ugl del territorio valsabbino. Un connubio tra parti datoriali e sindacali dove confluiranno le competenze dei professionisti del territorio uniti nell’ambizioso progetto di offrire

servizi di alta qualità alle piccole e medie aziende del territorio: consulenze in materia di lavoro, finanza, formazione e ambiente, sicurezza a tariffe contenute. Giovanni Giannini, coordinatore regionale Federterziario e responsabile del nuovo sportello, è soddisfatto: “Si tratta di un progetto al quale abbiamo molto lavorato e di cui andiamo orgogliosi. Un modello che crediamo possa divenire un polo di riferimento per le aziende del territorio.

Sabato 30 aprile alle ore 10 presso la piazza Marconi inizia la cerimonia di inaugurazione della 55ª edizione della Fiera di Gavardo e Valle Sabbia. Dopo le spettacolo degli sbandieratori e il discorso delle autorità c’èla tradizionale sfilata verso il Centro sportivo Giovanni Paolo II dove si svolge la cerimonia ufficiale e la benedizione. La fiera rimarrà aperta sabato 30 aprile e domenica 1° maggio dalle ore 9.30 alle ore 22. Durante

lo svolgimento della Fiera si esibiscono in gruppi folkloristici delle Valli bresciane presentando territori affascinanti e ricchi di storia e di passione nei quali la tradizione si intreccia con la ruralità. All’interno della Fiera c’è un’ampia zona espositiva e commerciale con lo stand gastronomico gestito dagli Alpini; c’è anche il luna park con i percorsi sensoriali, la fattoria didattica e le esibizioni folkloristiche e tradizionali.

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che da sempre si distinguomo per cortesia e competenza, sono un sicuro punto di riferimento per gruppi, parrocchie, oratori, ecc.

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n appuntamento im-portante, una iniziati-va unica. Così è stato definito il “Protocol-lo d’intesa tra le Con-

fartigianato del Garda” siglato dai rappresentanti di Brescia, Manto-va, Verona e Trento. “Un accordo – ha spiegato Eugenio Massetti, pre-sidente di Confartigianato imprese unione di Brescia – sullo sviluppo dell’economia e delle infrastruttu-re della regione gardesana, affinché le 40mila imprese associate, artigia-ne e piccole, delle quattro province che si affacciano al Benaco possano esporre con un’unica voce problema-tiche comuni”. Si parla di fare rete, di mettere in comune informazioni. “Non si tratta di un discorso politico, si tratta invece di un modo concre-to per affrontare i tanti problemi sul tappeto, per riprendersi il ruolo di rappresentare l’intero territorio e per richiedere legittimamente agli attori ed interlocutori politici un più forte

cità ferroviaria, non si incaglino nei meandri della politica, ma diventino occasioni storiche di rilancio e di sviluppo a sostegno della competi-tività delle imprese”. Sul sistema ae-roportuale del Garda, comprenden-te gli scali di Villafranca e di Monti-chiari, le Confartigianato del Garda confermano che tale infrastruttura rappresenta un elemento di eccel-lenza indispensabile al sostegno della competitività del sistema eco-nomico delle quattro ‘province gar-desane’, sia sul versante del traffico passeggeri che su quello dei cargo. Il protocollo potrà servire alle associa-zioni imprenditoriali per comparteci-pare alla stesura dei piani di sviluppo turistico della regione gardesana, ai primi posti in Europa per ricettività e posti letto, favorendo una promo-zione turistica unitaria, sollecitando l’attuazione di politiche e la messa a disposizione di risorse che garanti-scano la crescita delle attività colle-gate. Sull’importanza e la necessità

impegno per lo sviluppo dell’area”.Carlo Piccinato, segretario generale dell’associazione bresciana, ha ipo-tizzato che anche grazie al protocollo d’intesa siglato tra le Confartigianato della regione gardesana le migliaia di piccole imprese che costituiscono da sempre l’ossatura del tessuto pro-duttivo italiano potranno diventare il nuovo centro di sviluppo del nord Italia. “Perché ciò possa diventare realtà è però necessario che i gran-di progetti infrastrutturali, come il sistema aeroportuale del Garda, la realizzazione del “corridoio 5” e del-le strutture dell’alta velocità e capa-

È in distribuzione gratuita il nuovo numero de “La Voce del Garda e Valsabbia”. Il primo piano è dedicato alle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio che interessano 29 Comuni bresciani. Di questi, tre sono sul Garda, Moniga, Polpenazze e Soiano e due in Valle Sabbia, Anfo e Barghe. Diversi i temi affrontati nelle pagine dedicate al Garda. A partire dallo speciale su Desenzano, la sua ‘capitale’, dove ha riaperto con un nuovo allestimento il museo

Rambotti che conserva l’aratro preistorico più antico al mondo. Il Garda è osservato speciale della Confartigianato con un protocollo d’intesa siglato tra Brescia, Mantova, Verona e Trento, le quattro province che si affacciano al Benaco, per lo sviluppo della sua economia. In Valtenesi sono ai nastri di partenza due importanti kermesse dedicate al frutto di Bacco. Vengono presentate le anticipazioni della Fiera del vino doc di Polpenazze e di Italia in rosa

di Moniga che tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, richiameranno, sul basso lago, migliaia di appassionati enogastronauti. Anche la Valle Sabbia propone numerosi spunti. A partire dal convegno svoltosi a Barghe e dedicato al turismo “Vallesabbia gelosamente tua: storia, cultura, sport 365 giorni l’anno” per cogliere le tante opportunità offerte dal territorio. A Gavardo è tempo di Fiera. La rassegna valsabbina, che quest’anno taglia il significativo

traguardo delle 55 edizioni, tenendo fede alla sua vocazione avrà una forte componente merceologica e commerciale, ma, nel segno del rinnovamento, promette due giorni fra tradizione, folklore genuino delle valli bresciane, artigianato e arte, storia e genuinità. Il free-press è ricco di altri spunti interessanti dedicati alla solidarietà, alla salute, alla cultura, allo sport e all’economia ed è distribuito in alcune edicole del territorio gardesano e valsabbino.

Nella mattinata di martedì 19 apri-le gli studenti del triennio del liceo “Paola di Rosa” di Lonato del Garda hanno potuto assistere ad una confe-renza di rilievo tenuta da una perso-nalità di spicco nel panorama della ricerca scientifica italiana in ambito medico-biologico. Accogliendo l’in-vito della prof.ssa Stefania Pozzi è stata ospite gradita del Liceo France-sca Pasinelli, direttore generale della Fondazione Telethon dal settembre 2009 e già suo direttore scientifico dal 1997. Telethon, come noto, è una fondazione no-profit che si occupa di raccogliere fondi da destinare al-la ricerca nel campo delle malattie genetiche rare. Perfettamente a suo agio anche con gli studenti, la dott.ssa Pasinelli, nota al grande pubbli-co per le sue frequenti apparizioni

televisive, ha catturato l’attenzione dell’uditorio tratteggiando in breve la storia della fondazione, gli scopi della stessa e gli straordinari tra-guardi raggiunti negli ultimi anni. Si è soffermata su alcuni casi specifici, intervallando sapientemente com-plesse tematiche scientifiche con storie di vita ad esse disperatamente collegate. Al termine della presenta-zione gli studenti, visibilmente sen-sibilizzati dalle toccanti tematiche affrontate, si sono cimentati in os-servazioni e quesiti che, a detta della stessa relatrice, hanno consentito di rilevare una valida interiorizzazione da parte degli stessi del messaggio proposto. Un incontro qualificante per la scuola e arricchente per gli studenti, al quale si spera di dare un seguito in futuro.

della collaborazione tra le imprese si sono espressi all’unisono i presidenti delle altre tre province coinvolte, Ro-berto de Laurentis dell’associazione artigiani e piccole imprese di Trento, Lorenzo Capelli di Confartigianato imprese Mantova e Andrea Bissoli dell’Unione provinciale artigiani di Verona, convinti che l’aggregazio-ne e la sinergia rappresentino l’ar-ma vincente per affrontare in modo concreto le sfide di un mercato che non ha più confini, né linee di bordo.

E qualcosa di concreto “Creiamo gli imprenditori del Garda” già partirà nei prossimi mesi. “Si tratta di un progetto pilota di formazione – ha spiegato Piccinato – rivolto a impren-ditori, collaboratori e dipendenti, a supporto dello sviluppo locale della comunità interprovinciale del Gar-da. Un progetto volto ad aprire una fase di acquisizione delle competen-ze più operative e tecnico-gestionali per creare una grande imprenditoria giovane e moderna”.

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a sua storia è abbastanza recente perché ha inizio nel 2009 con il “Mercato contadino terre brescia-ne” di Ghedi, ma è una

storia improntata sulla qualità e sulla genuinità dei prodotti. Ad oggi, una volta alla settimana, il mercato con-tadino approda a Ghedi (in piazza Roma il sabato dalle 8 alle 12.30), a Montichiari (in piazza Santa Maria il martedì dalle 8 alle 12.30), a Iseo (la seconda domenica del mese dalle 9 alle 19 in viale Repubblica), a Castel Mella (in piazza Nuova il mercoledì dalle 8 alle 12.30) e a Paratico (da po-co più di due settimane il giovedì sul lungolago dalle 8 alle 12.30). Vi par-tecipano a rotazione circa 60 agricol-tori della provincia di Brescia, anche se i Comuni di Montichiari, Iseo e Paratico hanno aperto anche a 5/6 agricoltori delle province limitrofe per aumentare l’offerta dei prodotti esposti. Il mercato contadino non si lega a nessuna sigla sindacale e ha il vantaggio della continuità sul terri-torio data dalla cadenza settimana-

le. Da una parte c’è il contadino che vuole farsi conoscere, dall’altra c’è il consumatore che ricerca prodotti genuini e di stagione. La regia è di “Bevilatte”, azienda leader e apripi-sta in provincia nella gestione dei distributori automatici di latte, che si incontra con il singolo Comune, allestisce fisicamente il mercato con i riconoscibili gazebo arancioni e controlla il rispetto delle norme igienico-sanitarie. Bevilatte, come si diceva in precedenza, è un’organiz-zazione partita con la vendita diret-ta dei distributori di latte crudo che offre anche consulenze aziendali e controlli di gestione per avere una

sistema di qualità. All’interno vi la-vorano tre persone, una di queste – l’agronomo Fausto Cavalli – spiega che l’intento è anche quello di “far diversificare le produzioni agrico-le”. Il principio della vendita del latte crudo (il piccolo coltivatore incassa un euro al litro rispetto ai 40 centesi-mi che prendeva dalla grande distri-buzione, mentre il cliente spende un euro rispetto a 1,70 euro del super-mercato) si ripete anche nella vendi-ta diretta di frutta, verdura, salumi e formaggi. “Il nostro mercato – prose-gue Cavalli – è frequentato non solo dalle massaie e da ogni categoria di consumatori, ma sempre più anche dai professionisti della ristorazione e della pasticceria, alla ricerca di quei sapori e di quella freschezza, che ben difficilmente si trova presso un normale supermercato”. Di fatto “Bevilatte” ha avuto l’intuizione di riproporre quanto avveniva 50/100 anni fa, quando praticamente tutto era mercato contadino. La regia or-ganizzativa consiste anche nel dare un equilibrio al mercato, cercando

di proporre produzioni diversificate. Fra le particolarità, si segnalano la produzione del formaggio di pecora o del violino (prosciutto di pecora o di capra); ma perfino gli ortaggi ti-pici del continente indiano, come il karela, l’ocra e il coriandolo coltivati proprio a pochi passi da Ghedi. Vie-ne fatta una statistica sulle presen-ze per capire come va il mercato e sui prezzi dei prodotti: in generale i prezzi del mercato contadino sono

inferiori del 40% rispetto al prezzo medio lombardo (raffronto eseguito con il supporto del servizio sms con-sumatori). “Quale proposito futuro – conclude Cavalli – diffonderemo sempre più la conoscenza di questa realtà presso i produttori agricoli, con l’intento di ampliare la gamma dei prodotti, in modo da interessa-re un numero sempre maggiore di consumatori”. Per info, www.terre-bresciane.it.

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L’introduzione di un marchio di qualità che identifichi il gelato artigianale europeo e la proposta di una confederazione mondiale dei gelatieri artigiani. Lo chiede Artglace, la Confederazione delle associazioni dei gelatieri artigianali Ue in occasione della Fiera ‘Intergelat’ di Alicante. ”Da tre anni chiediamo al Parlamento europeo un riconoscimento che aiuti a distinguere il gelato artigianale da quello industriale – spiega Ferdinando Buonocore,

presidente Artglace – per tutelare i consumatori e promuovere un prodotto genuino, senza limitare la creatività dei gelatieri. Stiamo cercando di sensibilizzare anche le autorita’ nazionali ad introdurre un codice di autoregolamentazione, di concerto con le associazioni dei consumatori, per garantire l’utilizzo di materie prime e prodotti semilavorati di qualità”. Per Artglace è giunto inoltre il momento di realizzare una confederazione a livello mondiale,

“anche per arrivare a maggiore trasparenza – osserva Buonocore – in un settore in cui si registra una totale mancanza di statistiche ufficiali”. “In Europa non esiste un censimento ufficiale – afferma José Luis Gisbert Valls, presidente dell’associazione Anhcea – e non c’è la volontà politica di rimediare. Fino a quando non sarà introdotta una licenza esclusiva di gelateria, non riusciremo mai a sapere quante gelaterie artigianali ci sono nel mondo”.

stato un raduno “gusto-so” quello dello scorso 4 aprile a Padernello, dove i gelatieri lombar-di e gli operatori del

settore si sono trovati per il con-sueto summit annuale dedicato alle esperienze, consigli, ricette, formazione e collaborazione tra artigiani. Il momento conviviale è stato an-che occasione per presentare al-cune iniziative alimentari e tec-nologiche della categoria ad ope-ra dell’Associazione gelatieri arti-giani presieduta da Claudio Zani e della “Centrale del latte di Brescia” del direttore generale Andrea Bar-tolozzi. Tra gli invitati erano pre-senti lavoratori del prelibato cibo provenienti da Brescia, Bergamo e Lecco, oltre ad opinionisti del set-tore come Arnaldo Minetti, gior-nalista e presidente di Puntogel, la società che ha messo a dispo-sizione i prodotti per la gustosa serata enogastronomica. Rispet-to alle scorse edizioni, quando in

tavola venivano proposti assaggi di gelato con cibi tipici della cuci-na locale, stavolta l’occhio è finito sulla tradizione, anche se la dolce sorpresa per il pubblico è stato soprattutto il gelato micronizzato che, grazie a questo trattamento, si mantiene più cremoso. L’innovazione ha contagiato tutto il menù, non mancando accenni anche ai 150 anni dell’Unità d’Ita-lia. Tra un piatto e l’altro, poi, si è parlato del nuovo magazine online di portata regionale, ma che ambi-sce al resto d’Italia: si tratta di Ge-latieriArtigiani.com, in rete tra po-che settimane, ideato e fortemente

voluto da Claudio Zani, con il pro-getto grafico e piattaforma web di Ivan Agliardi, come area di con-tatto tra gli operatori per eventi e rassegne sul mestiere, esperienze, opinioni, consigli e punti di vista, ma anche forum, newsletter e, in futuro, una webtv. Al tavolo il dg della Centrale del latte Bartolozzi ha riproposto l’ini-ziativa del “Circolo di qualità”, un marchio visibile sulle vetrine di bar, gelaterie e pasticcerie che si riforniscono proprio dall’azienda di via Lamarmora. “È un patto che il commerciante stipula con i con-sumatori – ha spiegato – dicendo loro che i prodotti in vendita sono certificati dalla ricerca dell’eccel-lenza”. Il prossimo appuntamento di richiamo sarà il convegno del 23 maggio alla Confartigianato di Brescia, dove saranno presen-ti i dirigenti delle regioni italiane e dell’istituto zooprofilattico per informare sulle ultime notizie sa-nitarie, come l’haccp, in materia di alimenti.

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frutta, uova biologiche, latte, panna, yougurt

freschi e di alta qualità nocciole delle Langhe IGP,

pistacchio di Bronte, Cru di pregiati cacao... fanno

del nostro gelato un alimento genuino privo di

grassi idrogenati coloranti, conservanti e glutine.

E come disse O. WIlde:

“Ho dei gusti semplicissimi, mi accontento sempre del meglio”

AL POLO - Brescia - Via Amendola 31( Traversa

V.Duca degli Abruzzi ) - Tel 030 9900668

... AL POLO L’ALTRO - Mairano - P.zza I. Calini 30b

Tel 030 975860

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Il gelato è un alimento che può com-promettere il bilancio delle calorie giornaliere. Per questo è necessario seguire alcuni consigli per gustare questa delizia senza dover litigare con la bilancia. Per quanto riguar-da il gelato artigianale, è sempre meglio comprare una cestina piut-tosto che un vassoio da 500 gram-mi da mangiare a casa, per evitare di eccedere con le calorie. Se il ge-lato è eccessivamente dolce o trop-po “pesante” (vi sentite molto appe-santiti dopo che lo avete mangiato), probabilmente la scarsa qualità è stata mascherata caricando con lo zucchero e i grassi e quindi con le calorie. Questo è un criterio di valu-tazione molto empirico che va pre-so con le molle, ma stando attenti e con un po’ di esperienza può es-sere utilizzato. Per riconoscere un gelato di qualità, infatti, il migliore

metodo è affidarsi alla propria espe-rienza affinando sempre più il gusto e quindi la capacità di riconoscere un buon gelato, sempre partendo dal fatto che non conviene mangia-re un gelato senza aver prima letto gli ingredienti che per legge, ormai, ogni gelateria artigianale è obbliga-ta a esporre. Ad oggi, invece, non è obbligatorio esporre le calorie e i valori nutrizionali del gelato in ogni suo gusto. Il gelato, infatti, è un ali-mento decisamente calorico, se si considera che una porzione media (una coppetta da 2-2,50 euro) è pari a circa due etti e contiene dalle 300 alle 500 calorie. Se si vuole gustare questa delizia senza avere sgrade-voli conseguenze sottoforma di chi-li di troppo, è bene adottare alcuni accorgimenti che consentano di far quadrare il bilancio calorico giorna-liero, senza fare la fame.

Il gelato è un alimento fresco che contiene alimenti facilmente deperibili come le uova e il latte. Tuttavia dal momento della produzione a quello della commercializzazione il prodotto viene sempre mantenuto a temperature molto basse, che bloccano la riproduzione degli agenti patogeni. Inoltre quasi tutte le gelaterie che non utilizzano preparati industriali pastorizzano la miscela prima di lavorarla nella gelatiera, il che aumenta

ulteriormente la sicurezza del gelato stesso. Nel caso dei prodotti industriali (le vaschette che si acquistano nel banco freezer dei supermercati), bisogna avere l’accortezza non far scongelare il gelato durante il tragitto fino al congelatore di casa, né far scongelare il prodotto, consumarlo parzialmente e poi ricongelarlo. Parlando di gelato occorre fare una distinzione molto importante tra gelato artigianale e industriale. Tali differenze riguardano sia

i metodi di produzione che gli ingredienti utilizzati.Il gelato artigianale di qualità è composto da materie prime fresche, la fase di incorporatura dell’aria è lenta e raggiunge il 30-50% del volume del composto. Non è possibile produrre gelato di qualità senza utilizzare alcuni additivi (peraltro innocui), prima fra tutte la farina di semi di carrube come addensante.Il gelato industriale contiene latte in polvere, oli vegetali, e additivi come coloranti e altro ancora.

Via Mazzini, 17 - Brescia

SEMIFREDDI E GELATO DI PRODUZIONE PROPRIA

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“Quanto è assurda in generale l’idea che abbiamo della preghiera! Un trap-pista, un certosino si applicheranno anni e anni per diventare uomini di preghiera, ma il primo sconsiderato che si fa avanti pretenderà giudicare lo sforzo di un’intera vita! Gli uomi-ni di scienza parlano di suggestione. Deve essere perché non hanno mai visto quei vecchi monaci, saggi e av-veduti, splendenti di comprensione e compassione, di una così amorosa umanità. Per quale miracolo questi semipazzi, sembrano addentrarsi ogni giorno di più nella comprensione del-le altrui miserie? Strano sogno davve-ro, oppio mai visto quello che invece di chiudere su se stesso l’individuo, lo rende solidale con tutti, nello spi-rito dell’universale carità”. Mi è stato

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!”. Gli rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”. Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

osa si riesce a comuni-care di quello che non è comunicabile? Come costringere le parole a correre dietro all’espe-

rienza di un momento che diventa certezza per mezzo di un incontro insieme assoluto e inspiegabile? A Tommaso non basta la parola degli altri: vuole anche lui vedere, anzi, vuole arrivare perfino a toc-care. Incredulo perché non può credere soltanto a quello che gli viene detto. È lontano. Immagine di luogo per dire più della lonta-nanza fisica: Tommaso non sta con la comunità, preferisce seguire le sue strade. Così le parole convinte di quelli che sono rimasti discepo-li non lo convincono. Ha bisogno di toccare. Atto estremo di sfida e, credo, sentimento ultimo della nostalgia per il corpo che non c’è più. Non ha vissuto le corse della mattina presto e la giornata terri-bile con le notizie che si insegui-vano. Non ha visto. Ma perché lui non deve vedere e gli altri sì? Per-

ché lui solo dovrebbe fidarsi men-tre gli altri hanno potuto vedere? Perché le parole devono sostituire la concretezza di quello che non può più esserci?Sono i primi passi di una comunità orfana di un corpo, che deve im-parare a credere senza vedere. E Tommaso è il primo di quelli che devono soffrire questo passaggio. Non è pronto. Ha bisogno di ve-dere e di toccare. E di sentire – come quando Gesù era in vita – il rimprovero per non essere stato capace di arrivare dove avrebbe dovuto, di andare per quella via che sa di dover seguire e che è stata smarrita così in fretta. Non gli bastano la pace e lo Spirito. Ha bisogno del corpo. Deve verificare che tutto sia vero. E la sua mente deve comporre, ordinare tutte le informazioni. Ha bisogno di prove davanti all’assenza e non gli basta-no le parole di fede per credere. È insieme testardo e impaurito, razionale e smarrito. Ma è il pas-saggio necessario di una comunità

quello che si compie in Tommaso: è il passaggio dal vedere al crede-re che si consuma nel ricevere lo Spirito. E la pace. Che dono strano questa pace del Risorto. Antidoto alla paura dei Giudei ma, soprattutto, antidoto al-la paura di credere, cioè di fidarsi di quella storia che sta accadendo e che costringe a cambiare nono-stante non ci siano altre prove che la gioia provata senza motivo. Così è la pace del Risorto: una gioia sen-za motivo. Ma solo per chi vuole fermarsi alle prove e al vedere tut-to chiaro, al misurare i destini e il tempo. Imparare a credere è espor-si al rischio di sentire una gioia che non ha motivo, un dono dello Spi-rito che costringe a diventare co-munità cioè a cercare un percorso comune per imparare a credere, a capire, a tuffarsi in questo mistero. E sopportarne il rischio, lo scan-dalo e l’incertezza. Perché quella felicità senza motivo sia la porta dalla quale passa l’unica possibile speranza per il futuro. Di Dio.

chiesto di iniziare una rubrica sulla preghiera. Non sono né un certosi-no né un trappista; non sono giovane e nemmeno tanto anziano da poter parlare con saggezza della preghie-ra. Semmai sono lo sconsiderato che accetta il rischio cercando di fornire suggestioni agli altri e a se stesso per migliorare la propria vita spirituale. La citazione, presa dal “Diario di un curato di campagna” di Georges Ber-nanos, ci offre alcuni spunti interes-santi. Primo tra tutti ci insegna che la preghiera è uno sforzo di un’intera vita, durato anni ed anni. La preghiera richiede costanza e fedeltà e l’imma-gine dell’uomo di preghiera è simile a quella del contadino, il quale si affa-tica ogni giorno a coltivare la propria anima di terra, per renderla feconda

attraverso l’azione dello Spirito, per-ché un giorno, questa terra possa pro-durre i frutti dell’amore. Il passo di Bernanos ci suggerisce uno degli effetti dai quali possiamo giudi-care se la nostra è, o no, una buona preghiera: “...invece di chiudere su se stesso l’individuo, lo rende solida-le con tutti, nello spirito dell’univer-sale carità”. Se la nostra vita di preghiera ci apre al mondo, ai suoi gemiti, alle sue an-gosce; se non ci richiude nello spi-ritualismo o nella semplice ricerca dell’armonia interiore, se ci permette di gettare uno sguardo amoroso sulle miserie altrui allora significa che stia-mo pregando nel modo giusto. La pre-ghiera insegna alla persona ad ama-re nello spirito dell’universale carità.

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urrexit Dominus vere! Alle-luja!”. Con queste parole, il lunedì dell’Angelo, Benedet-to XVI ha introdotto la pre-ghiera mariana del Regina

Cæli, che per tutto il tempo pasquale sostituisce l’Angelus, dal Cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandol-fo, dove si è recato per un breve pe-riodo di riposo.“La risurrezione del Signore – ha detto segna il rinnovamento della nostra

condizione umana. Cristo ha sconfit-to la morte, causata dal nostro pec-cato, e ci riporta alla vita immortale. Da tale evento promana l’intera vita della Chiesa e l’esistenza stessa dei cristiani”. Lo leggiamo proprio il lu-nedì dell’Angelo, ha ricordato il Pa-pa, nel primo discorso missionario della Chiesa nascente: “Questo Gesù – proclama l’apostolo Pietro – Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo te-stimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha ef-fuso, come voi stessi potete vedere e udire”. Uno dei segni caratteristici della fede nella risurrezione, ha os-servato, “è il saluto tra i cristiani nel tempo pasquale, ispirato dall’antico inno liturgico: ‘Cristo è risorto! È ve-ramente risorto!’”. È “una professione di fede e un impegno di vita”, proprio come è accaduto alle donne descritte nel Vangelo di San Matteo: “Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: ‘Sa-

Pontefice riprendendo le parole di Paolo VI, “riceve la missione di evan-gelizzare, e l’opera di ciascuno è im-portante per il tutto. Essa resta come un segno insieme opaco e luminoso di una nuova presenza di Gesù, della sua dipartita e della sua permanenza. Es-sa la prolunga e lo continua”. “In che modo possiamo incontrare il Signore e diventare sempre più suoi autentici testimoni?”, ha chiesto il Santo Padre. Riprendendo le parole di San Massi-mo di Torino, ha sostenuto: “Chiun-que vuole raggiungere il Salvatore, per prima cosa lo deve porre con la propria fede alla destra della divinità

lute a voi!’. Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: ‘Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedran-no’”. Tutta la Chiesa, ha affermato il

Quest’anno ricorre il 10° anniversa-rio della Charta Oecumenica firma-ta a Strasburgo il 22 aprile 2001 dai presidenti del Consiglio delle Confe-renze episcopali d’Europa (Ccee) e della Conferenza delle Chiese euro-pee (Kek) di allora, rispettivamente il card. Miloslav Vlk e il metropoli-ta Geremia Caligiorgis, al termine di un incontro ecumenico europeo e di un lungo percorso di dialogo che ha coinvolto tutte le Chiese in Europa.

Il 12 aprile scorso l’Assemblea par-lamentare del Consiglio d’Europa ha approvato una raccomandazione su “La dimensione religiosa del dialogo interculturale”. Nel dibattito sono in-tervenuti cinque leader rappresentan-ti delle religioni, tra cui il presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, il cardinal Jean-Louis Tauran, e il patriarca della Chiesa or-todossa di Romania Daniel. Il tema è risultato di grande attualità: più di 50

parlamentari hanno chiesto in segui-to la parola. Nel memorandum che spiega le motivazioni della raccoman-dazione viene ampiamente citata la Charta Oecumenica. La Charta è vista come un fatto esemplare per dire l’im-pegno comune dei cristiani del nostro continente nel salvare e promuovere i valori che sono alla base della costru-zione europea e per dire la possibili-tà di collaborazione tra religioni e res publica per il bene comune.

Nella Charta è chiaro che il dialogo interreligioso e il dialogo tra le reli-gioni e le altre convinzioni sono mez-zi di riconciliazione e di promozione dei valori fondamentali. Nel prologo si dichiara: “Nel nostro continente eu-ropeo, dall’Atlantico agli Urali, da Ca-po Nord al Mediterraneo, oggi più che mai caratterizzato da un pluralismo culturale, noi vogliamo (…) contri-buire insieme come Chiese alla ricon-ciliazione dei popoli e delle culture”.

e collocarlo con la persuasione del cuore nei cieli”. “Deve cioè imparare – ha chiarito Benedetto XVI a rivolgere costan-temente lo sguardo della mente e del cuore verso l’altezza di Dio, do-ve è il Cristo risorto. Nella preghiera, nell’adorazione, dunque, Dio incontra l’uomo”. Il Papa ha ricordato anche il teologo Romano Guardini: “L’ado-razione non è qualcosa di accesso-rio, secondario … si tratta dell’inte-resse ultimo, del senso e dell’essere. Nell’adorazione l’uomo riconosce ciò che vale in senso puro e sempli-ce e santo”.

Si svolgerà dal 19 al 21 maggio, a Macerata, il convegno nazionale “Abitanti digitali” promosso dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali (Unics) e dal Servizio informatico della Conferenza episcopale italiana (Sicei). Destinatari dell’iniziativa i direttori diocesani degli uffici per le comunicazioni sociali, i responsabili informatici diocesani con gli staff dei web master, gli animatori e gli incaricati della cultura e della comunicazione di aggregazioni,

istituzioni e altre realtà ecclesiali. La prima giornata di lavori, aperti da mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata e presidente della Commissione episcopale per la cultura e la comunicazione, sarà dedicata all’approfondimento teorico con le relazioni di mons. Domenico Pompili, direttore dell’Unics, e di Ruggero Eugeni e Massimo Scaglioni dell’Università Cattolica di Milano. La seconda giornata sarà dedicata soprattutto all’approfondimento dei dati

esperienziali e alla loro condivisione, a cominciare dalla presentazione della ricerca quantitativa “Identità digitali: la costruzione del sé e delle relazioni tra online e offline”, curata da Chiara Giaccardi, per poi passare alle novità che i nuovi media possono introdurre nella formazione (dall’e-learning ai social network), con il contributo di Pier Cesare Rivoltella. La giornata conclusiva approfondirà le possibilità di una maggiore “convergenza digitale” per i media ecclesiali.

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ogliamo dalle celebrazio-ni pasquali del Vescovo alcuni passaggi delle sue meditazioni sulla Parola. Nell’omelia della Messa

crismale del Giovedì Santo, a partire dalle letture proposte ha osservato fra l’altro: “Dio è il difensore dell’umanità dell’uomo: la fonda con la tenerezza e la fedeltà del suo amore; la ristabilisce con la forza sanante del suo perdono; la dilata con la grandezza della sua promessa. Noi, uomini poveri e de-boli, afferrati però da Dio attraverso il fascino della parola e della vita di Ge-sù, abbiamo la responsabilità di tene-re viva, nel mondo, la presenza della sua parola, l’azione del suo Spirito, la speranza della sua risurrezione. Que-sto significa essere preti. Ma vale per noi quello che vale per tutti: dobbia-mo diventare, con un impegno attento e perseverante, quello che siamo per dono immeritato. Preti lo siamo a mo-tivo dell’ordinazione sacerdotale; ma sarebbe illusione stolta ritenere che

uomo, in particolare per l’uomo che soffre e la gioia. “Si può anche inse-gnare matematica con il muso lungo; ma certo non possiamo insegnare il Vangelo”, ha detto il Vescovo. E ha così concluso: “L’importante è che ciascuno si prenda il tempo di riflette-re sulla sua vita, sulle cose che fa, sul perché le fa, sul come le fa. (...) Siamo noi a decidere della nostra vita; dare la colpa a qualcosa di esterno è solo un modo per giustificare noi stessi, per non assumerci la responsabilità di rettificare la nostra vita”.Nelle omelie della Veglia pasquale e del giorno di Pasqua, mons. Monari ha incentrato la sua attenzione sul tema della risurrezione. Ha ricorda-to che “la risurrezione di Gesù mani-festa l’azione di Dio in modo unico e definitivo. Risuscitando l’uomo Ge-sù dai morti, Dio ha accolto dentro di sé, dentro il mistero della sua vita eterna e incorruttibile, un frammento del nostro mondo. C’è ora in Dio un frammento di mondo che non è più

l’ordinazione abbia già completato in noi ogni cosa. La verità del nostro ministero è legata all’esperienza per-sonale di Dio, alla misura in cui l’amo-re e la misericordia di Dio prendono possesso della nostra anima, al posto che effettivamente diamo a Dio nel-la nostra vita”. Mons. Monari ha poi sottolineato che la “fede è sempre in pericolo, non fosse altro a motivo del-la nostra esistenza nel mondo”. E ha posto l’accento sul pericolo dell’abi-tudine e e su quello della mentalità mondana; in positivo ha ricordato invece due atteggiamenti: un amore appassionato per l’uomo, per ogni

Sabato 30 aprile è in programma il Convegno diocesano delle Caritas parrocchiali che ha come titolo “Chiesa, profumo di relazioni”. Il convegno si svolgerà presso i locali dell’oratorio San Filippo Neri di Nave (via Monteclana, 3). Questo il programma: ore 9 accoglienza, ore 9.30 preghiera dedicata all’icona della Trinità (immagini, musica, parole); ore 11 So-stare. Piccoli gruppi; 12.30 agape fraterna; ore 14 con il vescovo Luciano “Consegnati

alla parola. In dialogo”; ore 16 Profumo di carità; ore 16.30 conclusione. Come ha scritto il diacono Giorgio: “Il 30 aprile ci reincontreremo e son certo che anche volti nuovi si affacceranno al nostro convegno annuale. In questi anni il ‘farci convegno’ ha permesso di intensificare i fili di una comunione viva, dispiegata nella ‘bacheca di ricordi, eventi e concrete attenzioni’ nei confronti dei fratelli più fragili. Nel cammino intrapreso cresce in me e nei miei

collaboratori la consapevolezza che gli uomini e le donne che noi incontriamo profumano i nostri passi quotidiani. Il convegno esprime la gioia della fraterna amicizia fiorita tra noi: è lo stupore di una fede che incontra la vita, è riconoscenza per ciò che fate, è intenso affetto che ci lega riconsegnandoci a Lui, Dio Amore. Ho avuto modo, anche quest’anno, di far visita a molti di voi provando in ogni incontro l’emozione, il calore e il profumo dei vostri

gesti di carità. Chi sostiene il prossimo, costruisce un ponte e rinnova l’alleanza con il Cielo! Che bella testimonianza sapete dare al mondo, carissimi! Nelle vostre attività ‘samaritane’ ricordatevi anche di noi, perché a voi ci sentiamo consegnati. Ritornando al nostro appuntamento del 30 aprile, chiedo a Gesù che sia un avvenimento, “una parola” che ci dice “Dio Amore”: ogni nostro lavoro, i minuti della nostra vita, sono per ‘dire’ che Dio è Amore”.

Ricordiamo ai sacerdoti e alla par-rocchie che l’Ufficio amministra-tivo e quello degli oratori organiz-zano il 2° incontro nel programma di formazione e di aggiornamen-to pensato per gli amministratori delle parrocchie e degli enti ec-clesiastici. Il tema “La gestione delle attività della parrocchia e degli enti ec-clesiastici”, circa le attività isti-tuzionali e quelle commerciali. Obiettivi dell’iniziativa sono: ren-dere coscienti del nesso esistente tra la legalità e la testimonianza cristiana; favorire la conoscenza delle modalità e procedure ca-noniche e civili per una ammini-strazione trasparente; aggiornare circa il progressivo cambiamento dei riferimenti legislativi in ordi-

ne alla gestione dei beni degli en-ti ecclesiastici. I destinatari della poposta sono: sacerdoti, membri dei Consigli di amministrazione degli enti ecclesiastici, membri dei Cpae, collaboratori amministrati-vi e commercialisti, responsabili dei bar e dei Consigli dell’oratorio.L’incontro si terrà a Brescia saba-to 14 maggio dalle ore 9 alle 12.30 presso il Centro pastorale Paolo VI e sarà ripetuto a Bienno saba-to 21 maggio, sempre dalle ore 9 alle 12.30 presso l’Eremo dei SS. Pietro e Paolo. Info: Ufficio ammi-nistrativo Tel. 030.3722.221 - Fax 030.3722.292 [email protected] Ufficio Ora-tori e Pastorale GiovanileTel. 030.3722.244 - Fax 030.3722.250 [email protected]

sottomesso alla disgregazione del tempo e alla morte; il tempo corro-de tutte le cose, anche le più tenaci, ma a questa azione è sottratta per sempre l’umanità di Gesù. Questo significa l’annuncio pasquale. (…) La risurrezione è l’azione con cui Dio presenta Gesù al mondo unito intimamente a Lui, partecipe della sua vita; e, nello stesso tempo, lo propone come anticipo della sua promessa e quindi oggetto della speranza dell’uomo”. “Noi facciamo

memoria di Gesù – ha detto ancora il Vescovo – non come di un uomo del passato da conoscere, ma come di un vivente da incontrare. Non par-liamo solo di Lui, parliamo a Lui: lo ascoltiamo con attenzione mentre ci rivolge alcune parole, gli parliamo con desiderio per dirgli la nostra fe-de e la nostra dedizione. Attraverso di Lui passa ormai il nostro rapporto con Dio, cioè con quel Creatore dal quale viene la nostra vita e al quale è diretta la nostra speranza”.

°

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Sabato 30 aprileOre 14 – Nave – Partecipaal convegno diocesanodelle Caritas parrocchiali.

Domenica 1° maggioOre 10.30 – Cologne – S. Messadi inaugurazione per i restauridella chiesa parrocchiale.Ore 15.45 - Rovato - S. Messa

nella festa dei lavoratori pressola ditta Valdigrano.

Martedì 3 maggioOre 7 – Mompiano – S. Messa presso le suore del Buon Pastore.

Mercolesdì 4 e giovedì 5 maggioVisita ai scerdotidella zona XXX Brescia ovest.

l nostro Istituto religioso è uno dei molti nati nell’800, in terra bresciana, con un carisma edu-cativo. Il tempo che attraversia-mo, a distanza di quasi due se-

coli, ci interpella e chiede come pos-sa sopravvivere una struttura carat-terizzata dalla convivenza di donne che scelgono di non sposarsi, di non avere un ‘proprio’ personale, familia-re, economico, professionale, per de-dicarsi all’educazione dei più piccoli, secondo il Vangelo di Cristo. Oggi la ricerca di chi come noi si trova insie-me a guardare e a vivere in ‘questo’ mondo parte anzitutto dall’interno: non solo dall’interiorità del nostro rapporto con Dio, che è e rimane per-no attorno a cui ogni vocazione ruo-ta e danza, ma anche dall’interiorità delle nostre stesse attività apostoli-che. Immaginiamo per un attimo di non “avere” le strutture scolastiche, le realtà ricettive come i centri cul-turali e di spiritualità, le comunità parrocchiali in cui siamo inserite…che cosa ci renderebbe ‘suore doro-tee di Cemmo’? Immaginiamo anco-ra di non indossare neppure questo abito, conosciuto come nostro dalla gente che frequentiamo: che cosa ri-marrebbe di caratterizzante? Il noc-ciolo del carisma (‘dono spirituale’ dato in origine all’anima stessa del fondatore, della fondatrice) sembra essere una sorta di tratto: è vero, ogni persona è diversa e presenta pregi e limiti propri, tuttavia la nostra ricer-ca del ‘proprium’ che ci connota ha condotto a rilevare una modalità più che un’attività, la familiarità sem-plice che noi chiamiamo ‘amicizia evangelica’. Significa accostamento alle persone guardando il loro nu-cleo positivo incondizionatamente, senza cioè lasciarsi troppo scanda-lizzare dalla scorza un poco grezza, come un amico guarda l’amico, gra-tuitamente. Allora la ricetta facile, la verità in tasca, devono rimanere un po’ lì, fortunatamente inutili, poichè è più urgente l’ascolto, la vicinanza, la comprensione, la presenza silen-ziosa, la parola autentica. Poi (solo poi) verranno le opere, i progetti, gli insegnamenti, i precetti, i gruppi, le appartenenze, i ruoli, i territori.Questa era la madre fondatrice, An-

nunciata Cocchetti, come emerge dalle testimonianze, scarse, che ci hanno formato: una donna, prima di tutto, con occhi profondi, capaci di vedere le persone. Intuire, credere, che nell’altro ci sia un quid di bontà primordiale, assoluta, prima di ogni errore o scelta o lontananza. È ele-mento educativo imprescindibile per l’arte maieutica che ogni madre spiri-tuale deve esercitare. Se vedo il buo-no-bello, lo posso far venire alla luce.E come potremmo ‘guardare così’ se i nostri occhi non fossero ‘abitati’? Abi-tati precisamente da altri occhi, quelli di Chi per primo ci ha amato e guar-dato. Da questo sguardo primordiale, che la fede e la grazia ci hanno fatto incrociare, parte la nostra scelta. Se aggiungiamo a ciò il fatto che Istitu-to religioso è formula altisonante per

dire ‘vita insieme’, entriamo in un’altra dimensione specifica: la scelta-sfida di vivere il cristianesimo come comuni-tà, in gruppo, vivendo insieme e lavo-rando insieme. È bello e avvincente, malgrado la difficoltà oggettiva della convivenza, poiché ciascuna si arric-chisce dell’altra: delle sue risorse e delle sue stesse debolezze, che sem-pre fanno crescere. È dunque a segui-to di una ‘radiografia interna’, operata a livello spirituale, comunitario e apo-stolico, che l’Istituto in quanto struttu-ra può poi confrontarsi con la realtà esterna in modo sereno, senza corre-re troppo il pericolo di scoraggiarsi. Realtà esterna che sfida, che chiede ragioni, che ignora, che punta il dito su piaghe effettive, che non capisce più il simbolo che indossiamo. Che non stima nemmeno necessaria l’esi-stenza di una struttura per poter vive-re. La ricorrenza della Beatificazione della Madre fondatrice ci invita ad ap-profondire anzitutto che è necessario ‘cercare’ e chiedersi i ‘perché’ fonda-mentali, senza il timore di far crollare i castelli del tempo: anzi, proprio la domanda coraggiosa rende più salda la risposta che emerge dal cercare.

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Dal 3 al 9 maggio, il gruppo “Mater Christi” San Padre Pio di Brescia propone un pellegrinaggio ai Santuari di Francia (Ars, Parigi, Lisieux- nella foto-, Alençon, Tours, Nevers, Paray-le-Monial, Annecy) di sette giorni e sei notti, in pullman. Partenza da Brescia martedì 3 maggio in via dei Mille e da Castenedolo. Info: Luciano 03027311010 (ora pasti), Carla 3484208785, Renata 030395060.20.15.

uest’anno la celebrazio-ne del mese mariano per eccellenza si apre con la beatificazione di Gio-vanni Paolo II che era un

grande devoto della Madonna, tanto da porre nel suo stemma l’espressio-ne rivolta a Maria “Totus tuus”. Nelle nostre comunità è diffuso e si mantie-ne questa tradizione molto antica. La storia del mese mariano è tratteggia-ta molto bene dallo scrittore Alfredo Cattabiani nel suo interessantissimo lavoro “Il Calendario”. Incomincia nel medioevo con il tentativo di cristia-nizzare le feste pagane in onore della natura e della dea Maia che in onore della natura in fiore vi regnava nel ri-tuale pagano. Evocando la Madonna, la creatura più alta, si potevano uni-re insieme i temi della natura e della Santa Vergine. Fin dal secolo XII i fi-losofi di Chartres avevano rielabora-to il concetto di natura incarnandolo in una allegoria che per molti aspetti, ricordava la Magna Mater. Il primo ad associare la Madonna al mese di maggio fu Alfonso X, detto il Saggio Re di Castiglia e Leon (se-colo XIII), che la celebrava in Las Cantigas de Santa Maria: Rosa delle

rose, fiore dei fiori, donna fra le don-ne, unica signora, tu luce dei santi e dei cieli via. In una cantiga dedicata alle feste di maggio, vede nella devo-zione a Maria il modo per coronarlo e santificarle nella gioia. La pratica delle prime devozioni risale tuttavia al secolo XVI quando si cominciò a reagire allo spirito rinascimentale giudicato troppo paganeggiante: sic-ché il mese di maggio assunse anche carattere riparatore. A Roma fu San Filippo Neri a delineare il futuro me-se mariano insegnando ai giovani a ornare di fiori l’immagine della Vergi-ne nel mese di maggio, a cantar lodi in suo onore e a compiere atti di virtù e mortificazione. Un secolo dopo, e precisamente nel 1677, il movimen-to di Fiesole, in una terra dove era vivissima la tradizione del Calendi-

maggio, fondò una specie di confra-ternita detta Comunella.“Essendo giunte le feste di maggio”, riferisce la cronaca dell’archivio di San Domenico, e sentendo noi il giorno avanti molti secolari che in-cominciavano a cantar maggio e far festa alle creature da loro amate, stabilimmo di volerlo cantare anche noi alla santissima Vergine. Si inco-minciò con il Calendimaggio, poi si aggiunsero le domeniche e infine tutti i giorni del mese. Si cantavano le litanie lauretane, s’incoronava la statua della Vergine con rose e le si offriva, alla fine del mese, un cuore d’argento. Sicché alla “regina della Primavera” si contrappose la “Regi-na del cielo”. Queste pratiche fiorirono in tutta la penisola e la devozione a Maria cre-sceva. La formalizzazione del mese di maggio è dovuta però al padre gesu-ita Dionisi con il suo mese di Maria, pubblicato nel 1725 a Verona, dove si suggerisce di compiere le pratiche devozionali in casa o in luogo di lavo-ro, davanti ad un altarino della Ma-donna, con preghiere, rosario e lita-nie e con l’offerta alla fine del mese, del proprio cuore alla Madre di Dio.

Letture per lo spirito. Pagine scelte da testi di narrativa, poesia e saggistica diventano spunti per nutrire lo spirito, per riflettere sulla vita e per gustare l’arte della parola. Mercoledì 4, Alzaia di Erri De Luca. Mercoledì 11, Del buon uso delle crisi di Cristiane Singer. Mercoledì 18, La leggenda del santo bevitore di Joseph Roth. Mercoledì 25, Per un’etica condivisa di Enzo Bianchi. Gli incontri si svolgono dalle ore 18 alle ore 19 presso la Biblioteca del Mater Divinae Gratiae. Coordinano:

suor Francesca Bernacchia (dorotea) e Betty Cattaneo (RadioVoce Brescia).Esercizi spirituali per religiose/i, sacerdoti e laici. Dall’11 al 18, “Beati voi… perché vostro è il Regno” con don G. Luigi Corti (diocesi di Pavia).Informazioni e/o iscrizioni: Centro Mater Divinae Gratiae, via S. Emiliano 30 - Bresciatel. 030.3847212-210 – [email protected] – www.materdivinaegratiae.it

I coordinamenti dei “Summorum pontificum” di Brescia e Piacenza invitano giovedì 5 maggio alle ore 20.30 presso il Convitto universitario delle Missionarie laiche (via delle Razziche, 4 a Brescia) alla presentazione del libro di don Nicola Bux “Come andare a Messa e non perdere la fede”. Introduce Vittorio Messori. Precede alle ore 20 la recita del Rosario nella cappella del Convitto.

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on capita di rado sen-tire far riferimento, er-roneamente, a San Vin-cenzo come al fondato-re della Società di San

Vincenzo de’ Paoli.L’equivoco nasce dalla scelta, con-sapevole e precisa, di averlo come patrono, ed anche questo è un in-dizio che aiuta a capire meglio il vero ideatore ed iniziatore della Società, il Beato Federico Ozanam.Cercare di capirlo, studiando in particolare i suoi innumerevoli scritti, non è esercizio fine a se stesso. Se si vuole capire veramen-te una religione, un movimento, un’iniziativa umana se ne devono indagare le origini.Come potremmo capire veramente il Cristianesimo senza tenere con-to di Gesù Cristo?Federico era un ragazzo pieno di ardore, di zelo per la Chiesa e per la Carità, ma anche un fine pen-satore e divenne, crescendo, un

e tenerissimo. È il 23 aprile 1833 (giorno del suo ventesimo com-pleanno) quando, con un piccolo gruppo di studenti della Sorbona, dà inizio alla prima “Conferenza di carità”. Lo scopo è di garantire la loro amicizia sotto il segno della fede e della carità e di testimonia-re in modo personale ed autentico il loro cristianesimo attraverso la visita ai poveri a domicilio, con-tro coloro che affermavano che la Chiesa cattolica era ormai supera-ta e non aveva più nulla da dire agli uomini moderni. Nel 1840 ottiene la nomina alla Sorbona di Parigi di professore di Letterature stranie-re e l’anno successivo, superate le incertezze sulla sua scelta voca-zionale, sposa Amelia, dalla quale nasce la figlia Maria. Considerava per i giovani come fondamentale preparazione alla loro vita socia-le: “Avvicinarsi alla miseria, toc-carla con le mani, discernerne le cause conoscendone gli effetti dal

famoso e brillante professore di letteratura all’università Sorbona di Parigi, un appassionato medie-valista, autore di importanti opere scientifiche di storia delle lettera-ture europee.Fede e cultura, un binomio da qualcuno spesso considerato un ossimoro, che in lui si incarna-no, divenendo una il nutrimento dell’altra. Un uomo di grande fe-de che seppe vivere nel mondo da laico impegnato nel sociale e nel-la politica, professore innamora-to del proprio lavoro e dei propri studenti, padre e marito attento

Di seguito si riporta la preghiera composta appositamente per la canonizzazione del Beato Federico Ozanam.“Dio fedele, noi ti ringraziamo per aver ispirato al Beato Federico Ozanam e ai suoi amici la fondazione della Società di San Vincenzo De Paoli. Dio d’amore, noi ti imploriamo di aiutarci a custodire e tramandare, nella loro autenticità originale,lo spirito e l’idea del Beato

Federico, affinché ci guidino nella continuazione del suo sogno di stringere tutto il mondo in un’unica rete di carità.Dio della luce, rischiara il nostro cammino terrestre,e riempici di un senso profondo di gratitudineper tutte le grazie che abbiamo ricevuto a motivo della nostra appartenenza alla Società.Dio ricco di grazia,noi ti domandiamo di benedire

la causa di canonizzazione del Beato Federico,e preghiamo Federico d’intercedere presso di Teper la guarigione dei nostri fratelli sofferenti.Padre, Figlio e Spirito Santo,colmate i nostri cuori di speranza;e possa la grazia della vostra presenzarenderci Vincenziani autenticiin tutti i molteplici aspetti della nostra vita”.

vivo, in una familiarità affettuosa con quelli che ne sono oppressi”. Conobbe molto bene l’Italia, alla quale fu sempre molto affezionato e dove compì vari viaggi in periodi diversi, sia per motivi di studio, sia di carattere personale e religioso.Questa vita così fortemente e cri-stianamente impegnata, è accom-pagnata da una vita intima e fami-liare di grande sensibilità e delica-tezza, come anche da sentimenti di amicizia con molte persone del suo ambiente e del suo lavoro, che furono vera condivisione di fede e di opere. La sua vita fu breve; morì a soli 40 anni, l’8 settembre 1853.L’accettazione della malattia su-blimò quasi la sua vita, quale con-sapevole offerta a Dio della rinun-cia a tutto quanto avrebbe ancora potuto fare ed accompagnò in una significativa sintesi il suo interes-samento per la cultura, la società politica e per la Società San Vin-cenzo.

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esare Beccaria, nel 1764, con il suo capolavoro “Dei delitti e delle pene”, pone la questione della pena giusta, che sia cor-

rispondente al reato ma che, nello stesso tempo, non mortifichi i diritti basilari dell’uomo.Oggi, possiamo affermare che i no-stri codici e la nostra Costituzione sono tra i più evoluti del mondo. Eppure, esistono ancora gravi pro-blemi, legati alla detenzione e al ri-spetto dei detenuti, alle strutture e al sovraffollamento delle carceri. Ne hanno parlato Carlo Alberto Roma-no, docente di Criminologia presso l’Università di Brescia, che ha intro-dotto l’argomento, e Luigi Pagano, provveditore regionale per le carce-ri lombarde, nel corso dell’incontro organizzato dalla Cooperativa catto-lico-democratica di cultura, dal tito-lo “Carcere e diritti umani”.Romano, usando le statistiche uf-ficiali del Ministero della giustizia, ha fatto emergere un quadro dram-matico: le carceri lombarde potreb-bero ospitare circa 5000 detenuti, ma attualmente ne ospitano più di 9000; più della metà di questi, deve

dovrebbe favorire la loro “correzio-ne”, la loro formazione morale, la loro rinascita umana.A tale proposito, è opportuno lavo-rare per rendere gli istituti peniten-ziari più adatti al reinserimento dei detenuti, come è stato fatto a Bolla-te e a Padova, dove sono state create occasioni di lavoro, che permettono il passaggio dalla pena alla vita so-ciale. Pagano vorrebbe ridurre l’uso del carcere puro ai casi di criminali-tà più gravi, estendendo le forme al-ternative di punizione, quali il lavoro e le attività sociali. Secondo lui, non dobbiamo dimenticarci del fatto che molti detenuti, in particolare i tos-sicodipendenti, non hanno bisogno di strumenti punitivi, ma devono essere “guariti”, con cure adeguate.Allora dobbiamo riflettere su que-sti problemi, che riguardano la no-stra civiltà. La pena deve, sì, corri-spondere al reato, per un principio di giustizia, ma, nello stesso tempo, deve rispettare la persona, sia il suo corpo sia la sua anima, avendo come fine ultimo la morte del “vecchio” uomo ferito e la nascita di un uomo “nuovo”, sanato nella sua coscienza e quindi veramente libero.

scontare una pena inferiore ai tre anni; il numero degli stranieri è ele-vato e molti di loro sono in attesa di giudizio.Secondo l’analisi di Pagano, in Italia sono state fatte ottime leggi: quella del 1975, con una riforma del siste-ma giudiziario, la legge Gozzini del 1986, la Simeoni-Saraceni del 1998, che prevede forme alternative al carcere, volte alla rieducazione dei detenuti. Purtroppo, non sempre si riesce a seguirne lo spirito e così tali leggi vengono applicate male o solo parzialmente. Secondo il Prov-veditore, gli stessi Padri costituenti, con l’articolo 27, hanno voluto indi-care un percorso di inserimento del-le persone condannate: la pena, in questo senso, non deve emarginare i detenuti dal contesto sociale, ma

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Aladino e il Genio, una coppia che fin dal Settecento, epoca della prima apparizione in Europa della traduzione de “Le mille e una notte”, non ha mancato di esaltare l’immaginario legato all’avventura, diventando protagonisti di innumerevoli riduzioni e trasposizioni sia teatrali che cinematografiche. Il gusto per l’esotico, il magico e i luoghi lontani in voga durante tutto l’Ottocento, hanno poi contribuito a tenere sempre viva la fama di Aladino e del

Genio della lampada. Ma la favola di Aladino è anche una storia di iniziazione, in cui Aladino non solo scopre il mondo e le sue insidie ma viene portato anche a scoprire se stesso nel delicato passaggio dall’adolescenza alla maturità. Il genio funge in questo senso da nume tutelare accompagnando Aladino in tutto il percorso.Sabato 30 aprile, ore 21 al Teatro parrocchiale San Michele di Desenzano del Garda (Fraz. Rivoltella). Info: www.ilnodo.com

Più di 10mila persone in poche ore lunedì 25 aprile hanno rivissuto le atmosfere e le sensazioni legate al mondo fantasy de “Il Signore degli anelli” di J.R.R. Tolkien. La location è stato il castello di Soncino, come già negli anni scorsi. Una giornata all’insegna dell’animazione per i bambini e i ragazzi che si sono trovati a rivestire i panni di elfi, nani, hobbit e per gioco combattere contro orde di orchi e Uruk-hai con archi e spade o con Gandalf provare magie. Cantastorie e musici

hanno animato l’intera giornata per gli adulti, e per ciascuno era vero il rischio di trovarsi invischiati nelle vicende raccontate da un rubicondo cantastorie o ammaliati dalle magie di un giovane mago o dalle sembianze elfiche o, peggio, trovarsi faccia a faccia con un Uruk. Attorno accampamenti, bancarelle e tende gastronomiche con cibi e bevande tipiche come l’idromele. Il denaro in uso era la moneta elfica; niente acquisti senza di essa, recarsi al banco del cambio. (m.t.)

Teresa Mannino, siciliana trapian-tata a Milano, fa parte della squa-dra di Zelig, la vetrina delle comi-cità che va in tv ma nasce e vive in teatro. Una scuola che la Mannino considera determinante per la sua carriera: “Sono stata fortunata – di-ce – perché Zelig è una parte sin-golare del mondo dello spettacolo. Non è come la tv classica che dà molto peso all’estetica. A Zelig con-ta la capacità. Il pubblico è lì e se non fai ridere non funziona. Inoltre a Zelig, come nel resto nell’ambien-te dei comici, le donne sono poche, per cui vengono offerte molte chan-ce per crescere a quelle che ci arri-vano. Siamo addirittura coccolate”.Teresa Mannino con il suo spetta-colo “Terrybilmente divagante” ha chiuso la stagione teatrale all’Ode-on di Lumezzane mercoledì 13 apri-le. Per un’ora e quaranta minuti ha

tenuto la scena con piacevole leg-gerezza. Ad un certo punto ho con-trollato l’ora e mi sono stupito nel constatare che era passata un’ora dall’inizio perché lo spettacolo era scivolato via con scioltezza. (Po-trei fare un paio di nomi di maschi famosi che non reggono più di una mezz’ora). La sensazione che offre la Mannino è quella di essere sedu-ti con lei in un salotto ad ascoltare il racconto del vissuto quotidiano con ironia. Anche perché interlo-quisce ripetutamente con il pub-blico. Al termine le ho chiesto se si diverte nella vita come sul pal-coscenico. “Di più – mi ha risposto –. Mi diver-to molto con le mie amiche, con i miei familiari, con le persone che incontro, a sottolineare il lato co-mico della vita. Anche perché sul palcoscenico, come nella vita, cer-

co di essere vera, senza protesi né fisiche né mentali”. In effetti nel suo racconto hanno un peso de-terminante, insieme a lei, la figlia Giuditta che ha quasi due anni, la mamma, la parentela siciliana, il padre di sua figlia che lei chiama fidanzato (alla Bignardi che le chie-se, in un’intervista del marzo 2009 per “L’era glaciale”, come mai lo definiva tale, rispose: “perché non si allarghi troppo”) e anche l’ex-marito, sposato e seguito a Milano a 27 anni nel 1997, 10 giorni dopo essersi laureata in filosofia. E noi tutti facciamo corona, con i nostri tic, le nostre ansie al clan siculo-milanese (i milanesi sono “una ca-tegoria dello spirito”, secondo lei) che Teresa Mannino descrive con la grande abilità di un’attrice che conserva in quello che recita il ca-rattere della naturalezza.

na era commessa e l’altra baby-sitter. Co-mincia così la storia di Katia Follesa e Valeria Graci, la storia reale di

due donne o, come amano scherza-re, due metà di donne divenute attri-ci comiche. Ora sono volti famosi e di successo della televisione italiana e di “Zelig”.Katia e Valeria si esibiranno merco-ledì 4 maggio alle 21 al PalaBrescia con lo spetta colo “Base per altezza diviso due”. Nello spettacolo non mancheranno i personaggi e le gag comiche che le hanno rese famose. La campanella suona ed ecco le buffe scolarette che si divertono sui banchi di scuola gio-cando al gioco di nomi, cose e città. Accanto a queste compariranno le miss più divertenti d’Italia, o le im-mancabili e famose protagoniste della trasmissione “Uomini e don-ne” Katiana e Valeriana che cercano di conquistare il tronista di turno, a colpi di poca femminilità e ripren-dendosi a vicenda al motto “Brava, brava, brava”, diventato un tormen-tone di quelli che la gente dice in ogni occasione.

le parte da lì. Katia, fasciata in un abito fucsia adornato di tulle, con esuberante cappello rosa, e Valeria, intrappolata in un tubino arancio arricchito da una stola, tono su to-no. Le due prenderanno posto nella Basilica addobbata a festa, come in ogni cerimonia che si rispetti, inizie-rà il turbine di pettegolezzi e sul look e sugli invitati. Persino il sacerdote non sarà risparmiato.Il duo comico nasce artisticamente nel 2001 e, dopo studi e laboratori teatrali, arriva la volta della televi-sione. È il 2003 quando in “Bigodini” fanno la loro comparsa; nel 2004 “Co-lorado Cafè”, “Sformat” e “Comedy Lab”. Nel 2005 le scolarette arrivano a “Zelig Off” e a “Zelig Circus”. Da lì la carriera è in continua ascesa sia in coppia che da sole come la partecipa-zione di Valeria al telefilm “Don Luca c’è” e Katia ha recitato in “Buona la prima” con Ale e Franz o in condu-zione di trasmissioni di altro genere.“Base per altezza diviso due” è l’esor-dio sul palcoscenico del PalaBrescia di Katia e Valeria. Prezzi dei bigliet-ti da 10 a 29 euro (maggiorati di un euro la sera dello spettacolo). Info: www.palabrescia.it.

Simpatiche, esilaranti, reali, vere e brave con l’ironia di prendere spun-to da quanto succede nella quotidia-nità della gente e mettendolo su un palcoscenico. Lo sketch delle zitel-

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aranno più di 200 tra galle-rie, artisti, fotolaboratori, case editrici, fondazioni, archivi e istituti di forma-zione, gli operatori parte-

cipanti alla prima edizione del Mia-Milano image art fair, l’unica fiera in Italia dedicata alla fotografia e alla videoarte.Dal 13 al 15 maggio, lo spazio poli-funzionale di Superstudio Più in via Tortona ospiterà un evento esposi-tivo di respiro internazionale, for-temente voluto dal suo ideatore Fabio Castelli, collezionista d’arte e fotografia, coadiuvato da un co-mitato scientifico composto da Gi-gliola Foschi, Elio Grazioli, Rober-to Mutti, Enrica Viganò e lo studio 3/3. Ogni stand esporrà le opere di un solo artista, dando la possibilità al pubblico di vedere tante picco-le mostre e di comprendere meglio il lavoro di ogni singola personali-tà. Sarà un’occasione importante sia per gli artisti, resi visibili in un contesto internazionale, sia per gli operatori del settore che potranno giudicare le novità e il valore delle opere. Mia si prospetta inoltre come un laboratorio creativo grazie ai nu-

svizzera è nota a Brescia per l’espo-sizione “In Memoriam”, dedicata ai paesaggi devastati dagli incendi. La galleria Massimo Minini dediche-rà i suoi stand a George e France-sca Woodman: George, poliedrico artista, si è dedicato alla fotogra-fia in bianco e nero e alla raccolta dei materiali della figlia Francesca, morta suicida, inquieta fotografa di corpi femminili surreali e disinibiti. Un ulteriore stand della Minini ver-rà dedicato a Paul Thorel, artista che Brescia ha già avuto modo di apprezzare lo scorso autunno con i suoi “quasi-ritratti” ritmati da fasci di linee e ondulazioni. PaciArte la-scerà spazio all’ironia e alla satira spregiudicata di Leslie Krims che dagli anni Sessanta mette in ridicolo i miti e i riti della società americana. Presso lo stand della Allegrini arte contemporanea esporrà Maurizio Galimberti, fotografo noto per i suoi scatti Polaroid scomposti in modo quasi futurista.Il ricco appuntamento milanese conferma dunque l’alta qualità delle proposte delle gallerie bresciane e il loro ruolo di primo piano nel pa-norama espositivo contemporaneo.

merosi incontri, workshop e presen-tazioni in programma.Tra gli espositori partecipanti, spic-cano i nomi di cinque gallerie bre-sciane: Wave Photogallery, Maurer Zilioli, Massimo Minini, PaciArte e Allegrini arte contemporanea. In-sieme alla fotografa-architetto bre-sciana Alessandra Dosselli, presso gli stand della Wave Photogallery esporrà Yossi Loloi, dal 2006 im-pegnato nel suo “The Full Beauty Project”, nel quale immortala i cor-pi di donne over-size in aperta criti-ca alla perfezione imposta dai mass media. Bruno Sorlini e Stefania Beretta saranno protagonisti degli spazi della Maurer Zilioli: il primo approda al mondo della videoarte scomponendo le immagini televisive in pixel vibranti, mentre la fotografa

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randi cuori colorati, uc-celli, vestaglie, burattini e veneri: sono questi gli elementi della poetica di Jim Dine, artista statuni-

tense che ha goduto di un immediato successo sin dagli esordi negli anni Sessanta e che la Galleria Agnellini ar-te moderna ospiterà fino a settembre. L’importante mostra monografica, cu-rata da Dominique Stella, ripercorre la carriera di Dine attraverso 25 opere rappresentative del suo percorso ar-tistico nato negli anni della Pop Art. Dopo la laurea in Belle arti alla Ohio University nel 1957, Dine esplora il mondo della performance ed espo-ne nelle principali gallerie newyor-kesi (Ruben, Martha Jackson, Sid-ney Janis Gallery). Oltre a numerose mostre in giro per il mondo, l’artista realizza diversi allestimenti scenici, come quello per l’Actor’s Workshop di San Francisco (1965) e per il tea-tro Houston Grand Opera (1986). La mostra bresciana passa in rassegna i soggetti ricorrenti nella sua carriera: il burattino Pinocchio diventa scul-tura in “The Grey Short (Böras)” e da simbolo della cultura Pop si tra-sforma in elemento intimo e affetti-

vo, come spiega lo stesso Dine: “Ave-vo sei anni e come la maggior parte dei bambini mi capitava naturalmente di mentire, per cui dal momento che anche Pinocchio mentiva, mi imme-desimai in lui. Diversi anni dopo, nel 1964, a un mercatino delle pulci tro-vai un piccolo Pinocchio che risaliva all’epoca del film (…) se un soggetto simile era così impressionante sia per un bambino che per un adulto, si trat-tava di sicuro di un ottimo soggetto. Da quel momento non ho mai smesso

di esplorarlo, soprattutto in scultura”. I grandi cuori da gadget compaiono acquerellati in “Double Hearts” (1972) e ritornano poi in formato gigante in “Blue Sun” (2008), moltiplicati e pun-teggiati di colore o fanno da trespolo in “Colorful Parrot at Home”. L’espo-sizione è accompagnata da un catalo-go bilingue (italiano-inglese) con testi di Dominique Stella, Claude Lorent e Gérard-Georges Lemaire. Fino al 24 settembre, da martedì a sabato dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30.

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Una bionda mozzafiato che ci inse-gna come fare per appiattire le nostre imperfezioni fisiche? Gli italiani non la bevono. La tecnica del “Purché se ne parli” questa volta non ha aiutato il nuovo programma di Mediaset, il docu-reality “Plastik-Ultrabellezza”, condotto su Italia 1 da Elena Santa-relli ogni martedì sera. Nel bene o nel male, attraverso la pubblicità a favo-re e quella contraria, la prima punta-ta ha totalizzato un magro risultato di ascolti: 1 milione e 600mila tele-spettatori, per una produzione che punterebbe a numeri ben più rassi-curanti. Del resto, viste le premesse, i produttori potevano aspettarselo:

le critiche sollevate al programma ancor prima della puntata d’esordio non hanno creato curiosità nei tele-spettatori, al contrario hanno scre-mato il pubblico. E chi nonostante tutto ha deciso di fidarsi della nuova proposta di Italia 1, ha dovuto sop-portare immagini obiettivamente in-guardabili, soprattutto nella fascia oraria del grande pubblico.“Plastik Ultrabellezza” si occupa di chirurgia estetica: attraverso brevi reportage da tutto il mondo impa-riamo quanto sia utile e di moda l’in-tervento chirurgico per rimodellare il nostro corpo secondo i più moder-ni canoni di bellezza. Una pubblicità

esasperata agli “artisti” del bisturi che mettono le mani su signore at-tempate per farle ringiovanire di 20 anni. Esternamente, s’intende.La Santarelli, modella e attrice, con le sue forme da prima pagina risulta subito inadeguata al ruolo di madri-na del “ritocco”: si fa fatica ad affe-zionarsi a un venditore che per pri-mo non ha bisogno del prodotto che pubblicizza. Regina di uno studio al-lestito come una casa delle bambo-le, in cui lei è l’ennesima versione di Barbie animata, è la dimostrazione vivente che la bellezza e la giovinezza non sono per tutti. La sua presenza piatta e stereotipata ci fa piuttosto ri-

flettere sul rischio di restare pupazzi e pupazze. Altro che bellezza a tutti i costi: problema fondamentale del programma è la mancanza di per-sonalità.Ma ciò che da più fastidio è dover as-sistere alle scene girate in sala ope-ratoria: interventi chirurgici invasivi dei quali non è risparmiata nessuna inquadratura. Uno spettacolo racca-pricciante che non si sposa affatto con la digestione serale degli spet-tatori.“Plastik” è la voce del pensiero comu-ne che decide chi è bello e chi è brut-to, chi è giovane e chi è vecchio, chi è grasso e chi è magro. Come in un cir-

colo vizioso, questo problema sociale deriva da decenni di spettacolo forza-to e marcato attorno ai soliti canoni di bellezza. Un’esca avvelenata per i telespettatori più insicuri e soli, so-prattutto giovani, che abboccano alla falsità televisiva e cominciano a met-tere da parte i soldi per l’intervento.È però confortante sapere che “Pla-stik-Ultrabellezza” abbia perso il con-fronto auditel con un film interpreta-to da Bud Spencer, che ha totalizzato 2 milioni e 200mila telespettatori: il programma del corpo “perfetto” vie-ne sbeffeggiato da un celebre attore che del suo corpo “imperfetto” ha fatto la sua fortuna.

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Portano il conflitto iracheno nel cuore dell’Inghilterra i protagoni-sti di “L’altra verità”, il film di Ken Loach dedicato alle figure ambigue dei “contractors”: mercenari ben ar-mati – in Iraq parecchie migliaia, sti-pendiati da società che grazie a loro hanno accumulato lauti guadagni – con il compito di tutelare la sicurez-za degli occidentali che operano in quel Paese. Senza avere altrettanta attenzione per l’incolumità dei civili iracheni: dal 2003 fino agli inizi del

arà anche una manifestazio-ne in declino, ma l’effetto Sanremo continua a eserci-tare un fascino unico, oltre che a determinare le sorti

della canzone italiana. Questa setti-mana parliamo di Nathalie (Gianni-trapani di cognome) nata a Roma nel 1979 ma dalle origini italo-belghe, il cui concerto previsto al PalaBrescia il 29 aprile è stato annullato (chi avesse già acquistato il biglietto potrà chie-dere il rimborso integrale dello stes-so, recandosi entro e non oltre il 14 maggio presso il punto vendita dove è stato effettuato l’acquisto). Natha-lie cresce assaporando il profumo di cantautori italiani come De André e De Gregori, subendo il fascino di band e cantautori anglo-americani tendenzialmente crepuscolari come Radiohead, Tori Amos, PJ Harvey e gustando il sapore di chansonnier francofoni come Serge Reggiani. La sua gavetta è fatta di diversi concorsi e di molti palchi calcati con differenti cover band, ma anche di aperture di concerti di artisti già affermati come Marco Parente, i La Crus (da lei in-contrati quest’anno come concorrenti sul palco sanremese), Andrea Mirò e Max Gazzè. Nathalie partecipa come cantante e coautrice al progetto Da-mage Done, band nu-metal con testi

in inglese, con cui ha all’attivo il demo cd “Thorns”. Collabora anche con la compagnia teatrale i Ghirigori e nel 2010, superate le selezioni, partecipa a X Factor con la squadra capitanata da Elio, affermandosi nella quarta edi-zione del concorso con l’inedito “In punta di piedi”. La canzone dà titolo al suo primo ep ufficiale, uscito lo scor-so anno, che comprende anche alcu-ne tra le cover più significative da lei interpretate. Grazie a questo mini cd Nathalie si fa apprezzare per la grin-ta e la personalità e per il carattere cosmopolita della sua musica. Sono queste le sue doti principali, che con-vincono il direttore artistico di Sanre-mo Gianmarco Mazzi e il conduttore e direttore artistico Gianni Morandi a inserire la cantate romana nella lista dei big. Al Festival presenta “Vivo so-spesa”, canzone dal taglio neo roman-tico, melodica e decadente. Un brano

che le consente di evidenziarsi come una delle promesse più interessanti della canzone italiana, grazie soprat-tutto alla sua capacità di non rompere con la tradizione ma allo stesso tempo di adeguarsi al suono contemporaneo italiano, aggiungendo allo stesso un respiro europeo.Per un concerto annullato ce n’è su-bito un altro in arrivo, anch’esso ac-cattivante, soprattutto per la fascia pre-adolescenziale. Sempre al Pala-Brescia, l’1 maggio alle ore 16, si esi-birà Brenda Asnicar, cantante italiana di origini argentine, meglio nota come Antonella, della serie tv ‘’Il mondo di Patty’’. Un concerto molto atteso e im-perdibile per chi reclamava da tempo a gran voce di poterla vedere dal vivo in Italia. Brenda, alias Antonella, ido-lo per migliaia di fan, è la carismati-ca leader del gruppo delle Divine e pungente antagonista di Patty e del gruppo delle Popolari. Una cantante giovane ma già molto amata in Suda-merica grazie alla fiction ma anche ai numerosi concerti sostenuti con l’intero cast de “Il mondo di Patty”. Al PalaBrescia si esibirà cantando le celebri canzoni del telefilm e al-cuni brani inediti scritti ad hoc per il concerto, oltre a regalare divertenti e preziosi consigli di stile per tutte le aspiranti Divine!

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2009 ai contractors è stata garanti-ta l’immunità dalle leggi interne, la-sciando una porta aperta a possibili abusi e violenze impunite.La guerra che Loach racconta, pe-rò, non si svolge tanto in Iraq, quan-to nelle menti e nei cuori di chi ha vissuto quell’esperienza e, tornato a casa, non riesce a ricominciare a vivere come prima. È il caso di Fer-gus (Mark Womack, doppiato da Lu-ca Zingaretti). Rientrato a Liverpool nel 2007, viene a sapere della mor-

te di Frankie, il suo amico insepa-rabile, durante una missione lungo la Route Irish, la pericolosissima strada che conduce dall’aeroporto alla Green Zone protetta nel centro di Baghdad. Era stato Fergus a con-vincere il compagno ad avventurar-si con lui in quel mondo. Spinto dal sospetto e dal rimorso – Frankie l’aveva cercato invano po-co prima di morire – Fergus indaga ora sui motivi della sua morte, con-vinto che le spiegazioni ufficiali na-

scondano qualcosa. A lui si unisce Rachel (Andrea Lowe), la vedova di Frankie, attratta dal mistero del legame esclusivo che ha unito i due uomini fin dagli anni della scuola.La vita a fior di pelle di Fergus non è destinata a trovare risposte paci-fiche. Con la sua esistenza sbanda anche il film, che parte da ambienta-zioni e personaggi realistici, e dalle buone intenzioni civili che sosten-gono tutto il cinema di Loach, ma si sviluppa con una trama “gialla”

che lascia sempre più spazio alla rabbia; fino a sfociare in un’esplo-sione inverosimile di violenza nel-la quale si annulla l’abituale affetto del regista inglese per i suoi “ulti-mi”. Le ingiustizie sono in genere controbilanciate da un umanesimo caldo e solidale: qui invece anche il protagonista affonda nel vortice della vendetta, trasformandosi in un carnefice sempre più esagitato, smarrito e – a dirla tutta – anche un po’ stupido.

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li ultimi dati comunicati non inducono all’ottimi-smo. Quello del lavoro è un tema ancora caldo nel Bresciano, per troppi.

I numeri relativi al ricorso alla cassa integrazione nel Bresciano, anche se aggiornati al 28 febbraio scorso, sono di quelli che non ammettono repliche: evidenziano la situazione di difficol-tà nella quale si dibatte il manifattu-riero nella provincia. Anche se i dati diffusi “certificano” una contrazione del ricorso a questo ammortizzatore sociale, ciononostante continuano a essere il principale indice di un mon-do che ancora fa fatica a risollevar-si dalla crisi. Senza dimenticare che quella della cassa integrazione (or-dinaria o straordinaria) non è l’unica voce che racconta lo stato di salute del lavoro nel Bresciano. Il monte ore della cassa integrazione, infatti, andrebbe completato con i dati sulla disoccupazione sia in termini di com-posizione che percentuali. Purtroppo

to del territorio hanno organizzato la festa che ha il suo momento cen-trale nella celebrazione presieduta dal vescovo Luciano Monari”. La giornata di domenica rappresenta anche un debutto per Enzo Torri, da pochi mesi succeduto a Renato Zaltieri alla segreteria generale della Cisl bresciana. “Anche questo Primo maggio come quelli degli ultimi an-ni – afferma Torri – viene celebrato sotto il segno di una crisi che an-cora pesa, che ancora non riesce a trasformare timidi segnali di ripresa (la contrazione del ricorso alla cas-

Il Cupla (Coordinamento unitario pensionati lavoro autonomo) al quale aderiscono le associazioni e i sindacati pensionati di Confartigianato, Cna, Casartigiani, Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Confcommercio e Confesercenti, rappresentativo di 5 milioni di pensionati, ha indetto una giornata di mobilitazione nazionale per il 29 aprile a Milano. Cresce infatti il malcontento degli anziani e dei pensionati che debbono fare i conti con uno stato sociale sempre

meno attento ai loro bisogni e con le difficoltà quotidiane per condurre una vita dignitosa, mentre l’inflazione ha ripreso a falcidiare i loro trattamenti.La drastica riduzione del 30% del potere di acquisto delle pensioni, i recenti tagli apportati dalla “legge di stabilità” che hanno ridimensionato del 76% gli stanziamenti per le politiche sociali negli ultimi tre anni, l’azzeramento del Fondo per la non autosufficienza, sono solo alcuni dei temi rappresentati nella

piattaforma propositiva che il 29 aprile prossimo, attraverso una grande manifestazione nazionale articolata anche a livello regionale e provinciale, i coordinamenti territoriali del Cupla intendono portare all’attenzione del mondo politico e delle Istituzioni di tutti i livelli. Nel corso della manifestazione milanese i manifestanti chiederanno garanzie per il potere d’acquisto delle pensioni e l’integrazione tra servizi sanitari e socio-assistenziali.

si tratta di dati non immediatamente disponibili e ogni analisi di settore deve comunque muoversi nel campo delle ipotesi e dell’approssimazione. Possono servire quanto meno ad in-quadrare la situazione i dati comuni-cati dalla Regione sulla disoccupa-zione giovanile che in Lombardia è del 20% (un giovane su cinque non ha lavoro) contro una media nazionale del 29%. Secondo stime sufficiente-mente attendibili, nel Bresciano sa-rebbero complessivamente 30mila i disoccupati.Già presi voce per voce di tratta di dati decisamente allarmanti. Se

messi in relazione l’uno all’altro dan-no un quadro di riferimento estre-mamente precario.Un quadro che, evidentemente, ha guidato la diocesi di Brescia, trami-te il suo ufficio per la pastorale so-ciale, nell’individuazione del tema per l’ormai imminente festa del la-voro del 1° maggio. “Girando per le parrocchie, incontrando tanta gen-te – afferma don Mario Benedini, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale sociale – mi capita ogni giorno di riscontrare questa situa-zione di difficoltà che è sempre più condizionante”. Sono molti i parro-ci che confidano a don Benedini la crisi in cui versano tante famiglie alle prese con il lavoro che manca e, anche quando c’è, non è poi così sicuro. “Cassa integrazione, mobi-lità, licenziamenti e dissoccupazio-ne – ricorda ancora il sacerdote – sono termini che negli ultimi anni hanno fatto violentemente irruzione in un numero sempre maggiore di

famiglie bresciane, causando pre-occupazioni e stendendo sul futu-ro un’ombra minacciosa”. Si tratta di una crisi intergenerazionale, ma che fa sentire i suoi effetti più duri soprattutto sui giovani. “Non deve meravigliare – sono ancora consi-derazioni del responsabile diocesa-no per la pastorale sociale – che un numero sempre maggiore di giovani faccia fatica ad immaginare una pro-pria famiglia quando il lavoro con-tinua a mancare”. Da tutte queste considerazioni è germogliato il tema scelto per la festa diocesana del la-voro che quest’anno viene celebrata in una azienda di Rovato. “Sicurezza del lavoro, sicurezza delle famiglie, coesione sociale è un tema che rias-sume il travaglio di questi tempi – af-ferma don Benedini –. Un tema che è stato oggetto di approfondimento da parte delle parrocchie della zona pastorale IV della Franciacorta che, insieme all’Ufficio per la pastorale diocesana, associazioni e movimen-

La festa diocesana del lavoro viene celebrata quest’anno nella zona pastorale IV della Franciacorta. Il programma della giornata è stato messo a punto dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e le parrocchie della zona.Tema scelto per la giornata del Primo maggio è “Sicurezza del lavoro, sicurezza delle famiglie, coesione sociale”. Mons. Luciano Monari presiederà alle 16 presso la ditta “Valdigrano srl” di via Borsellino 35 a Rovato una celebrazione liturgica a cui parteciperanno anche i parroci della zona. La celebrazione è stata preparata a livello locale dalla commissione che si occupa dei temi legati alla pastorale sociale e del lavoro. Una particolare attenzione, proprio in considerazione della concomitanza tra la festa del 1° Primo maggio e la beatificazione di Giovanni Paolo II, è stata dedicata ai 30 anni della Laborem exercens.

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Nei giorni scorsi è stata firmata per la prima volta da azienda e sindacati la cassa integrazione straordinaria di 24 mesi per 72 i lavoratori del D’Annunzio di Montichiari.La misura, che riguarderà anche i lavoratori con contratto a termine e, a breve, gli ex interinali oggi denominati somministrati, certifica, come affermato dalla Cgil in un comunicato stampa, uno stato di crisi ormai noto. “Tutti sanno – si legge nella nota a firma di Stefano Malorgio, segretario della Filt

Cgil di Brescia – che l’aeroporto non funziona, che non ha traffico e che questo avviene nonostante gli investimenti fatti. La realtà è che, se il traffico passeggeri non c’è mai stato e lo stesso piano industriale parla ormai solo di traffico merci, gli aeroporti vicini stanno portando via il poco traffico cargo che c’è a Montichiari”. Sono queste le situazioni che, secondo la Cigl, dovrebbero indurre a una riflessione, a partire dalle resistenze alla formazione di un’unica società

tra Brescia e Verona, propedeutica a un sistema di alleanza serio con l’intero sistema aeroportuale lombardo e del Nord Italia. “La nostra impressione – continua il segretatio della Filt Cgil – è che queste resistenze non siano utili all’aeroporto bresciano, che potrebbe al contrario intraprendere la strada di uno sviluppo possibile all’interno di un sistema di alleanze più allargato. Con beneficio per il territorio, l’economia bresciana, i lavoratori e le lavoratrici”.

n paese che non si rinno-va è destinato alla dein-dustrializzazione. È con questa amara considera-zione che il presidente

dell’Associazione Artigiani, Enrico Mattinzoli, ha aperto l’annuale as-semblea dei soci dell’organizzazione di Via Cefalonia che, il 26 aprile scor-so, ha approvato il bilancio consun-tivo 2010 e quello preventivo 2011.Una posizione, quella di Mattinzo-li, maturata alla luce della attuale situazione: “Stiamo faticosamente cercando di recuperare quello che è stato perso nel 2008 e soprattutto nel 2009. Non possiamo ancora par-lare di una vera e propria ripresa e il segnale più evidente di questo è che l’occupazione, neppure nelle picco-le imprese, ha fatto segnare signifi-cativi miglioramenti”. Il Presidente dell’Associazione artigiani proprio sul tema dell’occupazione ha volu-to rispondere a quanto espresso nei giorni scorsi da esponenti della po-litica e delle organizzazioni: “Non è vero che non si trova personale. Il problema è che non si trova perso-nale qualificato oppure disposto a lavorare per stipendi modesti”. Una

questione che secondo Mattinzoli riporta in primo piano il tema del-la formazione: “Oggi chi esce dal-la scuola non è nella condizione di essere impiegato in azienda e l’ap-prendistato, così come è strutturato oggi, non è sostenibile per le picco-le e medie imprese”. Sarebbe inve-ce auspicabile “ispirarsi al modello francese in cui sono previsti sulla settimana tre giorni a scuola e due giorni in azienda, con la possibili-tà che il ragazzo abbia un piccolo stipendio, ma senza che l’impresa debba caricarsi di tutti i contributi come per un dipendente. Un model-lo che permette di avere il 98% degli occupati alla fine della formazione”.Ma l’analisi di Mattinzoli è più am-pia: “Il mercato interno è fermo e la piccola crescita del Pil è figlia

sa integrazione prima ricordato) in occupazione”. Anche per Torri sono i giovani a pagare il prezzo di una si-tuazione che sembra essersi attorci-gliata su sé stessa. “Sono tantissimi i giovani che non trovano uno sbocco occupazionale – conferma il segre-tario generale della Cisl di Brescia – e tantissimi altri che hanno un la-voro non conforme alla loro prepa-razione specifica”. Difficile credere che questi giovani possano matura-re un atteggiamento positivo e pro-gettuale verso il futuro. “Ancora una volta ci troviamo a celebrare la festa del Primo maggio sottolineando il lavoro che manca - continua Torri - e a denunciare la situazione di stallo in cui il Paese si trova”. Non mitiga-no più di tanto le considerazioni del segretario Cisl i dati del ricorso agli ammortizzatori sociali che nei pri-mi mesi del 2011 sembrano un po’ meno pesanti di quelli dell’anno pre-cedente. “Pur prendendo atto della riduzione del ricorso alla cassa inte-

grazione rispetto ai picchi degli an-ni precedenti – sottolinea il leader della Cisl bresciana – non possiamo nascondere che la situazione è anco-ra terribilmente precaria e rischia di generare un effetto domino”. È pro-prio su questo versante che le rifles-sioni di Enzo Torri convergono con quelle che hanno portato la diocesi alla scelta del tema per la festa del lavoro 2011 perché la mancanza di tranquillità e di sicurezza occupa-zionale fa sentire i suoi effetti prima sulla famiglia e poi sulla stessa so-cietà. E in un contesto tanto critico non giovano nemmeno le incrina-ture nei rapporti tra le diverse sigle sindacali. I ripetuti distinguo che da tempo segnano le posizioni di Cgil, Cisl e Uil stanno rendendo difficol-tosa anche a Brescia l’organizzazio-ne di una manifestazione unitaria per la festa del Primo maggio che non dovrebbe, invece, vedere frat-ture tra chi vuole rappresentare gli interessi dei lavoratori.

delle esportazioni. Nel nostro set-tore per fare realmente export è necessario fare sistema, ma anche poter contare sulle istituzioni. I no-stri competitor europei che hanno fatto profitti all’estero non hanno prodotti migliori, ma strutture che sostengono anche le piccole impre-se, che organizzano reali occasioni di promozione”.

Nel primo trimestre del 2011, l’eco-nomia bresciana consolida il leg-gero recupero rilevato nell’ultima parte dello scorso anno. È questo il dato che emerge dall’indagine con-giunturale trimestrale elaborata dal Centro studi dell’Associazione indu-striale bresciana. La produzione industriale registra un incremento dell’1,7% sul trime-stre precedente e del 3,4% sul primo trimestre del 2010. Il tasso acquisi-to, cioè la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della pro-duzione non subisse variazioni fino alla fine del 2011, è pari a più 1,8%.Il livello dell’attività industriale, an-cora debole, è condizionato, nelle attese a breve termine, da una serie di incognite. Tra le altre, il rialzo dei prezzi delle materie prime, l’aumen-

to del costo del denaro, il clima di incertezza determinato dalle ten-sioni politiche in Nord Africa e nel Medio Oriente, le conseguenze del terremoto e dell’incidente nucleare in Giappone, le difficoltà nella ge-stione di alcuni debiti sovrani.La leggera ripresa della produzione incorpora qualche segnale positivo sul versante del mercato del lavo-ro, anche se non si delinea ancora un’inversione di tendenza. Il ricorso alla cassa integrazione guadagni, nel primo trimestre del 2011, con un totale di 13 milioni di ore autorizzate, è sceso del 35% ri-spetto allo stesso periodo del 2010. La componente ordinaria, con 3 milioni di ore, è diminuita del 60% rispetto al primo trimestre dello scorso anno.

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r o s e g u o n o i l a v o r i all’Ospedale di Gavardo (nella foto), che fa parte dei presidi dell’Azienda ospedaliera di Desenza-

no, dove è stato avviato, nel mar-zo 2010, il cantiere che ridisegnerà completamente la struttura. “In se-guito al recente incontro con la sta-zione appaltante Infrastrutture Lom-barde Spa promosso dalla nuova di-rezione dell’azienda ospedaliera di Desenzano – ha dichiarato il diretto-re generale Fabio Russo – l’attività del cantiere è ripresa in maniera in-tensiva e si prevede di arrivare, en-tro la fine del 2011, alla realizzazione

di almeno il 50% dei lavori. Questo ampliamento porterà ad una ulterio-re riqualificazione di tutta la strut-tura a beneficio dei nostri utenti e per prestazioni sanitarie sempre più all’avanguardia consentendo di rior-

ganizzare i servizi offerti e le nuove attività sulla base delle esigenze dei cittadini superando, per esempio, il concetto di “reparto tradizionale” per cui le funzioni specifiche non saranno più legate alla peculiari-tà delle singole discipline speciali-stiche ma consentiranno degenze flessibili e intercambiabili.” I lavori porteranno ad un ampliamento di 11mila metri quadrati di superficie lorda passando dall’attuale volume di 66mila a 99mila metri cubi con un investimento previsto di 31mi-lioni 533mila euro completamente finanziato con risorse pubbliche di cui 29milioni da Regione e Stato e

2milioni 533mila euro attinti dal bi-lancio aziendale. Verrà realizzato un nuovo Pronto Soccorso di 1200 metri quadrati fruibile direttamente dalla strada e collegato funzional-mente alla radiologia già esistente, 100 posti letto distribuiti su quattro piani (secondo, terzo, quarto e quin-to), un nuovo ingresso per i visitato-ri che servirà anche da collegamen-to tra i Poliambulatori e i Servizi-Re-parti di diagnosi e cura, nuove came-re mortuarie accessibili dalla strada e verrà predisposta un’area idonea all’installazione del servizio di emo-dinamica. Inoltre la realizzazione dei 100 posti letto nella nuova struttura

consentirà di liberare spazi nell’at-tuale Ospedale che permetteranno la ridistribuzione e il potenziamen-to di attività sanitarie, tra le quali è ipotizzata anche l’installazione della risonanza magnetica. L’Azienda ospe-daliera ha, da qualche settimana, inol-trato richiesta a Regione Lombardia per il riconoscimento dell’ospedale di Gavardo quale sede di Dipartimento emergenza accettazione (Dea) che permetterà alla struttura di poter di-ventare riferimento per il 118 anche per pazienti che necessitano di tera-pie medico-chirurgiche urgenti di tipo interventistico che ora vengono dirot-tati verso altre strutture.

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l laboratorio di analisi chimico-cliniche costituisce uno dei fiori all’occhiello del presidio ospe-daliero di Gardone Valtrompia per efficienza e qualità. È il dott.

Riccardo Negrini (nella foto), respon-sabile del laboratorio, a illustrare il servizio offerto dalla struttura.Quali sono le caratteristiche ge-nerali del laboratorio e quali le finalità? Il nostro laboratorio è parte del di-partimento di medicina di laborato-rio, cioè l’insieme dei laboratori di patologia clinica e di microbiologia dell’Azienda Spedali Civili di Bre-scia. L’obiettivo principale è quel-

lo di fornire un servizio affidabile e rapido al cliente, sia ai pazienti interni che agli utenti esterni. Ol-tre alla consueta attività di analisi, la struttura è impegnata ad ottimiz-zare la collaborazione sul territorio

tra cittadini, ospedale, Asl, medici di base e associazioni di volonta-riato. Quest’attività è indispensabi-le considerando anche l’affluenza: al laboratorio che dirigo da un an-no, infatti, afferiscono una media di 250 utenti al giorno, un numero ve-ramente notevole.Quali sono le modalità e i tempi d’accesso al servizio? Le accettazioni e i prelievi si effet-tuano secondo gli orari indicati nel-la carta dei servizi. Per la maggior parte delle analisi è possibile acce-dere al servizio dal lunedì al sabato senza prenotazione dalle 7 alle 10, presentando presso l’accettazione

la tessera sanitaria e l’impegnativa del medico. Esiste uno sportello di precedenza per i bambini al di sot-to degli otto anni e per le persone in precarie condizioni di salute. Il ri-tiro dei referti si effettua dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 19 presso la portineria del presidio. C’è anche la possibilità di visualizzare il referto senza recarsi all’ospedale ma diret-tamente da casa dal proprio com-puter, usando la carta dei servizi at-traverso un lettore di smart card ed inserendo il codice Pin comunicato dal Comune o dall’Asl.Qualità e rapidità del servizio so-no allora due caratteristiche prin-

cipali del vostro laboratorio?Sì, il nostro laboratorio è certificato En Iso 9001:2008 e, al fine di mantene-re e migliorare continuamente l’atten-dibilità dei risultati forniti al cliente, il laboratorio esegue tutti i giorni con-trolli di qualità interni e si fa sottopor-re a periodici riesami di valutazione esterna come ulteriore garanzia. Inol-tre vi è un continuo aggiornamento del personale, tramite appositi corsi di aggiornamento. L’altro aspetto è la rapidità: siamo molto orgogliosi del servizio che per-mette di ritirare la maggior parte dei referti nello stesso giorno dell’esecu-zione dell’esame.

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rofumo di Brescia. Nel per-fetto stile inglese di William e Kate, anche il club di via Bazoli approfitta dell’even-to dell’anno (in questo caso

il Centenario) per fare marketing o – per dirlo senza peli sulla lingua – per rimpinguare le casse societarie. Pec-cato, però, che il futuro non si giochi in profumeria o in qualsiasi altro shop, boutique ed esercizio commerciale. Le vendite potranno anche decollare (in concomitanza è stata presentata anche la nuova linea di abbigliamen-to) ma i risultati sportivi si conquista-no innanzitutto sul campo. E, allora, fra il sacro e il profano la dirigenza del Brescia prova a risollevarsi il mo-rale inebriandosi di profumo. Al mo-mento, però, l’unica fragranza (aro-matica) che aleggia dalle parti di via Bazoli, del Rigamonti e in Saniplast è quella acre della retrocessione, della serie B. B come Brescia, B come ba-ratro, B come basta! Perché i tifosi non ci stanno a retrocedere proprio nell’anno del Centenario e dopo aver passato le pene dell’inferno per cin-que anni prima di risalire. Mettiamo-ci pure l’intenzione di Gino Corioni a mollare la baracca e i burattini a fine stagione e la distruzione sportiva del Brescia Calcio è pronta e servita. Che tristezza, quanta amarezza. Altro che profumo, una bottiglietta non sareb-be sufficiente a rendere più gradevo-le l’aspetto di questa squadra. Che in-

cassa gol a raffica in difesa e in avanti, che non segna nemmeno con la porta spalancata. E sarà un caso che dome-nica a Marassi, sponda Sampdoria, le Rondinelle debbano vedersela con l’ex di turno? Che stavolta si chiama Cavasin, cacciato e richiamato e cac-ciato nuovamente nelle passate due stagioni dal mangia-allenatori Co-rioni. Solo la vittoria consentirebbe all’undici di Iachini tornare in corsa,

altrimenti sarà serie B con tre giorna-te d’anticipo. In difesa tornerà Zoboli, a centrocampo mancherà Zanetti an-cora una volta bloccato da un infor-tunio muscolare. In avanti spazio alla coppia Eder-Caracciolo con l’aggiun-ta di Diamanti che, speriamo, faccia vedere qualche giocata che giustifichi il suo lauto stipendio e renda giustizia all’appellativo di “fantasista”. A Ma-rassi il Brescia renderà visita ad una

Smaltite le vacanze pasquali, torna domenica il campionato con gara 1 delle semifinali scudetto. Centrale del Latte Brescia che alle 18 riceve al San Filippo per il primo di cinque incontri con Perugia. I precedenti, nella stagione regolare, non sono confortanti visto che gli umbri hanno vinto entrambi gli scontri. Ma adesso è diverso, si azzera tutto e – per passare il turno – bisognerà vincere tre dei cinque scontri previsti. Oltre a domenica 1° maggio, il San Filippo ospiterà

anche gara 2 martedì 3 maggio alle 21. Poi si andrà a Perugia venerdì 6 alle 21 e – se servirà – il Pala Evangelisti resterà a disposizione anche domenica 8 alle 18. L’eventuale bella, invece, si tornerà a giocarla fra le mura amiche del San Filippo mercoledì 11 alle 21. Tutte le gare verranno seguite in diretta da Radio Voce Fm 88.3-88.5 e radiovoce.it. Nell’altra semifinale Piacenza se la vedrà con Treviglio avendo a favore il fattore campo. (al.an.)

Sampdoria epurata dal mercato di ri-parazione di gennaio, in frantumi, allo sbando e che rischia anche lei la serie B. In più non ci saranno gli squalificati Poli e Volta mentre quel Martinez, ce-duto in prestito a gennaio, al Brescia di questi tempi avrebbe fatto davvero comodo. Insomma, sarà una sfida fra disperati, con i blucerchiati, però, che avranno a favore il fattore campo e a +5 dalle Rondinelle penultime. E che dire dei numeri per gli amanti della statistica? Sampdoria che non vince in casa dal mese di febbraio, bianco-azzurri che in trasferta ha vinto una sola gara e, addirittura, lo scorso set-tembre (Chievo-Brescia 0-1 gol di Dia-manti su punizione). In 90’ le rondinel-le si giocheranno un’intera stagione e, soprattutto, la sopravvivenza per i prossimi anni visto che un ritorno agli inferi equivarrebbe a far saltare una polveriera. La miccia è accesa, meglio spegnerla con una spruzzata di buon profumo. Ma che sia rigoro-samente di serie A.

In attesa del derby di sabato contro i cugini del Calvisano, il Rugby Brescia ha ufficializzato l’avvio di un nuovo corso sportivo. Partendo dalla no-mina del nuovo direttore generale e del direttore sportivo. Beppe Lanzi, già team manager della prima squa-dra, assume il più ampio ruolo di dg a supporto del presidente Remo Pola e di Roberto Colosio, amministratore del club cittadino. Il ruolo di diretto-re sportivo è stato invece assegnato

a Fabrizio Arici che durante questa stagione ha già coordinato lo stesso settore. Potenziamento del recluta-mento e della divulgazione del gioco presso i giovani, sviluppo del settore formativo del club e valorizzazione nel settore seniores delle risorse bre-sciane rimangono i punti cardine del disegno del club di via della Maggia. “Sono felice ed orgoglioso di questo nuovo incarico – spiega Beppe Lanzi (foto a lato) – gli obiettivi che ci sia-

mo proposti sono ambiziosi e si arti-colano in un programma di 4-5 anni. Ci saranno cambiamenti, riassetti, su tutti i fronti: sportivo, societario e della struttura tecnica. Stiamo già lavorando per inserire nell’organi-co, a tutti i livelli, tecnici di qualità: ci vogliono persone di spessore per un rugby di alto livello. È un lavoro imponente e impegnativo, vogliamo prima di tutto far crescere sempre di più le giovanili perché siano un ve-

ro e proprio vivaio e, naturalmente, mettere tutta l’energia e le risorse ne-cessarie per migliorare la prima squa-dra per ottenere risultati consoni al blasone del Rugby Banco di Brescia. Ringrazio i dirigenti del Brescia per questa opportunità e assicuro tutta la disponibilità a lavorare con il nuo-vo direttore sportivo ed i futuri staff tecnici”. Intanto, però, bisognerà con-cludere una sofferta stagione con la conquista della salvezza.

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a piramide del potere pro-vinciale sta iniziando a prendere forma nel mondo della pallavolo. Le palestre di Montichiari e Vighizzolo

sono la meta ambita da un’intera sta-gione. Sui loro parquet si disputeran-no le partite dell’anno e qualcuno ha già staccato il pass per la sfida che re-galerà gli scudetti arancioblù. Si trat-ta del San Giacinto, certo di prendere parte alla finalissima juniores del 14 maggio. La formazione cittadina ha conquistato con una giornata di an-ticipo il primato nel girone Y dei pla-yoff, dove Castegnato ed Essegi Sof-tware si contenderanno un posto per accedere alla finalina valevole per il bronzo. San Giacinto osserva con at-tenzione ciò che accade nel gruppo X, dove Franciacorta è la candidata principale alla vittoria nonostante la pressione ravvicinata di Ponte Zana-no e S. Martino, rispettivamente a -1 e -2. Nell’open femminile Consorzio Vela Carpenedolo ha timbrato il car-tellino dominando il girone X e ag-guantando l’ennesima finale della sua storia. La sua avversaria, a meno di un totale black out all’ultima giornata, sa-rà Resto del Maury. La lunga stagio-ne dell’open maschile ha proclamato le sue quattro regine. Volley Rudiano 1992 conquista un posto in semifinale da favorita dopo essersi aggiudicata la regular season con due lunghezze di vantaggio su Serafica San Carlo. La capolista dovrà affrontare Gioielleria Cropelli 1 in una gara secca tra le mu-

Mentre a Roma avrà luogo la beatificazione di Karol Wojtyla le squadre dei campionati Csi sono state invitate dal comitato nazionale a dar vita – prima delle gare – ad un comune momento di commemorazione in ricordo del “papa dello sport”, che nel corso del suo pontificato si è sempre dimostrato vicino all’associazione. Nella memoria arancioblù è ancora vivo l’ultimo, commovente incontro avvenuto in aula Nervi, in Vaticano, nel 2004, in occasione

del sessantesimo anniversario di fondazione del Csi. Il Pontefice spronò l’associazione a restare sempre fedele al compito di promuovere lo sport come esperienza formativa nelle parrocchie, nella scuola e sul territorio per aiutare le nuove generazioni a scegliere e coltivare i valori autentici della vita: l’amore per la verità e la giustizia, il gusto della bellezza e della bontà, la ricerca dell’autentica libertà e della pace.

ra amiche. Stesso discorso per la for-mazione dei Cappuccini, opposta alla terza forza del girone, ovvero Nuove Legioni Calcinatesi 2004. Nell’open misto Olimpia Paitone godrà dei fa-vori della prima della classe e affron-terà le medaglie di legno dell’All Star. Anche Provaglio – campione in cari-ca – e Somain Cortefranca sognano un posto in finale. Contenderselo in

un derby avrà un sapore speciale. An-che la Coppa Leonessa entra nel vivo sebbene il percorso necessario per alzare al cielo il trofeo arancioblù sia ancora lungo. Nell’open femminile, al momento, i ruggiti più convinti sono stati quelli di Inzino Aido (capolista a punteggio pieno del girone A) e Vol-ley 96 Gottolengo, che ha collezionato sette punti in tre gare nel gruppo B. Spostando lo sguardo sulle juniores spicca il nome di S. Angela Merici, senza dubbio la squadra più in forma del momento, ma è partita con il pie-de giusto anche Berlingo Volley, autri-ce si una sestina vincente nelle prime due gare disputate in cui non ha con-cesso set alle avversarie.

“Un piccolo gesto per te. Un gran-de aiuto per crescere con lo sport”. Donare il cinque per mille alla Pre-sidenza nazionale del Centro Spor-tivo italiano è facile e non costa nulla. Consente però a tante pic-cole associazioni e parrocchie sul territorio di continuare a pratica-re una sana educazione sportiva a piccoli, adulti ed anziani, soprat-tutto in questo momento in cui la crisi economica ha ridotto note-

volmente le risorse pubbliche a disposizione dello sport. Così tu e i tuoi figli potrete continuare a pra-ticare l’attività sportiva dilettanti-stica e a godere dei tanti benefici, in termini di salute, benessere ed educazione che la nostra associa-zione da sempre coltiva.Per donare il cinque per mille al-la Presidenza Nazionale del Csi, è sufficiente apporre la tua firma, nel Cud, nel 730 oppure nella di-

chiarazione Unico 2010, sul riqua-dro dedicato alle Onlus e alle As-sociazioni di Promozione Socia-le, unitamente al codice fiscale 80059280588.Educare attraverso lo sport è la mission del Csi.Compito della formazione è ricor-dare sempre che il Csi non orga-nizza sport, ma promuove itinerari educativi, attraverso uno sport fat-to bene, di qualità, accessibile, per

tutti, in particolare per i più giova-ni. L’attività del Csi è da sempre improntata all’educazione dei più piccoli e soprattutto alla crescita e alla formazione degli allenatori. L’importante non è solo giocare bene, ma crescere in un ambiente sano che sappia essere un luogo formativo. Certo c’è bisogno del sostegno di tutti, anche di chi con un piccolo gesto può donare un contributo importante.

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Vale solo il Vangelo

Egr. direttore,la lettura del testo della lettera a fir-ma di Renato Longhi sulla “Voce” del 7 aprile ha dato il via a una lun-ga riflessione personale sul signifi-cato cristiano di alcuni termini da noi usati quotidianamente: stranie-ro, prossimo, nemico, cattolico, ecc. Non posso non apprezzare la citazio-ne del passo di Matteo di cui orgo-gliosamente io porto il nome che preannuncia il giudizio finale a cui tutti saremo sottoposti. Nelle Scrit-ture l’amore anche per il “nemico” è spesso auspicato, ma, sempre nelle stesse, spesso s’invoca l’intervento divino perché ci salvi e sconfigga il “nemico”, in alcuni casi per porlo come sgabello dei suoi piedi. Chi è, dunque, questo “nemico”? Non mi risulta che la Lega istighi deliberata-mente all’odio verso lo straniero. La Lega, in particolare di fronte a certi fenomeni e considerando l’attuale delicata situazione socio-economica del nostro Paese, cerca di porre un argine ricorrendo alla pratica della legalità, una pratica che nel passato recente è stata spesso trascurata. Gli stranieri giunti illegalmente sul suolo nazionale sono stati accolti, curati, sfamati e alloggiati con un notevole sforzo e impiego di mezzi, uomini e risorse. Che si potesse fare meglio è indubbio, ma di fronte all’emergenza non sempre tutto riesce subito per-fettamente. Tante sono sempre le critiche, ma molto poche le proposte risolutive. Questi stranieri sono stati immediatamente divisi in due grup-pi con differenti destini: coloro che chiedono asilo politico in fuga da guerre, persecuzioni, tirannie, ecc. e quelli che tentano l’avventura per

migliorare la loro condizione econo-mica o all’estremo per sfuggire al-la giustizia del loro Paese. Nessuno accusa specificamente l’immigrato di evadere il dovere di corrisponde-re i propri tributi. Questa immorali-tà, che il mio movimento ha sempre criticato, combattuto e denunciato, è ancora molto radicata nel costu-me dì molti nostri concittadini e ac-centuata dal crescente individuali-smo ed egoismo che fanno ritenere il bene comune di cui loro stessi approfittano cosa a loro estranea. Purtroppo devo constatare che non sono moltissimi pur dicendosi cri-stiani, sia all’interno della classe po-litica sia di destra che di sinistra o in altre istituzioni, quelli che seguo-no o almeno tentano di seguire i consigli evangelici. Non si nega che l’attuale trend porti ad una sempre maggiore multietnicità delle socie-tà occidentali, tuttavia sarebbe au-spicabile che questi nuclei etnici (si vedano i diversi casi di Svizzera, Germania o Stati Uniti) pur non per-dendo la loro originalità, si integrino nella società ospitante fino ad arriva-re, come avvenuto da noi nei seco-li passati, all’assimilazione. Ritengo che uno straniero possa diventare cittadino italiano possedendone i requisiti legali soprattutto perché lo desidera sinceramente e non per un mero atto d’ufficio. Da quello che io comprendo, “cattolico” significa universale nel senso che chiunque veramente voglia sarà accolto nella Chiesa, senza distinzione di sesso, ceto, censo, casta, classe, etnia, ecc. I membri della Chiesa, ritenendo io di farne parte come battezzato e fe-dele, li considero come miei fratel-li. Mi pongo, quindi, la domanda se sono loro il mio vero prossimo o se

la prossimità - oltre al dovuto amo-re per ogni essere - si estende nello stesso modo ad ogni uomo, anche al “nemico” Luca, in Atti 4, 32-37 e 2, 42-47, ci descrive la comunità cri-stiana ideale e ci aiuta a capire chi possa essere il fratello e il prossimo. Ritengo, inoltre, che l’originale isti-tuzione del diaconato si rivolgesse ai soli membri della comunità cristiana e solamente di riflesso ai bisognosi che ancora non ne facevano parte. Se per essere accolto in seno alla Chiesa pongo il caso di un adulto non bat-

tezzato ci si deve sottoporre ‘ad un serio e intenso addestramento (ca-tecumenato) così, per essere accol-to a pieno diritto in seno ad una ben precisa comunità nazionale, perché uno straniero non deve sottostare a chiare regole di ammissione? Potrei io, illegalmente, varcare i confini di uno Stato sovrano, di una respubbli-ca, solo per godere della vera o sup-posta ricchezza dei legittimi cittadini ivi residenti solo perché lo desidero? Accampare diritti e pretese come se fossi uno di loro senza ancora aver-ne titolo? Quanti secoli abbiamo do-vuto lottare noi “indigeni” per avere quello che abbiamo? Quanti martiri, quante vessazioni, quante lotte, quan-to dolore hanno portato all’esistenza della respubblica in cui viviamo e a cui apparteniamo? Infine, condivido pienamente l’affermazione che se si vuole tirare in ballo l’identità cri-stiana vale solo il Vangelo (e annes-si). Cosa debbo pensare di quei “cri-stiani” che continuano a fare di tutta un’erba un fascio? Ovvero quelli che pongono sullo stesso piano tutte le religioni? Lungi da me il non auspi-care un buon rapporto con tutti, ma con i dovuti distinguo e cautele! Non dimentichiamo Giovanni (Gv 14, 6)

che ci riporta le ipsissima verba di nostro Signore: “lo sono la via, la ve-rità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Riflettiamo bene a queste parole: non dicono io sono una delle vie, una delle verità... Detto questo ritengo, che il “dialogo” sia attuabile solo a livello umano, tra “religioni” si può attuare solo un confronto. Condivido anche l’accu-sa generalizzata di ignoranza della Parola di Dio, di cui tutti, chi più chi meno, siamo responsabili. Sarebbe tempo che se veramente crediamo in quello che spesso affermiamo solo a parole si tornasse tutti ad essere missionari ed evangelizzatori, anche solo partendo dalla semplice difesa della tanto disprezzata secolare “de-vozione popolare” o da quella della presenza del crocifisso essenziale e non sempre compreso simbolo del-la nostra millenaria fede nei luoghi pubblici e altrove.Matteo Rinaldi

Lettera apertasull’accoglienza

Egr. direttore,ho piacere di diffondere la bella noti-zia che, alcuni sacerdoti, nonostante la loro condizione umana, come noi laici, riescono a rendersi autentici te-stimoni di fede cristiana. Ho avuto co-me parroco, per 12 anni, il sacerdote don Giuseppe Tomasoni, presbitero della parrocchia di San Gottardo a Paderno Franciacorta. Tra me e don Giuseppe, si è instaurato sin dal 1997, anno del suo ingresso in parrocchia, un rapporto di vicinanza apprezzato da ambo le parti. Lo ritengo una per-sona molto equilibrata di carattere, in grado di farsi apprezzare per il suo

continuo operare bene per ogni atti-vità pastorale e per le iniziative cari-tative pro-missioni estere a favore di missionari laici e consacrati originari della comunità cristiana di Paderno Franciacorta. Il mio vissuto da cri-stiano cattolico forestiero parla bene dell’esperienza di figlio di Dio e trova in essa ampio spazio l’intervento di don Giuseppe Tomasoni. Don Giusep-pe mi ha accolto con benevolenza nel-la Parola di Dio, nei quotidiani consi-gli e catechesi, incoraggiamenti nella forza ad andare avanti rimanendo sal-do nella fede, valorizzando il presente e le piccole cose, condizione di base per ringraziare il Signore guardando con altrettanta fiducia alla speranza che ci spetta e aspetta da, con e per Maria madre nostra. Don Giuseppe ha integrato la mia formazione umana e cristiana, lui missionario autentico di pazienza e dedizione, e di speranza, mi ha sempre offerto la sua disponi-bilità con la sua vicinanza umana in qualsiasi momento della giornata. Un compito diverso e altrettanto impor-tante per la mia formazione ha avuto il parroco don Gianpietro Forbice delle chiese di San Rocco e di Cristo Risor-to a Padergnone. Di indole giovanile e solare, sorridente, ho instaurato con lui un rapporto di amicizia molto con-fidenziale. Ha sempre favorito il mio accesso nella chiesa di San Rocco nelle ore notturne per adorare Gesù Eucaristico. È un sacerdote sensibi-le e responsabile e, nello stesso tem-po, alla mano. Ricordo con piacere le Sante Messe quotidiane celebrate alle 16 e alle 19.30 nell’abbazia olivetana di Rodengo Saiano. Ringrazio il retto-re padre Alfonso e tutti gli altri Padri che celebravano a turno la Santissima eucaristia, tra i quali ricordo con tanta simpatia il defunto don Antonio Ma-

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

riani. Ringrazio don Giuseppe Zam-boni della parrocchia di San Zenone di Passirano che celebrava le Sante Messe alle 7 e alle 19 di ogni giorno feriale. Un cenno di ringraziamento va pure alla diocesi di Brescia che ha preposto il defunto don Abramo Putelli per la comunità parrocchiale di Fantecolo di Provaglio d’Iseo. La parrocchia di Sant’Apollonio si presta molto al silenzio e al verde e, quindi, alla preghiera nella natura di Dio. Rin-grazio don Abramo per essersi reso innumerevoli volte angelo custode che presentava le mie intenzioni al-la Madonna di Lourdes e di Fatima e in Terra Santa durante i suoi innu-merevoli pellegrinaggi. E continua a intercedere...Rocco Caronte

Il gigante della storia

Egr. direttore,quest’anno, il 1° maggio oltre ad es-sere la festa del lavoro è pure la Do-menica dopo Pasqua, dedicata alla Divina misericordia, ed in tale cir-costanza sarà beatificato Giovanni Paolo II. In merito a questo grande evento, sia per la Chiesa che per tutta la cristianità, non si avverta-no quel grande entusiasmo e quella voglia di partecipazione ai quali era-vamo abituati durante il lungo pon-tificato di papa Wojtyla. I mezzi di informazione, in particolare quelli cattolici, ne parlano, ma, ad esem-pio, non trovo lettere di lettori e/o commenti per esprimere la gioia di vedere questo Papa, che fu definito “il gigante della storia” del secolo scorso, proposto alla venerazione dei fedeli. È soltanto una perdita collettiva di memoria? Con questa

mia lettera vorrei evidenziare, tra le altre caratteristiche del Papa po-lacco, la sua costante attenzione per le grandi questioni sociali del nostro tempo. Si pensi alle encicliche La-borem exercens, del 1981 sull’eser-cizio del lavoro umano, e Sollici-tudo rei socialis del 1987, ossia la sollecitudine della Chiesa nel porre attenzione alla evoluzione sociale. Da ultimo la Centesimus annus del 15 maggio 1991, con la quale, pren-dendo atto della caduta del comu-nismo (a cui Lui aveva contribuito), metteva in guardia dai pericoli di un capitalismo senza regole e privo di alternative. A me pare che, almeno nell’ultimo decennio, stiamo speri-mentando cosa significhi rinuncia-re al governo dell’economia, la qua-le impone le sue ferree leggi, senza considerare le finalità sociali del la-voro e delle risorse in genere. Con queste considerazioni, auspico una integrale riscoperta della figura del nuovo Beato, dal quale, numero-si milioni di lavoratori e lavoratrici ricevettero un grande impulso e so-stegno per la promozione della loro dignità umana.Giuseppe Delfrate

La Chiesa e la Lega Nord

Egr. direttorenelle ultime settimane su varie testa-te è apparsa la lettera del segretario cittadino di Lega Nord, Matteo Rinal-di, a commento della Lettera sulla pa-storale dei migranti inviata dal Vesco-vo di Brescia alle comunità della dio-cesi. Assoggettare a critica puntuale tutto quanto affermato da Rinaldi sa-rebbe un compito assai agevole, ma lo scritto risulterebbe tedioso alla lettura. È quindi preferibile proporre

un più ampio giudizio sull’atteggia-mento assunto da Lega Nord riguar-do alla religione cristiana. In tutta l’Europa è in atto un cambiamento dovuto alla massiccia presenza di un gran numero di fedeli di religioni non cristiane che non vogliono seguire le regole della laicità dello Stato. Ciò sta spingendo a una rivalutazione, nella maggioranza della popolazio-ne, delle radici cristiane dei “valori europei”. Detto per inciso, i “valori europei” affondano le proprie radici prima di tutto nella cultura classica, nel diritto romano, e soprattutto nel-la filosofia greco-romana, nella quale San Paolo ha voluto che il pensiero cristiano venisse innestato. Tornan-do al tema del presente scritto, Lega Nord ripropone (a scopi elettorali, teniamolo sempre ben presente) un concetto superato, sorto nel Medio-evo dominato dalle guerre di reli-gione: l’idea di identità tra Chiesa, territorio e nazione. Tale principio è racchiuso nell’espressione “cuius regio, eius religio”. Un forte legame tra religione e identità nazionale non dá spazio alle comunità di diverso credo religioso, con la conseguente tendenza a concedere libertà limitate alle fedi minoritarie. Questa pretesa di Chiesa “nazionale” ha portato al disastro nei Balcani durante gli anni ‘90, quando le chiese si sono lasciate strumentalizzare in conflitti che han-no portato a violenze e distruzioni in nome della religione. La Chiesa cui Lega Nord intende rifarsi è una Chie-sa non “cattolica” nel senso etimolo-gico, ossia non rivolta, non aperta a tutti. Una Chiesa siffatta tradirebbe il messaggio cristiano, e rischierebbe di entrare in aperto conflitto con gli appartenenti alle altre religioni. Ne deriverebbe un atteggiamento oppo-

sto all’integrazione invocata da Lega Nord a parole ma ostacolata nei fatti, come testimoniato quotidianamente da provvedimenti amministrativi lo-cali e nazionali.L’etnoreligione cui Lega Nord vor-rebbe tendere ha visto di recente una affermazione clamorosa nell’Europa centrale, con legami rinnovati con lo Stato. Mi riferisco alla nuova Costi-tuzione della Repubblica ungherese, religiosamente connotata, imposta dal partito unico di governo, il “Fi-desz” (nomen omen?), un partito po-pulista di centro-destra. Il testo della nuova Costituzione ungherese fa rife-rimento a Dio, e al cristianesimo co-me elemento fondante della nazione ungherese, sovrapponendo nazione politica e nazione etnica. Lega Nord si pone nella scia di que-sto e di altri partiti europei naziona-listi, antieuropeisti, xenofobi e razzi-sti, che mietono successi elettorali a causa della crisi economica e dell’im-migrazione, fenomeni che però essi non sanno né contrastare né gover-nare. L’auspicio è che la Chiesa non accetti di farsi stringere da quell’ab-braccio soffocante che Lega Nord le sta offrendo.Emanuele Formosa

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