La Voce del Popolo 2012 22

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Ǥ Ho letto il libro di Nuzzi. Per chi non lo sapesse è l’inchiesta dedicata alle carte segrete del Papa che in questi giorni sta facendo tanto discutere. Il giornalista lo ha redatto sulla base di documenti originali avuti da “corvi” vaticani. Dalla sua uscita all’arresto di Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI, il passo è stato breve. Dire che quel che è accaduto non fa bene alla Chiesa è scontato. Davanti alla parola “scandalo” i fedeli restano disorientati e i media godono perché ottengono risultati insperati. Nuzzi vende copie e guadagna, gli ascolti di tg e i lettori dei giornali aumentano e la Chiesa viene colpita nella sua credibilità. Il disegno è perfetto, matematico, oserei dire diabolico. Ma cosa resta da capire? ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 Quel che veramente è accaduto e non quello che ci viene raccontato. Dicevo, per capire ho letto il libro di Nuzzi e sinceramente non vi ho trovato molto di particolarmente scandaloso. Le carte rubate al Papa dicono di problemi (certo), invidie umane, timori, ma confidati al Vicario di Cristo. Nessuno dei protagonisti li ha ostentati e tutti dal Papa hanno accettato le decisioni conseguenti. Fa sorridere, quindi, questo svelamento dei retroscena e il condimento in salsa “romanzo di spionaggio” con cui il giornalista citato confeziona i contenuti ricevuti dalla “fonte Maria”. Di scandaloso, quindi, c’è altro. Anzitutto la violazione al diritto alla riservatezza del Papa e del suo alto ufficio. A ben guardare, di questo passo, potrebbero presto trovare in libreria libri sulle carte che girano sul tavolo del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio, di un Sindaco, di ogni Vescovo diocesano e di qualsiasi persona con una qualche responsabilità pubblica. La domanda è: siamo certi che questo darebbe un contributo essenziale alla verità e alla costruzione di una comunità, sociale, ecclesiale e umana migliore? Il Vangelo ricorda che “la verità vi farà liberi”, ma quale bene viene dall’ostentazione pubblica di contenuti, a volte strettamente personali e sensibili, al fine di usare la verità come arma per esercitare pressioni, influenzare decisioni e idee o veder affermati i propri interessi? Giustamente da chi ha responsabilità di “governo” dobbiamo esigere decisioni sagge, giuste e capaci di rispondere ai bisogni della comunità sia essa la Chiesa o lo Stato. Essere partecipi poi della costruzione delle decisioni è importante, ma non lo è pure il rispetto per l’autorità? Quale comunità umana o religiosa cresce nel bene senza questo anticipo di fiducia? Per i credenti, poi, chi guida la Chiesa è sacramentalmente accompagnato dallo Spirito Santo. Colpire il Papa, se non ha sbagliato, in maniera intenzionale è perciò grave perché colpisce la fede dei cristiani. Lo scaldalo, ancora, è l’ergersi di giornalisti e opinionisti a profeti e moralizzatori della Chiesa. Un triste spettacolo. Di questo passo qualcuno tra poco si candiderà al prossimo conclave. I fatti accaduti hanno addolorato Benedetto XVI. La sua fiducia è stata tradita da parte di chi gli è più vicino ed è forse questa la perdita più grave per la Chiesa. Non è uno scandalo sapere che vicino a lui ci sono pareri diversi sui problemi da affrontare, grave sarebbe il contrario e che il Papa non potesse guidare la Chiesa con cognizione di causa. Le carte svelate, quindi, dimostrano che il Papa non è fuori dalla realtà, come qualcuno vorrebbe far credere, e che, nello stile con cui ha affrontando questa crisi, Benedetto XVI è per noi Pietro, la roccia: sulla sua fede la Chiesa è salva e gli inferi non prevarranno contro di essa. ǡ ǡ Preti novelli. Fidarsi di Dio, stare tra la gente Piazza Loggia. L’ora attesa della verità ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Milano 2012. Nel nome di una festa contagiosa Vittoriale. Anche D’Annunzio sarebbe orgoglioso Calcio. Brescia in vacanza con dubbi e incognite Assemblea Aib. Un’unica condizione per la crescita Ǥ ǤǤ “Avrai sempre un posto nel mio cuore!”. Possiamo averlo detto ad amici o familiari che pensavamo non avremmo rivisto per lungo tempo e che ci dispiaceva non poter in- contrare spesso. Magari l’abbiamo detto anche a persone che ci stavano lasciando e delle quali - in fondo - pensava- mo non avremmo avvertito troppo la mancanza. Però la frase suonava bene... La festa della SS.ma Trinità e l’inizio di giugno - mese del Cuore di Gesù - ci possono aiutare a comprendere che Dio tiene sempre un posto per noi nel suo cuore. Anzi, Dio, che è Amore perfetto nella sua Unità-Trini- tà, desidera che noi ci sentiamo “a casa” nel suo cuore. E come non potremmo esserlo? Dove trovare un Padre, un Fratello, un Paraclito (consolatore-avvocato) che sempre ci ricercano, ci so- stengono, ci perdonano, ci amano? E noi come rispondiamo a Coloro che la beata Elisabetta della Trinità invocava: “O miei Tre, mio Tutto, mia Beatitudine, Solitudine infinita, Immensità in cui mi perdo”? Come lei potremmo chiedere: “Pacifica la mia anima, fanne il tuo cielo, la tua dimora preferita e il luogo del tuo riposo”. Ora e sempre. ǯ Ǥ Ǥ Dzîǡ ǯ dz ° Ǥ ǣ ǡ ǡ ǡ

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Sono solo parole - Pronta l’estate 2012. Al via i grest per 60mila bambini delle parrocchie di città e provincia. “Passpartù, di’ soltanto una parola” è il tema scelto dagli oratori lombardi. Con la parola possiamo entrare dappertutto: nel cuore di ognuno, nel cuore delle cose, nel cuore degli altri, nel cuore di Dio

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Ho letto il libro di Nuzzi. Per chi non lo sapesse è l’inchiesta dedicata alle carte segrete del Papa che in questi giorni sta facendo tanto discutere. Il giornalista lo ha redatto sulla base di documenti originali avuti da “corvi” vaticani. Dalla sua uscita all’arresto di Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI, il passo è stato breve. Dire che quel che è accaduto non fa bene alla Chiesa è scontato. Davanti alla parola “scandalo” i fedeli restano disorientati e i media godono perché ottengono risultati insperati. Nuzzi vende copie e guadagna, gli ascolti di tg e i lettori dei giornali aumentano e la Chiesa viene colpita nella sua credibilità. Il disegno è perfetto, matematico, oserei dire diabolico. Ma cosa resta da capire?

Quel che veramente è accaduto e non quello che ci viene raccontato. Dicevo, per capire ho letto il libro di Nuzzi e sinceramente non vi ho trovato molto di particolarmente scandaloso. Le carte rubate al Papa dicono di problemi (certo), invidie umane, timori, ma confidati al Vicario di Cristo. Nessuno dei protagonisti li ha ostentati e tutti dal Papa hanno accettato le decisioni conseguenti. Fa sorridere, quindi, questo svelamento dei retroscena e il condimento in salsa “romanzo di spionaggio” con cui il giornalista citato confeziona i contenuti ricevuti dalla “fonte Maria”. Di scandaloso, quindi, c’è altro. Anzitutto la violazione al diritto alla riservatezza del Papa e del suo alto ufficio. A ben guardare, di questo passo, potrebbero presto trovare in libreria libri sulle carte che girano sul tavolo del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio, di un Sindaco, di ogni Vescovo diocesano e di qualsiasi persona con una

qualche responsabilità pubblica. La domanda è: siamo certi che questo darebbe un contributo essenziale alla verità e alla costruzione di una comunità, sociale, ecclesiale e umana migliore? Il Vangelo ricorda che “la verità vi farà liberi”, ma quale bene viene dall’ostentazione pubblica di contenuti, a volte strettamente personali e sensibili, al fine di usare la verità come arma per esercitare pressioni, influenzare decisioni e idee o veder affermati i propri interessi? Giustamente da chi ha responsabilità di “governo” dobbiamo esigere decisioni sagge, giuste e capaci di rispondere ai bisogni della comunità sia essa la Chiesa o lo Stato. Essere partecipi poi della costruzione delle decisioni è importante, ma non lo è pure il rispetto per l’autorità? Quale comunità umana o religiosa cresce nel bene senza questo anticipo di fiducia? Per i credenti, poi, chi guida la Chiesa è sacramentalmente accompagnato dallo Spirito Santo.

Colpire il Papa, se non ha sbagliato, in maniera intenzionale è perciò grave perché colpisce la fede dei cristiani. Lo scaldalo, ancora, è l’ergersi di giornalisti e opinionisti a profeti e moralizzatori della Chiesa. Un triste spettacolo. Di questo passo qualcuno tra poco si candiderà al prossimo conclave. I fatti accaduti hanno addolorato Benedetto XVI. La sua fiducia è stata tradita da parte di chi gli è più vicino ed è forse questa la perdita più grave per la Chiesa. Non è uno scandalo sapere che vicino a lui ci sono pareri diversi sui problemi da affrontare, grave sarebbe il contrario e che il Papa non potesse guidare la Chiesa con cognizione di causa. Le carte svelate, quindi, dimostrano che il Papa non è fuori dalla realtà, come qualcuno vorrebbe far credere, e che, nello stile con cui ha affrontando questa crisi, Benedetto XVI è per noi Pietro, la roccia: sulla sua fede la Chiesa è salva e gli inferi non prevarranno contro di essa.

Preti novelli.Fidarsi di Dio,stare tra la gente

Piazza Loggia.L’ora attesadella verità

Milano 2012.Nel nome di una festa contagiosa

Vittoriale.Anche D’Annunziosarebbe orgoglioso

Calcio. Bresciain vacanza con dubbi e incognite

Assemblea Aib. Un’unica condizione per la crescita

“Avrai sempre un posto nel mio cuore!”. Possiamo averlo detto ad amici o familiari che pensavamo non avremmo rivisto per lungo tempo e che ci dispiaceva non poter in-contrare spesso. Magari l’abbiamo detto anche a persone che ci stavano lasciando e delle quali - in fondo - pensava-mo non avremmo avvertito troppo la mancanza. Però la frase suonava bene... La festa della SS.ma Trinità e l’inizio di giugno - mese del Cuore di Gesù - ci possono aiutare a

comprendere che Dio tiene sempre un posto per noi nel suo cuore. Anzi, Dio, che è Amore perfetto nella sua Unità-Trini-

tà, desidera che noi ci sentiamo “a casa” nel suo cuore. E come non potremmo esserlo? Dove trovare un Padre, un Fratello, un

Paraclito (consolatore-avvocato) che sempre ci ricercano, ci so-stengono, ci perdonano, ci amano? E noi come rispondiamo a Coloro

che la beata Elisabetta della Trinità invocava: “O miei Tre, mio Tutto, mia Beatitudine, Solitudine infinita, Immensità in cui mi perdo”? Come lei potremmo chiedere: “Pacifica la mia anima, fanne il tuo cielo, la tua dimora preferita e il luogo del tuo riposo”. Ora e sempre.

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Quelli attuali sono giorni di vigilia non solo per i tre giovani che riceveranno l’ordinazione sacerdotale, ma anche per quelle figure che li hanno accompagnati nel loro cammino. Primo fra tutti mons. Carlo Bresciani, rettore del Seminario. “Il fatto che quest’anno siano solo due i sacerdoti novelli – afferma – deve diventare occasione per una riflessione sul cambiamento che ha conosciuto la Chiesa in questi anni”. Un cambiamento che, sono

altre considerazioni del Rettore, non è solo quantitavo, ma anche (e soprattutto) qualitativo e che chiama in causa la vita di fede della comunità diocesana. “I sacerdoti novelli – continua mons. Bresciani – si trovano davanti a nuove sfide che non stanno soltanto nelle cose da fare, ma nella maggior difficoltà e nella diversità rispetto al passato dell’annuncio e della testimonianza di una vita conforme al Vangelo”. Non dimentica il Rettore, per altro

ordinato sacerdote in una delle annate più feconde per la Chiesa bresciana (1975, 31 sacerdoti), che il fatto di essere soltanto in due se da un lato priverà i sacerdoti novelli del conforto del gruppo numeroso, dall’altro li stimolerà al coordinamento, alla collaborazione e al confronto con tutti quei preti che avranno modo di incontrare sul loro cammino e che rappresentano un presbiterio ancora importante come quello bresciano.

Sono passati 17 anni dalla celebrazio-ne dell’ultima prima Messa. Era infatti il 1995 quando la parrocchiale di Edo-lo accoglieva, dopo l’ordinazione del giorno precedente a Brescia, don Ales-sandro Nana. Tra pochi giorni l’appun-tamento si ripeterà con la prima Mes-sa di don Carlo Sarotti (nella foto con i giovani della parrocchia). C’è attesa per quella che la gente di Edolo non esita a definire una pagina importan-te nella storia non solo religiosa della

comunità. Un’attesa che, come ricorda il parroco don Giacomo Zani, si è ali-mentata soprattutto nelle ultime setti-mane, della preghiera di tanti edolesi. La recita del Rosario del mese di mag-gio, che per tradizione Edolo celebra nelle diverse contrade, quest’anno ha avuto un’intenzione particolare: quella appunto di accompagnare Carlo Sarot-ti all’ordinazione sacerdotale del 9 giu-gno. “Ogni serata – ricorda ancora don Zani – è stata chiusa con la recita della

preghiera che Paolo VI ha composto proprio per i presbiteri prossimi all’or-dinazione”. Se grande sarà l’emozione in Cattedrale tra la folta delegazione che lascerà l’alta Valle per raggiungere Brescia, ancora più commosso e cari-co di sentimenti sarà il clima umano e spirituale che don Carlo troverà sotto le volte della parrocchiale dedicata a Santa Maria Nascente, dove avrà modo di condividere con tanta gente la gioria dell’ordinazione sacerdotale.

tre giovani che sabato 9 giugno saranno ordinati sacerdoti (due diocesani più un religioso) sono il segno, non tanto numerico ma culturale, di una “Chiesa che sta

cambiando”, come sottolinea mons. Carlo Bresciani, rettore del Seminario. Logico domandarsi, dunque, se il cam-biamento in atto sia solo dell’istituzio-ne oppure interessi anche la figura del sacerdote, in particolare dei giovani. La domanda è stata posta al card. Sil-vano Piovanelli (nella foto), 88 anni, ospite della parrocchia di Coccaglio. L’ Arcivescovo emerito di Firenze sa bene cosa significhi essere sacerdote al servizio di una Chiesa non insensi-bile al cambiamento. Piovanelli, infat-ti, è uno dei pochi, forse l’unico tra i cardinali, ad aver percorso tutta la ge-rarchia ecclesiale: vicario parrocchia-le nella borgata fiorentina di Riffredi subito dopo l’ordinazione sacerdotale del 1947; prevosto di Castelfiorentino nel 1960, in una comunità tra Volterra e Siena attraversata da una situazione di estrema ideologizzazione politica non certo favorevole alla Chiesa. Nel 1979, il card. Benelli, allora arcivescovo di Firenze, gli affidava l’incarico prima di pro vicario e poi di vicario genera-le. Nel 1982 la nomina a vescovo ausi-

cosa oggi il Signore ci domanda. Io de-vo vivere oggi, e devo, oggi, risponde-re alla necessità di mettere in pratica la parola del Signore che ci invita ad andare in tutto il mondo e predicare il Vangelo”. Il Cardinale non manca di ricordare ai giovani sacerdoti di non lasciarsi spaventare da una pastorale sottoposta a un grande cambiamento. “Noi – afferma ancora – siamo piutto-sto lenti a capire questo insegnamen-to della storia; difatti si cambia solo perché siamo costretti”. Fa un solo esempio il card. Piovanelli, per altro estremamente attuale a Brescia: quel-

liare di Firenze. Nel marzo dell’anno successivo, alla morte del card. Be-nelli, Giovanni Paolo II lo nominava arcivescovo e, nel concistoro del 1985, lo elevava al rango di cardinale. Una “carriera” quella del card. Piovanelli strettamente legata alla missione pa-storale, alla cura d’anima, un percorso sacerdotale, il suo, esemplare per chi si appresta a ricevere il sacerdozio e per i giovani ancora in cammino. “Non si può paragonare un’epoca ad un’altra – è la sua prima risposta quando gli si chiede una parola per chi si appresta a diventare prete –. Certe cose che allora ci sembravano naturali, oggi ci scanda-lizzano; perciò io non mi rifarei tanto a vedere la mia esperienza del passato. Bisogna rifarsi piuttosto alla parola del Signore, all’esperienza della Chiesa, al-la testimonianza dei santi, vedere che

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Il terzo giovane che riceverà l’ordinazione sacerdotale dalle mani di mons. Monari è Carlo Bianchini, nato nel 1974, della congregazione dell’Oratorio. Quella del futuro sacerdote, della parrocchia dei Ss. Faustino e Giovita di Darfo è una vocazione nata nel corso degli studi universitari. “Dopo la laurea in economia e commercio e un’esperienza lavorativa – afferma – ho capito che ero chiamato ad altro”. L’incontro con i Padri della Pace risale proprio agli anni degli

studi universitari. “Abitavo in centro storico – ricorda p. Carlo – e l’incontro con la comunità dei Padri della Pace è stato naturale”. Prima della scelta defintiva il giovane Carlo, su consiglio di un sacerdote, segue un percorso di ricerca vocazionale promosso dal Seminario diocesano. Dopo un anno il passo della Pace, alla sequela di S. Filippo Neri, il santo della gioia. Gli anni della formazione hanno visto p. Carlo impegnato nelle attività della congregazione, in pieno centro a Brescia, nel campo

dell’educazione scolastica e dello scuotismo. “Nell mio percorso – continua p.Carlo – ha avuto la fortuna di una famiglia che ha capito la mia scelta e mi ha accompagnato”. A pochi giorni dall’ordinazionale è viva in p. Carlo la voglia di dire grazie, oltre alla famiglia, alle tante persone che l’hanno accompagnato verso il sacerdozio: dai professori del Seminario, all’intera comunità della Pace, figure che gli hanno dimostrato cosa sia l’amore incarnato del Signore.

C’è una singolare continuità tra gli ul-timi due sacerdoti che la comunità di Pezzaze ha dato alla Chiesa brescia-na. Don Giordano Bregoli, ordinato nel 1998 e don Damiano Raza (nella foto), che lo sarà il prossimo 9 giu-gno, sono legati da rapporti di paren-tela. Ma non è questo l’aspetto che ha spinto la comunità dell’alta Valtrom-pia ad avviare per tempo la prepara-zione spirituale per il suo “sacerdote novello”. Le ragioni le spiega il parro-

co don Giancarlo Pasotti. “La grande partecipazione, sia nell’allestimento della festa che nella preghiera che ha segnato il cammino di preparazione – sottolinea – trova giustificazione nel fatto che don Damiano è veramente un giovane ben voluto dalla gente di Pezzaze”. Sentimenti che accomu-nano giovani e meno giovani e che hanno accompagnato il giovane an-che negli anni della sua formazione in Seminario. Molte le testimonian-

ze che “certificano” questo legame. Una per tutte: quella della giovane Elena che ha conosciuto don Damia-no nei grest dell’oratorio. “È sempre stata una persona molto determina-ta – ricorda l’amica – che con la sua forza d’animo ci ha insegnato come un giovane possa assumere e por-tare avanti scelte, come quella del sacerdozio, che agli occhi di molti possono sembrare anacronistiche e controcorrente”.

lo delle unità pastoriali: “Sarebbe stu-pendo – sono le sue parole – se in una zona ci fosse una chiesa dove due/tre sacerdoti stanno insieme e fanno ser-vizio a tutti; ma per convincere due persone a stare insieme ce ne vuole! Siamo abituati allo stile che abbiamo trovato: perciò per ogni campanile, un sacerdote”. Quelli che il card. Piovanel-li evoca sono sacerdoti pronti a leggere i segni dei tempi e capaci, in situazioni in costante evoluzione, di annunciare sempre e comunque il Vangelo. Un in-segnamento che l’anziano cardinale ha appreso sul campo. Nella sua vita ha incontrato personaggi portatori di innovazioni “profetiche”. Da tutti ha imparato qualcosa. “Ho avuto dal Si-gnore – afferma al proposito – la gra-zia di conoscere personalmente molti personaggi che hanno inciso nella no-stra storia recente”. Il suo pensiero va a mons. Fiordelli, vescovo di Prato, al card. Elia Dalla Costa, a Giorgio La Pira, sindaco di Firenze. Per molti di questi personaggi sono in corso cau-se di beatificazione a testimonianza dell’incidenza che hanno avuto sulla vita della Chiesa. Nei suoi lunghi anni di sacerdozio don Silvano ha cono-sciuto anche don Lorenzo Milani, (“di cui sono stato compagno di studi in te-

ologia”), lo scolopio Ernesto Balducci, don Dino Barsotti, fondatore della co-munità dei “Figli di Dio”, (“una delle fi-gure spirituali più importanti del ‘900”). Figure per certi aspetti anche scomode ma che hanno influito sul suo essere sacerdote (e anche se non lo ammette uno dei vescovi più amati dai fioren-tini). E quando gli si chiede, alla luce delle esperienze vissute e degli incon-tri della sua vita, di formulare un au-gurio ai tre giovani bresciani che il 9 giugno mons. Monari ordinerà sacer-doti, il card. Piovanelli non ha dubbi: “Bisogna dire loro – sono le sue paro-le – che abbiano in cuore la speranza perché il Risorto sta camminando in mezzo a noi e ci precede in Galilea”. In quella regione che per i preti di oggi è il mondo che li circonda. “Un mondo – continua ancora il Cardinale – in cui

i giovani sacerdoti possono contare sulla presenza di Gesù. Una presenza che dona tranquillità e serenità”. Le difficoltà, che pure i giovani sacerdoti incontreranno nel loro cammino, non devono spaventare. Piuttosto devono essere affrontare con la certezza “che il Signore si serve anche del nostro poco per operare cose grandi”. L’au-gurio che rivolge ancora ai giovani è che sappiano vivere il loro sacerdo-zio nella certezza che all’interno di tutto opera lo Spirito Santo. “Chi ha fede non affonda – sono ancora pari-le dell’arcivesvoco emerito di Firenze –. Quindi le difficoltà ci sono proprio per mettere alla prova la nostra fede”.Invita, i futuri sacerdoti, ma più in ge-nerale tutti i cristiani a essere gli uo-mini più sereni del mondo “perché – continua – anche di fronte alla diffi-coltà più grande che è la morte, c’è il conforto di Dio”. Questo il messaggio che il card. Silvano Piovanelli conse-gna idealmente ai tre giovani che sa-ranno ordinati sacerdoti il 9 giugno, insieme a un prezioso consiglio, che ha avuto modo di verifcare più volte nel corso della vita e che ancora oggi lo guida: rimanere in comunione fra di loro, fondarsi sempre di più sulla Pa-rola di Dio, stare in mezzo alla gente”.

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roseguono senza sosta, in Siria, gli scontri tra l’eser-cito regolare, fedele al presidente Bashar al As-sad e i ribelli. Gli ultimi

giorni hanno visto, in particolare, un crescendo di violenza: stragi di civi-li, molte vittime sono donne e bambi-ni, si sono consumate a Hula e Hama con un rimpallo di responsabilità tra le due parti. Per il governo si tratta di attentati terroristici, per il Consiglio nazionale siriano (Cns), organismo che raggruppa buona parte dell’oppo-sizione, le stragi sono state perpetra-te dall’esercito. Solo dopo l’ennesima strage in cui hanno perso la vita più di 30 bambini, l’Onu ha trovato la forza di condannare a una sola voce (anche la Russia ha preso finalmente posizio-ne contro la repressione governativa) duramente il massacro di civili e l’uti-lizzo “di armi pesanti e carri armati da parte del governo siriano in una zona abitata” di Hula. Il piano di pace di Kofi Annan, l’inviato dell’Onu e della Lega Araba, già segretario generale delle Nazioni Unite, entrato in vigore il 12 aprile scorso, sembra non decol-lare, nonostante le ripetute presenze di Annan a Damasco (l’ultima è dei giorni scorsi) per cercare di fare rispettare gli impegni a regime e opposizione. Nel frattempo alcuni Paesi occindentali, Italia compresa, hanno avviato inizia-tive diplomatiche per fare pressione su Damasco. Appelli alla ripresa del

In una dichiarazione il Patriarca, com-mentando le recenti stragi, è tornato a invocare “la fine delle violenze che stanno gettando il Paese nel baratro. Con l’aiuto dello Spirito Santo prego che tutte le parti coinvolte possano trovare vie di dialogo”. Forte l’invi-to alla comunità internazionale, che senza perseguire interessi persona-li, “sappia sostenere la Siria affin-ché esca da questa grave situazione. Le parole di Gregorio III seguono di poco quelle del nunzio apostolico in Siria, mons. Mario Zenari: “Questo massacro – ha affermato il nunzio riferendosi alla città di Hula – non è

dialogo e a mettere fine ai massacri ar-rivano, e non solo da ora, dai Vescovi siriani. “Fermare subito gli scontri e la violenza e dare pieno appoggio al pia-no di Kofi Annan”: dalla Germania ha parlato anche Gregorio III Laham, pa-triarca di Antiochia dei greco-melkiti.

Nonostante l’Italia sia tra i 15 Paesi eu-ropei più ricchi, il 15,9% dei bambini e degli adolescenti tra zero e 17 anni vive in una condizione di povertà relativa. Lo rivela il rapporto Unicef ”Misurare la povertà tra bambini e adolescenti” dettagliatamente presentato sul sito www.redattoresociale.it. In questa classifica, l’Italia è agli ultimi posti: 29° su 35 Paesi. Anche considerando il poverty gap (divario tra la soglia di povertà e il reddito mediano di coloro

che si trovano al di sotto di tale soglia), l’Italia è agli ultimi posti (32ª su 35 Pa-esi). Confrontando i tassi di povertà relativa tra i bambini e gli adolescenti prima delle imposte e dei trasferimenti (reddito di mercato) e dopo le imposte e i trasferimenti (reddito disponibile), la performance dell’Italia in termini di riduzione della povertà è fra le più de-ludenti (34ª). Infatti, il tasso di povertà infantile relativa senza l’intervento dei governi risulterebbe pari al 16,2%, qua-

si invariato rispetto all’effettivo tasso di povertà infantile relativa al netto del-le imposte e dei trasferimenti (15,9%). Allo stesso modo, risulta interessante confrontare l’impegno dei governi nei confronti della protezione dell’infanzia e dell’adolescenza, attraverso l’analisi del livello delle risorse stanziate: l’Italia si colloca al 26° posto su 35 Paesi con meno dell’1,5% di Pil investito in trasfe-rimenti in denaro, agevolazioni fiscali e servizi per minorenni e famiglie.

l’unico, speriamo sia l’ultimo. Chie-diamo la fine di tali atrocità. Tutti i credenti, cristiani e musulmani, og-gi sono chiamati a riscoprire le armi della preghiera e del digiuno, per ri-accendere la speranza di un futuro di pace in Siria”. Secondo quanto ha riportato l’agenzia Fides, anche ban-de armate fuori controllo continuano a imperversare e colpire civili inno-centi. Sempre a Homs la Chiesa ar-mena apostolica e la scuola annessa nel quartiere di Hamidia sono state sequestrate e occupate dall’esercito di liberazione siriano, che usano gli edifici come alloggi e ospedali.

Le notizie sul Vaticano continuano a occupare le aperture e le pagine dei media. La gente vede, legge, ascolta e riflette. Il pensiero va soprattutto al Papa. Per primo aveva parlato dei rischi interni alla Chiesa e per primo aveva preso iniziative di straordinaria efficacia contro il male e l’errore. Per primo, in un tempo di disorientamento, aveva chiesto (e chiede ancor oggi) di non perdere l’unico riferimento che conta nella vita: Dio. La gente conosce questa sua passione e soffre come lui e con

lui per quanto sta accadendo.La gente non si lascia travolgere dal torrente mediatico così come non chiude gli occhi di fronte a fatti che turbano profondamente. Al contrario li apre ancor più. Non censura titoli, parole e immagini ma non si lascia prendere da confusioni e approssimazioni. La gente legge, vede, ascolta e, soprattutto, pensa e valuta. Prende atto delle raffiche di vento ma sa che c’è un albero ben saldo nel terreno della fede pensata e vissuta. Così la Chiesa, guidata da

un esile e sicuro Pastore, sta nella bufera con la forza di un amore che prende il volto sereno di molte persone che, nelle città e nei paesi, stanno al fianco di chi soffre, di chi è preoccupato, di chi è solo.Una presenza che i potenti media non diranno, diranno in fretta, forse non potranno dire. Ma è bene che sappiano che c’è una comunicazione che parte direttamente dal cuore del Papa e arriva, per altri e sorprendenti percorsi, al cuore della gente. (Paolo Bustaffa)

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a terra continua a tremare in quella parte di Emilia tra il Modenese e il Ferrarese. Dopo la scossa di dome-nica 20 maggio, che aveva

già provocato la morte di sei persone e tanti danni (soprattutto al patrimonio storico-artistico e religioso) nei giorni scorsi si è registrato un nuovo sisma. Stessa intensità (5,9 gradi della scala Richter) stesso epicentro (nella pia-nura a nord di Modena). Quello che è cambiato, purtroppo, è stato il tributo di vite umane. 16 il numero (ancora provvisorio al momento di chiudere il giornale, ndr.) delle vittime di questa tragica replica, ancora operai (sette) morti sotto il crollo delle loro aziende. A questi si aggiungono altre persone rimaste sepolte sotto le macerie delle proprie abitazioni. Nel tragico conto di questo secondo sisma, distintamente avvertito pure nel Bresciano, anche una persona che al momento di man-dare in stampa il giornale data ancora per dispersa. “L’Emilia Romagna e l’Ita-lia supereranno questo momento dif-ficile”. A dirlo, dopo la nuova scossa, il presidente Giorgio Napolitano che ha rivolto un pensiero di solidarietà alle popolazioni duramente colpite. Nelle ore immediatamente successi-ve alla scossa del 29 maggio il presi-dente del consiglio Mario Monti e il capo della Protezione Civile, Gabrielli hanno garantito il massimo impegno. “I cittadini – hanno dichiarato – ab-biano fiducia, l’impegno dello Stato è garantito”. La nuova scossa con il suo tragico bilancio ha reso ancor più at-tuale un timore che assilla anche po-polazioni, abituate al lavoro e al sa-crificio, come sono quelle colpite dal sisma. Nei giorni scorsi da più parti si era levata l’osservazione preoccupata che all’Emilia non fosse data, da par-te dello Stato, delle istituzioni e forse

anche dei media, la dovuta attenzio-ne. Le popolazioni colpite temevano, come ha confermato anche ai micro-foni di Radio Voce, Paolo Seghedoni, giornalista del settimanale diocesano di Modena, di essere abbandonate a se stesse in un’opera di ricostruzione

Non un programma politico per un partito che voglia presentarsi alle prossime elezioni, ma un “approccio culturale nuovo che parta da valori condivisi” e si ponga l’obiettivo di “costruire una visione della politica che abbia un orizzonte di medio-lungo periodo”. Così Natale Forlani (nella foto), portavoce del Forum delle persone e delle associazioni d’ispirazione cristiana nel mondo del lavoro, organismo promotore del seminario tenutosi lo scorso ottobre a Todi, ha presentato nei gironi scorsi

il manifesto “La buona politica per tornare a crescere” frutto di sei mesi di lavoro delle sette sigle aderenti al Forum (Cisl, Confartigianato, Mcl, Acli, Confcooperative, Coldiretti e Compagnia delle Opere). In esso “ogni parola è stata soppesata”, ha precisato il presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini illustrandone i contenuti. “Crediamo – ha sottolineato Guerrini – che nel Paese ci sia sfiducia diffusa, carenza di ottimismo e manchino progetti per il futuro”. Ecco dunque i valori

dai quali ripartire: la “centralità della persona nella società, nel lavoro, nell’economia”; la “sacralità della vita in ogni sua fase”; la “famiglia come elemento fondamentale”. “Investire sui giovani” è la chiave per “dare speranza”, sapendo “che dall’azione sociale e politica intesa come servizio si può investire nel futuro”. Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli ha precisato che l’associazionismo cattolico mette “in moto una disponibilità di risorse nel Paese a cui può attingere chi vuol

riformare l’offerta politica”. “Consci dei ruoli differenti portiamo idee e persone, ma non saremo noi a chiudere l’operazione di una riforma politica” ha precisato ancora Andrea Olivero, smentendo la possibilità che l’impegno del Forum converga in un partito cattolico. Il vero problema, oggi, è la legge elettorale, ha rimarcato da parte sua Paolo Mezzio, segretario confederale della Cisl, segnalando l’esigenza di “ridare protagonismo e cittadinanza agli elettori”.

che non riguardava solo il patrimonio abitativo e quello storico-artistico, ma soprattutto quello produttivo. La nuo-va scossa, putroppo, ha spazzato via questo timore: il sisma che ha colpito questa parte dell’Emilia è un problema di tutto il Paese. Nel frattempo sta gi-rando a pieno ritmo la macchina della solidarietà messa in moto dalle reti Ca-ritas, compresa quella bresciana, che con i loro canali (presentati nell’arti-colo di questa pagina) stanno facen-do arrivare nelle zone colpite sussidi, beni e strutture per affrontare la fase dell’emergenza.

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Stefano Venturi, un giovane leghista di Rovato, consigliere comunale eletto nella tornata elettorale del 6 maggio, è stato costretto a dare le dimissioni dalla carica di segretario della sezione rovatese della Lega. La sua colpa? Dopo il terremoto in Emilia-Romagna del 20 maggio ha scritto nella sua bacheca di Facebook: “Terremoto nel nord Italia. Ci scusiamo per i disagi, ma la Padania si sta staccando (la prossima volta faremo più piano) …”. Non si può dire che sia una battuta felice, anzi è certamente una battuta stupida. Che si è meritata commenti critici a iosa. Fra gli altri segnalo quello di Michele Serra che ha scritto: “Il leghista Rovato – ma prima e dopo di lui tanti altri – fa lo spiritoso su Facebook a proposito del terremoto (“la Padania si sta staccando”) perché non si rende conto che le stesse cazzate che si dicono in privato, se scritte e pubblicate, hanno diverso peso e significato” (Repubblica, 22 maggio). A parte la topica (grave per un giornalista) di scambiare il nome del paese con quello del protagonista, si potrebbe essere d’accordo con Serra.

Continua con la mostra fotografica “Donne e lavoro” il percorso “S-nodi culturali. Spazi di dialogo interculturale”, ciclo di iniziative “al femminile” sulle migrazioni contemporanee promosso dalla Fondazione Cocchetti di Cemmo di Capo di Ponte. Protagoniste della mostra, suddivisa in due sezioni, le donne al lavoro: in famiglia, nei campi, in fabbrica. In una sezione immagini di lavoratrici italiane e straniere; nell’altra scatti fotografici storici che raccontano le donne

bresciane e le trasformazioni del lavoro femminile. La prima è stata gentilmente concessa in prestito dalla Spi Cgil del Veneto mentre la seconda dall’Aib Femminile Plurale. La mostra, allestita nella Loggia della Fondazione Cocchetti e inserita nel cartellone del festival “Abbracciamondo 2012”, in via Tolera 4, sarà visitabile dall’1 al 10 giugno con i seguenti orari: venerdì 1 giugno 20.30-22.30; dal 4 al 7 giugno 10-12 e 15.30-17.30; 8, 9 e 10 giugno 18.30-23.

linguaggio e gesti, con gli interessi. Nessuno ha mai osato chiedere le dimissioni a Bossi (neanche dopo gli scandali familiari qualcuno l’ha fatto), a Calderoli, a Borghezio, a Gentilini, per citare i nomi dei personaggi che più hanno sparlato in questi anni. Come oggi nessuno osa criticare Grillo per le sue intemerate da tribuno della plebe: anzi, sono tutti lì a macerarsi il cervello per capire il fenomeno del grillismo, come se la storia non fosse piena di esempi del genere in tempi di crisi.

C’è da aggiungere che la moda ha contagiato e contagia anche personaggi che vorrebbero avere un aplomb signorile. E sono da mettere in conto anche i linguaggi forbiti che propalano menzogne grandi come l’Everest, accompagnate dall’avallo di chi ci mette sotto la firma per piaggeria, convenienza, servilismo o paura. In occasione delle elezioni amministrative e dei referendum dello scorso anno, il giornalista Pierluigi Battista (il cui cuore pende più a destra che a sinistra)

Ma, c’è un ma grande come Manhattan. Ed è molto semplice da spiegare. Molti di quelli che hanno criticato Venturi e quelli (della Lega) che l’hanno invitato a dimettersi da segretario locale del movimento, sono degli ipocriti.Da molti anni la Lega ci ha abituato a battute ben più grevi di quella del giovane ingenuo rovatese: volgarità, sparate razziste, insulti gratuiti, gesti triviali e quant’altro hanno ammorbato l’aria che respiriamo. Adesso Grillo sta replicando

ha scritto: “Se Silvio Berlusconi volesse dimostrare di saper ancora esercitare una parvenza di leadership (…) metta fine, se vuole e se ne è in grado, alla forsennata deriva estremista del linguaggio dei suoi zelanti esternatori del nulla. Rintuzzi le dichiarazioni più sconsiderate, l’urlo di chi reagisce con la disperazione delle parole all’incubo di una sconfitta dolorosa. (…) A Milano, tra il primo e il secondo turno, il centrodestra si è abbandonato all’estro dell’oltranzismo verbale: gli ululati su ‘zingaropoli’, le orde di musulmani che espugnano il Duomo, il terrorismo anni Settanta addirittura. (…) Il linguaggio è importante, non è un orpello stilistico: è il marchio che certifica l’affidabilità di un progetto politico. E se quel che resta del progetto politico del centrodestra venisse sepolto da un linguaggio prigioniero dell’estremismo e della provocazione dissennata, la sconfitta, oltre che amara, sarebbe l’annuncio, sempre più cupo, dell’ultimo disastro” (sul web in “santalmassischienadiritta”, giugno 2011). Un ammonimento profetico che vale per tutti e per sempre.

Si tiene domenica 3 giugno allo stadio comunale di Manerbio l’iniziativa solidaristica la “Partita del cuore”. Si tratta di un triangolare, presentato in Provincia nei giorni scorsi, che vedrà affrontarsi l’Associazione allenatori calcio di Brescia, una rappresentativa di “Ex Azzurri del Brescia” e una squadra composta da “Ex Cremonese ed Associazione magistrati”. Il giorno precedente, sabato 2 giugno, lo stesso stadio

ospiterà l’Acf Manerbio per una esibizione di calcio femminile. A seguire il triangolare fra le rappresentative delle scuole medie di San Gervasio, Manerbio e Offlaga. La “Partita del cuore” e le altre manifestazioni sono inserite nell’ambito di una festa, che prevede anche il concerto “Onda Nomade” tributo ufficiale ai Nomadi, il cui ricavato sarà devoluto all’associazione bresciana Down e a realtà bisognose di Manerbio.

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ncora una volta Ronca-delle intorno al patrono – spiega don Aldo Delai-delli, parroco qui da set-te anni – ha riscoperto di

essere una comunità con una sua sto-ria di fede, di cultura e di tradizioni. Cresce nella gente in queste occasioni il senso di appartenenza alla comunità e il fatto di sentirsi di essa parte viva e responsabile”. E in questi tempi co-sì difficili la comunità roncadellese, che assomma a oltre 12mila anime abbracciando una parte del contiguo Castel Mella, porta in dote una collana di perle preziose dove brillano sensi-bilità ed attenzione. “A partire da Ca-sa Amica, la nostra Caritas, sempre di più centro di ascolto e di accom-pagnamento, punto di osservazione per i bisogni esistenti nel territorio e di promozione di una cultura di soli-darietà e di carità. E poi i volontari di tante associazioni, gli scout, i bambi-ni e i ragazzi del catechismo, le suo-re, il Gruppo missionario: ognuno si impegna a compiere quei piccoli ge-sti di bontà, di perdono e di condivi-sione che la quotidianità ci fa trova-re sul nostro cammino”. I curati, don Pierluigi Chiarini e don Giuseppe Fa-rinelli, snocciolano le tante occasioni di socializzazione offerte dall’oratorio nel nome del Signore. Un oratorio sempre attivo che non chiude mai. “Ogni fascia di età ha i suoi impegni e appuntamenti e nulla è lasciato al

che anima la messa domenicale delle 9.30, insieme ad un gruppo di bambini dell’iniziazione cristiana, ha proposto il Concerto di Pasqua in chiesa con gli episodi salienti della Passione e anche quest’anno i cresimandi hanno parte-cipato a Roma alla S. Messa della Do-menica delle Palme celebrata da pa-pa Benedetto XVI”. Ed ora è tempo di grest, un grest dai grandi numeri con la partecipazione di 100 animatori e di 500 ragazzi. “Da tempo è avviato il percorso di preparazione. ‘Passpar-tù’ inizia lunedì 11 giugno e termina venerdì 6 luglio. Una nuova estate da trascorrere insieme all’insegna del di-

caso. Abbiamo molte proposte ed è un peccato non approfittarne”. E so-no davvero in tanti a rispondere alle sollecitazioni. “Abbiamo organizzato la Pasquetta dei Giovani con una gi-ta fuori porta, la corale parrocchiale

Una grande folla ha onorato l’ultimo atto della Passione di Gesù a Cerve-no sabato 26 maggio. Iniziata poco dopo le 20, con l’uscita dal Pretorio di Pilato, con i pretoriani che vanno ad arrestare Gesù nell’orto, conti-nuando per le vie di Cerveno nelle 14 stazioni tradizionali della fede cri-stiana, localizzate in luoghi simbolo del paese che accolse Beniamino Si-moni. La folla, silenziosa e composta, con l’attenzione intima che si deve

porre ad un avvenimento realizzato da mani d’uomo, ma idealmente ispi-rato ai fatti di Dio sulla terra, ha fatto da sipario, da grande comparsa cora-le. La Santa Crus di Cerveno raccon-ta in modo mirabile questo dramma di uomini contro uomini, di conqui-statori contro gli oppressi. Lo stesso dramma che Simoni seppe trattare con una simbologia splendida, rico-struendo nella sua febbrile opera, fat-ta di rimandi e di tante presenze cer-

venesi, quella storia drammatica che da oltre 2.000 anni ha segnato la via dell’uomo. Perché qui questa storia è diventata teatro corale. L’applauso fi-nale che dice un grazie corale agli ol-tre 200 che hanno lavorato per mesi riafferma l’adesione a questo model-lo di Santa Crus, dove ognuno ci ha messo il suo cuore e un poco anche la sua anima. Cerveno è già tornata alla sua vita di sempre, ma la Santa Crus non è passata invano.

vertimento e con la presenza di Gesù sempre al nostro fianco”. In agosto spazio ai campi scuola. “Quest’anno due gruppi, divisi per età, raggiunge-ranno Astrio di Breno in Bazena per un periodo di vacanza e studio”. E per finire l’appuntamento dedicato ai gio-vani con una tre giorni in viaggio ver-so Assisi per “camminare insieme alla scoperta di San Francesco”. “Il tutto nella consapevolezza – conclude don Aldo – che ancor più in questo perio-do è necessario seminare con la pa-zienza del contadino, perché la nostra chiesa e la nostra comunità si possa-no sempre più identificare”.

Venerdì 1 giugno alle 21 piazza Roma a Ossimo Superiore ospita un concerto di musiche africane. Vanno in scena, direttamente dal Malawi, gli Alleluja band show. Gli Alleluja band show propongono canti, ritmi e danze delle varie tribù del Malawi, offrendo la ricchezza della loro calorosa cultura africana nella quale si mescolano bene alcuni elementi della tradizione musicale: il reggae e la rumba africana. La musica verrà

accompagnata da danze di grande impatto emotivo. L’ingresso alla serata, organizzata dalla Pro loco in collaborazione con il Comune, è gratuito. Farà da corollario una esposizione di pittura a olio di Ezio Sbrizzi sul tema “Musica povera”. Brizzi è un artista nato a Milano che vive a Paderno. In caso di pioggia l’esibizione si terrà presso la palestra comunale di Ossimo Superiore.Il giorno successivo il Comune di Ossimo è impegnato in un gesto

significativo: l’amministrazione comunale di Ossimo intende dare sempre più spazio ai giovani, per questo è stata realizzata la prima festa dei diciottenni di Ossimo. Quando? Sabato 2 giugno alle ore 18 presso il Municipio. Dopo il saluto dell’amministrazione e dell’Arma dei Carabinieri di Breno, Silvia Botticchio presenta la Costituzione italiana. Ai giovani verrà consegnata la bandiera e proprio una copia della Costituzione italiana.

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omenica 3 giugno la par-rocchia cittadina delle Sante Capitanio e Gerosa vivrà una cerimonia molto importante. In comunione

con Benedetto XVI, la comunità delle Due Sante celebrerà il mistero della chiamata ad essere comunione nella risposta vocazionale personale, sia essa all’ordine sacro o al matrimonio. Durante la Santa Messa delle 10.30, dunque, verrà ricordato il 25° anniver-sario di ordinazione sacerdotale del parroco, don Tino Decca, che rinno-verà i suoi voti davanti alla comunità di cui è stato chiamato ad essere pa-store nove anni fa; accanto al parroco, le coppie di sposi che lo desidereran-no potranno anch’esse rinnovare le lo-ro promesse matrimoniali. Al termine della Messa, nell’ambito dell’annuale festa dell’oratorio, si terrà un rinfre-sco, mentre la sera precedente, sa-bato 2 giugno, coloro che vorranno, avranno l’opportunità di seguire il di-scorso del Papa alle famiglie attraver-so un maxischermo in parrocchia. Da alcuni anni la parrocchia delle Sante Capitanio e Gerosa ha investito molto sulle coppie di sposi e sulla famiglia, che, proprio in virtù del sacramento

del matrimonio, sono investiti della missione di essere immagine terrena della Trinità, portando avanti le opere del Signore all’interno della loro co-munità parrocchiale e facendosi testi-moni di Cristo nel quotidiano. Da qui, l’esperienza delle Comunità familiari di evangelizzazione (Cfe), avviata nel settembre 2010: le Cfe sono gruppi di persone appartenenti a diversi stadi di vita (sposi, giovani, separati, vedovi, persone singole) che vivono la frater-nità riunendosi settimanalmente in casa di una coppia di sposi; a distanza di quasi due anni, le Cfe in parrocchia sono nove. Sempre nel 2010 è stata in-trodotta l’adorazione eucaristica per-manente: ogni giorno coloro che desi-derano vivere un momento di intimità con il Signore, hanno l’opportunità di prender parte all’Adorazione. Grazie all’instancabile opera degli adoratori che coprono i vari turni giornalieri,

il Santissimo viene esposto quotidia-namente, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 22, mentre ogni primo vener-dì del mese l’Adorazione prosegue per tutta la notte. Tra le varie attività parrocchiali, ci sono il percorso del-la nuova iniziazione cristiana dei fan-ciulli e dei ragazzi, i corsi diocesani di preparazione alla cresima degli adulti e il percorso di preparazione al Batte-simo, tenuti da coppie di sposi all’in-terno delle case dei catecumeni, la formazione per le ragazze tenuta dalla Suore di Carità. Ci sono poi tre diversi percorsi per accompagnare i fidanzati verso il matrimonio: il corso tradizio-nale, il percorso biennale “L’Acqua & il Vino: verso Cana” e un corso speci-fico per conviventi intenzionati a con-trarre matrimonio. Infine, i seminari di “Vita Nuova”, il percorso formativo de “I 10 Comandamenti” avviato nel febbraio di quest’anno.

“La povertà non è più un fenomeno marginale ha preso il volto della nor-malità per questo bisogna pensare al-to” con queste parole ha esordito don Virginio Colmegna ospite dell’incon-tro “Vecchi e nuovi bisogni, tra vec-chie e nuove povertà” promosso da “Brescia per passione” e “Identità e partecipazione”. Ha introdotto l’ap-puntamento Laura Castelletti, con-sigliere comunale, a fronte dell’au-mento delle situazioni di fragilità la necessità di un mantenimento e mi-glioramento della qualità dei servizi per questo sarebbe necessario una sorta di “piano regolatore sociale”. Si è cercato di approfondire queste problematiche e prospettare possi-bili risposte. Al tavolo, oltre al fonda-tore della Casa della Carità di Milano, erano presenti: Roberto Rossini, pre-sidente provinciale Acli; Marco Men-ni, presidente Confcooperative e Gian Antonio Girelli, consigliere regionale. Anche nel Bresciano le situazioni di povertà stanno aumentando: perso-ne licenziate, giovani che non trova-no un’occupazione, genitori separati che non riescono a sostenere le spe-se per i figli, disparate situazioni di fragilità che toccano da vicino anche le nostre famiglie e non più solo chi vive per strada o gli immigrati. Pre-carizzazione del lavoro, contrazione del welfare, fragilità familiare sono tre fattori che moltiplicano la vulne-rabilità, la allargano a fasce sociali un tempo relativamente al sicuro, accre-scono l’ansia nel confronto del futuro. Anche l’indagine sui redditi condotta dalle Acli rileva il quadro di una classe

media impoverita: la media del reddi-to è di 17mila euro mentre le imposte e tariffe sono aumentate di 1100 eu-ro e anche l’incremento del numero di persone che si rivolgono allo spor-tello Caf per un bisogno conferma il disagio. Ma “la povertà − ha specifica-to don Colmegna − ha dentro i volti e le storie delle persone, le relazioni tra individui. Per stare bene dobbiamo aumentare le reti di solidarietà”. (a.t.)

L’Università cattolica si arricchisce di una nuova struttura proposta alle attività di ricerca. Si tratta di I-Lamp, acronimo che sta per Interdisciplinary laboratories for advanced material physics, e indica il Centro di ricerca dedicato alla fisica, situato in via Musei 41, che si occuperà in particolare dei metalli. “In realtà − spiega il direttore, Luigi Sangaletti − i laboratori sono insediati già dal 2000, e nel corso di 12 anni di attività si sono occupati di materiali complessi, superfici,

interfacce e nanostrutture, non solo analizzandoli, ma anche costruendone le strumentazioni idonee alle verifiche stesse”. Ora, le competenze anche nell’ambito della progettazione saranno utilizzate in maniera organica dai ricercatori, dai dottorandi e dai tesisti magistrali della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali. “Il Centro − spiega il prof. Marzocchi, preside della Facoltà − avrà come scopo di studiare e mettere in pratica procedure

nuove che potranno avere ricadute a livello mondiale, ma anche di promuovere, attraverso il confronto con le industrie, studi e ricerche che potranno segnare il futuro in modo concreto”. Tra le attività del centro ci sarà la promozione di attività formative e divulgative per far conoscere il patrimonio culturale tecnico-scientifico locale e i risultati delle ricerche. “Lo sforzo − precisa il direttore di sede Luigi Morgano − è rispondere alle domande di un territorio fortemente coinvolto

nel settore della metallurgia ed ampliare il campo con progetti di respiro internazionale”. L’internazionalizzazione del Centro si concretizza non solo nell’adesione a progetti di ricerca europei, ma anche nell’inserimento nel consiglio scientifico di quattro docenti, sui nove complessivi, che operano in altri atenei stranieri, tra i quali la British Columbia in California, l’Università del Maryland, quella di Twente in Olanda e Wurzburg in Germania. (a.g.)

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e fiabe sono vere: i dra-ghi esistono, ma si posso-no sconfiggere” e “La vita è come un libro bisogna saper voltare pagina ma

senza dimenticare”. I due striscio-ni, corredati da alcuni disegni, del-le elementari della scuola cittadina di Santa Dorotea sono la sintesi più efficace di una città che, 38 anni do-po, ha ricordato la strage di piazza Loggia. In piazza c’era anche Marti-na, una studentessa di Brindisi che è stata chiamata ad unire con Brescia la richiesta di verità e giustizia. Sul-la maglietta portava la scritta “io non ho paura”; questo è il messaggio di forza e coraggio che, con lei, grida-no i ragazzi di Brindisi. Una piazza gremita, con un corteo non autoriz-zato che ha cercato di creare un po’ di disturbo e che al termine è stato comunque fatto sfilare, per testimo-niare che la ferita è ancora aperta. “La piazza − ha detto un emoziona-to Cesare Trebeschi, coscienza cri-tica della Leonessa − dimostra che è ancora viva una sensibilità che è l’unica cosa che conta. Le sentenze sulle carte bollate riguardano singo-le persone, il problema del Paese è più grande: non si arrende di fronte a una carta bollata. Credo che dob-biamo sempre ricordarci che la ve-rità la costruiamo noi e il Paese co-struisce la menzogna tutte le volte

che resta indifferente, fermo, che non partecipa alla vita comune con una solidarietà capace di valorizzare le differenze ma di trovare sempre il momento dell’unità. Come è stato 38 anni fa, allora la divisione tra catto-

L’Ufficio beni culturali della diocesi sta ricevendo in queste ore le telefonate dei parroci della diocesi che lamentano cadute di calcinacci e altro in seguito al terremoto che ha colpito più volte il suolo italiano con epicentro nel Modenese. Rispetto al sisma che colpì il Garda e la Valsabbia nel novembre 2004, al momento non ci sono segnalazioni di chiusure dettate con urgenza dai Vigili del fuoco. Alcune chiese come quella di Santa Maria Bambina a Odolo e S.

Domenico a Mura hanno ricevuto un’ordinanza di chiusura da parte del Sindaco in attesa di una verifica più approfondita. L’invito rivolto ai parroci dall’Ufficio beni culturali è quello di segnalare eventuali anomalie e, nei casi più rilevanti, far arrivare in Curia una relazione tecnica e alcune foto di accompagnamento della struttura. Sarà poi l’Ufficio a interfacciarsi con la Soprintendenza per valutare gli interventi e presentare i singoli casi: l’Ufficio contatta la

Soprintendenza e la Protezione civile per predisporre e avviare con la parrocchia o l’ente ecclesiastico i progetti relativi gli interventi di restauro e le eventuali richieste di contributi finanziari. Al momento in curia sono arrivate le telefonate da Montirone, Isorella, Saiano, Provezze e Iseo, solo per fare alcuni nomi di chiese che sembrano presentare dei piccoli cedimenti. A Brescia si parla anche della chiesa di San Clemente. Resta da verificare se

si tratta solo di pezzi di intonaco che si sono staccati o se siamo in presenza di situazioni più gravi che necessitano di un intervento più strutturato. Per informazioni e chiarimenti, si può contattare l’Ufficio dei beni culturali al numero 0303722248. Sul sito della diocesi, oltre a un modello per la comunicazione in caso di eventi naturali catastrofici, si può trovare anche il vademecum specifico “Cosa fare in caso di eventi naturali catastrofici”.

saglia per la strage di Brescia Inten-so ed emozionante anche l’incontro con gli studenti vissuto dal ministro Cancellieri, che ha risposto alle do-mande dei ragazzi all’auditorium San Barnaba (nel box a fianco riportiamo la risposta esemplare del Ministro a una ragazza del Calini). In una città che cerca, a distanza di tempo, an-cora delle risposte, non è semplice confrontarsi: “Dove va ricercata la verità? Se lo sapessi lo direi. Bisogna continuare nella ricerca. Questa − ha spiegato il Ministro − non è un’occa-sione felice per parlare di giustizia, ma bisogna dare ai giovani anche tutti gli altri esempi in cui la giustizia si è compiuta. Invito gli studenti ad avere fiducia in se stessi, nello Stato e nelle istituzioni”. A proposito del contatto prima della manifestazione tra la polizia e un gruppo di studenti ben supportato da quarantenni ac-compagnati da slogan anacronistici, il Ministro è stato chiaro: “La libertà è un concetto che deve comprendere la libertà degli uni e degli altri: c’era una libertà di chi faceva la manifesta-zione e di chi faceva il percorso. Non c’è stata limitazione per impedire la libertà, ma per permettere agli altri di esprimere le loro opinioni. La libertà ha sempre dei confini: la libertà degli uni si chiude quando tocca la libertà degli altri. Bisogna essere molto ri-spettosi della libertà di tutti”.

lici e comunisti sembrava profonda: dovevano parlare Castrezzati e Ter-raroli, apparentemente da sponde di-verse, ma nella ricerca tenacia di una solidarietà”. In attesa ancora di una verità giudiziaria alla Leonessa sono arrivati molti messaggi: dal Quirinale e dalle presidenze di Camera e Sena-to. Ci sono anche tre figure significa-tive (Silvia Giralucci, Agnese Moro e Benedetta Tobagi) che hanno voluto testimoniare la vicinanza ai familiari delle vittime e alla città con la loro presenza. La Giralucci, in particola-re, è la figlia di Graziano, ucciso dalle Brigate Rosse a Padova come rappre-

“Eucaristia: fonte di missione, corresponsabilità e comunione” è il tema che fa da sfondo alla processione cittadina del Corpus Domini in programma giovedì 7 giugno: alle ore 18 la S. Messa nella chiesa di Sant’Alessandro presieduta dal vescovoLuciano Monari; alle 19 l’adorazione eucaristica; alle 20 il vespro solenne, segue la processione verso la Cattedrale. Le processioni e le adorazioni prolungate celebrate in questa solennità, manifestano pubblicamente la fede del popolo cristiano in questo sacramento. La festività del Corpus Domini ha una origine più recente di quanto sembri. La solennità cattolica del Corpus Domini chiude il ciclo delle feste del dopo Pasqua e vuole celebrare il mistero dell’eucaristia; è stata istituita grazie ad una suora che nel 1246 volle celebrare il mistero dell’eucaristia in una festa slegata dal clima di mestizia e lutto della Settimana Santa.

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’Asl Brescia – anche a se-guito della sperimentazio-ne effettuata nel Centro territoriale per le malattie rare istituito nel 2009 – ha

ritenuto, unica in Lombardia, di so-stenere concretamente i malati e le loro famiglie con una dote finanziaria per il 2012, tramite lo stanziamento di 224mila euro, diversamente fina-lizzati. “Le malattie rare sono un am-pio gruppo di patologie, circa 7.000 secondo l’Oms, che colpiscono me-no di cinque persone su 10mila – ha illustrato il direttore generale dell’Asl Carmelo Scarcella – e nel nostro terri-torio, secondo certificati diagnostici ed appositi codici di esenzione rila-sciati da specialisti, i soggetti affetti da tali patologie sono, ad oggi, 5.135, cui vanno aggiunti 3.587 celiaci, la cui malattia, per la sua estensione, ha perso la caratteristica di rarità. Non sempre queste persone sono curabili in regime di Lea, Livelli essenziali di assistenza – ha continuato Scarcella – per cui abbiamo ritenuto di adotta-re provvedimenti straordinari, attra-verso l’istituzione di una dote finan-ziaria, che consiste in un supporto di tipo economico fornito alla famiglia

per integrare le prestazioni sanita-rie”. “Sono stati individuati due tipi di dote – ha spiegato il direttore Ser-vizio attività sperimentali e Malattie rare dell’Asl Eliana Breda – quella denominata ‘forniture straordinarie’, dell’ammontare di 100mila euro, per l’acquisto di prodotti farmaceutici, parafarmaceutici e ausili protesici e quella chiamata ‘progetti riabilitativi e di sostegno alla cura’, per 124mila euro finalizzata alla realizzazione o prosecuzione di progetti a favore dei beneficiari (programmi terapeutici, riabilitativi, remunerazione di figu-re di sostegno...). Il massimo di ogni dote è fissato in 3.600 euro e i bandi per accedervi sono scaricabili dal sito www.aslbrescia.it”. Dei 5.135 casi re-gistrati nell’Asl di Brescia, ve ne sono alcuni che si caratterizzano per unici-tà, perché “vi sono circa 90 persone che sono affette da una malattia spe-

cifica – ha aggiunto Eliana Breda – e sono soggetti unici, cui va riservato un trattamento altamente mirato, non applicabile a nessun altro”. “Ci rendia-mo conto che le risorse a disposizione sono limitate – ha proseguito Carmelo Scarcella – ma confidiamo che quanto da noi adottato possa essere seguito da provvedimenti regionali. Dove i soggetti sono numerosi, come i 716 affetti da malattie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, assistiamo al sorgere di associazio-ni che si fanno carico di una serie di attività di sostegno, ma dove vi sono soggetti affetti da alcune condizioni morbose di origine perinatale nella misura di alcune unità – ha concluso Scarcella – assistiamo, in assenza di soluzioni, a una situazione di ‘morte programmata’, dove il bambino non raggiunge i sei-sette anni e il nostro supporto è di carattere psicologico”.

Il 12° appuntamento con i “Quader-ni”, significativa iniziativa editoriale della Provincia di Brescia, affronta l’indagine storica, artistica e archi-tettonica della chiesa di San Giorgio. Ubicata sul ripido pendio del colle Cidneo, poco fuori della porta occi-dentale della città antica e stretta a ridosso delle mura romane e altome-dievali che salgono verso il Castello, San Giorgio rappresenta sicuramente uno degli edifici romanici di Brescia meglio conservati. Un restauro durato 16 anni, al quale in larga parte ha con-tribuito l’amministrazione provincia-le, ha restituito la chiesa alla comunità nel 2010, facendo emergere uno scri-gno di tesori nel quale si stratifica la storia locale a partire dall’epoca lon-gobarda fino all’Ottocento, passando attraverso alcuni tra i più rappresen-tativi pittori del Seicento bresciano. ‘Una storia secolare riportata alla lu-ce’, recita il sottotitolo della elegan-te pubblicazione, arricchisce di un ulteriore tassello le testimonianze di strutture longobarde esistenti intorno al monastero di Santa Giulia e all’area archeologica del Capitolium, iscritte dallo scorso anno nella lista del patri-

monio mondiale dell’Unesco nell’am-bito del sito seriale ‘I Longobardi in Italia. I luoghi del potere’ e “propone la chiesa – spiega nella presentazione Silvia Razzi, assessore provinciale alla Cultura e al turismo – come scrigno prezioso, rispondendo in tal modo all’obiettivo primario di ogni politica culturale: lo studio, la tutela e la va-lorizzazione dei beni”. “La Provincia di Brescia – afferma il presidente Da-niele Molgora – gestisce gli spazi del-la chiesa adibiti a sala pubblica ed è impegnata perché questo gioiello na-scosto della città venga sempre più conosciuto e apprezzato come meta turistica, facendolo percepire come autentica eccellenza del nostro terri-torio”. In questo senso la pubblicazio-ne porta a riflettere sul nostro patri-monio monumentale nella prospetti-va di una diffusione sempre più ampia e aperta del sistema culturale locale.

È stato svelato martedì il nuovo logo dell’Accademia bresciana arti e mestieri della buona tavola. Vincitore del concorso è Massimiliano De Marinis, studente della 5 D dell’Ipc Camillo Golgi di Brescia, che ha proposto un’immagine pulita, snella ed elegante, destinata a rimanere come simbolo dell’Accademia stessa. “Le Associazioni che compongono Accademia − ha spiegato l’assessore Razzi (nella foto) − potranno essere da stimolo

per il rilancio dell’economia provinciale partendo proprio dal settore enogastronomico. Per questo abbiamo creato un nuovo logo partendo dai giovani e dalle scuole, coinvolgendo nel giudizio degli elaborati una commissione mista, composta non solo da grafici, ma anche da personalità afferenti a settori diversi”. Anna Bossini, scrittrice; Raffaella Mora, giornalista; Monica Ranzi; Massimiliano Rossetti, psicologo e psicoterapeuta; Giorgio Verona,

graphic designer, coordinati dal presidente della giuria, Sergio Di Martino, docente all’Accademia Santa Giulia, hanno valutato le 47 idee giunte da circa 15 scuole. “Il logo proposto da Massimiliano De Marinis − ha spiegato Di Martino − non solo è adatto a coprire le esigenze istituzionali dell’Accademia, ma è anche un simbolo netto, non influenzato dalle mode, che potrà essere utilizzato per lungo tempo. Abbiamo premiato la professionalità

nella presentazione, la scelta dei colori, netti ma eleganti, e la rappresentazione del piatto con le posate in negativo che rendono visibile la lettera A”. Massimiliano si è aggiudicato un viaggio di tre giorni a Parigi, mentre rispettivamente secondo e terzo si sono classificati Mattia Serughetti e Andrea Maestrelli, frequentanti l’Istituto Giovanni Falcone di Palazzolo, “che hanno portato idee giovani e fresche, nello spirito dell’iniziativa”, ha sottolineato Di Martino. (a.g.)

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Il Consiglio comunale di Berlingo, nella seduta del 31 maggio, conferi-sce la cittadinanza onoraria a Clau-dia Nodari Gorno (nella foto) e Leo-narda Musicco, due figure importanti per la comunità berlinghese e legate a filo doppio all’ente morale “Cristo-foro Tempini” che da 85 anni gestisce la locale scuola dell’infanzia. Clau-dia Nodari Gorno è stata presidente dell’Ente morale “Cristoforo Tempini”

per 42 anni, dal 1968 al 2010; ora ne è la presidente onoraria. Il Comune vuole riconoscere l’impegno e lo spi-rito di servizio della signora Claudia che, oltre alla scuola materna di Ber-lingo, ha seguito dal 1962 le opere di carità della Società di San Vincenzo, prima a Brescia e ora, da marzo 2010, con l’importante incarico di Presiden-te nazionale della Federazione della Società di San Vincenzo de’ Paoli.

Leonarda Musicco lavora come inse-gnante nella scuola dell’infanzia “Cri-stoforo Tempini” dal 1977; quest’anno ha raggiunto i 35 anni di servizio e la fatidica soglia di anzianità lavorativa che dà accesso alla pensione. In 35 anni, la maestra Leonarda ha profuso impegno e dedizione nell’accoglienza e nell’educazione dei nostri fanciulli, divenendo un’autentica istituzione della scuola materna.

dee e proposte di ripristino dell’organo a canne” è il titolo dell’incontro svoltosi per par-lare dell’utilizzo dell’organo della parrocchiale, attualmente

smontato nelle sue parti, che hanno “trovato alloggio” in una grande sala del Centro Leone. Promotori dell’ini-ziativa la Commissione Organo e dall’Associazione culturale “S. Loren-zo”. Moderati da Giuseppe Migliorati che, con Alberto Bonera è coordina-tore della commissione organo, sono intervenuti oltre al parroco don Tino Clementi, il maestro Marco Fracassi, della ditta “Cremona Organi” e con-certista d’organo, il maestro Miche-le Metelli, organista della chiesa dei Santi Nazario e Celso in Brescia, il maestro Flavio Dassenno, organaro e docente Conservatorio di Brescia, e don Tullio Stefani, responsabile della Commissione per i beni culturali ec-clesiastici. L’organo di Manerbio, un Amati, presente sin dal 1896, è stato poi ampliato nel 1949, una “gloria del-la casa organaria”, ha detto Fracassi, della ditta Pedrini, definendo il risulta-to dell’ampliamento realizzato grazie alla collaborazione del maestro An-drea Tambalotti, del maestro Bambi-ni di Verolanuova, e della ditta stessa. Secondo Pedrini andrebbe ricostrui-to lo strumento come era, aggiungen-do le parti mancanti. Quanto rimane dell’organo sono 22 o 23 registri rea-

li, il nucleo appartiene all’originale, ma molte caratteristiche sono state modificate nel 1949. Queste le consi-derazioni emerse con l’intervento di Dassenno, che ha effettuato l’inventa-rio. Risulta difficile una ricostruzione storica, probabile una ricostruzione dell’organo come era prima del 1985,

Sabato 9 e domenica 10 giugno nel parco di palazzo Cigola Martinoni appuntamento con il gioco e l’editoria per bambini. L’iniziativa, alla 3 edizione, è organizzata da Proloco, Cigole in Festa, museo multimediale “Raìs” e dalla Cassa Padana Bcc, con il patrocinio del Comune. Nelle stanze del palazzo le Case editrici proporranno iniziative legate alle letture animate, all’uso della manualità e alla presentazione di nuovi volumi o edizioni speciali dedicate ai bambini. Nel Parco ci

saranno laboratori su tematiche quali il riciclo e la creazione di oggetti con l’utilizzo dei materiali più disparati. Sabato sera spazio all’animazione; domenica, pomeriggio e sera, i tornei di minirugby, minivolley ed esibizioni di ginnastica artistica. Non mancherà una piccola fattoria con gli animali da cortile. Le famiglie potranno passare un weekend all’insegna del divertimento ma anche del gusto, grazie ai piatti preparati nei vari stand. (f.pio)

“Cavalia” manifestazione nazionale sportiva del cavallo Haflinger, in scena dall’8 al 10 giugno, all’azienda agricola Lago delle Sette Fontane, a Castelletto di Leno. Un’occasione per vedere questi versatili cavalli all’opera in tutte le discipline per coloro che amano i biondi cavalli altoatesini. Sono in programma concorsi di dressage, salto ostacoli, attacchi, gimkana e gare di monta western. Ulteriore interesse è aggiunto dal fatto che Cavalia è tappa di preparazione

del Campionato sportivo europeo Haflinger, che si terrà a Stadl Paura (Austria) in agosto: scenderanno in campo i migliori binomi ed equipaggi col marchio della stella alpina a contendersi il diritto e l’onore di rappresentare l’Italia. Appuntamento anche con la seconda edizione di “Cavalia in un click”: il concorso fotografico che premia i migliori scatti eseguiti in una delle sei manifestazioni della Federazione provinciale allevatori cavalli Haflinger dell’Alto Adige.

quando venne compromesso da un incendio. Ulteriore ipotesi potrebbe essere quella di costruire un organo nuovo utilizzando il materiale esi-stente. Secondo Metalli, curatore di una genealogia della famiglia Ama-ti, diventa quasi una questione etica conservare e, eventualmente, rico-struire gli organi Amati. Necessario il recupero anche secondo don Tul-lio Stefani, riportando il parere della commissione diocesana, che ha ana-lizzato il materiale esistente. Mons. Clementi, concorda con le soluzioni proposte, ma sottolinea che la difficile situazione finanziaria rende prioritari altri interventi. Importante che l’orga-no di Manerbio torni presto a suonare.

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rzivecchi si riprende i suoi spazi e, facendo in-dossare il vestito della festa ai propri gioielli architettonici si prepa-

ra ad accogliere l’estate con una serie di eventi denominati “Giu-gno orceano”.Avrà quindi inizio domenica 10 la serie di manifestazioni dedicate al-la storia, alla cultura e al folklore del paese: si comincia con “Orzi-vecchi in centro – la giornata del borgo”. Per un’intera giornata, in-fatti, dalle 7 alle 20, il traffico verrà deviato dalla statale 235 restituen-do così all’abitato l’antica fisiono-mia circondata dalle mura del ca-stello dei Martinengo.Verranno così esposte antiche piantine topografiche che eviden-zieranno le trasformazioni del cen-tro e, a partire dalle 14, sarà possi-bile visitare grazie alla collabora-zione con le guide del Castello di Padernello, i luoghi storici del pa-ese: dalla chiesa parrocchiale alla Disciplina recentemente restaura-ta, da palazzo Martinengo alla fos-sa delle mura. Proprio la fossa del-le mura ospiterà alle 9 una corsa

per bambini organizzata sull’antico perimetro delle fortificazioni, che insieme all’iniziativa del gruppo ciclistico di Pompiano, costituirà l’aspetto sportivo della giornata. Il programma sarà completato dalla presenza del “Mercàt de na olta” di Orzinuovi e dal “Mercàt del solèr”, cioè l’esposizione da parte di ogni famiglia di quanto trovato nei so-lai e nelle vecchie cantine, mentre verrà dato spazio anche all’atten-zione per l’ambiente, grazie alla collaborazione con l’istituto per l’agricoltura “V. Dandolo” di Bar-gnano. Poiché, infine, la giorna-ta coincide con la ricorrenza del Corpus Domini, in serata si terrà la solenne processione per la via principale. A questo appuntamen-to farà seguito, il weekend succes-sivo, la manifestazione “Artisti in strada” organizzata dalla bibliote-

ca comunale, che vedrà numero-si artisti esporre lungo la strada le proprie opere e realizzarle al momento davanti agli spettatori. “L’occasione – afferma Giuseppe Busetti, uno degli organizzatori – è di avere il centro a disposizione per due domeniche di seguito, sen-za l’incombere del traffico, in mo-do che diventi davvero uno spazio di socializzazione com’era la sua originaria funzione”.Accanto alla manifestazione arti-stica si terrà anche il tradizionale raduno di moto d’epoca, giunto or-mai alla sua 8 edizione, che par-tirà alle 9.45 di domenica 17 per rientrare in paese alle 11.30: da quest’anno, inoltre, verrà istituito il premio intitolato a Paride Tirelli, il meccanico e motociclista di Or-zivecchi scomparso lo scorso anno in seguito ad un incidente stradale.

Nella chiesa della Disciplina di Santa Croce in Verolanuova è stato comple-tato il restauro al quale ha contribuito il Rotary Club Brescia Manerbio in ri-cordo dei soci verolesi Renato Abra-mi e Cesare Baronio, prematuramen-te scomparsi. L’iniziativa del Rotary intesa anche a diffondere l’importan-te messaggio storico, artistico e cul-turale intrinseco di questo edificio del territorio come ha voluto affermare il presidente del sodalizio, Renato Bri-gnani nel consegnare, con interven-to del vice presidente Nedo Brunelli, l’opera al prevosto mons. Luigi Brac-chi che con la collaborazione della si-gnora Barbara Nocivelli, ha promosso i lavori di recupero. Lo scopo del Ro-tary è quello d’incoraggiare e svilup-pare l’ideale del “servire” inteso come

motore e propulsore di ogni attività: tra gli obiettivi da raggiungere c’è la promozione e valorizzazione del ter-ritorio e della comunità. Proprio per questi motivi il Rotary Club ha inteso partecipare in prima persona al recu-pero della Disciplina finanziando il restauro degli affreschi che risultano murati nella prima cappella a destra, rappresentante diverse sante tra le quali Lucia, Liberata da Como, Ca-terina d’Alessandria. Nell’intervento sull’intero complesso sono al lavoro il restauratore di Alberto Fontanini. Il progetto è dell’arch. Franco Maffeis. La Disciplina fu parrocchiale fino al 1625, anno della consacrazione della chiesa (ora Basilica di San Lorenzo). La confraternita lo utilizzò come pro-pria sede religiosa fino al 1797 quando venne soppressa dal governo provvi-sorio bresciano. A seguito dell’editto di Saint Cloud (1804) la costruzione perse anche il Cimitero che da sempre la circondava, per finire abbandonata, utilizzata come deposito per i materia-li della parrocchia. Il nucleo originario è stato più volte rimaneggiato ed am-pliato. L’edificio ha una sola navata, formata da una struttura muraria ad archi trasversali che sorreggono l’or-ditura del tetto e da un’abside poligo-nale coperta a volta. (f.pio)

Custodisce il ricordo di tutti quegli orceani che nei secoli si erano inginocchiati al suo interno per pregare e chiedere un aiuto dal cielo. La chiesa di Santa Maria delle Grazie in San Domenico è per tutta la città di Orzinuovi un luogo di memorie importanti, non legate solamente al contesto dell’ospedale, al cui complesso è annessa, ma all’intera dimensione comunitaria: è per questo motivo che la conclusione dei restauri che l’hanno interessata ha visto

una grande partecipazione e gioia sincera da parte della gente, accorsa venerdì 25 maggio alle 19 per la Messa celebrata dal parroco don Domenico Amidani. Presenti anche i rappresentanti degli enti cui si deve il restauro, dal direttore generale del “Mellino Mellini” di Chiari Danilo Gariboldi, a Romana Coccaglio, direttrice sanitaria, dal direttore amministrativo Pierluigi Sbardolini al sindaco di Orzinuovi Andrea Ratti. Tutto era incominciato con un accordo tra

Regione, Azienda ospedaliera e il Comune di Orzinuovi: i lavori erano incominciati già nel 2009, quando era stato varato un piano finanziario da 525 mila euro e approntato un progetto di restauro complessivo guardando all’aspetto architettonico, strutturale, impiantistico. Da qui gli interventi per il rifacimento della copertura e per la ristrutturazione del tetto, oltre alla sistemazione del sagrato e della facciata e, soprattutto, il restauro degli altari e della decorazioni

interne. L’edificio sacro, infatti, è molto importante anche dal punto di vista artistico, poiché custodisce opere del pittore orceano Cossali e del Bagnadore, oltre ad una tela sul presbiterio dipinta dal Moretto, tutte restaurate nel corso di questa operazione, diretta dall’architetto Marisa Marchesi. In questo modo questo scrigno di storia, arte e fede è tornato all’antico splendore e può continuare anche per il ad occupare un posto importante nel cuore della comunità di Orzinuovi. (f.u.)

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ltre 300 persone si sono ritrovate a Toscolano Ma-derno per la prima edizio-ne di “Gruppi di cammino day”, organizzata dall’Asl

di Brescia in collaborazione con il Co-mune di Toscolano Maderno e la Fon-dazione Valle delle cartiere. Il sinda-co Roberto Righettini ha accettato di buon grado di ospitare l’iniziativa sia per promuovere il territorio (in par-ticolare la valle delle cartiere) che la nascita anche nel proprio comune di un gruppo cammino. Il dott. Carmelo Scarcella − direttore generale dell’Asl di Brescia, presente con una ventina di collaboratori − ha sottolineato co-me “lo svolgimento di un’attività mo-toria moderata e costante rappresenti uno strumento di prevenzione delle malattie, di promozione della salute e un bel momento di socializzazione” (alcuni alle 6.30-7 sono già sul per-corso, e questo “impegno” sprona ad alzarsi e ad affrontare meglio la gior-nata); ma anche col solo camminare molti malati hanno ridotto o sospeso alcune medicine. Cinque colonne de-vono sempre stare in armonia tra lo-ro: è questo secondo l’abate Sebastian Kneipp il concetto di salute, il segreto per mantenere una splendida forma fisica. I pilastri sono: movimento, ali-mentazione, acqua, erbe farmaceuti-che e armonia tra se stessi e il mondo che ci circonda. Quindi è intervenu-

ta Fiorenza Comincini, responsabile del servizio educazione alla salute e delle attività sperimentali, spiegando come già dal 2009 l’Asl di Brescia ab-bia promosso, in collaborazione con i Comuni, le associazioni e i medici di

Il colle della Trinità nel territorio di Botticino sta a sentinella tra la pianura bresciana, gli Appennini e le Prealpi. Il poggio era frequentato come luogo di culto, legato alla devozione popolare del territorio, preesistente all’insediamento dei monaci di S. Faustino di Brescia. I Benedettini soltanto nel ‘400 ne ebbero giurisdizione e vi costruirono, accanto all’antica chiesa un conventino come eremitaggio, ospizio e luogo di villeggiatura. Nel 1646 venne

eretta un’altra chiesa esterna al monastero, che per la presenza di una veneratissima statua lignea della Madonna, divenne un ulteriore luogo di culto ancora oggi molto caro alla popolazione locale. Ne è riprova la festa organizzata per domenica 3 giugno, nella ricorrenza della SS. Trinità, con l’intento di far rivivere antiche tradizioni di fede, di arte e di cultura. Un nutrito programma di eventi, coordinati dall’assessore alla Cultura del Comune di Botticino

Clara Benedetti, in collaborazione con enti ed associazioni locali, tra cui l’Ecomuseo del Botticino, farà da contorno alla celebrazione della Messa delle 11. La giornata si aprirà alle ore 9 con una “scarpinata” ecologica sui passi dei Benedettini lungo l’antico sentiero che da Botticino, attraverso il castagneto, conduce alla cima del colle. Presso l’ex-Monastero, attualmente sede della scuola Enaip per i beni culturali, saranno visitabili i laboratori e i restauri e per i

bambini, nel pomeriggio incontri sulle tecniche artistiche antiche. Contemporaneamente, oltre alla possibilità di visita alle cave e al Museo del Marmo, sono organizzate visite guidate storico-naturalistiche alla tenuta del “Monasterino” presso l’azienda “il Castelliere ai Cap”: proprietà terriera un tempo annessa ai beni dei Benedettini che qui introdussero la coltivazione della vite. A conclusione dell’evento: musica, canti e narrazioni di vecchi racconti di stalla. (Emilia Nicoli)

manuale che viene richiesta per cer-ti libri di pregio. Durante il percorso è stato bello per i vari gruppi incon-trarsi, conoscersi, scambiarsi infor-mazioni. Il primo gruppo sorto a Bre-scia, quello di Iseo, che ha 20 iscritti. Anche quello di Vobarno (con tanto di maglietta personalizzata) è al 4° anno (sono in 58 e d’inverno fanno un per-corso circolare ma d’estate costeg-giano il Chiese); Concesio con i suoi 20 iscritti è al 3° anno come il gruppo di Bagnolo Mella (14 iscritti). Ad oggi nel territorio dell’Asl di Brescia sono attivi 21 gruppi con una partecipazio-ne media di 400 persone. Oltre a quelli citati ci sono: Brescia (circoscrizione sud), Botticino, Castegnato, Cellatica, Gardone Valtrompia, Marcheno, Na-ve, Coccaglio, Cologne, Palazzolo, Ac-quafredda, Borgo San Giacomo, Cal-cinato, Cigole, Orzinuovi, Verolanuo-va (l’ultimo nato ma con 70 iscritti) e Fiesse. Ogni gruppo adotta modalità differenti e si ritrova due o tre volte al-la settimana; si cammina inizialmen-te più piano, poi si aumenta gradual-mente l’andatura e si termina con un passo più dolce, per un’ora o un’ora e mezza al massimo; si fa anche della ginnastica, specie a metà percorso e soprattutto al termine, con esercizi di allungamento e di rilassamento mu-scolare che i vari insegnanti dell’Isef o di scienze motorie hanno insegnato loro nei primi mesi.

base, la formazione di gruppi di cam-mino. Terminate le presentazioni ci si è incamminati sul percorso della Val-le delle cartiere che fu sede, fino alla metà del secolo scorso, di una rino-mata tradizione cartaria, documenta-ta già dal 1381 e attiva tra il XV e il XVI secolo nella fornitura di carta delle stamperie veneziane. Ai partecipan-ti è stata offerta la visita guidata del museo della carta dove le guide mol-to professionali hanno spiegato bene come era laborioso nei secoli scorsi produrre il foglio di carta e come ora le macchine abbiano facilitato il lavo-ro; è rimasta, però, una produzione

“Eulakes” entra nelle scuole per fornire percorsi formativi di edu-cazione ambientale alle giovani ge-nerazioni. Finanziato dall’Unione europea per il periodo 2010-2013 il progetto prende origine dalla necessità di trovare un punto di incontro tra le più recenti cono-scenze scientifiche sul tema della qualità e della quantità delle ac-que lacustri e la gestione territo-riale locale. Per la prima volta quattro impor-tanti realtà lacustri – Garda, Bala-ton, Neusiedl e Charzykowskie – di Italia, Ungheria, Austria e Polonia stanno lavorando insieme per af-frontare importanti temi relativi all’inquinamento e regolazione dei livelli delle acque, agli effetti dei cambiamenti climatici, alla gestio-ne sostenibile delle coste e delle attività di pianificazione territoria-

le riferite ai laghi. Tra gli obiettivi vi è anche quello di avviare attività di educazione ambientale, destina-te a protrarsi nel tempo, grazie al coinvolgimento degli insegnanti.Sul Garda si è scelto di prosegui-re con il progetto ‘Sagami’, acroni-mo di Sarca-Garda-Mincio, ovvero di raccogliere dati sulla qualità di quell’acqua che unisce il Trentino al Po passando per il Sarca, il Gar-da e il Mincio.Sono gli studenti delle scuole me-die e superiori a effettuare le ope-razioni di monitoraggio e lo fanno con metodologie simili, il più pos-sibile in contemporanea, mettendo in comune i dati raccolti e fornen-do dunque gli elementi di valuta-zione che saranno poi oggetto di approfondimento.“Eulakes” ha sottoposto all’atten-zione dell’intera rete scolastica

gardesana questa opportunità e ha trovato l’adesione di otto scuo-le, sei sulla sponda bresciana, una sulla sponda veneta ed una manto-vana, ciascuna delle quali parteci-pa con una o più classi. I dati raccolti saranno aggiunti a quelli provenienti dagli enti pre-posti e dagli enti di ricerca partner di Eulakes per avere una fotografia abbastanza completa relativa alla qualità dell’acqua di un territorio

che, nonostante i confini immagi-nari, è unico. L’attività proseguirà poi con l’inizio del prossimo anno scolastico, con incontri formativi, supportati dagli esperti diretta-mente coinvolti nel progetto, nel-le scuole, che andranno a toccare le tematiche del progetto, prin-cipalmente imperniate sulla qua-lità dell’acqua e sull’impatto che i cambiamenti climatici avranno sull’ambiente.

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ono 12 i Comuni della Val-le Camonica, con una pun-tata a Cellatica, alle porte della città, che ospitano la 6 edizione di “Abbrac-

ciamondo”, festival delle culture di Vallecamonica e del Sebino. Il pro-gramma inizia il 31 maggio e conti-nuerà ininterrottamente fino all’1 luglio con un cartellone ricco di 22 eventi in altrettante giornate di aventi come filo conduttore il cam-biamento della vallata grazie all’ar-rivo di nuovi cittadini. Il tema verrà affrontato attraverso le esposizioni delle opere degli alunni delle scuo-le, i concerti musicali di vari gruppi, come gli Allegria, Roberto Durkovic e I fantasisti del metrò a Malegno il 16 e il 17 giugno, e ancora Natalya Chesnova con i “Quadri di musica russa” al Castello di Gorzone il 30 giugno. La fabbrica dei suoni con “Mazel tov, parole e suoni dal mon-do ebraico” a Bienno il 7 giugno ed a Esine il 13 giugno 2012. Diversi an-che spettacoli teatrali, tra cui “Iden-tità di carta” della Compagnia Itine-raria, “Leuk” spettacolo di Teatro d’Ombra, “Divieto di sosta”, esito del laboratorio di teatro intercultu-

rale del maestro Al Hadiri, e poi ci-nema, cultura e molte altre attività. Di particolare effetto sono gli incon-tri sul cibo etnico, multiculturale e dai molti sapori del mondo, come modo di entrare in sintonia con chi ha gusti diversi da quelli del luogo. A tavola, sembra dire “Abbraccia-mondo”, si riesce a trovare quella sintonia che spesso si fa fatica a trovare per strada. Si inizia quindi il 31 maggio a Malegno, quindi ve-nerdì 1 giugno alla Fondazione Coc-chetti di Cemmo con “Musafir”, il 3 a Cedegolo e contemporaneamen-te all’Istituto comprensivo Darfo 1 a Boario; quindi il 7 a Bienno con Mazel Tov in S. Maria, per tornare ad Artogne il giorno 8 all’Istituto Rosselli e a Piamborno il 9 all’ora-torio con “non solo foto”. Il 10 il fe-stival si sposta a Capo di Ponte alla Fondazione Cocchetti con “Scianel

n.5”, il 13 Mazel Tov a Esine in S. Maria Assunta, il 14 al Teatro delle Ali a Breno con “Divieto di sosta”. Due appuntamenti per il giorno 15: a Malegno e a Darfo, mentre a Dar-fo ci saranno incontri anche il 16 (ristorante etnico) e il 17 (Roberto Durkovic). Il 19 il festival si sposta all’oratorio di Cellatica con “Mare chiuso”, il 22 torna a Breno al Pa-lazzo della cultura con “Leuk”, il 23 al campo sportivo di Esine per dare “Un calcio al razzismo”, il 24 all’ora-torio Don Bosco di Edolo, il 28 ad Artogne per parlare di “Montecam-pione ieri e oggi”, il 30 al Castello di Gorzone per una cena ed il giorno 1 luglio a Pisogne in Piazza Umberto I per “Obosa group”. L’appuntamento con la Festa interculurale a Malegno proporrà la “Cena dei popoli” e Lel-la Costa, personaggio di spicco, con lo spettacolo “Stanca di Guerra”.

L’Azienda territoriale per i servizi alla persona di Valcamonica promuove il progetto “Sostegno alla genitorialità problematica”, con il contributo del-la fondazione Cariplo. Il programma ha l’obiettivo di favorire un sostegno alla famiglia in difficoltà per un recu-pero delle sue abilità e potenzialità, attraverso la messa in rete degli “at-tori” locali (famiglie solidali, associa-zioni di volontariato, ecc.). All’interno di questo progetto è stata promossa una giornata di aggregazione e di so-lidarietà per le famiglie della Valca-monica. L’evento è stato organizzato in collaborazione con la parrocchia di Corna di Darfo Boario Terme. Genito-ri e figli insieme hanno avuto la pos-sibilità di assistere allo spettacolo di burattini creato e narrato dagli artisti di “Prestige”, il paese delle meraviglie. La rappresentazione racconta l’avven-tura di due famiglie che si trovano ad affrontare simpatiche peripezie, le quali saranno superate solamente con il contributo di tutti i componenti dei nuclei familiari. Poi è stato proiettato il video “Con Noi”, che ha presentato il progetto promosso dall’Azienda. A seguire i giochi di squadra condotti

dagli stessi artisti che hanno dato vita ad una sorta di “Giochi senza frontie-re”, o meglio a “Famiglie senza fron-tiere”. Le famiglie hanno avuto modo di sperimentare in prima persona va-lori quali la fiducia, l’aiuto reciproco, il rispetto ed il gioco di squadra; valo-ri che il progetto “Con Noi” desidera riscoprire e promuovere all’interno della comunità locale. L’Azienda of-fre con questa operazione uno spazio d’incontro, di ascolto e di consulenza per le famiglie. Le finalità: il sostegno alla famiglia in difficoltà affinché, at-traverso l’aiuto di altre famiglie possa prendersi cura ed educare i propri fi-gli con maggior consapevolezza. Cosa offre in pratica l’Azienda? Consulenza per famiglie in difficoltà; consulenza per famiglie solidali; consulenza per associazioni ed istituzioni; consulenza per gruppi di sostegno. (e.g.)

Si modifica e spesso si assottiglia la presenza delle religiose nelle parrocchie dell’Alta Valle. Talora la carenza di vocazioni ha costretto le responsabili delle singole congregazioni a ritirare le suore, spesso anziane, mentre in altri casi si assiste a una riorganizzazione. Bisogna segnalare il venir meno della piccola comunità di Comboniane, che operavano presso la Casa di riposo di Edolo. Si chiude un’epoca, visto che per circa 90 anni gli anziani ospiti

avevano potuto usufruire della disponibilità, sensibilità e spirito di servizio delle suore Comboniane avvicendatesi nel corso dei decenni. Le ultime tre sono state suor Pasqualina, suor Francesca e suor Annalisa. Non solo la Comunità cristiana edolese è impoverita, ma è l’intera comunità civile a patirne l’assenza. In questo senso si sono espresse le parole pronunciate dal vicesindaco di Edolo, Silvana Nana, in occasione del commiato ufficiale, alla presenza, fra gli altri, di suor

Franca, superiora provinciale della suore di Comboni. L’arciprete di Edolo, don Giacomo Zani, potrà contare ancora sull’apporto delle Suore di Maria Bambina, la cui comunità, ora composta da otto sorelle, negli ultimi mesi ha vissuto un avvicendamento consistente. Dopo la prematura scomparsa di suor Enrica, da poco è operativa la nuova Madre superiora, suor Cleofe, comasca, con una lunga esperienza nel settore infermieristico e a servizio degli

extracomunitari sia a Roma (era al Gemelli ai tempi dell’attentato a Giovanni Paolo II) sia a Milano. La decana per permanenza a Edolo, dove arrivò nel 1993, e anche per età (viaggia verso i 96 anni) è suor Antìda, bergamasca di Tavernola sul Lago d’Iseo e cugina di mons. Bruno Foresti. Poi ci sono le suore Camilla, Ausilia, Gesuina, Annunciata, Pierluigia, Gabriella, quest’ultima impegnata a Incudine e Monno, specie per la pastorale nelle famiglie. (Giuliano Chiapparini)

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hiarezza prima di tutto. È quanto chiede il Comu-ne di Castegnato in vista dell’ipotizzata realizza-zione di un nuovo impian-

to dedicato alla produzione di ener-gia elettrica a calore proveniente da biomasse legnose, previsto su un fondo agricolo al confine con Roden-go Saiano, in prossimità del centro abitativo castegnatese. Subito a se-guito della domanda di autorizzazio-ne alla costruzione e all’esercizio di energia elettrica avanzata da Linea Energia Spa, il Comune ha inviato alla Provincia una lettera per avere maggiori delucidazioni a riguardo: lettera che non ha ancora risposte. “La nostra Amministrazione – si leg-ge nel comunicato – ha sempre po-sto un’attenzione particolarissima alle tematiche ambientali ed è per questo che auspichiamo che impian-ti che producono energia da fonti rinnovabili, ancorché scarti, possa-no essere incentivati”. Nonostante l’approccio positivo manifestato nei confronti della realizzazione di tali impianti sostenibili, il Comune ha però presentato anche alcuni dubbi nei confronti della futura realizzazio-ne, soprattutto in considerazione del fatto che “il territorio castegnatese è già sufficientemente gravato da condizioni ambientali preoccupan-ti, derivanti dalla presenza di mol-

teplici antropizzazioni inquinanti: ex discariche, vie di snodo, Sp 11, Brebemi, Alta velocità, A4, Tangen-ziale Sud, Outlet di Franciacorta... “Ci chiediamo – ha espresso il primo cittadino Orizio – se e che tipologia di effluenti saranno generati dalla centrale e che effetto potrà avere

Venerdì 1 giugno a partire dalle ore 19.30 l’itinerario alla scoperta delleproposte enogastronomichedi ristoranti, agriturismi e bar di Marone. L’evento enogastronomico, prevede due distinti itinerari di degustazione (costo 22 euro) per le vie del paese, fra i quali scegliere quello più in sintonia con i propri gusti. Una singolare passeggiata alla scoperta dei prodotti del territorio proposti da ristoranti, agriturismi, bar e pasticcerie di Marone in contesti

originali, accompagnati da musica e spettacoli. E di contorno, gli oli e i prodotti Dop della 13 edizione di “Dall’olivo... all’olio”. In rassegna saranno presenti stand di produttori nazionali e localidi olio Dop e altre eccellenze eno-gastronomiche tipiche. Tutti gli eventi (esposizione stand, spettacoli e degustazioni) sisvolgeranno sul lungolago di Marone. Durante i tre giorni della rassegna le vie di Marone saranno animate da artisti di strada,

truccabimbi, giocolieri e spettacoli con il fuoco. L’ingresso alla manifestazione è libero. Gli stand gastronomici sono aperti venerdì 1 giugno dalle 19 alle 23, sabato 2 e domenica 3 dalle 9 alle 23.A Marone si può arrivare anche con il “Treno dei sapori”. La partenza è alle ore 10 dalla stazione di Iseo, l’arrivo a Marone alle ore 14.45 e il ritorno a Iseo alle ore 180 (la quota è di 54 euro, tutto compreso). Il treno parte esclusivamente dalla stazione

di Iseo. Per orari di partenza, programmi e prenotazioni info su www.trenodeisapori.it; www.area3v.com; [email protected] - Tel. 030 6854201. La quota include: il biglietto “Treno dei Sapori” conil servizio di degustazione a bordo, l’aperitivo di benvenuto, il menù a base di prodotti tipici locali, vini Franciacorta, acqua, caffè e distillati; la merenda con i dolci della Valle Camonica; la visita alla rassegna e la presenza delle guide durante il programma giornaliero.

l’impatto dell’impianto (attività e traffico veicolare) sulla nostra popo-lazione”. Sono ormai passati oltre tre mesi da quando il Comune ha scrit-to (6 febbraio) ai preposti uffici del-la Provincia, Asl, Arpa, Linea Ener-gia, Regione e Comune di Rodengo Saiano per far conoscere la propria posizione. “Questo silenzio ci preoc-cupa – ha sottolineato il sindaco di Castegnato Giuseppe Orizio – per-ché trasparenza e condivisione del-le informazioni e dei controlli sono parte essenziale del rapporto che si deve instaurare con la popolazione, quale garanzia che l’impianto ipotiz-zato è e sarà rispettoso della salute e dell’ambiente”.

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Le scuole di Padre PIAMARTAdi Brescia e Provincia

ISTITUTO ARTIGIANELLIFormazione Professionale

ISTITUTO BONSIGNORIFormazione Professionale

e Scuola Paritaria

ISTITUTO PIAMARTAScuola Paritaria

ISTITUTO S.MARIA DI NAZARETH

Scuole Paritarie

CENTRO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE A.F.G.P.

Operatore elettrico/elettronico

Operatore meccanico

CONVITTO E DOPOSCUOLA

CENTRO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE A.F.G.P.

Operatore agricolo

Operatore elettrico

Operatore meccanico

Operatore meccanico d’auto

Operatore amministrativo segretariale

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADOLICEO SCIENTIFICO

Potenziato in Scienze ambientali -

Lingue straniere

DOPOSCUOLA

LICEO EUROPEO LIGUISTICO MODERNO

ISTITUTO TECNICO ECONOMICO

ISTITUTO TECNICO TECNOLOGICO Informatica e telecomunicazioni

DOPOSCUOLA

SCUOLA DELL’INFANZIA

SCUOLA PRIMARIA PARIFICATA

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADOOrario anticipato e

prolungato (7.30 - 18.00)

in accordo

con le necessità

delle famiglie.

DOPOSCUOLA

25121 Brescia - Via Piamarta, 6

Tel. 030 293571 - Fax 030 3776362

e-mail: [email protected]

www.afgp.it

25010 Remedello (Brescia) - Via Cappellazzi, 5

Tel. 030 957113 - Fax 030 957218

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Page 17: La Voce del Popolo 2012 22

Nel progetto comune “I documenti raccontano” portato avanti da alcu-ni anni dalle comunità montane di Valle Trompia e Sebino Bresciano rientra l’azione diretta agli insegnan-ti degli istituti di ogni ordine e gra-do intitolato “Con bussola e chiodo. Percorsi e racconti negli archivi sto-rici”. Un corso di aggiornamento in-dirizzato a docenti e operatori cultu-rali che vogliano conoscere il patri-monio storico conservato negli ar-chivi locali. “Le finalità dell’iniziati-va – dice Graziella Pedretti, respon-

sabile dell’are Cultura in Comunità montana – sono la conoscenza delle caratteristiche dei documenti storici e l’apprendimento di alcune proce-dure e strumenti per rendere effica-ce l’avvicinamento e l’uso di questo singolare bene culturale. I documen-ti storici saranno inoltre compara-ti e integrati da un altro patrimonio culturale: i documenti conservati e a disposizione nelle biblioteche”. Un corso che da un lato consentirà agli insegnanti di verificare il possibile impiego dei documenti storici per la

propria attività didattica, mentre per gli operatori la possibilità di trova-re spunti e ispirazioni per esperien-ze letterarie e artistiche. Concepi-to con una parte teorica e uno spa-zio laboratorio in cui si potrà avere un’esperienza diretta sulla fonte sto-rica, il corso si svolge in sei incontri di due ore ciascuno riguardanti: na-tura e caratteri del documento stori-co, procedure di accesso e strumen-ti di consultazione in archivio, let-tura e rilevazione dei dati in un do-cumento storico, possibile utilizzo a

fini didattici e narrativi, impiego di pubblicazioni per contestualizzare e arricchire i dati rinvenuti negli ar-chivi. Il laboratorio comprende una precisa attività sui documenti, una ricerca bibliografica e la realizzazio-ne condivisa di un elaborato. La ses-sione gardonese si terrà il 4, 11, 18, 25 ottobre e l’8 e 15 novembre (ore 16.30/ 18.30). Preiscrizioni entro il 30 giugno con una conferma entro il 20 settembre (numero massimo 25 iscritti). Info allo 030.8337491 oppu-re [email protected]. (a.a)

a Comunità montana eser-cita dal 2001, tramite la costituzione del Comitato di Protezione civile della Valle Trompia, la gestione

associata del servizio sull’intero terri-torio su delega dei 18 Comuni che ne fanno parte. Nerbo del sistema è un “esercito” di 339 volontari operativi dei diversi gruppi comunali che han-no radici nei “gruppi antincendio” lo-cali con alle spalle storie di oltre 30 anni. Giampietro Temponi, respon-sabile operativo da sempre, dà un merito grande ai “vecchi”: aver tra-smesso ai più giovani convinzioni ed entusiasmo che hanno consentito in questi ultimi anni un rinnovo di orga-nici e direttivi delicato, senza defezio-ni. Anzi le squadre si sono rafforzate e fanno sempre più “sistema” tra loro per interventi immediati ed efficaci sul territorio dell’intera Valle. Esem-plare la storia del Gruppo di Pezzaze. Memoria storica ne è Giuseppe Bal-duchelli, già “guardia” e messo comu-nale in pensione. Attorniato dai gio-vani nella sede del gruppo racconta come nasceva ufficialmente ormai 40 anni fa : erano in tre con il sostegno del sindaco Ernesto Piotti (lo fu dal 1970 al 1988). La base operativa era il Municipio perché lì c’era un telefono a disposizione. Si “legalizzava” così quanto si faceva spontaneamente: quando scoppiava un incendio l’uo-mo di “guardia” chiamava a raccolta

gli amici e si andava a spegnere arma-ti di badili, picconi, rastrelli e rami di pino (ora ci sono i flabelli). La prima dotazione ufficiale nel 1975 tramite la Comunità montana: due soffiatori, una roncola a testa, una pila, kit allora del perfetto volontario antincendio. Il gruppo cresceva: nel 1980 recapito e

sede venivano trasferita alla Locanda al Ponte, con telefono e possibilità di segnalazioni 24 ore su 24: i telefonini erano allora fantascienza. Il magazzi-no dell’attrezzatura era presso l’Istitu-to Bregoli. Nel 1981 il Comune com-prava un trattorino. Poi arrivavano le prime giacche ignifughe, le radioline. Alla stazione forestale di Tavernole era comandante Paolo Flor. Comin-ciava il ricambio generazionale prima alla guida di Iginio Bontacchio, poi di Diego Bertussi, Marco Balduchelli e nel 2000 aveva sede propria presso l’Asilo. Nel 2003 il gruppo con propri mezzi acquistava un Land-Rover, nel 2005 arrivava il pick-up Mitsubishi con contributo Comune e Comunità montana, completato col “modulo” a bassa pressione, carrello di traino. In-fine l’acquisto (favorito dalla Comuni-tà montana) del modulo con pompa ad alta pressione, la vasca smontabile per il rifornimento dell’elicottero, le tute ignifughe moderne, 12 soffiatori ed attrezzature minori. La sede è stata sistemata. Gli effettivi sono 17 con età media sui 25 anni, presidente Sergio Bregoli,vice Andrea Piotti e tesoriere Flavio Bontacchio: cariche necessarie ma (lo sottolineano) che non creano gerarchie nel gruppo “Antincendio e Protezione civile” dall’anno scorso iscritto all’Albo volontariato provin-ciale. Ed è arrivato l’ultimo automez-zo Mitsubishi con verricello. Un grup-po giovane e determinato.

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Nella sede dell’Unione agricoltori si è svolta la cerimonia di consegna delle borse di studio assegnate dalla Fondazione “Clementina, Gaetano e Giuseppe Gatti” ai migliori diplomati dello scorso anno scolastico dei tre istituti tecnici a indirizzo agrario. La Fondazione Gatti, presieduta da Francesco Bettoni, è nata nel 1961 con l’obiettivo di contribuire alla diffusione dell’insegnamento agrario attraverso anche la concessione di borse di studio. Alla cerimonia

erano presenti Giuseppe Chizzolini e Battista Lorenzi (consiglieri della Fondazione) dirigenti e docenti degli istituti tecnici a indirizzo agrario della provincia. Prima della premiazione, Bettoni ha espresso ai ragazzi il suo compiacimento per i brillanti risultati conseguiti, frutto di impegno e sacrificio, doti che dovrebbero accompagnare ogni giovane che si appresta ad entrare nel mondo lavorativo. Questi gli studenti premiati che hanno ricevuto la borsa di studio

del valore di mille euro, oltre al volume “10 regole per creare ricchezza in agricoltura”: Alberto Aquilini di Travagliato, Andrea Margoni di Porzano, Alessia Uberti di Capriolo per l’Itas Pastori di Brescia; Ilario Freddi di Casto, Luigi Galuppini di Visano e Luca Ghidelli di Gambara per l’Istituto Bonsignori di Remedello; Mattia Barbariga di Cologne, Lemyesser Siham di Orzinuovi, Sonny Minelli di Calcinato per l’Istituto “Dandolo” di Bargnano

olti pensano che la scuola paritaria, che spesso viene anche definita, in modo im-proprio, come scuola

privata, sia un bene di lusso, un pri-vilegio concesso a pochi. In un certo senso questo è vero, ma è importante capire il perché, conoscere le motiva-zioni che stanno alla radice di questo problema che non è certo causato dai gestori di queste scuole che, per altro, stanno attraversando un momento di criticità proprio per motivi di ca-rattere economico. E allora qual è la causa di questa precarietà che mette

mo raggiunto questa consapevolezza, allora forse, riusciremo anche a com-prendere che scuola statale e scuola paritaria hanno in comune la crescita integrale di ogni persona umana e per-tanto meritano il medesimo rispetto, la medesima attenzione, il medesimo trattamento economico.

in ginocchio tante famiglie nella lo-ro scelta scolastica ed educativa? La questione numero uno è la mancata parità economica non introdotta nel-la legge 62 del 2000 con la quale si è concesso alle scuole legalmente rico-nosciute la parità giuridica, ma non quella economica e questo comporta una tassa scolastica che le famiglie devono versare, perché i docenti del-le scuole paritarie non ricevono uno stipendio da parte dello Stato, ma dai gestori degli Istituti presso i quali essi lavorano. Ecco quindi che la difficoltà nasce da un’inadempienza dello Stato italiano che non ha mai riconosciuto

la parità piena, per cui tante famiglie non possono sostenere i costi che ne-cessariamente una scuola paritaria è costretta a richiedere e quindi, spes-so, i genitori non hanno la libertà di scegliere per i propri figli la scuola che è secondo i loro desideri. L’ide-ale sarebbe quello di poter comple-tare l’iter della parità per consentire alle famiglie una vera libertà di scelta e per non costringere i gestori a chiu-dere i battenti delle loro scuole che, oltretutto, permettono allo Stato un notevole risparmio. Che cosa strana, nella nostra società che potremmo definire dei contrasti – per tanti mo-

tivi – si continua a parlare di econo-mia, di spread, di denaro in perdita, ma non si parla quasi mai del valore educativo, dell’importanza di difende-re quel patrimonio culturale e pedago-gico che è la libertà di scelta, da par-te della famiglia, nell’educazione dei propri figli. Dobbiamo riappropriarci del valore dell’educazione all’inter-no della società, della famiglia, del-la scuola, nella consapevolezza che educare significa proporre dei valori, ma soprattutto aiutare i giovani a in-terrogarsi, a comprendere la poliedri-cità delle varie problematiche che si fanno strada nel sapere delle diverse discipline e soprattutto nel cammino della vita. Quando tutti insieme avre-

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Page 19: La Voce del Popolo 2012 22

Grande affluenza di pubblico il 22 aprile presso lo stand allestito dalla Fondazione Casa del Giovane nell’ambito di “Castiglione in Fiore”, la manifestazione che dal 21 al 25 aprile ha trasformato il centro storico della città in un grande giardino fiorito.Per tutto il pomeriggio gli allievi e i docenti dei corsi di cucina e pasticceria hanno presentato lavori di intaglio di frutta e verdura e realizzato decorazioni in zucchero, rispondendo ai

quesiti del pubblico e illustrando le varie tecniche utilizzate. Hanno così preso forma sotto gli occhi degli intervenuti, piccoli pappagallini, fiori con le carote, zucchine e ravanelli, bouquet in pasta di zucchero. Per gli allievi è stata un’esperienza molto positiva e un’occasione per mostrare le proprie capacità. La partecipazione a manifestazioni come “Castiglione in Fiore” costituiscono un’occasione importante per far conoscere la

realtà e l’eccellenza della Casa del Giovane, da sempre attenta alle caratteristiche del territorio e alle occasioni di formazione per i giovani”. Oltre che nel settore della cucina e della pasticceria, la Fondazione Casa del Giovane prepara alla professione anche acconciatori, estetiste e segretarie, sono infatti 18 le classi attive per il corrente anno scolastico per un totale di circa 450 allievi e per prossimo anno saranno attivate sei nuove prime classi.

ello scorso mese di mar-zo si è svolto a Tivoli il 16° Congresso naziona-le dell’Agesc, durante il quale è stato eletto pre-

sidente Roberto Gontero. Si è trat-tata di un’assise particolarmente in-tensa e feconda di contenuti. “Il 16° Congresso nazionale – ha affermato il neoeletto presidente – non ha de-luso le aspettative degli oltre 200 delegati provenienti da ogni parte d’Italia. È stato un momento intenso, impegnativo, costruttivo, bello”. Nei tre giorni i delegati hanno parlato di politica associativo-scolastica, rivi-

sitato il sogno iniziale dell’associa-zione e messo le basi per rinnovarlo nella continuità. Il nuovo presidente ha ribadito la volontà di costruire insieme un’associazione sempre più coraggiosa nell’impegnarsi a favore

della vita, della famiglia e della libertà religiosa e di educazione. Sia a livello nazionale che locale dobbiamo tutti osare di più nel chiedere alle istituzio-ni il riconoscimento della funzione indispensabile della famiglia in que-sto momento storico ricco di sfide e di cambiamento che non ci spaven-ta. Ma il semplice riconoscimento for-male non basta più. Ora ci vogliono risposte concrete. Le scuole paritarie chiudono (pur facendo risparmiare 6 miliardi di euro all’anno allo Stato) e sempre più famiglie rinunciano alla scuola cattolica per motivi economici. Il nuovo comitato esecutivo è impe-

gnato fin da ora a mettere in pratica tutte quelle iniziative che il Congresso ha deliberato di intraprendere per di-fendere il diritto alla libertà di scelta educativa della famiglia”. In coeren-za con questi principi in sede provin-ciale l’Agesc di Brescia sta chiuden-do un anno scolastico estremamen-te dinamico e poliedrico, durante il quale si è evidenziato una volta di più il radicamento dell’associazione nel territorio. Da Cemmo a Palazzo-lo, da Lonato a Rovato, passando per le scuole paritarie della città, si sono succedute sempre nuove iniziative di solidarietà, di formazione, di sensibi-

lizzazione, di cultura. Soprattutto il tema formativo ha impegnato molte sezioni locali per affrontare in vere e proprie “scuole per genitori” i più importanti temi caldi di questa fase storica: la corresponsabilità educati-va scuola/famiglia, le distorsioni pe-dagogiche della società dei consumi e dei modelli di vita oggi praticati, il rapporto tra autorità e autorevolezza nell’educazione dei figli, il bisogno di educare a fare bene il bene. Per ogni ulteriore informazione sull’Agesc anche lombarda si veda come sempre il fondamentale sito www.agesc.it

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È un bilancio positivo quello tracciato da En-rico Franceschini che ricorda quanto sia stato fatto e quando ancora

bisognerà fare nel sindacato scola-stico della Cisl di Brescia. “ Lascio un sindacato unito – esordisce – che ha trovato consensi sul piano del tesseramento e solido dal punto di vista economico. Insomma, una struttura in ottima salute – aggiun-ge – le cose che abbiamo fatto de-vono essere riprese e rilanciate in un contesto nuovo perché il mon-do sta cambiando. L’attaccamen-to al lavoro, svolto per 13 anni a

servizio della segreteria scolastica della Cisl, lo ha convinto di una co-sa: “Credo all’unità sindacale sen-za però imporre le proprie idee”. E aggiunge che “bisogna puntare al sostegno del singolo senza trasfor-

mare il tutto in un ufficio vertenze legali. Questo deve essere fatto con la presenza sui luoghi di lavoro a sostegno della professionalità del docente e non solo”. Ripercorren-do rapidamente gli anni trascorsi, il cammino è stato lungo e tortuoso. “Certo non abbiamo ottenuto tutto – conclude Franceschini – tra tagli e riforme le condizioni di lavoro so-no peggiorate notevolmente: smon-tata la legge Brunetta, ottenimento dello sblocco delle assunzioni sui posti vacanti e recupero degli scat-ti di anzianità. Tre elementi critici che la politica scolastica ha dovu-to subire”.

13 anni di onorato servizio. In carica dal 1999, dal 13 giugno prossimo Enrico Franceschini lascia il timone della segreteria generale della Cisl Scuola di Brescia per raggiunti limiti di mandato. Seppur resterà come componente della segreteria Regionale. Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio in città, in via Altopiano d’Asiago. Un locale stretto, a forma di mansarda, ma meticolosamente ordinato.

Ritratti di famiglia e del lavoro impreziosiscono le pareti della stanza. Due sedie di color marrone scuro precedono una scrivania ricoperta di pratiche perfettamente incastonate; fogli archiviati in cartelline azzurre tendenti al blu. A far da cornice, una serie illimitata di libri e volumi. “Ora avrà più tempo da dedicare alla lettura” ci scappa da dire con un velato sorriso. La sua risposta non si fa attendere: “Ho sempre l’incarico

a Milano che mi porterà via del tempo; basti pensare quanto mi ci voglia per raggiungere la sede”. Ci accoglie con la gentilezza e la fierezza di chi sa di aver dato tutto per la causa. Consapevole che gli sforzi profusi debbano essere portati avanti nel segno dell’unione e non dell’individualità senza imporre le proprie scelte. È l’unico consiglio che si sente di dare a chi lo sostituirà a partire dal mese di settembre (ma.ric.)

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Effegi è un ingrosso di carta e cancelleria fon-dato da Giambattista Fantoni, che con gli an-ni ha coinvolto in azien-

da anche i figli. Da qualche tempo la Effegi ha la-sciato la sede storica di viale Italia, 6g a Brescia per la nuova di via Bo-nardi, 23. Per semplificare i rapporti con la clientela la Effegi ha pensato anche a un catalogo di facile consu-mo. Lo strumento è stato appron-tato per facilitare all’insegnante la scelta nell’acquisto del materiale di-dattico. Il catalogo è anche una sor-ta di tributo di riconoscenza al mon-

do della scuola e ai suoi educatori che nel corso di 45 anni hanno dato alla Effegi la possibilità di cresce-re, imparare e migliorare le scelte e i servizi. “Dalla distribuzione della matita – affermano i Fantoni – sia-

mo arrivati a soddisfare oltre il 90% delle richieste della scuola, arredi e spazio gioco per asili nido, scuola dell’infanzia e scuole dell’obbligo comprese”. Largo spazio sul cata-logo di Effegi trovano anche i gio-chi didattici, i materiali per alunni diversamente abili. Nella sede di via Bonardi, poi, c’è spazio anche per tutto quanto possa servire agli oratori per la realizzazione dei grest e delle molteplici iniziative estive: dai cappellini ai foulard per finire a tutto ciò che serve per fare festa. Analoghi sentimenti di gratitudine i Fantoni nutrono anche nei confronti di oratori e parrocchie

Si è svolto nei giorni scorsi al Palazzo del Quirinale, con la partecipazione del presidentedella Repubblica Napolitano, l’incontro “Le domande dei giovani”, in occasione della presentazione dell’attività dell’Osservatorio lavoro dell’Arel e delle proposte “per una nuova politica” contenute nel libro “Giovani senza futuro?” curato da Carlo Dell’Aringa e da Tiziano Treu.L’incontro è stato caratterizzato

dalle domande di una rappresentanza del mondo giovanile sulla loro condizione, sulle aspettative di lavoro, sulle scelte di vita. Una delle domande è stata posta da Luisa Treccani, componente della Segreteria della Cisl Scuola di Brescia, giovane insegnante dell’Istituto superiore “Primo Levi” di Sarezzo.Nel suo intervento la sindacalista ha evidenziato la mancanza di collegamento tra scuola e

mondo del lavoro sottolineando come istruzione e formazione sono spesso considerati alpari di qualsiasi altra voce da tagliare per far rientrare i conti, mentre la scuola dovrebbeessere un capitolo prioritario degli investimenti pubblici.Ha poi ribadito gli obiettivi che dovrebbero entrare in una strategia di rilancio delle politicheattive per i giovani e per il loro futuro.

Page 22: La Voce del Popolo 2012 22

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Page 23: La Voce del Popolo 2012 22

In quel tempo, gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Il 7° Incontro mondiale delle famiglie è iniziato. La partecipazione brescia-na sarà concentrata principalmente nella giornata di domenica 3 giugno con la Messa con il Santo Padre: so-no attesi 3000 bresciani. Sabato, inve-ce, per la “Festa delle testimonianze” dovrebbero essere circa un migliaio i bresciani in rappresentanza di asso-ciazioni e movimenti. Tutto pronto, quindi, per il grande pomeriggio di festa a Milano Parco Nord Aeroporto di Bresso di sabato 2 giugno. L’appun-tamento è per le ore 16 quando avrà inizio la “Festa delle testimonianze”: un pomeriggio di musica, canti e rac-conti che culmerà, alle ore 20.30, con l’arrivo sul grande palco di Benedetto XVI e l’inizio della diretta su Rai Uno. La prima parte della Festa delle testi-

sue parole; hanno solo incertezze su quello che loro dovranno di-re, che dovranno fare. Si sentono già soli, profondamente soli, con addosso l’incarico e l’attesa. Lì la fede si prova e il dubbio diventa possibilità; lì sperimentano subito come il dubbio sia più forte della fede e incomprensibile la necessi-tà del Risorto di tornare al Padre. Proprio ora, proprio nel momento della gloria, nel momento in cui sarebbe possibile dimostrare... Sa-rebbe l’occasione del Regno, del compiersi del Regno. Non è l’ora del ritorno. Questa è la solitudine e il dubbio. Perché quell’ora, pro-prio in quell’ora? Così si compie invece il tempo della solitudine del credere, dell’impossibilità di pos-sedere, di circoscrivere quel Dio vicino, così per poco vicino. È il tempo della fede che è solitudine e certezza insieme che Lui sarà lì tutti i giorni fino alla fine del mon-do. Consolazione che al momento non è certezza ma speranza, e ne-cessità di annunciare, di predica-

re, di convincere, di parlare di quel mistero di un Dio che è Padre, Fi-glio e Spirito, e di battezzare, di cambiare nel profondo la struttura del credere e dello sperare dell’uo-mo. Lui è in mezzo a loro fino alla fine del mondo, in mezzo a noi fi-no alla fine del mondo. Compagno di solitudine, conforto per la fede che dovrebbe testimoniare, gri-dare, bussare a tutte le porte per dire quella meraviglia che è cono-scerLo questo Dio misterioso ma presente, lontano e vicino insieme, tutto e momento, pienezza e biso-gno. Dio che parla nella fragilità di un uomo e unico modo per parlare la stessa lingua degli uomini; Dio che può parlare solo attraverso la fragile lingua degli uomini. Dio che promette un amore che è l’unica salvezza attraverso la miseria di chi solo balbetta il senso della sal-vezza e dell’amore. La stessa soli-tudine; lo stesso modo di fidarsi. Lui rimane in mezzo a noi fino alla fine del mondo. Rimedio alla soli-tudine. Fede.

olitudine. Sta tutto in quel dubbio, nel non es-sere certi che quello che accade stia davvero ac-cadendo. È l’incertezza

della fede, anche davanti alla po-tenza di Dio che sconvolge così dalle radici le convinzioni umane. Lo vedono, ma questo non signi-fica che possano credere. Ma più profondamente: non sanno cosa significhi credere da quel momen-to in poi. Intuiscono che tutto sa-rà diverso ma non ne conoscono il modo.Le azioni di sempre, il vedere, il prostrarsi sono azioni del passa-to. Nella crepa verso il futuro c’è il dubbio. E non può essere il dubbio di vederlo o il dubbio di adorarlo: è lì, non possono dubitare su que-sto. Dubitano invece sulla strada da fare e sul cosa sarà domani. Du-bitano del potere nuovo che ha il loro Signore. Dubitano che quello che sentiranno sia possibile, sia vero, si compia. Non hanno sicu-rezze se non nei suoi segni e nelle

monianze, dalle 16 alle 19, è un even-to intitolato “JubilFamily - La gioia di essere famiglia” che verrà trasmesso in diretta da Tv2000. Sarà un momen-to importante per tutte le famiglie del mondo chiamate a stare insieme e a vivere un momento di festa fatto di musica, canti, riflessioni, storie, racconti. Grandi e piccoli avranno la possibilità di condividere un po-meriggio davvero unico diventando testimonianza vivente della famiglia cristiana. Tutti potranno partecipare, liberamente e gratuitamente alla festa che si animerà sul palco di Bresso. Da mesi le parrocchie si sono organizzate all’evento, mettendo a disposizione in totale 13mila posti-letto per i pellegri-ni (34mila sono quelli approntati da 11mila famiglie lombarde). Un palco

grande come una chiesa. Sormonta-to da una mezza cupola in pvc tra-sparente che riproduce le vetrate del Duomo di Milano. È questo lo scena-rio che accoglierà due dei momenti più importanti dell’Incontro mondia-le delle famiglie, la Festa delle testi-monianze, sabato 2 giugno, e la San-ta Messa, domenica 3 giugno alle ore 10. Il palco è stato concepito come un grande abbraccio che Milano rivolge al mondo. Particolare attenzione è stata posta anche all’eco-sostenibili-tà. Terminato l’evento, il materiale del palco (legno e pvc) sarà riutilizzato dai giovani e gli adolescenti della co-operativa Kronos provenienti dall’Isti-tuto penale minorile “Beccaria”, per allestire il nuovo Centro di accoglien-za Kayròs di Vimodrone.

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a parola è il filo condutto-re dell’estate 2012. Parole da dire, da ascoltare, da regalare. Dopo gli ultimi anni vissuti tra il cielo, la

terra e il tempo, una parola s’innalze-rà chiara da tutti gli oratori. Quale? “Passpartù!”. Le parole sono neces-sarie e fondamentali. “Alcuni dicono − scrive Emily Dickinson ne ‘I silenzi’ − che quando è detta la parola muore. Io dico invece che proprio quel giorno comincia a vivere”. Solo con la parola possiamo entrare dappertutto (passe-partout, appunto): nel nostro cuore per dare nome ai sentimenti più pro-fondi, nel cuore delle cose per usare parole giuste, nel cuore degli altri per costruire relazioni buone, nel cuore di Dio se impariamo a capire e ad ac-cogliere la Sua parola. Per far ciò c’è bisogno di tempo, attenzione e cura. Passepartout è stato il punto di par-tenza. La parola dice di quell’aggeg-gio che apre tutte le porte. Quando bisogna entrare in molti posti, biso-gnerebbe possedere ogni chiave. Il passepartout è quell’unico oggetto che apre luoghi diversi. La parola ha questa capacità: quella di permetter-ci di entrare nel cuore di chiunque, di aprire qualunque porta chiusa. Come lo scriviamo?, si sono chiesti i respon-sabili dell’Ufficio oratori. L’originale è piuttosto difficile da leggere. Sì, è scritto in modo scorretto, ma quel “tu” in finale di parola dice bene la possibilità, che la parola ci offre, di creare legami con l’altro. La parola: il tema di Passpartù riletto attraver-so le pagine della Bibbia, l’arte, la let-teratura, il cinema e il teatro. Per re-cuperarne il senso e la preziosità co-

me occasione propizia per costruire un’esperienza significativa durante il cre-grest. Il buon utilizzo della parola, non riferendoci al solo atto oratorio, vede anni e anni di lavoro e crescita. Non è con l’età che impariamo a par-lar bene. È con l’amore e la cura che si impara – e si insegna anche agli al-tri – ad usare bene le parole. Una pa-rola (anche soltanto una parola) al posto giusto rende la vita più bella a tutti. L’emergenza educativa sul tema

della relazione comunicativa, ripor-tato e sottolineato anche dai Vescovi negli orientamenti pastorali per que-sto decennio, chiede una riflessione profonda ed attenta. È bello pensare che durante l’estate 2012 a tutti i bam-bini e a tutti gli oratori viene offerta la possibilità di soffermarsi insieme sull’importanza della Parola. Per mol-ti la parola è obsoleta, superata dalle immagini e dalla tecnologia. I nuovi smartphone, i nuovi social network, le abitudini sociali sottolineano quo-tidianamente l’importanza di parole veloci, di immagini e “smile” (le facci-ne) per comunicare. La comunicazio-ne cambia. Ma siamo così sicuri che la parola non abbia più importanza? È solamente con le parole, e con un loro buon utilizzo, che possiamo re-almente raccontare noi stessi, dare corpo ai nostri pensieri ed alla nostra immaginazione. Quello che portiamo nel cuore e custodiamo nei nostri so-gni, ha bisogno di parole belle e sane per uscire e incontrare gli altri. Non bastano immagini. Non bastano suo-ni. Servono le parole. E nella riflessio-ne sulle parole che vivono la nostra vita, la nostra quotidianità, non pos-siamo rifarci a una Parola che guida tutte le altre. È la Parola di Dio. Una Parola buona: da fare propria per con-dividerla e amarla. Una Parola viva: nella figura di Gesù che si offre agli uomini come Parola nuova e Parola di vita. Le parole buone non sono quelle eleganti, colte, erudite. Le parole buo-ne sono quelle che sanno raccontare del bene ricevuto, del bene comune. La parola può ferire e lasciare in giro incomprensioni e divisioni. Le paro-le possono essere pesanti come sas-

Dire grest significa anche raccontare delle gite e delle uscite alla scoperta di posti nuovi. Quest’anno i grest hanno l’opportunità di scoprire un luogo che nasce grazie alla parola e al dialogo. Paolo VI si è sempre interessato all’arte contemporanea, comunicando e lavorando con gli artisti del suo tempo. La Collezione Paolo VI - Arte Contemporanea di Concesio racchiude il frutto di questa interazione con importanti

opere: da Dalì a Chagall, da Picasso a Matisse, da Fontana a Manzù. La giornata ha inizio con una breve visita alla casa natale di Paolo VI per proseguire poi verso il Museo dove si potranno osservare le opere. Pervenuta tramite vari lasciti (disposti prevalentemente da mons. Pasquale Macchi, già segretario particolare di Paolo VI), la collezione dell’Associazione Arte e Spiritualità è costantemente arricchita da donazioni e

acquisizioni. Sono circa 7000 le opere conservate. La visita sarà divisa in due gruppi: dai sei ai 10 e dagli 11 ai 14 anni. Per ciascun gruppo verranno fissati obiettivi e finalità diversi, tenendo sempre presente il tema del grest. Al termine della visita sarà possibile fare un laboratorio didattico specifico per ciascuna fascia d’età. L’ingresso (visita più laboratorio) costa 4 euro. Informazioni e iscrizioni al Centro oratori bresciani.

7000 oratori italiani (nella foto don Marco Mori, presidente del Foi), uno ogni sei parrocchie. Solo in Lombar-dia 500mila bambini partecipano alle attività estive e 70mila sono gli adole-scenti coinvolti come animatori. Alla luce di questi dati e dell’alta valenza educativa è stato pensato un momen-to (H1O - Primo happening degli ora-tori) che in futuro potrà trovare anche una sua periodicità. È la prima volta che, in Italia, si organizza un happe-

ning degli oratori. “H1O”: evoca gli elementi essenziali della vita, l’acqua, la fontana del villaggio, gli incontri di Dio con il suo popolo ai vari poz-zi, Gesù acqua viva… In “H1O” c’è la volontà di far capire gli elementi es-senziali dell’essere e del fare oratorio oggi, convinti che la proposta educati-va dell’oratorio, nella sua completez-za, è ancora attuale. A chi si rivolge? Appare strategico concentrarsi su co-loro che in oratorio hanno un ruolo

di coordinamento e di responsabilità di singoli settori, soprattutto se nella fascia d’età giovanile. L’invito è che ogni oratorio dia la possibilità di par-tecipare a “H1O” agli educatori che, al proprio interno, sono responsabili dei cammini. L’happening si articola su tre momenti, che appaiono attual-mente i più significativi nell’ottica di una proposta nazionale sugli oratori: la condivisione di modelli e lo scam-bio di esperienze, compresa quella

spirituale; la riflessione esplicita sul-le dinamiche dell’oratorio e sui suoi processi educativo-pastorali; la co-noscenza di prassi e di attività che gli oratori offrono. Nello specifico il pro-gramma prevede: il 6 e il 7 settembre il gemellaggio tra gli oratori, l’8 il con-vegno presso il Centro fiera di Mon-tichiari (nel pomeriggio workshop in centro a Brescia e festa finale in piaz-za Loggia). Il 9 settembre la celebra-zione eucaristica in Cattedrale.

si, che restano dentro anche a chi le pensa e le dice. Con le parole si pos-sono mettere in giro cose buone. Si può essere gentili, cordiali, corretti, leali e trasparenti. E poi bisogna es-sere responsabili della propria paro-la: che è mantenere la parola data ma anche avere presente le conseguenze delle proprie parole. Prendersi cura della parola è anche fare spazio al si-lenzio perché nel silenzio, nell’ascol-to del proprio cuore, c’è il modo per

trovare le parole più adatte e per dare forma ai pensieri e ai sentimenti e per ragionare sulle parole che ci arrivano dagli altri. Il sussidio per il momento quotidiano della preghiera è costruito sull’idea che la Parola di Dio è il vero passepartout che ci consente di entra-re nel segreto e nella pienezza della vita. Solo che Dio è di poche parole. Bisogna imparare a capire come parla lui. Dove stanno i suoi pensieri e co-me incrociano la nostra quotidianità.

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La preparazione del grest è un’occa-sione unica di formazione per gli ani-matori, spesso adolescenti e giovani dai 14 ai 20 anni. Negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza nelle parrocchie dell’importanza di questo servizio e della necessità di offrire agli animatori una formazione personale e al proprio ruolo. Prima di iniziare la progettazione e l’organizzazione vera e propria del grest, in gran parte degli oratori vengono proposti ai giovani

animatori alcuni incontri che costitu-iscono un vero e proprio “corso per animatori del grest” che da una par-te offre spunti e indicazioni sul tema del grest e dall’altra sviluppa alcuni temi educativi fondamentali rispetto al ruolo dell’animatore in oratorio. Il corso è un’occasione per conoscere meglio il ruolo dell’animatore e lo stile dell’animazione, la relazione educati-va che si instaura tra gli adolescenti e il bambino, il valore del gruppo e l’im-

portanza del gioco. Gli strumenti mes-si a disposizione dall’Ufficio oratori per predisporre i corsi in parrocchia sono molti: si incomincia dal Gresti-val (tre serate di lancio dell’esperien-za estiva). Inoltre gli animatori della Commissione grest diocesana sono inviati dall’Ufficio oratori in 25 espe-rienze locali di formazione (alcune delle quali zonali, altre di unità pa-storale o parrocchiale): quest’anno raggiungeremo un totale di 68 serate

di formazione e di oltre 900 animatori incontrati solo per quanto riguarda la preparazione ai Grest. Uno sforzo no-tevole che spesso prevede la co-pro-gettazione della proposta formativa con la realtà locale che l’ha richiesta e, attraverso moduli ricchi di attività di gruppo e tecniche per la condivisione dell’esperienza, vuole aiutare gli ani-matori a conoscere meglio i bambini che avranno di fronte e il mandato ri-cevuto dalla comunità parrocchiale.

Prove di unità pastorale anche al grest. La proposta arriva da Palazzolo dove l’oratorio della parrocchia di Sacro Cuore e l’oratorio San Sebastiano della parrocchia Santa Maria Assunta hanno messo a punto un grest (350 bambini + 90 animatori) unico suddiviso su due spazi. I bambini dall’ultimo anno della materna alla terza elementare si ritrovano a Sacro Cuore, mentre quelli dalla IV elementare alla III media vanno a San Sebastiano. Si

tratta di un primo esperimento, facilitato dalla presenza di un unico parroco (don Angelo Anni). Chiaramente di fondo c’è un discorso educativo-aggregativo che ha portato i due curati (don Paolo Gregorini e don Francesco Bezzi, al primo grest da curato in oratorio) a ragionare sul grest comunitario, sempre seguendo le indicazioni dell’Ufficio oratori. È stato allestito anche il servizio mensa a San Sebastiano con un pulmino che porterà i più piccoli

dal Sacro Cuore alla mensa. Ogni settimana, poi, i ragazzi vivranno insieme il momento della gita. Se i due oratori hanno pensato a un’unica proposta estiva, va anche detto che tutta la formazione degli animatori è stata fatta in maniera unitaria sul territorio della città di Palazzolo, quindi sulle cinque parrocchie. La pastorale giovanile costituire terreno fertile per camminare nella direzione delle unità pastorali.

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’esperienza, tradizional-mente curata dai membri delle Aggregazioni laica-li della diocesi, si è arric-chita quest’anno di alcu-

ne presenze: l’animazione è stata offerta dai giovani. I giovani dei va-ri gruppi, movimenti, associazio-ni, nuove comunità, ordini secolari ma anche delle comunità religiose e i seminaristi. Buona la presenza di coloro che, provenienti dalle diver-se Zone pastorali, si sono preparati insieme al Vescovo alla Pentecoste sostando in preghiera in cinque san-tuari mariani per respirare il “Soffio della vita risorta”. Si è concluso co-sì, in questa celebrazione, anche il pellegrinaggio dell’immagine della Vergine della Santa Casa di Loreto, giunta in occasione della Veglia delle Palme, per poi accompagnare varie esperienze di preghiera dei giovani durante il tempo pasquale. L’intera Veglia è stata caratterizzata dal ser-vizio di giovani e di coppie di sposi:

tutti, infatti, a conclusione della cele-brazione, tre giovani provenienti da altrettante esperienze (focolari, vo-lontari della sofferenza, comunione e liberazione) hanno testimoniato, a nome di tutti, la loro gratitudine al Signore. L’esperienza del dono accol-to e condiviso, più volte sottolineata dal Vescovo, ha assunto cosi i tratti dell’esperienza dell’unità. L’unità del cenacolo attorno a Maria, della Pen-tecoste che genera la Chiesa. L’unità di tutte le età e le vocazioni, di tutti i carismi e ministeri, che non solo non si annullano reciprocamente, ma – proprio perché comunione di diver-sità – diventano espressione auten-tica della ricchezza e della bellezza della Chiesa, della comunione che fa risaltare ogni unicità, che valoriz-za ogni dono come riflesso del dono. Non è mancata, semplice e incisiva, la richiesta di continuare a vivere il dono dell’unità e del discernimento anche in occasione del prossimo Si-nodo sulle unità pastorali.

giovane la composizione del coro guida, con rappresentanze di varie realtà ecclesiali; giovane la luce che ha aperto la celebrazione; giovane il servizio liturgico curato dal Semina-rio diocesano; sponsali le voci delle preghiere di intercessione, proposte da sette coppie di coniugi e di fidan-zati delle diverse realtà ecclesiali, con la presentazione delle offerte e la preparazione dell’altare curata da coppie del cammino neocatecume-nale, richiamo al 7° Incontro mon-diale delle famiglie e giovane la gra-titudine espressa dai diversi carismi presenti nell’Assemblea. A nome di

Giovedì 31 maggioOre 10.30 - Vestone -Santa Messa in occasione della festa patronale. Ore 16 - Brescia - Tavola rotonda internazionale per l’Incontro mondiale delle famiglie in Cattedrale. Venerdì 1 giugnoOre 10 - Brescia - Cerimonia per la consegna delle onorificenze della Repubblica presso l’auditorium San Barnaba.

Ore 17 - Brescia - Santa Messa e incontro con la Fondazione S. Francesco di Sales presso il Centro Paolo VI.Sabato 2 giugnoOre 10.30 - Pisogne - Inaugurazione nuova struttura dell’Hospice.Domenica 3 giugnoOre 10 - Milano - S. Messa con il Papa in occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie.Martedì 5 giugnoOre 20.30 - Brescia - Incontro con i cresimandi adulti presso la parrocchia di S. Francesco di Paola.Mercoledì 6 giugnoOre 9 - Chiari - S. Messa e incontro con la cittadinanza.

La Cancelleria della Curia diocesana, a seguito dell’Ordinanza dell’Ordinario diocesano, comunica i provvedimenti della settimana:Il sac. don Gian Mario Chiari, parroco di Rovato e Bargnana, è stato nominato parroco anche della parrocchia di Lodetto.Il sac. don Ettore Piceni, già vicario parrocchiale a Palosco, è stato nominato vicario parrocchiale delle parrocchie di

Bargnana, Lodetto e Rovato.Il sac. don Roberto Moré, vicario parrocchiale di Rovato, è stato nominato vicario parrocchiale anche delle parrocchie di Bargnana e di Lodetto.Il sac. don Gianluigi Moretti, vicario parrocchiale di Rovato, è stato nominato vicario parrocchiale anche delle parrocchie di Bargnana e di Lodetto.Il sac. don Valentino Bosio, presbitero collaboratore della parrocchia di Rovato, è stato nominato presbitero collaboratore anche delle parrocchie di

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ons. Enzo Rinaldini (Crescenzio all’ana-grafe) nasce a Gar-done Valtrompia il 27 dicembre 1925. Viene

ordinato sacerdote a Brescia il 26 giu-gno 1949. È vicario parrocchiale a Cel-latica dal 1949 al 1952, viceassistente diocesano dell’Azione cattolica e inse-gnante in Seminario dal 1952 al 1960. Nel 1960 è il primo dei sacerdoti fidei donum – luogo di missione il Brasile – ove rimarrà fino alla morte. Rettore e insegnante nel Seminario di Araçuaì, parroco di Itinga, parroco di Itaobim e Padre Paraiso dal 1960 al1982. Viene eletto vescovo di Araçuaì il 10 maggio 1982, e consacrato nella cattedrale di Brescia il 4 1uglio 1982. Entra in sede l’8 agosto 1982. Vescovo emerito di Araçuai dal 2001. Muore, dopo lunga malattia, ad Araçuai il 24 ottobre 2011 ed è sepolto nel cimitero locale. Que-sti i dati essenziali di una vita spesa tutta all’insegna di quello che sarà il suo motto episcopale “Buscamos no-va terra” (Cerchiamo terra nuova). I primi 11 anni trascorsi in diocesi han-no lasciato nei cellatichesi prima, ne-gli alunni del seminario ove insegnò matematica (era laureato in matema-tica e fisica) e negli amici di Ac poi, il ricordo di una presenza viva, dolcis-sima, esigente. Dopo la partenza del primo drappello, guidato da don En-zo, di quattro sacerdoti bresciani fidei

donum in Brasile, i legami con la dio-cesi di origine rimangono così forti e le amicizie così durature al punto di dar vita all’associazione “Amici di don Enzo”, che raccoglierà la generosità dei bresciani e invierà in Brasile tan-

“Se vivrete secondo la morte, tutto morirà; se invece vivendo secondo la vita ucciderete la morte, tutto vivrà”. Così Sant’Agostino, nel 15° libro del “De Trinitate”, riassume un passo di San Paolo. Sembra un richiamo rivolto a noi oggi, commenta mons. Giovanni Volta, autore del libro “Timore e speranza. La redenzione in Agostino”, che sarà presentato da mons. Giacomo Canobbio giovedì 31 maggio, alle 18, presso la Libreria dell’Università cattolica di via Trieste. Vescovo

di Pavia dal 1986 al 2003, l’autore si è occupato del problema della redenzione dalla morte nel cristiano negli scritti di Agostino fin dall’età giovanile, quando scelse l’argomento per la sua tesi alla Gregoriana di Roma. È tornato a farne oggetto del suo pensiero, approntando questo studio, nell’ultimo periodo della sua vita, con gli approfondimenti acquisiti nella lettura delle opere pubblicate sul Vescovo d’Ippona dagli anni Quaranta in poi.

posto le basi per una società più giu-sta. Se avremo il coraggio di spezza-re e di condividere ciò che ci è dato gratuitamente dalla terra madre, noi saremo veramente popolo eletto… Se però aspettiamo che il superfluo ven-ga distribuito – aggiunse dom Enzo – è probabile che a noi non sarà concesso di vedere il cambiamento”. La diocesi conta circa mezzo milione di abitan-ti, con 24 sacerdoti (il doppio degli Apostoli, diceva dom Enzo) di varie nazionalità. Deve fare contemporane-amente il vescovo e sostituire i suoi parroci tutte le volte che ve n’è la ne-cessità. Inoltre insegna in Seminario e nelle scuole di agraria, topografia e minerali da lui create perché lo Sta-to del Minas Gerais è ricchissimo di minerali di ferro e di pietre preziose. Trascorre gli ultimi anni nella preghie-ra, nella lunga sofferenza del corpo e dello spirito, nella povertà più asso-luta: “Io annuncio il Vangelo – diceva dolcemente –, che è già la somma di ogni buona e onorevole intenzione. Dite alla gente che ci conosce che noi siamo felici e che vorremmo di-stribuire felicità anche a loro”. Mons. Enzo Rinaldini, prete, missionario, vescovo e poi vescovo emerito della diocesi di Aracuai ha chiesto di esse-re sepolto nel camposanto della città, all’ombra della chiesa che ha servito per quasi 52 anni, vicino alla sua gen-te, nel suo Brasile.

te gocce di solidarietà per i fedeli di don Enzo (diventato dom con la con-sacrazione episcopale) che ha potuto creare una vera e propria rete sociale ed educativa, salvando dalle strade migliaia di ragazzini poveri. Don En-zo giunge in Brasile nel 1960. Dopo 22 anni di proficuo apostolato nella diocesi di Araçuai, ne viene nominato vescovo. Nel suo discorso d’ingresso afferma: “Noi possiamo guardare al futuro con rinnovata speranza solo se sapremo leggere, vivere e annun-ciare il Vangelo ogni giorno. Se sapre-mo tradurre in gesti concreti ciò che il Padre Nostro ci suggerisce, avremo

Bargnana e di Lodetto. Il sac. mons. Gaetano Fontana, parroco abate di Montichiari, è stato nominato parroco anche della parrocchia di Vighizzolo.Il sac. don Mario Pelizzari, già parroco della parrocchia di Rezzato San Carlo, è stato nominato presbitero collaboratore delle parrocchie di Vighizzolo e Montichiari.Il sac. don Michele Bodei, vicario parrocchiale di Montichiari, è stato nominato vicario parrocchiale anche della parrocchia di Vighizzolo.Il sac. don Costantino Conti, vicario parrocchiale di

Montichiari, è stato nominato vicario parrocchiale anche della parrocchia di Vighizzolo.Il sac. don Alfredo Scaroni, vicario parrocchiale Montichiari, è stato nominato vicario parrocchiale anche della parrocchia di Vighizzolo.Il sac. don Luigi Lussignoli, presbitero collaboratore di Montichiari, è stato nominato Presbitero collaboratore anche della parrocchia di Vighizzolo.Il sac. don Italo Uberti, presbitero collaboratore di Montichiari, è stato nominato presbitero collaboratore anche della parrocchia di Vighizzolo.

Il diacono Giulio Faraone, in servizio presso la parrocchia di Montichiari, è stato nominato anche per il ministero presso la parrocchia di Vighizzolo.Il diacono Mario Piazza, in servizio presso la parrocchia di Montichiari, è stato nominato anche per il ministero presso la parrocchia di Vighizzolo.

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Presso il Seminario di via delle Razziche 4 il 24 maggio è andato in scena “Din Don Dan, DinAmici per Dio”, il Meeting diocesano dei chierichetti. Dopo l’accoglienza e i giochi, preparati con cura dai ragazzi del Seminario minore, i ministranti hanno avuto un momento di preghiera con il Rettore prima della merenda e dei saluti. Anche questa è stata un’occasione per valorizzare il servizio dei ministranti alle comunità oltre che essere un’opportunità

per condividere l’esperienza cristiana in maniera gioiosa e attraente. “Quando partecipate alla liturgia svolgendo il vostro servizio all’altare, voi − ha detto il Papa ai ministranti − offrite a tutti una testimonianza. Il vostro atteggiamento raccolto, la vostra devozione che parte dal cuore e si esprime nei gesti, nel canto, nelle risposte: se lo fate nella maniera giusta e non distrattamente, in modo qualunque, allora la vostra è una testimonianza che tocca gli

uomini”. Non bisogna dimenticare che ogni volta che ci accostiamo all’altare, abbiamo la fortuna di assistere al grande gesto di amore di Dio, che continua ad esserci vicino, ad aiutarci, a darci forza per vivere bene. Con la consacrazione quel piccolo pezzo di pane diventa Corpo di Cristo, quel vino diventa Sangue di Cristo. Per i chierichetti è una fortuna poter vivere da vicino questo mistero, ecco allora che il servizio va svolto con amore, con devozione, non con superficialità.

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osa vuol dire rifare una stagione dopo il succes-so dello scorso anno?È sicuramente una bella sfida, anche se devo dire

che la sfida in questa stagione è so-prattutto economica, nel senso che è un anno di grande sofferenza e diffi-coltà e questo si risente anche in am-bito artistico. Non solo nell’assenza di sponsor, ma anche in termine di programmazione, perché le agenzie tardano a confermare le date degli artisti, perché a loro volta subiscono i ritardi dei festival che in Italia ricevo-no finanziamenti pubblici, beati loro. Questi non confermano le date fino alla conferma del finanziamento. No-nostante ciò, siamo molto soddisfatti del cartellone. La risposta del pubbli-co ci sta dando ragione. Quali sono le chicche?Siamo felicissimi di avere un maestro della musica italiana d’autore come Paolo Conte il 28 luglio, perché è un artista che non è mai stato al Vittoria-

le e che stiamo corteggiando da due anni. È un artista che seleziona atten-tamente date e location. Lui inaugura il percorso della musica d’autore ita-liana: Samuele Bersani e Francesco De Gregori, che è la seconda serata.Poi c’è la poetessa del rock Patti Smith e l’artista jazz Pat Metheny.Si comincia l’1 luglio.Si parte domenica 1 luglio con un ga-là che tradizionalmente è un omaggio a D’Annunzio, quest’anno reso da tre attori diversi e di tre generazioni di-verse, che hanno quindi tre modi di interpretare il Vate. Reciteranno testi più privati, ironici e con altri aspetti

poliedrici di D’Annunzio poco cono-sciuti. Gli attori sono Luca Marinelli, Filippo Timi e Ugo Pagliai.La comunicazione è importante...Le iniziative dello scorso anno sono confermate: l’aspetto preponderante della nostra comunicazione è sul web. La programmazione e prevendita du-ra tutto l’anno, anche se il festival è stagionale. Quindi abbiamo puntato sul sito internet e sui social network: su Facebook con tre pagine. Abbiamo duplicato quella dedicata alla stagione perchè avevamo raggiunto il limite di amicizie. Sul sito on line si possono acquistare i biglietti. La vera novità è il partner Bcc del Garda, per cui tut-te le filiali su Brescia e Verona, fanno prevendita dei biglietti.Danza, teatro, musica e circo: in che modo tutto il cartellone è in relazione con il Vate?Abbiamo tentato di puntare all’eccel-lenza dei generi che proponiamo su questo palcoscenico, con un cartel-lone trasversale. Abbiamo scelto di

non puntare sulla lirica perché non possiamo aspirare a grandiosi allesti-menti lirici, con 1500 posti, senza fon-di statali. Cediamo il passo all’Arena; ubi maior... Abbiamo guardato a ciò che qui può essere valorizzato. Qui abbiamo puntato all’eccellenza. Pen-siamo in questo, forse con un po’ di presunzione, di ricalcare, mutatis mu-tandis, i gusti di Gabriele D’Annunzio, personaggio moderno e coraggioso. Ci siamo chiesti, se vivesse oggi, che cosa piacerebbe vedere al Vate? A 150 anni dalla sua nascita lo spettacolo è cambiato; questo pensiamo sia un car-tellone di cui sarebbe orgoglioso. Lo crediamo sostenuti da Giordano Bru-no Guerri, presidente della Fondazio-ne Il Vittoriale; sta dando una sterzata di novità a tutta la vita del Vittoriale.Come si muove un direttore arti-stico in un contesto del genere: fascino della cornice, peso cultu-rale del fondatore del Vittoriale, della Fondazione e degli artisti?Sicuramente è un ruolo che mi pia-

ce. Mi incute più timore quando lo sento nominare, rispetto a quanto mi accada quotidianamente vivendo il ruolo. Da anni vivevo nell’organizza-zione del mondo dello spettacolo. È stato naturale declinare le competen-ze sperimentando in contesti diversi sul modello di questo luogo che det-ta le regole da solo. Cito il preseden-te. Lui notò, appena nominato presi-dente, che in cartellone c’erano i Dik Dik. Si chiese cosa centrassero con D’Annunzio. Quando affidò a noi la stagione ci trovammo in sintonia sul fatto che centrino meno di Lou Reed o Paolo Conte. Anche se nessuno di noi ha colloqui notturni con il Vate.Ci sono già sorprese per i 150 an-ni dell’anno prossimo?Dobbiamo aspettarci cose grandi, non solo nel periodo estivo. La stagione partirà dall’inverno, forse già 2012 e coprirà il 2013, alternando gli spazi dell’anfiteatro con l’auditorium. L’an-teprima con James Taylor al Grande ne è stato un assaggio.

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al 2 giugno al 2 settem-bre sarà possibile visi-tare nei Musei Mazzuc-chelli a Ciliverghe di Mazzano, due mostre

collaterali d’arte contemporanea con indagini e percorsi a cavallo tra la scienza floreale e la creativi-tà più attuale; a partire da “Florile-gio”, una personale di Corrado Bo-nomi, a cura di Lara Alberti, le cui installazioni ironiche, talvolta sur-reali, sono realizzate con materiali di recupero dal mondo del giardi-naggio. Riconvertendo e scambian-do di funzione i materiali, Bonomi capovolge il rapporto tra significato e significante. Seguirà una seconda tappa dell’antologica “Già come nel Mio Fior”, inaugurata nel 2011, con opere quest’anno di Maurizio Botto-ni, Michelangelo Galliani e The Ga-han Project, a cura di Anna Vergine e Gabriele Fallini, in collaborazione con la Galleria BonelliLab di Canne-to sull’Oglio (Mn) e la Galleria d’Arte Nino Sindoni di Asiago (Vi). Il lavoro di Maurizio Bottoni esprime la pit-tura colta, descrittiva degli elemen-ti naturali a diversi piani di visione e lettura, dal singolo fiore alla re-

altà della zolla erbosa, un’indagine di un microcosmo, che si allarga al bosco nelle diverse situazioni del giorno e della notte, condotta come se si facesse parte di quel mondo, con punti di vista e dimensioni ‘re-ali’, attraverso una tecnica pittorica raffinata e consapevole della storia della pittura, attuale e contempora-nea. I consueti laboratori creativi per bambini quest’anno vedranno la conduzione diretta dell’artista Cor-rado Bonomi, che si è reso disponi-

bile l’ultima domenica del mese (a partire da domenica 27 maggio fino a domenica 2 settembre, alle ore 15 -16 - 17, nella galleria principale, con accesso incluso nel biglietto) a coin-volgere le famiglie, in Ready made in erba, un’attività tesa a stimolare lo spirito critico nei confronti della realtà che ci corconda, attraverso la manipolazione creativa e il riu-tilizzo di materiali da giardinaggio (sottovasi, tubi di gomma, reti…), volti alla creazione di nuovi oggetti.

Venerdì 1 e sabato 2 giugno alle 21 in San Desiderio riprendono le repli-che di “Alessandro a Siwa”, spetta-colo scritto e diretto da Antonio Fu-so. L’opera è divisa in tre parti: Usci-te di scena, La quarta parte vuota, Scena divento (di vento). Nella pri-ma parte è indagato il “personaggio” del teatro occidentale, da Shake-speare a Pirandello, nell’atto in cui, uscendo di scena, pronuncia una qualche verità sulla vita, la morte, l’amore, il dolore… La quarta parte vuota è l’espressione che gli arabi

usano per indicare il deserto. E nel deserto conduce la scrittura dram-maturgica che desertifica segni, sim-boli e linguaggi del “gran teatro”. La terza parte del lavoro: Scena diven-to (di vento), non poteva limitarsi a raccontare un episodio di una storia universalmente nota. E così, nella finzione, la notte di Alessandro Ma-gno diventa la notte di tutti coloro che si interrogano sul proprio desti-no. Ingesso gratuito ma è obbligato-rio prenotarsi allo 0302400060 o via email a [email protected]

L’estate bresciana degli spettacoli, dei concerti e dei grandi appuntamenti musicali in piazza è targata Cipiesse.Presentata ufficialmente la stagione dell’organizzatore bresciano di even-ti che toccano Brescia ma non solo. Il primo appuntamento, che ne replica uno già visto qualche mese fa in terra bresciana, è l’esibizione di Ian Ander-son (venerdì 1 giugno al Teatro Sme-raldo di Milano). Il primo appuntamento bresciano sa-rà il concerto dei Nomadi, gruppo se-guito e amato in terra nostrana, il 16 giugno alle 21 a Rezzato (prevendita 23 euro, la sera del concerto 25 euro).Dalla musica di garanzia la stagione offre la comicità di garanzia con il ri-torno di Giuseppe Giacobazzi in “Una vita da paura” il 29 giugno a Rezzato (23 euro, 25 la sera dello spettacolo).L’estate si scalda di ritmo con il “Me-glio live tour 2012” di J-Ax di cui il Ci-

piesse offre due date: giovedì 5 luglio alle 21.30 al Centro sportivo di Pon-teture (Pc) e mercoledì 18 luglio alla Fiera di Bergamo.La piazza Duomo di Brescia si riempie invece delle sonorità dei Negrita saba-to 14 luglio. Il gruppo sta portando in tour gli ultimi lavori dell’album “Dan-nato vivere” oltre ai propri successi. Ingresso 32.20 euro in prevendita e 35 la sera del concerto.Ancora piazza Duomo e ancora so-norità del tutto particolari: stiamo parlando dei Subsonica a Brescia il 21 luglio alle 21.30. Prezzi dei biglit-ti 23 euro.Ma Brescia risuonerà con note ami-che, quasi di casa qualche giorno do-po quando sarà Francesco Renga a esibirsi nella propria città. Non è la prima volta, ma i bresciani e i suoi fan accorrono sempre numerosi. Biglietti da 38 euro (1° settore) e 23 euro (2°

settore); la sera del concerto maggio-rati di 2 euro.Ma non è finita qui. Dopo Renga piazza Duomo ospiterà i Litfiba nel loro tour 2012 martedì 24 luglio alle 21.30. Il 2009 è l’anno della reunion del gruppo che si era separato nel 1999. Ingresso 32.20, la sera dello spetta-colo 35 euro.Si chiude alla grande il 25 luglio alle 21.30 con una delle signore della mu-sica italiana: Giorgia. La tappa è una delle date previste ne suo “Dietro le apparenze tour”. Biglietti: 43 euro (1° settore), 33 euro (2° settore) e 23 euro (3° settore non numerato); maggio-razioni di 2 euro la sera del concer-to. Prevendite dei biglietti: circuito greenticket e ticketone. Per ulteriori informazioni: cipiesse-bs.it. Grazie a Cipiesse anche Brescia può vivere una grande estate musicale. E non è certo la prima volta.

In occasione del trentennale dell’Università degli Studi di Brescia venerdì 8 giugno alle 18, nell’aula magna della Facoltà di Giurisprudenza, in via San Faustino 41, si terrà la conferenza del prof. François Ansermet sul tema “I figli della scienza. L’influenza delle biotecnologie perinatali sullo sviluppo emotivo della persona”. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con l’associazione “Il sorriso dei bimbi”.

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re giorni di festa con grandi concerti 8 giu-gno, 9 giugno e 10 giu-gno al PalaBrescia.Il teatro di via S. Zeno

sarà la location della festa della Cgil lombarda con tre grandi con-certi: Roberto Vecchioni, L’orche-stra di via Padova e Marlene Kuntz.Per Vecchioni dalla vittoria del fe-stival di Sanremo con “Chiamami ancora amore” nell’edizione 2011, Il concerto di venerdì 8 giugno ve-drà il cantante-professore accom-pagnato da una band di sei elemen-ti insieme a una sezione d’archi e ripercorrerà gli oltre 40 anni della sua incredibile carriera tramite i grandi classici del suo repertorio senza dimenticare le ultime pro-duzioni. Il tour, che Vecchioni sta portando nei teatri fa seguito alla pubblicazione del doppio album “I Colori del Buio”, pubblicato al-la fine dello scorso novembre. Si tratta della prima antologia ufficia-le di Vecchioni che mette insieme tre anime musicali diverse solo in apparenza: la cantautorale, la sin-fonica e quella jazz. La raccolta è composta di 30 brani scelti perso-nalmente dal professore, dei due inediti “I colori del buio” e “Un lungo addio” e da una straordina-ria versione di “Luci a San Siro” in duetto con Mina. Prezzo del bigliet-to 15 euro (a cui aggiungere 1,50 di prevendita); inizio alle 21.Sabato 9 giugno alle 21 invece sa-rà l’Orchestra di Via Padova a da-re fiato e voce alla propria musica.

L’orchestra multietnica di Milano composta da 15 musicisti di nove nazionalità diverse, presenta alcu-ni brani presi dal loro album “Tun-jà” (verità, in lingua bambara). La sua musica meticcia spazia dalle ballate dell’Europa dell’Est ai tra-volgenti ritmi gitani, dai tamburi africani agli archi e ai violini della tradizione mitteleuropea, condi-ti con ritmi funky, jazz e blues di stampo afroamericano. Estonia,

Perù, Cile, Ucraina, Burkina Fa-so, Marocco, Serbia, Italia, Cuba: questi i Paesi di provenienza dei 15 musicisti dell’Orchestra. Ognu-no di loro ha portato con sé un po’ della propria tradizione musicale. E ognuno si è poi prestato alla spe-rimentazione e al confronto, realiz-zando un mélange sonoro inedito e travolgente. Ingresso gratuito, per questa esibizione che si preannun-cia eccezionale.Domenica 10 giugno alle 21 invece sul palco del PalaBrescia arriva la musica dei Marlene Kuntz, che avrà il compito di chiudere la tre giorni di festa della Cgil. Il gruppo Marle-ne Kuntz nasce nel 1990 per opera del chitarrista Riccardo Tesio e del batterista Luca Bergia. Non molto tempo dopo vi si unisce il cantan-te e chitarrista Cristiano Godano. Negli anni hanno saputo ritagliar-si un loro spazio e affascinare un proprio pubblico. I loro lavori mi-gliori sono stati pubblicati nel 2009 con “Best of Marlene Kuntz”. Dopo questo lavoro anche “Cercavamo il silenzio”, un cd/dvd live, “Ricoveri virtuali e sexy solitudini” e l’ultimo pubblicato a febbraio “Canzoni per un figlio” che contiene due tracce inedite e altre tracce del reperto-rio risuonate e riarrangiate. Posto unico numerato 10 euro (a cui ag-giungere 1.50 euro di prevendita).Per tutti gli appuntamenti i biglietti sono in vendita sul circuito green-ticket o nelle prevendite abituali. Per informazioni: palabrescia.it op-pure 030348888.

Giovedì 14 giugno alle 20.45 al Teatro Odeon, Lumezzane ricorda Giacinto Prandelli nel secondo anniversario della scomparsa, con una serata dedicata a “Madama Butterfly”, promossa e organizzata nell’ambito della rassegna Odeon Classic dall’Assessorato alla cultura del Comune di Lumezzane insieme con Rotary Club Valtrompia e con il sostegno di Fondazione Asm. “Butterfly” propone una selezione delle pagine più belle dell’opera di Giacomo Puccini in una

rappresentazione teatrale pensata per gli appassionati ma anche per chi si avvicina per la prima volta alla lirica, con l’esibizione di giovani di talento e la suggestione di proiezioni e contributi audio-video che concorrono a ricreare atmosfere e ambientazioni della tragica vicenda della geisha giapponese. E regala l’emozione di ascoltare la voce del grande tenore lumezzanese: grazie alla registrazione radiofonica di una recita del 1952 al Metropolitan di New York, Prandelli ritorna in

una memorabile interpretazione di Pinkerton e si unisce idealmente ai cantanti in scena. Il cast è composto da giovani artisti provenienti da tutto il mondo, fra i quali si distinguono anche talenti bresciani. È giapponese, come da libretto, la protagonista, il soprano Yasko Sato, astro nascente della lirica internazionale. Ingresso 10 euro, ridotto 5. L’incasso della serata verrà interamente devoluto al progetto “Pozzi d’acqua dolce in Mozambico”.

Martedì 5 giugno le Misticanze al Musil di Rodengo Saiano. Lo spettacolo in scena, con inizio alle 21, è “Tabula rasa”. 52 persone che raccontano, con il corpo e Catullo, la voce e Pessoa, l’incanto e Keats, il nostro “essere umani”, ognuno con le proprie diversità, la propria rabbia, la propria gioia. Ognuno diverso. Gli esiti dei laboratori di teatro, guidati da Beatrice Faedi, diventano una lezione aperta che vede in scena tutti i partecipanti al corso.

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a ragione della perfidia è chiara: essa sta nella con-fessione a favore del cri-stianesimo che compie Rousseau, quando sottoli-

nea l’incomparabilità di Gesù e Socra-te. Si tratta di qualcosa che Voltaire e gli amici dell’Enciclopedia non hanno mai perdonato a Rousseau. Per essi ogni mezzo era giusto per annientare il traditore plebeo della grande causa dell’Illuminismo”. Robert Spaemann, filosofo cattolico considerato in Ger-mania “Il difensore della dignità uma-na”, ha riassunto in poche parole il de-stino di Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) di cui cade il terzo centenario della nascita. Il suo pensiero era im-bevuto di religiosità e di misticismo, tanto che le sue interpretazioni sem-brano portatrici di contraddizioni, se-gno di attenzione a una dimensione diversa da quella della razionalità car-tesiana e illuministica: sembrano, per-ché, potrebbe replicare l’autore del “Contratto sociale”, sono le cose del

simo elemento di civiltà, diventava solo esibizione inutile e vuota. L’arte non dà nessun contributo alla città. Se la pòlis è unita, non ha bisogno di abbellimenti, anzi, essi sono l’ultima tappa della decadenza. Con il cristia-nesimo iniziava una nuova cultura che teneva conto anche dei contributi del passato, e questo segna una note-vole differenza rispetto a Rousseau. I rapporti tra lui e il cristianesimo non finiscono qui, perché il filosofo-mu-sicista-scrittore (che difese la catto-licissima Polonia contro le mire della Russia “illuminista”) sembra contrad-dirsi quando torna a parlare della cit-tà. Quale era secondo lui la città per eccellenza, quella che nel passato aveva incarnato meglio i motivi illu-strati nell’“Emile”, coesione, educa-zione alla cittadinanza e uguaglianza? Era Sparta, non Atene. Rousseau era convinto che, pur rappresentando un modello, il tipo di civiltà di Atene era retto sulla menzogna, perché la coe-sione era data dalla religione di Sta-

mondo a essere talvolta inspiegabili e irrazionali. Si prenda la sua considera-zione del cristianesimo: in apparenza, l’avvento del messaggio cristiano per Rousseau è devastante, ed è una delle cause della fine del mondo classico. Rousseau non rimpiangeva nulla di questo, anzi, era sostenitore di una convinzione che aveva (questo cau-sò i primi problemi con gli illuministi) iniziato a esporre nel “Discorso sulle scienze e sulle arti” (1750): la cultura e l’arte non sono segni di civiltà, ma di decadenza. Vale a dire che il patri-monio culturale umano, ritenuto dagli illuministi – e non solo da loro – mas-

Ben nove dei 47 siti Unesco italiani, entrati a far parte della lista del ‘Patrimonio dell’umanità’, sono in Lombardia. Si va da Mantova alla milanese Santa Maria delle Grazie dal Sacro Monte di Varese all’isolino Virginia (sul lago di Varese), passando per l’insediamento industriale di Crespi d’Adda.In questo tour non possono mancare i tesori di Brescia. E la nostra provincia ne conta tre: l’arte preistorica della Valle

Camonica, i siti palafitticoli del lago di Garda e i luoghi del potere longobardo del complesso di Santa Giulia in città. Tutti sono documentati ed esaltati dalle 300 fotografie di Carlo Meazza nella pregevole pubblicazione “Lombardia, patrimonio dell’umanità. I luoghi dell’Unesco”, edita per i tipi Jaca Book. L’opera, presentata nel corso della “Settimana della cultura”, nella tensostruttura del museo cittadino inquadra i nove

luoghi nei siti che li ospitano, alternando i segni specifici, che testimoniano l’universalità, l’unicità e l’insostituibilità dei valori richiesti dall’Unesco, a splendide fotografie d’insieme, che allargano la prospettiva ad un patrimonio artistico e naturale di incomparabile bellezza. “Da fotografo – spiega Meazza – sono rimasto particolarmente affascinato dalla civiltà camuna, la cui ‘storia è scritta nella

roccia’. Un insieme eccezionale di documenti iconografici che consentono di seguire nel corso dei secoli l’evoluzione culturale di questa straordinaria popolazione”. Meazza, varesino, ha iniziato la sua carriera come fotoreporter. In seguito si è dedicato alla libera professione, approfondendo nelle sue opere i temi a lui più congeniali, come il reportage, i ritratti, il paesaggio e le scene di vita quotidiana. (v.b.)

Venerdì 1° giugno alle 20.30 nella sa-la Pedini della Biblioteca comuna-le di Montichiari (ad ingresso libe-ro) sarà presentato il libro di Agata Giulia Coletta dal titolo “Il Cavaliere dei Fiori”, edito nella collana Nuove Voci. Dall’introduzione di Lionello Vestena, naturopata e floriterapeu-ta, si legge: “Il Cavaliere dei Fiori è una narrazione sentita ed affasci-nante di un percorso che, attraverso la potente forza della delicatezza, ci porta a conoscere meglio noi stessi, operando la riconnessione, tramite l’ascolto, alla nostra Anima. La me-todologia dei Fiori, messa a punto dal medico gallese Edward Bach, è il mezzo che permetterà al protagoni-sta di questo romanzo di riaffacciar-si alla propria vita con occhi nuovi, contemplandola da uno spazio in

cui l’Anima trova accesso al mondo esterno e interagisce con esso”. È un libro che evoca sensazioni e stati d’animo forti, capace di farsi leggere tutto d’un fiato e di trasportarci in un altro mondo, quello dell’Anima. La presenza, impalpabile ed eterea, di Bach avvolge il lettore e lo cata-pulta nell’ambito della natura, un af-fascinante viaggio anche dentro noi stessi. Nata a Roma nel 1959, Agata Giulia Coletta risiede a Verona; de-cisivo è stato l’incontro con il poeta Lino Briani che l’ha avviata alla scrit-tura. Nel 2003 ha dato alle stampe il volume di poesie dal titolo “Foglie di vita”. Da allora si dedica allo studio delle discipline bionaturali; segue con particolare interesse pubblica-zioni e studi scientifici che trattano il “Campo del sottile”. (f.m.)

to che reclamava l’obbedienza a dei che non esistevano. Da una parte, il pensatore accusa il cristianesimo di erodere lo Stato ma, dall’altra, deve ammettere che esso rappresenta la religione vera, fatta di adesione libe-ra e di fedeltà a Dio, non allo Stato. Il cristianesimo rischia di essere una minaccia per il libero Stato agognato da Rousseau, ma la storia gli dà torto. Si pensi ai martiri cristiani uccisi dai nazisti: si opponevano all’incarnazio-ne moderna della Sparta ammirata.

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Presso l’atrio del Centro pastorale Paolo VI si può visitare la mostra “Tiwanaku, terra del mito” frutto del lavoro di ricerca e di studio degli studenti del Liceo artistico Foppa guidati dal prof. Raffaele Galli, esperto di architettura antica e precolombiana. Quest’anno il liceo ha lavorato sul tema del mito producendo, tra i vari lavori, la prima mostra-studio su di uno dei siti più interessanti dell’archeologia precolombiana, attualmente studiato da archeologi italiani.

Tiwanaku nella lingua incaica aymara significa “la città di Dio”. Le sue rovine si trovano in Bolivia. le prime si sono concentrati sulla mensiocronologia, cioè sulla evoluzione storica del mattone, da Tiwanaku ai giorni nostri; le seconde e terze hanno disegnato e riprodotto in scala 1:5 e 1:100 edifici del sito di Tiwanaku: tra cui la Porta della Luna e la Porta del Sole del Tempio di Kalasasaya, la piramide di Akapana e un modulo monolitico del Tempio di Pumapunku.

iccole band crescono. La scena musicale brescia-na non cessa di produrre realtà interessanti. Pre-sentiamo un paio di band

bresciane emergenti, i Don Turbo-lento e i New Dress. I Don Turbolen-to, decimi nella classifica dei gruppi/cantanti italiani rivelazione del 2011, indetta dal portale Rockol, nascono a Brescia nel 2005 sotto la spinta di Dario Bertolotti (ex Blank Dirt) alla batteria e voce e Giovanni Battagliola (ex Black Eyed Susan) sintetizzatori e cori. Nel 2007 pubblicano l’Ep dal titolo “Spend the night on the floor”, esaurito in alcuni mesi. Nel 2008 esce “Don Turbolento”, che fa decollare la band con un tour italiano che susci-ta entusiasmi, al pari del disco, che conquista nel 2009 la palma di miglior proposta indie rock al Mei di Faenza. Sul finire dello scorso anno arriva il secondo cd “Attack!”. Il disco, ottimo, rilancia un genere che in troppi han-no frettolosamente dichiarato sepol-to. È un elettropop di buona fattura, non troppo invasivo, che si alimenta da più generi. Ottima la canzone che apre l’album “What I can”, una sorta di kraut rock tedesco, con spiccati ri-ferimenti alla band inglese degli Hu-man League, artefice di ottimi album

negli anni Ottanta. Potente è la title track “Attack!”, più marcatamente elettronica, che segna un album rive-stito da un sound che non è solo funk sintetico, ma presuppone una visione totale dell’elettronica in chiave pop. Delicata è “Evil heaven” con un rit-mo rallentato che proietta in un’altra dimensione. Un lavoro globale e com-pleto che in 10 tracce verifica l’evolu-zione di suono e scrittura compiuta dal duo bresciano negli ultimi tempi. Un gruppo in grado di miscelare le influenza marcate di una certa wave elettronica di matrice britannica, ma che cammina spedito alla ricerca di una propria identità. Discorso musicale simile quello dei New Dress, che hanno presentato “Legàmi di luce” presso le Cantine Castelveder di Monticelli Brusati. L’album, uscito per la Kandinsky Re-cords/Audioglobe, usufruisce della produzione artistica di Lele Batti-sta, che ha anche prestato la propria voce nel singolo apripista “Bisogna Passare il Tempo” (insieme al sax di Andy Fluon). La band formata da Stefano Marzoli (voce e sintetiz-zatori), Jordan Vianello (batteria) e Andrea Mambretti (chitarra) ha re-alizzato un ottimo disco, che suona un po’ retrò ma che mantiene lungo

tutte le tracce un fascino indiscutibi-le. Chiari i richiami al rock elettroni-co della musica tra gli anni Ottanta e Novanta, tra Depeche Mode, Cure e U2 con debiti verso il rock italiano dell’epoca. Il disco è stato registrato e prodotto presso lo Studio di Regi-strazione “Ritmo&Blu” di Pozzolen-go da Stefano Castagna già in passa-to al fianco dei Cccp, Ligabue, Sci-sma. Un album di rock elettronico che suona caldo, e che ha la sua ma-trice, come ha dichiarato Lele Bat-tista, nell’idea del corteggiamento, sentimento che ha guidato durante le registrazioni del disco la band e soprattutto il cantante Stefano Mar-zoli. Belli i suoni ma belle anche le liriche, particolarmente evocative. Tra le tracce, tutte valide, segnalia-mo la conclusiva “Splendi”:“quando c’è buio per vedere, basta uno spi-raglio di luce”.

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Dal lunedì al venerdì dalle 10.40 con Marco Vignoletti, le indicazioni della dietista Anna Zanardini, gli interventi della psicologa Anna Grasso Rossetti, i consigli di Gabriele della libreria Paoline, i trucchi in cucina dello chef Riccardo Cominardi oltre ai collegamenti con gli organizzatori delle più belle feste della provincia. Inoltre il mercatino, la rubrica di cinema, le offerte di lavoro, e gli appuntamenti della sera. In Voce mattina solo la musica più bella.

Dal lunedì al venerdì a partire dalle 7 Radio Voce vi informa sui principali fatti da Brescia, dall’Italia e dal mondo. Nell’arco di oltre due ore in diretta, potete seguire rassegne stampa locali e nazionali, approfondimenti, e tutti i protagonisti dell’attualità in diretta all’interno della rubrica Zoom.Per cominciare la giornata col piede giusto, ascoltando la musica migliore, con un occhio sul mondo, l’appuntamento è con Brescia in diretta.

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I tre fondamenti della paleo-televisio-ne, quella che muoveva i primi passi negli anni Cinquanta: educare, infor-mare, intrattenere. I tempi cambiano e il piccolo schermo diventa neo-te-levisione: negli ultimi anni l’intrat-tenimento ha preso il sopravvento su educazione e informazione, si è diffuso nei palinsesti di tutte le reti, pubbliche e private. Ora si deve par-lare di “infotainment”, il mix di in-formation ed entertainment, ovvero l’informazione che si fonde con l’in-trattenimento, tipico di una tv che spettacolarizza tragedie, omicidi e catastrofi. Certo ci sono eccezioni che confermano la regola: la diretta

televisiva dei terremoti di martedì 29 maggio ha riportato il piccolo scher-mo alle origini del video-racconto di un evento tremendo e odioso in tutte le sue sfaccettature, dal nu-mero di morti, ai danni materiali ed economici, fino alle responsabilità umane dei crolli. La tv, già attivata-si alle prime scosse del 20 maggio, era pronta all’evento con decine di giornalisti già sul posto da una setti-mana con troupe di operatori. Tutte le reti generaliste hanno fornito una copertura adeguata all’evento: è la tv dell’emergenza, una finestra che racconta in diretta ciò che accade, il metodo più veloce, insieme al mondo

web, per avere aggiornamenti in di-retta. Il miglior lavoro per tempestivi-tà e correttezza nelle notizie va a Sky Tg24, il canale all-news via satellite, visibile in diretta streaming anche dal sito internet. Fin dalla prima scossa della mattina di martedì 29 maggio, in una lunga diretta ha raccontato in divenire la tragedia del sisma che ha colpito durante tutto il giorno i Co-muni dell’Emilia.Durante un evento di tale portata era prioritario concentrarsi sull’evento, mantenendo un tono sì concitato ma senza scadere nella retorica, non c’era tempo di confezionare servizi lacrimevoli o sentimentalisti come

purtroppo è invece avvenuto in oc-casione della strage di Brindisi del 19 maggio. In quell’occasione infatti, già poche ore dopo l’attentato all’istituto Morvillo-Falcone, Studio Aperto for-niva immagini di ragazze in lacrime con un sottofondo musicale strug-gente. Nei giorni successivi Barbara D’Urso ha mandato in onda le imma-gini della prima comunione della vit-tima, Melissa Bassi. Perché indugia-re su questi tasti dolenti, privati, de-licati? Qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere? Sicuramente niente di buono. In queste occasioni in tv ha vinto proprio l’infotainment, la real-tà è stata trasformata in spettacolo.

No comment sulla scelta di Rai Uno di continuare, la mattina dell’atten-tato di Brindisi, la programmazione consueta con la puntata del sabato de “La prova del cuoco”: quello che dovrebbe essere il primo canale tele-visivo italiano ha deciso di mettersi in fondo alla fila.A ogni modo il rischio che la tv dei sentimenti abbia la precedenza sul-le notizie, soprattutto quelle che rac-contano tragedie, è sempre alto. Ci si augura che esempi virtuosi come quello di Sky Tg24 facciano capire, innanzitutto ai telespettatori, la ne-cessità di una televisione più seria e precisa.

Sabato 9 giugno in Cattedrale mons. Luciano Monari ordina tre sacerdoti: sono don Claudio Sarotti di Edolo e don Damiano Raza di Pezzaze (entrambi classe 1983, formatisi nel nostro Seminario) e padre Carlo Bianchini di Darfo (38 anni) dei padri della Pace. In Primo Piano alle 9.30 l’intervista al rettore del seminario mons. Carlo Bresciani e ai tre ordinandi. Ultime puntate di Ecclesia in collaborazione con l’Ufficio turismo e pellegrinaggi:

il direttore don Claudio Zanardini illustra i prossimi pellegrinaggi diocesani in Bulgaria e in Polonia. Il programma, prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, va in onda anche in differita, la domenica su Radio Voce Camuna alle 8; Ecz alle 15; Radio Claronda alle 16; Radio Basilica Verolanuova alle 10.30; Radio Ponte Manerbio alle 12.30; Radio Raphaël alle 9. Le rubriche sono disponibili in podcast sul sito www.radiovoce.it

La prossima puntata della rubrica settimanale “La Buona Notizia” apre con il servizio intitolato “Don Claudio e don Damiano” sulle prossime ordinazioni presbiterali. A seguire: a conclusione del restauro, “Ospitaletto ritrova la parrocchiale”; “Sette chierichetti in Seminario” in occasione del Meeting “Din Don Dan, DinAmici per Dio”; da ultimo il servizio “In memoria di David Maria Turoldo”. La rubrica “4 parole...” è con don Marco Mori che presenta i grest

2012 sul tema “Passpartu. Di’ soltanto una parola”. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche l’incontro del ciclo “Negli occhi della libertà” tenuto alla Poliambulanza e intitolato “L’assolutamente libero”.

La Messa del sabato alle 18.30 è trasmessa dalla parrocchia di San Giacomo di via Oldofredo Denari su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

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ar ringiovanire un at-tore è meno facile che invecchiarlo. Così, per dare nuova linfa a “Men in Black 3”, lo sceneggia-

tore Etan Cohen e il regista Barry Sonnenfeld hanno dovuto tornare indietro negli anni e farci incontrare il sosia giovane dell’agente K, sem-pre interpretato – nel presente – dal grande Tommy Lee Jones: il quale però, 15 anni dopo il primo episo-dio, appare un po’ troppo imbolsi-to per sostenere un’ora e mezza di risse e scontri con ogni genere di strambi alieni. Il discorso vale per l’intero film, che risente del tempo trascorso. I Men in Black – sempre impegnati a tenere sotto controllo gli alieni che, a nostra insaputa, abi-tano da anni la terra “travestendo-si” da esseri umani – trovano subi-to pane per i loro denti; ma i primi, movimentati minuti, nonostante le geniali creature inventate dal mago dei trucchi Rick Baker, fanno respi-rare una (troppo) rilassante aria di già visto.Per recuperare energie è allora ne-cessario retrocedere fino al 1969, precisamente al 16 luglio. Un attimo prima che l’Apollo 11 si stacchi dal pianeta per portare l’uomo sulla lu-na. In quell’anno incontriamo Josh

Brolin, la controfigura anni Sessan-ta di K e la carta migliore del nuovo capitolo. Perché l’attore dimostra di aver assimilato assai bene il modo di recitare “alla Tommy Lee Jones” e lo ripropone con ironia, reggendo fino al termine il confronto con il suo eterno collega, lo scapestrato agente J di Will Smith.Il K degli anni Sessanta non è pro-prio identico all’altro: si concede perfino qualche sorriso. Perché col trascorrere del tempo è diventa-to sempre più laconico, e all’inizio della nuova storia anche abbastanza incarognito? Per rispondere a questa domanda J dovrà compiere letteralmente un salto nel passato, reso in realtà ne-cessario da ben altra urgenza: un pericoloso delinquente alieno, Bo-ris l’Animale, è scappato dalla pri-gione lunare dove proprio K l’aveva

fatto rinchiudere, ed è tornato sulla terra per ucciderlo. Non nel mondo attuale ma nel 1969, l’anno in cui K l’aveva arrestato facendogli perde-re un braccio.Il cambio di calendario permette agli autori di svariare con diverti-mento sulla ricostruzione d’epoca, portando i due protagonisti in giro per una città popolata da hippies, feste di intellettuali trasgressivi, divi del rock sotto le cui spoglie si nascondono creature inaspettate. Anche nei favolosi Sixties niente e nessuno (neppure il celebre Andy Warhol) è quello che sembra; e gli alieni sono rigorosamente d’epoca, con tratti ispirati ai mostri dei film di fantascienza del periodo. L’extraterrestre più curioso e riu-scito è Griffin (Michael Stuhlbarg), munito di un particolare cervello che ricalcola continuamente le mille probabili concatenazioni degli even-ti futuri. Può così prevedere in an-ticipo la conclusione, nella quale si rivela l’unico mistero dell’universo che K non aveva svelato a J, nasco-sto nel cuore dell’impassibile casti-gatore di alieni. Il tutto confezionato in modo più gradevole di quanto ci si potesse aspettare: una distrazione, da dimenticare in fretta una volta tornati ai nostri giorni.

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Nel 2009 trionfò con “Il nastro bian-co”, stavolta è toccato ad “Amour”. Per Michael Haneke due Palme d’oro in quattro anni. Il romeno Cri-stian Mungiu vinse la Palma d’oro nel 2007 (“4 mesi, 3 settimane, 2 giorni”): torna in Concorso cinque anni dopo con “Beyond the Hills” e si porta a casa premio per la sce-neggiatura e doppio premio per le interpreti femminili (Cosmina Stra-tan e Cristina Flutur). Il nostro Matteo Garrone – che nel 2008 si dovette accontentare del Grand Prix per “Gomorra” al cospet-to di una Palma d’oro “molto” dub-bia per “La classe” di Cantet – quat-tro anni dopo viene premiato allo stesso modo per “Reality”. Carlos Reygadas vinse il Premio della Giu-ria nel 2007 (per “Luz Silenciosa”), ora è premiato per la regia di “Post Tenebras Lux”. E poi Ken Loach, che dopo la Palma d’oro del 2006 per “Il vento che acca-rezza l’erba” (uno dei suoi film me-no convincenti), quest’anno porta a casa il Premio della Giuria. Guardando il palmarès 2012 del Fe-stival di Cannes, però, questa degli “habitué” non è la prima cosa a bal-zare agli occhi. Quanto meno non l’unica: partendo dal presupposto che la Francia – in

quanto produttrice o co-produttrice – è praticamente presente in quasi tutti i film in concorso, a iniziare proprio da “Amour” di Haneke, fa davvero notizia che nessun titolo, o attore/attrice transalpini siano stati premiati. Da Resnais e il numeroso cast del suo “Vous n’avez encore rien vu” a Jacques Audiard (“De rouille et d’os”, con Marion Cotillard), fino al coraggioso ritorno di Leos Carax (“Holy Motors”) che avrebbe meri-tato un premio pesante. Dimenticati anche gli Stati Uniti nel palmarès e, tutto sommato, alla luce di quanto visto (eccetto forse per Wes Ander-son) ci può stare. L’altra considerazione che alle pri-me probabilmente non sarà stata colta da molti, è che l’Italia non vince solo con “Reality” di Garro-ne: sarà una coincidenza – ne sia-mo certi – ma tutti i film premiati dalla giuria presieduta da Moretti hanno già una distribuzione italiana. La Bim di De Paolis fa man bassa: quattro film in concorso, tre premi (Mungiu, Vinterberg, Loach), la Te-odora si porta a casa la Palma d’oro di Haneke, Rai e Fandango il Grand Prix di Garrone, la Archibald (come sempre coraggiosa) la regia di Car-los Reygadas.

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’è una sola condizione per recuperare la crescita e avviare il cambiamento: ritrovare il lavoro e rivalu-tare l’impresa, con un nuo-

vo umanesimo dell’economia e della finanza, recuperando quei punti di svi-luppo persi negli ultimi decenni. Que-sta la convinzione di Giancarlo Dallera, presidente dell’Associazione industria-le bresciana, che ha fatto da ‘incipit’ del suo intervento all’annuale assemblea generale. Prima di lui il prefetto Livia-Narcisa Brassesco Pace, consapevo-le del momento delicato che stiamo attraversando, aveva sottolineato “la valenza pubblica dell’impresa come bene sociale, patrimonio collettivo”, aveva ricordato che “lo Stato è vicino alle imprese”. I segnali, però, non indu-cono all’ottimismo. “Per i prossimi me-si – ha ripresoDallera – sono previsti una flessione della produzione e un au-mento della disoccupazione, che nella nostra provincia oggi è al 5,8%. Indica-tori positivi provengono unicamente dai mercati esteri, ma l’export da solo non basta più”. Da dove ripartire, allo-ra? “Innanzitutto dalla politica fiscale – ha sostenutoDallera –. La pressione fiscale è al 68%, contro una media eu-ropea del 44%. Ma solo con una minor spesa e minori costi della politica, fre-nando sprechi e inefficienze, potremo avere meno tasse e, di conseguenza, una minor pressione fiscale”. Serve anche altro, per il presidente Aib. “Il

e la burocrazia, troppo rigida, che sot-trae tempo e risorse alla produzione”. Capitolo a parte: la ‘questione’ credito. “La pubblica amministrazione deve pagare in tempi ragionevoli e le ban-che devono tornare a supportare il ‘motore impresa’”. Occhi puntati sul-la situazione locale. “Per un rilancio autentico del Sistema Brescia occorre affrontare e dare soluzione ad alcune criticità che non possono non essere rimosse”. Aeroporto di Montichiari e piccola velocità gli esempi portati da Dallera che non ha poi mancato di toc-care il tema A2A. “Ci auguriamo – ha affermato – che possa tornare a essere

costo del lavoro, che continua a cre-scere (47% contro una media europea del 41%) e il deficit infrastrutturale, che fa perdere competitività. L’energia, che le imprese italiane pagano fino al 40% in più dei principali concorrenti esteri

Fine maggio è per il mondo produtti-vo bresciano tempo di assemblee ge-nerali. Anche Confartigianato, dopo Aib, ha celebrato la sua assise segnata da una relazione del presidente Euge-nio Massetti (nella foto) caratterizzati da alcuni passaggi critici. Dopo avere messo in evidenza il lavoro di squadra che ha consentito alle imprese associa-te di conservare tutti i posti di lavoro e mantenere alto il livello dell’azione sindacale e dei servizi che forniti alle

oltre 14mila imprese associate, il pre-sidente di Confartigianato ha elencato l’ormai nota serie di limiti con cui chi produce deve confrontarsi (burocra-zia, pressione fiscale, difficoltà di ac-cesso al credito, etc.). Una situazione che si trascina da troppo tempo e che ha indotto Massetti a usare parole du-re.” Oggi gli artigiani – ha affermato – si sentono più soli e delusi, si sentono beffati da chi si era posto come inter-locutore a difesa delle loro istanze. La

politica, i partiti li hanno delusi. Alle recenti elezioni il ceto produttivo ha mandato forti segnali di preoccupazio-ne agli interlocutori tradizionali. Nuo-vi movimenti d’opinione si affacciano, altre opzioni politiche, solitamente di-stanti dalle nostre istanze si modifica-no e si aprono, scoprendosi non così distanti. Gli artigiani si toglieranno le bende dagli occhi e giudicheranno in modo laico, distinguendo chi li difen-de da chi fa solo promesse”.

quell’eccellenza di processi tecnologici di avanguardia con un percorso indu-striale che si sta delineando e che do-vrebbe vedere la tecnologia bresciana dedicata all’ambiente. Ma con preoc-cupazione guardiamo alle nomine dei futuri consiglieri, che vorremmo asse-verate da ‘curricula’ fatti di comprova-te competenze tecniche e gestionali e non di soli meriti politici”. La conclu-sione. “Vogliamo continuare a essere imprenditori, senza rimpianti, ma con orgoglio, con orizzonti di riferimento definiti e solo per poter lavorare alla pari dei nostri concorrenti internazio-nali: al resto penseremo noi”.

Al termine dell’assemblea tenuta nella sede del termoutilizzatore gli azionisti di A2A hanno nominato il nuovo consiglio di sorveglianza della multiutility che, a sua volta, dovrà procedere alla creazione del nuovo consiglio di gestione. L’assemblea, a cui hanno partecipato 492 azionisti in rappresentanza del 69% del capitale sociale, ha affrontato anche alcuni nodi strategici per il futuro dell’azienda e alcuni passaggi del passato recente

che ancora chiedono chiarezza. I rappresentanti dei Comuni di Brescia e Milano, che detengono il 55% del pacchetto azionario di A2A hanno chiesto che la società operi al meglio per darsi un’identità chiara. Chiesta, anche, maggiore sobrietà a partire dai compensi dei consiglieri, ridotti proprio per iniziativa di Milano e Brescia del 25%. L’assemblea ha provveduto quindi all’elezione dei 15 consiglieri di sorveglianza, la cui presidenza, in osservanza di alcune regole che

la multiutility si è data, passa da Brescia (Tarantini) a Milano. Il nuovo presidente sarà Pippo Ranci, affiancato come vice da Fausto Di Mezza che, come noto, ha lasciato l’Assessorato al bilancio in Loggia. Gli altri consiglieri sono Marco Miccinesi, Andrea Mina, Marina Brogi, Enrico Mattinzoli, Michaela Castelli, Alessandro Berdini, Stefano Pareglio, Angelo Teodoro Zanotti, Marco Manzoli, Norberto Rosini, Mario Cocchi, Massimo Parona e Marco Baga.

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Compie un lustro a Moniga, “Italia in rosa”, la rassegna che promuove il Chiaretto, i rosati e i rosè. Da vener-dì 1 a lunedì 4 giugno, la “Città del Chiaretto” accende i riflettori sulla migliore produzione nazionale. Inse-rita nell’affascinante contesto della seicentesca Villa Bertanzi, dove ol-tre un secolo fa il senatore Pompeo Molmenti vinificò per la prima volta il ‘chiaretto’, la rassegna è ormai ri-conosciuta come la grande ‘passe-rella in rosa’ del panorama naziona-le. Evento unico nel suo genere per

una tipologia che sta tagliando sem-pre nuovi ed interessanti traguardi di mercato si pone nell’ottica di un confronto a tutto campo con le prin-cipali aree vocate alle produzione di rosè non solo a livello nazionale ma anche internazionale. Per questo, al-la tavola rotonda in programma do-menica alle 10 in Municipio che avrà per tema “Vini rosati nel mondo: un successo crescente e globale. Come passare dall’effetto moda alla fideliz-zazione dei consumatori tramite le opportunità offerte dall’enoturismo”,

è stato invitato Roque Pertusa, presi-dente del ‘Conseil Interprofessionnel des Vins de Provence’, che insieme a Sante Bonomo (nella foto), presi-dente del ‘Consorzio Valtènesi-Garda Classico’, Maurizio Gily, agronomo e giornalista, Paolo Rossi, presidente Federalberghi Lombardia e Alberto Panont, direttore del centro di ricer-ca regionale Riccagioia, nel ruolo di moderatore, porterà l’esperienza del principe dei ‘territori rosa’. L’obbiet-tivo prioritario della manifestazione rimane quello di mettere a confron-

to le migliori tipologie italiane di ro-sè, sia fermi che spumanti, anche se a dominare la scena sarà quest’anno la grande novità del Valtènesi Chia-retto, il primo frutto della nuova doc Valtènesi entrata in vigore con la ven-demmia del 2011. Con 10 euro il visi-tatore (venerdì e sabato dalle 17 alle 23 e domenica dalle 11 alle 23, lunedì su invito solo agli operatori specializ-zati) avrà diritto ad un bicchiere da degustazione, per una sorta di giro d’Italia tra 150 etichette di Chiaretto, rosati e rosè.(v.b)

ete: è questa la parola magica a cui affidare la speranza di uscire final-mente da una stagione di crisi che dura da trop-

po tempo. Una parola magica che co-mincia a essere fatta propria da un numero sempre più rilevante di real-tà e istituzioni.Nei giorni scorsi in Provincia è stato presentato il marchio “Made in pro-vincia di Brescia” definito dai suoi promotori (il presidente Molgora e gli assessori Bontempi, Tomasoni e Razzi) una vera e propria rete d’im-presa. Si tratta di un marchio di cui potranno giovarsi quelle tutte quel-le imprese (oltre 110mila) bresciane che, regolamento alla mano, possa-no dimostrare di realizzare almeno il 60% della propria produzione nel Bresciano e che abbiamo una analo-ga percentuale di dipendenti residenti nel territorio della provincia. Misure, è stato detto nel corso del lancio del marchio, pensate per premiare quelle imprese che hanno scelto e scelgono di rimanere nel Bresciano nonostante le difficoltà esistenti. L’istituzione del marchio (la cui concessione è vinco-lata al giudizio di un comitato di valu-tazione) è finalizzata alla costruzione di uno strumento di riferimento per la promozione e la valorizzazione del territorio e per dare ai consumatori una precisa indicazione in merito al-la provenienza, al livello qualitativo

dei beni prodotti e dei servizi erogati. Cinque, infatti, sono gli ambiti econo-mici che potranno avvalersi del mar-chio “Made in provincia di Brescia”: agricolo, industriale, commerciale, quello dei servizi e quello del turismo. Ogni imprenditore che intenda avva-lersi dello strumento destinato a cre-

are una vera e propria rete territoria-le, dovrà pagare una quota triennale (pari alla durata della concessione per l’uso del marchio) commisurata alle dimensioni dell’azienda e al volume d’affari. Per incentivare all’uso del marchio è stato realizzato uno spa-zio apposito sul sito www.provincia.brescia.it. Di rete hanno parlato an-che gli industriali dell’Aib nella loro assemblea annuale (il servizio è nel-la pagina a fianco) e i commercianti che fanno capo alla Confcommercio bresciana. In Camera di commercio si è tenuto nei giorni scorsi uno wor-kshop per la presentazione di alcune iniziative regionali (bandi e progetti) pensati per favorire e consolidare, laddove esistano, le aggregazioni di impresa. In particolare è stato posto l’accento sul “contratto di rete”, uno strumento costituito dalla legge 33 del 2009. Si tratta di un accordo con cui più imprenditori si impegnano a col-laborare al fine di accrescere come singola azienda e collettivamente co-me rete la propria capacità innovativa e la propria competitivà sul mercato. Una collaborazione che Luca Zande-righi, docente di scienze economiche, aziendali e statistiche all’Università degli studi di Milano, ha indicato co-me unica via praticabile della picco-le imprese (anche commerciali) per far fronte a scenari futuri in cui solo l’aggregazione consentirà di reggere il peso di importanti sfide.

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iù il sipario per il Brescia che da martedì scorso è ufficialmente in vacanza. Per chi ci sarà, la stagio-ne riprenderà il 10 di lu-

glio con il ritiro estivo di Temù. Tan-ti quelli con le valigie pronte: su tut-ti Martinez, Vass, Dallamano, Zoboli e Cordova tanto per citarne alcuni: sono in scadenza di contratto e la so-cietà non ha intenzione di rinnovare loro l’accordo. Senza dimenticare i fine prestiti Accardi, Foti e Piovac-cari (Sampdoria), Rossi (Juventus) e Caldirola. Anche se per questi ulti-mi due – fra l’altro nazionali Under 21 – si sta trattando la riconferma del prestito. Insomma si ripartirà da Ar-cari, Budel e capitan Zambelli. Per il resto sarà tutta un’incognita. A par-tire dall’allenatore: di fatto sarebbe Alessandro Calori che, avendo cen-trato la salvezza, automaticamente è riconfermato come da contratto. Sta di fatto, però, che le parti si so-no allontanate di nuovo. Il tecnico toscano chiede almeno un bienna-le, Corioni non ne vuol sapere e non si muove dall’offerta per un annua-le che – per altro – è già in contrat-to. La palla, dunque, torna a Calori che entro lunedì prossimo dovreb-be sciogliere la riserva. Il terremoto calcio scommesse, per fortuna, non ha fatto tappa a Brescia seppur gli ex Milanetto, Mauri e Sculli (tutti in-dagati) da queste parti ci sono pas-

sati. Sotto i riflettori è finita anche la partita Brescia-Lecce dello scorso anno in serie A: un 2-2 che grida an-cora “vendetta sportiva”. Rondinelle avanti 2-0 e rimontate nella ripresa con il fattaccio finale del gol vittoria annullato a Caracciolo al 93’ per un fuorigioco insesistente. La procura di Cremona, che in Svizzera ha trovato tracce di compensi in denaro per la presunta “combine”, ha scagionato

i biancoazzurri definendoli estranei alla vicenda. Tornando alle questio-ni di campo, il futuro è più che mai incerto e la sensazione è quella di un cantiere aperto. Senza dimenticare il capitolo stadio e centro sportivo. Il Comune si è nuovamente incontrato con la famiglia Corioni per l’arretra-to dell’affitto dell’impianto di Mom-piano che ammonta a 110mila euro. Se non dovesse essere staccato l’as-

Qui si fa la storia… Si deciderà tutto qui…Chi può aspettare, aspetterà… Le parole scritte dal Blasco calzano per la super partita che il Brescia femminile giocherà sabato alle 15.30 allo stadio “Anco Marzio” di Ostia. È la finale di Coppa Italia, la prima della storia del Brescia, la prima di una società che soli tre anni fa vinceva la serie A2 e si affacciava nel calcio femminile che conta. Una finale che riscatta un campionato di luci e ombre e che regala la possibilità di sognare un traguardo

“storico”. Le leonesse di mister Miro si troveranno di fronte la matricola terribile Napoli, carnefice dell’imbattibile Torres in semifinale e imbattuta da 17 mesi. Una partita da prendere con le molle, perché “la palla è rotonda” e in 90 minuti tutto può succedere. Il fair play del presidente Carlino alla trasmissione di Radio Voce “Colpo di Tacco”, con il patron Cesari, hanno dato il là a una sorta di gemellaggio. La gara sarà trasmessa in differita dalla Rai il 4 giugno.

Tutto pronto a Lumezzane per la grande giornata interamente dedica-ta all’Enduro in programma per sa-bato 2 giugno. Per quella data, infat-ti, il motoclub Lumezzane organizza gli Assoluti d’Italia e l’Xtreme 2012. Dopo la giornata di venerdì, intera-mente dedicata alle formalità e alle ricognizioni effettuate dai piloti in vista delle prove speciali, il primo di questi eventi prenderà il via alle 8.30 prevedendo quattro giri su un

percorso lungo il quale si terranno tre prove speciali, dal Super Test di Val di Put (con il mirabile colpo d’oc-chio dalla piazza Paolo VI), al Cross Test nei pressi della località Bione, infine l’Enduro Test al Passo del Ca-vallo. Partenza in serata, invece, per l’Xtreme Lumezzane 2012: a partire dalle 19, infatti, i piloti si cimente-ranno in tre giri arricchiti dalla diffi-cilissima prova speciale collocata al “Det del Deaol”, cioè il Dente del Dia-

volo, l’anfiteatro naturale nel quale è ricavata la parte più difficile e spet-tacolare della gara. Per l’occasione verrà modificata anche la viabilità della Valle, poiché a partire dalle 18 via Valsabbia sarà chiusa al traffico nella zona del Passo del Cavallo, di-ventando di fatto accesso esclusivo dell’Xtreme Lumezzane. Per quanti volessero seguire la gara è consi-gliato lo spostamento in moto o a piedi lungo il percorso, anche se il

centro dell’evento è rappresentato anche quest’anno dal paddock alle-stito presso lo stadio di Piatucco. La conclusione sulla salita del Dente del Diavolo è prevista per le ore 23, subi-to dopo verranno premiati il vincito-re della settima edizione dell’Xtreme Lumezzane e i fortunati possesso-ri dei tagliandi vincenti della sotto-scrizione a premi, il primo dei quali vedrà aggiudicarsi la Ktm Duke 125 messa in palio.

segno a breve, da agosto il Brescia dovrà trovare una nuova casa. Per quanto riguarda la sede del San Fi-lippo, discorso a parte ma in paral-lelo. Se il Brescia non rientrerà della morosità, dovrà trovarsi una nuova sede. “Certo non vogliamo cacciare nessuno – spiega l’assessore comu-nale allo Sport Massimo Bianchi-ni – ma non possiamo rimandare oltre. Dobbiamo capire, poi, se c’è l’intenzione di andare avanti anche per la prossima stagione. Abbiamo richieste del Rigamonti anche da al-tre società e stiamo programmando un progetto simile a quello di Verona e Bergamo”. Detto in breve, l’affitto del Rigamonti a squadre, società e privati in cerca di casa definitiva o momentanea. Un esempio è il Fe-ralpi Salò di Lega Pro 1 (la ex C1). “Dobbiamo solamente formalizzare l’accordo – confessa Bianchini – ma la domenica pomeriggio il Rigamonti sarà della società gardesana in attesa che il proprio impianto venga messo a norma”. In più conferma l’apertura dell’impianto di Mompiano al rugby. “Ospiteremo la nazionale azzurra in occasione della sfida con Tonga”.

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l calcio è in crisi. La vera soluzio-ne non è reagire all’emergenza, ma lavorare quotidianamente per un calcio diverso. Servono anche azioni concrete: un impe-

gno economico garantito dei profes-sionisti a favore di chi lavora nelle so-cietà sportive di base per promuovere l’etica sportiva. Di fronte all’ennesimo episodio che ha sconvolto il pallone alla vigilia degli Europei e ad altri arre-sti sono state lanciate tante proposte per reagire allo scandalo delle scom-messe clandestine: dal ritiro della Na-zionale dagli Europei, al blocco del campionato di serie A per un anno. Il Csi intende proporre un’altra strada. Non bisogna reagire all’emergenza con proposte provocatorie e spetta-colari. L’unico vero antidoto ai mali del calcio è un lavoro serio, quotidia-no, difficile, svolto nella normalità per insegnare i valori della vita agli spor-tivi, ai giovani, ai dirigenti e a tutto il sistema. Quando si defilano inchie-ste giudiziarie di questa portata non esistono ricette facili per far tornare le cose come prima. Servono fatica, impegno nella ricostruzione mattone dopo mattone. Secondo noi l’unica via per costruire sulla roccia il calcio di domani è dare forza e gambe alla parte buona del sistema. Quella che lavora con i giovani nelle periferie, nelle parrocchie, nei campi spelac-chiati insegnando i valori della vita. Il calcio professionistico deve prendere esempio da questo e deve vergognarsi

Il Csi non poteva mancare alla manifestazione organizzata sabato scorso dalle associazioni sportive bresciane per ricordare le vittime di quel tragico 28 maggio 1974. Il corteo arancione è partito da Campo Marte sfoggiando una maglietta a ricordo del giorno della strage. In piazza Loggia l’assessore Paola Vilardi ha ricordato l’importanza della memoria, che deve mantenere vivi i fatti del passato. Sono intervenuti anche Marco Fenaroli dell’Anpi e

Ivano Baldi degli Amici della bici, testimone oculare della tragedia di 38 anni fa. “La città in quei giorni rispose a quell’attentato. Oggi viviamo in tempi diversi – ha affermato Fenaroli – ma dobbiamo continuare a rispondere nel segno della memoria, del rispetto della costituzione e della ricerca della verità. Solo così può affermarsi la democrazia”. “Che il sacrificio delle vittime – ha concluso Baldi – illumini il nostro impegno di cittadini e sportivi autentici”.

se non è capace di farlo. La proposta è che i campionati di vertice facciano fronte comune con le società sportive di base e contribuiscano a costituire un fondo per svilupparne i progetti più meritevoli. Sarebbe un segnale forte per dire che il mondo professio-nistico vuole reagire ed è disposto a sostenere chi con tanta fatica lavora per un calcio diverso e a misura d’uo-

mo. Il Csi da sempre è impegnato in questa direzione utilizzando il calcio e lo sport come strumento di educa-zione alla vita. Queste sono le azioni serie che possono regalare speran-za per il futuro. Non sarà un’azione spettacolare, ma è reale e garantisce risultati. In gioco non ci sono solo pro-mozioni, retrocessioni, classifiche da modificare. C’è la sfida educativa che riguarda i giovani di tutto il Paese. Lo sport può e deve fare tanto. Sarebbe ora di comprenderlo e di rendersene conto. Lavorare tutti insieme per usci-re dall’emergenza grazie all’impegno quotidiano e serio per la promozione di un calcio diverso partendo dalla ba-se e valorizzando le società sportive.

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I dubbi di un parroco

Egr. direttore, mi vorrei aggiungere alle varie voci ospitate nella rubrica del nostro gior-nale a riguardo del Cammino verso le unità pastorali per trattare un ar-gomento che non è esplicitato nelle schede per la Consultazione ma che risponde soprattutto a un disagio e a una reale difficoltà del clero: mi riferisco al fatto che il parroco, in Italia, è responsabile civile e pena-le dell’Ente parrocchia di cui quindi non è solo Pastore ma anche Ammi-nistratore. Qualcuno si è ‘divertito’ a calcolare in termini di percentuale quanto tempo un parroco sia obbliga-to a dedicare a pratiche amministra-tive non delegabili ad altri sul totale del suo servizio: si va dal 30 al 40 per cento, se si è titolare di una sola par-rocchia… lascio immaginare in che situazione verrà a trovarsi chi dovrà amministrare una unità pastorale di 2-3-4 o anche più parrocchie. Bene parlare di corresponsabilità dei lai-ci, di condividere le loro competenze professionali nei vari settori econo-mici e gestionali… ma qui parliamo di tutt’altro, cioè di responsabilità ultima, civile e penale, che è sulle spalle di un uomo che, parlo per me, non ha nessuna competenza in tan-ti settori civili che hanno a che fare con una burocrazia spesso snervante e mutante e che si vede costretto ad apporre firme senza forse nemmeno sapere che cosa stia firmando. Se poi la parrocchia ha al suo interno realtà come scuole materne, come nel mio caso, o altre strutture che comporta-no un certo numero di dipendenti si può immaginare come quella percen-tuale di cui sopra lieviti notevolmen-te! Mi capita spesso di dire ai miei

parrocchiani, è vero che da poco ho ripreso a fare il parroco…, “non so fare nemmeno decentemente il prete e mi tocca fare anche l’imprenditore e il datore di lavoro senza averne la vocazione!”. Concludo con una domanda che vuo-le essere anche una provocazione: ho sentito una volta un confratello usci-re con questa colorita espressione “è più facile che noi preti diamo in ma-no ai laici la chiave del tabernacolo che non quella della cassaforte!” Per qualcuno dei confratelli forse, è un giudizio temerario il mio e ne chie-do perdono, è davvero questione di non voler mollare la gestione econo-mica, ma garantisco che per molti è davvero un peso che, con le unità pastorali, rischia di diventare un se-rio impedimento al ministero pasto-rale: “o mi fate fare il prete, ho detto un giorno ai superiori, o mi fate fare l’amministratore!”. La domanda: ci sono soluzioni possibili e attuabili, stante l’attuale legislazione italiana derivante dal Concordato con lo Sta-to italiano? Ci sono esperienze in atto in altre diocesi a cui fare riferimen-to? Mettiamo qualcuno a studiare la questione e che ci dia delle risposte concrete? Son sicuro che non solo noi preti ma anche i nostri parroc-chiani ci ringrazieranno…

don Raffaele Donneschi

Caro Beppe Grillo...

Egr. direttore,vorrei porre dalle pagine di “Voce” alcune domande a Beppe Grillo, per conoscere la sua opinione e quella del suo movimento su alcuni temi particolari. Caro Grillo e cari grillini cosa fate per combattere la mafia? Cosa fate per combattere l’evasione

fiscale? Cosa fate per combattere il lavoro nero? Cosa fate per combat-tere l’abusivismo nell’edilizia? Cosa fate per battere la corruzione? Cosa fate per i disoccupati? Cosa fate per i diversamente abili? Cosa fate per gli anziani non autosufficienti? Co-sa fate per far diminuire le disugua-glianze tra cittadini italiani? Cosa fate per migliorare, la scuola? Cosa fate su tanti problemi per far stare meglio tutti i cittadini italiani? Perso-nalmente è da una vita che mi impe-gno concretamente dal basso, dalla base, con semplicità ed onestà. Non basta fare festa, urlare, predicare, insultare… Chiedo più rispetto per il capo dello Stato, rispetto per chi la pensa diversamente,rispetto per l’Ita-lia e gli italiani, rispetto per tutte le persone. Se avete voglia di lavorare per il bene comune, fatelo in silenzio che sarebbe molto meglio. Bisogna impegnarsi in prima persona tutti i giorni, nelle istituzioni, nelle associa-zioni di, nei movimenti, nei sindacati, nelle parrocchie, nelle comunità, nei partiti, lavorare per il bene comune, per costruire una società più giusta, dove tutti si possa vivere un po’ me-glio. Per una società onesta, sincera, trasparente, più educata, più civile, più etica, piena di diritti doveri e di valori veri.

Francesco Lena

Stavolta c’è solo da ridere...

Egr. direttore, nelle lettere che puntualmente vi scrivo faccio più volte ricorso alla frase “ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere”. Questa volta, ri-guardo a certe frasi di Berlusconi c’è solo da ridere. Il Cavaliere, tutti lo

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

sappiamo, ha proposto una modifica alla nostra Costituzione per eleggere il presidente alla maniera francese per diventare lui il Capo dello Stato. E qui comincia il ridere. Ora come detto si è autocandidato, subito ag-giunge che lui non è vanitoso e farà quello che vuole il suo partito. Però continua in modo indiretto a batte-re il tasto che gli preme e cioè esse-re eletto Presidente della repubblica. A parte che per essere tale bisogne-rebbe che in parlamento votassero almeno i due terzi dei componenti e se non sbaglio per due volte, dove andrebbe a prendere tanti parlamen-tari visto che anche tra alcuni che lo sostenevano finora c’è discordanza di idee, e tra questi Montezemolo che tra l’altro sembra che abbia det-to che per far star meglio gli italiani sarebbe meglio che l’ex leader non si presenti più alle elezioni. Inoltre anche Frattini non sembra d’accor-do. Ma egli non desiste dal suo pro-posito. Se si verificherà il sogno del partito popolare europeo, dunque fa lo scarica barile, sembra che sia quel partito a volerlo capo dello Stato co-me lui sogna. E finisce dicendo se si verificherà quel sogno “io guarderò solo da padre nobile”. Ma se è vero questo perché il Cavaliere va a cer-care cose così difficili a verificarsi? Più padre nobile di Napolitano era un po’ che non lo vedevo, contentati di fare quel che ha fatto lui e saresti più rispettato. Anche se io, parlando con tanti amici, vedo che tutti sono contro di lui. Ed anche se il suo so-gno si presentasse resterebbe solo un sogno. E per finire egli dice che non vuole restare solo deputato. Ber-lusconi dice di non essere vanitoso, ma io credo lo sia e anche troppo. È come certi bambini capricciosi che

vogliono tutto e subito. Per dire l’ul-tima ci sarebbe da ridere ancora di più se l’anno prossimo non fosse vo-tato se non dagli amici e non potes-se divenire nemmeno parlamentare. Gli starebbe bene come il vestito della festa.

Domenico Marchesi

Giovani non difesi

Egr. direttore, mentre ancora metabolizzavo l’ulti-ma clamorosa sentenza sulla strage di piazza della Loggia rimasta ancora senza verità è giunta la notizia dell’at-tentato di Brindisi. Ancora una volta non siamo stati in grado di proteggere i nostri ragazzi dalla volontà assassina che ha prescelto, con logica disuma-na, ragazzi inermi come bersaglio. Se il nostro Paese (e intendo gli indivi-dui che popolano questo nostro Pae-se) avesse bisogno di verità, la verità si sarebbe trovata, non solo nei suoi aspetti genericamente politici, ma an-che nei suoi aspetti materiali (i col-pevoli: una categoria che manzonia-namente comprende i peccatori e gli istigatori al peccato. Gli esecutori e i mandanti). Il tempo per trovare la ve-rità c’era e ci è stato concesso. Piazza della Loggia è metafora di una ferita che segna la mia generazione e che è destinata a non rimarginarsi mai. Mi sento percorso da emozioni che fa-tico a tenere a bada. La sentenza su piazza della Loggia è metafora di una realtà che ha segnato una generazio-ne e gli individui che la compongono (una generazione è composta da indi-vidui, dopotutto, e questo non dobbia-mo mai scordarlo). A Brindisi, invece, c’è stata una prima volta: quella di una scuola, scelta come segnale dai crimi-nali, per dire che loro ci sono ancora.

Un attentato con il quale è stato col-pito il simbolo dell’innocenza e della voglia di progresso. È una situazione che non desta solo preoccupazione, fa piombare nell’angoscia. E prevale un sentimento di rabbia per giovani vite innocenti strappate. Urge reagire per porre fine ad ogni azione violen-ta ed illegale. È necessario continua-re nell’azione antimafia soprattutto tra le giovani generazioni. Dobbia-mo risvegliare le coscienze e tenere sempre alta la guardia. La mafia te-me più un maestro di scuola che 100 carabinieri, diceva il giudice Capon-netto, l’attentato di Brindisi ne è la dimostrazione. Nel profondo di una crisi economica, sociale, politica e culturale, quest’ennesimo schiaffo al popolo italiano suona come una bef-fa, un insulto alla razionalità e alla verità popolare. Ricordo e porto nel mio cuore la testimonianza del Be-ato Giovanni Paolo II: “Mafiosi pen-titevi, verrà il giorno del giudizio di Dio”. Alzò la sua voce possente dalla collina di Agrigento contro il malefi-cio storico che affligge questo Paese che lui amava, questo Paese che lo emozionava per i suoi contrasti, per la sua natura resa matrigna dalla ma-no dell’uomo, per quegli uomini che sapevano non arrendersi. Ed in ogni occasione seppe toccare tutti noi. Le sue visite furono vissute tra la gente e per la gente, compromesse con le tragedie ed i mali antichi e moderni di questo popolo. Seppe perdonare con dolcezza e tuonare, come Gesù nel Tempio, contro il tumore inargi-nabile. Abbracciò i genitori del giu-dice Livatino pronunciando una fra-se di indiscutibile laicità “Non posso non ricordare i figli d’ Italia caduti per affermare gli ideali di giustizia e di le-galità”. Giustizia e legalità su questa

terra, ora, in questa vita terrena e non nel Regno dei cieli. Un’umana esigen-za, poco trascendente, ma dalla quale deve sempre passare la strada per il paradiso dei cristiani. Grazie al Be-ato Giovanni Paolo II giustizia e le-galità, ancora una volta e per sem-pre riaffermate come irrinunciabili valori civili. Ridiede vita al celebre discorso “Sagunto espugnata” che il cardinale Pappalardo aveva pro-nunciato davanti alla bara di Dalla Chiesa. In questa terra, l’Italia che amava seppe essere violento con chi di violenza e sopruso campava, non negò il perdono a chi si fosse convertito nel corso della vita ter-rena, nulla concesse ai mafiosi che inchiodò con il perentorio “Mafiosi pentitevi, verrà il giorno del giudizio di Dio” puntando il suo indice accu-satorio. Ogni mattina ho l’onore di passare da piazza della Loggia ricor-dando piazza Fontana, la stazione di Bologna, a Capaci, oggi ancora una volta non siamo stati in grado di pro-teggere i nostri ragazzi arrivederci uomini e donne senza verità... ciao Melissa. Perdonaci se quelli della mia generazione non sono stati ca-paci di tutelarti... perdonaci.

Celso Vassalini

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