La Voce del Popolo 2012 11

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° Ǥ λ Ǥ Ǥ ǫ ǫ Ǥ C’è di tutto, forse anche qualcosa di troppo, nel testo della relazione “sulla parità tra donne e uomini nell’Unione europea” approvata a Strasburgo dal Parlamento Ue. Il documento riporta accanto a indicazioni assolutamente condivisibili sul rispetto dell’uguaglianza sostanziale fra donne e uomini tutta una serie di segnalazioni, richieste, affermazioni che con l’uguaglianza tra donna e uomo hanno poco o nulla a che fare. Inoltre nella stessa relazione si tendono ad affermare o a prefigurare pseudo- diritti e pseudo-verità che vanno ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 ben al di là delle competenze dell’Europarlamento e di quelle comunitarie e che per giunta lesive di una gran parte dell’opinione pubblica e del sentire comune europeo. In positivo la relazione indica, ad esempio, la necessità di procedere con le “quote rosa” nella vita politica e nei board dirigenziali delle aziende; ribadisce l’urgenza di politiche volte ad assicurare la parità retributiva tra maschi e femmine che svolgono le stesse mansioni lavorative; il Parlamento chiede una direttiva sul congedo di maternità per garantire un congedo retribuito in tutta l’Unione. Altre affermazioni riguardano la tutela e promozione della dignità della donna, il rispetto dei diritti individuali e sociali, il contrasto a ogni forma di violenza e sopruso. C’è però da chiedersi cosa abbia a che fare – stando alla relazione varata con 361 voti a favore, 268 contrari e 70 astensioni – con la dignità della donna e la parità fra questa e l’uomo la richiesta del riconoscimento di un “diritto all’aborto” o la richiesta del riconoscimento e della equiparazione alla famiglia tradizionale delle “unioni di fatto” o delle unioni omosessuali o come si rapporta con la disponibilità gratuita di preservativi per – si afferma – contrastare la diffusione dell’Hiv-Aids? L’eurodeputato Carlo Casini ha commentato: “La parità tra donne e uomini è una conquista indiscutibile. Il suo fondamento è l’uguale dignità umana e il riconoscimento universale dei diritti dell’uomo – ha spiegato Casini –. Purtroppo nella relazione” sulla pari dignità uomo- donna (che in realtà ha scarso se non nullo peso sull’attività legislativa dell’Ue, restando pur sempre un segnale politico) “vi è un’inaccettabile contraddizione che cambia radicalmente il suo significato. La dignità umana e i diritti umani riguardano tutti gli esseri umani e, quindi, anche i più fragili, deboli e poveri. Esigere come diritto della donna l’aborto, nascondere equivocamente questa istanza sotto la domanda dei diritti sessuali riproduttivi (di per sé meritevole di ogni consenso se non ritenuti comprensivi di un diritto di distruggere la vita di un figlio non voluto) è inaccettabile”. “Aggiungo – ha affermato Casini – che la parità tra sessi non significa la pari identità e che la maternità è il segno di una capacità di accoglienza che l’uomo non ha. In questo senso le donne possono camminare alla testa di tutta l’umanità verso obiettivi di libertà, di giustizia, di pace, di solidarietà. Ma, per essere se stesse, non debbono camminare da sole”. ǤǤ ǡ Ǥ Ǥ Ǥ Nella mia prima “destinazione” sacerdotale, in un paese che non dico (ma facilmente individuabile), ho avuto la fortuna di collaborare con religiose di ben tre Istituti. Con tutte ho grandi debiti di riconoscenza. La solennità di San Giuseppe mi richiama in particolare Casa San Giuseppe, casa madre della famiglia religiosa “Umili Serve del Signore”, fondata da madre Elisa Baldo, vedova guidata spiritualmente da G. Battista Piamarta. Mi viene da pensare che a Nazaret, il luo- go in cui Gesù ha appreso dal suo padre putativo “l’umile arte del falegname” sarà stato indicato come la casa di Giuseppe (e di Maria). E in quella casa preghiera, lavoro, silenzio, affetto ca- sto si saranno continuamente intrecciati. Mi chiedo: non possono anche le nostre abitazioni divenire casa di Giuseppe, e di Maria, e so- prattutto di Gesù? Giuseppe, santo del silenzio, sposo di Maria, protet- tore della Chiesa universale, patrono della “buona morte” (perché in pace con Dio e con il prossimo), possa aiutare i papà, ma anche le mamme, e i figli... a essere sempre accoglienti verso Colui che ha custodito con amore. Colombo. Giovani senza memoria se si tace sul passato Amministrative 2012 Sembra difficile trovare convergenze Spesa pubblica: ricerca del quanto, come e perchè Motori. Ferrari e Ducati, è già stagione in salita ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǤǤ Ritiro politici. Newman, colui che aderì alla verità In città e in valle. Chiamati da Crucifixus ǯ

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Il conto alla rovescia per la metro è iniziato. Il 1° gennaio 2013 la partenza del primo treno. A breve la campagna promozionale che mira a cambiare le abitudini dei bresciani. Ma come sarà accolto il metrobus? E come si legherà la mobilità della città con la provincia?

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C’è di tutto, forse anche qualcosa di troppo, nel testo della relazione “sulla parità tra donne e uomini nell’Unione europea” approvata a Strasburgo dal Parlamento Ue. Il documento riporta accanto a indicazioni assolutamente condivisibili sul rispetto dell’uguaglianza sostanziale fra donne e uomini tutta una serie di segnalazioni, richieste, affermazioni che con l’uguaglianza tra donna e uomo hanno poco o nulla a che fare. Inoltre nella stessa relazione si tendono ad affermare o a prefigurare pseudo-diritti e pseudo-verità che vanno

ben al di là delle competenze dell’Europarlamento e di quelle comunitarie e che per giunta lesive di una gran parte dell’opinione pubblica e del sentire comune europeo. In positivo la relazione indica, ad esempio, la necessità di procedere con le “quote rosa” nella vita politica e nei board dirigenziali delle aziende; ribadisce l’urgenza di politiche volte ad assicurare la parità retributiva tra maschi e femmine che svolgono le stesse mansioni lavorative; il Parlamento chiede una direttiva sul congedo di maternità per garantire un congedo retribuito in tutta l’Unione. Altre affermazioni riguardano la tutela e promozione della dignità della donna, il rispetto dei diritti individuali e sociali, il contrasto a ogni forma di violenza e sopruso. C’è però da chiedersi cosa abbia a che fare – stando alla relazione varata con 361 voti a

favore, 268 contrari e 70 astensioni – con la dignità della donna e la parità fra questa e l’uomo la richiesta del riconoscimento di un “diritto all’aborto” o la richiesta del riconoscimento e della equiparazione alla famiglia tradizionale delle “unioni di fatto” o delle unioni omosessuali o come si rapporta con la disponibilità gratuita di preservativi per – si afferma – contrastare la diffusione dell’Hiv-Aids? L’eurodeputato Carlo Casini ha commentato: “La parità tra donne e uomini è una conquista indiscutibile. Il suo fondamento è l’uguale dignità umana e il riconoscimento universale dei diritti dell’uomo – ha spiegato Casini –. Purtroppo nella relazione” sulla pari dignità uomo-donna (che in realtà ha scarso se non nullo peso sull’attività legislativa dell’Ue, restando pur sempre un segnale politico) “vi è

un’inaccettabile contraddizione che cambia radicalmente il suo significato. La dignità umana e i diritti umani riguardano tutti gli esseri umani e, quindi, anche i più fragili, deboli e poveri. Esigere come diritto della donna l’aborto, nascondere equivocamente questa istanza sotto la domanda dei diritti sessuali riproduttivi (di per sé meritevole di ogni consenso se non ritenuti comprensivi di un diritto di distruggere la vita di un figlio non voluto) è inaccettabile”. “Aggiungo – ha affermato Casini – che la parità tra sessi non significa la pari identità e che la maternità è il segno di una capacità di accoglienza che l’uomo non ha. In questo senso le donne possono camminare alla testa di tutta l’umanità verso obiettivi di libertà, di giustizia, di pace, di solidarietà. Ma, per essere se stesse, non debbono camminare da sole”.

Nella mia prima “destinazione” sacerdotale, in un paese che non dico (ma facilmente individuabile), ho avuto la fortuna di collaborare con religiose di ben tre Istituti. Con tutte ho grandi debiti di riconoscenza. La solennità di San Giuseppe mi richiama in particolare Casa San Giuseppe, casa madre della famiglia religiosa “Umili Serve del Signore”, fondata da madre Elisa Baldo, vedova guidata spiritualmente da G.

Battista Piamarta. Mi viene da pensare che a Nazaret, il luo-go in cui Gesù ha appreso dal suo padre putativo “l’umile arte

del falegname” sarà stato indicato come la casa di Giuseppe (e di Maria). E in quella casa preghiera, lavoro, silenzio, affetto ca-

sto si saranno continuamente intrecciati. Mi chiedo: non possono anche le nostre abitazioni divenire casa di Giuseppe, e di Maria, e so-

prattutto di Gesù? Giuseppe, santo del silenzio, sposo di Maria, protet-tore della Chiesa universale, patrono della “buona morte” (perché in pace con Dio e con il prossimo), possa aiutare i papà, ma anche le mamme, e i figli... a essere sempre accoglienti verso Colui che ha custodito con amore.

Colombo. Giovani senza memoria se si tace sul passato

Amministrative 2012Sembra difficiletrovare convergenze

Spesa pubblica: ricerca del quanto, come e perchè

Motori. Ferrari e Ducati, è già stagione in salita

Ritiro politici.Newman, colui cheaderì alla verità

In città e in valle.Chiamati da Crucifixus

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u Massimo D’Azeglio ad affermare che, fatta l’Ita-lia restavano da fare gli ita-liani. Oggi, a oltre 150 anni di distanza la frase entrata

nella storia potrebbe tornare “buona” proprio a Brescia. Dopo anni di pole-miche, di confronti e di scontri la me-tropolitana leggera sta per diventare realtà. Il 1° gennaio 2013 è la data indi-cata per il viaggio inaugurale di una in-frastruttura che ha segnato la storia re-cente della città e che, probabilmente, potrebbe cambiarne il volto. Nei mesi alle polemiche sui costi si sono asso-mate quelle sulla sostenibilità dell’ope-ra e sul numero degli utenti necessari a garantirne un esercizio virtuoso. Po-lemiche che sembrano interessare ben poco Valerio Prignachi, presidente di Brescia Mobilità, la società che si è fat-ta carico della realizzazione dell’opera. Con sano pragmatismo bresciano sa che la metriopolitana ormai è pronta e che suo compito non è tanto rispon-dere alle polemiche quanto rendere l’infrastruttura appettibile. “Le fortune della metropolitana – afferma – alla fi-ne le faranno gli utenti. Nostro dovere è dunque quello di fare in modo che questi abbiano delle buone ragioni per servirsi della metropolitana”. Per que-sto l’attenzione di Brescia Mobilità è andata concentrandosi sui punti di in-terscambio, stazioni in cui i potenziali utenti che provengono da altre parti del territorio possono trovare spazi e servizi a cui affidare il proprio mezzo prima di servirsi della metropolitana. “Una metropolitana che si colloca in una città non particolarmente grande come Brescia – sono ancora consi-derazioni del presidente Prignachi –, in cui gran parte del traffico provie-ne dall’area extraurbana, deve trova-re giovamento dal travaso dal mezzo privato a quello pubblico. Se questo non avviene in modo fluido e veloce

rischia già di mettere in crisi l’intero sistema”. Per questo l’attenzione si è concentrata su quelle che possono es-sere considerate le “porte di accesso” dalla provincia alla metropolitana: le stazioni di S.Eufemia a est, quella della Poliambulanza a sud e quella del Pre-alpino a nord. “La stazione di S. Eufe-mia – rimarca Prignachi sottolineando i diversi interventi realizzati per ren-dere appettibile l’uso della metropoli-tana – è collocata su via Serenissima, la bretella che collega la tangenziale sud all’ex statale 11 alle porte di Rez-zato e quindi di Brescia. Qui la società ha acquisito un edificio per realizzar-vi un parcheggio in struttura in area

contigua alla stazione della metropo-litana per accogliere e soddisfare le esigenze di utenti in arrivo dalla parte orientale della provincia, garantendo possibilità di parcheggio e un accesso immediato alla stazione”. Gli sforzi di Brescia Mobilità si sono poi contrati anche sulla stazione Poliambulanza, “dove – afferma ancora Prignachi – è stato fatto un lavoro significativo per creare prima di tutto una connessio-ne stradale adeguata fra il casello di Brescia centro e quindi fra il sistema autostradale e la tangenziale sud e la stazione della metropolitana”. Si tratta di una viabilità dedicata che si connetterà con quella attuale a servi-zio della struttura ospedaliera. In pro-spettiva futura, poi, c’è la previsione, contemplata anche dal Pgt in discus-sione, di estendere questa viabilità sino in via Foro Boario creando così in quella zona una nuova modalità di accesso alla città capace di intercet-tare l’utenza che arriva dall’autostra-da e dalla tangenziale, ossia da sud e da ovest. Terzo fronte di impegno è quello a nord di Brescia, ossia sulla stazione Prealpino, definita dal pre-sidente di Brescia Mobilità “la porta nord della metropolitana che in attesa dell’avvio di un sistema di trasporto in sede fissa verso laValtrompia, diven-ta la punto privilegiato per l’accesso alla città”. Con gli inteventi realizzati e quelli inseriti nel pgt in discussione la stazione del Prealpino assolverà co-sì alla funzione di punto di drenaggio per chi arriva in città da nord e dal-la Valle Trompia. Altro nodo impor-tante è quello che è stato realizzato con la stazione di Casazza. Si tratta di un’area strategica perché posta in prossimità dell’intersezione con l’ex statale del Caffaro da cui transitano anche alcune linee di forza del tra-sporto su gomma urbano ed extraur-bano, oltre al traffico in arrivo e per la

Brescia Mobilità Spa nel dicembre 2011 ha compiuto dieci anni dalla sua costituzione. Per celebrare questo evento, con il fine di rimarcare il significativo lavoro svolto in questa decade, la società ha pensato di dare alle stampe un breve lavoro, ricco però di spunti interessanti e immagini che ben accompagnano il testo. La pubblicazione illustra le attività che hanno visto protagonista la holding di un Gruppo che è stata, ed è tutt’ora, il braccio operativo

della politica legata alla mobilità (soprattutto cittadina) segnata dall’amministrazione comunale.Gli studenti del corso di fotoreportage della Libera Accademia di Belle Arti di Brescia Laba, in collaborazione con Brescia Mobilità, hanno organizzato una mostra fotografica “itinerante” avente per oggetto alcune metropolitane italiane ed europee, dal titolo “Metroeuropa”, utilizzando come supporto espositivo un autobus urbano di Brescia.

Il 2013 potrebbe essere per Brescia l’anno delle infrastrutture. Con la metropolitana dovrebbe arrivare a compimento anche la Brebemi, co-me conferma in questa intervista il suo presidente Franco Bettoni.Secondo il cronogramma stilato, il 2013 dovrebbe essere l’anno di Brebemi. Prevede che i tempi in-dicati saranno rispettati?“Stiamo lavorando intensamente in mezzo a mille problemi e difficol-

tà, ma dovremmo riuscire ad aprire l’autostrada e la viabilità connessa entro fine 2013.”Cosa spingerà il traffico (soprat-tutto quello pesante) a scegliere la nuova bretella autostradale ri-spetto ai vecchi percorsi (A4) da e per Milano?“La minore lunghezza chilometri-ca rispetto all’attuale autostrada e, quindi, i costi di transito inferiori”Brebemi è stata realizzata con

il sistema del project financing: quali volumi di traffico dovrà re-alizzare per consentire il rientro degli investimenti realizzati?I volumi di traffico sono stati appro-fonditamente studiati, monitorati, asseverati da esperti e sono stati alla base dell’iniziativa di project financing e prevedono una circo-lazione media giornaliera teorica di 35/40mila veicoli fra traffico pesan-te e leggero”.

Ritiene che entro i limiti tempo-rali fissati per il taglio del nastro di Brebemi ci sarà anche qualche elemento di chiarezza sul futuro del D’Annunzio?Ritengo proprio di sì, nelle prossime settimane dovrebbero esserci delle novità importanti fra la sponda vero-nese e bresciana. Da parte brescia-na abbiano fatto del nostro meglio nell’interesse della nostra economia e della società.

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Una infrastruttura che ha fatto della tecnologia il suo punto di forza non poteva che puntare sulle più moderne forme di comunicazione per tessere rapporti con i potenziali utenti. Per questo motivo Brescia Mobilità ha sviluppato in collaborazione con il Comune di Brescia la realizzazione del “Brescia Mobile Channel” una applicazione per smartphone che mira a diventare il canale di comunicazione mobile con gli

utenti bresciani. L’applicazione, già attiva, consente di muoversi in città con una serie di informazioni puntali (mappe, orari, posizione in tempo reale dei veicoli del trasporto pubblico locale, postazioni bicimia) e di acquisire, sempre tramite smartphone (oggi largamente diffuso) i titoli di viaggio, di dialogare con le centrali operative per avere informazioni che non sono online e per avere anche

personalizzazione dei propri spostamenti in funzione dei servizi offerti. Tutto questo crea un rapporto nuovo e bidirezionale tra chi gestisce i servizi e l’utente del tutto nuovo rispetto al passato. Nei mesi scorsi il sistema di comunicazione interattiva è stato testato da un gruppo ristretto di cittadini in modo da giungere alla piena operatività in concomitanza con la prima corsa dei convogli della metropolitana leggera bresciana.

La realizzazioni di infrastrutture grandi e piccole portano con sé, fi-siologicamente, anche una dose di polemiche in alcuni casi anche po-sitive, lo sa bene Valerio Prignachi che da presidente di Brescia Mobi-lità ha vissuto in prima persona il dibattito, a volte anche molto ac-cesso che ha accompagnato la rea-lizzazione della metropolitana legge-ra. “Oggi – afferma – la metropoli-tana è una realtà e nostro dovere è

quella di trasformarla da problema (perché per tanti versi lo è stata, non ultimo quello dello sforzo eco-nomico per la sua realizzazione) in opportunità per la città. Per questo sentiamo forte la responsabilità di farla funzionare al meglio e non possiamo accontentarci di consi-derarla un’isola autonoma all’inter-no della rete”. E soprattutto non si esaurisca in una struttura autorefe-renziale, incapace di guardare oltre

i 13 chilometri del tracciato cittadi-no. Un’ipotesi che Prignachi rifugge, indicando prospettive di interazione con il trasporto extraurbano su ferro e su gomma, su quello già esistente e su quello che potrebbe convoglia-re su Brescia in un futuro ormai alle porte, come quello dell’alta velocità ferroviaria. “La nostra sfida – affer-ma il Presidente – è la via perché la metropolitana si apra al resto del si-stema del trasporto pubblico”.

Valle Sabbia e diretto allo stadio e agli spedali Civili. Punto di raccordo reso appetibile con la realizzazione di un nuovo parcheggio, parte in struttura e parte in superficie, nel nuovo com-plesso Futura, sotto al quale è stata realizzata la stazione della metropoli-tana. Oltre a quello strutturali sono al-tri gli elementi su cui Brescia Mobilità e Prignachi puntano per fare in modo che gli utenti guardino con attenzio-ne alla metropolitana. “Un elemento importante – afferma il Presidente – è quello della bigliettazione. Quel clien-te/utente che lascia la sua auto nei parcheggi di struttura per utilizzare la metropolitana deve poter godere di un duplice vantaggio. Il primo è di carattere logistico, con un unico bi-glietto per il parcheggio e l’utilizzo del sistema di trasporto pubblico urbano. L’altro è di natura economico, con una scontistica che premi chi lascia l’auto in parcheggio e si sposta in città con la metropolitana”. Un servizio per es-sere apprezzato deve anche essere fa-cilmente accessibile ed è proprio per questo che Brescia Mobilità si è parti-colarmente impegnata per risolvere alcune criticità strutturali. “Qualche mese fa – sono ancora osservazioni del Presidente – sono state individuate anche migliorie infrastrutturali impor-tanti. Mi riferisco, per esempio all’im-plementazione delle scale mobili nelle stazioni Fs, Ospedale, Piazza Vittoria, S.Faustino e Brescia due, dove in mol-te ore della giornata i flussi di passeg-geri saranno importanti. Stazioni oggi dotate di scale mobili, prima non pre-viste, che arrivano al piano stradale”. Molti altri sono i fronti indicati da Pri-gnachi, conscio però del fatto che il vero lavoro per rendere appetibile la metropolitana arriverà a partire dall’1 gennaio 2013, quando le promesse e gli annunci dovranno trasformarsi in fatti concreti.

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orse perché è la più im-portante regione del Pa-ese, forse perché da sola ha un’economia che vale quella della Svizzera, for-

se perché ha visto il suo capoluogo ri-vendicare il ruolo di capitale morale del Paese, sta di fatto, però, che pro-voca un certo malessere lo stillicidio di sempre nuovi episodi di corruzio-ne in Lombardia, come se l’orologio della storia fosse tornato indietro di 20 anni, ai tempi dell’arresto di Mario Chiesa con cui si aprì ufficilamente la stagione di “Mani pulite”. La presenza a Brescia, nei giorni scorsi, di Gherar-do Colombo, ex pm del pool milanese che si occupò di Tangentopoli, è stata occasione per cercare di capire, attra-verso la sua testimonianza, come do-po la burrasca giudiziaria che portò, per convenzione, alla fine della prima Repubblica, sia possibile questo ritor-no al passato. Che effetto le fa, a due decenni da Mani Pulite, vedere che tutto si sta ripetendo?Non si tratta assolutamente di una sorpresa, visto che non è stato fatto niente per rendere più difficile la cor-ruzione e non è stato fatto niente per renderne più facile la scoperta, anzi è forse vero il contrario.Qualcuno sostiene che la corru-zione sia fisiologica al sistema. Cosa ne pensa?Perché allora esistono le leggi che la

omicidi all’anno in Italia, come gene-ralmente succede, o se invece se ne commettono un milione. Ci sarà sem-pre qualcuno che si fa corrompere e qualcuno che è in cerca di chi da cor-rompere. Quello che preoccupa è il radicamento del fenomeno.Mani pulite, Tangentopoli: cosa sanno oggi i giovani che non po-teva essere ai noto ai loro padri?I giovani secondo me sanno molto po-co. Giro molto nelle scuole e di quello che ha rappresentato Mani Pulite si sa poco o nulla. Ma è una cosa naturale, se nessuno racconta loro quel che è successo solo 20 anni fa...

mettono al bando? Credo, però, che si tratti sempre di una questione di quan-tità. Se è vero che è assolutamente impossibile eliminare l’omicidio dalla nostra società è altrettanto vero che c’è differenza se si commettono 500

Il consiglio di sicurezza dell’Onu cer-ca un accordo sulla Siria. Nel Palaz-zo di vetro si contrappongono, però, due strade diverse. A quella maggio-ritaria, sostenuta da larga parte della comunità inernazionale, che chiede un intervento per fare cessare le vio-lenze in corso, si contrappone la po-sizione di Russia e Cina. Il ministro degli Esteri russo Lavrov si è oppo-sto a possibili manipolazioni della situazione. La Cina ha dichiarato la

sua ferma opposizioni a a qualsiasi interferenza negli affari interni anche se realizzata in nome dell’umanitari-smo. La situazione è dunque ingarbu-gliata. Il governo siriano continua il suo assalto militare in diverse città del Paese e a fare un “uso spropor-zionato della forza” con ‘’operazioni vergognose’’, come affermano alle Nazioni Unite, che hanno esortato Damasco ad aderire alle proposte dell’Onu e della Lega Araba. L’inviato

nella regione Kofi Annan ha denun-ciato come sia necessario mandare un messaggio chiaro perché situa-zione è inaccettabile’’. Di cinismo da parte del presidente siriano Assad, ha parlato il segretario di Stato Usa Hil-lary Clinton, che ha denunciato come in tutta la Siria continuino i “massa-cri”. Nei giorni scorsi è stata data la notizia del ritrovamento nella città di Homs di una cinquantina di cadaveri di donne e bambini in due quartieri.

Non c’è dunque nei giovani più consapevolezza, più voglia di le-galità?Non credo. Per un paio d’anni tutti gli organi di informazione hanno vissuto sul tema della corruzione e delle inda-gini che si stavano facendo e così via. Poi tutto è tornato nel dimenticatoio, come se nulla fosse successo. Quale consapevolezza potevano maturare le giovani generazioni?Non vede, dunque, alcuna via d’uscita?Servirebbe un cambiamento di cultu-ra rispetto al tema della legalità oggi prepotentemente tornato alla ribalta.

Non sembrano placarsi lo shock e l’orrore per la strage provocata da un soldato statunitense che ha ucciso 16 civili, fra i quali diverse donne e bambini, nella provincia di Kandahar. Il militare, che soffriva di un esaurimento nervoso, ha lasciato la sua base nelle prime ore del mattino e ha aperto il fuoco contro tre abitazioni del villaggio di Alkozai. Dopo la sparatoria, il soldato si è costituito alle autorità americane. Sull’episodio è stata anche aperta un’inchiesta

condotta dalle autorità locali affiancate dagli americani. In Afghanistan, intanto, è il momento del timore. La strage, che segue di poche settimane l’ episodio del Corano dato alle fiamme, è il segno di una situazione in costante peggioramento e sembra essere l’ennesima testimonianza delle sempre più evidenti difficoltà che l’esercito americano palesa nel gestire situazioni molto complesse. Frange talebane che hanno nella provincia la loro roccaforte

hanno infatti minacciato pesanti ritorsioni. A pochi mesi dalla fine della missione internazionale, nel novembre 2014, il parlamento di Kabul ha condannato fermamente l’episodio, chiedono che i responsabili siano processati. E, mentre nel Paese si moltiplicano le manifestazioni anti-americane, lo stesso capo della Casa Bianca, Barack Obama, ha riconosciuto la gravità del gesto, rilanciando l’esigenza di un disimpegno americano dall’Afghanistan.

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Dal gioco alla ludopatia, dall’eccitazione smodata per il risultato che potrebbe cambiare la vita – questo il messaggio veicolato da tanti spot – alla dipendenza patologica da gioco d’azzardo che manda in frantumi finanze e famiglie. Anche la politica ha aperto gli occhi su un problema che anche “Voce” ha trattato nelle utltime settimane, con una proposta precisa: fare in modo che sia vietata la pubblicità commerciale di giochi e scommesse, e

informare gli utenti delle reali possibilità di vincita per ogni giocata. Indicando, per esempio, sul biglietto del Superenalotto che le probabilità di fare sei sono solo una su 622 milioni. Le due proposte sono contenute in una mozione presentata dal gruppo di Futuro e Libertà alla Camera in collaborazione con l’Unione nazionale consumatori, da tempo attiva, come molte altre realtà, nel contrasto agli effetti del gioco.La mozione prende le

mosse dalla constatazione delle dimensioni assunte dal fenomeno e dal messaggio martellante che arriva dagli spot che spingono le persone a tentare la sorte, con la falsa idea che vincere sia facile. Si tratta di una comunicazione ormai dominante sia in televisione sia sui computer. Il mercato di giochi, concorsi a premio, lotterie e scommesse è in continua crescita e muove una spesa complessiva che nel 2011 ha sfiorato gli 80 miliardi di euro, in aumento del 30% sul 2010.

pilastri dello stare insieme, i valori coesivi classici, fanno perno sul senso della famiglia, indicata dal 65,4% come ele-mento primario che accomuna

gli italiani. Seguono poi altri impor-tanti elementi, dal gusto per la quali-tà della vita (25%) alla tradizione re-ligiosa (21,5%), all’amore per il bello (20,1%). Lo rileva la ricerca “I valori degli italiani. Dall’individualismo alla riscoperta delle relazioni” realizzata dalla Fondazione Censis per i 150 anni dell’Unità d’Italia, i cui risultati sono stati anticipati dal sito www.re-dattoresociale.it. Non a caso, oltre il 56% degli intervistati è convinto che l’Italia sia il Paese al mondo dove si vive complessivamente meglio, con un aumento di quasi il 7% rispetto al 1988, anche in presenza di disagi organizzativi, mentre molto staccati come luoghi in cui è preferibile vi-vere secondo gli italiani sono i Paesi dell’Unione europea, il resto d’Euro-pa, gli Stati Uniti e l’Australia, stri-dendo così con le tante graduatorie internazionali sulla qualità della vita che collocano l’Italia nella zone me-dio-basse. Moralità e onestà (55,5%) e rispetto per gli altri (53,5%) sono invece i valori guida indicati dalla netta maggioranza degli italiani co-me necessari per migliorare la con-vivenza sociale in Italia. Più del 50% degli italiani, poi, definisce “belli” i comportamenti tra le persone che

non si conoscono, cioè quelle per-sone che si incrociano quotidiana-mente per strada, nei negozi, sugli autobus, rapporti quindi vissuti e percepiti come sostanzialmente po-sitivi: è la forza di coesione che nasce nel riconoscere l’altro, nel cercare la solidarietà dell’altro. Una riscoperta, quella dell’altro, che riguarda però

una cerchia relativamente stretta di “prossimi”, mentre la collettività più ampia e in modo particolare la co-munità nazionale restano sostanzial-mente escluse dai sentimenti di fidu-cia e di responsabilità reciproca. In altre parole, dal punto di vista etico, gli italiani non si fidano degli italia-ni, mentre tendono a fidarsi e a sen-tirsi responsabili di chi sta loro più vicino. Infatti quando la domanda fa riferimento a esperienze direttamen-te vissute e conosciute, la percezione della bontà delle persone aumenta: nel proprio Comune di residenza il 17,2% dei cittadini pensa che le per-sone attente al bene comune siano la maggioranza e per il 38,8% sono circa la metà.

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Il ministro della Giustizia, Paola Severino, continua nello studio di una legge anti corruzione. Parlando alla Luiss (Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli di Roma) ha detto: “Io non vengo dalla politica ma ho passato la vita a studiare le leggi e vorrei una legge sulla corruzione che sia valida per il futuro. Le leggi servono proprio a questo e, quindi, bisogna mettere le carte in tavole e approntare una buona legge. cosa che, peraltro, ci chiede anche l’Europa”. Ma i politici, Pdl in testa e Lega in coda, fanno subdolamente ostruzione. Magari disertando i vertici in cui se ne vuole discutere. Il che ha fatto dire al ministro Andrea Riccardi: “Quelli (il Pdl, ndr) vogliono solo strumentalizzare. È la cosa che più mi fa schifo della politica, ma quei tempi sono finiti”. L’avesse mai detto. Ha scatenato la canea dei corrotti dentro. Il Ministro ha detto che le sue parole sono state estrapolate da un contesto informale e che, comunque, ha chiesto scusa a chi si è sentito offeso. A mio avviso non c’era alcun bisogno di chiedere scusa perché ci sono mille ragioni per essere

Era il 17 marzo dello scorso anno quando “debuttava” la nuova veste grafica di “Voce”. Le ragioni di quel cambiamento venivano spiegate con cura proprio nel numero del restyling (che per altro seguiva di poco meno di quattro anni un precedente intervento sulla veste del settimanale): nuove limitazioni imposte dal servizio postale chiedevano un cambio di formato. Di qui la decisione di procedere a una revisione del settimanale nella continuità. Immediatamente

leggibile il legame con “Voce” full color che aveva debuttato il 14 settembre 2007 in occasione del saluto alla diocesi di mons. Giulio Sanguineti. Immutato, invece, lo spirito con cui “Voce” affrontava la propria missione, assunta sin dall’ormai lontano 8 luglio 1893. L’anno trascorso dal nuovo restyling non è passato invano. “Voce”, pur tra tante difficoltà, continua ad essere occasione per crescere, per “muovere il pensiero”

trovare molte reazioni in questo senso: “Riccardi ha solo detto come stanno le cose”, “ha già esagerato a definirla politica”, “è solo stato onesto”. “Riccardi non ha offeso la politica. Ha solo detto la sua su un certo modo di farla”. “Riccardi è sgradito al Pdl perché è quanto di più lontano possa esserci dalla loro cultura. Leggi alla voce cittadinanza e immigrati”, scrive un altro. “Nitto Palma - ex-ministro della Giustizia (sic) promotore di una mozione di sfiducia poi cancellata – ha solo

la coda di paglia”. C’è addirittura chi esulta: “Ho letto che c’è una mozione di sfiducia. Bisogna esultare. Ma a favore del ministro”. Ma il premio Nobel dell’ipocrisia spetta di diritto ai vertici della Lega che dopo le accuse di corruzione nei confronti del presidente del Consiglio regionale lombardo, Davide Boni, hanno tenuto un vertice in via Bellerio. Dopo una riunione del comitato amministrativo del Carroccio, composto da Roberto Castelli, ex-ministro della Giustizia (sic),

schifati di una classe politica che ci riserva uno scandalo al giorno, ma non fa nulla per impedire lo scempio morale che questo sistema ha generato. Basta leggere cosa sta avvenendo alla Regione Lombardia che il “Governatore” Formigoni ha sempre rivendicato come un modello da imitare: quattro dei cinque componenti dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale sono accusati di corruzione e vari ex-assessori sono stati arrestati o inquisiti. Se questo è il modello! Nelle pagine della rete si possono

dal senatore Stiffoni e dal tesoriere Belsito (quello degli investimenti in Tanzania), è stato emesso un comunicato in cui si legge: “È stato appurato che nel periodo dal 2005 al 2010, nell’elenco delle oblazioni volontarie ricevute a bilancio, da società o da privati, non figura nessuno dei nominativi emersi in questi giorni nelle varie indiscrezioni apparse sugli organi di stampa. Da questa verifica è dimostrato che la Lega Nord è completamente estranea a qualsiasi tipo di illazione al riguardo”. Praticamente dicono che non hanno trovato nei bilanci le mazzette. Evidentemente considerano gli italiani un branco di stupidi, perché è come se uno accusato di essere un ladro emettesse un comunicato in cui sostiene che dopo aver fatto personalmente un’accurata ispezione nella sua casa non ha trovato la refurtiva.Riccardi è stato accusato di aver buttato benzina sul fuoco dell’antipolitica. Oggi i peggiori incendiari dell’antipolitica sono quei politici (non tutti, ma molti di quelli che contano) che non si rassegnano a diventare persone normali.

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poco più di un me-se dalle consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio comuna-le e le elezioni dei sin-

daci, si preannunciano giorni di intensa attività politica con il sus-seguirsi di continui lanci di notizie sulla formazione delle liste che si presenteranno al corpo elettorale, la loro composizione, i candidati sindaci e i programmi che le ac-compagneranno. Si prospetta una insolita frammentazione di liste e un proliferare di liste civiche. Il mi-nistero dell’Interno è stato costret-to a spostare la scadenza della pre-sentazione delle liste elettorali al 3 e 4 aprile 2012 invece che al 7 e 8 aprile, a trenta giorni dalle elezioni. Le date fissate inizialmente coinci-devano con il Sabato santo e con il giorno di pasqua. Nella provincia di Brescia vanno al voto per la scan-denza naturale i seguenti Comuni: Acquafredda, Cazzago San Martino, Darfo Boario Terme, Desenzano del Garda, Gottolengo, Odolo, Paspar-do, Provaglio Val Sabbia e Rovato. A questi si aggiungono i Comuni di Gussago, Malonno e Palazzolo (nel box a fianco un aggiornamento degli schieramenti in campo) che hanno terminato in anticipo il loro man-dato e sono stati commissariati. Il turno di ballottaggio è fissato per il 20 e il 21 maggio, ma solo Palazzo-

tà oltre la soglia dei 15mila abitanti. Sono sfumate, invece, le possibilità di assistere alle elezioni in quel di Ospitaletto: il 20 marzo è attesa la decisione definitiva del Consiglio di Stato, ma comunque non ci sono i tempi tecnici per andare al voto. A San Zeno, invece, dopo la prematu-ra morte del primo cittadino Angio-lino Serpelloni si andrà al voto nella tornata più vicina: maggio/giugno 2013. Tornando ai Comuni al voto, si registra una tendenza molto spic-cata di un frazionamento continuo: tanti candidati e poche convergenze sui temi. A Gussago, per esempio,

lo ha i numeri (17.330 abitanti); per Gussago (14.502) e Rovato (14.354) anche questa volta si vota in un uni-co turno in attesa dei dati del censi-mento che sicuramente attestano la crescita demografica delle due real-

In provincia ci sono sempre meno agricoltori. I motivi possono essere molteplici: dai costi di produzione al-tissimi che portano a margini di gua-dagno sempre più ridotti o, nel caso di molte imprese, a operare in perdi-ta, al passaggio generazionale che non avviene sempre con successo perché numerosi imprenditori agricoli non trovano nei figli la volontà di prosegui-re un lavoro complicato, di grande im-pegno e poco fruttuoso. Di fatto nella

provincia si contano 11mila imprese agricole contro le 17mila di dieci an-ni fa che lavorano 215mila ettari di terreno (26% in meno del 2001) erosi negli anni dallo sviluppo urbanistico ed edilizio dei paesi. Di fronte a que-sti numeri, di certo impressionanti, la domanda più ovvia che possiamo por-ci è: che futuro ha l’agricoltura? Sulla base di questo interrogativo e nella costante ricerca di risposte, il Centro iniziative di cultura politica De Gaspe-

ri di Castegnato organizza un incontro con il prof. Francesco Lechi (docente di economia politica agraria e attuale presidente dell’Ateneo di Brescia) che presenta il libro, di cui è il coautore, dal titolo “L’agricoltura bresciana al-la soglia del futuro”, edito dalla Fon-dazione civiltà bresciana. L’appunta-mento con il futuro dell’agricoltura bresciana è per lunedì 19 marzo alle 21 al Centro civico di Castegnato in via Marconi 2.

scendono in campo per il dopo Lu-cia Lazzari cinque liste (l’ex sindaco Bruno Marchina con “Gussago In-sieme”, Carlo Colosini per “Sinistra a Gussago”, Damiano Ceretti “Con Voi”, Francesco Palermo “Cattoli-ci e Democrazia”, Mara Rolfi “Mo-vimento CinqueStelle”); qualcuno ipotizza la presenza addirittura di altre cinque liste elettorali. Nei Co-muni più importanti (per numero di abitanti) c’è anche l’influenza diret-ta dell’evoluzione politica nazionale, soprattutto nello schieramento del centrodestra dove Lega e Pdl sono ai ferri corti.

Domenica 18 marzo alla 14.30 è fissato il ritrovo nel cortile della Fondazione Cicogna Rampana di via Garibaldi 24, dove si può visitare la Mostra sul Risorgimento. Si parte alle 15 dalla Fondazione, arrivo a Largo Garibaldi in S. Pancrazio e ritorno. Arrivo alle 17.15 circa in Largo Vittorio Veneto, seguirà l’omaggio floreale alle lapidi dei Palazzolesi nelle lotte del Risorgimento e alle Lapidi in onore di Garibaldi e Vittorio Emanuele II. Dalle 17.30

presso la Fondazione Cicogna Rampana, in collaborazione con l’Associazione “Noi di Mura” è offerto un aperitivo Risorgimentale. Ci saranno musica e letture di poesie oltre che la possibilità di visitare la mostra dedicata al patriota garibaldino Giovanni Battista Rampana. Nel salone Bordogna sarà allestita la mostra dedicata ai “Quaderni di scuola” dalla Biblioteca civica “Lanfranchi”, direttamente dal Festiva della letteratura

di Mantova. Per l’aperitivo è necessario l’acquisto del coupon (10 euro), a disposizione presso la Fondazione Cicogna-Rampana, Pasticceria Franco Locatelli, edicola in piazza Mazzini. Per informazioni: 339.8384933. Le sale della Fondazione Cicogna Rampana sono punto di riferimento per numerose iniziative. Fino al 18 marzo è aperta l’interessante mostra sul Risorgimento dedicata al patriota garibaldino palazzolese Giovanni Battista Rampana.

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on manca poi tanto alle amministrative del 2013. La corsa alla carica di primo cittadino della Le-onessa è iniziata. C’è già

un candidato ufficiale, Marco Fenaro-li, ex segretario della Cgil di Brescia e presidente provinciale dell’Anpi, che ha lanciato la sua candidatura nel sol-co del centrosinistra. Centrosinistra che, molto probabilmente, dovrà pas-sare dalle primarie per poi sostenere il nome della coalizione. Sul dopo Paro-li c’è ancora molta confusione e molto dipenderà anche dall’evoluzione della politica nazionale. Se si guarda nella casa del centrodestra non si possono non osservare le divisioni e le correnti all’interno del Pdl bresciano e più in generale della coalizione che guida la Loggia. Se appare scontato che Paroli si ripresenti alle amministrative, non è poi così scontato (anzi è difficile) che la Lega lo sostenga. Il Sindaco, che è uscito dal Parlamento, si giocherà le sue carte nella Leonessa, mentre

anche la Lega sul Pgt. All’orizzonte si profila l’ipotesi del terzo polo con un unico rappresentante, manca però un nome che possa essere di richiamo per la città. Anche il Pd valuta quale strada intraprendere: il capogruppo in Loggia Emilio Del Bono sta cercando delle convergenze programmatiche senza escludere nessuno, nemmeno l’Udc che può diventare l’interlocuto-re principale del Partito democratico. Difficile ipotizzare, però, che Qua-drini e compagni scelgano una gran-de alleanza con il coinvolgimento di Sel, sempre che quest’ultimo riesca a limare le differenti posizioni con il Pd. Il partito di Bersani non lascia trapelare alcun nome, anche se ogni tanto si riparla dell’ex sindaco Paolo Corsini. Non va nemmeno dimenti-cato il ruolo di Laura Castelletti, che con “Brescia per passione” lavora a stretto contatto con il mondo giova-nile, utilizzando molto il canale della rete. Potrebbe esserci una sfida rosa tra Castelletti-Peroni con Paroli dirot-

l’altro nome di primo piano del Pdl (Saglia) resterà impegnato a Roma. Il partito di Umberto Bossi sembra orientato a non fare accordi con chi va a braccetto con il governo Monti. Un altro dato non indifferente è che la Lega, nell’ipotesi che salti così co-me è strutturata la struttura provin-ciale, si presenti da sola, andando a “battere cassa”, cioè a prendere i voti della visibilità cittadina del vicesinda-co Rolfi. Nell’attuale maggioranza c’è anche l’Udc, anche se il partito di Pier Ferdinando Casini ha avuto modo più volte di smarcarsi dall’operato della giunta Paroli così come aveva fatto

Il percorso interassociativo 2011-2012 si conclude cercando di rispondere all’intuizione da cui aveva preso le mosse: se è vero − come ha cercato di dimostrare il progetto dell’Archivio della generatività italiana promosso dall’Istituto Sturzo − che ci sono in giro per l’Italia tante “esperienze generative” che marcano una distanza “tra la vivacità del Paese reale e la sterilità delle dinamiche politico-istituzionali” come fare di queste realtà un progetto politico?

Come proporre il volto di un’Italia reale, fatta di legami virtuosi fra persone, intessuta di solidarietà, in un rapporto non subalterno alla politica, ma piuttosto interlocutore credibile? Una domanda di fondo a cui si giunge dopo il percorso che si è svolto con un “viaggio” nella storia bresciana tra la fine ‘800 e inizio ‘900, una serata per conoscere alcune esperienze generative locali dei nostri giorni, e una presentazione di alcune esperienze artistiche bresciane che sanno

generare comunità e far dialogare il locale con l’universale.Per rispondere alla domanda di fondo, il 17 marzo saranno presenti attorno a un tavolo alcuni “generatori di comunità” che, in ambiti diversi del Paese, promuovono reti di cittadinanza, socialità ed educazione.Il titolo della giornata, in programma sabato 17 alle 15nel salone Bevilacqua (Padri della Pace) di via Pace 10, è “Generare reti di bene comune”: l’Italia che

nasce dal basso ma che vede più avanti con Patrizia Cappelletti (Archivio della Generatività), Gino Mazzoli (Spazio Comune), Michele Odorizzi (Educa), Davide Biolghini (Des), moderati da Mauro Magatti. L’interassociativo è nato 15 anni fa da alcune associazioni che hanno deciso di mettersi in rete. Ogni anno quelle associazioni sono aumentate.E ogni anno dal 1997 hanno proposto un momento di approfondimento alla Chiesa e allacomunità bresciana.

tato al Parlamento europeo. A questo si aggiungono le civiche con qualche outsider dell’ultima ora. L’impressio-ne è che la città sia attesa da una lunga campagna elettorale, che si preannun-cia tesa. In questo anno ci sono molti provvedimenti che di fatto avranno degli strascichi sulla campagna elet-torale. La giunta, che sta varando non senza polemiche il Pgt, ha ipotizzato la possibilità di cedere le quote delle partecipate, compresa a2a. Di questo e di altro se ne parlerà a lungo.

La vita di Carlo Carretto(1910-1988) può essere

divisa in due fasi: nella prima parte

si coglie la passione apostolico-educativa, mentre nella seconda

parte, si evidenziaun'adesione più

"disarmata" al Vangelo. Dalle pagine che

ripercorrono questo iter nascono momenti di intensa spiritualità , in grado di illuminare in modo convincente

ancora oggi percorsi dieducazione cristiana.

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La mostra, dedicata alle figure di S. Teresa di Lisieux, Pier Giorgio Frassati e Jacques Fesch, è stata presentata dal Movimento ecclesiale carmelitano a Madrid in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù e, grazie al sostegno della Fondazione Asm, viene riproposta sul territorio bresciano in concomitanza con l’itinerario quaresimale “Ritratti di Santi”. La mostra, grazie al sostegno della Fondazione Asm, viene ora riproposta sul territorio

bresciano in concomitanza con l’itinerario quaresimale “Ritratti di Santi” organizzato dal Movimento ecclesiale carmelitano sabato 17 (dalle 15.30 alle 19, dalle 15 sono previste anche le visite guidate al Castello) e domenica 18 marzo (dalle 9-30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19) presso il convento dei Padri Carmelitani Scalzi in Via Castello, 10. I giovani del Movimento ecclesiale carmelitano hanno presentato a Madrid in occasione della Giornata mondiale della

gioventù la mostra, intitolata “I santi giovani”, e il bookshop, che aveva per tema “Il castello interiore” di S.Teresa d’Avila, entrambi ospitati presso il Centro culturale Moncloa. La mostra, dedicata alle figure di S. Teresa di Lisieux, Pier Giorgio Frassati (nella foto) e Jacques Fesch, e resa possibile grazie al sostegno della Fondazione Asm, è nata dall’idea di allestire qualcosa di diverso che permettesse di mostrare che la santità può essere alla portata di tutti e che le strade

per raggiungerla sono davvero le più inimmaginabili. Ciascun ospite era invitato a lasciare un proprio oggetto, una propria preghiera, una propria foto da collocare nella mostra come ricordo del suo passaggio e come offerta della sua intenzione. Questa modalità ha puntato sul coinvolgimento personale e di gruppo di chi visitava la mostra ed è stato di volta in volta fotografato in modo da offrire una visione della progressiva costruzione dell’allestimento.

a Tremonti alla Can-cellieri. L’ex ministro dell’Economia l’anno passato, l’attuale titolare del dicastero degli Inter-

ni lo scorso lunedì. La cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Statale ospita ancora una volta l’intervento di un esponen-te del Governo. Nell’aula magna di Medicina, Anna Maria Cancellieri, si rivolge ai giovani e richiamando le parole del compianto Steve Jobs, li invita a essere “affamati di cono-scenza, a non accontentarsi mai, a non farsi ingabbiare da nessuno, a mantenere la propria libertà”. È pro-prio un giovane, lo studente Michel Cardito, il primo ad intervenire nel-la mattinata di festa. Il suo è un di-scorso di denuncia. “C’era un tempo in cui si lottava affinché l’Università divenisse pubblica, democratica e accessibile a tutti, mentre oggi stia-mo assistendo a una progressiva in-versione del processo”, accusa Car-dito, per poi soffermarsi sul diritto allo studio: “A Brescia per il secondo anno consecutivo si è venuta a cre-are la paradossale figura dello stu-dente idoneo non beneficiario. Per l’assegnazione delle borse dell’anno accademico 2011/12 sono state stila-te diverse graduatorie, con studen-ti che hanno visto cambiare il loro stato di beneficiari in poche setti-mane. Risultano comunque coper-

te solo 494 borse di studio su 1246 idonei, nemmeno il 40% dei merite-voli”. Su questo tema si è sofferma-to anche il rettore Sergio Pecorelli nella sua relazione. “Il diritto allo studio è oggi in sofferenza per la carenza di apposite risorse. Questo tema non può comunque essere di-

sgiunto dalla valutazione e dal me-rito e ciò presuppone una revisione della politiche che lo regolano”. Il magnifico ha evidenziato i cambia-menti in corso in Statale. Dall’intro-duzione dei nuovi otto dipartimenti (tre nell’area medica, uno nell’area economica, tre nell’area ingegneri-stica e uno nell’area giuridica), “ai quali spetterà il compito di svilup-pare, in modo sinergico e valoriz-zando l’interdisciplinarità, la didat-tica e la ricerca”, alla ristrutturazio-ne organizzativa, effettuata al fine di “elevare il livello di efficienza ed efficacia nell’utilizzo delle risorse”. Evidenziati gli sforzi sui capitoli in-ternazionalizzazione e rapporti con il territorio, Pecorelli ha concluso parlando della cultura, a cui spetta oggi “un compito politico: rianima-re il Paese”. Alla cultura è stata de-dicata la lectio magistralis, tenuta da Davide Rampello, direttore arti-stico di Expo 2015. “La crisi odierna – ha evidenziato – implica un cam-biamento: occorre dare valore alla generosità, all’altruismo, essendo più responsabili verso gli altri”. Pri-ma della cerimonia inaugurale, il Ve-scovo ha celebrato la Messa per gli universitari. “Bisogna studiare – ha detto mons. Monari – per conosce-re il mondo non come i nostri sogni lo immaginano, ma come è effetti-vamente, affinché la nostra azione sia efficace”.

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razie alle donazioni e al-le erogazioni di privati cittadini, enti pubblici, banche e fondazioni, la Fondazione Ant (Asso-

ciazione nazionale tumori) riesce anche a Brescia a organizzare even-ti e attività promozionali e, soprat-tutto, può dedicare tempo e volon-tari alla cura della sofferenza. Fra le iniziative di sensibilizzazione, venerdì 25 maggio piazza Duomo ospita “Donne in canto”: voci fem-minili in concerto per l’Ant. Proba-bile la presenza delle protagoniste dell’ultima edizione sanremese. Nel 2011 parteciparono, fra le altre, An-na Oxa, Dolcenera, Loredana Er-rore, Anna Tatangelo e Paola Tur-ci. L’obiettivo primario dell’Ant è quello di offrire l’ospedalizzazione a domicilio di sofferenti di tumore in fase avanzata in maniera comple-tamente gratuita, accompagnando il paziente nella sua casa con cure mediche idonee e un’assistenza so-cio-sanitaria globale (vicini al ma-lato e ai suoi familiari): in Italia ha assistito dal 1985 circa 87mila sof-ferenti. Nella città della Leonessa è presente dal 1998 e garantisce il servizio di assistenza domicilia-re a Brescia e in 28 Comuni della Provincia. Dal 2001, anno in cui è stato aperto l’Ospedale domiciliare oncologico, a oggi ha assistito circa

1.900 sofferenti; otto medici, tre in-fermieri e una psicologa specializ-zata formano l’équipe sanitaria. Nel dicembre 2011 è stato inaugurato in viale della Stazione 51 il nuovo ambulatorio di prevenzione, men-tre dal 2012 è operativo, in accordo con l’ospedale di Desenzano, il ser-

Sabato 17 e domenica 18 marzo si svolgerà su tutto il territorio lombardo e nazionale la manifestazione Admo (Associazione donatori Midollo Osseo) “Una colomba per la vita”, per ridare slancio alla ricerca di nuovi potenziali donatori di midollo, molto spesso l’unica speranza di guarigione per i malati di leucemia e di altri tumori del sangue. Nelle piazze dei più importanti comuni italiani i volontari Admo saranno a disposizione per chi vorrà, con

un’offerta minima, acquistare una colomba, generalmente simbolo della pace e in questo caso anche della speranza. Il ricavato sarà interamente devoluto ai progetti di sensibilizzazione e alle strutture medico-sanitarie impegnate nella lotta contro la leucemia, i linfomi, il mieloma e le altre neoplasie del sangue. I due giorni saranno anche un’occasione per incontrare nuovi potenziali donatori e trasmettere il valore del salvare una vita, soprattutto in questa fase storica

in cui molte persone, per ragioni di età, stanno uscendo dal registro nazionale dei potenziali donatori senza trovare un corrispettivo ricambio nelle nuove generazioni. Si valuta che in Italia siano necessari circa 1.000 nuovi donatori effettivi all’anno. Una stima destinata ad aumentare progressivamente. Oggi il Registro italiano dei donatori midollo osseo è una delle 63 banche dati che operano in 43 Paesi del mondo, allo scopo di reperire un donatore compatibile per i

pazienti che ne hanno necessità. Ma la strada che Admo vuole e deve percorrere, per tenere fede al proprio impegno, è ancora lunga: le malattie del sangue sono in aumento, ma aumentano anche le possibilità di cura e guarigione grazie al trapianto di midollo osseo. I donatori, però, non aumentano in modo direttamente proporzionale ai malati. E allora? Dalle piazze italiane Admo lancia una nuova sfida, rivolta soprattutto ai giovani dai 18 ai 35 anni.

vizio di assistenza ai Comuni della Valtenesi. L’attività di sensibilizza-zione consiste anche nelle giorna-te (20 nel 2011) di visite gratuite di prevenzione in ambulatori medici. La prevenzione oncologica è uno degli obiettivi perseguiti con de-terminazione per diagnosticare in tempo malattie come il meloma, i tumori della tiroide o i tumori fem-minili. A questo si aggiunge anche un impegno gravoso ma fondamen-tale nella formazione degli opera-tori e dei volontari. Dal 2003 è na-to anche un settore specifico della ricerca per ottimizzare sempre di più i livelli assistenziali. Per infor-mazioni, www.ant.it.

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Fischietto al collo e un amore per i bambini, ai quali ha dedicato la vi-ta: la ricordano così, la maestra Ca-rolina Raineri, gli ex alunni di Zoc-co, suo paese natio dove, a scuola e in oratorio, si è spesa senza riser-ve per l’insegnamento e l’educazio-ne cristiana dei più giovani e dove, l’1 marzo nella traboccante parroc-chiale San Lorenzo, sono state con-celebrate le sue esequie da quattro sacerdoti, tra i quali l’affezionato pa-dre camandolese Natale Brescianini che ha rievocato le tante esperien-

ze condivise, ribadendo la straordi-narietà e il forte carisma della ca-ra maestra “unica” della quale, pri-ma di divenire sacerdote, era stato anch’egli alunno. Aveva da poco (11 febbraio) compiuto 76 anni e, nono-stante fosse sempre stata cagione-vole di salute, negli ultimi due anni le sue condizioni si erano aggravan-te fino al ricovero nel centro riabili-tativo di Gussago dove si è spenta il 27 febbraio. Ad assisterla con cura fino alla fine, l’affiatata sorella mag-giore Angela (Ninì), cuoca alla ma-

terna e con la quale conviveva in via Consolare: entrambe non sposate e orfane di madre piccolissime. L’ulti-mo servizio della maestra Carolina è stato il Grest 2010, dopo un’incalco-labile dedizione in catechismi, cam-minate, gite all’estero, vacanze, pel-legrinaggi (tra cui l’annuale al san-tuario Madonna della Neve), feste di paese, ritiri con le ragazze, campi scuola ad Astrio. E devozione per i salesiani e l’ordine di San France-sco. Nonostante i diverbi suscitati talvolta dal suo essere severa ed esi-

gente – ha espresso il compaesano Pasquino Sottini – tutti hanno con-servato un bellissimo ricordo: con la sua instancabile voglia di fare, non lasciava in ozio nessuno”. Energia e passione che ora alimentano chi ha beneficiato dei suoi insegnamen-ti, come testimonia, a vent’anni dal-la trasferta in pullman per la prima al Palafiera di “Forza Venite Gente”, la passione per il musical: lo stesso che sabato sera 10 marzo nel Cine-ma di Cologne i suoi ex alunni ri-metteranno in scena. (a.s.)

a sigla Co.Co.Co. potreb-be trarre in inganno e ri-mandare ai cosiddetti “collaboratori coordina-ti continuativi” che, in

questo caso, ben poco c’entrano con l’iniziativa. A c’entrare e molto è invece l’attivo gruppo di lavoro promotore “Facciamoci rete” che, dopo aver iniziato lo scorso anno a collaborare per dar vita e con-cretizzazione ad attività territoria-li coinvolgenti sopratutto genitori e ragazzi, ha da poco sfornato un nuovo e impegnativo progetto de-nominato appunto “Co.co.co.: Co-struire una comunità che conta”. Il progetto ruota attorno alla promo-zione di quattro serate formative in partenza stasera (15 marzo) al-le 20.30 con il primo incontro, in-titolato “Ri-pensarsi adulto: quale comunicazione con i figli?” ed è fi-nalizzato a favorire la diffusione di una comunicazione che sia, prima di tutto, costruttiva, positiva e re-ciprocamente appagante. Grazie ai fondi erogati totalmente dal Comu-ne, in particolare dall’Assessorato alle politiche giovanili rappresen-tato da Monica Lupatini, il gruppo, composto da varie realtà, associa-zioni ed enti locali impegnati princi-palmente nell’occuparsi del tempo e della sana crescita dei ragazzi, ha incentrato il percorso di quest’an-no sul tema della comunicazione,

in continuità con quello legato alla formazione (e in particolar modo al-la relazione) su cui si era sofferma-to in fase d’avvio dello scorso anno. Il programma prevede la trattazione e l’approfondimento di varie tema-tiche, secondo il calendario: giove-dì 22 marzo “Essere adulti: fra co-

esione e alleanza... oltre il dogma dell’armonia”; giovedì 29 marzo “Il cammino si fa camminando: strade possibili di comunità” e giovedì 12 aprile “Verso la Prima Carta della Comunicazione delle realtà educa-tive di Coccaglio”. Tutte le confe-renze saranno condotte dal peda-gogista Massimo Lussignoli, si ter-ranno nella Casa della Solidarietà di via padre Marcolini, inizieranno alle 20.30 e saranno aperte a tutti: in particolar modo, a genitori, inse-gnanti, educatori e a quegli adulti che detengono ruoli di riferimento e di responsabilità sui giovani. Per favorire la partecipazione, soprat-tutto da parte delle famiglie, verrà inoltre allestito un apposito servizio di baby-sitting, gestito dal Gruppo Scout “Montorfano”, insieme ai ra-gazzi dei gruppi giovanili dell’ora-torio e ai volontari del servizio ci-vile, mentre, a conclusione di ogni incontro, l’associazione “Alternati-va-mente” imbandirà un buffet per concludere convivialmente la sera-ta. Alle redini del progetto, seppur tutte le associazioni coinvolte siano responsabili in egual misura, l’Am-ministrazione ha invece individuato come referente organizzativo l’Age, mentre per avere maggiori informa-zioni è possibile rivolgersi alla dot-toressa Daniela Antonini, responsa-bile dell’Area servizi alla persona e politiche giovanili del comune.

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utto parte nel 1875, quando Madre Giovanna Francesca Grassi, Supe-riora Generale delle Suo-re dell’istituto “Figlie S.

Cuore di Gesù” di Bergamo, apri-va una casa dell’Istituto nella città dei carpini, in un periodo in cui la società locale non aveva mezzi e possibilità per dar vita a realtà in grado di svolgere una funzione così importante verso i più piccoli. Nei registri storici si legge, fra l’altro, di un Giardino d’Infanzia che poi ven-

ne ribattezzato “Asilo d’Infanzia” il cui funzionamento era garantito anche dalle offerte volontarie delle famiglie. Quando nel 1938 le Suore

Sabato 17 e domenica 18 marzo a Gambara va in scena la 72 Fiera di San Giuseppe. Gli stand aprono nella giornata di sabato alle 9, alle 10.30 c’è la benedizione degli animali e alle 11 l’inaugurazione ufficiale presso il Polo fieristico di via Montello. Alle 11.30 viene inaugurato anche l’impianto fotovoltaico nella zona industriale Corvione di Gambara.Nel pomeriggio alle ore 16 viene premiato il cane più simpatico, mentre in serata, alle

21, la palestra comunale ospita il concerto di primavera del corpo bandistico di Gambara. Domenica gli stand aprono alle 9 e in contemporanea allo stadio gli atleti si misurano nella corsa podistica non competitiva. Alle 10 c’è il carosello con la sfilata del miglior bovino di razza frisona gambarese. Dalle 14 alle 18, inoltre, ci sono “I mestieri del tempo”: una ricostruzione storico-didattica degli antichi mestieri del XIII secolo.

L’istituto di istruzione superiore “Grazio Cossali” apre le porte per insegnare a muoversi nel mondo digitale. “Tutti su Internet” intende proporre un corso di alfabetizzazione digitale per chi intende superare la paura nell’usare tale strumento e venire incontro alle nuove richieste della quotidianità. Il corso si svolge secondo criteri di semplicità d’uso e alta alfabetizzazione informatica per tutti. La docenza è svolta da giovani studenti della

scuola, guidati da insegnanti tutor esperti. Alla fine del corso verrà consegnato un attestato. La durata complessiva del corso è di 30 ore articolate in due lezioni pomeridiane da due ore ciascuna. Iniziano l’ultima settimana di marzo. Sono previsti massimo 20 partecipanti per corso. Ogni lezione sarà suddivisa in due parti: introduzione teorica ed esercitazioni pratiche. Informazioni e iscrizioni allo 0309942215.

vennero chiamate dalle autorità co-munali al funzionamento dell’asilo “Regina Elena” quello attivo in pre-cedenza venne chiuso, ma nel 1948 la superiora Zelmira Gatti trovò op-portuno, dietro insistenti richieste dei genitori, riaprirlo denominan-dolo “Scuola materna Maria Imma-colata”. L’atto di approvazione è datato 12 aprile 1949 ed è firmato dal direttore di Montichiari. Attual-mente l’istituto Sacro Cuore vede in funzione cinque sezioni per un tota-le di circa 140 bambini inseriti nel sistema paritario scolastico nazio-nale. Per Carpenedolo costituisce un ambito culturale di primo piano ed è, quindi, un’istituzione preziosa che ormai fa parte della storia del paese con un’offerta formativa di li-vello elevato. Il progetto educativo rende esplicita l’ispirazione cristia-na quale elemento costitutivo essen-ziale dell’identità delle scuole d’in-fanzia dell’Adasm Fism: il messag-gio evangelico, assunto come rive-

lazione della verità, permea il clima culturale dell’Istituto per realizzarsi operativamente sul piano educativo e didattico, senza finalità di lucro e senza discriminazioni, a vantag-gio di tutti i bambini. Un’attenzione particolare è stata rivolta, in questi anni, a coloro che versano in situa-zioni di disagio e povertà nonché ai figli di genitori di origine straniera. Per quanto concerne le finalità isti-

tuzionali della scuola, l’Istituto ga-rantisce l’attuazione anche in con-formità alle finalità educative della Fondatrice delle “Figlie del Sacro Cuore di Gesù”, Santa Teresa Ver-zeri: uguaglianza, imparzialità e re-golarità, accoglienza e integrazione, partecipazione, efficienza e traspa-renza. Il “Sacro Cuore” dispone di numerosi spazi accoglienti e di per-sonale, preparato e professionale.

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“La serenità come equilibrio”: questo il sottotitolo che forniva il leitmotiv all’iniziativa organizzata dall’azienda ospedaliera “Mellino Mellini” di Chiari in occasione della Giornata internazionale della donna. Il convegno, intitolato “Donna e stress”, ha affrontato diversi aspetti di questo problema così diffuso nell’universo femminile: molteplici, dopo i saluti iniziali del direttore sanitario dottoressa Romana Coccaglio (nella foto) alla platea, gli interventi che hanno affrontato

i temi del rischio cardiovascolare e del legame con il lavoro, per poi passare all’aspetto terapeutico. A fronte di un intervento dedicato all’erboristeria, si è poi discusso delle modalità di utilizzo dei farmaci, per passare infine all’analisi della tecnica dell’agopuntura. Di diverso tenore gli ultimi due interventi: l’associazione culturale “Officina delle Camelie” di Cologne ha proposto un viaggio multimediale all’interno della cultura classica partendo dall’ironica domanda

“Venere era stressata?”. Ha concluso il convegno la testimonianza di Loretta Forelli, amministratore della Forelli Pietro Srl e presidente del comitato provinciale della Croce rossa italiana. Partendo dal racconto della propria storia personale e dell’amministrazione della fonderia di famiglia, ha sviluppato alcuni concetti: “Molti studi - ha affermato - sono stati fatti ultimamente a proposito dello stress. Nel mondo del lavoro per le donne il punto di partenza deve

essere la possibilità di conciliare i tempi. Non bisogna inoltre dimenticare che la parità di funzioni tra uomo e donna all’interno del contesto lavorativo significa crescita, secondo la formula equality means business. Le donne infatti hanno cose vitali da dire e da dare e se hanno un difetto è quello di dimenticare il proprio valore. Le aziende di maggiore successo sono quelle che mettono al centro uomini e donne portori di cambiamenti, che sanno immaginare e creare”. (f.u.)

er ricordare Martinazzoli. “Castenedolo… incontra”, ha visto la presenza del Ministro dell’Interno, non-ché ex prefetto di Brescia,

Anna Maria Cancellieri, dell’ on. Pier-ferdinando Casini, dell’Udc, dell’on. Pierluigi Castagnetti, del Partito De-mocratico, e del presidente di Banca Intesa, Giovanni Bazoli. Il dibattito è stato condotto dalla giornalista Lucia Annunziata. La serata si è aperta con un filmato, tratto dal programma “La Storia siamo noi” di Gianni Minoli, in cui è stato dapprima riproposto il co-mizio di Martinazzoli all’ultimo con-gresso della Dc nel 1989 e poi ampi brani di un’intervista in cui lo stesso Martinazzoli interviene sul rapimento e l’omicidio di Aldo Moro e poi sulle ultime battute della vicenda della De-mocrazia Cristiana. È poi Lucia An-nunziata, commentando il filmato e introducendo gli ospiti, a osservare quanto è cambiato il linguaggio del-la politica. Martinazzoli ha vissuto il passaggio dalla prima alla seconda re-pubblica; oggi il Governo Monti segna un altro cambiamento irreversibile: “Il treno della politica è deragliato” e sembra di rivivere il momento in cui Ciampi, mentre infuriava tangento-poli, formava un governo tecnico per guidare una trasformazione epocale nella storia italiana. Il ministro Can-cellieri ha offerto un personale ricor-do di Mino Martinazzoli, definendolo

persona molto schiva, ma sempre fe-dele a se stesso e coerente con le sue idee, anche riconoscendo i suoi er-rori. Un uomo, insomma, che ha ben rappresentato la tradizione della sua terra, nel solco di personaggi come Zanardelli e Paolo VI. Pierluigi Ca-stagnetti, che a lungo ha collaborato

con Martinazzoli nella DC, ha riper-corso gli ultimi anni della Democra-zia Cristiana, quelli più difficili. Elet-to segretario di una macchina ormai affondata e sempre più spinta verso un destino bipolarista, Martinazzoli, a cui fu chiesto un miracolo che non gli riuscì, fu lasciato solo e ha sentito profondamente il peso di quella soli-tudine. Pier Ferdinando Casini fu uno dei protagonisti della spinta bipolari-sta, pensando che Berlusconi e Forza Italia avrebbero col tempo riassorbito le contraddizioni con cui scendeva-no in campo. Alla luce dei fatti, però, Casini ammette il suo errore, perché quelle contraddizioni si sono invece accentuate, portando alla deriva po-pulista e, di conseguenza, all’afferma-zione dell’antipolitica. Ha chiuso il sentito ricordo da amico, firmato da Giovanni Bazoli, che ha parlato del Martinazzoli “non politico” e quindi della parte meno conosciuta del per-sonaggio, perché vissuta solo dagli amici. Il prossimo appuntamento di “Castenedolo… incontra” è fissato, sempre presso la sala dei Disciplini, per il 16 aprile, quando verrà presen-tato il libro di Aldo Cazzullo, La mia anima è ovunque tu sia (Milano, Mon-dadori, 2011). Oltre all’autore, saran-no presenti Rosy Bindi, presidente nazionale del Pd, l’on. Fausto Berti-notti di Sel, l’on. Ignazio La Russa, del Pdl, e Maurizio Belpietro, diretto-re di “Libero”.

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ltopiano del Sole, al-topiano dello Sport e adesso anche Alto-piano della Musica: è il Campus musicale

dell’Altopiano che si terrà a Bor-no dal 1 al 7 luglio 2012. Si tratta di un appuntamento molto signi-ficativo che coinvolge soprattut-to i ragazzi tra i 9 ed i 18 anni che suonano uno strumento a fiato o a percussione da almeno 1 anno. L’idea è nata da Guido Poni, diret-tore di banda e soprattutto “talent scout” di giovanissimi bandisti. È stata sua l’idea di fondare la ban-da giovanile di Gianico che in soli 5 anni è diventata una bella for-mazione bandistica, ma anche di allevare musicisti ad Artogne, Ma-legno, Lozio. Con l’organizzazione offerta dall’Associazione Musicale “Arte Nova”, Guido Poni ha deci-so di portare la terza edizione del Campus musicale estivo a Borno, suo paese di origine.Si tratta di una settimana di vacanza-studio dedicata alla musica bandisti-ca, strutturata in lezioni individua-li e collettive di approfondimento con il proprio strumento musicale. Essendo una settimana estiva, in periodo di vacanza, riservata ai ra-gazzi, sarà anche caratterizzata da numerose attività ludico-ricreative, ma anche e soprattutto dalla prepa-

razione di uno spettacolo pubblico. Le lezioni saranno seguite da un te-am esperti in corsi di musica per ragazzi e si svolgeranno all’interno della casa vacanze denominata “Ca-sa delle Suore” .Ma al corso darà lustro anche uno dei più famosi giovani strumentisti

L’attivismo Anas fra 2011 e 2012, oltre ai ponti di Forno Allione e al tunnel della superstrada fra Nadro e Capo di Ponte, comprende le opere di ammo-dernamento lungo la Statale 39 che da Edolo porta in Valtellina via Passo Aprica. Il 6 marzo è stato completato lo scavo della galleria “Corteno Gol-gi”. L’intervento rientra nella sistema-zione e ampliamento di questa arteria, in taluni punti stretta e pericolosa so-

prattutto per il traffico commerciale. Il nuovo tunnel misura 220 metri ed essendo largo 9,5 metri, permetterà la realizzazione di due corsie di 3,5 me-tri, anche se già si segnalano proble-mi di sicurezza in relazione alle cur-ve del tracciato di imbocco. L’opera è costata 3,6 milioni di euro e rientra fra gli oltre 16 che l’Anas Spa ha spe-so per realizzare anche il nuovo ponte sull’Ogliolo in località Pisogneto, che

consente da dicembre un ingresso più agevole al centro di Corteno, e la gal-leria San Sebastiano (400 metri) con ponte sull’omonimo torrente sempre sulla Statale 39 in località Coren Taiàt, più a valle in territorio di Edolo; qui entro maggio l’Anas conta di aprire il tunnel al traffico, eliminando uno dei passaggi più critici e spettacolari, ri-salente al tracciato scavato nella viva roccia in epoca austriaca.

Si terrà dal 20 marzo al 10 maggio, nel corso di 12 incontri organizzati dal Distretto culturale di Valle Camonica tra l’Ostello Castello di Breno (nella foto) e l’Ostello Centro Concarena di Ono San Pietro, il corso di formazione intitolato “La gestione delle strutture a ricettività sociale”, per educare gli operatori a una Valle Camonica di ospitalità e accoglienza. Il corso è promosso con il sostegno del Gal Valle

Camonica - Val di Scalve, che sta realizzando sul territorio camuno una serie di interventi volti a sostenere le opportunità di sviluppo del turismo rurale, ed è un progetto della Comunità montana, del Consorzio Comuni Bim di Valle Camonica, di Distretti Culturali - Fondazione Cariplo con il supporto di Ostelli di Lombardia e del Forum associazioni turismo sociale di Brescia e Lombardia. Per informazioni, 030.2809556.

Si terrà sabato 24 marzo 2012, alle ore 20.45 nella chiesa di San Faustino a Darfo Boario Terme il concerto “Mani piedi cuore voce - musica e parole dei popoli della terra, un viaggio, un’amicizia” organizzato dal coro “Hope Singers” e dall’Associazione “Amici del Rifugio Torsoleto - Battistino Bonali Giandomenico Ducoli”. Il rifugio Torsoleto è situato nel territorio di Paisco Loveno. La posizione strategica in cui è collocato il Rifugio

consente di effettuare numerosi itenerari senza alcuna difficoltà alpinistica. Parteciperanno il coro “Hope Singers” e il coro di voci bianche “Santa Cecilia” con Vincenzo Albini al violino, Davide Tedesco al contrabbasso, Peter Muthiani Mutwamuti alle percussioni, il “Gruppo Malandinos” e Alessandro Foresti al piano e fisarmonica. Dirige il Maestro Margherita Chiminelli. L’ingresso è libero e gratuito.

che suonano il basso tuba: il france-se Thomas Leleu, noto nelle princi-pali orchestre sinfoniche del mondo per la sua indiscussa bravura. A soli 24 anni, è considerato un vero pro-digio e sarà lui a guidare una spe-ciale “master class” per suonatori di tuba. Il tam-tam è già iniziato e sul sito www.tubaforum.it si stan-no rincorrendo le notizie su questo avvenimento eccezionale. Le iscri-zioni rimangono aperte fino al 15 aprile 2012.Con il Campus musicale, Borno di-venta anche la cittadina della musi-ca d’estate, dove trovare un gusto in più nella vacanza sull’altopiano del Sole.

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Fino a sabato 17 marzo si tiene Vestone la serie di iniziative Stati generali del sociale in Valle Sab-bia, precisamente nella sala as-sembleare della Comunità mon-tana di Valle Sabbia. “La persona al centro del territorio”: questo l’obiettivo delle diverse iniziati-ve proposte da Valle Sabbia So-lidale in questi quattro giorni di incontri e condivisione che ci porteranno verso la definizio-ne del piano di zona per il pros-simo triennio, nei quali le varie

conferenze saranno aperte a tut-ti e a partecipazione gratuita, previa registrazione al momen-to dell’ingresso in sala, compre-so il momento plenario di sabato 17 marzo. Introduce così la se-rie di eventi il presidente di Valle Sabbia Solidale Emanuele Turel-li “il piano di zona si basa su una prospettiva diversa, non soltan-to sulla risposta al bisogno quan-to piuttosto sulla ricerca del be-nessere e della felicità, creando le condizioni affinché i cittadini

di questa valle possano vivere la loro vita in forma positiva, guar-dando alla loro crescita non alla loro sopravvivenza, sviluppando il futuro e non solo gestendo il presente”.Il calendario degli incontri è mol-to fitto e prende in considerazio-ne diverse tematiche. Mercoledì 14 marzo si comincia con tre in-terventi sulle famiglie e l’affido famigliare, gli anziani e la tecno-logia: il progetto creator e gli an-ziani, ricchezza delle nostre co-

munità. Giovedì 15 marzo trovia-mo altri tre interventi su scuola ed educazione, la disabilità e il lavoro. Venerdì 16 marzo è la vol-ta delle relazioni su salute men-tale, gli oratori e le parrocchie nella rete del sociale e le politi-che giovanili. Ultimo giorno con-centrato in mattinata con l’ini-zio dei lavori degli Stati generali del sistema sociale del distret-to 12, con l’illustrazione delle li-nee guida del Piano di zona anni 2012/2014. (n.t.)

ncrementare l’uso della bi-cicletta, mezzo di trasporto economico e salutare, come volano dell’industria turistica gardesana. Sviluppare il Me-

dio-Basso Garda e le colline more-niche circostanti quale ambito di eccellenza per il cicloturismo e il turismo verde e culturale. È quan-to si propone il protocollo d’intesa siglato in palazzo Broletto tra l’As-sessorato al turismo provinciale, il Comune di Desenzano, il Consor-zio turistico “Riviera del Garda e Colline Moreniche”, l’Unione dei Comuni della Valtenesi e il Gruppo di azione locale “Colline Moreni-che del Garda”, sulla base di linee strategiche e di obiettivi costruiti e condivisi.Le finalità oggetto del protocollo riguardano il coordinamento ope-rativo tra il progetto “Green-line: i laghi e l’integrazione tra risorse naturali, turismo e prodotti locali”, teso ad organizzare una strategia di sviluppo turistico dove la ruralità si integri con l’attrattività dell’of-ferta turistica costiera, il proget-to “Pia del Garda” che consente di declinare una particolare offerta di destinazione turistica attraver-so l’interconnessione tra cultura, ambiente e turismo e le iniziative della Provincia a supporto del set-tore turistico-culturale, finalizzate alla creazione di una strategia pro-

mozionale congiunta e mirata a far percepire la zona come unico e im-portante bacino turistico vocato al cicloturismo di eccellenza, anche in chiave Expo 2015. “Prima ancora delle dinamiche promozionali – spiega Silvia Razzi, assessore provinciale al turismo –

l’elemento cardine sul quale ruota il nostro indirizzo politico riguar-da l’accoglienza, intesa come pre-disposizione di un territorio ad in-formare, accogliere e favorire espe-rienze positive del soggiorno e della vacanza”. Non sfugge a questa logica il deside-rio di creare, nel Medio-Basso Gar-da, un parco tematico dedicato al cicloturismo dove i 300 km di piste ciclabili già fruibili e tutta la rete di infrastrutture e servizi già presenti concorrano a definire una proposta turistica completa ed integrata in grado di esercitare attrazione ver-so famiglie e giovani, ben inserita in un ambiente di particolare pregio, per conoscere e vivere l’importante patrimonio di cultura materiale ed immateriale espresso dal territorio. “Per tradurre il desiderio in realtà – prosegue Razzi – c’è bisogno della condivisione e della partecipazione di tutti gli attori, pubblici e privati, del territorio ed è in questo senso che si auspica il coinvolgimento degli operatori della ricettività af-finché facciano della tradizionale accoglienza e ospitalità gardesana un punto di forza”.Affinché anche l’attività sportiva adatta a tutti diventi un veicolo di promozione e di attrazione turisti-ca che contribuisca a favorire lo sviluppo socio-economico del ter-ritorio.

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oco più di due anni fa quan-do sotto le feste di Natale la Parrocchia di Inzino col Gruppo missionario lan-ciava la campagna di sot-

toscrizione “Bussate e vi sarà aperto” era un sogno. Ora è una realtà vici-na al traguardo finale: parliamo del “Centro di educazione sanitaria e so-ciale Ninì e Cilì Tanfoglio” a Zoetele in Camerun a servizio di un gruppo di villaggi con circa 6.000 abitanti. Un progetto ambizioso: è una moder-na struttura sanitaria, progettata dal-la Fondazione “Speranze africane”, sostenuta dal Ministero della salute e dalla diocesi africana di Sangmeli-ma, ideata da operatori africani con responsabile locale l’abate Christian Ateba Obame. L’operazione aveva avuto un prologo grazie all’amicizia con padre Georges un sacerdote ca-merunense: nell’estate aveva passato le sue vacanze ad Inzino e a Natale aveva avuto in dono quasi 6.000 eu-ro, per un pozzo laggiù nella sua terra assetata. Il Gruppo unì subito all’en-tusiasmo per la nuova opera il ricor-do delle sorelle Ninì e Cilì Tanfoglio, animatrici del gruppo già nel 1947. Nel cuore erano presenti i tanti mis-

sionari e suore valtrumplini sparsi nel mondo, in India, Sud Africa,Brasile: si raccoglievano carta e stracci e poi si inviava loro quanto si poteva. Stavolta occorrevano 100mila euro per un’opera inserita in un progetto complesso: la struttura multiambu-latoriale per visite e cure mediche quotidiane ed attorno iniziative col-laterali (deposito d’acqua) e sociali ( educazione sanitaria ecc.). In sintesi la costruzione prevedeva la realizza-zione, su un piano, di ingresso, sala accoglienza, consultorio, laboratorio, sala terapie, farmacia, sala d’osserva-zione, bagni e spazi abitabili per il me-dico. Si costituì un gruppo di lavoro. Ad ogni famiglia venne recapitata la lettera che illustrava l’iniziativa a fir-ma del parroco don Eugenio Panelli, di padre Georges e del Gruppo mis-sionario che curò l’avvio della cam-pagna di sottoscrizione. C’era una

scheda di adesione indicava diversi modi per sostenere l’iniziativa tra i quali il versamento su c/c n°501388 Gruppo Missionario di Inzino presso la Bcc Banca della Valtrompia Agen-zia di Gardone Valtrompia. L’intera comunità ha senza clamori raccolto a oggi 76mila euro inviati in Africa in tre momenti successivi: quasi 27mila euro offerti da singole persone, oltre 36mila euro dalle associazioni di soli-darietà del paese affiancati anche da “esterni” come Cuore Amico, Caritas e Centro missionario diocesano; il resto,più di 13.000 euro frutto delle at-tività del Gruppo missionario: banca-relle, opere d’arte in lotteria,vendita mele solidarietà ecc. Ora rimangono da finanziare con 24mila euro gli im-pianti elettrici, idrosanitari, rivesti-menti, pittura,cisterna dell’acqua. Il Gruppo missionario si riunisce ogni mercoledì sera alle 20.30 in Oratorio.

Sta scadendo il tempo per la vecchia carta nelle operazioni burocratiche: in questo senso si muove l’accordo di collaborazione interistituzionale tra Regione Lombardia, Comunità montana di Valle Trompia e Comu-nità montana di Valle Sabbia per la digitalizzazione dei processi e del-le procedure e per il miglioramento dell’accesso e della fruizione di alcu-ni servizi pubblici (Dgr n. 884 del 1° dicembre 2010). Un passo in avanti verso uno snellimento burocratico per la consultazione di servizi pub-blici regionali, coerentemente con il Piano e-Gov 2012 emanato dal mini-stero della Pubblica amministrazio-ne e dell’innovazione e in linea con il nuovo Codice dell’amministrazio-ne digitale (Cad). Un decreto che ha istituito una dotazione finanziaria per dette iniziative di digitalizzazio-ne, emanando al contempo un ban-do di invito a presentare proposte di collaborazione interistituzionale. Le Comunità montane di Valle Trompia e Valle Sabbia hanno firmato proprio lo scorso 7 marzo un protocollo d’in-tesa per partecipare congiuntamen-te al bando mediante l’elaborazione di un progetto unico che riguardi en-trambi i territori e attuabile nel giro di 24 mesi. L’aggregazione ha con-sentito di accumulare le conoscenze di entrambe le strutture, da mettere a disposizione di un bacino complessi-vo di 225mila abitanti. Il progetto, del valore complessivo di 320mila euro, si ripropone l’informatizzazione di tutti i procedimenti relativi allo Sportello unico per le attività produttive (Suap)

e allo Sportello unico dell’edilizia, in modo da giungere anche all’aggior-namento “automatico” e permanente della cartografia digitale realizzata dai comuni con il contributo di Regione Lombardia. Regione che partecipa al progetto con l’assistenza dell’asses-sorato regionale alla semplificazione e digitalizzazione guidato da Carlo Maccari, e tramite un finanziamento di 150mila euro. (a.a.)

Il Gfos onlus (Gruppo famiglie per l’ospitalità e la solidarietà) nasce a Lumezzane nel 1991 e inizia a prestare la sua opera sul territorio romeno esattamente in una delle zone più povere, il Maraures e nel 1993 si costituisce onlus. L’Associazione, presieduta da Raffaele Torcoli, è composta da sei persone che fanno parte del consiglio direttivo e un centinaio di famiglie associate. Ormai da 21 anni costantemente e con tanto entusiasmo portano avanti

il progetto di dare l’ospitalità estiva ai minori dell’orfanotrofio. Questi bambini sono inseriti negli istituti perché sono trovati soli per strada o vengono abbandonati dai genitori, oppure perché i genitori non sono in condizioni economiche sufficienti per poter provvedere al loro mantenimento. Il progetto d’ospitalità non è stato creato solo per far fare a questi bambini una semplice vacanza, ma l’intento è stato quello di insegnare a questi piccoli inseriti nelle famiglie i

valori fondamentali per vivere una vita serena e un futuro dignitoso e capire il significato esatto di cosa voglia dire famiglia. Oltre a questo progetto, l’Associazione opera direttamente sul posto con interventi mirati per migliorare la vita quotidiana di questi piccoli costretti a viveri negli istituti. Ogni anno inviano sul posto un tir pieno di viveri che poi è suddiviso tra gli istituti e le case famiglie; durante l’anno alcuni volontari si recano, inoltre, sul posto per verificare le

condizioni di questi bambini e poter così intervenire in modo diretto quando se ne trovi la necessità. Anche quest’anno l’Asssociazione riapre l’adesione all’ospitalità, sempre alla ricerca di famiglie nuove che vogliano provare ad aprire la porta del loro cuore a questi piccoli. Chi vuole conoscere meglio il progetto di ospitalità, può contattare il gruppo al numero 3284406018 o passare dalla sede, in via Mazzini 121 a Lumezzane. il martedì sera dalle 20.30 alle 22.30.

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Le organizzazioni dell’artigianato e quelle dei lavoratori hanno sottoscritto l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei settori metalmeccanica, installatori impianti, orafi, argentieri e affini e odontotecnici. Il nuovo contratto avrà durata triennale e scadrà il 31 dicembre 2012. In tema di lavoro a tempo parziale l’accordo disciplina la possibilità di prevedere la variazione della collocazione temporale della prestazione lavorativa, individuando

le casistiche che consentono al lavoratore, con preavviso di almeno sette giorni lavorativi, di chiedere il ripristino della prestazione inizialmente concordata. Nell’ipotesi di accordo sottoscritta tra le parti si parla anche di contratto di inserimento, finalizzato a favorire l’ingresso nel mercato del lavoro dei “soggetti deboli” ai sensi delle norme di legge. Per quel che concerne, invece, l’apprendistato professionalizzante, l’accordo lo disciplina per i rapporti di lavoro

instaurati successivamente alla data di sottoscrizione dell’accordo stesso (quindi dal 17 giugno 2011) con la determinazione del salario in percentuale crescente con l’anzianità di servizio. La durata del periodo di apprendistato è in funzione della professionalità da acquisire e del titolo di studio. In tema di assistenza sanitaria integrativa l’ipotesi di accordo prevede l’avvio dell’operatività del fondo per l’assistenza sanitaria integrativa previsto dall’accordo

interconfederale del 21/9/2010. Sulla parte economica l’intesa raggiunta prevede diverse novità.Ad integrale copertura del periodo di carenza contrattuale, ai lavoratori in forza alla data di sottoscrizione dell’accordo di rinnovo sarà corrisposto un importo forfetario “una tantum” pari a 24 lordi, suddivisibile in quote mensili in relazione alla durata del rapporto nel periodo interessato. Per gli apprendisti l’importo sarà nella misura del 70%.

l risanamento dei conti pub-blici resta una priorità nel me-dio termine, questo ormai lo sappiamo, ma l’accelerazione forzata dei tempi impressa da

Monti può esasperare i rischi al ri-basso. Bisogna valutare con atten-zione la velocità degli aggiustamenti nel breve termine, soprattutto in una fase recessiva come questa, poiché il contenimento della spesa pubblica fa arrestare la crescita, crea disoccu-pazione e fa chiudere numerose pmi.Inoltre un’ulteriore stretta in un pe-riodo di rallentamento, accresce più che alleviare le tensioni sui mercati con un impatto negativo sulla cre-scita economica locale e nazionale.La ripresa economica globale è in stallo ed i rischi al ribasso sono au-mentati; per questo è necessario recuperare la fiducia e mettere fine alla crisi dell’area euro. Il rischio più immediato è l’intensificarsi del cir-colo vizioso fra le pressioni sui debi-ti sovrani e le banche nell’area euro.Secondo noi rilanciare lo sviluppo dell’economia e creare dei mercati

più capaci di assorbire i traumi de-rivanti dalle crisi significa interveni-re con graduali aggiustamenti delle regole in corso, creare una larga li-quidità e una politica monetaria non stringente e soprattutto recuperare la fiducia nella capacità di agire del-la politica che in quest’ultimo perio-do è piuttosto scarsa. Nel frattempo l’economia mondiale frena e l’area euro sperimenta ancora una lieve re-cessione nel 2012, portando le stime di crescita del pil mondiale al 3,3% quest’anno (- 0,7 punti percentua-li su settembre) e al 3,9% nel 2013. Inoltre è previsto che il Pil dell’area euro si contragga dello 0,5% nel 2012

(-1,6 punti) per crescere dello 0,8% nel 2013 (-0,7 punti). Secondo il go-verno Monti, il pacchetto di misure approvato in dicembre sta già dando i suoi frutti positivi a livello macro-economico, perché sempre secondo il governo aumenterà per l’1,25% del pil il processo di risanamento di bi-lancio previsto per il 2012-2014, ab-bastanza per raggiungere il pareg-gio di bilancio il prossimo anno, in termini corretti per il ciclo triennale.È stato stimato che il deficit italia-no si attesti al 2,8% del Pil nel 2012, per poi scendere al 2,3% nel 2013. La previsione del debito per l’Italia è al 125,3% nel 2012 e al 126,6% nel 2013. Cifre ancora a livello d’allarme, visto che si prevede per l’Eurozona un arretramento dello 0,5% nel 2012, con un ritorno alla crescita nel 2013 (+0,8%). Ma l’economia reale italiana non sembra rispecchi l’ottimismo di Monti, anzi, si vede un impoverimen-to generale che crea difficoltà e dif-fidenza verso gli organi centrali, vi-sti come esattori accaniti e poco vo-lonterosi nell’erogazione dei servizi.

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“Lo so – afferma Francesco Mensi, presidente del sindacato panificatori di Brescia – è un argomento che ora appassiona il settore della panificazione; siamo tornati ai tempi dei guelfi contri i ghibellini: i panificatori favorevoli all’apertura domenicale avversano quelli contrari”. Così il presidente si pronuncia su una questione che sta dividendo il mondo dei panificatori. “Non siamo una lobbies di vecchi conservatori –

afferma – siamo solo persone che hanno la memoria di quanto venne conquistato, quel riposo domenicale che per i più era occasione per santificare la festa e per altri era il potersi dedicare alla famiglia, ai propri interessi e passioni”. Mensi, contrario all’apertura domenicale, contesta chi sostiene che non si tratti di un obbligo ma di un’opportunità. “Chi vive il mercato – afferma al proposito – sa benissimo che gli obblighi si

generano per “sopravvivenza”. Sulla stessa posizione del presidente ci sono anche molti colleghi del consiglio del sindacato panificatori che puntano il dito sui centri commerciali che hanno già il pane pronto e caldo per i clienti che la domenica si radunano in massa per gli acquisti. C’è poi il tema dei dipendenti, oggi sempre più rari. “Credete che le giovani generazioni abbiano voglia di lavorare sette giorni su sette?” si domanda Mensi.

’attività della microimpre-sa italiana era, e continua a essere, in linea generale le-gata alla produzione di be-ni e servizi complementari

ad un progetto più ampio, del quale le pmi sono parte più o meno deter-minante, nel processo di subfornitu-ra. Meno frequente è il caso di micro imprese protagoniste di tutta la filiera che copre l’intero ciclo, dalla ideazio-ne/ricerca sino ad arrivare al prodotto finito. Ciò che fino a qualche tempo fa poteva andar bene, anche se è da sempre lo spartiacque tra la micro e la grande impresa, oggi sembra non funzionare più, non perché sia cam-

biata la professionalità degli impren-ditori, ma semplicemente perché, al ridimensionamento/contrazione del mercato si è aggiunta la necessità per i grossi committenti di semplificare ulteriormente la catena dei fornitori,

avendo un solo interlocutore che ga-rantisca tutte le fasi del processo. La storia ci insegna, che i grandi cambia-menti avvengono all’indomani delle grandi crisi, siano esse politiche che economiche; credo quindi che la si-tuazione attuale abbia tutte le caratte-ristiche per l’avvio di un processo, che porti le micro imprese ad una nuova strategia di approccio con il merca-to. Questa nuova strategia si chiama “aggregazione” e può, certamente, essere la chiave di svolta delle pmi in termini di crescita, non solo economi-ca ma, anche strutturale, finanziaria e di sapere. È ovvio che un processo di questo tipo non è di facile attuazio-

ne, vista la normale e pur compren-sibile diffidenza e personalismo che caratterizza il piccolo imprenditore, ma non vi sono alternative ad un si-stema economico industriale (e se vogliamo sociale), che tende sempre più ad escludere/isolare piuttosto che ad aggregare. All’imperativo aggregazione van-no senz’altro affiancate due com-ponenti essenziali alla riuscita del processo: “qualità” e “innovazione” (variabile non indifferente per otte-nere anche “alto valore aggiunto”), in assenza delle quali il processo non centrerebbe l’obiettivo. “Ag-gregazione” quindi è la parola d’or-

dine che veda le nostre “microreal-tà” artigiane coinvolte in una sfida rivoluzionaria e al tempo stesso en-tusiasmante. Rivoluzionaria anche perchè vanno superati schemi del passato che vedono unicamente il coinvolgimento di prodotti di filiera e di confine pensando ad aggrega-zioni europee anche su prodotti di-somogenei ma “vendibili in gruppo”. In conclusione la crisi economica, e non solo, impongono alle pmi di ri-pensare, mettendo in discussione, le modalità del “fare impresa” sin qui attuate, valorizzando la capaci-tà, l’ inventiva ed il sapere della mi-cro impresa.

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Fra i dati che hanno segnato l’attività della Cisl di Brescia nel 2011 sono particolarmente interessati quelli relativi al numero di lavoratori e cittadini che si sono rivolti al “sistema servizi” del sindacato di via Altipiano d’Asiago. “Complessivamente sono stati oltre 20mila – sottolinea Paolo Reboni, componente della Segreteria Cisl con la responsabilità del sistema servizi – e a ognuno la Cisl ha dato una risposta concreta su questioni che vanno dalla casa alla tutela dei

consumatori, dal contenzioso di lavoro all’assistenza fiscale, dalle proposte assicurative pensate per i lavoratori, le famiglie e i pensionati fino al Patronato, dalla gestione del rapporto di lavoro per le badanti allo sportello per i cittadini stranieri”. “Saper ascoltare e dare risposte alle singole richieste di assistenza non è una novità per la Cisl – spiega ancora Reboni – anche se negli ultimi anni le richieste stanno aumentando in modo significativo, e i bisogni di

tutela emergono drammaticamente. Un dato su tutti: attraverso le vertenze di lavoro e dei fallimenti, complessivamente la Cisl ha assicurato nel 2011 ai lavoratori un recupero di quasi 6 milioni di euro”. Analizzati servizio per servizio i dati riservano più di una sorpresa: Il Caf Cisl Brescia, che con grande competenza assiste le persone nelle varie incombenze fiscali, dal 730 ai bonus sociali, è tra i primi cinque Caf a livello nazionale. Oltre 45mila persone che si sono rivolte

al Patronato Inas Cisl che offre tutta l’assistenza in campo previdenziale ed assistenziale. Importante anche il lavoro svolto dall’Anolf, lo sportello per i cittadini stranieri e gli immigrati. “Il Bresciano vede la presenza di cittadini di oltre 150 nazionalità – ricorda Paolo Reboni – che esprimono bisogni burocratici, ma anche di relazione, di integrazione, di accoglienza, di comprensione. L’Anolf Cisl ha registrato presenze che nel 2011 hanno superato le 15mila unità”.

on passa giorno senza che la trattativa “senza fine” (ma che qualcuno ama ancora immagina-re breve), sulla riforma

del mercato del lavoro si incagli su qualche ostacolo. Quando non sono le prese di posizione di uno degli in-vitati al tavolo delle trattative sono le uscite di Sergio Marchionne sempre improntate alla “massima libertà di movimento” (si tratta ovviamente di un eufenismo, ndr.) a rimettere in di-scussione quello che sino a poche ore prima sembrava assodato. Nei giorni scorsi a picchiare un vibrante pungo sul tavolo è stata proprio la titolare del dicastero del lavoro. Il ministro Fornero ha affondato il colpo affer-mando che senza l’approvazione dei sindacati sul progetto di riforma com-plessivamente elaborata dal governo, lo stesso esecutivo non metterà sul tavolo “la paccata di miliardi” (queste le testuali parole forse poco tecniche usate dal Ministro) per finanziare gli ammortizzatori sociali. Un’uscita che ha colto di sorpresa un po’ tutti i gio-

catori di questa importante partita, come conferma anche il segretario generale della Cisl di Brescia, Enzo Torri. “Francamente non comprendo le ragioni della nuova uscita del mini-stro Fornero – afferma il Segretario Cisl a commento di quello che sem-bra un nuovo capitolo del braccio di ferro governo-sindacati sulla riforma del mercato del lavoro –. Cosa intenda quando minaccia di ritirare dal tavolo la paccata di miliardi lo sa solo lei”. Per Torri si tratta, probabilmente, di un tentativo maladestro di condurre le parti sociali, sindacati in testa, a più miti consigli, di mettere la sordina a critiche, per altro legittime e giustifi-

cate al percorso intrapreso dal gover-no. “Se così fosse – prosegue Torri – il Ministro dovrebbe avere il coraggio di dirlo apertamente. Eviterebbe in que-sto caso la manfrina di tavoli di con-fronto destinati a non produrre nulla di buono”. Più facile, secondo Torri, che si tratti soltanto in uno sbotto del Ministro, evidentemente non ancora avezza alle trattative (spesso este-nuanti). “In questi caso – sono ancora considerazioni del numero uno della Cisl di Brescia – sarebbe cosa buona che qualcuno nel governo si prendes-se la briga di invitare il Ministro ad abbassare i toni, anche perchè l’at-teggiamento che Elsa Fornero è an-data via via assumendo sta, a turno, scontentando tutti i suoi interlocuto-ri”. Non risulta sempre facile, in una trattativa che sembra farsi sempre più complicata, comprendere quale sia lo scoglio su cui il tavolo di confronto sembra essersi arenato. La risposta la fornisce lo stesso Torri: il tema caldo è quello della riforma degli ammortiz-zatori sociali. “I sindacati – afferma – non sono pregiudizialmente ostili a

un confronto nel merito. Chiediamo però che il governo quantifichi, al di là di generici riferimenti a paccate di miliardi, le risorse che intende mette-re a disposizione di questi strumenti e non insista sulla tempistica di questa riforma”. Mettere mano con effetto praticamente immediato a una revi-sione degli ammortizzatori sociali si-gnifica per Torri condannare al licen-ziamento centinaia di migliaia di lavo-ratori che ancora oggi, a causa della

crisi, vivono grazie a questi strumenti. Bisogna invece pensare a una loro ri-forma che vada in porto nell’arco dei prossimi due/tre anni e che preveda quelle azioni presenti già in altri Pa-esi dell’Europa, come l’accompagna-mento e la riqualificazione di quanti perdono il posto. “Il rischio - conclu-de Torri - è che il Governo scelga la strada di procedere da solo, senza il confrontro con le parti sociali, apren-do una stagione di conflitto sociale”.

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Esposizione di prodotti locali, incontri, convegni e sfilate: saranno questi gli ingredienti de “L’artigianato in mostra”, manifestazione promossa da Confartigianato imprese unione di Brescia in programma il 17 e 18 marzo a Lumezzane Sant’Apollonio in piazza Portegaia.Ad aprire la kermesse saranno, nella mattinata di sabato, i laureati premiati da Confartigianato negli ultimi anni, che presenteranno le tesi con cui hanno analizzato

quel raro esempio di città-officina rappresentato da Lumezzane, approfondendo lo studio della storia economica della valle del Gobbia e lanciando nuove proposte per il futuro. Inoltre, affiancati da Flavia Caldera, presidente del mandamento di Lumezzane, e da Lucio Facchinetti, locale aassessore alla pubblica istruzione, illustreranno le loro esperienze lavorative agli studenti delle scuole superiori valgobbine.L’inaugurazione ufficiale della

manifestazione si terrà nel pomeriggio alle 17.30 con il taglio del nastro, cui seguirà il convegno “Lumezzane, la città-officina. La vicenda imprenditoriale della Val Gobbia” con la partecipazione del presidente di Confartigianato di Brescia Eugenio Massetti (nella foto), del sindaco di Lumezzane Silverio Vivenzi e dell’assessore alle attività produttive Rosanna Saleri. “Con questa mostra – sottolinea Eugenio Massetti – da un lato vogliamo rendere omaggio a tutti

coloro che, quasi 70 anni fa, hanno dato il via con impegno e caparbietà allo sviluppo economico locale e dall’altro rimarcare il livello d’eccellenza raggiunto dai produttori in diversi settori”. Nella mattinata di domenica si svolgerà un momento d’incontro, intitolato “Giocare con il pane” tra panificatori e bambini, mentre alle 15 gli acconciatori della Scuola di Confartigianato daranno vita ad un’esibizione artistica seguita dalla presentazione di abiti del ‘700 realizzati da Germana Salvi.

rtigianato artistico e design, un incontro in grado di portare a risultati d’eccellenza: proprio questi risultati,

che hanno preso la forma di comple-menti d’arredo ed arte sacra, sono stati presentati nei giorni scorsi nel-la sede di Confartigianato imprese unione di Brescia durante l’inaugu-razione della mostra loro dedicata. L’esposizione rientra nella serie di eventi conclusivi del progetto “De-sign Artigiano”, realizzato in part-nership da Confartigianato di Bre-scia e Confartigianato di Lodi in collaborazione con Aipi e grazie al finanziamento della Regione Lom-bardia e di Unioncamere nell’ambi-to della “Convenzione Artigianato 2010-2011”, e rappresenta l’occasio-ne per vedere esposti i risultati della proficua interazione venutasi a cre-are tra artigiani e designer. Durante la presentazione, cui hanno preso parte il presidente di Confartigia-nato imprese unione di Brescia Eu-genio Massetti, la referente settore

formazione Amanda Paroli, il coor-dinatore del progetto Claudio Bian-chessi e l’amministratore delegato di Aipi, nonché curatore della mo-stra, Gianpiero Brunelli, è stata sot-tolineata l’importanza dell’iniziativa che, ispirandosi ai canoni dell’in-novazione, si è postao l’obiettivo di rilanciare sotto il profilo competiti-vo l’artigianato artistico lombardo. “Quest’ampia rassegna – ha spiegato il presidente di Confartigianato Bre-scia Eugenio Massetti – rappresenta visivamente il successo dell’iniziati-va, che ha portato alla realizzazione di una linea di prototipi, catalogati e contraddistinti da un marchio ad

hoc, già diventata oggetto di studio sia da parte di riviste di settore che negli ambienti accademici. Ogni oggetto in effetti presenta profili di unicità e valore straordinari, un valore rappresentato dagli effetti dell’incontro tra l’alto coefficiente di design e la maestria tecnica del saper fare a regola d’arte, proprio del lavoro artigiano. Ed è esatta-mente percorrendo la strada della ricerca e dell’innovazione tramite il design che si potrà puntare ad un potenziamento dell’artigianato arti-stico e ad una sua più incisiva pre-senza sul mercato”. Infatti già alcu-ne università hanno espresso il loro apprezzamento per l’originalità e la qualità del lavoro svolto, prefiguran-do anche un futuro approfondimen-to in ambito scientifico del percorso avviato da Confartigianato.L’idea, curata dalle aree “Innova-zione e competitività” di Confarti-gianato Brescia e Lodi, grazie alla stretta cooperazione avviata tra gli operatori dell’artigianato artistico e l’Associazione italiana progettisti

d’interni, i cui designer hanno con-cepito venti soluzioni alternative, dall’arte sacra ai complementi d’ar-redo, dall’oreficeria alla costruzione di orologi, da sottoporre al vaglio delle 12 imprese artigiane coinvol-te, ha portato alla scelta di proposte che hanno visto la realizzazione di sei oggetti finanziati dal bando, ol-tre ad altri cinque prodotti grazie alla disponibilità di alcune imprese partecipanti e dei relativi ideatori.

I prototipi, destinati alla produzio-ne in serie limitate su commissione proprio per sottolinearne il carat-tere artigianale e l’estrema cura ed elevata qualità, sono stati presen-tati a Lodi lo scorso 27 febbraio e potranno ora essere ammirati dal vivo liberamente fino al 23 marzo nella sede di Confartigianato in via Orzinuovi oppure visionati sul sito dedicato all’iniziativa www.desi-gnartigiano.it.

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TESSERAMENTO 2012

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“E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”.

Nel primo anno di postulato ho avuto la grazia di incontrare due giovani “ra-gazze” che mi hanno preso per mano e accompagnato nel cammino di discer-nimento. La prima fu Santa Maria Ber-tilla Boscardin, chiamata “oco” dalle sue consorelle perché ragazza sem-plice e non colta. Quando chiese di andare suora il parroco la sconsigliò perché conosceva la sua ignoranza ma poi la notte non dormì e la mattina dopo vedendola giungere con gli zoc-coli in mano (per non consumarli) al-la prima Messa del mattino, le chiese: “Sai pelare le patate?” alla risposta af-fermativa della fanciulla replicò: “Eb-bene questo sarà il tuo compito tra le suore”. Non solo pelò le patate ma divenne l’angelo di un ospedale. Morì giovane per cancro. Ci ha lasciato una

scia crescere, né nel senso della fede né in quello della pura umanità. Met-te in una posizione di comodo dove la colpa è sempre dell’altro, sia esso Dio che provoca o Dio che condan-na. Ma se Dio ha il volto di un padre, così come Gesù l’ha rivelato, questo discorso non funziona più, e questo brano di Vangelo lo mette bene in evi-denza: Dio ha amato il mondo, Dio ha mandato il Figlio, Dio sa che la strada perché l’uomo possa credere è l’ab-bassamento totale del Figlio nel mo-mento della morte e quindi in quello che Giovanni chiama l’innalzamento. Come il serpente di rame era mezzo per la salute, ma solo per chi lo guar-dava, così il Figlio innalzato è mezzo di salvezza per chi lo guarda, per chi, cioè, ha il coraggio di credere. Que-sta è la luce perché illumina non solo l’angolo della fede dell’uomo, ma tutta la sua esistenza. Non lascia posto per accusare l’altro di aver fatto al posto nostro e nemmeno permette di dire che Dio è colpevole, è ingiusto, è giu-dice. Quando la luce entra nella vita dell’uomo non c’è spazio per fingere:

ci si può solo arrendere a vedersi così come si è, e forse ad accorgersi che quella luce mette a nudo le debolez-ze nostre e chiede qualcosa a noi, non agli altri. Ma Gesù è realista e spietato con noi più che altrove. Spiega perché questo meccanismo così semplice non funziona: noi preferiamo che la luce non arrivi perché in questo modo potremo continuare a vivere nell’om-bra, a non dover rendere conto (prima a noi stessi e poi agli altri) delle no-stre azioni, a poter incolpare gli altri e Dio della nostra mancanza di luce. Per questo è giudizio (e autogiudizio): per-ché siamo noi personalmente a non voler uscire dal male che noi stessi costruiamo. E continuiamo a dare la colpa all’altro e a Dio, sperando che un giorno Lui ci giudichi così da po-terlo giudicare iniquo e cattivo. Così da non essere mai cresciuti. Così da non aver la responsabilità di guardare verso quell’Innalzato che è lì per noi, perché guardandolo, semplicemente guardandolo, possiamo avere la sal-vezza. Perché potremmo imparare a vedere. La luce.

iudizio. Ci è molto più co-modo pensare a un Dio giudice e cattivo piutto-sto che al Dio del qua-le parla Gesù. La nostra

preferenza per il castigo e per il giu-dizio ci dice che siamo uomini e don-ne “non cresciuti”, e questo non solo per quanto riguarda la fede, ma an-che per le cose di tutti i giorni, per le scelte della vita. Preferiamo non avere responsabilità e comportarci da bambini; preferiamo temere, aver paura di un castigo che prenderci la responsabilità delle nostre azioni. In fondo amiamo l’idea di un Dio che ca-stiga e giudica perché ci toglie il pe-so di scegliere: il timore, la paura di un’entità terribile, cieca, ignota non è cristiana e nemmeno ebraica: l’idea di un Dio personale, che accompagna il suo popolo, che lo guida e che arri-va a mandare suo Figlio è totalmen-te all’opposto dell’idea di un Dio che si disinteressa dell’uomo e delle sue vicende. Questo è un Dio di comodo, in fondo un Dio per chi non ha il co-raggio di accettare l’ateismo. E non la-

quaderno pieno di errori d’ortografia, dove segnava i frutti e i propositi. Ma i veri errori sono i peccati di orgoglio e di presunzione che scriviamo nel libro della nostra vita. L’altra giovane che mi prese per mano e non la mol-lò più (anzi ogni tanto me la stringe forte per richiamarmi ai miei doveri) è Bernardette. Nel mese di novembre del 1871, una suora le chiese se non avesse mai provato un sentimento di compiacenza per i favori che la Ver-gine le aveva fatto. Rispose lapidaria: “Volete che non sappia che se la Ma-donna mi ha scelta è perché ero la più ignorante? Se ne avesse trovata una più ignorante, avrebbe preso quella”. Qui tutta la sua saggezza semplice che disarma le nostre vanità. In que-ste poche parole è racchiusa tutta la

sapienza della Croce dove il più picco-lo è il più grande, il debole è più forte, l’ultimo è il primo e chi ha il potere, serve. Al Calvario ogni logica umana è rovesciata. Ai processi i parenti di Bernardette testimoniarono che ella comprendeva con lentezza e aveva bi-sogno di tempo per capire. La Vergine stessa dedicherà le prime apparizioni per prepararla, dandole gentilmente del lei “Mi farebbe la cortesia di veni-re qui per quindici giorni..”, sorriden-do ad alcune sue richieste (quella per esempio di scrivere il nome su di un foglietto). Tutto questo è disarmante, ci spoglia e ci fa sentire sciocchi nella nostra arroganza. La Croce ci chiede nudità, semplicità, concretezza e tra-sparenza. In Paradiso si giunge senza fronzoli e vanaglorie.

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n luogo significativo per il cammino ecumenico; un ordine monastico che celebra mille anni di storia; e un eremo che fa

memoria di un Codice che è stato una delle fonti più importanti della Costi-tuzione e della democrazia in Italia. I vespri celebrati nella chiesa di San Gregorio Magno al Celio da Benedet-to XVI e dall’arcivescovo di Canterbu-ry e primate della Comunione angli-cana Rowan Williams evocano tutto questo. La celebrazione di sabato 10 marzo è occasione per riflettere su quanta strada ha fatto il movimen-to ecumenico dal Concilio Vaticano II ad oggi. Come tutti i processi ha conosciuto alti e bassi, momenti di grande euforia e episodi che hanno allontanato la prospettiva di quell’ut unum sint, di quell’impegno all’uni-tà che proprio il Concilio ha cercato di rendere cammino comune delle Chiese, perché la divisione “non solo contraddice apertamente alla volon-tà di Cristo, ma anche è scandalo al mondo”. Con il Vaticano II, la Chiesa cattolica supera le riserve che le ave-vano impedito di prendere parte al processo insieme alle altre Chiese. Il nuovo atteggiamento è figlio dell’im-pegno paziente e nascosto di tanti pio-nieri che hanno creato le condizioni perché all’ecumenismo fosse rico-nosciuto diritto di cittadinanza, ed è legato ai documenti conciliari, in pri-mo luogo il decreto sull’ecumenismo – Unitatis redintegratio – e la costitu-zione sulla Chiesa, la Lumen gentium. La chiesa di San Gregorio al Celio vi-ve anche della memoria di passi co-

Rimane costante nel mondo, intorno al 17,5%, la presenza dei cattolici: sono circa un miliardo e 196 milioni. Diminuiscono in America meridionale e in Europa, mentre aumentano in Africa e Asia. Cresce in totale il numero dei sacerdoti, sono 412.236 tra diocesani e religiosi, con un incremento di 1.643 unità che riguarda soprattutto l’Asia e l’Africa, mentre si registra un netto calo in Europa. Aumentano i diaconi permanenti in America del Nord e in Europa,

tornano a crescere i religiosi non sacerdoti, diminuiscono in modo consistente le religiose. Continua ad aumentare (più 4% ) il numero dei seminaristi, in netta diminuzione in Europa (-10%) e in America, crescono in Asia, Africa e Oceania. Nel 2011 Benedetto XVI ha eretto otto nuove sedi vescovili, un ordinariato personale e un ordinariato militare. In totale le circoscrizioni ecclesiastiche sono ora 2.966. Questi alcuni dei dati più significativi che emergono

dalla consultazione dei due volumi curati dall’Ufficio centrale di statistica della Santa Sede, “Annuario Pontificio” e Annuarium statisticum ecclesiae, presentati per la prima volta contemporaneamente il 10 marzo al Papa dal card. Tarcisio Bertone e da mons. Angelo Becciu, sostituto alla segreteria di Stato per gli Affari generali. Presenti anche mons. Vittorio Formenti, incaricato dell’Ufficio centrale di statistica della Chiesa, e il prof. Enrico Nenna, che insieme agli altri

collaboratori del medesimo ufficio curano la redazione dei due volumi. Il Papa ha ringraziato per l’omaggio e ha espresso la sua gratitudine per quanti hanno contribuito a realizzare queste nuove edizioni. L’Annuario statistico, redatto in latino, inglese e francese, è una pubblicazione specializzata che offre il quadro mondiale e dettagliato, Paese per Paese, sia della presenza dei cattolici sia della consistenza del personale dedito all’apostolato.

“La testimonianza è vitale per la Chiesa nello svolgimento della sua missione nel mondo”, anzi “è la pri-ma via che deve percorrere quando ricerca gli strumenti più coerenti og-gi per l’evangelizzazione”. Ne è con-vinto mons. Rino Fisichella, presi-dente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, che è inter-venuto al XV Convegno della Facoltà di teologia della Pontificia Università della Santa Croce. Secondo il presi-

dente del dicastero pontificio, la te-stimonianza è la “via maestra” per la nuova evangelizzazione: “In un con-testo di estesa indifferenza che por-ta inevitabilmente verso forme di agnosticismo e mancanza di fede, i testimoni hanno il grave compito di provocare l’assunzione di stili di vita che sanno parlare di vero amore, di genuina libertà e di gioia reale”. “Sa-rà la globalità dell’esistenza a dover essere testimoniata al mondo d’oggi

più che la frammentarietà di espe-rienze che rischiano di far perdere di vita l’essenziale”, ha ammonito il relatore, soffermandosi sulla “re-sponsabilità” per il cristiano di “sa-per creare nuovi segni che permetta-no di verificare e convincere quanto il Vangelo sia realmente un’ancora in grado di radicare il senso dell’esi-stenza e la sua reale possibilità per essere recepito e vissuto anche ai nostri giorni”.

tanti ufficiali delle altre confessioni che potevano non solo seguire quanto avveniva all’interno della basilica vati-cana trasformata in una grande aula, ma potevano informare le rispettive Chiese sullo svolgimento dei lavori stessi, ne è una prova. Il Concilio non è stato solo un avvenimento vissuto all’interno della Chiesa cattolica, ma ha influenzato anche le altre chiese, tanto che i delegati non cattolici al ter-mine dei lavori, in una dichiarazione, 4 dicembre 1965, manifestavano ap-prezzamento, dichiarando di aver pre-so parte non come spettatori distac-cati ma con spirito di partecipazione, perché “quanto avviene all’interno di una Chiesa, interessa pure tutte le al-tre. Nonostante le divisioni, le Chiese restano unite nel nome di Cristo. Noi osservatori siamo convinti che la co-munione che è stata raggiunta fino a questo momento può crescere anco-ra e sicuramente crescerà”. Proprio la partecipazione, anzi l’incontro effetti-vo tra cristiani avvenuto nel Concilio ha posto le premesse per la collabo-razione concreta che, dopo la conclu-sione del Vaticano II, si è sviluppata dal Consiglio ecumenico delle Chiese ai vari dialoghi bilaterali, con gli an-glicani, innanzitutto, ma anche con il mondo luterano e protestante. Insom-ma con il Concilio, come ricordava Giovanni Paolo II, la Chiesa si è im-pegnata “in modo irreversibile” a per-correre la via della ricerca ecumenica. È proprio con il Concilio tra le mani abbiamo assistito a incontri storici, a partire da quell’abbraccio nella Nun-ziatura di Gerusalemme tra Paolo VI e il patriarca ortodosso Atenagora I.

muni compiuti nel tempo, da quando San Gregorio Magno, lui stesso un monaco prima di essere eletto Papa, inviò Sant’Agostino di Canterbury e 40 monaci benedettini in Gran Breta-gna nel 597. Dai monasteri in terra di Inghilterra i monaci hanno raggiunto il centro dell’Europa evangelizzando il continente dall’Olanda alla Svizze-ra, dalla Germania all’Austria. Nella chiesa monastero già altre due volte il Papa ha incontrato l’arcivescovo di Canterbury. Impensabili fino al Conci-lio, questi incontri, come le Giornate di preghiera per la pace di Assisi, le visite alle altre confessioni in Italia e all’estero, sono diventati momenti di reciproco incontro e crescita nella co-noscenza. Il Concilio non si è limita-

to a ripensare la concezione cattolica della Chiesa e le linee di un futuro dia-logo, ma ha rappresentato una svolta nel rapporto con le altre chiese. Lo stesso invito a mandare “osservatori” ai lavori del Concilio, cioè rappresen-

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a Chiesa è sempre stata maestra di comunicazio-ne. Per secoli dai pulpiti, dalle pagine intrise d’in-chiostro e persino dalle

pareti dipinte delle chiesa ha svolto il suo compito – l’annuncio – secondo modalità aggiornate, colte o popolari, emozionali o raffinate a seconda del pubblico. Neppure la società di mas-sa ha spiazzato la Chiesa che nella temperie del Secolo breve ha forgia-to media (radio, giornali, riviste, case editrici) di assoluta modernità. Le co-se sono cambiate negli ultimi tre-quat-tro decenni, quando la società di mas-sa è andata trasformandosi in civiltà dei media dominata dall’immagine. In concomitanza i media cattolici sono stati messi all’angolo, relegati al rango di strumenti specialistici o di nicchia. L’immagine che meglio rispecchia questa situazione è la disposizione dei libri nella grandi librerie generaliste: i libri cattolici, quasi fossero destinati a una setta di lettori, sono affogati in mezzo a testi di culture orientali e yo-ga, nella sezione “religioni” che di soli-to viene dopo rispetto a “viaggi” e “cu-cina”. Un singolare destino attribuisce compiti specialistici e ruoli marginali ai media cattolici, lasciandoli esposti alle occasionali, bislacche reprimen-de alla Celentano. Ora, non saranno certo gli strumenti di cui dispongono le parrocchie (e le unità pastorali) a ribaltare una situazione che ha radici vaste e profonde. E tuttavia è giusto che tenga conto di questo contesto chi si occupa dei media delle comuni-tà cristiane locali. Media che godono spesso di buona tradizione e rispetta-

confratelli “laici”: sono imprese collet-tive in cui è importante si trovino per-sone che hanno il dono, la vocazione, la grazia della comunicazione nelle forme più diverse: grafica e fotogra-fia, inchiesta e articolo di fondo, in-tervista e infografica, stampa e diffu-sione. Mettere in circolo ed esaltare le qualità di un gruppo di persone simili è necessità primaria. C’è poi il conte-nuto, non meno essenziale. Meglio sarebbe parlare di “anima” che questi media devono avere. Essa sarà tanto più spiccata, personale, forte, quanto più ci sarà fedeltà all’ispirazione di fondo e adesione ed empatia con la comunità a cui ci si rivolge. Solo così questi strumenti (giornale, radio, sito internet) eviteranno di essere stanca riproduzione di materiali confezionati altrove e diventeranno lievito, sguar-

bile reputazione, entrano in case che serrano la porta a ogni altro giornale, raggiungono un pubblico selettivo, suscitano interesse per la prossimità assoluta a lettori e temi toccati. Co-me gestire al meglio questi rispettati mezzi di comunicazione? Guardando con la stessa cura agli strumenti e ai contenuti. Lo strumento essenziale è una redazione. Perché questi media non si sottraggono al destino dei loro

Ci sono alcune parrocchie che in-vestono, grazie anche alla lungimi-ranza dei suoi pastori, nel campo della cultura e della comunicazio-ne, perché lo ritengono una prio-rità. “Si tratta − spiega don Aldo Mariotti − di individuare persone appassionate e impegnate, che, nel-la corresponsabilità, si prendano a cuore queste due realtà. Don Aldo Mariotti (nella foto) è il parroco di Bienno, Berzo, Prestine, Esine,

Plemo, segue, quindi, circa 10.500 abitanti con altri quattro sacerdoti (un curato e tre collaboratori. Per il momento, anche se i tempi non sono ancora maturi, si sta lavoran-do a unico Giornale della comunità: attualmente c’è a Esine e a Bienno. “Ci siamo confrontati − racconta don Aldo − e abbiamo deciso di fare un sito internet unico per l’erigen-da unità pastorale in modo da co-municare gli appuntamenti e dare

una visione d’insieme”. Il prossimo passaggio sarà quello di valorizzare le due Sale della comunità presenti sul territorio (Bienno ed Esine) che dovranno diversificare la program-mazione. Come? Magari una punterà sul cinema e sui cineforum e l’altra su film/cartoni per bambini. Più in generale sul versante della cultura le parrocchie stanno pensando a un filone culturale per rileggere le chiese non “solo come monumen-

ti d’arte, ma come bibbie aperte”. Sono tante le chiese (a Bienno la parrocchiale e Santa Maria Annun-ciata, Santa Maria Assunta a Esine e a Prestine il santuario della Madon-na delle consolazioni) che possono vantare opere d’arte significative (con affreschi di Romanino, Pietro da Cemmo...) e che possono essere utilizzate per elaborare percorsi di evangelizzazione attraverso l’arte e la musica.

do critico, fermento, indagine, agorà locale. Nella fase fondativa di tante unità pastorali, questi mezzi potran-no risultare essenziali per mettere in comunicazione esperienze, proble-mi, soluzioni. Purché ci siano una re-dazione viva e un’“anima” autentica a plasmarli.

Caro direttore, le unità pastorali dovranno esprimere un modo nuovo di essere Chiesa. Certo sono strutture pastorali, ma se non ci serviranno per attivare la comunità e le sue risorse mi chiedo il senso di tutto questo movimento verso il Sinodo. Tra le cose da muovere c’è una maggior stima reciproca tra le vocazioni che lo Spirito ha elargito alla Chiesa e che ci permetterà di rendere più credibile ed efficace la nostra missione. Non solo stima però, ma anche valorizzazione in

particolare delle donne. A 50 anni dal Concilio ci stiamo, infatti, ancora chiedendo quale spazio, ruolo e responsabilità ha la donna nella Chiesa. Che passi si intenderanno fare? Il tema, poi, del laicato resta comunque urgente, in particolare di quello associato. La richiesta dei parroci di laici formati non sempre corrisponde al sostegno convito dei luoghi formativi del laicato come le associazioni. Cosa dirà il Sinodo su questo? Non c’è il rischio di un corto circuito? Ci

sono e ci saranno laici capaci di far parte dei guruppi ministreriali e di compiti come la direzione degli oratori? Dove li pescheremo se non li abbiamo coltivati? Infine, il nodo cruciale mi pare stia nella capacità di programmare insieme. Il dubbio è oggi che i preti, i laici e le comunità non siano in grado di programmare. Se c’è già un metodo, uno stile che succederà nelle unità pastorali? Forse questo tempo di preparazione dovrebbe servire anche a questo. (Lettera firmata)

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ome epitaffio sulla sua tomba fece scrivere “Dal-le ombre e dalle immagini verso la verità”. Aderì alla verità con tutto se stesso.

La santità di John Henry Newman (1801-1890), beatificato nel settem-bre 2010, non è scontata né facile, ma proprio per questo esercita un fasci-no particolare. La figura del teologo inglese è stata tratteggiata da padre Antonio Maria Sicari che ha sottoli-neato come la santità del cardinale inglese “non è facile se pensiamo al-la santità della carità che coinvolge”, ma diventa evidente se “pensiamo alla

aveva spiegato proprio il capitolo 15 degli Atti degli apostoli, un testo che di fatto contiene “una metodologia per la Chiesa perché sappia affron-tare i problemi di ogni tempo. La fe-de e la cultura vanno insieme, ma la fede è più grande perché è capace di incarnarsi in tessuti culturali diversi”. Quando si parla di Newman si corre il rischio di fraintendere la sua per-sonalità, accusandola magari anche di un eccessivo individualismo. Nei suoi scritti parla del suo “io come di quel luogo che soltanto il cristianesi-mo è riuscito a valorizzare: l’io è il tu di Dio”. Ciascuno di noi rappresenta un tutto, rappresenta il miracolo del-la persona umana. Elaborò la teoria della “via media” in cui in un primo momento riconosceva alla Chiesa an-glicana una posizione intermedia fra gli eccessi dottrinali del protestante-simo (“religione triste”) da un lato e del cattolicesimo romano dall’altro. Pagò con la sua vita la conversione al cattolicesimo (“sono stati i Padri

carità dell’intelligenza (simile a quella di Paolo VI)” di chi sa percepire i pro-blemi. Newman come precursore dei tempi. In una storia, quella della Chie-sa, che è stata segnata anche da tanti ostacoli. Mons. Monari in precedenza

della Chiesa a farmi cattolico”), per-dendo anche prestigio: da una parte si insinuava il sospetto che si fosse convertito tardi per trascinare con sé più persone, dall’altra si metteva in dubbio il fatto che la sua conver-sione fosse sincera. All’età di 80 an-ni venne creato cardinale da Leone XIII e in risposta al pontefice scrisse il famoso “discorso del biglietto” nel quale parla del liberalismo nella Chie-sa quello che oggi Ratzinger chiama relativismo: “Il liberalismo insegna che tutte le religioni devono essere tollerate, perché per tutte si tratta di una questione di opinioni. La religione rivelata non è una verità, ma un sen-timento e una preferenza personale; non un fatto oggettivo o miracoloso; ed è un diritto di ciascun individuo farle dire tutto ciò che più colpisce la sua fantasia. La devozione non si fonda necessariamente sulla fede. Si possono frequentare le Chiese prote-stanti e le Chiese cattoliche, sedere alla mensa di entrambe e non appar-

Giovedì 15 marzoOre 20.30 - Brescia -Scuola di preghiera in Cattedrale.

Sabato 17 marzoOre 10.30 - Brescia - Santa Messa per i coscritti in Cattedrale.

Domenica 18 marzoOre 8.30 - Brescia - Santa Messa presso l’infermeria (Casa degli angeli) delle suore doroteedi Cemmo di via S. Emiliano.

Martedì 20 marzoOre 16 - Brescia -Incontro e Santa Messapresso il Seminario maggiore.

Mercoledì 21 marzoOre 9.30 - Brescia -Consiglio presbiterale diocesanopresso il Centro pastorale Paolo VI.

Ore 20.45 - Urago d’Oglio -Incontro con la comunità parrocchiale.

tenere a nessuna. Si può fraternizzare e avere pensieri e sentimenti spiritua-li in comune, senza nemmeno porsi il problema di una comune dottrina o sentirne l’esigenza. Poiché dunque la religione è una caratteristica così personale e una proprietà così priva-ta, si deve assolutamente ignorarla nei rapporti tra le persone. Se anche uno cambiasse religione ogni mattina, a te che cosa dovrebbe importare? In-dagare sulla religione di un altro non è meno indiscreto che indagare sulle sue risorse economiche o sulla sua vita familiare”.

La Cancelleriadella curia diocesana,a seguito dell’ordinanza dell’ordinario diocesano, comunica i provvedimentidella settimana:

Il sac. don Ettore Truzzi,già parroco delle parrocchiedi Provaglio Sopra e Provaglio sotto in Valle Sabbia,è stato nominato parrocodella parrocchia di Fiesse.

Il sac. padre Galpottha Liynage(dello Sri Lanka)è stato nominato Cappellano Coadiutore per gli immigrati dello Sri Lanka nella “Missione con cura d’anime” pressola parrocchia della Stocchetta.

Il sac. don Giuseppe Maccalli (della diocesi di Crema)è stato nominato presbitero collaboratore anchedella parrocchia di Vello.

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l Concilio davanti a noi” è il tito-lo del corso di approfondimen-to sui documenti del Concilio Vaticano II, che si è svolto dal 27 ottobre 2011 all’11 febbraio

scorso, organizzato da Azione catto-lica, Istituto superiore di scienze eeli-giose, Scuola di teologia per laici, Uf-ficio diocesano organismi ecclesiali di partecipazione, Ufficio diocesano pastorale della scuola. Il corso si pro-poneva lo studio delle quattro costitu-zioni conciliari, secondo uno schema comune che prevedeva un primo mo-mento di approfondimento dei testi e un secondo sulla loro ricezione nella vita della Chiesa. Scopo dichiarato del corso era quello di “favorire una mentalità conciliare adatta a credenti consapevoli della propria vocazione”. È stata positiva questa rivisitazione del Concilio, a 50 anni dalla sua con-clusione; il Concilio che fu la realiz-zazione di un’istanza di rinnovamen-to che sentiva crescere nella Chiesa e che rappresentò veramente una “primavera”. Con i relatori sono sta-te affrontate le complessità dei testi, tutto il lavoro di preparazione della stesura finale, le difficoltà e i proble-mi della loro recezione nella vita della Chiesa, tra fughe in avanti e resistenze

conservatrici. La stessa atmosfera dei giorni del Concilio l’abbiamo rivissuta sin dalla prolusione al corso, tenuta da padre Ghislain Lafont, monaco be-nedettino. Con la sua oratoria calda e semplice ci ha riproposto le speranze di quel momento e il lungo cammino che ne è seguito. Egli ha presentato il Concilio come l’inizio di una nuo-va fase della nostra comprensione del messaggio cristiano, sintetizzata nella frase di Giovanni XXIII: “Non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio”. Ha paragonato l’insieme dei docu-menti conciliari come una volta, la cui chiave è costituita dalla Dei Verbum, ossia il nucleo fondamentale della fe-de, e i cui pilastri sono la Lumen Gen-tium, ossia la Chiesa in se stessa, e la Gaudium et Spes, ossia la Chiesa nel mondo. Questa volta sorregge e orien-ta il cammino ecumenico della Chiesa e il suo incontro con la contempora-neità. Ma è con la liturgia, cardine del rinnovamento conciliare, che si espri-me e si alimenta la vita della Chiesa. A differenza della concezione ecclesiale medievale e post tridentina, che pone-va la Chiesa come struttura gerarchi-camente ordinata e in certo qual mo-do separata dal “mondo”, l’ecclesiolo-

gia conciliare ripropone la Chiesa nel mondo, ricuperando quella che era la più antica concezione patristica. Prima che una struttura gerarchica, la Chiesa è il popolo di Dio, l’insieme dei credenti. Tutti i fedeli sono pro-tagonisti responsabili della missione ecclesiale; tutto il popolo di Dio è in cammino verso una migliore consa-pevolezza e partecipazione alla vita cristiana. Veramente si può dire che “il concilio è nelle nostre mani”, pro-prio per dire che a noi cristiani del XXI secolo, è affidato il compito di conti-nuare l’impegno di fedeltà al Vangelo segnato dall’evento conciliare. Non a caso è da segnalare l’esistenza di un apposito sito www.vivailconcilio.it ove poter eseguire il movimento di idee che continua sui temi conciliari. Vorremmo concludere con le parole di padre Lafont: “La Chiesa, nel corso dei secoli, tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio”. Tale momento profetico aiu-ta non poco ad afferrare il significato del passato, mentre reciprocamente l’analisi onesta di questo contribuisce alla conoscenza veritiera del presen-te e a un’immaginazione non troppo fantasiosa dell’avvenire”.

Fa tappa in Valtrompia la collana di dvd dedicati alle chiese parrocchia-li, realizzata da Voce Media con il patrocinio della Sottocommissione catechesi attraverso l’arte. La par-rocchiale di San Marco a Gardone è un pregevole edificio costruito tra il 1582 e il 1606 su probabile progetto di due grandi architetti bresciani del secolo XVI: Ludovico Beretta e Pier Maria Bagnatore. L’interno presen-ta una ritmata scansione di crociere sia nella navata centrale, con volta

a botte, sia nelle due laterali. Il tran-setto, con la cappella della Madon-na e di S. Giuseppe, è realizzato tra il 1936 e il 1939, su progetto dell’ing. Gennaro Stefanini. L’aula sacra cu-stodisce pregevoli tele dovute ad Antonio Gandino (1560 - 1630), Pie-tro Ricchi (1606 - 1675), Francesco Paglia (1637 - 1714), Francesco Lo-renzi (1723 - 1787) e ad altri pittori di scuola veneta e bresciana. Note-voli gli affreschi di Eliodoro Cocco-li (1880 -1974) compiuti dall’artista

tra il 1924 e il 1930 nella cupola del presbiterio e nella cappellina del battistero. Fra le più antiche ope-re di scultura lignea primeggia la soasa dell’altare del SS. Sacramen-to ricomposta nel primo Settecen-to. Comprende statue dovute a Cle-mente Zamara e Clemente Tortelli e un Crocifisso – ospitato in una nic-chia centrale – assegnabile a Maf-feo Olivieri. I tre intagliatori ricorda-ti sono bresciani e vivono tra il XV a il XVI secolo. Di assoluto rilievo

sono inoltre le statue dei SS. Cate-rina e Domenico – collocate in ri-spettive nicchie ai lati della bussola – lavori giovanili di G. Battista Car-boni (1729 - 1790), pagati all’artista nel 1750. Una segnalazione merita il grande organo “Inzoli”, realizzato nel 1982 dall’omonima ditta, rappre-sentata da Luigi Bonizzi. Revisiona-to nel 1992 e nel 2003, lo strumento conta 3268 canne e 51 registri sono-ri. Chi fosse interessato al progetto, può contattare lo 03044250.

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Parrocchia Conversione di S. Paolo in Flero

CHIESA PARROCCHIALE DI

FLERO

Anno 2010

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Parrocchie di Botticino

CHIESE PARROCCHIALIDI BOTTICINO

Anno 2010

Parrocchia di San Lorenzo martire - Verolanuova (BS)

LA BASILICA DI SAN LORENZO

A VEROLANUOVA

Anno 2010

Parrocchia di Santa Maria Assunata in Montichiari

IL DUOMO DI MONTICHIARI

Anno 2009

Parrocchia di S. Maria Assunta in Ghedi (Bs)

LA CHIESA PARROCCHIALE

DI GHEDI

Anno 2011

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on mi vergogno del Van-gelo” è il titolo della se-rata di “Agorà” che ha vi-sto come protagonisti il vescovo Monari, don An-

gelo Maffeis e il sindaco di Iseo Ric-cardo Venchiarutti che si sono con-frontati sul tema della missionarietà. Nella sua introduzione il Vescovo ha ricordato la necessità per la Chiesa bresciana di rivedere “la pastorale per capire come possiamo cogliere meglio la nostra missione”. La mis-sione di Gesù, infatti, continua nel-la storia attraverso la missione dei discepoli e della Chiesa. “Le unità pastorali – ha continuato Monari – sono un’occasione per rivedere cosa conta davvero nella nostra vita pa-storale per passare da una pastorale incentrata sulla singola parrocchia a una su più parrocchie”. In questo percorso di discernimento comuni-tario verso il Sinodo, il Vescovo esor-ta la testimonianza di tutti i battezza-ti (soprattutto quelli che lavorando nella scuola, nella politica e nell’eco-nomia sono continuamente a con-tatto con credenti e non credenti), chiamando tutti alla corresponsa-bilità. Le forme attraverso le qua-li si struttura l’azione della Chiesa possono sì variare come ha ribadito don Angelo Maffeis anche perché in alcuni casi sembrano anche pesan-ti. Non può, però, bastare cancella-re l’esistente, ma piuttosto bisogna

scelta di chi pensa che basta azze-rare le strutture. Per arrivare a una ridefinizione del territorio diventa indispensabile fare quello che in questi anni di ristrettezze economi-che hanno fatto i Comuni: stabilire delle priorità. Questo in sintesi il pensiero di Riccardo Venchiarutti, sindaco di Iseo. Al termine degli in-terventi, il dibattito partecipato ha posto alcuni quesiti intelligenti ai relatori. In molti chiedono, all’inter-no di questo percorso, il coinvolgi-mento pieno dei laici, ma lamenta-no anche l’assenza di sacerdoti che possano dedicare il loro tempo alla

chiedersi la logica per cui sono cre-sciute: la Chiesa voleva essere vicina ai luoghi in cui vivevano le persone. Secondo don Maffeis non è saggia la scelta di chi sostiene andiamo avanti così, ma non è altrettanto saggia la

Martedì 13 marzo si sono celebra-ti a Milano i funerali di padre Em-manuel Braghini (1928-2012), fra-te cappuccino bresciano legato al Movimento di Comunione e Libera-zione. Era un uomo pieno di ener-gia, positivo, appassionato al bello. Ogni sua parola era un richiamo al padre di Cl, a don Luigi Giussani. Don Juliàn Carròn l’ha ricordato così affidandolo alla tenerezza di Dio: “Compagno di don Giussani fin

dall’inizio del movimento per un in-contro casuale che gli aveva rivolu-zionato l’esistenza, ha condiviso la storia di Cl e dei Memores domini con fedeltà esemplare. Il suo entu-siasmo per Cristo e per la Chiesa, pieno di ilarità e di umanità, conta-giava chiunque lo incontrava. Pove-ro per tutta la vita alla maniera di San Francesco perché ricco di Co-lui che aveva di più acro, ottenga in premio l’immedesimazione compiu-

ta con cristo in compagnia del gran-de amico ritrovato per sempre”. Pa-dre Manuel incontrò don Giussani nel 1954 e divenen un suo fedele collaboratore, nonché confessore. Nel 1983 ebbe l’intuizione del Villag-gio di Edolo, uno spazio di riposo e di preghiera per le famiglie là dove prima c’erano gli operai dell’Enel. A Edolo portava anche i giovani universitari, educandoli a vivere la fede in un’esperienza di comunità.

preghiera e non siano troppo occu-pati da riunioni impossibili. La prima occasione di confronto ha dato l’im-pressione che la comunità cristiana è pronta a confrontarsi sul tema. Gli appuntamenti, comprese le schede, non mancano.

Portava un nome impegnativo Raffaello, anche se non aveva certo le smanie dell’illustre pittore. È stato mio collega all’Unione Agricoltori. Io ero già lì, mentre per lui era il primo lavoro, poi era andato a prestare la sua opera presso la Fondazione Casa di Dio. Era buono e mite. Aveva una sua filosofia di vita e quel suo modo di porgere particolare, insieme ai pareri tecnici della sua professione, o alle occasioni d’incontro casuali. Era puntuale

nei doveri e scrupoloso. È strano, ma sembra di volerne parlare bene solo perché lui non c’è più, perché lui, adesso, è andato via. Era ammalato, certo, ma se n’è andato all’improvviso quando nessuno se l’aspettava perché il suo cuore si è stancato di battere. Ha lasciato la sua famiglia in queste giornate quasi di primavera, ha lasciato Betty, la cara, gentile e dolce Betty, “voce” di Radio Voce che adesso è sola ed immagino che per lei sarà difficile sopportare questa solitudine.

Arrivederci Raffaello, speriamo di poterci incontrare dall’altra parte dello spartiacque dove la corrente tutti ci porta. Sei andato avanti e forse hai già incontrato qualcuno dei nostri che ti ha preceduto e con i quali abbiamo collaborato, “Tutti per uno e uno per tutti” quasi fossimo, nel nostro piccolo, i moschettieri del re. Il nostro re era l’Organizzazione degli agricoltori, era il dovere di rappresentarli al meglio, con tutte le forze disponibili. Ricordo che, in questo, tu come

gli altri, ti impegnavi e hai dato ciò che occorreva con bravura e sentimento. Ti abbiamo salutato per l’ultima volta nella bella chiesa di San Giovanni, e mi è venuta in mente quella canzone che è un po’ di circostanza, ma è così densa di significato “in Paradiso ti accompagnino gli Angeli”. Ho immaginato che la bara, che pure era lì con i fiori e la gente che pregava, di certo fosse vuota, perché gli Angeli avevano già provveduto. (Agostino Mantovani)

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La mia messa, il mio parroco, il mio oratorio

Non mi vergogno del VangeloMissione ecclesiale,unità pastorali e territorio

I miei vicini e i miei lontaniUnità pastoralie segni dei tempi

La mia e la tua unità pastoraleLa fisionomiadelle unità pastorali

Il mio catechismo,la mia messa e i miei poveri

Annuncio, liturgia e caritànelle unità pastorali

Le mie riunionie il mio consiglio pastorale

Organismi di comunionee unità pastorali

Il mio parroco,la mia suora e i miei laici

I ministerinelle unità pastorali

Il mio oratorio e i miei giovaniPastorale giovanile e oratorionelle unità pastorali

Il miei gruppi e le mie associazioniAggregazionie unità pastorali

Il mio bollettino e il mio teatroComunicazione e culturanelle unità pastorali

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uanti di noi hanno let-to, almeno una volta nella vita, la Costituzio-ne per intero? E quanti invece ne conoscono

le origini, la struttura e i principi che spinsero i padri costituenti a redigerla in quel modo? A solle-vare l’interrogativo è il professor Giuseppe Frigo, docente presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Uni-versità degli Studi di Brescia, giu-rista, avvocato, ma soprattutto dal 2008 membro della Corte Costitu-zionale, nell’occasione di una le-zione-conferenza dal titolo “Dallo Statuto Albertino alla Costituzione italiana”, organizzata dal Liceo Ve-ronica Gambara in collaborazione con l’Associazione Giuseppe Za-nardelli a conclusione del percorso di riflessione sui 150 anni dell’Uni-tà d’Italia. La Costituzione del 1948 nacque, com’è noto, dalle macerie del post-fascismo. Ma non sempre si ricorda

che, esattamente cento anni prima, il 4 marzo 1848, il re Carlo Alber-to di Savoia aveva promulgato nel Regno di Sardegna quella che, per un secolo, sarebbe stata punto di riferimento dello Stato unitario, ossia lo Statuto Albertino, le cui norme furono estese, nel 1861, a tutta l’Italia. “Entrambe – spiega il prof. Frigo – hanno forma e so-stanza di costituzione, perché di-sciplinano le istituzioni principali e i poteri dello stato, configurano i diritti fondamentali dei cittadini e le rispettive garanzie”. Tuttavia, tra lo Statuto e l’attuale Costitu-

zione esistono sostanziali diffe-renze che segnano un percorso di evoluzione e di maggior garanzia, nell’ottica della tutela dell’ordine democratico che la Carta concessa da Carlo Alberto non aveva saputo mantenere, rimanendo travolta ed esautorata dallo strapotere fasci-sta. Il fascismo, pertanto, non ebbe la necessità di abrogare lo Statuto: esso, infatti, poteva essere modifi-cato da leggi ordinarie. Fu dunque sufficiente svuotarlo di significato disapplicandolo, e affiancandogli provvedimenti contrari che nes-suno ebbe il potere di contrasta-re. “Alla prova della storia – pro-segue il prof. Frigo – lo Statuto ha fallito come legge fondamentale dello Stato per la mancanza di un organismo di garanzia, ma ha for-nito la cornice di riferimento per la costruzione dell’unità”. Quando, nel 1946, l’Assemblea Costituente iniziò i lavori per la stesura della nuova Carta, parve dunque eviden-

te la necessità di conferirle mag-giore tutela configurandola come un documento rigido, la cui modi-fica avrebbe dovuto subire un iter complesso ed essere approvata da un’amplissima maggioranza parla-mentare. Per questa ragione, come organo incaricato di difendere la Carta dalle leggi che contrastano con essa, fu istituita la Corte Co-stituzionale “che – precisa il prof. Frigo – per dirla con le parole del collega Valerio Onida, è la voce del-la Costituzione”.Un’altra fondamentale differenza, forse non così nota, è il fatto che lo Statuto venne concesso dall’alto, ossia imposto dal re ai suoi “regni-coli”, mentre la nostra Costituzione è un atto della sovranità popolare, frutto del lavoro di un’assemblea eletta dal popolo, per la prima vol-ta a suffragio universale. “Ricordo ancora l’emozione di mia madre al suo primo voto – racconta il pro-fessore – quel volto commosso

era l’espressione di tutte le donne italiane, espressione fondante del nuovo stato democratico”. Stato fondato su una sovranità popolare, che destituiva la monarchia sabau-da tramite un referendum e procla-mava la repubblica, ponendovi a capo un uomo, il Presidente, il cui ruolo, non a caso, è anche quello di essere garante della Costituzione. 100 anni, dunque, intercorsi tra due costituzioni profondamente diverse ma che a loro modo han-no segnato la storia e le tappe di un’Italia che “è cresciuta negli an-ni e deve essere orgogliosa, gelo-sa della propria Carta Costituzio-nale, deve imparare a conoscer-la e deve saperla utilizzare come guida nella quotidianità”. E a chi gli chiede cosa pensa delle spinte che in ogni legislatura inducono a possibili modifiche di alcune parti di essa, risponde che “il dibattito è normale, ma per fortuna oggi esi-stono delle garanzie”.

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Franco Branciaroli, Lucilla Giagno-ni, Marco Baliani, Silvio Castiglioni e il Teatro della Valdoca sono solo alcuni dei protagonisti di questa edi-zione di Crucifixus – Festival di Pri-mavera, festival di teatro sacro, che quest’anno festeggia i quindici anni di vita. Ancora una volta sarà un’edi-zione dai grandi numeri: 4 settimane di festival, 18 spettacoli, 36 repliche, 5 produzioni del festival, oltre 100 artisti coinvolti e 20 comuni.Davanti al successo della manife-stazione Carla Bino, direttrice ar-tistica, ai microfoni di Radio Voce, commenta: “Il territorio riconosce questo progetto come un suo pro-getto, lo sente vivo, lo attende, ne è protagonista e attore”.Anche nel 2012 Crucifixus mantie-ne inalterata la sua articolazione in due grandi sezioni: la prima, Terra di Passione, legata ai territori “sto-rici” del festival, ossia la Valle Ca-monica e il Sebino, avrà il compito di inaugurare il festival il 24 mar-zo. Poi, fino al 14 aprile il pubbli-co potrà spostarsi tra i diciannove comuni coinvolti scoprendo le bel-lezze artistiche del territorio, valo-rizzate attraverso una selezione di spettacoli di grande qualità. La se-conda sezione, Scene Sacre in cit-tà, si svolgerà tra il 18 e il 21 apri-le, proponendo al proprio pubblico una produzione del festival di forte impatto emotivo, Cuore a mille, e gli spettacoli di tre grandi nomi del pa-norama italiano, il Teatro Valdoca, Lucilla Giagnoni e Silvio Castiglioni.Una serie di appuntamenti che chia-ma in causa “la dimensione della co-

originale – commenta ancora Carla Bino – Noi facciamo una proposta e ciascuno si avvicina agli spettacoli sulla base di ciò che sta cercando. C’è chi cerca un approfondimento quaresimale e pasquale, oppure può esserci chi si avvicina con una mo-dalità laica, perché apprezza le for-me d’arte, sia figurativa, che dram-maturgico teatrale. Credo che la co-sa migliore sia mettersi in ascolto e mettersi in gioco, perché non è mai qualcosa a cui assistere da spetta-tori, ma da condividere”. Crucifixus lavora anche quest’an-no nelle due direzioni che ha sem-pre seguito fin dalla sua nascita: la riscoperta delle tradizioni religiose del territorio (sia nelle forme po-polari - feste, processioni e sacre

ralità – continua il direttore artisti-co – perché non è un festival calato dall’alto, ma è una convocazione di una comunità. Chiamare attorno a un tema coloro che sono interessati: il ricordo della Passione di Cristo, la morte e la rinascita”.Il festival è nato 15 anni fa in Val Camonica e sul Sebino, poi quattro anni fa si è ampliato in città “che l’ha sposato con un appuntamento

Doppio appuntamento al PalaBre-scia con la comicità e la musica. Giovedì 15 marzo ore 21, per la sta-gione “Colpi di scena al PalaBre-scia”, arriva Paolo Rossi nel “Mi-stero Buffo di Dario Fo nell’umile versione pop”. Musiche composte ed eseguite dal vivo da Emanuele Dell’Aquila con la partecipazione straordinaria di Lucia Vasini e la regia di Carolina De La Calle Ca-sanova.

Il Mistero Buffo nella versione pop di Paolo Rossi è un omaggio al maestro Dario Fo, ed è anche un’avventura, uno spettacolo che si allontana il più possibile dalla versione originale diventando un contenitore unico, dove i misteri originali e quelli nuovi si unisco-no e si miscelano, come accade nel teatro popolare. Ogni sera diverso, recitato con il pubblico e non per il pubblico, è

uno spettacolo ricco di cambi di registro, è un’allegoria che con-fonde i generi, la finzione con la realtà, i sogni del popolo con la cronaca. Ingresso da 14 a 24 eu-ro, a cui aggiungere la prevendi-ta. Ridotto per coloro che hanno conservato e presentano i bigliet-ti dello spettacolo “Itis Galileo” di Marco Paolini, al PalaBrescia il 21 gennaio scorso.Sabato 17 marzo alle 21 invece

sarà la volta del concerto di Elio e le storie tese. Elio torna al Pala-Brescia dopo essere stato in ter-ra bresciana negli scorsi anni con progetti particolari. Ora invece viene con la band al completo per un conerto che ci si aspetta esila-rante e allo stesso tempo di ottima qualità musicale. Ingresso da 22 a 35 euro a cui aggiungere la preven-dita. La data bresciana è inserita ne tour 2012.

rappresentazioni - sia nelle forme più colte - drammi liturgici, sermo-ni medievali, antiche preghiere) e la valorizzazione del patrimonio artistico locale attraverso le per-formances di artisti di caratura na-zionale.

Il 15 e 16 marzo, nel Ridotto del Teatro Grande, Sentieri selvaggi si esibirà nello spettacolo “Concertoal buio”: i musicisti Piercarlo Sacco, Enrica Meloni, Laura Riccardi e Aya Shimura saranno protagonisti di un’affascinante performance musicale eseguita e ascoltata nella totale oscurità.Sentieri selvaggi interpreterà “In iij. Noct”, un brano di Georg Friederich Haas in cui gli strumentisti saranno impegnati a costruire una particolare trama

sonora dagli esiti imprevedibili perché ovviamente condizionata dalla particolarissima modalità performativa richiesta dal pezzo.La trasformazione del rapporto tra percezione, ascolto e musica è al centro del progetto compositivo di Georg Friedrich Haas, autore di crescente successo in tutto il mondo: Haas incarna, infatti, una novità nel mondo dell’avanguardia, avventurandosi in territori inesplorati e ricercando sonorità

nuove, pur affondando le proprie radici nella tradizione classica. Gli ultimi biglietti per la data del 15 marzo sono disponibili presso la Biglietteria del Teatro Grande; tutto esaurito invece per lo spettacolo di venerdì 16 marzo. Eugenio Finardi sarà il protagonista de “Il cantante al microfono” lunedì 19 marzo alle 21, in un evento riservato ai possessori della TeatroGrandeCard e ai sostenitori della Fondazione.

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l “giallo” torna nei pomeriggi bresciani grazie ai cinque in-contri proposti da “Brividi fuo-ri scena”, rassegna di appunta-menti promossa dal Ctb, curata

da Magda Biglia e coordinata da So-nia Mangoni. La “squadra vincente” del Festival del Giallo riparte dunque con una “nuova proposta – spiega la Presidente del Ctb, Carla Boroni – che intende coniugare le produzioni di questo genere letterario con il te-atro”. “Il giallo scava nella tragicità dell’esistenza – sottolinea Magda Bi-glia – nell’animo umano, nei fatti, nel-la società e nella storia, così come fa il teatro”. “Gli autori scelti per la ras-segna sono personaggi molto legati al contesto teatrale – aggiunge Sonia Mangoni – che si sono distinti come autori di sceneggiature, come attori o che comunque mantengono una forte attenzione verso di esso”. Ad ospita-re ogni appuntamento sarà, come di consueto, il foyer del Teatro So-ciale (via Cavallotti 20). Si comincia giovedì 29 marzo: Natalino Balasso, a Brescia con lo spettacolo “I Ru-steghi”, sarà intervistato da Milena Moneta, già tra le curatrici del cita-to Festival. Nell’occasione Balasso presenterà il suo terzo romanzo, “Il figlio rubato”. Lunedì 2 aprile ci sarà Andrea Vitali, medico prestato con successo alla letteratura, già autore di “Olive incomprese” e “Zia Antonia sapeva di Menta”. Vitali dialogherà con Ermanno Paccagnini, suo pri-mo recensore e scopritore. L’occa-sione sarà quella di raccontare il suo ultimo romanzo, in libreria dal 1 marzo, dal titolo “Galeotto fu il

Martedì 20 marzo alle 20.45 il teatro stabile del Veneto mette in scena “Il Ventaglio”. Questa commedia corale di Goldoni con scene frizzanti animate da movimento continuo, è la nuova sfi da del giovanissimo regista Damiano Michieletto. Con un gruppo di altrettanto giovani attori mette in scena, con un ritmo indiavolato, ciò che avviene per via di un oggetto che non vale neanche due lire, ma che scatena incomprensioni, smanie e gelosie.

Molti apprezzamenti dalla critica: si parla di un allestimento di grande freschezza, dinamico e pieno di invenzioni, che avvolge la goldoniana commedia degli equivoci di rimandi shakespeariani di mordace spirito mozartiano e di aperture sul nostro presente, dalla fisicità cara al teatro contemporaneo alla Amy Winehouse di “Cupid”. E perfino il ventaglio che passa di mano in mano… Ingresso 19 euro, ridotto 16 euro. Info: teatro-odeon.it

Si avvicina la stagione estiva e, quindi, è tempo anche di programmare nel dettaglio la tradizionale proposta dei nostri oratori. A Casa Foresti mercoledì 21 marzo alle 10 e alle 20.30 l’Ufficio oratori presenta il Grest ai sacerdoti, ai coordinatori e a tutti gli animatori. Durante l’appuntamento verranno illustrati i temi, gli obiettivi, l’ampia sussidiazione, il materiale pastorale, la storia... Sono state pensate anche tre serate specifiche per gli animatori:

venerdì 20 aprile all’auditorium Balestrieri, venerdì 27 aprile al teatro Il Gabbiano di Ghedi e venerdì 4 maggio all’oratorio San Bernardino di Chiari. Entro il 2 aprile si ricevono le iscrizioni al corso coordinatori Grest (Incontro riservato a responsabili di oratorio e futuri coordinatori Grest, almeno maggiorenni). Sul tema della progettazione Grest (incontro riservato ad animatori di 16-19 anni) le iscrizioni (5 euro) si ricevono entro l’11 aprile 2012.

L’associazione culturale delle Camelie di Cologne propone fino al 18 marzo nell’azienda ospedaliera Mellino Mel-lini presidio ospedaliero di Chiari; sa-rà poi in esposizione negli altri presidi dell’azienda ospedaliera. Una rifles-sione sulla maternità. È un evento che l’uomo vive da sempre e che si presen-ta ai suoi occhi in modo così naturale eppure così straordinario da racchiu-dere in sé, come concetto principe, il divenire dell’uomo stesso. La mater-

nità assume connotati individuali, col-lettivi e universali. Individuali perché ciascun individuo, uomo o donna che sia, vive questa dimensione in modo del tutto personale, provando e spe-rimentando una gamma di sentimen-ti unici perché fortemente intimi, tal-volta in contrasto tra di loro, che non sempre riesce a condividere con altri. La maternità sveglia delle parti di noi che altrimenti rimarrebbero sopite. Collettivo perché la società stessa

prevede, o dovrebbe prevedere, tutele alle donne che stanno garantendo il futuro del genere umano stesso, de-tentrici e custodi di un “bene collet-tivo”. Universali perché la maternità rende eguali tutti i popoli. Universale è il valore del “prendersi cura” di noi stessi, di chi ci circonda, della natu-ra. Il prendersi cura, culturalmente da sempre assegnato alla donna, sembra delinearsi come un percorso che ci unisce e che forse ci indicherà una

possibile via per camminare per le strade di un mondo in profondo cam-biamento e bisognoso di trovare nuo-ve interpretazioni. Il “prendersi cura” implica un rispetto dell’altro, vissuto nella sua unicità. L’esperienza della maternità non consiste nel plasmare un’altra vita ma nel concedere di es-sere plasmate, di cambiare la propria fisicità, così come la propria anima, per consentire ad una nuova vita di esprimersi nella sua unicità.

collier”, giunto in una sola settima-na alla seconda edizione. Piero Co-laprico sarà il protagonista di lune-dì 16 aprile e parlerà al pubblico di “Trilogia della città di M.”. Raccoglie tre racconti trasformati dallo stesso Colaprico in un monologo teatrale. L’autore, che parlerà anche di “Mala Storie”, racconti tratti da storie ve-re, romanzati e pubblicati nel 2010. Il 23 aprile il giornalista Marco Vichi

sarà intervistato da Sabrina Baglio-ni. L’occasione porterà a Brescia “La forza del destino”, quinto episodio della saga del Commissario Bordel-li, pubblicato nel 2011. Questa volta il Commissario si confronta con un caso di omicidio che lo costringerà a una resa momentanea. L’ultimo ap-puntamento è fissato per giovedì 3 maggio: in anteprima nazionale, El-da Lanza, prima presentatrice della tv italiana, a colloquio con il giorna-lista Mariano Sabatini, racconterà la sua nuova esperienza nel campo della letteratura, descrivendo il suo romanzo di debutto, “La signorina Olga”, in uscita. Tutti gli incontri a ingresso libero fino a esaurimento dei posti con inizio alle ore 17.45. Per informazioni: ctbteatrostabile.it

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“Storie democristiane bresciane” è l’ultima fatica di Eugenio Fontana (nella foto). Il racconto prende le mosse dall’affacciarsi alla ribalta della Dc bresciana di Bruno Boni che per trent’anni sarà il dominatore assoluto. Pian piano cominciano ad alternarsi sulla scena tanti personaggi: Fabiano De Zan, Annibale Fada, Mario Pedini, Giacomo Mazzoli, Gianni Prandini. Si verifica l’articolazione e la codificazione delle correnti: amici di Fanfani, di Moro, della “Base”.

“Il Cittadino”, l’organo di stampa ufficiale, passa – per quanto concerne la direzione - di mano in mano. A questo punto l’autore dedica un capitolo a Gianni Prandini:fino alle vie della politica: dapprima il movimento giovanile, poi la vicesegreteria del partito, da ultimo il vertice politico. E siamo al 1971: muoiono Angelo Gitti e Annibale Fada. Un altro capitolo è riservato a Mazzoli. Nel ’68 diviene senatore; nel 1971, il camuno ha fissato su un foglio di appunti

intuizioni fondamentali: “Il partito è in progressiva ed accelerata fase dissociativa; anche il movimento fanfaniano e doroteo sono percorsi da un processo di sgretolamento”. Negli anni seguenti nasce la corrente “Rinnovamento Popolare” che vede uniti Mazzoli e Prandini. Nel 1980 Riccardo Conti viene eletto segretario provinciale. Nell’83 c’è “un inatteso crollo democristiano alle elezioni”. Muore Mazzoli, stroncato da infarto. Nel 1985 Eugenio Fontana

viene eletto segretario di zona: la crisi del partito in Valcamonica appare disastrosa. Cominciano, anche lungo la vallata dell’Oglio a “girare” nomi più o meno nuovi: Paolo Franco Comensoli, Pietro Avanzini, Gianni Minelli, Arturo Minelli. A Brescia riecco Bruno Boni, ma la storia, e con lei il volume, continua. E così si arriva al 1991 quando dalle urne esce un dato significativo: a Brescia la Lega è il primo partito. (e.g.)

el corso di un incontro al Museo di Santa Giulia l’Assessore alla cultura e al turismo, Andrea Arcai, ha presentato il bilancio

delle attività svolte durante i primi quattro anni di mandato e ha deline-ato gli obiettivi futuri per rilanciare cultura e turismo in città.“È nata finalmente anche a livello na-zionale – ha affermato Arcai – una di-scussione sulla cultura, innescata dal-la consapevolezza che i tagli sistema-tici applicati da circa 20 anni hanno prodotto una situazione insostenibi-le per una nazione come l’Italia dove sono concentrate le maggiori risorse storiche, artistiche e architettoniche del mondo”.Il riferimento va alle recenti dichiara-zioni del Ministro dello sviluppo eco-nomico Corrado Passera sulla forte inversione di tendenza che il Governo deve fare, nella mobilitazione di tutti gli attori coinvolti nella produzione di cultura e conoscenza al servizio del Paese, che indica una linea comune con l’amministrazione cittadina che da alcuni anni sta cercando di punta-re sulla valorizzazione e lo sviluppo della cultura.“Deve prevalere il concetto della cul-tura come investimento. In quest’ot-tica diventa fondamentale il coinvol-gimento dei privati, soprattutto se si perseguirà la strada della riduzione del carico fiscale o addirittura dell’an-

ta e la nascita della Fondazione del Teatro Grande ha consentito di dare nuovo impulso al ‘Massimo cittadino’ che il 22 marzo festeggia i 100 anni di riconoscimento come monumento nazionale”.E nella scaletta dei lavori in corso ri-corda il completamento del restauro della Pinacoteca, le importanti pub-blicazioni sulle opere d’arte custo-dite nei musei, la partecipazione a Crucifixus, festival di teatro, musica e tradizioni del sacro e il contributo al Festival pianistico internazionale.Maurizio Bernardelli Curuz, diretto-re artistico della Fondazione Brescia Musei, ha paragonato la crisi che in-veste la cultura ad una salutare “cura dimagrante”, da valutare con grande serenità e come terreno fertile per la nascita di strategie alternative. “Dove non arrivano i mezzi occorre far lavorare la fantasia e l’intelligenza. Stiamo lavorando alla produzione di eventi a costo zero. Alla realizzazione di contenuti per delle ‘mostre on line’ che si possano proporre ad un prezzo simbolico, ma che al contempo abbia-no, grazie alla nuove tecnologie, una diffusione planetaria, dove sullo sfon-do compaia l’immagine di Brescia”.A rimarcare che Brescia nonostante le difficoltà non si piange addosso e punta decisamente sulla cultura co-me elemento catalizzatore di nuove energie e di sviluppo sociale ed eco-nomico.

nullamento per chi investe in cultura”.I dati di bilancio più significativi for-niti dall’assessore e che riguardano musei, attività culturali, turismo e bi-blioteche presentano, a causa dei ta-gli effettuati, tutti segni negativi. Con la punta dell’iceberg rappresentata dal meno 4.234.000 di euro per il ca-pitolo mostre.“Ma nonostante le oggettive difficol-tà il mio assessorato ha lavorato con il massimo impegno per cercare di portare avanti le politiche finalizzate a valorizzare e promuovere Brescia”.

E sul fronte dei risultati qualche se-gno positivo c’è. “L’affluenza ai Musei Civici, nonostante la chiusura della Pinacoteca per i lavori di ristruttu-razione, è cresciuta e si è consolida-

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Martedì 20 marzo la Cooperatica cattolico-democratica di cultura propone un incontro con il sociologo Franco Garelli, docente di Sociologia dei processi culturali e Sociologia della religione nell’Università di Torino, autore del libro “Religione all’italiana. L’anima del Paese messa a nudo”. La serata di martedì 20 marzo alle 20.45 nella sala Bevilacqua della Pace verterà sul tema “Religione all’italiana. Le trasformazioni del credere oggi”. Scrive il professor

Garelli in un articolo apparso su “La Stampa”: “Nella società dell’insicurezza, può essere ragionevole non spezzare i legami con la religione prevalente, ritenendola un serbatoio di risorse a cui attingere in caso di necessità; parallelamente, l’adesione al cattolicesimo rappresenta per molti una sorta di difesa di un’identità nostrana in un’Italia via via più multiculturale, soprattutto di fronte a un islam assai visibile sul territorio e enfatizzato dai mass media”.

ignità! Nove scrittori per Medici senza frontiere” (edito da Feltrinelli) è stato realizzato in occa-sione del 40° anno di vi-

ta dell’organizzazione medico-uma-nitaria indipendente.Il libro completa un progetto iniziato tre anni fa con “Mondi al limite”. Un progetto volto a dare voce a chi non ce l’ha, a mostrare realtà imprigio-nate dalla povertà, dall’ingiustizia, dalla mancanza di accesso alle cu-re di cui spesso s’ignora l’esistenza. Volti di uomini, donne e bambini che vengono descritti in tutta la loro for-za e determinazione dalla penna di 9 scrittori internazionali che hanno avuto la possibilità di incontrarli in alcuni programmi di Medici senza frontiere (Bangladesh, Bolivia, Bu-rundi, Grecia, India, Malawi, Repub-blica democratica del Congo, Suda-frica) e di raccontare le loro storie, spesso romanzate e non sempre a lieto fine, ma che per la prima vol-ta rendono loro la propria dignità. Medici senza frontiere (Msf) è la più grande organizzazione umanitaria indipendente di soccorso medico al mondo nata per offrire soccorso sa-nitario alle popolazioni in pericolo e

testimoniare delle violazioni dei di-ritti umani cui assiste durante le sue missioni in oltre 60 Paesi. Nel 1999, è stata insignita del Premio Nobel per la Pace.“È difficile, quando si visita il Con-go, non ricordare – racconta Mario Vargas Llosa – la tremenda esclama-zione di Kurtz, il personaggio di Con-rad in ‘Cuore di tenebra’: ‘L’orrore!’”; Mario Vargas Llosa ha vinto nel 2010 il premio Nobel della Letteratura e qui ha scritto il racconto “Viaggio nel cuore di tenebra”.“Aderire al progetto di Medici senza frontiere non mi ha solo permesso di arricchire le mie fonti di ispirazione – racconta Tishani Doshi, scrittrice, poetessa e giornalista indiana – ma anche di visitare una parte del mio paese che non conoscevo, il Naga-land, nel nord est dell’India. Ciò che mi ha più colpito – continua l’autri-ce di “Il piacere non può aspettare” che qui ha scritto “Un paese di nome Mon” – è stata la totale iniquità ri-spetto al sud del paese: mentre lì in-fatti si è sviluppato un vero e proprio turismo sanitario e gente da tutto il mondo vi si reca perché sa di trovare cure di altissimo livello, il nord est sembra come sospeso nel tempo. Vi

sono zone senza acqua e corrente elettrica, dove non è possibile nean-che conservare i vaccini. Questo mi ha profondamente colpita”.Tra gli autori anche l’italiano Paolo Giordano, il cui racconto si intitola “Phool gobi vuol dire cavolfiore”, ambientato in Bangladesh. Gli al-tri titoli sono “Cape Town, Johan-nesburg” di Catherine Dunne am-bientato in Sud Africa; “La proposta” di Alicia Giménez-Bartlett la cui am-bientazione è la Grecia; “Makass” di James A. Levine si svolge nella Re-pubblica Democratica dell Congo; “Dove abitano i vampiri” di Eliane Brum racconta la Bolivia: “è il Ma-lawi invece il Paese che ospita le vi-cende di “My life as a bag” di Esma-han Aykol e il Burundi “Le alture del Tanganica” di Wilfried N’Sondé.

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Televisione, ultima frontiera. Il li-mite che separa il decente dall’in-decente è già stato superato da un pezzo, ma dalla Cina giunge notizia che è stato raggiunto e oltrepassato anche il confine fra umano e disu-mano. Si tratta di “Interviste prima dell’esecuzione”, un docu-reality prodotto dalla tv pubblica dell’He-nan, una delle province della scon-finata Repubblica popolare cinese. La trasmissione è nata nel 2006 e per anni ha mostrato, in onda nella prima serata del sabato, le intervi-ste ad alcuni condannati a morte, a poche ore dall’esecuzione. Il regime cinese detiene il record delle esecu-

zioni capitali nel mondo: in un anno vengono giustiziati più condannati di quanti ne uccidano tutte le altri nazioni in cui è in vigore la pena di morte. I reati che in Cina prevedono la morte sono i più disparati, oltre ai reati gravi ci sono anche una serie di reati minori, come il contrabbando, la corruzione, la pirateria informati-ca. Migliaia di morti all’anno. E mi-lioni di spettatori per il docu-reality in questione, addirittura picchi di 40 milioni a puntata per seguire la morte in diretta. Un’avvenente gior-nalista, Ding Yu, incontra in carcere chi sta attendendo la propria esecu-zione; lo incalza, si fa raccontare il

motivo della condanna, a volte re-darguisce e giudica duramente la condotta del malcapitato o della malcapitata (la metà delle persone intervistate sono donne), chiede che si rivolgano al pubblico e ai propri famigliari per fare scuse pubbliche. Con queste parole commenta il suo stato d’animo davanti ai suoi “ospi-ti”: “Non mi lascio coinvolgere, non ho compassione per loro perché è giusto che paghino le conseguenze per quello che hanno fatto”. I pro-duttori considerano la trasmissio-ne come un monito educativo per il popolo. Il terrore fra la gente co-me prevenzione dei reati. Dietro le

pressioni della tv britannica Bbc e di altre organizzazioni umanitarie, ma soprattutto dopo un documen-tario di denuncia che l’anno scorso ha girato il mondo, pare che la pro-grammazione di “Interviste prima dell’esecuzione” sia stata sospesa.Per fare facile e spietata ironia si potrebbe dire che il “cinese medio” è abituato a vedere anche di peg-gio. Ma questo ragionamento evo-ca il proverbiale cane che si morde la coda, perché la sensibilità di un popolo si misura anche da ciò che i media gli propinano.Un’ulteriore dimostrazione del pote-re che i mezzi di comunicazione, in

primis la televisione, possono avere se in mano a un regime totalitarista.La magia dell’immagine in mo-vimento parla tutte le lingue del mondo, valica frontiere e confini geografici, raggiunge l’obiettivo ve-locemente; è efficace e universale.Nella nostra democratica Italia, for-tunatamente, la dimensione del po-tere che traspare dalla tv è più cul-turale che politica.Il regime che ci parla attraverso lo schermo non è quello del terrore, ma bensì quello della frivolezza, del qualunquismo, della superficialità. Chissà che anche questa non sia co-munque una sorta di pena capitale.

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Dopo Brad Bird, passato dalle in-venzioni targate Disney-Pixar alla regia del quarto “Mission Impossi-ble”, un altro regista dello studio di geniali animatori si cimenta con il cinema in carne e ossa. Non si è pe-rò allontanato troppo dalle origini. Andrew Stanton – che ha messo la firma su molti gioielli Pixar, tra cui “Monsters & Co.” e “Wall-E” – ha di-retto “John Carter” rimanendo sotto le ali della Disney. E senza rinuncia-re del tutto all’animazione: non so-

empre Nomadi!” È quasi un urlo di battaglia il salu-to con cui Beppe Carletti, co-fondatore con il com-pianto Augusto Daolio dei

Nomadi, congeda i giornalisti nella conferenza stampa di presentazione del prossimo concerto bresciano del 21 marzo al Palabrescia (ore 21). Un concerto che fa parte del tour teatra-le “Ricordando tour”, organizzato per celebrare i vent’anni dalla scomparsa dell’indimenticabile Augusto.Beppe, questo concerto è anche l’occasione per presentare il nuo-vo cantante, Cristiano Turato, che sostituirà Danilo Sacco. Scopro ora che Cristiano nel 2009 ha vinto il concorso musicale “Primo su Mille”organizzato nella vostra città. Cristiano Turato l’abbiamo scovato sulla rete, lo abbiamo ascoltato su Facebook, poi lo abbiamo invitato per un provino e alla fine, dopo aver-ne testati cento lo abbiamo scelto. Il vero banco di prova sarà però il pal-co. Cristiano non ha nulla a che ve-dere con noi, non ci conosce molto musicalmente ma è per questo che lo abbiamo scelto, è ciò che volevamo. Così potrà dare la sua interpretazione, limitando gli inevitabili confronti con i due cantanti che i Nomadi hanno avu-to in precedenza, Augusto e Danilo.

Questo è un tour teatrale, quali le caratteristiche principali?Un tour in teatro è chiaramente diver-so da un tour studiato per le feste. Per questo abbiamo scelto canzoni più adatte ad atmosfere teatrali, più inti-me e meditative. Non mancheranno naturalmente i nostri classici, garan-tiamo comunque che, avendo in re-pertorio oltre 300 canzoni, ogni sera le stesse cambieranno, anche 6/7 da

si nell’ambito della ricerca sul cancro, abbiamo portato migliaia di quaderni e matite ai bambini di Cuba nel perio-do duro dell’embargo americano, sia-mo stati in India, in Tibet, in Marocco, in Cambogia, in Thailandia e in Laos, sempre per progetti umanitari. Recen-temente abbiamo un feeling partico-lare con il Madagascar dove andiamo tutti gli anni a portare aiuti concreti.Un feeling particolare l’avete an-che con Brescia.Assolutamente si. Qui nel 2007 abbia-mo registrato il live con l’Omnia Sym-phony Orchestra del maestro Bruno Santori, un’esperienza indimentica-bile. È nato uno splendido rapporto, che sfocia anche in progetti umani-tari, con la Omnia Orchestra e con il gruppo Saottini, che ci sta suppor-tando prestandoci le auto per il tour.Quali i prossimi progetti?Non posso ancora rivelare il titolo, che tra l’altro mi piace molto, ma ab-biamo già iniziato le registrazioni del nuovo disco di inediti, che contiamo di pubblicare in maggio, naturalmente con il nuovo cantante. È bello pensa-re che dopo 46 anni dalle nostre pri-me canzoni, “Come potete giudicare” della Primavera del 1966 e “Noi non ci saremo” del Natale 1966, uscire-mo nel 2012 con un cd contenente nuovi brani.

concerto a concerto. La durata sarà di circa due ore e mezza, compreso l’intervallo, d’obbligo in teatro.I Nomadi si caratterizzano non solo per la loro bravura e la loro longevità ma anche per l’attenzio-ne verso progetti di volontariato.È vero, abbiamo fatto tanto, a partire dal momento nel quale Augusto ci la-sciò. Nacque l’associazione “Augusto per la vita” e con essa molte cose: ab-biamo dato una mano al prof. Verone-

Successo confermato nello scorso mercoledì 13 marzo per l’anteprima della nuova edizione del festival del Vittoriale “tener-a-mente” per la prossima stagione. James Taylor inaugura la rosa dei nomi degli artisti internazionali in una location davvero d’eccezione come il Teatro Grande di Brescia. Tutto esaurito per la data che fa parte dell tour che James Taylor and His Band stanno tenendo nelle splendide cornici dei teatri più importanti d’Italia.

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lo perché il film, costato assai e ad oggi non molto premiato dal pub-blico, mescola set reali e computer grafica; ma anche perché l’eroe Jo-hn Carter si muove saltellando qua e là come un cartoon d’altri tempi, e prende per tutto il tempo botte da orbi senza batter ciglio.È insomma anche lui una figurina assai poco umana, benché sia l’uni-co terrestre tra i protagonisti. L’in-trigante idea di partenza prevede in-fatti che Carter (il fascinoso Taylor

Kitsch) sia un cercatore d’oro sudi-sta negli Stati Uniti del XIX secolo. L’incontro con un misterioso indi-viduo e con un medaglione alieno lo catapulta su Marte, dove si trova invischiato in una lotta tra popoli per la conquista del potere assoluto. Sull’arena marziana di rocce e sab-bia, non troppo dissimile dai pano-rami dei normali western terrestri, si fronteggiano il cattivo Sab Than e il buon re di Helium, la cui figlia Dejah (Lynn Collins) è costretta

controvoglia a un matrimonio paci-ficatore. A muovere le fila del con-flitto sono i Therns, ambasciatori di una imprecisata dea che pare diver-tirsi a mandare i pianeti in rovina.La saga di John Carter è stata nar-rata in undici libri (scritti tra il 1911 e il 1964) dallo scrittore Ed-gar Rice Burroughs. Il coraggioso abitante della Terra, all’inizio rilut-tante, diventerà naturalmente l’ele-mento risolutivo della contesa, con un valido alleato: Tars Tarkas, uno

spilungone verde con quattro brac-cia dietro le cui fattezze è difficile riconoscere Willem Dafoe. Tars è a capo di una popolazione fisica-mente affine ai Na’vi di “Avatar”. E tutto il film lascia l’impressione di una variante di serie B del colosso di James Cameron: l’attacco incu-riosisce, i personaggi attraggono, ma lentamente la storia si spegne in una progressione senza sorprese né ritmo, che gli effetti speciali non riescono a ravvivare.

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el 2006, durante il secon-do governo Prodi, l’allo-ra ministro all’Economia Tommaso Padoa Schiop-pa diede incarico al sot-

tosegretario Nicola Sartor di verifica-re come lo Stato italiano spendesse i suoi soldi, in particolare nella sanità che, insieme alla previdenza, è la voce principale di spesa. Un incarico detta-to dal fatto, appunto, che lo Stato non sapeva addirittura quanto spendeva…Sembrerà incredibile, ma era ed è, purtroppo, ancora così. Come andò quell’esperienza? La Re-gione Lazio, per esempio, ignorava i suoi livelli di spesa, quindi non li comunicò a Sartor. Altre quattro Regioni – tutte nel Mezzogiorno – tenevano e probabilmente tengono ancora oggi una contabilità a span-ne. Il successivo ministro all’Eco-nomia, Giulio Tremonti, adottò un metodo assai spiccio che bypassa-va la valutazione stessa della spesa con l’introduzione dei “tagli linea-ri”? Significava: si spende il 10% in meno, senza guardare al come ma solo al quanto. Metodo sbagliato, dunque, ma giu-sto se si volevano recuperare im-mediatamente determinate somme.Ora si ritorna al recente passato. Il premier Mario Monti ha affidato al ministro per i Rapporti con il parla-mento, Piero Giarda, il compito di verificare il finanziamento dei ser-

de ben di più: circa 800 miliardi di euro, di cui una settantina solo di interessi passivi sull’enorme debi-to pubblico “Il processo di riordino dell’intera spesa pubblica richiederà anni”, ha dichiarato il ministro Giar-da. Già non è facile capire come si disperde il fiume delle tasse nei mil-le rivoli di spesa pubblica; figurarsi poi se sarà facile capire la qualità stessa di quella spesa. Un conto, in-fatti, è verificare se tutte le ammini-strazioni pubbliche seguono gli stes-si criteri, ad esempio negli acquisti. Oppure capire se esistano doppio-ni, o situazioni di distribuzione “a

vizi alle amministrazioni centrali. Insomma, fare i conti di cassa su circa 100 miliardi di euro che lo Sta-to spende per far funzionare la sua burocrazia “centrale”. Lo Stato, di soldi in un anno ne spen-

Il Consiglio regionale lombardo si è espresso contro l’introduzione dell’Imu nel settore agricolo. Nei gior-ni scorsi ha infatti approvato una mo-zione che impegna la Giunta regionale ad attivarsi contro l’introduzione del-la nuova imposta municipale unica in campo agricolo. Al voto hanno però preso parte soltanto PdL, Lega Nord e Pensionati, per l’abbaondono dell’au-la da parte degli altri gruppi della mi-noranza in polemica contro le deci-

sione di considerare inammissibile la mozione con cui si sollecitavano le di-missioni del presidente del consiglio regionale Davide Boni. La mozione ha evidenziato come l’applicazione della nuova Imu ai fabbricati rurali e ai terreni agricoli rischia di pena-lizzare fortemente l’intero compar-to agricolo già oggi in forte soffe-renza. “Da recenti proiezioni della Coldiretti – è stato sottolineato nel dibattito – si stima che l’Imu avrà un

costo fra i 30 e i 40 milioni di euro a carico delle aziende agricole lom-barde”. L’Imu, infatti, equipara stal-le, alpeggi, fienili e baite a un nor-male immobile civile. Il documento impegna quindi la Giunta regionale ad attivarsi per rivedere la normati-va dell’Imu e per avviare un confron-to con i Comuni che hanno potere di ridurre le rispettive aliquote fino ad arrivare nel caso di fabbricati rurali a una diminuzione del 50%.

pioggia” sterili di risultati concreti. Un conto è stabilire se la scuola o la sicurezza meritino più o meno ri-sorse di oggi; se le famiglie vadano più o meno sostenute; se la previ-denza si debba muovere in questa o quella direzione; se la sanità sia una voce da tagliare o da incrementare; se devono prevalere le esigenze di un territorio o la redistribuzione a livello nazionale… Insomma è qui che la politica deve distinguersi, è qui che può disegnare la differenza. È qui che dovrà misurarsi la nuova politica italiana, una volta terminata l’esperienza di bonifica dei “tecnici”.

Il carrello della spesa degli italiani continua la sua corsa inarrestabile e lievita a febbraio del 4,5%, toccando il valore più alto da ottobre 2008 e superando il record di gennaio, quando aveva fatto segnare quota 4,2%. Numeri che per le famiglie si traducono in una stangata senza precedenti, soprattutto perché a crescere sono ancora una volta i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza, dai carburanti al cibo. A subire un ‘super-rialzo’ è il prezzo della verdura fresca

(più 8,7% congiunturale), spinto in alto dai danni provocati alle coltivazioni dall’ondata di maltempo che ha attraversato il Paese nel mese di febbraio e dagli effetti del prolungato blocco dei tir. Le considerazioni arrivano della Cia, la confederazione italiana agricoltori, a commento dati diffusi dall’Istat. Con i listini della benzina saliti del 18,6% e quelli del gasolio del 25,5 sono scontati gli effetti a catena su tutta la filiera alimentare. A pagare infatti sono

prima i produttori, che spendono praticamente il doppio dell’anno scorso per riscaldare le serre e alimentare i mezzi meccanici e poi i consumatori al supermercato, che scontano la dipendenza quasi totale dal trasporto su strada per la distribuzione dei prodotti dalle campagne alla tavola. Il risultato è che a febbraio i prezzi al consumo degli alimentari lavorati sono cresciuti del 3,4% tendenziale e quelli degli alimentari freschi dell’1,7%.

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oveva, deve essere l’annata del rilancio dopo le troppe delusioni. Eppure i nostri alfieri di Formula 1 e Mo-toGp sembra siano anco-

ra molto lontani dai rispettivi favoriti nella corsa iridata 2012. Da una parte la Ferrari, dall’altra la Ducati sembra-no colpite da una curiosa sindrome: ogni fine stagione arrivano i proclami in cui si annuncia il pronto riscatto per la stagione successiva. In inver-no ingegneri e progettisti studiano soluzioni ad hoc, poi arrivano, come sono arrivate, le prime prove in pista e svelano impietosamente la dura re-altà: il distacco dai primi della classe non sembra si sia accorciato, i piloti cominciano a lamentarsi, persino i massimi dirigenti si lasciano andare a dichiarazioni che non promettono niente di buono. Tra gli ultimi in ordi-ne di tempo anche il direttore tecnico della Ferrari, Pat Fry, che ha laconi-camente risposto a una domanda di un cronista sull’esordio della Ferrari 2012 in Australia: “In lotta per il podio a Melbourne? Al momento direi di no: siamo delusi del livello di prestazione che abbiamo mostrato in questi test e penso che abbiamo davanti a noi mol-to lavoro. È chiaro che la decisione relativa agli scarichi che abbiamo pre-so la scorsa settimana ci ha fatto fare qualche passo indietro nello sviluppo. Quanto? Difficile dirlo adesso”. Parole al vetriolo, che avranno fatto sobbal-

zare i vecchi meccanici di Maranello, che ricordano bene quante lavate di testa faceva loro il Drake Enzo Fer-rari, ma poi le polemiche e le critiche non uscivano mai dai cancelli dello stabilimento modenese. D’altronde anche sulle due ruote la musica cam-bia di poco. Dopo i test deludenti del-la Ducati a Sepang, Valentino Rossi commentava senza freni: “È stato un test abbastanza negativo purtroppo: l’unico aspetto positivo è che da 1,2 secondi di ritardo che avevamo l’al-

tra volta ora siamo scesi a uno. Sono comunque preoccupato perché la po-sizione è peggiorata e tanti altri sono andati più forte. Ho fatto molta fatica a guidare rispetto a tre settimane fa, soprattutto in percorrenza di curva”. Mai sentito un Vale così immalinconi-to. Peraltro, tornando alle 4 ruote, non gli è stato da meno Ferdinando Alonso che ha fatto capire che la nuova mono-posto del Cavallino “ha caratteristiche difficili” e in riferimento ai primi test effettuati era stato ancor più lapida-

rio: “Forse non siamo dove avremmo voluto essere”. All’inizio del Mondiale di Formula 1 a Melbourne manca solo una manciata di giorni, ma mai si era sentita in scuderia un’aria così da fu-nerale. Colpa delle troppe aspettative? È dovuto intervenire Montezemolo a fare da pompiere, augurandosi che le sensazioni del suo pilota di punta “non siano vere e se anche fossero, voglio cercare di capire come rimediare in pochi secondi”. Magari i secondi di-venteranno giorni o settimane.

Dopo due settimane di riposo, torna in campo la Centrale del Latte Brescia questa domenica 18 marzo alle 18.15 a Frosinone contro Veroli per la nona giornata di ritorno della Lega 2 di basket. Biancoazzurri agganciati al sesto posto da Jesi e ancora in corsa per i play off promozione, padroni di casa, invece, invischiati nella lotta per uscire dalla zona calda della retrocessione. Coach

Dell’Agnello deve fare i conti con diversi acciaccati ma conta di recuperare anche Gergati assente nell’amichevole di lusso della settimana scorsa persa al San Filippo contro l’Olimpia di Milano di Lega 1 allenata dal bresciano Scariolo. Frusinati, invece, senza l’infortunato Elder. Radiocronaca integrale della partita sugli 88.3-88.5 di Radio Voce e attraverso lo streaming sul sito radiovoce.it a partire dalle 18.10. (ma.ri.)

Fine settimana di rugby internaziona-le nella nostra provincia. Si comincia venerdì con la sfida Italia-Scozia Un-der 20 maschile valida per la quinta ed ultima giornata del “Sei Nazioni” di categoria. Appuntamento al San Michele di Calvisano con fischio d’inizio alle 19 e diretta televisiva su Rai Sport 2. Per il match che chiude il torneo 2012, il tecnico degli azzur-rini Craig Green, dopo la sconfitta per 30-23 nell’ultimo incontro del

girone a Colwyn Bay contro il Gal-les, ha confermato in blocco i ven-tiquattro atleti convocati compreso il giallonero di casa Maistri, sempre più capitano. Ingresso gratuito per i ragazzi sotto i 16 anni di età, donne e ridotto euro 10, euro 15 per gli uomi-ni. L’attenzione, poi, si sposterà do-menica alle 14,30 allo stadio Pagani di Rovato per la nazionale maggiore femminile che incontrerà la Scozia. Anche questa sfida è valida per l’ul-

tima giornata del “Sei Nazioni”. Az-zurre reduci dalla sconfitta per 30-13 al Millennium Stadium in Galles che ha lasciato un po’ di amaro in bocca. “Non siamo mai entrate in partita – spiega coach Di Giandomenico – le ragazze non sono riuscite a mettere in campo il piano di gioco che ave-vamo preparato. Adesso dobbiamo concentrarci sulla partita finale con-tro la Scozia, che vogliamo vincere ad ogni costo”.

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n Valtrompia – come in tutte le zone dell’open a 7 – mancano 150’ ai verdetti della stagione regolare e mentre la rincorsa alla promozione diretta in Éli-

te è ancora in bilico i quintetti desti-nati a giocarsi il salto nella massima categoria e in Eccellenza sembrano ben delineati. Chi ha già un piede nel campionato più prestigioso del calcio a sette è l’Intrepida A (girone B), che nonostante la sconfitta nell’ultimo turno contro la diretta inseguitrice S. Sebastiano Lume (5-4) vanta 5 punti di vantaggio. Difficile che la squadra di Zanano metta in saccoccia meno di 4 punti nelle prossime tre gare. S. Sebastiano, in ogni caso, è pronta ad approfittare di eventuali svarioni, e mal che vada difenderà con le un-ghie e con i denti la seconda piazza, minacciata da Stp Marcheno, a -6 ma con una partita in meno e reduce dal convincente 9-5 rifilato a Virtus Padi-le. L’ultima squadra a pensare ai pla-yoff è Mister Coffee A (5-2 al Collio), mentre Promotica Sarezzo dovrà spe-rare di figurare tra le migliori quinte della provincia per salire in Eccellen-za. Il girone A è guidato dal Real Vigi-lio, primo con tre lunghezze di bonus su Gardonese e Pezzaze, appaiate a quota 38. La capolista, però, ha an-che una partita in meno all’attivo, e può raddoppiare il divario. Lo scorso fine settimana il Real ha passeggiato a Concesio, in casa della Birreria Bar-banera (6-1). Risultato fotocopia per

È tempo di allacciarsi le scarpe e partire. La stagione podistica targata Csi Brescia inizia domenica con la Classica di San Giuseppe a Gambara organizzata dagli Amici Podisti Gambaresi con il patrocinio del Comune di Gambara e dell’Assessorato allo sport. La gara è aperta sia a chi vuole ambire al podio sia a chi desidera semplicemente correre senza l’obbligo della competizione. Tre i percorsi possibili per gli atleti. Una gara veloce di 1.100 metri,

un mezzofondo di 4.500 metri e gli impegnativi 10.850 metri riservati ai podisti più preparati. Il ritrovo è fissato per le ore 8 allo stadio dei Pioppi in via Mantova, mentre la partenza è programmata per le 9. Le categorie previste consentono la partecipazione ad appassionati di tutte le età. Per informazioni contattare Franco Finotti al 388.7990359 o la segreteria provinciale del Csi. Il campionato ciessino prevede altre 8 tappe che toccheranno la provincia.

la Gardonese ai danni della Recintec-nica A, mentre Pezzaze ha riposato. Molto distanti (-10 e -12) ci sono Di-namo Gazzolo e Queen, protagoniste di un testa a testa per l’accesso diretto in Eccellenza. Il raggruppamento più equilibrato sembra essere il “C”, an-che se ad oggi è pesantemente condi-zionato dalla disparità alla voce “par-tite giocate”. A guidare il gruppo c’è

Gstl Real Valle. Il settebello di Sarezzo ha messo nel forziere 45 punti in 18 gare perdendo una sola volta. Aurora A, E2m e Inzino sono rispettivamen-te a -6, -7 e -8, ma per loro ci saranno più punti in palio da qui alla fine alla luce dei turni da recuperare, addirit-tura due per la compagine di Sarezzo, pronta a un derby di alta quota. In ot-tica podio non è da escludere anche un inserimento dalle retrovie del Fon-tana B, che venerdì scorso è uscito a testa alta dallo scontro diretto con la capolista, perso per 7-5. Anche le altre prime della classe hanno fatto il loro dovere. Aurora si è imposta 6-2 sulla Recintecnica, mentre E2m ha annichi-lito Augusta con un 9-1. Riposa Inzino.

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

Lettera apertaa Celentano

Egr. direttore,vorrei approfittare della sua testata per far giungere al destinatario la seguente lettera aperta. “Caro Ce-lentano, le tue esternazioni cattive contro la Chiesa mi hanno delusa. (Ti credevo più sapiente e obbiet-tivo!) Perchè non fai un giro perlu-strativo dai vari parrucchieri, bar, studi medici, avvocati, supermer-cati, etc.? Là troveresti testate da chiudere immediatamente perché alimentano in continuazione invidie e gelosie che impoveriscono il cer-vello... Se tutti leggessero ‘Avvenire’ e ‘Famiglia cristiana’ non avremmo questa società velenosa che è con-tro tutto e tutti (te lo garantisco). Da questi giornali cattolici c’è tutto da imparare perché educano al bene e mettono un freno al male”.

Rosita Maresca

Televisione matrigna

Egr. direttore,qualche anno fa alla televisione un giornalista annunciò che dalla setti-mana seguente la musica dell’aper-tura del telegiornale sarebbe cam-biata in meglio. E lo disse con un sorriso come se questo fosse una cosa molto seria. Pensai: cambia-te certi programmi e rendete que-sto mezzo di comunicazione più adattabile, che faccia vedere anche alle persone cose belle e non so-lo quei film polizieschi o gialli che non piacciono affatto allo spettato-re che ha un minimo di buon senso. Non parliamo poi della pubblicità, ma non solo quella, dove donne più nude che vestite ti dicono che il tal

prodotto bisogna necessariamen-te averlo. Ma anche il telegiornale dovrebbe essere migliore e non li-mitarsi a narrare di delitti e violen-ze che l’uomo compie. Perché “Per un pugno di libri” va in onda solo la domenica e per pochi mesi durante l’anno? Eppure questo programma è molto istruttivo per i nostri figli, ma siccome non fa grandi ascolti lo si trasmette per poco tempo. Qual-che volta mi arriva l’invito ad abbo-narmi alla televisione: se dipendesse solo da me non pagherei il canone nemmeno se la Rai dovesse donar-mi il televisore e l’abbonamento per tutta la vita. Quello che amo di più sono i miei bei libri che mi insegna-no prima a sapere di più perché la storia è il mio pane quotidiano, ma soprattuttoperché che mi aprono la via per raggiungere la Vita eterna. Per questo ogni giorno recitando il rosario ogni decina prego per amici diversi, dai missionari, ai malati per finire coi peccatori. Guardo l’Imma-colata che ho tra le dita e Lei guar-da me ed io sento un qualcosa, che mi pare un abbraccio della Vergine Santa e spero che quando sarò in Pa-radiso possa abbracciarla davvero.

Domenico Marchesi

Un aiuto per il gardaroba di“Bimbo chiama bimbo”

Egr. direttore,chiediamo ospitalità in questo spa-zio di dialogo con i lettori di “Voce” per chiedere attenzione e sostegno.L’associazione “Bimbo chiama bim-bo onlus”, che la sua sede in via Fon-tane 27h a Brescia, è nata nel 1998 per offrire giornalmente sostegno a famiglie con minori a carico che vivono situazioni di disagio e fragi-

lità. Grazie al costante impegno dei volontari l’associazione promuove iniziative, progetti e collaborazioni a favore dei bambini.Alcuni servizi sono ormai consoli-dati da anni ma l’impegno sempre nuovo è quello di riuscire a pro-muovere una sensibilità collettiva nei confronti delle problematiche connesse all’infanzia in funzione di una crescita attenta, solidale e rispettosa. Fra i servizi a favore di famiglie in diffcoltà c’è anche quel-lo della distribuzione di abiti e ac-cessori usati per adulti e bambini. Il “guardaroba” dell’associazione, però, risulta in questo momento particolarmente sguarnito a fronte di un deciso incremento del nume-ro delle richieste di aiuto. In modo particolare segnaliamo la necessità di scarpe e abiti per adulti e bambi-ni e di articoli per la prima infanzia.Dalle pagine di “Voce” ci appelliamo a tutte le persone che vogliano con-tribuire a questo importante servizio di sostegno a chi si trova in condi-zioni di bisogno. Gli abiti da donare possono essere consegnati presso la sede dell’asso-cazione tutti i pomeriggi dalle 15 alle 18, meglio se nelle giornate di martedì e giovedì.Per qualsiasi altra informazione sul “guardaroba” e sugli altri servizi della “Bimbo chiama bimbo onlus” (porta accanto, magazzino alimen-ntare, centro zero-tre, sostegno al-lo studio, spazio bimbo, baby sitting emergenza, Croazia, gruppo giova-ni, gas) è possibile prendere con-tatto con la segreteria della nostra associazione (030/2093006), [email protected]; www.bimbochiamabimboonlus.itAssociazione Bimbo chiama bimbo

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