La Voce del Popolo 2012 46

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Ǥ Ǥ ǣ Ǥ ǣ Dz ° dzǤ ǯ ǯ Ǥ Sulla riforma elettorale è di nuovo stallo. O meglio una nuova legge elettorale per le politiche non la vuole nessuno! Il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Carlo Vizzini, ha spiegato nei giorni scorsi: “Siamo in una situazione di stallo e per questo non ci siamo aggiornati con la commissione”. “In questo momento – ha detto il relatore pidiellino, Lucio Malan – le difficoltà non sono tecniche, ma politiche”. Secondo Malan “la trattativa non può durare all’infinito. I tempi sono tali che bisogna arrivare al dunque” e in ogni caso “il risultato non è garantito”. Appunto, a meno di colpi di buon senso da parte della classe politica le elezioni politiche di primavera (Election day o no) le faremo col ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 “porcellum” che in fondo in fondo, pare convenga di più ai partiti in campo. Conviene, forse, al Pd che in questo momento è, nei sondaggi, il primo partito (36,1%) dopo l’area del non voto che si attesta al 39,2%. Con la legge usata nel 2008, se vince in coalizione altri, vola al 55% dei seggi in Parlamento e, a meno di correttivi, i suoi dirigenti potranno godere (come per gli altri partiti del resto) delle liste bloccate di coloro che saranno eletti nel prossimo Parlamento, visto che il “porcellum” non prevede le preferenze. Se la riforma, poi, non ci sarà Bersani potrà in più scaricare la colpa sulla ex-maggioranza a cui compete l’onere della proposta. Il Pdl, a cui forse non conviene così tanto la vecchia legge, si agita tra proposte contraddittorie in attesa di un “colpo di scena” di Berlusconi. Ieri Enrico Mentana del Tg7 su Twitter scriveva: “Tenetevi pronti perché, secondo me, dall’angolo sta preparando un colpo a sorpresa per il suo ultimo round...”. Se lo dice lui! Intanto il padre del “porcellum”, il leghista Calderoli, se la cava con una battuta: “La mia legge non solo vedrà il Natale ma pure le uova di Pasqua...”. Gli altri, infine, che nelle intenzioni di voto sono al 18,5% M5s; Sel 6%; Udc 5,2% e Lega 4,9% (Ipsos), fanno le “prove” e studiano le tattiche per non restare tagliati fuori cercando di sbilanciare il gioco su una legge che sia a loro più conveniente. Il governo per ora tace ancora in attesa di una proposta parlamentare, mentre sempre più forte si eleva la richiesta di un atto formale da parte del Presidente della Repubblica con una lettera alle Camere che obblighi tutti a un gesto di responsabilità. Insomma in scena il solito teatrino del Palazzo davanti al quale non c’è da stare molto allegri. Se le cose non cambieranno i partiti si giocheranno una credibilità che è ai minimi storici e le conseguenze saranno facilmente prevedibili. Anzitutto perché mancherà al Paese un segnale forte di rottura da parte di una classe politica con ciò che è avvenuto in passato. Niente tagli ai vitalizi, niente tagli del numero di deputati e senatori e un Parlamento (il prossimo) che pur cambiando maggioranza, magari, sarà costruito con le stesse logiche di sempre. In secondo luogo, senza il segnale della riforma, c’è il rischio che l’area del non voto aumenti ancora di più, stabilendo il brutto risultato di un governo della minoranza. La non decisione, poi, va a vantaggio delle forze più demagogiche e populiste che cresceranno. Da ultimo un po’ di fantapolitica... Che ne sarebbe dell’Italia se vincesse, magari in coalizione con qualche lista, il Movimento 5 stelle? Con il “porcellum” avrebbe minimo 340 seggi su 635 alla Camera e noi il comico Beppe Grillo, al posto di Monti, come presidente del Consiglio. In Europa e nel mondo, di questo, si farebbero quattro risate, ma noi... non so. ǡ Politica italiana. Pdl: si cerca la soluzione migliore Erbusco. Un patto educativo tra le generazioni ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌǡ ǤǤ Brescia Calcio. Capitan Zambelli rinnova a vita Casa: come si è passati dal sogno all’incubo Ruini sarà a Brescia. Intervista: “Dio è il senso della vita” Ǥ ǤǤ Signore, ti voglio ringraziare: per il tempo che ho vissuto, per la pazienza che hai avuto, per le giornate che mi hai dato. Giornate di sole quando sono riuscito a pregarti. Che bello è averti vicino. Immensamente bello, dolce, lieto e tutto ho ricevuto. Del resto tu sei il depositario infinito della quie- te, della giustizia, dell’amore. Sono grazie meravigliose che tu dispensi. Se qualche volta non le ho raccolte, è perché non ti ho saputo pregare. Quant’è stata povera la mia fede, quanto misera la mia testimonianza, quanto fragile la mia presenza, debole la mia speranza. E tu, nonostante tutto, mi hai amato; con una dimensione inimmaginabile, come solo la tua natura divina può fare, in maniera assoluta, totale. Hai per- donato le mie debolezze come si fa con un bambino. Ti è bastato quando ho accantonato la mia presunzione, l’orgoglio che di solito mi acceca, l’egoismo delle mie giornate. Quante volte non ci sono riuscito. Perdonami, perché tu raccogli dove non hai seminato e tutto il mondo è tuo. Perché l’unico di cui ci si può fidare sei tu. Perché solo a poterti pre- gare il mondo diventa vivibile. Perché con Te non solo più solo. L’ordinazione a Roma di mons. Vincenzo Zani

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Ultima fase del Sinodo diocesano sulle unità pastorali. 129 gli interventi nella prima Sessione.

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Sulla riforma elettorale è di nuovo stallo. O meglio una nuova legge elettorale per le politiche non la vuole nessuno! Il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Carlo Vizzini, ha spiegato nei giorni scorsi: “Siamo in una situazione di stallo e per questo non ci siamo aggiornati con la commissione”. “In questo momento – ha detto il relatore pidiellino, Lucio Malan – le difficoltà non sono tecniche, ma politiche”. Secondo Malan “la trattativa non può durare all’infinito. I tempi sono tali che bisogna arrivare al dunque” e in ogni caso “il risultato non è garantito”. Appunto, a meno di colpi di buon senso da parte della classe politica le elezioni politiche di primavera (Election day o no) le faremo col

“porcellum” che in fondo in fondo, pare convenga di più ai partiti in campo. Conviene, forse, al Pd che in questo momento è, nei sondaggi, il primo partito (36,1%) dopo l’area del non voto che si attesta al 39,2%. Con la legge usata nel 2008, se vince in coalizione altri, vola al 55% dei seggi in Parlamento e, a meno di correttivi, i suoi dirigenti potranno godere (come per gli altri partiti del resto) delle liste bloccate di coloro che saranno eletti nel prossimo Parlamento, visto che il “porcellum” non prevede le preferenze. Se la riforma, poi, non ci sarà Bersani potrà in più scaricare la colpa sulla ex-maggioranza a cui compete l’onere della proposta. Il Pdl, a cui forse non conviene così tanto la vecchia legge, si agita tra proposte contraddittorie in attesa di un “colpo di scena” di Berlusconi. Ieri Enrico Mentana del Tg7 su Twitter scriveva: “Tenetevi pronti perché, secondo me, dall’angolo sta preparando un colpo a sorpresa per il suo ultimo

round...”. Se lo dice lui! Intanto il padre del “porcellum”, il leghista Calderoli, se la cava con una battuta: “La mia legge non solo vedrà il Natale ma pure le uova di Pasqua...”. Gli altri, infine, che nelle intenzioni di voto sono al 18,5% M5s; Sel 6%; Udc 5,2% e Lega 4,9% (Ipsos), fanno le “prove” e studiano le tattiche per non restare tagliati fuori cercando di sbilanciare il gioco su una legge che sia a loro più conveniente. Il governo per ora tace ancora in attesa di una proposta parlamentare, mentre sempre più forte si eleva la richiesta di un atto formale da parte del Presidente della Repubblica con una lettera alle Camere che obblighi tutti a un gesto di responsabilità. Insomma in scena il solito teatrino del Palazzo davanti al quale non c’è da stare molto allegri. Se le cose non cambieranno i partiti si giocheranno una credibilità che è ai minimi storici e le conseguenze saranno facilmente prevedibili. Anzitutto perché mancherà al Paese

un segnale forte di rottura da parte di una classe politica con ciò che è avvenuto in passato. Niente tagli ai vitalizi, niente tagli del numero di deputati e senatori e un Parlamento (il prossimo) che pur cambiando maggioranza, magari, sarà costruito con le stesse logiche di sempre. In secondo luogo, senza il segnale della riforma, c’è il rischio che l’area del non voto aumenti ancora di più, stabilendo il brutto risultato di un governo della minoranza. La non decisione, poi, va a vantaggio delle forze più demagogiche e populiste che cresceranno. Da ultimo un po’ di fantapolitica...Che ne sarebbe dell’Italia se vincesse, magari in coalizione con qualche lista, il Movimento 5 stelle? Con il “porcellum” avrebbe minimo 340 seggi su 635 alla Camera e noi il comico Beppe Grillo, al posto di Monti, come presidente del Consiglio. In Europa e nel mondo, di questo, si farebbero quattro risate, ma noi... non so.

Politica italiana.Pdl: si cerca la soluzione migliore

Erbusco.Un patto educativotra le generazioni

Brescia Calcio.Capitan Zambelli rinnova a vita

Casa: come si è passati dal sogno all’incubo

Ruini sarà a Brescia.Intervista: “Dio è il senso della vita”

Signore, ti voglio ringraziare: per il tempo che ho vissuto, per la pazienza che hai avuto, per le giornate che mi hai dato. Giornate di sole quando sono riuscito a pregarti. Che bello è averti vicino. Immensamente bello, dolce, lieto e tutto ho ricevuto. Del resto tu sei il depositario infinito della quie-te, della giustizia, dell’amore. Sono grazie meravigliose che tu dispensi. Se qualche volta non le ho raccolte, è perché non ti ho saputo pregare. Quant’è stata povera la mia fede,

quanto misera la mia testimonianza, quanto fragile la mia presenza, debole la mia speranza. E tu, nonostante tutto, mi

hai amato; con una dimensione inimmaginabile, come solo la tua natura divina può fare, in maniera assoluta, totale. Hai per-

donato le mie debolezze come si fa con un bambino. Ti è bastato quando ho accantonato la mia presunzione, l’orgoglio che di solito mi

acceca, l’egoismo delle mie giornate. Quante volte non ci sono riuscito. Perdonami, perché tu raccogli dove non hai seminato e tutto il mondo è tuo. Perché l’unico di cui ci si può fidare sei tu. Perché solo a poterti pre-gare il mondo diventa vivibile. Perché con Te non solo più solo.

L’ordinazione a Roma di mons. Vincenzo Zani

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asta una semplice oc-chiata agli spazi di di-scussione che i social media del Pdl e dei suoi esponenti di spicco per

comprendere quanto la stagione di travaglio e di confronto interno alla principale forza politica del centro-destra interessi i suoi elettori. “Per carità – ha scritto il 1° dicembre scorso Mariagrazia sulla bacheca delò blog del segretario Angelino Alfano – non abbandonate le prima-rie. Sono un ottimo messaggio per il partito”. Ma nello stesso spazio di confronto c’è anche chi contesta du-ramente la scelta, alimentata dagli ex An di “scimmiottare” il centro-sinistra. “Gli ex An – è il messaggio postato da Renzo nelle scorse set-timane – è ora che la smettano di porre ricatti personali. Nel nuovo Pdl c’è bisogno assoluto di lavorare in squadra senza personalismi”. Due punti di vista diametralmente oppo-sti che testimoniano lo stato del di-battito interno, non privo spigolosi-tà. Una situazione a cui non sembra giovare nemmeno l’atteggiamento incerto di Silvio Berlusconi. Così co-me il suo chiamarsi fuori ha di fatto dato il là a un dibattito interno mai concluso nonostante l’investitura data ad Angelino Alfano, anche il suo possibile ritorno in campo ha finito col pesare come un macigno sul confronto interno e sull’eventua-le coinvolgimento della base (pri-marie) per la scelta del candidato premier alle politiche della prima-vera prossima. Lo stato di difficol-tà, quasi di involuzione è evidente, così come la contrapposizione tra chi, all’interno del Pdl vuole le pri-marie e chi resta in attesa della deci-sione dell’ex premier che potrebbe incidere sullo stesso futuro del Pdl. “Ritengo che primarie realizzate co-me erano state concepite nei mesi scorsi (sequenziali e all’americana con eventi regione per regione e una grande convention finale, ndr.) – afferma Alessandro Mattinzoli, co-ordinatore provinciale del Pdl – era-no una strada da percorrere anche se non molto vicine al dna del Pdl e potevano rappresentare una ripo-sta credibile alle richiesta dei tem-pi che chiedono un coinvolgimento

Pdl: si cerca la soluzione migliore

di legittimaziome dell’attuale classe dirigente del Pdl che dimostrebbe di non essere dipendente in tutto e per tutto dal fondatore.Quelli di Alessandro Mattinzoli so-no ragionamenti interessanti, rifles-sioni di chi, evidentemente, conosce bene quale sia lo stato attuale di un Pdl che, visto da fuori, sembra esser-si invece infilato in un vicolo cieco. “La sensazione che diamo – affer-ma al proposito – è proprio questa e il dato delle recenti elezioni sici-liane lo dimostra”. Per il coordina-tore del Pdl bresciano, infatti, tra il 52% dei siciliani che non sono an-dati alle urne vi sono anche tantis-simi elettori del partito che si sono sentiti orfani, privi di una adeguata rappresentanza politica. “Proprio da questi - sono ancora considerazioni di Alessandro Mattinzoli - dobbiamo ripartire per togliere il Pdl dalle sec-che in cui sembra essersi arenato”. Come? “Dobbiamo mettere mano a un soggetto politico credibile – è la sua ricetta – che faccia seguire a di-chiarazioni verbali interventi concre-ti su pochi punti ma importanti per il partito”. Quali? “In primo luogo – è il primo dei punti fermi – dobbiamo di mettere da parte l’individualismo che ha segnato un po’ troppo la sto-ria recente del Pdl. Dobbiamo ante-porre le ragioni del partito a quelle delle sue diverse anime”. Altra parte della ricetta di Mattinzoli è quella del-lo stop ai doppi incarichi. “Proprio in considerazione della delicatezza del-la stagione che stiamo attraversando – è il suo pensiero – non devono più esistere i doppi incarichi.Una scelta che non è dettata solo da ragioni di risparmio rispetto ai costi della po-litica, ma dalla necessità di avere fi-gure che in una stagione di estrema difficoltà si dedichino con impegno a un solo incarico”. Altro tasto su cui battere per uscire dal vicolo cieco è, per il coordinatore del Pdl provincia-le, quello della trasparenza. “Dob-biamo far comprendere ai cittadini – afferma – che la trasparenza all’in-terno del partito non è solo una virtù declamata, ma anche prassi concre-ta senza generalizzare e peccare di giustizialismo”.Solo mettendo in campo candidatu-re e proposte che sappiano realizzare

della base”.Qualcuno, però, forse anche sulla spinte dell’esposizione mediatica che il centro-sinistra si è conquistato, sempre secondo Mat-tinzoli, nel Pdl si è fatto prendere la mano, con il risultato di dare alle primarie la valenza di un congresso di partito. Per questo il coordinato-re provinciale è convinto che l’ab-bandono della strada di primarie di questo tipo sia, alla fine un bene an-che per il partito. “Questo però – af-ferma ancora Alessandro Mattinzo-li – non deve essere letto come una bocciatura dello strumento primarie che, paradossalmente, potrebbero trovare nuovo vigore con un rientro in campo dello stesso Berlusconi”. Cioè? “Sì, proprio il ricorso alle pri-marie – è il pensiero di Mattinzoli – darebbe al presidente del consiglio quella forza e quella legittimazione necessaria a dare alla sua nuova di-scesa in campo non la valenza di una semplice operazione elettorale a cui il Pdl ricorrerebbe per argina-re la perdita di consensi, ma quella di una vera e propria progettualità politica”. Il coordinatore provinciale del Pdl è anche convinto che, Ber-lusconi in campo, le primarie po-trebbero essere un forte momento

questi pochi punti il Pdl sarà in gra-do, secondo Mattinzoli, di riallaccia-re quel dialogo con i suoi elettori e con la parte moderata del Paese che non sta trovando particolarmente edificante l’attuale livello di dibattito interno al partito. C’è anche un altro punto che potrebbe portare in questo momento giovamento al Pdl: il mag-giore coinvolgimento di esperienze di amministrazione locale anche in una chiave politica. Sono riflessio-ni, quelle di Alessandro Mattinzoli, che potrebbero necessitare di tem-pi più lunghi rispetto a quelli scan-diti dalle prossime tornate elettorali. Anche questo, però, per il coordina-tore provinciale del Pdl non sembra essere un problema. “Quando si met-tono in campo idee e progetti nuovi – afferma al riguardo – non bisogna aver paura del risultato delle urne e anche una eventuale sconfitta può essere vista come un’opportunità per

far passare messaggi precisi”. Quello che resta da valutare è lo spazio che l’agenda attuale del Pdl intende dedi-care a ragionamenti di questa porta-ta. “Credo che lo spazio per queste ri-flessioni – conclude Alessandro Mat-tinzoli – ci sia all’interno del partito, anche se in larga parte l’accoglienza di queste istante dipende dal grado di generosità di chi ha avuto tanto dal partito e dalla sua disponibilità a pas-si indietro personali per la crescita e l’affermazione complessiva del Pdl”.

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edio Oriente: un otto-volante caratterizzato da salite impervie e da picchiate che tolgono il respiro. Il mondo or-

mai è abituato a questi segnali con-trastanti che arrivano da quella che, probabilmente, è l’area più tormen-tata del pianeta. Una regione difficile da comprendere, con i suoi repentini cambi di prospettiva. Dopo che per giorni il mondo interno ha guarda-to con preoccupazione alla ripresa degli scontri tra Hamas e il governo israeliano nella Striscia di Gaza e al-la debole tregua che ancora regge, con una guerra in Siria che ormai si è sclerotizzata, e con il rinfocolare delle proteste in Egitto, l’assemblea delle Nazioni Unite ha riconosciuto, il 29 novembre scorso, la Palestina come Stato non-membro ed osser-vatore, scrivendo di fatto una pagina importante della sua storia. Il Palazzo di vetro, nonostante la ferma opposi-zione di Israele e Stati Uniti, ha tirato dritto nei confronti di questo primo ri-sconoscimento per lo Stato plaestine-se. Nonostante la ferma opposizione israeliana e le perplessità degli Usa, l’Onu ha fatto la sua scelta. Tel Aviv, non ha aspettato molto per fare la sua contromossa e, nei giorni scorsi ha ri-lanciato la politica di costruzione di nuove abitazioni (3000 questa volta) per i coloni nella zona di Gerusalem-me est e della West Bank, che tanto

palestinesi si oppongono con forza ai piani per la costruzione di colonie in quest’area, conosciuta come la E1. Il loro sviluppo, infatti, taglierà la West Bank in due, rendendo molto diffici-le la creazione di uno Stato palesti-nese omogeneo, con Gerusalemme est quale capitale. Hanan Ashrawi, statista palestinese, ha bollato la decisione “un atto di aggressione di Israele verso un altro Stato”. Benja-min Netanyahu, premier israeliano, ha detto che presentandosi all’Onu, i palestinesi hanno “violato” accor-di presi in precedenza e che perciò il suo Paese agisce di conseguenza.

fa arrabbiare l’autorità palestinese e ha suscitato al ferma reazione dell’Eu-ropa. Secondo rivelazioni riportate da media israeliani, alcuni degli inse-diamenti sorgeranno fra Gerusalem-me e la colonia di Maaleh Adumim. I

Save the Children in collaborazione con il Garante nazionale per l’infanzia ha realizzato il terzo “Atlante dell’in-fanzia (a rischio)”, sulla condizione attuale e i futuri scenari dell’infanzia in Italia. La pubblicazione della Ong contiene anche 80 mappe con i prin-cipali indicatori demografici, sociali, economici e culturali sui bambini e adolescenti in Italia oggi e con proie-zioni nel 2030. Il quadro che emerge dal terzo “Atlante dell’infanzia (a ri-

schio)” di Save the Children è dram-matico ed estremamente preoccupan-te. A delinearlo è l’analisi e la traduzio-ne in circa 80 mappe dei principali in-dicatori della condizione dell’infanzia in Italia: dai dati sulla disoccupazione in base anche al livello d’istruzione, ai trend demografici di qui al 2030, dai servizi per l’infanzia, alla spesa sociale per famiglie e minori, dalla crescente dispersione scolastica, alla crescente povertà delle famiglie con

figli, al sempre più squilibrato rappor-to fra la popolazione anziana e quella neonata, al livello di “connessione” o “disconnessione” sociale e culturale dei nostri teen ager. L’evento di pre-sentazione e dibattito a partire dal-la nuova pubblicazione si inserisce nell’ambito della Campagna di Save the Children “Ricordiamoci dell’Infan-zia”, lanciata dall’organizzazione il 15 maggio scorso, a sostegno dei minori a rischio in Italia.

In realtà, le colonie illegali fiorisco-no da decenni nella West Bank e at-torno a Gerusalemme est. Almeno 500mila coloni israeliani vivono in più di 100 insediamenti costruiti do-po l’occupazione del 1967. Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità pale-stinese, ha ribadito che la Palestina vuole aprire i dialoghi con Israele, senza alcuna condizione. Per il Se-gretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, però, Il progetto di costruire nuovi insediamenti israeliani vicino a Gerusalemme est, se trasfromato in realtà, rappresenterebbe, di fatto un “colpo fatale” alle speranze di pace.

Allarme povertà dall’Unione europea. Nel 2011 sono quasi 120 milioni le persone, pari al 24,2% della popolazione, a rischio povertà o esclusione sociale. Lo rileva l’Eurostat che segnala un peggioramento rispetto al 23,4% del 2010 e il 23,5 del 2008. Le proporzioni più importanti di disagio sono state registrate nell’Europa dell’est e in Grecia, le più deboli in Repubblica Ceca, nei Paesi Bassi e in Svezia. Per l’Italia gli ultimi dati sono dell’Istat

e parlano di 3.415 mila in povertà assoluta. prezzo più basso. Tra io parametri utilizzati da Eurostat per la sua ricerca c’è il livello di reddito familiare. Sono dunque a rischio povertà tutte quelle persone che vivono in una famiglia che ha un reddito complessivo che si colloca al di sotto di quello indicato come soglia di povertà, ossia inferiore al 60% della media nazionale. Altro elemento che ha inciso pesantemente nelle rilevazioni di Eurostat è l’aumento

della disoccupazione in molti Paesi dell’eurozona. Dal 2008 al giugno scorso, a causa della crisi economica ancora in atto, il tasso di disoccupazione in Europa è passato dal 7% al 10,4%: la crisi ha prodotto in tutta Europa circa 25 milioni di disoccupati, 18 milioni dei quali nell’eurozona. C’è poi la piaga della precarietà. Circa il 94% dei posti di lavoro creati nel 2011 è part-time, una situazione che riguarda persone dai 15 ai 64 anni di età.

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Come previsto, sarà un Natale sottotono. Lo prevede un sondaggio di Confesercenti-Swg, secondo il quale a dicembre gli italiani spenderanno 36,8 miliardi: il 3% in meno rispetto al 2011, quando spesero 38 miliardi. Il dato – secondo la ricerca – è frutto di uno stato emotivo che vede salire la speranza nel Paese, ma allo stesso vede crescere anche il numero di coloro che temono sia il peggior Natale del triennio.

l gioco d’azzardo è vietato dal codice penale, ma la progres-siva legislazione in deroga da metà degli anni ’90 ad oggi ha portato a situazioni paradossa-

li. Potrebbe essere infatti punita una scommessa tra amici, mentre risulta-no legali gli oltre 79 miliardi di fattura-to ricavati da lotterie, slot machines, poker, scommesse e giochi d’azzar-do di natura sempre più varia che in questi ultimi anni, a ritmi sempre più frenetici, sono stati immessi sul mer-cato. La platea dei giocatori si è al-largata enormemente e ormai anche giovani, casalinghe e pensionati costi-tuiscono nuove fasce d’utenza da cat-turare e fidelizzare”. Parte da queste considerazioni la campagna naziona-le contro i rischi del gioco d’azzardo “Mettiamoci in gioco”, promossa da diverse associazioni (Acli, Adusbef, Alea, Anci, Anteas, Arci, Auser, Avviso Pubblico, Cgil, Cisl, Cnca, Conagga, Federconsumatori, Federserd, Fict, Fitel, Fondazione Pime, Gruppo Abe-le, Intercear, Libera, Uisp). Secondo il Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo nel 2011 il merca-to mondiale dei giochi d’azzardo ha raccolto, al netto dei premi erogati,

417 miliardi di euro (+5,6% sul 2010). Il 29% di questi sono in Europa. L’Ita-lia, con 18,4 miliardi di euro, rappre-senta oltre il 15% del mercato europeo del gioco e oltre il 4,4% del mercato mondiale (con l’1% della popolazione mondiale). In generale, cresce in Ita-lia la spesa sul gioco d’azzardo. Il fat-turato è passato dai 14,3 miliardi del 2000 ai quasi 80 (79,9) del 2011 (erano 61,4 miliardi nel 2010). La spesa pro-capite per ogni italiano maggiorenne è di 1703 euro (elaborazione su dati dei Monopoli di Stato, relativi ai primi otto mesi del 2012). A fronte di un’evi-dente contrazione dei consumi fami-liari negli ultimi anni, cresce la voglia di giocare nella speranza del colpo di fortuna. Nel 2011 sono crollati i ri-sparmi delle famiglie. In compenso l’Italia è il primo mercato al mondo

nei Gratta e Vinci: nel 2010 sono stati comprati nel nostro Paese il 19% dei biglietti venduti nel mondo. A livello pro-capite l’Italia ha il triplo delle vi-deo lottery degli Stati Uniti. Non so-lo: l’Italia, pur rappresentando solo l’1% della popolazione mondiale, ha il 23% del mercato mondiale di gioco on line. Secondo una recente elabo-razione del Cnr sui dati della ricerca Ipsad Italia 2010-2011, emerge che: n Italia il 42% delle persone fra i 15 e i 64 anni ha giocato almeno una volta nell’ultimo anno, equivalenti a 17 mi-lioni di italiani; che la maggior parte dei giocatori non è a rischio; che 1,7 milioni di italiani sono a rischio; che poco più di 500mila persone rispon-dono ai criteri diagnostici certificati come giocatori d’azzardo patologici.Notevoli sono i costi sociali della di-pendenza da gioco d’azzardo. Per far fronte ai danni diretti e indiretti cau-sati da questa nuova forma patologi-ca ogni anno l’Italia spende tra i 5,5 e i 6,6 miliardi di euro. Sul sito www.redattoresociale.it è disponibile un interessante (quanto preoccupante) dossier sulla diffusione del gioco d’azzardo in Italia e sui problemi a questo connessi.

Nel gennaio 2013 si terrà la 9ª rilevazione semestrale dell’indagine “L’andamento delle raccolte fondi nel terzo settore: stime 2012 e proiezioni 2013” realizzata dall’Osservatorio di sostegno al non profit sociale dell’Istituto italiano della donazione. Le previsioni sono sono rosee. Nel primo semestre 2012 le organizzazioni non profit che hanno stimato di aver raccolto di più sono solo il 14%, contro un 39% che dichiara di stimare un peggioramento delle stesse.

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Il Papa su Twitter. Come dire: le nuove tecnologie a servizio del Vangelo, la “buona novella”, appunto. Storia antica e radici solide. E c’è un “fil rouge” che lega l’ingresso del Papa in uno dei social network più utilizzati al mondo, con un suo predecessore che più di 80 anni fa lanciava il suo primo messaggio via radio: era il 12 febbraio 1931. Nei locali della Radio Vaticana, all’interno del piccolo Stato, c’era Guglielmo Marconi, che aveva realizzato la stazione per il Papa, e Pio XI che parlava di tecnologia messa a servizio delle relazioni tra gli uomini. Oggi i nuovi strumenti della comunicazione sono anche i social network e, pertanto, non deve stupire se un Papa ha un “account” (sono più di 500mila i “followers”, ndr.) che faccia riferimento a lui, consentendogli di essere “collegato” con quanti “navigano” alla ricerca di messaggi, e, direi, messaggi di senso anche religiosi, che, proprio perché tali, devono essere condivisi. In Matteo leggiamo le parole di Gesù: “Quello che vi dico nelle tenebre

@Pontifex: un pensiero nella rete

Nell’ambito del progetto “Il quartiere come bene comune - Legami comunitari, cura sociale e vivibilità ambientale a San Polo e Sanpolino”, progetto finanziato con il contributo della Fondazione Cariplo, e del quale sono partner Auser, Acli S. Polo, Uisp e Anffas, il circolo Acli S. Polo ha organizzato un percorso di riflessione sul tema della legalità. Nei due incontri realizzati si è cercato di analizzare dove e come si annida e si esprime l’illegalità in Italia. Nel terzo

incontro, in programma venerdì 7 dicembre alle 20.45 presso il salone della parrocchia di S. Angela Merici in via Cimabue 271, verrà lanciato un messaggio di speranza in un riscatto collettivo del Paese a partire dal basso. Interverranno Roberto Rossini, presidente provinciale Acli, Dario Ciapetti, sindaco di Berlingo e membro dell’associazione “Comuni virtuosi”, Fernando Scarlata, Comitato antimafia “Peppino Impastato” di Brescia e Giuseppe Giuffrida, di Libera.

avvicinare i giovani attraverso Facebook e Youtube, ecco dunque Twitter. L’evoluzione dell’attenzione della Chiesa alla comunicazione ha una tappa precisa nel Concilio Vaticano II e nel decreto Inter mirifica che mette la Chiesa di fronte al grande tema di come comunicare le verità della fede in un mondo in cui altre sono le “verità” diffuse. Proprio da questo decreto prende vita la Pontificia commissione, oggi Pontificio consiglio

delle comunicazione sociali. Paolo VI, parlando al neonato dicastero il 28 settembre 1964, ancora a Concilio non concluso, ne sottolineava il ruolo e i compiti: “Siamo anche pensosi, e quasi spaventati, circa il lavoro cui questa Commissione si accinge. È immenso il campo, in cui tale lavoro dovrà svolgersi. È enorme la somma di problemi che esso presenta. Sono incalcolabili le difficoltà che si dovranno incontrare. Sono terribilmente

ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti”. Nel mondo di oggi, i tetti sono un susseguirsi di antenne, di ripetitori satellitari; e sono anche quell’incredibile diffusione che hanno le parole, grazie a internet, ai telefonini e alle nuove tecnologie. Ma non leggiamo questa novità mediatica come un adeguarsi alle mode del momento. Dopo il “Pop2you” lanciato dal Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali per

sproporzionati i mezzi, di cui si dispone, rispetto a quelli giganteschi posti dal mondo a servizio delle comunicazioni sociali”. È con Giovanni Paolo II che il mondo dei media ha iniziato a fare davvero i conti con una Chiesa capace d’imporsi nel mondo della comunicazione con i suoi avvenimenti e con le sue parole: il suo è stato un pontificato, si potrebbe dire, in diretta tv. Benedetto XVI lo abbiamo già visto davanti a un “tablet”; lo abbiamo ascoltato mentre si rivolgeva alla “generazione digitale” per indicare la strada di un corretto dialogo che è fatto soprattutto d’incontro personale non mediato da uno schermo di computer. La rete è sempre più il luogo delle domande e delle risposte. Ma può un testo di soli 140 caratteri esprimere un’idea o una riflessione spirituale? Lasciamo parlare proprio Benedetto XVI: “Nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico, si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità”.

In occasione dell’avvio del nuovo Anno pastorale e di quello della fede, sabato 8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione di Maria, alle 15,30 presso la chiesa parrocchiale di San Michele arcangelo in Calino, le parrocchie di Calino Cazzago S.M., Bornato e Pedrocca offrono un concerto di polifonia classica antica e moderna “Elevazione mariana”. Protagonista del momento musicale è il coro “La Rocchetta” di Palazzolo

sull’Oglio, diretto dal maestro Renzo Pagani. La corale polifonica, nata a Palazzolo sull’Oglio nel 1954 e da allora ha cercato di valorizzare un vasto patrimonio musicale che va dalla musica popolare a quella sacra, presenterà un programma con musiche di Frisina, Magri, P.G. Palestrina, Bruckner, Archinger, Haydn, De Antiquis Venetus, Luzzaschi, de Victoria, Mozart, Bortniansky e Rachmaninov.

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ltre 600 giovani delle scuole dell’obbligo, as-sieme a docenti, ammi-nistratori ed esponenti della comunità parroc-

chiale e associativa erbuschese han-no ricevuto la “Carta educativa”, una sorta di patto fra le generazioni per vivere e prendersi cura, assieme, del proprio paese. L’iniziativa ha vi-sto una serie di tavoli di confronto fra l’Amministrazione comunale, l’Istituto comprensivo di Erbusco, le scuole dell’infanzia, gli oratori, le parrocchie, l’associazione “Family Network-Genitori in rete”, il Corpo musicale “Zocco Band” di Zocco e Spina e il Corpo musicale Dino Ma-gri di Erbusco e la società sportiva. “Durante gli incontri – dice il vicesin-daco e assessore competente, Rosa Milini – ogni associazione e realtà educativa ha avuto l’opportunità di esprimere i propri vissuti ed espe-rienze, confrontarsi con gli altri edu-catori ed esprimere le proprie aspet-tative. Sono stati analizzati gli stili di comportamento osservati nei giovani nei momenti in cui dovevano assu-mere e portare avanti un impegno e nei momenti di attività ludiche e di svago, tenuti sia a livello individuale che di gruppo, oltre che la capacità di instaurare relazioni con i coeta-nei, con gli adulti e con l’ambiente e le cose”. Al termine del percorso, coordinato dallo psicologo Renato

alcune frasi: “Comprendo che ciascu-no è prezioso e diverso; riconosco il valore dell’ambiente in cui vivo; mi impegno a portare a termine le atti-vità che svolgo; vivo in una comuni-tà; riconosco l’importanza del ruolo degli educatori; sono attento ai biso-gni degli altri; affronto le situazioni che incontro; esprimo i miei pensie-ri perché è un diritto per tutti; ricevo ogni giorno tanto dagli altri; cerco di costruire, assieme agli altri, una so-cietà serena e solidale”. La carta è stata così consegnata a ogni singolo ragazzo delle scuole dell’infanzia, ai ragazzi delle scuole primarie e della

Riva, il gruppo di lavoro ha sintetizza-to in semplici frasi le linee educative condivise, utili a orientare i giovani e farli riflettere su comportamenti ba-sati su uno stile educativo unitario. Il decalogo ha messo nero su bianco

Nella celebrazione di S. Andrea, ti-tolare della parrocchia di Iseo, il provicario mons. Cesare Polvara ha consegnato l’onorificenza pontificia dell’Ordine di San Silvestro all’ex sa-crestano Giorgio Raineri (nella foto di Sbardolini-Iseo). L’Ordine pontifi-cio di San Silvestro papa e martire, talvolta indicato come Ordine silve-strino, è un ordine cavalleresco dete-nuto dalla Santa Sede e si distingue come uno degli ordini più antichi della

Santa Sede, anche se la sua data pre-cisa di inizio di conferimento rimane incerta. Venne unito con l’Ordine del-lo Speron d’Oro. Papa Pio X, nel suo motu proprio del 7 febbraio 1905, dal titolo Multum ad excitandos, divise l’Ordine in due classi di cavalieri, una che mantenne il nome di San Silvestro e l’altra che recuperò quello antico di Milizia Aurata o Speron d’Oro. È sem-brato doveroso al parroco, don Giulia-no Baronio, richiedere tramite il Ve-

scovo, tale onorificenza per Giorgio Raineri, sacrestano per più di 40 anni, di cui sei finali da volontario, perché, ha svolto con passione e con grande spirito di servizio il compito di custo-de della Pieve e delle sue suppellettili e di incaricato per la preparazione dei riti e dei servizi religiosi. A Giorgio, abbonato a “La Voce del Popolo” da lunghissimo tempo, vanno le nostre congratulazioni insieme a quelle di tutta la comunità iseana.

scuola secondaria di primo grado, alle realtà istituzionali, agli oratori, alle parrocchie e alle associazioni che hanno partecipato al tavolo di lavoro e che poi provvederanno ad esporla negli ambienti frequentati dai ragazzi stessi. In chiusura, la procla-mazione del nuovo Consiglio comu-nale dei ragazzi, che lavorerà sulla carta educativa da qui al 2 giugno 2013. Le votazioni hanno premiato Faye Seynabou, giovane di seconda generazione, originaria del Senegal. Faye, 12 anni, frequenta la seconda media all’istituto comprensivo locale “Ignazio Silone”.

Prosegue per il mese di dicembre il progetto “Strada facendo” con cui l’Asl di Brescia si mette in moto per le persone meno informate e meno consapevoli dei rischi sanitari a cui sono esposte e per le varie realtà di emarginazione ed esclusione sociale. Il viaggio dell’unità mobile dell’Asl ha preso il via il 25 settembre, con tappe in diversi punti della città di Brescia; sull’unità mobile è presente un operatore che svolge attività di

prevenzione sanitaria e prestazioni infermieristiche di primo livello. Grazie alla recente stipula di un protocollo di intesa tra l’Asl di Brescia e l’Associazione Casa Betel 2000 onlus che gestisce la Mensa Menni, ogni martedì l’Unità mobile sosterà nel cortile della mensa stessa per fornire agli ospiti assistenza, prestazioni infermieristiche di primo livello (misurazione parametri, piccole medicazioni), e informazioni rispetto ai servizi attivi. I prossimi

appuntamenti del progetto “Strada facendo” con l’unità mobile dell’Asl sono: giovedì 6 dicembre dalle ore 8.15 alle ore 12.30 in piazzale Miro Bonetti, presso il Centro commerciale Freccia Rossa; martedì 11 dicembre dalle ore 8.15 alle 10.20 in via San Faustino (Piazzetta antistante Sala Piamarta) e dalle ore 10.30 alle ore 12.30 alla Mensa Menni; giovedì 13 dicembre dalle 8.15 alle 12.30 in pIazzale Miro Bonetti, presso il Freccia Rossa.

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na Tenda per tutti . Nella piazzetta San Faust ino, a f ianco dell’omonima chiesa, verrà eretta, come ac-

cade da più di 20 anni e per rima-nervi da sabato 8 a domenica 16 di-cembre, la “Tenda della solidarietà fra i popoli”, un’iniziativa promos-sa dal Comune di Brescia e dalla Consulta per la cooperazione e la pace, la solidarietà internazionale e i diritti umani. Don Piero Lanzi, coordinatore del gruppo di lavoro per la Tenda, ha ricordato come “la stessa voglia rappresentare il sen-so della solidarietà e del volonta-riato, perché vi danno vita più di 40 associazioni che li rappresen-tano, senza alcuna distinzione di razza, religione, storia o cultura, ma accomunate dalla volontà di agire per un mondo più giusto e più fraterno”. Il tema su cui la città è chiamata a riflettere, attraverso quanto avverrà sia sotto la tenda sia in ambiti esterni alla stessa, è “Giustizia e povertà”, là dove la seconda è spesso conseguenza di una distorta visione della prima.Fra i molti momenti, attrazioni,

programmi, dibattiti, incontri e quanto ancora proposti dalle varie associazioni – il panorama comple-to sul sito www.comune.brescia.it, casa associazioni, Tenda solidarie-tà – don Piero ha ricordato lo spet-tacolo teatrale “Dritto negli occhi, i tanti volti del nessuno”, presen-tato nel Chiostro di San Giovan-ni alle 20.30 del 9 dicembre, così come l’analogo spettacolo “La fi-nanza killer”, proposto ai giovani delle superiori mercoledì 12 alle 10 nell’Auditorium San Barnaba, “dove l’obiettivo non sono le ban-che – ha specificato don Piero, ma gli sprechi, di ogni genere, che va-nificano gli impegni finanziari di chi si impegna per gli altri”.“Le riflessioni cui siamo ‘obbligati’ da don Piero e da tutte le associa-zioni che fanno capo alla Consul-ta – ha detto l’assessore alle Poli-

tiche giovanili e associazionismo Diego Ambrosi – fanno della città una tenda unica, in quanto il tema proposto è un pensiero che è ri-volto a chi si spende per gli altri e nel contempo un invito ai giovani a riflettere sul diventare ‘cittadi-ni attivi’ contro una povertà che è sempre più dilagante”.“La Tenda, in un momento di cri-si economica e quale vetrina del mondo della cooperazione e della solidarietà – ha aggiunto per l’uf-ficio di presidenza della Consulta Giovanna Mantelli – dà voce al vo-lontariato rafforzandone i principi, anche attraverso il concorso, per gli studenti delle scuole seconda-rie, che vuole dare un logo ed uno slogan alla Consulta, a che debba venire dai giovani e che verrà pre-miato alle 9.30 di sabato 15 nella Sala Piamarta”.

In occasione della Giornata interna-zionale del volontariato il Centro ser-vizi per il volontariato di Brescia ha organizzato, l’1 dicembre, la Festa del volontariato, un momento ludi-co di coinvolgimento per volontari, bambini e ragazzi bresciani. Presso l’auditorium di Confartigianato erano presenti le classi vincitrici del concor-so “La Solidarietà che abita a scuola edizione 2012” e una rappresentan-za dei volontari bresciani. Durante la manifestazione è stato proposto lo spettacolo “Energia che magia” curato dalla compagnia “La Nuvola nel sacco”, una miscela di racconto e fantasia, che ha entusiasmato e coin-volto sui temi dell’energia e del volon-tariato. Al termine dello spettacolo le premiazioni. Otto buoni del valore di 500 euro, spendibili in cancelleria, sono stati consegnati alle: classi pri-me della Scuola primaria Andersen di Gardone Valtrompia, le seconde della Scuola primaria Rovato, sezione Al-ghisi, le terze della Scuola primaria Don Milani di Nave, la quarta A della Scuola primaria Ungaretti di Brescia, la quinta della Scuola primaria di Ma-lonno, la Scuola media Carlo Dossi di Leno con le classi 1A – 1B, la seconda D della Scuola secondaria Falsina di Castegnato e la terza C della Scuola secondaria di Piamborno. Sono stati più di 60 i lavori presentati, spesso frutto di un percorso di discussione su temi sociali. Agli studenti era in-fatti stato chiesto di rappresentare il volontariato che viene vissuto nel-la scuola o nel territorio. Nell’elabo-razione dell’opera, le classi avevano

la possibilità di narrare, descrivere o anche solo prendere spunto dalle esperienze eventualmente svolte dai singoli alunni, dal gruppo classe o dall’istituto, oppure ispirandosi a ini-ziative che hanno coinvolto le orga-nizzazioni di volontariato e le associa-zioni. Sono pervenuti gli elaborati più diversi e creativi: disegni, temi, opere grafiche, pittoriche, fotografiche, in-formatiche o digitali, brani musicali, favole, racconti, ricerche, video clip, articoli e lettere. (a.t.)

La città e la provincia hanno tutte le caratteristiche di un territorio com-plesso. Un cantiere sempre aperto fatto di radici, di memoria, di storia, ma soprattutto di relazioni. Il Grup-po scuola dello Svi di Brescia lavo-ra da anni con le scuole bresciane facendo attenzione a un mondo in evoluzione per il continuo moltipli-carsi di relazioni nel concreto vivere della cittadinanza. Il progetto “Nuo-vi cittadini” è finanziato per una buona parte dalla Fondazione civil-tà bresciana e proposto per l’anno

scolastico 2012-13 alle scuole ele-mentari e medie bresciane per l’edu-cazione alla cittadinanza attiva e all’intercultura. Le parole chiave che hanno ispirato questo progetto so-no ascolto, socializzazione, ricono-scimento reciproco, apprendimento di tecniche attive, valorizzazione e partecipazione. Alunni, insegnan-ti e genitori useranno linguaggi di-versi durante le esperienze e parte-ciperanno a ogni tappa del percor-so ciascuno con la propria identità. Questa proposta educativa è attiva

nei poli scolastici di Castelcovati, Urago d’Oglio, Roncadelle, Flero e nel centro storico di Brescia, con la partecipazione di 500 bambini, i lo-ro genitori e insegnanti. In classe e negli altri luoghi di sperimentazione le fasi saranno molteplici e verranno “messe in gioco” le capacità di com-prendere se stessi e gli altri, la pro-pria e l’altrui cultura. Gli animato-ri didattici del Gruppo Scuola dello Svi useranno tecniche attive con in-troduzione di giochi didattici in clas-se che attiveranno le capacità di co-

operazione e daranno più informa-zioni sulle culture di appartenenza. Ai genitori degli alunni iscritti verrà proposta l’esperienza di laboratori come luoghi aperti alla pluralità del-le relazioni, alla conoscenza di sé e delle culture presenti sul territo-rio. Corsi per l’educazione intercul-turale si svolgeranno allo Svi e nei plessi di Roncadelle e Urago d’Oglio e saranno proposti agli insegnan-ti. Per informazioni, ci si può rivol-gere a Francesca Albasini Pereira, 3404718913.

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tranieri come ricchezza. In un clima di festa, so-lidarietà e collaborazio-ne si è conclusa la prima parte del progetto Bre-

scia aperta e solidale. Domenica 2 dicembre, presso l’oratorio del-la Stocchetta, si è tenuto il Conve-gno conclusivo dei primi tre anni di progetto, durante il quale sono stati presentati alla cittadinanza i risultati finora raggiunti.Brescia aperta e solidale è un pro-getto nato nel 2007 dal lavoro si-nergico dell’associazione Centro migranti della diocesi, del Movi-mento cristiano lavoratori e delle Acli provinciali di Brescia; finan-ziato dal Comune di Brescia, il progetto rientra nel Piano sociale di zona dello stesso e del Comune di Collebeato ed è nato alla scopo di favorire il più possibile l’inte-grazione tra italiani e immigrati stranieri, creando occasioni d’in-contro e arricchimento reciproco.“Grazie a questa giornata di rifles-sione e festa, potremo capire l’im-portanza e la bontà di un simile progetto” ha detto Giorgio Maio-ne, assessore comunale ai Servizi sociali e alle politiche per la fa-miglia, introducendo il convegno. “Il Comune di Brescia, infatti, ha creduto in Brescia aperta e solida-le, in quanto pienamente convinto

che la via dell’integrazione va di pari passo a quella della coesione sociale; si può dunque lavorare perché cittadini italiani e stranieri possano trovare momenti di con-fronto e riconoscersi parte della

Il 3 dicembre anche Brescia ha celebrato la Giornata mondiale della disabilità. E proprio in questa data la giunta cittadina ha raccolto la proposta, presentata durante le ultime settimane dalla Consulta per la vita sociale e per le politiche della famiglia, di istituire “L’Osservatorio municipale sulla condizione delle persone con disabilità”. “Il progetto – spiega il sindaco, Adriano Paroli – parte da un principio che deve essere sempre

più vissuto e condiviso: lo sviluppo sociale della comunità si basa sulla piena inclusione delle persone con disabilità. Per questo confrontandomi con i rappresentanti di alcune realtà che seguono queste tematiche mi ero preso l’impegno di costruire uno strumento capace di aprire la città alle esigenze delle persone con disabilità con l’obiettivo di abbattere le barriere, fisiche e culturali, che ancora esistono. Abbiamo lavorato

affinché quest’opportunità, nata dalla volontà di valorizzare la disposizione dell’Onu, che sancisce i diritti delle persone con disabilità, potesse concretizzarsi”.Nelle prossime settimane la proposta articolata dalla Consulta sarà affidata alla commissione Consiliare revisione degli statuti e dei regolamenti, affinché possa elaborare una proposta circa la composizione e la regolamentazione dell’Osservatorio.

Favorevole al progetto anche Gloria Gobetto, referente per la Consulta: “Saremo il primo Comune italiano a dotarsi di tale strumento. Un progetto che è tutto da costruire ma se le premesse sono queste ci sono le condizioni perché questa esperienza possa essere utile esempio e punto di riferimento anche a livello nazionale. Insomma ci fa piacere essere i primi, ora cercheremo di costruire l’Osservatorio insieme al Comune e alla città”.

mo però potuto realizzare solo in ambito circoscrizionale; non posso che ringraziare le molte persone che operano all’interno di questi gruppi, il cui compito, non sem-plice, è quello di far comprendere alla gente che abita i quartieri, che il fenomeno dell’immigrazione, non è un “fenomeno da baracco-ne” bensì una ricchezza da vivere. L’immigrazione, infatti, interessa il nostro Paese da oltre un tren-tennio ed è fondamentale capirne la complessità guidandola al rag-giungimento di determinati obiet-tivi. Solo insieme si costruisce re-almente il futuro”.Durante il convegno si sono quindi succeduti rappresentanti dei cin-que gruppi d’azione, attivi nelle zo-ne di Brescia nord, centro, sud, est e ovest; ognuno di essi, supportato da un video appositamente creato da studenti del corso universitario Stars di Brescia, ha dunque presen-tato il proprio operato, con azio-ni legate tra l’altro, a doposcuola, corsi di alfabetizzazione, fornitura di vitto e alloggio a studenti uni-versitari stranieri, feste multicul-turali per creare legami tra geni-tori italiani e immigrati. A corol-lario della festa, il pranzo etnico, il torneo di calcio, i cori natalizi e la Santa Messa che ha concluso la giornata.

stessa comunità, a prescindere da origini e culture diverse e si possa passare da una città immaginaria a una immaginata” ha poi concluso l’Assessore.Anche Giovanni Boccacci, diret-tore del progetto, si è detto soddi-sfatto di quanto raggiunto ad oggi e ha ribadito con forza come, per lo Stato italiano, i cittadini stra-nieri non siano solo un onere ul-teriore bensì una vera e propria ricchezza, anche in termini mone-tari. “L’obiettivo iniziale del nostro progetto era quello di creare grup-pi d’azione nei quartieri che abbia-

L’associazione “Città dell’umo Brescia” propone, martedì 11 dicembre, un nuovo incontro. Interviene il prof. Guido Formigoni sul tema “Lombardia, Italia. Dove va la politica nel nostro Paese?”. La serata si svolge alle 18 a Palazzo San Paolo in via Tosio. Formigoni è docente di storia contemporanea presso l’Università Iulm di Milano e condirettore della rivista “Ricerche di storia politica”. L’incontro è aperto a tutti. È, inoltre, attivo il sito dell’associazione: www.cittadelluomobrescia.it. L’Associazione si propone di “elaborare, pro muo vere e diffondere una cultura politica che, animata dalla concezione cri stiana dell’uomo e del mondo, con-tribuisca a sviluppare l’adesione ai valori della democrazia espressi nei principi fondamentali della Co stituzione, ponendo una particolare attenzione alla formazione della coscienza civile dei cittadini”.

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l 14 dicembre presso l’Irccs-Centro San Giovanni di Dio Fa-tebenefratelli verrà inaugurata una nuova struttura che ospi-terà una Comunità psichiatri-

ca protetta ad alta assistenza (Cpa) di 20 posti letto già operante presso il Centro e una nuova Comunità psi-chiatrica protetta a media assistenza (Cpm) di 20 posti letto. Una storia che parte da lontano. Giusto ricordare che l’Istituto di ricovero e cura a ca-rattere scientifico (Irccs) è dedicato al Sacro Cuore di Gesù da cui prende il nome, inizia la sua attività nel 1882 come ospedale psichiatrico per una donazione ai Padri Fatebenefratelli destinata alla cura dei malati alienati. Funziona come tale per quasi un seco-lo sino al 1978, anno della riforma psi-chiatrica. La Cpa che verrà trasferita è una struttura residenziale per il trat-tamento socio-riabilitativo accredita-ta con il Servizio sanitario regionale. Accoglie persone affette da schizofre-nia e sindromi correlate, da sindromi affettive (disturbo depressivo maggio-re ricorrente, disturbo bipolare) e da disturbi gravi della personalità, dai 18 ai 65 anni, inviati dai Centri psico-so-ciali (Cps) della Regione. Garantisce un’offerta assistenziale di alto grado sulle 24 ore. I programmi residenzia-li sono di media intensità, hanno una durata massima di 36 mesi e vengono indicati nel Progetto terapeutico ria-bilitativo (Ptr) di ciascun soggetto. Il

territorio di competenza del pazien-te. La Cpm che occuperà l’altra metà della struttura ospiterà persone con un maggior grado di stabilizzazione clinica e con un miglior funziona-mento personale e sociale; l’offerta assistenziale sarà di medio grado ed è garantita sulle 12 ore diurne. Du-rante l’inserimento nelle Comunità i le persone vengono coinvolte in atti-vità individuali e di gruppo a finalità risocializzante e di sviluppo e mante-nimento della abilità di base, fruendo di spazi interni alle singole comunità e di laboratori di attività fruibili anche da altre realtà del Centro. Negli ampi e luminosi spazi della nuova struttu-ra sarà ubicato il Laboratorio Lucena, dove vengono praticate alcune attivi-tà (decoupage, maglia, cucito) e la pa-lestra di fisioterapia e di attività cor-poree. I pazienti potranno usufruire anche delle attività della cooperativa “Il melograno”, ove vengono attuati interventi di inserimento lavorativo e della Bottega dell’arte, dove vengono svolte attività artistiche ed espressive. Si sottolinea il ruolo fondamentale della Bottega nell’organizzazione del-le mostre delle opere realizzate, in col-laborazione con le istituzioni cittadine (Comune, Fondazione Bresciamusei, associazione “Il sasso nello stagno”). Attualmente sono in atto altri rappor-ti collaborativi che hanno lo scopo di favorire l’integrazione e lo sviluppo di abilità sociali.

Scatta in città il “piano neve” per garantire la mobilità delle persone e dei veicoli e la fruibilità dei servizi in caso di precipitazioni nevose e presenza di ghiaccio. Gli interventi sono coordinati da Aprica Spa in collaborazione con il settore strade del Comune. “Una macchina organizzativa complessa – spiega l’ing. Alessandro Baronchelli responsabile del settore – ma ben rodata, che può contare su 135 mezzi e circa 300 persone reperibili tutti i giorni, 24 ore su 24,

fino al 10 marzo”. Per ottimizzare l’organizzazione predisposte tre tipologie di intervento attivate in base alle caratteristiche dell’evento meteorologico avverso: interventi preventivi, finalizzati a scongiurare la formazione di ghiaccio, con spargimento di soluzione salina antigelo in 25 punti sensibili della città come cavalcavia e sottopassi, presidio di 36 punti critici da parte di autocarri carichi di fondenti e muniti di lama sgombraneve, pronti a intervenire immediatamente

all’inizio delle precipitazioni nevose e lamatura della neve sulla viabilità e interventi su marciapiedi e altre aree pedonali, con relativo spargimento di fondenti. Il tutto su 600 km di strade e 1.200 di marciapiedi, con una spesa che comporta per il Comune un esborso di 500mila euro. “Le priorità – puntualizza Mario Labolani, assessore ai Lavori pubblici – sono rivolte agli ospedali, alle scuole e ai servizi pubblici. E da quest’anno dobbiamo aggiungere anche la

pulizia dei parcheggi, delle piazze e degli accessi alla metropolitana. Nei momenti più critici il lavoro da svolgere è complesso. Chiediamo la comprensione e la collaborazione di tutti affinché, in caso di neve, utilizzino il più possibile i mezzi pubblici, non lascino le auto in sosta nelle strade più strette per non intralciare il passaggio e le operazioni dei mezzi e cerchino di tenere puliti gli accessi alle abitazioni e alle attività commerciali”. (v.b.)

programma è concordato con l’Unità operativa psichiatrica territoriale ed è coerente al Piano di trattamento in-dividuale (Pti) elaborato dal Cps del

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“Squadra che vince non si cambia”: prendendo a prestito questo slo-gan ben noto i ragazzi del Centro giovanile di Montichiari, sotto la guida del curato don Michele Bo-dei, ripropongono per il terzo anno consecutivo “Black-out”, un musi-call che vede protagonisti ben 100 tra ragazzi e ragazze impegnati a ballare, cantare, recitare. L’appun-tamento è in programma sabato 26 gennaio 2013 alle 20.30 al cinema teatro Gloria, ma il lavoro ferve già alacremente per rendere possibi-

le un’altra serata memorabile. “Si tratta di un musical – afferma Mat-teo Boldini, uno degli educatori –- che racconta una storia di fantasia che si svolge in un paese di mon-tagna. Ci sono un sindaco, un pro-fessore, il farmacista, le donne del luogo e un personaggio un po’ stra-no che si aggira nel paese. All’im-provviso accade qualcosa di stra-no: un concittadino che ha vinto il Premio Nobel ritornerà proprio al suo paese natale e da qui si snode-rà tutta una serie di curiosi eventi.

Il lavoro è in corso alla grande – afferma ancora Boldini – ma la gio-ia e la soddisfazione più grandi per noi educatori consistono nel vede-re il sorriso dei ragazzi per i quali ciò che conta è vivere tutti insie-me i momenti della realizzazione dello spettacolo, al di là delle di-menticanze di una battuta o di un passo di danza: l’importante è che si formi un bel gruppo di amici e questo è ciò che è successo. Cre-do che ognuno di noi abbia preso e dato qualcosa in piena armonia,

vicendevolmente”. Da sottolineare che “Black-out” rappresenta solo uno dei tanti eventi organizzati dal Centro giovanile: è già in program-ma, infatti, anche “Peter Pan”, un altro spettacolo che verrà presen-tato nel mese di maggio. “Ringra-ziamo don Michele e le famiglie che ci hanno fornito un aiuto fon-damentale oltre a don Italo Uber-ti per la concessione del “Gloria”. Per informazioni o prenotazioni basta chiamare la segreteria allo 030/9961897. (f.m.)

e sponde rialzate ora biancheggiano per le gabbie piene di ciotto-li con le quali sono sta-te rinforzate, mentre un

ponticello di legno scavalca il pic-colo corso d’acqua. Sulla curva della pista ciclabile svetta un albe-ro centenario, un autentico monu-mento verde, che fra qualche mese, nelle calde giornate d’estate, offri-rà ombra e refrigerio, mentre una scaletta ricavata lungo la riva con-sentirà di scendere ad abbeverarsi all’acqua che zampilla pulita diret-tamente dalla falda. Bisogna guardare con questi occhi a un fontanile per capirne l’impor-tanza e la suggestione in un terri-torio come quello della Bassa, al-trimenti è difficile comprendere il motivo per cui compagnie di gio-vani e meno giovani vi si ritrovino per concedersi qualche momento di svago e di incontro.Così infatti si spiega la decisione del Comune di Pompiano di recu-perare due degli storici fontanili del Comune, la Probaina, detta an-che Boibò, e il Fiumicello. Proprio quest’ultimo è stato inaugurato nei giorni scorsi, nonostante un tempo davvero inclemente, con una ceri-monia che ha visto la partecipazio-ne, oltre che delle autorità comu-nali e provinciali, anche di molta gente, alla quale sono stai offerti

anche i generi di conforto tipici della stagione, a cominciare dalle caldarroste. Inaugurazione che si pone al termi-ne di un lavoro di recupero portato avanti dall’assessore ai Lavori pub-blici GianCarlo Comincini, grazie ad un finanziamento dell’80% ero-

gato dalla Provincia, in particolare dell’assessorato all’Ambiente. “Il vaso Fiumicello era quasi scompar-so – afferma in proposito l’assesso-re Comincini – i meno giovani non ne conoscevano l’esistenza. Ora, con il rifacimento delle sponde e la realizzazione dei nuovi fontanili na-sce una piccola oasi per i numerosi frequentatori della pista ciclabile. Diventerà luogo di incontro e refri-gerio per gli abitanti di Zurlengo”.La località inoltre è stata ulterior-mente ingentilita da due sculture in ferro donate dall’artista Silvano Venturini, collocate l’una dirimpet-to all’altra sulle sponde. Lo stesso Venturini ne spiega il significato: “Rappresentano rispettivamente l’albero della vita e un germoglio, entrambi quindi legati all’acqua e alla sua capacità di donare la vita. Da parte mia ho sempre lavorato con ferro proveniente da materia-le di recupero secondo il principio che l’opera d’arte può uscire dal rottame”. E che al luogo venga ri-conosciuto anche una dimensione espositiva è dimostrato anche dal-la decisione di collocarvi, in vista delle feste natalizie anche un prese-pe in legno, realizzato dallo stesso Venturini. “Il presepe verrà colloca-to esattamente sotto il grande albe-ro – afferma in proposito il sinda-co Serafino Bertuletti – e lì rimarrà per tutto il periodo delle festività”.

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oppio impegno per il “Gruppo fotografico ba-gnolese” che organizza la propria “Mostra col-lettiva” e, nella giorna-

ta di inaugurazione della stessa, anche la serata conclusiva, com-prensiva di premiazioni, della 7ª edizione del digitalgiro. La mostra collettiva prosegue fino a domeni-ca 15 dicembre, presso la Galleria di Palazzo Bertazzoli.Il Gruppo fotografico bagnolese si è costituito a Bagnolo Mella nel 1977, è un’associazione di fotoa-matori con lo scopo di diffondere la cultura fotografica ed esaltare lo spirito artistico dei soci. L’as-sociazione ha subito iniziato a raccogliere materiale fotografico che documentasse i cambiamenti urbani di Bagnolo Mella e gli aspet-ti della vita sociale dei bagnolesi, creando un archivio di un migliaio di foto d’epoca in continua espan-sione, che periodicamente scatu-risce in una mostra fotografica. Un’altra attività che ha visto im-pegnati i membri del gruppo per molto tempo è stata la ripresa fo-tografica di tutte le cascine (oltre un centinaio) e i palazzi storici di Bagnolo. Altri lavori, come “Il viaggio del latte”, “L’uccisione del maiale”, “I segni del culto sui mu-ri di Bagnolo”, “Fiere e mercati” i

“Bombardamenti a Brescia” hanno consentito di creare un vasto ar-chivio fotografico che documen-tasse il passato e il presente del pa-ese. Il Gruppo ha inoltre allestito nel corso degli anni varie mostre di fotografi quali Berengo Gardin, Pepi Merisio, Gian Butturini, Fau-sto Schena e tanti altri; ha altresì organizzato numerose proiezioni di diapositive di fotografi profes-sionisti e non, oltre che dei soci. “È un’esposizione di 160 fotografie, a tema libero, scattate dai membri

del nostro gruppo durante l’anno di attività – spiega Ivan Giuliani, anima e presidente del sodalizio –.Come consuetudine con questa esposizione collettiva diamo la possibilità alla cittadinanza ba-gnolese di vedere il nostro lavo-ro”. La mostra, inaugurata sabato 1 dicembre, si potrà visitare (in-gresso libero) fino a domenica 16 dicembre il martedì e giovedì dalle 20 alle 22, il sabato dalle 15 alle 20, la domenica e i giorni festivi dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19.

Entro la primavera del 2014, cioè fra un anno e mezzo circa, Porzano, una delle frazioni di Leno, avrà una farmacia tutta sua. Sul territorio lenese, questa frazione è l’unica a non avere un centro che distribuisce farmaci; ma la situazione, per i cittadini di Porzano, è destinata a cambiare.Il progetto ha cominciato a prendere forma quando si è saputo che la Regione Lombardia aveva deliberato l’istituzione sul territorio comunale di una

nuova farmacia. A quel punto il sindaco Piero Bisinella e la sua giunta hanno proposto al consiglio comunale di collocarla a Porzano. L’amministrazione comunale ha pure stabilito che la futura farmacia non sarà privata, come le tre già presenti sul territorio, ma comunale. “Dietro questa decisione – spiega il primo cittadino – c’è un progetto articolato, che dovrebbe consentirci di prendere non i classici due, ma, addirittura tre

piccioni con una fava”. Ecco qual è il piano delle opere che si andrà a realizzare. “In un’area pubblica che si trova a Porzano, vicino all’acquedotto, costruiremo un fabbricato di due piani. Al piano terra troverà posto la farmacia; al piano superiore, invece, i nuovi ambulatori per anziani, che ora sono nei locali annessi alla scuola. Così facendo si otterranno tre risultati – prosegue il sindaco Bisinella –. Primo: doteremo la frazione di un servizio che

attualmente non ha. Secondo: farmacia e ambulatori saranno nello stesso edificio, così che, usciti dagli ambulatori, nel caso avessero bisogno di farmaci gli anziani li avranno a portata di mano e terzo, gli spazi liberati, quelli dove ora si trovano gli ambulatori, verranno utilizzati per realizzare una sala civica, a disposizione sia della scuola, sia dei cittadini”. Per realizzare il progetto ci vorrà circa mezzo milione di euro. (mtm)

Si va dalle domeniche trascorse im-parando i trucchi di clown e gioco-lieri alle lezioni pomeridiane che ri-guardano il mondo dell’informatica e soprattutto dei social network. Sono queste solo alcune delle iniziative rea-lizzate in questo periodo dall’Associa-zione genitori di Roccafranca, realtà da anni attiva sul territorio. Grazie a un finanziamento legato a una legge regionale, è stato possibile mettere in campo tutta una serie di proposte legate ai temi dell’educazione e della crescita dei ragazzi, oltre che all’in-segna del divertimento e dello stare insieme. Ecco quindi che, in collabo-razione con l’amministrazione comu-nale e l’istituto comprensivo di Rudia-no, dal quale le scuole di Roccafranca dipendono, è partito il progetto “Tut-ti per uno, uno per tutti”, contenitore di proposte dedicate ai ragazzi tra gli otto e i 13 aanni. In esso trova spazio

il già citato corso relativo ai social network, tenuto da Donata Barbieri, che si articola in 10 lezioni pomeri-diane nei locali della scuola seconda-ria e si rivolge ai ragazzi delle scuole medie, mentre i pomeriggi circensi con la compagnia Ambaradan vedo-no i ragazzi suddivisi per fasce d’età, comprendendo quindi anche i bam-bini delle elementari. Senza dimenti-care poi i corsi di musica e di pittura murale condotti rispettivamente da Umberto Battistotti e dalla prof.ssa Pasolini. Accanto all’attenzione per i più giovani, però, non manca la consa-pevolezza di come sia fondamentale anche il ruolo dei genitori e la conse-guente necessità della loro formazio-ne. Attualmente (da ottobre ad aprile) è attivo lo spazio di ascolto gratuito per genitori “Aiutiamoli a crescere”, mentre nel prossimo periodo, in col-laborazione con il Centro per la fami-

glia di Orzinuovi verranno organizzati alcuni incontri appositamente pensati per mamme e papà. In questa molte-plicità di azioni bisogna sottolineare, inoltre, la collaborazione realizzata dall’Age con le altre istituzioni e agen-zie educative: oltre alla sinergia con l’Istituto comprensivo, c’è da registra-re il coinvolgimento con l’oratorio in vista di occasioni particolari, ultima i la recente giornata alla scoperta della norcineria tenutasi nei locali del cen-tro ricreativo dedicato a Paolo VI. E per Natale spazio alla partecipazione ai mercatini organizzati dal Comune: domenica 9 dicembre ragazzi e geni-tori addobberanno l’albero di Natale in piazza Europa. Sempre in quella giornata, grande spazio alla solida-rietà: nell’occasione verrà proposta una raccolta di giocattoli che verran-no consegnati alla Caritas di Orzinuo-vi. Perché Santa Lucia arrivi per tutti.

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tagione ancora positiva per i risultati conseguiti quella che sta per concludersi per l’Asd Water Ski San Gerva-sio Bresciano, che dispone

del bacino delle Casacce, e per l’Asd Jolly Ski School di Brescia che opera nelle acque dei laghetti di via Fusera a San Polo di Brescia. Sono sodalizi entrambi presenti in gare nazionali e internazionali affiliati al Coni provin-ciale del quale, per il settore specifi-co, è presidente Giampaolo Mantelli che nella riunione conclusiva dell’an-nata 2012 ha elogiato dirigenti, atle-

ti ed associati per l’impegno profu-go nella divulgazione nel Bresciano dello sci nautico. Gli atleti delle due realtà della provincia nel 2012 hanno partecipato a gare nazionali e interna-zionali e il palmare delle due società registra: una medaglia d’oro e una di bronzo ai mondiali disputati in aprile in Sudafrica; otto medaglie d’oro, tre d’argento e tre di bronzo agli Europei; due ori, un argento ed un bronzo negli assoluti italiani; un oro nella classica di club; 10 ori, tre argenti e due bron-zi in quelli di categoria. Sono risul-tati eccellenti che per i due sodalizi

che annoverano nelle loro file atleti di prestigio quali Maria Luisa Pajni sul podio in tutte le discipline e per la combinata in Sudafrica, premiata dal presidente Fedele Luzzeri come atleta dell’anno dichiarando “Mai una ragazza italiana under 21 aveva vinto tante medaglie” mentre i flash immor-talavano il momento con la giovane atleta al centro affiancata da Giam-paolo Mantelli, dallo stesso Luzzeri e dal tecnico Claudio Benatti. La sta-gione di sci nautico per i bresciani è stata dunque colma di altri risultati. Nicolas Benatti ha iscritto il proprio

nome nella storia dello sci nautico conquistando il record italiano in figure tra gli under 21, primato per lungo tempo appartenuto a Chicco Buzzotta. Nicolas con due passaggi straordinari s’è pure piazzato al quin-to posto nei campionati europei asso-luti. Giammarco Pajni ha ottenuto il miglior risultato italiano tra gli junior e nella stessa categoria ha migliorato il record italiano di salto da 20 anni nelle mani di Bubu Alessi. Pajni sta ancora sciando, preparandosi per i mondiali Junior in calendario in feb-braio in Australia. C’è poi da citare

Matteo Luzzeri che prosegue la sua ascesa nel circuito professionistico mondiale; nel maggio scorso ha man-cato la qualificazione agli Us Master per una boa mentre in agosto ha ot-tenuto il quinto posto alla tappa del Calgary centrando la prima finale in carriera. Altri risultati di rilievo sono di Alessandro Paci, under 17, bronzo nel salto, e di Alberto La Malfa, gio-vane di Alfianello che in gara tra gli under 14 ha conquisto l’oro nel salto, argento nel triks e il bronzo in slalom. Infine l’oro conquistato dal senior Fedele Luzzeri nelle gare di slalom.

Prende il via sabato 8 dicembre la tradizionale Fiera del torrone, che già dal Settecento, colora la cittadina di Carpenedolo in occasione dell’Immacolata. Anche quest’anno sotto la guida della Pro loco, in collaborazione con la parrocchia e l’amministrazione comunale, sono numerose le iniziative. A partire dalle 10 di sabato 8 fino alle 20 di domenica 9 dicembre le vie del centro si vestono a festa per ospitare le esposizioni di torrone, dolciumi

e prodotti artigianali. Il torrone la farà da padrone: numerosi gli stand che, provenienti da Cremona, Sardegna, Veneto e Abruzzo, proporranno diverse lavorazioni della delizia natalizia per eccellenza. Coprotagonista la musica. Due sono gli appuntamenti da non perdere: Piazza Grande, mercatino musicale che si terrà durante l’intero fine settimana in piazza Matteotti, e l’anteprima del concerto di Natale della corale polifonica Ars Nova, la quale si

esibirà nella cornice del Santuario dedicato all’Immacolata domenica 9 dicembre alle 17. Mercanti Principianti è lo spazio dedicato ai più piccoli che, a partire dalle 14.30 di sabato, potranno scambiare o vendere giocattoli e fumetti, proprio come fanno gli ambulanti “veri” in via Zanardelli. Nella giornata di sabato sarà possibile, inoltre, raggiungere le vie del centro storico grazie ad un bus navetta che trasporterà i visitatori dal piazzale Italmark

in piazza Europa. La domenica assolverà questo compito un trenino che, dalle 16 alle 19 darà la possibilità di fare un giro turistico sino al Santuario aperto al pubblico. Il Santuario vuole essere il fulcro della festa perché non dimentichiamo che la Fiera del torrone è inscindibilmente legata all’Immacolata. E cosa meglio del Santuario della Madonna del Castello può rappresentare quest’unione? (Valentina Novazzi)

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’amministrazione del Co-mune di Lozio ha deciso di conferire all’ex capo della polizia del Fronte Polisario, il 44enne Mou-

stafa Salma Ould Sidi Mouloud, la cittadinanza onoraria per le sue bat-taglie in favore dei diritti umani, e in particolare dei saharawi che vivono all’interno del campo profughi di Tin-duf, nel sud dell’Algeria, senza poter ricongiungersi con i propri familiari presenti nelle regioni meridionali del Marocco. Il Consiglio comunale, pre-sieduto dal sindaco Antonio Giorgi, nella seduta di lunedì 27 novembre, ha approvato a maggioranza la mo-zione: sette voti a favore con quattro consiglieri di opposizione astenuti perché, hanno dichiarato, non sono stati informati per tempo e soprat-tutto non sarebbe stata informata la popolazione circa un avvenimento di portata così vasta e politicamen-te rilevante. La sala riunioni della scuola di Villa ha ospitato la seduta del Consiglio comunale che ha visto la presenza della delegazione del Ma-rocco, capeggiata dal Vice console di Milano, con l’Associazione affluenti di Brescia che cura i rapporti Italia-Marocco, guidati da Maria Cipriano, segretaria del Partito socialista bre-sciano che ha creato il collegamento per conferire la cittadinanza onora-ria a Mustapha Salma Ould Sidi Mou-

loud. La Federazione provinciale bre-sciana del Partito socialista italiano, infatti, da tempo segue la vicenda di quest’uomo per il suo impegno nel Fronte Polisario, a causa del quale ha subito l´arresto e la tortura, oltre che l’uccisione e l’arresto di alcu-ni familiari. La cittadinanza onora-ria di Lozio vuole essere un promo

novembre, il Consiglio a maggioran-za ha deliberato il gemellaggio con Boujdour in Marocco. Si tratta di una città nata durante la fase di decolo-nizzazione e cresciuta nella fase della occupazione marocchina. La città è praticamente emersa dal deserto, ed è cresciuta intorno al nuovo porto, di-ventando una città particolarmente importante per la pesca effettuata in autonomia, fuori dal grande circuito legato alle flotte di pescherecci in-ternazionali. Il gemellaggio con Lo-zio offrirà l’opportunità di mettere a punto una serie di attività culturali e interscambi sociali, turistici, sportivi ed economici che favoriranno la re-ciproca conoscenza dei due paesi in rappresentanza dei Paesi di apparte-nenza, coinvolgendo realtà associati-ve e imprenditoriali. Nelle prossime settimane sarà la rappresentanza di Lozio ad effettuare un viaggio a Bou-jdour per suggellare definitivamente l’accordo di gemellaggio.

passo per far conoscere all’opinione pubblica la situazione di alcuni per-seguitati politici nel mondo, tra cui gli emigranti socialisti del Marocco, alcuni dei quali vivono a Brescia ed hanno trovato nella struttura del-la Federazione bresciana un punto di riferimento. Sempre nella seduta del Consiglio comunale di lunedì 27

L’associazione “Energia Ambiente” organizza presso il Parco energia ambiente di Capo di Ponte, in via Santo Stefano, il primo concorso su un presepio sostenibile. Lo sviluppo sostenibile è un processo finalizzato al raggiungimento di obiettivi di miglioramento ambientale, economico, sociale e istituzionale, sia a livello locale che globale. Tale processo lega in un rapporto di interdipendenza la tutela e la valorizzazione delle risorse locali. Oggetto della gara

è la realizzazione di un manufatto che rappresenti la tradizione della natività, interpretata attraverso una forma d’arte a scelta, seguendo il tema della sostenibilità ambientale. I presepi potranno essere costruiti impiegando ogni tipo di materiale, tranne quelli ritenuti pericolosi per l’incolumità delle persone. Possono partecipare al concorso soggetti pubblici e privati, titolari di esercizi commerciali, associazioni, istituti scolastici, parrocchie. Quanti intendono

concorrere devono iscriversi telefonando al 338/5373999. La partecipazione è gratuita. Il presepe potrà essere installato, o preparato all’interno del Parco. Le opere saranno giudicate da un’apposita commissione che valuterà: originalità, ambientazione, lavorazione artigianale, qualità artistica, difficoltà tecnica di realizzazione. Al primo classificato sarà assegnato un premio del valore di euro 250; al secondo uno di euro 150; al terzo uno di

euro 100. I premi consisteranno in cesti di prodotti locali. La visita dall’8 dicembre fino al 6 gennaio. Sempre “Energia Ambiente”, nell’incantevole Parco ai piedi della Concarena, durante ogni fine settimana, rende possibile vivere un momento di allegria, spensieratezza, scambio di opinioni; il tutto nel fantastico contesto degli splendidi colori autunnali. L’invito è per un “Aperitivo sostenibile a base di prodotti a Km zero”, ogni venerdì e sabato dalle ore 17. (e.g.)

Col favore delle condizioni meteo ha preso il via ufficialmente saba-to 1° dicembre la nuova stagione sciistica nelle stazioni del com-prensorio Ponte di Legno-Tonale e Aprica-Corteno S. Pietro. Dopo la pioggia in alta quota di qualche settimana fa si era temuto il peg-gio, ma dapprima l’abbassamento delle temperature, che aveva per-messo l’attivazione degli impianti per l’innevamento artificiale, e poi un’ottima nevicata che ha regalato circa 70 centimetri di manto bian-co al Passo Tonale e oltre un metro in Presena, hanno permesso una partenza alla grande. Gli operato-ri sperano che si tratti dell’aperi-tivo prima dell’abbuffata del lungo ponte di S. Ambrogio-Immacolata. Lo sci resta, però, uno sport non per tutte le tasche: i giornalieri fra bassa e alta stagione oscillano sia

in Tonale come in Aprica fra i 31 e 38 euro, a fronte di prezzi anche dimezzati in altre località sciisti-che della media e bassa Valle. Al di là delle convenzioni e promozioni che “gemellano” Tonale e Aprica, la vera novità di questa stagione è la possibilità per le famiglie di usu-fruire del biglietto gratuito, anche solo giornaliero, per i bambini fi-no a otto anni. Oltre alle due piste sul ghiacciaio Presena, a cui va ag-giunto l’anello per lo sci nordico, sono aperte per ora al Tonale le piste Valena, Tonalina, Tre Larici, Scoiattolo, Contrabbandieri, Val-biolo e Tonale Occidentale, quindi nove su 41 totali.In Aprica, invece, aperta la pista Piana dei Galli a 2000 metri di quo-ta, servita dalla seggiovia Magnol-ta. Ovviamente per le quote più basse, come per Ponte di Legno

bisogna aspettare. Nei mesi esti-vi le tre società che gestiscono gli impianti Sit, Carosello e Sinval non sono rimaste con le mani in mano, ma si sono date da fare per migliorare i servizi. Anzi, Sinval srl, guidata oggi dai soci Alessan-dro Mottinelli e Giuseppe Patti, ha tagliato il traguardo dei 50 anni di attività ricordando i fondatori Ce-sare Mottinelli ed Ernesto Patti, ma soprattutto inaugurando la pri-ma seggiovia a sei posti del com-prensorio. Si tratta di un impianto a fune lungo 800 metri percorribile in due minuti e venti secondi, con una portata di 2400 persone l’ora. Costo dell’opera, realizzata dall’el-vetica Bmf Bartholet: sei milioni di euro, il 25% dei quali partecipa-ti dalla Sit, presieduta dal sindaco dalignese Mario Bezzi. Questi, per altro, ha annunciato che verranno

definitivamente risolti alcuni nodi che proprio a Ponte di Legno sto-nano con la promozione del “gran-de sogno”.Sfumato, almeno per il momen-to, il progetto di unire Ponte con Temù, dato l’esito referendario sfavorevole, gli amministratori in-tendono risolvere grane come le incomprensioni con la Provincia per la prolungata chiusura dell’uf-ficio Iat, ma soprattutto dopo l’in-verno chiudere la telenovela del parcheggio multipiano di Piazzale Europa la cui costruzione avvia-ta nel 2007 con sei milioni di euro d’investimento, è poi naufragata a causa delle inopinate conseguenze dovute alla presenza, non avvertita in sede progettuale, di un’impor-tante falda acquifera con danni agli edifici circostanti e lievitazione dei costi di realizzazione.

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fine novembre sono ini-ziati a Bornato di Cazza-go i lavori, che dovran-no mettere in completa sicurezza e fruibilità la

struttura. L’intervento è coordinato dalla fondazione “Antica Pieve di San Bartolomeo” che, senza troppi clamo-ri, ha chiamato a sostegno dell’ini-ziativa un nutrito gruppo di realtà: la Provincia, la Fondazione Pianura Bresciana e la Arcus spa, la società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo costituita dal mini-stero per i Beni e le attività culturali. Prorpio tramite la Arcus sono arriva-ti i finanziamenti necessari: 100mila euro, consegnati nell’ambito del più ampio progetto “Langobardia Ferti-lis”. Anche Cogeme, la multiutilities della Franciacorta, sarà della parti-ta: la società rovatese si è impegna-ta a reperire i 30mila euro mancanti. L’obiettivo degli interventi, autoriz-zato dalla Soprintendenza, è quello di restaurare la chiesa seicentesca. Fra le principali opere in cantiere fi-gura la messa in sicurezza definitiva delle murature e la realizzazione di una nuova copertura. La posa della copertura sarà possibile per la pre-senza, nei paramenti murari, dei fori di alloggiamento delle antiche trava-ture. La copertura avrà una struttura tradizionale con capriate e impalcati lignei, mentre la ricostruzione delle murature, effettuata in mattoni pieni, sarà ben visibile per un trattamento diverso dell’intonaco delle superfici. Particolare attenzione verrà poi dedi-cata al delicato inserimento nelle mu-rature di tiranti d’acciaio, al ripristino

ciacortino e numero uno, per diritto, della Fondazione, sottolinea: “Grazie a questo finanziamento, la pieve avrà finalmente un tetto stabile e si avvia quindi a un possibile riuso di quella che è stata negli anni, prima villa ro-mana, poi insediamento longobardo e, infine, la chiesa di riferimento di un vasto territorio”. I lavori in corso d’opera non vogliono infatti fermarsi al semplice mantenimento, ma pun-tano alla promozione di tutto il terri-torio cazzaghese. Una volta chiuso il cantiere, attraverso il lungo e accu-rato lavoro compiuto negli anni da complesse indagini archeologiche e storiche, si darà corpo a un progetto complessivo di sistemazione e fruizio-ne dell´area che sarà inserita nella re-te dei siti longobardi della provincia.

della malte d’epoca tra le pietre dei paramenti e all’allontanamento delle acque meteoriche che rischierebbe di danneggiare seriamente la pieve com-pleteranno le opere di risanamento. Grande la soddisfazione della Fonda-zione “Antica Pieve di San Bartolo-meo”, sodalizio nato nel maggio 2009 grazie alla sinergia fra la parrocchia di Bornato e il Comune di Cazzago. An-tonio Mossini, sindaco del borgo fran-

I coscritti del 1942 di Erbusco e delle frazioni di Zocco e Villa stanno vivendo queste ultime set-timane all’insegna del dinamismo. Nell’anno del loro 70° compleanno non solo si sono ritrovati per sotto-lineare in modo adeguato l’impor-tante ricorrenza, ma hanno anche espresso il desiderio di festeggiare in modo particolare un coetaneo che con loro ha percorso un trat-to di vita. E così, dopo la festa del

7 novembre scorso, con una cele-brazione presieduta nella chiesa dello Zocco dal parroco don Da-rio Pedretti e con un partecipato momento conviviale, i settanten-ni del centro franciacortino si ap-prestano a un nuovo momento di festa. Nella Santa Messa delle 18 di domenica 9 dicembre festegge-ranno il coscritto mons. Antonio Bertazzi, nativo della vicina Cocca-glio, ma che dal 1969 al 1977, servì,

come curato festivo, la comunità dello Zocco. Furono anni intensi, vissuti da tanti dei settantenni di oggi che non hanno dimenticato la figura e l’impegno di quel giovane prete, fresco di ordinazione sacer-dotale, oggi parroco di Boldeniga. E così la storia sacerdotale è un crocevia di incontri e di testimo-nianze che, con l’aiuto della Paro-la di Dio, diventano occasioni per crescere nella fede.

A Ospitaletto il Natale sarà... in corsa. Una corsa che interesserà grandi e piccini che, grazie alla collaborazione fra Comune e commercianti, domenica 9 dicembre potranno viaggiare gratuitamente su uno speciale trenino e respirare la prima aria di festa, in un’atmosfera d’animazione e con la possibilità di fare shopping nei negozi allestiti “a cielo aperto”. “L’obiettivo dell’Amministrazione – ha spiegato in merito l’assessore al Commercio Mirco Bignotti – è

di riportare le persone a vivere il paese e il clima delle feste ci dà un’ottima opportunità: divertimento e shopping trovano il loro contesto ideale nel tessuto urbano che è anche tessuto di relazioni umane. La sfida è di riappropriarci della nostra identità territoriale valorizzando le strutture e favorendo le piccole attività produttive”. Due i trenini in corsa continua e due i percorsi che si snoderanno dal centro alla periferia (dalle 14 alle 18), mentre per chi scegliesse di scendere alle

stazioni dislocate nelle diverse zone di Ospitaletto, saranno proposti momenti di svago e intrattenimento con giocolieri, mangia-fuoco, spettacoli di burattini, giochi gonfiabili, trucca bimbo, prestigiatori e poi crepes, cioccolata, zucchero filato e leccornie. “Il Natale a Ospitaletto – ha precisato il sindaco Giovanni Battista Sarnico (nella foto) – è un momento importantissimo che mette al centro un clima famigliare-comunitario e il nostro

obiettivo è quello di offrire una serie di appuntamenti culturali e di svago, di cui stiamo definendo il programma in questi giorni”. Tra le novità, sempre orientate a favorire una maggiore accessibilità, ma anche ricadute positive sul tessuto economico locale: “A partire da metà di dicembre – ha anticipato Bignotti –, i primi 15 minuti di sosta negli stalli a parcometro saranno gratuiti”. Un “piccolo” regalo questo destinato a durare anche dopo le feste. (Anna Salvioni)

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a colpito la gente quel prete che arrivava solo sul sagrato senza banda per fare il suo ingresso nella antica Pieve oltre-

millenaria di S. Giorgio di Inzino che il Vescovo gli ha affidato. Sorride, con gli occhi penetranti dietro gli occhia-li, don Gabriele Banderini seduto alla sua “nuova” scrivania alla domanda sul “prima e dopo”, sulla sua espe-rienza pastorale maturata in Valsab-bia e che ricomincia ora in Valtrom-pia. Della Valsabbia, che ha lasciato, parla con affetto e anche una certa nostalgia. Là, racconta, quando è ar-rivato nel 2002 dopo sette anni a Ga-vardo, si è trovato a fare il parroco in due realtà diverse: Degagna (Comune a sé fino al 1928 unito a Vobarno dalla riforma fascista) impregnata di storia e orgoglio di comunità antica con la sua valle verde, via nei secoli impor-tante e più breve verso Idro; Collio di Vobarno, parrocchia giovane, fonda-ta nel 1972. Ancora oggi Degagna è un’area sparsa con otto gruppi di case di antica formazione, e proprio nome. “Avevo lì nove chiese, tre cimiteri, un patrimonio storico incommensurabi-le per la gente da preservare e valo-

rizzare. Mi sono rivolto con la con-vinzione che dovevano vedere nella figura del parroco una persona che riteneva un onore e orgoglio apparte-nervi, essere uno della loro comunità, per riscoprire insieme un senso del-la vita di fede antica, coi suoi luoghi testimonianza di questa. Collio ave-va bisogno di scoprirsi comunità. La mia azione pastorale si è finalizzata su questo obiettivo: la parrocchia segno visibile di una comunità in cammino”. Negli ultimi cinque anni, si è trovato a lavorare con don Giuseppe Savio sceso a Vobarno da Bovegno: un’espe-rienza fraterna di intenti e obiettivi.“Assieme – sottolinea – abbiamo dato il via alla riflessione e poi concretiz-zato l’unità pastorale in cui subito ho creduto e non solo come risposta alla mancanza di sacerdoti: posso dire che l’ho lasciata con realizzate tutte le ca-ratteristiche richieste dalla diocesi”.

Socchiude gli occhi pensoso: “È com-prensibile il mio rincrescimento, ma ho un voto di obbedienza e sono se-reno”. E Inzino ? “So che mi ritrovo in un contesto storico simile a quello di Degagna, in una comunità che ha for-te il senso storico di appartenenza con un tessuto di associazionismo forte: ho cominciato subito con l’ascolto”. Don Gabriele dà l’impressione che sia difficile strappargli un giudizio, invece si sbilancia: “Ho incontrato già quasi tutti: un’impressione buona, vedo un impegno sincero per la comunità. È vero anche che per la prima volta so-no solo. La scelta di arrivare da solo col bastone di pellegrino ha una dupli-ce valenza: personale perché comin-cio un nuovo cammino; comunitaria nel senso che sono solo uno indicato come pastore. Con Sant’Agostino di-co ‘Cristiano con voi, pastore per voi’, insieme arriveremo alla meta”.

Sabato 8 dicembre al Maniva la stazione apre le piste più belle e spettacolari, quelle sul Dasdana servite dalla seggiovia che par-te da Persole a 1700 m e porta ai 2100 del Dasdanino, con panorama mozzafiato su valli e cerchia del-le Alpi. Per questo la biglietteria è stata spostata temporaneamen-te alla Locanda Bonardi: da qui la Maniva Ski garantisce il traspor-to sul vicino crinale per scendere a Persole. Tutto era pronto per il via al 1° dicembre: le temperature non hanno consentito di integrare con gli impianti artificiali la neve caduta nella parte bassa della sta-zione. Ora la colonnina del termo-metro è scesa vorticosamente, ha compattata la neve in alto dove era più copiosa, è cominciato il lavo-ro dei battipista, i cannoni sono in funzione.Numerose le novità già pronte l’an-no scorso e non inaugurate per mancanza di neve: snow-park, la manovia di collegamento fra l’ar-rivo della seggiovia Barard alla cima Maniva con Persole da dove una moderna seggiovia sale al Da-sdanino, il nuovo chalet Dasdana all’arrivo. Sabato verrà inaugurato coi nuovi tracciati verso Persole. Le tariffe, ferme da due anni, de-gli ski pass: il giornaliero adulti in alta stagione (festivi e prefestivi e dal 24 dicembre all’8 gennaio) co-sta 26 euro. Gli under 16 pagano 20 euro, i bambini fino a otto anni 12 euro. In bassa stagione diventano rispettivamente 22 euro,15, 10 e

18 per gli over 65. Per lo stagiona-le pieno costa 380 euro , ridotti a 240 fino a 16 anni, 170 fino a 10 an-ni, e 270, per gli over 65. Con mat-tinieri e pomeridiani, c’è l’offerta week-end a 45 euro e un ticket per due ore a 15 euro. Sabato 15 allo Chalet Maniva al Passo grande fe-sta d’apertura con la scialpinistica non competitiva “SgranSkisciti”, il 22 la passeggiata notturna Maniva di Luna. Tutte le informazioni sul sito www.manivaski.it. (e.b.)

Dicembre è arrivato a Concesio con un regalo pre-natalizio che si chiama autoprestito. “Si tratta di un innovativo servizio – spie-ga il bibliotecario Marco Ardesi – con cui i lettori di Concesio po-tranno autonomamente restituire e prendere a prestito libri e dvd della nostra biblioteca.Il procedimento è molto sempli-ce: tramite uno schermo touch-screen il lettore sarà guidato nel-le operazioni di prestito e restitu-zione. Il lettore verrà identificato

con la propria tessera (la Carta regionale dei servizi o la tesse-ra della biblioteca per i bambini) e dovrà solamente appoggiare i documenti (libri o dvd) sull’an-tenna di lettura (contrassegna-ta con un cerchio arancio). Una ricevuta verrà stampata e po-trà essere conservata come uti-le promemoria di scadenza dei prestiti. Chiunque può utilizza-re l’autoprestito – prosegue il bi-bliotecario Marco –, non serve essere degli informatici, tant’è

vero che anche i bambini potran-no prendere a prestito i libri con l’aiuto del brucomela, la seconda stazione di autoprestito dedica-ta proprio ai lettori più piccoli”. La tecnologia utilizzata è quel-la a radiofrequenza Rfid (Radio Frequency Identification) grazie alla quale l’utente non deve fa-re operazioni complesse, ma sol-tanto appoggiare i libri, anche tre o quattro contemporaneamente, nell’apposito spazio sulla stazio-ne Self-check. “Per garantire que-

sta semplicità di utilizzo – sotto-linea Marco Ardesi –, il lavoro di preparazione è stato lungo e arti-colato: ad ogni libro della biblio-teca è stato applicato un micro-chip (tag Rfid) che, oltre all’anti-taccheggio, racchiude le informa-zioni essenziali per poter identifi-care il documento, ossia il nume-ro di inventario. E sulla porta di ingresso sono stati installati dei varchi antitaccheggio per evitare sgradevoli ‘prestiti non autorizza-ti’”. (a.a.)

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ono molti i progetti che nell’ultima riunione qualche settimana fa la giunta comu-nale di Lumezzane ha messo sul tavolo come obiettivi del

nuovo Piano triennale 2013/2015. Un piano certamente vincolato alle ma-gre risorse a disposizione della mu-nicipalità valgobbina, e che prevede investimenti annui secondo una preci-sa e determinata scansione: 1.247.000 euro (2013), 5.480.200 euro (2014), 8.335.200 euro (2015). Cifre predispo-ste anche per opere di grossa portata come quelle che riguardano la crea-zione di un nuovo piano di insedia-mento produttivo, la nuova biblioteca da realizzare in piazza Giovanni Paolo II (per ora ancora ferme al palo) e la predisposizione del campo di rugby in Val de Put, per il quale qualcosa pare si stia già muovendo. “Proprio per la zona in Val de Put – riferisce l’assesso-re ai Lavori pubblici, Mario Salvinel-li – abbiamo già definito l’acquisto di una grossa porzione di terreno nella

Da buoni comunicatori sociali alla Croce Bianca di Lumezzane hanno già cominciato da alcune settimane a pubblicizzare sui social network (Facebook, Twitter, Google Plus, YouTube) il corso di primo soccorso che partirà ufficialmente il prossimo lunedì 21 gennaio 2013. “Già nei primi giorni di pubblicizzazione – dice Mattia Martinotti, responsabile della Formazione – abbiamo ricevuto tantissime richieste di partecipazione, segno dell’apprezzamento della gente per

il lavoro che da anni svolgiamo in Valle, ma soprattutto segnale di interesse della popolazione verso la gestione di alcune situazioni di emergenza nelle quali la conoscenza di poche ma decisive tecniche può salvare una vita umana”. Un corso gratuito e senza obbligo di ingresso in associazione che tratterà teoricamente e praticamente vari aspetti del primo soccorso, istruendo i partecipanti sulla rianimazione di un adulto o di un bambino, su come intervenire

in caso di fratture e medicazioni urgenti, come comportarsi se si deve soccorrere qualcuno incappato in una ustione e quali metodologie mettere in pratica per la disostruzione delle vie aeree. Le lezioni prenderanno il via lunedì 21 gennaio 2013 alle ore 20 presso la sede di via Madre Lucia Seneci 34 a Lumezzane, ripetendosi poi ogni lunedì e mercoledì alle ore 20.30. “Inoltre – aggiunge l’istruttore 118 Mattia Martinotti –, chi svolgerà questo corso e deciderà di entrare a

far parte della nostra Croce Bianca di Lumezzane potrà fin da subito fare trasporti in ambulanza e vari servizi similari. Inoltre, per chi vorrà uscire nelle situazioni di emergenza è previsto un apposito corso che prenderà il via al termine di quello di primo soccorso: si tratta di una serie di lezioni di livello avanzato fino a luglio, che consentirà ai partecipanti di diventare a tutti gli effetti un ‘soccorritore certificato’ entro il mese di agosto del prossimo anno”. (a.a.)

parte più alta, mentre per quella a sud le cose sono un po’ più complicate, perché ci stiamo scontrando con le resistenze di un privato”. Tre grandi opere che andrebbero a ridisegnare il tessuto urbano con ricadute socia-li positive in tre differenti macroaree (economia, cultura e sport), ma che da sole coprirebbero circa l’80% delle risorse stanziate nell’ambito del Pia-no triennale. Di più immediata e faci-le realizzazione sono gli interventi che Lumezzane ha intenzione di finalizza-re in campo energetico e per la sicu-rezza negli istituti scolastici: pannelli fotovoltaici sulla “Caduti della Patria” (428mila euro) e abbattimento delle barriere architettoniche alla “Maria Seneci” (225mila euro). “Le cose da fare sono molte – continua l’assesso-re Salvinelli –, specie sul fronte della viabilità: nella prossima primavera procederemo anche alla creazione di una rotatoria all’incrocio della fra-zione di Mezzaluna e alla contempo-ranea sistemazione di piazza Cador-na a Fontana con un intervento che riguarderà in particolare la rampa di scale lì presente”.

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È ampio il programma natalizio predisposto a Cimego, nel cuore di quella Valle del Chiese che da Ponte Caffaro saluta il territorio bresciano e spalanca le porte a quello trentino. Nei quattro fine settimana che dall’Immacolata conducono alla fine dell’anno, il medievale Borgo di Quartinago diventa palcoscenico di suggestivi “Mercatini di Natale” che prendono forma in angoli, androni e sottopassi, cortili e cantine. Tra corti trecentesche, mura in pietra e strutture lignee, in un insieme

addobbato a festa e animato dalle “streghe” del luogo, dalle 11 alle 20, è possibile fare acquisti tra i prodotti dell’artigianato forgiati dagli artisti locali e degustare le prelibate specialità enogastronomiche della zona. Nell’area ristorazione, un’osteria trentina allestita nel centro del Borgo, propone a pranzo “sua maestà” la polenta della Valle del Chiese, cucinata con la farina gialla di Storo e declinata nelle tre specialità carbonera, macafana

e di patate o servita classica ed accompagnata a piatti a base di carne. Per i più piccoli, in una struttura riscaldata, laboratori, giochi e spettacoli nella magica attesa di S. Lucia e Babbo Natale. Da Brescia e dal Garda, gli organizzatori hanno predisposto un servizio transfer che propone una giornata intera ad un prezzo convenzionato.Info e prenotazioni: 345.0208056 e 0465.901217. Programma suwww.mercatinicimego.it. (v.b.)

ra mercatini, pattinaggio su ghiaccio e presepi. Tre modi diversi sul Garda per trascorrere qualche ora spensierata in questo

mese ricco di feste, di segni e di riti sacri. Di tradizione nord-europea, i mercatini natalizi trovano spazio, da qualche anno, anche in tanti Comuni gardesani. Partiamo da Sirmione: le bancarelle sono allestite a Lugana, in piazza Casagrande, nelle domeniche fino al 6 gennaio, ma la ‘prima’ è in programma sabato 8. Raggiungiamo Gardone Riviera dove la sala delle feste di Villa Alba ospita, dal 7 al 9, il mercato del Vintage, una carrella-ta di prodotti tra design e fashion. Chiudiamo con Toscolano Mader-no che, sabato 15 e domenica 16 in piazza S. Marco, mette in campo il tradizionale Mercatino delle Asso-ciazioni, improntato alla solidarietà. Per chi vuole provare l’ebbrezza di compiere spericolate acrobazie su ghiaccio ‘fronte lago’, il Garda of-fre due siti: piazza Vittoria a Salò e piazza Mercato a Colombare di Sir-mione. Presepi, infine, tradizionali, meccanici e viventi, allestiti un po’ ovunque, con grande cura dei parti-colari. A Desenzano si possono am-mirare quello “galleggiante” del Por-to Vecchio, da domenica 16 e quello “artistico poliscenico”, posizionato all’Istituto Antoniano dei Padri Ro-gazionisti e aperto dalla Vigilia. A

Lonato rivive la “Sacra rappresen-tazione del Natale” nella frazione di Esenta, il 24, il 25 e il 26, con la partecipazione di oltre 100 perso-naggi lungo le vie del centro storico e fino all’Epifania si può ammirare nella chiesa di S. Antonio Abate la mostra “100 presepi”, composta da

collezioni artigianali. A Manerba e a Muscoline il presepe è meccanico. Il primo, animato da originali meccani-smi artigianali ed elettronici che per-mettono una straordinaria varietà di movimenti, è collocato nella chiesa di San Giovanni in piazza Garibaldi a Solarolo. Il secondo, a più movimen-ti, con statue giganti, staziona presso il sagrato della parrocchiale di Ca-strezzone e viene inaugurato dopo la Messa di Mezzanotte con accom-pagnamento musicale e offerta di tè e vin brulé. A Salò, in piazza Duomo, è allestito il “presepio storico” con statue a grandezza naturale. Vale la visita il Museo del Divino Infante di Gardone Riviera per apprezzare l’esposizione permanente di sculture lignee raffiguranti il Bambin Gesù, la mostra collaterale “Il restauro” e il “presepio napoletano”, con la felice convivenza dell’elemento profano accanto a quello sacro. A Limone, sabato 22 presso il porticciolo del lungolago Marconi viene inaugura-to, con la benedizione e la posa in acqua della statua del Bambin Ge-sù, il presepe subacqueo con la sug-gestiva illuminazione serale. Altre due rappresentazioni sono allestite fino all’Epifania, in piazza Garibaldi e presso la Limonaia del Castel. In-fine sull’Alto Garda a Tremosine, da domenica 16, allestimento di prese-pi “Tra arte e tradizione” nelle varie frazioni.

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Da un progetto integrato di filiera dall’Azienda Valdigrano nasce “La Pasta di Franciacorta”: passione, tradizione familiare ed esperienza come garanzia di qualità per una vera e propria “pasta d’autore”. “La Pasta di Franciacorta” è prodotta con semola di grano duro Kronos® al 100%. Questa varietà di grano è una delle migliori selezioni a livello mondiale per caratteristiche molitorie e pastificazione, in particolare per il suo contenuto proteico (14,5%) che, determinando

la formazione di glutine (circa il 80%), ne assicura un’ottima tenuta in cottura. Amido e glutine, infatti sono i principali componenti della pasta, responsabili delle trasformazioni che avvengono in cottura, determinando quindi il risultato finale e perciò la qualità stessa della pasta. Se la pasta è di qualità scadente tende a perdere amido, che si scioglie nell’acqua. Il risultato è una pasta collosa e senza “carattere”. Al contrario nella pasta di qualità il glutine,

trasformandosi, impedisce all’amido di assorbire acqua, proteggendo la sostanza interna e quindi non soltanto il sapore stesso della pasta, ma anche la sua consistenza. Dal punto di vista nutrizionale i componenti essenziali della pasta, carboidrati complessi come l’amido, fibre, alcune proteine e minerali come ferro e zinco, la rendono un alimento a bassissimo contenuto di grassi, ideale per chi svolge un’attività fisica e mentale e necessita di un grande apporto

energetico. La pasta è sinonimo di salute e prevenzione, soprattutto grazie al contenuto di vitamine del gruppo B, di ferro, fosforo e fibra, indispensabili nella prevenzione di alcuni disturbi tumorali e disturbi cardiaci. Con il suo carattere deciso, piacevole al gusto, “La Pasta di Franciacorta” esalta tutte le caratteristiche del grano Kronos: perché la pasta non deve essere un semplice supporto al condimento, ma vero e proprio ingrediente per il corretto equilibrio dei sapori.

na fiera specializza-ta e completa per gli operatori del settore Ho.Re.Ca., che si ri-volge al circuito dei

bar, ristoranti, catering, food ser-vice. Questo il profilo della 26ª edizione di Aliment&Attrezzature, rassegna del settore alimentare, delle attrezzature professionali per la ristorazione, hospitality e servizi alberghieri, promossa dal Centro fiera di Montichiari dal 24 al 27 feb-braio 2013. Aliment&Attrezzature è il punto d’incontro per gli ope-ratori del settore alimentare, attivi nel settore commercio, distribuzio-ne e somministrazione che costi-tuisco l’ultimo anello della filiera. Un evento con le caratteristiche di Aliment&Attrezzature è un’occasio-ne concreta di business per azien-de di dimensioni piccole e medie e, al tempo stesso, per le realtà pro-duttive di dimensioni maggiori che hanno l’opportunità di rafforzare in modo capillare la propria pre-senza nel mercato domestico. Una

fiera, dunque, in grado di risponde-re a 360 gradi alle esigenze del ter-ritorio di Brescia e delle provincie limitrofe, un’area strategica in cui l’eccellenza produttiva si abbina ad una forte vocazione turistica. A fare da filo conduttore del pro-gramma di Aliment&Attrezzature saranno le esigenze concrete de-gli operatori Ho.Re.Ca.. L’edizione 2013 proporrà, infatti, un ricco pro-gramma di eventi enograstronomi-ci, sessioni di live cooking per ope-ratori professionali e seminari for-mativi che svilupperanno temi di attualità (accesso al credito, qualità e redditività dell’investimento, de-

sign, normativa igienico-sanitaria, risparmio energetico). In occasio-ne di Aliment&Attrezzature 2013, inoltre, ritorna il Gran trofeo d’oro della ristorazione italiana, concorso internazionale promosso dall’Asses-sorato all’agricoltura della Provin-cia di Brescia. La gara spettacolo, giunta alla 7ª edizione, coinvolge il “futuro” della ristorazione italiana, con la partecipazione di 30 squadre in rappresentanza di Istituti di for-mazione professionale turistica ed enogastronomica, selezionati tra più di 250 scuole, provenienti dal-le regioni italiane e dai Paesi eu-ropei quali Norvegia, Cipro, Malta, Polonia, Spagna, Albania, Olanda. Aliment&Attrezzature 2013, inol-tre, ospiterà come da tradizione il Trismoka Challenge, finale Brescia-Bergamo del Campionato italiano baristi e caffetterie che, oltre a se-lezionare il campione provinciale, offrirà come sempre l’occasione per divulgare la cultura del caffè di qua-lità e formare sul campo le nuove generazioni di barman. Come ogni

anno, infine, spazio anche a Com-mercial Market Expò, il primo salo-ne nazionale interamente dedicato al veicoli e attrezzature per il com-mercio ambulante e al settore au-tomarket. L’appuntamento per tutti gli operatori Ho.Re.Ca, dunque, è al Centro fiera di Montichiari dal 24 al 27 febbraio 2013, per un’edizione di Aliment&Attrezzature ancora più ricca di novità, contenuti e oppor-tunità di business.

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nche se analisi e son-daggi indicano in quel-lo ormai prossimo un Natale all’insegna del-la sobrietà, è certo

che gli italiani non mancheranno di incontrarsi intorno a una tavo-la imbandita per trascorrere qual-che ora serena e dimenticare pro-blemi e preoccupazioni. Anche se con un occhio un po’ più attento al portafogli, cercheranno di mettere mano a un menù degno del Nata-le, per rispettare una tradizione a cui ancora in tanti di dedicano con cura e attenzione. Cosa preparare, dunque, per il pranzo di Natale. Si tratta infatti di una di quelle prove in cui cuochi piò o meno provetti vogliono dare il meglio di sé. Ma la voglia di sbizzarrirsi, di fare bella figura può comportare il rischio di perdere la bussola degli ingredien-ti e delle cose da fare. Si avvicina il periodo più gustoso dell’anno: le festività, oltre agli addobbi e ai regali, portano con sé le tavole im-bandite e le ricette tipiche del pe-

riodo invernale. Con l’aiuto di Ric-cardo Cominardi, apprezzato chef di “Casa Rocca”, “Voce” ha pensato a una proposta semplice e raffinata. Si tratta della catalana di aragostel-le. Questa la preparazione. Ingredienti: 4 code di aragostelle; 1 zucchina, 1 carota; 1/2 finocchio; 1

coda. Incidere la coda ed elimina-re il cordone. Tagliare le verdure a bastoncino, avendo cura di taglia-re la belga solo poco prima di ser-vire altrimenti si ossida e compor-re come una misticanza nel centro del piatto. Scottare le aragostelle in acqua bollente per 3 minuto circa o meglio ancora a vapore per 6 minu-ti. Tagliare a medaglioni. Tritare tutti gli ingredienti della salsa ed amalga-mare all’olio e aceto. Salare e pepa-re.Nappare le verdure con un po’ di salsa. Adagiare sopra i medaglioni di aragostelle e condire ancora con la salsa rimasta. Decorare a piace-re il piatto. E, infine, non poteva mancare il dolce tipico del Natale: lo sformato di panettone e pasta di pistacchio con macedonia di frutta esotica. I vostri ospiti saranno sazi e voi avrete fatto bella figura. Rispet-tando la tradizione e con un po’ di originalità abbiamo creato un menù equilibrato per il palato, il vero giu-dice delle pietanze che prepariamo. E con i suggerimenti dello chef Ric-cardo la buona riuscita è assicurata.

pomodoro; 1 endivia belga. Per la salsa: 1/2 bicchiere di olio extra-vergine d’oliva; 2 cucchiai di aceto balsamico; I mazzetto di aneto; 1 pomodoro secco sott’olio; 6 cap-peri dissalati; sale e pepe quanto basta. Preparazione: pulire le ara-gostelle togliendo il carapace della

Sulle tavole degli italiani saranno stappate il 24% in meno di bottiglie di champagne; calano anche caviale e succedanei del 12% mentre tende a scomparire anche la frutta esotica con ananas, manghi, avocado e datteri in calo del 12%. È quanto emerge da una analisi Coldiretti, in occasione del sondaggio di Confesercenti, sulle base dei dati Istat relativi ai primi sette mesi dell’anno, che evidenzia il crollo delle mode esterofile del passato pagate a caro prezzo come

champagne, caviale, ostriche, salmone o ciliegie e pesche fuori stagione a favore dell’aumento dei prodotti made in Italy magari a km zero. Gli italiani – sottolinea la Coldiretti – spenderanno 197 euro per famiglia per imbandire le tavole della feste di fine anno 2012 con gli alimentari e le bevande che sono l’unica voce di spesa che sostanzialmente tiene (+2,1%) sulla base dell’indagine “Xmas Survey 2012” di Deloitte dalla quale si evidenzia che gli alimentari e

le bevande rappresentano il 36% delle spese di Natale. L’attenzione al cibo locale è favorita dal moltiplicarsi delle occasioni di valorizzazione dei prodotti tipici locali durante le feste con sagre e mercatini che si moltiplicano nelle città e nei luoghi turistici. Vanno in questo senso i mercati del contadino cosiddetti farmer’s market, ai quali dichiarano di partecipare in modo regolare oltre 7,2 milioni di italiani, secondo Censis/Coldiretti.

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Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:“Voce di uno che grida nel deserto:Preparate la via del Signore,raddrizzate i suoi sentieri!Ogni burrone sarà riempito,ogni monte e ogni colle sarà abbassato;le vie tortuose diverranno dirittee quelle impervie, spianate.Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.

Sabato 1 dicembre si è aperto il 29° Sinodo diocesano. L’inizio nella Cat-tedrale con la celebrazione eucari-stica presieduta dal Vescovo. Prima porta aperta: partecipavano alcuni rappresentanti delle altre confessio-ni cristiane presenti sul territorio. Ci siamo recati al Centro Paolo VI per dare avvio alla discussione. Seconda porta aperta: quanti laici! Erano la maggioranza. In molti hanno preso la parola presentando la loro espe-rienza, i loro sogni, la loro disponibi-lità, la loro preparazione. Il vescovo Luciano Monari li ha invitati più vol-te a mettersi in gioco, li ha ringraziati per il loro lavoro, ha espresso il de-siderio di un sempre maggior coin-volgimento nella collaborazione alle unità pastorali. I sacerdoti avevano

sente di quella storia che sembra aver dimenticato la promessa di Dio. Pre-parare è ricordare, è tornare a quelle parole antiche che si compiono. Co-sì la promessa diventa realtà, proprio in quel punto, in quel momento e non prima, e non dopo. La necessità di preparare viene da qui: dall’accorger-si che sta accadendo quello che era stato detto, quello che era stato pro-messo. Cioè l’enormità della salvezza di Dio che si compie. Prepararsi è ac-corgersi. Fare penitenza è accorgersi. Il rischio è di non sentire la voce e di non fare in tempo. Perché si compie ciò che è stato promesso. Da quel mo-mento e fino a quando sarà il ritorno di Cristo, quella promessa si compie e la voce continua a gridare e la neces-sità di prepararsi è un’esigenza della fede. Non è ammessa la stanchezza e l’abitudine, non lo scontato: ecco che l’antico diventa nuovo perché non è mai stato antico. Aspetta che lo com-prendiamo. Da quel momento non c’è più il passato ma solo il futuro di Dio e quello che è passato lo è solo per la storia, non per Dio. Le sue parole, le

sue promesse sono tali e sono anti-che perché noi uomini e donne vivia-mo nel tempo, ma lui, Dio, vive nel presente, o meglio nella presenza. La nostra attesa è già il suo compimento. Ma se pensassimo che Dio è il presen-te, ci accorgeremmo che il vero biso-gno della nostra storia è di scoprirlo e di sentirlo presente. Cerchiamo di vedere un tempo lontano, un tempo futuro per noi, ma il futuro di Dio è il modo attraverso il quale il nostro presente si può trasfigurare. Non sen-tiamo la voce di Giovanni? Grida an-cora e chiama ancora; come nel pas-sato c’era solo bisogno di ascoltarla. Da quel momento la storia di Dio co-me presenza è qualcosa al quale non possiamo sfuggire: potremo fingere di credere, potremo non credere, po-tremo dire di sapere. La voce chiede di preparare, di convertire il cuore, cioè di cominciare a capire che Dio è presente. È storia e parla non so-lo con quella voce, ma con la Parola, con Gesù. Ma come faremo a capire e ad ascoltare la Parola, se non avremo preparato l’orecchio alla voce?

La storia è adesso toria. Luca non pensa so-lo di fornirci le coordinate storiche, l’epoca nella qua-le Giovanni Battista comin-cia la sua predicazione; e

nemmeno vuole solo sottolineare che la storia che va raccontando è accadu-ta davvero, in quel preciso momento storico. Il senso è più profondo e si lega indissolubilmente con la predi-cazione di Giovanni: non è un tempo qualsiasi, è il momento opportuno. Giovanni predica che è ‘quel’ momen-to e non un altro e segna l’inizio di qualcosa di nuovo. Giovanni cambia il senso alla storia perché lui, scono-sciuto, riprende il discorso antico di Isaia. Solo su Giovanni viene la parola di Dio e non sugli altri; solo attraverso di lui la voce di Dio diventa la voce di un uomo che grida nel deserto. Solo attraverso di lui si articola in parole il bisogno di preparare; solo attraverso di lui i libri degli oracoli non sono più solo parole ma diventano una voce che grida. Giovanni trasforma in nuo-vo l’antico e il remoto libro di Isaia di-venta il presente, si sostituisce al pre-

il cuore aperto al cambiamento (ter-za porta aperta), erano contenti, non ho sentito resistenze, intravedevano i tempi nuovi. Tra i laici molte donne (quarta porta aperta) hanno esposto il loro parere, si è sentita la loro voce, la loro presenza. Quinta porta aperta: i giovani. Hanno portato entusiasmo, progettualità, futuro ed aria fresca. Sesta porta aperta la presenza di un extracomunitario cattolico che da alcuni anni “fa uno dei re magi nel presepio vivente”, ma ha anche altre collaborazioni all’interno della comu-nità parrocchiale. Una presenza sim-patica, accolta con gioia. C’era la vita consacrata con la sua storia gloriosa ma anche con i timori del futuro. Sia-mo invitati dal presente a riaprire la porta (la settima) del nostro carisma,

di ripensarlo nell’oggi, nella fedeltà al Vangelo; verificando se davvero la no-stra vita esprime ancora il primato di Dio proprio della consacrazione, se ancora siamo “lievito”. Le porte aper-te sono infinite: il Concilio Vaticano II che spalanca la capacità del respiro ecclesiale. La porta della comunione (forse la parola più pronunciata). La porta del tempo, non di quello che è passato ma di quello che ci sta da-vanti. La porta verso il territorio: per conoscere problematiche e segni di speranza. La porta verso l’altro: dalle famiglie anomale, alle altre presenze religiose, fino ai non credenti. La por-ta della fede che infonde il coraggio alle scelte. Grazie Vescovo per averci ampliato gli orizzonti non solo dello sguardo, ma anche del cuore.

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on un voto all’unanimità (309 voti su 309 sinodali presenti in aula al mo-mento della ripresa dei lavori) è stato approvato

lo schema dell’Instrumentum labo-ris che sarà consegnato al vescovo Luciano Monari. Bocciata, come ricordato da mons. Giacomo Ca-nobbio, la richiesta di introdurre nel documento l’omelia pronuncia-ta dal Vescovo nella celebrazione che, in Cattedrale, aveva aperto il Sinodo. Lo schema dell’Instrumen-tum laboris approvato è lo stesso presentato sabato da mons. Canob-bio. Gli interventi delle prime due giornate non hanno infatti messo in discussione alcuna parte del do-cumento. Nel corso della settimana la commissione di coordinamento procederà all’analisi degli interven-ti per un loro inserimento nel do-cumento conclusivo. La votazione dello schema dell’Instrumentum laboris doveva essere l’ultimo at-to, ma prima della recita dei Vespri che ha sancito la chiusura della se-conda sessione sinodale c’è stato un fuori programma, peraltro an-ticipato nel corso del pomeriggio. Il Vescovo ha preso la parola e ha cercato di chiarire alcune questioni critiche come il consiglio pastora-le dell’unità pastorale e riguardo al gruppo ministeriale e al coordina-tore dell’unità pastorale. Ha ascol-tato con attenzione i numerosi in-terventi che hanno fatto seguito e ha preso nota delle osservazioni critiche, dei suggerimenti, delle esperienze in atto e ha ringraziato della ricchezza dei contributi. “A me interessa che l’assemblea espri-

ma un consenso pieno sul gruppo ministeriale – ha affermato mons. Monari, replicando ad alcune per-plessità sollevate su questa realtà –. Se i dubbi e le perplessità pre-valgono, meglio soprassedere”. Il 29° Sinodo diocesano si era aper-to con l’invito rivolto ai sinodali di mons. Monari, durante l’omelia in Cattedrale, di avere “nel cuore un desiderio profondo, appassionato di quella comunione che Dio desi-dera per tutta la famiglia umana e per la quale Gesù ha consacrato se stesso. Abbiate un desiderio e un amore così grande che vi permetta di superare le abitudini mentali, gli interessi particolari, le resistenze istintive al cambiamento. Solo en-tro questo contesto di desiderio le unità pastorali potranno vivere e servire alla Chiesa”. Le unità pa-storali, come è stato ricordato più volte nel corso del dibattito assem-

bleare, devono essere un mezzo non un fine. Un mezzo per essere Chiesa nel terzo millennio. “Se fa-remo le unità pastorali, le faremo – ha detto Monari – per riuscire a vivere più pienamente la comunio-ne come il Signore ce la chiede e come il nostro cuore, mosso dalla sua parola, ha imparato a deside-rare. Non ci interessano le ricette pastorali in se stesse; c’interessa-no le comunità cristiane nella loro bellezza; e la loro bellezza sta nella capacità di aprirsi le une alle altre; di aprirsi tutte insieme al mondo”. Nel presentare l’instrumentum la-boris mons. Giacomo Canobbio era stato molto chiaro: “Il documento è solo uno strumento di lavoro. Va tenuto presente che è già frutto di un lungo percorso. Accoglierlo con empatia, coglierne lo spirito, offri-re suggerimenti per migliorarlo, ol-tre i personalismi, è già segno della comunione della quale vorremmo fare esperienza in questi giorni”. Le unità pastorali non cancellano le parrocchie, che restano sia dal punto di vista teologico sia dal ver-sante giuridico l’articolazione terri-toriale fondamentale della Chiesa diocesana. “Per questo – continua mons. Canobbio – in ogni parroc-

chia si dovrà mantenere almeno una celebrazione eucaristica do-menicale: una comunità parroc-chiale senza celebrazione euca-ristica domenicale mancherebbe della fonte della sua vita. Tutti gli ambiti della pastorale tipici della tradizione bresciana o messi in lu-ce dal Convegno ecclesiale di Ve-rona (2006) dovranno trovare at-tenzione articolando azioni comuni dell’unità pastorale e proprie delle parrocchie, con uno spirito di cor-responsabilità”. Le due giornate di lavoro sono state sicuramente un elemento di stimolo per tutta la Chiesa bresciana, ma soprattutto uno spazio di ascolto. C’è chi ha posto l’attenzione sulla formazione dei sacerdoti nell’ottica delle uni-tà pastorali, chi ha chiesto ai laici di essere protagonisti, chi giusta-mente ha sottolineato come l’As-semblea non avesse preso in con-siderazione il tema cruciale della nuova evangelizzazione e della pastorale ad gentes. C’è anche chi con molta concretezza ha eviden-ziato come la non comunione dei beni tra le parrocchie di una unità pastorale possa essere paragonata a un matrimonio con la separazio-ne dei beni.

Il Sinodo sulle Up in corso ha i tratti di un momento di forte valore ecclesiale. Tempo di grazia e fede. Occasione unica per sentirsi Chiesa. Tempo di verità, discernimento, decisione. In questi giorni di “frattempo”, mentre la commissione preposta tira le somme in vista del “rush finale”, un paio di sottolineature mi paiono doverose. Anzitutto circa lo strumento Up. Al Sinodo ho colto una certa pretesa di esclusività sulle Up come strumento di presenza della Chiesa

nel territorio, con una vittima: la parrocchia. Canobbio, a inizio lavori, ha ricordato che “le Up non sono un fine, ma un mezzo”. E se “il fine – dice Monari alla Messa di apertura – è la legge della comunione”, penso che una certa complementarità di strumenti pastorali sia indispensabile in un territorio diversificato come il nostro. L’evidente debolezza giuridica e organizzativa delle Up, nonostante il Sinodo, se mira a relativizzare troppo la parrocchia sarà controproducente. In concreto

la diocesi potrebbe trovare vantaggio dalla rivisitazione in Up per non più del 30-40% del suo territorio, possibilmente in corrispondenza con i confini comunali (a Brescia i comuni sono 206) e con un numero congruo di abitanti. Per il resto funzionino le parrocchie e i loro organismi, e semmai si abbia il coraggio di sopprimerne alcune semplificando il tutto senza complicarsi troppo la vita (a naso circa il 10%). Un secondo aspetto tocca l’articolazione degli

organismi di comunione nelle Up. La discussione sinodale vi ha dedicato molto tempo e, per ora, resta confusa: Cpp, Cpup, Cpae, Caeup, Cpz, Cpd, Congreghe e Cpr e Gruppo ministeriale. Un delirio e non solo per i preti di cui s’invoca la liberazione degli aspetti amministrativi. A che gioverà questa burocrazia? In twitter ha girato una domanda: “Quando il Signore tornerà troverà ancora la fede sulla terra o ci troverà riuniti in qualche consiglio di Up?”. (don Adriano Bianchi)

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Anche il prossimo fine settimana (sabato 8 e domenica 9) sul sito www.lavocedelpopolo.it si potranno vedere in diretta video gli interventi dell’assemblea e la Santa Messa di chiusura del Sinodo di domenica alle 18.30 in Cattedrale (trasmessa anche su Radio Voce). Attiva la pagina Facebook (www.facebook.com/sinodobrescia) che continuerà a tenervi aggiornati, mentre @diocesiBs su Twitter (#sinodobrescia) proporrà la sintesi degli interventi dei sinodali.

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Venerdì 7 dicembreOre 18.30 – Brescia − Ordinazioni diaconi permanenti in Cattedrale. Sabato 8 e domenica 9 dicembre il Vescovo presiede il Sinodo diocesano.Sabato 8 dicembreOre 17 – Brescia – Santa Messa e rito dei ceri e delle rose alla chiesa di San Francesco.

Le Ancelle della Carità con la Casa madre di via Moretto 33 vivono un triduo di preghiera in preparazione alla festa di Santa Maria Crocifissa di Rosa, al secolo Paola Di Rosa. Nasce a Brescia il 6 novembre 1813 e muore il 15 dicembre 1855: una vita breve, ma intessuta di dedizione e di gratu-ità. L’eredità di Santa Maria Crocifis-sa è carica di doni. Ricorda una delle più belle pagine del Vangelo, là dove si legge che saremo veramente be-nedetti se sapremo amare Cristo nei poveri e nei sofferenti. Oltre a esse-re esempio di fede, è convinta che la vita, a imitazione di Cristo, deve es-sere spesa per gli altri. Il suo amore per Dio si manifesta anche verso il prossimo: in essi vede Dio. La sua è un’assistenza premurosa e discreta; è una carità di carattere missionario

che non pone confini e si esprime anche in una carità spirituale fatta di consigli, suggerimenti e richiami ai valori dello spirito.Il triduo inizia mercoledì 12 dicembre con la celebrazione eucaristica delle 6.30 presieduta da don Faustino Gue-rini e quella delle 18.30 da don Fran-cesco Mattanza; giovedì 13 alle 6.30 presiede don Faustino e alle 18.30 mons. Gabriele Filippini, mentre il 14 alle 6.30 la Messa con don Faustino Guerini, mentre la Messa delle 18.30 è celebrata da don Antonio Bodini. Sabato 15 dicembre, festa liturgica, don Faustino presiede la Messa delle 6.30, mons. Mario Vigilio Olmi quella delle 10 e mons. Enrico Tosi alle 16. La giornata si conclude, alle 19, con la concelebrazione eucaristica pre-sieduta da mons. Luciano Monari.

Lunedì 10 dicembreOre 17 – Brescia – Bilancio annuale presso la Poliambulanza.Martedì 11 dicembreOre 16 – Rodengo Saiano – Visita alla comunità Pinocchio.Ore 18.30 – Brescia – Santa Messa per il giovane clero al Centro pastorale Paolo VI.Mercoledì 12 dicembreOre 15 – Brescia – Consulta regionale per la catechesi presso l’oratorio della Volta bresciana.Ore 20.30 – Brescia – Saluto alla presentazione del libro “Intervista su Dio” del card. Ruini presso il Centro pastorale Paolo VI.

a diocesi di Brescia con il vescovo Monari è pronta ad accompagna-re un suo figlio, mons. Vincenzo Zani, all’ordi-

nazione piscopale. Concretamen-te con la regia tecnica di Brevivet (per informazioni, contattare il nu-mero 0302895311) un pullman, con a bordo il Vescovo, partirà per Ro-ma il 5 gennaio e farà ritorno a Bre-scia il 6 sera dopo la celebrazione. Il 20 gennaio alle 16, invece, sarà la Cattedrale di Brescia a ospita-re la solenne concelebrazione. In questa intervista il neosegretario della Congregazione per l’educa-zione cattolica, racconta le sfide che si trova ad affrontare.Quali sono gli impegni che si trova ad affrontare come segre-tario della Congregazione per l’educazione cattolica?Nell’accingermi ad affrontare il compito affidatomi di segreta-rio, con la responsabilità che es-

specifiche della Congregazione, e cioè far sì che i principi fondamen-tali dell’educazione cattolica, così come sono proposti dal magistero della Chiesa, siano sempre più ap-profonditi, affermati e conosciuti dal Popolo di Dio, e in questo as-sistere i Vescovi; inoltre vigilare sulle Università ecclesiastiche e cattoliche e gli altri Istituti di stu-di superiori perché siano promos-si gli studi umanistici e scientifici e le discipline sacre, fondati sulla verità cristiana.Quali sono i suoi sentimenti nell’assumere un incarico che di fatto la conferma come stret-to collaboratore di Benedetto XVI, che pure ha già conosciu-to come sottosegretario della stessa Congregazione?Questa esperienza mi accompagna sempre quando capita di trattare certe problematiche complesse e difficili, che ci vengono affidate. Un secondo sentimento è susci-

so comporta, mi viene spontaneo interrogarmi sulla natura e le fi-nalità di un Dicastero della Curia romana la quale è l’insieme degli organismi che coadiuvano il Santo Padre nell’esercizio del suo supre-mo ufficio pastorale per il bene e il servizio della Chiesa universale e delle Chiese particolari. Ciò signi-fica per me l’impegno di guardare prima di tutto al bene universale della Chiesa e di compiere il mio servizio con la massima disponi-bilità e dedizione. Oltre a questo aspetto essenziale devo, inoltre, porre attenzione alle finalità più

tato dalla coincidenza della mia nomina con l’Anno della fede, da poco iniziato. Il tempo che ho già vissuto nelle strutture della Santa Sede mi ha insegnato che occorre sempre agire secondo uno spirito di fede per poter immettere nei di-namismi organizzativi e burocrati-

ci un’anima e l’amore vero per la Chiesa. L’Anno della fede in corso, da una parte mi riporta alla memo-ria quello che aveva indetto Pao-lo VI nel 1967 e mi fa ricordare la straordinaria figura di papa Mon-tini che ha servito a lungo la Santa Sede, influendo in modo efficace su di essa con la grande riforma della Curia da lui avviata attraver-so la costituzione apostolica Regi-mini Ecclesiae universae; dall’al-tra l’impegno di fare del corrente Anno della fede un’occasione di ri-lancio dello spirito e dei contenuti del Concilio Vaticano II, così come fu l’Anno della fede voluto da Pao-lo VI subito dopo il Concilio.

La Cancelleria della Curia diocesana comunica i seguenti provvedimenti: Il sac. don Gualtiero Pasini è stato nominato vicario zonale della Zona XIX Bassa Valle Sabbia.Il sac. don Francesco Baronchelli è stato nominato prefetto della Biblioteca presso il Pontificio istituto di studi arabi e d’islamistica - Pisai.Padre Carlo Bianchini della Congregazione dell’Oratorio di Brescia, è stato nominato cappellano della Cappellania ospedaliera Sant’Anna/Città di Brescia.

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itorna il Concorso prese-pi Mcl che esprime una tradizione e una devozio-ne vecchia di secoli: “vec-chiume” o “anticaglia”? È

meglio non confondere chi non cono-sce il presepio e che potrebbe pensare che sia un qualcosa che appartenga solo al passato. Non bisogna neppure confonderlo con altre priorità cultu-rali che però non escludono il prese-pio: ricordo con sgomento – ma con rispetto – gli allestimenti “impegnati” anni ’70 con denunce sociali, mentre lo sguardo del bambino cercava l’in-canto del presepio come calore della comunità. È invece al passo con i tem-pi questo lavoro che ogni anno vede migliaia di famiglie dedicargli un luo-go in casa; si registra anche un pullula-re di presepi e concorsi in parrocchie e gruppi. Senza contare la tradizione napoletana che ogni anno si arricchi-sce con nuovi personaggi (quest’anno tra gli altri ci saranno i “Supermario” Monti e Balotelli). Anche il Concor-so presepi Mcl riflette l’attualità di questo movimento. Tra gli oltre 200 iscritti nell’edizione 2011 le famiglie sono state 78, mentre le parrocchie e gli oratori 36; tra le varie comunità (aziende, istituzioni pubbliche, grup-pi, rassegne e concorsi, ecc.) spicca-no gli ospedali e centri per gli anziani con 17 iscritti. Un’altra categoria con-sistente è quella delle scuole, 51 clas-si. E proprio questo dato fa pensare

del primo premio assoluto dell’edizio-ne 2009 alla scuola “Anna Frank” di Nave e che ha contagiato con un brivi-do di commozione tutti i presenti nel vedere i bambini festanti circondare il Vescovo nel raccogliere il risultato del proprio lavoro. Quest’anno il te-ma della 39° edizione è stato scelto dal Vangelo di Giovanni (1,14) “Ab-biamo contemplato la Sua gloria”, non a caso, ma, di concerto l’Ufficio per gli oratori e la pastorale giovanile diocesano, segue la proposta dell’an-no pastorale della diocesi. Nella ma-nifestazione terrena di Dio si invita a cercare l’attualità, a cercare col Pre-sepio la costruzione di una comunità attuale, al passo con i tempi, come è espresso dall’immagine creata per il concorso dall’artista Mario Gilberti: una folla che guarda la Gloria del Dio che si fa uomo, sullo sfondo una città con una chiesa e una fabbrica (il lavo-ro) posti nel creato (come fa capire il tondo del sole); ai piedi del Bambino un re magio offre la corona (gli am-ministratori in comunione con Dio al servizio della comunità). Ci si può iscrivere on-line al 39° Concorso sul sito www.concorsopresepi.it, oppure inviando una mail a [email protected] o telefonare allo 030.2807812. La manifestazione prevede anche “Presepi in mostra” tra cui la Mostra presepi in Duomo Vecchio e “Art’è Natale”, le mostre di arte contempo-ranea sul tema.

Sabato 24 novembre 2012 presso la sede dell’Archivio storico diocesano, in via Gabriele Rosa 30, si è conclusa la 3ª edizione del corso di archivistica ecclesiastica che si è articolato in lezioni di approfondimento di alcune fonti documentarie dell’archivio stesso, introdotte da una prolusione del direttore, prof. Mario Taccolini, sul metodo storico. Le fonti analizzate sono state: la Mensa vescovile (prof. Nicolangelo D’Acunto), i registri di cancelleria (dott. Angelo

Brumana), le visite pastorali (prof. Xenio Toscani), il Protocollo ottocentesco (don Livio Rota) e la serie religiosi (prof. Giovanni Gregorini). In tale circostanza, dopo la consegna dei diplomi ai frequentanti il corso, avrà luogo una cerimonia volta a ricordare, davanti ai suoi familiari la figura e l’opera del ragionier Carlo Albini, fondatore della Cisl bresciana, fondatore e presidente per lunghi anni del Cedoc, presidente del Collegio sindacale dell’Editoriale

Bresciana, protagonista del cattolicesimo sociale bresciano, la cui ricca e qualificata biblioteca è stata donata dai figli all’Archivio storico diocesano. Albini, per la sua levatura intellettuale, morale e sociale aveva interessi di carattere religioso e teologico. La sua era una spiritualità consapevole e critica che l’ha portato a farsi interprete dell’impegno sociale e politico. Un’alta coscienza politica che lo rese sindacalista sensibile, anche tra i promotori convinti dell’Eulo.

all’attualità di una tradizione che ha già un futuro concreto, genuino, ap-passionante: come l’emozionante bo-ato che ha accolto la proclamazione

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o scrittore francese Geor-ges Bernanos, a sigillo di un suo romanzo sulla vi-ta esemplare di un prete, prima curato poi parroco,

mette in bocca al protagonista questa preghiera: “Ogni vita bella, Signore, testimonia per te; ma la testimonian-za del santo è come strappata con il ferro”. Sono parole che ben si addico-no alla vita di don Giuseppe Olivetti, morto a 81 anni nel cuore dell’estate. Infatti se per ferro non si intende solo la prova della tentazione o quella del-la persecuzione ma anche quella della sofferenza, don Olivetti ha dato prova di fedeltà al suo ministero nonostan-te una lunga stagione di depressione, angoscia e solitudine, lenita solo dal-la compagnia premurosa della sorella Carla. Il peso che ha dovuto portare ha reso ancor più preziosa la sua de-dizione e la sua vita tesa alla perfezio-ne della santità. Originario della Bas-sa, entrò in Seminario in giovinezza, dopo aver conseguito il diploma di ragioniere. Timido, riservato, scrupo-loso, buono e di grande pietà unita ad una generosità sconfinata è stato l’ul-timo curato di Mairano dove era ben voluto, apprezzato proprio per la sua discrezione per la quale era diventato confidente di grandi e piccoli. I ragaz-zi, in anni ancora poveri, avevano fat-to della sua cucina l’oratorio: vi anda-vano a giocare, a leggere Il Vittorioso,

Uno spazio e tempo d’incontro con Dio, con gli altri e con se stessi. “Al centro del cuore là dove, risvegliandosi a sé, l’uomo si risveglia a Dio” è un itinerario biblico/esperienziale, con momenti di meditazione e bibliodramma, per ritrovare un senso al proprio essere cristiani. Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. “La meditazione

è il lavoro che facciamo, il gioco che giochiamo per ricevere il dono della contemplazione” (L. Freeman). L’itinerario biblico è in programma dal 14 (sera) al 16 dicembre 2012 all’Eremo di Betania in via Pralongo, 60 a Padenghe sul Garda (Brescia), telefonando al numero 0309900674. Per informazioni: 348 5204514 o [email protected]’Eremo di Betania, durante l’anno. propone corsi e momenti di riflessione per una

crescita personale e spirituale, ricordando che l’Eremo è innanzitutto uno spazio di incontro con Dio. Questa attenzione è rivolta a chiunque sia in ricerca: singoli o piccoli gruppi. per chi è affaticato, sfiduciato e vive situazioni di abbandono, di emarginazione, di sofferenza e disagio. Può essere l’ideale per chi ha bisogno di riposo, di una sosta per ritrovare il suo soffio vitale e poter riprendere la sua strada

con fiducia e decisione serena. La giornata tipo all’Eremo di Betania è la seguente: alle 7.30 il “Respiro del mattino” con la lettura del salmo e del Vangelo, alle 8.30 la semplicità lavorativa e alle 12.30 il pranzo. Alle 15 il silenzio orante con la possibilità dell’adorazione in cappella, alle 18.30 la Santa Messa o la condivisione e alle 19.30 la cena; il giovedì alle 18 la lectio divina, il venerdì l’ora di silenzio; la domenica alle 11 la liturgia.

to a loro in ogni momento. Purtroppo dopo solo quattro anni don Giuseppe comincia ad essere colpito dall’esauri-mento. Viene destinato, allora, al suo paese di Milzano come vicario parroc-chiale. Fa poi un anno di esperienza a Chiari come cappellano della Casa di Riposo dove con toni affabili e capa-cità di dire una parola buona visitava quotidianamente ammalati e anziani, categorie che gli erano care anche nelle varie parrocchie dove è stato. Poi è seguito il trentennio come par-roco di Comella, la singolare parroc-chia nel Comune di Seniga, fatta solo di cascinali che hanno il loro centro nell’antico e stupendo santuario ro-manico sperduto nei campi, dedicato a Maria, meta di tanti pellegrini della Bassa, soprattutto coppie di sposi che davanti alla venerata immagine della Madonna promettono di vivere insie-me per tutta la vita. La disponibilità e l’accoglienza di don Giuseppe erano note. La salute cagionevole, il senso di inadeguatezza della sua missione, i suoi scrupoli interiori coniugati pe-rò con un alto senso della giustizia e della carità pastorale e con un vivo amore per la chiesa di Comella, han-no portato don Giuseppe Olivetti ad essere un uomo tormentato ma anche un prete affascinante capace di acco-gliere il prossimo, angosciato, prova-to, timoroso, ammalato e di indicare la via della grazia che salva.

a consultare libri per i compiti. E don Giuseppe accoglieva tutti con dispo-nibilità e dedizione, pronto a rimet-terci del suo per comprare un pallone nuovo o quanto serviva per i ragazzi e la parrocchia. E tutto faceva con la massima umiltà e semplicità. In paese lo chiamavano amabilmente San Luigi e lo apprezzavano per le sue prediche domenicali, per la sua disponibilità al confessionale. Giovani e ragazzi lo amavano per la sua presenza accan-

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talia bipolare. Non nel sen-so del bipolarismo politico, anche se di politica si sta parlando, ma nel senso di disturbo bipolare, cioè il di-

sordine mentale caratterizzato da continui cambiamenti dell’umore, ripetuti episodi di depressione e talvolta manie.Dopo le elezioni regionali in Sici-lia la fase depressiva prende il so-pravvento.Il 53% degli astenuti fa cadere a picco l’umore di tutti, senza distin-zione di sesso, età, provenienza e appartenenza politica. Tutti grida-no al non voto come forma defini-tiva di protesta contro una clas-se dirigente deludente e assente. Sembra la fine di tutto: dei partiti, dei politici, della speranza.Poi arrivano le primarie del cen-tro-sinistra. Sfide televisive, pro-grammi-non programmi su cui di-scutere ma senza litigare, video-chat e social network per parlare

ne al partito. Per ora questi picchi umorali negativi non hanno ancora toccato la soglia della depressione.Si parlava anche di manie, imman-cabili in questa accesa fase poli-tica. “Dico e contraddico” è una delle più diffuse. Per giorni si discute di un argo-mento, si trova finalmente un com-promesso tra i mugugni generali, ma basta che si verifichi un fatto più o meno imprevedibile che i mu-gugni vincono sul compromesso e tutto viene rimesso in discussione o, peggio, smentito. Due esempi bipartisan: le regole per il voto alle primarie del centro-sinistra, franate rovinosamente sul ballottaggio, fatto non così ina-spettato; la nuova configurazione del PdL, resettata dalla promessa minacciosa della discesa in cam-po di Berlusconi, altro fatto che sorprendente non è. Che i politici siano un po’ miopi? Può essere, ma non è un sintomo della sindrome

direttamente con i cittadini. Tutto questo vale milioni di voti. Umore alle stelle, galvanizzazione collet-tiva e contagiosa, tanto che anche il Pdl ipotizza di mettere in moto questa macchina della partecipa-zione e fiorisce spontaneamente una rosa di candidati. “Le primarie del centro-destra non fanno parte della tradizione politi-ca di questo schieramento”, come sostiene qualche noto esponente pidiellino, perciò l’idea è momen-taneamente accantonata, nono-stante la disapprovazione mista a delusione di alcune correnti inter-

bipolare. È un altro disturbo, fa-cilmente correggibile con un paio di occhiali. E poi ci sono le degenerazioni, i mutamenti quasi sempre in senso peggiorativo, dei caratteri essen-ziali della patologia. Tali cambia-menti sono difficilmente ricon-ducibili alla malattia principale, perché spesso riportano sintomi molto diversi. In politica troviamo un esempio nell’ambito del Movi-mento 5 Stelle. La democrazia, necessaria per una buona qualità della vita dentro e fuori i partiti, viene qui interpreta-ta in modo estremo: primarie via web, della durata di sette ore al giorno per quattro giorni, a cui par-tecipano tutti coloro che si ricono-scono negli ideali del Movimento e che sono iscritti al forum. Beppe Grillo imporrà democraticamente il suo placet.“Da vicino nessuno è normale”, co-me si recitava in un film.

Si è tenuto sabato 1 dicembre a Sotto il Monte Giovanni XXIII il Congresso regionale straordinario e l’incontro dei circoli Acli della Lombardia. L’incontro è nato da un’esigenza “formale” (quella cioè di approvare il nuovo statuto delle Acli Lombardia), ma è riuscito a diventare occasione di formazione e di incontro per i volontari e i “dirigenti” che ogni giorno portano avanti il loro impegno nell’associazione, soprattutto attraverso l’esperienza dei circoli.

Celebrare questa giornata a Sotto il Monte non è stata una scelta casuale, ma un ricordare a tutti l’importanza del messaggio del Concilio Vaticano II (indetto proprio da papa Giovanni XXIII) che ha saputo valorizzare il laicato dandogli una responsabilità e un ruolo nuovo all’interno della Chiesa e nel mondo. Durante la giornata (a cui hanno partecipato anche una sessantina di bresciani, in rappresentanza dei 70 circoli presenti in provincia di Brescia) si sono alternati

momenti formativi con la visita ai luoghi di Giovanni XXIII. Molto toccante anche la testimonianza di mons. Capovilla (segretario del Papa) che, impossibilitato a partecipare direttamente a causa di un’influenza, ha mandato un messaggio video nel quale dava mandato agli aclisti di portare avanti le novità del Concilio, che ha saputo anche stimolare il volontariato come testimonianza dei cristiani nel mondo.(Roberto Toninelli)

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Nel mondo 61 milioni di bambini non vanno a scuola. È il dato che emerge dal nuovo rapporto “Nati uguali” dell’associazione Save the Children diffuso in occasione della Giornata mondiale per l’infanzia, secondo cui se tutti i bambini dei Paesi a basso reddito avessero accesso all’istruzione, 171 milioni di persone non vivrebbero più in povertà. Ad esempio, in Brasile i bambini bianchi hanno il 32% di possibilità in meno rispetto ai coetanei di colore, meticci o

indigeni, di avere gravi lacune scolastiche. In Nigeria, la fascia di giovani che ha attualmente tra i 17 e i 22 anni, ha meno di cinque anni scolarizzazione se fa parte della porzione più povera della popolazione, contro i 10 anni dei più ricchi. Per molti bambini, essere femmine, disabili o membri di minoranze etniche, vivere in zone rurali ecc. sono elementi che limitano ulteriormente le proprie opportunità di frequentare una

scuola. In termini di genere, al mondo se tutte le femmine avessero lo stesso accesso dei maschi alla scuola primaria, almeno 3,6 milioni di bambine in più la frequenterebbero: in Indonesia, ad esempio, le donne analfabete sono il doppio degli uomini e le ragazze mai iscritte a scuola sono il triplo dei ragazzi. Negli ultimi quattro decenni, l’aumento delle donne con un’istruzione di base ha prevenuto la morte di 4 milioni di bambini.

a scuola dell’infanzia “Luigi Mantova” di Villa-chiara si è fatta promo-trice otto anni fa, in col-laborazione con il loca-

le oratorio dedicato a S. Luigi, del concorso “Villachiara il paese dei presepi” per continuare e incenti-vare una tradizione molto sentita e praticata tra la popolazione che si tramanda da tempo immemore.Nel corso degli anni questa ini-ziativa si è imposta come appun-tamento natalizio irrinunciabile che riscalda i cuori di tutti i vil-laclarensi ed ora contagia anche gli abitanti dei paesi del circon-dario: ne è conferma il fatto che vi partecipano sia i villaclarensi trasferitisi in altri Comuni sia va-ri appassionati che intendono far conoscere le loro realizzazioni di pregevole fattura.In pochi anni la voglia di prese-pe ha contagiato a macchia d’olio molte famiglie, tanto che ora sono in bella mostra circa 100 realizza-zioni (che in un Comune di 1450 persone sono davvero tante).Le regole del concorso sono molto semplici. Per primo il partecipan-te si impegna a costruire il proprio presepio domestico e a renderlo visitabile da parte dei concittadini. Tutti i presepi vengono poi at-tentamente visitati e valutati, fo-tografati o filmati e divulgati sul web all’indirizzo http://villlachia-rapaesedeipresepi.wordpress.com/ e sulla pagina Facebook ht-tp://www.facebook.com/pages/villachiara-il-paese-dei-prese-

le edizioni il concorso lanciato a Villachiara è andato costantemen-te crescendo non solo in quantità, ma anche in qualità, con presepi sempre più curati, innovativi e dal-le particolari soluzioni artistiche.È sorprendente riscontrare come anche alcune famiglie di extraco-munitari si cimentino nell’impre-sa, a testimonianza del linguaggio universale del presepe, il cui mes-saggio di pace e di fratellanza rag-giunge tutti i cuori.Dunque la sfida è lanciata anche per questo 2012! Gli organizzatori, come è avvenuto per le precedenti edizioni, si aspet-tano un numero considerevole di iscrizioni.

pi/142222995879596. Viene inoltre realizzato un dvd che raccoglie le immagini e i video del concorso, per la distribuzione ai partecipan-ti e a chi ne fa richiesta. Le tre migliori realizzazioni so-no premiate il 6 gennaio durante la Festa dei doni (Re Magi) nella chiesa parrocchiale. Nel corso del-

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l centro pastorale Pao-lo VI si sono incontra-ti, per una lezione stra-ordinaria della scuola di sussidiarietà della

Fondazione San Benedetto, docen-ti, studenti e importanti ospiti sul tema “Dal welfare pubblico loca-le alla welfare society: non lascia-moli soli”. Una serata voluta dalla stessa Fondazione , che in un viva-ce clima culturale, punteggiato da molte facce giovani, ha favorito il confronto tra nuove generazioni e chi di welfare si occupa da tutta una vita. Moderati da Marco Nico-lai, vice presidente della San Bene-detto, sono intervenuti da prima gli studenti stessi che, con un intenso lavoro di squadra, hanno prodotto e divulgato un’intervista, realizzata a Londra, a Julian LeGrand, docen-te di politiche sociali alla London School of Economics and Politi-cal Science. Entusiasta dell’ener-gia degli studenti il professore ha

dichiarato di ammirare il Nord Ita-lia come il pioniere del principio di sussidiarietà che, secondo lui, con-cretizza la possibilità di portare il livello della decisione sulla cura di sé più vicino alla singola persona. Sostiene con forza che lo Stato deve spendere, senza farsi bloccare dal deficit, per scuola, sanità e svilup-po, servizi che dovrebbero essere forniti però da enti indipendenti in concorrenza tra loro per poterne migliorare costantemente la quali-tà. Con la ripartenza della cultura e della tecnologia del Paese il deficit si risolverà da solo.

Con il successivo intervento di Feli-ce Scalvini, leader della cooperazio-ne sociale, si fa invece un excursus storico partendo dai cambiamenti relativi alle definizioni. Non si parla più di welfare state, questa seconda parte di definizione è andata, infat-ti, perdendosi e non è un dettaglio. Oggi non è più solo lo Stato, in pro-fonda crisi economica, ad occuparsi di welfare, ma sono soprattutto enti privati e cooperative che forniscono interventi capillari, sul bisogno e sul territorio, e chiedono allo Stato di essere completamento del loro la-voro. Il problema, secondo Scalvini, è che le grandi burocrazie pubbli-che non sono in grado di ripensarsi e ridurre i costi unitari del prodotto sociale, anche perché la burocratiz-zazione, opulenta ed enorme mac-china del controllo, porta lontano dall’innovazione rallentando così ogni forma di sviluppo e conseguen-te risparmio economico. Punto di vista questo sul quale con-

corda anche Alberto Mingardi, gio-vane direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni, giornalista internazio-nale, scrittore e studioso libertario, secondo cui lo Stato sociale parte da un’idea illuminista nella quale le persone non sanno di cosa hanno bisogno ecco perché c’è uno Stato che risponde. L’innovazione della assistenza medica e sociale arriva attraverso l’associazionismo com-posto da persone che si uniscono con l’obiettivo di portare la solida-rietà. La società italiana, secondo Mingardi, è ad un bivio, chiamata a decidere che cosa deve fare lo Stato e che cosa i cittadini. Lo Stato socia-le non sarà sempre lì, è necessario discutere quali sono i modelli pos-sibili di cambiamento.Spetta a Marco Maiello, direttore Area innovazione e sviluppo, Welfa-re Italia, chiudere la serata. Spezza una lancia a favore dello Stato so-ciale che è insostituibile di fronte ai grandi bisogni e che è tra i miglio-

ri al mondo, ma è anche convinto della necessità di un cambiamento a fronte della diversità dei bisogni. Non ci sono più, fortunatamente, grandi epidemie, come il vaiolo, da debellare, ma singoli e differenziati bisogni ai quali la standardizzazione del sistema non è in grado di rispon-dere. Nuove malattie, nuove forme di povertà e disagio sociale hanno bisogno di risposte veloci e speci-fiche. Esistono già associazioni no profit formate e capaci di risponde-re, importante ora è che lo Stato si faccia completamento e supporto risparmiando ai cittadini il costo dell’organizzazione e creazione di un ente uguale, ma statale. Oggi la parola standard non serve ad affrontare le tematiche comples-se del Paese, ma è indispensabile un coordinamento e una capacità informativa funzionale ai bisogni del cittadino che vada ad allegge-rire i sistemi di pronto intervento ospedaliero.

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na Cinquecento azzur-ra, pronta per accom-pagnare Stefano e il nonno ottantenne in un viaggio che è fisico ma

anche un percorso di fede. È questo “Parabole di un clown”, lo spettacolo che Bruno Nataloni (“attore nato col teatro comico ma che, a un certo pun-to, ha sentito il bisogno di unire allo spirito con la esse minuscola, quello con la esse maiuscola” come ama ri-petere in una sorta di autopresenta-zione) porta in scena l’11 dicembre prossimo alle 20.30 al teatro Colonna di via Chiusure a Brescia (ingresso 5 euro), in una serata promossa dagli Uffici per le comunicazioni sociali e la catechesi della diocesi, da Voce Sas, dall’Acec, dall’unità pastorale del centro storico e dalla zona pastorale di Brescia ovest. Con “Parabole di un clown”, vincitore dell’ultima edizione de “I teatri del sacro” la Chiesa bre-sciana prosegue il cammino di studio e di analisi degli strumenti più adatti

corso del quale Bruno Nataloni dà vo-ce sia al nonno che al giovane Stefano, racconta il percorso di un viaggio che è materiale, ma che propone anche il cammino all’interno della vita spiri-tuale e di fede dell’anziano che vuole “passare il testimone” al giovane nipo-te. “Parabole di un clown” commuo-ve, diverte, aiuta a riflettere. Qualcu-no, dopo averlo visto, è arrivato addi-rittura a definirlo una efficace forma di catechesi sull’iniziazione cristiana. “Con Zanoletti – afferma al proposito Nataloni – ho voluto inquadrare un te-sto che dicesse in modo molto chiaro di come un’esistenza può trovare sen-so nella relazione con Gesù. Il nonno parla di una relazione personale con Gesù che chiama spesso suo amico, perché gli è stato compagno nel cor-so della vita. Una relazione che ha conosciuto difficoltà, ma che è carat-terizzata da una profonda capacità di rigenerazione”. Lo spettacolo cerca di dimostrare che quella con Gesù è una relazione personale e vera, corrobora-

per un annuncio e una catechesi effi-caci. Lo spettacolo di Nataloni, scritto a quattro mani con Umberto Zanoletti che ne ha curato la regia, è un esem-pio di un modo nuovo di evangelizza-re e fare catechesi. “Lo spettacolo – racconta il suo protagonista – nasce dal desiderio di annunciare il Vangelo, con un linguaggio non convenzionale come quello comico, spesso conside-rato in antitesi al sacro”. La sfida che Nataloni e Zanoletti hanno assunto è stata quella di esaltare il messaggio evangelico attraverso il comico non per dissacrare, ma per annunciare. Lo spettacolo, un lungo monologo nel

ta da un’appartenenza ecclesiale, da un percorso sacramentale serio, e da un rapporto stretto con la Parola che nel caso del nonno è il Vangelo di Lu-ca che gli autori hanno scelto per la sua forza narrativa. Di questo e altro ancora dialogheranno, dopo lo spet-tacolo, lo stesso Nataloni che è anche insegnante di religione, don Adriano Bianchi, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali, e don France-sco Pedrazzi, direttore dell’Ufficio per la catechesi.

Il Peter Pan di Emanuele Luzza-ti torna alla Torre delle favole. La manifestazione ideata e curata da Sonia Mangoni e Laura Staffoni compie 10 anni e festeggia con una speciale edizione del Peter Pan ide-ato dal grande illustratore nel 2004 in un nuovo allestimento curato dallo scenografo Gabriele Carlini, assistente di Luzzati (nella foto di Umberto Favretto una delle stan-ze). Aperta fino al 3 marzo 2013.Visite teatralizzate per le scuole (dal lunedì al sabato) e per tutti i visitatori (la domenica). Per l’occa-sione torna anche il Tappeto magi-co, gioco multimediale interattivo di Tpo Teatro di Piazza o d’Occa-sione di Prato, su immagini create allo scopo da Emanuele Luzzati. Uno spazio riservato ha la mostra bibliografica “La biblioteca delle favole”.

Ci sono anche appuntamenti colla-terali: la presentazione del libro “La favola: storia antologica” di Carla Boroni e Marta Mai (Vannini Edi-trice) e “Le favole del cielo” al Pla-netario. Pubblicazione “Peter Pan e Wendy”, illustrazioni di Emanuele Luzzati, Edizioni Nuages, Milano. L’iniziativa “Torre delle favole” (in Torre Avogadro a Lumezzane) è promossa dall’Assessorato alla cul-tura del Comune di Lumezzane in collaborazione con il Museo inter-nazionale Luzzati con il sostegno di Fondazione Asm Gruppo A2A e Fondazione della comunità bre-sciana Onlus. Quasi 4.800 le pre-notazioni da parte delle scuole alla vigilia dell’apertura. Un ritorno per Luzzati nel suo ri-cordo, visto che nel 2004, in occa-sione dei 100 anni di Peter Pan, si cimentò con l’amatissimo perso-

naggio nato dalla penna di James M. Barrie per una pubblicazione di Nuages che diede così vita alla “Torre delle favole” di quell’anno. Le avventure di Peter insieme alla truppa dei bambini smarriti, i giar-dini di Kensington, L’Isola-che-non-c’è e i galeoni dei pirati guidati dal terribile Capitan Uncino divenne-ro il tema della seconda edizione della Torre delle Favole. In Torre Avogadro prese forma un percor-so tra esposizione, scenografia, in-stallazione e teatro con l’apporto del grande maestro dell’illustra-zione, già ospite a Lumezzane in anni precedenti con il suo “Deca-meron” con l’aiuto prezioso di Cri-stina Taverna, anima della galleria milanese e casa editrice Nuages. Per informazioni: Ufficio cultura 030.8929251 o www.latorredelle-favole.it.

Torna l’annuale appuntamento con il Festival Franco Margola, giunto alla sua 4ª edizione. Nonostante gli organizzatori abbiano dovuto fare i conti con una riduzione dei fondi a disposizione, la loro forte passione ha avuto la meglio tanto che la scelta è stata quella di riproporre un evento ormai consolidato. “Quest’anno ricorre il ventennale della scomparsa di mio padre – ha esordito Alfredo Margola, figlio del compositore orceano – molte città hanno voluto

rendergli omaggio e sono felice che, nonostante le difficoltà economiche, anche Brescia abbia deciso di ricordarlo” ha poi concluso, lasciando la parola al maestro Filippo Lama, direttore artistico dell’Associazione Orchestra da Camera di Brescia, organizzatrice dell’evento. Lama ha presentato i quattro appuntamenti del Festival, che si apre giovedì 6 dicembre alle 21 nel Teatro Sancarlino (Corso Matteotti), in città. Al duo italo-americano composto dai fratelli

Guarino il compito di dare il via alla manifestazione, con una serata dedicata alla “canzone americana a Broadway e al cinema”. Mercoledì 19 dicembre, alle 21, nella chiesa di San Cristo l’Orchestra da Camera di Brescia si esibirà nella serata “Da Bach al Novecento”. Terzo appuntamento sabato 22 dicembre, al teatro Sancarlino, con “Spazio Giovani” e l’esibizione del giovanissimo duo Bortolotto-Andri (nella foto) in sonate di Beethoven, Ravel e Shostakovich. Infine il

28 dicembre, alle 21, nella chiesa delle Grazie per una serata con l’Orchestra da Camera, dedicata al ricordo di Franco Margola e Giulio Tonelli. L’ultimo appuntamento, in collaborazione con l’Usci, sarà l’occasione di sentire per la prima volta in esecuzione orchestrale la cantata di Margola “La Nuova Betlem”. L’ingresso al Festival sarà gratuito, grazie al contributo di Fondazione Asm, Tonoli e Cavalli strumenti musicali e il patrocinio di Comune e Provincia. (l.d.p.)

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abato 12 gennaio prende-rà il via la stagione genna-io-giugno 2013, promossa dal Teatro Grande di Bre-scia, primo semestre di

una proposta annuale che il sovrin-tendente Umberto Angelini definisce trasversale, per gusti ed età d’interes-se. Grandi nomi della scena musica-le contemporanea, artisti bresciani e maestri della danza internazionale popolano un calendario ricco, in cui non mancano collaborazioni con il conservatorio, le tradizionali “con-versazioni” e gli spettacoli dedicati ai più piccoli e per le scuole. Sabato 12 gennaio sarà il balletto “Romeo e Giulietta” ad aprire la stagione: con le coreografie di Joelle Bouvier, regina indiscussa della nouvelle danse fran-cese, il Ballet du Grand Theatre de Geneve porterà in scena una leggen-da senza tempo. Martedì 18 gennaio, invece, la stella della scuola pianisti-ca russa Andrei Gavrilov, assente dai palcoscenici bresciani da 25 anni, si esibirà in un concerto sulle musiche di Chopin e Prokofiev. Il 23 febbraio si torna alla danza, con l’organizzazio-ne della serata di consegna dei premi Danza&Danza, evento che porterà a Brescia l’eccellenza della danza inter-nazionale. Marzo vedrà invece sul pal-co il gruppo indie-rock dei Baustelle (data che verrà comunicata). Il 17 del-lo stesso mese tocca al maestro Pap-pano, star della musica internaziona-le, per la prima volta nella nostra cit-tà, dirigere l’orchestra dell’Accadema nazionale Santa Cecilia. Due giorni dopo, il 19 marzo, ci sarà l’anteprima

italiana di uno spettacolo molto sug-gestivo: “Disabled Theater”, di Jero-me Bel e Theater Hora di Zurigo, du-rante il quale la compagnia, composta da 11 attori disabili, accompagnerà gli spettatori nella visione di un lavoro che “esce dai confini di genere e mette in discussione il concetto di teatro”, garantisce il sovrintendente Angelini. Due, invece, gli appuntamenti con l’Ensemble Sentieri Selvaggi, dedicati il primo alla musica di Luciano Berio

(6 febbraio), il secondo all’americano Philip Glass (14 aprile). In aprile per la prima volta il Teatro Grande uscirà dai propri confini e approderà al Tea-tro Centro Lucia di Botticino, dove si svolgerà il progetto “Grande al Cubo”, una tre giorni (dal 5 al 7 aprile) dedi-cata ad alcune delle più interessanti proposte della scena coreografica e performativa italiana. Per quanto ri-guarda gli spettacoli per i più piccoli, la Fondazione si è impegnata in una nuova produzione realizzata in colla-borazione con l’associazione Mus-e Brescia Onlus, che coinvolge circa 100 bambini delle scuole elementa-ri del territorio, “Brimborium”, una favola per musica scritta dal compo-sitore bresciano Mauro Montalbetti, che sarà in scena il 18, 19 e 20 aprile. Inoltre, continua il Progetto Infanzia, con la proposta dello spettacolo “La Repubblica dei Bambini”, un gioco sull’Abc della democrazia. Proseguo-no anche le Conversazioni al Grande, sul tema del futuro, la collaborazione con il Festival pianistico internazio-nale e il progetto giovani di Uto Ughi. Novità un laboratorio di scrittura or-ganizzato dalla Scuola Holden di To-rino (1, 2, 3 febbraio).“Il Teatro Grande è tornato ad esse-re un punto di riferimento per la vita culturale della città - ha sottolineato il sindaco Paroli.Prezzi da 10 a 28 euro, biglietti in ven-dita da martedì 11 dicembre. Non so-no previsti abbonamenti, ma rimane in vigore la Teatro Grande Card (pre-lazione il 6, 7 e 8 dicembre). Info su www.teatrogrande.it

Due date nel Bresciano, ma è già tutto esaurito per “Studio per una Ballata di uomini e cani”, l’ultimo work in progress di Marco Paolini, spettacolo che andrà in scena all’Odeon di Lumezzane giovedì 6 dicembre alle 20.45 e al teatro Politeama di Manerbio venerdì 7 dicembre alle ore 21. Un titolo che vuol essere un tributo a Jack London. London non è uno scrittore per ragazzi, la definizione gli sta stretta, è un testimone di parte, che si

schiera, si compromette; quello che fa entra in contraddittorio con quello che pensa. Lui parte da alcuni periodi della sua vita per creare storie credibili dove l’invenzione si intreccia con l’esperienza. È facile usarlo per sostenere un punto di vista, ma anche il suo contrario: “Zanna Bianca” e “Il richiamo della foresta” sono, infatti, antitetici. La sua produzione letteraria è enorme, ancor più pensando a quanto poco sia durata la sua

vita. “Studio per una Ballata di uomini e cani” è nato da alcuni racconti del grande Nord, tra cui Uomini e cani, Macchia, Bastardo e Preparare un fuoco (nella traduzione di Davide Sapienza), in cui gli uomini e i loro animali sono sempre al centro dell’azione. Lo spettacolo ha la forma di un canzoniere teatrale, con musiche e brani ispirati al lavoro di London, accompagnati da alcune ballate ed un inserto sulla vita dello scrittore.

“Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi? Genetica e natura umana nello sguardo di Jérôme Lejeune” il titolo della mostra che si apre l’8 dicembre e si chiude il 22 alla Fondazione Poliambulanza. L’esposizione è stata realizzata e organizzata per la 23ª edizione del Meeting di Rimini per l’amicizia fra i popoli. Tutti i giorni dalle 8 alle 20. Prenotazioni di visite guidate: Luca 3493535303 e Daniela 3271662364

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Il Ken Damy visual art, in corsetto Sant’Agata 22 in città, ospiterà, con inaugurazione alle 19 di sabato 15 dicembre, una mostra fotografica intitolata “I maya. Hach uinik, i veri uomini”, per opera dello stesso Ken Damy e di vari autori. Gli autori si sono concentrati sui maya lacandoni, ritenuti gli unici veri eredi dei maya, che per secoli sono vissuti, in completo isolamento, nella Sierra Lacandona, tra il Chiapas e il Guatemala. “La

‘nostra’ civiltà – ha sostenuto Gertrude Duby Blom, fotografa e giornalista svizzera (1901-1993), che per 50 anni ha vissuto con i Lacandoni – ha conquistato gli ultimi gruppi di quegli indios, che ormai si stanno integrando nella cultura occidentale. Oggi, con i moderni mezzi di comunicazione, l’isolamento è finito. Così, il mondo maya scompare per la seconda volta”. La sua tenacia, nel divulgare il loro essere, li ha salvati dall’estinzione e i moderni

Lacandoni, che chiamano se stessi “hach uinìk”, i veri uomini, restano gli unici custodi della più pura cultura maya. Verso la metà del secolo scorso, la nostra civiltà iniziò a sventrare la foresta, la loro casa. In loro soccorso giunse Gertrude Duby, che si stabilì in Messico e cominciò a lavorare come giornalista, imparando a fotografare per documentare i suoi articoli. Nel 1940, i Lacandoni erano circa 400, ma nel 1948 ne sopravvivevano solo 156. Trudi

scatenò una campagna per fare loro arrivare aiuti medici: oggi superano i 500. Interrogata sulla vicenda Trudi rispose: “La Selva? Non c’è speranza. È finita. Del resto, un giorno o l’altro anche il mondo dovrà finire”. Il 21 dicembre del 2012 è la data della fine del ciclo, ma Trudi non lo saprà mai, perché è morta il 23 dicembre 1993. Di lei, come di altri, restano le immagini, a testimonianza di un popolo che ha rischiato l’estinzione. (fr.a.)

ivere con e per Lui. Fare esperienza di Dio è pro-prio una bella sfida che fin dall’inizio del mondo, in maniera più o meno

manifesta, interessa il cuore dell’uo-mo. L’amore di Cristo ci accoglie, ci sostiene e costringe ciascuno, para-frasando Benedetto XVI, a “non vive-re più per se stesso”. Camillo Ruini 60 anni fa scelse la strada della vo-cazione sacerdotale. Già presidente della Cei, il cardinale Camillo Ruini è nato a Sassuolo, in provincia di Mo-dena e diocesi di Reggio Emilia-Gua-stalla, il 19 febbraio 1931. Originario di Sassuolo come Monari: durante l’ordinazione episcopale presieduta proprio da Ruini il vescovo Luciano ricordò il profondo legame e l’ammi-razione che provava nei confronti del cardinale. Si conoscono fin dall’infan-zia, quando Luciano era un 13enne e don Camillo, giovane curato d’orato-rio, andava a celebrare la Messa in S.

Giorgio a Sassuolo e si ritirava a fare il ringraziamento nella cantoria vici-na. Il card. Ruini è stato ordinato sa-cerdote nel 1954 e creato cardinale il 28 giugno del 1991. La questione di Dio, le domande sulla sua esistenza e sulle vie per incontrarlo sono tor-nate al centro del dibattito filosofico, teologico e culturale nella società se-colarizzata di oggi. “Scopo di questo libro è presentare le motivazioni ra-zionali della fede in Dio” scrive Ruini nell’introduzione a “Intervista su Dio”. Il cardinale ha dedicato al tema due anni di studio intenso e in queste pa-gine edite da Mondadori ne parla con il giornalista Andrea Galli. Partendo dalla situazione della fede, in cui mol-ti filosofi e intellettuali segnalano una “eclissi del sacro”, Ruini ripercorre la domanda su Dio nella storia e nella fi-losofia. Spiega che la questione di Dio coinvolge inevitabilmente la persona. In questa intervista, che in realtà è un libro organico, accompagna il lettore

XVI all’Incontro mondiale del-le famiglie, soffre con noi e per noi e così ha reso gli uomini e le donne capaci di condividere la sofferenza dell’altro e di trasfor-marla in amore. Il mistero di Dio affascina fin dall’inizio del mon-do l’uomo. Con Dio o senza Dio

sulle tracce di Dio, tra storia, scienza e cultura, e propone una serie di per-corsi per avvicinarsi al suo mistero partendo dalla realtà di cui abbiamo esperienza: dallo stupore di fronte al fatto che esistiamo, all’anelito di li-bertà insopprimibile in ogni uomo, alla sua capacità di riconoscere quel grande segno di Dio piantato nella sto-ria che è Gesù Cristo. Un testo che si propone come un itinerario per aiu-tare chi crede a essere più consape-vole delle ragioni della propria fede.Cosa significa Dio nella vita del card. Camillo Ruini?Significa il Dio di Gesù Cristo e del-la fede della Chiesa, che nella sua libertà e misericordia è venuto a cercarmi fin da ragazzo e mi ha so-stenuto in tutto il cammino, non per-mettendo mai che perdessi la fede in Lui. Adesso Dio è la mia speranza di vita eterna, alla quale vorrei consa-crarmi con cuore indiviso. Dio, come ha detto Benedetto

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quanto cambia la nostra vita?Cambia nella misura in cui crediamo in Lui e ci convertiamo a Lui. Si può infatti credere nel senso di pensare che Dio ci sia ma lasciando, seb-bene poco coerentemente, questo pensiero alla periferia del nostro spazio vitale. Si può invece portarlo sempre più al centro, riconoscendo che Dio, se esiste, è l’origine, il sen-so e il destino dell’intera creazione e in concreto di ciascuno di noi. Nei Vangeli e in tutta la Bibbia ci viene detto che Dio ci ha amato per primo e vuol essere quel tesoro nel quale trova la sua gioia il nostro cuore. Allora veramente tutto nella nostra esistenza prende una direzione nuo-va e nasce la “nuova creatura” di cui parla l’apostolo Paolo.Il Santo Padre ha indetto l’Anno della fede per infondere speran-za e al tempo stesso per dare co-raggio ai cristiani. San Gregorio Magno diceva: “I fedeli ci lascia-no e ci abbandonano e noi rima-niamo in silenzio”. Il dicastero per la promozione della nuova evangelizzazione è il segnale che non rimaniamo in silenzio?È uno di questi segnali. Ogni dioce-si, parrocchia, comunità, famiglia cristiana, ogni credente che non ha timore di testimoniare la sua fe-de può essere uno di questi segni, quantitativamente più piccolo ma non per questo meno significativo. La sua presidenza della Cei (dal 1991 al 2007) ha abbracciato un arco temporale segnato da mol-te trasformazioni, soprattutto in campo politico. Quali sono le sue valutazioni in merito?La prima considerazione è che le co-se in ambito politico, come un po’ in ogni dimensione della vita, oggi cambiano molto rapidamente, come dice la Gaudium et spes. La secon-da è che non cambiano per caso:

esistono certo le grandi dinamiche scientifiche, tecnologiche, economi-che, demografiche. Esistono però anche le scelte e le responsabilità, anzitutto delle persone e – per con-seguenza – dei corpi sociali. Esiste soprattutto la libertà di Dio e in con-creto la sua libera volontà di salvez-za, che per noi rimane misteriosa ma ha la prima e l’ultima parola su tut-to. Perciò il futuro è sempre aperto e chi crede nel Dio di Gesù Cristo non può mai smettere di fare tutto quello che può per orientare le cose nella direzione giusta, sotto il profi-lo cristiano e umano.Non le sembra che la Chiesa in quegli anni abbia perso di vista la formazione socio-politica?Di formazione sociale e politica parliamo molto, fin da prima della grande crisi degli inizi degli anni ‘90. Personalmente la ritengo indispen-sabile ma penso che non si possa re-alizzarla, principalmente, attraverso delle scuole intese come corsi di studio. Le vere scuole di formazione sociale e politica sono i luoghi e am-bienti di vita dove si opera insieme per degli scopi di bene comune. In questo senso le esperienze associa-tive possono svolgere un ruolo si-gnificativo, ma possono essere mol-to utili anche le esperienze dirette in ambito politico fatte da persone che abbiano un’autentica formazio-ne cristiana di base e rimangano in-serite nelle comunità parrocchiali, o di altro genere. Le comunità stes-se, e in primo luogo noi sacerdoti, non dobbiamo trattare con sospetto chi cerca di impegnarsi da cristiano in ambito politico, ma al contrario dobbiamo cercare di essergli vicino, di capire i suoi problemi e di soste-nerlo, non politicamente ma umana-mente e spiritualmente, aiutandolo ad essere coerente con le radici cri-stiane del suo impegno.

Quale futuro per il Tempio Capitolino, simbolo della Brixia Romana? A svelare qualche dettaglio del progetto del percorso museale che aprirà le porte nella primavera del 2013 ci ha pensato Francesca Morandini (nella foto), responsabile del servizio collezioni e siti archeologici del Comune di Brescia, ospite del salotto culturale di Emporium Up (via Duca degli Abruzzi). “La prima rivoluzione – spiega – sarà

il posizionamento dei portali, che chiuderanno le tre celle, riportandole alle sembianze originarie”. Due porte in bronzo saranno poste nelle celle di destra e sinistra, mentre in quella centrale “si è deciso per un compromesso: il portale in bronzo avrà una parte centrale in cristallo, così da permettere la trasparenza e lasciare la possibilità di intravedere qualcosa all’interno”. Il nodo centrale della

rivalorizzazione del Capitolium riguarda il modo in cui si è deciso di raccontare la sua storia. “L’idea – prosegue – è stata quella di utilizzare la cella di destra, con la pavimentazione meno integra, per sviluppare all’interno un racconto di suggestione, che permetta di muovere l’immaginazione degli spettatori e portarli a ricreare l’idea di come fosse il tempio in origine”. Sarà possibile soffermarsi davanti a schermi

interattivi per soddisfare ogni curiosità. All’interno della cella centrale sarà ricreata attraverso una suggestione la presenza di una statua in pietra alta 4,70 metri, come era in origine. Il lavoro di ripristino dell’area del Capitolium proseguirà con la presentazione del Santuario repubblicano, con almeno tre anni di operazioni. Il traguardo finale sarà la sistemazione dell’area del Teatro romano. (a.g.)

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La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dalla Chiesa di San Giacomo apostolo di Ospitaletto su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

Dal lunedì al venerdì a partire dalle 7, Radio Voce vi informa sui principali fatti da Brescia, dall’Italia e dal mondo. Nell’arco di oltre due ore in diretta, potete seguire rassegne stampa locali e nazionali ed approfondimenti sulle notizie principali.Per cominciare la giornata col piede giusto, ascoltando la musica migliore, e costantemente informati, l’appuntamento è con Brescia in diretta. Seguite il nostro consiglio e buon ascolto.

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È come assistere a uno di quei con-corsi di bellezza che vengono orga-nizzati nei centri commerciali il sa-bato pomeriggio, dove la mammona di turno porta la sua figliola promet-tente, e in cerca di facili fortune, a sfilare davanti a sconosciuti. Le ha insegnato tutto, come comportar-si, cosa dire, come muoversi. Dopo tanta fatica è giunto il momento del riscatto, finalmente la figlia potrà di-ventare ciò che ha sempre sognato, farà felice sua madre, le dimostrerà che ha fatto fruttare i suoi insegna-menti, che non la deluderà mai.In questa società schiava dell’imma-gine, che si rifugia in facili idolatrie,

vige una regola fondamentale che ab-biamo sentito ripetere per anni: più sacralità diamo alla nostra immagi-ne, più ci sentiamo forti, più abbia-mo successo.Politica, lavoro, sport, moda, tem-po libero, benessere, amicizie, sfera sessuale, arredamento, cibo, hobby: a quante fabbriche di immagini com-missioniamo pezzetti della nostra vita? Quale era la nostra immagine originaria prima che venisse istrui-ta, plasmata, formata? Siamo un po’ come quella ragazzina che, salendo sulla passerella, cerca con lo sguar-do fra il pubblico la sua mamma alla ricerca di un’ultima dose di coraggio.

E il mondo diventa un palcoscenico. La televisione è la più amata delle fabbriche di immagini, perché le con-tiene tutte. Propone interi stili di vi-ta formato famiglia, sogni per bimbi che diventano per adulti, passato al-le spalle e futuri rosei, mille soluzio-ni versatili al problema esistenziale. Non è una scuola dell’obbligo, ma se si vuole partecipare alla grande festa bisogna imparare almeno qualche lezione. È la nostra mamma speran-zosa che assiste alla nostra sfilata. E non si tratta della scatola che c’è in soggiorno, ma della sua proiezione che ormai abbiamo fatto crescere nella nostra testa. È quell’idea che

vorrebbe vederci tutti in passerella a esibire ciò che ci ha insegnato. Noi, fi-gli riconoscenti, le dimostriamo ogni giorno che ha fatto un buon lavoro.La vorremmo sempre con noi a os-servarci, nella gioia e nel dolore. Perché non coronare questo amore invitandola alla cerimonia del nostro matrimonio?E così il giorno delle nozze arriva una troupe televisiva che ci organizza la giornata, realizza ore di immagini sul giorno più bello della nostra vita. E c’è anche lui, Davide Mengacci. Ren-derà questa giornata indimenticabile. Tutto ciò è reale, si tratta di “Nuove scene da un matrimonio”, in onda

ogni sabato alle 20 su Rete 4. Niente di più facile: la televisione che esa-mina i propri studenti. Per molti il giorno del matrimonio è il momen-to in cui convivono insieme il mag-gior numero di immagini fabbricate. Attenti a qualsiasi dettaglio: vesti-to, manicure, abbronzatura, parruc-chiere, auto, fiori, ombrello, ballare, mangiare, amici, foto, filmato. La tv raccoglie con facilità i frutti: perché, che ci siano le telecamere o che non ci siano, sta comunque andando in scena uno spettacolo televisivo. Sem-pre più spesso la nostra vita è come tv comanda, corre su binari che por-tano tutti nella stessa direzione.

Sabato 8 dicembre Speciale Sinodo per seguire i lavori della terza giornata a partire dalle 8.45 (presentazione della bozza del documento finale e interventi dell’assemblea). Domenica 9 dicembre in Primo Piano (9.20) le voci di alcuni delegati dell’assemblea sinodale.In diretta dalla Cattedrale S.Messa delle 18.30 sabato 8 e domenica 9 (conclusione del Sinodo e apertura dell’Anno della fede). Tutto il Sinodo è

in diretta streaming sul sito www.lavocedelpopolo.it. Don Alberto Donini in Musica per lo spirito (domenica alle 11.30) ci guida all’ascolto del repertorio sacro per il tempo d’Avvento. Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, va in onda (in differita e in diversi orari) anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte di Manerbio e Radio Raphaël.

La prossima puntata della rubrica settimanale “La Buona Notizia” presenta in avvio uno speciale sul Sinodo diocesano sulle unità pastorali che, suddiviso in due fine settimana, domenica giungerà a conclusione. L’apertura, con il discorso inaugurale del vescovo Monari, e il racconto delle prime due giornate di lavori, il tutto arricchito da interviste ai sinodali. A seguire: le presentazione della “Cena del povero” e una riflessione sulla catechesi

nell’arte. La rubrica “4 parole...” è con padre Ermenegildo Bandolini, per il centenario dei Pavoniani. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche lo speciale sull’incontro biblico con relatore mons. Luciano Monari.

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Leone, il protagonista della com-media di Paolo Genovese “Una fa-miglia perfetta”, assomiglia a un “Enrico IV” pirandelliano in mi-nore: in una grande villa di Todi ha allestito un palcoscenico sul quale tutti gli ospiti sono chiamati a mettere in scena una vita fasul-la. Sergio Castellitto lo interpreta con divertimento discreto, lascian-do forse un po’ troppo in ombra la componente di solitudine e tristez-za che il personaggio porta con sé.

Sabato 8 e domenica 9 dicembre è previsto, nell’ambito della Stagione d’Opera e Balletto 2012, l’appuntamento con il balletto classico. Per la prima volta nella programmazione del Massimo cittadino verrà rappresentata “Raymonda”, celebre balletto in due atti su musiche di Aleksander Glazunov. Le coreografie di Viktor Yaremenko, con frammenti coreografici di Marius Petipa,

verranno interpretate dal Balletto dell’Opera di Kiev, una delle più grandi Compagnie europee che dal 1950 ha intrapreso tournée a livello internazionale, ottenendo grande successo in Bulgaria, Jugoslavia, Ungheria e Francia.I biglietti, a patrire da 20 euro fino a 60, sono in vendita on line sui siti teatrogrande.it e vivaticket.it e alla Biglietteria del Teatro Grande.

oi de contala?”, musi-che, parole e ritratti del-la tradizione bresciana giunge alla 12ª edizione e prosegue il suo per-

corso senza curarsi della crisi che taglia fondi, ma soprattutto slancio e speranza, elementi fondamentali per proporre sempre qualcosa di nuovo ed efficace a livello artistico. La forza di Palcogiovani, l’Associa-zione che sta dietro questa e molte altre proposte bresciane, non è di certo quella economica, ma risiede soprattutto in quel muscolo che pul-sa e che ci fa vivere. Così, attraverso le difficoltà di questo momento con-tingente, si è sviluppato un altro ca-pitolo di questa saga, alimentato da 14 artisti locali che sorprendono per l’ennesima volta per idee e freschez-za. Apre il disco il “veterano” Danie-le Gozzetti, sempre presente in tut-te le edizioni di “...Goi de contala?”, anche lui dotato di uno straordina-rio muscolo cardiaco. Daniele cala il suo brano nell’attualità, cantando con ironia e un po’ di tristezza del velenoso “Pcb”, uno dei − purtrop-po non l’unico − veleni che stanno infestando la nostra città. Sulla sua scia altri due grandi protagonisti di questa serie di dischi, i triumpli-ni Selvaggi e il “nonno” Francesco

Braghini, il capostipite della canzo-ne dialettale bresciana moderna. I Selvaggi, sempre alla ricerca del brano perfetto, regalano alla rac-colta una canzone come “Rabia”, combat folk-rock di ottima fattura. Francesco Braghini riporta il disco su binari più legati alla tradizione popolare di cui è maestro, con un’al-tra perla delle sue come “El Bresa Foot-Ball Club”, che racconta i pri-

e adeguato ai tempi, che racconta di anni che passano e di giovinezza perenne. Solo voce, chitarra, piano e poesia è la nuova canzone di Ser-gio Minelli per “…Goi de contala?”, “Schìde”. Poesia anche per il piro-tecnico Fulvio Anelli, che ci regala “Nina nana de paés”, ballad gonfia di ricordi e di emozioni. Nell’album trova spazio anche il sound celtico intrigante de La Cantina di Ermete, con la canzone “Canto di questua” affidata alla bella voce di Annalisa Alborghetti. Dalla Valsabbia Mauro Bacchetti ci porta “Parolòto”, can-zone popolare che unisce la canzo-ne italiana di protesta con il folk bresciano. Bella la canzone conclu-siva del cd, “Riä Nedàl”, nel quale il clima natalizio è stemperato dal funk in salsa bresciana di Loren-zo Decca & Funk Up Hill Funky. A completare la raccolta le canzoni dei Valtriumplini, dell’esordiente Nino Paolone, dei Macc de le Ure e dei Caio de Ro. Il cd, che è stato presentato con successo al Teatro S.Giulia del Villaggio Prealpino sa-bato scorso, è come sempre dispo-nibile nelle edicole di città e provin-cia dal 7 dicembre. Il ricavato va ad alimentare le risorse che Palcogio-vani investe da sempre a favore di iniziative umane e sociali.

mi 25 anni della squadra di calcio del Brescia. Grande brano è quello di Isaia con la sua Orchestra di Ra-dio Clochard, “La balàda del pitùr”, tra Jannacci e Ennio Morricone, im-preziosita dalla musica di Lino Pa-truno e dall’adattamento dialettale di Ennio Corbucci. A rompere gli equilibri e a saltare il fosso ci pen-sano gli Italian Farmer, con il loro dialet-rap particolarmente efficace. “Forever iang” è un brano piacevole

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L’uomo ha infatti assoldato una compagnia di attori teatrali per-ché, il giorno della vigilia di Nata-le, festeggino con lui fingendo di essere la sua famiglia. Soltanto al-la fine scopriremo la ragione della trovata, dopo non pochi momenti di sbandamento: perché, accolti nella dimora i “parenti” con i quali ha concordato un rigido copione, Leone si diverte a stravolgerlo, a mescolare le carte costringendo i comprimari a improvvisare, se non

vogliono perdere il ricco compen-so che riscatterebbe un periodo di crisi. A fare ogni sforzo per te-nerli uniti è il capocomico Fortu-nato (Marco Giallini, bravissimo) che deve interpretare il fratello del padrone di casa. Vessato in mil-le modi, costretto a guardare la propria moglie Carmen (Claudia Gerini) mentre veste i panni – fin troppo realistici – della moglie di Leone, Fortunato cerca di argina-re le tensioni e condurre il gruppo

al successo, facendo appello alla superiore nobiltà dell’arte della recitazione.Una sceneggiatura finalmente ben scritta – dal regista con Luca Mi-niero, ispirandosi al film spagno-lo “Familia” di Fernando Leon de Aranoa – dà modo a un gruppo di attori molto accordati tra loro di svolgere una variazione agrodol-ce sul tema dei rapporti tra arte e vita. Ogni personaggio ha il suo spazio per caratterizzarsi in modo

ben definito, dalla “nonna” di Ila-ria Occhini, primattrice in disarmo che reclama per sé un solitario mo-mento di gloria, ai “figli” più gio-vani: Daniele (Giacomo Nasta), in lotta per conservare un ruolo che Leone gli contesta dall’inizio, e il “professionista” (Lorenzo Zurzo-lo), divo ragazzino con tanto di elicottero. Procedendo il brodo si allunga, con qualche episodio non indispensabile, ma il lieto fine porta conferma: è buona la prima.

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asa: più croce che delizia! Non c’è dubbio che quel-lo che per intere genera-zioni di italiani è stato il bene rifugio, è andato

trasformandosi in incubo. Tassazio-ni sempre più pesanti (l’Imu è solo l’ultima tegola caduta, o meglio, sca-gliata sulla testa dei proprietari), po-litiche locali che hanno incentivato a dismisura l’edificazione per fare cassa, drogando il mercato immo-biliare e, per ultima, la crisi econo-mica sono gli elementi che hanno fatto sì che per molti la casa (man-tenimento o acquisto poco importa) sia diventata palla al piede. Il pro-prietario, oggi, fatica a mantenerla e, se intenzionato a venderla, non sa come liberarsene. Si tratta di una si-tuazione che riguarda solo l’Italia o che accomuna altri Paesi in Europa? Dal 2010 la Banca centrale europea compila, con cadenza trimestrale, un indicatore dei prezzi (nominali) degli immobili residenziali nell’area dell’euro. Nei primi sei mesi del 2012 i prezzi degli immobili sono scesi in media dell’1,2% in termini nominali, se a questa cifra aggiungiamo il va-lore medio dell’inflazione dell’area pari al 2,5%. Di seguito in ordine di percentuale si indicano i cali dei se-guenti paesi: Irlanda (-16,3%), Spa-gna (-13,5%), Grecia (-9,7%), Slove-nia (-6,4%), Cipro (-5,4%), Paesi Bas-si (-4,4%), Slovacchia (-2,3%). Esisto-

no poi Paesi dove i prezzi salgono come l’Estonia (+10,2%), il Belgio (+3,2%), la Germania (+3%). Interes-sante è conoscere gli elementi che influiscono sul mercato immobilia-re. In primo luogo ci sono la demo-grafia e la composizione per fasce d’età della popolazione. In questo momento la popolazione in Euro-pa aumenta grazie all’immigrazio-ne che però ha redditi inferiori alla

media e necessità di minori metri quadri pro-capite per persona ri-spetto agli europei. Importante per la determinazione dei prezzi delle abitazioni è il livello di retribuzione e della crescita economica, più cre-scono le retribuzioni e più è facile l’acquisto della casa. In Germania l’aumento delle retribuzioni reali facilita l’acquisto, mentre in Italia la diminuzione dei salari reali allonta-

È stata presentata nei giorni scorsi a Brescia la 17ª edizione del Rapporto sull’economia globale e l’Italia, curato dall’economista Mario Deaglio e realizzato con il contributo di Ubi Banca. Lo studio segnala l’andamento dell’economia caratterizzata, in questo autunno 2012, da tratti contraddittori: alla ripresa incerta degli Stati Uniti si contrappone il rallentamento dei Paesi emergenti e la recessione in larga parte dell’eurozona. In questi scenari il rapporto indica

come il baricentro dell’economia globale continui a spostarsi da Occidente a Oriente, dai Paesi sviluppati a quelli emergenti, dall’Europa al resto del mondo. Cominciano anche a intravedersi i nodi irrisolti (sul piano globale, le regole dei mercati finanziari; sul piano europeo, l’adeguamento istituzionale; sul piano italiano, le debolezze della base produttiva e l’immobilismo anche culturale) affrontare i quali potrebbe produrre una svolta.

Nonostante la crisi, gli agriturismi in Lombardia continuano a crescere: nel 2011, infatti – spiega la Coldiretti regionale –, c’è stato un incremento del 2,5% del numero di strutture ri-spetto all’anno precedente, confer-mando un trend che già nel 2009 e nel 2010 aveva fatto registrare aumenti rispettivamente del 9 e del 6,5%. Lo ha confermato anche Marina Ragni, che segue il settore per la Direzione generale agricoltura del Pirellone, che

ha partecipato all’assemblea di Terra-nostra Lombardia (l’associazione che raggruppa gli agriturismi di Coldiret-ti) dove, insieme al consiglio, è sta-ta eletta per un secondo mandato la presidente Alessandra Morandi di Brescia (nella foto). Con 1.361 agri-turismi attivi nel 2011, la Lombardia si conferma la terza regione per nu-mero di strutture, dopo Toscana e Trentino-Alto Adige. “Gli agriturismi – spiega Ettore Prandini, presiden-

te di Coldiretti Lombardia – da una parte nascono dall’esigenza degli imprenditori agricoli di diversificare le proprie attività e dall’altra rispon-dono alla richiesta dei consumatori di prodotti di qualità del territorio e di una vacanza legata a una vera di-mensione agricola e rurale”. Il set-tore, inoltre, si tinge sempre più di rosa: più di un terzo delle strutture è gestito da donne. Il record spetta alla provincia di Bre-

scia dove il dato è del 70%. Gli agri-turismi lombardi – afferma la Coldi-retti – possono offrire ogni giorno oltre 56mila pasti e circa 10mila po-sti letto. Le province lombarde do-ve l’agriturismo è più diffuso sono: Brescia (290), Mantova (214), Pa-via (213) e Bergamo (128). A segui-re ci sono Como (96), Milano (93), Sondrio (87), Varese (72), Cremona (68), Lecco (61), Lodi (27) e Monza Brianza (11).

na l’acquisto. Un’altra discriminan-te è costituita dal livello dei tassi di interesse reale sui mutui, più è basso il costo del denaro conside-rando anche l’inflazione, più è faci-le indebitarsi per acquistare casa. A ciò si aggiungono i criteri per la concessione dei mutui da parte degli intermediari finanziari che in tempi di crisi tendono ad essere ristretti. C’è poi un ulteriore elemento rap-presentato dalla differenza di ren-dimento tra gli affitti e gli interessi ottenuti dai principali investimen-ti alternativi come titoli di stato e azioni. Oggi in Italia, a parità di ca-pitale investito, il rendimento dei titoli di Stato è maggiore di quanto si riesce ad ottenere con gli affitti. L’inasprimento fiscale degli ultimi anni in Italia ha comportato un ca-povolgimento delle aspettative de-gli investitori nei confronti delle abitazioni. Questi e altri sono gli elementi che hanno contribuito a trasformare la proprietà della casa da sogno a incubo.

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llora ce l’hai fatta, per te sarà Brescia a vita?Diciamo di sì, anche se facendo due conti nel 2017 avrò 32 anni e

spero di giocare ancora per qualche tempo, non mi sentirò così vecchio. Il rinnovo è stato a volte una battaglia, perché con il presidente è anche co-sì, ma penso che alla fine abbiamo trovato tutti quello che volevamo. Devo ringraziare le persone che con me hanno fatto un discorso non solo economico e di risultati, ma hanno guardato all’uomo e questo per me è il riconoscimento più grande. Voglio fare tanto in questi anni, dentro e fuori dal campo. È stato bello vedere gen-te che mi abbracciava per strada e mi chiedeva di rinnovare, oppure a dirmi che sono il capitano della gente: mi fa capire che ho fatto la scelta giusta.La discussione contrattuale ri-guardava l’aspetto economico o solo la lunghezza del contratto e la questione dell’incedibilità?Il lato economico è importante, però ci siamo venuti incontro. Quanto alla lunghezza del contratto, sono cinque anni e non 10, speriamo di rivederci tra altri cinque per un ulteriore rinno-vo: vorrebbe dire che sto ancora beneHai pensato in qualche momento di andare via?Mi sono chiesto ancora all’ultimo se facessi bene o male, ma alla fine ha scelto il cuore e l’istinto. Non mi

pento di nulla di quello che ho fatto, anche se qualche momento di défail-lance c’è stato.Come ti comporterai se ci saran-no offerte importanti in futuro?C’è sempre stato un accordo verbale con la società che se in caso di cifre importanti la mia cessione potesse essere d’aiuto sarei andato, e questo rimane anche per il futuro. Credo pe-

rò che sarà difficile che si parli di cifre folli per un 27enne come me. In ogni caso è più la voglia di riportare il Bre-scia in alto insieme alle altre persone che lavorano per questoPensi che questo sia un segnale importante per la squadra?I ragazzi sono contenti perché dovrò offrir loro una cena! In ogni caso pen-so che sia un segnale positivo per la

Prende il via con questo numero una rubrica dedicata ai personaggi bre-sciani che si sono distinti nel mondo dello sport. Questa settimana tocca al lumezzanese Marco Ambrosio, che da portiere arrivò a giocare per il Chelsea nella stagione 2003-2004 disputando anche i quarti di finale e la semifina-le di Champions League persa con il Monaco.Che ricordi hai dell’annata tra-scorsa al Chelsea?

Ho ricordi molto belli, perché mi si so-no aperte le porte di un grande club, una delle società più importanti d’Eu-ropa. Mi ero comunque adattato be-ne anche perché non c’è la pressione che si respira in Italia, si tratta di un ambiente familiare. E poi Londra è stupenda. L’unico rammarico è stata la sconfitta nella semifinale contro il Monaco: quell’anno le grandi avevano tutte steccato e forse, se fossimo pas-sati, avremmo potuto vincere.

Come vedi l’attuale situazione del Chelsea? Hai mantenuto contatti con giocatori e società?Mi sento di tanto in tanto con il team manager e con Cudicini. Penso che ora Abramovich stia pagando, anche a causa del Fair Play finanziario, una minore disponibilità di spesa. Ha co-munque raggiunto l’obiettivo prefissa-to, cioè la Champions, e ora la squa-dra è in ricostruzione, momento in cui si sa che è difficile vincere.

Che cosa fa ora Marco Ambrosio? Che cosa ti ha dato l’esperienza da giocatore e che cosa ti senti di trasmettere?Ora gioco in prima categoria nel Val-gobbia Zanano e alleno i portieri delle giovanili del Lumezzane. A questi ra-gazzi vorrei far capire che per arrivare sono necessarie, oltre alle doti natu-rali, la passione e la voglia di lavora-re. Per me è stato così, se si ha que-sto atteggiamento non ci sono limiti.

Certe partite nascono storte, per un milione di ragioni, e raddrizzarle, nonostante tutti gli sforzi, diventa impossibile. Capita per esempio che la squadra avversaria, finora relegata al fondo della classifica con una sola vittoria, sfoderi una prestazione da 97 punti, 69 dei quali realizzati dal suo trio di americani. È quanto, purtroppo, è accaduto domenica alla Leonessa, schiacciata a Capo d’Orlando da una squadra

rivitalizzata dall’arrivo di GianMarco Pozzecco come coach. Sempre a inseguire Brescia, con la squadra che non gira di fronte a un’avversario in serata di grazia. Antipasto amaro, quindi per la festa di Natale della società, giovedì 6 dicembre alle 20.30 al Verrocchio. Il miglior modo comunque per superare la sconfitta sarà cercare il pronto riscatto a Imola, anch’essa ferma a quota 2, per non perdere il passo delle prime posizioni.(f.u.)

squadra perché sentono di far parte di una società che guarda anche al lato umano. Lo spogliatoio quest’anno è molto unito, c’è voglia di far gruppo, e questo non solo grazie a me. Certo, ci possono essere anche delle liti, ma c’è grande unità d’intenti. In questo periodo poi credo che molto merito vada anche al mister che ha valoriz-zato e recuperato molti giocatori e ha trovato soluzioni tattiche. Queste vit-torie sono prima di tutto sue.Nel futuro ti vedi anche come al-lenatore o dirigente del Brescia?Finora non ci ho mai pensato, forse perché voglio giocare ancora molti anni. Se in futuro ci sarà questa op-portunità spero che sarà a Brescia.Che aria vedi quest’anno dentro e intorno alla squadra?Indipendentemente dalla vittoria con-tro Verona c’è affetto, vicinanza e la voglia di tornare grandi insieme. La cosa più bella è quando senti che i ti-fosi hanno fiducia in te e nella squadra

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a nuova stagione dell’atleti-ca targata Csi Brescia è al-le porte, e l’Atletica Motus Castegnato si appresta a salutare un 2012 da incor-

niciare, che fa guardare con fiducia al prossimo futuro. L’anno che volge al termine è stato quello del salto di qualità, con due bronzi nel campio-nato regionale e in quello nazionale. I giovani atleti sono seguiti dal presi-dente Foletti e dal professor Biondi. Tra i protagonisti Margherita Biondi, campionessa italiana nel salto in alto, Tiziana Bregoli (argento nazionale tra i cadetti e tra le migliori anche nelle liste Fidal regionali), Simone Maffi e le ragazze della 4x100: Ilaria Del Bo-no, Camilla Parisi, Margherita Biondi e Ilaria Baga, primatiste provinciali Fidal. Tra i master ha esultato la lan-ciatrice Anna Silvia Toselli, così come i saltatori e velocisti Giuseppe Fio-retti (Master35) ed Andrea Cremona (Amatori TM), in lizza per un premio nella classifica del Trofeo Felter. Da sottolineare l’apporto dei più giovani della categoria esordienti, decisivo per la conquista del podio nazionale. A Castelnovo ne’ Monti piazzamenti per Anna Silvia Toselli, terza nel pe-so e quarta nel disco e per Alessan-dro Valenti, argento nel giavellotto. Per Camilla Parisi quinto posto nel salto in lungo ragazze, così come Au-rora Reboldi nel peso, mentre Andrea Biondi è rimasto ai piedi del podio nel vortex. Nella velocità ben due finali-

“Amici dello sport in oratorio”. C’è un’autentica missione nazionale dietro alla pubblicazione della pagina di Facebook creata dal comitato sul celebre social network. Il Csi, dunque, cavalca l’onda dei nuovi media per raccogliere in tutto il Paese testimonianze, racconti e i semplici “mi piace” di tutti coloro che hanno a cuore lo sport in oratorio, ma non solo. L’intento dell’associazione è quello di far conoscere la neonata pagina a tutti i dirigenti e allenatori

delle società sportive, raccogliendo amicizie e adesioni anche dai campioni e dai personaggi famosi di ieri e di oggi, che condividono gli ideali del Csi e sono pronti farne testimonianza. “Oggi più che mai bisogna dare forza e visibilità allo sport in oratorio e questa azione semplice ma concreta rappresenta un’ottima occasione di sviluppo in questa direzione” ha affermato a riguardo il presidente nazionale Massimo Achini.

sti per il Motus: Simone Maffi (bron-zo nei 60 metri ragazzi) e Mirko Mom-belli (quinto nella finale dei 100 me-tri Amatori A). Da menzionare i due quinti posti di Graziella Rolfi; Adriano Orizio ed Enrico Bregoli finalisti nel peso e nel giavellotto e Davide Giaco-nia, che nel lungo Amatori A è rimasto fuori, di pochissimo, dalla finale. Le staffette 4x100 hanno fatto registrate,

oltre alla vittoria delle ragazze del 25 aprile, l’argento dei ragazzi ai provin-ciali e la splendida performance del quartetto Csi Biondi-Fioretti-Balasso-Mombelli a Lodi, al pari dei quattro-centisti Paolo Turelli e Talia Foletti. Infine bisogna ricordare la serata a Rodengo Saiano, organizzata da Csi e Fidal, dove hanno brillato Andrea Fe-derici dell’Atletica Brescia (9”28 nella finale degli 80 metri), Francesco Bai-guera dell’Atletica Virtus Castenedo-lo (oro provinciale master 50 di salto in alto), Walter Comper (9”36 negli 80 metri master45) e Andrea Benatti, vin-citore degli 80 metri in 9”18 (record di categoria). Un Meeting di valore, che merita una seconda edizione.

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

Voler bene all’Italia:un decalogo

Egr. direttore,mi permetto di proporre in questo spazio una sorta di decalogo per chi dice di voler bene all’Italia. Voler bene al nostro Paese significa impegnarsi per dare un posto di lavoro a tutti i cit-tadini. I Comuni mettano in atto pic-coli e grandi lavori di manutenzione, le aziende investano in Italia, le Regio-ni elaborino progetti per favorire lo sviluppo economico, il governo faccia progetti in tutti i settori per favorire l’occupazione. Voler bene all’Italia e ai suoi cittadini vuol dire anche mo-ralità: che tutti i cittadini paghino le tasse e rispetto delle regole, lotta seria ed efficace alla mafia, che tutti inve-stano i propri soldi qui in Italia e non portare i soldi all’estero. Voler bene al proprio Paese vuol dire difesa del Ser-vizio sanitario nazionale, i suoi princi-pi universalistici,di uguaglianza trat-tamento, di decentramento, obiettivi di prevenzione, cura e riabilitazione, se mai lotta agli sprechi, direttori ge-nerali meno pagati, medici con doppi tripli lavori, meno convenzioni e più controllate, appalti clientelari. Voler bene all’Italia, vuol dire, investire di più e meglio nella cultura, difendere la scuola pubblica, riconoscere me-glio i suoi dipendenti, rimodernare e ristrutturare gli ambienti scolastici. Voler bene all’Italia vuol dire garan-tire una pensione dignitosa e avere servizi sul territorio efficienti, per anziani, diversamente abili, bambini, difendere e migliorare la previdenza e assistenza. Voler bene all’Italia vuol dire difendere l’ambiente, mettere in sicurezza il territorio. Voler bene all’Italia e ai suoi cittadini vuol dire prevenire furti, rapine, sciacallaggi,

dare sicurezza a tutti i cittadini. Voler bene all’Italia, vuol dire semplificare la vita ai propri cittadini, semplificare le regole e diminuire la burocrazia. Vo-ler bene all’Italia vuol dire difendere la Costituzione e lavorare tutti al meglio per il bene comune. Voler bene all’Ita-lia, infine, vuol dire, dare meno pote-re alla finanza, alle banche, al denaro, all’egoismo, ma dare più importanza ai valori veri, al grande valore della vi-ta, alla giustizia sociale, all’uguaglian-za e alla solidarietà

Francesco Lena

Reflui e biogas

Egr. direttore,ho letto su un numero recente di “Vo-ce” la posizione del presidente della Coldiretti bresciana riguardo alla vi-gente legislazione europea sullo smal-timento dei reflui provenienti dagli allevamenti zootecnici. la posizione di Coldiretti mi sembra poco rispet-tosa dell’ambiente, della legislazione europea e delle attuali conoscenze tecnologiche in materia di recupero energetico dei reflui zootecnici prove-niente da allevamenti bovini e avico-li. Sei anni fa ho accompagnato alcu-ni agricoltori bresciani in Alto Adige per visitare impianti di biogas dai re-flui zootecnici. Non sarebbe male se anche le associazioni degli agricoltori bresciani favorissero lo svilupo di tali impianti. Soluzioni alternative a que-sto utilizzo come lo smaltimento nei terreni potrebbe essere indice oltre che di una scarsa lungimiranza anche di qualcosa di molto più grave. Poiché a pensare male si fa peccato, ma spes-so si scopre la verità, non vorrei che dietro a questa ritrosia si nasconda qualcos’altro. Sappiamo che il nemi-co mortale degli impianti di biogas so-

no i farmaci. Forse negli allevamenti bresciani se ne fa un uso eccessivo?

Francesco Zanatta

Lettera aperta a Parolie alla sua giunta

Egr. direttore,mi servo di questo spazio di confronto per indirizzare al sindaco di Brescia Adriano Paroli e alla sua giunta questa lettera aperta, al fine di dedicare una via o una piazza al compianto mons. Antonio Masetti Zannini di Brescia, nobile di stirpe e di animo, una delle figure più significative ed esemplari del clero cattolico. Nato a Brescia il 12 novembre 1930, ordinato nel 1953, e morto improvvisamente a Brescia il 4 agosto 2006. È stato un uomo di grande cultura, che ha valoriz-zato l’Archivio vescovile e quello del Capitolo della Cattedrale; con estrema generosità e disponibilità ha promosso gli studi storico-arti-stici, confluiti in gran parte nella rivista diocesana intitolata “Brixia Sacra” e in innumerevoli pubblica-zioni curate da lui e dai suoi allievi; una cinquantina le tesi di laurea fa-vorite da lui. Mons. Masetti Zannini è stato anche uno dei fondatori del-la Fondazione civiltà bresciana, pre-sieduta da mons. Antonio Fappani.L’illustre scomparso è ritenuto una-nimemente uno dei sacerdoti più conosciuti e stimati di Brescia. Cre-do che la città debba esprimere un segno di doverosa riconoscenza ad una persona che sempre ha dato con grandissima generosità a tutti, soprattutto i più poveri, nel massi-mo riserbo.Con viva cordialità e gli auguri di ogni bene.

Carlo Sabatti

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