La Voce del Popolo 2011 14

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Ǥ Ci risiamo. È quasi tempo di nuo- ve elezioni. In questo caso am- ministrative, per 29 tra i Comuni bresciani. Entro il 16 aprile alle ore 12 dovranno essere presenta- te le liste con i nomi dei candidati sindaci e consiglieri comunali. Sembra riguardi poche migliaia di cittadini, ma non è mai vero. In Italia ogni tornata elettorale, or- mai, ha il sapore dell’ultimatum sulla politica nazionale del gover- no di turno. Massima attenzione, quindi, da parte degli osservatori. Il rischio reale è che l’impatto nazionale divenga talmente ec- cessivo da fagocitare ciò che più vale quando si tratta di eleggere sindaci e consigli comunali, ov- vero un dibattito serio in loco sui problemi e sul futuro della vita delle comunità in cui viviamo. Mi permetto, allora, qualche sot- tolineatura, che nasce a margine di un intervento che il prof. Luca Diotallevi ha tenuto nei giorni scorsi ai membri del Consiglio presbiterale della diocesi di Brescia sul rapporto Chiesa e politica, a cui aggiungo qualche applicazione per il presente. La domanda da cui mi muovo è: come i cattolici bresciani posso- no dare un contributo in questa stagione preelettorale? Con quale ruolo? Escludo dal discorso colo- ro che già sono scesi in campo in una parte politica. Essi, natural- mente, giocheranno una partita da protagonisti. Penso agli altri, i laici delle nostre parrocchie: cosa faranno o saranno solo spettatori passivi in attesa di vo- tare il 15 o 16 maggio? Ricordava Diotallevi: “È urgente riprendere consapevolezza, da parte di ogni cattolico, delle grandi opportuni- tà ermeneutiche che l’esperienza sociale e l’insegnamento della Chiesa ci comunicano anche a proposito della politica. Nella recente Settimana sociale di Reggio Calabria si è parlato di un’agenda di speranza per il paese”. Applicazione: perché i cattolici dei nostri paesi chiamati al voto non si fanno promotori di momenti e dibattiti in cui porre ogni schieramento davanti alla necessità di dare quei segni e quei progetti di speranza da realizzare nella futura amministrazione del loro Comune, magari traducendo in bresciano l’agenda di Reggio Calabria? Ciò sarà possibile se i laici riprenderanno forza per una presenza che sia fermento ovun- que vi sia pensiero e capacità di progettare perseguendo il bene comune. Ai pastori varrà la pena non chiedere opinioni politiche, ma di illuminare il percorso per mettere in evidenza chi cerca il bene possibile della comunità e manifesta quelle competenze e quella creatività necessaria per affrontare bisogni e sfide future. “Un passaggio culturale cruciale sarà - diceva ancora Diotalle- vi - quello di desacralizzare e deideologizzare la coppia de- stra/sinistra”. Qualcuno l’ha già capito. Crescono, infatti, anche nel nostro territorio proposte politiche che mirano a rappre- sentare attraverso liste civiche le esigenze più concrete del territorio. Il bello sarà provare a smascherarne i luoghi comuni e i tratti di ambiguità. Ciò vale anche per la Lega, naturalmente, che, in queste amministrative, pare tenda ad andare sempre più da sola. “Di straordinaria attualità, sotto tanti profili, - concludeva il professore - resta in questo momento la lezione di Luigi Sturzo e di Alcide De Gasperi”. Da loro impariamo a verificare se non è vero che non è più in ragione di un’ideologia che si produce un programma, ma è un programma (se adeguato) a poter produrre una certa alleanza politica. Nella ricerca, infatti, di buone mediazioni forse potremo costruire, anche in campo locale, una buona azione politica e ci salveremo dagli eccessi e dalle posizioni estremiste e radicali che non hanno mai prodotto nulla di buono. Almeno tentiamo. ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi” (Lc 22,15). È stato al termine, o all’interno, dei segmenti più incisivi del dolore, che mi sono ritrovata ad offrire, come ultima-unica risposta rimasta per dare senso alla vita. Spreco, lode, schiacciamento del cuore come uva, ciotola di lacrime preziosamente conservate per una speranza di vita oltre l’evidente, per una crescita del dopo, invisibile nell’ora. Riuscire ad offrire il dolore è sempre stato un dono ricevuto, in quanto vetta alta da toc- care per chi, come me, non è abituato alla scarsità di ossigeno dei santi arrampicatori d’alta quota. Dono nato dalle gocce di vita dello stupore, poiché sempre le piccole creature hanno spin- to alla partecipazione ad una vita cosmica più ampia, un evolversi lento o rapidissimo verso la realizzazione dell’universo, dove ogni più piccolo atomo di offerta e ogni minimo gesto di bene va a vantaggio di tutti, moto che allarga le sue onde oltre le possibilità dello sguardo. Il vento elettorale soffia anche su Brescia La Via Crucis segno di devozione popolare ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǡ Ǧ ǤǤ Il Progetto formativo e la Regola di vita del Seminario La dignità umana va oltre il cervello Quindici milioni per la competitività dell’azienda Ǥ p de sem care dei san vita dello to alla part lento o rapidi piccolo atomo di tutti, moto ǯ Ǥ ǡ ǡ ° ǯ ǯ ǯ ǯ ǯ ǯ ǤǤ

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Il volo dell’Aquila. A due anni dal terremoto continua l’opera di ricostruzione. Lo straordinario impegno di Caritas italiana che, grazie alla generosità di tanti cittadini, è fin dal primo momento vicino alle popolazioni colpite dal sisma.

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Ci risiamo. È quasi tempo di nuo-ve elezioni. In questo caso am-ministrative, per 29 tra i Comuni bresciani. Entro il 16 aprile alle ore 12 dovranno essere presenta-te le liste con i nomi dei candidati sindaci e consiglieri comunali. Sembra riguardi poche migliaia di cittadini, ma non è mai vero. In Italia ogni tornata elettorale, or-mai, ha il sapore dell’ultimatum sulla politica nazionale del gover-no di turno. Massima attenzione, quindi, da parte degli osservatori. Il rischio reale è che l’impatto nazionale divenga talmente ec-cessivo da fagocitare ciò che più vale quando si tratta di eleggere sindaci e consigli comunali, ov-vero un dibattito serio in loco sui problemi e sul futuro della vita delle comunità in cui viviamo. Mi permetto, allora, qualche sot-tolineatura, che nasce a margine di un intervento che il prof. Luca Diotallevi ha tenuto nei giorni scorsi ai membri del Consiglio presbiterale della diocesi di Brescia sul rapporto Chiesa e politica, a cui aggiungo qualche applicazione per il presente. La domanda da cui mi muovo è: come i cattolici bresciani posso-no dare un contributo in questa stagione preelettorale? Con quale ruolo? Escludo dal discorso colo-ro che già sono scesi in campo in una parte politica. Essi, natural-mente, giocheranno una partita da protagonisti. Penso agli altri, i laici delle nostre parrocchie: cosa faranno o saranno solo spettatori passivi in attesa di vo-tare il 15 o 16 maggio? Ricordava Diotallevi: “È urgente riprendere consapevolezza, da parte di ogni cattolico, delle grandi opportuni-tà ermeneutiche che l’esperienza sociale e l’insegnamento della Chiesa ci comunicano anche a proposito della politica. Nella recente Settimana sociale di Reggio Calabria si è parlato di un’agenda di speranza per il paese”. Applicazione: perché i cattolici dei nostri paesi chiamati

al voto non si fanno promotori di momenti e dibattiti in cui porre ogni schieramento davanti alla necessità di dare quei segni e quei progetti di speranza da realizzare nella futura amministrazione del loro Comune, magari traducendo in bresciano l’agenda di Reggio Calabria? Ciò sarà possibile se i laici riprenderanno forza per una presenza che sia fermento ovun-que vi sia pensiero e capacità di progettare perseguendo il bene comune. Ai pastori varrà la pena non chiedere opinioni politiche, ma di illuminare il percorso per mettere in evidenza chi cerca il bene possibile della comunità e manifesta quelle competenze e quella creatività necessaria per affrontare bisogni e sfide future. “Un passaggio culturale cruciale sarà - diceva ancora Diotalle-vi - quello di desacralizzare e deideologizzare la coppia de-stra/sinistra”. Qualcuno l’ha già capito. Crescono, infatti, anche nel nostro territorio proposte politiche che mirano a rappre-sentare attraverso liste civiche le esigenze più concrete del territorio. Il bello sarà provare a smascherarne i luoghi comuni e i tratti di ambiguità. Ciò vale anche per la Lega, naturalmente, che, in queste amministrative, pare tenda ad andare sempre più da sola. “Di straordinaria attualità, sotto tanti profili, - concludeva il professore - resta in questo momento la lezione di Luigi Sturzo e di Alcide De Gasperi”. Da loro impariamo a verificare se non è vero che non è più in ragione di un’ideologia che si produce un programma, ma è un programma (se adeguato) a poter produrre una certa alleanza politica. Nella ricerca, infatti, di buone mediazioni forse potremo costruire, anche in campo locale, una buona azione politica e ci salveremo dagli eccessi e dalle posizioni estremiste e radicali che non hanno mai prodotto nulla di buono. Almeno tentiamo.

“Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi” (Lc 22,15). È stato al termine, o all’interno, dei segmenti più incisivi del dolore, che mi sono ritrovata ad offrire, come ultima-unica risposta rimasta per dare senso alla vita. Spreco, lode, schiacciamento del cuore come uva, ciotola di lacrime preziosamente conservate

per una speranza di vita oltre l’evidente, per una crescita del dopo, invisibile nell’ora. Riuscire ad offrire il dolore è

sempre stato un dono ricevuto, in quanto vetta alta da toc-care per chi, come me, non è abituato alla scarsità di ossigeno

dei santi arrampicatori d’alta quota. Dono nato dalle gocce di vita dello stupore, poiché sempre le piccole creature hanno spin-

to alla partecipazione ad una vita cosmica più ampia, un evolversi lento o rapidissimo verso la realizzazione dell’universo, dove ogni più piccolo atomo di offerta e ogni minimo gesto di bene va a vantaggio di tutti, moto che allarga le sue onde oltre le possibilità dello sguardo.

Il vento elettorale soffia anche su Brescia

La Via Crucissegno di devozione popolare

Il Progetto formativo e la Regola di vitadel Seminario

La dignità umana va oltre il cervello

Quindici milioni per la competitivitàdell’azienda

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Roberto Chiarini (nella foto) è fra i bresciani uno dei più attenti analisti della politica locale e nazionale. Per questo guarda con attenzione anche a una consultazione come quella del 14 e 15 maggio che nel Bresciano ve-drà tornare alle urne 29 Comuni per la definizione di nuovi assetti ammini-strativi, una consultazione che, a og-gi, non sembra scaldare più di tanto la politica nazionale “Anche se quella della politicizzazione delle consulta-

zioni locali na specialità tipicamente italiana - afferma Chiarini - credo che tutto sommato sia un bene il fatto che nelle amministrative siano gli altri i fattori preponderanti”. Agli elettori del più piccolo dei Comuni, questo il pensiero del politologo, non importa tanto quanto dicono da Roma o da Milano, sono molto più “pesanti” in termini di consenso la figura, l’autore-volezza, la credibilità e il radicamento dei candidati in campo. “Nei piccoli

centri - continua - sono elementi che pesano più degli schieramenti”.Chiarini non nasconde però che se grande peso hanno i candidati altret-tanto importanti sono in sede locale i gruppi che si creano per sostenerli e visto che la politica, soprattutto alla base, non gode oggi di particolari con-sensi, meglio affidarsi a liste civiche. Il tema, da tempo sul campo, è quel-lo di stabilire se queste aggregrazio-ni siano realmente espressione di un

Politologi più o meno rico-nosciuti sostengono che l’Italia è uno dei pochi Paesi del mondo a vivere una situazione di costante

campagna elettorale. Non ci sarebbe (non c’è, ndr.) soluzione di continuità tra una tornata elettorale e l’altra per-ché le forze politiche chiuse le urne hanno ormai scelto la contrapposi-zione fatta di annunci (lo stile tipico della campagna elettorale) a scapito di un confronto sui problemi in cui si dibatte il Paese reale. Per questo motivo suscita una certa curiosità il fatto che pur mancando sole poche settimane al prossimo appuntamen-to elettorale (le amministrative del 14 e 15 maggio)la politica nazionale sembra distratta. La crisi nel Medi-terraneo, l’emergenza immigrazione, i ripensamenti sul nucleare, la rifor-ma della giustizia, e altro ancora sem-brano avere relegato in un angolo una consultazione elettorale che, in Italia, coinvolgerà oltre 1300 Comuni e no-ve amministrazioni provinciali. Un minimo di ribalta nazionale è conqui-stata soltanto dai Comuni di Milano, Napoli, Torino, Bologna, considerati dai partiti importanti test per verifica-re sul campo la loro tenuta. Le forze politiche si sono divise sull’ipotesi di accorpare le amministrative e i refe-rendum in un election day che, a det-ta dei suoi sostenitori avrebbe fatto risparmiare allo Stato qualcosa come

400 milioni di euro. Così, però, non è stato e il Paese dovrebbe apprestarsi a vivere una nuova primavera di cam-pagna elettorale. Il condizionale, per tutto quanto scritto nelle righe prece-denti, è d’obbligo, anche se la storia delle recenti consultazioni ha insegna-to che il clima andrà a surriscaldarsi nei giorni di immediata vigilia del vo-to. Nel Bresciano i Comuni chiamati al voto saranno 29. Per 28 di questi si tratterà di un ritorno alle urne per fine naturale della legislatura. Per Collio, la 29ª delle amministrazioni comuna-li al voto, si tratta di un ritorno anti-cipato alle urne. Il Comune dell’Alta Valtrompia si prepara al voto in anti-cipo di due anni e mezzo rispetto alla scadenza naturale del mandato del sindaco Mirella Zanini che nel giugno dello scorso anno era stata costretta alle dimissioni per il venire meno del-la maggioranza che l’aveva sostenuta. L’amministrazione di Collio era stata affidata al commissario Beaumont Bortone, nominato dal prefetto di

Brescia Narcisa Brassesco Pace. Gli altri comuni bresciani che andranno al voto e che il 15 maggio conosceran-no i propri assetti (visto che nessuno ha una popolazione tale da richiedere un eventuale ballottaggio) sono Anfo, Artogne, Azzano Mella, Bagnolo Mel-la, Barghe, Bienno, Bovegno, Capria-no del Colle, Castel Mella, Collebeato, Corte Franca, Esine, Flero, Incudine, Isorella, Losine, Moniga del Garda, Nave, Ono San Pietro, Ospitaletto, Ossimo, Pian Camuno, Piancogno, Polpenazze del Garda, Poncarale, Pontoglio, Soiano del Garda e Tor-bole Casaglia. Realtà in cui l’attesa per l’appuntamento elettorale sta cre-scendo a pochi giorni dalla scadenza dei termini, fissati per le 12 di sabato 16 aprile, per la presentazione delle liste dei candidati. Il “vento” che sem-bra soffiare è ancora una volta quello delle liste civiche. Dovrebbe essere la Lega l’unico partito a presentarsi con il proprio simbolo o almeno in modo estremamente riconoscibile. Difficile dire, come conferma il politilogo Ro-berto Chiarini in queste pagine, se la tendenza a fare largo ricorso alla pre-sentazione di liste civiche risponda alla volontà di protagonismo locale o sia semplicemente una scorciatoia per sottrarre i partiti a quello che po-trebbe essere un impietoso giudizio degli elettori. Andrea Cottinelli, pri-mo cittadino di Rovato, racconta la sua esperienza di sindaco.

Manca poco più di un mese all’appuntamento elettorale del 14 e 15 maggio quando, solo nel Bresciano, saranno 29 i Comuni chiamati al voto. In ogni singola realtà partiti e movimenti civici sono al lavoro per definire le liste dei candidati e adempiere alle incombenze prescritte dalla legge.Le liste potranno essere depositate tra le 8 di venerdì 15 aprile e le 12 del giorno successivo negli uffici elettorali dei singoli Comuni che procederanno alla verifica dei

requisiti richiesti, a partire da quelli dei candidati per arrivare alla convalida delle firme raccolte tra la cittadinanza per il sostegno a liste di candidati. Dopo la convalida inizierà il periodo della campagna elettorale ufficiale (quella ufficiosa è già iniziata da tempo) con la definizione delle rigide norme che regolano questo importante momento di comunicazione con la cittadinanza. Nessuno tra i Comuni bresciani ha più di 15mila abitanti: non ci sarà così il ballottaggio.

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Si è già sottoposto per due volte (nel 2002 e nel 2007) al giudizio degli elet-tori proponendosi alla guida di una lista civica che a Rovato ha avuto la meglio (anche se la seconda per il rotto della cuffia) su altri pretenden-ti che si presentavano sotto bandiere politiche riconoscibili.Andrea Cottinelli, sindaco di Rovato, ha davanti ancora un anno di ammini-strazione; è dunque libero da incom-benze elettorali (il voto amministrati-vo nel Comune franciacortino è per il 2012) e per legge (ma non si sarebbe comunque presentato per una terza volta) non potrà più candidarsi a pri-mo cittadino. È anche uno dei tanti sindaci brescia-ni in grado di raccontare la “fatica” dell’essere primo cittadino, di antici-pare a quanti si candideranno nei 29 Comuni bresciani chiamati al voto cosa significa reggere le redini di una amministrazione. “Due sono le fatiche - afferma Cot-tinelli - a cui un sindaco deve essen-zialmente fare fronte. La prima è di natura relazionale. Una società che viaggia a ritmi sempre più sostenuti e che sottrae tempo ai rapporti in-terpersonali fa sentire i suoi effetti anche sull’attività amministrativa”. L’impossibilità di rapportarsi con gli interlocutori istituzionali con la do-vuta calma incide per Cottinelli sulla qualità di tante relazioni esponendo il sindaco a un di più di fatica. L’altro fronte di difficoltà con cui un primo cittadino, al di là della sua ap-partenenza politica, deve fare i conti è quello dettato da un momento sto-rico che è negativo, caratterizzato da risorse sempre più risicate con cui fa-re fronte a problemi sempre più gra-vi. “Quando un sindaco - è il pensiero di Andrea Cottinelli al riguardo - de-ve dare risposte sempre più pesanti avendo sempre meno mezzi a dispo-sizioni, la fatica diventa veramente pe-

sante”. Cottinelli tanto nel 2002 e nel 2007 è stato eletto sindaco di Rovato alla guida di una lista civica, capace di mettere insieme anime diverse, ac-comunate dalla volontà di realizzare un progetto strattamente locale. Si è trattato, visto le dimensioni della cit-tadina, di un esperimento pilota che ha aperto la via ad esperienze analo-ghe in altre situazioni. A quasi 10 anni di distanza il bilan-cio che Cottinelli fa dell’esperienza di “Rovato civica” è positivo. “Non si è trattato - sono le sua considerazio-ni - di un mero cartello elettorale. La lista si è fatta portatrice di un interes-se comunitario e che, proprio per la sua civicità, ha potuto contare sulla disponibilità e sull’impegno di perso-ne mosse unicamente dalla volontà di dare un contributo per la crescita della comunità rovatese”. Autonomia, indipendenza di pensiero, capacità di muoversi al di fuori di alcuni schemi precostituiti sono state le caratteri-stiche espresse in quasi 10 anni dalla lista gudiata da Cottinelli. Una lista, il sindaco non lo nasconde, che ha go-duto comunque dell’appoggio delle forze del centro sinistra. “Un appog-gio - è la risposta del sindaco a una domanda specifica - che non è mai trasceso in tentativi di ingerenza. Le forze politiche hanno dato il loro ap-poggio mettendo a disposizione del progetto civico elaborato persone senza mettere in campo ragionamen-ti che sostenessero logiche di parte”.

sentimento civico o semplice foglia di fico per non esporre i partiti a giudizi che potrebbero essere anche impie-tosi. “Credo - sono le considerazioni di Chiarini al proposito - che ci stiano entrambe le ipotesi. A livello locale è sicuramente possibile coagulare die-tro a candidati credibili e a proposte amministrative attente al particolare gruppi non necessariamente caratte-rizzati da un comune sentire politico”. Per Chiarini i partiti, anche in presen-

za di liste civiche, hanno comunque gli strumenti per fare leva su senti-menti di appartenenza. C’è però un’ultima questione su cui Chiarini fornisce una sua lettura. Una politica in crisi, che non gode più di un apprezzamento acritico della ba-se, questa la domanda, non ha tutto da perdere nel lasciare a livello loca-le il campo libero alle liste civiche? “Credo che la struttura supervertici-stica che tutti i partiti più o meno si

sono dati - è il suo pensiero - non ha più bisogno di formare la sua classe dirigente dal basso. Probabilmente non le interessa nemmeno alimentare questo canale. Al massimo i partiti si limitano a prendere atto di ciò che dal territorio emerge per un suo impiego in chiave utiliristica nel solo momento elettorale”. Servono personaggi da far transitare nei collegi prima del voto. Tutto il resto, per Chiarini, oggi sem-bra essere superfluo.

Le amministrative messe in calendario per il 14 e 15 maggio prossimo porteranno al rinnovo di 29 Comuni del Bresciano. Novità non si avranno solo nei volti degli eletti ma anche nel loro numeri. Diminuiranno di 150, tra consiglieri e assessori, gli amministratori che usciranno dalle prossime elezioni amministrative. Il taglio è dovuto alla legge 26 marzo 2010 n.42, che ha convertito il decreto legge 25 gennaio 2010 n. 2, prevede una riduzione dei

consiglieri del 20%, mentre per gli assessori il loro numero è rideterminato sulla base della nuova composizione consiliare, in misura pari ad un quarto del numero dei consiglieri, computando il sindaco o il presidente. In particolare, nei Comuni fino a 3000 abitanti, i consiglieri passeranno da 12 a nove e gli assessori da quattro a tre. Nei Comuni fino a 10mila abitanti, i consiglieri si ridurranno da 16 a 12 e gli assessori da sei a quattro.

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e i movimenti di protesta del mondo arabo si pro-trarranno fino alle estreme conseguenze, ci sarà la fine di Al Qaeda. È la tesi soste-

nuta dal giornalista esperto di geopo-litica Claudio Gandolfo, intervenuto nella sede provinciale delle Acli al forum, quanto mai attuale di questo tempi, “Il dominio del Mediterraneo”.Per giungere a questa conclusione, Gandolfo muove dagli ultimi eventi occorsi nel Nord Africa, li ricollega ad altri accaduti in passato, avanza ipotesi sul venir meno delle ideolo-gie che hanno caratterizzato la real-tà islamica. È curioso il titolo che il giornalista sceglie per la sua relazio-ne: “L’89 del mondo arabo”. Secon-do Gandolfo infatti, come nel caso della Rivoluzione Francese del 1789 oggi gli arabi chiedono democrazia e superamento dell’ancien régime con un effetto domino da un Paese all’altro. Entrando nel merito delle proteste Gandolfo evidenzia alcune peculiarità. Innanzitutto la presenza di numerosi giovani, “coinvolti at-traverso il web, Twitter, Facebook, gli sms”. Poi, la spontaneità delle manifestazioni, l’assenza di capi, il mancato coinvolgimento di gruppi islamici, la volontà di non propor-re alcuno slogan contro l’Occiden-te, la preoccupazione di “non farsi scippare il cambiamento”. Infine, il passaggio dalla concezione delle

senza però coinvolgere altre per-sone”. Gandolfo ritiene che i movi-menti esplosi dalla Tunisia al Bah-rein, passando per la Libia, l’Egitto e la Giordania segnino la fine delle due ideologie che hanno contrasse-gnato il mondo arabo lungo tutto il Novecento: “la forte idea nazionali-sta e l’identitarismo religioso islami-co, il quale nei suoi eccessi ha con-dotto al fondamentalismo e ad Al Qaeda”. Il mondo arabo sta quindi cercando di costruire un ponte ver-so l’Occidente (“una prova evidente di questo fenomeno è l’utilizzo di un linguaggio comune al nostro”), l’Eu-

bombe umane a quella delle torce umane: “Nessuno si è fatto esplode-re in mezzo alla folla, ma numerosi individui in diversi Paesi hanno de-ciso di darsi fuoco, per manifestare il loro dissenso in maniera crudele,

Gli eventi del Mediterraneo del sud hanno preso l’Europa, intesa come singoli Stati, dai più grandi ai più pic-coli, e come Unione Europea, alla sprovvista. Dopo il disorientamento, però, deve venire il tempo dell’Unio-ne, che ha un processo decisionale lento e contraddittorio, che sconta gelosie e complessi tra gli Stati, una strutturale rigidità burocratica, mezzi di azione modesti, al di là di quelli che gli stessi Stati membri possono met-

tere in campo. Ma l’Unione è l’unico soggetto di peso sufficiente per af-frontare la sfida che giunge dal Medi-terraneo. Allora occorrerà cominciare a parlare della soluzione politica della crisi libica, come finalmente si comin-cia a fare, e poi di un piano coordina-to di investimenti in Tunisia, Egitto, senza dimenticare Algeria e Marocco. Sono decenni che la questione è sul tavolo. Ora l’occasione potrebbe es-sere propizia per procedere. E così, in

un sistema di relazioni serio e di lungo periodo con la sponda meridionale, si potrà affrontare la questione dell’im-migrazione, in una forma che non può essere semplicemente la rincorsa del-le emergenze. Anche se ovviamente le emergenze generano rendite politiche succose. Quel che vale per l’Unione vale, in scala, per l’Italia, che è una realtà complessa, fatta di molti attori. Il rischio è sempre quello della confu-sione e dell’inconcludenza, anche se

la gestione delle emergenze spesso fa emergere aspetti imprevedibili del genio italico. Come per l’Unione, co-sì la gestione e gli esiti di questa crisi rappresentano un esame importante di maturità anche per il Paese. È il mo-mento di assumere nuova coscienza dei nuovi assi geopolitici del mondo e dei trend demografici causati dalla decrescita della natalità. Non farlo potrebbe portare, nell’arco di pochi anni, a una progressiva marginalità

ropa perciò non deve restare sorda, “non comportandosi come in pas-sato con l’Afghanistan o l’Iraq, ma fornendo un appoggio oggettivo”.“Se tutto quanto ho delineato si ve-rifica – sintetizza Gandolfo – allora i veri sconfitti di questo processo sa-ranno i terroristi di Al Qaeda”. Ma è davvero possibile una democrazia in salsa araba? “Ci vorrà del tempo per dare una risposta definitiva”, conclude Gandolfo, che ammonisce: “Attenzione che la vera posta in gio-co è l’Arabia Saudita: se salta anche quella sarà una bomba geopolitica planetaria”.

Più passano i giorni dall’avvio dell’operazione “Odissea all’alba” più la partecipazione della comunità internazionale all’azione contro il regime di Gheddafi sembra perdere di energia. Secondo esperti internazionali, infatti, i raid aerei e il blocco navale operato nel Mediterraneo avrebbero ridotto soltanto di poco la forza militare del rais che, come dimostra l’andamento altalenante della guerra civile che si sta combattendo il Libia, sarebbe

ancora in grado di tenere sotto scacco i rivoltosi. Proseguono, seppure in modo spesso contorno, i tentativi di trovare una soluzione diplomatica alla crisi in corso. Nei giorni scorsi anche il ministro degli Esteri italiano Frattini ha incontrato il responsabile per le questioni estere del Comitato di transizione dei ribelli, mentre Gheddafi, tramite suoi emissari, ha chiesto la collaborazione di Grecia, Malta e Turchia. La via diplomatica, però, non è gradita

ai “ribelli”. Il loro rappresentante considera inaccettabile qualsiasi iniziativa politica che non porti alla fine del regime di Gheddafi. Bengasi ha infatti respinto l’idea di una transizione condotta dal figlio del colonnello, Saif. L’Italia ha riconosciuto il gruppo di Bengasi come unico interlocutore e non ha escluso, seppure come “estrema ratio”, la possibilità di armare i ribelli libici. Come questo possa conciliarsi con il blocco della fornitura di armi è da verificare.

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econdo le statistiche, in Eu-ropa vivono 80 milioni di po-veri e 100 milioni di volon-tari. “I poveri sono troppi e i volontari troppo pochi”, a

sottolineare questo aspetto è stato don Livio Corazza, responsabile del servizio Europa di Caritas italiana nel corso del convegno “Quale vo-lontariato per costruire l’Europa?”, promosso dalla delegazione delle Ca-ritas della Lombardia e dalla rappre-sentanza a Milano della Commissio-ne europea che si è svolto il 4 aprile scorso a Milano. Una relazione non casuale, quella evidenziata da don Corazza. Lotta alla povertà e impe-gno volontaristico sono fortemente interconnessi. Al punto che, nella prospettiva della Caritas il 2011, pro-clamato dall’Unione europea anno del volontariato, deve essere interpretato come il compimento della campagna “Zero Poverty. Agisci ora!”, che 48 Ca-ritas europee per la prima volta hanno realizzato insieme nel 2010, in occa-sione del precedente appuntamento comunitario, l’Anno europeo di lot-ta alla povertà. Secondo le parole di don Corazza il volontariato è infatti sì una “delle espressioni possibili di partecipazione al bene comune, ma “è certamente scuola di cittadinanza attiva” e soprattutto “inizio di cam-biamento verso una società più giu-sta e solidale”. Ancora più esplicita-mente il “volontariato è profezia di giustizia, come formazione dei cuori e delle coscienze, come promozione umana integrale e reciproca”. Ad un volontariato così concepito spetta un

compito impegnativo. “La tesi fon-damentale che, come Caritas, vorrei sostenere è che attraverso la pratica e la cultura del volontariato, passi-no oggi larga parte delle opportunità che sono date all’Europa dei popoli, attualmente di 27 Stati, per alimentare la Casa comune europea capace di as-sicurare democraticamente un futuro di pace, benessere e sviluppo a sé e al mondo in cui è inserita”, ha affer-mato ancora don Corazza. Insomma

il volontariato è uno strumento della lotta alla povertà. “Passa anche (e più di quanto si pensi) per il volontariato la possibilità di tirare fuori dalla crisi l’Europa politica e sociale”. Citando il cardinale Tettamanzi il responsabile del servizio Europa di Caritas italiana ha affermato che “il volontariato non è qualcosa di opzionale, ma rimanda a qualcosa che deve essere avvertito come necessario”. Da qui l’impegno di Caritas a “porre particolare attenzio-ne a promuovere comunità vive, ac-coglienti, capaci di tutelare la dignità di tutti i propri membri”. A partire dal valore della gratuità, come dono di sé, elemento vivificante delle relazioni interpersonali, antidoto all’egoismo e al consumismo, germi della crisi economico e sociale. In questa ottica don Corazza ha chiarito anche come vada intesa la sussidiarietà. “Il princi-pio di sussidiarietà – ha affermato – non deve trovarci presenti ogni qual volta c’è da sostituire oppure ancora peggio c’è da risparmiare”. L’autentica sussidiarietà si realizza solo nella cor-responsabilità e nell’equa distribuzio-ne dei ruoli, tutti a servizio della pro-mozione di ognuno nel rispetto e per la tutela della libertà e della dignità di ogni persona. Sulle motivazioni che spingono il volontario all’impegno ha ragionato don Roberto Davanzo, di-rettore di Caritas ambrosiana e de-legato delle dieci Caritas lombarde. “Per chi non possiede il dono della fe-de il punto di riferimento, la sorgente dell’impegno solidaristico è la costi-tuzione. Per il credente, invece, alla base c’è il Vangelo”.

Sono passati due anni dal violento terremoto che ha devastato L’Aquila (nella foto) e altre zone dell’Abruzzo. Caritas italiana, e con essa le sue delegazioni diocesane, si è attivata da subito per dare sostegno e solidarietà alle popolazioni colpite dal sisma. Grazie alla solidarietà espressa da quasi 23mila 500 donatori italiani ed esterie al contributo della Conferenza episcopale italiana, Caritas italiana ha raccolto oltre 35 milioni di euro (più di 18

utilizzati per l’emergenza, progetti sociali, e la ricostruzione; tre per opere attualmente in corso di realizzazione e i rimanenti per le opere ed i progetti in fase di verifica). In questo modo Caritas ha potuto rispondere a molti bisogni primari della popolazione. Grazie alla generosità di tanti sono stati realizzati interventi di prima emergenza; azioni di prossimità e sostegno diretto; sono stati costruiti Centri di comunità,

scuole, strutture di edilizia sociale ed abitativa, servizi sociali e caritativi.È stato inoltre possibile procedere al consolidamento e al ripristino funzionale di locali parrocchiali per attività sociali e comunitarie; pensare progetti di animazione e aggregazione rivolti in particolare ai bambini, preadolescenti e giovani; progetti a favore delle persone in situazione di grave emarginazione, immigrati, borse lavoro per giovani, sostegno al

reddito, microcredito, iniziative di scambio e accompagnamento tra comunità cristiane e Chiese sorelle. A due anni di distanza continua sempre più forte il sostegno alla Caritas diocesana de L’Aquila perché possa elaborare strategie di lungo periodo quanto più possibili stabili e ordinarie, procedendo in modo sempre più autonomo nei quattro ambiti principali dell’intervento di ricostruzione: ascolto, accoglienza, sostegno economico al reddito, animazione.

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Nella società mediatica che ci assedia fisicamente e ci manipola moralmente si possono osservare numerosi tic, più o meno perniciosi. Fra quelli più pericolosi ci sono certamente i sondaggi e le ricerche su pensieri e opere delle persone. Perché i committenti li usano per scopi non sempre confessati, per lo più finalizzati a programmi di pressione sull’opinione pubblica in varie direzioni (commerciali e politiche, soprattutto). D’altro canto si spacciano idee e comportamenti di alcuni come specchio di tutta la realtà, inducendo alla imitazione passiva. Manipolati e omologati.Ho fatto una premessa seria per introdurre un esempio specifico della vacuità di certe operazioni conoscitive. Infatti nel giro di pochi giorni mi sono trovato davanti a due ricerche che mi hanno mandato in crisi. Capirete alla fine perché. La prima ricerca ha appurato che i maschi sposati tendono a ingrassare. A sostenere tale teoria è uno studio pubblicato sulla rivista ‘American Journal of Epidemiology’, portato a termine dall’équipe capitanata da Francisco Ortega dell’Istituto Karoliska di Stoccolma. Per tale ricerca sono stati coinvolti 9000 adulti volontari, di cui 6900 maschi e 1971 femmine. Gli esperti e studiosi hanno monitorato la salute dei volontari andando a verificare con vari mezzi la loro forma fisica. Nel folto gruppo di ‘cavie’ vi erano persone sposate, single e divorziate. In generale lo studio può essere riassunto dicendo che le donne rimaste single, rispetto a quelle che si sono sposate, hanno migliorato la loro forma fisica nell’arco dei tre anni. Gli uomini che si sono sposati invece hanno intrapreso la via della ‘decadenza’. Per i divorziati è stata sottolineata una ripresa

dell’attività fisica e una nuova cura del proprio aspetto.Invece secondo uno studio realizzato da ricercatori della Northwestern University i giovani più legati alla Chiesa sono anche quelli che con più probabilità saranno obesi da adulti. La tesi è il frutto di un’indagine che ha preso in esame più di 2400 persone e le ha seguite per 18 anni. I risultati sono stati presentati a uno dei periodici meeting dell’American Heart Association: mettendo a confronto i livelli di partecipazione ad attività religiose di giovani tra i 20 e i 32 anni d’età con il loro indice di massa corporea 18 anni dopo, i ricercatori hanno scoperto che tra i più religiosi la probabilità di essere obesi era del 50 per cento superiore. Una conferma ai risultati dello studio, tra l’altro, aggiungono i ricercatori, viene dal fatto che nella “Bible Belt”, l’area sudorientale degli Usa che ha un alto numero di persone religiose, c’è anche il tasso maggiore di sovrappeso.A voler fare gli spiritosi per forza si potrebbe anche trovare un legame fra la fede religiosa e la fede portata al dito. La curiosità sta però nel fatto che un maschio anche solo moderatamente sposato e ragionevolmente credente dovrebbe essere più che obeso. Ho provato a fare una carrellata, ma le prime persone che mi sono venute in mente o sono atei single obesi, che forse nascondono un credo e una moglie, oppure cattolici con famiglia numerosa quasi anoressici, che forse non hanno fede e tradiscono la moglie. Magari si potrebbe fare un’altra ricerca combinando fede e matrimonio in riferimento al peso. L’unica vera preoccupazione di fronte a queste notizie è legata al giudizio finale per un eventuale controllo del peso. Poveri noi!

Domenica 10 aprile sarà una giornata interamente dedicata alla conoscenza degli asinelli del Piccolo Ranch, la Fattoria didattica solidale della Cascina Cattafame di Ospitaletto. L’Asino day aprirà alle 10 continuando per tutta la giornata con spassosissime attività:: patente asinina, passeggiate con gli asini, giochi a squadre con gli asini… tutte completamente gratuite. Alle 16 ci sarà un divertente spettacolo dei Cippi Guitti, seguirà poi l’aperitivo con musica country e la cena. In

serata tutti i bambini aiuteranno a pulire e sistemare gli animali nella stalla, non prima di averli premiati con della buona biada.Durante il pranzo e la cena sono a disposizione: menù del ciuco a 5 euro e menù dell’asinaro a 10 euro. Durante la festa il buon cibo si incontra con la solidarietà: l’intero ricavato andrà a sostegno delle attività svolte dalla comunità per minori presenti in Cascina.Per informazioni, Stefano Orizio(3346810758)

Una Messa per ricordare don Roberto Fè, parroco del quartiere di Fiumicello per oltre 30 anni e fondatore della Cooperativa San Giuseppe. A 10 anni dalla scomparsa, il 10 aprile alle 18.30 la comunità parrocchiale fa memoria della figura di questo sacerdote dalla personalità poliedrica. Tutto il suo cammino fu segnato dal richiamo di Cristo del vangelo di Luca: “Beati voi, che siete poveri, perché vostro è il regno di Dio...”. Quando si insediò a Fiumicello,

si dedicò al sostegno dei poveri. Lo spirito di carità ha sempre il cuore di questo instancabile prete, cuore sempre attento e aperto verso la povertà nuova e antica. Ecco allora che si prodigò nell’istituire e nel promuovere varie iniziative a sollievo dei poveri bisognosi dell’amore fraterno. Fra le tante attività, sviluppò anche il laboratorio di confezioni San Giuseppe, recuperando e sistemando macchine da cucire e da taglio obsolete.

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uesta è una storia di fe-de autentica, che non ha paura di chiamare in causa il buon Dio nelle faccende degli uomini,

di una fede che si fa strada nella vi-ta di una comunità e che in essa la-scia il suo segno indelebile. Tutto incomincia nel dicembre del 2009 quando a Visano, piccolo e laborioso centro della bassa orientale, si apre un contenzioso tra la locale filiale dell’azienda Thyssen Krupp e le rap-presentanze operaie, vista l’intenzio-ne di tagliare una cinquantina di posti di lavoro. Il clima in paese, mentre le festività natalizie si avvicinano, è molto teso, le forze dell’ordine sono presenti per evitare che la situazio-ne degeneri, così il parroco don Ser-gio Fappani, chiedendo anche l’aiuto delle suore di clausura della nostra diocesi, innalza a Dio un voto perché la situazione possa risolversi in bre-ve tempo e la pace diventi il dono da deporre dinanzi a Gesù che nasce. E la preghiera viene esaudita: il 13 di-cembre si trova l’accordo con tutte le sigle sindacali e il paese può trascor-rere il Santo Natale in letizia e sere-nità. Rimane così, per don Sergio, la lieta incombenza di sciogliere il vo-to, progettando una santella da col-locare all’inizio del viale del cimite-ro. A questo punto però scatta l’idea di inserire il tempietto all’interno del precedente progetto di una Via Cru-

alle offerte e agli sponsor dei pri-vati, alla prima santella, nella quale sono posizionate tre stazioni, se ne affiancano altre undici, con dipinti realizzati da importanti artisti locali, tra i quali Salvetti e Di Prata; a coro-namento del percorso una scultura raffigurante il Cristo risorto ad opera di Federico Severino. Il complesso, progettato e curato dall’architetto Marino Bettinazzi, verrà benedetto dal vescovo Luciano Monari, che ce-lebrerà domenica 10 aprile la Santa Messa proprio presso la Via Crucis, per la quale ha anche scritto una let-tera che ne spiega il significato alla

cis lungo lo stesso viale: era il sogno del parroco precedente don Stefano Sega, che purtroppo, pur avendo già racimolato undici quadri per la sua realizzazione, non era mai riuscito a realizzarlo. Ecco quindi che, grazie

Fare spazio alla solidarietà verso chi ha bisogno di aiuto. È quanto la realtà territoriale di Visano da tem-po si propone ospitando ben due comunità, gestite da cooperative sociali, che si occupano l’una di re-cupero di tossicodipendenti, l’altra di riabilitazione psichiatrica: stiamo parlando rispettivamente della co-munità “San Luigi” e della comunità “Maddalena”. Si tratta di due strut-ture che, all’interno di un proprio

percorso, non rinunciano ad aprir-si ed anzi sono integrate nella vita della comunità. Per quanto riguarda l’oratorio, specialmente, gli ospiti della comunità “Maddalena” parte-cipano ad alcune serate ed attività, contribuendo alla manutenzione de-gli ambienti. Racconta al proposito il parroco don Sergio: “Il giovedì è il giorno designato per il loro lavoro in oratorio (nella foto il Centro San Luigi): con grande impegno, sotto

la supervisione degli educatori, si occupano del giardino e dei fiori, riparano le reti e tutto quanto abbia bisogno di una sistemazione. Per lo-ro è molto gratificante e noi siamo lieti di accoglierli e stare insieme”. Una vicinanza nella quotidianità e nella consuetudine dell’esistenza, che in maniera semplice si ricorda di come ognuno abbia qualcosa da offrire, in un gesto che rende più ricchi perché più fraterni.

comunità visanese. La celebrazione si inserisce pertanto a pieno titolo nell’itinerario quaresimale, che si completerà venerdì 15 aprile con una marcia penitenziale per le vie del pa-ese dalle 20 alle 23 e martedì 19 con il concerto presso la chiesa parroc-chiale alle 20.30, concerto nel quale verrà eseguita la passione secondo Luca di Bach. La comunità di Visano si prepara insomma a vivere momen-ti importanti, di quelli che meritano di essere ricordati: saranno, infatti, raccolti in un libro che racconterà la bella storia della fede di un parroco e del suo paese.

“La Lumezzane della Bassa”: rivolgendosi con questa espressione all’allora vescovo di Brescia Sanguineti, il parroco don Sergio Fappani sintetizzò efficacemente la situazione sociale ed economica del paese di Visano. Moltissimi infatti i centri produttivi, alcuni di grandi dimensioni, come la Thyssen Krupp, molto più spesso si tratta di piccole e medie imprese che hanno creato una sorta di distretto che attira molti lavoratori anche da fuori.

Sul totale degli occupati, infatti, la percentuale di visanesi è circa del 20%, mentre il resto è costituito da persone provenienti dal circondario. Un tessuto economico che dialoga a pieno titolo con la comunità, insieme anche all’amministrazione comunale: per la realizzazione delle santelle lungo il viale del cimitero, infatti, è stato fondamentale il contributo di entrambe le componenti. Il Comune, infatti, proprietario dell’area, ha volentieri dato il suo

consenso per l’edificazione dei 12 tempietti, molti dei quali sono stati poi sponsorizzati anche dalle aziende presenti sul territorio. La vocazione industriale del paese, infine, trova una corrispondenza nelle scelte scolastiche dei ragazzi: molti optano per un’istruzione tecnica e professionale negli istituti del circondario, specialmente presso lo storico istituto superiore “G. Bonsignori” di Remedello, nei diversi indirizzi di tecnico agrario, industriale e geometra.

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uando la solidarietà non si ferma a un’iniziativa sporadica, ma vuole es-sere un segno nel tempo di speranza. 730 giorni.

Tanti ne sono trascorsi da quando la terra d’Abruzzo ha tremato. 124 dall’ultima visita che la Croce Bian-ca di Brescia ha compiuto a Pagani-ca, una frazione di L’Aquila, per te-stimoniare la propria solidarietà. Il sodalizio cittadino si chiese, fin da subito, come poter aiutare quella gente dopo che l’emergenza fosse stata superata. Immediata fu la ri-sposta operativa come da tradizione della Croce Bianca. Alcuni volontari stabilirono un contatto con Pagani-ca, una delle frazioni di L’Aquila più colpite e iniziò così la serie di viaggi tra Brescia e l’Abruzzo per contribu-ire, in forma continuativa, alla sua ri-nascita. A distanza di tempo, quindi, il rapporto non si è interrotto, anzi si è fortificato. Nello scorso fine set-timana un furgone della “bianca” ha

chi scrive, l’equipaggio del trasporto, definito ‘eccezionale’ dagli amici di Paganica, costituito da due fotoco-piatrici multiformato e due stam-panti destinate all’Asl, oltre ad altre due destinate alla Circoscrizione Pa-ganica e al Gruppo sportivo Pagani-ca Calcio, che si occupa dei giovani calciatori dai 5 ai 10 anni, cui Croce Bianca pensò nella trasferta del 28 novembre scorso. “Nelle precedenti visite abbiamo portato alcune attrez-zature necessarie ad iniziare l’attività del distretto, quali mobili, computer e presidi sanitari – ha detto Giancar-lo Pelizzari – e stiamo continuando, grazie alla sensibilità del Consiglio della Croce Bianca ed alla generosità dei bresciani, a sostenere questo faz-zoletto di terra abruzzese, che con-sideriamo come una frazione della nostra città”. “Ciò che fa Brescia tramite la Cro-ce Bianca supera il gesto – ha detto il direttore del Distretto sanitario di base di L’Aquila Lino Scoccia – per-

compiuto il terzo viaggio verso la pic-cola cittadella abruzzese per portare attrezzature in grado di proseguire al meglio l’attività del locale Distretto dell’Asl – ospitato in un edificio co-struito dagli alpini di Vittorio Veneto – punto di riferimento sia per Paga-nica sia per altre frazioni, quali Baz-zano, Onna, San Gregorio, Tempera, per una popolazione di oltre 20mila persone. I capisquadra Claudio Sbro-fatti e Giancarlo Pelizzari, assieme a Veronica Medeghini, neo-laureata in medicina, particolarmente attiva presso l’oratorio di San Polo e vici-na alla Croce Bianca, sono stati, con

Una delegazione della parrocchia della Stocchetta è venuta in redazione per consegnare una medaglia e una pergamena per l’impegno profuso a favore della pastorale dei migranti. In particolare padre Mario Toffari (nella foto con il direttore) ha sottolineato l’attività dell’Ufficio comunicazioni sociali e di Voce nella promozione della lettera del vescovo Monari “Stranieri, ospiti, concittadini”. Il tour itinerante “Voci nell’Agorà” ha permesso di far arrivare i contenuti

della Lettera in ogni angolo della provincia. Si sa che il tema dell’immigrazione è spesso al centro del dibattito politico e spesso viene anche utilizzato per mere ragioni elettorali. In questa Lettera Monari invita a guardare il fenomeno migratorio senza pregiudizi. Non è un mistero che, anche nelle nostre comunità, siano in tanti, per diverse ragioni, a nutrire sentimenti di chiusura, di paura e di diffidenza verso il fenomeno immigratorio. “Sarebbe anche bene – aveva

spiegato Monari nel presentare la Lettera – che i sentimenti, tutti i sentimenti, venissero in superficie per poterli analizzare e vedere se sono coerenti e corrispondono alla realtà del Vangelo e della identità umana oppure se, al contrario, nascono dal nostro egoismo o dalle nostre paure. Il problema è non negarli e correggerli, cercare di capire da dove arrivano, se sono sani o scorretti. Questo è il lavoro da fare; non si può immaginare che l’uomo sia senza sentimenti

negativi. Il problema sta proprio nel riuscire a riconoscerli, a capirli e a modificarli in modo che diventino più umani”. Adesso serve uno sforzo di creatività da parte dei cittadini per tradurre i principi enunciati dal Vescovo in atteggiamenti concreti. Il punto di partenza (positivo) è che molti consigli pastorali e la comunità civile si stiano interrogando sul documento che sarebbe sbagliato definire “buonista”, invitando padre Mario Toffari a illustrarne i contenuti.

Anche quest’anno gli studenti dell’istituto Euroscuola di Brescia hanno partecipato ad uno scam-bio culturale con il liceo olandese Twents Carmel College di Olden-zaal, rinnovando il legame di ami-cizia e collaborazione che è andato costruendosi tra le due scuole nel corso degli ultimi anni. Dal 20 al 27 marzo di quest’anno le classi terze dell’istituto per il turismo e dell’isti-tuto tecnico per geometri, insieme ai loro accompagnatori, si sono re-cate ad Oldenzaal, e per una settima-na hanno frequentato il liceo locale, partecipando in maniera entusiasti-ca alle attività scolastiche in lingua inglese, mettendo così alla prova le proprie conoscenze linguistiche maturate nel corso degli anni sco-lastici. Durante il soggiorno hanno

potuto conoscere una nuova cultura ed entrare in contatto con un nuo-vo stile di vita fatto anche di lun-ghi percorsi in bicicletta e di cibi e sapori nuovi! Gli studenti hanno visitato la verde regione del Twen-te e la cittadina di Enschede, noto centro tessile del passato, oggi città universitaria. Una lunga escursione li ha portati a nord, ad Enkhuizen, antica sede della compagnia delle Indie orientali. La visita è prosegui-ta a Batavia werf, dove gli studenti hanno potuto visitare la replica del famoso vascello Batavia e conosce-re le tecniche di costruzione navale e la vita ai tempi del periodo d’oro olandese. La settimana si è chiusa con la visita di Amsterdam. I ragaz-zi olandesi saranno ospiti a Brescia nel corso del mese di ottobre.

ché dà un senso di continuità alla solidarietà ed è questo che ci aiuta nella rinascita della nostra terra”. “Ci sentiamo legati a Brescia da un cordone ombelicale che si chiama amicizia – ha aggiunto il presidente della Circoscrizione Paganica Ugo De Paulis – fondamentale nella spe-ranza di un futuro migliore e che non verrà mai tagliato, nemmeno il gior-no in cui, Dio lo voglia, quanto stia-mo vivendo potrà appartenere ad un tragico passato”.

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i è chiusa sabato 2 aprile la rassegna “Notte nel Sacro”. Dopo una prima fase, dedi-cata alle visite guidate di al-cune tra le più belle chiese

del centro storico, le esibizioni quasi contemporanee di vari artisti hanno chiuso la serie di eventi proposti ai bresciani grazie al lavoro sinergico del Comune, della diocesi e dell’uni-tà pastorale del Centro storico di Bre-scia. Quella del 2 aprile, complice il tiepido clima primaverile, è stata una serata decisamente riuscita che ha vi-sto un notevole afflusso di pubblico. I promotori di “Notte nel Sacro” han-no scelto di offrire al pubblico della rassegna l’apertura contemporanea di otto chiese situate nel centro sto-rico cittadino. San Carlo, Sant’Ange-la Merici, Santa Maria della Pace, San Giuseppe, Santa Maria del Carmine, San Francesco d’Assisi, San Cristo e San Gaetano hanno così aperto al pubblico dalle 19.30 alle 23.30 di sa-bato, ospitando un evento diverso, che aveva il compito di guidare i visi-tatori ad una maggior conoscenza e comprensione del significato di una specifica opera presente all’interno di ognuna delle chiese. Quattro gli

spettacoli proposti alle 20.30 e quat-tro alle 22: concerti vocali o musicali, rappresentazioni teatrali, proiezioni cinematografiche, letture sceniche; il tutto chiuso poi da un unico concerto, “SacrArmonia”, alle 23.30, che ha vi-sto protagonista Antonella Ruggiero nel Duomo vecchio cittadino. Un’af-follata chiesa di San Cristo ha ospi-tato un concerto gospel ad opera del gruppo americano “The Mothers of Gospel”. Sulla base di una solida cul-tura religiosa Battista e supportata dal

marito, l’hawaiana Crystal White ha fondato, nel 2005, le “Mothers of Go-spel”: a Crystal si sono aggiunte Sybil Smoot, di Saint Louis, la newyorkese Joy Garrison, Desirèe Mohamaad, di Chicago e la sudafricana Tia Archit-to. Accompagnate al piano da Aidan Zammit, le cinque meravigliose voci afro americane hanno proposto al pubblico una suggestiva selezione di noti canti della tradizione gospel, allo scopo di diffondere il messaggio divi-no di fratellanza e amore universale.

Otto protagonisti dal mondo per l’integrazione. Lo scorso lunedì 4 aprile, presso le sale di Palazzo Loggia, hanno avuto luogo le premiazioni dei ragazzi che hanno partecipato come attori a “Il Gallo di Ramperto”, il mediometraggio realizzato dal laboratorio di cinema dell’oratorio di San Faustino tra il 2009 e il 2010. Gli otto ragazzi (Alice Belandi, Ridai Roman, Melissa Gil Sanjines, Fiodor Meleca, Fatima Bentamar, Giulio Ndoj, Carolina

Franchi, Omar El Sherbeny Fekry) hanno tra i 12 e i 14 anni e provengono da diversi Paesi del mondo (Bangladesh, Brasile, Moldavia, Marocco, Albania, Egitto). L’esperienza del cinema, partita come attività aggregativa presso l’oratorio San Faustino/San Giovanni per il [email protected], si è trasformata in una pellicola particolarmente apprezzata, vincitrice del primo premio dell’Imaf (International Migration Art Festival) lo scorso

20 marzo. L’elaborazione del film è stata un’occasione di integrazione dai parte dei ragazzi partecipanti che, affiancati da un team di professionisti, si sono confrontati sulle tematiche dell’amicizia e della solidarietà. “Il Gallo di Ramperto” è un film d’avventura legato anche alla storia della città, che vede i protagonisti impegnati nel recupero del gallo altomedievale, simbolo della chiesa di San Faustino, per salvare la città da

un diluvio. I ragazzi hanno potuto conoscere le tradizioni di Brescia e i suoi luoghi più importanti: i quartieri di San Faustino e del Carmine con le loro chiese, il Castello e i sotterranei, Palazzo Martinengo e il Museo di Santa Giulia. Un’esperienza che i ragazzi hanno chiesto di replicare nel giorno delle premiazioni: per loro non è stata solo una bella avventura ma un modo per fare amicizia superando le diversità culturali. (e.b.)

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l nuovo regolamento sull’asse-gnazione delle case popolari a Ghedi sta creando in paese un vivace dibattito. Dopo l’inter-vento dei giornalisti Rai del

programma “La vita in diretta”, la scorsa settimana c’è stata l’ennesi-ma serata informativa sulla questio-ne. In realtà gli incontri sono stati due: uno organizzato dalla Cgil e l’al-tro dalla maggioranza del consiglio comunale. “In questa sede abbiamo voluto fare il punto della situazione con i nostri cittadini – ha detto il sin-daco Lorenzo Borzi – perché non ci stiamo ad essere bollati come raz-zisti”. Tutta la polemica è scoppiata quando l’amministrazione comunale ha pubblicato il nuovo regolamento che sottolinea i requisiti che bisogna avere per vedersi assegnata un’abi-tazione popolare. Tale documento introduce alcuni parametri fondamentali, come ad esempio la cittadinanza italiana e l’anzianità di residenza nel territo-rio ghedese. Dopo la protesta del-le opposizione al gran completo, e dopo quella dei gruppi politici che non siedono in consiglio comunale (Rifondazione comunista e Fli), si ricorda che una censura era arri-vata anche dalla Cgil, che, con una lettera all’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del mi-nistero delle Pari opportunità, ave-va denunciato quanto deciso dalla maggioranza guidata dal sindaco Lorenzo Borzi. L’Unar, in quella cir-costanza rispose esprimendo un pa-rere negativo e rimarcando il carat-

tere discriminatorio della delibera. Ma questo non è tutto. Per chiedere che il provvedimento venisse ritira-to o modificato, l’associazione Gui-do Puccini per i Diritti degli immi-grati, ha denunciato al tribunale del lavoro il Comune. Così il Comune di Ghedi era stato chiamato a rispondere in merito a una delibera di giunta che, per con-sentire l’assegnazione delle 28 ca-se di proprietà dell’ente pubblico,

richiedeva la cittadinanza italiana. Requisito considerato inopportu-no, da qualcuno addirittura razzista.Il Comune, chiamato a difendersi ha nominato, in qualità di legale, l’av-vocato Alessandro Asaro, il quale, dopo aver preso parte all’udienza ha sottolineato che “Anche grazie al giudice, che si è prodigato per cerca-re una mediazione, è stata un’udien-za positiva, che si è svolta in un cli-ma leale e costruttivo. Credo che arriveremo a un punto di incontro. Tengo comunque a precisare, spie-ga l’avvocato Alessandro Asaro, che l’azione del Comune di Ghedi non ha niente a che vedere con il razzismo”. E per dimostrare che non si tratta-va solo di parole vuote il Comune è passato subito dalle parole ai fatti. Per evitare che la questione si trasci-ni a lungo, in cambio del ritiro della denuncia da parte dell’associazione Guido Puccini, il Comune è andato in autotutela, ed ha modificato la delibera, cambiando il requisito con-testato che consente l’assegnazione della case del Comune. In sostanza non sarà più necessaria la “cittadi-nanza italiana”, ma basterà essere “residenti a Ghedi” da almeno tre anni continuativi.“Nel corso dell’ultima udienza – ha sottolineato con amarezza il sindaco Lorenzo Borzi – abbiamo presentato il regolamento con la modifica, ma l’associazione, che aveva promesso il ritiro della denuncia, non ha fat-to alcun passo indietro”. La prossi-ma udienza è stata aggiornata do-po Pasqua.

Manerbio è uno dei pochi paesi che non dispone di un pubblico servizio per interventi d’emergenza come l’ambulanza. Un lacuna alla quale alcuni amici hanno intenzione di trovare un rimedio, per cui in proposito qualcosa si sta muovendo. Tra i primi sono stati gli aderenti alla sezione di locale dell’Anc, l’Associazione nazionale carabinieri, che ha realizzato il corso di Primo Soccorso da poco concluso e attivato un

percorso formativo per volontari del soccorso in modo da dare un concreto alla soluzione della questione. Sono entrati in campo pure gli associati alla sezione manerbiese dell’associazione culturale Areopago coordinata dall’assessore ai Servizi sociali e commercio, Daniela Valentini, con i consiglieri comunali Andrea Almici e Sandro Vazzolér e il presidente delle aziende comunali Bbs e Acm, Domenica Mosca. Ne è scaturita

una conviviale riunione al Regina Major, alla quale hanno aderito commercianti artigiani e imprenditori, dimostratisi sensibili al progetto d’acquisto di un’ambulanza per un servizio pubblico indispensabile. Seduta stante è stato consegnato ai promotori dell’iniziativa l’assegno di 2000 euro dai titolari delle azienda Ororo by Dbm Next Generation e Ther@Qlik, al quale si è subito aggiunto lo stanziamento di altri 1000 euro

da parte dell’Associazione Elisa Seccardelli. A questo tassello si somma il ricavato di una cena fra amici mentre altri contributi sono annunciati.Per l’acquisto di un’ambulanza a servizio della cittadinanza manerbiese è possibile il versamento in banca con causale Ambulanza per Manerbio al Nucleo Volontari Ambulanza ANC Valle del Chiese sul conto: IBAN IT-63-Q051-1654-5600-0000-0022666.

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L’Ucid Bassa Bresciana si è ritrovata nell’ex convento di via Santa Di Rosa a Manerbio. Ospite dell’incontro Egidio Bonomi che ha scritto due libri, “Il liutaio di Salò” e “El beàt curadì”, su due “bresciani dimenticati” o poco conosciuti. Il liutaio è quel Gasparo da Salò che nel Cinquecento imparò a modificare strumenti musicali dalla mole imponente, riducendone le misure per suonare musica nelle piazze e sperimentando materiali più adatti per costruirne di più

maneggevoli. Nel “Beàt curadì” Bonomi osserva che la memoria di quel prete è solo un debole ricordo. Era don Giovanni Battista Bossini al quale l’autore ha voluto dedicare un’agile biografia, “un romanzo breve, ma assolutamente permeato di sola realtà”. Il pio sacerdote visse tra Settecento e Ottocento, “spendendosi totalmente per gli altri” da curato a San Sebastiano, allora frazione di Sant’Apollonio, nelle parrocchie di San Giorgio e San Faustino in città. (pio)

na serata di forte impat-to emotivo nella sugge-stiva cornice della re-staurata chiesa della Di-sciplina di Orzivecchi. È

quanto propone l’associazione “Amici della disciplina” per venerdì 15 aprile, proiettando il film di Mel Gibson “The Passion”. L’iniziativa, che si colloca all’interno del periodo quaresimale in preparazione alle celebrazioni del-la Settimana Santa, è pensata anche per far conoscere agli abitanti del pa-ese della Bassa i risultati del lavoro di recupero che ha interessato l’anti-co edificio religioso posto nel centro del paese, dietro la parrocchiale. È il risultato di un impegno che dura or-mai da più di dieci anni, da quando nel 2000 l’associazione, costituita da circa 100 soci, cominciò a darsi da fa-re per recuperare l’edificio, che dagli anni ’80 versava in condizioni pieto-

se: ridotta a magazzino e garage, dopo essere stata utilizzata per gli scopi più disparati. L’arrivo del nuovo parroco don Franco Cavalli nel 2007 dà un nuovo impulso ai lavori di restauro, supervisionati dall’ing. Sandro Gue-rini e dall’ispettrice della Soprinten-denza Renata Casarin, con il contri-buto degli artigiani Franco Benedetti e Giovanni Ferrari. Viene effettuato il recupero dell’antico pavimento in cot-to e lo scavo archeologico sottostan-te, che testimonia di un edificio rico-struito più volte fino al XVI secolo. È stata in seguito recuperata la contro-soffittatura novecentesca e le pareti interne con gli affreschi, l’altare della Madonna e la famosa tela del Cossali che ne contorna l’affresco. All’interno di questo complesso è stato aggiunto un tocco di arte contemporanea co-stituito dall’ambone realizzato dallo scultore Federico Severino.

Il Circolo culturale “Aldo Moro” in occasione del 150° dell’Unità d’Italia presenta il libro di Aldo Cazzullo “Viva L’Italia! Risorgimento e Resistenza: perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra Nazione” (Ediz. Mondadori). L’appuntamento è martedì 12 aprile alle 20.45 presso la sala civica dei Disciplini. Intervengono oltre all’autore: il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, il ministro per le Regioni, Raffaele Fitto, il sen. Marco Follini (nella foto) e l’on. Paolo Corsini.

Dal 4 aprile la sede dell’ufficio del sindacato e patronato Cisl di Manerbio è trasferita da vicolo Venezia a via Settembre, 65, nei locali sotto il porticato proprietà del Comune dov’era la sede della sala civica. La nuova sede si trova in prossimità dei parcheggi di piazza del Comune e di piazza Falcone e mantiene gli stessi numeri di telefono: 030 9381489 e 030 9386936 (fax) ed è contattabile in internet al sito www.cislbrescia.it

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’Osservatorio territoriale darfense, in collaborazio-ne con le Aziende agrico-le di Darfo Boario Terme e con la Condotta Slow

Food di Valle Camonica, organizza la seconda edizione di “Guardiamo-ci intorno”, camminata tra vigneti, frutteti e allevamenti alla scoperta delle cose buone e di chi le sa fa-re. L’appuntamento è per domenica 10 aprile, con un percorso per certi versi inedito e quindi di grande va-lore anche sotto il profilo culturale e storico della città termale. Infat-ti, la partenza è stata fissata dalla

proposte che l’Osservatorio territo-riale intende produrre ai cittadini e all’Amministrazione comunale. In caso di maltempo la manifestazione verrà rinviata al 17 aprile.

La sezione “Terra di Passione” di Crucifixus prende il via il 9 aprile alle 20.45 presso il Duomo di Breno con lo spettacolo “Lacrime di sangue”: in scena Pamela Villoresi (nella foto) che, accompagnata dal Coro Voci dalla Rocca, racconta le visioni di Anna Katharina Emmerick, una mistica tra le più significative del XIX secolo. Unita a Cristo da una profonda devozione, condivise intimamente la sua sofferenza durante la Passione tanto che qualche studioso scrisse

che ella “visse, soffrì e morì con Cristo”. Domenica 10 aprile, sempre alle 20.45, nella chiesa di San Michele a Gianico Beatrice Faedi interpreta, accompagnata dalla voce del soprano Alice Rota, “Planzete zieli”, il prezioso e antico Planctus scritto in volgare veneto da Enselmino da Montebelluna a metà del Trecento. Lo spettacolo sarà ripetuto anche il 16 a Polaveno nella chiesa della Madonna della Neve e a il 17 aprile a Berzo Demo nella chiesa di Sant’Eusebio. La

Valle Camonica ospita quest’anno anche due premi Ubu: Saverio la Ruina e Maria Paiato; La Ruina presenta l’11 aprile a Malegno (Museo Leo Fudine) e il 12 al teatro San Giovanni Bosco di Edolo il suo ultimo lavoro, “La Borto”, la storia di una donna in una società dominata dall’atteggiamento e dallo sguardo maschili; la protagonista racconta l’universo femminile di un paese del Meridione, il suo calvario in un Sud arretrato e opprimente. Per info, www.crucifixus.com.

chiesetta di Sciano, un piccolo bor-go che si trova a ridosso dell’abitato di Gorzone, da cui passano i sentie-ri di contadini, pastori e cacciatori, che attraversano campi e orti oggi di nuovo coltivati e riportati nella loro antica bellezza. Sciano si trova a circa 400 metri di altitudine e da qui, prendendo verso nord sotto le ripide pareti del Monte Altissimo, il sentiero costeggia i declivi coltiva-ti a vite e frutteti, per raggiungere i vigneti di Erbanno, passando sopra Boario Terme. Da qui i tragitto con-duce alla località “Attola”, conside-rata la piana produttiva agricola di

tutto il territorio della bassa Valle Camonica. Un tempo ricca di picco-lo appezzamenti agricoli, oggi in par-te urbanizzata, mentre il rimanente terreno agricolo è utilizzato in forma intensiva da alcuni agricoltori e al-levatori che ottengono un discreto successo dalla loro attività. L’Attola è congiunta all’antico borgo di Mon-tecchio e quindi alla località “Castel-lino” e “Castelletto”. Sarà proprio qui, dove ha sede un centro di igiene mentale, che l’Osservatorio condur-rà i partecipanti alla scoperta di un percorso di riabilitazione mentale at-traverso il lavoro della terra e della

campagna. Quindi raggiungerà Pel-lalepre, un’altra frazione oggi luogo di residenza soprattutto delle nuove famiglie. All’Agriturismo “Roncadiz-za - Lümaghera” si concluderà il per-corso di circa otto chilometri con la proposta di un mercatino della ter-ra a filiera corta. “Terra, acqua, aria, energia” è la proposta della giorna-ta: negli otto appuntamenti fissati lungo il tragitto, nei quali sarà pos-sibile degustare prodotti tipici degli agricoltori, ci saranno momenti di riflessione e illustrazione di come il territorio sia cambiato. Si parlerà anche di potenzialità e di sprechi di energia; verranno avanzate alcune

DI CRISTONelle icone di Cristo appaiono sempre ai lati delle immagini le scritte che

Lo identificano: IC XC (Gesù Cristo).Secondo le regole un’altra iscrizione è espressa con tre lettere greche

nell’aureola crocifera: Colui che è, il Nome con il quale Dio si presenta a Mosè sul monte Sinai. Le vesti del Salvatore presentano colori di significato

simbolico profondo che esprimono il dogma fondamentale che a causa dell’incarnazione, la Natura Divina, rappresentata dal colore rosso, si è

“rivestita” della natura umana, il blu. L’oro del nimbo è il simbolo della Luce Divina, in cui è immerso il “Cristo-Uomo”.

Mandillon - Il volto Sacro o Salvatore Acheropita (non dipinto da mano umana).

Il Mandillon è considerato dalla tradizione ortodossa come il vero ritratto storico ed autentico di Cristo, un’immagine di cui

si hanno cenni fin dal IV secolo. è considerata quindi in assoluto la prima icona “forgiata” da Cristo stesso.

Cristo Pantocrator, Signore dell’Universo.Il Pantocrator “Colui che sostiene in sé l’essere” esprime

l’epifania del Dio Trascendente che ha assunto fattezze umane. Cristo appare come “Colui che dà vita all’essere”, il Signore

della vita, l’Onnipotente, il Rex Mundi, raffigurato per lo più a mezzo busto, con la mano destra benedicente, mentre alla

sinistra regge un libro aperto simbolo della Sua Legge.

Cristo il Salvatore.Le rappresentazioni iconografiche più vicine al Mandillon

sono le icone in cui appare dominante solo il Volto del Salvatore. Lo sguardo maestoso e profondo di questo Cristo ricorda altri “Pantocrator” sia dell’iconografia

bizantina, sia di altre scuole periferiche dell’impero d’oriente.

Deesis.Significa preghiera, supplica. Rappresentazione iconografi-

ca che vede Crito in Trono circondato dalla Vergine e da San Giovanni Battista, da Angeli e da Santi. è la composi-

zione centrale dell’iconostasi nel tempio bizantino.

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ontinua il dibattito cir-ca la fusione dei due enti: la Comunità mon-tana che vive per lo più di rimesse regionali e di

sovvenzioni del Bim ed il Bacino imbrifero montano che invece non dipende dalla finanza pubblica, ma amministra un’ingente somma che annualmente rientra nel territorio ed è dovuta al sovraccanone paga-to su ogni kwh prodotto sfruttando l’acqua camuna per generare ener-

gia idroelettrica. Da qualche tem-po è in corso un’accesa discussio-ne che ipotizza un solo presidente per i due organismi. Qualche tempo fa le dimissioni (poi rientrate) del presidente Bim Franco Gelfi (nel-la foto); adesso invece a lasciare è Corrado Tomasi, massimo espo-nente della Comunità. La prossi-ma assemblea comunitaria del 18 aprile dovrebbe eleggere un nuovo vertice. In un suo scritto diramato alla stampa, Tomasi ribadisce: “L’in-tenso dibattito tra i gruppi politici rappresentati nelle assemblee degli enti comprensoriali ha fatto emer-gere il pressante bisogno di dare un nuovo orizzonte strategico ed orga-nizzativo agli enti stessi, chiamati ad affrontare nei prossimi mesi sfi-de di rilevanza ed a rappresentare in forma più incisiva l’unità del ter-ritorio camuno. Queste le ragioni

che hanno portato a condividere la scelta di promuovere una nuova or-ganizzazione, affidata ad un’unica guida”. L’eventuale unificazione dei due enti trascina con sé un enorme problema, cui solo pochi sembrano prestar attenzione. I sovraccanoni Bim sono stati pensati come risar-cimento ai camuni per l’acqua sot-tratta. I soldi impiegati invece dalla Comunità sono fondi per problemi da risolvere, cui deve provvedere lo Stato e la Regione con stanzia-menti pensati a livello nazionale per la gente della montagna italia-na. Ecco appunto: il rischio è (con certe continue rimesse del Bim alla Comunità montana) di pagare due volte. Come se i privati dovessero provvedere a versamenti che toc-cano allo Stato. Come se uno do-vesse intaccare il proprio capitale per spese che non gli competono.

Il Parco naturale Adamello Bren-ta (nella foto in basso) e il Parco dell’Adamello (Comunità monta-na di Valcamonica) sono istituzio-nalmente chiamati, ciascuno per i propri settori di competenza, a svi-luppare progetti di tutela e di valo-rizzazione dell’ambiente montano e delle popolazioni che lo abitano. In tali ambiti, la promozione di ini-ziative didattiche, educative e di promozione turistica finalizzate al-la diffusione della conoscenza del-le peculiarità ambientali, paesag-gistiche, antropologiche e storiche del territorio delle aree protette può essere incrementata e valo-rizzata soprattutto attraverso for-me sinergiche e di collaborazione integrata e ciò anche nell’ottica di un reciproco risparmio di energie umane e di economie. “Per tali motivazioni, anche sulla base di pregresse e positive colla-borazioni – scrivono in un comu-nicato congiunto i due presidenti Antonio Caola e Corrado Tomasi – le due aree protette hanno de-ciso di siglare la loro collabora-zione attraverso un documento ufficiale (“Protocollo d’intesa”), quale strumento di accordo for-male finalizzato a raggiungere gli obiettivi Comuni e condivisi. Nello specifico, il presente atto riguar-da la realizzazione di una serie di attività volte a promuovere e va-lorizzare i rispettivi territori con comunità di intenti e con azioni sinergiche e condivise”. La firma ufficiale del protocollo avverrà il

giorno giovedì 14 aprile alle ore 11 a Villa Santi nel Comune di Mon-tagne, in provincia di Trento. Il programma prevede, prima della firma del Protocollo, le relazioni su “Il Protocollo d’intesa, un rap-porto di collaborazione attiva tra due Parchi” di Roberto Zoanetti, direttore Parco naturale Adamello Brenta e Dario Furlanetto, diretto-re del Parco dell’Adamello.

Il Distretto culturale di Valcamonica ha indetto un bando di Concorso di idee per la realizzazione di un marchio-logotipo e dell’immagine grafica coordinata per la promozione culturale e turistica dell’itinerario “La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi” e per la sua applicazione ed uso in strumenti di comunicazione per l’attività didattica, l’escursionismo e la fruizione. Il progetto inerente all’itinerario consiste nella

realizzazione di un percorso turistico-culturale (Bergamo, Valcamonica, Trentino) che accompagnerà i visitatori nella storia, nelle tradizioni e nell’arte del territorio. Gli elaborati grafici dovranno pervenire alla Comunità montana di Valcamonica in Breno entro il 18 aprile 2011. Fra le proposte ricevute, la giuria selezionerà il progetto vincitore. All’autore sarà assegnato un premio di euro 4.000. Una mostra esporrà gli elaborati prescelti.

Nell’ambito dell’accordo di programma per la valorizzazione dell’area vasta Valgrigna è uscito il volume dei “Quaderni della Valgrigna” dedicato a San Glisente e alla devozione popolare per questo eremita. “La pubblicazione – spiega il presidente dell’Ersaf, Roberto Albetti, in sede di presentazione – è frutto dell’impegno di studiosi locali (Benia Panteghini e Martino Cere) e vuole essere segno tangibile dell’impegno a valorizzare non solo

l’ambiente montano, ma anche il patrimonio culturale connesso”. La leggenda ruota attorno ad una chiesetta che sorge sui monti di Berzo Inferiore ed alla figura di Carlo Magno che transita per la Valcamonica diretto in Trentino. Glisente, come il fratello Fermo (venerato in una chiesetta di Borno), fu un guerriero al seguito del re dei Franchi che (come Fermo e la sorella Cristina,venerata in quel di Lozio) si ritirò sui monti in romitaggio.

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a solidarietà passa attra-verso la conoscenza, la cultura e un pizzico di fan-tasia. Sono questi tre ele-menti su cui l’associazio-

ne bresciana Cesar punta per aiuta-re una delle popolazioni più povere dell’Africa a intraprendere la strada dello sviluppo. Strada che passa an-che in terra bresciana e in partico-lare da Gussago un paese che nel 2005, decise di gemellarsi con Aliap. Questo l’argomento principale della conferenza organizzata dal comitato per il gemellaggio a cui hanno parte-cipato come relatori il parroco don Antonio Dabellani e il giornalista del quotidiano “Avvenire” Lorenzo Fazzini, che ha seguito come invia-to l’attesa nei giorni del referendum per l’indipendenza a contatto con gli abitanti della diocesi di Rumbek gui-data dal vescovo bresciano mons. Cesare Mazzolari. Una preziosa te-stimonianza di come “un popolo in cammino” come spesso mons. Maz-zolari ha definito i sudanesi cerchi di avvicinarsi ad un futuro ed una libertà che l’indipendenza porterà anche se il cammino sarà ancora lun-go. Proprio per preparare a questo

futuro Cesar ha avviato i lavori per la costruzione di una scuola per gli insegnanti per aiutare a formare la classe dirigente che aiuti al rilancio di un Paese ricco di risorse naturali. In Italia Cesar invece prosegue la sua opera attraverso iniziative di sensi-bilizzazione nelle scuole, attraverso la creazione di documentari e ora at-traverso anche un libro e un fumetto che verranno presentati a Gussago il 31 maggio alle 18 nella Sala civica Camillo Togni dove proprio Fazzini e Mazzolari presenteranno la pri-ma biografia del vescovo missiona-rio “Mi sono arreso a Dio”, curata e scritta dal giornalista di “Avvenire” capace di cogliere tutto l’amore e la passione profusi da Mazzolari nel-la sua lunga opera pastorale in ter-ra africana. Nel corso dell’incontro verrà presentato il libro a fumetti realizzato in collaborazione con gli

studenti dell’Accademia italiana di arti figurative e digitali. “Il linguaggio dei fumetti per raccontare l’impegno di un Vescovo che del Sud Sudan ha fatto la sua terra dove, con l’aiuto di Cesar onlus, sta aiutando le popola-zioni a ritrovare un’identità e un fu-turo di pace e sviluppo”. Il ricavato della vendita del libro sarà devolu-to a favore del progetto “Scuola per la formazione insegnanti di Cuie-bet”. L’Associazione Cesar (Coordi-namento enti solidali a Rumbek) è una Onlus fondata nel 2000 e fina-lizzata al coordinamento degli enti impegnati a promuovere attività di cooperazione e di sensibilizzazione a favore delle popolazioni del Sud Sudan. In questi anni ha realizzato interventi in ambito educativo, sa-nitario, umanitario, a sostegno della promozione umana e dello sviluppo.

Le amministrazione comunali di Pa-lazzolo, Adro, Capriolo, Cologne, Er-busco, Pontoglio, facenti capo all’am-bito territorio 6 Monte Orfano, hanno stipulato e sottoscritto una conven-zione con la quale organizzare la di-stribuzione e la disponibilità di posti all’interno degli asili nido, pubblici e privati. Uno strumento snello e mol-to semplice in materia di asili nido per dare posti ad un “costo pubblico calmierato” anche all’interno di una struttura privata. È l’obiettivo del pro-gramma sottoscritto dagli assessori delle sei comunità e resosi possibi-le a seguito di direttive ministeriali e regionali per favorire la conciliazione soprattutto per le giovani mamme tra lavoro e famiglia. Il tavolo in-

tercomunale ha deciso di creare un Piano nidi che prevede la possibilità di acquisto da parte dell’Ambito e dei Comuni di alcuni posti all’interno dei nidi privati, per offrirli alle famiglie allo stesso prezzo di una struttura pubblica. “La finalità dell’operazione è quella di diminuire le liste d’attesa e quindi accedere ai posti all’interno del servizio privato ad un costo cal-mierato” ha spiegato l’assessore ai Servizi sociali di Palazzolo, Giulia-na Bertoli. L’Asl di Brescia riceverà le risorse dalla Regione, quantificate in 259mila euro in tre anni che distri-buirà all’ente gestore dell’asilo priva-to così da livellare il costo della ret-ta dell’ente privato a quella dell’ente pubblico; questo accordo, secondo stime approssimative, consentirà ri-sparmi per le famiglie interessate fino a 120-140 euro al mese, senza gravare

sul bilancio delle singole amministra-zioni comunali. “Nel distretto Oglio Monte Orfano si contano 11 asili di cui nove privati. Sul totale di 189 posti tra tutti i Comuni, la convenzione per-mette di acquisirne 81 dalle struttu-re private con una retta normale per le famiglie, come si paga in un asilo pubblico” ha spiegato Piera Valenti, funzionario responsabile dell’apposi-to ufficio comunale.

In edicola potete cercare il numero di aprile del mensile “La Voce della Franciacorta”. In primo piano le prossime elezioni amministrative che interesseranno i Comuni di Corte Franca, Ospitaletto e Pontoglio. Le prime indiscrezioni, anche se manca ancora la chiarezza sulle candidature ufficiali. In apertura il Comune di Gussago, mentre le pagine della Franciacorta danno ampio spazio allo “Sbarazzo” di Rovato. Nella pagina dello sport è interessante la

storia di Willy Mulonia, un clarense che ha fatto della mountain bike una ragione di vita. È salito alle ribalta delle cronache nel 2001 quando a gennaio, in solitaria, decise di attraversare con la sua inseparabile due ruote, le Americhe per 28mila km di fatica. Poi la voglia di condividere l’amore per le due ruote prende l’avvento. Organizzare gare di mountain bike nei luoghi più belli: il Mongolia Bike Challenge giunto allaa seconda edizione.

Il gesto di donare il sangue nel 2010 è stato ripetuto nell’anonimato ben 64.696 volte da parte dei 31.902 avisini bresciani i cui delegati sono affluiti all’Auditorium S. Fedele a Palazzolo per l’annuale Assemblea. È il dato che dà una reale idea della generale generosità e del lavoro che i consiglieri provinciali hanno dovuto e saputo svolgere e coordinare. Ai complimenti del presidente Briola, si sono aggiunti quelli dell’assessore provinciale nonché sindaco locale Alessandro

Sala, dell’Ing. Alberto Cavalli per la Regione Lombardia. Tutti i punti previsti sono stati svolti: dalla relazione sanitaria, bilanci consuntivo e preventivo sono stati approvati dai presenti. Lo spazio riservato al sociologo Gabriele Righini è servito a spiegare quali prospettive di sviluppo aspettano l’Avis in conseguenza dell’internazionalizzazione della popolazione bresciana, intesa non solo come donatori ma anche come destinatari del dono.

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Sabato 2 aprile, si è svolta presso il Centro diurno di S. Pancrazio, l‘annuale assemblea dell’associazione di volontariato “Cor unum”. All‘ordine del giorno la presentazione dei bilanci consuntivo 2010 e preventivo 2011, una riflessione di padre Franco Inselvini e la benedizione del nuovo automezzo Fiat Idea, di cui l‘associazione si è dotata per meglio svolgere i servizi di trasporto verso gli utenti. Il presidente Enrico Strabla ha sottolineato

come la nuova automobile sia stata finanziata quasi completamente dalle offerte che gli utilizzatori del servizio di trasporto donano all‘associazione e dal contributo di una azienda, la ditta “Industrie Polieco” di Cazzago S. Martino, tramite il vicepresidente Beppe Foglia. Ha sottolineato i ritardi che impediscono la riapertura dei centri di fisioterapia di Palazzolo e S. Pancrazio che provocano disagi agli anziani che non possono più usufruire di tali servizi ormai chiusi.

’innovazione tecnologica per ricavare energia elet-trica dalle fonti rinnova-bili e conseguire notevoli risparmi sia in termini am-

bientali (riduzione dell’emissione di anidride carbonica) che economici è giunta anche nella istituzione pubbli-ca comunale di Palazzolo. Si tratta di un vero e proprio piano energetico predisposto ed illustrato dagli asses-sori alla Pubblica istruzione con de-lega alla manutenzione degli edifici scolastici e all’energia Gianni Stuc-chi e ai Lavori pubblici ed Ecologia Bruno Roberto Lancini.Le idee e i principi a sostegno del progetto sono molto chiare e par-zialmente già in fase di realizzazio-ne, anche se il documento definitivo deve essere ancora affinato essendo tuttora in fase di stesura con l’au-silio di specialisti e consulenti del settore; sarà pronto a settembre e andrà a far parte del nuovo Piano di governo del territorio (Pgt). Intan-to tre impianti fotovoltaici saranno montati sui tetti della scuola media King di via Dogane, dell’edificio del-le Elementari di San Giuseppe e del-la palestra adiacente. “Siamo soddi-sfatti perché nel giro di pochi mesi il Comune è riuscito a progettare, appaltare e realizzare i pannelli so-lari negli istituti scolastici ha affer-mato Stucchi i tre impianti sono in grado di generare 300mila kilowatt orari all’anno così da soddisfare il

fabbisogno energetico delle scuole e quello di altre strutture comunali”. L’impianto prevede un investimento a carico del Comune sotto forma di leasing ventennale di 1.5 milio-ni di euro ma con un buon ritorno per le casse comunali. “Contiamo di avere un risparmio energetico an-nuo di 50mila euro che, sommato

alla produzione e vendita di energia ricavata dalle centraline idrauliche che fra qualche mese saranno col-locate nel fiume Oglio, potrà essere reinvestito in progetti energetici” ha proseguito l’Assessore . Succes-sivamente un polo fotovoltaico sarà implementato sull’area del piazzale Kennedy adibito a mercato e sul tet-to del Palatenda. 30mila metri qua-drati di pensiline dotate di pannelli (che consentiranno di tenere il tra-dizionale mercato del lunedì al co-perto in caso di maltempo) in grado di produrre energia elettrica, anche in assenza di sole, con pannelli fo-tovoltaici per coprire il fabbisogno degli edifici pubblici di Palazzolo e finanziare l’innovazione tecnologi-ca dei servizi. Anche per i commercianti, median-te un’apposita card, sarà possibile attingere energia dall’impianto che in futuro potrà perfino essere adi-bito a distributore per ricaricare le batterie delle autovetture elettriche. L’intervento, ancora in fase proget-tuale, prevede un investimento di 4 milioni di euro a carico dell’azienda privata appaltatrice e praticamente senza oneri per le casse comunali; costruzione e gestione saranno af-fidati con un bando pubblico. L’im-presa vincitrice dovrà garantire al Comune, oltre all’energia per gli edifici pubblici stimata in circa 1,2 megawatt complessivi, un adeguato ristorno finanziario.

A tre mesi dall’insediamento come nuovo vertice dell’Azienda ospedaliera “Mellino Mellini” di Chiari, titolare dei cinque plessi ospedalieri di Chiari, Palazzolo, Rovato, Iseo, Orzinuovi, nei giorni scorsi il nuovo direttore generale, Danilo Gariboldi, con il direttore sanitario Romana Coccaglio e il direttore amministrativo Pierluigi Sbardolini ha incontrato l’Amministrazione comunale di Palazzolo e i responsabili della Fondazione Richiedei.

Si è svolta l’assemblea dei soci dell’associazione culturale “Il Maestrale”. Con l’occasione sono stati pure rinnovati gli organismi direttivi in carica per altri tre anni. Confermati i “Mercoledì dell’Arte”. Il 27 aprile il prof. Paolo Sacchini, storico dell’arte, parla di “Il primo astrattismo italiano” presso la Fondazione Cicogna Rampana in via Garibaldi 24. La prof.ssa Silvia Iacobelli si sofferma sul cubismo l’11 maggio presso Villa Gnecchi in via Facchetti 1 a Cologne.

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Fondata a Milano nel 1927, gli scopi dell’Avis fissati dallo Statuto erano e sono i seguenti: venire incontro alla crescente domanda di sangue, avere donatori pronti e controllati nella tipologia del sangue e nello stato di salute, lottare per eliminare la compravendita del sangue, donare gratuitamente sangue a tutti, senza alcuna discriminazione. Questi criteri validi ancora oggi sono ben riconosciuti anche in Valtenesi. Un anniversario

importante per l’Avis della Valtenesi. L’associazione, di sede a Manerba del Garda in via Merici 15, ha festeggiato 40 anni di vita sociale. “La nostra sezione – spiega il presidente Berardo Liloni – conta circa 150 volontari. Donare il sangue è un gesto di solidarietà. Significa dire con i fatti che la vita di chi sta soffrendo mi sta a cuore”.Alla rotonda di Montinelle, tra le vie Atleti Azzurri d’Italia e Gabriele D’Annunzio è stato

inaugurato il monumento dedicato alla sezione, realizzato da Battista Carli, artigiano locale, l’avisino più anziano del gruppo. L’opera è in granito e pesa 20 quintali: una ruota da frantoio del diametro di un metro e mezzo siglata in più punti dalla scritta Avis, dal cui centro si elevano un paracarro spezzato e tre gocce rosso sangue. È seguita la premiazione dei soci di più lungo corso, stimolo ed esempio per l’impegno delle nuove generazioni.

utto sommato potrà sem-brare strano ma anche nei confronti del feno-meno dell’immigrazio-ne le posizioni politiche

non sono poi così distanti. Soprat-tutto quando ci si ritrova a ragionare sulla persona immigrata. Questo ap-parentemente è quello che è emerso dall’incontro “La responsabilità po-litica dei cristiani”, l’appuntamento di “Voci nell’Agorà” tenutosi presso il Centro sociale parrocchiale di Vo-barno. Al dibattito hanno portato il loro contributo, lontano dai pregiu-dizi ideologici e di partito, Margheri-ta Peroni per il Pdl, Pietro Bisinella per il Pd e Aristide Peli per la Lega

Nord. Non si può, però discutere di immigrazione senza avere ben chia-ri i dati, anche perché altrimenti si corre il rischio di fare riferimento solo alla sfera dei luoghi comuni. L’analisi effettuata sugli ultimi dati pubblicati dall’Istat, la Valle Sabbia si conferma un territorio con un’al-ta percentuale di immigrati, in linea con il dato relativo alla totalità della provincia. Infatti, in tutto il Brescia-no la presenza straniera rappresenta il 12,89 % sul totale della popolazione e in Valle Sabbia gli immigrati costi-tuiscono il 12,13 % della popolazio-ne. Analizzando meglio la presenza sul territorio valsabbino, si nota che la popolazione straniera è concen-

trata soprattutto nella media-bassa Valle in prossimità dei principali centri industriali, dove ci sono mag-giori opportunità lavorative, mentre è piuttosto limitata nell’Alta valle e nei paesi montani. Per esempio il co-mune di Sabbio Chiese ha una popo-lazione straniera pari al 13,35 % sul totale della popolazione residente fino ad arrivare al Comune di Odolo con il 22,37%. Nell’Alta valle, invece,

il tasso è più basso. Pensiamo al co-mune di Bagolino, che ha una per-centuale di popolazione straniera pa-ri al 2,74%, o al Comune di Idro con una percentuale di stranieri sul suo territorio pari al 8,4%. Stessa cosa per quanto riguarda i centri monta-ni come, ad esempio, Capovalle con il 4,45%, Serle con il 4,38 % e Pertica Alta con il 3,24 %. Nell’ultimo decen-nio la presenza di immigrati è sempre

andata aumentando, fino ad arrivare a una crescita più contenuta nell’ul-timo anno. Questo dato è dovuto an-che alla crisi economica che ha col-pito le aziende e le industrie locali. Passiamo ora nel dettaglio alla pro-venienza di questi gruppi: il Marocco si conferma in assoluto la comunità più numerosa con il più alto tasso di presenze sul territorio. Seguono a una certa distanza le comunità pro-venienti da Romania, Albania, Sene-gal, Burkina Faso, Moldavia e Paki-stan. È inoltre interessante notare la distribuzione, nei singoli paesi della Valle, delle nazionalità di provenien-za: mentre le numerose popolazioni arrivate da Marocco e Romania so-no distribuite equamente su tutto il territorio, le comunità provenienti dall’Africa sub-sahariana, vale a dire da paesi come il Senegal e il Burkina Faso, sono concentrate soprattutto nei Comuni di Gavardo e Vobarno. Si notino, inoltre, i casi particolari di Bione e Treviso Bresciano: nel Co-mune di Bione la comunità pakistana è in assoluto la più numerosa, mentre a Treviso Bresciano piccolo centro dell’alta Valle, la comunità più nume-rosa è quella proveniente dall’India.

Con il mese di aprile sul lago di Garda è entrato in vigore l’orario primaverile della navigazione pubblica. Durerà fino al 31 maggio per essere poi sostituito da un più intenso programma estivo. L’orario ripropone di massima le corse previste lo scorso anno che hanno portato ad un consolidamento del traffico complessivo di passeggeri ed autoveicoli degli anni precedenti. Secondo i responsabili della Gestione Navigazione Laghi l’impiego della flotta è stato adeguato al nuovo calendario alternando opportunamente riduzioni ad intensificazioni e assicurando una rete capillare di collegamenti tra tutte le località, certi in tal modo di poter offrire un servizio in grado di soddisfare al meglio le richieste del turismo gardesano. Per tutte le informazioni è consultabile il sito internet: www.navigazionelaghi.it.

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ontinuano le iniziative del progetto “Luoghi di Cultu-ra, luoghi di incontro” che coinvolgono diverse paesi della Valle Sabbia. Dopo

i primi appuntamenti di marzo, ora toccherà due volte a Sabbio Chiese, a Pertica Alta e Pertica Bassa, ritornan-do di nuovo a Vestone e Gavardo. Pri-mo fine settimana di eventi a Sabbio Chiese: sabato 2 aprile la Biblioteca Comunale ha ospitato una rassegna bibliografica sui giochi del passato e il laboratorio didattico “Giochi di una volta” a cura della Cooperativa Zero-venti. Domenica 3 aprile, invece, è stata la volta dell’apertura speciale del Museo della civiltà contadina e dei mestieri, con animazione didattica e teatrale per tutti a cura della Coope-rativa Teatro Laboratorio. Si ritorna a Vestone sabato 9 aprile, dopo la pri-ma tappa di marzo. Presso il Museo del Lavoro dalle ore 15 alle 18.30 avrà luogo una conferenza, approfondita da un’esposizione, sul design nell’in-dustria, con un particolare sguardo alle eccellenze valsabbine nel campo del design industriale. Apertura della Biblioteca dalle 16.30 alle 19: alle 17 incontro con l’architetto Ignazio Bo-

nusi, a seguire happy hour. Si prose-gue il fine settimana successivo con il secondo ciclo di iniziative a Gavardo: sabato 16 aprile la Biblioteca “Euge-nio Bertuetti” aprirà dalle 15 alle 18 e alle 16 inizierà la lettura animata con gioco “Quei Bestioni della Preistoria” a cura di Barbara Mino. Domenica 17 aprile, invece, apertura del Museo archeologico della Valle Sabbia a partire dalle ore 14.30 fino alle 18.30 con la conferenza semise-ria “Animali antichi e pelosi” a cura del paleontologo Fabio Bona e a se-guire laboratorio sull’Ursus spela-eus per i più piccoli. Primo ciclo di incontri per i Comuni di Pertica Al-ta e Pertica Bassa lunedì 25 aprile. A partire dalle ore 15.30 alle 19, inau-gurazione del nuovo allestimento del Museo della Resistenza e del folclo-re valsabbino (Pertica Bassa, frazio-ne di Forno d’Ono), con il taglio del

nastro e la visita. Alle ore 16.30 ini-zierà lo spettacolo teatrale “L’ultimo inverno” a cura del teatro Poetico di Gavardo sulla Resistenza in Val-le Sabbia, seguito da un buffet. Per l’occasione, la biblioteca di Pertica Alta situata nella frazione di Livem-mo, si “trasferisce” con uno spazio appositamente dedicato, dove sarà possibile visionare una selezione di libri sull’argomento. Si ritorna a Sabbio Chiese per l’ulti-mo fine settimana di aprile: sabato 30 aprile apertura della Biblioteca dalle ore 15 alle 18 con un laboratorio/gio-co sul libro e tutte le professioni che ruotano intorno ad esso. Domenica 1 maggio, invece, apertura del Museo della civiltà contadina e dei Mestie-ri dalle ore 15 alle 17, dove Peppino racconterà a grandi e piccini il suo lavoro di falegname attraverso gli strumenti di lavoro.

Dall’11 marzo, il giorno del terremoto che ha colpito la regione di Sendai, in Giappone, che ha provocato, oltre a morte e devastazione, anche il gravis-simo danneggiamento alla centrale nucleare di Fukushima, viene spesso ricordata la catastrofe di Chernobyl. Il 26 aprile ricorrerà il 25° anniversa-rio dalla tragedia che colpì profon-damente i paesi e le cittadine vicine alla centrale e non solo, e le conse-guenze sono purtroppo ancora oggi incalcolabili.Ogni anno l’associazione “Gavardo insieme per voi Onlus” con i suoi vo-lontari, si impegna a fare da ponte proprio fra la Bielorussia e l’Italia per dare un aiuto concreto ai bambini di Vasilevichi, paese a quaranta chilo-metri dalla scoppio del reattore della centrale nucleare di Chernobyl con diverse iniziative che vanno dai sog-giorni in Italia alla raccolta fondi per l’istituto comprensivo del piccolo cen-tro che ospita tutti i ragazzi dall’asilo alle scuole superiori. Nata nel 1994 con il gruppo Age (As-sociazione genitori), successivamen-te nel 1997 alcune famiglie hanno creato il comitato “Gavardo per Cher-nobyl”. Nel 1999, poi, arriva la confer-ma notarile e la definizione ufficiale di Onlus con la possibilità di ricevere il 5xmille dalle dichiarazioni dei redditi.L’esperienza dei membri dell’Associa-zione è ormai consolidata e da anni organizzano i viaggi in Valle Sabbia e in alcuni paesi del Garda dei bam-bini. Durante l’anno raccolgono le offerte necessarie al potenziamento dell’istituto comprensorio a Vasile-

vichi fra spettacoli e iniziative varie, fino all’arrivo dell’estate con l’arrivo dei bambini nelle famiglie e nella co-lonia di Gavardo.Per qualsiasi informazione relativa all’Associazione, per donazioni anche per il pagamento del viaggio a un bam-bino e per la destinazione del 5xmille nella denuncia dei redditi, contattare 0365373816.

Dal 6 aprile sino alla fine di settembre sono previsti i lavori di riqualificazione e adeguamento degli impianti tecnologici installati all’interno delle gallerie Montecovolo, Tremosine ed Efialti lungo la statale 45bis “Gardesana Occidentale”. La chiusura del tratto di strada, compreso tra lo svincolo di Villanuova sul Clisi e quello di Roè Volciano in località Tormini, avviene in orario notturno, tra le 22 e le 6. Per i veicoli provenienti da Salò, in direzione Brescia, uscita

allo svincolo di Roè Volciano, si percorre un breve tratto di strada provinciale 116 e si riprende la strada statale allo svincolo di Villanuova. La manovra si inverte per i veicoli provenienti da Brescia, in direzione Salò-Riva del Garda. Dalla chiusura restano escluse le notti di sabato e di domenica e quelle dei giorni festivi e prefestivi. I lavori verranno comunque sospesi tra giovedì 21 aprile e martedì 26 e tra lunedì 8 agosto e martedì 16.

Apre i battenti a Verona l’edizione numero 45 di Vinitaly, il salone internazionale del vino e dei distillati. Da giovedì 7 a lunedì 11 aprile 4000 espositori, provenienti da tutto il mondo, presentano il top della produzione. Cinque giorni di grandi eventi capaci di attrarre oltre 150mila professionisti del settore: degustazioni tecniche, panoramiche sulle realtà vitivinicole delle diverse regioni italiane e un programma di convegni, conferenze, forum

e seminari, che affronta e approfondisce i temi dell’attualità facendo emergere le sfide e le prospettive per il futuro. A Vinitaly protagonista è il Consorzio Garda Classico, presieduto da Sante Bonomo, che ha in serbo due importanti presentazioni: giovedì alle 11, la nuova Doc Valtènesi, approvata dal Comitato Nazionale Vini e venerdì alle 11, la quarta edizione di “Italia in Rosa”, la manifestazione dei rosati d’Italia che si terrà a Moniga il 4 e 5 giugno.

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olte le impalcature è rie-mersa allo sguardo nel-la sua essenziale bellez-za la chiesa di S. Rocco a Invico antica vicinia

e parrocchia che deve il suo nome al fatto di affacciarsi su una strada verso la Valsabbia per secoli impor-tante ed anche strategica dal pun-to di vista militare fino alla prima guerra mondiale, quando l’Impero austroungarico si affacciava sul lago d’Idro. Sono infatti terminati impor-tanti lavori di sistemazione esterna dell’edificio sacro.Settecentesco, costruito in sosti-tuzione di un più antico, del quale rimane l’antico campanile gotico, è piacevole sorpresa per il passante, costretto ad ammirare la sua sobria facciata scandita da un doppio ordi-ne di paraste (pilastri parzialmente sporgenti) accoppiate. La parrocchia, guidata da don Via-tore Vianini, ha messo così mano ad un’opera importante che segna an-

fresco del soffitto sono contenute in cornici a stucco, l’altare maggiore e i due altari laterali ospitano pale di notevole interesse che richiamano autori come Giugno e il Paglia; il po-littico che decora l’altare della Ma-donna è ritenuto di scuola foppesca; la cantoria dell’organo è attribuita ai famosi intagliatori della famiglia Pialorsi, detti Boscaì.Tutto questo era a rischio per le con-dizioni di degrado dei vari tetti in le-gno con coppi su aula, abside,corpi annessi (sagrestia, vano scala, ecc..), le carenze del sistema di raccolta e scarico delle acque con infiltrazioni interne dal tetto passa-te alla muratura ed all’intonaco in vari punti. E ancora manifestazioni di dissesto all’altare della Madonna, problemi di accessibilità al tetto.Si è intervenuti, su progetto di re-stauro e risanamento conservativo redatto dallo studio dell’ing. Santo Tonoli, per la prima parte di un più

che il compimento di una lunga se-rie di interventi (oltre un milione di euro) di recupero del centro stori-co di Invico realizzati in un decen-nio dal Comune, a cominciare dalla piazzetta dedicata all’indimenticato parroco don Giuseppe Benigna da-vanti alla chiesa e adiacenze. Si è iniziato dal tetto, determinan-te per la tutela dell’edificio e delle opere d’arte in esso contenute: in-fatti quanto è sobria ed essenziale la facciata, è altrettanto ricco l’in-terno scandito da una navata con due piccole cappelle laterali, prima del presbiterio. Le decorazioni ad af-

Così come il ministero per i Beni culturali apre tutti i luoghi statali dell’arte, anche la Valtrompia celebrerà la XIII Settimana della cultura (9-17 aprile), aprendo gratuitamente i siti museali sparsi sul territorio. Il Museo delle armi e della tradizione armiera di Gardone sarà visitabile senza impegno martedì e mercoledì (14.30/18.30), giovedì e venerdì (9/12 e 14.30/18.30) e sabato (9/12). A Lodrino il Museo etnografico aprirà domenica 10 e domenica 17 (ore 14/18), mentre

a Lumezzane il Museo delle costellazioni sarà protagonista domenica 17 alle ore 16 con lo spettacolo “Lo spettacolo del cielo” (prenotazione allo 030.872164). Sabato 16 aprile a Marmentino la sala consigliare ospiterà dalle ore 10 alle 12 “La donna intelligente”, fiaba teatralizzata della tradizione popolare albanese raccontata nella lingua madre e in italiano. Domenica 17 visitabili liberamente il Borgo del Maglio di Ome e l’attigua Casa museo Pietro Malossi

(ore 10/12 e 15/18) con la mostra “Alle origini del Risorgimento: 1796-1815”. Sabato 16 è la volta del Museo Le miniere di Pezzaze con apertura straordinaria delle gallerie (15/18) e merenda offerta dall’Agenzia Parco Minerario. Domenica 10 e 17 apertura del museo Il Forno di Tavernole; infine, Sarezzo protagonista con tutta una serie di eventi, a partire da sabato 9 aprile con l’inaugurazione del nuovo allestimento sonoro al Maglio di Crocevia, tornando a rivivere

l’atmosfera di un antico tempo di lavoro nello scroscio dell’acqua, lo strisciare dei metalli, le voci dei mastri forgiatori. Domenica 10, invece, verrà inaugurata presso la Sala delle collezioni del maglio la mostra “Favole in fucina”, aperta sino a domenica 1 maggio. Venerdì 15 alle 20.30 lo spettacolo “Flamenco por martinete” a cura della compagnia Ensemble Flamenco e domenica 17 apertura pomeridiana di Museo e ludoteca. Info su http://cultura.valletrompia.it.

Internet non è un problema. I 150 dell’Unità d’Italia portano anche il wi-fi per i cittadini di Bovezzo. In-sieme ad altri 149 Comuni sparsi sul territorio nazionale (e unico in Valtrompia), dall’inizio del mese di aprile la municipalità bovezzese po-trà godere di un collegamento gra-tuito a internet che copre l’intero perimetro di piazza Rota.Realizzata grazie alla collaborazio-ne fra Unidata e la rivista Wired, l’iniziativa “150 Piazze Wi-Fi” in-tende mettere in evidenza il biso-gno di tutto il Paese ad avere una forte spinta per l’inclusione digi-tale, sia di tipo infrastrutturale sia culturale. “Siamo molto contenti che la nostra richiesta di partecipazione sia sta-ta accolta – dice il sindaco Antonio

Bazzani –, perché crediamo che co-sì si possa arrivare a una maggiore diffusione della conoscenza e della consuetudine d’uso delle tecnolo-gie digitali per tutte le età e i ceti sociali”.Il servizio sarà attivo in fase speri-mentale sino al 31 dicembre 2011 e tutti i cittadini potranno usufruirne con l’unica limitazione di due ore per giorno. Una volta in piazza Rota per col-legarsi basta associarsi alla rete W150 Bovezzo, registrarsi nella pagina di accesso che compare e, seguendo le istruzioni, attivare il servizio con una chiamata dal nu-mero di cellulare inserito.Per maggiori informazioni, si può visitare il sito www.comunedibo-vezzo.com. (a.a.)

ampio programma di valorizzazione di tutto l’edificio. Sono tre gli obbiettivi: il recupero dell’efficienza strutturale, della fun-zione di protezione e del migliora-mento sismico.Si è andati così dal restauro dell’or-ditura principale del tetto in legno, alla sostituzione degli elementi de-gradati dell’orditura secondaria e del tavolato, riparazioni del manto di coppi, canali e converse, fino al-le due catene in ferro longitudinali

a contrasto del meccanismo di ribal-tamento della facciata. Si è anche predisposto un sistema di accesso di sicurezza al tetto. Infine il restau-ro delle superfici limitati alle porzio-ni degradate, serramenti ed infissi.Per ora sono stati spesi circa 180mi-la euro: il resto è affidato alla gene-rosità dei parrocchiani che come in altre occasioni non mancheranno di dare il loro prezioso contributo. Si sa in questi paesi è ancora forte la tradizione religiosa.

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della Lorenzini di Gussago il restauro conservativo degli intonaci esterni del-la chiesa parrocchiale del-la frazione rovatese di San

Giuseppe (nella foto a destra). Per lo studio gussaghese, che da sempre si occupa del recupero di intonaco di in-teresse storico, si tratta di un nuovo approccio, dato che solo in tempi re-centi la Soprintendenza delle belle arti ha trasferito la competenza di questo genere di interventi dall’impresa edile a professionisti del campo del restau-ro conservativo, con adeguati progetti di intervento prima richiesti solo per i dipinti. In effetti gli intonaci esterni

della settecentesca chiesa di San Giu-seppe, pur essendo superfici non par-ticolarmente pregiate, sono entrati a far parte, per la loro età, dei materia-li da conservare e che per questo ne-cessitano di tecniche e di conoscenze

specifiche. L’intervento di Lorenzini si è strutturato in più fasi. In un primo momento il restauratore si è occupa-to di una indagine conoscitiva preli-minare per separare ciò che era da conservare, come gli intonaci origi-nali, da ciò, invece, che poteva essere tolto perché aggiunto in un secondo momento e che spesso, come nel ca-so degli intonaci cementizi, è causa del degrado. Espletata l’indagine co-noscitiva l’intervento conservativo ha poi portato il restauratore a mettere in atto quelle azioni necessarie per ga-rantire la tenuta degli intonaci d’epo-ca, eliminando le eventuali situazioni, come abrasioni e erosioni causate dal

vento che possono incidere sulla te-nuta degli intonaci. Il passaggio suc-cessivo è stata l’integrazione delle parti mancanti. C’è stata poi la resti-tuzione tonale, cioè la ricoloritura de-gli intonaci effettuata sulla scorta di alcune indicazioni trovate nel corso della ricognizione sulla parrocchiale. Quello realizzato da Lorenzini a San Giuseppe di Rovato è un intervento per tanti aspetti innovativo, destinato però a diventare prassi ordinaria nella ristrutturazione delle facciate. Per il restauratore di Gussago, forte anche della collaborazione con la Soprinten-denza avviata nell’intervento nella fra-zione rovatese, non si potrà più pen-

sare di procedere a una distruzione indifferenziata di tutti gli intonaci. Si dovrà invece procedere a una attenta analisi che consenta di salvaguardare gli intonaci storici. Quello condotto a Rovato, pur non essendo il primo intervento del genere nel Bresciano, traccia una strada anche per chi, in futuro, si troverà a dover mettere in atto la manutenzione di chiese e pa-lazzo storici. San Giuseppe di Rova-to, che da qualche settimana ha av-viato il recupero conservativo degli intonaci, si presta a fare scuola per una nuova tipologia di interventi. Si-no a ottobre gli interessati potran-no vedere i lavori con i loro occhi.

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omeo Seccamani è un re-stauratore di lungo cor-so, che ha mosso i primi passi importanti a Mila-no con la restauratrice

Pinin Brambilla per il Cenacolo. At-tualmente Seccamani, che ha lo stu-dio in via Carlo Cattaneo, sta seguen-do i restauri della chiesa di Sant’Anto-nio ad Anfo e di alcuni dipinti su tela commissionati da parrocchie e priva-ti. La chiesa di Sant’Antonio ad Anfo è un piccolo tempio, edificato nel XIV secolo e collocato sul dosso di Castér. la parrocchia di Anfo, l’ente munici-pale del piccolo borgo lacustre e la Fondazione della comunità brescia-na hanno unito le forze per riportare all’antico splendore lo straordinario e vasto lavoro pittorico che impreziosi-sce la chiesetta di Sant’Antonio. Attra-verso un accurato lavoro autorizzato e diretto dalla Soprintendenza di Bre-scia, e suddiviso in più lotti, il labo-ratorio artistico di Romeo Seccamani

si prenderà cura dei cicli d’affreschi che presentano temi pittorici fonda-mentali per l’epoca di edificazione del tempio quali, ad esempio, la vita di Sant’Antonio abate, la Crocefissio-ne e i quattro evangelisti. Il lavoro più importante di Seccamani è quello che ha riportato alla luce l’affresco di Gen-tile da Fabriano nel Broletto. L’artista lavorò a Brescia dal 1414 al 1419 su incarico di Pandolfo Malatesta. Nel 1985, nel corso di lavori di restauro del Broletto, sono riemersi frammenti di affreschi attribuibili allo stesso arti-

sta. Si tratta di vedute di città e di una Resurrezione frammentaria sistemate nel sottotetto. Seccamani era partito dalla conside-razione che tutti i libri di storia dell’ar-te sostenevano la presenza a Brescia di un capolavoro di Gentile da Fabria-no: era definita l’opera più costosa di tutto il Quattrocento. L’opera ritrova-ta è un capolavoro di ricerca storica e artistica; non vi sono, inoltre, altri affreschi di Gentile da Fabriano, sal-vo la Madonna del Duomo di Orvieto. Seccamani ha restaurato i capolavori di tutti i pittori bresciani, dal Foppa al Romanino (nel Duomo di Brescia), al Moretto. Oggi Seccamani lamen-ta la tendenza di cercare nel restau-ratore una figura preparata solo sul piano scientifico, mentre il restau-ratore deve “essere legato anche al mondo pittorico: non può mancare, infatti, l’innata sensibilità per i colo-ri. Ci vuole sempre una preparazione pittorica ed estetica”.

Ante d’organo del Duomo vecchio ora

esposte al Duomo nuovo di Brescia.

Lo sposalizio di Girolamo Romanino (1540)

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a alcuni anni la Laba sta conducendo un’opera di restauro di parti del Te-atro Grande a costo zero per il Comune e per il te-

atro stesso. Nel 2007 le allieve hanno proceduto alla pulitura e al recupero conserva-tivo dello scalone d’ingresso; l’anno successivo si sono dedicate al re-stauro dei due grandi dipinti murali di Gaetano Cresseri, raffiguranti le allegorie della Tragedia e della Com-media, laterali allo scalone; nel 2009 l’intervento ha riguardato le 16 sta-tue dell’omonima sala; nel 2010, con il sostegno della Fondazione Asm e

della Banca popolare di Bergamo, è tornata a splendere la Sala da gioco di Giuseppe Teosa, adiacente alla caffetteria. Attualmente le studen-tesse sono impegnate nel restau-ro delle specchiere del Ridotto. A

Leno, in collaborazione con Cassa Padana, un altro gruppo di studenti ha quasi ultimato il restauro di Vil-la Badia. Ma l’accademia non opera solo nell’ambito del restauro. La Li-bera accademia di belle arti Laba, di Brescia, ideata e diretta da Roberto Dolzanelli, fin dalle origini ha inteso fondere la solidità della tradizione alla forza innovativa delle ricerche artistiche più avanzate, consideran-do di primaria importanza il fattore etico e umano e diventando, per in-tensità di attività e di relazioni, pun-to di riferimento per tutto il territo-rio nazionale. Recentemente è stata inaugurata

una sede Laba ad Hangzhou, in Cina.Inoltre la Laba ha curato il contatto diretto con il mondo dell’arte: con gal-lerie, con musei, attraverso l’incontro con le maggiori personalità della cul-tura del nostro tempo in un’iniziativa denominata “Incontri con l’artista”, che negli anni ha visto ospiti illustri. In modo particolare ha curato collabo-razioni con le realtà produttive – im-prese e aziende – che hanno generato un forte radicamento sul territorio. I “Progetti speciali” riguardano la rea-lizzazione di opere pubbliche, di re-stauro di edifici e di monumenti e di arredo urbano, commissionate attra-verso convenzioni da enti e istituzioni

(Comuni, ospedali, teatri). L’accade-mia dispone di una sede staccata nel cuore di Brescia, la prestigiosa Casa dei Palazzi, riservata alle arti visive. Al suo interno è ospitato lo Spazio Laba, dedicato alle esposizioni degli allievi e dei docenti dell’accademia e di ar-tisti ospiti. Sotto il profilo delle strut-ture la Laba ha investito in impianti e tecnologie d’avanguardia e in sistemi informatici di ultima generazione. Sol-lecitare e favorire la ricerca all’inter-no dell’accademia la Laba promuove, attraverso una convenzione con La Compagnia della Stampa di Massetti Rodella editore, la pubblicazione dei “Quaderni della Laba”.

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Brescia, la chiesa di S. Faustino e Giovita in riposo o più comune-mente conosciuta co-me Santa Rita; le mura

del Castello a Polpenazze e Palazzo Loggia a Brescia. Sono solo gli ultimi interventi di restauro che portano la firma della ditta Stema s.r.l. Una real-tà operante a Brescia dal 1995 per im-pegno dell’arch. Maurizio Feola e che può contare su nove dipendenti, più una decina di collaboratori. Elisa Pe-dretti ne è il direttore tecnico dal 1996 e titolare dal 2000 che unisce al suo impegno nel campo imprenditoriale anche quello didattico, ricoprendo il ruolo di coordinatrice della cattedra di restauro della Libera accademia di belle arti di Brescia. La Stema oggi opera in maniera continuativa negli interventi di restauro e di risanamen-to edilizio di edifici di pregio, sia in ambito monumentale che civile, pos-sedendo la opportune qualificazioni.

La sua struttura operativa è dotata di attrezzature che le permettono di af-frontare qualsiasi problematica ine-rente al restauro e all’edilizia ed ha instaurato da anni rapporti di colla-borazione con progettisti di rinoma-ta esperienza, impegnati alla stesura e redazione di progetti di restauro e di relazioni di anamnesi storica e dia-gnostica. Questa unione di professio-nalità e competenze è una formula collaudata per la buona riuscita di un cantiere di restauro che dipende da diversi fattori: un progetto ade-

guato; qualificate maestranze, capaci di operare realizzando le aspettative della Direzione lavori, al fine di rag-giungere gli obiettivi prefissati. Una organizzazione così strutturata le ha permesso di condurre anche quattro o cinque cantieri contemporanei, va-lorizzando gli entusiasmi, soprattut-to delle giovani maestranze formate nell’utilizzo e la padronanza dei mate-riali e tecniche costruttive, sia di ulti-ma generazione sia storiche. Questo le ha permesso di essere impegnata nella situazione d’emergenza creata-si con l’evento del sisma abbattutosi sulla nostra provincia nell’anno 2004 e che ha interessato la riviera nord oc-cidentale del lago di Garda e la bassa valle Sabbia. In questa occasione la ditta Stema ha realizzato gli interventi di restauro o di miglioramento sismi-co presso la Rocca di Sabbio Chiese; la chiesa monumentale di S. Andrea di Maderno; la parrocchiale di Prese-glie; la chiesa di S. Rocco a Vobarno.

Sopralluoghi

e Preventivi Gratuiti

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Mercoledì 13 aprile alle ore 18 pres-so la libreria delle Paoline (in via Gabriele Rosa, 57 a Brescia) verrà presentato il libro di Benedetto XVI su “Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurre-zione”. Intervengono mons. Giaco-mo Canobbio (a sinistra nella foto) e don Flavio Dalla Vecchia. Di que-sto libro ha parlato martedì 5 aprile a Milano, all’Università cattolica del Sacro Cuore, il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata. Nel suo intervento, il Vescovo ha af-frontato gli aspetti teologici e stori-ci sviluppati nel volume dal Papa, sottolineando che “nell’orizzonte della fede la conoscenza storica su Gesù di Nazaret non perde in nul-la di onestà intellettuale e di rigore

Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato”. All’udire questo, Gesù disse: “Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato”. Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: “Andiamo di nuovo in Giudea!”. I discepoli gli dissero: “Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?”. Gesù rispose: “Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui”. Disse queste cose e poi soggiunse loro: “Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo”. (...)

anno dietro a Gesù in un percorso umanamente folle: dalla parte oppo-sta a dove l’amicizia e il cuore vorrebbero anda-

re. Lazzaro sta male e Gesù non corre da lui. E si chiedono perché. Debole la risposta sua che quella malattia non è per la morte ma per la gloria. Soprat-tutto quando il pellegrinaggio delle sorelle del morto ripete la litania di una fede nella persona e non nel Si-gnore: “Se tu fossi stato qui”. Bisogno di presenza. Bisogno di certezze. Ma Gesù sta lontano. Si tiene volutamen-te lontano. Nemmeno per Marta e Ma-ria è disposto a cedere alla debolezza di esserci, di risolvere l’immediato, di badare a un bisogno del momento. Il suo accostarsi all’umanità non è per risolvere i problemi spiccioli ma per indirizzare alle certezze. Questa è la gloria: comprendere Dio e non pie-garlo, non usarlo. Con la nostra faci-lità alla scorciatoia, alla ricerca rapi-da della soluzione. Ma il dolore? E la morte? Un baratro immenso che non possiamo sopportare. E Lui è lontano.

In quel momento di dramma assolu-to Lui è lontano e non vuole essere lì. Dio che scappi! Dio che ti nascondi. Se fossi stato qui...Bastava così poco e le lacrime postu-me di un Gesù solo qui commosso e in pianto sono poca cosa per rimediare all’assenza voluta. Ma Lui non poteva essere lì. Quella morte è per la gloria, cioè per la fede, chiave per capire il dopo, l’altra morte, la sua, e imparare a credere. Lazzaro può risorgere, ed è un dettaglio di fronte al bisogno di fede che Gesù chiede alle sorelle e ai Giudei presenti. Non è il prodigio che conta ma la fede. Altrimenti sarà in-credibile il sepolcro vuoto la mattina di Pasqua. Altrimenti sarà solo que-stione di facili soluzioni e di scorcia-toie aver Gesù come amico e poterlo chiamare nei momenti difficili, anche nei più difficili. Finché ci sarà.Frastornate le sorelle rispondono col residuo della fede e con una speranza che non sa dove andare, in bilico col rispetto umano e con le convenien-ze. Scontrata con l’altra fede, quella di Gesù, che sta per compiere il mi-

racolo, forse lui pure incerto dietro il velo di lacrime che ancora gli ricor-dano Lazzaro, innanzi tutto amico e solo poi strumento della gloria di Dio. Quella gloria così difficile da realizza-re anche per Lui, atto di fede che non può prendere scorciatoie e che si fa dolore e morte prima di diventare ri-surrezione. E passa per quell’abban-dono che non è distacco e distanza di Dio ma solo ultima prova per la fe-de, ultimo diaframma per capire che nemmeno la morte è capace di por-tarci via da Dio. Le nostre scorciatoie per resistere sono la più bella delle tentazioni e la più necessaria. È il bisogno di un Dio alla nostra portata, di un Gesù amico da chiamare nei momenti di difficol-tà. E Lui si allontana, aspetta (quasi insensibile) che il tempo della fede arrivi dopo quello del bisogno spiccio-lo e non soccomba sotto il peso dello scandalo. Quel lumicino... “Se tu fossi stato qui”. E la fede. Incomprensibile come il bisogno di Dio, contradditto-ria come le sue lacrime. Non avresti potuto essere lì.

critico, ma si consolida e si allarga all’identità e all’incontro persona-le che nessuna acribia storiogra-fica da sola potrebbe assicurare”. Rivolgendosi a docenti e studenti, mons. Crociata ha poi detto che “a voi torna come compito il messag-gio di quest’opera del Papa: da un pensiero fecondato dalla presenza di Cristo far nascere una cultura e una competenza scientifica capaci di rinnovare l’umano nell’orizzonte del suo ritrovato rapporto con Dio”. Proseguendo nella sua riflessione sul volume del Papa, mons. Cro-ciata nota che lo stesso “ci chiede innanzitutto di entrare sempre più profondamente nella contemplazio-ne e nella assimilazione del mistero di Cristo, in una conoscenza amoro-

sa e in una relazione d’amore intel-ligente con Lui così come ci viene presentato”. Due aspetti in partico-lare vengono messi in luce: il primo – ha detto – consiste “nell’intimo conflitto tra volontà umana e volon-tà divina che affligge la condizione umana dopo il peccato”. Questo conflitto viene superato in Cristo “perché la volontà della sua persona divina accoglie in sé la vo-lontà della natura umana”. Il secon-do aspetto riguarda la dimensione “politica” insita nella sua condanna a morte. Il “distacco della dimen-sione religiosa da quella politica” si realizza in Gesù e risponde a “un disegno divino” che vuole che “solo attraverso la croce” avvenga “la se-parazione di politica e fede”.

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l miracolo del cieco guari-to e l’indurimento del cuore dei farisei. Sono i due aspet-ti della liturgia sui quali papa Benedetto ha invitato a riflet-

tere domenica scorsa. Il raccon-to evangelico ci pone di fronte ad una domanda che è presente nella nostra vita di credenti, domanda che il Papa ricorda quando cita le parole di Gesù: “Tu credi nel figlio dell’uomo?”. La risposta, ‘credo’, ci porta a cogliere un aspetto che Benedetto XVI evidenzia così: il cie-co “riconosce il segno operato da Gesù e passa dalla luce degli occhi alla luce della fede”; egli, “persona semplice”, compie un cammino di fede. C’è una differenza profonda, e vale la pena di evidenziarla, tra il cieco guarito che ha subito detto il suo “sì” nel verbo credo, e la folla che “invece, si sofferma a discute-re sull’accaduto e resta distante e indifferente. Gli stessi genitori del cieco sono vinti dalla paura del giu-

papa Wojtyla, sacerdote e vescovo. Alle 21.37 si è fermato l’orologio della torre comunale, e la grande campana Sigismondo, che ne ave-va salutato l’elezione a successore di Pietro, e annunciato tristemen-te la morte, è tornata a suonare per ricordare l’anniversario e per gio-ire per la prossima beatificazione.La gente, soprattutto giovani, ha percorso le strade di Cracovia can-tando, con chitarre, violini; ha cam-minato verso la finestra da dove a partire dalla visita del giugno 1979 è iniziato il dialogo di papa Wojty-la con i giovani della sua Polonia. Sulla finestra, una grande foto ri-cordava che proprio da lì Giovanni Paolo II si rivolgeva ai ragazzi per un dialogo fatto di canti e parole, di ricordi e di impegno.Benedetto XVI, all’Angelus, ha ri-cordato il suo predecessore, il “grande pontefice e testimone di Cristo”; un ricordo affettuoso nel-la preghiera in attesa di elevarlo

dizio degli altri”. Anche noi, com-menta il Papa, “siamo nati ciechi” a causa del peccato originale di Ada-mo, ma nel battesimo “siamo stati illuminati dalla grazia di Cristo”. Ma vorrei scrivere, a questo punto, di un’altra luce, anzi di altre luci che nella notte del 2 aprile sono rima-ste accese per diverse ore sotto la statua di Giovanni Paolo II nel cor-tile dell’arcivescovado di Cracovia, e nella piazza davanti la chiesa dei francescani sotto la finestra del Pa-pa a via Franciszkanska al numero 3. Chi vi scrive ha trascorso, la sera del 2 aprile, nella città che ha visto

“L’Europa deve ringraziare il Vangelo, se divenne Europa. Solo il cristianesimo ha riunito popoli e tribù, molto differenti tra loro, stanziati nel territorio dell’attuale Europa, in una sola fede, creando uno spazio culturale vasto ma in sé fortemente poliedrico”. Lo ha ribadito il card. Walter Kasper (nella foto) intervenendo ai “Colloqui sublacensi”, svoltisi il 1º aprile nel protocenobio di Santa Scolastica, a Subiaco, per iniziativa della locale abbazia territoriale. Nella sua

relazione “Il dialogo ecumenico tra cristiani elemento fondamentale per la costruzione dell’Europa”, il presidente emerito del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani ha ricordato che “furono le vie di pellegrinaggio, i grandi ordini monastici e le università a unire l’Europa. È stato il cristianesimo ad unificare l’Europa. Chi contesta queste radici cristiane – ha affermato – dovrebbe fare un viaggio da Gibilterra fino in Estonia, passando per Spagna,

Francia, Germania, Polonia e dall’antica Costantinopoli a Mosca, passando per Kiev. Ovunque troverà delle cattedrali, la croce, immagini della Madonna e raffigurazioni di santi, che sono comuni ai popoli europei fino ad oggi. Tali incontestabili testimonianze e testimoni smentiscono ogni menzogna che affermi il contrario. L’Europa ha radici cristiane; senza il cristianesimo, l’Europa non sarebbe diventata Europa”. Di questa cultura europea, ha proseguito

il card. Kasper fanno parte “il riconoscimento della dignità di ogni essere umano, l’idea di solidarietà tra gli esseri umani, di uguaglianza e di fraternità”. Fa parte di questa cultura anche “la monogamia, che ha fondato la cultura della famiglia come cellula della società”. Sono questi per il cardinale “”i valori principali per i quali l’Europa deve ringraziare il cristianesimo; valori che sono continuati a sussistere oltre le divisioni posteriori della cristianità”.

Grande dispiacere ha provocato tra i cattolici un articolo pubblicato re-centemente dal quotidiano “Il Fo-glio” con il titolo “Contro il celibato dei preti” a firma di Gianni Gennari. Oggetto delle dure critiche è il prefet-to della Congregazione per il clero, il card. Mauro Piacenza, colpevole di aver pubblicato su “L’Osservato-re Romano” due articoli nei quali ri-chiama il magistero da Pio XI a Be-nedetto XVI a riguardo della natura-le convenienza tra sacerdozio e ce-libato. La posizione del porporato è giudicata “dottrinalmente infondata e sottilmente violenta”: questo giudi-zio davvero sconcerta, perché nulla di tutto questo si trova nel colloquio internazionale che il card. Piacenza ha tenuto ad Ars nel gennaio scorso e che è stato utilmente ripreso più

volte dal giornale vaticano. Dietro all’attacco al Prefetto della Congre-gazione per il clero c’è la solita tesi che la scelta del celibato non sareb-be “essenziale – scrive Gennari – al ministero dei preti cattolici, contrad-direbbe la stessa tradizione aposto-lica”. Insomma, sarebbe un’inven-zione della Chiesa del IV secolo. La tesi è vecchia e sorpassata perché, è ormai assodato, che i Concili del-la Chiesa antica, per primo quello di Elvira (300 ca), presso Granada, chiedendo ai chierici il celibato, te-stimoniano con ovvietà una prassi ben precedente, consolidata e che, pertanto, poteva essere tradotta in legge. Nella vita della Chiesa viene normato quanto già è vissuto: non si danno soluzioni di continuità su ar-gomenti decisivi.

all’onore degli altari. È felice il Pa-pa di poter presiedere questo even-to e invita i fedeli ad “affidarsi an-cora di più alla sua intercessione”. Una felicità che era altrettanto pa-lese negli sguardi, nelle parole in quella piazza polacca, tra i volti giovani e meno giovani. Non solo commozione sui volti del-le persone, non solo guance bagna-te dalle lacrime; ma anche la gioia di chi aveva vissuto i grandi cam-biamenti portati dal Papa figlio del-

la terra polacca e guardava a lui, a Giovanni Paolo II, come a una luce capace di rischiarare la notte della mancata democrazia e della liber-tà repressa. Oggi mi sembra che tutti dobbia-mo guardare a papa Wojtyla con occhi nuovi, capaci di andare oltre l’immagine, il gesto, le tante prime volte. Dobbiamo imparare a leggere tutto ciò che quei gesti, quelle fra-si, quei perdoni pronunciati e non sempre capiti, si portavano dietro.

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a cosa che mi sta più a cuo-re è fare dei preti contenti di servire la Chiesa in un discepolato autentico del Signore”.

Parla del prete, della sua immagine e della sua vita nel contesto contem-poraneo il vescovo Luciano Mona-ri per presentare il nuovo Proget-to formativo del Seminario. Lo fa nel contesto familiare e solenne di un’assemblea in cui sono presenti i seminaristi della comunità del Se-minario maggiore e i docenti di Te-ologia tenutasi lo scorso 5 aprile in via Bollani.Il rettore mons. Carlo Bresciani ri-corda come la gestazione del nuovo progetto venga da lontano: “Questo documento sostituisce il progetto formativo del 1988. Nel frattempo sono cambiate molte cose sia nella vita del Seminario, sia nelle indica-zioni che il magistero della Chiesa ha offerto per la formazione dei fu-turi presbiteri”. Vale la pena di ricor-dare in particolare documenti come l’esortazione apostolica postsinoda-le Pastor dabo vobis del 1992 e da ultimo la nuova Ratio del 2006. Punti di riferimento ormai imprescindibili per ogni seminario italiano. “Un im-pegno – ricorda il rettore – che ha coinvolto il rettorato di don Flavio Saleri, in particolare, per la revisio-ne del progetto formativo del Se-minario minore e che oggi giunge a

che riguarda la vita dei seminaristi – ha detto – ma che in qualche modo deve servire a tutti i preti per ritro-vare e tenere viva quell’ispirazione originaria che li radica in Gesù e che serve a farne dei preti felici, dei preti fino in fondo. Essere preti nel conte-sto contemporaneo non è semplice e non sono poche le rinunce nella vita di un prete oggi. Per questo la formazione umana, quella spiritua-le insieme alla formazione intellet-tuale ci aiuta ad affrontare le sfide di questo tempo e restare, appunto, dei preti contenti. In fondo – conclu-de Monari – questo è anche ciò che

conclusione anche per quello mag-giore insieme alla Regola di vita”.Il vescovo Monari ha sottolinea-to come il Progetto formativo sarà consegnato a tutti i sacerdoti della diocesi. “Non è solo un documento

“La novità del rapporto tra Chiesa e politica dopo la crisi della prima re-pubblica non è stata compresa con la stessa adeguatezza da tutti i soggetti ecclesiali e in alcuni casi il dislivello tra alcuni di questi è giunto a somiglia-re quasi ad un abisso non affrontato, ma ideologizzato e cristallizzato”. Pa-role forti quelle espresse dal profes-sor Luca Diotallevi dell’Università di Roma (nella foto) per un lucida ana-lisi sociologica offerta per aiutare il

discernimento comunitario ai mem-bri del Consiglio presbiterale riuniti lo scorso 30 marzo presso il Centro pastorale Paolo VI. “Come non leg-gere – ha continuato Diotallevi – in questo quadro l’apparire di sedicenti “cattolici adulti” che intenderebbero escludere le voci della gerarchia dal dibattito pubblico o il manifestarsi di cedimenti da parte di settori della gerarchia alle lusinghe provenienti da poteri mondani interessati alla chiu-

sura definitiva non di una stagione, ma della intera vicenda del cattoli-cesimo politico italiano?”. Molti gli stimoli e le provocazioni a cui i sa-cerdoti presenti hanno reagito con una serie di considerazioni che han-no spaziato dalle ricadute dell’attua-le situazione politica nelle comunità cristiane, al necessario recupero del protagonismo del laicato cattolico in questo campo, al tema della divisione partitica dei cattolici, fino alla urgente

interpretazione della presenza della Lega nel quadro politico e più preci-samente nelle amministrazioni locali.Al tema principale si sono poi aggiun-te: la comunicazione sulla situazione di “Avvenire” in diocesi e sul rinnovo grafico e di formato de “La Voce del Popolo”; la comunicazione del can-celliere mons. Marco Alba circa la celebrazione delle cresime e alcune considerazioni del Vescovo sull’impo-stazione del Sinodo e sul Seminario.

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suscita nuove vocazioni”. In conclu-sione il Vescovo ha condiviso, dopo averlo fatto nei giorni scorsi con il Consiglio presbiterale, la sua rifles-sione circa l’utilizzo della sede del Seminario di via Bollani. Considerazioni che sono ancora in fase di evoluzione, ma che comin-ciano a registrare anche alcuni pun-ti fermi come la non edificazione di alcuna nuova struttura. Infine Monari ha consegnato perso-nalmente ad ogni seminarista, agli educatori e agli insegnanti il testo del Progetto formativo e della Re-gola di vita.

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Il 12 aprile ricorre il 52° anniversario della morte di don Primo Mazzolari. Per ricordarlo, la Fondazione a lui intitolata ha organizzato un convegno di studio che si terrà sabato 9 aprile presso la Casa della gioventù in piazza Don Mazzolari a Bozzolo, in provincia di Mantova. Il tema proposto è: “Le provocazioni politiche di don Primo Mazzolari”. Il programma della giornata, con inizio alle ore 9.30, prevede: saluto di don

Bruno Bignami (presidente della Fondazione don Primo Mazzolari); introduzione e presidenza del prof. Giorgio Vecchi (presidente del Comitato scientifico della Fondazione); relazioni del prof. Matteo Truffelli (Università degli studi di Parma) su “Mazzolari e la politica” e del prof. Franco Monaco (Università cattolica del S. Cuore, Milano) su “Pensare politicamente da prete”. Domenica 10 aprile alle ore

17.30 nella chiesa di S. Pietro in Bozzolo concelebrazione eucaristica, presieduta da mons. Luciano Monari, vescovo di Brescia che terrà l’omelia e inaugurerà poi il restauro della canonica che fu di don Primo. Il rito sarà accompagnato dalla Schola Cantorum S. Restituto di Bozzolo.Info: tel. 0376 920726 – fax 0376 920206 www.fondazionemazzolari.it [email protected]

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Giovedì 7 aprileOre 10 – Brescia – Incontro con la Consulta regionale della catechesi presso il Centro pastorale Paolo VI.Ore 20.30 – Brescia – Scuola di preghiera in Cattedrale.

Sabato 9 aprileOre 9.30 – Brescia – Partecipa alla riunione del Consiglio pastorale

diocesano presso il Centro pastorale Paolo VI.

Domenica 10 aprileOre 10.30 – Visano – S. Messa Ore 17.30 – Bozzolo –Presiede la celebrazione eucaristica in occasione del 52º anniversario della morte di don Primo Mazzolari.

Lunedì 11 e martedì 12 aprile Conferenza episcopale lombarda a Gazzada (Varese).

Mercoledì 13 aprileOre 10 - Bologna - Commissione episcopale per la catechesidella Cei.Ore 20 - Lumezzane - S. Messaper l’associazione Figli in cielo.

lla vigilia della Settima-na Santa, in concomi-tanza con la domenica delle Palme, si rinnova-no due appuntamenti

che coinvolgono migliaia di ragaz-zi e di giovani bresciani. Venerdì 15 aprile 1700 ragazzi partiranno con il treno, il Roma Express, per rag-giungere la capitale, dove si con-giungeranno con altri 300 coetanei che viaggeranno in autobus. Si trat-ta dei ragazzi che vengono cresimati nel corso dell’anno. Domenica par-teciperanno tutti insieme alla cele-brazione delle Palme in piazza San Pietro intorno al Papa. Nella mattina di sabato 16 è previsto un momen-to di preghiera, che sarà presiedu-to dal vescovo mons. Luciano Mo-nari, presso la Basilica di S. Maria Maggiore. In mattinata si svolgerà la visita a piedi della città secondo itinerari prestabiliti; nel pomeriggio visita della Basilica di S. Pietro. Il ri-torno a Brescia avverrà nella serata di domenica.Per quanto riguarda i giovani, l’ap-puntamento centrale del 2011 è rap-presentato dalla Giornata mondiale della gioventù che si svolgerà a Ma-drid in agosto. Sono 2500 i giovani bresciani che si sono già prenotati e formeranno uno dei gruppi dio-cesani più numerosi provenienti dall’Italia. La Giornata mondiale della gioven-tù è un avvenimento ecclesiale, nel quale si esprime in un modo straor-dinario la fede in Gesù Cristo. È un incontro di festa: i giovani mostrano la dinamicità della Chiesa e rendo-no testimonianza dell’attualità del messaggio cristiano. È segno della comunione ecclesiale: giovani di tut-to il mondo, associazioni, comunità, gruppi e movimenti diversi si riuni-scono intorno al Papa e ai Vescovi, accomunati dallo stesso amore per Cristo e per la Chiesa, oltreché per la sua missione nel mondo. Nella Giornata mondiale della gio-ventù la comunione ecclesiale si esprime e si rafforza. Si tratta quin-di di un annuncio chiaro, diretto ed entusiasta della fede della Chiesa in Gesù Cristo. Gli obiettivi pasto-rali della Giornata mondiale della

gioventù sono chiari: favorire l’in-contro personale con Cristo, che cambia la vita; vivere l’esperienza dell’essere Chiesa cattolica, come mistero e comunione; prendere co-scienza più chiaramente della voca-zione di ogni battezzato, che è chia-mato a trasformarsi in un missio-nario; riscoprire i sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia, che rafforzano la vita cristiana. Si tratta, dunque, di promuovere l’adesione a Gesù Cristo vissuta nella Chiesa con un entusiasmo talmente grande che straripa e diventa una festa, un im-pulso missionario.Una tappa di avvicinamento a quell’evento mondiale è rappresen-tato dal tradizionale appuntamento della Veglia della Palme in program-ma sabato 16 aprile. Sarà preceduta

dall’incontro penitenziale che avrà inizio alle ore 18 presso il Centro pa-storale Paolo VI, con la meditazione proposta da mons. Carlo Bresciani, rettore del Seminario diocesano. A seguire cena al sacco e parteci-pazione alla Veglia, che partirà dal piazzale del Castello per raggiunge-re piazza Paolo VI dove il vescovo Luciano presiederà la preghiera per adolescenti e giovani. Un buon modo per prepararsi al-la Pasqua e all’estate in vista della Giornata mondiale della gioventù di Madrid. Il tema proposto è quel-lo della Gmg: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (Col 2,7). Questo il programma della Veglia bresciana: ore 20 Accoglienza pres-so il piazzale del Castello; ore 20.30 Inizio della Veglia con il vescovo Lu-ciano, benedizione degli ulivi; ore 21 discesa lungo via Castello, via Avo-gadro, via Piamarta, via Musei, via Reccagni, viale Mazzini, via card. Querini, Piazza Paolo VI; ore 21.30 in piazza Paolo VI preghiera presie-duta dal vescovo Luciano (in caso di pioggia ingresso in Duomo Nuo-vo); ore 22.30 Conclusione in piazza.

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L’ora di adorazione per le vocazioni presso la cappella del SS.mo Sacramento delle Suore Ancelle della Carità programmata per mercoledì 20 aprile, dalle ore 17 alle 18, è anticipata a mercoledì 13. Domenica 10 aprile si tiene l’incontro del gruppo piccolo Samuele, di animazione e orientamento vocazionale per ragazzi dalla 5ª elementare alla 3ª media. L’incontro si svolge (dalle ore 9 alle ore 17) nel Seminario minore (foto).

Sabato 9 aprile si riunisce il Consiglio pastorale diocesano presso il Centro pastorale Paolo VI, con il seguente ordine del giorno: ore 9.30 Preghiera ore 10.15 “Un’esperienza di evangelizzazione dei lontani nella periferia di Brescia” (don Tino Decca, parroco delle SS. Capitanio e Gerosa); “Evangelizzazione e dialogo con i nuovi arrivati nella società bresciana” (p. Mario Toffari); ore 14.30 lavori di gruppo e comunicazione in assemblea.

’impegno e il contributo degli universitari cattolici nell’ora delle scelte”: que-sto il tema dell’interessan-te incontro che si è tenuto

mercoledì 30 marzo, presso Casa San Filippo a Brescia, promosso dalla Fu-ci di Brescia e dalla Famiglia univer-sitaria per presentare il libro “L’altra giovinezza” di Tiziano Torresi, presi-dente nazionale Fuci dal 2006 al 2008. La ricerca che ha fornito il materiale per la scrittura del libro interessa gli anni 1935-1940, momento emblema-tico di una fase storica complessa, che vede l’affermazione del totalita-rismo come negazione della coscien-za individuale. Molto coinvolgente la testimonianza di padre Giulio Cit-tadini, che nel ‘42 entra nella Fuci di Padre Manziana, in seguito deportato a Dachau. La sua decisione di diven-tare partigiano sarà figlia di questa esperienza.Ad alcuni giorni prima dello scoppio della guerra, del resto, risale il noto rapporto Bozzi sui Padri della Pace, colpevoli “di insegnare ai giovani a pensare e a ragionare non secondo le direttive del Partito”. Un elemento che caratterizza la realtà della Fuci

in quegli anni è proprio l’attenzione rivolta alla persona nella sua libertà: la federazione rappresentò in quegli anni una delle poche isole di pensiero libero sopravvissute all’omologazione totalitaria. Tiziano Torresi nel libro racconta le angosce e i sogni di una generazione che, in seno alla Fuci, avrebbe getta-to le fondamenta dell’Italia repubbli-cana. Intervistato dal direttore de “Il Giornale di Brescia” Giacomo Scan-zi, nel corso della serata individua tre elementi caratteristici del pensiero di papa Montini e dell’agire concre-to della federazione: amicizia, fede e università. L’amicizia è intesa nel suo significato più profondamente cristia-no, come condivisione nella solidarie-tà. La fede, legata alla conoscenza e allo studio, non può prescindere da

una consapevolezza “politica” che for-nisce le basi della partecipazione ci-vile. L’università è l’ambiente in cui si forma il pensiero, come ricorda Mon-tini: “Per noi il periodo universitario è un periodo di straordinaria impor-tanza e quindi di augusta bellezza: è in esso che l’uomo, nel concetto auten-tico del nostro umanesimo latino, si forma”. Viene anche analizzato il rap-porto che intercorre tra la visione del futuro papa Paolo VI e quella di padre Agostino Gemelli, “tra Roma e Mila-no”, rispetto al problema del contra-sto al fascismo, che nel ’38 con le Leg-gi razziali si allinea all’antisemitismo nazista. Montini, assistente nazionale degli universitari cattolici dal 1925 al 1933, negli “Scritti Fucini” sottolinea il valore dello studio come forma di “carità intellettuale”: la conoscenza, unita alla preghiera e all’amicizia, è elemento fondante nella formazione della coscienza critica. Questo ele-mento di forte attualità permette di individuare nella ricostruzione stori-ca di Torresi uno spunto di riflessione per il presente: attraverso un legame profondo tra spiritualità e ricerca è possibile una crescita fondata sulla speranza.

La cancelleria della Curia comunica i provvedimenti della settimana: Il rev.do sac. G. Mario Chiari, parroco di S.M. Assunta in Rovato, è stato nominato parroco di Bargnana. Il rev.do sac. Francesco Baronchelli è stato nominato cappellano dell’Opera dell’Apostolato del Mare italiano. Il rev.do p. Bernard Antwi Boasiako, della diocesi di Konongo-Mampong è stato nominato cappellano coadiutore della missione con cura d’anime per i fedeli migranti nella diocesi.

Il Rinnovamento nello Spirito Santo, nell’ambito di un percorso sulla famiglia cristiana, invita al quarto incontro che si terrà domenica 10 aprile dalle 14.45 presso il Centro pastorale Paolo VI. Don Giorgio Comini tratterà il tema: “Famiglia cristiana comunità in dialogo con Dio”. Seguirà alle 17.45 la Santa Messa. L’incontro è aperto a tutti. È garantita un’accoglienza particolare ai bambini e ai ragazzi.

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na bella giornata di primavera e le note dell’Adagio di Albino-ni, suonate da Giacomo Gozzini all’organo e Lui-

gi Mazzocchi al violino, hanno accol-to i cattolici impegnati a vario titolo nell’ambito del politico e del sociale, al ritiro pasquale guidato dal vescovo, mons. Luciano Monari. Un momento di riflessione sul significato dell’esse-re “Giusti davanti a Dio, giusti davan-ti agli uomini”. Nel salone Ferramola l’incontro di preghiera, organizzato dal vicariato per i laici e la pastorale, dall’ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro e dalla Commis-sione dottrina sociale della Consulta dei laici, è stato introdotto da Chiara Buizza che ha indicato la giustizia e il bello come chiavi di lettura per com-prendere il percorso proposto. È se-guito l’intervento di mons. Luciano Monari. La giustizia davanti a Dio è un dono di amore, perdono e ricon-ciliazione che si riceve attraverso la fede e permette di vivere come uomi-ni giusti e buoni. L’uomo non può, da solo, essere giusto, ma è Dio che lo giustifica, nel senso che lo rende giu-sto. L’uomo perdonato dal Signore vi-

ve come un uomo giusto. La giustizia davanti agli uomini, invece, non è so-lo quella fatta nel rispetto delle leggi terrene. La giustizia non è una regola di reciprocità, ma la scelta di un mo-do di vita, per essere giusti come Dio ha insegnato. La Pasqua permette di rinascere, perdonati, in una vita per Dio, diventare così strumenti in terra della giustizia di Dio. Ospite e relatri-ce del ritiro anche Mariella Carlotti che mostrando i magnifici affreschi del Lorenzetti, datati 1339, ha illustra-

to come sia possibile comunicare il giusto attraverso il bello: prudenza, giustizia, temperanza e fortezza, nel dipinto del “buon governo” della sa-la dei nove a Siena, rappresentano il modo in cui attraverso la guida di Dio una comunità può arrivare al suo massimo splendore e soprattutto ad una condizione di pace tra uomini. Principi senza tempo che riscoprono oggi il loro immenso valore. Il ritiro si è concluso con la Santa Messa ce-lebrata dal Vescovo.

Nel novembre scorso è deceduto a Orzinuovi don Giacomo Migliorati. Era nato a Borgo S. Giacomo il 24 luglio 1938; era stato ordinato sacer-dote il 26 giugno1965. È stato fune-rato e sepolto a Borgo S. Giacomo il 13 novembre 2010. La narrativa, ita-liana e straniera, è ricca di figure di preti che pur descritti anche con le loro umane esuberanze, debolezze¸ eccessi, sono tuttavia persone positi-ve, ministri che non hanno offuscato il sacerdozio, ma lo hanno ben speso per vie inedite, singolari, originali, av-vicinando anche categorie di persone difficilmente raggiungibili con i tradi-zionali metodi pastorali. Un presbite-rio numericamente ben messo quale è quello bresciano conta pure al suo interno tali figure. Don Giacomo Mi-gliorati, più familiarmente chiamato da tutti don Mino, è uno di queste. Si è spento all’età di 72 anni. Di caratte-

re passionale e sanguigno, allegro e comunicativo, dedito a molteplici in-teressi dalla pittura alla musica, dai motori allo sport, da giovane curato dopo un anno di esperienza a Nozza, per un decennio (1966-1976) nella nuova parrocchia palazzolese di San Paolo in San Rocco seppe, proprio attraverso le espressioni della sua personalità, tenere la gioventù vicina alla Chiesa. Dopo la costruzione del-la chiesa, dell’oratorio e della canoni-ca il parroco fondatore don Evaristo Zubbiani dovette lasciare per malat-tia e successivamente morì a causa di un incidente. Don Mino, pur coadiuvato fortemen-te da mons. Faustino Guerrini, par-roco nel centro di Palazzolo, dovette affrontare il gravame economico e le difficoltà nell’aggregare una comu-nità. Don Mino, con fare spiritoso e spigliato, a volte con linguaggio non

troppo clericale, sapeva organizzare feste in oratorio, tornei, giochi per bambini. Lui era sempre presente. E le sere d’estate fino a tardi soleva te-nere attorno a sé numerosi giovani suonando la fisarmonica. Ovviamente tutto questo finalizzato anche alla par-tecipazione delle proposte catechisti-che e formative. Nel 1976, ormai for-te della sua esperienza parrocchiale, giunse la chiamata a fare il parroco a Cadignano. Guidò questa parrocchia per sette anni, con il suo tipico stile. Poi per ragioni di salute fu nominato sacerdote collaboratore ad Iseo, inca-rico che accettò volentieri e che espli-cò per oltre vent’anni (1983-2005). Ad Iseo era una presenza preziosa, di-sponibile per tante attività, supplen-ze, emergenze. Fra i suoi impegni cu-rò con particolare attenzione anche la diffusione della stampa cattolica. Purtroppo durante gli anni ad Iseo

una disavventura lo portò alla ribalta della cronaca giornalistica nazionale. Infatti un colpo d’arma da fuoco che don Mino maneggiava per eliminare volatili noiosi, partì involontariamen-te colpendo di striscio un ragazzo iseano. Per fortuna nulla di grave. La famiglia fu comprensiva, perdonando, ma i media laicisti furono impietosi e don Migliorati ne soffrì molto. Nel 2005 a causa del progredire della malattia si ritirò nel suo paese nata-le di Borgo San Giacomo, dove, sem-pre con il suo stile arguto e aperto, ha aiutato molto nelle celebrazioni. Un compito divenne quasi esclusiva-mente suo: la dedizione agli anziani, Poi anche la malattia divenne più ag-gressiva e ha condotto lui stesso nel cimitero che ben conosceva. Con lui se ne è andato un prete forse un poco “scomodo”. Ma don Mino diceva che il Vangelo stesso è scomodo.

Si sono svolti sabato 2 aprile a Coniolo i funerali, presieduti da mons. Mario Vigilio Olmi, di don Vincenzo Iora (nella foto), deceduto mercoledì 30 marzo alla Domus caritatis. Aveva 77 anni, era nato a Villachiara il 29 ottobre 1933, ma era cresciuto a Coniolo in una famiglia numerosa; avrebbe celebrato i 50 anni di sacerdozio il prossimo 24 giugno. stato curato prima a Castenedolo per un anno, poi a Cristo Re in città dal 1962 al 1967:

parroco a Pezzaze fino al 1978, per vent’anni occupò lo stesso ruolo a Civine di Gussago. Dal 1998 al 2005 è stato a disposizione della parrocchia dei SS. Nazaro e Celso, dedicandosi in vari modi ai più deboli. A causa di un grave incidente stradale, ha trascorso gli ultimi anni nella sofferenza. Mentre esprimiamo le nostre condoglianze ai familiari e agli amici, come sempre dedicheremo a don Iora più attenzione in una prossima occasione.

Domenica 3 aprile, don Giulio Corini, già parroco di Cimbergo e Paspardo dal 1998, ha fatto l’ingresso nelle tre parrocchie valsabbine di Mura, Casto e Comero, che il Vescovo gli ha ora affidato. Nato a Concesio il 30 aprile 1947, ordinato sacerdote a Brescia il 12 giugno 1971, della parrocchia di Costorio, dal 1971 al 1981 è stato parroco di Memmo e insieme vicario cooperatore della parrocchia dei SS. Nazaro e Celso di Collio V. T.;

dal 1981 al 1993 è stato parroco di Lozio e dal 1987 al 1993 è anche parroco di Villa di Lozio; parroco di Poncarale dal 1993, dal primo novembre 1998 è stato parroco di Cimbergo e anche di Paspardo. La solenne cerimonia della immissione di possesso delle tre parrocchie, con la partecipazione festosa della popolazione, è stata presieduta dal vicario foraneo don Dino Martinelli, parroco di Vestone e Nozza.

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isporre la casa per gli ospi-ti, metterli a proprio agio, dimostrarsi sensibili ai lo-ro bisogni: in questo mo-do Mcl (come molte altre

realtà del terzo settore) incontra nu-merosi cittadini extracomunitari, re-golarmente presenti nel nostro Paese; offre ed articola i suoi servizi adattan-doli alle mutevoli esigenze sociali. Ma accoglienza significa anche partecipa-zione; così l’incontro finale del corso di italiano per stranieri organizzato da Mcl tramite il suo ente di formazione Efal-Mcl Brescia, si è svolto con una visita guidata durante la quale Brescia ha “aperto” le proprie porte a benga-lesi, ucraini, polacchi, nigeriani e al-tri, mostrando con soddisfazione e di-screzione la dimora dei suoi cittadini. E che senso avrebbe tanta fatica, su-dore, dedizione, fede nei valori della propria storia, se si nasconde il loro frutto o se ne ostenta solo la facciata per goderne tra pochi eletti? Il risulta-to sarebbe una famiglia senza futuro, una civiltà morta. I ruderi romani e la civiltà del diritto; il Broletto e il tempo dell’intraprendenza dei liberi uomini; le cattedrali e la fede; l’Unità d’Italia e la coscienza delle libertà individuali. Un illuminismo che ha generato opere quali “Dei delitti e delle pene” di Ce-sare Beccaria (testo di successo negli Stati Uniti e oggi considerato in Cina). Un Risorgimento che ha costretto profughi fuori dall’Italia (ricordiamo Garibaldi e Meucci a New York); e dentro l’Italia, come il poeta Aleardo Aleardi, transfugo a Brescia perché di Verona (ancora stato estero nel 1861), straniero per i confini ma italiano per

propri confini politici pare un’imma-gine riduttiva per l’Italia, contenitore di una cultura di promozione umana, della quale ogni uomo di questo mon-do può dirsi cittadino (se ha la fortu-na di incontrarla), a noi il compito di diffonderla. Monumenti e bellezze ar-tistiche che non sono scorze vuote ma rappresentano il risultato di uomini e società che li hanno costruiti; antichi luoghi che ancora servono l’organizza-zione sociale privata e pubblica, come in Palazzo Loggia dove i corsisti sono stati accolti dall’assessore al Coordi-namento dei tempi della città Claudia Taurisano ricevendo l’attestato di fre-quenza al corso. Un segno tangibile che dietro a bandiere, simboli e leggi esistono le persone.

vocazione e fede (cantore della “Leo-nessa d’Italia” con Carducci). Un’epo-ca storica che ha dissolto il senso di frontiera per milioni di cittadini uni-ti da nuove prospettive economiche, giuridiche, politiche: Giuseppe Zanar-delli firma un codice penale che de-penalizza lo sciopero, abolisce la pe-na di morte. Uno Stato “protetto” dai

Mcl si prepara alla Festa del lavoro: nell’anno del 150° dell’Unità d’Italia assume una valenza significativa per una “Repubblica fondata sul lavoro” (art.1 della Costituzione). Il lavoro, come azione privilegiata per promuovere la persona umana, la sua dignità, strumento di realizzazione nella famiglia e di costruzione della comunità. L’Ottocento, il secolo del Risorgimento ha raccontato fondanti esperienze di unità nel lavoro: basti pensare agli esempi

bresciani delle scuole e degli opifici pavoniani e piamartini, per citare alcuni casi. I valori concreti del lavoro realizzano una nazione; riconoscendo e diffondendo tali valori con passione e consapevolezza si commemora la ricorrenza del Primo maggio. I circoli Mcl invitano a partecipare agli eventi da loro organizzati. Come ad Alfianello, con la tradizionale “Festa di Primavera” nel locale oratorio, una tre giorni fatta di intrattenimento (danze,

giochi, e altro), conferenze e incontri a partire da venerdì 29 aprile per concludersi domenica primo maggio con la Messa del lavoro alle ore 10.30 e il successivo incontro sul tema. Sabato 30 aprile a Zocco di Erbusco il circolo Mcl propone alle ore 16.30 la sfilata fino alla lapide ai Caduti del lavoro e la deposizione della corona di alloro; segue la Messa alle ore 17.30 negli stabilimenti Filmar di via De Gasperi presieduta da mons. Bruno Foresti.

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a domanda, affrontata so-prattutto dal punto di vi-sta filosofico, sulla dignità dell’uomo e sulla sua spe-cificità rispetto agli esseri

viventi ha indubbiamente percorso i secoli. L’avvento delle neuroscienze, che hanno fornito dati per certi versi rivoluzionari sul funzionamento della mente e del cervello, ha reso ancora più pressante tale domanda, in parti-colar modo se messa in relazione alla questione dello spirito che costituisce ogni uomo e gli dona la sua partico-lare dignità di persona. Occorre però prestare attenzione a quella deriva materialista che vorrebbe ridurre l’uo-mo al suo cervello e alle sue funzioni neurologiche, sminuendo la sua realtà più profonda e, soprattutto, negando, in ultima analisi, la sua libertà e la sua responsabilità nelle scelte.Da questi presupposti è nato il conve-gno “Cervello, mente, anima: l’uomo indiviso”, che si è svolto presso la Sala Congressi della Fondazione Poliam-

mente accaduto e senza la capacità dinamica di capire questo avvenimen-to non sarebbe possibile alcuna rifles-sione teologica.Quindi, in conclusione, occorre pre-stare attenzione, perché l’uomo non si riduce al suo cervello, ma c’è una ricchezza più grande e più varia che spiega i suoi desideri e le sue profon-de aspirazioni di bene e di bello. E qui sta la chiave per capire che la vi-ta umana ha una sua propria dignità che va al di là dell’efficienza contin-gente delle funzioni neuronali di base dell’individuo.

bulanza e che ha cercato di affronta-re la questione nella sua complessità con tre relazioni magistrali che han-no descritto il problema da altrettanti punti di vista. Dopo i saluti delle auto-rità, Massimo Gandolfini, direttore del Dipartimento di neuroscienze della Poliambulanza, ha introdotto i lavori e ha fornito un’utile panoramica delle neuroscienze, del loro sviluppo stori-co e delle metodologie di studio loro proprie. Il tema del cervello e del suo funzionamento è stato poi approfon-dito dal prof. Paolo Maria Rossini, or-dinario di Neurofisiologia all’Univer-sità campus biomedico di Roma. Da

un altro punto di vista si sono posti lo psichiatra Vittorino Andreoli che si è addentrato nel complesso tema della mente, e il card. Carlo Caffarra, arci-vescovo di Bologna, che ha descrit-to l’altrettanto complessa questione dell’anima.Se il corpo umano è una macchina perfetta e affascinante, il cervello e il suo funzionamento rappresentano una meraviglia nella meraviglia. I pri-mi approcci di studio a questa realtà son riusciti a descrivere solo in parte il funzionamento del cervello. Oggi, le più avanzate tecnologie, consen-tono non solo di confermare alcune teorie del passato sulle aree che agi-scono per determinate funzioni, ma riescono a vederlo direttamente in azione, permettendo di capire molto di più della sua complessità e delle sue dinamiche. Questo da un lato è pericoloso perché può essere usato per studiare forme di manipolazione dell’agire umano, ma dall’altro ha an-che permesso enormi progressi nel-

la cura di malattie degenerative della mente o di capire quei meccanismi di stimolazione positiva che accrescono le capacità del cervello e il permane-re della sua elasticità e dinamicità nel tempo.Il cervello, infatti, non è un cristallo che rimane statico. Il fallimento del-le terapie con l’elettroshock è dovuto proprio alla non staticità del cervello, che può modificarsi in base alle espe-rienze. Anzi queste, con il fenomeno dell’apprendimento, possono portare alla modificazione della struttura stes-sa del cervello grazie alla variazione del volume dei neuroni. Ed è proprio questa dinamicità e questa influenza-bilità in base all’esperienza che può generare la teologia. L’uomo arriva a pensare il trascendente a partire dal-la sua esperienza e dall’impossibilità di rispondere a tutte le sue domande, soprattutto quelle relative al senso della sua esistenza. Il cristianesimo è la religione che più di tutte si basa sull’esperienza, anzi su un fatto real-

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Tutto esaurito mercoledì 13 aprile al PalaBrescia per “Una vita da pavura” di Giacobazzi, nome d’arte di Andrea Sasdelli. Dopo una vita artistica fatta di gavetta fino all’esplosione nel 2006con “Zelig - Circus”. In “Una vita da pavura” Giacobazzi prende in esame vicende di vita quotidiana: con la sua mimica e il suo umorismo unici analizza l’attualità italiana. Ovviamente fondamentale è il suo rapporto con le donne: i problemi cominciano fin da ragazzino col catalogo

“Postal Market e…” proseguono con la ristrutturazione della casa. Passando per la gita all’Ipercoop tra file alla cassa e carrelli sghembi, per non parlare del negozio etnico. Non manca il riferimento ironico ma sempre affettuoso agli stereotipi dell’uomo romagnolo: partendo dal look, sguardo ammaliante, capelli laccati, catenone al collo e sandali. “Una vita da pavura” mostra un Giacobazzi nel pieno della maturità artistica: sempre travolgente e a tratti quasi saggio.

osa vuol dire rappre-sentare uno spettacolo come un processo?È quello che mi ha affasci-nato fin dall’inizio, a parte

ovviamente le firme di Augias e Ruf-folo che mi garantivano un testo di prestigio. È un testo mosso, non solo giornalistico-storico ma con un’impo-stazione teatrale. Mi sono venute in mente le interviste impossibili di tanti anni fa, radiofoniche allora. Questo è un processo impossibile, perché Ca-vour è morto da un pezzo. Mi è pia-ciuta questa scommessa. Un processo è drammatico: sono due tesi a con-fronto con un giudizio finale. Non c’è nulla di più teatrale di una dinamica di quel tipo. In accordo con gli autori ho aggiunto la figura dell’Italia, vestita come nelle cinque lire con la bandiera italiana e il cappello turrito in testa. Bisognava dare una carne alla figura astratta, una ragazza (Martina Gallet-ta, ndr.) perché 150 anni per uno Sta-to è come se fosse un’adolescente, in

colpevole. Il giudizio non è dato ma affidato al pubblico, solitario, a cia-scuno come in una giuria. Sono pro-poste le contraddizioni del processo che ha dato origine al nostro Paese. Si dice: “Mi piacerebbe interpre-tare quel personaggio”. Non c’è Cavour tra i più desiderati...Tanti altri sono più simpatici, come Garibaldi o Mazzini. Cavour è un per-sonaggio importante, ma dal punto di vista della sua piacevolezza non è il più ambito. Io facendone la regia e, sfortunatamente o fortunamente, as-somigliandogli ho deciso, oltre alla regia, di affrontare questa scommes-sa. Volevo entrare in una logica com-plessa. Le domande sono tignose, ter-ribili; il pubblico accusatore non è in-terpretato, ma è. Gherardo Colombo non me ne fa passare una, sia di tipo politico sia a livello di gossip d’allora.Quale caratteristica di Cavour do-vrebbe essere ripresa oggi?È difficile. Rielaborando questi ma-teriali che mi hanno dato gli autori

si vede una grande generosità da un punto di vista politico. Non c’erano in-teressi particolari; c’erano veri e pro-pri disegni che potevano essere anche non buoni, ma c’era una generosità di visione politica che si è persa ultima-mente, al di là del giudizio politico, sto parlando di un uomo che si è dato fi-no in fondo, con sbagli e con grandi risultati, a un progetto oltre i suoi in-teressi. Lui di interessi non ne aveva, non era partecipe di nessuna cricca.Com’è Gherardo Colombo?Io non l’ho fatto stare sul palco, ma starà in platea, proprio per dare que-sta dinamica forte. Sul palco ci sta l’Italia e Cavour, che sono vestiti un po’ da opera lirica. Lui è il pubblico accusatore e rappresentante di un ideale giuria che è il pubblico. Starà in mezzo, in piedi e da là scoccherà i suoi dardi di accusa. La dinamica è generale. È una specie di cabaret, non quello diffuso, molto comico. Questo è un cabaret storico, dove si fa il rias-sunto di tutta la storia del Risorgimen-

to italiano, dove si vedranno tante co-se che assomigliano all’oggi, in modo inquietante. Questa è la dinamica che ho voluto dare. Cabaret, con il rischio di non farmi capire, con l’ironia. È uno spettacolo anche divertente.Il pubblico esce con la convinzio-ne che la storia le corbellerie le fa veramente, come disse Cavour?Mi piacerebbe inseguire la gente per capire cosa dicono. La risposta è ma-gnifica. Siamo appena tornati dalla Si-cilia e anche se l’affare siciliano non è approfondito, ho visto che è stato assolutamente ben recepito, si so-no divertiti riconoscendo una storia italiana di cui fanno parte. Gherardo Colombo alla fine dirà che ciascuno di noi darà il giudizio a casa. Nessu-na Corte dell’Aia ci toglierà le casta-gne dal fuoco. Ne sentirete di belle e di brutte su Cavour, pieghe della storia che pochi sanno. Non ci sono solo i personaggi storici ma anche gli uomini. È un uomo che si lascia processare.

confronto agli Stati europei. Un’Italia che canta la sua cultura, di quando è nata e ha visto i giovani morire per lei cantando e ridendo. Questo è un terzo polo. Non c’è niente di più teatrale.Cavour è colpevole o innocente? Quello è il bello dell’accordo fatto con gli autori. L’idea era proprio di stare solo sulle domande. Il divertimento processuale è come un giallo: biso-gna trovare tutte le cose peggiori, per capire se un imputato è innocente o

Una folta chioma di ricci a casca-ta che incoronano un sorriso con-tagioso per colei che si è definita “Sono siciliana, senza tette e con il nasone” e che è impossibile scorda-re: Teresa Mannino. “Terrybilmente divagante” è il titolo dello spettaco-lo l’attrice comica sta portando in giro per l’Italia. Nella sua tournée teatrale è stato inserito anche il teatro Odeon di Lumezzane mer-coledì 13 aprile alle 20.45 per una serata che si preannuncia già da tutto esaurito.Teresa Mannino, nota al grande pubblico grazie alle sue presenze televisive sul palcoscenico di Zelig, dal 2007 è conduttrice di Zelig off con Federico Basso; nel suo cur-riculum non mancano trasmissio-ni radio, partecipazioni cinemato-grafiche, ultima in ordine di tempo “A Natale mi sposo” con Massimo

Boldi e pubblicità come quella che interpreta con Raoul Bova.In “Terrybilmente divagante” Te-resa Mannino racconta, sorride e grafia. Lo spettacolo, curato alla regia da Marco Rampoldi, raccon-ta le contrapposizioni tra Nord e Sud (lei è di Palermo e non fa nul-la per nasconderlo), in cui il Nord è operoso mentre il Sud è la parte dell’Italia filosofica. Ma le contraddizioni e il gioco de-gli opposti continuano e si ritrova a giocare con l’universo operoso femminile in contrasto con quello infantil-materialista maschile. Teresa affronta “l’altra metà del cie-lo” con affettuosa consapevolezza e guarda i maschietti con il sorriso ironico di chi non aggredisce ma comprende, però fino a un certo punto. E non dimentica le donne in tutto questo alle prese con la ma-

ternità, l’amore e il ruolo nella so-cietà. Immediata, diretta, ironica; Teresa chiacchiera sul palco con naturalezza e spontaneità in comu-nicazione con il suo pubblico, quasi fosse in un salotto. Tutto come se fosse una chiacchierata senza filo conduttore, senza traccia, senza obiettivi dichiarati: come sottoli-nea il titolo, divagante. Ma che ha le idee chiare su cosa dire e dove andare a parare.Un teatro divertente, dilagante e ironico che racconta la normalità della vita quotidiana della gente che facilmente si identifica nelle situa-zioni che Teresa racconta, e che di queste ride con lei.Dopo l’appuntamento in Val Gob-bia al teatro Odeon la Mannino farà tappa a Bologna al Teatro Celebra-zioni il 15 e il 16 aprile e a Milano al Teatro Nuovo dal 3 all’8 maggio.

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nche quest’anno si rin-nova l’appuntamento con la “Settimana del-la cultura”, l’iniziativa promossa dal ministe-

ro per i Beni e le attività culturali (Mibac) che prevede l’apertura gra-tuita di musei, siti archeologici, bi-blioteche e archivi statali su tutto il territorio nazionale.Anche a Brescia, grazie alla colla-borazione tra Comune, Fondazio-ne Brescia musei, Soprintendenza per i beni archeologici della Lom-bardia, dal 9 al 17 aprile i riflettori saranno puntati su tre importanti luoghi deputati alla conservazione della cultura: la collezione Tosio-Martinengo, il Capitolium, il Museo di scienze naturali.Da sabato 9 a domenica 17 aprile le sale dell’affresco del museo di Santa Giulia apriranno i battenti a 13 ope-re custodite presso la pinacoteca Tosio-Martinengo che è attualmente in ristrutturazione. Le preziose tele

Il futuro del Capitolium”: l’incontro, aperto a tutta la cittadinanza, sarà l’occasione per presentare le inda-gini in corso nell’area del Tempio Flavio e le novità emerse dagli ulti-mi scavi, in vista di una futura mu-sealizzazione.Infine, il Museo civico di scienze na-turali promuove una serie di labora-tori destinati ai più piccoli: sabato 9 aprile dalle 14.30 alle 17 un labora-torio di lettura permetterà ai bam-bini di elaborare un libro ispirato a semplici concetti di botanica; do-menica 10 aprile, invece, dalle 11.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30, genitori e figli potranno cimentarsi nell’estrazione di materiale geneti-co con il laboratorio “Porta a casa il tuo Dna”.Durante l’intera settimana sarà inol-tre possibile conoscere i monumenti e le riserve naturali della Provincia di Brescia grazie alla distribuzione di materiale informativo e a pannelli espositivi installati nel museo.

scelte per l’esposizione sono state oggetto di recenti scoperte da par-te di un nutrito gruppo di studiosi. In mostra sarà possibile ammirare due importanti acquisizioni che van-no ad arricchire il patrimonio dei musei: un olio su tela del caravag-gesco Stomer e un prezioso arma-dio dipinto del XVIII secolo di Fau-stino Bocchi. L’esposizione prelude alla pubblicazione del primo volume del catalogo generale dei dipinti del Museo prevista per la fine del 2011.Martedì 12 aprile, presso l’audito-rium Santa Giulia dalle ore 15, si terrà il convegno intitolato “Brixia.

Con il “Concerto di musica sacra dal Medioevo al Novecento” dell’Ensemble corale Santa Cecilia prende il via sabato 9 aprile alle 20.30 nella chiesa di San Giovanni Battista a Lumezzane Pieve la rassegna “Apriti libro!” promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Lumezzane e dalla biblioteca civica Felice Saleri. L’Ensemble sarà diretta dal m° Juri Lanzini mentre all’organo siederà il m° Dario Giorgio Zani.Le “Letture dalla Passione” saranno

invece a cura dell’associazione culturale ColChiDeA.Il programma di “Apriti libro!” che si concluderà il 28 maggio prevede numerose e diverse iniziative tra le quali incontri e premiazioni per le scuole, serate letterarie, aperitivi con l’autore e la mostra fotografica sul flash mob “Leggere leggere leggere”. E una sezione dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia... Tutti gli appuntamenti sono a partecipazione libera e gratuita. Info: www.comune.lumezzane.bs.it

“L’associazione culturale Odradek XXI propone per il 9 aprile nell’aula magna del Liceo Arnaldo, con inizio alle ore 8.30, la giornata di riflessione sul tema “L’abitare e lo scambio” (a lato l’immagine di riferimento). Il convegno fa riferimento alla crescente indifferenza territoriale che caratterizza la polis, per cui l’abitare si riduce spesso a un uso spaesante di edifici, ma anche alla possibilità dello scambio come assunzione consapevole di un progetto di

legame sociale. Sono davvero “gli uomini che fanno la città” come disse Nicia ai compagni di viaggio sulla spiaggia di Siracusa? Quale contributo potranno aver dato alla polis il mio percorso professionale e il cammino delle mie ricerche?Sono questi alcuni degli interrogativi su cui sono invitati a riflettere i numerosi e prestigiosi relatori che tra mattina e pomeriggio affronteranno il tema dai più diversi punti di vista. Ingresso libero, info: www.odradek21.it

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Viene presentato giovedì 7 aprilealle ore 18 presso la Sala Benevento di via Pace 10, a Brescia, il volume “La via dell’amore. Impara a trasformare le emozioni negative in occasioni di felicità” di Giuliano Guerra. L’evento, a cura della Scuola superiore di musica e della casa editrice “L’età dell’acquario”, sarà presentato da Piera Maculotti. Dopo oltre 30 anni di attività come psicoterapeuta, Giuliano Guerra propone in questo libro

arricchito da un dvd un percorso per imparare a tramutare le emozioni negative, facendo di questa capacità uno stile di vita, libero dai condizionamenti e dagli automatismi mentali che impediscono il cambiamento e la trasformazione interiore. Il tutto, in piena sintonia con i riferimenti scientifici tradizionali. Generare emozioni coerenti, armoniche, e saper sviluppare pensieri positivi significa guarigione, benessere, salute per noi e per l’ambiente.

l Cavaliere della Legion d’ono-re Luigi Nocivelli (1930-2006), oltre a essere stato uno dei più noti e importanti imprendito-ri bresciani, è stato anche un

collezionista di libri antichi e di pre-gio. A partire dagli anni Novanta egli ha sviluppato una passione bibliofila sempre più raffinata, assemblando un’importante collezione, per numero e qualità dei pezzi, di libri di architet-tura, archeologia e antiquaria. Un cor-pus di ben 176 edizioni per un totale di oltre 360 volumi, quasi tutti imprezio-siti dalla presenza di illustrazioni. Gli eredi di Luigi Nocivelli hanno deciso di depositare questa straordinaria rac-colta presso la biblioteca della Fon-

dazione Ugo Da Como di Lonato. Per valorizzare al meglio questi importan-ti libri, la Fondazione ha approntato un’apposita sala dedicata al cav. No-civelli che è stata inaugurata ufficial-mente nei giorni scorsi. Un’anticipa-zione di questo importante evento era stata proposta al pubblico già a inizio marzo a Brescia, presso la chiesa di San Giorgio, con una bella conferenza di Francesca Lui, dell’Università degli Studi di Bologna, che ha presentato le edizioni della collezione Nocivelli con illustrazioni dell’incisore Giam-battista Piranesi (1720-1778). Nume-rosi interventi hanno caratterizzato la giornata inaugurale. Maddalena Nocivelli, figlia di Luigi, ha illustrato

le ragioni che hanno portato alla de-cisione di depositare presso la Fon-dazione Ugo Da Como la collezione libraria. Edoardo Barbieri, dell’Uni-versità cattolica, ha sottolineato co-me nel passato le grandi biblioteche siano nate, nella maggior parte dei casi, da collezioni private lasciate alla collettività per la “pubblica utili-tà” (la Queriniana e la collezione del sen. Ugo Da Como sono esemplari di questa dinamica). Anche la raccolta Nocivelli si inserisce dunque in que-sta tradizione, divenendo fruibile al pubblico e agli studiosi presso la Ca-sa del Podestà di Lonato. Giancarlo Petrella, sempre dell’Università cat-tolica, ha invece guidato i presenti in

un interessante percorso attraverso i pezzi più significativi della collezione Nocivelli. Si comincia con i primi trat-tati di architettura civile e militare: la seconda edizione latina del “De re mi-litari” di Roberto Valturio (Verona, Bo-nino Bonini, 1483) e la prima edizione del “De architectura” di Leon Battista Alberti (Firenze, Nicolò di Lorenzo, 1485). Si prosegue poi con tutte le prime edizioni dei più importanti ar-chitetti del Cinque e Seicento, da An-drea Palladio a Sebastiano Serlio, da Pietro Cattaneo a Vincenzo Scamozzi. Il collezionista Nocivelli prestò sem-pre una grande attenzione alle gran-di edizioni illustrate. La raccolta non si limita perciò a Piranesi, ma si tro-

vano anche i nomi di Giuseppe Vasi e Antonio Ottaviano Bajardi, nonché la prima edizione della monumentale (nove volumi di testo più 10 di tavole litografiche) “Description de l’Égyp-te” particolarmente cara a Nocivelli. Non mancano, infine, le provenienze prestigiose, tra le quali spicca quella del “Campo Marzio dell’Antica Roma” di Piranesi (Roma 1762), appartenuta al papa Clemente XIV. Una proprietà testimoniata da una preziosa legatura in marocchino rosso con lo stemma in oro del pontefice. Al termine della prima parte i numerosi presenti sono saliti alla casa-museo di Ugo Da Como dove è stata benedetta e inaugurata la nuova sala “Luigi Nocivelli”.

Un pensiero tragico e al tempo stesso una filosofia del bene di vivere. Si racconta e racconta i fondamenti della sua riflessione il filosofo Sergio Givone, autore del libro “Il bene di vivere”, a cura di Francesca Nodari (Morcelliana, 2011). In questo colloquio col pensatore formatosi alla scuola torinese col grande Luigi Pareyson, l’eredità teoretica del maestro è oggetto di profonda riflessione per l’illustre allievo, che ne ripercorre l’itinerario sulla strada di quel

misterioso intrecciarsi di Dio con il male e la libertà umana. Un percorso che, pur avendo al centro il problema del nulla lo conduce anche a indagare con acume e passione autori come Pascal, Manzoni e soprattutto l’amato Dostoewskij. “Il tentativo – dice Francesca Nodari – è mettere in scena il dramma della libertà umana nei suoi aspetti più inquietanti”. Pensiero tragico, dunque, ma teso verso il bene come modo di stare al mondo (f.l.).

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n questi ultimi giorni, mentre il Centro camuno di studi preisto-rici – Dipartimento Valcamo-nica e Lombardia – annuncia, come ogni anno, lo svolgimen-

to del campo archeologico estivo (25 giugno – 10 luglio 2011) per studiosi e studenti dai 17 anni di età, il suo di-rettore, Umberto Sansoni, comuni-ca anche nuove scoperte nell’area di Cimbergo. Non si tratta però, questa volta, della località Campanine (situa-ta a Nord del borgo montano), ormai celebre non solo per le istoriazioni preistoriche, ma anche per le incisio-ni rupestri medievali. Non si deve di-menticare infatti che Campanine e il Monticolo di Darfo Boario Terme fu-rono due dei luoghi principali in Valle Camonica nei quali Sansoni trovò in-cisioni rupestri medievali, cominciò a rilevarle e a studiarle. Ecco appunto: gli ultimi rinvenimenti messi in luce alla base del Castello appartengono chiaramente all’evo di mezzo. La roc-ca di Cimbergo sorge su uno spunto-

festarsi ancora e, fra questi, non ulti-mo fu il fenomeno dell’incidere sulle rocce, pratica che senza soluzione di continuità dalla lontana preistoria arriva fino ai giorni nostri”. Le tipo-logie individuate al Castello sono si-mili a quelle di Campanine, ove cro-ci, castelli, mura, sigle, chiavi di San Pietro, forche con impiccati, nodi di Salomone, si sprecano. Tutto questo anche nella piana bassa di Cimbergo, sotto l’abitato (località Portole-Carè-Vignola): una dozzina di capanne (al-cune di tipologia anomala), guerrieri, cavalieri-acrobati, impronte, iscrizio-ni in caratteri “pre-latini” ed esatta-mente “nord etruschi” (presenti in numero insolitamente alto). Partico-lare rilevante: le rocce già “graffiate” nella preistoria vengono riutilizzate per aggiungervi l’incisione medievale, senza danneggiare il disegno antico. Possiamo quindi vedere sulla identica superficie capanne e scene di guerra dell’età del Ferro, una scritta latina dedicata a Giove e composizioni di

ne di roccia. Dell’antica costruzione restano oggi soltanto delle mura mer-late, l’apertura principale e alcune fi-nestre. Si trattava probabilmente di una roccaforte d’un feudo vescovi-le sorto durante le lotte tra Guelfi e Ghibellini. Dell’interno a due piani non resta praticamente nulla (secoli XIII-XV). La ricercatrice Serena So-lano scrive sulla rivista “Itinera” che “la romanizzazione della Valcamoni-ca non determinò la scomparsa del-la cultura indigena, bensì l’avvio di complesse dinamiche di scambio e di integrazione. Molti aspetti della tradi-zione camuna continuarono a mani-

età cristiana (croci, chiavi, scene di riti…). Commenta Tiziana Cittadini: “Di quest’area colpisce la compre-senza di immagini sacre e profane, Medioevo e preistoria: è veramente una ‘pagina’ unica dell’epopea uma-na, confermata dalle piccole edico-le cristiane poste accanto alle rocce come per esorcizzare un’arte decisa-mente pagana”. Sempre a proposito di incisioni rupestri medievali, sarà opportuno ricordare, a proposito del Monticolo di Boario che qui i dise-

gni scolpiti sulle rocce di Verrucano lombardo giungono fino a spingersi molto vicino a noi: un disegno ritrae addirittura Mussolini. Evidentemen-te il “vizio” di incidere è una caratte-ristica presente da sempre nel dna dei Camuni. Ancor oggi, nel borgo mon-tano di Pescarzo di Capo di Ponte, perdura la tradizione dei “Frisèi” se-gni che con calce bianca si tracciano sulla porta dell’abbandonato, la notte prima che la sua ex-ragazza convoli a nozze con un altro.

Nella chiesa di Sant’Agata in città è aperta dal 13 marzo e si chiuderà il 24 aprile, giorno di Pasqua, una mostra di don Luigi Salvetti dedicata alla Annunciazione. Il fatto evangelico viene letto da Salvetti con efficacia scevra da distrazioni decorative superflue e aderisce più che mai, toccando vertici di trascendenza quasi assoluta, alla consistenza narrativa e psicologica sia dei Vangeli canonici sia di quelli apocrifi. Egli ci comunica ciò che noi forse non conosciamo

troppo bene e ci svela in tal modo il nostro inconscio, la parte più vera di noi stessi che noi non conosciamo. Salvetti è artista poliedrico, come ne esistevano al tempo del Rinascimento (non manca l’autoritratto!). Ha ben superato la dicotomia tra manualità e intellettualità: il suo laboratorio, nel cuore del Carmine cittadino di una Brescia da lui amata, è la cella monastica ove abita nei suoi viaggi interiori alla ricerca di volti e di storie, anche drammatiche, mentre

dispiega sulla tela colori e vicende che hanno arricchito lontane cattedrali nei vari continenti. S’accompagna alla pittura una ricca produzione musicale. Dal pentagramma di quella cella, e per tutto l’anno e per tanti anni, escono note mirabili di tante Passioni musicate dai grandi Autori del passato e splendidamente eseguite dal Coro da lui fondato e diretto. E di tanti Oratori composti con amici per salmodiare santità non solo bresciana. (g.g.)

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Il giornalista video-reporter Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, è da anni sulla scena televisiva italiana in veste di testimone della realtà. Una passione per tutto ciò che riguarda l’audiovisivo coltivata fin dall’ado-lescenza e poi maturata grazie allo studio teorico e pratico. Il suo amo-re per la telecamera è diventato una professione grazie al programma “Le Iene”, dove ha militato fin dal 2000, prima come autore e poi come “iena” vera e propria. Approdato poi nel 2007 su Mtv, non si lascia sfuggi-re l’occasione di creare un proprio programma televisivo, e così nasce “Il Testimone”, un contenitore di

brevi documentari realizzati e mon-tati autonomamente grazie all’uso di una telecamera portatile.Considerando lo stile originale e im-prevedibile del personaggio, possia-mo attribuire a Pif il ruolo di canta-storie della televisione italiana: in un sistema mediatico specializzato nel confezionare favole e fiabe ben lontane dalla vita di tutti i giorni, il programma di Pif riesce ad appas-sionare il proprio pubblico grazie a storie miracolosamente vere, che brillano di spontanea realtà, cattura-ta in immagini veloci e poco stabili, ma mediata con maestria, raccon-tata con uno stile fresco e ironico.

La figura del flâneur, il baudeleria-no gentiluomo che vaga per le stra-de della propria città a caccia di in-contri e ispirazione, è perfettamente ripresa da “Il Testimone” in chiave moderna e reinserita nel contesto della metropoli del terzo millennio. La curiosità e la passione per la ve-rità non hanno età, e Pif, nonostante i suoi 38 anni, risulta un ragazzino affamato di vita, novità, originalità. Per tre stagioni il suo programma ha raccontato le persone “qualunque” dimostrando, puntata dopo puntata, che questo aggettivo non si addice a nessuno: ognuno ha qualcosa di spe-ciale: le nostre vite, se ben “inqua-

drate”, spesso raccontano molto più di quanto noi stessi immaginiamo.In questa quarta edizione il titolo del programma ha subìto una leggera modifica: “Il Testimone Vip”. L’au-tore spiega il motivo: la trasmissio-ne (in onda ogni martedì alle 21 su Mtv) propone una serie di ritratti di personaggi famosi, per riuscire a capire l’Italia del futuro attraverso i modelli che il mondo dello spetta-colo ci propone. Concentrarsi sulla vita quotidiana dei vip per capirli più a fondo, oltrepassando la patina di celebrità che li avvolge, studiando-li nella loro vita reale. Un modo per smontare certi miti, per scherzarci

sopra amichevolmente e, soprattut-to, per studiare il tema “idolatria” da più punti di vista.Se è vero che siamo quello in cui crediamo, bisogna considerare che molte persone in definitiva seguono i modelli che la televisione propone, ambiscono allo stile di vita, alle gra-tificazioni, al successo degli idoli te-levisivi, sportivi, o del mondo della musica. Studiare le celebrità da vi-cino, attraverso lo sguardo ironico e smaliziato di Pif, è sicuramente un’esperienza televisiva controcor-rente che può contribuire a riporta-re con i piedi per terra anche i fan più esasperati.

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Per Tiziano Terzani, la morte è sta-ta il coronamento di un’esisten-za piena. Giornalista d’eccezione, grande osservatore e narratore, in trent’anni di corrispondenze dal sud-est asiatico ha visto da vicino la guerra del Vietnam e la caduta di Saigon; la Cambogia dei Khmer rossi e la Cina del dopo-Mao, dove ha perso in pochi anni gli entusia-smi che il maoismo aveva suscita-to in lui; ha abitato in Giappone e in India, e nel 2000 ha abbandona-

’aspetto e il look sono quelli dell’eterno ragaz-zino, ma in realtà Filip-po Neviani, in arte Nek, si appresta a raggiunge-

re il traguardo dei 40 anni. Stiamo parlando di uno dei cantanti italiani più amati al mondo: dalla Spagna al Sudamerica, dal Canada alla Ger-mania, dal Portogallo al Giappone non esiste Paese nel quale Filippo non sia conosciuto se non addirit-tura osannato come una star.I suoi dischi e le sue tournée so-no sempre molto attesi all’estero, dove l’immagine e la proposta di Nek ben rappresentano l’idea co-mune dell’Italia musicale: canzoni d’amore, belle melodie, una voce accattivante e un’immagine fresca e diretta. Nek è questo ma molto di più, maturato durante i quasi 20 anni trascorsi dal suo esordio con l’album intitolato semplicemente col suo nome d’arte. Nella sua ani-ma c’è tanta passione e altrettanta professionalità, c’è una continua ricerca sonora e di contenuti che con lo scorrere del tempo si sta approfondendo sempre più, nono-stante il suo nome sia per molti an-cora legato al grande successo di “Laura non c’è”, brano che presen-tò durante la sua prima partecipa-

zione come big al Festival di San-remo nel 1997. In realtà molte cose sono cambiate, Nek ha conosciuto il trionfo sia in Italia sia all’estero, conquistando classifiche di vendi-ta e premi (Ifpi Platinum europe award a Bruxelles nel 1998, il trion-fo al Festivalbar nel 2005, il Premio Lunezia – Poesia del rock nel 2006, il premio speciale alla carriera Trl History Award nel 2007). In partico-lare è amato nel mondo latino dove i suoi dischi sono pubblicati in lin-gua spagnola e Nek viene sovente invitato alle più importanti mani-festazioni musicali. Non mancano i duetti con acclamati colleghi, co-me nel brano “Walking away” con Craig David nel 2008.Oltre al successo e alla stima con-quistati bisogna sottolineare an-che la sua attenzione a tematiche importanti, come dimostra la sua

prefazione al libro “Quello che gli occhi non vedono” di Irene Cianbe-zi del 2010, che raccoglie la testi-monianza di una ragazza uscita dal terribile giro della prostituzione, i cui ricavi sono andati in beneficen-za all’onlus “Papa Giovanni XXIII” del compianto don Oreste Benzi. Non è un caso quindi se il Vatica-no lo ha invitato più di una volta al tradizionale concerto di Natale e se il cantante emiliano è spesso protagonista di proposte musicali-umanitarie, come nel singolo “Do-mani 21.04.09” a favore del popolo abruzzese.Per tutti questi motivi Nek è mol-to atteso al concerto bresciano del PalaBrescia – l’11 aprile alle ore 21 –, e sarà interessante ascolta-re anche le sue deviazioni verso le sonorità rock cui il nuovo tour pa-re indirizzato, con il gruppo “The Quartet Experience” che si espri-me attraverso un suono essenziale e diretto, con Filippo impegnato al basso, all’armonica e alla voce in compagnia di due chitarristi (Emi-liano Fantuzzi e Chicco Gussoni) e di un batterista (Luciano Galloni). Nuovi arrangiamenti e un suono più deciso che “aggiornano” i suoi bra-ni più noti, compreso un raffinato spazio unplugged.

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to tutto per un’esperienza di medi-tazione sull’Himalaya. Tre anni di eremitaggio che hanno restituito al mondo un uomo diverso. Sem-pre mosso però da una straordina-ria curiosità: anche quella di capi-re l’esperienza della morte, “l’unica cosa nuova che ormai può capitar-mi” come dice al figlio Fosco in “La fine è il mio inizio”.Il film diretto dal tedesco Jo Baier è tratto dal libro (edito da Longa-nesi) nel quale Fosco ha raccolto

le ultime conversazioni col padre nella dimora toscana dove Terzani, malato di tumore, si era ritirato. Ti-ziano ricorda le esperienze passa-te, ma è soprattutto ansioso di la-sciare una testimonianza della sua nuova serenità nutrita di pensiero orientale. Nel cerchio della natura, spiega, la morte diventa un nuovo inizio se si è capaci di abbattere i confini dell’io per ritrovarsi ad es-sere tutt’uno col vivente.Il film, affidato quasi completamen-

te all’interpretazione partecipe di Bruno Ganz, visualizza il contrasto tra un uomo dalla presenza fisica e psicologica ancora schiacciante e il trasporto con cui racconta il suo es-sere diventato un “senza nome”. Nei panni di Fosco, Elio Germano fatica a trovare la misura tra le emozioni dell’addio, il richiamo dell’affetto e il bisogno di marcare, ogni tanto, la distanza dalla vorace vita paterna. La storia si arricchisce così delle sfumature di un complesso rappor-

to padre-figlio, mentre i monologhi di Ganz-Terzani, un po’ troppo di-dascalici, non catturano sempre l’emozione. “La fine è il mio inizio” – che è stato girato nella vera casa di Terzani – ha però il pregio di non disperdersi in flash-back o escogita-re trucchi emotivi. Si concentra con asciuttezza sui due protagonisti e sul loro conversare, raggiungendo alla fine il suo obiettivo: mostrare una vita che ha saputo costruire e comprendere il proprio senso.

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lla presenza di Giulio De Capitani, assesso-re all’Agricoltura della Regione Lombardia e di molte altre autori-

tà Giuseppe e Domenico Battaglio-la, presidente e vicepresidente de “La Linea Verde”, azienda ai vertici del mercato di IV gamma e dei piatti pronti freschi, hanno presentato nei giorni scorsi la rivisitazione dell’in-tero polo produttivo di Manerbio, inaugurando nel contempo l’innova-tiva ala da 10mila metri quadrati dedi-cata principalmente alla produzione dei piatti pronti freschi. In occasione dei vent’anni di attività dell’azienda, fondata nel 1991, e in un contesto macroeconomico in cui altre realtà imprenditoriali riducono gli investi-menti, è significativa la scelta operata dai fratelli Battagliola che, con il taglio inaugurale dei giorni scorsi, hanno lanciato un messaggio forte al merca-to e al paese: il coraggio di investire in tecnologie, in infrastrutture e nelle

dell’azienda – sono considerazioni del vicepresidente Domenico Bat-tagliola – vediamo una crescita nei canali della grande distribuzione italiana, puntiamo a incrementare le esportazioni. Tutti obiettivi che il nuovo stabilimento rende più vicini e raggiungibili”.“Con la rivisitazione del nostro complesso produttivo – ha sottolineato invece il presidente Giu-seppe Battagliola – vogliamo lanciare un segnale forte a tutti i nostri partner e al mercato: la nostra è un’azienda solida e sana, affidabile, che vuole continuare a crescere”.

Si è svolta con notevole successo nei giorni scorsi a Roma l’iniziativa “150°: voler bene all’Italia per affrontare il futuro”. Organizzata da Coldiretti in collaborazione con il Censis, la manifestazione ha avuto ul suo clou nel conferimento da parte del presidente nazionale di Coldiretti Sergio Marini di 12 riconoscimenti ad altrettante aziende agricole italiane che vantano oltre 150 anni di storia documentata e radicata sul territorio.

Tra le realtà premiate anche l’azienda agricola “Uberti Giovanni e Giovanni Agostino di Erbusco”, associata a Coldiretti Brescia, unica impresa lombarda a ottenere il riconoscimento. “Siamo molto orgogliosi per questo prestigioso premio attribuito all’azienda Uberti – ha commentato il presidente di Coldiretti Brescia Ettore Prandini –: si tratta di un’impresa che ha saputo coniugare tradizione ed innovazione, un esempio per i giovani”.

risorse umane è la via per incremen-tare il successo della propria azienda.Con la rivisitazione del polo produtti-vo e l’apertura della nuova ala, l’inte-ro sito ha beneficiato degli interventi di potenziamento che lo hanno reso ancora all’avanguardia. Grazie all’in-vestimento di circa 15 milioni di euro, l’azienda manerbiese ha aumentato la capacità produttiva complessiva e si ha potenziato l’efficienza dello stabi-limento, migliorando ulteriormente la già elevata qualità dei prodotti e creando la possibilità di allargare la gamma dei piatti pronti freschi. Inol-tre, la rivisitazione del layout del sito

industriale permette il miglioramento globale dei flussi operativi. All’interno del sito è stata realizzata una nuova ala dedicata alla produzione dei piat-ti pronti freschi, un vero stabilimento nello stabilimento. Circa 10mila metri quadrati per questa struttura innova-tiva e all’avanguardia, progettata per potenziare la capacità produttiva e aumentare la qualità e la bontà del prodotto. Nel reparto dedicato alla produzione, si è scelto un processo di cottura all’avanguardia più effi-ciente e a vantaggio delle qualità or-ganolettiche del prodotto finito che ne guadagna, quindi, in qualità e bon-tà. Nell’area dedicata al confeziona-mento, il nuovo sistema tecnologico di aria filtrata in sovrapressione puri-fica l’aria migliorando la sanificazio-ne dell’ambiente. Nell’area dell’imbu-stamento è stata delimitata una zona denominata “high care” che favorisce il mantenimento delle basse tempe-rature oltre a un maggiore controllo igienico. Sempre in questa zona vie-

ne applicata una tecnologia chiama-ta ionizzazione, ossia un processo di sanificazione spinta dell’aria. Deli-mitazione dello spazio, basse tem-perature, aria sanificata sono accor-gimenti utili a migliorare la qualità iniziale del prodotto, attraverso, ad esempio, la diminuzione della cari-ca batterica del prodotto imbustato. “La Linea Verde” ha automatizzato le operazioni legate al movimento merci grazie all’introduzione di robot elettrici autonomi che migliorano in modo significativo i flussi di lavoro, dal confezionamento del prodotto all’arrivo alla cella di carico, e con-sentono di effettuare controlli infor-matizzati frequenti e puntuali. Queste operazioni si traducono, da una par-te, in un incremento di competitività dell’azienda dovuta al sensibile con-tenimento dei costi di produzione, e, dall’altra, nella maggiore tempestivi-tà nelle consegne grazie alla possibi-lità di effettuare carichi più veloci e in maggiore sicurezza.” ”Nel futuro

Sono gli studenti dell’istituto Capirola di Leno i vincitori della finale provinciale del “Management Game”, promosso dal gruppo Giovani imprenditori dell’Aib e da Confindustria Lombardia, con il patrocinio dell’Ufficio scolastico regionale. Il “Management Game”, giunto alla 19ª edizione, è un gioco a squadre per i ragazzi delle scuole superiori che, attraverso uno specifico software, simula la gestione di un’azienda.

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utti disponibili per mister Iachini in vista della sfida in terra sarda. La partita contro il Cagliari di do-menica 10 aprile è un en-

nesimo passaggio importante per la salvezza del Brescia (collegamenti in diretta su Radio Voce 88.3 e 88.5). I punti servono, sempre e comunque a questo punto, quando mancano al-la fine solo sette gare. All’inizio della settimana per la ripresa degli allena-menti Beppe Iachini è tornato con un ritornello che era stata la costante della scorsa stagione che si era con-clusa con la promozione in Serie A. Buon auspicio, forse, certezze sicure: “Con il massimo dell’attenzione, con-centrazione, aggressività e intensità”.Ben tornato, mister, ci mancava il mantra della vittoria e, visto gli effet-ti dell’anno scorso sono tutti di buon auspicio. Lo sprint finale è partito, nessuno si può chiamare fuori dal-la corsa, nemmeno il Bari (a -9 dal Brescia) fino a quando la matema-tica non lo condanna. La classifica parla di possibilità per tutti: Brescia (29 punti), Cesena (30 punti), Lecce (31 punti), Sampdoria e Parma (32 punti); Catania (35 punti); Chievo (36 punti). Tutto in discussione se si calcola che nelle ultime sette giornate il Brescia deve affrontare ancora Sampdoria, Catania e Cesena. “Sarà un finale di campionato in cui tutti giocheranno

per fare punti – ha aggiunto mister Iachini − quindi noi dovremo pensa-re a noi stessi. Siamo all’inizio di una salita dura e quando si va in salita ci si deve alzare sui pedali per spingere e pedalare a testa bassa fino al tra-guardo con cuore, coraggio e testa”. Una sfida alla volta. Domenica 10 aprile Cagliari-Brescia al Sant’Elia “Andiamo contro una squadra che ha un’ossatura ben collaudata da anni”

aggiunge ancora il mister delle ron-dinelle aggiungendo che tutti devono essere pronti ad entrare in campo, incidendo sulla gara anche in corsa e che “le scelte sono dettate dal mo-mento”. Chiara nelle parole del mi-ster la panchina di Diamanti per far giocare Eder. Ma Alessandro Diamanti è chiaro e tranquillo, raccontando che anche l’anno scorso e a Livorno ha fatto

È l’ultimo obiettivo della stagione dopo aver perso in finale la Coppa Italia ed essere uscita anzitempo dall’Europa in Coppa Len. Riflettori della Brixia Leonessa, dunque, puntati sui play off scudetto che cominceranno per i biancoazzurri in anticipo, venerdì 8 marzo. Alle 21,15 capitan Calcaterra e compagni faranno visita al Bogliasco con diretta televisiva su Rai Sport 2. Brixia che ha chiuso la stagione

regolare al quarto posto con 43 punti, liguri subito alle spalle al quinto ma nettamente staccata (33). Questi gli altri incontri dei quarti di finale dei play off di A1 maschile (quest’anno cambia la formula, si gioca in due gare e non al meglio delle tre): Latina–Pro Recco, Camogli-Savona, Florentia-Posillipo. Le gare di ritorno sono in programma sabato 16 aprile. Lazio e Imperia retrocedono in serie A2. (al.an.)

tre o quattro partite in panchina: “È normale. Uno che fa 26 o 27 partite consecutive è normale che rifiati. È un periodo in cui non sto riuscendo con la giocata. Non si tratta di impe-gno. Chi sta meglio gioca, secondo il mister. Quando saremo chiama-ti in causa daremo il nostro. Fino a quando Iachini vuole giocare con due punte, alterniamo noi. Questa è una squadra che si impegna. Non ho mai visto una squadra che si impegna co-sì. Squadra che vince non si cambia”. Grinta e convinzione da parte del nu-mero 32 delle Rondinelle che spinge verso la salvezza “Noi ci crediamo e lottiamo per raggiungerla”. Durante la 32ª giornata le partite che possono essere significative per le sorti del Brescia: Bari-Catania, In-ter-Chievo, Lazio-Parma, Palermo-Cesena e Sampdoria-Lecce. Sulla carta nessuna è già chiusa perché tutte sono ancora in cerca di punti per i propri obiettivi. Sprint finale in corsa. Che finisca a braccia alzate!

Finché la barca va, lasciala andare. Non importa se ogni maledetto inizio di partita è a diesel per poi carburare nella ripresa. Il Basket Brescia è co-sì, rimesso in carreggiata dalla cura Dell’Agnello per alimentare il sogno promozione. Il primo importante tas-sello del mosaico è stato incastonato domenica scorsa: la matematica cer-tezza di partecipare ai play off con tre giornate d’anticipo. Per di più i bian-coazzurri sono tornati in testa alla

classifica dopo mesi agganciando il duo Piacenza-Perugia. Ora bastereb-be dare seguito allo sforzo profuso nelle ultime cinque giornate. A pro-posito, la cinquina rappresenta un re-cord significativo: quello delle vittorie di fila, mai arrivate nel corso di questa stagione. Sotto con gli ultimi 80 minu-ti. Domenica a Senigallia e, a chiudere la stagione regolare, il 17 sempre alle 18 con Trento. La prima sfida ampia-mente alla portata, la seconda meno

visto che la Bitumcalor rincorre i play off dopo aver dominato l’andata. In più bisognerà sperare in qualche pas-so falso dei coinquilini Perugia e Pia-cenza. Umbri favoriti contro Riva del Garda e Castelletto, emiliani opposti a Trieste e Pavia che il loro campio-nato lo hanno fatto. Difficile, dunque, centrare il primo posto assoluto visto che – a parità di punti – la Leonessa si classificherebbe come terza essen-do Perugia e Piacenza avvantaggiate

dagli scontri diretti e differenza cane-stri. Difficile anche ipotizzare chi sarà l’avversario ai play off. L’unica certez-za arriva da Ario Costa. “Spero solo di non incontrare Omegna – spiega il dg biancoazzurro – ha avuto dei proble-mi all’ inizio ma ha operato una rin-corsa partita da lontano”. Potrebbero essere i piemontesi, dunque, i quarti classificati? “Non faccio pronostici”. Staremo a vedere: intanto Brescia si gode la vista dall’alto.

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e società coinvolte erano 36 con quasi 60 squadre al via e 900 tra atleti, alle-natori e giudici. Una festa per tutti, un momento di

comunione unico. Per due giorni il basso Garda si è popolato di giovani atleti in occasione del Meeting poli-sportivo regionale. Squadre di cal-cio e pallavolo provenienti da tutta la Lombardia hanno sostenuto prove di atletica e tornei della propria disci-plina in una serie di gare che hanno coinvolto gli impianti sportivi di pa-recchi Comuni. Sabato mattina han-no preso il via le competizioni con l’atletica al Tre Stelle di Desenzano: peso, vortex, velocità, salto in lungo e staffetta le specialità in gara. Dal pomeriggio sono iniziati i tornei delle due discipline di squadra, sui campi di Calcinato, Montichiari, Solferino, San Benedetto, San Martino, Paden-ghe e Lugana. Sabato sera festa con musica al villaggio turistico, poi do-menica mattina in campo per le ulti-me partite in programma. Domenica pomeriggio i saluti e le premiazioni. Le squadre vincitrici delle varie cate-gorie sono per la pallavolo Rivarolese (Allieve), Virtus in Ludis (Juniores), Junior Sant’Angelo (Top Junior); per il calcio Ambrosiana (Allievi), Pre-cotto (Juniores) e Polisportiva 2001 (Top Junior). Tra le squadre brescia-ne quella che è balzata agli onori della cronaca è stata la Nova Imperia top junior, seconda nel calcio e vincitrice del premio fair play. Bilancio positivo

Sarà un fine settimana ricchissimo quello targato Csi. La Coppa Leonessa di calcio è pronta a partire sui terreni di gioco di tutta la provincia. La categoria open fa la parte del gigante, con 138 squadre in lizza per il titolo. In campo anche top junior, juniores, allievi, top junior e le ragazze del calcio in rosa.Nel weekend arancioblù tornano protagoniste anche le discipline individuali. Non sarà una gara qualunque quella in programma sabato e domenica al palazzetto

dello sport di Gottolengo, dove compagini di ginnastica artistica provenienti da tutta la Lombardia si contenderanno le medaglie regionali sognando di poter accedere ai nazionali. Tempo di sfide anche nel mondo delle arti marziali. Domenica i judoka di Brescia e provincia si affronteranno al palazzetto dello sport di Roncadelle in occasione dell’VIII Trofeo InCoop, valevole come terza gara provinciale. Inizio della manifestazione alle ore 9.

anche per la Trenzanese, terza nella pallavolo. A chiusura del fine settima-na abbiamo raccolto le considerazioni di Giuseppe Valori, presidente regio-nale del Csi: “Organizzare questi even-ti è una scommessa e una responsa-bilità, ma non dobbiamo avere paura e continuare su questa strada, perché sappiamo che alla fine possiamo tor-nare a casa con la consapevolezza di

aver reso felici delle persone. La no-stra attività – ha proseguito Valori – è fortemente orientata ai giovani, che devono crescere con esempi positi-vi e vivere esperienze che lascino il segno”. Il numero uno del Comitato lombardo afferma il livello qualitativo dell’offerta sportiva ciessina: “Il Csi non è un ambito sportivo di serie B. Facciamo parte del Coni regionale e abbiamo dato i natali a campioni co-me Moser e Facchetti, esempi straor-dinari come uomini prima ancora che come atleti”. A fine mese il polisporti-vo sbarcherà nuovamente nelle terre catulliane: in programma le gare per le categorie under 8-10-14. Sono già più di 1.300 le pre-iscrizioni.

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Solidariertà a Milani

Egr. direttore,vorrei esprimere pubblicamente la mia profonda e convinta solidarietà a Manlio Milani, oggetto, nei giorni scorsi, di accuse ed epiteti pesanti. La sua scelta di accettare l’invito di un’as-sociazione xenofoba e di ispirazione fascista è stata a mio parere saggia e giusta. Saggia perché solo l’uso della ragione e del dialogo possono aprire brecce laddove la distanza di posizio-ni ideali e di pensiero è incommensu-rabilmente grande; dove maggiore è il bisogno di attenzione e conoscenza, e incontrare “l’altro da te” può aprire spazi almeno per bandire l’uso del-la violenza politica come “strumen-to” per la risoluzione di qualsivoglia conflitto. La scelta di Milani è stata giusta perché simbolicamente – ma nella carne viva di una ferita ancora aperta della nostra città – ha prospet-tato una traccia di quel percorso che, solo arrivando obbligatoriamente alla verità, all’ammissione delle responsa-bilità, potrebbe aprire uno scenario nuovo nella ricerca della giustizia e avviare un serio e fondato cammino di riconciliazione. Il valore simbolico è grande proprio perché arriva da una persona la cui storia è stata dramma-ticamente colpita dalla violenza stra-gista e che ha dedicato la vita intera alla ricerca di verità e giustizia. Na-turalmente chiunque può dissentire dalla scelta di Milani ma perché que-sto bisogno di inveire, di sfiduciare? Da dove nasce? A me sembra il grido di chi ha il timore enorme, se non il terrore, che il confronto - in partico-lar modo con chi è cosi distante da te – invece di fortificarti e farti crescere, aggiungere elementi nuovi alle tue co-noscenze, alle tue esperienze, possa

farti perdere qualcosa, possa esporti a una sorta di furto. Non è solo il timore di sporcarsi le mani, l’anelito infanti-le alla purezza. C‘è al fondo l’idea che solo tenendo un pensiero sotto teca, salvaguardato da polvere e pioggia, da malintenzionati e ladri, vi si pos-sa trarre alimento e sostegno. Non accorgendosi che così si riduce ogni pensiero, anche il più nobile e fonda-to, a reliquia, icona da adorare, e lo si condanna inesorabilmente all’estin-zione. Non può darsi pensiero, con-cezione del mondo forte e duratura, che non si bagni e si misuri con tutta la realtà, anche quella più difficile e sgradevole. Ma quegli epiteti e quelle accuse aprono anche altri interrogati-vi. Nella concezione del mondo di chi ha tranciato quel giudizio, “Milani non può più presiedere l’associazione dei familiari delle vittime”, che posto ha la libertà di pensiero? C’è una lista di pensieri buoni che si possono pensa-re e di pensieri cattivi impensabili? E se qualche malpensante li esprimes-se quei pensieri, addirittura pubblica-mente, quale sarebbe la “soluzione”?I pensieri sbagliati purtroppo esisto-no. Proprio per evitare che si tramu-tino in gesti e azioni violente, in umi-liazioni e offese, la prima strada da tentare è l’apertura del dialogo e il tentativo del convincimento con chi li esprime. Ma anche l’ascolto. Bisogna capire come e perché alcuni si incam-minano su quelle strade. Razzismo e fascismo non nascono dal nulla, non attecchiscono sui giovani per qualche potere oscuro, anche se non vanno sottovalutate le suggestioni epico-vi-talistiche che spesso magnetizzano molti ragazzi. Dialogare, comunicare, convincere è allora essenziale, affat-to in contraddizione con la lotta, an-che aspra, dura. Mai però l’avversario

può divenire nemico, simulacro inani-mato, essere inferiore. Perché, com-piuto questo passaggio, quel nemico, poi, lo si può anche ferire, abbattere, eliminare, o gli si possono estorcere confessioni, abiure, di fianco a qual-che pira già accesa e schioppettante.Chi ci ha consegnato una repubblica antifascista e una delle più importanti costituzioni mai elaborate al mondo non aveva in mente questo possibile epilogo per il nostro futuro. Chi ha lottato per la nostra libertà e la nostra dignità di uomini e donne ci ha indi-cato una meta. La strada tocca a noi costruirla. Ed è un lavoro ininterrotto, pesante, difficile, pericoloso. Ma ob-bligatorio! In conclusione una nota a piè pagina, che volendo si può anche saltare, perché nessuno, sul tema, ha diritti superiori a chicchessia! Il 28 maggio del ’74 ero in piazza Loggia. La ferita, negli occhi e nel cuore del sedicenne che ero, è ancora lì.Mimmo Cortese

Buon compleanno Italia

Egr. direttore,ci vogliamo e ormai proponiamo co-me la cultura dei filantropici, gli illu-minati dalla ragione, parte di questa Europa con la bandiera alzata al grido Liberté, Égalité, Fraternité, e garantia-mo la libertà volendo togliere i croci-fissi dalle aule di scuola, l’uguaglianza con un pensiero sempre più laicista,la fraternità con convegni e feste di piazza, per poi unirci a combattere un dittatore, al fine di un presunto tutela-re i diritti di un popolo, ben dopo più di quarant’anni di totalitarismo. Ciò che sconvolge è che coloro che vo-gliamo “tutelare”, varcata la soglia del confine, diventano clandestini, il cui

solo eco spaventa i più. A clandestino equivale illegale, ad illegale fuori dalle norme e quindi sanzionabile, un esse-re a cui non è concesso richiedere, ma che umiliandosi si deve prostrare ed elemosinare ciò che in un ghetto gli viene concesso. Ci rimpinziamo quotidianamente di demagogia e poi miserabili, resi ignoranti, chiudiamo gli occhi e spegniamo i cuori perché se solo ci connettessimo all’umanità di ogni popolo, di ogni anima che si cela nel viso di quel sconosciuto che per noi rappresenta il nulla, resterem-mo schiacciati sotto l’angoscia del do-lore e dell’impotenza, dell’ingiustizia e dell’iniquità. E allora chiediamoci se la cultura che ci hanno propinato, la sperata secolarizzazione, l’indivi-dualismo dominante e lo svilimen-to dell’essere umano quanto realtà splendida e dono prezioso abbia pro-dotto i risultati sperati. Consoliamoci con la risposta dei più: “Hai paura che venga la guerra in Italia?” “No, tanto se bombardano colpiscono la Sicilia, non noi”. Buon compleanno Italia. Lara Boldini

A proposito di identitàcristiana

Egr. direttore,vedo che Matteo Rinaldi, dirigente della Lega se non sbaglio, si preoc-cupa di far conoscere il pensiero (le opere le vediamo ogni giorno) del suo partito. Roberto Rossini ha già fatto alcun riflessioni che condivido. Vorrei soltanto aggiungere un paio di osservazioni. La prima riguarda uno dei temi preferiti dalla Lega: chi viene da noi deve rispettare le nostre leggi. Condivido l’invocazione della legali-tà. Solo che la Lega (e non solo lei)

predica bene e razzola male, perché da anni fa parte di una maggioran-za che della legalità ne ha fatto uno straccio. Come sta succedendo an-che in questi giorni in Parlamento. La Corte dei conti ha segnalato poche settimane fa che la corruzione nel no-stro Paese lo scorso anno è cresciuta del 30%. Tutta colpa degli immigrati? La Giustizia (la vera perseguitata) è messa sotto processo ogni giorno da una classe politica che in nome del voto popolare invoca l’impunità. Se-condo. Per quanto riguarda la que-stione immigrati in generale, scorro-no fiumi di parole, dette e scritte. Si tirano a destra e a sinistra vescovi e papi. Indipendentemente da ogni al-tra considerazione, secondo me le posizioni della Lega (e di molti altri) sono semplicemente fuori dal tem-po perché il futuro è già scritto e sa-rà caratterizzato da società sempre più multietniche, quali che siano le scelte della politica. Tuttavia, rispet-tando la laicità dello Stato e delle sue decisioni, vorrei soffermarmi sul-la preoccupazione di molti leghisti, come Rinaldi, di difendere l’identità cristiana. Mi limito a ricordare un dato incontrovertibile: saremo giu-dicati sull’amore (capitolo 25, 31-46 del vangelo di Matteo). Nel Vangelo, e nelle lettere degli Apostoli, è spie-gato molto chiaramente cosa signifi-chi amare il prossimo. Significa voler bene a tutti, nemici compresi. Per un cristiano non c’è sicurezza, non c’è religione, non c’è cultura, non c’è giu-stificazione che tenga: o ami l’altro oppure non vivi da cristiano. Sei fuo-ri dall’identità cristiana. Non perché qualcuno ti caccia o non ti riconosce: nella Chiesa c’è posto per tutti. E sia-mo tutti peccatori. È un problema di coscienza e di coerenza. Se tu rifiuti

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

qualcuno, quali che siano le sue col-pe, non sei in sintonia con il Vangelo. La tua identità non è cristiana. Senza se e senza ma. E non conta nemme-no il fatto che qualcuno, fosse pure il papa, o tutti si comportino male, me compreso. La responsabilità da-vanti a Dio è personale così come personale è il rapporto con Lui (che è il dato fondante della fede). Ed è una responsabilità che non riguar-da solo la coscienza personale, ma che deve essere testimoniata nella società. Ripeto a scanso di equivoci: non chiedo che lo Stato fondi la Co-stituzione sul Vangelo. Non sono un talebano. Dico soltanto che se si tira in ballo l’identità cristiana vale solo il Vangelo. Il resto è frutto di ignoranza della Parola di Dio, di ipocrisie o di calcoli elettorali.Renato Longhi

Dall’America latina

Egr. direttorequante lettere ho scritto nella mia te-sta. Lo faccio continuamente. Il lavo-ro di fabbrica aiuta. Avrei parole per tutti voi perché voi tutti siete con me...sempre... A seconda dell’interlocuto-re parlerei di matrimonio, di lavoro, di padri che “hanno le farfalle nella testa”, dei tempi di Telenord, della vita fortunata che abbiamo avuto, di film e di volontari, di come è facile scoprirsi quarantenni con molte cose ancora da fare... e poi delle assurdità venezuelane e della passione che de-ve sempre scorrere nelle vene, della famiglia e dei nipotini lontani... Non potrei poi non parlare di televisione, di politica e di calcio. Teletutto avreb-be certamente molto spazio nelle mie domande. I sogni li racconterei ai più

intimi, la realtà forse a nessuno (ades-so ho una splendida donna accanto e lei sola vede quello che non sta nelle parole)... La lettera che però sembra “volersi” scrivere con più forza è pe-rò questa e ve la lascio come augurio per la Quaresima che stiamo vivendo e per la Pasqua che ci aspetta, scusan-domi in anticipo se, come a volte ca-pita, non riuscissi a spiegarmi chiara-mente. Sono stato nei giorni scorsi ad El Dorado, nel sud del Venezuela, sul-le tracce di don Damiano Moreschi...ancora una volta...a cercare ricordi e persone che mi parlassero di lui ed, ancora una volta, ho trovato storie e volti che parlano di noi...del nostro essere “tropitalici” (italiani tropicali), del nostro essere cristiani... Con Lia e Claudia, le gentili e capaci volontarie Svi in servizio a San Felix, abbiamo incontrato amici, catechiste, maestre, poeti ed infermieri... Una piccola rap-presentanza della moltitudine di per-sone che Damiano ha coinvolto nella vita della Parrocchia. Ognuno aveva una storia da raccontare. Il ritratto che le parole e gli sguardi della gente hanno disegnato è quello di un uomo speciale, di un prete che ha saputo unire spiritualità e prassi. “Moderno, ribelle, ma rispettoso di chi vedeva la Chiesa in maniera diversa”, come ben ha detto padre Sabino Izaguirre, ge-suita spagnolo che tanto ha lavorato con Damiano nell’ambito educativo.Ciò che più colpisce è la capacità (il dono, direbbe qualcuno) di Damiano di mettere in moto le energie positive che ciascuno possiede, di “fare Chie-sa” anche dove sembrerebbe impos-sibile. Il bene spesso si nasconde do-ve è più difficile vederlo. Non era un santo, sebbene molti abbiano usato questa parola, direi piuttosto “un an-gelo dei nostri tempi”, come lo ha de-

finito il Poeta, alias Hoover Quintero, avvocato ex minatore che tutto deve all’incontro con l’uomo venuto dalla Valcamonica. Ecco...il nominare la Valcamonica mi porta anche a fare una piccolissima riflessione sull’ita-lianità di Damiano e su cosa credo si-gnifichi essere italiani all’estero. Non credo alle patrie. I Valori sono un’altra cosa. Nasciamo dove ci tocca nasce-re. È questione di geografia e di fortu-na. Ogni luogo, però, ha una storia ed una particolarità che fa parte del dna umano, non meno dei cromosomi o del colore degli occhi. A noi è toccato nascere dalla parte fortunata del mon-do...tutto qui...non necessariamente dalla parte migliore... Siamo tutti stra-nieri ed uguali per il semplice fatto che tutti siamo temporanei, ospiti in casa d’altri. Detto questo, l’italianità di Damiano è quella che occorrereb-be studiare nelle scuole perché fatta di rispetto, intelligenza, cultura, forza, tenacia ed enorme simpatia che mai però si trasforma in condiscendenza...le stesse doti che ho avuto la fortuna di riconoscere nella maggior parte dei volontari e delle volontarie che hanno prestato servizio nello Svi. Esiste un modo di essere al servizio degli altri fatto di umiltà, sacrificio, preghiera ed impegno sociale. Condividere non significa fare quello che fa chi ci è vi-cino. Significa non fingere, essere se stessi, testimoniare con coerenza e spontaneità ciò in cui si crede. Non si diventa “gente del pueblo” solo as-sumendo i comportamenti esteriori che facilitano l’accettazione sociale, ma facendosi carico dei problemi re-ali delle persone, cercando di aiutare chi cade, senza giudicare, ma neppu-re senza giustificare. Ognuno è libero di scegliere, anche in contesti difficili ed ogni azione ha delle conseguenze.

Questo è rispetto vero. Il resto è cat-tiva coscienza, è scambiare l’indo-lenza per necessità e la pigrizia per costrizione...è cadere nella “poetica della sconfitta”... La lezione che, cre-do, ci ha lasciato Don Damiano è che, nonostante tutto, al mondo le brave persone sono più delle cattive. Occor-re solo crederci ed essere disposti a portare sulle nostre spalle un pezzo dell’altrui croce. Senza andare lonta-no. Ogni giorno. In ogni luogo. Ogni Via Crucis porta ad una resurrezione...Massimo Tanghetti

Non mi piace la nuova Voce

Egr. direttore,non sono molto soddisfatta della nuova versione grafica e di forma-to de “La Voce del Popolo”. Sincera-mente preferivo quella precedente, più pratica e compatta. Questa nuo-va Voce ha le pagine enormi e quindi troppo dispersive. Inoltre, il contenuto culturale sarà sicuramente utile, ma chi lo “assor-be” da una settimana all’altra, pur scegliendo gli argomenti a proprio piacimento? Una “vecchia” abbonata

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